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L'ARTE DELL'UMBRIA RAPPRESENTATA NELLA NUOVA PINACOTECA COMUNALE DI

PERUGIA
Author(s): Gustavo Frizzoni
Source: Archivio Storico Italiano , 1880, Serie Quarta, Vol. 5, No. 117 (1880), pp. 447-470
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.

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L'ARTE DELL'UMBRIA
RAPPRESENTATA

NELLA NUOVA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA

In nessun paese quanto in Italia l'arte ebbe a foggiarsi in modi


così ricchi e multiformi a seconda delle regioni od anche solo delle
città in cui si manifesta; nè da alcuno s' ignora come in origine tale
fatto s' abbia a considerare come un portato diretto della fisionomia
speciale assunta dai comuni ď Italia fin dal tempo del loro ordina-
mento a vita municipale. Gli è per questa circostanza che noi vedia-
mo agevolata ai dì nostri l' istituzione delle raccolte pubbliche locali
nelle città che vantano la più antica origine e un maggiore svolgi-
mento di forze intellettuali.
Occupa un nobile posto fra le medesime la vetusta Perugia, ed
in essa la pubblica galleria sorta pochi anni or sono riassume in mo-
do mirabile cogli elementi di che si compone tutto quanto su quel
suolo ebbe a trovarsi in fatto di opere di pittura, incominciando dai
rozzi primordii della medesima nel XIII secolo e venendo via via
fino alle sue fasi estreme.
La Pinacoteca Vannucci, (che così viene chiamatala galleria comu-
nale di Perugia in onore del più illustre rappresentante della scuola),
quale si vede al presente costituita deve la sua numerosa raccolta di
dipinti partea doni di privati cittadini, parte a semplici depositi fattivi
da collegi e da corporazioni diverse, ma nella misura più estesa ne va
debitricealla soppressione delle chieseedei conventi eseguita dal I860
in poi. Già fin dai primi anni della liberazione dal dominio papale detta
raccolta faceva bella mostra di sè trovandosi esposta nella ex-chiesa
annessa alla R. Università degli studi ed in alcuni locali attigui : se
non che in breve volger di tempo questi furono giudicati insufficenti
ed inadeguati allo scopo.
Oggi chi si rechi a visitare le sale nuovamente ordinate e rese
accessibili al pubblico in occasione dell' aperturura dell' Esposizione
regionale umbra tenutasi in Perugia nell'autunno 1879, non può a
meno di rimanere meravigliato alla vista della vastità e dell'opportu-
nità del locale quanto della razionale e sistematica disposizione delle

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448 l'arte dell' umbría

pitture che contiene. E in vero qual luogo più a


vare ad un definitivo assetto della galleria se n
del Popolo ? Quivi poi la scelta del piano superio
da sè come quello che doveva offrire luce migli
il mezzo di supplire all'insufficienza parziale dell
1' uso di lucernarii praticati sul tetto.
Se noi percorriamo in tutta la sua estensione q
bienti, da un senso dei più grati ci sentiamo co
lo svolgimento progressivo della materia ed una c
ciale onde -è improntata per così dire sala per s
come ci si presenta, in considerazione dell'ordine
cosa vi è disposta, si potrebbe opportunamente
bro ben compito in se stesso, e le sale suddette
nei quali sta esposta la storia delle fasi successiv
umbra. Svolgiamo dunque le pagine di codesto i
vediamo quali siano le cose più importanti che c'
Il punto di partenza viene indicato dalla così
melii eh' è naturalmente la prima alia quale si acc
versato un imponente salone ad uso vestibolo col
grandi tele dipinte, messevi puramente come riem
ne. La Sala dei cimelii è riservata rigorosame
produzioni pittoriche della galleria, che si può d
al secolo XIII. Vi osserviamo fra l' altre cose un
sul legno creduto di Margaritone ď Arezzo, segn
inoltre parecchie tavole di altro pittore venuto di
un tale Meo o Bartolommeo da Siena. Inutile il ri
le opere contenute in detta sala porgano un inte
vamente storico ed archeologico, mentre sono a
rallegrare l' animo dello spettatore come ingenui
frutti più piacevoli nei tempi successivi.
Incorporata nella pinacoteca trovasi di poi per
zione la cappella decorata di freschi del perug
fìgli (1). Era in antico la cappella de' Decemvir
(1) Dalle Lettere perugine del Mariotti si ricava ch
lavoro fu allogato al Buonfigli nel 1454 ; che nel 146
chiamato a darvi il suo collaudo, in seguito di che f
contratto col Buonfigli pel compimento delle pitture,
tero così lentamente che nel 1496 avendo Benedetto fatto testamento lasciò
una somma destinata all'uopo di dare termine alle medesime.
Benché il sig. Cavalcasene vi scorga una combinazione di fiorentino e
di umbro col ferrarese e il padovano, noi dubitiamo assai che il modesto

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Nella pinacoteca comunale di Perugia iii)

incaricato di rappresentarvi da un canto le gesta di S. Lodovico r


Francia e vescovo di Tolosa, dall' altro l' invenzione del corpo di
Ercolano, essendo questi i due Santi protettori di Perugia. Sono co
posizioni ricche di figure e di svariati accessori, fatti secondo il
cetto ed il gusto proprio dei tempi del pittore ; il quale del resto
parer nostro è stimato in Perugia più di quel che realmente meri
Dalla cappella si passa per la Corsia delle stampe e fotogra
dove essendo ristretto lo spazio stanno appese solo alcune copie ra
memoranti alcuni dipinti passati nel corso del tempo da Perugia
lontane contrade, quali sono per es. la grande pala dell'Assunta c
Apostoli, ora nella galleria di Lione, quella dello Sposalizio che s
certamente di punto di partenza al giovine Urbinate pel suo cel
quadro della galleria di Brera, e così via (1).
Nella Sala degli Stacchi si vedono schierati lungo le pareti
alto alcuni affreschi trasportati sulla tela di artisti ignoti del tre
to, e di sotto in ben disposte vetrine una serie di libri corali ape
dalle pagine ornate di accurate miniature.
Più interessante e degna di fermare 1' attenzione dello studio
è la seguente Sala di Taddeo Bartoli, dove primeggia la figur
questo valoroso campione dell'antica arte senese. Datata del 1403
si vede una sua Discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, dev
mente aggruppati intorno alla Madonna seduta nel centro ; notev
vi è del resto per la nobiltà e la severità dei caratteri un suo gran
quadro a cinque parti, con alcuni angeli musicanti a piò del tron
veramente prodigiosi per la venustà e la grazia degli atteggiame
tenuto conto della precocità dei templ. Anche le altre pitture q
riunite s' accordano bene fra loro essendo approssimativamente d
stessa epoca (2).

frescante avesse mai sognato di suscitare fra i posteri così svariate impr
sioni , mentre in realtà nelle sue opere ci sembra rivelarsi per null'altro
un semplice e limitato rappresentante dell'arte locale (Vedi Crowe and C
casene History of Painting in Italy, Vol. III, pag. 139).
(lì E noto che Io Sposalizio del Perugino si trova ora nel Museo di C
in Normandia, mentre in origine stava sull'altare del Santo Anello nel
mo di Perugia, quello stesso altare cioè a dire dove viene conservato
stupendo tabernacolo dell'orafo Cesarino Rossetti (detto il Roscctto) perug
squisitamente cesellato in argento, affine di servire di degno ricettaco
pronubo anello di Nostra Donna . Questo capolavoro nel suo genere esegu
sul principio del Cinquecento, attirava in particolar modo l'attenzion
l'ammirazione dei visitatori nella recente Esposizione umbra.
(2) Di un ignoto contemporaneo osservabile per pregio artistico è
l'altre tavole un trittico munito di attraenti predelle, al n. 22 del Catalo
Arch., 4.» Serie, T. V. 29

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¿50 l'arte dell'ümbria

Nella vicina saletta dedicata al nome dell' Ange


sere notata l'ancona a cinque scomparti di altro m
quale fu Domenico di Bartolo (1). In esso ci sembr
lato il Bambino Gesù, da rammentare gli egregi
fra i quali Siena novera, come ognun sa, il suo J
Confrontato col concittadino Taddeo converrà ric
nico non lo raggiunge nella primigenia grandios
tre si distingue ciò nulla meno per certo suo gar
tipi, non facile a ritrovarsi in età sì remota. Ma s
gni maestri tiene alta la sua bandiera, ormai F
conda, e lo provano le preziose pitture di Fra Gi
appese all' opposta parete. Le quali facevano tutte
sola fatta in origine per la monumentale chiesa
Perugia stessa, già sì largamente fornita di oper
La purezza e la dolcezza serafica dell'angelico F
tisce punto in codeste sue tavole, dove gli Angel
corona all' imagine della Vergine sempre custode
vino Bambino. Nè vi mancano le consuete storiet
predelle, le quali illustrano alcuni atti della vita d
colla più ingenua evidenza (2).
Dal Frate all'altro fiorentino, Benozzo Gozzoli, l
stica si verifica nel modo il più determinato. Ch
stato ospitato per qualche tempo fra le popolazio
dimostrano ampiamente le ragguardevoli sue pitt
nella montanina città di Montefalco intorno alla metà del secolo. Ot-
timamente conservata è anche la sua tavola in Perugia, ora collocata
in prossimità di quelle dell' Angelico nella pinacoteca e che racchiu-
de, entro una cornice gremita di figure di piccoli Santi, 1' imagine
della Vergine col Bambino messa in mezzo da altri quattro Santi. In
lui a differenza del suo maestro già si vede le forme umane incomin-
ciare a concretarsi maggiormente secondo il tipo del reale. Per deli-
catezza di concetto del resto e finezza di sentimento non v'ha dubbio
che rimane assai lungi dall'alto segno raggiunto da Fra Giovanni.
Dove forse gli si avvicina maggiormente, tanto da sembrare quasi
essersi immedesimato in lui, si è nella sua bellissima tavola conser-

ti) È segnato dell'anno 1438 unito alla iscrizione : Dominicus Bartoli de


Senis pinxit.
(2) È da notare tuttavia che due dei quadretti da predella che contene-
vano altri miracoli del Santo sono da tempo passati a far parte della pinaco-
teca vaticana. Sono egualmente in numero di due quelli rimasti in Perugia.

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NELLA PINACOTECA COMUNALE Dl PERUGIA 4SI

vata oggi nella galleria del Laterano e che proviene appunto da


Montefalco.
Quanto alla pittura attribuitagli nella stessa saletta della pina-
coteca Yannucci al N.° 35, rappresentante la Madonna col Putto e sei
angeli, noi non esitiamo a ritenere si debba piuttosto considerare
per opera di un suo seguace, dappoiché a chi bene l'osservi non pre-
senta la maniera individuale bene spiccata, del maestro fiorentino.
Crediamo anzi apporci al vero ravvisandovi senza meno la mano di
Bartolommeo Caporali, altro fra' pittori umbri che voglionsi ritenere
ammaestrati dagli esempi del Gozzoli, come dimostra sufficientemen-
te un suo dipinto di sicura autenticità di cui avremo a far menzione
prossimamente (1).
Da ultimo a compiere il novero delle cose di maggior interesse
contenute nel medesimo piccolo locale non vogliamo omettere la
storica tavola di autore insigne per profondità di sapere e per carat-
tere altamente originale quale fu il ben noto Pier della Francesca.
Trattasi di un dipinto citato anche dal Vasari e nel quale non si sa-
prebbe se sia maggiormente da lodare l'espressione austera delle
figure o la somma perfezione raggiunta negli effetti della prospettiva
lineare, della quale l' autore volle dar prova imaginando nella parte
centrale una grande nicchia di purissimo stile architettonico, che
raccoglie in un gruppo la Vergine coi circostanti Santi, nella supe-
riore un esteso porticato che serve di fondo alla scena dell'Annun-
ciazione , e dove vedonsi applicate a tutto rigore le regole della
scienza della prospettiva (2).
Più umili ingegni sono quelli che ci aspettano nella sala se-
guente, intitolata dal nome di Benedetto Bonfigli. Sono oltre al Bon-
figli stesso il già menzionato Bartolomeo Caporali e Giovanni Boccati
da Camerino. Delle disposizioni del primo già si ebbe a riscontrare
un saggio nella decorazione della cappella della Signoria allogatagli

(1) Ci piace invece rammentare qui come opera manifesta di B. Gozzoli


una tavola sagomata, col Cristo in croce ed alcune figurine di Santi alle
estremità della medesima, la quale era visibile nella grande sala della Espo-
sizione, mandatavi dal comune di Tuoro, situato sull' Isola maggiore del lago
Trasimeno. Assai sciupata pur troppo dalle corrosioni del tarlo meriterebbe
essere salvata dalla totale rovina ed essere incorporata come un documento
di più nella pinacoteca perugina.
(2) Il Vasari la chiama una Nunziata bellissima, con un angelo che par
proprio che venga dal cielo ; e che è più, una prospettiva di colonne che dimi-
nuiscono, bella affatto. Il quadro come dice si trovava in Perugia nella chie-
sa delle donne di S. Antonio da Padova (V. Vasari, Lemonnier, Vol. IV, p. 21).

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452 l'arte dell' umbri a

nel 1454. Le sue tavole dell'Adorazione de' Magi e


che tengono gli emblemi della Passione (questi ultim
guente), non gioverebbero a formarci di lui un conce
poiché quando anche la tecnica del colorito tutto cond
vi si mostri buona e durevole, domina in complesso u
cre uniformità nei tipi, nelle acconciature e nelle mo
che di primitivo e tendente un po' al grottesco che
mente di autore piuttosto limitato di mezzi e che ce
reggerebbe al confronto di ben parecchi maestri del
rentina contemporanea (1).
Uno sguardo ora all' opus Iohannis Bochatis de Ch
1447 eh' è una larga tavola con una Madonna in trono
circondata da angioletti intenti a cantare, mentre sul
stanno i Santi Francesco e Domenico in atto di presen
delle loro Confraternite ; il tutto espresso con godibil
stesso autore, Giovanni Boccati da Camerino cioè a d
senta abbastanza grazioso ed infantile quivi ď appres
Vergine col Bambino festeggiati da buon numero di a
no musica cantando e suonando e colgono fiori sul sot
Quel coro di celesti cantori tutti a bocche uniformem
fa un effetto abbastanza burlesco, ma è ciò nulla me
espressione di un pensiero semplice e gentile.
Bartolommco Caporali infine nel quale è chiaramen
l'affinità col Gozzoli è rappresentato soltanto da due ta
15) nelle quali è raffigurata la Madonna annunciata e
briele. È opera autenticata da documento originale, s
sarebbe potuta scambiare facilmente con quelle del Bo
Segue di poi la Sala di Bernardino di Mariotto. Que
noto anche sotto il nome di Bernardino da Perugia, d
dersi però con Bernardino Pinturicchio, ci porge esem
nella pinacoteca in quattro tavole nelle quali si osserv
si scosta sensibilmente da quello degli artisti perugin

(1) Segnaliamo quale opera di Benedetto Bonfigli bene co


decisa relazione col Gozzoli una tavoletta in possesso del C
biani che si trovava esposta nell'autunno scorso sotto il
mente erroneo di Gentile da Fabriano (una Adorazione de' M
(2) Una graziosa tavoletta del medesimo, perfettamente
devasi nella suaccennata sala della recente Esposizione. Rap
Vergine col divin Bambino e quattro angeli. La provenienz
Benozzo Gozzoli vi è ben palese. N' è proprietario il signo
di Perugia.

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 453

nei, vale a dire della fine del XV e del principio del XVI. Ch' egli
in realtà, se non per via diretta almeno mediatamente, si sia formato
la sua maniera in gran parte sulle opere di Carlo e forse anco di Vit-
tore Crivelli ci autorizza a crederlo non solo l'aspetto dei suoi dipinti
ma anche la circostanza riferitaci dagli storici dell'arte, essersi egli
cioè trattenuto buon numero di anni nelle Marche, dove, come si sa, i
Crivelli ebbero del pari ad esercitare la loro attività già anteriormen-
te. Chi ponga mente infatti a certo modo di contornare fortemente
marcato, in generale alla precisione e alla nitidezza dei tratti che si
manifesta nei quadri di Bernardino non tarderà certamente a ravvi-
sarvi un nesso sensibile, non puramente casuale coi suddetti Crivelli,
pur riconoscendo la superiorità per originalità e potenza d' ingegno
nel maggiore dei veneti fratelli.
Di rimpetto alle tavole di Bernardino stanno appese due grandi
tele già dipinte ad uso di gonfaloni da Confraternite. Di questi me-
rita speciale attenzione quello che rappresenta con candida compun-
zione il mistico episodio della Annunciazione. Al soggetto principale
vien dato compimento in alto da una gloria di angeli parte in atto di
preghiera, parte musicanti, che circondano il Padre Eterno d' onde
emana il simbolo dello Spirito Santo, mentre al basso sul piano an-
teriore un Santo e una Santa presentano la fitta schiera dei devoti
rappresentanti della Confraternita, con certe movenze vivamente
sentite per cui sembrano raccomandarli caldamente alla benedizione
celeste. Rispetto a questa pittura eseguita nel 1466 per una cappella
di Santa Maria Nuova non possiamo a meno di esprimere la nostra
maraviglia nel trovarla dal presente catalogo della galleria attribuita
a Bartolomeo Caporali, laddove tutto concorre a presentarcela per
una vera e bella opera del fulignate Niccolò Alunno. E in vero non
solo la figura della Vergine e degli angeli attinte direttamente dal
prototipo del Gozzoli ci richiamano vivamente alla memoria l' argo-
mento istesso trattato dall'Alunno in una tavola della pinacoteca di
Bologna, ma anche l'espressione e il movimento drammatico di Santa
Giuliana, la patrona delle donne della Confraternita porge la più si-
gnificante analogia con certa figura di una madre che strappa il pro-
prio figliuolo dalle mani del diavolo, quale vedesi dipinta in un qua-
dro dell'Alunno nella galleria Colonna in Roma, con un ardore bur-
lescamente ingenuo (1). Quanto all'Annunziata della pinacoteca
Vannucci il suo merito principale sta nella purezza infantile delle
(1) Anche il sig. Cavalcasene, op. cit., non esita a noverare l'Annunziata
fra le opere di Nicolò di Foligno. Questo autore era rappresentato all' Espo-

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484 ťÁRTE DELL'UMBRIA

espressioni che si rivela in quelle figure celestiali, tal


re in chi le osserva sin le rimembranze dell' angelico F
Da questo punto c'inoltriamo nella parte più attr
Galleria, a cominciare cioè a dire colla Sala e col Gabin
renzo di Lorenzo. Ci sia lecito premettere intorno a q
l' osservazione opposta di quella enunciata rispetto al C
Bonfigli, vale a dire che l' importanza e il valore intr
renzo rispetto al posto che gli si compete fra' suoi co
sono forse stati fin qui valutati sufficientemente. La r
quantità di opere sue riunite ora nella patria raccolta n
giovare ad accrescere opportunamente la sua fama ; e
come egli abbia ad essere considerato per il principale a
giunzione fra l'antica arte dell' Umbria più o meno di
l'Angelico e dal suo allievo Benozzo e la nuova, assai
elegante, quale è rappresentata in prima linea dalla deg
mata da Pietro Vannucci, da Bernardino Pinturicchio
detto lo Spagna.
Rammenteremo anzi tutto fra le opere di Fiorenzo
vola tanto graziosamente sentita, rappresentante la Na
con tre pastori in adorazione e un gruppo di angeli di
rezza, come una delle opere da attribuirsi verosimilm
età giovanile. Rimasta a lungo quasi dimenticata nella s
chiesa di Santa Maria di Monte Luce e non menzionata
non possiamo se non rallegrarci di vederla ora ricover
sicuro porto nella pinacoteca, tanto più che porge i
originaria limpidezza impressi i tratti caratteristici de
Ma i più attraenti e gustosi prodotti dell'attività
otto tavolette a piccole figure con composizioni rifere
ai miracoli di San Bernardino, che stanno esposte nel
netto. Intorno a queste pitture, incredibile a dirsi, i gi
andarono a lungo vagando a tastoni, certamente in gra
sa attenzione accordata ad un artista realmente tanto
si fu l'egregio Fiorenzo di Lorenzo (1). Il loro vero bat

sizione mediante una parte della sua pala fortemente color


partiene al Municipio di Gualdo Tadino.
(1) Nella Breve Guida di Perugia del Conte Gio. Batt. Rossi
pata in Perugia nel 1861 viene osservato che le otto tavole coi
Bernardino erano state dal Mariotti, dall'Orsini, dal Gambi
e dal Murray nella sua Guida attribuite al Pisanello di Vero
essendo di poi stato notato che il Pisanello non contava più f
1473, data che si trova sopra una di dette tavole, si fecero

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 45S

l'ebbero in fine se non pochi anni or sono, allorché dalla sagrestia di


San Francesco de' Conventuali passarono a far parte della raccolta
civica, né crediamo possano ora sollevare in chi che si sia ombra di
dubbio sulla loro origine criticamente riconosciuta, a meno che si
voglia fare qualche riserva intorno alle ultime due fra le otto sto-
riette suddette, nelle quali ci sembra scorgere una esecuzione un poco
più grossa e rozza che si potrebbe ragionevolmente attribuire alla
mano di qualche aiuto. Se codesto aiuto sia stato per avventura quel
Lodovico di Angelo di cui si vede una tela nel Duomo in Perugia
stessa, segnata del nome e dell'anno 1488 è cosa che non oseremmo
affermare ma non ci parrebbe fuori di probabilità giudicando da certa
analogia di tipi nelle figure. Comunque sia, rimane ormai stabilito
che la parte principale in codesto piccolo ciclo leggendario spetta a
Fiorenzo, il quale, a malgrado di certa secchezza di forme inerente
al suo stile e alla sua epoca in genere, vi si rivela ingegnosissimo e
fino compositore, vago di accarezzare col gusto caratteristico del
tempo qualsiasi dettaglio, sia nelle sue accurate figurine idealmente
snelle di statura, sia negli infiniti accessorii dei fondi costituiti parte
da paesaggi che sembrano preludere a quelli del Pinturicchio, parte
da edifici architettonici riccamente ornati. Massimamente interes-
santi per questo rispetto sono i due primi quadri, cioè quello dove è
rappresentata la Natività del Santo, con un palazzo a loggie rovinato
in alto, di mirabile effetto, tanto dal lato prospettico, quanto dal pit-
torico, e quello che illustra il miracolo della resurrezione di una gio-
vinetta , pittura oltremodo preziosa anzi tutto in grazia dell'aurea
compunzione espressa nella rappresentazione del fatto, il quale vede-
si seguire nell'ambito di un classico edificio fiancheggiato da una sim-
metrica serie di pilastri conducenti verso lo sfondo ad un'ampia
apertura ideata a guisa di arco di trionfo, e dedicato, come accenna
l'iscrizione nella trabeazione, all' imperatore Tito Vespasiano, e quivi
segnato della data (1473) che si riferisce al tempo della esecuzione
delle pitture stesse (1).
Degna di encomio è eziandio un'altra pala del simpatico artista,
proveniente dalla stessa sagrestia, dove il centro, formato da una
nicchia a pieno incavo dovette racchiudere originariamente una figu-

re, ma sempre gratuite, sospettando da ultimo l'autore della Guida di Peru-


gia potessero essere opere di Andrea Manlegna.
(1) Si sa che nell'anno antecedente Fiorenzo figura già come rivestito
dell'onorevole carica di decemviro della sua città. È quindi più che presu-
mibile ch'egli avesse eseguito le otto tavolette non prima dell'età di 30 anni.

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456 ťARTE DELL'UMBRIA

ra scolpita. Nella lunetta posta superiormente appar


Vergine col divin Bambino, circondata da cherubini e d
basso uno per lato i Santi Pietro e Paolo su fondo d'oro (
st'opera, trattata con sapienza e fermezza di disegno, si
pre uno stile conforme all'indirizzo proprio cui egli appa
presenta invece sotto un aspetto alquanto diverso (n
stesso) un'altra Madonna col Putto circondata da un fes
re di foglie e frutta a chiaro scuro e due teste di angel
negli angoli esternamente ; il tutto eseguito con una fini
dinaria ed improntato di una certa aria austera che ind
aver voluto costì produrre un lavoro nello stile classico
modelli di scultura, a modo di quello dello Squarcione e d
Finalmente retrocedendo nella Sala di Fiorenzo vuois
una speciale attenzione all' interessante pala centinata (
sentante l'Adorazione de' Magi, oggi generalmente riten
ra di lui. Se l' attribuzione è conforme al vero, bisogner
tere eh' essa appartenesse all'età più provetta dell' auto
dovisi un certo fare sensibilmente meno secco, delle fo
allungate, un calore di tinte insolito. È una composizion
figure, alquanto compatte fra loro, espresse con molta e
rità, da pensare siano ricavate direttamente dal vero. Do
fessare però che l'attribuzione "recente al vecchio maest
non ci lascia senza qualche sospetto per varie ragioni. I
go è da notare che non mancano testimonianze più o me
data per le quali la surriferita opera avrebbesi a ritene
meno che un prodotto dell' attività artistica degli anni
Pietro Vannucci detto il Perugino. In fatti già il Vasar
vita di Pietro reputandola appartenere al novero delle pr
ch'egli facesse ; e nel suo giudizio lo seguirono gli scritto
Una circostanza poi, benché di natura affatto estrinseca
merebbe tale opinione è quella del trovarsi fra le figure
al seguito dei re una fisonomía di un giovane, (ed è pr
la prima a sinistra rispetto a chi osserva il quadro) dov
scono indubbiamente le fattezze individuali del Vannuc
anche in altre opere soleva compiacersi di ritrarre la pro
come si vede per es. (senza parlare di quella che dipinse
apposito piccolo quadrato in mezzo a'suoi freschi nella
bio) in uno degli scomparti che decorano le pareti latera
ti) Reca quest'ultimo i u un lembo del manto l'iscrizione F
LAURENT - II + P + PINSIT MCCCC LXXXVII.

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 457

pella Sistina dov' egli figura chiaramente fra gli spettatori della mi-
stica cerimonia della Consegna delle chiavi a S. Pietro. Il ritratto del
Perugino nel quadro di cui parliamo, se non prendiamo abbaglio nel
ravvisarcelo, ce lo presenterebbe sensibilmente più giovane di quel
che apparisce nel 1500 al Cambio, vale a dire come un uomo da non
aver oltrepassato di molto i trenť anni d'età, e per conseguenza, sa-
pendosi che l'anno di nascita del Vannucci è il 1446 ci farebbe ar-
guire la tavola suddetta doversi collocare verso gli anni 1480 (1). In
fine dobbiamo confessare non trovarci in caso di risolvere presente-
mente il dubbio intorno alla tavola di che si tratta qui, quello cioè
a dire se più ragionevolmente si abbia a riguardarlo per opera gio-
vanile del Perugino, come ammetterebbero il Vasari e il barone di
Rumohr in tempi più recenti, oppure se vada considerata quale fat-
tura dell'età avanzata di Fiorenzo di Lorenzo, come sembrano avere
concluso parecchi fra i più riputati conoscitori d'oggidì (2).
Prima di continuare la nostra rassegna dei pittori perugini get-
tiamo un'occhiata a due dipinti che si trovano come per incidenza
ricoverati nella sala grande di Fiorenzo di Lorenzo. L'una è una
grande tavola centinata, quivi trasportata dal paesello di Pacciano in
provincia di Orvieto, che porta impresso sulla cornice del tempo il
nome dell'autore Luca Signorelli da Cortona non meno che nel dipin-
to. Vi è effigiata la Vergine col divino Bambino contornati da Santi
e da molti angeli, con quel fare robusto e grandioso che è proprio
dell'egregio Cortonese, mentre non va disgiunto da una certa sprez-
(1) Dobbiamo qui avvertire come il sig. Cavalcasene abbia erroneamente
interpretato un passo del Vermiglioli nella sua vita di B. Pinturicchio cre-
dendo poterne dedurre che il detto scrittore perugino indicasse l'anno 1521
come data dell'origine della pittura in questione. Il vero è che il Vermiglioli
non dice altro se non che Camillo di Braccio Baglioni in quell'anno dolo
la cappella della Madonna che va in Egitto e che prima aveva dotato Voltare
de' Magif ambedue nella chiesa di Santa Maria de' Servi. Di questa osserva-
zione andiamo debitori al eh. Sig. Cav. Adamo Rossi bibliotecario comunale
in Perugia. - A giudicare dallo stile del quadro non si sarebbe indotti a
crederlo di tempo relativamente così avanzato, qualunque ne sia l'autore.
(2j Mentre il Barone di Rumohr nelle sue Ricerche italiane (Italienische
Forschungen, Vol. 2, p. 339) osserva che la tavola menzionata corrisponde ad
altre opere dell'età fresca del Perugino , in ispecie alle sue pitture murali
nella Sistina, e la vorrebbe quindi collocare intorno agli anni 1475, scor-
gendovi traccio sensibili dell'influenza florentina, il Cavalcasene invece viene
ad una conclusione affatto opposta (Vedi Op. cit., vol. 3.°, p. 158) reputando
manifestarsi in detto dipinto gl'indizi di un'opera di un uomo attempato clic
meglio d'ogni altro s'avrebbe a ritenere fosse stato Fiorenzo di Lorenzo. -
Della stessa opinione è il Senatore Giov. Morelli.

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458 l'arte dell'Umbria

zatura e rozzezza nell'esecuzione la quale segnala,


rati, le sue opere più avanzate fatte fors' anco
È ad ogni modo una variante che non istona in m
scuola di Perugia e fu savio consiglio quello di
za col farne acquisto per la galleria cittadina, vi
rebbero in breve tempo staccati interamente da
la medesima trascurata più a lungo in un picco
prebbe biasimare il sistema di ristauro adopera
incompleto, e che consiste in una semplice ratt
già scrostate mediante una tinta neutra unifor
taccato diligentemente il colore antico laddove
varsi. Diciamo che un tale modo di procedere c
ghi interamente l'occhio dell'osservatore viene g
costanze attuali, vale a dire da un lato dalla
disponibili per spese di belle arti, dall'altro dal
tisti ristauratori, d'onde consegue che si deve c
caso di una semplice opera di conservazione della
distrutta dal tempo.
L'altro dipinto che vogliamo rammentare ha
resse storico, riferendosi ad un fatto ben noto d
quale fu quello del supplizio di Fra Girolamo
pubblicamente sulla piazza della Signoria. L'argo
sentato con tutti i suoi particolari in piccole fi
stumi del tempo ; la piazza, che v' apparisce più
circondata da parecchi edificii medievali che più
Loggia de' Lanzi, naturalmente non ornata di alc
vi si vedono adesso, mentre alla ringhiera del p
ravvisa il gruppo di Donatello rappresentante G
testa ad Oloferne, collocatovi, come si sa, nel 1
dei Medici finché ebbe a cedere il posto al Davi
ad essere trasferito sotto un'arcata della Loggia
vero dire, perchè questa tavola venga giudicata
preteso dipinto di Mariotto Àlbertinelli rapprese
getto e che trovasi oggidì in una cella del conv
Firenze ridotto a Museo. Avendo veduto l' esem
bito dopo quello di Perugia notammo che il prim
con colori torbidi e nerastri, non è se non una
getto originale, che a maggior diritto si potreb
l'esemplare di Perugia, condotto sul legno in m
ad un Fiorentino della fine del quattrocento, non

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 459

nè da identificarsi per alcun indizio col noto Mariotto Albertinelli.


Ecco pertanto un altro punto sul quale ci accontentiamo richiamare
l'attenzione dei -conoscitori, augurando venga fatto ad altri raccoglie-
re maggiori dati intorno all'origine vera dell'opera accennata (1).
Ma già l' arte locale ci richiama a sè, e movendo il passo alla
sala che segue quella di Fiorenzo ci troviamo circondati da ben ven-
tisei quadri del Perugino per eccellenza, Pietro Vannucci che da solo
quindi occupa un locale abbastanza vasto e ben disposto. Troppa gra-
zia Sant'Antonio ! sarebbe il caso di dire a tale vista, dappoiché si
sa, senza volere diminuire i meriti di maestro Pietro, eh' egli è un
artista dei piò monotoni nelle sue sempre dolci e delicate produzioni.
E tanto più ciò si ha a dire rispelto a codesta sala, la quale se ci ap-
paga per l' armonia dell' insieme, esaminata partitamente non olire
molta attrattiva perchè non è quella che racchiude in genere le mi-
gliori opere dell'autore. Tuttavia vi notiamo degna di speciale men-
zione una tavola datata del 1518 e rappresentante il martirio di San
Sebastiano. Legato il Santo alla colonna e messo in mezzo da due
saettatori, vi si riconosce quasi una riproduzione in proporzioni ri-
dotte del bellissimo fresco del 1505 che si ammira sulle alture di Pa-
nicale in vista del lago Trasimeno, pittura fra le più poetiche del Pe-
rugino e nella quale seppe ottenere un effetto assai grato imaginando
le figure collocate in un atrio con una loggia di nobile architettura nel
fondo, motivo che gli piacque parimenti ripetere nel quadro del 1518.
Del resto, come abbiamo accennato e come da tutti viene con-
sentito, non è circostanza da riescire di giovamento alla riputazione

(1) Ci ò grato qui richiamare l'attenzione degli studiosi sull'attraente


lavoro letterario teste pubblicato dal sig. Gustavo Gruyer di Parigi per cura
della nota casa editrice Firmin Didot, avente per titolo; Les illustrations des
écrits dc Jerome Savonarolc publiés en Italie au XV et au XVI siecle , et les
paroles de Savonarole sur l'art; bellissima edizione in 4.° grande corredata
di 33 incisioni in legno eseguite in conformità agli originali dei tempi sur-
riferiti. Nel capitolo intitolato : Supplizio del Savonarola l'autore avverte che
questo soggetto trovasi interpretato due volte dalla mano del silografo, vale
a dire :
1.° Nella stampa illustrante l'interrogatorio stampato del Savonarola
( Esamina di fra Jerónimo I498J.
2.® In una edizione delle prediche del Savonarola stampata in Vene-
zia per Cesare Arrivabenc 11519 in cui il soggetto è trattato mercè una
stampa abbastanza curiosa. Nella medesima, soggiunge l'autore, non si con-
stata alcuna reminiscenza del quadro falsamente attribuito ad Antonio Pol-
iamolo, dove sono ritratti i dettagli del supplizio del Savonarola e del quale
esistono alcune ripetizioni in Firenze (una in palazzo Corsini, un'altra nel
Conv. di S. Marco).

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460 L'ARTE DELL'UMBRIA

dell'artista il trovarsi riunite in un solo posto molte delle


massime laddove si tratti di quelle dell'età più matur
caso presente, dove la sua innata grazia e l'estasi soave de
re suole degenerare in un convenzionalismo uniforme e
che non può se non produrre un senso di sazietà e di n
spettatore. Con tuttociò nessuno vorrà negare al Perugin
tro il merito di essere stato l'ispiratore di quell'ideale pu
che rianimato dall' ingegno peregrino del suo sommo dis
a produrre per lui frutti così abbondanti e deliziosi. Per qu
Perugia è sempre stata e sempre sarà una delle più attra
nei pellegrinaggi intrapresi dagli amatori e dagli studio
Una vera tribuna di capolavori umbri è la sala intitolat
del Pinturicchio, nella quale meglio che in qualunque
si possono apprezzare e bilanciare fra loro le qualità dei p
rappresentanti della scuola. Quanto alla grande ancona d
no Pinturicchio divisa in parecchie parti, raccolte entr
cornice architettonica di bene intese proporzioni ess
monumentale di grandissimo pregio per la finezza e la sq
gusto spiegatovi dall'autore, altro fra i tanti cui si viene
dovuta giustizia solo da breve tempo in qua. Di certo- n
ancona allogatagli nel 1496, come attestano i documenti
strali di S. Maria de' Fossi in Perugia e eh' è appunto qu
discorriamo, l' autore ci porge uno dei suoi capolavori,
nando spregiudicatamente ci sembra che s' innalzi ad un
valore artistico molto superiore a quello di altre opere ch
que più generalmente conosciute e nominate mostran
fiacchezza e povertà di stile, indizii non dubbi della sua
Rappresenta il dipinto in quistione Nostra Donna seduta
trono col divin Bambino in grembo, e il San Giovannin
in atto di adorazione : negli scomparti laterali i Santi d
chiesa Gerolamo ed Agostino ; in alto, nel mezzo la Piet
sto morto fra due angeli, concetto delicatissimo, come
graziose le mezze figure della Vergine e dell'Angelo ann
quadrati laterali ; in fine nel gradino su fondo d' oro le
quattro Evangelisti e di nuovo in piccole proporzioni Sa
quale penitente nel deserto, e Sant'Agostino laddove un
riva al mare gli è cagione di ripensare alla imperscru
l'eternità di Dio. È una fortuna che la pinacoteca di Per
ga codesta opera nella quale il suo concittadino rivela tu
suo sotto il migliore aspetto non solo come pittore di fig
che come paesista dotato ed imaginoso più del Perugino

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 461

Alla generosità del Sig. Cav. Silvestro Friggeri poi va debitrice


di un altro buon dipinto autentico del Pinturicchio, esposto a canto
all' anzidetto. È eseguito sulla tela e deve aver servito in origine da
gonfalone per le processioni. Vi è rappresentato Sant'Agostino con
tre devoti della sua Confraternita (1). Fanno degna corona a questi
dipinti parecchie tavole scelte dei più valenti della scuola, quali il
Perugino stesso, lo Spagna, Eusebio da S. Giorgio. Quanto al Van-
nucci i due quadri da lui derivati sono di molto superiori a quelli
riuniti nella sua sala, e certamente appartengono all' età sua sempre
vigorosa e scevra di quel sentimento di melenso languore che lo in-
vade posteriormente. Si sa infatti avere egli dipinto sul principio del
1498 la Madonna col Bambino che benedice a due schiere di devoti
della confraternita di S. Pietro Martire, da dove appunto il quadro
pervenne in deposito alla pinacoteca (2) ; nò vorrà essere collocata
lungi da quegli anni l'altra pala posta di rimpetto e nella quale il pit-
tore rappresentò con sentimento di compunzione severa una Nostra
Donna seduta col div. Putto in alto nelle regioni celesti, tre cheru-
bini a'suoi piedi, ai lati i Santi Antonio e Bernardino e al basso S. Se-
bastiano e S. Gerolamo.,Gli è a questa maniera del Perugino clic il gio-
vanetto Sanzio sembra essersi attenuto negli anni che stette presso di
lui, anzi avvi ragione di credere ch'egli si servisse spesso delle figu-
re del maestro nei suoi quadri modificandole lievemente, come si può
osservare fra altri casi nel presente, dove la suddetta figura del San
Girolamo ha molta affinità con quella introdotta da Raffaello nel suo
quadro della Crocifissione già in Città di Castello ed ora posseduto
da Lord Dudley in Londra. Furono dunque opportunamente scelte
codeste due opere per rappresentare il Vannucci nel suo migliore
aspetto, poiché ognun vede come le medesime si disting ono dalle
altre per la robustezza caratteristica dello stile, manifestantesi tanto
(1) Fra i migliori quadri dell' Esposizione si trovavano alcune cosette
genuine del Pinturicchio; fra le altre una tavoletta appartenente al Munici-
pio di Trevi, pittura non finita del tutto e rappresentante con bel garbo una
Madonnina col div. Bambino ritto sopra un parapetto. Nello stesso luogo
vedovasi al n. 71 una tavola di Antoniazzo romano rappresentante la Ver-
gine col Putto messa in mezzo da due Santi frati. Il pittore ò un debole se-
guace del Pinturicchio, come già s'ebbe occasione di avvertire in altro no-
stro scritto menzionando certe sue pitture in Roma e nel duomo di Capua
(Vedi : Napoli ne'suoi rapporti coir arte del Rinascimento , inserito naW Archi-
vio Storico italiano, Quarta scric, T. I e II anno 1878). Il quadro suddetto ap~
partiene al sig. Francesco Caiani di Gualdo.
(2) Ciò apparisce dagli Annali dcccmvirali pel 1498 (Vedi Maiuottf, Let-
tere perugine, pag. 156).

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462 l'arte dell'Umbria

nell'intensità del chiaro scuro quanto nell' intim


dell' espressione, qualità che manifestamente va
dove va prendendo piede il suo lavorare di pr
mente per mestiere.
Dello Spagna, degno compagno dei due sunno
ni, benché alquanto più limitato e povero invent
sia da trovare un esemplare più bello di quello g
cato nella Pinacoteca ; è una grande pala centina
Chiesa di San Gerolamo, di dolce maniera e di c
coso. Spira un'aria piacevole di veneranda medit
del Santo titolare che se ne sta ritto leggendo in
gnato da altri tre Santi che fanno ala al maestos
ne : questa tutta grazia e modestia prettamente
sta seduta entro la nicchia reggendo colla sinist
in alto due angeli adoranti e tre teste di cherub
mento alla composizione, la quale è bene bilanci
cipu di simmetria tradizionali nel quattrocento;
po ci dà imagine delle facoltà dell'autore non mo
di spirito (1).
In fine rivolgiamoci ad Eusebio da San Giorgio
lievi del Vannucci ed artista di vaglia, sebbene
sciuto fuori dell' Umbria. Anche di lui lo studios
cetto ben adeguato nella Galleria perugina nelle
che che vi stanno esposte. È la principale quella
Magi, segnata in un lembo di veste dell'anno 15
visi citata dal Vasari, e eh' è certamente il suo
una composizione ricca di figure, di buon diseg
lorito, la quale ci richiama che uno scrittore te
Forster ne fu tanto invaghito da volervi scorge
partecipazione della mano di Raffaele. Una tale b
deve sorprendere troppo, tanto più essendoci d
tro caso dove una creazione del buon Eusebio ve
lo è tuttora, per invenzione dell' Urbinate. Inten
disegno a matita tenera già da tempo gelosamen
Museo di Lille in mezzo a parecchi veri e pre
faello (2). Rappresenta una testa di donna girata
entro una rete, lo sguardo dolcemente inclinato v

(1) Dello Spagna vedevansi due figure di Santa C


l'Esposizione, mandatevi dal Municipio di Trevi.
(2) Vedi il n. 675 del Catalogo del Museo Wicar in Lil

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 463

ma a vero dire poco bella nei tratti quanď anco graziosa nella mo-
venza. Ch' essa fosse da ascriversi realmente al massimo fra gli al-
lievi del Perugino ci sembrò cosa assai dubbia fin da quando ci fu
dato osservarla nel suddetto Museo; ma quale fu la nostra sorpresa
allorché vi riconoscemmo il modello esatto per una delle figure di
Sante (e precisamente di S. Caterina) dipinta da Eusebio da San Gior-
gio nel secondo suo quadro ora nella pinacoteca, (n. 18 del Catalogo)
segnato deiranno 1509 e rappresentante Nostra Donna col Bambino
messa in mezzo da quattro sante persone. Il disegno in conclusione è
troppo debole e poco geniale per Raffaello, corrisponde affatto come
abbiamo detto ad una delle fisionomie del quadro di Eusebio, sicché
tutto induce a ritenere appartenga all'autore ¡stesso, confermandoci
pertanto quanto sia facile prender degli abbagli in materia di dise-
gni, massime senza uno studio assiduo delle più minute e recondite
qualità personali degli artisti.
Seguita la scuola di Pietro Perugino nella Sala di Giannicola
Marini e di Berto di Giovanni. Il primo, che a quanto ci rivelano i
documenti, protrasse i suoi giorni fino al 1544, mentre ci si rivela
per un eclettico nelle sue pitture delia cappella del Cambio dove nelle
lunette si scorgono certi motivi che rammentano Andrea del Sarto,
nella sua opera principale alla pinacoteca, (una grande tavola con
una accolta di 14 Santi situati sul piano di una larga valle, mentre
sulle nubi sta seduto il Cristo benedicente con ai lati la beata Vergi-
ne e S. Giov. Battista, più quattro angeli) ci si presenta quale schietto
seguace del Vannucci (1). In certe predelle invece, (registrate nel
Catalogo sotto i numeri 27, 28 e 29) dove sono espresse alcune sto-
rie di Santi si è fatto di nuovo imitatore di diverse maniere come ab-
biamo notato nella cappella del Cambio. Ad ogni modo non è fra i
migliori della scuola come che si regga alquanto al paragone di un
meschino ed insulso pittore quale vediamo esser Berto di Giovanni,
le cui opere sono poste a canto alle sue. Sono di lui infatti due ta-
vole grandi, l'una rappresentante l'Incoronazione della Madonna, se-
gnata del 1517, già situata sopra un altare della Chiesa di Monteluce
fin da quando ne era stata tolta quella dalle monache ordinata a Raf-
faello ma eseguita solo nel 1525 per opera di Giulio Romano e di Pier
Francesco Penni, l'altra un S. Giovanni seduto sull' isola di Patmos,
(1) È questa la tavola (l'Ognissanti citata dal Vasari, già in San Dome-
nico alla cappella de' Baglioni (V. Vol. VI.0 pag. 5ß). L'autore vi si caratte-
rizza per certa conformazione larga della parte superiore delle teste, per
un non so che di acuminato e di adunco dell'estremità dei nasi ed un
particolare movimento di contrazione nelle labbra.

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464 l'arte dell' umbría

pitture di un fare molle e grossolano entrambe,


lorito liquido e a tinte rosee dominanti, con tipi
razione (1). Ch'egli del resto fosse compositore p
vano anche alcune altre sue tavolette in forma d
fece se non copiare di peso alcune invenzioni d
fra queste un piccolo Cenacolo noto ad ogni cono
pa di Marcantonio Raimondi, desunta da un dis
sì pure una Adorazione de' Magi, che non è altr
zione (certo assai peggiorata) del graziosissimo
che Raffaello dipinse da giovanetto e che trovasi
pinacoteca vaticana (2). Vorranno invece appart
da di Rerto alcune altre tavolette visibili press
egli apparisce vieppiù scadente, avendo adottato
e nerastro con un disegno sempre scorretto e pi
Insomma in tutto ciò che si vede di lui egli no
per quel che fu davvero, cioè a dire per un art
per un goffo plagiario di grandi precursori.
Sarebbe quasi inutile l'osservare come nelle s
sale si succedano gli autori che segnano sempre
alla decadenza dell'arte mentre mano mano si vanno scostando dalle
fonti più pure e la vena delle grandi creazioni si va esaurendo. Che
se a taluno riesce tuttavia appagare l' occhio dell' osservatore con
qualche composizione che verifichi dei pregi di grazia e di venustà,
in fondo si riconosce in tutto ciò null'altro che il riflesso di grandez-
ze passate, vale a dire degli esempli tipici lasciati da artisti vera-
mente originali. Così nelle quattro tavole di Sinibaldo Ibi esposte
nella Sala della Scuola del Perugino si riconosce di leggieri tutta
l'influenza del maestro, con questo di particolare che lo scolaro porge

(1) Esistono due disegni che si possono considerare come i prototipi


delle dette due pale di Berto. È l'uno un bel foglio eseguito a penna e acque-
rello facente parte della cospicua raccolta di disegni di Raffaello ad Oxford
(n. 121 del Catalogo) ; l'altro, corrispondente al quadro del San Giov. Evan-
gelista e di cui vedesi una fotografìa opportunamente appesa presso il qua-
dro nella Pinacoteca trovasi attualmente nella R. Raccolta di Stocolma, at-
tribuito a Raffaello , ma come giudica il sig. Cavalcasene, probabilmente di
Berto di Giovanni stesso.
(2) Vi corrispondono i numeri 23 e 20 del Catalogo. È noto che la pre-
della del Sanzio unitamente alla tavola dell'Incoronazione della Madonna
eseguita verso il 1302 si trovavano originariamente in San Francesco de'Con-
vcntuali a Perugia, dove Berto di Giovanni potè farne suo pro con tutto suo
agio, poiché le pitture dell'Urbinate furono rimosse dal loro posto solo nel 1797
per opera dei Francesi.

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 405

costantemente certi tipi di aspetto esangue (staremmo per dire ane-


mico) e di un'espressione flebilmente melensa, di più, all' intento di
ottenere un efletto di splendore esterno, suole fare evidentemente
abuso di dorature nelle parti decorative ed architettoniche. La ta-
vola di Giannicola Manni (n. iO) rappresentante Cristo risorto con
S. Tomaso ed altri Santi è invece una buona e sentita produzione
della scuola e non ¡sfigurerebbe punto accanto a molte opere di mae-
stro Piero.
In fine passiamo alla famiglia degli Alfani, i più spiccati rap-
presentanti dell' eclettismo invalso nel!' arte della pittura in Perugia
nel corso del XVI secolo e che vogliono essere imparati a conoscere
propriamente nella nuova pinacoteca cittadina. Il primo di essi, Do-
menico, figlio dell'architetto ed orefice Paride, viene annoverato dal
Vasari fra i discepoli di Pietro Perugino, ma in realtà nelle sue ope-
re si qualifica piuttosto per seguace o a meglio dire imitatore di Kaf-
faelio, col quale, stando agli scrittori perugini, egli avrebbe pure
avuto comune l'anno della nascita. L'opera sua più bella ed accu-
rata, e la prima in pari tempo che si conosca, è la pala già situata
nell'oratorio del collegio della Sapienza, ora fortunatamente depo-
sitata nella comunale Galleria Vannucci. Spira dalla medesima una
venustà ed una eleganza sorprendente, ma conviene soggiungere
massimamente nella parte più direttamente attinta dal Sanzio, quale
è quella del gruppo della b. Vergine col divin Putto, collocati sopra
un trono ricco di finti bassorilievi e di dorature, mentre mostra una
certa rigidezza confinante col goffo nei due angeli adolescenti che li-
brandosi nell'aria reggono una cortina dietro la spalliera del trono e
stanno per incoronare la Madonna, come pure nelle due figure dei
Santi Gregorio e Niccolò da Bari, ritti sul davanti ai lati del trono
stesso. Notisi che nel lembo del manto ai piedi della Vergine si leg-
gono da un lato le cifre della data, cioè dell'anno 1518, dall'altro le pa-
role : Dominions fecit.
Ma che dire della tavola centinata (n. 36) fatta a quanto pare in
comune da Domenico e da un tale Anselmo di Giovanni, dove la com-
posizione è tutta quanta desunta senza alcuna modificazione (tranne
la parte alta costituente una gloria di angeli) da un foglio a disegno
quadrettato, appartenente alla già citata collezione di Lille ? La foto-
grafia del disegno sta opportunamente appesa a canto al quadro, e
ciascuno può facilmente constatare dal confronto quanto maggiore
spirito e vera grazia regni nel fugace schizzo del sommo maestro,
ancor che a vero dire non appartenga neppure alle sue cose migliori,
e che meschina cosa sia, considerata spassionatamente, la relativa
Arch., 4.« Serie , T. V. 30

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466 l'arte dell'umbria

pittura, insulsa nelle espressioni, fiacca nel colo


nel disegno. Poco stante poi ci è dato riconosce
dell'autore, alquanto più molle, in una Adorazio
del 1524, che è una buona composizione benc
miniscenze essa pure. Da ultimo è da menzio
segnata dell'anno 1528 (n. 27) nella quale ci app
bolmente ispirato, piatto e duro nelle forme, e c
dere imagine di una avvenenza affatto esteriore
nulla le aspirazioni dell'animo.
Ora prima di passar oltre ed esaminare le rim
Alfani poiché abbiamo seguito fin qui tutta la in
di pitture a seconda della loro collocazione amb
ci piace fermarci brevemente in codesta Sala d
gino per segnalarvi altre due tavole autentiche d
allievo del Vannucci, Eusebio da San Giorgio. R
Madonna in trono col Bambino fra le braccia e d
bel concetto ma debole nell'esecuzione. Quello ch
trasse la nostra attenzione in codesta pittura si
che non può a meno di risvegliare in relazione a
altre volte conservata a Perugia e in questo
ghilterra, vogliamo dire al quadro fatto nel 150
famiglia Ansidei nella chiesa di San Fiorenzo. In
figure diversifichino alquanto fra loro nei due
rinunciare all'idea che Eusebio nel comporre l'o
gliasi pure inconsciamente) l' impressione dell' i
del giovane Sanzio mentre da lui sembra avere
struttura e l'ordinamento del trono posto nel m
tro suo dipinto (n. 20) contiene tre figure di S
trovammo da osservare nella pinacoteca e giova
nare vie meglio il posto che si compete a codes
gno discepolo del Perugino (1).
Prosegue l'esposizione delle opere di Domenic
che porta il nome suo, dove ci si presentano com
siderazione una pala (n. 6) colla beata Vergine d
altiero, posta sopra un alto trono e accompagna
dal San Giovannino e da altri tre Santi, opera e
(1) Notiamo come estranei alla scuola locale due al
desima sala, e sono i numeri 28 e 4: il primo rapp
di G. Cristo coi Farisei , oscura copia dall'original
Leonardo come indica il Catalogo) nella Gali. Naz.
Madonnina col Bamb. con fondo di cortina e paesagg
appartenente evidentemente alla scuola di Giov. Bel

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA i 67

Lamente, e una tavola (n. 4) dove il pittore si compiacque firmarsi nei


termini seguenti : Dominicus Paridis f. pictor perusinus faciebat
1532. Una circostanza alquanto strana ed inaspettata da avvertir in
codesta tavola non che nella predella di che va munita si è che l'au-
tore mostra quivi essersi rivolto decisamente all' imitazione di An-
drea del Sarto, dappoiché le sue figure lo attestano chiaramente.
Oltrepassando qui le cose di minor conto e dove il processo del
decadimento e dell'inaridirsi delle facoltà artistiche si va vieppiù ac-
centuando giungiamo nel Gabinetto della torre , così qualificato per
trovarsi sotto l'antica torre di palazzo, che contiene un miscuglio di
cose di diverso pregio ed estranee in complesso alla serie delle opere
di origine locale (1). Si riprende quindi il filo della medesima nella
seguente Sala eh' è l'ultima della pinacoteca Vannucci e che s'inti-
tola dal nome di Orazio Alfani. Questo pittore che, come è ormai
provato per documenti, fu figlio di Domenico (e non fratello come già
si era creduto) nacque verso il 1510 e nella mostra dei suoi quadri
in galleria ci si rivela sensibilmente più debole e più scadente del
padre e vieppiù rivolto all' imitazione delle maniere tenute da altri
artisti. Fra le opere autentiche di lui avvi una Decollazione di San
Gio. Batl. dove l'autore si direbbe dotato di una natura affine a quella
del ravennate Luca Longhi, intento qual' è all' espressione di una
certa grazia affatto formale ed esterna, mentre in realtà è debole nel
disegno e manca di finezza in genere. Che anch' egli poi si fosse ap-
plicato all'imitazione di Raffaello basterebbe a mostrarcelo, non fosse
altro, la sua copia del quadro della Deposizione ora in palazzo Bor-
ghese. L'eseguì in dimensioni simili a quelle dell'originale, e vi adope-
rò, come di consueto, il suo colorito chiaro con un contorno alquanto
duro. Sta esposta la medesima nell' antecedente sala (al n. 35) e non
v'ha dubbio che egli potè ritrarla a suo agio dall'originale di Raffaello,
il quale stette fino al 1607 nella cappella Baglioni in S. Francesco
de' Conventuali. In altri due dipinti, rappresentanti l'uno il Riposo in
Egitto il secondo il Cristo (ra i Dottori (n. 12 e 13, quest'ultimo assai
(1) Nel Gabinetto della Torre si notano alcuni quadretti delicatamente ese-
guiti in miniatura attribuiti a C. Pollini che arieggiano il fare del celebre
Don Giulio Clovio e manifestano l' influsso di Michelangelo. Delle quattro
teste attribuite al Baroccio quelle che stanno a flanco della porta non sono
che mediocri copie da G. Reni, quelle di sopra copie dal Baroccio stesso.
Opere genuine di lui invece sono una tosta di Cristo spirante, pieno di
sentimento e pregevole per la lucentezza del tocco, e un grande foglio con-
tenente l'abbozzo a matita rossa per l'insigne pala del pittor urbinate,
dov' è rappresentata la Deposizione di N. S. dalla croce, pala che trovasi nel
Duomo di Perugia. Una variante per lo stesso soggetto, altro pregevole dise-
gno, si vede in casa del Conte Reginaldo Ansidei.

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ÍG8 l'arte dell'umrria

guasto) ad un tratto ci apparisce quale imitato


avendo egli evidentemente cercato emulare la s
dotta delle linee scorrevoli e quasi ondeggianti,
di gran lunga quell'ingegno peregrino, al quale
ch'egli ha di meno conforme al buon gusto e a
in grazia delle doti straordinarie dell'ingegno pe
In contrario le leziosaggini, le scorrezioni di dis
in genere diventano insopportabili laddove van
scino dello spirito e dell' imaginazione ; e quan
saprebbe provar di più che codesta Sala di Orazi

Rivolgendo ora uno sguardo retrospettivo su


di leggieri ci accorgiamo di avere attraversato
riodo di ben quattro secoli in presenza di tante
ci danno una imagine fedele dello svolgimen
dall'arte del Rinascimento. La storia della mede
palesarsi nel modo più chiaro e preciso mercè
nale della pinacoteca comunale di Perugia, e
ecco quali ammaestramenti ci fornisce.
Incominciando coll'epoca remota del secolo XI
opere di Bartolomeo da Siena il fatto significan
l' elemento toscano, in ¡specie del senese, il qu
si accentua vie maggiormente in sullo scorcio
meglio nei primi decenni del XIV mercè l' atti
valenti artisti quali furono Taddeo di Bartolo e
menico. Infatti come opere del primo in Perug
non solo le tavole accennate nella galleria pubb
cune pitture murali, ora disgraziatamente distr
corare alcune parti interne della chiesa di San
di San Domenico tanto favorita dalle produzioni

(1) Come della prima delle opere citate di Orazio


quella segnata del n. 11 esistono le prove dell' aut
veramente incomprensibile perchè a Firenze si s
opera sua e ancora si trovi oggidì registrata per
nella Tribuna degli Uffizi e che rappresenta la B.
S. Elisabetta che gli presenta il proprio figliuolo, op
rentina del principio del XVI secolo e secondo ogni
del Ghirlandaio.
(2) Vedi in proposito il Vasari, Voi. 2.°, p. 222. Si rammenti che fu to-
scano anco quel Giov. Pisano che s' immortalò in Perugia sul principio
del XIV secolo colla fonte presso il Duomo e col monumento di Benedetto XI
in S. Domenico.

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NELLA PINACOTECA COMUNALE DI PERUGIA 469

Diremo di più che l'ampio e magnifico finestrone gotico , che ve-


desi tuttora nel coro di detta chiesa, co' suoi vetri colorati eseguiti
circa il 1411 e rappresentanti un gran numero di Santi ci sembra
rivelare un'origine non estranea al fare del valente senese, per quanto
si può discernere dalle parti antiche salvate mercè le cure dell'egre-
gio Prof. Moretti di Perugia, recentemente chiamato a prestare l'ope-
ra sua nel ristauro di quel monumento insigne del secolo XIV, dove
ci è grato oggidì constatare lo studio posto dal sullodato Professore
nell'interpretare il carattere originale dell' antica invetriata.
Quanto a Domenico di Bartolo il suo quadro datato del 1438
ci è indizio della presenza dell' arte senese fin quasi sotto la metà
del XV secolo, quando i pittori indigeni non danno peranco segno
alcuno di un risveglio degno di nota. Ma avvi di più: il dominio mo-
rale dell' elemento toscano ricompare nell' Umbria sotto un nuovo
aspetto mercè l'opera dei due ben noti fiorentini Fra Giovanni detto
l' Angelico e Benozzo Gozzoli di lui scolaro, i quali esercitarono poi
un' influenza determinante sullo sviluppo seguente della pittura in
quella regione, nel tempo istesso in cui Agostino di Duccio da Fi-
renze esercitava l'arte dello scalpello in Perugia nei graziosi lavori di
decorazione della facciata dell'Oratorio di San Bernardino, della Porta
di San Pietro ed altri. L'opera dell' Angelico a vero dire già da noi
ammirata nella piccola sala che è dedicata al suo nome risale per co-
mune consentimento degl' intelligenti all' età sua giovanile e però
sarà stata compita e spedita a Perugia ben una ventina d'anni
prima di quella suaccennata di Domenico di Bartolo, quando cioè Fra
Giovanni si trovava a Cortona (tuttora fornita delle sue squisite crea-
zioni.)
Più estesa e tale da attestare senza alcun dubbio la presenza
personale dell'artista fu l'operosità del Gozzoli, il quale fin dalla metà
del secolo, appena trentenne trovasi stabilito nella piccola città um-
bra di Montefalco dove eseguisce in primo luogo la preziosa tavola
ancor tutta nello spirito dell' angelico maestro, la quale forma uno
dei principali ornamenti della galleria del Laterano in Roma ; indi
la ragguardevole serie di pitture murali nella chiesa di San France-
sco. Finalmente è di pochi anni posteriore alla metà del secolo, cioè
del 1456 la sua tavola nella Pinacoteca Yannucci, e non lungi di lì il
Crocifisso dell'isola maggiore sul Lago Trasimeno.
L'influenza di lui sulla pittura dell' Umbria nei seguenti decen-
nii è sensibilissima e ben lo dimostrano, come vedemmo, le opere del
Bonfigli, di Bartolommeo Caporali e quelle di Nicolò Alunno anzi tut-

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470 L'ARTE DELL'UMBRIA ECC.

to (1). Non crediamo andare errati anzi asserendo che si estende an-
che sul più dotato fra i contemporanei puristi perugini, cioè sul va-
lente Fiorenzo di Lorenzo, poiché se si pone mente ai dipinti che si
possono ragionevolmente ritenere appartenere ai suoi anni più gio-
vanili non vi si vorranno disconoscere nello stile certi punti di rap-
porto col Gozzoli, comunque limitati e subordinati alla natura e alle
disposizioni originali di codesto padre dell'arte patria quale essa ebbe
a svolgersi dipoi mercè i celebri suoi campioni della fine del secolo
e del principio del seguente.
Precursori del divino Urbinate, il Perugino , il Pinturicchio e
lo Spagna segnano l'apogeo della Scuola di Perugia propriamente
detta , e si trovano degnamente rappresentati nella civica rac-
colta, laddove qualunque traccia del sommo fra i pittori vi si cer-
cherebbe invano, essendo ormai, come è noto, scomparse da Perugia
tutte le opere sue trasportabili, dappoi che ebbero a subire la legge
della forza centripeta che va sempre più imponendosi al giorno d'og-
gi, per cui i paesi grandi e facoltosi assorbono il bello ed il buono
dei piccoli e meno favoriti dalla fortuna.
In fine l'estremo fatto storico che dobbiamo rilevare e che dalla
stessa pinacoteca Yannucci ci viene confermato è quello della deca-
denza e dell'esaurimento della pittura indigena notabile nelle produ-
zioni degli Alfani padre e figlio, semplici imitatori di Raffaello da
principio, freddi tuttavia e senza vera elevatezza d'animo come gl'i
mitatori in genere, per cadere da ultimo in una assenza assoluta di
stile e di carattere coll'imitazione di esemplari diversi di cui non sep-
pero mai raggiungere il valore.
Che in parecchie città d' Italia si vadano completando oggidì
(benché non sempre nel modo più acconcio e prudente) simili raccolte
intese a rendere imagine delle creazioni artistiche locali è cosa che
ci è dato avvertire tuttodì da che il nostro paese è sorto a vita indi-
pendente, ma quel che massimamente deve piacere nella pinacoteca
di che ci siamo occupati si è che essa si presenta come una delle
più compite nel suo genere e delle meglio adatte per ¿studiarvi con
ordine scientifico e quindi proficuamente la Storia dell'arte del paese
Gustavo Frizzoni.
(1) Vedansi certi freschi del Fulignate in una cappelletta aperta presso
Montefalco e similmente alcuni altri avanzi di pitture murali (opere giova-
nili dicerto) in una chiesetta dedicata alla Madonna nella più amena campa-
gna a pochi passi fuori di Foligno , e si giudicherà quale intimo nesso lo
colleghi al fiorentino Benozzo.

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