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Hegel

02/05/19
Manca una lezione (?)
Tre pilastri:
risoluzione del finito nell'infinito
identità tra ragione e realtà
funzione giustificatrice della filosofia

Terzo pilastro è la ​funzione pensiero della filosofia. Tutto ciò che accade è accaduto perché
doveva accadere. La ragione si concretizza in una forma d'arte, in una produzione politica,
scientifica. Hegel è un vero idealista, ma non come Platone, è un ​idealismo molto razionale​ .
La ​funzione della filosofia è giustificatrice​, è una ​manifestazione della razionalità​. La filosofia
comprende la realtà, non la trasforma e non la modifica, quindi la filosofia è come la nottola
di Minerva, ossia un gufo che inizia il volo sul far del crepuscolo, ovvero quando la realtà è
già bell'e fatta. Il filosofo è quell'uomo che sta seduto ai bordi del fiume e giudica per quello
che è passato, giustifica le guerre e gli autoritarismi. Il filosofo non interpreta la realtà per
trasformarla, ma è colui che prende atto che la realtà si è manifestata per come essa è e per
come essa doveva essere. Ecco che la filosofia diventa giustificatrice della realtà perché se
il reale è razionale ed è un ​prodotto della ragione necessaria​, la filosofia fa comprendere che
ciò che è reale è razionale. Il filosofo è la massima astuzia della ragione e il filosofo che è
una realtà soggetto pensante particolare non è la realtà totale. Interpreta la realtà nella
maniera più adeguata alla ragione. Hegel parla di astuzia della ragione. Nel filosofo fino ad
Hegel, la ragione ha utilizzato astutamente i filosofi stessi per comprendersi. Il filosofo che è
una realtà particolare interpreta la realtà nella maniera più adeguata alla ragione, che ha
utilizzato i filosofi stessi per comprendersi. La filosofia è una disciplina del ​manifestarsi del
pensiero nella realtà​. Hegel ha portato la ragione a comprendersi pienamente per come è.
Ci apre degli scenari molto importanti, perché ​se il razionale è sempre reale, come si spiega
il fatto negativo? Hegel parlerà del travaglio del negativo, della negatività. Partiamo dal
presupposto che il ​giudizio di qualcosa è umano, e l'umanità è una forma di manifestazione
della ragione. Noi la giudichiamo giusta o sbagliata da un soggetto particolare, esprimiamo
un giudizio sulla realtà, e giudichiamo i ​fatti negativi come non razionali​: come se la Franzo
entra, tira fuori una pistola e ci spara. Se tutto è reale, è una manifestazione necessaria e
razionale della realtà, è una razionalità del tutto, e il minimo gesto di un folle non è nulla nel
divenire del tutto. Come se aggiungo un numero a caso su una sequenza ordinata dei
numeri. Ma nel divenire della totalità questo gesto cattivo non va considerato, gli eventi
macro guerre carestie epidemie possono giustificare la totalità del tutto? Il ​negativo è un
travaglio, è necessario affinché la vita fiorisca, per il dispiegarsi di una nuova razionalità, il
negativo è l'antitesi necessaria ad una nuova sintesi. ​La dialettica è tesi antitesi sintesi. ​ La
realtà trova sintesi da una tesi e da un'antitesi. Spesso le antitesi di cui parla Hegel sono
negative e dolorose ma sono ​antitesi necessarie ad un nuovo equilibrio​. Porta a una ​visione
politica conservatrice​, l'elemento negativo è necessario per la ​manifestazione della
razionalità​.
Ma qualcuno dirà che dove non c'è libertà e giustizia non c'è razionalità. Per Hegel invece
no: ​quell'assenza di giustizia è necessaria ad un passaggio ulteriore​. Alcuni critici dicono che
la nottola di Minerva ci sarebbe con la prima e seconda guerra mondiale. Molti hanno detto
che il fine positivo è la pulizia dei popoli che hanno perso, il genocidio degli Armeni. Dopo
tutto questo, può essere considerato Auschwitz un travaglio necessario per la realizzazione
di un bene maggiore? Dall'ottica del punto di vista hegeliano ​ogni cosa è funzionale a far
accadere qualcos'altro​. Secondo lui bisogna morire per qualcosa di più grande.

03/05/19
Hegel, ultimo grande sistema filosofico della storia, spazza via tutti gli altri sistemi. Hegel è
erede di Spinoza, sostiene che il termine spinozare equivale a fare filosofia, quando
qualcuno fa filosofia sta spinozando. Dunque, da sapere innanzitutto, è che Hegel è un
filosofo sistematico​, non però alla Kant, perché elabora un ​sistema della filosofia​, in una
filosofia della natura, della logica, e filosofia dello spirito, che faremo.
Quali sono i presupposti teorici di questo sistema filosofico?
Il rapporto tra ​finito ed infinito​, figlio di quella cultura romantica in cui l'hegelismo si diffonde.
L'unica realtà infinita si sviluppa e si manifesta nel finito. Dunque l'infinito autoproduce se
stesso, e autoproducendosi determina e produce il finito. Il finito è una manifestazione
dell'idea infinita. L'infinito è un'infinità reale che si autoproduce, che si manifesta nel finito.
Siamo all'interno di un ​panteismo idealistico​, tutto è manifestazione dell'idea, che si
manifesta in tutte le cose che sono manifestazioni dell'idea. L'uomo, la natura saranno della
finitudine. L'idea infinita si è concretizzata nelle molteplici finitudini, come Emma e Gioele.
"Il vero è l'intero, ma l'intero è soltanto l'essenza che si completa mediante il suo sviluppo.
Dell'assoluto devesi dire che esso è essenzialmente risultato, che solo alla fine è ciò che è in
verità."
Il ​vero è solo l'intero​, il totale, e le ​singole parti sono vere soltanto in relazione alla totalità​
,
cioè al risultato complessivo. Solo alla fine possiamo attualizzare. La nostra vita non è un
tutto adesso, perché è ​un finito nell'infinito della nostra vita​. Il giudizio di verità complessivo
non si dà nei singoli istanti e momenti della sua vita, ma nella sua totalità. Hegel è il filosofo
della totalità, del risultato, non delle singole parti che lo compongono. ​Schopenhauer,
Kierkegaard, Sartre​, partiranno da questa cosa, e tenderanno a ​sminuire il totale e
focalizzarsi sul particolare​, sono io contrario rispetto a Hegel. ​Tutti i finiti sono
manifestazione dell'idea infinita.

Secondo pilastro: rapporto ​ragione e realtà - ​di coincidenza​. ​La ragione coincide con la
realtà e la realtà coincide con la ragione. Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è
razionale. Secondo Hegel la razionalità, non è intesa come quella individuale soggettiva
kantiana, ma la ragione infinita e universale. Per Hegel, a differenza di Kant, ​la ragione
infinita e universale non è diversa dalla realtà, è una razionalità che sempre si concretizza
nel reale. ​ La ragione per Hegel non deve sempre essere reale, ma è sempre reale. ​La
razionalità (ragione) non è mai astratta ma sempre si è concretizzata e sempre si
concretizzerà.
Poi ci sono varie tappe di concretizzazione della ragione: ​in ambito politico, in ambito
artistico, in ambito filosofico​(da Talete a lui). È una ​ragione realizzata​.
Seconda parte dell'aforisma: è un ​panlogismo​: ​tutto è manifestazione della ragione.
("ciò che è razionale è reale e ciò che è reale è razionale")
collegamento con Spinoza: tutto è ragione e sostanza per Spinoza e si esprima in modi e
attributi. La realtà non è altro che manifestazione della realtà assoluta. Ha suscitato
numerose critiche, ma è utile per comprendere alcuni processi, la figura etica servo padrone.
Il sistema hegeliano non è più un pasto da fare dall'antipasto ai dolci e al caffè. Dicendo che
la ragione si concretizza nella realtà produrrà sempre una realtà razionale, e vuol dire che
tutto ciò che accade necessariamente deve accadere.
Terzo pilastro: secondo Hegel la filosofia ha una funzione ben chiara. "La filosofia ha la
funzione di comprendere il reale, cioè la razionalità della realtà." La filosofia è al servizio
della razionalità e della verità. ​La filosofia è il momento in cui si disvela la ragione​. La
filosofia sarà concetto, sarà ragione, ha il compito di portare la realtà ad essere compresa
come razionale, e la ragione reale comprendersi come razionale. Dunque la filosofia deve
comprendere la razionalità del tutto. Deve capire che il tutto della realtà è il dispiegarsi della
razionalità che procede per tappe. ​Non è tutto razionale allo stesso modo​. La razionalità
dell'uomo primitivo non è la razionalità dell'uomo rinascimentale.
La filosofia, che è razionalità, è in crescenza (crescita). Il pescatore capisce dove sta
andando il fiume. La filosofia è quell'attività che permette la comprensione della realtà dopo
che essa si è manifestata e il filosofo e la filosofia colgono la realtà come razionale, quando
la realtà si è già manifestata, quindi la ​filosofia deve cogliere l'essenza razionale della realtà
manifestatasi. Questa idea che ci sia razionalità nel divenire fa in modo che molti
definiscano Hegel un Eraclito al cubo. Prendete Eraclito, elevatelo al cubo, tutto ciò che è
realtà coincide con la razionalità. La filosofia è paragonata alla nottola di Minerva, ossia la
civetta, che è paragonata al lume. Come la civetta si sveglia al termine del giorno, così la
filosofia giunge al manifestarsi della realtà. La civetta contempla il giorno che è passato.
Dunque, quando il giorno è passato arriva la civetta e può cogliere ciò che è successo
durante il giorno. La civetta, come la filosofia, analizza il giorno, ossia la realtà che è
passata.
La filosofia per Marx è talpa perché scava la realtà per cambiarla. Marx pensa che la realtà
vada cambiata, che non è giusta così come sta, la talpa è la visione di Marx.
Il problema che sorge da questi tre pilastri è il ​giustificazionismo hegeliano e la filosofia non
deve che prendere atto di ciò che doveva accadere, tutto ciò che è reale è razionale, tutto
ciò che si è realizzato e manifestato doveva necessariamente accadere. Tutto ciò che è
reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale.
Scrive Hegel: (enciclopedia delle scienze filosofiche) "nella vita ordinaria, si chiama casaccio
della realtà ogni capriccio, l'errore, il male e ciò che è su questa linea, come pure ogni
qualsiasi effettiva e capricciosa esistenza" Le singole esistenze sono capricci della ragione e
della realtà. Il signore che spara dal suo balcone e uccide anche tre persone, dice Hegel,
non conta niente se noi siamo sette miliardi e mezzo di persone. Si scioglie un ​capriccio
della realtà​. Perché questo personaggio non è Napoleone o Giulio Cesare, non sono lo
spirito universale, la ragione entra profondamente in Napoleone, che ha cambiato la storia,
non nel tizio che ha sparato dal balcone. L'uomo sul balcone è un capriccio, sono come dei
brufoli posti in bellissimi volti. È razionale che crescesse questo brufolo, che lo schiacciassi
e venisse fuori. Sono ​marginalità della ragione​. Kierkegaard mi dirà che quello sparo ha
ucciso la mia famiglia, ma Hegel dice che non è influente nella realtà. ​L'accidentale va tolto
dalla realtà.

21/05/19
Le singole esistenze sono capricci della ragione e della realtà. Avevamo fatto l'esempio del
signore che spara al balcone, è un capriccio della realtà. Il singolo omicidio è minimo per
quanto concerne la realtà, è vero che per la tua vita sono importanti, ma la tua vita non è
importante per la storia della realtà. ​I macro avvenimenti negativi​, anche quando accadono,
non vanno analizzati nella loro istantaneità, ma ​devono essere analizzati nell'intero​ .
Secondo Hegel, i macro avvenimenti negativi, come la rivoluzione francese, vanno analizzati
nell'intero. La Guerra dei cent'anni persa ha dato vita alla Guerra delle due rose, che poi ha
fatto nascere l'Inghilterra. I macro avvenimenti negativi risultano ​razionali solo in un secondo
momento​, la ragione ha prodotto una ​razionalità più grande​. La frammentazione politica
dell'Italia del 1409-1500 è funzionale al periodo successivo. Alla luce del processo globale, i
macro avvenimenti negativi possono risultare razionali, quindi capibili.
Tutto ciò che avevate passato vi ha reso quello che siete. Se sono hegeliano, la grande
guerra (lui non l'ha vista) ha determinato una nascita di stati che poi si sono massacrati, ma
grazie a tutto questo è nata l'Unione Europea. Allora potremmo dire che la Shoah ha
permesso la nascita del Regno d'Israele. Quindi tutti questi morti sono stati necessari. Un
conto è dire che un Giappone democratico è nato dopo le due guerre mondiali, un conto è
dire che quelle guerre sono state necessarie. La ragione universale infinita si è
materializzata nella realtà della Seconda Guerra Mondiale come ​travaglio del negativo​, per
produrre l'Unione Europea. È vero che le ​battaglie risorgimentali sono servite all'unità
d'Italia​, ma questa impostazione davanti alle guerre mondiali non funziona più. Anche la
bocciatura o un litigio con la fidanzata ha portato poi alla vita, a un nuovo percorso di studi,
una nuova vita amorosa. Molti studiosi considerano l’hegelismo come una bevanda che puoi
accompagnare con tutto. La filosofia hegeliana vuole ​dare un senso razionale alla totalità
della realtà​, che alla fine non è sbagliato, tutto ciò che ti è accaduto ti ha portato a ciò che
sei. La ​filosofia per Hegel deve essere una ​scienza universale che interpreta la realtà, che
eternamente muta, è un incessante divenire​. Questo è per il filosofo coincidente con la
ragione, è coincidenza tra razionalità e realtà. La realtà è tale perché questa è stata la
manifestazione della ragione. La ragione non è stretta del soggetto limitato kantiano, ma è
assoluta. Si parla di una ragione in senso assoluto e pieno, di una ragione infinita. La ​realtà
risulta essere questa coincidenza, ​manifestazione assoluta della razionalità​. Un principio
razionale, che si dispiega, che diviene e si manifesta nella realtà. ​Non è una ragione statica,
ma dinamica​, in movimento. ​La ragione è portatrice di una realtà, processo che diviene. La
ragione, realtà, non sono sostanza data, ma processo. ​La filosofia è una scienza rigorosa
che studia una realtà che diviene costantemente, perché la ragione non è statica. Vuol dire
che la ragione non rimane in se stessa, ma si manifesta nella realtà. Non rimane in sé e per
sé, ma si manifesta nella realtà.
“Tutto ciò che è razionale è reale e viceversa”
1)​la ragione non rimane statica in sé e per sé ma fuoriesce da sé e si manifesta nella realtà​ ,
il reale è il prodotto della razionalità, perché la razionalità non è un dovere essere reale,
razionalità è realtà.
2) ​Tutto ciò che è realtà è manifestazione di una ragione
Panlogismo: (da ​logos)​ tutto è logico, nulla avviene al di fuori della ragione, c'è identità tra
realtà e ragione. Tutto ciò che avviene è produzione di una razionalità, nulla può essere
irrazionale nella realtà.

Noi possiamo percepire delle cose come irrazionali perché non le comprendiamo in maniera
profonda ma le concepiamo solo nella loro particolarità. Il singolo avvenimento può apparire
all'uomo irrazionale, perché ​manca la visione complessiva​, Hegel è il ​filosofo del tutto​. Hegel
non parla di razionalità della realtà nelle sue singole parti, ma nella sua complessità. Nella
totalità la realtà è razionale. ​La razionalità è una prospettiva di processo​, che è sempre
razionale. La razionalità è della totalità. Hegel sacrifica le sensazioni particolari individuali in
nome di una ragione assoluta che procede in maniera titanica, mastodontica. La reazione è
di Schopenhauer e Kierkegaard. Loro contrapporranno alla ragione di Hegel il colore,
l'irrazionalità del desiderio. Kierkegaard imporrà la particolarità della singola vita. La ragione
non è mai un dover essere reale ma la realtà è sempre una manifestazione della ragione.
Tutto coincide con la ragione e la realtà conduce alla comprensione del tutto. ​La filosofia ha
come obiettivo la comprensione del tutto.
Titolo del testo: ​Chi pensa astrattamente : “un assassino viene condotto al patibolo. Per il
popolo comune non è che un assassino. Le signore forse osserveranno che è un uomo
bello, robusto, interessante. Il popolo trova mostruosa questa affermazione. Ma come un
assassino è bello? Al contrario un conoscitore di uomini, un filosofo, rintraccia le linee della
formazione di quel delinquente nella storia della sua vita, nella sua educazione e trova cattivi
rapporti in famiglia tra il padre e la madre, una qualche normale durezza in risposta a una
lieve mancanza di quell'uomo, durezza che lo ha esacerbato nei confronti dell'ordinamento
civile. Poi contro quest'ultimo, una prima reazione che lo spinse fuori di esso, infine gli rese
possibile soltanto di mantenersi con il delitto.”
Pensare in modo astratto significa vedere nient'altro dell'essere egli un assassino e
mediante quella semplice qualificazione cancellare in lui ogni essenza umana. ​Si prende in
considerazione un solo carattere della personalità e lo si assolutizz​a. Ma cosa ha portato
quell'uomo a compiere un delitto? Una storia, un processo. Hegel dice: ​noi siamo singoli
processi, dalla nascita alla morte​ . Quella che sarà la fine, il resto sono solo astrazioni. Se io
vengo a casa tua a cena cercherò di capire delle dinamiche, ma per comprendere la totalità
la compresa nel tutto non posso fermarmi a questa ​astrazione astorica = fermarsi a un
evento invece di analizzare l'intero processo. Non puoi giudicare la storia nei suoi singoli
avvenimenti.
Per comprendere la realtà devo dominarla e possederla, conoscere in maniera razionale
tutto. ​Per ricostruire una persona devo ricostruire tutta la sua vita passata. Anche per capire
la storia devo fare un percorso a ritroso, oggi noi abbiamo solo pochi frammenti della realtà.
L'astrazione è tipica di quell'intelletto che separa e divide, ​la filosofia invece deve unire e a
avere sempre come orizzonte il tutto e avere un quadro d'insieme. La filosofia deve
comprendere la realtà quando si dispiega: Hegel fa il paragone della nottola di Minerva.
La filosofia non deve trasformare la realtà, ma deve comprenderla​, non deve ​interpretare
soggettivamente, ma ​oggettivamente quello che è. Con la ragione dobbiamo cogliere quella
realtà razionale, il tutto della realtà, che è razionale. Questo è il sistema hegeliano, la
filosofia mette in ordine il mondo​ . Io, per comprendere la storia, devo comprendere la
politica, l'etica, la religione. È tutto collegato, e tutto manifestazione della ragione. ​La realtà è
un processo di tipo dialettico, la dialettica è la regola del divenire della realtà, legge della
ragione, del Logos, del pensiero, pensiero e realtà coincidono. Il logos coincide con la realtà
e viceversa, piano ontologico e logico coincidono. La dialettica è un processo triadico fatto
da tesi antitesi e sintesi.
1) ​la ragione si determina​, è la determinazione della ragione ​nelle cose​. La ragione si
determina nei fiumi, nei monti, nei pianeti. ​La ragione si pone come oggetto, come
cosa​. È un ​momento positivo​ , perché è il momento in cui la ragione si oggettivizza,
ma ha bisogno dell'​antitesi
2) è un ​momento negativo​, è il momento più ​fertile perché è la ​negazione​. Nel momento
dell'antitesi ogni ​oggetto si scopre limitato​
, ogni ​determinazione non è totale (come
l'uomo). È la contrapposizione della tesi. La cosa che si è determinata si scopre in
contrasto ad altre cose. Il padrone percepirà che è padrone perché percepisce che
c'è uno schiavo. Lo schiavo percepisce di essere schiavo perché non è padrone.
Stessa cosa re e sudditi, hanno bisogno del ​contrasto​, momento negativo, antitesi.
Se tutti fossero spiderman nessuno è più spiderman. L'essenza di spiderman passa
per non essere lo spiderman degli altri. Lo stesso vale per la ricchezza e la povertà,
la ricchezza esiste perché esistono i poveri. ​Senza antitesi la ragione che si pone
nella concretezza non avrebbe ragione d'essere, per questo il momento negativo è
molto importante. Anche quando io ho una borsa di firma e qualcun altro ne ha una
taroccata io ho bisogno di dire che è costata 1000 euro.
3) La ​negazione della negazione dà la sintesi, non c'è vendere senza comprare, e si
forma il commercio. Il terzo momento è detto del superamento, ​aufabung​, che
significa sia togliere che conservare superando. Infatti in questo momento gli opposti
sono tolti da superamento e conservati nella loro unità. Le sintesi vanno all'infinito,
economia e diritto danno diritto politico economico. Hegel determina una dialettica
che ha un ben preciso punto di arrivo, che è lo spirito assoluto, che torna e rientra in
sé stesso, la perfezione. La sintesi finale è lo spirito assoluto che torna in sé stesso.
La fenomenologia dello spirito

La fenomenologia dello spirito assoluto è il capolavoro filosofico di Hegel, che ha influenzato


tutto il panorama filosofico europeo. Pubblicata nel 1807, opera della maturità di Hegel.
Vediamo il significato dell'opera.
È la ​storia romanzata dello spirito​
, che è la ragione, attraverso delle ​figure storico-ideali ​della
ragione. La fenomenologia, perciò, è il ​racconto di come la ragione si sia manifestata nella
storia​. Dunque, nella fenomenologia dello spirito, Hegel ce ne racconta le tappe, attraverso
apparizione di figure storico ideali della ragione. È un'opera ​propedeutica alla comprensione
del sistema filosofico hegeliano​. Per capire bisogna partire da qui perché Hegel ci racconta
come la ragione che era in sé sia uscita da sé e stia attraversando queste figure
storico-ideali per tornare a sé​. La ragione per Hegel è ​dialettica​, è in sé, va fuori di sé per
tornare in sé, e questo è la fenomenologia dello spirito. Tra le più celebri figure storico ideali
ci sono:
1) La figura di servo padrone
2) Stoicismo scetticismo
3) La coscienza infelice

La struttura della fenomenologia dello spirito


La fenomenologia dello spirito è il racconto di un processo perché la ​ragione per Hegel è un
processo dialettico​, dato da ​tesi, antitesi e sintesi​. La ​tesi momento affermativo​, ​antitesi
momento negativo​, ​sintesi momento del ritorno​. La ​sintesi è il momento più ricco e più fertile
perché ha con sé la ​positività della tesi, la negatività dell'antitesi​. La fecondità e fertilità della
sintesi sta ​
nell'antitesi​, perché è ​necessaria​, se non ci fossero tesi e antitesi non ci sarebbe
sintesi. Sono tutti e tre importanti, ma il più importante è l'antitesi perché fa muovere il
processo. L'antitesi può essere anche profondamente negativa, e più è negativa più avremo
un equilibrio migliore.
La dialettica sono i tre momenti in cui si suddivide la fenomenologia. ​Coscienza tesi,
autocoscienza antitesi, ragione sintesi​. C'è una ​dinamica triadica​, coscienza, autocoscienza
e ragione.
1) Coscienza: l'idea è in sé, la ragione è in sé
2) Autocoscienza: l'idea fuoriesce da sé, perché altrimenti l'idea non si sarebbe
arricchita
3) Ragione: l'idea torna a sé.
Egli ripercorre le tappe della cultura europea attraverso questa dinamica triadica. Se voi non
uscite mai dal castello dorato esso vi sembrerà il più bello che c'è. Una volta che vedete il
mondo, tornate arricchiti. Se l'idea fosse rimasta in sé, non si sarebbe arricchita, ​con lo
scontro l'idea si arricchisce​. L'autocoscienza, la ragione, che ​si è messa in rapporto con le
altre coscienze si è fatta ragione tornando a sé. Soltanto quando la coscienza esce da se c'è
lo scontro con tante coscienze che diventeranno consapevoli di questa lotta. Se la coscienza
rimanesse in sé non ci sarebbe arricchimento, ma l'arricchimento c'è solo con lo scontro, la
scoperta. ​Lo scontro può essere anche tragico e drammatico​. Se esco da casa e compio un
viaggio, non sono protetta come a casa. Ma è solo attraverso questo viaggio che noi
abbiamo il ​trionfo della ragione​.
Terzo momento della fenomenologia dello spirito è ​la coscienza che dopo essere diventata
autocoscienza torna in sé, nella ragione​. Torna a sé come ragione, ​scienza, ragione che sa
legiferare​. È anche la ​storia dell'umanità: è attraverso lo scontro con altre autocoscienze che
la ragione si fa più forte, attraverso le guerre.
Attraverso l'istituto (utilizzo) della ragione, cosa facciamo del mondo? ​Lo dominiamo​. La
ragione ha istituito un ​processo quasi illimitato​. Attraverso questo processo di coscienza e
autocoscienza abbiamo una ​ragione che plasma il mondo, che legifera la natura e la
cambia​. Per molti secoli l'uomo non ha toccato la natura. ​La ragione è diventata talmente
matura e forte che sta cambiando la natura stessa​. Questa ragione però è diventata molto
arrogante e potente​, e ​rende l'uomo da una parte più felice dall'altra meno felice (antitesi a
Hegel) - ​Schopenhauer​.
Marx e Sartre​avranno una visione differente, che ​la natura è contro l'uomo.
La fenomenologia dello spirito, che è l'opera più grande della maturità, rappresenta un
percorso autonomo da altri come Schelling. Coscienza con movimento dialettico. È un'opera
propedeutica alla comprensione del ​divenire triadico dialettico dello spirito, composto da tesi,
antitesi e sintesi​. Hegel vuole introdurre un'opera propedeutica alla comprensione della
ragione in tutta la sua complessità. Anche Platone scriveva opere con funzione propedeutica
a capire cos'era il bene o la bellezza. Così anche Hegel prepara la coscienza a
comprendere qual è il divenire complessivo dello spirito della coscienza.
Fenomenologia significa ​fenomeno, apparire​ . ​Storia romanzata delle apparizioni dello spirito​
.
Però, è una vera e propria ​scienza, un discorso logico, una dottrina dello spirito​. Lo spirito
per Hegel è quel ​logos antico che è presentato nella tarda metà dell'Ottocento. L'idea non è
stata ad autocompensarsi ma ad allenarsi. È una ​realtà che ha preso coscienza di essere
ragione, di essere realtà razionale​. Le tappe della fenomenologia fanno parte di un
progresso ideale, culturale, di presa della coscienza della coscienza​. Si percepisce come
realtà che è sempre razionale, razionalità che è sempre realtà. Ci si ricollega al pilastro di
identità tra realtà e ragione​.
I momenti richiamano alla storia, ad avvenimenti accaduti, o che hanno riferimenti a
momenti storici ideali​, ma che incarnano degli ​ideali​, che sono significativi per la
comprensione della ​tappa storico ideale della coscienza​. Attraverso queste tappe cogliamo
la ​specificità del ritorno dell'idea a sé, sono tappe che hanno una radice nella storia, ma che
hanno un momento massimo nella comprensione dell'idea nella storia, che torna a sé
stessa.
La filosofia di Hegel è dinamica, torna sempre a una sintesi a partire da tesi e antitesi,
perché la ragione si deve capire necessariamente e manifestarsi, è come se si fosse
smarrita.

Seconda tappa: l'antitesi​.


La tesi è la coscienza, ​l'antitesi è l'autocoscienza​, che è una tappa fondamentale e la
tratteremo nella ​figura servo-padrone​
, nella dialettica signoria-servitù.
La ​coscienza è il primo momento​, in cui ​lo spirito-coscienza si rapporta ad un oggetto​. È una
coscienza che ​si rapporta oggettivamente a sé​, ma non ha ancora la presa di coscienza di
quello che è veramente, ​è un autoposizionamento di sé, si autorappresenta​.
Non possiamo prendere Hegel frantumato, perché lui è un ​progressista​. La ragione per
arrivare a dov'è ha dovuto fare ​molte battaglie​. Lui riproduce questo passaggio attraverso la
fenomenologia dello spirito. ​L'autoposizionamento non è fertile. L'autocoscienza non si
rapporta più all'oggetto, ma al soggetto​. La coscienza si rapporta ​ad altri io​. L'io quando
fuoriesce da sé stesso diventa ​autocoscienza di sé, perché ​passa all'azione,
all'autorappresentazione, alla relazione con l'altro​, gli altri io iniziano a rapportarsi con me
con un incontro iniziale e ​uno scontro con altre autocoscienze​, e ​diventa autocoscienza​ .
L'autocoscienza non avviene attraverso un legame di unione, ma una ​dinamica di scontro​ ,
perché lo scontro produce dinamismo, la ​presa di coscienza della coscienza stessa​. Io mi
rendo conto che sono un'insegnante perché mi rendo conto che non sono un'operaia che
lavora in fabbrica. Non riesco a capirlo invece se mi rapporto ad altri insegnanti. Io mi rendo
conto di essere un signore non se sono circondato da signori, ma nello scontro con il servo.
Con l'oggetto solo guardandolo mi rendo conto che non sono un oggetto.
La figura dialettica deve essere per forza sempre in scontro perché è in movimento, nello
scontro prendo autocoscienza di ciò che sono, con la figura di servo-padrone. Mi rendo
conto di essere signore dal momento che ho qualcuno su cui comando. ​Nella differenza,
confronto, scarto si comprende la diversità.
Chi è il signore e chi è il servo?
L'analisi non è una storia dei servi e degli schiavi, questo lo fa ​Marx​, che ​analizzerà l'analisi
storica, dall'Egitto alla Rivoluzione industriale, Marx parte dalla realtà, Marx rovescia Hegel,
per arrivare all'idea​. ​Hegel parte dall'idea per arrivare alla realtà​.
Il signore è colui che nello scontro, nella lotta, non teme la morte, e in questo modo mette in
gioco la sua vita​, e non si ritrae. Entra in una dinamica di conflitto senza ritirararsi, perché i
cavalieri hanno la sicurezza anche dell'obbedienza. Chi vive da signore non teme di morire.
Il signore e il cavaliere sono coloro che temendo la morte non si ritraggono, nella sicurezza
dell'obbedienza, con la sicurezza delle catene. ​Etienne De La Boétie sosteneva come ci sia
una ​propensione alla potenza o all'andare verso le catene, ci sono delle persone che
preferiscono le catene, rimanere nell'inganno dell'illusione​. C'è invece chi non si accontenta
e preferisce vedere la realtà anche a costo di andare in Guerra, come in Matrix. Il signore è
colui che sceglie la pillola blu e che lotta per la sua libertà, non si sottrae alla lotta tra le
coscienze. Il servo è colui che nella lotta per la vita, temendo la morte si fa servo, e non
combatte, comprende il senso della vita, che è servire, mettersi nelle catene, si è
subordinato, è diventato ​autocoscienza di servo​.

20/09/19
È il ​passaggio vita morte che stabilisce a livello ideale la ​differenza servo padrone​. Se
vogliamo parlare di un paragone attuale, i bambini in Afghanistan, dovrebbero ribellarsi. Tu
hai accettato le tue condizioni e hai accettato di farti schiavo. Hegel non entrerà nello
specifico storico e politico, ma resta nel movimento dello spirito, di ​subordinarsi e temere la
morte​. La dialettica servo padrone riserva un ​rovesciamento dei rapporti​, si verrà a creare la
situazione di ​dipendenza del signore dal servizio del servo​. Il signore di un castello dipende
dal lavoro della servitù. Quindi serviranno dei servizi di questi lavoratori, perché senza il
lavoro dei braccianti non avrò il raccolto. Quindi il ​signore si ritrova a diventare servo del
servo​, dal punto di vista della ​dinamica coscienziale spirituale dipende dai servizi della
servitù. Il signore dipende dai servizi dei suoi servi, ​a livello dialettico e ideale​. Così il ​servo
diventa padrone del suo padrone​. Ma se il padrone è tale che ha bisogno dei braccianti per
essere padrone, allora è servo dei servi. È subordinato dei servi, a seconda delle condizioni
storiche. La figura servo padrone si rovescia, ​non è un rovesciamento storico, reale, politico,
è un rovesciamento dei rapporti​.
Poi ci sarà Marx che è partito dal reale. Ma Hegel ha avuto un merito, ha capito che ​ il
rovesciamento si basa sul lavoro, che è un elemento emancipatorio​. Il lavoro non è mai
emancipatorio, ma è di dipendenza. Ma Hegel ha fatto capire come da questo anello
dipende il ​rovesciamento a livello ideale (per lo schiavo), è l'elemento per diventare liberi​ .
Hegel ha evidenziato come sia il lavoro a permettere al servo di emanciparsi rispetto al suo
padrone, che è tale grazie al lavoro del servo. Il lavoro che il servo esercita gli permetterà di
rovesciare i livelli sociali​. Hegel evidenzia ​l'aspetto emancipatorio e liberatorio del lavoro​,
sarà Marx a renderlo a livello reale politico. ​Heidegger dirà che ​la fedeltà alla vita è quando
si comincia a essere per la morte, nella consapevolezza della morte​. La morte: io non ho
paura di lottare e rischiare la vita, troviamo questo elemento anche in Heidegger. Anche per
Heidegger la vita è uno ​scontro costante tra esistenze: dice che le coscienze sono in
antagonismo tra di esse, è come se le esistenze si scontrassero e riprendessero il mondo​ .
Anche Sartre riprende il concetto dell'autocoscienza.

Frammento della fenomenologia: "Il rapporto tra le due autocoscienza, dunque, si determina
come un dar prova di sé, a sé stesso e all'altro, mediante la lotta per la vita e per la morte."
Le soggettività sono per Hegel in lotta per la vita e per la morte, le soggettività entrano in
contrasto con le altre soggettività. L'individualità si fa autocoscienza nel momento in cui in
lotta c'è il rischio per la vita e per la morte​. In palio c'è la vita e la morte, non deve mai
essere confermata autocoscienza quando passa attraverso un legame, accordo o
compromesso.

"L'individuo, che non ha messo a rischio la propria vita, potrà essere riconosciuto come
persona, ma non avrà raggiunto la verità di questo riconoscimento, non verrà cioè
riconosciuto come autocoscienza autonoma".
Attraverso lo scontro drammatico cogli la verità e sei soggetto, ma ​se non affronti lo scontro
non sarai autocoscienza autonoma, non sarai consapevole di te stesso​.

"Parallelamente, quando mette a rischio la propria vita, ogni individuo deve tendere alla
morte dell'altro, proprio perché ritiene di non valere meno dell'altro, l'individuo vede
presentarsi dinanzi la propria essenza come un altro e ciò significa che l'individuo è fuori di
sé. Esso deve allora rimuovere questo essere fuori di sé"
Il soggetto mette in gioco la propria vita, ha la forza di mettere in discussione allo stesso
tempo la vita dell'altro, e va verso la dinamica della morte dell'altro. ​La morte dell'altro vuol
dire la liberazione dal dominio della schiavitù​. L'altro sarà ad esempio ucciso, comunque
rovesciato dalla sua condizione​. Se non hai la forza della sfida in quanto non persona
autonoma ma dipendente, allora accetti il ​cambiamento della tua condizione storico ideale​ .

Marx riprenderà lo ​scontro oppressi oppressori​. Per Hegel ​tutta la storia è una lotta di classi​
,
non le chiama come Marx, ma è una ​lotta tra dominanti e subalterni​. Il padrone ha avuto il
coraggio​, il servo non ha avuto coraggio, ma ​paura, prudenza​. Il rapporto storico ideale
padrone servo è dinamico, è in costante divenire. La libertà è divenuta dallo scontro. La
dialettica servo padrone è feconda​, e avviene come punto di fuga il ​rovesciamento dei
rapporti e attraverso la lotta ​la coscienza diventa autonoma e raggiunge la libertà​. Il conflitto
sta alla base dell'autocoscienza, la coscienza diventa autonoma e diventa libera. Vedremo
l'antitesi, dello storicismo e lo scetticismo.

Lo storicismo ha un grande merito nelle tappe dell'autocoscienza, di prendere le distanze dal


mondo esterno, di essere autonomo. Lo storicismo sosteneva che il mondo era governato
da un logos, panteismo logico razionale, quello che accadeva doveva accadere. Erano
contro una ragione dettata dai sentimenti, e portavano il saggio storico ad accettare in
maniera fatalistica la vita. Il saggio storico non si fa coinvolgere dai sentimenti della vita, il
mondo non doveva intaccare la sua autonomia e felicità.
C'è una contraddizione nello scetticismo, c'è la libertà apatica dello storico, ma dove la si
raggiunge? L'uomo è libero anche in catene, e si tratta delle catene reali. Seneca diceva che
per quanto tu potessi essere messo in catene dal mondo, l'importante è che nessuno ti
intaccasse nel tuo equilibrio. Per loro il suicidio era il massimo della libertà. Se c'è un potere
politico che ti vuole imporre una vita che per te va contro natura, nessuno potrà toglierti la
tua libertà, perché al limite tu hai la soluzione del suicidio. Ma se io mi suicidio fuggo dalla
realtà. Se tu accetti tutto quello che deve accadere, l'importante è che non ti intaccano, ma
se tu ti suicidi vuol dire che non accetti ciò che accade. C'è una autonomia interiore che
sfugge alla realtà, che non la vuole accettare.
Gli scettici fanno un passaggio ma poi cadono in contraddizione. Hegel non può accettare il
loro pensiero, perché la verità deve coincidere con la ragione. Dicono che l'indipendenza
rispetto alla verità si ottiene sapendo che la realtà non è realizzabile e l'atteggiamento vero è
sospendere il giudizio, e in questo modo io ammetto una verità, come Cartesio, se io dubito
di tutto dovrei dubitare anche di me. Hegel dovrà sicuramente superare questa
contraddizione. Le contraddizioni non possono portare alla crescita autonoma della
coscienza che diventa autocoscienza. Lo scontro natura-verità degli storici non si è risolto.
L'orizzonte assoluto che attrae l'uomo non è realizzabile.
Allo scetticismo secondo Hegel subentrerà il cristianesimo. Quindi il cristiano è la figura
storico ideale che ha portato ad avvicinarsi al cristianesimo ed è diversa da quella dell'ebreo.
Il dio degli ebrei ha lasciato il mondo e l'uomo da solo, i musulmani che credono che Gesù
sia un profeta. I cristiani credono che Gesù sia una figura storico religiosa. Ma i cristiani
rispetto agli ebrei hanno un rapporto diverso: gli ebrei di abbandono, dio ha creato il mondo,
e lo trascende.
Invece nei cristiani c'è una dinamica dialettica, dio è stato tradito e rinnegato dall'uomo,
crocifisso, e Pietro l'ha rinnegato. Prima dio ha creato il mondo, poi si è fatto carne, Gesù ha
tradito e abbandonato, e ha lasciato la nostalgia dell'essere e dell'assoluto, tema tipicamente
romantico. Quello che si è fatto carne ed è morto per noi, vorremmo ricongiungerci Gesù,
noi sentiamo dentro di noi questo richiamo e lo andiamo a cercare.
Benedetto Croce: noi non possiamo non dirci cristiani perché è la nostra cultura e il nostro
evoluzionismo dialettico. Quando abbiamo pensato di ritrovarlo abbiamo fatto delle crociate,
anche se erano anche per motivi politici. Dio di Hegel è un dio spirituale filosofico. Il sacro
sepolcro, dopo averlo scoperto, era vuoto e dio non c'era più. Percepiamo l'assoluto ma
abbiamo anche la nostalgia dell'assoluto, dio non è più qui con noi e noi siamo destinati
drammaticamente a una coscienza infelice.
Chi ha rappresentato il culmine del misticismo coscienziale infelice?
È stata la scelta medievale. Si rinuncia alla dimensione naturale mondana per ricongiungersi
a dio come Sant'Agostino, che ha dedicato la sua vita a questo. Noi miriamo a qualcosa che
sappiamo che esiste ma non riusciamo a raggiungere. L'infinito mi chiama a sé. Stiamo
comunque ancora parlando di idee, non siamo nel materiale come in Marx. È l'infinito che ha
prodotto noi. Sei tu che vuoi dio, lui ti sta chiamando ma noi non lo raggiungiamo. La
coscienza dell'uomo si mortifica per raggiungere dio. La coscienza infelice si è fatta pronta a
diventare ragione. L'autocoscienza, nella coscienza infelice, ha capito che l'assoluto c'è, non
riesce a raggiungerlo, ma è pronta a trasformarsi essa stessa in ragione. Non è il singolo
che raggiunge la ragione, ma è l'autocoscienza che nella sua totalità si fa ragione.

Con la dialettica servo padrone, la coscienza infelice presenta il punto più alto da un punto di
vista letterario. La coscienza infelice è l'ultima tappa dell'autocoscienza prima di diventare
ragione, prima di prendere consapevolezza di essere diventata Ragione. Poi nello stoicismo
e scetticismo ha trovato un passaggio verso il dramma, la lacerazione della coscienza
infelice. C'è un desiderio della verità ma anche irraggiungibilità della verità. Lo scetticismo è
uno scacco matto illusorio perché c'è la vanità dello scettico che mette tra parentesi il mondo
per nascondere il giudizio. È uno scettico del Seicento, analizzato da Cartesio e Pascal. È
diverso dallo scettico prearistotelico, che cadeva nel dramma di sospendere il giudizio,
quello del Seicento, Cartesio, dubita tutto tranne il fatto che sta dubitando. Ma questa vanità
entra in contraddizione, e la coscienza infelice nasce dalla necessità di una verità assoluta e
dall'impossibilità di accedere ad essa. L'esistenza umana è finitudine, l'assoluto è dio,
l'autocoscienza è dolore, è lacerazione. L'autocoscienza naufraga nell'abisso tra l'umanità e
l'essere infinito. Il popolo ebraico sta ancora aspettando il suo dio, sta aspettando il dio
padre che ha liberato il popolo ebraico, ma un dio che non è ancora giunto col suo profeta, è
ancora al di là dell'uomo, dell'essere finito, dell'essere trasmutabile. La nostra condizione è
di finitudine, di limitatezza. L'assoluto, dio, è qualcosa che va oltre. Nella religione ebraica vi
è una netta separazione tra la condizione dell'uomo e l'abbandono cui l'uomo sembra
destinato, dio, l'uomo che vorrebbe attingere ancora alla verità. Il passaggio successivo è
quello del cristianesimo, che si concentra su Gesù che è dio e si è fatto carne, e al di là del
suo popolo, il dio ebraico era diverso, perché non si è fatto carne, ma lo stanno ancora
aspettando. Il dio cristiano ha fatto un passaggio successivo, la verità si è fatta carne, ma
ora che fine ha fatto questo dio? La coscienza adesso lo sta cercando, quel dio che ha
cercato di aiutare nella sua ideologia i poveri. Anche i viaggi verso la Terra Santa subiscono
uno scacco matto. Hegel ci parla anche delle crociate, con la Guerra contro l'Islam, sette
crociate diverse.

Hegel non parte in quest'opera da un punto di vista storico ma da un punto di vista ideale. Ci
parla di una cristianità che va in cerca delle spoglie di dio. È attraverso questo labirinto,
smarrimento che noi ci torniamo. Se non c'è dolore e smarrimento noi non ci torniamo.
L'infelicità esistenziale che ha lacerato Leopardi ha portato la verità. Vivere senza essere
infelici non è vivere. Il mondo elimina l'infelicità. La felicità non è un abito che puoi mettere
dove e quando vuoi, ma per raggiungerla devi passare per l'infelicità, una persona che è
sempre felice è una persona che tendenzialmente è fedele. Quando si piange e c'è dolore
spesso c'è una presa di coscienza. La coscienza infelice fa arrivare alla maturità. Chi ha dei
valori ha alle spalle fatica. La coscienza infelice ha seguito dei grandi smarrimenti? Anche la
vita di preghiera ti da uno slancio per andare al di là dell'apparenza. Anche nella devozione
c'è nebulosità. Nella musica noi riflettiamo, nella preghiera c'è intimità, ti prendi cura di te
stesso.
26/09/19
La coscienza infelice medievale tenderà a una vita di preghiera e di slancio al di là
dell'apparenza. Anche nella devozione c'è solo musicalità, un pensare che diventa musica.
La preghiera è il momento in cui l'uomo si prende cura di sé stesso, ma bisogna passare
all'opera, al fare. L'uomo vuole avvicinarsi all'assoluto, ed è il momento del monachesimo,
come san Francesco. San Francesco non pregava solamente, faceva anche opere di bene e
si dedicava alla collettività. Anche con la devozione, la preghiera e con l'aiuto pubblico si è
ancora lontani da dio. Il passaggio successivo è la mortificazione di sé, l'ascetismo,
abbandonando sé stessi e puntando alla grandezza universale. Deve essere una felicità che
è qualcosa di lontano, è razionalità. La felicità individuale borghese è lontana dalla
realizzazione della razionalità. Le persone sono disgregate perché vogliono una
realizzazione individuale personale. Hegel vuole un passaggio determinante per arrivare alla
ragione, che è qualcosa che va oltre la propria individualità. L'individuo si accorge che è
insufficiente la preghiera e la musica per avvicinarsi a dio, ma deve aspirare alla coscienza
universale. La coscienza si rende conto come soggetto, nel suo dolore, mortificazione, di
essere alle porte della ragione, concepisce nel suo essere lacerato che non c'è nella
particolarità la razionalità. La verità è nel tutto. La coscienza si è fatta autocoscienza,
infelice, nello scontro dove si fa infelice è insufficiente, ed è pronta alla presa di coscienza di
sé. La coscienza riesce a prendere consapevolezza di sé. L'hegelismo è buon trionfo della
ragione, nei meandri, nei labirinti, nei conflitti.
Quando è coscienza infelice è ancora individualità, e non riesce a tendere all'assoluto, ma è
nel tutto che può tornare alla piena consapevolezza di sé. Bisogna modificare la propria
individualità per accedere al tutto e alla ragione. Anche l'opera e la preghiera sono
insufficienti, devo mortificare la mia individualità. Solo quando vengo lacerato nel particolare,
la coscienza individuale si fa coscienza razionale collettiva. L'asceta mortifica la propria
coscienza particolare per accedere alla ragione universale. Quando la coscienza si
concepisce nel suo essere infelice non è ancora verità, ma si contempla nel passaggio
collettivo del tutto, l'universale.
Arthur Schopenhauer
Polonia, Danzica. La sua filosofia è un rifiuto totale dell'hegelismo e di tutto il sistema
hegeliano. Schopenhauer e Kierkegaard sono contro il sistema hegeliano. È contrario
all'idealismo tedesco, è una voce fuori dal coro perché tutti seguivano Hegel. È la voce della
critica dell'ottimismo idealista di Hegel. Schopenhauer parte da questa frattura con
l'hegelismo elaborando un proprio sistema filosofico, che rovescia l'hegelismo. Non è l'ideale
ad essere coscienza del mondo, che non è il trionfo della ragione che torna a se, ma la
produzione della volontà di vivere. L'essenza del mondo è la volontà di vivere che è cieca,
irrazionale, eterna, infinita. Dunque secondo Schopenhauer la radice nel mondo non è la
ragione o l'idea, lo spirito, ma l'essenza del mondo è la volontà di vivere. Schopenhauer,
contrario ad Hegel, elabora una filosofia irrazionale, irrazionalismo pessimistico, che è
l'esatto contrario dell'ottimismo razionalista di Hegel. Schopenhauer è una penna incisiva
contro Hegel, è scorbutico, ha un caratteraccio. La sua filosofia è un rovesciamento
dell'hegelismo. Con Schopenhauer l'ottimismo borghese verrà meno, come la visione
razionalistica, deterministica di Hegel mostrerà le sue falle. La filosofia di Schopenhauer
avrà successo dopo il 1848, verso la sua morte, dopo la crisi capitalistica degli anni '50,
quando la borghesia verrà messa in crisi. È proprio in questo periodo che Schopenhauer
con la sua filosofia troverà spazio e successo. La filosofia di Schopenhauer è pessimistica,
irrazionale, in netta contrapposizione con Hegel, agli antipodi di quella hegeliana. La filosofia
di Hegel per Schopenhauer è arrogante, perché dice che è l'ultimo sistema, come la nottola
di Minerva, perché ha compreso la missione del reale. Schopenhauer è importante perché
metterà a nudo le debolezze della natura. La storia per Hegel è progresso, è vincente, è un
progredire razionale, marcia verso la libertà del tutto. Per Schopenhauer è ripetizione
incessante della stessa immutabile tragedia, è il colore della natura, dell'uomo, del mondo
che va in scena. La storia e il teatro delle guerre, del dolore, della mediocrità, della
corruzione. È incessante reiterazione del dolore. Dunque il travaglio del negativo che per
Hegel era positivo, per Schopenhauer la negatività è fine a se stessa, il negativo è la
caratteristica pregnante della storia, dove, a fianco del piacere illusorio dei meno, vi è il
colore costante dei più. Schopenhauer è antihegeliano per eccellenza, è danese. L'altro
antihegeliano sarà Kierkegaard, che contrappone la sua visione esistenzialista.
Contrapporrà una filosofia del tutto e della totalità come singola esistenza. In Hegel le
singole esistenze nella totalità non sono essenze della ragione. Per Kierkegaard le singole
vite sono il tutto, perché vanno alla ricerca del senso della vita. Dunque Kierkegaard
contrapporrà alla filosofia della verità la filosofia della vita, della scelta. Noi siamo in un
mondo di possibilità, di scelta, della disperazione della scelta, c'è la possibilità del dramma.
C'è una sensibilità diversa, le singole scelte e vite sono l'orizzonte dell'uomo. Secondo
Kierkegaard non si può marginalizzare all'interno di un processo storico ideale e razionale le
singole vite. Kierkegaard e Schopenhauer avranno successo soltanto quando il sistema
hegeliano tramonterà. Bisogna arrivare al materialismo e Marx per giungere ad un
cambiamento importante, al positivismo scientifico. Schopenhauer e Kierkegaard non
avranno subito un peso fondamentale in Europa. Schopenhauer influenzerà Nietzsche e
Freud.
Schopenhauer nasce da una famiglia ricca, papà banchiere e mamma scrittrice. Danzica era
una delle città della Polonia più europea, più aperta alle influenze culturali, è una città di
porto. Danzica è una città all'avanguardia. Ciò ci fa capire che Schopenhauer era una
persona di una certa cultura.

28/09/19
Il figlio non accetterà la volontà del padre di diventare banchiere come lui, ma studierà
filosofia. Frequenterà l'università dove incontrerà filosofi idealisti, influenzato da Kant e
Platone. A Berlino incontrerà Richter, da cui verrà influenzato. Poi Dresda, Napoli, Roma,
Parigi. Insegna, compie libera docenza a Berlino, dove fa un corso, per sfidare Hegel lo
mette negli stessi giorni e stesse ore, ma nessuno segue il suo corso.
Nel 1818 pubblica un'opera che è il suo capolavoro, che però non avrà successo immediato,
Il mondo come volontà e rappresentazione​, all'inizio non lo legge né compra nessuno. Poi
negli anni '30 scriverà altre opere che non avranno successo. Il successo arriva quando è
anziano, nel '50-'51, quando pubblica l'opera riassunto Parerga e paralipomena.
Rappresenta i punti cardine del suo pensiero, è scritta in maniera molto semplice rispetto al
primo testo. È una penna brillante, porterà in voga l'aforisma ripreso da Nietzsche. Gli
aforismi piacciono molto. La borghesia post moto '48 meno ottimista comincerà
progressivamente ad avvicinarsi al suo pensiero. Il carattere di Schopenhauer è burbero, ha
chiari accenti di antisemitismo. Fa battute sugli ebrei, emergono aforismi sulle donne, è
antifemminista, misogino. Schopenhauer avrà delle invenzioni filosofiche geniali, bellissime,
portatrici di una critica di un ottimismo che era un abito troppo rigido dato all'Ottocento,
secolo di progresso che non ha vissuto Schopenhauer, che critica molto. L'altra grande
originalità parte da Platone e smonta l'idealismo di Hegel, fonda una filosofia pessimistica
razionale.
Da Talete a Hegel si introduce la razionalità in occidente, Schopenhauer introduce le
filosofie orientali. La filosofia occidentale non può accettare le filosofie orientali, perché sono
soteriologie. Schopenhauer ha introdotto degli aspetti spirituali della religione induista e
buddhista. Dall'induismo: il velo di Maya. Recupero delle filosofie orientali che le filosofie
occidentali hanno sempre marginalizzato. Ha fatto una filosofia critica, ha concepito la teoria
della realtà come illusione, menzogna, ce lo dice in maniera originale e corrosiva. L'uomo
crede a menzogne per reggere le durezze della vita. Il mondo è una volontà di vivere, si
parla della volontà di vivere assoluta, unica, razionale, eterna, senza scopo, incausata. Il
mondo, la natura, l'universo, sono il prodotto di una volontà di vivere cieca, egoista e
irrazionale.
"Noi uomini siamo piccole volontà di vivere prodotte da una volontà di vivere assoluta, che ci
ha prodotti perché vuole vivere (è egoista). La volontà di vivere è una volontà che agisce,
vuole vivere, e noi siamo piccole unità di vivere, che, volendo vivere, realizzano la volontà di
vivere assoluta"
Divisione tra noumeno e fenomeno, la realtà in cui viviamo è un fenomeno. Squarciando il
velo di Maya, l'apparenza, noi riusciremo ad accedere al noumeno. La divinità indiana
dell'inganno, dietro a questa si trova il noumeno. L'uomo scopre che dietro al fenomeno c'è
un noumeno, che è volontà di vivere, e si spoglia di tutte quelle costruzioni (ideologie,
strutture, religioni) che non sono necessarie alla vita. L'uomo è conatus, sforzo di
autosopravvivere, l'uomo vuole vivere, è slancio di vita, e, squarciato il velo, si scopre
l'essenza dell'uomo, che è voglia di vivere, vuole vivere per vivere. Perché è volontà di
vivere? Perché dietro l'uomo, la pianta, l'animale, il pianeta che vuole vivere, c'è la volontà
assoluta, che vuole vivere perché vuole vivere. La volontà di vivere ci crea ma noi siamo
niente perché quando si squarcia il velo vediamo questo. Il DNA del mondo è la volontà di
vivere. Si va oltre la realtà fenomenica, si va alla radice del mondo.
Nel mito della caverna, quando il filosofo vede il mondo che sta fuori, si accorge che prima
vedeva delle ombre. Platone maestro. Gli uomini che riescono a liberarsi dalle catene,
l'ignoranza, vedono le idee, le cose perfette, ma bisogna uscire dalla caverna, e questo
costa fatica, bisogna scegliere la pillola rossa (Matrix), bisogna squarciare il velo di Maya.
Realtà eterna senza scopo, irrazionale. Da qui deriva il pessimismo di Schopenhauer. La
vita dell'uomo è una manifestazione della volontà di vivere, perciò l'uomo è desiderio, siamo
produzione di desideri. Ma i desideri prodotti sono, nella maggioranza dei casi, desideri che
non si realizzano quasi mai. E lo scarto tra i desideri che non realizziamo e quali che
realizziamo porta all'infelicità. L'uomo è strutturalmente destinato all'infelicità. Noi siamo
animali finiti, quindi desideriamo sempre. Solo pochissimi desideri si realizzano. L'infelicità
sta in questo scarto. Il piacere è soltanto cessazione di dolore. L'uomo non riesce mai ad
essere felice, perché non può fare a meno di produrre desideri. Il desiderio prodotto non è
piacere, ma è inizialmente felicità.
"La vita dell'uomo è come un pendolo, che eternamente, costantemente, in modo
inesauribile oscilla tra desiderio e noia, passando fugacemente per il piacere."
Questa è la struttura antropologica dell'uomo, animale desiderabile: quando realizza un
desiderio prova un piacere, che però è noia, perché l'uomo non si accontenta mai, e questa
è la fonte di infelicità per Schopenhauer. Ogni volta che si realizza un desiderio, il piacere è
consumato e si giunge di nuovo alla vita. In ogni modo la vita è sempre sofferenza e dolore.
Severino paragona Schopenhauer a Leopardi: questa sofferenza non riguarda soltanto
l'uomo, Schopenhauer è un pessimismo come dolore cosmico, è il mondo nel dolore, è il
mondo nella sofferenza perché tutto questo mondo è una produzione della volontà di vivere.
E dunque il mondo è la lotta di tutte le cose tra di loro, perché noi siamo animati
dall'egoismo, tutti vogliono quello che vogliono gli altri. I desideri si contrastano e l'uomo è
destinato all'infelicità. È un autore che conduce l'uomo in una visione pessimista della vita.
La ​noluntas ​è la liberazione dal dolore. Non c'è via uscita per liberarsi dal dolore.
Può essere l'amore la via d'uscita?
No, solo la ​noluntas. P ​ latone, amare le idee di perfezione. Per Schopenhauer l'amore non è
altro che una potenza ingannevole, è solo un disegno nelle mani della volontà di vivere per
perpetuare la specie. Porta le creature e gli animali a riprodursi, l'unico fine è vivere.
Produce le volontà di vivere piccole, uomini, animali, piante, e l'uomo è il più desideroso.
L'uomo mette al mondo altri uomini, realizzando il disegno della volontà di vivere assoluta.
Quindi l'uomo è zimbello della natura, che ci utilizza per realizzare il noumeno, la volontà di
vivere. Schopenhauer dice che i canti d'amore di Petrarca sono di un amore non consumato.

30/09/19
Dietro la battuta ironica di Schopenhauer, c'è la visione pessimistica dell'amore. L'unico
amore che si può elogiare è quello disinteressato della ​pietas​. Ad esempio, nell'amore
amicale, il concetto della ​pietas ​è prendersi cura di un amico in modo disinteressato è amore
scorporato da un fine, perché avere dei figli è soddisfazione sessuale, non è vero amore.
L'amore della ​pietas è​ amore disinteressato, quindi amore vero. Ovviamente questa è una
visione dura elaborata da Schopenhauer, che ci presenta delle critiche all'ottimismo, che non
è il sale della vita ma una menzogna, sono favole che noi uomini ci raccontiamo per reggere
alla durezza della vita. Non c'è una vera e propria essenza della vita, perché è la volontà di
vivere l'essenza vera e propria, non c'è un fine nella vita.

Critica all'ottimismo cosmico


Il mondo per Schopenhauer è irrazionale, il teatro dell'illogicità e della contraffazione.
Scrive a Hegel: "Il mondo come manifestazione della ragione è quanto più ideologico e
assurdo tu potessi scrivere, perché non c'è la legge della ragione, ma della giungla."
"Caro Voltaire, questo non è il miglior mondo possibile, ma un inferno"

Critica all'ottimismo sociale


A Dante: "quando hai scritto del paradiso non hai trovato tante parole per descriverlo,
invece, quando hai parlato dell'inferno, ti sei guardato attorno perché il mondo è un inferno."
Tutto è irrazionalità e violenza, il cosmo è ateo, non c'è nessun dio, dio e gli dei sono delle
menzogne inventate per capire l'illogicità di questo mondo.
Per Schopenhauer l'uomo non è buono, come sosteneva Rousseau, alla base della visione
di Schopenhauer l'uomo è lupo di altri uomini, belva, è irrazionale, come diceva Hobbes. Il
più forte sconfigge il debole. "È una belva che aspetta solo il momento per sopraffare gli
altri".
Ma perché gli uomini vivono insieme?
Per bisogno di produttività e utilità. Hanno bisogno degli altri, è utile. Io non cerco l'altro per
amore, ma per utilità, perche l'unica legge che ho è quella della sopraffazione. Ogni uomo è
diavolo dell'altro. Spesso la nostra felicità passa per l'infelicità degli altri. Siamo felici quando
realizzando un mio piacere gli altri non lo realizzano. Schopenhauer, quindi, non riesce ad
uscire da questo pessimismo, ma ha la forza di intercettare letture antropologiche sociali che
sempre nella storia ritornano, attraverso cui ha la capacità di capire qual è una delle nature
dell'uomo, quella dell'egoismo. Questa visione verrà ripresa da Freud. La vera svolta sarà la
pietas c​ ontro l'egoismo, l'uomo deve spendere gratuitamente per gli altri.

Critica all'ottimismo storico


Critica contro Hegel, storicismo idealista a Marx, storicismo materialista, a tutti gli storicisti e
storicismi animati da ottimismo. Per Hegel la storia è un progredire della ragione che torna a
sé con la musica, l'arte, la filosofia. Per Marx la ragione deve trionfare attraverso
l'emancipazione delle classi proletarie subalterne. Il proletariato si scontrerà contro la classe
sociale dominante, quindi per lui la storia è progresso. Per Schopenhauer la storia è il
ripetersi della stessa tragedia, cambiano gli attori, comparse, protagonisti ma è sempre la
stessa storia, il destino dell'uomo è nascere, soffrire, morire, e in questo percorso c'è la
violenza e la guerra e l'amore come illusione. Il compito della storia è dare all'uomo la
coscienza di cosa sia autenticamente la storia e quale sia il destino dell'uomo. Conoscendo
la storia non la portiamo ad essere più razionale, a migliorarla, ma ci indica il drammatico
destino dell'uomo.

E se non lo comprendiamo cerchiamo di uscirne, è un vero e proprio dramma violento, ma si


può uscire attraverso le vie di liberazione dal dolore. L'uomo deve liberare la vita dal dolore,
e questa via non è il suicidio, Schopenhauer lo condanna duramente.
Ma perché il suicidio non deve essere perseguito?
Perché suicidarsi significa di arrendersi alla volontà di vivere. Il suicidio ammette che la
volontà di vivere domina, è un'ulteriore ammissione della forza della volontà di vivere. La
volontà di vivere assoluta trionfa attraverso il suicidio. Vorrei eliminare la volontà di vivere,
ma suicidandomi la rafforzò. Inoltre, se si suicida il singolo individuo, la volontà di vivere è
eterna infinita universale irrazionale e collettiva. Da una catena di numeri razionali, se io
tolgo un numero naturale, la catena cambierebbe? Suicidarsi non serve a nulla, bisogna fare
trionfare la ​noluntas attraverso tre vie di liberazione, così riusciremo a fare trionfare la nostra
vita da un vivere egoistico.
1) La prima via è l'arte, che è la contemplazione disinteressata della realtà. L'artista per
Schopenhauer deve contemplare la realtà in maniera disinteressata, quindi utilizzarla
come liberazione dal dolore, si intende anche la musica. La musica classica è quasi
una contemplazione disinteressata di forme pure. La musica è una insieme di
formule matematiche come contemplazione di idee pure e perfette. Ti aiuta a
distaccarti dalla violenza.
2) La ​pietas ​e l'agape, che sono l'amore come prendersi cura degli altri. Prendersi cura
vuol dire compatire, ​cum + patire,​ prendersi una parte del dolore dell'altro. Anche
amare in modo amicale significa avere sofferenza insieme all'altro. Amare
prendendosi cura dell'altro implica la gratuità.
"Il vero amore è prendersi cura dell'altro, che implica la gratuità". Amore sessuale
non è vero amore, è vero che porta al godimento, ma non è ​pietas.​ Solo nella
condivisione della sofferenza dell'altro elimini il tuo egoismo.
3) Tappa religiosa, ascesi, che porterà al nirvana. Bisogna diventare asceti, bisogna
progressivamente annullare il desiderio, innanzitutto con i godimenti del cibo. Poi
bisogna essere casti. Servo della ​noluntas.​ Ci eleviamo dagli eccessi di Democrito ed
Epicuro, che sono schiavi perché dipendono, la dipendenza è sbagliata, cercare di
eliminare ogni desiderio. Bisogna bere e mangiare solo per la sopravvivenza. Solo
così riesci ad essere autonomo. Bisogna ridurre ogni forma di vizio, non si parla di
sessualità, l'uomo umile è felice perché ha meno dolore, perché non proverà più
odio, egoismo. L'umiltà non vuol dire vivere schiacciati sotto ogni forma di potere, ma
non dipendenti dal vizio e dai desideri. La povertà rende libero, e l'accumulo di
oggetti rende schiavi.

È una vita che è solo fatta per le cose, bisogna sacrificarsi fino a entrare in un clima
spirituale religioso, una sorta di rassegnazione. Ti rassegni fino a credere al cammino di
rassegnazione. La rassegnazione per lui è una comprensione di rinunciare a un
automacerarsi. Quando tu cerchi l'equilibrio lo devi fare per vie difficile: stare male,
macerarti, ed è qui che hai l'illuminazione, come il Buddha che si solleva a gambe incrociate,
sei in equilibrio come l'eremita del monte sulla natura. Non dipendere da nessuno, ti ripieghi
in te stesso e così riesci ad essere imperturbabile, il nirvana come imperturbabilità
dell'animo, trionfo della ​noluntas​ sulla volontà di vivere, che è irrazionale cieca.
Karl Marx
Come Hegel è un gigante del pensiero filosofico, ingombrante per alcuni. Ha avuto una
grande ricaduta storico politica.
Introduzione
Il marxismo per tutto il Novecento è una filosofia che è diventata ideologia. È collegato
all'assistenza storica dell'idealismo. È un'esperienza collegata al materialismo storico. E
considerato da molti critici il teorico del comunismo e socialismo. Ma anche con Angels e
tanti altri filosofi il socialismo è una grande famiglia con tanti padri e tanti figli, quindi si è
appiattita la visione marxista, e non si ha dato a Marx il giusto merito, appiattito al socialismo
reale, a una statua un vessillo da sventolare, non dandogli merito per ciò che ha fatto, è
stato irrigidito. In modo particolare questo slancio critico, questa grande lucidità di analizzare
il capitalismo di Marx è stata un po' ristretta dagli intellettuali. È stato visto come appiattito,
chpoincide con il socialismo reale. Da un punto di vista di organizzazione politica, come
partito, è stato visto in maniera rovinosa e negativa nel Novecento, perché non si è capito
cosa ha voluto fare Marx, che è un grande teorico. Ha analizzato il capitalismo come pochi,
e lo ha liberato da tanto fantasmi e rigidità, e dopo un secolo è diventato prepotente,
secondo alcuni critici perche oggi è meno pericoloso. È uno strumento per capire il
capitalismo e la crisi che stiamo vivendo. Tutti i testi di Marx, un tempo non erano molto
venduti, oggi invece pubblicati e venduti in molte lingue. Questo fa di Marx uno degli
intellettuali più riconosciuti e studiati, c'è un ritorno al pensiero di Marx. Nel capitale, quando
analizza il capitale, ha anticipato il nostro tempo, ha capito cos'era il capitalismo, il ritorno a
Marx oggi è molto leggero rispetto a 50 anni fa. Ha creato delle tensioni notevoli. Marx in
quel periodo non veniva considerato come oggi, faceva pauraz è un filosofo della libertà , del
progresso, è un filosofo fecondo, come Hegel, anche lui traccia un sistema filosofico vero e
proprio.

Caratteristiche della struttura filosofica di Marx. Attrezzi per decodificare anche la


complessità economica di oggi.
Primo punto. Il marxismo è anzitutto una filosofia globale, perché analizza la società, la
storia deuropa, mondiale, da un punto di vista economico, politico. Fa un'analisi globale della
società. Il marxismo è una filosofia che vuole centrare il cuore dell'economia borghese, che
si afferma in maniera egemone nell'ottocento. Dai primi anni 40 amerà degli anni 60,
soggetto sociale politico, che è la borghesia. Questo trionfo è tale da portare all'edificazione
del mondo borghese, è una società che si fonda sulle libertà individuali, ricerca del profitto, e
una società che disgrega un mondo aristocratico, feudale, religioso. Marx è critico di Hegel,
ma il punto di partenza è Hegel e la sinistra hegeliana. La caratteristica della società civile
borghese è quella di perseguire gli interessi. Il nazionalismo è una risposta alla
disgregazione della società. Anche il nazionalismo di oggi da Putin, marine lepen a Trump. È
una risposta di ciò che produce la società borghese, individualista, globalizzazione
finanziaria ed economica, che oggi ha portato al potere come disgepregazione della
comunità una visione nazionale di destra. Il marxismo sarà un tentativo di superare lo
sfruttamento della società, quella di sinistra, che vuole un mondo di uomini liberi ed uguali.
Una filosofia critica della società borghese capitalista, fondata sull'individuo, quindi sullo
sfruttamento. Una delle caratteristiche della sipocieta borghese è quella dello sfruttare,
anche le risorse della natura nella maniera più esasperata, ma a anche lo sfruttamento
dell'uomo. Lericchezze non sono equamente distribuite, ma sono nelle mani di pochi, i
privati. Distribuisce anche guadagni, ma in maniera diseguale. E la crescita economica che
porta il capitalismo ha anche emancipato intere comunità e aree. Marx non è mai un
reazionario, un conservatore. Il marxismo non è mai un animale rivolto con la testa
all'indietro. Il marxismo è una filosofia estremamente progressista, non guarda indietro ma in
avanti. Dire che la società borghese distrugge la comunità non vuol dire che Marx cerchi di
tornare indietro, perché le individualità borghesi sono importanti, ma non il punto d'arrivo
della libertà. Le libertà individuali sono importanti, ma sono per pochi, mancano quelle
collettive sociali.
Secondo punto. È una filosofia che unisce la teoria alla prassi. La filosofia è la disciplina
teorica per eccellenza, è speculazione. Hegel Kant lo spinozismo, Cartesio, sono
speculatori. ?a filosofia è teoria pura. Marxismo non è solo una filosofia teorica, ma della
prassi. La filosofia per Marx deve conquistare la realtà per cambiarla, è talpa. La
conoscenza della realtà è finalizzata al suo cambiamento. La filosofia non è una nottola di
Minerva che si colloca quando il giorno è passato, ma la filosofia deve essere sulla prassi,
postare la talpa al sottosuolo per cambiare la realtà, la struttura, la base economica della
società, su cui si giocano le libertà individuali, la politica. È nella sfera economica che si
giocano le differenze di classe, si scavano le contraddizioni della società. Il filosofo, perciò,
non deve di Andrea a contemplare il mondo, ma deve comprenderlo per cambiarlo, questo
epitaffio è sulla tomba di Marx. Il filosofo non deve contemplare il mondo, comprenderlo, è
giunto il tempo di cambiarlo.
Terzo punto. La filosofia di Marx è rivoluzionaria. Il marxismo è rivoluzionario nell'essenza.
Perso in mano può spaventare e destabilizzare. La realtà va cambiata nell'ottica della
razionalità, il reale non è razionale, ma deve diventarlo. Ma cos'è la razionalità per Marx? È
uguaglianza, ma l'uguaglianza è una condizione per raggiungere la libertà. È uguaglianza
alla libertà perciò libertà all'uguaglianza. Finché gli uomini non sono liberi ed uguali e uguali
e liberi, la realtà nn sarà razionale. La libertà e l'uguaglianza sono l'orizzonte della libertà,
finché esse non ci sono non ci sarà razionalità. Finalizzata alla rivoluzione sociale ed
economica, ad un nuovo mondo, una nuova economia, un uomo nuovo che produrrà una
nuova società, che contribuirà a produrre uomini nuovi. Marx è stato considerato da molti
critici utopico.
Quarto punto. È una filosofia materialista. Il materialismo di feuerbach, di cui parte si nutre
Marx, è un materialismo storico e non è un materialismo naturale. La realtà è materia, ossia
è data da rapporti materiali tra uomini e classi sociali. A muovere la storia materiale sono i
rapporti di lavoro, proprietari- dipendenti. Rapporto tra bisogni e soddisfacimento di questi
bisogni attraverso il lavoro.

08/10/19
4) La storia per Marx è data da rapporti di forza di natura economica tra chi possiede e chi
non possiede. È una storia fatta di omini in carne ed ossa tra sfruttati e sfruttatori, re e
sudditi, principi e contadini. È una storia fatta di rivoluzioni scontri e cambiamenti di natura
materiale tra chi ha la terra e chi non la ha, Tar chi lavora e chi non lavora. Non è una storia
ideale, della provvidenza cristiana, ma è materiale.
5) ha carattere dialettico. Ma non è la dialettica di infinito hegeliano. È filosofia dialettica, ma
non è dialettica di ragione infinita che si pone e si contrappone, ma è dialettica la realtà
materiale, il mondo in cui noi viviamo. È dialettico ma all'interno della realtà. Ma qual è la
base, il punto di partenza?
La dialettica bisogno-soddisfacimento. Maneggiare per gli uomini primitivi era un bisogno
primario, più i bisogni cambiano a seconda della classe sociale di appartenenza. La legge
della storia è nella soddisfazione dei nostri bisogni. Nella storia ci sono uomini, soggetti
sociali, che hanno bisogni che l'uomo deve soddisfare. Al giorno d'oggi ci sono dei bisogni
indotti. In una società come la nostra, ulitracapitalistica si inducono dei bisogni, e si inducono
a sipua volta de consumi che tu assolutamente devi fare. Se non cambi il telefono, il paio di
scarpe, l'economia si ferma. Non ci si accontenta. Quindi cos'è che porta al soddisfacimento
dei bisogni? Il lavoro, che producete va a soddisfare i bisogni. Per soddisfare il bisogno c'è
sempre il connubio del lavoro. Marx parlerà anche di schiavismo. Cos'è stato lo schiavismo?
Alcuni milioni di neri che hanno fatto l'America e loro lavoravano sempnza prendere un
soldo. È una forma di lavoro che permette una massificazione del profitto a chi possiede gli
schiavi. Il lavoro, tutto va storicizzato, anche la religione, che feuerbach non storicizza. La
storia è una lotta di classe tra coloro che possiedono e coloro che non possiedono. È una
dialettica costante tra la classe che possiede e la classe che non ha nulla. È una lotta di
classe tra sfruttatori e sfruttati. E se ci sono personaggi che si rivoltano vanno contro il
potere economico politico. La storia sarebbe impossibile se i popoli non si fossero mossi,
non come dicono i nazionalisti e i populisti, ma massa unica informe formata da classi
sociali. La storia cambia quando le classi sociali subalterne avanzano rispetto alle classi
dominanti. Marx è utopico, il comunismo dovrebbe portare a uguaglianza e libertà.
6) filosofia progressista. Punta a un cambiamento verso il futuro di miglioramento. Come il
modello capitalistico ha soppiantato il modello feudale nobiliare, partendo dalla andata della
borghesia, che ha soppiantato i vecchi equilibri, nello stesso tempo questa borghesia crea
delle condizioni nuove per un nuovo cambiamento politico rivoluzionario, un mondo migliore.
Dirà Marx: "non c'è mai stata una crescita di operai industriali. Si verrà a creare una massa
di proletariato cognitivo e intellettuale ma soprattutto fisico che cambierà il corso della storia"
i proletari vorranno emanciparsi, costruire una relata in cui sono liberi dalle catene. La storia
è un circolo e si ripete.
Questi sono i 6 punti che andremo a sviluppare.

La critica ad Hegel, allo stato liberale moderno, all'economia classica​.


Sono tre critiche che anima può ipgli scritti di Marx.
Marx critica ahpd Hegel il tipico misticismo logico. ​Critica della filosofia del diritto di Hegel.
Hegel viene accusato di mistificare logicamente il reale. L'hegelismo secondo Marx ha
prodotto una lettura della realtà in modo capovolto, ha mistificato logicamente il reale. Dire
questo di Hegel, che era uno filosofi più grandi dellOttocentp. Hegel è sul maestro, è
debitore dello storicismo, della dialettica. Dice: tu hai compiuto un misticismo logico, hai
capovolto in maniera ideologica la realtà, ne hai fatto una lettura ideologica. Secondo Marx
Hegel ha trasformato il reale in una manifestazione dello spirito. In Hegel prima viene la
ragione e poi la realtà. La ragione determina la realtà, lastratto determina il concetto. Hai
fatto un errore metodologico, non vi è prima lo spirito la ragione, il pensiero astratto, ma la
realtà empirica. Tu hai rovesciato la realtà. Hai fatto degli are la storia dallo spirito. Hai
commesso l'errore di analizzare la storia non come una serie di avvenimenti concreti e reali,
comprendere la storia per come si è manifestata. Non hai dato una lettura storica degli
avvenimenti, ma la rappresentazione della storia. Per te, la storia è manifestazione dello
spirito, dellastratto. E dunque, gli avvenimenti che sono accaduti è perché lo spirito lo
voleva. La storia non è figlia di materiali concreti e reali, ma manifestazione necessaria della
ragione. Per te c'è lo spirito che doveva manifestarsi in quel modo nella storia.
Era te Hegel tutto è necessario, hai cambiato la realtà dei fatti, che in realtà è concreta e
relax. Gli avvenimenti sono reali e determinano delle conseguenze materiali e concrete. Tu
hai trasformato la storia in manifestazione dello spirito. Ma la storia è formata da cause e
conseguenze. Misticismo è trasformare la storia innmanispfestazio e necessaria dello spirito
e assoluto. Non bisogna fare da!minare la storia con la testa, con i piedi all'aria. Quindi
dobbiamo rovesciare Hegel. Bisogna fare derivare l'ideale dal materiale. Esiste il cane
concreto e poi viene prodotta l'idea di cane. La parola cane è un'idea che è figlia ti tanti cani
e cagnolini che vedi nella realtà. Hegel è vicino a Platone. Prima di sono le mele e e le pere,
poi l'uomo elaborerà nel suo intelletto l'idea di frutta. Tutti gli idealisti spiritualisti, cristiani
commettono questo errore. Prima c'è dio e dopo ci siamo noi. È la frutta concreta a produrre
l'idea astratta di frutta.
L'altro errore indiretto che commette Hegel secondo Marx è il giustificazionismo. Perché se il
reale è il prodotto dellastratto, perché se tutto è prodotto della ragione, se tutto deriva
dellastratto e dallo spirito, giungeremo a dire che tutto ciò che è perché doveva essere. Se
noi diciamo che questo doveva accadere perché era stato scritto, arrivi a giustificare tutto.
Le cose sono come sono perché la ragione si è concretizzata così. Ma allora la condizione
degli operai è come è e non potrebbe essere diversa da com'è, senza possibilità di
cambiare. La realtà non è da giustificare, non è razionale, ma va trasformata in razionale. Se
dici che le cose sono come sono perché sono manifestazione della ragione e viceversa,
allora si manifesterà sempre così in quel determinato contesto. Quindi quello che c'è è il
razionale del momento, la concretezza del momento, che non è pienamente razionale, ma è
insufficientemente razionale. Marx prende un aspetto di Hegel e lo valorizza. Marx dice:
quello che c'è in quel momento è si una manifestazione della realtà, perché può essere
trasformata in maniera più razionale. Può essere giusto che delle persone lavorino, ma è
giusto che lavorino 20 ore al giorno sfruttate? Ci sono i farmaci per curare le persone,
perché non è razionale che muoiano senza provare a curarsi. Però ci sono alcuni dati che
non hanno la possibilità di avere questi farmaci, è razionale curarsi con i medicinali, ma non
è razionale che alcuni stati non ce li hanno. Se noi diventiamo giustificazionismo, diventiamo
relazionarsi, il presente va sempre bene, ed è giusto che sia così. Quello che c'è è il
razionale del momento, ma quello che c'è non è pienamente razionale. Valorizza
quell'aspetto di Hegel, ma non completamente. Tutti dovrebbero poter accedere a
determinati medicinali. Mentre per questioni di domanda ed offerta alcuni paesi non possono
accedere. Si direbbe che è giusto che io che abito in Italia posso accedere a certi medicinali,
tu che abiti in Africa no.

Allo stato liberale borghese, 4 ​ 4, farà parte dei saggi che lui scrive di un'opera molto più
grande che lui scrive sulla questione ebraica.
Marx analizza in maniera globale la società dell'epoca, che vede sempre più affermarsi lo
stato liberale.
A società che critica è quella di metà dellottpcentp, in cui sorge lo stato liberale, con le
dichiarazioni dei diritti dell'uomo e del cittadino. Quello che si sta realizzando in Europa in
america e in altre parti del pianeta, è uno stato che contiene delle contraddizioni radicali,
profondissime, in quanto questo stato moderno (come anche il nostro, che ha una
costituzione che vuole in parte sanare). Contraddizioni: crea una scissione tra l'essere
cittadino verso lo stato e uomo nella società. Noi abbiamo una dopoia cittadinanza, siamo
cittadini dello stato e di fronte alla società. Nasciamo liberi ed uguali, abbiamo l'uguaglianza
di fronte alla legge. Di fronte allo stato, tutti, a prescindere dalla condizione sociale, siamo
uguali di fronte alla legge. Verrà applicata dalla rivoluzione francese a prescindere dalle
condizioni sociali, religiose, che tu sia maschio o femmina, etero o omo, dovrebbero essere
uguali in tante parti del mondo. Ma quelluguaglianza in alcune parti d'Europa ancora non c'è.
In alcune parti d'Europa essere omosessuali è ancora un reato. Di un'altra condizione
convivono gli uomini, la cittadinanza sociale, in cui vivono le massime contraddizioni, dolore,
sofferenze, se siamo viali di fronte alla legge siamo diversissimi di fronte alla vita reale,
stipendi diversi.

09/10/19
La differenza tra esseri sociali è grande, perché nel mondo sociale c'è l'uguaglianza. Perché
nel mondo sociale c'è l'uguaglianza, ma c'è una forte differenza reale. Se noi guardiamo la
signorina che prende il sole, non è brava. La. Mondina che sta a lavorare, è perché una è
ricca l'altra è povera. L'uomo è uguale di fronte alla legge formalmente, ma nella sostanza è
diseguale. Se non c'è uno stato che vuole sanare le disuguaglianze, queste restano per
sempre. Le diseguaglianze reali nell'apprendimento: o c'è una scuola che arriva a portare
avanti tutti, altrimenti andrebbero avanti soltanto i migliori e gli altri no. Se un ragazza è
disbile e non può camminare, ci vogliono più soldi per andare a scuola e per operatori
sanitari privati. Se il diritto all'istruzione dpnonnviene garantito ai poveri, disabili, quel diritto
non viene garantito. È uno tra i primi a capire che la rivoluzione francese è si importante per
l'estensione dei diritti, che però valgono solo per gormaz ma non nella sostanza, perché
nella sostanza vige la diseguaglianza tra gli uomini. La società si forma sulle necessità realie
concretez ma c'è cheli di queste cose ne ha in abbondanza, chi invece non riesce a arrivare
neanche a fine settimana. Questo lo aveva già detto anche Hegel. Diceva che tutti noi siamo
figli di uno stato forte, ma anche autoritario, che cerca di ricomporre le differenze, ma Marx
mette in luce che (motivo delle guerre e dittature) la modernità porta con sé dei diritti
bellissimi, ma c'è un problema di disuguaglianza, perché intere partidel mondo sono povere
e non hanno accesso a determinate risorse. Dove c'è diseguaglianza si crea conflittualità tra
questi atomi, attori, esseri, e non si può sopravvivere. Il pessimismo di Schopenhauer può
essere letto anche in maniera sociologica, siamo circondati da chi ha chi non ha, in miseria,
vado a lavorare anche in miniera, dove rischio la vita ad ogni secondo. Il capitalismo si sta
affermando e il sistema costringe polarizza le persone e le costringe a vendersi, a
trasformarsi in merce pur di accaparrarsi qualcosa. Nessuno volontariamente andrebbe in
miniera, o lavorare sotto un alto forno a respirare gas tossici. Dovremmo passare alla
democrazia rralez non formale. Ci troviamo in una democrazia formale, non reale. Marx
parla di democrazia totale e reale, a cui darà il nome di comunismo. Per Marx il comunismo
è una democrazia reale, dove c'è l'uguaglianza non solo nei confronti della legge ma anche
della società. Tutti devono poter accedere al benessere. Avrai le tue ore di pausa, la
maternità, ma se a te non va bene io prendo un altro soggetto. La legge ha modificato le
condizioni di lavoro, ma non ti ha dato quel'limportanza che tu hai nel lavoro. Si può
raggiungere questo obiettivo soltanto abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione e
collettivizzarli. Ma questo può avvenire soltanto attraverso una rivoluzione.

La terza critica non è più allo stato liberale ma all'economia liberale borghese. Marx muove
delle critiche al liberismo e alla politica liberale, di Ricardo e Smith. I due padri del liberismo
classico sono Smith e Ricardo, che sono anche i padri del liberalismo capitalistico. I Duke
errori che commettono: presentano il capitalismo come eterno, sistema economico che c'è
sempre stato e sempre ci sarà, ma prima c'era il feudalesimo, e prima il baratto di stampo
arcaico. Il capitalismo è figlio della figura del mercante, che inizia ad emergere nel 500 e si
afferma nel 700, sviluppo della borghesia. Marx ed Angels, suo amico. Marx dirà, la
borghesia diventa dominante con i traffici transoceanici, e quindi io capitalismo si afferma,
prima il capitalismo non c'era, quindi oggi c'è da tre secoli e mezzo. Prima c'era solo l'uomo,
ma il capitalismo c'è perché l'uomo ha scelto queste forme economiche e si è sviluppato
interamente intorno a questa forma economica. Il capitalismo non è eterno ma ha la forza di
immaginarsi come tale. È impossibile per noi immaginarci la nostra società senza il
capitalismo, e nemmeno un mondo dove non c'è il mercato, dove si comprano e vendono
merci, donne bambini, schiavi. Questa forma economica si presenta come eternaz ed è così
che la presentano Smith e Ricardo. Le merci le compri al miglior prezzo possibile e cerchi di
guadagnarci con la vendita. Smith e Ricardo dicono che è sempre stato così ma Marx dice
di no, è con l'emergere del mercante

Il capitalismo non è sempre in crescita.


Smith e Ricardo presentano il capitalismo come sempre in crescita, se c'è tanta domanda
aumenta l'offerta, se c'è poca offerta dovranno diminuire le domande, quindi si forma una
sorta di equilibrio. Il produttore sa come rispondere di fronte a una domanda maggiore o
minore. Marx invece dirà che il capitalismo è un'economia che inonda il mercato di merci,
che, quando superano la domanda creano picchi verso il basso, ossia recessioni, di
sovrapproduzione, e si verifica la distribuzione delle forze produttive. Il mercato produce più
merci di quelle che si riescono a vendere, ci saranno imprese che chiudono, milioni di
persone che cadono nella disoccupazione. Anche oggi con la meccanizzazione della
produzione, crea poche persone che lavorano e alta produzione, e questo, dice Marx, non
porta allo sviluppo economico.
Marx invece dice che c'è anche il periodo di stagnazione e c'è anche il periodo di
recessione, che crea sofferenza, e che sfocia molto spesso nelle guerre tra gli Stati, co
contro i poveri.
L'economia capitalistica hindi non è eterna, non è un'economia di solo crescita armoniosa,
ma si fonda sullo sfruttamento del lavoro umano e della natura, quindi l'economia
capitalistica porta all'alienazione, la dimensione materiale, quotidiana, reale del lavoratore.
Quindi il sistema capitalistico si fonda sullo sfruttamento del lavoro perché ha bisogno del
lavoro. Il datore di lavoro è un prenditore di lavoro. Non ci sta offrendo il lavoro, perché io ho
bisogno di lavorare. Dunque, l'economia capitalistica sfrutta il lavoro. Quindi, all'interno del
sistema capitalistico, l'alienazione è la condizione in cui si viene a trovare l'uomo salariato,
alienato rispetto a quattro prospettive.

16/10/19
Quattro prospettive
1) il lavoratore è alienato rispetto alla mercé. Il lavoratore, nel sistema capitalistico, non
trattiene quello che ha prodotto, mentre l'artigiano medievale lavorava il legno e la sedia che
ha fatto la vedeva realizzata e lui ne è proprietario. Quindi, se il entro in una qualsiasi
fabbrica, nln vedo ciò che produco come un pezzo finito mio, ma è del proprietario del!a
fabbrica, che mi dà un salario, ma io non ho il frutto di quel lavoro. Colui che possiede i
mezzi di produzione, il padrone, prende il mio lavoro, il prodotto del mio lavoro e lui in
cambio mi dà un salario. L'operaio perde il frutto foto del lavoro.
2) è alienato rispettp all'attività, che diventa ripetitiva, meccanica, coercitiva. Nel mondo noi
non possiamo fare a meno di lavorare, a meno che non nasciamo ricchi. Se voglio riprodurre
socialmente la mia vita devo lavorare, se fosse possibile l'opzione non lavoro la maggior
parte degli uomini non lavorerebbe. La riproduzione sociale della mia esistenza mi fa
lavorare, e si tratta di un lavoro coercitivo, non libero, bisogna adattarsi. Siamo obbligati a
lavorare, non possiamo scegliere.
3) l'uomo è alienato, si smarrisce, perde la propria essenza, che e la libertà. Secondo Marx
l'uomo nasce per essere libero, ma la libertà è un privilegio per pochi, e noi nel sistema
capitalistico la perdiamo, perché l'uomo diventa appendice della macchina. L'uomo lavora 12
ore nella risaia, nell'alto forno, nella catena di montaggio. L'uomo per Marx diventa bestia,
mangia, lavora e dorme. Marx ed Angels analizzano spesso anche i fenomeni sociali che
portano ad alcolismo e prostituzione che accrescono sempre più davanti a una prospettiva
del genere. Tu hai lavorato, esci dal cantiere, hai abbandonato la campagna per arrivare in
città e soffri e per alleviare il dolore vai a prostitute o preghi, perché altrimenti la tua giornata
non assume senso.
4) si aliena rispetto agli altri uomini. Ci dividiamo tra chi ha i mezzi di produzione e chi non li
ha. Ci accorgiamo della differenza tra essere proprietari e non esserlo. Gli operai non fanno
le stesse vite di coloro che possiedono i mezzi di produzione. Marx dice, navette presente la
differenza tra la mondina, che lavora nella risaia, e la nobile di Venezia?
A prima avrà l'artrosi, starà ore con i piedi a mollo, e molte volte non viene anemmeno
pagata. Non è una donna come le altre, si crea una diversificazione tra gli uomini in base ai
rapporti economici che jntsr ordino tra padrone e sottoposto, proprietario e imprenditore.

Il manifesto del partito comunista


È stato scritto da Marx e Engels, il primo capitolo si chiama borghesi e proletari, primavera
dei popoli Hobsbawm. Per la prima volta appaiono le prime rivolte operaie, prima in Francia
e Germania. Nell'anno della primavera dei popoli con i moti rivoluzionari, viene pubblicata
una delle più importanti opere del partito comunista. E un partito scritto per gli operai
tedeschi della lega di Spartaco, scritto con una prosa avvincente, ricco di immagini, crea
anche un'emozione. Marx ed Angels analizzano la nascita del capitalismo, del ruolo storico
della borghesia e del suo trionfo nell'Ottocento, e il ruolo del proletariato. Ci stra una critica
ai falsi socialismo, socialismo utopistico. Si chiude come una riflessione sul partito
comunista, sche deve spingere la lotta dei lavoratori, il lavoro non deve essere più alienato e
sfruttato, ma di uomini liberi e uguali, non vi è liberta senza l'eliminazione dello sfruttamento.
Sono riconosciuti come i filosofi della libertà. Vogliono realizzare un mondo di libertà
completa. C'è un incipit, che riassume il pensiero dei due filosofi. "Uno spettro si aggiraer
l'Europa, lo spettro del comunismo."
Una nuova forza sta dispiegando le sue ali. Il comunismo non è un partito o uno stato, ma è
il movimento reale sociale che rovescia e sovverte lo stato presente delle cose. Il
comunismo è un movime fo che è un soggetto che porta ad esso cioè il lavoratore. Questi
proletari che stanno cominciando a mobilitarsi sono uno spettro, un fantasma che spaventa i
conservatori e i repubblicani democratici, coloro che vogliono mantenere l'Europa sociale
politica ed economica in quelle condizioni. Privilegio dei pochi sui molti. C'è una nuova
borghesia che sta avanzando e vuole diventare classe dominante attraverso lo sfruttamento
dei lavoratori. Anche i francesi liberali che vogliono una democrazia, una democrazia
parlamentare, non reale e sociale vera e propria, che dovrebbe superare la proprietà privata
dei mezzi di produzione. Il comunismo è sempre osteggiato, non Urss, ma idea. Si sta
parlando dell'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, che devono essere
collettivizzarli. I lavoratori producono ciò che è anche loro. Perché non e socializzato ciò che
i lavoratori hanno prodotto? Perché qualcuno possiede i mezzi di produzione. Se tu non
lavorassi questi mezzi rimarrebbero fermi. Il proprietario darà un salario, e a uno schiavo
nemmeno quello. Il comunismo è il punto dio forza che sta conquistando anche i reazionari.
Nel primo capitolo del manifesto, opera lungimirante, è il più importante dal punto di vista
della filosofia economica e politica. La storia è una lotta di classe. La loro visione e
materialistica, dialettica bisogno soddisfacimento verso il lavoro. Oppressori e oppressi.
Sempre nella storia queste figure furono sempre in reciproco contrasto e Bonanno prodotto
sempre una lotta inizpnterrotta, che è finita o con la trasformazione di tutta la civiltà o con la
rovina delle classi in lotta. La storia va anpvamti con il predominio, la vittoria di una delle due
classi, o la sconfitta di entrambe le classi. C'è una trasformazione rivoluzionaria della
società, o una classe riesce a trasformare la società innmaniera profonda, o si ha la
decadenza della società.

La borghesia, che ha spazzato via l'aristocrazia e la rivoluzione capitalistica del primo


Ottocento, ha trasformato il mondo in maniera rivoluzionaria, su il mondo della
globalizzazione. Non è un fenomeno di vent'anni fa, ma inizia con la globalizzazione. La
borghesia ha trasformato la storia, altrimenti ci sarebbe stata una lotta intestina che avrebbe
portato alla decadenza. La borghesia ha rivoluzionato e trasformato la società. La borghesia
però sta costruendo una società sullla base di uno sfruttamento dell'uomo sull'uomo e sulla
natura, che produce una classe sociale antagonista, il proletario. Il prletario andrà allo
scontro con la borghesia per un'idea concreta e nuova. La borghesia bpcuole il profitto, una
prospettiva capitalistica fondata sul profitto e per questo crea lotta, ingiustizia, disparità,
inquinamento.
Due cose da sapere dal primo capitolo
La storia è antagonismo tra classi
La classe sociale che oggi si contrappone alla borghesia è il proletariato. La borghesia che
funzione ha avuto? La borghesia è la classe dominante a partire dalla scoperta dell'America
in avanti, ha creato il mercato internazionale, scambio con led colonie, aunpmentp delle
merci, la navigazione, lingpdustria globale. L'industria di carattere feudale è stata spazzato
via, il cerchio industriale ha soppiantato il modello corporativo artigianale. Poi questo
modello è stato portato aventi dai capitalisti borghesi, che hanno posto la grande industria,
che , nel 1848 ha creato un mercato globale.
La borghesia ha avuto nella storia una parte rivoluzionaria, dove ha avuto il dominio ha
distrutto i valori, il mondo sacro feudale. Quel mondo che era visto come idilliaco e sacrale il
capitalismo l'ha portato via, tutto è merce. Le palestre aperte tutta la notte, i centri
commerciali che tengono aperto di domenica, si è persa la sacralità della domenica, gran
parte della gente lavora. C'è la mentalità di produrre e conzumare, mentalità consumistica.
Dice " la borghesia ha spogliato della loro aureola tutte le attività che erano venerate e
considerate con pio timore" il medico il giurista, il prete, il poeta, l'uomo di scienza,
l'insegnante. Sono diventati semplici salariati, stipendiati. La borghesia ha strappato il
commuovente velo sentimentale al rapporto familiare, conducendoli a un puro rapporto di
denaro, rapporti giuridici di natura economica, Brad Pitt e Angelina Jolie, molti divorzi.
Adesso non ci sono più valori familiari.

21/10/19
La borghesia non può esistere senza rivoluzionare gli strumenti di produzione i rapporti di
produzione e tutti i rapporti sociali.
Capitolo 1 del Manifesto da leggere.

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