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Leonardo 3ºBSc Pajalunga

•La Scuola di Atene:

-In breve:

Giungiamo ora alla Scuola di Atene, l’indiscutibile “protagonista” della


Stanza della Segnatura; un affresco di grandi proporzioni ,770×500 cm
circa, frutto genuino dell’estro del magnifico Raffaello Sanzio, proprio a
lui Papa Giulio II commissionò personalmente la creazione di
quest’opera meravigliosa, in particolare ci vollero ben 3 anni al pittore
urbinate per realizzarla, infatti secondo quanto riportato dalla storia
odierna l’affresco risulterebbe databile, circa, al 1509-1511.
Come già precedentemente accennato l’opera in questione è situata
nella Stanza della Segnatura, una delle quattro "Stanze Vaticane",
localizzate all'interno dei Palazzi Apostolici e tra l’altro rappresenta
una delle opere pittoriche più rilevanti dell’intero Vaticano, inoltre essa
può tranquillamente essere oggetto di visita accedendo al percorso
dei Musei Vaticani.

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-Storia: Parliamo di come nasce La Scuola di Atene:

Una volta divenuto Papa, Giulio II si dimostrò fin da subito desideroso di
cambiare la posizione degli appartamenti dove avrebbe dovuto risiedere
durante la sua intera carica di pontefice; in particolare egli si rifiutava
di soggiornare nelle medesime stanze dei suoi predecessori, infatti
decise poi di trasferirsi stabilmente al piano superiore, esattamente
nelle stanze di Niccolò V e Pio II, che in più, circa un secolo prima, le
avevano fatte decorare da artisti del centro Italia, tra cui Piero della
Francesca.
Nonostante questo “nuovo appartamento” fosse stato già ampiamente
decorato e impreziosito dall’operato di grandi interpreti tra cui Della
Francesca in persona, comunque Giulio II decise di ridecorarne
interamente le pareti, e chiamò a lavorare un gruppo di celebri artisti
del tempo, ai quali poi si aggiunse anche Raffaello Sanzio.
Particolarmente colpito dalle prove e dai disegni preparatori del pittore
urbinate, il papa decretò personalmente d’affidargli l'intera decorazione
delle stanze, anche se si racconta che Raffaello non affatto contento di
ciò, poiché fortemente dispiaciuto di dover distruggere le parti dipinte
da Piero della Francesca.
La Stanza della Segnatura fu la prima ad essere nuovamente affrescata,
in special modo la commissione optò per dare all’intera sala un tema
comune e ricorrente legato all'ordinamento ideale della cultura
umanistica, suddivisa rispettivamente nelle discipline
della teologia, filosofia, poesia e giurisprudenza, a ciascuna delle quali è
dedicata una diversa parete della stanza.

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-I Temi:

La critica interfacciandosi con La Scuola di Atene ne ha sempre


sottolineato la peculiare complessità, che non riguarda tanto il lato
figurativo quanto invece quello interpretativo, difatti in generale
l’affresco pur essendo chiaramente impresso nell’immaginario visivo
collettivo comunque riesce a godere d’una vastissima gamma di livelli
interpretativi, ad esempio d’una parte a parer d’alcuni l’opera potrebbe
mirare a ricostruire il quadro completo della storia del pensiero antico,
secondo altri invece la si potrebbe considerare una rappresentante
riassuntiva delle sette arti liberali (grammatica, aritmetica, musica,
geometria, astronomia, dialettica e retorica).
Comunque delle chiare tematiche di fondo, nell’opera, non mancano di
sicuro:

…una di queste è sicuramente l’antropocentrismo, anzi si potrebbe


addirittura affermare che l’opera in questione costituisca un vero e
proprio "manifesto" della concezione secondo cui l’uomo possa
considerarsi la misura di tutte le cose; dal momento che nella Scuola di
Atene l’essere umano domina la realtà, grazie alle sue sole facoltà
intellettive e al potere conferitogli dalla propria mente. Tutto ciò è
rafforzato tra l’altro dalla grandiosità dell’ambiente un ambiente
costruito razionalmente con su un solido impianto prospettico e
rigorosamente simmetrico, tra l’altro ricordiamo che la prospettiva è
nient’altro che il frutto della genialità dell’uomo.

…un’altra è di certo la Filosofia, in particolar modo sotto quest’ottica si


potrebbe considerare La Scuola di Atene un documento estremamente
prezioso per capire come i rinascimentali si avvicinassero alla
tradizione filosofica; per altro con quest’opera Raffaello sembra voler
esaltare soprattutto una filosofia, non più subordinata alla teologia
esattamente come nell’ormai lontano Medioevo, ma bensì una filosofia
che ricada insistentemente nel tentativo e nel desiderio d’arrivare alla
conoscenza, una filosofia che possa intendersi trasversale, difatti la
presenza di cotanti pensatori di varie epoche testimonia la volontà del
pittore di dare risalto primariamente all’aspirazione e allo sforzo di
ampliare i propri orizzonti conoscitivi, concetto comune per l’appunto a
tutta la filosofia antica.
Quindi in conclusione si potrebbe dire che oltre ad essere pura
esaltazione della filosofia la Scuola di Atene sia anche una chiara
consacrazione della suddetta “ricerca razionale”.

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Pertanto l’opera è complementare al dipinto della Disputa del
Sacramento, ubicato sulla parete opposta, dove al contrario si esaltano
la fede e la teologia. I due dipinti rappresentano così la complessità di
rapporti tra la cultura classica e la cultura cristiana, così vitale nello
sviluppo culturale del classicismo del primo Cinquecento.

…Come si riesce a constatare dai precedenti discorsi, in generale, tutta


la stanza è inoltre improntata su complessi temi iconografici di
carattere teologico e filosofico, a cui contribuirono senza dubbio i
personaggi del circolo neoplatonico che animava la corte papale e mira
ad affermare le categorie del Vero, del Bene, e del Bello. Tema generale,
leggibile solo in relazione agli altri dipinti della stanza, è la facoltà
dell'anima di conoscere il Vero, attraverso la scienza e la filosofia. La
presenza di così tanti pensatori di varie epoche riconosce il valore del
desiderio e dello sforzo di arrivare alla conoscenza, comune a tutta la
filosofia antica, visto come anticipazione del cristianesimo.

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-L’Architettura (Lo Sfondo e L’Ambientazione):

L’architettura monumentale presentata a fare da sfondo nell’opera, è


priva di copertura e lascia intravedere un cielo limpido, le sue
proporzioni richiamano chiaramente l'architettura tardoantica, in
special modo quella classica romana (es: come la Basilica di Massenzio),
come giustificano le numerose volte a cassettoni e l'innesto di
un tamburo di una cupola.

L’impostazione prettamente architettonica conferita allo sfondo da


Raffaello, ha anche notevole importanza sotto un’ottica analitica, difatti
quattro archi dell’edificio affrescato seguono uno schema compositivo
ritmico che crea un effetto ottico di grande profondità, accentuando la
costruzione della prospettiva.

Si pensa che nel realizzarla, Raffaello si fosse ispirato ai progetti della


nuova Basilica di San Pietro di Bramante, esattamente come fanno
pensare i grandiosi bracci di una croce greca che compaiono nella
Scuola di Atene, inoltre a evidenziare ciò vi è il fatto che ne siano visibili
solo due, questa cosa testimonia che il pittore abbia molto
probabilmente voluto riprendere alla pianta centrale originariamente
prevista.

La solennità dell’impianto architettonico è accentuata dalla presenza di


numerose statue e bassorilievi sullo sfondo, ad esempio nei due
pilastrini che si affacciano direttamente sulla “entrata” del luogo sono
collocate due statue, simboleggianti il tema del mito ed entrambe
riprese da modelli classici: Apollo con la lira a sinistra e Minerva a
destra, con l'elmo, la lancia e lo scudo con la testa di Medusa.
Per quanto riguarda i bassorilievi, sotto Apollo si trovano una Lotta di
ignudi (simboleggiante la violenza della guerra) e un Tritone che
rapisce una nereide (le brame sensuali), che raffigurano impulsi
negativi dell’uomo; sotto Minerva si scorgono invece molte figure di più
difficile interpretazione; nei medaglioni, raffigurati in corrispondenza
del tamburo si vedono rispettivamente due bassorilievi, con un uomo
nell'atto di alzare gli occhi da un libro e una donna con le braccia su un
globo terrestre: tra l’altro i loro gesti sono da mettere in relazione con
quelli di Platone e Aristotele al centro della scena.

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-I personaggi:

Di certo una caratteristica fondamentale della Scuola di Atene è la


grande affluenza di personaggi, di fatti l’opera comprende in totale ben
cinquantotto figure antropomorfe; quest’ultime sono divise
rispettivamente in tre gruppi in cui esse si articolano dinamicamente
concatenando gesti ed espressioni, e rispettando per altro una certa
gerarchia simbolica che non irrigidisce però mai la rappresentazione,
che pur appare sempre sciolta e naturale.
Inoltre i vari personaggi sono disposti sostanzialmente “a libro”, cioè su
due piani, definiti da una larga scalinata che taglia l'intera scena.
Un primo e più numeroso gruppetto è disposto ai lati di una coppia
centrale di figure che conversano. Un secondo gruppo autonomo, in cui
sono stati individuati i pensatori interessati alla conoscenza della
natura e dei fenomeni celesti, è disposto in primo piano sulla sinistra,
mentre di un terzo, anch'esso indipendente, ristretto e disposto
simmetricamente al secondo, ed è di difficile l'identificazione dell'ambito
intellettuale, nonostante gli sforzi degli studiosi; indizio è la presenza di
una figura identificata in Euclide (o forse Archimede), sotto le

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sembianze di Donato Bramante, intento a tracciare una dimostrazione
geometrica.
Sicuramente i veri e propri protagonisti della scena sono i due
personaggi che figurano esattamente al centro: ovvero Platone e
Aristotele.
Nei lineamenti di Platone, disposto sulla sinistra, è riconoscibile il volto
di Leonardo Da Vinci. Aristotele, sulla destra, presenta il volto del
maestro di prospettive Bastiano da Sangallo. Tra l’latro alle due figure
in questione è possibile associare una simbologia, da potersi definire
molto curiosa; difatti da una parte vi è il grande Platone che con la
mano destra indica il cielo, a voler alludere al suddetto mondo delle
idee, tanto celebrato nel pensiero platonico; mentre dall’altro lato
troviamo Aristotele che invece rivolge la mano verso il basso,
probabilmente con il presupposto d’indicare il mondo naturale.
Tra l’altro i due filosofi ellenici trovandosi precisamente al centro della
composizione, sono dunque posizionati esattamente vicino al punto di
fuga, che difatti risulta situato proprio tra i due quasi, si pensa che in
questo modo Raffaello abbia voluto decretare che il vero, tanto ricercato
dalla Filosofia Occidentale, abbia delle caratteristiche sintetiche, che
quest’ultima non sia altro se non il frutto d’una conciliazione fra l'uno e
l’altro, che d’altronde sono stati delle personalità a dir poco
fondamentali per lo sviluppo del pensiero occidentale.
In particolare questa posizione fornitagli dal pittore urbinate, permette
di comprenderne con certezza la centralità dell’opera, in effetti l’occhio
dello spettatore è inevitabilmente direzionato su queste figure per in
primis le linee del pavimento e la fuga dell'edificio, nonché per
l'isolamento offerto dalla cornice di cielo racchiusa dall'arco sullo
sfondo.
Inoltre Platone e Aristotele tengono fra le mani rispettivamente un
Libro, il primo il celebre “Timeo”, il secondo invece regge “l'Etica
Nicomachea”.
Parlando degli altri personaggi, vi è anche Socrate, facilmente
riconoscibile , che , incarnando le basi della sua dottrina, dialoga con
grande enfasi assieme ad altri cittadini ateniesi.
Attorno si possono riscontrare altri celebri filosofi e matematici, tra cui:
Zenone, sull’estrema sinistra e Diogene, collocato nella zona centrale e
posizionato in modo tale da sembrar letteralmente disteso sulla
scalinata.
Si riesce a inquadrare anche la figura di Pitagora, intento a scrivere
qualcosa, sulla sinistra, accompagnato sulla destra da Francesco Maria
della Rovere (nipote di Papa Giulio II, al tempo anche signore d’Urbino)

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e sulla sinistra da Averroè, con il turbante a sottolinearne la
provenienza, e da Severino Boezio, o Anassimandro, o Empedocle…
Si può ben notare anche la presenza di Euclide, o secondo alcuni
Archimede, che istruisce gli allievi, in particolare il suo volto è quello
del Bramante. Proprio vicino a lui, Zoroastro sorregge la sfera celeste e
Tolomeo la sfera terrestre.
Poi vi è Eraclito, che pensoso, ha i tratti del pittore Michelangelo.
Raffaello avrebbe deciso di omaggiarlo dopo aver visto i suoi affreschi
della Cappella Sistina nell’estate del 1511.
In più sono presenti 4 personaggi che rivolgono lo sguardo allo
spettatore creando un effetto di grande coinvolgimento emotivo: essi
sono la figura con la veste bianca, i 2 fanciulli, e Raffaello stesso che si
autoritrae in un personaggio disposto sulla destra.
In special modo bisogna sottolineare come all’interno dell’opera i
concetti astratti e complicati della filosofia vengono umanizzati e resi
notevolmente più nitidi da Raffaello, dalla gestualità naturale dei filosofi
che dialogano e discorrono.

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