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-In breve:
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Leonardo 3ºBSc Pajalunga
-Storia: Parliamo di come nasce La Scuola di Atene:
Una volta divenuto Papa, Giulio II si dimostrò fin da subito desideroso di
cambiare la posizione degli appartamenti dove avrebbe dovuto risiedere
durante la sua intera carica di pontefice; in particolare egli si rifiutava
di soggiornare nelle medesime stanze dei suoi predecessori, infatti
decise poi di trasferirsi stabilmente al piano superiore, esattamente
nelle stanze di Niccolò V e Pio II, che in più, circa un secolo prima, le
avevano fatte decorare da artisti del centro Italia, tra cui Piero della
Francesca.
Nonostante questo “nuovo appartamento” fosse stato già ampiamente
decorato e impreziosito dall’operato di grandi interpreti tra cui Della
Francesca in persona, comunque Giulio II decise di ridecorarne
interamente le pareti, e chiamò a lavorare un gruppo di celebri artisti
del tempo, ai quali poi si aggiunse anche Raffaello Sanzio.
Particolarmente colpito dalle prove e dai disegni preparatori del pittore
urbinate, il papa decretò personalmente d’affidargli l'intera decorazione
delle stanze, anche se si racconta che Raffaello non affatto contento di
ciò, poiché fortemente dispiaciuto di dover distruggere le parti dipinte
da Piero della Francesca.
La Stanza della Segnatura fu la prima ad essere nuovamente affrescata,
in special modo la commissione optò per dare all’intera sala un tema
comune e ricorrente legato all'ordinamento ideale della cultura
umanistica, suddivisa rispettivamente nelle discipline
della teologia, filosofia, poesia e giurisprudenza, a ciascuna delle quali è
dedicata una diversa parete della stanza.
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-I Temi:
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Pertanto l’opera è complementare al dipinto della Disputa del
Sacramento, ubicato sulla parete opposta, dove al contrario si esaltano
la fede e la teologia. I due dipinti rappresentano così la complessità di
rapporti tra la cultura classica e la cultura cristiana, così vitale nello
sviluppo culturale del classicismo del primo Cinquecento.
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-L’Architettura (Lo Sfondo e L’Ambientazione):
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-I personaggi:
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sembianze di Donato Bramante, intento a tracciare una dimostrazione
geometrica.
Sicuramente i veri e propri protagonisti della scena sono i due
personaggi che figurano esattamente al centro: ovvero Platone e
Aristotele.
Nei lineamenti di Platone, disposto sulla sinistra, è riconoscibile il volto
di Leonardo Da Vinci. Aristotele, sulla destra, presenta il volto del
maestro di prospettive Bastiano da Sangallo. Tra l’latro alle due figure
in questione è possibile associare una simbologia, da potersi definire
molto curiosa; difatti da una parte vi è il grande Platone che con la
mano destra indica il cielo, a voler alludere al suddetto mondo delle
idee, tanto celebrato nel pensiero platonico; mentre dall’altro lato
troviamo Aristotele che invece rivolge la mano verso il basso,
probabilmente con il presupposto d’indicare il mondo naturale.
Tra l’altro i due filosofi ellenici trovandosi precisamente al centro della
composizione, sono dunque posizionati esattamente vicino al punto di
fuga, che difatti risulta situato proprio tra i due quasi, si pensa che in
questo modo Raffaello abbia voluto decretare che il vero, tanto ricercato
dalla Filosofia Occidentale, abbia delle caratteristiche sintetiche, che
quest’ultima non sia altro se non il frutto d’una conciliazione fra l'uno e
l’altro, che d’altronde sono stati delle personalità a dir poco
fondamentali per lo sviluppo del pensiero occidentale.
In particolare questa posizione fornitagli dal pittore urbinate, permette
di comprenderne con certezza la centralità dell’opera, in effetti l’occhio
dello spettatore è inevitabilmente direzionato su queste figure per in
primis le linee del pavimento e la fuga dell'edificio, nonché per
l'isolamento offerto dalla cornice di cielo racchiusa dall'arco sullo
sfondo.
Inoltre Platone e Aristotele tengono fra le mani rispettivamente un
Libro, il primo il celebre “Timeo”, il secondo invece regge “l'Etica
Nicomachea”.
Parlando degli altri personaggi, vi è anche Socrate, facilmente
riconoscibile , che , incarnando le basi della sua dottrina, dialoga con
grande enfasi assieme ad altri cittadini ateniesi.
Attorno si possono riscontrare altri celebri filosofi e matematici, tra cui:
Zenone, sull’estrema sinistra e Diogene, collocato nella zona centrale e
posizionato in modo tale da sembrar letteralmente disteso sulla
scalinata.
Si riesce a inquadrare anche la figura di Pitagora, intento a scrivere
qualcosa, sulla sinistra, accompagnato sulla destra da Francesco Maria
della Rovere (nipote di Papa Giulio II, al tempo anche signore d’Urbino)
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e sulla sinistra da Averroè, con il turbante a sottolinearne la
provenienza, e da Severino Boezio, o Anassimandro, o Empedocle…
Si può ben notare anche la presenza di Euclide, o secondo alcuni
Archimede, che istruisce gli allievi, in particolare il suo volto è quello
del Bramante. Proprio vicino a lui, Zoroastro sorregge la sfera celeste e
Tolomeo la sfera terrestre.
Poi vi è Eraclito, che pensoso, ha i tratti del pittore Michelangelo.
Raffaello avrebbe deciso di omaggiarlo dopo aver visto i suoi affreschi
della Cappella Sistina nell’estate del 1511.
In più sono presenti 4 personaggi che rivolgono lo sguardo allo
spettatore creando un effetto di grande coinvolgimento emotivo: essi
sono la figura con la veste bianca, i 2 fanciulli, e Raffaello stesso che si
autoritrae in un personaggio disposto sulla destra.
In special modo bisogna sottolineare come all’interno dell’opera i
concetti astratti e complicati della filosofia vengono umanizzati e resi
notevolmente più nitidi da Raffaello, dalla gestualità naturale dei filosofi
che dialogano e discorrono.
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