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VALENTINA FIORE
«Hoggidì si usano molto a Roma et a Genova, et ne del 1611 e l’inizio del 1612 e l’avvio della costru-
in altre città di Italia quel genere di fabbriche che zione nel 16137, non fu però realizzato dall’archi-
dicono Gallerie; forsi per essere state introdotte tetto vicentino, estromesso suo malgrado dalla vi-
prima nella Gallia, o Francia per trattenersi a pas- cenda: ciò spiegherebbe le differenze riscontrate
seggio i personaggi nelle corti, le proporzioni di lo- tra la struttura del palazzo e il disegno pubblicato
ro si ricavano dalle Loggie, ma sono alquanto meno nel Trattato, che conferma in ogni caso l’interesse
aperte di esse. Questa sorte di edificio fu parimen- nutrito da Scamozzi verso la città di Genova.
to appresso agli antichi, come si legge nella vita di La storia dell’ambiente della galleria, specie in
Lucio Lucullo, et altrove, et in vero sono di grandis- ambito italiano, è da ricercare nella derivazione
sima comodità, et accrescono meraviglioso orna- classica dell’ambulacrum e del portico prima e
mento alle fabbriche; ma però si convengono solo a della loggia successivamente: è probabile così che
signori e gran personaggi»1. a Genova furono le logge, intese come luogo semia-
Affrontando il tema della Galleria, spazio di perto da arcate in rapporto a un esterno, spesso na-
chiara derivazione classica, il cui marcato sviluppo turalistico, a colpire l’attenzione dell’architetto vi-
longitudinale invita ad essere percorso, il trattati- centino8.
sta Vincenzo Scamozzi, utilizzando un’etimologia In passi successivi a quello citato in apertura,
varroniana, da un lato indicava nella Francia cin- infatti, Scamozzi fornisce altre descrizioni della
quecentesca il luogo di origine di questa nuova ti- Galleria che oggi sembrano più corrispondere allo
pologia architettonica, come peraltro in tempi più spazio che identifichiamo come loggia: «le gallerie
recenti la critica contemporanea ha sottolineato2, sono luoghi da trattenersi le persone nobili e ricche
dall’altro evidenziava il rapporto sussistente tra log- […] vogliono essere areose e allegre non impedite
gia e galleria. Viaggiatore instancabile, lo Scamozzi da edifici vicini e guardino sopra Giardini, verdure,
pone sullo stesso piano la città di Genova a quella Acque e veggano Colli e Monti piacevoli che le fac-
di Roma, celebrando la peculiarità di questo am- ciano qualche bella prospettiva: e però stanno me-
biente pure nella capitale della Repubblica. I rife- glio di sopra al piano delle seconde stanze: perché
rimenti a Genova, nel Trattato, sono continui e di- a pè piano ogn’uno può entrare e vedervi dentro»9.
mostrano come lo Scamozzi, architetto e trattatista E ancora oltre, ponendo in correlazione questi am-
attento, dotato di un acuto spirito di osservazione, bienti a lui coevi con l’originaria tipologia greca e
consideri la città di Genova alla pari delle più note romana10, evidenzia la necessità di collocare le ope-
realtà urbane italiane, ritornandovi più volte fino al re d’arte in luoghi determinati della dimora: «I loro
16113, quattro anni prima della pubblicazione del lumi deono essere da una parte sola, ò da Levante ò
suo Trattato4. Sono questi gli anni che vedono l’ar- da Tramontana, ò Maestro; acciò che quelle cose,
chitetto impegnato in prima persona in città nella che saranno là dentro habbino il lume eguale, e pro-
realizzazione di un progetto per la costruzione del- porzionato, e non alterato dal Sole»11.
la dimora di Sinibaldo Fieschi, grazie all’interme- Le parole dello Scamozzi possono così essere
diazione di Manfredo Ravaschieri5, con il cui nome accostate a uno dei luoghi più celebrati del recupe-
è oggi noto il palazzo posto nei pressi della ro dell’antico in chiave rinascimentale a Genova: la
Cattedrale di San Lorenzo. L’edificio, che sembra loggia a settentrione di Villa Giustiniani Cambiaso
«la traduzione genovese di alcuni suggerimenti sca- (fig. 1), posta al primo piano dell’edificio, la cui co-
mozziani6», nonostante l’invio dei disegni tra la fi- struzione era già in essere nel 154812, si qualifica in-