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ADRIANO ROMUALDI

Julius Evola:
l’uomo e l’opera

GIOVANNI VOLPE EDITORE


ROMA
'^13010
COLLEZIONE EUROPA
diretta da A. Rowualdi

ADRIANO ROMUALDI

Julius Evola:
l’uomo e l’opera

GIOVANNI VOLPE EDITORE


Il presente saggio, pubblicato nel 1968 per i settantanni
di J. Evola venne presto esaurito — a dimostratone del
fatto che il nome di Evola, ignorato dalla « cultura uffi¬
ciale », rappresenta qualcosa per un numero sempre cre¬
scente di lettori.
Si rendeva perciò necessaria questa seconda edizione, mi¬
gliorata nella forma e accresciuta di una ventina di pagi¬
ne. Spero che — come già la prima — assolva il suo com¬
pito di guida ai libri non facili e spesso intenzionalmen¬ Quest’anno Julius Evola compirà i settant anni.
te travisati di J. Evola. Una data che nessuno ricorderà, che passerà inos¬
Questo è il primo e finora unico studio dell’opera di Evo-
servata, senza brindisi, senza celebrazioni, senza
la, il che, se da una parte può esser motivo d’una certa
soddisfazione per l’autore, dall’altra lo induce a melanco¬ echi di stampa e la minima risonanza nel campo
niche riflessioni sulla sorte d’un pensatore anticonformi¬ della cultura. Il che potrebbe apparire abbastanza
sta in Italia. singolare se si pensa che Evola conta al suo attivo
venticinque libri, di cui molti ristampati ed al¬
cuni tradotti in tedesco, francese ed inglese, oltre
a numerose edizioni, traduzioni, saggi ed articoli
sparsi, tutti centrati sui problemi discussi nelle
opere principali.
Ma, in effetti, chi dovrebbe ricordarsi di un
autore così scomodo e così isolato, così diffìcil¬
mente etichettabile e catalogabile, estraneo a tutte
le cricche, le mafie e le accademie che in Italia,
In copertina: J. Evola, « Paesaggio interiore e apertura
per vetusta tradizione, formano « la cultura »?
di diaframma », olio su tela cm. 97x77.
Non gli « intellettuali », questi incorreggibili igno¬
ranti che ragionano per casellari, e per i quali
Evola, che non risulta in nessuna casella, non esi¬
ste. Non gli accademici, questi tecnici di uno spe-
cialismo sempre più miope, una casta boriosa e
gelosa delle sue tecniche — quasi la casta degli
imbalsamatori di mummie dell’antico Egitto. Non
la Destra, questa Destra cui Evola ha fornito nel
corso di tutta una vita un incomparabile presi¬
dio di idee, di spunti, di suggestioni, ma che
non ha imparato nulla, che non vuole imparare
1971. Tutti i diritti riservati. Giovanni Volpe Editore
nulla e che del nullismo, del qualunquismo, ha
in Roma, Via Michele Mercati, 51 - Telefono 875820
fatto la sua bandiera.

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Poiché la tragedia dell’opera di Evola — a logica di Destra ha fatto di Evola un isolato, un
voler adoperare questa parola « tragedia » che cer¬ autore i cui libri circolano e si vendono, a giu¬
to spiacerebbe alla natura così finemente distac¬ dicare dalle numerose ristampe, ma la cui voce
cata del nostro autore — è che essa è caduta in non trova risonanza in nessun giornale, in nes¬
un ambiente umano sordo, insensibile ai suoi più suna accademia, in nessun partito.
alti compiti e alle sue vitali ambizioni. Questo Tranne che negli ambienti giovanili. Poiché
spiega come i libri di Evola abbiano avuto for¬ questo è il fatto nuovo, da molti anni a questa
se maggiore risonanza in Germania, dove esi¬ parte, mentre le vecchie generazioni ripetono sem¬
stette una vera Destra, con caposaldi non solo pre più stancamente le formule di un qualunqui¬
politici, ma anche culturali, che non in Italia, smo patriottardo, conformistico, cattolicheggiante,
dove sotto la facciata del fascismo continuò a cir¬ la gioventù nazionale legge Evola. Attraverso il
colare una cultura di marca liberal-democratica, mito ghibellino essa si è aperta una strada dal¬
quando addirittura non cripto-marxista. La « cul¬ l’idea di nazione a quella d’impero e d’Europa;
tura fascista », dietro a una facciata di omaggi oltre il nazionalismo generico, Gli uomini e le ro¬
adulatori al Duce, al Regime, all’Impero rimane¬ vine le han dato una vera coscienza politica con-
va un miscuglio di socialismo « patriottico », di servatrice-rivoluzionaria; oltre il crepuscolo del
liberalismo « nazionale » e di cattolicesimo « italia¬ cristianesimo, essa proietta la sua fede in quel
no ». Caduta l’identità Italia-Fascismo, crollato realismo metafisico il cui freddo splendore ri-
nel 1943 il concetto tradizionale di patria, i so¬ luce nelle pagine di libri come Cavalcare la tigre.
cialisti « patriottici » sono diventati socialcomu¬ In realtà, ogni idea, ogni autore, ha il suo
nisti, i liberali « nazionali » soltanto liberali e i momento. Le minoranze avanzate delle forze na¬
cattolici « italiani » democratici-crstiani. zionali senton da anni che è giunta l’ora in cui
In realtà, la notorietà di un autore è legata a la Destra esca finalmente dall’ambito del senti¬
circostanze e a climi culturali più o meno pro¬ mentalismo qualunquistico per farsi Weltanschau-
pizi. È così che mediocri e piccolissimi assurgono ung, visione del mondo.
a rappresentanti di una certa epoca mentre auto¬ L’ora delle negazioni assolute e delle afferma¬
ri importanti possono essere a lungo miscono¬ zioni assolute.
L’ora di Evola insomma.
sciuti. È così che Schopenauer venne ignorato per
più di quarant’anni nel clima dell’idealismo he¬
geliano, che Gobineau trovò i suoi primi lettori La fase giovanile:
in Germania dopo la sua morte, che Nietzsche arte e poesia d’avanguardia
visse nell’oscurità più completa nel clima plum¬
beo del positivismo tedesco. «L'arte astratta non potrà essere storica¬
mente eterna e universale: questo a priori
In Italia, la carenza di una vera coscienza ideo- — Plotino, Eckhart, Maeterlinck, Novalis,

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Ruysbroeck, Svedemborg, Tzara, Rimbaud... mica antiborghese e antidemocratica, come pure
tutto ciò non è che un breve, raro e in¬ l’interesse per i mistici tedeschi, per le tradizio¬
certo balenare attraverso la grande morte, la ni occulte, spunti che all’interno di questi grup¬
grande realtà notturna della corruzione e
pi rimarranno giovanile ribellione, degustazione
della malattia... L’arte moderna cadrà ben
intellettuale, frammento, mentre in lui mature¬
presto: appunto questo sarà il segno della
sua purità; cadrà più che altro, per essere ranno in sintesi e disciplina totale.
stata realizzata con un metodo dall’esterno / A diciassette anni è sufficientemente maturo
per una graduale elevazione dalla malattia per comprendere che le motivazioni improvvisa¬
su motivi in parte passionali / anziché dal¬ mente accettate da questi gruppi per chiedere la
l’interno / mistico. Ma ancor oggi, per un
guerra agli Imperi Centrali ( « la barbarie tede¬
istante, si è aperta l’eterna volta di piombo
sca », « la difesa della civilizzazione » ) sono la
oscuro e piegato al puro, infinito azzurro».
quintessenza di quella mentalità borghese e de¬
(« Arte Astratta », pag. 14.)
mocratica che essi pretendevano di combattere.
Lo dichiara apertamente a Marinetti, scandaliz¬
Il significato di Evola per la definizione di un zandolo.
contenuto rivoluzionario di Destra, si ricava dal Nonostante il suo dissenso, parte per il fronte
complesso della sua opera, che solo in parte con¬ e, non ancora ventenne, prende parte alla guerra.
tiene formulazioni storiche o politiche, ma che in
Dopo la guerra si accentua la crisi della sua
tutte le sue linee, nel suo particolare ethos, si
personalità. Per una natura come Evola, cosi
pone in contrasto assoluto con quelle idee moder¬
estranea all’umano-troppo-umano dei criteri e de¬
ne dalle quali si deducono liberalismo, democrazia
gli ideali moderni, il problema è innanzitutto
e marxismo.
quello di sottrarsi al nichilismo.
Quest’opera ha la sua genesi, illustrata ne II
cammino del cinabro, non un vero e proprio li¬ Di questo gelido e ardente nichilismo, che non
bro autobiografico — poiché confessione e auto- è solo rivolta contro la bétise bourgeoise, ma an¬
biografia sono estranee a un uomo come Evola che volontà di rompere la realtà dei sensi, la
che ha fatto la sua divisa di uno stile d’imper¬ normale esperienza di veglia — principio di quel¬
sonalità — ma piuttosto una guida attraverso i la ricerca di una superiore libertà in una diver¬
suoi libri e i momenti in cui furano scritti. sa dimensione dell’essere — rimangono quali do¬
Come altri giovanissimi degli anni immediata¬ cumenti i lavori giovanili, poesie e pitture
mente precedenti la guerra mondiale, Evola fu astratte.
inizialmente attratto da quella specie di Sturm Le poesie sparse di Evola — tutte risalenti agli
und Drang costituitosi intorno alle riviste di Pa- anni tra il ’16 e il ’22, — hanno atteso cin-
pini e Prezzolini e si accostò a Lacerba e ai Fu¬ quant’anni prima di uscire riunite nella raccolta
turisti. Da essi trae i primi spunti di ima pole¬ Ràaga Blanda. Sono in italiano o in francese, e
alcune apparvero su riviste d’avanguardia del¬ Evola consisterà nel sublimare i fuochi gialli, ver¬
l’epoca. Si tratta di illuminazioni sparse, da cui di, azzurrini dell’arte astratta nelle luci candide e
traspare un talento non comune, anche se in una ferme dei grandi fuochi perenni dello spirito tra¬
cornice dilettantesca. dizionale.
Alcuni frammenti ci danno come lontane riso¬ Negli stessi anni, Evola vive l’esperienza della
nanze cosmiche (tutti questi cristalli neri sper¬ pittura astratta.
duti nella notte - frammenti caduti di lontani Scriviamo esperienza, nel senso più completo
mondi) esperienze dell’elementare (il metallo sa¬ del termine, perché agli occhi dell’autore, l’arte
le piano in questa sua foresta di verte bianche). moderna si presenta come una specie di ascesi
In altre v’è come un’apertura sottile verso feno¬ dell’Io.
meni della natura; l’alba (A levante ora il cielo Così scrive nel saggio Arte Astratta-.
si diluisce - ha dissonanze in roseo - mentre giun¬
gono lentamente impolverati - suoni flautati), il «La coscienza astratta, sottofondo dell’estetica ultimis¬
chiaro di luna sui reticolati (quando il mondo sima, si lega infatti ad un altro piano — quasi ad un’al¬
tra dimensione — dello spirito, che con quello su' cui si
viene bevuto dalla notte siete ipocriti veli conser¬ svolge la vita — dalla vita quotidiana pratica e sentimen¬
vanti ancora un ricordo delta nudità della noma¬ tale alla vita che trova eco nelle 'grandi grida dell’umani¬
de luna)-, la notte (inutile luce inutile meta inu¬ tà tragica’ — non ha nulla a che fare; e la via che con¬
duce ad essa è dura e dolorosa perché lungo di essa bi¬
tile volontà - mia notte, mia malattia stregata).
sogna bruciare tutto ciò che vale abitualmente agli uomini
Notevoli alcuni ritratti femminili: Elle était si come la vita più intima e vera. Se perciò si chiedesse un
belle, si forte - et ses gestes étaient sans ombre - termine di paragone, lo si potrebbe forse indicare soltan¬
et mauves comme ses paupières-, oppure: L in¬ to in alcuni mistici, per esempio neH’interiorità atona e
gelidamente àrdente di un Ruysbroek e di un Eckhart.
cenda blond de vos cbeveux c'est la lumière de Nell’arte astratta questa atmosfera non è però, come in
ces petites lumières lontaines - et c'est le blanc queste due figure, quella duna luce uniforme e solitaria,
de vos dents qui a appellé la lune dans son im- bensì promana unicamente da un insieme incoerente di sta¬
ti vitali oscuri, intimi, allarmanti che, come perduti in
mobilité pale / Etiez vous Astrid? - Astrid au
uno spazio ora diafano, ora torrido, in cui un senso di
front blanc - sceau de domination qui se decoupe sogno o di delirio gradatamente trasmutano e si chiari®
sur l’enorme ville mire et baisse - sur la grand cano fino ad una rarefazione solare, hanno suoni e moti
plaque de zinc du del. in sé inesplicabili. Una logica assolutamente diversa da
quella di tutti i giorni regge questa sfera: in essa tutte le
Sono, abbiamo detto, illuminazioni, che diffon¬ luci più familiari o gloriose si fanno pallide come le frali
dono il loro chiarore su quel paesaggio cultura¬ vegetazioni dei sotterranei, la comune volontà vi barcolla
le del secondo decennio del ’900, nel quale, mo¬ come ebbra, le stesse parole danno un senso incomprensi¬
bile di lingua straniera. Si direbbe che in essa ogni realtà
di e inflessioni del decadentismo fin de siede si disgreghi, pompata dall’estrema rarefazione, e rientri
si van cristallizzando in un cromatismo più ge¬ in un caos elementare 'secco e ardente, ardente e mono¬
lido, fermo, metallico. La successiva opera di tono’. Ma a colui che ha interamente penetrato la natura

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dell’arte astratta, appare che questo incoerente, questa fol¬ È difficile parlare dei singoli quadri, data la
lìa non è che apparenza, dietro la quale vive in una lumi¬ astrattezza del soggetto. Significativamente, il ti¬
nosità metallica il senso dell’assoluta libertà dell’Io... ».
tolo di molti di essi è « Paesaggio interiore».
I dipinti s’inquadrano nel contesto del movi¬ Vi si ritrova quella «interiorità atona o geli¬
mento dadaista, di cui Evola conobbe l’ispiratore damente ardente » di un Ruysbroeck, di un
Tristan Tzara, e che allora diffondeva suggestive Eckhart, che Evola nel saggio Arte astratta in¬
parole d’ordine come « Cerchiamo la forza dritta, dica come termini di paragone. Globi colore del
pura, sobria, assoluta, non cerchiamo nulla » o ferro rovente o magneticamente verdi come l’ace¬
« Ciò che vi è di divino in noi è il risveglio del¬ tato di rame ardono di luce irreale sotto cieli
l’azione antiumana ». devastati; cilindri roteano come officine avvam¬
L’attività artistica di Evola non va oltre il panti nella notte; forme di luce ascendono nel-
1921, oltre i ventitré anni, ma ha lasciato un’im¬ 1 azzurro mentre dal basso zampillano torbide nu¬
pronta così netta da essere ancora ricordata in bi di fuoco. E una potente visione dell’elemen¬
opere italiane e straniere sul movimento da¬ tare colto mediante il linguaggio delle forme geo¬
daista, mentre un quadro di Evola è stato recen¬ metriche in uno spazio invisibile generatore di
temente collocato nella galleria d’arte moderna quello visibile, simile al platonico iperuranio o al
a Roma. goethiano mondo delle madri. Guardando i qua-
Evola è ben lontano dal nascondere questa sua dri di Evola — come anche certe testimonianze
attività come « un peccato di gioventù », ma ha del futurismo — si comprende come lo scena¬
tenuto a precisare che «la persona che ha scrit¬ rio del mondo moderno venga assunto da talune
to quei quadri e scritto quelle poesie è morta ». elites del primo ’900 quale simbolo di denuda-
Tuttavia, chi guardi i dipinti o legga il poema zione e purificazione. Sono élites che si lasciano
Le parole obscure du paysage intérieur, scritto affé spalle il ciarpame borghese ottocentesco e si
in francese per la Collection Dada, non avrà l’im¬ affrettano verso una neue Sachlichkeit, una « nuo¬
pressione di trovarsi di fronte a un Evola sco¬ va oggettività », che crederan di trovare nel bol¬
nosciuto. Pitture e poema si integrano le une con scevismo, o nel fascismo, o nel nazismo. Per
l’altro e contribuiscono a rivelarci il colore, l’aspet¬ esse valgono le formulazioni jiingeriane di Der
to lirico del mondo di Evola, un aspetto cui Arbeiter: « Almeno in certi scorci parziali il XX
l’autore, con la severità verso sé stesso che lo con¬ secolo presenta già una maggiore purezza e deci¬
traddistingue, ha troncato presto ogni mezzo di si0"6 di linee... Si comincia ad avere un senso
espressione autonoma ma che ha continuato a delle alte temperature, delle fredde geometrie del¬
vivere dietro a tutte le opere successive. È il le luci e dell’incandescenza del metallo. Il paesag¬
silenzioso affiorare di simboli e figure su di un gio diventapiù costruttivo e più pericoloso, più
orizzonte intellettuale che diverrà ben presto quel¬ freddo e piu rovente; in esso scompaiono gli ul¬
lo dei libri principali. timi resti del "carino” e della cordialità che par-

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I

La componente Hhah ci pone davanti a visioni


la all’anima ». Un solo quadro non e astratto,
immediate e traslucide: « le del descend sur la
il ritratto di un prigioniero austriaco, un ricordo
terre - les eaux s’élèvent jusqu’au del - seules
del fronte. Il volto è geometrizzato e stilizzato;
les turbirtes obsèdent ce silence métallique - et
gli occhi guardano freddi e chiari sotto la frangia
il se peut que pour une parole prononcéé le mon¬
di capelli che sfugge dal berretto, i muscoli de
de éclatera en éther et en rire». O, ancora, con
viso appaiono induriti, quasi pietrificati sopra il
rapita brevità: « dans le quatriènne secteur les
collo del cappotto feldgrau. Un’immagine che ri¬
digues s'illuminent corame un ascenseur - je vois
corda le parole di Ernst Jiinger sud « tipo me¬
ada qui devient ega - je vois ega qui devient ea -
tallico » del combattente della grande guerra.
et la grande cité illuminée qui descend lentement
Il poema dadaista La parole obscure du pay- dans l’océan... ».
sage intérieure apparve nel 1920 in 99 esemplari Ma su tutta la composizione domina la voce
numerati ed è stato ristampato nel 1963. Anche implacabile della componente regale Ngara che
qui ritroviamo quelle illuminazioni diffuse nelle esprime l’aspirazione totale, crudele, inesorabile
pitture sullo sfondo di un gioco intellettuale d al¬ al superamento dell’umano. Così essa parla: « tou-
ta classe. tes les vierges seront tuées et brulées dans mon
Il poema è recitato da quattro voci, ciascuna royaume - le haut potentiel et les lois rigides
delle quali rappresenta una componente del pae¬ occuperont militairement les places - je veux ètre
saggio interiore. L’elemento Ngara è la volontà, squelette désarticulée cendres vent àme en carton
l’elemento Lilan il sentimento, Raaga la contem¬ et électricité claire dans l’installation sentimentale
plazione disinteressata, e Hhah l’astrazione disin¬ papier vitré un son vert absolu - rtous sommes
teressata: sono quattro aspetti simultanei di Evo- volonté froide qui décompose - des assassins aux
la stesso. mains carbonisées qui fixent le soldi... ». E il
Il fattore Raaga ci introduce alla contempla¬ poema si chiude appunto con il grido di Ngara:
zione di fantastici paesaggi. Così, all’inizio, esso « sang en formation d’hyperbole » mentre le altre
declama: « ada aga les monts se liqueferà - ada voci fanno coro: « Hyperbole! Hyperbole! ».
aga en steppe immense - ada aga en pluie et etain - ■ L’iperbole è la linea che tende assintoticamente
la vie est algebre et les végétaux absorbent le all’infinito.
melai avec leur sève ». O, più avanti, con un in¬ Sangue in formazione d’iperbole: in questa stra-
tonazione più lirica: «sur les plages lunatres Al¬ gavante affermazione poetica è racchiuso l’inse¬
pha danse - darne anse sur la pianòle et tous le gnamento simbolico di questo primo messaggio
di Evola, il messaggio di una natura umana che
volcans soni éteints - e/ ri vous comprenez Alpha
le Sphynx s’illuminerà et les choses se dilateront affonda le sue radici in un’esigenza di trascen¬
avec jraicheur dans votre cervelle jusqu a la ca- denza e il cui sangue vuol cristallizzarsi in una
forma capace di contenere l’infinito.
thédrale sidérale... ».

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A ventitré anni Evola chiude definitivamente quella « interiorità atona e gelidamente ardente »
con la pittura e la poesia. che traspare dai quadri e dal poema è il riflesso
In realtà, egli aveva sempre considerato l’arte delle categorie, delle potenze, degli stati d’ombra
modernissima non una esibizione ma una espe¬ e di luce, di privazione e sufficienza, di cui si ra¬
rienza, una discesa nel profondo dell’Io, il viag¬ giona nelle opere filosofiche.
gio nell’infernale paese dell’elementare. L’impulso a dare una forma filosofica alla pro¬
Il destino di Evola non era quello di chi in¬ pria intuizione del mondo — e con quanto ri¬
vecchia e arricchisce su posizioni « d’avanguar¬ gore, quale cultura e quale serietà sanno quelli
dia », né la sua rivolta quella boehemién e pro¬ che si sono accinti a leggere i due grossi volumi
gressista degli spiriti deboli in cerca di equivoche della Teoria e della Fenomenologia — sorge in
Libertà. Mentre i dadaisti e il suo amico Tristan Evola dalla propria natura eminentemente logica,
Tzara invecchiano nel ribellismo, in attesa di finire capace persino di una ebbrezza della lucidità, che
nell’immondezzaio comunista, Evola fara della però non scade mai ad intellettualismo, ma tende
sua disciplina nichilista la base per l’affermazione a farsi volontà olimpica di formazione di sé.
di valori positivi. C’è poi la meditazione dell’adolescente su tre
autori decisivi per la sua formazione: Nietzsche,
Il periodo filosofico il poeta del superuomo, Weininger, il fondatore
del concetto di virilità come essenza metafisica e
« Posso dirmi assolutamente certo solo di
quelle cose di cui ho il principio e le cause Michaelstaedter, questo tragico e precoce pensa¬
entro di me, quale incondizionata libertà, tore ancora cosi mal conosciuto.
secondo funzione di possesso; nelle altre,
L’accostamento di questi ultimi due nomi mo¬
solo di ciò che in esse soddisfa a questa
condizione. Il processo del conoscere e quel¬ stra subito che il nietzscheanesimo di Evola non è
lo dell’assoluta autorealizzazione, dell’eleva¬ quello più facile ed estetizzante, ma un’esigenza
zione dell’individuo a signore universale, ca¬ drammaticamente seria di trovare una dimensio¬
dono diora in uno stesso punto, dal che ap¬
ne più che umana alla propria insoddisfazione del
pare altresì essere il principio dell'errore t
dell’oscurità nulla più che quello dell’im¬ mondo. Chi consideri che Nietzsche è morto paz¬
potenza ». zo, che Weininger e Michaelstaedter si suicidarono
(«Saggi sull’idealismo magico», pg. 42) giovanissimi, pressappoco nella stessa età in cui
Evola scriverà di filosofia, comprenderà accanto a
Dopo il periodo artistico, 1915-1920, si col¬ quali precipizi egli abbia camminato, e come il
loca il periodo filosofico, 1920-1925. suo compito sia stato quello di sanare, con una
È una cronologia relativa, perché la stesura rottura di livello, quel che in questi audaci pre¬
rHla Teoria e Fenomenologia dell'individuo corritori era rimasto dualismo tragico ed espe¬
assoluto risale agli anni della guerra. In realtà rienza dell’assurdo. C’è, infine, lo studio appro-

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fondito dell’idealismo nelle sue fonti tedesche, denuncia nella razionalizzazione forzata del reale
intrapreso in polemica con le fiacche rielabora¬ una forma di evasione, dì « retorica », nel senso
zioni del neoidealismo italiano, e la ripresa della che Michaelstaedter aveva dato a questo termine:
esigenza originaria di questa filosofia.
La filosofia di Evola è appunto una critica del¬ « Mentre il realista dal non essere alcunché causato da
l’idealismo che sorge dalle stesse premesse cono¬ me quale assoluta volontà inferisce al suo non esser cau¬
scitive dell’idealismo, considerate assolutamente sato da me in nessun modo, sibbene da un altro, non
dandosi affatto pensiero che fra Tesser causato secondo
valide. mia volontà e il non essere affatto casato da me vi è bene
Come è noto, l’idealismo afferma che resisten¬ un terzo termine possibile — Tesser causato da me secon¬
za di un mondo esterno, di un oggetto, non è pen¬ do spontaneità; l’idealista assoluto opera lo stesso paralo-
gisma, però per inferire dall’essere causato da me secondo
sabile al di fuori dell’atto del soggetto che lo
spontaneità ad un essere causato da me assolutamente, se¬
conosce. Spazio, tempo, causalità sono, come ave¬ condo libera volontà — il che è manifestamente sofìstico.
va mostrato Kant, categorie, cioè forme della Un conto è il rappresentare, un altro il volere; un conto
mente, e non proprietà realmente esistenti del è il dire che il mondo è una mia rappresentazione, un al¬
tro che il mondo è mia volontà. L’uno è il limite nega¬
mondo e delle cose. Il mondo, e cioè 1 oggetto, tivo, legato rispetto a sé stesso — l’altro il limite positi¬
rimaneva come un oscuro residuo, una impreci¬ vo, libero rispetto a sé stesso, del genere dell’attività. In¬
sabile « cosa in sé », presentita tra le maglie delle vece l’idealista assoluto mutua tali limiti l’uno con l’altro,
forme del conoscere. I filosofi idealisti andarono cancellando spensieratamente con quel 'differenziale di
spontaneità’ il cui simbolo è la bruta necessità e resisten¬
anche più oltre, identificando nell’oggetto, nel za delle cose di natura, tutto l’intervallo... Come non ve¬
mondo, un limite interno del soggetto, e cioè dere dunque al fondo di questa dottrina lo stesso mo¬
dell’Io, un momento del suo sviluppo per gradi tivo che ha generato il realismo — cioè: ignavia, impoten¬
za e stanchezza della volontà? Come il realista, l’idealista
di coscienza. assoluto sfugge all’atto. Il realista si scarica del compito
Era evidente che questo Io non poteva essere inventando l’altro e supponendovi Tessere di cui egli man¬
identificato con l’io normale dell’individuo sin¬ ca, che è troppo forte per lui; l’idealista se ne scarica in¬
vece mediante la rettorica e la menzogna — fingendo nel¬
golo, il quale si sarebbe così trovato ad avere
l’atto discorsivo Tatto reale o magico, nell’Io come cono-
posto il mondo, affermazione in sé abbastanza ri¬ •scenza l’Io come sufficienza e potenza ».
dicola. A questo scopo la filosofia idealistica fab¬
bricò l’Io trascendentale, una specie di super-io
del mondo, distinto ma coincidente con i singoli Evola prende le sue distanze sia dalle viete for¬
io individuali, attribuendogli, oltre « la astrattez¬ mule realiste (Dio, la materia), che dalla retori¬
za » dei vari io personali, « la concretezza dello ca dell’idealismo fichtiano, hegeliano, gentiliano.
spirito », la « storicità », e simili. Dire dio o natura, spirito o io trascendentale, è
Evola respinge l’Io trascendentale come una tutt’uno. Per chi ha pensato a fondo la conce¬
cattiva copia del dio cristiano o della natura, e zione idealistica dell’io quale sola certezza, di cui

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tutte le altre « realtà » altro non sono che per¬ identici a quelli della normale esperienza di
cezioni, immagini e concetti, questi termini sono veglia, che « io è un altro ». Deve comprendere
solo grossi interrogativi sollevati dall’insufficienza che il mondo è una ipnosi cristallizzata alla quale
pratica dell’io alla massima parte delle sue rap¬ si sfugge svegliandosi dal mondo dei sensi con
presentazioni. Nulla è dimostrabile fuori di que¬ una disciplina della mente. Deve sentire che il
st’io da cui mi affaccio al mondo: non il Dio dei reale diventerà razionale solo quando la mente
preti, e neppure la materia dei positivisti, la avrà non solo la facoltà di concepire, ma anche
quale — per definizione — dovrebbe occupare di trasformare le cose, poiché la realtà è la posi¬
spazio, ma esser formata da indivisibili (atomi)... zione di un io che non è diverso da me e « l’er¬
Nulla è dimostrabile: insuperabili le contraddizioni rore è una verità debole e la verità è un errore
del realismo, teologico o positivo, ma insuperabili forte »:
anche quelle dell’idealismo assoluto col suo io che
è liberta e spontaneità ad un tempo, spiritus sive « La mera attività rappresentativa è condizione necessa¬
natura... ria ma non sufficiente della realtà delle cose, dato che
E tuttavia Evola tien fermo sui caposaldi del¬ queste cose vengano riferite ad un Io. Io posso dire di
aver posto le cose, ma in quanto sono spontaneità, non
l’idealismo: « dire che una cosa non è causata libertà. Ora dire die io, come Io e prindpio suffidente,
da me, non è lo stesso che dire che essa è cau¬ autarches, non posso riconoscermi come causa incondizio¬
sata da altro... Ciò che non è causato da me non nata delle rappresentazioni (v.d. della natura), non vuole
è nulla .più che ciò non è causato da me, ossia, dire affatto che queste rappresentazioni siano causate da
«altro» (da cose reali o esistenti in sé), ma, semplice-
semplicemente, una privazione ». E ancora: « non mente, che io sono insuffidente ad una parte della mia
è detto che la limitazione della mia causalità ri¬ attività, la quale è ancora spontaneità — che una tale
chieda una causa... si può invece concepire che parte non è ancora "moralizzata”, che l’Io, come libertà,
in essa soffre una "privazione”. Ond’è che il realismo, co¬
ciò che è limitato e imperfetto abbia già un
me si è detto, va respinto pour une fine de non recevoir.
grado di positività e stia all’inizio, e che l’asso¬ Quando allora si potrà affermare veramente il principio
luto non ne sia la negazione, bensì l’ulteriore svi¬ dell’idealismo, che l’Io pone le cose? Quando l’individuo
abbia trasformato in un corpo di libertà l’oscura passione
luppo, l'atto... ».
dd mondo, quando abbia fatto passare la forma secondo
L’io non deve sfuggire alla propria insufficienza cui egli vive l’attività rappresentativa da spontaneità, da
e alla propria privazione, deve accettare il solipsi¬ coincidenza di realtà e possibilità, a incondizionata, arbi¬
smo che è in fondo all’idealismo e prendere su di traria causalità, a potenza ».
sé il peso del mondo.
Deve sentire, non astrattamente, ma come in La razionalità, la certezza, nel pensiero di Evola
una folgorazione che lo abbagli fin nelle fibre più si identificano strettamente con la potenza.
profonde, che quell’io che ha evocato il mondo è In realtà, io so soltanto quello di cui sono
lui stesso, che i confini del suo io non sono causa. Mentre conosco il motivo di ogni mio atto

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libero, nel momento stesso in cui scarto ogni altro copatologia, bastano tuttavia a far saltare i quadri
atto, di fronte all’accadere esterno, agli altri io, della mòglicbe Erfahrung.
alle stesse leggi di natura, non mi rimane che
Egli cita lo studio dell’Osty — La connaissan-
constatare.
ce supranormale — ispirato al più austero positi¬
Si possono bene studiare le frequenze e le vismo. L’Osty cerca di raffigurarsi un individuo
modalità dei fenomeni ma anche la più rigida che riunisca in sé i fenomeni psicopatologici ri¬
legge resta sempre una « abitudine delle cose », scontrati dalla scienza tra persone diverse:
secondo la definizione di Boutroux, un’apparizio¬
ne contingente il cui senso originario ci sfugge.
Il suo corpo sarebbe (penetrabile alla coscienza fin nella
Kant, pur non pronunciandosi sul noumeno, aveva intimità dei suoi tessuti e nelle vicissitudini del suo dive-
posto l’universalità delle categorie e la certezza nire. Ad ogni istante la successione degli avvenimenti co-
delle verità scientifiche quali giudizi sintetici a stitutivi la trama della sua vita individuale, al di qua co¬
priori. Ma la critica antipositivistica, affermatasi me di là dal punto presente, sarebbe rappresentabile al
modo ordinario dei ricordi. Nascita e morte, non più che
a partire dalla fine dell’800, ha incrinato i dogmi il campo della sua percezione sensoria diretta o indiretta,
scientisti. Così, uno Hannequin ha sottoposto a non ne rinchiuderebbero in spazio e tempo l’orizzonte
revisione il concetto di atomo; il Riemann e il Egli conoscerebbe una parte del contenuto del suolo su
cui camminerebbe: gli esseri umani incontrati con la loro
Lobatschewsky hanno investigato l’iperspazio e i sola presenza gli rivelerebbero i pensieri nel momento, il
sistemi non-euclidei; per non parlare delle geome¬ segreto della loro personalità intellettuale, mortale, orga¬
trie non euclidee del Poincaré; della critica del nica, quello della loro vita di relazione e la conoscenza del
concetto di legge di natura del Boutroux; o, in¬ loro ambiente, esseri e cose. Secondo le circostanze e i
movimenti del .pensiero stìo e di quello degli altri, egli si
fine, delle critiche alla razionalità dello stesso riconnetterebbe nello spazio a persone da lui conosciute
intelletto umano avanzate dal Rougier e dall’Ab- e sconosciute e prenderebbe, in certo grado, conoscenza
bagnano. della loro personalità c della loro vita. Egli sarebbe in¬
formato dei particolari di una scena effettuantesi a gran¬
Vi è dunque tutto un insieme di fatti che man¬ de distanza. Applicando il suo strano potere psichico su
da in frantumi la kantiana « esperienza possibi¬ ciò che chiamiamo tempo, risalirebbe il corso delle gene¬
le ». Spazio, tempo, causalità, le leggi di natura razioni umane, accostandosi ad .un’època o scena qualsivo¬
glia del passato... Egli saprebbe la virtualità che l’avve¬
non ci appaiono più che come contingenze tra le nire realizzerà... Un tale uomo, è una possibilità logica,
altre contingenze. Evola, sfidando lo scandalo del¬ poiché non sarebbe in definitiva che la manifestazione po-
la filosofia ufficiale, non teme di riferirsi ai re¬ liforma del potenziale psichico latente, di cui le diverse
forme fenomèniche sono state riscontrate sparse ».
sultati della più avanzata analisi positiva in ma¬
teria di soprasensibile. Esiste tutta una serie di
fenomeni psico-fisici, deroganti dalla normalità ma, Il vero problema per l’io è quello di recupe¬
ciò nonostante, studiati e accertati, e che, pel fat¬ rare le membra disperse della sua potenza.
to di ricorrere in margine all’etnologia o alla psi¬ Questo solo è il criterio della conoscenza, della

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certezza, della moralità. mina il suo potere, non è che il pur eracliteo, la vampa
creatrice e dissolvitrice, che ogni realtà risolve nell’asso¬
Esse sono inseparabili dalla presenza dell’Io a
luto, innominabile splendore del centro che possiede in¬
sé stesso. Non c’è scienza senza il sapere interno teramente sé, di colui die è ente di potenza. E in quanto
dei fenomeni, né certezza senza la possibilità di si è dimostrato ogni cosa potersi dire conosciuta secondo
produrre quella determinata manifestazione, né un assoluto sapere solo nella misura in cui in essa si può
intendere l’espressione di un gesto di potenza, l’intero
moralità dove l’Io non può farsi da solo la sua sistema del mondo, nei suoi fulgori come nelle sue mi¬
legge. Tutto il resto è obliquità, retorica, oscuri¬ serie, nell’infinità del suo divenire vibrato in forme sempre
tà, paura. nuove, di là da ogni spazio e da ogni tempo, altro non
rappresenta die il fenomeno del punto assoluto della li¬
Posto che l’Io è l’assoluto Soggetto — fuori
bertà che si è voluta in autarchia. Tale è l’Individuo as¬
dal quale non esiste nulla — e die l’Oggetto si soluto, il Persuaso: chiuso nella sua semplice e immobile
cristallizza per un’allucinazione dell’Io che vien unità, egli vi si compiace e vi si riposa, amandosi solo e
meno a sé stesso, come può l’Io ridissolvere l’Og¬ creando tutto quel che crea per questo amore solitario...
Ogni fenomeno procede da lui e in lui si consuma, come
getto — e cioè il mondo — nel fuoco vivo della nella potenza trascendente che, quale incondizionata nega¬
sua combustione? tività, fòlgora nella sintesi eterna dell’assoluto possesso.
Vera razionalità è graduale reintegrazione del¬ Questa folgorazione, null’altro è che questo, l’individuale,
l’io nella sua dimensione profonda e originaria, da cui l’uomo, che allo splendore terribile del proprio
centro è insufficiente, ama fuggire come dal punto del¬
educazione dell’Io a ritrovarsi mediante una lo¬ l’assoluta morte».
gica ormai non più filosofica, ma fisica, psichica,
attraverso una disciplina di tipo ascetico: « Nel¬
Purtroppo, dobbiamo limitare a questi brevi
l’instancabile, sterminata ruota del Brahman vaga,
cenni il discorso sui libri filosofici di Evola. Ma
trepido, l’individuale perché e finché sente il si¬ quelli che hanno dì Evola un’opinione un po’
gnore della ruota come altro da lui: ma nel pun¬ sbrigativa, legata alle impressioni « mitologiche »,
to del suo riconoscersi in quell’io che eternamen¬ « occultistiche » comunicate loro da qualcuna del¬
te volge la ruota, egli immediatamente realizza la le opere successive, farebbero bene a dare un’oc¬
pace dell’immortalità » ( Shvetashvatara Upani-
chiata alla Teoria e alla Fenomenologia. Vi tro¬
shad, 1, 6). verebbero un rigore speculativo, una ricchezza di
L’incondizionato, l’assoluto, che si è disperso concetti e di soluzioni da fare invidia a più di
entro il limitato e il condizionato per dispiega¬ un filosofo contemporaneo.
re la propria libertà, risorge perennemente da es¬ Se si pensa che questi libri sono stati scritti
so in una vicenda di privazione e di dominazione da un giovane di neppure ventisei anni (erano già
che arde come il fuoco eraclitèo ma è l’eco di finiti nel 1924) viene spontaneo il paragone col
un’eternità immobile: giovane Schelling.

«Lo spirito non è altro che l’infinita energia che si Vi troveranno un pensiero che ha fuso le ne¬
riafferma su tutte quelle forme in cui si coagula e deter¬ cessità sistematiche dell’idealismo con le ricche

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suggestioni del personalismo francese (Lachelier, della coscienza stessa che in essa si trovi
Secretan, Lagneau), la critica della scienza di un come sepolta o coagulata».
Boutroux e di un Renouvier e la tematica dello («L’uomo come potenza», pg. 133)
stesso esistenzialismo, allora ancora sconosciuta,
senza quel compiacimento della crisi che è la ca¬ Per comprendere le successive scelte di Evola,
ratteristica dell’esistenzialismo. Si potrebbe per¬ bisognerà tenere presente la sua natura, a cui è
sino scrivere che, da un certo punto di vista, proprio un assoluto bisogno di coerenza e d’au¬
questi libri sono quelli in cui Evola ha lasciato tenticità. Varrà la pena di notare che Evola non
la traccia più forte della sua genialità, e certo si ha mai concesso nulla di nulla al mondo circo¬
avverte dietro ad essi una tensione di straordi¬ stante: si è distaccato precocemente da ogni af¬
naria potenza. fetto familiare; si è rifiutato di prendere una lau
Una piccola risonanza, il pensiero filosofico di rea, nonostante avesse completato gli studi cor¬
Evola l’ebbe. Croce giudicò i Saggi sull’idealismo rispondenti, per disprezzo dei titoli ufficiali; non
magico « ben inquadrato e ragionato con esat¬ si è sposato né ha mai lavorato in un ufficio, non
tezza » e Tilgher inserì un suo scritto in una an¬ ha mai appartenuto a nessun partito politico né ha
tologia di filosofi italiani contemporanei. In se¬ dato il voto in nessuna elezione.
guito doveva deplorare che « si fosse perduto ». È, da questo punto di vista, una persona come
Ma Evola aveva significativamente preposto ai poche ve ne sono, e tutto ciò senza nessun esi¬
Saggi sull’idealismo magico questa frase di La¬ bizionismo ribellistico.
gneau: L’arte d’avanguardia era stata per lui un’espe¬
« La philosophie c’est la réflexion aboutissant à rienza, e così la produzione filosofica: « affer¬
reconnaitre sa propre insuffisance et la necessiti marsi », come artista o filosofo, era per lui l’ul¬
d’une action absolue partant du dedans ». È a tima delle preoccupazioni. Sulle linee avanzate
questa « azione assoluta scaturente dall’interno » dell’avanguardia artistica, come sul confine di fuo¬
che dedicherà d’ora in avanti i suoi sforzi e la co deSl’idealismo magico, non ci si poteva ferma¬
sua meditazione. re, né tanto meno sedere, magari in cattedra e
'con stipendio.
I piu si identificano con una certa posizione
L’uomo come potenza raggiunta, altri vogliono essere più che sembrare
qualcosa, e cercano sé stessi oltre le loro opere.
« Ora la funzione della mente, come po¬ Evola appartiene a questi ultimi.
tenza del conoscere, è un restaurare l’iden¬ La svolta decisiva verso il mondo delle antiche
tità originaria, è un ridurre ad Io ciò che
appare altro da lui, è un resuscitare nelle tradizioni spirituali, delle tecniche ascetiche, il
cose — che non sono altro che gradi di co¬ mondo dei misteri e delle iniziazioni si compie
scienza rèsisi a sé stessi opachi — la luce in Evola per quell’aspirazione ad una libertà più

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che umana che si era manifestata in lui in età gio¬ tenza scaturita dal terrore della sua infinità stes¬
vanissima. Non è in nessun modo una forma di sa, o per una negazione della sua infinitudine nel¬
evasione, ma un modo di manifestarsi di quel¬ la quale si riafferma un momento della sua pura,
l’impulso alla razionalità — cioè al cosciente do¬ infinita libertà. Ogni spiegazione causale è, in fon¬
minio del corpo e dell’animo — che gli aveva det¬ do, mitica ( « la caduta » ) e legata a una delle
tato la sua filosofia. più caduche categorie: il tempo. Importante è ri¬
salire con l’azione e la reintegrazione al senso
In effetti, a chi ha seguito la ferrea logica di
interno di questa dualità.
Evola per le settecento, dense pagine della Teo¬
Hegel aveva creduto di poter liquidare la Wel-
ria e della Fenomenologia, una conseguenza s’im¬
tanschauung dell’India come lo stadio in cui lo
pone: l’Io deve rendersi sufficiente alla totalità
spirito è ancora « in sé », « idealismo dell’esse¬
della sua rappresentazione. Cioè a dire: questo
re » (des Daseins), indifferenza di spirito e na¬
mondo che mi trovo di fronte non l’ha fatto
tura. Il suo giudizio è riecheggiato nei luoghi co¬
nessun Dio all’infuori di me, né una « natura » o
muni sul « panteismo » indiano. In realtà, di
una « materia , che non esistono; quindi io devo
ben altro si tratta: la maya non è stupefatta in¬
riassorbirlo intero nella mia coscienza e nella mia
differenza di Soggetto e Oggetto, ma una parti¬
potenza.
colare condizione che il Soggetto si trova a su¬
Per chi ha compreso che il Mondo non è che bire. I Tantra, più esplicitamente d’ogni altra
una zona dell’Io oscuratasi per la sua ignoranza scuola, affermano che il mondo è maya rispetto
(a-vidya), esso è nulla più che « una derivata di a bhraman — rispetto alla Divinità — ma è
cui l’azione magica deve fare l’integrale resti¬ realtà rispetto al singolo. La liberazione senza la
tuendola alla funzione ». potenza è una burla:
Verso questa azione, Evola si volge decisamen¬
te ne L’uomo come potenza dove studia una delle « Il mondo, metafisicamente, è si maya: ma dò non si¬
più importanti discipline indù: i Tantra. gnifica che esso sia un puro non-essere, bensì che esso
ha non in sé, ma in altro, il prindpio della propria con¬
Come tutte le tradizioni sapienziali indiane, i sistenza; esso è dunque maya quando lo si consideri se¬
Tantra negano ogni dualismo tra dio e natura, paratamente come qualcosa che esista per virtù propria;
uomo e mondo. Tat tvam asi; questo sei tu, ave- assunto invece in funzione di fakti, esso è assolutamente
reale, giacché esprime dò in cui la stessa suprema poten¬
van detto le JJpanishad. Questo mondo, questo za si afferma e fruisce. A ciò si può connettere l’ago-
universo che ti circonda, è identico a bhraman, stiniano: 'Egli è in tale modo, che in relazione a lui le co¬
la Divinità, e tutto ciò non sei che tu, tu stesso. se fatte non sono; non riferite a lui, sono; riferite a lui,
non sono’; e, di là da dò le quattro verità dogmatiche del
È la maya, l’illusione cosmica, che col suo velo Mahàyana: 'è', 'non è’, ‘l'apparenza ì vera’, 'il vuoto è ve¬
appanna il Soggetto contrapponendogli un Ogget¬ ro', in cui si esprime appunto l’idea che, considerato in
to. Nell’Oggetto, il Soggetto non si riconosce sé stesso, il mondo non è, considerato invece in funzione
più, per quella frantumazione della sua onnipo¬ a quel principio spirituale che rispetto al piano materiale

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e fattizio va indicato come vuoto — epperò non consi dal desiderio — così la maya, il fascio d’imma¬
derato in sé, bensì come una manifestazione — acqui¬
sta un essere ed è vero». gini di cui consiste il mondo — offusca la mente
dell’uomo.
Il criterio della realtà è il grado di potenza — L’importante è giungere a comprendere che le
e cioè di risveglio -— dello spirito. Uno spirito immagini esterne non hanno un maggior grado
che con la fede, la moralità, la religione non ha di necessità che i sogni e le allucinazioni della
nulla a che fare. Esso va a identificarsi piutto¬ mente. La differenza è solo quantitativa: « una
sto con una volontà indomabile che si serve d’una realtà è una allucinazione potente e costante così
tecnica psico-fisica. come l’allucinazione è una realtà debole e fug¬
Innanzitutto, il dominio di quel fenomeno tra gente ».
i fenomeni che è il corpo. Esso va conseguito Una « realtà » non esiste che relativamente ai
partendo dai due gangli centrali: il respiro e la diversi stadii dell’essere, ossia ai gradi di po¬
mente. tenza della mente. « Il fuoco brucia per chi si fa
L’oscura potenza della vita da cui l’uomo, pas¬ bruciare »: come l’etnologia ha largamente dimo¬
sivamente, è vissuto, si incentra nella funzione del strato vi sono dei primitivi che — dopo essersi
respiro. Respirare è vivere, e cessare di respirare saturati di un’adeguata carica psichica — passano
è morire. Comandare al respiro — in ciò tutte indenni su bracieri capaci d’incenerire i piedi al
le scuole concordano — è esercitarsi a domare solo contatto. D’altronde, l’ipnotismo ci mostra
la morte: « Come le belve non possono essere do¬ eloquentemente come la nostra percezione della
mate che gradatamente, così anche il respiro: al¬ realtà sia alla mercè delle modificazioni della
trimenti esso si fa mortale per il praticante » mente. Wirklichkeit ist wirken, aveva detto Schel¬
(Càndilya-Upanishad. ). L’educazione del respiro, ling: « l’essenza è la sua azione ». E il Tantralattva
che in alcuni casi accertati di fakiri giunge fino (I, 309-10 ) : « Tutte le forme che si manifestano
alla sospensione della funzione respiratoria per nella vita — materia, sensi e mente — sono
giorni interi, è una propedeutica fondamentale. espressioni di àtma (lo spirito). Ma àtma (spirito)
Parallelamente con l’educazione del respiro va è qakti (potere), e qaktì è àtma »:
il « recupero » della mente.
Contro la retorica idealistica del « soggetto «E solo un modo di dire che il fuoco ha il potere di
bruciare. In realtà il fuoco esiste come potere di brucia¬
pensante », Evola fa notare che l’io, più che pen¬
re e il potere di bruciare è fuoco. Di qui quelle profon¬
sare, viene pensato da un continuum d’immagini de parole di Meister Eckart: "Tu non dirai che sia il cor
che egli non controlla. Già la percezione non è bone a bruciarti, quando ti brucia, bensì il nulla è la cau¬
che passività, recezione d’impressioni esterne. Co¬ sa dt ciò: giacché il carbone non ti brucia che in quanto
cosa che tu non possiedi; se invece ne possedessi la na¬
me il samsara — la corrente universale del dive¬ tura, tutto il fuoco che ha mai divampato non potrebbe
nire — trascina con sé le creature umane accecate farti nulla. Questo nulla che è a te connesso, questa tua

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imperfezione, questo è ciò che arde nell'inferno. E’ di
questo nulla che ti devi purificare” ». antahsthitavatàm eva ghatete vahiràtmana », « ciò
che appare all’esterno appare cosi solo perché
Evola pone l’equazione realtà = sufficienza = esiste all’interno ».
potenza. Qui si richiede una grande purezza della vo¬
La concentrazione della mente contemplata lontà e dell’immaginazione, una capacità di di¬
dalle discipline yogiche tende a rimuoverla dalla stacco tale da permettere al mondo di continua¬
sua condizione di passività. re a manifestarsi qual’è, in luce cristallina, senza
Essa deve staccarsi dalle cose concentrandosi a che il mondo affiorato dalla anonta-jyotih limpido
volontà ora su questa, ora su quella. In tal mo¬ come un plenilunio non venga deformato da ar¬
do, la percezione viene rimossa dalle sue radici bitra soggettivi che sbarrerebbero la via a ulte¬
oblique, oscure, irrazionali e proiettata in uno riori realizzazioni. È il « traslucido » della Rab¬
spazio assolutamente limpido e dominato. A chi bia11» preludente a quella riemersione del mon¬
riesca a tanto, l’immagine del mondo apparirà do nella sua potenzialità che le tradizioni chiama¬
sempre più come qualcosa di perfettamente li¬ no «luce astrale». L’esteriorità viene vissuta in
bero e padroneggiato. Allora anche l’esperienza interiorità, la necessità compresa come libertà.
del sogno riemergerà purificata dal suo carattere Ma qui s’impone un nuovo salto qualitativo.
condizionato: L’Io deve rinunciare a sé stesso, al mondo li¬
berato, per nuovi traguardi di purezza e di libertà.
« L’Io, essendosi creato in un piano superiore e indiffe¬ Poiché 1 Essere, la Legge, l’Ordine sono anche
rente rispetto a quello del divenire sensibile, rimane co¬
sciente anche là dove questo percepire, viene meno, ossia essi dei limiti, al pari del Non-Essere, del Caos
nel sonno. E questa è la prima realizzazione magica. L’epi¬ e del Disordine. E la bontà non è solo un attri-
teto di "Svegliato” al Buddha ha un valore non solo sim¬ buto della Divinità, ne è anche un limite.
bolico, ma letterale. Nel sonno, ridotto a pura, indifferen¬
ziata luce della conoscenza (anonta-jyotih) riaffiora in se¬ Evola rievoca i caratteri che il tantrismo riconob¬
guito, e prende forma — per effetto del samskara — il be proprii allo svehaccàri, al Liberato, a colui
mondo, in una specie nuova di sogno, essenzialmente ed per il quale è legge la propria libertà. Egli è il
interamente attiva, purificata e autonoma ». signore del bene e del male, colui per il quale il
valore supremo è la indifferenza dei contenuti di
L’io, liberato dalla ipnosi dei sensi, vede ormai fronte all’imperativo formale della libertà. In que¬
il mondo come un sogno della sua libertà. Con¬ sta luce, persino il Male, persino il delitto as¬
templandolo, comprende che la realtà fenomeni¬ sumono il loro momento di positività come pro¬
ca non è che la proiezione dei suoi poteri na¬ va, infrazione d’una norma che è un limite.
scosti, e le categorie stadii della mente. Secon¬
L’ultima istanza del Liberato — quel fondo
do il profondo detto dei Tantra del Kashmir:
di pura indeterminazione rispetto alla quale per¬
« vartamànavabhàsànàm bhàvànàm avabhàsanam
fino Dio è un non-valore poiché deitas est do-

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minatio dei — è un ardere. È come dice il è affare di pochi, e perciò forse inutile.
maestro gnostico: Ma anche chi non si sentisse da tanto non
«In quanto dissolvete ogni cosa e non sie¬ perderà il suo tempo a considerare, almeno una
te voi stessi dissolti, siete i Signori di tutta la volta, questa diversa dimensione del mondo, co¬
creazione e di tutta la corruzione »: me — ogni tanto — giova misurar con lo sguar¬
do i millenni di luce e le stelle lontane. E anche
« Il possesso che nel corpo dei 'segni’, delle fissità se non calcherà la Via, rimarrà in lui il senso
vertiginose, implacabilmente si impugna spezzando alla d’una nuova profondità defila vita e dell’essere:
radice, plasmando, liberando, esasperandosi all apice di
sé — sino ad un mondo in cui tutto ciò che è moto è
nella forma della sua trascendenza, in un’immobilità sa¬ « I maestri degli antichi tempi erano liberi e veggenti.
tura di spaventosa tensione, in vamfK fatte di gelo, in Nella vastità delle forze del loro spirito l’io ancora non
voragini incantate, in magiche spazialità; — un tale api¬ era; e questa spontaneità della forza interiore dava gran¬
ce in cui tutta la potenza dell’antecedente è arsa, un ta¬ dezza al loro aspetto. Essi erano prudenti come chi guada
le apice sente la sua mediazione disciogliersi, svincolasi, un torrente invernale; vigili come chi sa intorno a sé il
capovolgersi, farsi strumento non più del possesso ma del- nemico; inafferrabili come ghiaccio che fonde; rudi come
l’apparire, del lampeggiare tutt’intorno del_ regno di co¬ legno non dirozzato; vasti come le grandi valli; impene¬
loro che sono’ — degli universali correlativi appunto al trabili come l’acqua torbida. Chi, oggi, con ia grandezza
nuovo ordine — potenze terribili che fissano 1 individuo, della propria luce, potrebbe schiarire le tenebre interiori?
quasi pesi immani in imminenza di precipitazione... Chi, oggi, con la grandezza della propria vita, potrebbe ria¬
Questa vita che è tutta un traboccare, Pitta un incessan¬ nimare la morte interiore? In quelli era la Via. Essi erano
te uscir da sé in inesauribile ricchezza di balzi imprevisti, individui, signori dell’Io, e in perfezione si risolveva la lo¬
di slanci fuori dalla forma e dall’identità in ebbrezza <h ro assenza ».
estasi, di cangiamento, di ubiquità come lampi in cui tut-
tavia si denuda e si fissa un’ebbrezza eterna; questa vita
Questa frase di Lao-Tze, tradotta da Evola e
senza più peso, luogo, sostegno, tutta novità, ratta di at¬
ti simultanei, immensa corrente di spinto che avvince e apposta come motto in Rivolta contro il mondo
trasporta gli esseri quasi in un’esaltazione che h afferma. e moderno, ci comunica il senso d’una grandezza
li n<»ga — questa vita è il corpo del Signore delle fissità forse inimitabile ma che, una volta presentita,
formatrici. ... . . ,« ci costringe a commisurare a lei tutti i valori.
Egli si trae dal momento della sua piu alta vertigine, là
doveil vortice diviene centro, asse, atto immobile, distao
cato, identico come estrema intensità, autotrascendenza de.
La dottrina del risveglio

Chi legga gli scritti di Evola dedicati agli in¬ «Ed egli raggiunge il mirabile sentiero
segnamenti ascetici, alle tecniche della liberazio¬ prodotto dalla intensità, dalla costanza e dal
raccoglimento della volontà, il mirabile sen¬
ne dall’umano, ne ritrarrà forse spavento, tro¬
tiero prodotto dalla intensità, dalla costan¬
verà forse che tanto eroismo non è da lui, che za e dal raccoglimento dell'animo, il mira¬
una disciplina così aspra e ardua, e implacabile, bile sentiero prodotto dall'intensità, dalla

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costanza e dal raccoglimento dell'esame — Sempre dedicato alla esplorazione delle « po¬
e per quinto animo eroico... E costui, dive¬ tenze dell’anima », è La tradizione ermetica, uno
nuto così quindici volte eroico, è capace, o studio — unico del suo genere — su quel filone
discepoli, della liberazione, capace del risve¬
iniziatico perpetuatosi nel Medioevo sotto il ve¬
glio, capace di conseguire l'incomparabile si-
lo della ricerca alchemica. La nigredo, ossia l’uc¬
(Majjhima-nikàyo, LII-II, 26) cisione della normale individualità; 1 ’albedo, la
« Il suo cuore si sentì ad un tratto per¬ apertura estatica, lunare, verso la luce che pio¬
vaso di sacro entusiasmo e tutta la sua men¬ ve dall’alto; e infine la rubedo, la trasfigurazio¬
te si dischiuse, pura, chiara, splendente co¬ ne in puro fuoco, pura forza attiva, sono i tre
me il disco luminoso della luna: e gli ap¬
momenti con cui si ritrova l’« oro » delle ori¬
parve intera la verità ».
(Mahapariniivàna-sùtra, 52-56) gini. Il libro, tradotto in francese, ha attratto
l’attenzione di C. G. Jung.
Sulla via delle scienze dello spirito, Evola si In uno stesso contesto s’inquadra la restitu¬
soffermerà di volta in volta ad analizzare le di¬ zione in italiano moderno de II libro magico de
verse tradizioni, le vene sotterranee in cui rilu¬ li Heroi, di Cesare della Riviera. È un testo se¬
cono antichi insegnamenti sepolti. centesco che dimostra come — sotto il vela¬
Un documento suggestivo di quest’opera di me — taluni insegnamenti si siano perpetuati
scavo sono i tre volumi della Introduzione alla anche in tempi di stretta ortodossia cattolica.
Magia — un’opera colettiva dei membri del Gli « Heroi » sono coloro che riescono a supera¬
Gruppo di Ur, ma di cui Evola è il redattore, re le prove iniziatiche e a farsi simili agli Dei;
ispiratore e coordinatore. Questo « gruppo di Ur » mahavira, « grandi eroi » è appunto il termine
— che si proponeva anche finalità operative — che in India fu applicato ai più eccelsi asceti.
agì a Roma dal ’26 al ’29 pubblicando a fasci¬
Alcuni anni dopo Evola ricercherà lo- stesso
coli questa vasta, avvincente panoramica dei suoi
filone iniziatico nelle leggende del Graal. Già
interessi. La « magia » vi compare come « scien¬
Otto Rahn — enigmatico personaggio, membro
za dell’io », azione cosciente e tecnica operati¬
delle SS, suicida in circostanze misteriose —
va, in contrapposizione agli atteggiamenti media¬
nel suo Kreuzzug gegen das Graal, aveva ve¬
nici o mistici. È una raccolta di grande interesse
duto nella sanguinosa repressione dell’eresia al-
che dà un quadro completo della vita dello spi¬
bigese una « crociata contro il Graal ». Evola,
rito e dove — accanto alle categorie del con¬
pur non condividendo tale ipotesi, mostra come
scio e dell’inconscio, cui le sinistre inversioni
nel mito del Graal riaffiorino — sotto una sotti¬
della psicoanalisi pretendono di ridurre gli oriz¬
le patina di simbolismo cristiano — elementi
zonti della personalità — si fa luogo a quelle
della leggenda celtica e antiche iniziazioni guer¬
forme di conoscienza super-personale note alle
riere nordico-atlantiche. Ne II mistero del Graal
scienze tradizionali.

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e la idea imperiale ghibellina il Graal appare « ’L’uomo è qualcosa che può essere superato’. Il prin¬
come una « religione segreta della cavalleria » cipio resta, ma il suo senso è chiuso nel profondo, e, co¬
me si è visto, il tragico destino del solitario di Sils-Maria
e una specie di mistica dell’Impero contro la lo suggella con un silente ammonimento per i pochi che
Chiesa. ancora possono intenderlo. Quanto agli altri...
Le escursioni di Evola nel dominio delle dot¬ Leggere opere ’spiritualiste’, frequentare i circoli di teo¬
sofia, meditare sull’ 'ospite sconosciuto’ maeterlinkiano, fa¬
trine occulte e delle scienze dello spirito hanno re i bravi venti minuti di contrazione giornaliera, pieni
offerto facili armi ai suoi avversarii che han cre¬ della commovente fede nella reincarnazione che permet¬
duto di poterlo screditare come uno spirito fan¬ terà ad ogni anima di continuare l'evoluzione in una nuo
tastico e dilettantesco. Può accadere di sentir va esistenza, ove le spetteranno i frutti del buon karma
umanitario accumulato — questo è invero un ben como¬
parlare di Evola come un « teosofo », uno « spi¬ do regime di superamento ».
ritista » da gente che non capisce molto di
Col pretesto delle « nuove aperture » lo spi¬
queste cose.
ritualismo rimuove spesso dei limiti che chiu¬
Eppure, nessuno come Evola si è nettamente
dono, ma anche proteggono la personalità. Nes¬
distanziato da ogni pathos teosofico e spirituali¬
suno degli spiritisti sa effettivamente quello che
sta, se non forse Guénon in Le Tbéosopbisme e
avviene in una seduta spiritica, dove i fenome¬
L'Erreur spirile. Lo ha fatto in un libro che ri¬
ni che si manifestano — lungi dall’esser coscien¬
sale al 1932, ma sempre attuale, Maschera e
temente evocati dal medium — prendono lette¬
volto dello spiritualismo contemporaneo.
ralmente possesso di lui gettandolo in un trance
Gli imputati sono la teosofia, con le sue fan¬ subumano.
tasticherie; l’antroposofia, col suo miscuglio di In genere, tutto lo spiritualismo è affetto da
conoscenze serie e fisime evoluzionistico-umani- un atteggiamento passivo, emozionale o super¬
tarie; lo spiritismo, con le sue temibili infezioni stizioso che con la vera spiritualità poco ha a
animiche, ma anche la psicoanalisi, taluni « ri¬ che fare. Maschera e volto dello spiritualismo è
torni » al cattolicesimo — tutte quelle forme un libro importante, proprio perché ci permette
nelle quali uno spiritualismo morbido si arroga di misurare la distanza che separa le posizioni
una superiore dignità. di Evola da certi cenacoli « tradizionalistici »
Evola mostra come lo spiritualismo altro non dove tutto consiste nel recepire simboli, mes¬
sia che il rifugio d’anime deboli, di intelligenze saggi, illuminazioni, dove — comunque — tutto
mediocri, di personalità fragili e fantastiche. è già dato, presupposto e solo si attende che
L’obbiezione prima contro lo « spiritualismo » è piova dall’alto. Al contrario, per Evola nulla è
il materiale umano che esso raccatta (pensiona¬ già dato: l’immortalità, la trascendenza, la divi¬
ti, vegetariani, artisti falliti, uomini e donne fuo¬ nità stessa non esistono che in quanto vengono
ri uso) e lo sfondo fin troppo moderno, cittadi¬ realizzate e « la Via esiste solo per chi vuol cam¬
no, crepuscolare dei loro cenacoli: minare ».

38 39
Tra le opere di Evola che illustrano tradizio¬ rità teologiche, persino alla credenza negli Dei
ni spirituali ha particolare rilievo La dottrina del e nell’Aldilà. Tutte queste sono inutili opinioni
risveglio, il saggio sull’ascesi buddista tradotto finché non diventano oggetto di esperienza inter¬
in francese e in inglese e che ha avuto il crisma na: « Ha forse il signore Gotamo una qualche
della Pali Society, il più illustre centro di studii opinione? ». « Opinione? Ciò è remoto dal Per¬
buddisti. fetto. Visione è questa, nel Perfetto ».
Forse nessuna tradizione più del buddismo è Al di sopra di ogni filosofia, e anche al di
vicina alla sensibilità di Evola per quel suo ca¬ sopra di ogni religione, sta la Via, la tecnica li¬
rattere freddamente disincantato e regalmente beratrice: « Il Perfetto conosce ben altre cose
olimpico. Il buddismo — almeno il buddismo e avendo tale conoscenza non insuperbisce, re¬
delle origini — è meno una religione o una fede sta impassibile... Vi sono, o discepoli, altre co¬
che una disciplina, una via, mediante la quale i se, profonde, diffìcili da realizzare, ardue da in¬
« figli di re » si portano sul piano dell’Essere. tendere, generatrici di calma, liete, non atte ad
I rapporti di Evola col buddismo furono pre¬ essere afferrate col semplice pensiero discorsi¬
coci. Ne 11 cammino del cinabro egli ci narra vo, che solo il saggio può capire... ».
d’esser giunto molto vicino al suicidio (aveva al¬
Veramente, nessuna tradizione più del bud¬
lora vent’anni), e di esserne stato trattenuto
dismo è atta a esprimere la religiosità d’un Evo-
dalla lettura d’un brano del Majjhimanikàyo:
la, la volontà fredda di far scaturire la scintilla
« Chi prende l’estinzione come estinzione, e, pre¬
dalla pietra, la consapevolezza che « la Via esi¬
sa l’estinzione come estinzione, pensa l’estinzio¬
ste solo per chi vuol camminare ».
ne, pensa all’estinzione, pensa sull’estinzione,
pensa ”Mia è l’estinzione”, e si rallegra della È una fede nobile, fondata da un arya, da un
estinzione, costui, io dico, non conosce l’estin¬ principe, una fede da signori, lontana da spe¬
ranza e da paura. È la religione di colui che non
zione ».
II buddismo è per eccellenza la dottrina arya, cerca l’ascesi per punirsi, per infelicità, per in¬
il credo d’una razza superiore che ignora il dio capacità a viver nel mondo, ma che « solo si
punitore, il peccato, la « redenzione » regalata vada, come uno che rinuncia al proprio regno,
agli umili e ai plebei. Una sola cosa conta per come un fiero animale nella foresta, calmo, senza
esso, la volontà tenace, virile, incrollabile di sot¬ recar danno ad alcuno ».
trarsi alla condizione umana: Attraverso i suoi libri, Evola, ci dà, se non
« Ferrata là forza, inflessibile; presente il sape¬ proprio una « nuova religione », almeno una sua
re, irremovibile; placato il corpo, impassibile; visione religiosa. Una visione religiosa estranea a
raccolto l’animo, unificato »... tutto ciò ohe è cristiano e, in genere, alla nozione
Caratteristico del buddismo è il rifiuto di ogni del Dio personale, punitore e remuneratore, pro¬
intellettualismo, l’indifferenza ai dogmi, alle ve¬ pria delle religioni d’origine semitica.

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È una concezione che si potrebbe chiamare Dei); apprezzamento del mondo e del corpo come
paganesimo, ove per paganesimo s’intenda una manifestazioni dell’ordine divino (il midgard del-
dottrina degli stati multipli dell’Essere dove la l’Edda, la « terra di mezzo » che si sostiene con¬
morale appaia una semplice propedeutica e il va¬ tro gli assalti del caos ha il suo riscontro nel¬
lore del Bene e del Male relativo ai gradi di rea¬ l’idea ellenica del kòsmos, e nel rifa « ordine co¬
lizzazione di sé. « Imperialismo pagano », Evola smico », dell’India ariana).
chiamerà appunto il suo primo manifesto politico. Per questo aspetto, la rioerca di Evola appro¬
Altrove, egli aveva citato il Nietzsche de La da agli stessi lidi cui approdavano in Germania
volontà di potenza: Hans F. K. Giinther con la sua «religiosità
nordica », (Frommigkeit nord'tscher Artung,
«Noi pochi o molti che osiamo vivere in un mondo 1934), Walter Wiist con la sua « fede indoger¬
ormai privo di moralità, noi di fede pagana, siamo pro¬ manica » (Indogermanisches Bekenntnis, 1942),
babilmente i primi che comprendano che cos’è una fede Walter Otto con la sua rivendicazione dell’im-
pagana — raffigurarsi degli esseri superiori all’uomo, ma portanza dei valori religiosi del mondo greco per
di là dal bene e dal male; considerare tutto ciò che sta la civiltà europea (Die Gótter Griechenlands,
al di sopra come immorale per eccellenza. Noi crediamo 1929; Theophania, 1956). Anche Drieu La Ro-
all’Olimpo, e non al ’crocefisso’». (La volontà di poten¬
chelle aveva evocato « gli spiriti che perpetua-
za, af. 1034).
mente vegliarono sulle vette, al di sopra dei due
versanti del pensiero ariano: l’indiano e l’occi¬
Questo « paganesimo » Evola non se l’è inven¬
dentale ». Drieu aveva scritto « una razza inci¬
tato, ma lo è andato a ritrovare in quella tra¬
de la sua misura del divino: è la misura più
dizione spirituale che abbraccia l’intero mondo
alta. Questa misura era già stata presa intera
ariano in tutta la sua latitudine e che alimenta
le Upanishad e le Enneadi, i’Edda e la Baghavad- prima della nascita di Cristo ».
Gita, Platone e Buddha, Seneca e Meister Eckhart. È la « religiosità indoeuropea », contrapposta
Di questa religiosità indoeuropea, Evola ritiene al cristianesimo, lo ex Occidente lux che Evola
gli elementi fondamentali: l’identità tra anima in¬ bandirà in Sintesi di dottrina della razza. Un
dividuale e anima universale (sul piano della mi¬ « Occidente » che non si definisce in base alla
stica, le Upanishad e le Enneadi, la Baghavad- geografia ma all’origine, e di fronte al quale il
Gita e Meister Eckhart; sul piano della mitologia
cristianesimo, d’origine semitica, è Oriente, e le
il sentimento di « consanguineità » tra gli aristo-
dottrine arie dell’India, Occidente.
crati dei ceppi greco, italico, indiano, germanico
e gli « Dei » ) ; unità e molteplicità del principio « Ber Westen und der Osten sind leere erd-
divino ('la dottrina dell’Uno, presso Platone, Ploti¬ kundliche Begriffe: bestimmend ist die Art des
no e gli Indiani non contrasta con la fede negli Blutes, das von West nach Ost fluiet oder um-

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gekehrt » (Alfred Rosenberg, Blut und Ehre, za, è appunto questa spede di chiaro e calmo eroismo
unito ad un dominio di sé... che oggi fa bisogno alla vi¬
1939, S. 272). ta dei più ad evitare che le nuove conoscenze agiscano in
Non sorprende che da chiusa di Maschera e vol¬ modo negativo. È un sapersi sostenere senza più appoggi,
to dello spiritualismo contemporaneo sia appunto ma con lo sguardo aperto e l’animo libero dal vincolo
della protervia superuomistica. È un saper guardare le di¬
una esaltazione dei valori della visione del mondo
stanze, ma senza vertigine...
classica: È un saper amare per sé stesse la disdplina ed il limi¬
te, mai dimenticando la dignità di fronte alla quale sia¬
« Noi pensiamo die dalla concezione dassica della vi¬ mo responsabili — finché una superiore, austera vocazio¬
ta possano trarsi elementi più semplid, più chiari, più ne in qualcuno sappia raccogliere ogni potenza, fin nelle
radid più intime, più abissali della vita, per lo slancio
neutri, più 'privi di tendenze’, che l’uomo d’oggi può far
propri per rinnovare e ampliare la sua mentalità. Ciò può che può portare di là dalla condizione umana ».
avvenire in via autonoma, senza riferimento a una deter¬
minata confessione religiosa, a teorie e filosofie. Questi problemi di « scelta delle tradizioni »
Nella visione dassica della vita dèmoni e dèi avevano già introducono ad una successiva fase dell’ope¬
il loro posto — il mondo veniva cioè considerato nella
sua totalità comprendente sia il suboaturale, sia il super¬ ra di Evola che si apre con Rivolta contro il
naturale. In pari tempo, come forse in nessun’altra dvil- mondo moderno. È una fase della « lotta per la
tà, era vivo il senso della personalità come forza, forma, visione del mondo », quale divampò in Europa
principio, valore, compito. Èssa conosceva l’invisibile, ma negli anni trenta, con implicazioni politiche alle
al suo centro celebrava l’ideale della 'cultura’, cioè della
formazione spirituale, della enudeazione quasi di ^vive e quali neppure Evola potè sottrarsi.
compiute opere d’arte. Un concetto aveva — com’e noto
— una parte di primo piano nell’etica dassica, quello del
limite, che riporta proprio all’esigenza fondamentale di
circoscrivere attivamente e cosdentemente l’ambito ne. Rivolta contro il mondo moderno
quale si può essere veramente sé stessi e realizzare un
equilibrio e una 'perfezione parziale’, allontanando le lu¬ « L’uomo tradizionale non aveva la stessa
singhe delle vie mistiche e romantiche verso il senza- esperienza del tempo subentrata nell'uomo
forma e l’illimitato. È così che anche rispetto alle cose moderno: egli aveva una sensazione sovra¬
supreme si potè mantenere una tranquillità apollinea di temporale della temporalità e in questa sen¬
sguardo. Se l’uomo dassico non si fece illusioni 'spirituali¬ sazione egli viveva ogni forma del suo
stiche’, se egli dunque conobbe il doppio destino — la mondo ».
via dell’Ade e quella dell’ 'Isola degli Eroi’... pure in pari («Rivolta contro il mondo moderno»,
tempo conobbe quella serenità alla quale l’aldilà non crea¬
pg. 15)
va alcuna vertigine e il 'fato’ alcuna angosda; conobbe
quell’intima tenuta dell’anima che medica l’insaziata sete
delle cose che fuggono, e in virtù della quale anche chi, Rivolta contro il mondo moderno già nel ti¬
come Epicuro, affermava: 'Una sola volta si nasce e non tolo tradisce che non è una semplice morfologia
si toma a esistere mai più’ e respingeva l’idea di dèi in della storia.
cura per gli uomini, dipartendosi poteva dire di 'nulla
rimpiangere che mancasse a una vita perfetta’. Nell’essen¬ L’interesse per il problema della storia —

44 45
cui Evola, come alla sostanza stessa del diveni¬ l’antica Roma, come pure nel mondo azteco, ci¬
re, aveva negato ogni senso — sorge in un par¬ nese, giapponese. Nella seconda si tenta di co¬
ticolare momento, in quel clima di grandi de¬ gliere il nesso complessivo di queste civiltà in un
cisioni che involse l’Europa negli anni trenta. È grande ciclo universale.
in questo clima che si rende possibile l’idea di Quel che separa il mondo tradizionale dal mon¬
una rivolta contro i valori moderni, cioè contro do moderno è che, mentre quest’ultimo si fonda
democrazia e comuniSmo, individualismo e ma¬ sui criteri dell’utile e del tempo, il primo si ri¬
terialismo, nel nome di principi gerarchici ed ferisce ai valori del sacro e dell’eternità.
eroici. In questo senso Rivolta contro il mondo La vita, come venne vissuta nell’ambito delle
moderno si inserisce nel panorama della cosid¬ civiltà tradizionali, trae la sua luce da una sfera
detta « letteratura della crisi » che fa da sfondo superiore dell’Essere, che sola conferisce un sen¬
al fascismo. Il fascismo, nel suo significato euro¬ so alla convulsa vicenda del divenire. Essa è ri¬
peo, fu infatti la coscienza istintiva della deca¬ petizione nel tempo di talune azioni che si col¬
denza cui andava incontro l’Europa e la volontà locano fuori dal tempo — nel clima del mito e
di porvi rimedio con mezzi totali e violenti. del rito — e che assicurano a chi le compie la
D’altra parte. Rivolta contro il mondo mo¬ partecipazione ad essenze non periture.
derno ha una sua fisionomia particolare che la Il rito, il sacrificio, la legge, sono i grandi pi¬
differenzia profondamente dall’Untergang des lastri dell’ordine tradizionale; l’iniziazione costi¬
Abendlandes di Spengler e dallo Huizinga di In tuisce la seconda nascita, l’atto di transito tra il
de schadmven van morgen. Il concetto di deca¬ visibile e l’invisibile; la contemplazione e l’asce¬
denza non ha per Evola un semplice carattere si guerriera le due grandi vie della realizzazione
sociologico ma indica una frattura radicale con di sé, quelle che allontanano per sempre dalla
quel mondo che egli chiama « della Tradizione ». « via delle madri », dagli « inferni », — il caos
Tradizione, è un termine accolto nel particolare delle ombre originarie, — per schiudere « la via
significato che gli dà Guénon, e designa quel fi¬ dei padri », del germanico Asgard, dell’incaica
lone di verità sovratemporale che corre attraver¬ « casa del Sole », dell’immortalità eroica.
so tutto il tempo concesso alla razza degli uo¬ La società tradizionale è ispirata dall’alto e ri¬
mini. volta verso l’alto: essa culmina in un’aristocrazia
Rivolta contro il mondo moderno si divide in eroica e religiosa che esercita una funzione non
due sezioni. Nella prima si studia il mondo del¬ soltanto politica ma pontificale, nel senso che sta¬
la tradizione, quale si manifestò più o meno bilisce un « ponte », un contatto tra mondo e
completamente nell’ambito delle singole civiltà soprammondo. « Chi è capo ci sia ponte » sta
tradizionali, e cioè nelle antiche culture egizia¬ scritto appunto in un’antica saga.
na, iranica, indiana, nella più antica Eliade, nel¬ Sono i patres a Roma, interpreti dei segni

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studiosi « positivi ». Solo uscendo dal pregiudi¬
divini (auspicia suri patrum), gli aristoi el¬
zio che esista una sola realtà, ed elevandosi al¬
lenici «alunni di Giove» (diótrefeis); bhrama¬
la comprensione che la realtà varia a seconda del
ri e kshàtriya in India; i « signori del fuoco » e
soggetto che la percepisce (il che, senza ricorre¬
i « signori del carro da guerra » nel mondo ira¬
re a esperienze metapsichiche, è evidente anche
nico. Anche la famiglia non è una associazione
nell’ipnotismo, o nell’uso dell’alcool e della dro¬
meramente naturalistica: il pater è un re e un
ga) si può intendere la logica interna del mondo
sacerdote e la gens, il ghènos, la Sippe, è tenuta
tradizionale, che è un mondo dove l’uomo vede,
insieme da culti comuni. sente e percepisce assai di più che dopo sei se¬
L’ordine tradizionale è come un’isola dell’es¬ coli di atrofizzazione razionalistica:
sere nel divenire da cui esso si difende con un
contatto vivificante con forze più che umane. Per quanto ai moderni riesca difficile concepirla, biso¬
Esso è veramente « stato » in quanto sta, consi¬ gna partire dall’idea che all’uomo tradizionale risultava
ste, è ben saldo. « ...È fermo il cielo ed è ferma la realtà di un ordine di cose molto più vasto di quello
la terra, e saldi son pure questi monti. Saldo è a cui oggi corrisponde di massima la parola « reale ». Og¬
gi, come realtà, in fondo, non si sa nulla più che vada
tutto il mondo dei viventi e saldo è pure questo oltre il mondo dei corpi nello spazio e nel tempo. Certo,
re degli uomini » : così è detto nella consacra¬ v’è chi ammette ancora qualcosa oltre il sensibile: ma in
zione aria dei re nel Rig-Veda. quanto è sempre a titolo di una ipotesi o legge scientifi¬
ca, di un’idea speculativa o di un dogma religioso... Il ve¬
Di qui la concezione del mondo degli uomini ro materialismo da accusare nei moderni è questo: gli
come Ordine, kósmos, Midgard, l’idea ricorrente altri materialismi, in senso di opinioni filosofiche o scien¬
di una lotta degli uomini e degli Dei contro il tifiche, sono fenomeni secondari...
caos, come pure l’orrore di tutto ciò che è infor¬ Se tradizionalmente ciò che oggi si chiama realtà non
era dunque se non una specie di un genere molto più
me, demonico, scatenato. Di qui il simbolismo vasto, tuttavia non s’identificava senz’altro l’invisibile col
tradizionale del monte, del polo, pilastro fisso « sovrannaturale ». Alla nozione di « natura » tradizional¬
dell’Ordine, il monte Rudra dei Veda, dove ha mente non corrispondeva semplicemente il mondo dei cor¬
pi e delle forme visibili... Era vivo il senso di un mondo
sede il « signore della ruota », l’iranico monte « infero », popolato da forze oscure e ambigue d’ogni
Cinvat dov’è il ponte che « congiunge cielo e genere — anima demonica della natura, substrato essen¬
terra », la montagna polare Meru del Mahàbhà- ziale di tutte le forme e le energie di questa — cui stava
rata, la montagna celeste himinbjorg della mito¬ opposta la chiarità superrazionale e siderea d’una più alta
regione ».
logia germanica.
Il mondo tradizionale presuppone una diversa
Nella realtà del mondo tradizionale il tempo
esperienza dell’io e del mondo, dello spazio e del
non è quello storico, ma un tempo mitico, non
tempo, che non è nulla di inverosimile o di fan¬
una successione quantitativa, ma un ritmo scan¬
tastico e che, a livello infimo, si ritrova ancora
dito in cicli conchiusi: il « grande anno » caldeo
tra i selvaggi, per concorde giudizio di tutti gli

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ed ellenico, il saeculum etrusco-latino, l’eone ira¬ tas proxime accessit ad deos) e in Platone: «La
nico, i « soli » aztechi, i kalpa indù, e cosi via. loro partecipazione alla natura divina per via del¬
Evola insiste sulla necessità di considerare la la molteplice e frequente mescolanza con i mor¬
preistoria un tempo qualitativamente diverso, tali cominciò a diminuire e la natura umana pre¬
una età disgiunta dalla nostra non solo da mera valse » (Crizia 110 c, 120 d-e). Di fatto, le
carenza di documenti, ma da un vero e proprio saghe delle origini parlano di razze divine, di
dislivello sul piano dell’essere. ceppi di « eroi » che gettan le fondamenta del¬
All’idea moderna del progresso Evola, nella l’Ordine combattendo stirpi demoniche, bestiali,
seconda sezione del libro, contrappone la dottri¬ subumane.
na tradizionale delle quattro età, presente nel Sono gli Asen contro gli Elementarwesen, gli
mondo classico (età dell’oro, dell’argento, del Olimpici e gli Eroi in lotta contro mostri della
bronzo e del ferro), nel mondo ario (satya-yuga, notte e della terra, gli arii Deva che cacciano i
tretà-yuga, dvàpara-yuga e kali-yuga o « età oscu¬ tenebrosi Asura, gli Inca conquistatori che im¬
ra»), in Egitto (dinastìe divine, semidivine ed pongono la legge solare, i mitici progenitori de¬
umane), in quello iranico (oro, argento, acciaio gli Aztechi venuti dal Nord dietro al « bianco »
e ferro), e, in genere, tipica di tutte le antiche Quetzalcoatl.
civiltà: È l’originario ciclo della luce, il ciclo « aureo »
« Sostenere, come tradizionalmente si deve sostenere, che che si scontra con una realtà diversa. Evola ac¬
alle origini sia esistito non l’oomo animalesco delle ca¬ coglie le ipotesi del Wirth (Der Aufgang der
verne, ma un "più che uomo”, e che già la più alta prei¬ Menscheit, Jena, 1928) circa il centro artico pri¬
storia abbia veduto non pure una "civiltà”, ma anzi una mordiale, poi distrutto dallo spostamento del po¬
"era degli dèi” — per molti che in un modo o nell’altro
credono alla buona novella del darwinismo, significa fare lo terrestre, dottrina che avrebbe fatto parte an¬
pura "mitologia”. Tuttavia, siccome questa mitologia non che del sapere segreto cui era stato ammesso
siamo noi ad inventarla ora, così resterebbe da spiegare Guénon.
il fatto della sua esistenza, il fatto cioè che nelle te¬
stimonianze più remote dei miti e degli scritti dell’anti¬ Nella tradiizone aria è vivo il ricordo della
chità non si trova proprio nessun ricordo che conforti fveta-dvipa, « l’isola bianca », come pure quello
T 'evoluzionismo’ e si trovi — invece e appunto — l’op¬ delVAyryanem Vaéyo, « semenza degli Arii », si¬
posto, la costante idea di un passato migliore, più lumi¬
tuato a Nord-Ovest, con « due mesi d’estate e
noso e super-umano ("divino”); che si sappia dunque co¬
sì poco di "origini animali”, che anzi si parla uniforme- dieci d’inverno ». Nel mondo classico è l’eco di
mente di una originaria parentela fra uomini e numi e una sede nordica dove l’Apollo solare dimora
che permanga il ricordo di uno stadio primordiale d’im¬ « con gli Iperborei », Tbule ultima a sole nomen
mortalità, unitamente all’idea che la legge della morte è in¬
tervenuta ad un momento determinato... ». habens, cui corrisponde la Tullan (« terra del
sole») dei Toltechi, e Aztlan («terra bianca»)
Di questa realtà è un’eco in Cicerone (antiqui- degli Aztechi, tutte immaginate all’estremo Nord.

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La dispersione da questo centro introduce nuo¬
vi cicli, quello « argenteo », cui corrisponde la la mentalità e alla sensibilità di classi e razze
« civiltà della madre » del Bachofen, e quello inferiori. Il Medioevo, grazie alla depurazione
« bronzeo », ciclo di titani; di giganti, termini
del cristianesimo a cattolicesimo, e alla nuova
mitici dietro a cui stanno rispettivamente una
vena nordica confluita con le invasioni germani¬
spiritualità d’impronta mistico-lunare, con pre¬
che, può creare un’ultima civiltà di tipo tradi¬
dominio dell’elemento femminile, e una spiritua¬
zionale. Risorge, in figure di mitica grandezza,
lità virile ormai sconsacrata, di tipo prometeico
come un Carlomagno o Barbarossa, l’idea del¬
e anti-olimpico.
l’Impero, mentre un’aristocrazia guerriera dietro
Nella particolare prospettiva di Evola, il sen¬
a simboli cristiani, riscopre, col Graal, iniziazioni
so delle civiltà ohe si succedono in età ormai sto¬
celtiche e nordiche.
rica, « l’età ferrea » del mito, è nella lotta dei
residui elementi eroici contro le forze del caos, Il progressivo distacco dal Medioevo Evola lo
irrompenti da ogni parte, per costringere in equi¬ inquadra nel mito della regressione delle caste:
librio olimpico una certa area dello spazio e del ad una spiritualità virile e sacrale, culminante nel
tempo. simbolo politico-religioso dell’Impero, succede
Sono le civiltà « solari » degli Incas, degli Az¬ una spiritualità meramente sacerdotale é una no¬
techi, dell’Egitto, le dinastie « celesti » dell’estre¬ biltà i cui orizzonti si limitano all’onore, alla
mo Oriente, col loro pantheon uranico imposto gloria, alla potenza. In un mondo sempre più
sopra culti aborigeni, il diritto paterno affermato orientato verso possibilità materiali e lanciato
contro l’originaria promiscuità, l’ordine gerarchi¬ alla conquista dei beni della terra, si afferma fa¬
co instaurato sopra al comuniSmo primitivo. So¬ talmente il terzo stato, la borghesia. La rivolu¬
no i ceppi arii discesi dal Nord coi simboli solari zione francese, le rivoluzioni liberali deH’800 se¬
del cerchio, del cigno, della svastica, portatori gnano il risveglio della oscura sostanza del dèmos
del culto del fuoco, della legge dei « padri », e preparano il trapasso dal materialismo borghe¬
contro il mondo mediterraneo delle « madri ». se, ancora rischiarato da una certa tensione indi¬
La Grecia, Roma, con le loro tavole di valori vidualistica all’onore, al successo, al tetro collet¬
olimpici, il senso della forma, della legge, della tivismo del quarto stato.
misura, il simbolo della vittoria e quello del- È il regno della quantità, delle masse, della
Yimperium, in cui culmina l’ordine del mondo corsa frenetica alla produzione, livellante in po¬
classico, sono, per Evola, espressioni della « luce chi decenni anche i residui cristallizzati di socie¬
del Nord ». tà tradizionali presenti in altri continenti. Ogni
In quest’ordine il cristianesimo si infiltra co¬ concezione qualitativa, ogni residuo di vita dif¬
me alcunché d’oscuro e di demonico: è il pathos ferenziata, viene travolto in una demonìa univer¬
semitico dell’amore e del peccato, congiunto al¬ sale del numero e delle masse. Alla fine, l’Euro¬
pa stessa, quale « vecchio continente », poggian-
52

53
te ancora su strutture nazionali e conservatrici, ticosa e sapere die due destini sono ad uguale distanza:
quello di coloro che finiranno con la dissoluzione del
vien preso nella tenaglia russo-americana e, per
mondo moderno e quello di coloro che si ritroveranno
una nemesi del destino, è scavalcata sul piano nel filone centrale e regale della nuova corrente».
della quantità scatenata proprio dalle due gigan¬
tesche escrescenze della sua febbre quantitativa.
Fin qui E vola: e si può seguire la sua logica
È la fine di un ciclo, è l’età oscura, il kali-yuga
senza tirare il fiato per le cinquecento pagine del
dei testi, quando « tutte le forze elementari tor¬
libro. Più difficile è poi rendersi conto di cosa
neranno allo stato libero ». È, senza retorica, la
propriamente sia Rivolta contro il mondo mo¬
fine di un mondo, e se si pensa che tra il 1934,
derno.
anno di uscita di Rivolta contro il mondo mo¬
La quale non è infatti un libro di storia, quan¬
derno e il 1945, anno della bomba atomica, pas¬
sano solo undici anni non si può non conside¬ do per storia si intenda un metodo positivo, le¬
gato ad una valutazione critica di avvenimenti
rare il libro un segno dei tempi. Rivolta si chiu¬
particolari. In questo senso, lo stesso Tramonto
de appunto con la prospettiva d’una catastrofe
dell’Occidente è più « storico », cioè più atten¬
che segnerà la fine del mondo moderno:
to alle dimensioni sociali, politiche, artistiche
dell’accadere storico. La logica di Evola spazia
«Al compiersi di tale destino, tutta questa civiltà di
titani, di metropoli di acciaio e di cemento, di masse per grandi prospettive e si serve di simboli, è la
poliartiche e tentacolari, di algebre e macchine incate¬ logica del mito, quale l’ha definito Bachofen, e
nanti le forze della materia, di dominatori di cieli e di cioè « lo specchio di esperienze profonde del¬
oceani, apparirà come un mondo che oscilla nella sua
orbita e volge a disciogliersene per allontanarsi e perdersi l’uomo alla luce dello spirito ». Questo procedi¬
definitivamente negli spazi, dove non vi è più nessuna mento rischia di divenire astratto se applicato ri¬
luce, fuor da quella sinistra accesa dall’accellerazione della gidamente a casi particolari.
sua stessa caduta ».
Così, per portare un esempio, il giudizio ne¬
gativo di Evola su Napoleone, o sul Risorgimen¬
Al singolo resta sempre la libertà di agire sen¬
to, si giustifica dal punto di vista ideale che, at¬
za farsi coinvolgere, di fare ciò che deve esser
traverso Napoleone, attraverso il Risorgimento,
fatto, in una disposizione d’animo sacrificale, più
si sono diffuse le idee della sovversione demo¬
forte di ogni fatalità, di ogni destino:
cratica. Da un punto di vista più « storico », non
« Qui si può ricordare il 'Ciò che non ci spezza ci può non apparire che Napoleone ha solo cercato
rende più forti’ — dato che non lo si prenda nel senso di sostituire l’aristocrazia francese, ormai ineffi¬
di un rafforzamento protervo dell’io, ma nel riferimento a cace, o che i principotti italiani erano la carica¬
ciò che si fa la forza realmente più forte col divenire spi¬ tura della « monarchia tradizionale » e che la
rito, col trovare nel sopra-umano e nel disindividuale il
vero principio dell’indomabile e dell’indistruttibile... È politica di Cavour era l’unica seria in quel mo¬
proprio ad una vocazione eroica 1’affrontare l’onda più vor¬ mento, anche per imbrigliare la rivoluzione. Ta-

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lune ingenuità storiche affiorano anche in poste¬ Il Fascismo e l’Asse
riori giudizi di Evola sul fascismo e sul nazional¬
socialismo, dove le simpatie di Evola sono sem¬ « Classicità dell’azione e del dominio. Dif¬
fidenza per ogni abbandono deU'animo. Vo¬
pre per le formule monarchiche, conservatrici, e lontà di catarsi eroica. Affermazione di tutti
non si vede, ad esempio, come senza la volontà i valori del realismo, della disciplina e della
dura, rivoluzionaria di un Hitler certe prospet¬ forza pura, del cosmos di contro al caos, di
tive « conservatrici » non si sarebbero mai im¬ ciò che è più che vita di fronte alla sem¬
plice vita, di una visione chiara e luminosa
poste contro la repubblica di Weimar. in opposto a tutto ciò che è oscuramento
Ma, abbiamo detto, Rivolta contro il mondo animico, istintivo e naturalistico, forma, ge¬
moderno non è un libro di storia. È piuttosto rarchia, limite quale segno di un infinito che
possiede sé stesso, Stato, Impero, ideale di
una « filosofia della storia », come l’ha chiamata
organizzazione ascetico-guerriere come nuovi
il suo autore, ossia un libro dove si vogliono Ordini — tutto ciò sta di là da Nord e da
porre dei punti di riferimento nel dominio del¬ Sud, tutto ciò è 'ario’ e ‘romano’: sono i
la storia mondiale. Questa premessa è più rispet¬ contrassegni di ogni grande ciclo costrutti¬
vo, di tutte le grandi razze segnate nel loro
tata nella prima metà, dove si descrivono, iso¬ periodo di alta tensione. In un tale segno
latamente, quasi come una serie di categorie, le possiamo marciare uniti, possiamo, uniti, far
forme del mondo tradizionale. Nella seconda si rivivere in una nuova visione del mondo i
è più sul piano di un mito della storia, un mito comuni simboli delle origini, a giustificare
la nostra lotta di oggi e a preparare la su¬
pagano, anticristiano, antidemocratico che risen¬ prema consacrazione per la nostra vittoria di
te dell’influsso di Nietzsche e di Bachofen, co¬ domani ».
me pure del razzismo tedesco, di un Wirth, di {«Il significato di Roma per lo spirito
un Rosenberg. olimpico germanico», pg. 11)
In realtà Rivolta denuncia già nel titolo —
che implica la possibilità di una levata di scudi « Nel Fascismo e nel Nazionalsocialismo, in
contro i valori moderni — il collegamento con quanto facciano valere i loro assiomi mitico-raz-
certe aspettative europee degli anni ’30. Questa ziali, Evola vede la possibilità di una nuova con¬
aspettativa rivoluzionaria, questa volontà di re¬ nessione dei popoli col mondo della Tradizione,
staurazione violenta, di « Controriforma », è il fa¬ inizio per la produzione di una storia autentica,
scismo, cui, nella chiusa della prima edizione per una nuova legittimazione delle relazioni fra
del libro, si riconosceva il merito di aver levato spirito e potenza — anzi, proprio sullo sfondo
gli « antichi e sacri simboli » dell’ascia e della della dottrina di Evola viene in luce ciò che tali
svastica contro la sovversione contemporanea. movimenti posseggono di più profondo per de¬
Tra il 1934 e il 1940 Evola verrà impegnandosi terminare un’epoca »: così Gottfried Benn, uno
sempre di più in un’azione fiancheggiatrice del dei maggiori poeti tedeschi, sulla rivista Die Li-
movimento fascista. teratur salutava l’edizione tedesca di Rivolta con-

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tro il mondo moderno. Poco sopra aveva scritto in appendice ai Saggi sull'idealismo magico ri¬
« questo libro amplia gli orizzonti di tutti i pro¬ portava questa definizione di Otto Braun, un
blemi europei in direzioni finora ignorate o na¬
adolescente tedesco caduto al fronte: « discipli¬
scoste e chi lo legge guarderà l’Europa con altri
na dello spirito, intimamente infuocato di pas¬
occhi », sì che « dopo averlo letto, ci si sente
sione, ma esteriormente rigido e temprato come
trasformati ».
l’acciaio, contenente in magnifica misura la smi¬
Potrebbe sembrare strano che già nel ’35, an¬
suratezza dell’infinito ». Altrove ha riportato
no in cui Benn scriveva queste parole, la dottri¬
l’esempio di quell’ordine dell’età delle Crociate
na di Evola, maturata lontano dalla politica, ap¬
in cui si distinguevano sei gradi: nei primi quat¬
parisse ad alcuni una specie di dimensione pro¬
tro bisognava obbedire (anche gettarsi dall’alto
fonda del fascismo.
d’una torre a un cenno del maestro), negli ulti¬
Ad un osservatore superficiale potrebbe anche mi due si godeva una libertà pari a quella degli
sembrare che tra le premesse anarchiche dell’in¬ Dei.
dividuo assoluto e il fascismo esista una specie
Dopo questi chiarimenti si comprenderà più
di contraddizione.
facilmente perché Evola abbia finito col ritrovar¬
Contraddizione apparente: la libertà di cui si non tra gli anarchici, ma al fianco delle SS.
parla Evola non è la libertà dell’uomo, ma quel¬
Mentre Evola viveva nel dominio dell’arte e
la di un super-uomo. C’è, in fondo alla filosofia
della filosofia, in Europa correvano gli anni venti
di Evola, la logica del « nulla è vero, tutto è per¬
« thè roaring twenties ».
messo »: non è vero neppure il mondo fisico, che
è il sogno di una mente più forte, e tutto è per¬ La grande guerra aveva rivelato al mondo e a
messo, perché non c’è altro Dio che l’io. Ma sé stessi singolari mistici dell’azione e della lot¬
« nulla è vero, tutto è permesso » per chi abbia ta politica alla ricerca di un mondo dove, come
raggiunto un grado di realizzazione di sé tale da diceva il reduce inglese Oswald Mosley, « anche
portarlo oltre gli stessi limiti del mondo fisico. gli eroi potessero vivere ». Lawrence d’Arabia,
Per gli altri, la via alla libertà passa attraverso Ernst Jvinger, Codreanu, von Salomon, Hitler,
la mortificazione degli istinti, dei sentimenti, del¬ Mussolini, Balbo, Muti: uomini di un mondo che
ie 'inclinazioni, che impediscono di essere liberi, di che non era più quello delle assemblee, dei par¬
comprendere che « io è un altro ». È nella disci¬ lamenti, ma dei soldati, delle squadre d’assako.
plina che si diventa liberi, signori; gli altri, quel¬ In Italia si afferma e si consolida il regime fa¬
li che si lasciano andare, sono solo servi in liber¬ scista. Evola, se da una parte respinge la quali¬
tà, gente che non ha diritto alcuno, neppure fica di fascista e non si iscrive al partito, dall’al¬
quello alla vita.
tra si trova per vocazione a fianco degli uomini
La disciplina militare affascinava Evola, che già della rivoluzione nazionale.

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in Germania, serve a far conoscere Evola come
Molte cose lo separavano da loro, soprattutto il capo di una corrente « pagana » del fascismo.
il pathos nazionalistico, ma altre lo ravvicinavano, Una seconda sortita, con la rivista La Torre,
soprattutto la comune matrice antidemocratica. non ha miglior successo. Evola vi scriveva: « Noi
Non era quello il primo tentativo di imporre al¬ non siamo né fascisti né antifascisti — l’antifa¬
l’Europa invertebrata la nuova Rangordnutig pro¬ scismo è un nulla», e anche: «Noi vorremmo
fetizzata da Nietzsche? un fascismo più radicale, più intrepido, un fasci¬
La prima sortita politica di Evola si effettua smo veramente assoluto, fatto di forza pura, inac¬
su Primato, per invito di Bottai, suo commilitone cessibile ad ogni compromesso ». Bastò una bas¬
e coetaneo. Evola afferma in una serie di arti¬ sa manovra orchestrata da alcuni mediocri, pro¬
coli che il fascismo, per essere veramente in or¬
tetti dalla tessera del partito, per far proibire là
dine con la sua etica guerriera e « romana » deve
rivista al quinto numero.
scindere le sue responsabilità da quelle del cri¬
stianesimo: Una specie di immunità all’interno del fasci¬
smo Evola la ottenne grazie a Farinacci, di cui
« Abbiamo posto un puro rapporto di condizionaiità fu amico, e di cui ha sempre lodato la lealtà e
ipotetica: se certe premesse sono accettate, allora s’im¬ l’onestà. Farinacci non era precisamente un « in¬
pongono anche certe conseguenze. Il nostro articolo scan¬ tellettuale » ma era un uomo intelligente, e com¬
dalo sor Critica Fascista cominciava cosi;
prese che Evola poteva servire alla battaglia che
«H presupposto è che il fascismo, nella sua forza più
pura, si identifichi a volontà d’impero; che la sua rievo¬ egli si era scelto, quella per un fascismo più in¬
cazione dell'Aquila e del Fascio possa non essere soltan¬ transigente, meno condizionato dalla Corte, dal
to retorica; che, ad ogni modo, questa è la condizione Vaticano, più vicino al Nazionalsocialismo. Evola
perché esso rappresenti qualcosa di nuovo, non una rivo¬
luzione da ridere, ma una resurrezione eroica». ottenne una pagina di Regime Fascista per discu¬
A chi, assumendo queste premesse, non volesse far vio¬ tere « problemi dell’etica fascista ».
lenza alla logica, ripetiamo, con assoluta indifferenza per
ogni altro eventuale vociare da parte cattolico-cristiana, Su quella pagina ebbe luogo per anni un in¬
la stessa conclusione di detto articolo: teressante incontro di collaborazioni che riunì
«Se il fascismo è volontà d’impero, esso, tornando alla i nomi più disparati come Othmar Spann e A. È.
tradizione pagana, sarà veramente sé stesso, potrà ardere Giinther, il principe di Rohan e René Guénon,
in quell’anima di cui tuttora manca e che nessuna cre¬
denza cristiana gli potrà mai dare». l’ebreo Karl Wolfskehl, esule dalla Germania, e
il capo delle SS Himmler.
È un passo imprudente: si è alla vigilia del Ma, nel complesso, l’eco destata da Evola in
Concordato, e si sospetta persino una azione sa- Italia fu minima.
botatrice. Di fronte alle proteste dell’Osservatore Sotto la protezione di Gentile vi si perpetua¬
Romano, Bottai deve sconfessare Evola. va una cultura neutra, borghese, implicitamente
Esce allora Imperialismo pagano che, tradotto
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antifascista. Ne il fascismo possedeva un’adegua¬ attenzione ben diversa da quella loro concessa
ta coscienza ideologica di Destra. in Italia. Si potè avviare un discorso per il quale
In Germania regnava un clima diverso creato in Italia mancavano persino le premesse cultu¬
dalla cosiddetta « konservative Revolution » che rali.
aveva accompagnato il sorgere del Nazismo. Vi L’azione di Evola in Germania non fu politica,
era uno Spengler con la sua morfologia antipro¬ anche se contribuì a dissipare molti equivoci e a
gressista della storia, il mito del cesarismo e preparare un’intesa tra Fascismo e Nazionalsocia¬
quello del prussianesimo militante. Vi era uno lismo. Essa investì il significato di quelle tradi¬
Jvinger, con l’idea della mobilitazione totale e il zioni cui in Italia e in Germania si richiamava¬
sogno di un tipo umano « prussiano, spartano, no i regimi, il simbolo romano e il mito nordico,
bolscevico ». C’era il circolo di Vienna, che pro¬ il significato di classicismo e romanticismo, o di
pugnava l’idea di uno stato organico e di un si¬ contrapposizioni artificiose, come quella tra ro¬
stema gerarchico del sapere. C’era, infine, il Na¬ manità e germanesimo.
zionalsocialismo, con le correnti razziste, neopa¬ Di là dalla retorica umanistica della « barba¬
gane, con la SS, un nazismo dentro al Nazismo, rie tedesca » e da quella, opposta ed equivalen¬
plasmato secondo l’immagine dell’Ordine Teu¬ te, del « formalismo romano », Evola sottolinea
tonico. l’originaria unità delle stirpi arie. Roma non è un
In quest’ambito non mancava neppure l’in¬ mito per letterati italioti e latineggianti, ma una
teresse per le scienze occulte, come si può leg¬ espressione della stessa positività nordica che ha
gere nel libro Le matin des magiciéns, pieno, creato lo stile prussiano. Di là dalla favola di una
peraltro, di fantasticherìe e di esagerazioni. È Roma burocratica ad uso di avvocati napoletani,
appunto di Pawels e Bergier la definizione del e al germanesimo di maniera dei teutomani con
Nazismo come « Guénon + le divisioni coraz¬ l’elmo bicorne, sta la realtà di Roma — « éli-
zate ». tismo, realtà olimpica e eroica, ordine, luce, pu¬
Evola fu soprattutto vicino ad ambienti con¬ ra virilità, pura azione » — e la realtà olimpica
servatori, ah’Herrenklub, dove tenne conferen¬ dell’antico mondo nordico.
ze, e ad alcuni gruppi delle SS, come quello del- Giinther, nel saggio Humanitas, aveva ricor¬
I’Ahnenerbe, che studiava la razza e le origini dato a quei suoi connazionali che volevano ger¬
arie. Strinse amicizia con Heinrich von Gleichen, manizzare la scuola a scapito del greco e del la¬
con Ferdinand Clauss, con Johan von Leers, co¬ tino, che proprio nel mondo greco e romano
me anche con Franz Altheim. Heidnischer Itnpe- si esprime quello stile di nobile calma, severo
rialismus ed Erhebung wider die moderne Welt contegno ed interiore misura proprio alle razze
furono letti, recensiti, discussi ed ottennero una bionde indoeuropee discese dal Nord. Evola ri-

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badisce il carattere nórdico-ario di Roma, pel
quale il recupero di taluni elementi nordici, « Secondo il Voluspa e il Gylfagynnìng dopo il ragna-
« prussiani », da parte del popolo italiano, e di ròkkr sorgono un 'nuovo sole’ e ’un’altra razza’; gli
'eroi divini’, o Asen, tornano sull’Idafels e ritrovano un
un certo equilibrio classico, « solare », da parte oro che simboleggia la tradizione primordiale del luminoso
de! popolo tedesco, rappresentano non uno sna¬ Asgard e lo stato originario. Di là dalle nebbie della
turamento, ma una riconquista e un’integrazione. 'Selva' regna dunque una più alta luce. Vi è qualcosa
di più forte di divenire e perire, di tragedia e di fuoco,
Il significato di Roma per lo spirito olimpico di gelo e di morte. Si ricordino le parole di Nietzsche:
germanico è appunto il titolo di una conferenza ’Di là dal ghiaccio, dal nord, dalla morte — la nostra
tenuta in tedesco in diverse città della Germa¬ vita, la nostra felicità’. Questa è veramente l’estrema pro¬
nia. In esso, dopo una chiarificazione dei concetti fessione di fede dell’uomo nordico, una professione di
fede che, in ultima analisi, può dirsi olimpica e classica...
di Stato e Impero, si trascende il contrasto tra Anche la nostalgia dell’anima nordica per le chiarezze me¬
romanticismo e classicismo nella visione dell’in- diterranee può allora superare il piano dell’estetismo e del
contro delle due luci, luce del Nord e luce del Sud: naturalismo ed acquistare il senso più profondo di un
impulso spirituale che nel dominio della realtà fisica cerca
già di cogliere il presentimento di una realtà metafisica ».
« Nella storia Nord e Sud sono stati l’oggetto di una
duplice nostalgia che di rado ha raggiunto un equilibrio
A tale riguardo la nostalgia pel Sud ha un carattere pre- Non solo in Germania si svolse l’azione di
valentemente 'fisico’ e sentimentale, quella pel Nord ha Evola.
avuto un carattere prevalentemente metafisico e spiri¬ Egli intraprese una serie di viaggi per porsi
tuale. Ancora oggi l’iuomo dell’Europa centrale e setten¬ in contatto con personalità dei movimenti na¬
trionale ha nostalgia pel Sud o come umanista, o come
colui che cerca sole e ristoro fisico e un certo ambiente zionali. Fu a Parigi, dove conobbe Monsignor
pittoresco a carattere, per lui, esotico. La natura della Mayol de Lupé, futuro « vescovo » della Divi¬
nostalgia pel Nord che talvolta si affacciò fra gli antichi sione SS Charlemagne; a Bucarest, dove s’incon¬
Mediterranei nell’epoca classica fu diverso... Nel Nord, trò con Codreanu e Mircea Eliade, allora facen¬
il sole di mezzanotte offrì loro il simbolo fisico del più
alto mistero dell’antichità mediterranea, di quello della te capo agli ambienti della Guardia di Ferro.
luce interiore che sorge là dove tramonta quella sensi¬ Codreanu è la personalità del fascismo che più
bile. Il Nord col fenomeno di un giorno quasi senza profondamente ha colpito Evola. Lo ricevette
notte a loro sembrò infine la terra più vicina a quella
della luce perenne... ». nella Casa Verde fabbricata con le loro mani da¬
gli stessi legionari, offrendogli acqua e marmel¬
lata secondo la tradizione romena dell’ospitalità.
Ma anche per l’uomo del Nord la luce del Poi gli espose la sua concezione per la quale il
Sud può divenire principio di risveglio, quando fascismo italiano si prendeva cura soprattutto del
esso lo porti oltre le unilaterali prospettive di corpo (lo Stato); il Nazionalsocialismo del san¬
un « eroismo tragico » in chiave romantica e not¬ gue (la razza), la Guardia di Ferro dello spirito.
turna: Al momento del congedo gli donò il distintivo
legionario con la grata: « Saranno le sbarre del-
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la prigione » — spiegò sorridendo. Poco dopo l’esperienza alla pubblicità, la ricerca interiore
era incarcerato e strangolato per ordine di Carol al successo.
e dei suoi consiglieri ebrei. Comunque, la notorietà di Evola andò lenta¬
Ci si può domandare perché l’azione di Evola mente crescendo, finché si giunse alla cosiddetta
non abbia mai esercitato un influsso troppo pro¬ « difesa della razza » che sembrò segnare il mo¬
fondo. In realtà Evola si è impegnato seriamente mento in cui il Fascismo volesse impegnarsi ac¬
come scrittore e come propagandista, ma non ha canto al Nazismo anche nella lotta per la visione
mai rinunciato ai suoi interessi principali, che del mondo e della vita.
sono d’ordine spirituale e individuale. Com’era
stato inconcepibile un Evola che perdesse tem¬
po nelle università per brigare una cattedra co¬ Il mito della razza
me « filosofo », così era inconcepibile un Evola
che facesse lunghe anticamere dai gerarchi per «Razze pure nel senso assoluto oggi non
ne esistono, se non nella persona di alcuni
tramare pazientemente la « sua » politica. A ciò esemplari sparsi. Ciò non impedisce che il
si aggiunga la mancanza d’una vera discussione concetto di razza pura possa esser preso co¬
all’interno del partito fascista, il conformismo im¬ me un punto di riferimento, nei termini, pe¬
perante e la facile arma offerta ai suoi denigra¬ rò, di un ideale e di uno scopo finale».
tori dai suoi interessi « magici ». («Sintesi di dottrina della razza», pg. 35)
Il vero Evola è quello che sparisce per mesi tra
le nevi ghiacciate per scrivere un libro, che al¬ La campagna della razza venne decretata nel
terna le belle donne (e furono molte) con quel¬ 1938 col fine di allineare l’Italia alla Germania
le ascensioni alpinistiche che gli servono a man¬ nella questione ebraica. Fu malamente improvvi¬
tenere in allenamento lo spirito: sata, senza cognizione di causa, in quel clima di
superficialità e di faciloneria che purtroppo ca¬
« La montagna è spirito per tutto ciò die essa implica ratterizzò gli ultimi anni del Fascismo.
quale disciplina dei nervi e del corpo, ardimento lucido,
Da un giorno all’altro, scrittori e giornalisti
disprezzo e insieme esatta misura del pericolo, spirito di
conquista e, insomma, impulso all’azione pura in un si scoprirono « razzisti » e incominciarono a far¬
ambiente di pura forza ». cire i loro articoli di parole come « razza »,
« schiatta », « stirpe », senza avere neppure una
È quello che distribuisce il tempo libero tra i idea della tematica elaborata in Germania su
tabarins di Vienna e i chiostri alpini dei Cister¬ questi argomenti. Si scoprì una « razza italiana »
censi, alla cui dura disciplina si sottomette per (evidentemente inesistente, perché gli italiani, co¬
mesi, il viaggiatore in visita alla Casa Verde e me ogni altro popolo europeo, sono una mesco¬
alla Ordensburg Crossinsee tra i laghi della Po- lanza di elementi mediterranei, nordici, alpini
merania. È un uomo che non può sacrificare etc.) e chiunque non fosse ebreo ebbe la gradita

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sorpresa di risvegliarsi « ariano » anche se il suo
È, innanzitutto, un mito antidemocratico che
aspetto era più simile a quello di un marocchi¬
riscopre i valori dell’ordine e delle differenze:
no che non a quello di un europeo.
Evola, che già un anno prima aveva pubblica¬
« Secondo la dottrina razzista, l’umanità, il genere uma¬
to una storia delle teorie razziste, Il mito del no è una astratta finzione — ovvero la fase finale, ima-
sangue, era l’unico a poter trattare la materia ginabile solo come limite, ma mai interamente realizza¬
con competenza. E lo fece infatti, in Sìntesi di bile, di un processo di involuzione, di disgregazione, di
crollo. In via normale, la natura umana è invece differen¬
dottrina della razza, che venne elogiata da Mus¬
ziata, differenziazione che si riflette, tra l’altro, appunto
solini, tradotta in tedesco e accettata come « dot¬ nella diversità dei sangui e delle razze... Il razzismo, nel
trina fascista della razza », almeno per l’estero. riguardo, si presenta come una volontà — che ben si
Per l’estero, perché all’interno, alla tesi di potrebbe definire classica — di 'forma’, di 'limite’, e di
individuazione. Esso esorta a non considerare essenziale
Evola, esplosiva contro tutti i detriti razziali e
tutto quel che, rappresentando il generico, l’informe, il
spirituali che impediscono al popolo italiano di non ancora individuato, vale in realtà come un 'meno’,
elevarsi alla normalità « ariana » dei popoli eu¬ come un residuo di materia non ancora formata... Che il
ropei, fu preferita la linea più comoda de La di¬ razzismo, a questa stregua, potenzi il nazionalismo nei suoi
aspetti positivi, è ben evidente. L’uno e l’altro rappre¬
fesa della razza, quella che esaltava la « razza
sentano una salutare reazione contro il mito sia demo¬
italiana » senza mettere in discussione nulla e cratico che collettivistico, contro il mitri della massa pro¬
nessuno. L’unico risultato fu che Evola si trovò letaria senza patria e senza volto; hanno un significato
appiccicata l’etichetta di « razzista » senza aver di affermazione della qualità di contro alla quantità, del
’cosmos’ di contro al caos, e, come si è or detto, della
avuto parte nelle leggi razziali né nel mondo in forma contro l’informe ’.
cui vennero applicate. E, poiché egli non rinnegò
mai nulla — anche perché ciò che aveva scritto
Il razzismo è poi uno strumento di lotta con¬
era molto misurato e responsabile (il De Felice
tro ogni residuo liberalistico: esso costruisce su
nella sua Storia degli ebrei italiani durante il fa¬
di una « persona » che non è più l’atomo umano
scismo pone Evola tra quelli che « imboccata una
dell’individualismo ma un’entità organica defini¬
strada la seppero percorrere con dignità e persi¬
ta dai valori del sangue, del carattere, dell’onor
no con serietà»), gli toccò in sorte di figurare
di razza. Esso supera anche la concezione astrat¬
come l’unico « razzista » italiano, mentre certi
ta della « cultura » come qualcosa che può ren¬
occasionali sicofanti antisemiti, come un Guido
dere uguale qualunque materia umana e riscopre
Piovene e un Luigi Chiarini, si ammantavano
il sapere come educazione di un tipo umano già
di rispettabilità antifascista.
predisposto da forze profonde del sangue. È una
La razza appare ad Evola come un mito capa¬
idea qualitativa, aristocratica, che si volge con¬
ce di portare dei chiarimenti all’interno del Fa¬
tro ogni mito progressista, contro la logica stes¬
scismo provocando un vero Kampf um die Wel-
sa dèli'evoluzionismo, in quanto va a presup¬
tanschauung.
porre alle origini una maggiore purezza e nobiltà.

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Evola tiene a differenziare la sua concezione naturalistici. Egli ribadisce la sua concezione fon¬
del razzismo da quella unilateralmente biologica. damentale per la quale tutto ciò che appare nel
A questo proposito, ricorda che gli antichi mondo sensibile è un modo di manifestarsi di
Indoeuropei concepirono l’uomo come triade di energie dello spirito. In questo senso, anche la
corpo-anima-spirito: corpus, anima e mens (o nascita non è un caso, come aveva già detto Pla¬
animus) presso i Romani, soma, psyché e nous tone ne La Repubblica: « Non è il dèmone che
tra i Greci; stuhla-. Unga- e karana-carìra tra gli vi sceglie, ma siete voi stessi a scegliervi il dè¬
indo-ari. Alla materialità compatta del corpo, si mone ». Dietro alle razze stanno energie invi¬
contrappone la spiritualità diffusa dell’anima, an¬ sibili formatrici: dietro alla razza nordica il ci¬
cora legata al principio animale, al mondo del di¬ clo iperboreo, la razza solare degli uomini siderei
venire, dell’istinto. La nozione indiana per l’ani¬ i cui simboli sono il ghiaccio e il fuoco; dietro
ma, linga-qarira, corrisponde infatti a quella di alla razza mediterranea sta il ciclo materno, la
« corpo sottile ». Lo spirito si contrappone al¬ razza lunare della Dea, gli uomini « argentei »
della Gran Madre.
l’anima come elemento attivo, virile a quello sen¬
timentale, femminile, come una componente « so¬ Evola inquadra le classificazioni della scienza
lare » a una « lunare ». Esso rappresenta ciò che razziale in quella particolare mitologia delle ori¬
è propriamente olimpico e divino, al di sopra gini abbozzata in Rivolta contro il mondo mo¬
derno:
non solo del corpo, ma dell’animo e delle dispo¬
sizioni psichiche. Il razzismo tedesco si era limi¬
« ...razza ed eredità non sono da concepirsi come de¬
tato a mostrare la correlazione tra un certo aspet¬ terminismi naturalistici, ma — essenzialmente — come
to fisico e l’aspetto interno: ad esempio tra la forze, come potenzialità, come energie formatrici daU’in-
snellezza asciutta del tipo nordico, la luce fredda terno e, in una certa misura, perfino dall’alto... È l’ele¬
mento super-biologico della razza che qui si desta e agi¬
dei capelli e degli occhi chiari, e una corrispon¬
sce, che non è un puro motivo polemico o un elenco di
dente freddezza, flemma, ponderatezza, o tra la caratteristiche’ da scienza naturale classificatoria o un
agilità snella e minuta del mediterraneo e una meccanismo ereditario, ma la razza vivente, la razza che
corrispondente vivacità e mobilità interiore. A davvero si porta nel sangue, anzi assai più che nel pro¬
fondo del sangue, giacché essa comunica con quelle forze
questo proposito, Rosenberg aveva scritto: « Noi metafisiche 'divine’, già adombrate dagli antichi nelle
non conveniamo né nella preposizione che lo spi¬ varie entità simboliche delle gentes e delle stirpi ».
rito crei il corpo, né nell’inversa, cioè che il cor¬
po crei lo spirito. Tra il mondo spirituale e il Avrebbe poco senso definire il razzismo di Evo-
mondo fisico non vi è nessuna frontiera netta: la un « razzismo dello spirito », perché la razza
entrambi costituiscono un tutto inscindibile ». è innanzitutto un dato psico-fisico.
Ad Evola non basta questa affermazione che, Esso è piuttosto un’analisi del fatto razziale
a suo avviso, lascia aperta la porta a equivoci integrata in una dimensione più profonda. Que-

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sta ampia prospettiva permette di dire cose assai zione massiccia dell’elemento nordico sulle altre
acute sugli Ebrei, che non sono una razza an¬ stirpi. Evola non ha molta fiducia nella possibili¬
tropologica, ma che si definiscono come un mi¬ tà di rinnovare una razza con misure eugeniche.
scuglio tenuto insieme da talune caratteristiche Per l’Italia, anche per la scarsa disponibilità del
spirituali, da una « razza dell’anima ». Per quan¬ tipo nordico, egli si limita a proporre un certo
to la forma fisica degli Ebrei possa differire da ideale umano, che chiama tipo ario-romano. La
luogo a luogo, pure vi si riconosce sempre una evocazione di una certa immagine umana è il ca¬
dominante, e i caratteri dello spirito ebraico so¬ none spirituale di una collettività. Cosi, l’arte
no sempre gli stessi: una spiccata intelligenza, greca ha elevato a simbolo dell’armonia classica
ma in senso più critico-matematico che organico la bellezza nordica. Così, oggi, alcune correnti
e costruttivo; una mobilità spirituale che con¬ beat si sono scelte a simbolo il negro, che espri¬
fina con la morbosità congiunta ad una sete di me molto bene il caos coribantico e il sudiciume
ricchezze e di piaceri sensuali; un segreto pia¬ che portano in sé.
cere di insudiciare, di demolire (Schadenfreude)
Evola proponeva di cristallizzare intorno al ti¬
che raggiunge il suo apice nella visione capovol¬ po ario-romano le migliori componenti razziali
ta del mondo di un Marx, di un Freud. La difesa presenti in Italia e di iniziare un processo di se¬
contro gli Ebrei, quale Evola la concepisce, non
lezione secondo il principio: « Il simile risve¬
ha tanto carattere discriminatorio contro i sin¬ glia il simile, il simile attrae il simile, il simile
goli, ma vuole essere una denuncia della menta¬ si ricongiunge al simile »:
lità ebraica che sta soggiogando l’Occidente.
La grande mescolanza dei sangui nell’Europa «Quanto alle condizioni particolari, esse si possono ri¬
del XX secolo impedisce di trovare dei nuclei durre alle seguenti: occorre, in pruno luogo, un clima
considerevoli di individui in cui le componenti eroico, cioè di alta tensione spirituale; occorre, in secondo
luogo, una idea-forza, che galvanizzi e plasmi le forze emo¬
corpo-anima-spirito si corrispondano perfettamen¬ zionali di una data collettivtià in modo così profondo e
te. Non solo sono frequenti tipi in cui un certo organico, come la suggestione o l’immagine di una madre
aspetto esterno non corrisponde a un adeguato che può imprimersi come realtà biologica nel figlio; in¬
aspetto interno, ma quasi tutti recano ormai i fine, occorre che in primo piano stia un tipo umano esem¬
plare, come ideale. incarnato, come espressione tangibile di
tratti di due o tre, se non addirittura di tutte quella idea, ma, in pari tempo, anche come ripresa ap¬
le razze europee: la nordica, la mediterranea, prossimata o ritorno, del tipo primordiale superiore del¬
l’alpina, la dinarica, la baitico-orientale e la fàlica. la razza pura. È allora che si inizia un -processo di evo¬
cazione, formazione, di risveglio di poteri profondi. Que¬
In Germania si inclinava ad incoraggiare una sto processo finirà col coinvolgere la stessa realtà biolo¬
maggiore prolificità della razza nordica per ripe¬ gica, sopraffarà gli elementi estranei; col perdurare del¬
tere quanto era già avvenuto all’epoca delle in¬ l’azione, farà affacciare, nelle generazioni successive, in
modo sempre più distinto, il tipo conforme. Risorgerà la
vasioni germaniche e indoeuropee, un’afferma¬ 'razza pura’».

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Il tipo ario-romano, quale Evola lo descrive, e nello stesso corpo, così è parimenti certo che esiste,
non è il vero tipo nordico, ma un tipo d’im¬ vicino a ciò, l’Italia dei tipi piccoli e neri, dai tratti e dal
pronta nordica, quello che già esistette negli an¬ sentire aiterati da incroci secolari, dei tipi sentimentali,
gesticolanti, impulsivi, profondamente e anarchicamente in¬
tichi ceppi italici e in Roma. Esso si riconnette dividualisti, un’Italia del 'dolce far niente’, dalle rime in
al ciclo «iperboreo»: proprio nel 1940 Altheim 'cuore e amore’, dai mariti meridionali gelosi, dalle donne
aveva messo in rilievo le somiglianze tra le inci¬ 'ardenti’ ma sbarrate da pregiudizi borghesi, con Pulcinelli,
sioni rupestri e i simboli solari della Valcamoni- maccheroni e canzonette... L’Italia fascista vuole piuttosto
essere e valere come un mondo nuovo di forze dure e
ca, accompagnate da iscrizioni in un linguaggio temprate, come un mondo eroico compenetrato di con¬
protolatino, e le incisioni rupestri del Bohuslàn sapevolezza etica e di tensione creatrice, avverso ad ogni
(Svezia sud-occidentale). abbandono o sfaldamento dell’anima, avente per simbolo
non le tarantelle e il chiaro di luna sulle gondole, ma i
Quest’ultima migrazione indoeuropea, caratte¬
possenti ferrei quadrati di quel passo romano, che ha il
rizzata dal rito dell’incinerazione, è (penetrata non suo preciso fac-simile nel ritmo delle parate prussiane ».
solo nel Lazio, ma anche in Grecia, coi Dori.
Roma e Sparta sono due creazioni parallele ed Queste ultime parole si leggono non senza una
etica romana, spartana, nordica, sono tutt’uno. certa ironica amarezza. Esse costituiscono la mas¬
Quegli italiani che adducono a scusa della lo¬ sima concessione di Evola al Fascismo, alla spe¬
ro insofferenza per la « rigidezza » e la « durez¬ ranza fascista, ed erano destinate ad essere presto
za » tedesca la loro latinità, dimostrano di non deluse.
aver una sola goccia di sangue di quegli antichi In effetti, il Fascismo aveva creato una atmo¬
Latini nordici che crearono Roma, ma di esser sfera di entusiasmo e di sacrifìcio, un ideale la
piuttosto italioti, mediterranei, o schiavi venuti cui luce è rimasta come cristallizzata nelle bian¬
dall’Africa e dall’Oriente. Di fronte ai Romani, che strutture del Foro Mussolini o del Palazzo
al loro « militarismo », alla loro taciturna seve¬ della Civiltà. Ma noi sappiamo oggi che questo
rità, si sarebbero sentiti a disagio, esattamente entusiasmo poggiava su fragili basi: dietro a po¬
come di fronte alla mentalità prussiana. che centinaia di migliaia di veri fascisti c’erano,
Il compito del Fascismo, quale Evola lo de¬ anche dentro al Partito, milioni e milioni di « ita¬
scrive, non è quello di coltivare un mito delle lioti » pronti a festeggiare l’Italia « liberata ».
glorie romane che serva da alibi a tutto quel « Liberata — scriverà Evola più tardi — dal
che in Italia non è romano, ma soltanto italia¬ compito di darsi una forma, una responsabilità,
no, ma piuttosto di passare al vaglio della ro¬ un destino ».
manità tutto quel che nel costume italiano non è Nessuno può dire cosa sarebbe avvenuto se
né serio, né nordico: la guerra fosse stata vinta. È certo comunque
che con Sintesi di dottrina della razza Evola, per
« Come è certo che nella razza italiana esistono nuclei la prima volta, era riuscito a fare accettare una
importanti della razza nordico-aria nello spirito, nell’anima sua tesi come tesi ufficiale del Fascismo. Si può

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immaginare che la vittoria della Germania, se¬ La guerra, che aveva travolto tante vite e tan¬
gnando la fine delle resistenze clericali e borghe¬ te speranze, segnava anche per Evola una netta
si, avrebbe schiuso a un Evola nuove possibilità cesura nella sua vita privata.
di azione. Allo scoppio della guerra contro la
Russia, Evola aveva chiesto di partire volontario.
Gli uomini e le rovine
La risposta tardò, e giunse quando ormai
l’ARMIR veniva ritirata dal fronte. Si seppe «La legittimazione più alta e reale di un
che il ritardo era stato dovuto al fatto che... vero ordine politico, epperò dello stesso Sta¬
to, sta nella sua funzione anagogica: nel suo
Evola non era iscritto al partito fascista!
suscitare e alimentare la disposizione del sin¬
L’8 settembre trova Evola in Germania. Egli golo ad agire e pensare, a vivere, lottare e
è in quel piccolo gruppo di italiani che, con Pa- eventualmente a morire in funzione di qual¬
cosa che va di là della sua semplice indi¬
volini e Farinacci, accoglie Mussolini liberato al vidualità. Tale disposizione è così reale, che
quartiere generale di Hitler. Si schiera, com’è è possibile non solo l'uso, ma altresì l’abu¬
necessario, con la Repubblica Sociale, anche se il so di essa... ».
nome -gli sembra adatto solo a confondere le idee («Gli uomini e le rovine», pg. 60)
già confuse di molti fascisti. Tornato a Roma,
dovrebbe restarvi per stabilire una rete di con¬ Nel 1948 Evola torna a Roma. Qui trova un
tatti politici alle spalle degli Alleati. Ma questi mondo di forze in fermento, una gioventù corag¬
lo hanno sulle loro liste ed egli sfugge fortuno¬ giosa ed impaziente: è il mondo del primo Mo¬
samente all’arresto da una porta di servizio. Pas¬ vimento Sociale Italiano, ancora ricco di tante
sato il fronte, si stabilisce a Vienna, dove lavora speranze.
in contatto con ambienti delle SS. Più precisa- A quel mondo, e soprattutto ai giovani, che
mente, gli vengono dati da esaminare documenti gli si stringono intorno, egli dedica un libro di
della Massoneria sequestrati dalla Gestapo nelle dottrina politica che possa servire per la rico¬
capitali europee. struzione dello Stato: Gli uomini e le rovine.
Durante la guerra era stata sua divisa « non Gli uomini e le rovine vuole essere un libro
schivare, anzi cercare i pericoli, quasi nel senso « reazionario », nel senso positivo e legittimo del
di un tacito interrogare la sorte ». termine, il libro di chi reagisce, e duramente,
Tra l’altro, non andava nei rifugi durante i contro il sudiciume del mondo democratico-mar¬
bombardamenti aerei. Questa abitudine per poco xista.
non gli fu fatale: pochi giorni prima che i Russi È tempo d’accorgersi — scrive Evola — che
dalla rivoluzione francese in poi la società eu¬
entrassero a Vienna, rimase sepolto sotto le ma¬
ropea si trova su un piano inclinato che porta
cerie. Ne uscì con una lesione al midollo spinale
alla sovversione di tutti i valori. I borghesi li-
che gli provocò la paralisi delle gambe.

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berali che nell’800 han demolito l’idea di aristo¬ sviluppi dalla società, che sia un’espressione del¬
crazia han dovuto cedere alla demagogia dei po¬ la società naturalisticamente intesa e che riceva
liticanti e dei partiti e questi, a loro volta, scal¬ la sua legittimazione dalla rappresentanza degli
zando ogni idea di disciplina, gerarchia, onor interessi materiali dei singoli. Anzi, il marxismo,
militare, preparano la strada alla rivoluzione e al che ha pensato coerentemente fino in fondo il
comuniSmo. Oggi, si potrebbe aggiungere, lo stes¬ mito borghese e illuministico della « società ci¬
so comuniSmo rischia di essere scavalcato dalla vile », pone addirittura come stadio finale, dopo
anarchia del teppismo beatnik ( il quinto stato », la dittatura del proletariato, l’abolizione dello
il cui avvento terrorizzava il Beri). È la logica Stato, considerato come una sovrastruttura creata
della « libertà » e dell’« uguaglianza » che recla¬ dalla disuguaglianza sociale.
ma i suoi diritti, è la essenza demònica del In realtà la nascita dello Stato, come anche
demos che, una volta evocata, non si riesce più l’etnologia ci mostra, è un’altra. Originariamente
a padroneggiare. 10 Stato non si identifica con la società naturali¬
Di fronte a auesta logica della sovversione non sticamente concepita, con la somma degli uomini,
ci si può appellare alla favola bugiarda e tran¬ delle donne, dei bambini, di tutto ciò che, in un
quillizzante del « progresso », né sperare che il modo o in un altro, abbia sembiante umano. Lo
papa o il padreterno aggiustino tutto all’ultimo Stato è « la società degli uomini » ( Mànnerbund ),
momento, né credere nella « pacificazione nazio¬ 11 complesso degli uomini atti alle armi, di cui si
nale » degli imbecilli del patriottismo: bisogna entra a far parte con riti di passaggio che con¬
reagire, bisogna — dice Evola capovolgendo la sacrino questa nuova qualità virile. Questa « so¬
massima evangelica — « fare ai nostri avversari cietà degli uomini » è un mondo a sé, che ha
quel che essi voglion fare a noi, ma farglielo pri¬ propri valori, onore, fedeltà, coraggio — supe¬
ma ». riori a qualunque interesse della collettività. Tut¬
Questa reazione sarà rivoluzionaria e conser¬ ti gli Stati normali, fino alla rivoluzione france¬
vatrice ad un tempo. Rivoluzionaria, perché de¬ se, si sono identificati con una minoranza diri¬
cisa a spazzar via le marce strutture democrati¬ gente, titolare di maggiori diritti, ma anche di
che, e conservatrice, perché favorevole a una ri¬ maggiori doveri, e che incarnava fisicamente 1
presa dell’idea aristocratica e qualitativa in tutti valori politici, guerrieri, religiosi.
i domini.
I valóri politici non sono una conseguenza
Innanzitutto, si dovran porre dei principi che di quelli economici, né lo Stato la « sovrastrut¬
si distacchino completamente dalle ideologie del¬ tura » di una certa società, ma appartengono ad
la sovversione. un mondo diverso, in cui si esprime il piacere di
Tutte le concezioni liberali, democratiche, co¬ lottare, di obbedire, di comandare, di seguire un
muniste, coltivano il pregiudizio che lo Stato si capo o una idea:

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« La sfera politica si definisce con valori gerarchici, eroi¬ degraderebbe a strumento di quel processo di
ci, ideali, antiedonistici e, in una certa misura, anche anti- massificazione che si chiama la ■« modernità ».
eudemonisrid die la staccano dall’ordine dell’esistenza na¬
turalistica e vegetativa; i veri fini politid sono fini in Sarà lo Stato organico, che intorno a un cen¬
gran parte autonomi (non derivati), essi si legano a tro stabile, a un’idea animatrice, lascia nella sfe¬
ideali e interessi diversi da quelli dell’esistenza pacifica, ra privata una larga sfera di autonomia. Lo Sta¬
della pura economia, del benessere fisico; essi rimandano to organico è omnia potens, non omnia facens,
ad una dimensione superiore della vita, ad un ordine di¬
stinto di dignità. Questa opposizione fra sfera politica e riconosce la libertà del singolo in tutto quel che
sfera sociale è fondamentale ». non attiene alla direzione politica, nella vita pri¬
vata, nella vita economica. Non è neppure uno
Lo Stato, portatore dei valori politici, non « stato etico » che si presenti come un sergente
solo non s’identifica, ma anzi si contrappone alla istruttore o un pedagogo con la frusta in mano:
società, come l’uomo alla donna, o come l’uomo non si tratta di mascherare da eroi i piccoli bor¬
spiritualmente inteso (itir, anér) al semplice ani¬ ghesi o la canaglia che, alla fine, resteran sempre
male umano (homo, ànthropos). quello che sono; ma di esigere eroismo politico
in alto, dai membri del partito-Ordine che incar¬
Gli antichi Germani distinguevano un « lato
fuso » da un « lato spada » dell’esistenza. Effetti¬ na Y ethos e la volontà dello Stato.
vamente, i valori economici, il benessere, la cre¬ Lo Stato organico non è né capitalista né co¬
scita pacifica della società han per sfondo quel- munista, perché non s’identifica coi sistemi econo¬
l’allevare, curare, nutrire che è proprio della mici, ma li mette al suo servizio. Del resto, an¬
donna, mentre il mondo politico e militare è un che nello stesso stato fascista, era Hitler che co¬
mandava e Krupp che obbediva, Valletta che
mondo maschile. Un vero Stato conosce qualco¬
proponeva a Mussolini che disponeva. Il vero
sa che sta al di sopra dei bilanci e delle program¬
Stato ha dell’economia una concezione strumen¬
mazioni. Esso vuol essere creatore di storia e di
tale, vede in essa un mezzo per realizzare fini
valori spirituali.
extra-economici:
Il vero Stato s’identificherà con un partito che,
al di sopra degli umori della società, incarni la « Nulla è più evidente che il capitalismo moderno è sov¬
volontà politica creatrice di storia. versione quanto il marxismo. Identica è la visione mate¬
Non un partito di massa, ma un partito di éli¬ rialistica della vita che sta alla base dell’uno e dell’altro;
identici qualitativamente sono gli ideali di entrambi, iden¬
te, un Ordine che raccolga nelle sue file una tiche, in entrambi, sono le premesse legate ad un mondo
vera aristocrazia politica. È la concezione dello il centro del quale è costituito dalla tecnica, dalla scienza,
Stato come Ordine (Ordensstaatgedanke), che fu dalla produzione e dal 'rendimento’...
Il punto di partenza dovrebbe invece essere la nega¬
già delle SS. Questo Stato non sarà « totalita¬
zione recisa del principio, formulato dal marxismo, che
rio », e cioè invadente, livellatore, irrispettoso riassume l’insieme della sovversione dianzi indicata: 'La
dell’intimità del singolo, nel qual caso esso si economia è il nostro destino’. Si deve affermare senza

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mezzi termini che tutto dò che è economia e interesse plice, la casta superiore. Essa possederà la. po¬
economico come soddisfarimento di beni materiali e delle tenza ».
appendid più o meno artificiali di essi ha avuto, ha e La « questione sociale * si sgonfierà da sola
sempre avrà una funzione subordinata in una società nor¬
male, che di là da questa sfera deve differenziarsi un or¬ quando la società industriale sarà in grado di
dine di valori superiori, politid, spirituali, eroid, un or¬ produrre beni di consumo per tutti. Di qui il
dine che non conosce e nemmeno ammette classi sempli¬ ridicolo isterismo dei comunisti contro il « neo¬
cemente economiche, che non sa né di 'proletari’ né di
'capitalisti', un ordine, solo in funzione del quale deb¬ capitalismo ». capace di saziare, e quindi di bor-
bono definirsi le cose per le quali vale davvero vivere ghesizzare, le masse. Di qui l’inconsistenza ideo¬
e morire... logica del « nuovo spirito rivoluzionario » della
L’antitesi vera non è dunque quella tra capitalismo e Cina e degli altri paesi sottosviluppati. Anche
marxismo, ma è quella esistente fra un sistema nel quale qui, nessuna vera alternativa eroica: solo il fana¬
l’economia è sovrana, quale pure sia la forma che essa
riveste, e un sistema nel quale essa è subordinata a fat¬ tismo di milioni di poveracci contro quei paesi
tori extraeconomici entro un ordine assai più vasto e più che si sono già seduti a tavola, tra cui la stessa
completo, tale da conferire alla vita umana un senso pro¬ Russia Sovietica.
fondo e da permettere lo sviluppo delle possibilità più
alte di essa ». La vera antitesi al mondo borghese non è il
proletariato o, peggio, l’estetismo da fogna de¬
gli « artisti » che civettan nei trivi della noto¬
In questa luce, cade la retorica anti-borghese
rietà borghese, ma, semmai, lo spirito militare.
del comuniSmo, il quale appartiene al mondo bor¬
Il vero Stato non ha la pretesa di trasformare la
ghese, di cui condivide i miti societari e materia¬
società in una caserma, ma fa in modo che una cer¬
listici, e che solo vorrebbe vederli più ampiamen¬
ta etica militare — col culto dell’onore e della fe¬
te realizzati. deltà, col piacere del coraggio e della disciplina
Il proletario è soltanto colui dhe non è an¬ fisica — si affermi a tutti i livelli, e in partico¬
cora diventato un borghese. È, « il borghese sen¬ lare tra i giovani. È solo mediante una certa se¬
za colletto » come suggeriva Junger negli anni verità soldatesca che si può sfuggire al destino di
’20. Non che lo Stato organico voglia erigersi a diventar borghesi.
difensore del privilegio economico: esso vuole
Borghese è il ribelle capelluto che ha bisogno
soltanto ridimensionare il pathos della cosiddet¬
della società per farsi notare; borghese l’« anti¬
ta « questione sociale ». Bisogna fare quanto uma¬
conformista » che piega la schiena di fronte al
namente possibile per migliorare le condizioni
conformismo pacifista e antibellicista; borghese
del popolo, ma occorre tener presente che la più
l’anarchico narcisista, individualista, profonda¬
alta istanza morale non è questa. A chiarimento
mente incapace di darsi una disciplina.
delle sue idee Evola cita questa frase di Nietz¬
L’antitesi allo spirito borghese non è il salot¬
sche: « Un giorno gli operai vivranno come i
to di sinistra o il bar esistenzialista, non piazza
borghesi, ma sopra di loro, più povera e più sem-

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di Spagna o Saint Germain de Prés, ma il campo, mente ghibellina, e che educa al patriottismo del¬
la palestra, la solitudine, la montagna. l’Impero, del Reich, più che a quello della na¬
Il vero Stato può nascere solo da una rivolta zione. Si tratta, in terzo luogo, di cristallizzare
antiborghese radicale, che spazzi via come borghesi intorno a questa idea imperiale europea le élites
anche gli odierni atteggiamenti antiborghesi: dei movimenti nazionali rimuovendole da sterili
rancori e sterili nostalgie.
« Il peggior male dell’Italia è ancora il borghese: bor¬
Sul piano propriamente politico bisognerebbe
ghese-prete, borghese-contadino, borghese-operaio, borghe-
se-’signore’, borghese-intellettuale: quasi segatura, sostan poi rovesciare i governi democratici nati dalla
za senza forma, nella quale non esiste più né un 'alto1 né sconfitta. Questo naturalmente è difficile, ed an¬
un "basso’. Via con tutto ciò, dovrebbe essere la parola cor più difficile è costruire qualcosa che possa
d’ordine. Solo se essa potrà venire seguita, il moto se¬
prontamente sostituirsi all’Alleanza Atlantica, al¬
condo l’altra direzione non prevarrà...
La possibilità dell’azione rivoluzionario-conservatrice di¬ la NATO, senza di che si consegnerebbe l’Euro¬
pende essenzialmente dalla misura in cui... possa agire pa al neutralismo filocomunista facendo la parte
l’idea opposta, cioè l’idea tradizionale, aristocratica, anti¬ degli « utili idioti»;
proletaria — tanto da dar luogo a un nuovo realismo
e da dar forma, agendo come visione della vita, ad un
tipo specifico di uomo antiborghese, quale sostanza cellu¬ « Per avviarsi verso una Europa Una il primo passo
lare di nuove élites, al di là della crisi di ogni valore in¬ dovrebbe essere l’uscita in blocco di tutte le nazioni euro¬
dividualistico e irrealistico ». pee dall’ONU, da questa associazione ibrida, bastarda e
ipocrita. Imperativo altrettanto ovvio sarebbe l’emanci¬
parsi sotto ogni riguardo e in egual misura dall’America
Gli uomini e le rovine si chiude con un ca¬ e dall’URSS. Tuttavia dò richiederebbe un’arte politica
pitolo sull’Europa. In effetti, la ricostruzione di sottilissima e prudente per la quale non è per nulla certo
un ordine politico, la stessa formazione di una che oggi esistano statisti europei qualificati. Infatti un
intervallo notevole fra il rigetto della tutela americana e
nuova élite, s’intreccia strettamente con la possi¬ 'atlantica’ e l’effettivo costituirsi dell’Europa come blocco
bilità di edificare un’Europa unita, argine e ba¬ unitario capace di difendersi da solo (ove dò sia possi¬
luardo contro il democratismo americano e il co¬ bile) potrebbe bastare a che una Europa ancora semi¬
muniSmo russo. inerme materialmente e spiritualmente cadesse preda del
comuniSmo e dell’URSS, in seguito a rivolgimenti interni
Si tratta, in primo luogo, di staccarsi dal pic¬ e ad aggressioni esterne. Cosi tutta un’opera di prepara¬
colo nazionalismo, di riconoscere che la patria, zione dovrebbe precedere iniziative del genere ».
la nazione sono, in fondo, associazioni meramen¬
te naturalistiche, « materne ». Si tratta, in secon¬ Anche in una materia che si limita a sfiorare,
do luogo, di concepire un simbolo politico qual è la prassi politica, Evola, con poche parole,
sovranazionale avente carattere virile, « pater¬ riesce a definire l’essenziale e a cogliere tutte le
no », di elevarsi fino ad una prospettiva imperia¬ sfumature di un problema.
le europea. Ciò in fondo è implicito in tutta la Si potrebbe chiedere quale influsso abbia eser¬
concezione della storia di Evola, che è squisita¬ citato Gli uomini e le rovine nell’ambiente del

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Movimento Sociale Italiano. Grande sui giovani e se si sposta verso quei sentieri individuali lungo
sui giovanissimi, nessuno su quella classe dirigen¬ i quali si può attraversare incolumi la foresta pie¬
te che ha chiuso il partito a ogni soffio di discus¬ trificata del mondo moderno.
sione e di rinnovamento. Delineatasi nel 1957 la Cavalcare la tigre non sta m contraddizione
crisi del partito, dispersa e sbandata la vecchia con Gli uomini e le rovine o altri libri prece¬
corrente giovanile, il M.S.I. andò sempre più ri¬ denti. La concezione di Evola è sempre la stes¬
piegando su posizioni meramente nostalgiche e sa: solo la prospettiva cambia. Questa prospet¬
patriottarde. Soprattutto, non si riuscì a imposta¬ tiva non è più sociale, ma individuale, non otti¬
re un discorso serio sul Fascismo e sulla respon¬ mistica, ma pessimistica.
sabilità di dirsi fascisti: da una parte, stavano Cavalcare la tigre è il breviario di chi deve
quelli che confondevano il Fascismo con un con¬ vivere in un mondo che non è il suo, senza farsi
servatorismo borghese e papalino; dall’altra certi travolgere, forte della sua invulnerabilità. In que¬
squallidi « sociali » che scambiavano Mussolini sto senso, esso ci ricorda i manuali di un Sene¬
con Pietro Nenni e il Fascismo con una specie ca, di un Epitetto, di un Marco Aurelio, sorti in
di social-democrazia tricolore. uno stesso clima di decadenza e improntati da
Ovunque, poche idee, poca cultura, nessuna uno stesso spirito di stoica incrollabilità.
fantasia.
Lo sfondo di Cavalcare la tigre è lo sfacelo
D’altra parte, quei giovani che uscirono dal
del mondo moderno, desolante nelle forme con¬
partito, si chiusero presto in sterili gruppetti con¬
clusive della sua crisi, ma non privo di possi¬
tribuendo con la loro assenza al deperimento
bilità in quanto « negazione di una negazione ».
del partito.
Non occorre esser seguaci di questa o quella
Di fronte a questa situazione Evola, pur conti¬
particolare visione della. storia per convenire che
nuando a dare il suo aiuto a quelle forze che,
l’era contemporanea presenta i caratteri di una
fuori e dentro il M.S.I., lottavano per un rinno¬
epoca in dissoluzione.
vamento dell’ambiente nazionale, venne poco a
Irruzione di masse, città informi che si dilata¬
poco allontanandosi dalla prospettiva politica.
no, instabilità sociale, demonìa dell’oro e del ses¬
so, miti effimeri e febbrili, gusto del gigantesco
Cavalcare la tigre e certo sentimento del provvisorio: questi i se¬
gni distintivi d’un tempo in cui l’uomo, più che
« Chi cavalca la tigre non può scendere ».
vivere, è vissuto da processi collettivi ed istinti¬
(Proverbio orientale)
vi che egli non controlla che in minima parte.
Il ristagno della situazione interna italiana alla Il mondo moderno è una tigre scatenata ma,
fine degli anni ’50 spinge Evola verso soluzioni « chi cavalca la tigre non può scendere », ammo¬
personali del problema della vita. Il suo interes¬ nisce un proverbio orientale. Tanto vale restare

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in groppa e aspettare che la tigre, esausta, crolli pidità di questo mito, resta il fatto incontesta¬
a terra, poiché le forze elementari ridestate alla bile che proprio là dove le masse han raggiunto
fine dei tempi « per essere prive di connessione il maggiore benessere ci si trova di fronte al di¬
con qualsiasi principio superiore, hanno, in fon¬ lagare del nulla.
do, la catena misurata ». Nel « mondo dove Dio è morto », dove una
Intanto, posto che taluni contenuti sociali e regola dell’agire consacrata dalla tradizione o dal¬
sentimentali saranno inesorabilmente bruciati nel¬ l’abitudine è perduta, l’uomo trova la sua mise¬
la fase d’autoconsunzione del mondo moderno, sa¬ ria, il suo pericolo e la sua grandezza nel trarre
rà bene prender per tempo le proprie distanze una legge da sé stesso.
distaccandosi da quel che è caduco e attestandosi Questa situazione trovò un’eco drammatica
su ciò che invece, per sua natura, non può esser in Nietzsche che, in tempi in cui un ateismo
distrutto. Poiché, in tempo di crqlli, chi meno superficiale festeggiava la rescissione dei vincoli
s’appoggia meno cade. religiosi, protestò che non bastava esser liberi
da qualcosa, ma occorreva esserlo per qualcosa.
Una delle prime cose ad andar distrutte è stato
Con ciò si poneva l’esigenza di ritrovare un cen¬
il sentimento cristiano della vita.
tro dell’essere di là dai concetti di Dio, di Bene,
Che il cristianesimo sopravviva come organiz¬ e di Male propri delle religioni di origine semiti¬
zazione e come morale sociale, è un fatto. È un ca. Ma Nietzsche trovò il suo limite in una men¬
fatto altrettanto certo che il divino, il senso reli¬ talità sostanzialmente naturalistica. Egli, come
gioso della vita non dice più nulla a una società Evola pone in luce nel corso di una critica pene¬
lanciata alla conquista di beni materiali. « Dio è trante, finisce col darci un bene e un male natu¬
morto » annunciò Nietzsche già novantanni fa. ralistici, che sono rispettivamente un più di vita
Se alla fine del secolo questo sentimento della (i forti) e un meno di vita (i déboli), presup¬
sconsacrazione del mondo era il dramma di po¬ ponendo la vita come alcunché di continuamente
chi chiaroveggenti (Nietzsche, Dostoevskij, Rim- ascendente, mentre l’osservazione quotidiana trop¬
baud), dopo la prima guerra mondiale, e ancor po spesso ce la mostra bramosa soltanto di con¬
più dopo la seconda, il senso dell’assurdità della servarsi alla meno peggio.
vita ha guadagnato vaste masse. Fenomeni come In realtà, non si può cercare nella vita, che
quelli dei teddy-boys, dei beatniks, degli halb- non ha senso alcuno all’infuori della conserva¬
starker, degli esistenzialisti, degli angry-men so¬ zione di sé medesima, un criterio di moralità,
no, per Evola, chiaramente indicativi di un sen¬ di libertà, di valore.
so di vuoto che si diffonde per la società. Ma solo il teista crederà che questo valore sia
I marxisti pretendono di colmare questo vuo¬ ritrovabile soltanto nel dogma, nella fede. Esiste
to con quello che Evola chiama « il mito econo- una radice di libertà metafisica che è innata, esiste
mico-sociale ». Ma, anche al di là della bassa stu¬ nell’uomo qualcosa d’increato, di incondizionato,

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d’indistruttibile. È questa dimensione dell’es¬ magnetico di ebrezza, completamente opposto a quello
che deriva dall’apertura estatica d mondo delle forze
sere che occorre evocare imponendosi una di¬ pl/rm-nf.'iri, dell’istinto e della 'natura’. In questa specia¬
sciplina che ha la sua giustificazione in sé stessa lissima ebrezza sottilizzata e storbidata devesi vedere l’ali¬
e il cui fine è la rimozione di quel che è spon¬ ménto vitale necessario ad una esistenza allo stato libero
taneo, accidentale e il risveglio di quel che è li¬ in un mondo caotico abbandonato a sé stesso ».
bero, necessario. Bisogna imparare ad agire per
l’azione in sé stessa, senza guardare a vantaggi. Chi sia riuscito ad attivare in sé questa diversa
Bisogna fare di quest’azione un piccolo cosmo, corrente del vivere comprenderà la trascendenza
perfetto in sé stesso, libero da speranza e da ti¬ non come un dogma, ma come un’esperienza.
more. Bisogna imparare a vivere nella dimensio¬ Quel che tramonta è una religione particolare, il
ne atemporale della vita, come se ogni giorno cristianesimo, ma la realtà metafisica non ne vie¬
fosse l’ultimo. Bisogna esser pronti « ad essere ne minimamente intaccata:
eventualmente distrutti senza per questo essere
« ...un insieme di concetti che nell’Occidente cristiano
vulnerati » per cogliere da questa disposizione sa¬
sono stati considerati come essenziali e imprescindibili per
crificale il senso di una super-vita. qualsiasi ’vera’ religione — il dio personale del teismo,
Chi abbia raggiunto questo livello — e non è la legge morale con le sanzioni del paradiso e dell’inferno,
da tutti — potrà anche gettarsi nei gorghi più la concezione ristretta di un ordine provvidenziale e di un
finalismo 'morale e razionale’ del mondo, l’atteggiamento
vorticosi della modernità « cavalcando la tigre »:
dèlia fede su base prevalentemente emotiva, sentimentale
e subintellettuale — tutto ciò può invece esulare da una
« ...sicuro di sé per aver oome centro essenziale della visione metafisica dell’esistenza, concezione che risulta uni¬
persona l’essere, e non la vita, può andare incontro a versalmente attestata nel mondo della Tradizione... Cade
tutto, può abbandonarsi a tutto e a tutto aprirsi senza repidermide morale di un Dio che aveva finito col fare
perdersi: accettare dunque ogni esperienza, ora non più da oppiaceo e da controparte della piocola morale sosti¬
per provarsi e conoscersi ma per sviluppare tutte le pro¬ tuita dal mondo borghese alla grande morale. Ma il nu¬
prie possibilità, in vista delle trasformazioni di sé che cleo essenziale, dato da dottine metafisiche, sovrasta ogni
possono prodursi, dei contenuti nuovi che possono per dissoluzione ».
tal via offrirsi e rivelarsi.
...la capacità di aprirsi senza perdersi, proprio in un
periodo di dissoluzione è di particolare importanza. È la Delineati i tratti de « l’uomo la cui libertà non
via per sovrastare ogni eventuale trasformazione, comprese signica rovina » Evola, dopo una magistrale cri¬
le più pericolose: il limite ultimo potendo essere indi¬ tica dell’esistenzialismo, considera i processi di
cato in quel passo delle Upanishad dove si parla di colui dissoluzione del dominio della personalità.
contro cui la morte non può nulla, perché essa è divenuta
parte del suo essere. Anche qui, ciò che è minacciato è l’individuali¬
Vi è dunque il coesistere di un distacco con l’espe¬ smo di tipo borghese, libertà, censo, cultura, con
rienza pienamente vissuta, il ricorrente connubio fra il quel che di positivo, ma anche di fragile, poteva
calmo 'essere’ e la sostanza della vita. Il risultato di
essergli proprio.
questo connubio è, essenzialmente, un genere tutto spe¬
ciale, lucido, potremmo dire quasi intellettualizzato e Può darsi che i processi di livellamento in at-

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to frantumino molte « personalità », molte « ani¬ dividuo ». Se il grazioso, il sentimentale, lo psi¬
me belle », molti cuori in ammirazione di sé stes¬ cologico sbiadiscono, la realtà guadagna in eviden¬
si, e, certo, quel che ne risulterà sarà un opaco za e, come in tempi primordiali, il mondo sta
squallore di masse. Ma anche qui la distruzione « freddo e chiaro, calmo e stabile ».
minaccia alcunché di accidentale, di periferico: il Si desta un nuovo senso della natura concepita
nucleo dell’Io, per chi sappia ritirarsi in esso, re¬ come ciò che è fermo ed oggettivo, in un’eviden-
sta libero. va quasi metafisica. L’oleografico, il pittoresco
Il problema è concepire un anti-individualismo non parlan più all’anima capace di intuire una
positivo e di restaurare in sé l’immagine « tipi¬ nuova dimensione del mondo:
ca », formatrice, che sovrasta l’individuo con le
sue piccolezze. Non si tratta di andare al di sot¬ « Se per la generazione borghese la natura era una
specie di intermezzo idillico domenicale della vita citta¬
to, ma al di sopra della personalità, verso ciò che
dina, e se per la generazione più recente essa è la scena
è « tipico », eterno. dove prorompe la sua ottusa, invadente e contaminatrice
L’uomo superiore che Evola descrive non s’im¬ bestialità, per il nostro uomo differenziato essa è una
scuola deU’pggettivo e del-lontano, è qualcosa di fonda-
branca, non si appiattisce, ma si tiene pronto a mentale" nel senso che egli ha dell’esistenza e va a pre¬
disfarsi di molte remore come chi si arruola in sentare un carattere totale. Appare chiaro a questa stre¬
un esercito rinuncia non solo agli abiti e ai ba¬ gua dò che si è detto più su: si può parlare di una na¬
gagli ma a molte abitudini e a molte frivolezze tura che nella sua elementarità è il grande mondo dove i
panorami di pietra e di acciaio delle metropoli, le vie
dell’«io». «Impersonalità attiva»: questa è la rettilinee senza fine, i complessi funzionali di quartieri
formula con cui « si cavalca la tigre. » quando es¬ industriali stanno sullo stesso piano, ad esempio, delle
sa si avventa a sbranare ogni intimità personale. foreste immense e solitarie nel segno di una fondamen¬
tale austerità, oggettività e non personalità... non vi saran¬
Non « impersonalità passiva », subita, il « cervel¬
no paesaggi più 'belli’ di altri, ma paesaggi più lontani,
lo all’ammasso » del gregge comunista o la pro¬ più sconfinati, più calmi, più freddi, più duri, più pri¬
miscuità del branco di scimmie beatnìk. Avere mordiali di altri: il linguaggio delle cose, del mondo,
una personalità, ma esser pronti a passarci sopra, non è colto fra alberi, ruscelli, bei giardini, dinanzi a
tramonti oleografici e a romantid chiari di luna, ma
pronti a disfarsi di molti sentimenti come di uno piuttosto in deserti, rocce, steppe, ghiacdai, neri fjords
zaino pesante che non si può portare sotto il nordid, soli implacabili dei tropid, grandi correnti -—
fuoco nemico. In questo senso, l’insegnamento di \ppunto tutto dò che è primordiale e inaccessibile ».
Evola è anche una filosofia della guerra totale,
questa tipica manifestazione dell’avanzata moder¬ Chiarita la linea sulla quale ci si può lasciare
nità, la necessaria controparte della sua crescita alle spalle la dissoluzione dell’individuo, Evola
mostruosa. affronta il problema della dissoluzione della scien¬
Guardando il problema in questa prospettiva, za e dell’arte.
cade il pathos borghese dell’« anima », dell’« in¬ La scienza, che cent’anni fa i positivisti vede-

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vano erede della filosofia, è passata attraverso finisca nel sudiciume, che la psicologia sbocchi
radicali ripensamenti (geometrie non euclidee, nella morbosità, è logico, cosi come è logico che
teoria dei quanta etc.), sì che ci si presenta come la democrazia finisca nel comuniSmo. Il mondo
un cantiere di ipotesi di lavoro praticamente ef¬ tradizionale conobbe l’arte come espressione og¬
ficaci ma impotenti a darci qualunque verità ge¬ gettiva di una visione del mondo; come tempio,
nerale. C’è, in fondo alla scienza, un nichilismo cattedrale, come scultura o affresco integrato in
assoluto perché, se essa pone a disposizione del¬ un complesso più grande. Conobbe l’arte come
l’uomo forze materiali sempre più ingenti, non manifestazione della vita spirituale organizzata,
per questo è capace di rendere l’uomo più forte, non l’arte scissa, privata, intimistica, il museo,
o più sicuro di sé, mentre le nuovissime ipotesi l’accademia, il salotto letterario. Di fronte alle
escludono che la scienza possa mai dirci qualco¬ forme estreme, polemiche in cui l’arte borghese
sa circa le verità ultime della vita e della morte. si dissolve, di fronte alla volgarità e al cretini¬
Anche se qualcuno ha potuto farsi illusioni, ri¬ smo avanzante, non sarà il caso di turbarsi più
mane l’inettitudine fondamentale della scienza a del necessario.
darci una visione del mondo. Il tipo differenziato di cui Evola tratta passa
incolume tra la dissoluzione della scienza e quel¬
Poiché, secondo quanto dichiara uno dei mas¬
la dell’arte perché né all’arte né alla scienza chie¬
simi fisici del nostro tempo, Heisenberg, « l’og¬
getto della ricerca non è più l’oggetto in sé, ma de le sue certezze.
Cavalcare la tigre si chiude con un capitolo
la natura in funzione dei problemi che l’uomo si
sulla morte. In effetti, la morte è una possibilità
pone ».
da tener sempre presente in un’epoca che si c
« Il sistema della scienza — scrive Evola al¬
aperta e si chiuderà in mezzo a caotici sconvol¬
la fine della sua acuta disamina del mito scienti¬
gimenti. Ed è — come già nello stoicismo — la
sta — è una rete che si stringe sempre più intor¬
verifica della propria libertà.
no a un quid che, in sé, resta incomprensibile,
La prospettiva della morte non può aver nulla
al solo fine di poterlo assoggettare a fini pra¬
di drammatico per chi, di là dall’idea di un Dio
tici ». personale e dall’idea correlativa dell’ateismo, sa
Accanto alla dissoluzione del conoscere, che che l’essere dell’uomo non comincia con la na¬
tocca pochi interessati, sta la dissoluzione dell’ar¬ scita e non finisce con la morte:
te che investe clamorosamente i gusti del grosso
pubblico. La posizione di Evola, anche per la sua « In generale, ma in particolar modo in un’epoca cao¬
raffinata conoscenza dell’arte moderna, non può tica e in dissoluzione come l’attuale, può riuscire difficile
essere quella del filisteo che si aggrappa a certe cogliere il senso dell’apparire dell’essere che si è, nelle
vesti di una persona così e così determinata, che vive in
forme terminali del mondo borghese. un dato tempo e in un dato luogo, che attraversa queste
Che il romanzo si disintegri, che l’intimismo esperienze di cui questa sarà la fine: è come la sensazione

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confusa della regione che si percorre nel viaggio not¬ vera la teoria della Geuxrrfenbeit, «di un assurdo 'esser
turno, dove solo saltuariamente brevi luci disperse rendo¬ gettati’ dentro il mondo e dentro U tempo, oltreché in
no visibili alcuni tratti del paesaggio attraversato. Tut¬ un clima in cui la stessa esistenza fisica non può non pre¬
tavia deve mantenersi il sentimento, o il presentimento sentare una crescente insicurezza. Se si volesse permettere
di chi, salito su di un treno, sa che ne scenderà, e die alla mente di soffermarsi su di una ipotesi ardita il che
quando scenderà vedrà anche tutto il cammino percorso; potrebbe anche essere un atto di fede in senso superiore
e andrà oltre». — una volta respinta l’idea della Gezvorfenheit, una volta
concepito che il vivere <jui, ora, nel mondo, ha un senso
per essere sempre l’effetto di una scelta e di una volontà,
Nel problema della morte è contenuto il pro¬
si potrebbe persino ritenere che proprio la realizzazione
blema del suicidio cbe, a suo tempo, nel quadro delle possibilità dianzi accennate — maggiormente coperte
di ima religiosità romana, virile, non cristiana, e meno concepibili in situazioni diverse e più desiderabili
come la stoica, fu considerato lecito. Anche qui dal punto di vista soltanto umano, dal punto di vista
della "persona” — sia la ragione ultima e il significato di
Evola riafferma la libertà dell’uomo liberato dal¬ quella scelta da parte di un 'essere’ che per tal via ha
le passioni su tutti gli atti della propria vita, voluto misurare sé con una difficile misura: proprio nel
compresa la morte. vivere in un mondo opposto a quello conforme alla sua
natura, cioè opposto al mondo della Tradizione ».
Ma, mentre riafferma questa libertà, avverte la
contraddizione insita nell’atto di chi si toglie la
vita. Infatti, poiché l’io e l’essere sono la stessa È questa l’idea ricorrente in Evola, quella che
cosa, il nascere. Tesser qui, è sempre, in un certo emerge dai primi libri filosofici, e che, significa¬
modo, atto di libera scelta dell’Io. tivamente, ritorna in queste ultime pagine dell’ul¬
timo libro importante: l’esistenza è il troncone
Il punto è proprio questo: risalire a quell’atto
di una spada la cui altra metà è l’Essere e che si
invisibile della nostra volontà e non inciampare
può recuperare solo in quanto si accetti l’Essere
nei suoi effetti come in alcunché di estraneo, di
come l’altra metà di noi stessi.
casuale, di irrazionale:
È il nodo centrale, quello che dà o toglie sen¬
« ...l’avvertire in sé una qualsiasi impazienza, una qual¬ so al tutto. Non un dubbio che si risolve a lume
siasi insofferenza o anche un qualsiasi tedio non atteste¬ di logica, ma un nodo che si scioglie con un
rebbe forse la presenza di un residuo troppo umano, di « atto di fede superiore », come col taglio di
qualcosa di non ancora risolto nel senso deU’eternità o,
per lo meno, delle grandi distanze non-terrene e non tem¬ una lama.
porali? E se così fosse, non si sarebbe forse tenuti, di Chi possa questo, rinverrà il troncone perduto
fronte a sé stessi, a non agire? della spada saldando immanenza e trascendenza.
...Elevarsi di là da ciò che può essere comprensibile alla
luce della sola ragione umana e raggiungere un alto li¬ Allora la contrada intraveduta tra le luci della
vello interiore e ima invulnerabilità altrimenti difficile notte si risolverà in chiarore solare e sarà chiaro
a conseguire, sono forse delle possibilità che, attraverso il senso del viaggio.
reazioni adeguate, si offrono proprio nei casi in cui il
« We westerners of ibis comolex age, monks in
viaggio nelle ore di notte non lascia scorgere quasi nulla
del paesaggio che si attraversa, in cui sembrerebbe essere our body's cells », scriveva Lawrence d’Arabia

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che fu, oltre che un soldato, un uomo consape¬ uomo deciso a non farsi ferire nell’animo da ta¬
vole della difficoltà dei tempi. luni crolli che avverranno intorno a lui, a far sì
Certo, poco monacale potrà apparire ad un che « ciò su cui io non posso nulla, non .possa
occhio superficiale l’uomo differenziato di Evola, nulla su di me ».
pronto a vivere nel cuore stesso del mondo mo¬ È vero che Evola si spinge a dire che « po¬
derno e a servirsi dei suoi veleni -— droga, ses¬ trebbe essere perfino opportuno contribuire a
so, anarchia -— come contravveleni. Ma dovrà che quel che già vacilla e appartiene al mondo
saper vivere sulla linea di una vigilanza estrema di ieri cada, anziché cercare di puntellarlo e di
che è monacale e militare, dovrà continuamente prolungargli artificialmente l’esistenza » ma per
rovesciare le valenze negative del mondo moder¬ soggiungere subito dopo: « 11 rischio di un simile
no facendo dei suoi rapporti con esso un puro comportamento è evidentissimo: non è detto chi
esercizio di forza. avrà l’ultima parola ». Soprattutto, non si dovreb¬
Dovrà agire senza farsi coinvolgere, forte di be mai dimenticare la premessa iniziale, dove
quella nudità interiore in cui Meister Eckart ve¬ Evola afferma espressamente che Cavalcare la ti¬
deva la caratteristica dell’uomo di Dio sicché gre non è un libro per tutti, ma per un uomo
« la porta sbatta, ma il cardine resti fermo ». d’eccezione, « per quei pochi — diceva Nietzsche
— di cui a volte non esiste nessuno »: « Vi sono
verità che tagliano come lame affilate: bisogna te¬
Sguardo complessivo sull'opera di Evola nerle nel fodero ».
Ma gli equivoci intorno ad Evola non vengono
« Grandezza significa dare una direzione »
solo da Cavalcare la tigre.
Nietzsche
Altri vi sono stati che da altri libri han trat¬
Cavalcare la tigre è uno dei libri più impor¬ to pretesto per atteggiamenti « reazionari » appar¬
tanti di Evola e uno dei più malcompresi. tenenti piuttosto al folklore che alla politica, per
Esso non è in nessun modo un invitò a la¬ riesumazioni « borboniche » o « medievalistiche ».
sciarsi trascinare dalla corrente (o, peggio, dalla Costoro dovrebbero ricordare che la Tradizione
moda) né ad incrociar le braccia e aspettare che non si identifica con nessun contenuto ma si
« il ciclo finisca ». reincarna in forme sempre nuove.
Purtroppo, la fragilità del materiale umano Lo stesso discorso va fatto a quelli che da
affiorato in questi anni di contro-selezione si è Evola han ricavato stimoli « cattolico-tradiziona¬
rivelata anche nella cerchia dei lettori di Evola: listi ». È vero che Evola, di là dalle naturali ri¬
la debolezza è sempre in cerca di alibi, e ne tro¬ serve verso il tipo della spiritualità cristiana, ha
va dovunque. In realtà, chi « cavalca la tigre », riconosciuto al cattolicesimo medievale la dignità
non è amico della tigre. È semplicemente un di una tradizione all’interno della Tradizione. Ma,

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pur scrivendo esplicitamente che, se il cattolicesi¬ s’inquadrano nello stesso panorama della Roma
mo fosse in grado di creare un nuovo Medioevo, della decadenza dove lussuriose matrone, tra una
bisognerebbe accettarlo, ha anche affermato che orgia e l’altra, civettavano coi culti orientali e
questa è una pura ipotesi e che la Chiesa dei no¬ col cristianesimo.
stri giorni, con la sua carica « sociale », democra¬
Contro questo spiritualismo morbido Evola ha
tica, egualitaria è praticamente uno strumento
preso posizione in Cavalcare la tigre:
della sovversione.
Altri ancora vi sono stati che han preso pre¬ « ... non v’è dubbio che la grandissima parte dei fatti
testo dai libri di Evola dedicati alle tecniche di interpretati come preludio a una nuova spiritualità hanno
realizzazione spirituale per le più assurde vel¬ semplicemente un carattere di 'seconda religiosità’. Essi
rappresentano qualcosa di promiscuo, di sfaldato, di sub-
leità « magiche » e, senza neppure aver raggiunto
intellettuale. Sono come le fluorescenze che si manifestano
una mediocre perfezione umana, han creduto di nelle decomposizioni cadaveriche... può ben parlarsi, anco¬
poter ambire ad una perfezione divina. ra col Guénon, di 'fessure della grande muraglia’, di pe¬
ricolosi cedimenti di quella cintura di protezione che, mal¬
Questi farebbero bene a rileggersi alcune frasi grado tutto, nella vita ordinaria preserva ogni individuo
di Evola come: « La personalità oggi è nel più normale e dalla mente lucida dall’azione di forze oscure
dei casi solo un compito, qualcosa di inesistente, reali nascoste dietro la facciata del mondo dei sensi e
a che sia il caso di tendere a quel che sta di là sotto la soglia dei pensieri umani formati e consapevoli.
Da questo punto di vista, il neo-spiritualismo appare esser
da essa ». dunque più pericoloso dello stesso materialismo o positi¬
In effetti, nessuno è più ridicolo di quelli che, vismo, il quale, se non altro, con la sua primitività e la
senza aver neppure risolto i problemi di questa sua miopia intellettuale rafforzava quella cinta, Ihnitatrice
sì, ma anche protettiva ».
vita, si fissano proprio su quei libri di Evola che
pongono il problema di una super-vita.
Oltre tutto, dhi volesse mescolare Evola a cer¬
Lo stesso discorso vale anche per quelli che, te torbide novità del più recente costume occi¬
privi di un’adeguata prospettiva storica, han con¬ dentale, dimostrerebbe di non aver compreso nul¬
fuso certe forme di esotismo religioso che fiori¬ la àeìV ethos severo e sprezzante che sta dietro al
scono ai margini delle civiltà in decadenza con suo insegnamento, un ethos anti-moderno e anti-
un nuovo principio. La moda del buddismo, del¬ intellettuale in sommo grado. Lo stesso valga per
lo Zen, 1 vari misticismi in voga tra gli hyppies coloro che nutrissero illusioni circa sospetti « ri¬
o i beatniks, appartengono in realtà a quella che torni alla natura » accarezzati nei soliti ambienti
Spengler chiamava « seconda religiosità », non la beat. Anche qui, si tratta di fenomeni regressivi,
religiosità virile delle origini, ma il misticismo che non rappresentano nessun « principio », ma
crepuscolare con cui un’umanità di deboli si dro¬ la fine della fine, lo sprofondamento di un’anti¬
ga aspettando la fine. Gli hyppies, che tra una ca cultura nel caos degli istinti originari.
sigaretta alla marjuana e l’altra parlano di Zen,
Ma, una volta di più, Evola ha parlato chiaro:

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dine della semplice ragione à rappresentare lo
« ...è da accusare, in genere, l’equivoco proprio alla for¬
mula di un 'ritorno alle origini’ confuso con un ritorno spirito.
alla 'Madre Terra’ e, appunto, alla 'Natura’. Per il fatto È perciò che l’opera di Evola è anche antira¬
che sia stato spesso male applicato, non è meno giusto
zionalistica, non perché indulga a forme di irra¬
l’insegnamento di quella teologia, secondo la quale per
l’uomo non è mai esistito uno stato puramente natu¬ zionalismo, ma in quanto ridicolizza una ragione
rale’; egli fin da principio è stato posto in imo stato incapace di comandare al corpo e ai fenomeni.
’supematurale’ dà cui poi decadde. In effetti, per luomo
Di qui anche l’antistoricismo di Evola pel quale,
in senso proprio, tipico’, non può trattarsi mai di quelle
'origini’ e di quella 'Madre’ in funzione di cui il sin- dietro a ogni storicismo, c’è una « astuzia della
gdo non supera la promiscuità, non solo coi suoi simili, ragione », non nel senso hegeliano del termine,
ma altresì con le spede animali. Ogni 'ritorno alla na¬ ma in quanto la ragione astratta dei professori
tura’ (formula che, generalizzando, può anche includere
ogni protesta in nome dei diritti dell’istinto, dell’inconscio, e dei filosofi astutamente vi si atteggia a crea¬
della carne, della vita inibita dall’ 'intelletto’ e via di¬ trice di quel che è avvenuto senza di lei. Anche
cendo) è un fenomeno regressivo». la psicoanalisi esce malandata dalla critica di Evo-
la, che non nega i fatti descritti dalla psicoàna-
In realtà, Evola ha sempre parlato chiaro, e
lisi, ma li inquadra in un visione infinitamente
quelli che lo hanno frainteso devono accusare
più vasta e profonda della psiche umana:
solo sé stessi. Questa chiarezza, questa logica che
non ‘ammette errori o .scappatoie, è proprio una
« E’ noto che svegliare un sonnambulo in marcia su
delle maggiori energie educative contenute nel¬ baratri è il miglior modo di farlo precipitare. L’ignoran¬
l’opera di Evola. za, in alcuni casi, è una forza: rimossala per sormontare
La quale si presenta come una costruzione or¬ qualche forma patologica del contrasto fra l’Io e il sub¬
ganica, completa nelle sue parti e in cui, da ogni conscio non è che si possa richiamarla in tutti gli altri
casi ih cui lasciare alla personalità una illusione di auto¬
parte, si può trarre un orientamento per una vi¬ nomia sarebbe salutare, perché questa illusione può esse¬
sione del mondo antidemocratica, antimarxista, re pragmaticamente efficace, e, date certe premesse, può
antilluministica. servire da base per uno sviluppo superiore. Inoltre, l’at¬
Antidemocratica, non soltanto perché contraria tenzione psicoanaliticamente richiamata e concentrata sulle
radici della volontà di piacere insieme a tutte le sugge¬
alla democrazia politica, ma perché favorevole a stioni di un ordine demonico-sessuale produce una vera
una ripresa dell’idea aristocratica e qualitativa a fascinazione, la quale moltiplica le vie d’aocesso ai già mi¬
tutti i livelli. nati recessi ddl’Io e propizia l’emergenza delle influen¬
ze più buie e contaminati in agguato nel "subliminale”.
Antimarxista, quale negazione rivoluzionaria di
La forza di queste affermazioni si accresce, quando la psi¬
ogni materialismo e volontà di restaurare, al di coanalisi diviene uno stato d’animo che, come è avve¬
sopra dell’economia, il puro principio politico, nuto in certi ambienti ove essa è venuta alla moda ed è
affinché l’economia non sia più il nostro destino. stata ripresa da certa letteratura estemporanea, ha già del
collettivo. A parte alcuni casi specialissimi di psicoterapia,
Antilluministica, per il suo rifiuto del mito
la psicoanalisi è un pericolo quando non permetta a sé
progressista e per la consapevolezza dell’inettitu¬

103
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stessa una disciplina volta a formare una unità spiritua¬
Non deve sorprendere perciò se la gioventù di
le, una personalità vera al luogo di quella esteriore e in¬
consistente creata dalle convenzioni sociali... ». estrema Destra ha guardato ad Evola come al
suo maestro, con venerazione, talvolta con setta¬
In realtà, è difficile trovare un problema che Evo- rismo. In effetti, tutto quel che di serio è stato
la non abbia considerato. Anche quelli che sembra¬ pensato in quell’ambiente, i tentativi fatti per
superare le banalità patriottarde e cattolicheggian-
no .affascinare di più i contemporanei, come la dro¬
ti in cui si voleva imprigionare l’eredità del Fa¬
ga, o .il sesso, su cui esiste la Metafisica del sesso,
scismo, recan la traccia dell’insegnamento di Evo-
apparsa nel ’58 e subito tradotta in francese e in
la. E il processo alla gioventù neofascista del
tedesco. In essa Evola investe i significati pro¬
1950, quello in cui si trascinò Evola sul banco
fondi dell’esser uomo e dell’esser donna, mostran¬
degli imputati quale « istigatore », ha ancora un
do una vastissima conoscenza della letteratura sul
suo valore di simbolo.
sesso, e non soltanto di questa.
Solo la stupidità intelligente di molti « intellet¬
Si potrebbe anche definire l’opera di Evola an¬
tuali » della Destra — gente che scrive sui giornali
tiromantica, se per romanticismo si intende, nel
e orecchia i problemi più che studiarli — ha im¬
senso corrente del termine, ogni forma d’inquie¬
pedito che ad Evola venisse apertamente rico¬
tudine e sentimentalismo.
nosciuto il suo rango. Si può dissentire da Evola
Ma se per romanticismo s’intende quella cor¬ su molti punti, ma non si può non riconoscere
rente spirituale sorta in Germania agli albori del- la forza, la coerenza, la logica complessiva del
l’800 come reazione alle idee illuministiche e co¬ suo orientamento.
me nostalgia del passato, del sacro, dell’eròico,
Una coerenza che è anche unità di tono, di
l’opera di Evola potrebbe apparire come la cul¬
stile, che giunge fin nella scelta delle parole, dei
minazione dell’esigenza romantica e, insieme, il temi, dei colori.
limite « classico » del romanticismo. In effetti,
Ritornano in Evola quelle dense parole tema¬
Evola non ha mai smentito i suoi legami con
tiche — « sidereo », « olimpico » — che sugge¬
uno Schelling, un Novalis, un Baader. C’è una
riscono atmosfere lontane, una dimensione gelida
linea che corre dal primo romanticismo fino ad
e radiante dell’anima e del mondo. Vi sono quel¬
Evola che non è solo polemica antimoderna, ma
le frasi nette, lucide, talvolta volutamente dure e
volontà di creare un nuovo ordine nello spirito
trascurate, ma sempre cariche di ethos, di stile.
delle origini, e che in Evola trova una formula¬
Quello stile che ispirava ad Albrecht Schaeffer
zione ben netta.
i criteri per tradurre Omero: dare « l’altezza del
È certo che il discorso di Evola è ampio ab¬ lontano, del diverso, dell’estraneo », metter in ri¬
bastanza per impostare una « alternativa di ci¬ salto « non l’episodico e il sentimentale, bensì
viltà ». una laconica monumentalità, rigida più che com-

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movente, enigmatica più che familiare, oscura e cessa di essere un pericolo quando chi ne faccia uso pos¬
greve più che liscia e polita ». In effetti, una at¬ segga già una visione del mondo. Solo allora si sarà attivi
tenta lettura di Evola schiude ad una compren¬ rispetto ad essa: appunto perché allora si disporrà già di
una forma interna come guida sicura quanto a ciò che
sione anche estetica di quelle tonalità limpide, può venire assimilato e ciò che invece deve essere respinto
acerbe, omeriche, che sono proprie del primor¬ — più o meno come accade in tutti i processi differenzia¬
diale e dell’originario. ti di assimilazione organica. Tutto questo è abbastanza
evidente, ma è stato sistematicamente disconosciuto dal
Questo ritmo interno, e le immagini sobrie e pensiero liberale e individualistico...
severe come i colori di valli in cui più a lungo re¬ Se la nebbia si solleverà apparirà chiaro che è la vi¬
sista l’inverno, hanno carattere evocatorio. Esse sione del mondo ciò che, di là da ogni 'cultura’, deve
unire o dividere tracciando invalicabili frontiere dell’ani¬
rimandano alla regione descritte in Rivolta con¬
ma: che anche in un movimento politico essa costituisce
tro il mondo moderno-. l’elemento primario, perché solo una visione del mondo
« L’altra regione, il mondo dello stato del- ha 'il potere di cristallizzare un dato tipo umano e quindi
di dare un tono specifico ad una data comunità».
1’ "essere”, di quel che non è più fisico ma me¬
tafisico — "natura intellettuale priva di sonno”
È questo l’insegnamento finale che si ricava
— e di cui simboli solari, regioni uraniche, enti
dall’opera di Evola. Alla Destra, resta il compito
di luce o di fuoco, isole e altezze montane tradi¬
zionalmente furono le figurazioni ». di farlo proprio e di assurgere, di là dal qualun¬
quismo e dalle nostalgie, a visione del mondo e
Questa unità di pensiero, di tono, di stile è,
della vita.
propriamente, Weltanschauung, « visione del mon¬
do », un sentimento della vita che si traduce in
una prospettiva ideale.
Congedo di Evola
Evola possiede in sommo grado questo genio
della « visione del mondo », il senso dell’interez¬
Chi si recasse da Evola per incontrarvi un
za, della totalità, che ha definito in una pagina
ispirato, un profeta, o per udire sentenze ed enig¬
de Gli uomini e le rovine-. matici motti, rimarrebbe deluso.
Del pari, chi fosse cupido di atteggiamenti pre¬
« La visione del mondo non si basa sui libri, ma su di ziosi, ricercati o, comunque, remoti dall’ordinario.
una forma interiore e su una sensibilità, aventi carattere
Vi troverebbe soltanto un signore dai capelli non
non acquisito, ma innato. Si tratta essenzialmente di una
disposizione e di un atteggiamento, non già di teoria o di ancor bianchi, dalla figura — nonostante la forza¬
cultura, disposizioni che non concernono il solo dominio ta immobilità — ancora imponente, il tratto di¬
mentale ma investono anche quello del sentire e del volere, stinto ed affabile, il volto curioso, intelligente,
informano il carattere, si manifestano in reazioni aventi
la stessa sicurezza dell’istinto, danno evidenza ad un lato attento.
significato dell’esistenza... La 'cultura’ nel senso moderno Più che un santone, un aristocratico e, quasi,

106 107
per una certa finezza di modi ancién regime, una rio. Di Evola esistono appena un paio di fotogra¬
figura di filosofo e viaggiatore settecentesco. fie. Inesistenti, o invisibili, i vincoli della paren¬
Eppure, con un po’ di osservazione potrebbe tela. Di lui si potrebbe ripetere quello che Por¬
notare che quell’espressione attenta è la spia di firio scrisse di Plotino: « Della sua origine, dei
una perpetua vigilanza, di una personalità che suoi parenti, della sua patria non amava parlare:
veglia su sé stessa con continua disciplina, « na¬ né mai permise che pittore o scultore gH faces¬
tura intellettuale priva di sonno ». se il ritratto, quasi si vergognasse di avere un
corpo ».
Questa disciplina traspare da alcuni dettagli,
dalla rigida partizione della giornata, dall’impe¬ Una vena sottile, ma continua, di visitatori pas¬
sa accanto ad Evola, quasi ogni giorno, come sen¬
gno a fare, ora per ora, « ciò che deve esser fat¬
za sfiorarlo.
to ». A qualunque costo, magari anche poche ore
dopo una grave operazione, in un lettuccio d’ospe¬ Se Evola avesse queste vanità, potrebbe avere
dale, in condizioni impossibili. È questo un modo attorno a sé il suo bravo gruppo di discepoli, di¬
di guadagnarsi, giorno per giorno, uno spiraglio scepoli che lo chiamassero « maestro ». Ma que¬
di eternità, di imprimere ad ogni occupazione, an¬ sto termine, che spesso qualcuno gli applica, lo
che la più modesta, un carattere di completezza, rifiuta, cortesemente ma decisamente. E nessuno
di « rendere intero il frammento e diritto il cur¬ è stato mai autorizzato da Evola a considerarsi suo
vo ». « discepolo » — neppure chi scrive queste note.
È la via descritta in Cavalcare la tigre: Per il fuoco degli zelanti e degli entusiasti,
Evola ha sempre pronta dell’acqua fredda, un po’
« ...il misurare sé stessi in una speciale contemplazione di quella ironia che è sempre presente nella sua
della morte, il vivere ogni giorno in un presente, come se
fosse l’ultimo giorno, la direzione da imprimere al pro¬ conversazione. Una volta, mentre udiva di un
prio essere come una forza magnetica che potrà anche gruppo di suoi zelatori che dedicava il lunedì
non manifestarsi in questa esistenza con la rottura com¬ alla lettura de Gli uomini e le rovine, il mer¬
pleta di livello ontologico propria alla 'iniziazione’, ma coledì a quella della Rivolta e il venerdì a Caval¬
che non mancherà di scattare al momento giusto, per
portar oltre ». care la tigre] Evola li interruppe chiedendo ma¬
liziosamente « E che giorno dedicano alla Me¬
Pochi elementi per la curiosità del visitatore: tafisica del sesso? »
la stanza all’ultimo piano di un palazzo nel cen¬ Nondimeno, pur rifuggendo dalla formula del
tro di Roma, dove il rumore del traffico giunge « cenacolo », Evola esercita una influenza su quel¬
attutito; i quadri giovanili alle pareti coi loro li che vengono a contatto con lui. Una influenza
lucenti colori; qualche statuina orientale; la go¬ indiretta, che si manifesta con un’aura di serietà,
vernante, con la quale Evola parla tedesco. di oggettività, e di lontananza, da cui è difficile
Di personale, di biografico, lo stretto necessa¬ non essere colpiti.

109
Egli ha scritto una volta di coloro che stanno
al banchetto come dei convitati di pietra, che TUTTE LE OPERE DI J. EVOLA
sono qui, ma appartengono ad altri mondi. Non
è l’ultimo merito di Evola quello di essersi im¬
Arte Astratta. Posizione teorica 10 poemi, 4 composizioni,
pegnato cosi seriamente ad orientare quelli che stampata per la « Collection Dada » di Zurigo da P. Ma¬
devono vivere qui, ed ora, mentre i suoi inte¬ glione & G. Strini, Roma 1920.
ressi gravitano piuttosto verso altre vaste, fred¬ La Parole Obscure du Paysage Intérieure. Poéme à 4 voix,
de regioni. « Collection Dada », Zurigo 1920 (ed. di 99 copie nu¬
La solitudine di Evola è grande, ma in que¬ merate e firmate).
II ed. con un saggio Sul significato dell'arte modernis¬
sta solitudine c’è tanta sicurezza, tanta autenti¬ sima di 500 copie numerate più 50 copie fuori commer¬
cità che è difficile non esserne affascinati. È una cio per la stampa in occasione della Mostra personale di
delle poche cose autentiche che ci restino in que¬ J. Evola alla Galleria « La Medusa » di Roma il 23 no¬
sti giorni in cui perfino l’anticonformismo è di¬ vembre 1963, « All’insegna del pesce d’oro » Edizioni
di Vanni ScheiwiUer, Milano 1963.
ventato una moda.
Saggi sull’Idealismo Magico, con in app. Sul significato del¬
« Se Tartufo tornasse al mondo, sarebbe con¬
l'arte modernissima (conferenza), Casa Editrice « Ata-
tro Evola »: così qualcuno anni fa, parafrasando nòr», Todi Roma 1925.
la celebre frase. Certo, le idee di Evola sono tali L'Uomo come Potenza. I Tantra nella loro metafisica e nei
da irritare i lividi Tartufi dell’antifascismo lascian¬ loro metodi di autorealizzazione magica, Casa Editrice
do nello stesso tempo perplessi quelli della de¬ « Atanòr », Todi - Roma 1925.
stra benpensante. L’Individuo e il divenire del Mondo. Due conferenze (e-
stratti dalle riviste « Ultra », « Ignis » e « Logos », Li¬
E proprio questa è una ragione di più per far¬
breria di Scienze e Lettere, Roma 1926.
le conoscere. Sarebbe veramente imperdonabile la¬
Teoria dell’Individuo assoluto, Fratelli Bocca Editori, To¬
sciarsi sfuggire la soddisfazione di attirare con¬ rino 1927.
temporaneamente l’incomprensione degli sciocchi Imperialismo pagano. Il Fascismo dinanzi al pericolo euro¬
e l’ira degli imbecilli. cristiano, con una appendice polemica sulle reazioni di
Ma sarebbe, soprattutto, imperdonabile lascia¬ parte guelfa, Casa Editrice « Atanòr », Todi - Roma 1928.
Ed. tedesca riveduta e ampliata: Heidniscber Imperia-
re inutilizzati quegli insegnamenti che Evola ci
lismus, Armanen Verlag, Lipsia 1933.
ha comunicato e che, criticamente ripensati, po¬
Fenomenologia dell’Individuo assoluto, Fratelli Bocca Edi¬
trebbero costituire i contrafforti ideali di una De¬ tori, Torino 1930.
stra politica. Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io, a cura del
« Gruppo di Ur » diretto da Julius Evola, ed. pri¬
vata di 50 esemplari, Roma 1930, tre volumi (riunisce
rilegati i 36 fascicoli apparsi nel 1927-28-29 di Ur, poi
Krur, Rivista di indirizzi per una Scienza dell’Io diret¬
ta da J. Evola).
II ed. riveduta: Fratelli Bocca Editori, Roma 1956.

110 Ili
Ili ed. riveduta come: Introduzione alla Magia, Edi¬ Ed. tedesca riveduta: Grundrisse der faschistischen Ras-
zioni Mediterranee, Roma 1971. senlehre, Riunge Verlag, Berlino 1942.
La Tradizione Ermetica nei suoi simboli, nella sua dot¬ Indirizzi per una educazione razziale, Editore Conte, Na¬
trina e nella sua « Arte Regia », Editori Laterza, Bari poli 1941.
1931.
II ed. riveduta: Editori Laterza, Bari 1948, pag. 236. La Dottrina del Risveglio. Saggio sull’ascesi buddhista, E-
Ed. francese: La tradition hermétique, Chacornac, Pa¬ ditori Laterza, Bari 1943.
rigi 1961. II ed. riveduta: « All’insegna del pesce d’oro » - Edi¬
zioni di Vanni Scheiwiller, Milano 1965.
Ili ed. riveduta. Edizioni Mediterranee (in prep.).
Ed. inglese: The Doctrine of thè Awakening, Luzac,
Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo. Ana¬ Londra 1951.
lisi critica delle principali correnti moderne verso il « so- Ed. francese: La doctrine de l'éveil, Editions Adyar, Pa¬
vrasensibile », Fratelli Bocca Editori, Torino 1932. rigi 1956.
II ed. riveduta e ampliata: Editori Laterza, Bari 1949.
Lo Yoga della potenza. Saggio sui Tantra, Fratelli Bocca
Ili ed. riveduta: Edizioni Mediterranee (in prep.).
Editori, Milano 1949 (nuova redazione de L'Uomo co¬
Rivolta contro il Mondo moderno, Editore Ulrico Hoepli, me Potenza).
Milano 1934. II ed. riveduta: Edizioni Mediterranee, Roma 1968.
II ed. riveduta e ampliata: Fratelli Bocca Editori, Mi¬ Gli uomini e le rovine, presentazione di J. Valerio Bor¬
lano 1951. ghese, Edizioni dell’Ascia, Roma 1953.
Ili ed. riveduta: Edizioni Mediterranee, Roma 1969. II ed. riveduta: Giovanni Volpe Editore, Roma 1967.
Ed. tedesca rielaborata: Erhebung wider die moderne
Welt, Deutsche Verlags-Anstalt, Stoccarda 1935. Metafisica del sesso, Casa Editrice « Atanòr », Roma 1958
II ed. riveduta con sedici tavole fuori testo: Edizioni
Tre aspetti del problema ebraico nel mondo spirituale, nel Mediterranee, Roma 1969.
mondo culturale, nel mondo economico-sodale. Edizio¬ Ed. francese ampliata: Mitaphysique du sexe, Payot,
ni Mediterranee, Roma 1936. Parigi 1959; II ed.: Payot, Parigi 1969.
Il Mistero del Graal e la tradizione ghibellina dell’Impero, Ed. tedesca ampliata: Metaphisik des Sexus, Klett-Ver-
Editori Laterza, Bari 1937. lag, Stoccarda 1961.
II ed. riveduta e completata come II Mistero del Graal L’« Operaio » nel pensiero di Ernst Jiinger, Edizioni Avio-
e l'idea imperiale ghibellina, Casa Editrice Ceschina, Mi¬ Anmando Armando Editore, Roma 1960.
lano 1962.
Cavalcare la tigre, orientamenti esistenziali per un’epoca
Ed. tedesca ampliata: Das Geheimnis des Grals, Barth
della dissoluzione, « All’insegna del pesce d’oro » - Edi¬
Verlag, Monaco 1955. zioni di Vanni Scheiwiller, Milano 1961.
Ed. francese: Le mistère du Graal, Editions Traditio- II ed. riveduta: « All’insegna del pesce d’oro » Edizio¬
nelles, Parigi 1967. ni di Vanni Scheiwiller, Milano 1971.
Il Mito del sangue. Genesi del razzismo, quindid tavole Ed. francese: Chevaucher la tigre, Editions de la Co¬
fuori testo, Ulrico Hoepli Editore, Milano 1937. lombe, Parigi 1964.
II ed. riveduta e accresduta: Ulrico Hoepli Editore, Il Cammino del Cinabro, « All’insegna del pesce d’oro » -
con ventidue tavole fuori testo, Milano 1942. Edizioni di Vanni Scheiwiller, Milano 1963.
Sintesi di dottrina della razza, con appendice iconografi¬ Il Fascismo. Saggio di un’analisi critica dal punto di vi¬
ca di 52 fotoincisioni, Ulrico Hoepli Editore, Milano sta della Destra, Giovanni Volpe Editore, Roma 1964.
1941. II ed. riveduta e ampliata come: Il Fascismo visto dal-

112 113
la Destra * * * Note sul Terzo Ketch, Giovanni Volpe con un saggio su Significato è funzione della monarchia
Editore, Roma 1970. di J.E., Volpe, Roma 1969.
L’arco e la clava, con un saggio di Gottfried Benn, « Al¬ Nietzsche e il senso della vita di R. Reininger, introdu¬
l’insegna del pesce d’oro » Edizioni di Vanni Schei wil- zione e note di J.E., Volpe, Roma 1971.
ler, Milano 1968.
Radga Blanda. Composizioni 1916-1922, « All’insegna del
PRINCIPALI SAGGI
•pesce d’oro» - Edizioni di Vanni Scheiwiller, Milano
1969 (contiene: trenta poesie in parte tratte da Arte
E. Couè e l‘« Agire senza Agire », estratti da « Bilychnis »
astratta e da riviste dell’epoca come Bleu, in parte ine
n. 158, Roma 1925.
dite; due disegni tratti da Arte astratta-, la copertina è
dell’autore). La Purità come valore metafisico, estratti da « Bilychnis »
n. 169, Roma 1925.
La Scolastica dinnanzi allo Spirito moderno, estratti da
PRINCIPALI EDIZIONI E TRADUZIONI « Bilychnis », Roma 1926.
Il valore dell’occultismo nella cultura contemporanea, e-
Il libro della Via e della Virtù di Laotze, Carabba, Lan¬ stratti da « Bilychnis », Roma 1927.
ciano 1923. Superamento del Romanticismo, estratti dà « Il Progresso
II ed. completamente rifatta come: Il libro dèi Princi¬ Religioso » n. 3, Roma 1928.
pio e della sua azione, con un saggio sul Taoismo e
Americanismo e Bolscevismo, in « Nuova Antologia »
commenti di J.E., Ceschina, Milano 1959. n. 1371, Roma 1929.
Il mondo magico de gli Heroi di Cesare Della Riviera_,
Aspetti del movimento culturale della Germania contem¬
ristampa modernizzata di un testo alchemico del 1605
poranea, in « Nuova Antologia » n. 1387, Roma 1930.
con introduzione e note di J.E., Laterza, Bari 1932.
La dottrina della palingenesi dell'ermetismo medievale,
La crisi del mondo moderno di René Guénon,, traduzione
estratti da « Bilychnis » n. 275, Roma 1930.
e introduzione di J.E., Hóepli, Milano 1937.
II ed.: Edizioni dell’Ascia, Roma 1953. Die drei Epochen des Gewissheitsproblems, in « Logos »,
J.C.B. Mohr, Tubinga 1931.
La guerra occulta di E. Malinski e L. De Poncins, con
una conclusione di J.E., Hoepli, Milano 1938. Die Unterwelt des « christlichen » Mittelalters, in « Eu-
II ed.: Casa Editrice Le Rune, Milano 1961. ropaische Revue», Berlino 1933.
Le Madri e la Virilità olimpica di J. }. Bachofen, Bóc¬ Les armes de la guerre occulte, in « Contre-revolution »,
ca, Milano 1949. Parigi 1938.
Sesso e carattere di Otto Weininger, Bocca, Milano 1956. Die Juden und die Mathematik, in « Nationalsozialistische
Lo sciamanismo e le tecniche dell’estasi di Mircea Eliade, Monatshefte », Berlino 1940.
Bocca, Milano 1957. Ubep das Problem der arischen Naturwissenschaft, estrat¬
Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, traduzione to da « Zeitschrift fiir die Gesamte Naturwissenschaft »,
e introduzione di J.E., Longanesi, Milano 1957; II ed.: Ahnenerbe Verlag, Berlino 1940.
Longanesi, Milano 1970. Die arische Lehre von Kampf und Sieg (« Kaiser Wilhelm
I versi d'oro pitagorei, con un saggio sul Pitagorismo di Institut »), Scholl, Vienna 1941.
J.E., Casa Editrice «Atanòr», Roma 1959. Il significato di Roma per lo spirito olimpico germanico,
La monarchia nello Stato moderno di Karl Loewenstein, Edizioni della « Rassegna Italiana », Roma 1942.

114 115
Orientamenti, undici punti a cura di « Imperium », Roma
1950.
NELLA COLLEZIONE EUROPA
II ed. riveduta: Edizioni Europa, Roma 1971. sono già apparsi*
The « Mysteries of Woman » in East and West, in « East
and West », Istituto per il Medio ed Estremo Oriente,
Roma 1958.
NIETZSCHE: Oltre il nichilismo.
On thè Problem of thè Meeting of Religioni in East and
West, da «East and West», Istituto per il Medio ed
Estremo Oriente, Roma 1959. È nota l’importanza di Nietzsche per le correnti
Die organiche Idee und die Krise unserer Zeit, estratto politiche contemporanee: come da Marx viene il
dalla « Zeitschrift fiir die Ganzheitsforschung », Vien¬ comuniSmo, così dalla violenta negazione nietz¬
na 1965. schiana del socialismo («la tirannia finale dei più
Zeitlichkeit und Freiheil, estratti da « Antaios », Stoccar¬
piccoli e dei più sciocchi ») e delle concezioni
da 1967.
Von Abendland-Mythos, estratti (fa « Antaios », Stoccar¬ liberal-democratiche (« liberale è il nome di tutto
da 1969. ciò che è mediocre ») scaturiscono il fascismo e
Sulla Metafisica del Sesso e sull‘« Uno », estratti da « I il nazionalsocialismo.
Problemi della Pedagogia » n. 2, Roma 1970.

SAINT-LOUP: I volontari europei delle Waffen


SS.

Con le Waffen SS il fascismo, che nei varii


paesi era stato un movimento prevalentemente
nazionalista, si fece europeo e lottò per una uni¬
tà imperiale europea contro l’americanismo e il
bolscevismo. La stessa idea « ariana » servì ad
allargare la visuale del fascismo tedesco, e cioè
del nazismo, prima su prospettive nordiche e pan¬
germaniche, poi più decisamente europee.

A. ROMUALDI: Julius Evola, l’uomo e l’opera.


Oltre la congiura del silenzio dovuta, non meno
che all’ostilità degli avversari, alla viltà e ai li¬
miti intellettuali di una certa destra italiana, il
nome di Evola si sta affermando come quello

116
117
dell’unico scrittore italiano che abbia formulato, mondo greco-romano in cui essi ravvisavano i più
con intransigenza le tesi di una destra rivoluzio¬ puri caratteri di quella tradizione nordico-indo¬
naria. La gioventù guarda con interesse a questo europea, originaria dell’Europa Settentrionale e ir¬
maestro, la cui opera si pone a livello europeo. radiatasi verso il Mediterraneo e l’Asia con le mi¬
grazioni elleniche, italiche, ario-iraniche ed indo¬
MALAPARTE: La razza marxista. arie.

È un Malaparte sconosciuto questo che, nelle


ADOLF HITLER: La battaglia di Berlino.
pagine del libro postumo « Mamma marcia », mar¬
chia a fuoco una cèrta gioventù debosciata che Il testo delle tre ultime conferenze militari di
oggi dilaga ormai in tutta Europa. È un quadro Hitler a Berlino assediata, uno squarcio sui suoi
impressionante della « razza marxista » « la razza pensieri a poche ore dalla fine e l’ultimo suo mes¬
marxista che aveva cominciato a diffondersi col saggio politico nel quadro d’una ricostruzione del¬
suo odore di ascelle sudate, di capelli unti, di abi¬ la battaglia di Berlino — giorno per giorno, ora
per ora —, illustrata da 50 fotografie inedite. Un
ti sporchi ».
documento inedito fondamentale nella cornice
d’un eccezionale reportage storico.
DRIEU LA ROCHELLE: Idee per una rivoluzio¬
ne degli Europei.
I quaderni della Collezione Europa si possono acqui¬
Drieu La Rochelle è stato il maggiore scritto¬ stare presso « Ordine Nuovo », via degli Scipioni 168/A.
re politico del fascismo e il più lucido testimone
della tragedia dell’Europa: « Povera Europa, di¬
spersa e perduta, che ti dissolvi ai quattro venti
del tuo disastro: vento asiatico, vento americano,
vento slavo, vento ebraico; e non te ne accorgi ».
Egli si uccise nel 1945 per non sopravvivere alla
catastrofe europea.

HANS F. K. GUNTHER: Humanitas.


Questo saggio del più autorevole teorico della
. razza d’epoca nazista ci dà la misura dell'impor¬ * I primi cinque titoli della Collezione Europa sono
stati pubblicati dalle Edizioni Volpe; gli ultimi due dal¬
tanza attribuita dagli studiosi nazionalsocialisti al le Edizioni di Ar, via Patriarcato 18, Padova.

118 119
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