Il Neoclassicismo è una corrente artistica che si ispira, sia nei soggetti sia nello stile, all’arte greco-romana,
rinnovandone i canoni estetici. Nasce in Europa nella seconda metà del Settecento, in opposizione
all’esuberanza del Barocco e del Rococò, e si esaurisce nella prima metà dell’Ottocento.
Il mondo antico non è più un riferimento su cui costruire una nuova cultura bensì un modello idealizzato e
irraggiungibile che può essere solo vagheggiato attraverso un ritorno agli ideali e ai valori classici.
L’impossibilità di recuperare quella perfezione lascia in alcuni autori un senso di nostalgica sconfitta che
anticipa gli impeti drammatici del Romanticismo, il movimento artistico che seguirà il Neoclassicismo.
Il Neoclassicismo, in netta contrapposizione con il Barocco di cui critica gli eccessi e le deformazioni, opera
un sistematico recupero dell’arte classica attraverso lo studio dei monumenti dell’antica Roma, delle statue
greche e delle pitture pompeiane da poco riscoperte, giungendo a espressioni artistiche rigorose, idealizzate e
solenni.
IL NEOCLASSICISMO E LA SCULTURA
Nell’ambito della scultura vengono abbandonati il dinamismo delle posture, il pathos delle espressioni e
l’esuberanza dei panneggi. Al loro posto ricompaiono le statiche pose classiche, i volti idealizzati e liberi
dalle emozioni, e i panneggi semplici e lineari. Le nuove sculture non cercano più di provocare meraviglia,
ma di esprimere il bello ideale.
Il maggiore interprete della scultura neoclassica è l’italiano Antonio Canova, autore di alcune delle più
celebri opere della storia dell’arte. Nella sua produzione, le rigide teorie di Winckelmann vengono mitigate
da un’eccezionale capacità di rinnovare la tradizione e di dare ai corpi una delicata vitalità.
CANOVA
Nato a Possagno, in provincia di Treviso, nel 1757, Antonio Canova rimane orfano di padre in tenera età
e viene cresciuto dal nonno, un valente tagliapietre. Questa circostanza sarà fondamentale nell’avvio del
giovanissimo Antonio alla scultura.
Nel 1779 si trasferì a Roma dove risiedette per il resto della sua vita: sebbene viaggiasse spesso, principalmente
per soggiorni all'estero o per ritornare nei luoghi natii, l'Urbe per lui rappresentò sempre un imprescindibile punto
di riferimento.
Qui studia la scultura antica, conosciuta anche attraverso il suo viaggio del 1780 a Pompei, Ercolano e
Paestum, e viene a contatto con artisti e intellettuali che teorizzano un nuovo ritorno al classico.
La sua arte è apprezzata e richiesta da mecenati e case regnanti dell'intera Europa.
Tra il 1783 ed il 1810 realizza i Monumenti funebri di Clemente XIII e Clemente XIV a Roma, di Maria
Cristina d'Austria a Vienna, e di Vittorio Alfieri a Firenze.
Nel 1804, con l'inizio del periodo napoleonico Canova viene scelto come ritrattista ufficiale dall'imperatore,
per il quale realizza varie opere
Nel luglio del 1819, Canova era a Possagno per porre la prima pietra del Tempio che volle progettare e
donare alla sua comunità come chiesa parrocchiale. Il maestoso edificio sarà completato solo dieci anni dopo
la sua morte, avvenuta il 13 ottobre 1822, a Venezia, in casa dell’amico Francesconi. Il suo corpo, per volere
del fratellastro, fu traslato prima nella vecchia parrocchiale e, dal 1832, nel Tempio.
un personaggio che disperato e con il capo chino su un un vaso (contenente le ceneri) si avvia verso
la piramide, accompagnato da due bambine. Questa è la personificazione della Virtù.
Dietro, sempre sulla sinistra è presente una donna che invece accompagna un vecchio sottobraccio,
mentre segue la Virtù. Questa donna è la rappresentazione della Beneficenza.
Sulla destra c’è un leone, rappresentante la Fortezza, e proprio sopra al leone è presente invece un
genio con le ali, che rappresenta il sonno; ciò sta ad indicare la morte come un sonno eterno.
Sotto i piedi dei personaggi che si trovano a sinistra è molto interessante notare che è presente un
drappo, altro elemento inserito non casualmente: questo, infatti, rappresenta il forte legame tra la vita
e la morte.
Il vecchio contrariamente alle apparenze, non esprime solennità e saggezza (elementi propri del
mondo classico) ma stanchezza e sofferenza: è chinato perché essendo il più vicino alla morte, regge
il peso degli anni. Si appoggia inoltre alla figura accanto: è chiaramente cieco.
È però la fanciulla ad attraversare per prima la porta nera (simbolo della morte), questo perché, come
dice il Foscolo, la morte non guarda mai in faccia a nessuno, ma se potesse o volesse farlo,
sceglierebbe la bellezza
IL NEOCLASSICISMO E LA LETTERATURA
L’antico modello repubblicano, i grandiosi imperi e soprattutto la Rivoluzione Francese contribuirono ad
affermare il gusto neoclassico, Ad esempio, per Keats, Sparta, Roma ed Atene erano i modelli di
democrazia per eccellenza. Secondo gli artisti dell'epoca questi avrebbero realizzato nell'età antica gli ideali
civili ed eroici che i protagonisti della rivoluzione volevano riprodurre nel presente, identificandosi con gli
eroi antichi.
In età napoleonica il gusto classico diventa strumento scenografico nelle mani del regime, finalizzato alla
celebrazione dello stesso, similmente ai fasti dell’età imperiale romana anziché alle virtù repubblicane.
La poesia dei classici è vista come composta elegante e sublime, mentre le tendenze nordiche che
influenzano il romanticismo non riescono a competere
Gli aspetti d’ispirazione a tale modello si possono accogliere nella produzione poetica di Foscolo, il quale
presenta l’antico come mondo ideale da ricercare e realizzare per propria difesa poiché il presente è barbaro,
dominato dal dispotismo (napoleonico), che non lascia spazio ad altro che delusione e sgomento
UGO FOSCOLO
Ugo Foscolo nasce a Zante, un'isola greca sotto il dominio di Venezia, e percorre un periodo importante per
la storia della letteratura italiana, quello che è a cavallo fra '700 e '800.
Foscolo è un poeta in bilico fra neoclassicismo e preromanticismo. Figlio del suo tempo risente fortemente
delle influenze dei contemporanei come Goete e Schelling, ma al tempo stesso la sua educazione classica è
fortemente presente in tutta la produzione.
Il poeta vede sé stesso come custode e vate. La mitologia greca e romana risulta nettamente superiore
rispetto a quelle nordiche e gli antichi monumenti assumono una loro sacralità, anche come risposta di
protesta alla politica napoleonica sui sepolcri, visti dal poeta come unico vincolo con la memoria della
nazione.