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PERUGIA
Author(s): Gustavo Frizzoni
Source: Archivio Storico Italiano , 1880, Serie Quarta, Vol. 5, No. 117 (1880), pp. 447-470
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.
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frescante avesse mai sognato di suscitare fra i posteri così svariate impr
sioni , mentre in realtà nelle sue opere ci sembra rivelarsi per null'altro
un semplice e limitato rappresentante dell'arte locale (Vedi Crowe and C
casene History of Painting in Italy, Vol. III, pag. 139).
(lì E noto che Io Sposalizio del Perugino si trova ora nel Museo di C
in Normandia, mentre in origine stava sull'altare del Santo Anello nel
mo di Perugia, quello stesso altare cioè a dire dove viene conservato
stupendo tabernacolo dell'orafo Cesarino Rossetti (detto il Roscctto) perug
squisitamente cesellato in argento, affine di servire di degno ricettaco
pronubo anello di Nostra Donna . Questo capolavoro nel suo genere esegu
sul principio del Cinquecento, attirava in particolar modo l'attenzion
l'ammirazione dei visitatori nella recente Esposizione umbra.
(2) Di un ignoto contemporaneo osservabile per pregio artistico è
l'altre tavole un trittico munito di attraenti predelle, al n. 22 del Catalo
Arch., 4.» Serie, T. V. 29
nei, vale a dire della fine del XV e del principio del XVI. Ch' egli
in realtà, se non per via diretta almeno mediatamente, si sia formato
la sua maniera in gran parte sulle opere di Carlo e forse anco di Vit-
tore Crivelli ci autorizza a crederlo non solo l'aspetto dei suoi dipinti
ma anche la circostanza riferitaci dagli storici dell'arte, essersi egli
cioè trattenuto buon numero di anni nelle Marche, dove, come si sa, i
Crivelli ebbero del pari ad esercitare la loro attività già anteriormen-
te. Chi ponga mente infatti a certo modo di contornare fortemente
marcato, in generale alla precisione e alla nitidezza dei tratti che si
manifesta nei quadri di Bernardino non tarderà certamente a ravvi-
sarvi un nesso sensibile, non puramente casuale coi suddetti Crivelli,
pur riconoscendo la superiorità per originalità e potenza d' ingegno
nel maggiore dei veneti fratelli.
Di rimpetto alle tavole di Bernardino stanno appese due grandi
tele già dipinte ad uso di gonfaloni da Confraternite. Di questi me-
rita speciale attenzione quello che rappresenta con candida compun-
zione il mistico episodio della Annunciazione. Al soggetto principale
vien dato compimento in alto da una gloria di angeli parte in atto di
preghiera, parte musicanti, che circondano il Padre Eterno d' onde
emana il simbolo dello Spirito Santo, mentre al basso sul piano an-
teriore un Santo e una Santa presentano la fitta schiera dei devoti
rappresentanti della Confraternita, con certe movenze vivamente
sentite per cui sembrano raccomandarli caldamente alla benedizione
celeste. Rispetto a questa pittura eseguita nel 1466 per una cappella
di Santa Maria Nuova non possiamo a meno di esprimere la nostra
maraviglia nel trovarla dal presente catalogo della galleria attribuita
a Bartolomeo Caporali, laddove tutto concorre a presentarcela per
una vera e bella opera del fulignate Niccolò Alunno. E in vero non
solo la figura della Vergine e degli angeli attinte direttamente dal
prototipo del Gozzoli ci richiamano vivamente alla memoria l' argo-
mento istesso trattato dall'Alunno in una tavola della pinacoteca di
Bologna, ma anche l'espressione e il movimento drammatico di Santa
Giuliana, la patrona delle donne della Confraternita porge la più si-
gnificante analogia con certa figura di una madre che strappa il pro-
prio figliuolo dalle mani del diavolo, quale vedesi dipinta in un qua-
dro dell'Alunno nella galleria Colonna in Roma, con un ardore bur-
lescamente ingenuo (1). Quanto all'Annunziata della pinacoteca
Vannucci il suo merito principale sta nella purezza infantile delle
(1) Anche il sig. Cavalcasene, op. cit., non esita a noverare l'Annunziata
fra le opere di Nicolò di Foligno. Questo autore era rappresentato all' Espo-
pella Sistina dov' egli figura chiaramente fra gli spettatori della mi-
stica cerimonia della Consegna delle chiavi a S. Pietro. Il ritratto del
Perugino nel quadro di cui parliamo, se non prendiamo abbaglio nel
ravvisarcelo, ce lo presenterebbe sensibilmente più giovane di quel
che apparisce nel 1500 al Cambio, vale a dire come un uomo da non
aver oltrepassato di molto i trenť anni d'età, e per conseguenza, sa-
pendosi che l'anno di nascita del Vannucci è il 1446 ci farebbe ar-
guire la tavola suddetta doversi collocare verso gli anni 1480 (1). In
fine dobbiamo confessare non trovarci in caso di risolvere presente-
mente il dubbio intorno alla tavola di che si tratta qui, quello cioè
a dire se più ragionevolmente si abbia a riguardarlo per opera gio-
vanile del Perugino, come ammetterebbero il Vasari e il barone di
Rumohr in tempi più recenti, oppure se vada considerata quale fat-
tura dell'età avanzata di Fiorenzo di Lorenzo, come sembrano avere
concluso parecchi fra i più riputati conoscitori d'oggidì (2).
Prima di continuare la nostra rassegna dei pittori perugini get-
tiamo un'occhiata a due dipinti che si trovano come per incidenza
ricoverati nella sala grande di Fiorenzo di Lorenzo. L'una è una
grande tavola centinata, quivi trasportata dal paesello di Pacciano in
provincia di Orvieto, che porta impresso sulla cornice del tempo il
nome dell'autore Luca Signorelli da Cortona non meno che nel dipin-
to. Vi è effigiata la Vergine col divino Bambino contornati da Santi
e da molti angeli, con quel fare robusto e grandioso che è proprio
dell'egregio Cortonese, mentre non va disgiunto da una certa sprez-
(1) Dobbiamo qui avvertire come il sig. Cavalcasene abbia erroneamente
interpretato un passo del Vermiglioli nella sua vita di B. Pinturicchio cre-
dendo poterne dedurre che il detto scrittore perugino indicasse l'anno 1521
come data dell'origine della pittura in questione. Il vero è che il Vermiglioli
non dice altro se non che Camillo di Braccio Baglioni in quell'anno dolo
la cappella della Madonna che va in Egitto e che prima aveva dotato Voltare
de' Magif ambedue nella chiesa di Santa Maria de' Servi. Di questa osserva-
zione andiamo debitori al eh. Sig. Cav. Adamo Rossi bibliotecario comunale
in Perugia. - A giudicare dallo stile del quadro non si sarebbe indotti a
crederlo di tempo relativamente così avanzato, qualunque ne sia l'autore.
(2j Mentre il Barone di Rumohr nelle sue Ricerche italiane (Italienische
Forschungen, Vol. 2, p. 339) osserva che la tavola menzionata corrisponde ad
altre opere dell'età fresca del Perugino , in ispecie alle sue pitture murali
nella Sistina, e la vorrebbe quindi collocare intorno agli anni 1475, scor-
gendovi traccio sensibili dell'influenza florentina, il Cavalcasene invece viene
ad una conclusione affatto opposta (Vedi Op. cit., vol. 3.°, p. 158) reputando
manifestarsi in detto dipinto gl'indizi di un'opera di un uomo attempato clic
meglio d'ogni altro s'avrebbe a ritenere fosse stato Fiorenzo di Lorenzo. -
Della stessa opinione è il Senatore Giov. Morelli.
ma a vero dire poco bella nei tratti quanď anco graziosa nella mo-
venza. Ch' essa fosse da ascriversi realmente al massimo fra gli al-
lievi del Perugino ci sembrò cosa assai dubbia fin da quando ci fu
dato osservarla nel suddetto Museo; ma quale fu la nostra sorpresa
allorché vi riconoscemmo il modello esatto per una delle figure di
Sante (e precisamente di S. Caterina) dipinta da Eusebio da San Gior-
gio nel secondo suo quadro ora nella pinacoteca, (n. 18 del Catalogo)
segnato deiranno 1509 e rappresentante Nostra Donna col Bambino
messa in mezzo da quattro sante persone. Il disegno in conclusione è
troppo debole e poco geniale per Raffaello, corrisponde affatto come
abbiamo detto ad una delle fisionomie del quadro di Eusebio, sicché
tutto induce a ritenere appartenga all'autore ¡stesso, confermandoci
pertanto quanto sia facile prender degli abbagli in materia di dise-
gni, massime senza uno studio assiduo delle più minute e recondite
qualità personali degli artisti.
Seguita la scuola di Pietro Perugino nella Sala di Giannicola
Marini e di Berto di Giovanni. Il primo, che a quanto ci rivelano i
documenti, protrasse i suoi giorni fino al 1544, mentre ci si rivela
per un eclettico nelle sue pitture delia cappella del Cambio dove nelle
lunette si scorgono certi motivi che rammentano Andrea del Sarto,
nella sua opera principale alla pinacoteca, (una grande tavola con
una accolta di 14 Santi situati sul piano di una larga valle, mentre
sulle nubi sta seduto il Cristo benedicente con ai lati la beata Vergi-
ne e S. Giov. Battista, più quattro angeli) ci si presenta quale schietto
seguace del Vannucci (1). In certe predelle invece, (registrate nel
Catalogo sotto i numeri 27, 28 e 29) dove sono espresse alcune sto-
rie di Santi si è fatto di nuovo imitatore di diverse maniere come ab-
biamo notato nella cappella del Cambio. Ad ogni modo non è fra i
migliori della scuola come che si regga alquanto al paragone di un
meschino ed insulso pittore quale vediamo esser Berto di Giovanni,
le cui opere sono poste a canto alle sue. Sono di lui infatti due ta-
vole grandi, l'una rappresentante l'Incoronazione della Madonna, se-
gnata del 1517, già situata sopra un altare della Chiesa di Monteluce
fin da quando ne era stata tolta quella dalle monache ordinata a Raf-
faello ma eseguita solo nel 1525 per opera di Giulio Romano e di Pier
Francesco Penni, l'altra un S. Giovanni seduto sull' isola di Patmos,
(1) È questa la tavola (l'Ognissanti citata dal Vasari, già in San Dome-
nico alla cappella de' Baglioni (V. Vol. VI.0 pag. 5ß). L'autore vi si caratte-
rizza per certa conformazione larga della parte superiore delle teste, per
un non so che di acuminato e di adunco dell'estremità dei nasi ed un
particolare movimento di contrazione nelle labbra.
to (1). Non crediamo andare errati anzi asserendo che si estende an-
che sul più dotato fra i contemporanei puristi perugini, cioè sul va-
lente Fiorenzo di Lorenzo, poiché se si pone mente ai dipinti che si
possono ragionevolmente ritenere appartenere ai suoi anni più gio-
vanili non vi si vorranno disconoscere nello stile certi punti di rap-
porto col Gozzoli, comunque limitati e subordinati alla natura e alle
disposizioni originali di codesto padre dell'arte patria quale essa ebbe
a svolgersi dipoi mercè i celebri suoi campioni della fine del secolo
e del principio del seguente.
Precursori del divino Urbinate, il Perugino , il Pinturicchio e
lo Spagna segnano l'apogeo della Scuola di Perugia propriamente
detta , e si trovano degnamente rappresentati nella civica rac-
colta, laddove qualunque traccia del sommo fra i pittori vi si cer-
cherebbe invano, essendo ormai, come è noto, scomparse da Perugia
tutte le opere sue trasportabili, dappoi che ebbero a subire la legge
della forza centripeta che va sempre più imponendosi al giorno d'og-
gi, per cui i paesi grandi e facoltosi assorbono il bello ed il buono
dei piccoli e meno favoriti dalla fortuna.
In fine l'estremo fatto storico che dobbiamo rilevare e che dalla
stessa pinacoteca Yannucci ci viene confermato è quello della deca-
denza e dell'esaurimento della pittura indigena notabile nelle produ-
zioni degli Alfani padre e figlio, semplici imitatori di Raffaello da
principio, freddi tuttavia e senza vera elevatezza d'animo come gl'i
mitatori in genere, per cadere da ultimo in una assenza assoluta di
stile e di carattere coll'imitazione di esemplari diversi di cui non sep-
pero mai raggiungere il valore.
Che in parecchie città d' Italia si vadano completando oggidì
(benché non sempre nel modo più acconcio e prudente) simili raccolte
intese a rendere imagine delle creazioni artistiche locali è cosa che
ci è dato avvertire tuttodì da che il nostro paese è sorto a vita indi-
pendente, ma quel che massimamente deve piacere nella pinacoteca
di che ci siamo occupati si è che essa si presenta come una delle
più compite nel suo genere e delle meglio adatte per ¿studiarvi con
ordine scientifico e quindi proficuamente la Storia dell'arte del paese
Gustavo Frizzoni.
(1) Vedansi certi freschi del Fulignate in una cappelletta aperta presso
Montefalco e similmente alcuni altri avanzi di pitture murali (opere giova-
nili dicerto) in una chiesetta dedicata alla Madonna nella più amena campa-
gna a pochi passi fuori di Foligno , e si giudicherà quale intimo nesso lo
colleghi al fiorentino Benozzo.