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Lo spazio dell’antico nelle residenze genovesi tra XV

e XVIII secolo: la diffusione e l’evoluzione della


Galaria sive loggia

VALENTINA FIORE

«Hoggidì si usano molto a Roma et a Genova, et ne del 1611 e l’inizio del 1612 e l’avvio della costru-
in altre città di Italia quel genere di fabbriche che zione nel 16137, non fu però realizzato dall’archi-
dicono Gallerie; forsi per essere state introdotte tetto vicentino, estromesso suo malgrado dalla vi-
prima nella Gallia, o Francia per trattenersi a pas- cenda: ciò spiegherebbe le differenze riscontrate
seggio i personaggi nelle corti, le proporzioni di lo- tra la struttura del palazzo e il disegno pubblicato
ro si ricavano dalle Loggie, ma sono alquanto meno nel Trattato, che conferma in ogni caso l’interesse
aperte di esse. Questa sorte di edificio fu parimen- nutrito da Scamozzi verso la città di Genova.
to appresso agli antichi, come si legge nella vita di La storia dell’ambiente della galleria, specie in
Lucio Lucullo, et altrove, et in vero sono di grandis- ambito italiano, è da ricercare nella derivazione
sima comodità, et accrescono meraviglioso orna- classica dell’ambulacrum e del portico prima e
mento alle fabbriche; ma però si convengono solo a della loggia successivamente: è probabile così che
signori e gran personaggi»1. a Genova furono le logge, intese come luogo semia-
Affrontando il tema della Galleria, spazio di perto da arcate in rapporto a un esterno, spesso na-
chiara derivazione classica, il cui marcato sviluppo turalistico, a colpire l’attenzione dell’architetto vi-
longitudinale invita ad essere percorso, il trattati- centino8.
sta Vincenzo Scamozzi, utilizzando un’etimologia In passi successivi a quello citato in apertura,
varroniana, da un lato indicava nella Francia cin- infatti, Scamozzi fornisce altre descrizioni della
quecentesca il luogo di origine di questa nuova ti- Galleria che oggi sembrano più corrispondere allo
pologia architettonica, come peraltro in tempi più spazio che identifichiamo come loggia: «le gallerie
recenti la critica contemporanea ha sottolineato2, sono luoghi da trattenersi le persone nobili e ricche
dall’altro evidenziava il rapporto sussistente tra log- […] vogliono essere areose e allegre non impedite
gia e galleria. Viaggiatore instancabile, lo Scamozzi da edifici vicini e guardino sopra Giardini, verdure,
pone sullo stesso piano la città di Genova a quella Acque e veggano Colli e Monti piacevoli che le fac-
di Roma, celebrando la peculiarità di questo am- ciano qualche bella prospettiva: e però stanno me-
biente pure nella capitale della Repubblica. I rife- glio di sopra al piano delle seconde stanze: perché
rimenti a Genova, nel Trattato, sono continui e di- a pè piano ogn’uno può entrare e vedervi dentro»9.
mostrano come lo Scamozzi, architetto e trattatista E ancora oltre, ponendo in correlazione questi am-
attento, dotato di un acuto spirito di osservazione, bienti a lui coevi con l’originaria tipologia greca e
consideri la città di Genova alla pari delle più note romana10, evidenzia la necessità di collocare le ope-
realtà urbane italiane, ritornandovi più volte fino al re d’arte in luoghi determinati della dimora: «I loro
16113, quattro anni prima della pubblicazione del lumi deono essere da una parte sola, ò da Levante ò
suo Trattato4. Sono questi gli anni che vedono l’ar- da Tramontana, ò Maestro; acciò che quelle cose,
chitetto impegnato in prima persona in città nella che saranno là dentro habbino il lume eguale, e pro-
realizzazione di un progetto per la costruzione del- porzionato, e non alterato dal Sole»11.
la dimora di Sinibaldo Fieschi, grazie all’interme- Le parole dello Scamozzi possono così essere
diazione di Manfredo Ravaschieri5, con il cui nome accostate a uno dei luoghi più celebrati del recupe-
è oggi noto il palazzo posto nei pressi della ro dell’antico in chiave rinascimentale a Genova: la
Cattedrale di San Lorenzo. L’edificio, che sembra loggia a settentrione di Villa Giustiniani Cambiaso
«la traduzione genovese di alcuni suggerimenti sca- (fig. 1), posta al primo piano dell’edificio, la cui co-
mozziani6», nonostante l’invio dei disegni tra la fi- struzione era già in essere nel 154812, si qualifica in-

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fatti come luogo aperto, areoso, da cui si vedono ri e contemporaneamente testimoniava il gusto ma-
«Colli e Monti piacevoli, che le facciano qualche nierista per l’integrazione vivificante dell’antico col
bella prospettiva». Qui il committente, Luca moderno.
Giustiniani13, e l’architetto, Galeazzo Alessi, sem- Il luogo della loggia Giustiniani, che compone
brano dialogare in un rapporto di significativa pa- felicemente la dialettica tra interno ed esterno, si
rità14 ricercando e realizzando una dimora in cui la configura così come uno spazio rarefatto di estrema
cultura dell’abitare genovese, celebrata poi da intelligenza, in cui oggi risulta difficile distinguere
Rubens nel 162215, trova massima espressione. quanto sia merito del committente e quanto si deb-
L’assunzione di elementi di cultura antiquaria- ba invece all’architetto, legato all’ambiente roma-
le evidenzia il grado di aggiornamento del commit- no del quarto e quinto decennio del secolo25.
tente che sceglie, insieme all’architetto, altissimi L’attività dell’Alessi in città si innesta in una realtà
modelli dell’antico accessibili e fruibili oggettiva- genovese di committenza nobiliare legata alla cul-
mente: la dimensione antiquaria e le citazioni de- tura antiquaria e classica, ma ancora episodica, che
sunte dal mondo classico connotano gli ambienti aveva trovato un primo grande esempio nel cantie-
della villa, la loggia aperta al pian terreno, l’atrio, re di Fassolo, in cui Perin del Vaga era divenuto in-
definito da Alizeri come «il nobil portico foggiato a terprete a Genova del nuovo corso artistico26. È la
sala rischiarata di due finestre»16 con busti in stuc- loggia degli Eroi nel Palazzo del Principe (fig. 3) a
co con teste marmoree femminili antiche, lo scalo- mostrare in modo evidente la matrice culturale ro-
ne con la statua cinquecentesca a grandezza natu- mana, sottolineata dalla concezione nuova per il
rale di Asclepio, vicina al modello dell’Asclepio classico equilibrio dei moduli architettonici, in gra-
Giustiniani17 e posta nel secondo ballatoio entro do di connotare questo ambiente, spazio derivato
un’apposita nicchia (fig. 2), e infine lo spazio della da preesistente loggia, come luogo dell’antico. Non
loggia aperta verso i monti. Ed è qui, in questo luo- presenti sculture classiche, sono le pareti affresca-
go dell’antico, dove la decorazione a stucco si pone te da Perin del Vaga con una teoria di personaggi
in rapporto con le lunette affrescate da Giovanni paludati all’antica, in cui sono idealmente ritratti
Battista Castello detto il Bergamasco e da Luca illustri condottieri della famiglia Doria, evidente
Cambiaso18, che trovarono posto un Hermes autopromozione familiare giocata sull’immagine di
Longhios19 e un’Afrodite pudica20, coppia eccezio- una tipologia già stereotipata dell’antico, a sottoli-
nale di sculture classiche, allestite entro nicchie neare il marcato riferimento classico, esplicitato
parietali, perfettamente integrate allo spazio ar- dal preciso riferimento a effigi desunte dal mondo
chitettonico21. Questa scelta collezionistica si inse- greco e romano27.
risce appieno nella linea di gusto romana, dove le Nel corso del Cinquecento, la funzione di rac-
sculture, relativamente poche e scelte con cura, colta e di esposizione di oggetti d’arte, per lo più an-
erano esposte in un ambiente coerentemente anti- tiquariali, è quindi sempre strettamente connessa
co22 in grado di costruire un rapporto privilegiato al luogo architettonico della loggia - galleria, ren-
con lo spazio esterno e il paesaggio. La critica ha dendo questo ambiente luogo di memoria storica e
sottolineato23 come forse sia da attribuire all’Alessi di conseguenza di celebrazione in termini cultura-
l’idea della collocazione eminentissima delle statue li del signore28. Diversi furono i motivi che portaro-
antiche, subordinate sì all’architettura, ma come no l’ambiente della loggia-galleria a qualificarsi co-
parti essenziali al completamento architettonico. A me il luogo per eccellenza destinato ad accogliere
ribadire ulteriormente il legame con l’antichità era- le antichità: da una parte si perpetuava l’uso clas-
no i busti in marmo, esposti nel salone del piano no- sico di decorare con statue e opere d’arte i portici29,
bile, accessibile dalla loggia aperta sul paesaggio, ambienti aperti e di passaggio che possono trovare
che raffiguravano, secondo una precisa volontà di una corrispondenza di gusto negli atri dei palazzi
autocelebrazione della famiglia Giustiniani, le effi- nobiliari cinquecenteschi, dall’altro, poiché la gal-
gi degli antichi regnanti, così come «significativo ri- leria come forma architettonica risulta espressione
chiamo all’antico doveva essere il bassorilievo ova- di una raggiunta posizione sociale30, i pezzi anti-
le raffigurante Livia seconda moglie di Augusto e quariali, collocati entro apposite nicchie, non pote-
Madre dell’Imperatore Tiberio24». La sistemazione vano che sottolineare il prestigio e l’aggiornamen-
delle sculture antiche o presunte tali mirava così ad to culturale del committente. Il luogo architettoni-
accrescere il decoro della villa e dei suoi proprieta- co diventa così associato alla sua funzione31: la log-

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gia-galleria è l’ambiente deputato a conservare in tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, si impe-
primo grado sculture antiche o all’antica, è lo spa- gnano a raccogliere importanti testimonianze del
zio dell’antico in una tipologia architettonica che mondo classico, atte ad accrescere il prestigio del-
discende dal mondo classico ma che è radicalmen- la famiglia e a nobilitare gli ambienti del palazzo di
te trasformata dal moderno gusto rinascimentale. città o della villa suburbana. Le statue appaiono fin
Accanto a Villa Giustiniani e in accordo con lo da subito strettamente connesse allo spazio archi-
Scamozzi, a Genova si riscontra con continuità, a tettonico del palazzo e della villa, essendo spesso
partire dal XVI secolo, la tipologia architettonica inserite entro apposite nicchie che, come nel caso
della loggia – galleria intesa come vano di passag- di Villa Giustiniani Cambiaso, sono organizzate e
gio e di collegamento tra diversi ambienti e con- strutturate dallo stesso architetto: beni immobili,
temporaneamente come spazio destinato ad acco- più che mobili, che in molti casi dimostrano la sen-
gliere le collezioni di antichità e di scultura. Luoghi sibilità e l’aggiornamento del committente, che le-
ancora verificati nelle architetture conservate e ga con fidecommesso al palazzo e alla villa questi
che le stesse fonti sei e settecentesche confermano manufatti.
posti in correlazione con le collezioni di sculture L’analisi dei registri del Carmelangato40, con-
antiche o che tali si reputavano, fornendoci un qua- servati nell’Archivio di Stato di Roma, documenta
dro, seppur frammentario e disorganico, ricco di infatti anche per Genova un’operosa ricerca sul
suggestioni per la storia del collezionismo scultoreo mercato antiquariale di statue, busti e ritratti di an-
genovese e del suo spazio. Nella Instruzione del tichi imperatori. In particolare la scelta di ripro-
Ratti, infatti, il termine galleria compare diverse porre in scultura le immagini dei Dodici Cesari, da
volte32 utilizzato sempre per descrivere i vani di collocare nei cortili, negli atri, nelle scale delle di-
passaggio e di collegamento nella struttura dell’e- more private, attenendosi alle indicazioni degli sto-
dificio e nelle sue modalità d’uso, vani che ospita- riografi classici, come Polibio, che invitava a porre
vano statue, busti o bronzetti. Il luogo architettoni- le immagini degli antenati negli atria delle proprie
co è a tal punto legato alla propria funzione di con- abitazioni a testimoniare la nobilitas familiae41, ri-
tenitore di antichità che spesso riesce ad assegna- sponde a una moda antiquariale assai diffusa, che
re da sé dignità d’antico agli oggetti lì conservati. Il vedeva nella presentazione di tali immagini un mo-
manufatto più celebrato dagli storiografici sette e do per celebrare indirettamente la propria casata.
ottocenteschi, così come dai viaggiatori stranieri33, A Genova quasi tutti i palazzi di Strada Nuova pre-
la nota testa dell’Imperatore Vitellio (fig. 4), ora sentavano negli atri questa serie, chiaramente ispi-
conservata all’Accademia Ligustica34, testa all’anti- rata alle Vite dei Dodici Cesari di Svetonio, così co-
ca che riprende le forme e i modelli del celebre me il giardino del palazzo di Fassolo risulta nel 1589
Vitellio Grimani35, nei fatti considerato l’oggetto più arricchito dalla presenza di dodici teste di impera-
pregevole a Genova, era descritta come un’«opera tori acquistate a Roma da Giovanni Andrea Doria42.
di antico greco scalpello e bastevole di per sé a de- Confermano il gusto antiquario classico e la diffu-
corare qualunque più nobile galleria»36: la fortuna sione dei busti degli imperatori e degli antenati i re-
e attestazione di antichità dell’oggetto sono stret- pertori iconografici cinquecenteschi conservati al-
tamente connessi al luogo in cui è conservato37, in la Biblioteca Universitaria43: questi libri, rifletten-
un mutuo scambio di ruolo di prestigio. do una precisa tendenza degli interessi antiquaria-
Le collezioni di antichità, presenti dal XVI se- li del secolo, esprimono il fascino esemplare che i
colo fino a tutto il XVIII secolo, che dovevano deco- grandi personaggi antichi potevano suscitare nel-
rare le logge-gallerie, ma anche le sale e i giardini l’intellettuale che programmaticamente istituiva
delle ricche dimore aristocratiche genovesi vanno un sottile parallelo tra i grandi del passato e quelli
sempre di più a connotare questi ambienti e questi del presente; contemporaneamente questi reperto-
luoghi come spazio dell’antico e di una sua ripro- ri potevano offrire agli artisti un modello iconogra-
posizione in chiave moderna38. fico utile per ricopiare le effigi antiche nelle deco-
Le fonti e i documenti archivistici dimostrano razioni architettoniche e nelle sculture44.
come le collezioni di scultura, seppure elitarie e Sulla base dei già citati registri di esportazione
maturate all’interno di un contesto culturale alto, romani, uno dei primi genovesi a Roma intento a
non siano estranee all’ambiente genovese. Insieme esportare statue antiche per le proprie dimore in
a Luca Giustiniani sono diversi i collezionisti39 che, patria risulta essere Tomaso Pallavicino. Figlio di

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Damiano e nipote dei più noti Tobia e Agostino era già esplicitato nel suo rapporto diretto con l’o-
Pallavicino45 – vicini all’ambiente dell’Alessi, di pera d’arte, è quindi quella di legare le collezioni al-
Luca Cambiaso e di Giovanni Battista Castello, di l’edificio, dimostrando come questi oggetti fossero
cui Tobia è mecenate e protettore – Tomaso si rive- intrinsecamente uniti al luogo in cui erano conser-
la instancabile collezionista di antichità, e con con- vati. A dispetto di tali precise disposizioni testa-
tinuità il suo nome si ritrova tra le carte del mentarie, le vicende della collezione furono molto
Carmelangato tra il 1573 e il 160046. Tra gli oggetti travagliate: gli eredi di Tomaso non sembrano esse-
esportati, sono oltremodo significative le «12 stat- re guidati dalla stessa raffinata sensibilità artistica,
ue antiche racconcie al moderno, per maggior parte rivelandosi più che collezionisti, amministratori di
intiere», arrivate a Genova nel 1573, «l’Adone di una raccolta di opere, dal momento che vi ravvisa-
palmi 5 incirca antico racconcio al moderno e una vano in primis il valore economico e il prestigio che
testa antica alta palmi due col busto» del 1575, un tali oggetti trasferivano al proprietario. Le statue,
«Cupido e un Fauno di marmo, antichi, rappezzati descritte nel 1643 come «bellissime e di somma
di moderno ed un Ercole piccolo», esportati nel ecelenza antichissime, sino avanti la nascita di
1585. Tomaso sembra così partecipare di una cul- Cristo di autori incogniti le quali in Europa hanno
tura e di un ambiente sensibile all’antico e portato poche pari o nesune che sono inestimabili di prez-
a considerare la classicità anche come elemento in zo e furono compre in Roma per sei milla scuti d’o-
grado di denotare e connotare lo spazio. L’interesse ro»52, furono infatti dapprima trasferite nel palazzo
per la cultura classica non era peraltro estraneo al- di città in via Luccoli nel 1639 da Paolo Gerolamo
l’altro ramo della famiglia Pallavicino, dal momen- Pallavicino perché destinate al palazzo del Buon
to che le fonti e i documenti ci consegnano l’im- Retiro di Filippo IV, notazione questa che sembra
magine di Cipriano Pallavicino, figlio di Babilano e confermare l’interesse collezionistico per la sta-
futuro arcivescovo di Genova, come di un acuto in- tuaria antica da parte del re spagnolo, che nel 1649,
tenditore d’arte, amico del Montorsoli e a Roma tra con un’operazione simile a quella condotta nel pas-
il 1552 e il 1566 archeologo sul campo, intento a sato da Francesco I insieme a Primaticcio e da
scavare nella proprietà di Alessandro Ronconi sul Carlo I con Hubert Le Seur, invierà in Italia il pitto-
Palatino, dove ottenne risultati considerevoli, ri- re di corte Velázquez, allo scopo di acquisire e rea-
portando alla luce diverse statue antiche47. La sua lizzare calchi in gesso delle più pregevoli statue an-
figura acquista quindi un ruolo preponderante nel- tiche presenti nella penisola, perché andassero co-
la formazione del gusto antiquario genovese tra sì ad ornare gli ambienti della sua corte53.
Cinque e Seicento, autorizzando l’esportazione di Nonostante questa destinazione alta, le sculture di
alcune statue a Genova. Tomaso Pallavicino nel 164554 furono acquistate da
Ritornando a Tomaso Pallavicino, le statue da Francesco Maria Balbi e da Agostino Ayrolo e de-
lui acquistate a Roma con tutta probabilità trova- stinate ad «adrizzare la gallerie dei loro palazzi».
rono adeguata sistemazione nella residenza subur- La compravendita, che causò tra il 1652 e il 1653
bana, oggi distrutta, che il nobile genovese aveva una causa giudiziaria tra i Balbi e i Pallavicino, fu
costruito nei pressi dello sbocco del Fossato di San resa possibile grazie alla mediazione di Domenico
Bartolomeo a Sampierdarena48. Le sculture, espo- Fiasella55, che ne aveva curato il restauro e in un
ste «nella sala, nelle scale e nelli nicchi»49, in ana- certo qual senso l’allestimento museale, fornendo
logia con quanto avveniva a Villa Giustiniani il disegno per i piedistalli. Alcuni documenti con-
Cambiaso, con la già ricordata statua di Asclepio50, servati in Archivio Durazzo Pallavicino e uno in
dovevano risultare nell’allestimento espositivo co- Archivio di Stato di Genova56 ci illuminano sugli svi-
me pezzi unitari, isolati e indipendenti gli uni dagli luppi e sugli esiti della vicenda. Fiasella, che aveva
altri, dal momento che erano inserite in specifiche competenza di marmi antichi e aveva frequentato a
nicchie. L’allestimento espositivo di questi manu- Roma la galleria di Vincenzo Giustiniani57, recatosi
fatti era così strettamente connesso allo spazio ar- a Sampierdarena nella villa di Tomaso Pallavicino,
chitettonico della villa come dimostra peraltro il te- aveva studiato le statue «in fragmenti e accomoda-
stamento di Tomaso rogato nel 1617 che pone un to dette statue e poste sopra a de piedestalli alla
preciso fedecommesso testamentario alla villa moderna de quali li fece i disegni», ne aveva quindi
«cum illis statuis et tabulis marmoreis»51. La vo- trattato la vendita con Francesco Maria Balbi e
lontà del committente, il cui gusto collezionistico si Agostino Ayrolo, ricevendo come ricompensa una

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collana d’oro. Sono questi gli stessi anni in cui un nuovo allestimento museale alle statue acquisi-
Francesco Maria promuoveva l’aggiornamento ar- te dai Pallavicino e poi riconsegnate in seguito alla
chitettonico del palazzo, anni immediatamente perdita della causa giudiziaria. I documenti infatti
precedenti a quelli in cui commissionava l’appara- confermano che i piedistalli rimasero nelle mani
to decorativo del suo appartamento a Valerio del Balbi64, che può aver così deciso di riutilizzarli
Castello prima e a Domenico Piola e Gregorio De acquistando i busti ancora oggi presenti nella
Ferrrari dopo58: uno degli interventi architettonici Galleria e altre statue non più presenti nel palaz-
più rilevanti fu proprio la copertura della loggia a zo65.
sud e la sua trasformazione in galleria, in cui è pos- Così nel corso del Seicento, a fronte di un mol-
sibile supporre che il Balbi desiderasse inserire le tiplicarsi delle presenze scultoree nelle dimore ari-
nuove sculture (fig. 6). stocratiche genovesi, l’analisi dei documenti e del-
L’interesse per le statue antiche o all’antica da le descrizioni antiche sembra suggerirci l’idea di
parte di Francesco Maria Balbi traspare pure dalla formazione di semplici raccolte di statue piuttosto
lettura del suo ultimo testamento in cui con una po- che di vere e proprie collezioni di sculture. Traspare
stilla, quasi come ultimo ripensamento, vengono ag- piuttosto un gusto eclettico che caratterizza le col-
giunte «sotto titolo di fedecomiso sei busti di mez- lezioni formate senza un apparente e chiaro comu-
ze figure e altre di bronzo che sono nella logia con ne denominatore: pochi, pochissimi sono i casi in
suoi pedestalli»59. Nonostante i lavori di amplia- cui quest’ultime evidenziano un preciso gusto da
mento promossi da Francesco Maria, in cui il log- parte del committente, come il caso della famiglia
giato sud fu inglobato nella struttura architettoni- Franzone, che con continuità raccoglie i bronzi
ca, realizzando uno spazio coperto60, una galleria dell’Algardi, esponendoli nella galleria della loro di-
passante che aveva la specifica funzione di collega- mora in Via Luccoli66. La presenza delle opere del-
re i diversi ambienti, nel documento notarile l’am- lo scultore bolognese evidenzia come nel panorama
biente in cui sono collocati i busti è definito logia, del collezionismo genovese tra XVI e tardo XVIII se-
dimostrando come i due termini, loggia e galleria, colo non sia assente «l’attenzione per i piccoli bron-
siano ancora alla fine del Seicento interscambiabi- zi, desunti direttamente dalla statuaria antica o li-
li. beramente elaborati dagli artisti67». Il gusto classi-
Cuore della residenza, sospesa tra spazio inter- co che emerge dalla collezione Franzone, altrimen-
no e spazio esterno, la galleria diventa il punto di ti poco presente nella capitale della Repubblica li-
partenza del ciclo decorativo commissionato dal gure, si qualifica come ulteriore declinazione degli
Balbi a Valerio Castello e luogo prescelto per con- interessi collezionistici dei nobili genovesi, che in
servare e esporre i busti che ancora una volta sem- misura maggiore orientavano però le proprie scelte
brano obbedire alla regola antiquariale della serie nella formazione di una raccolta dell’antico, più
dei Dodici Cesari, esaltando le virtù civili e patriot- che di pezzi modernamente ispirati al mondo clas-
tiche del committente61. Nonostante alcuni studio- sico.
si abbiano ravvisato una certa unità di intenti nel Allo stato attuale delle ricerche, solo due sono
programma decorativo associato alla presenza del- gli inventari specificatamente dedicati alle scultu-
le sculture62, oggi i piedistalli e i busti, alternati al- re. L’inventario di Gian Vincenzo Imperiale68 e quel-
le finestre, non sembrano dialogare in modo strin- lo di Gio Batta Balbi69 si pongono come unicum nel-
gente con le partiture decorative a fresco presenti la realtà genovese e rivelano caratteri di eccezio-
sulle pareti e fanno piuttosto pensare a un ripensa- nalità da ricondurre al particolare spessore cultu-
mento dell’allestimento del palazzo, negli ultimi rale dei personaggi. Allo stato attuale delle ricerche
anni del Seicento, tanto più che nei primi testa- non sappiamo con certezza dove erano collocate
menti stilati dal Balbi non vi è traccia di ornamen- questi pezzi scultorei: se le sculture di Gio Batta
ti scultorei63. Balbi trovavano posto in quello che oggi è Palazzo
È possibile supporre che i piedistalli (fig. 5) su Reale, la collezione di Gian Vincenzo Imperiale si
cui poggiano oggi gli otto busti della galleria, insie- disponeva all’interno del palazzo di Campetto e ne-
me ai due identici, conservati sulle ali terrazzate gli ambienti della Villa di Sampierdarena.
del palazzo, siano quegli stessi che Francesco Maria Come recita la lapide affissa al primo piano no-
alla fine degli anni cinquanta del Seicento aveva bile del palazzo nel 162970, l’Imperiale poneva uno
commissionato a Domenico Fiasella per progettare stringente legame tra la sua dimora e le collezioni

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in esso contenute, Picturis, Statuis, Libris, quasi a status sociale»77. Esempio significativo, accanto al-
indicare uno strettissimo rapporto tra il luogo e gli la Galleria di Francesco Maria Balbi, è quella di
oggetti, rapporto che già i figli dopo la sua morte di- Ansaldo Pallavicino, che divenuto nel 1649 pro-
sattendono. Smembrata la collezione, sono le fonti prietario dell’attuale palazzo Spinola di Pellicceria,
e le parole dell’Alizeri a fornirci una pallida imma- negli anni immediatamente successivi, provvede al-
gine di quello che doveva essere il Palazzo di la realizzazione di una galleria, destinata a conte-
Campetto, le cui stanze private presentavano «una nere ed esporre gli oggetti d’arte78. In questo vano
collezione di antichità, di gemme, di statute e di architettonico, edificato al posto del terrazzo che
cammei da non invidiare a principesca galleria»71. univa, a piano nobile, le due ali del palazzo e riag-
L’inventario delle statue non è suddiviso per am- giornato decorativamente nel secondo quarto del
bienti e non presenta indicazioni tali che possano Settecento, dovevano trovare posto alcune statue in
oggi permettere di ricostruire dove erano collocate bronzo da modello del Giambologna e dall’antico79.
le sculture: l’unico elemento utile a questo discor- Alcuni anni prima, nel 1635 anche la duchessa
so è la dicitura archivistica «sopra la porta di Maria Spinola, moglie di Giovanni Battista Spinola
Caminata» inerente a tre busti e quella molto simi- che aveva acquisito nel 1624 il palazzo di Antonio
le «nella faciata di Caminata» per una immagine di Doria, ora sede della Prefettura, affidava a
Diana. La presenza di una foto storica (fig. 7), risa- Bartolomeo Bianco la costruzione di una galleria a
lente agli inizi del XIX secolo, testimonierebbe co- Levante, definita significativamente Galeria o Logia
me queste statue fossero esposte sopra il cinque- nei documenti80, distrutta nel 1877 per via del trac-
centesco camino, realizzato da Giovanni Battista ciamento di via Roma ma che conosciamo attraver-
Castello detto il Bergamasco, del salone del primo so una fotografia ottocentesca81, che evidenzia co-
piano nobile di Palazzo Campetto72. Al di là della me all’interno di questo spazio fossero conservate
possibilità di interpretare in modo univoco il docu- alcune sculture82.
mento archivistico in relazione all’immagine stori- La fortuna della galleria a Genova non verrà
ca, è però indicativo che tali sculture, una Diana e meno neppure nel XVIII secolo: ispirandosi ai mo-
tre busti, forse quelli di Vincenzo, Gian Giacomo e delli francesi le strutture architettoniche del
Gian Vincenzo, committenti e collezionisti amanti Cinquecento e del Seicento vestiranno una nuova
delle arti73, trovassero posto nella camera di sog- pelle decorativa, segno del cambiamento e dell’ag-
giorno principale, dove era presente il camino74, sa- giornamento di gusto del committente. Frutto di
la di rappresentanza quindi che poteva fornire ai vi- questa nuova sensibilità artistica sono senza dub-
sitatori un approccio per comprendere la cultura al- bio gli interventi architettonici che porteranno nel
ta che caratterizzava il proprietario. terzo decennio del Settecento a realizzare la
Le statue antiche e all’antica dovevano rivesti- Galleria degli Specchi di Palazzo Durazzo poi Reale,
re un ruolo importante pure nei giardini di Villa scenografico continuum decorativo in cui le scultu-
Imperiale a Sampierdarena e negli ambienti inter- re appaiono organicamente inserite in un progetto
ni del palazzo (fig. 8), descritto nel 1618 come una decorativo globale83, sviluppato secondo la nuova
struttura architettonica «con ampie sale, con dora- sensibilità settecentesca.
te loggie con ben distinte stanze, risplendenti di ar- Se è pur vero che l’attuale sistemazione delle
tificiose incrostature di puliti marmi, di fini mischi, statue antiche, all’antica e moderne risale a questo
di statue di meraviglioso artificio, di pavimenti momento storico, già nella seconda metà del XVII
pomposi e in tutto di maestrevole disegno»75, dimo- secolo le sculture erano presenti in questi spazi,
strando come fosse pregnante, da parte di un colle- nelle logge e nelle gallerie seicentesche, dimo-
zionista e letterato quale Gian Vincenzo Imperiale, strando ancora una volta come luogo per eccellen-
l’interesse per l’antico filtrato attraverso l’ottica za destinato a conservare le statue fosse la Galleria.
moderna76. Le soluzioni architettoniche adottate per il pa-
Se nel Seicento il gusto collezionistico sembra lazzo di proprietà di Stefano Balbi nella prima metà
più orientato alla formazione di una raccolta pre- del Seicento, ispirandosi direttamente ad altre im-
gevole essenzialmente sotto il profilo economico, portanti dimore genovesi84, prevedevano, come si
con ben poche eccezioni, tuttavia il luogo destina- deduce dalla lettura delle planimetrie allegate al
to ad accogliere questi oggetti rimane la loggia-gal- Modello per la fabrica da farsi per il Magnifico
leria, che diviene «un vero e proprio emblema di Stefano Balbi85, una loggia aperta sul giardino al

72 Collezionismo e spazi del collezionismo


primo piano nobile, definito nei documenti «piano snodo e di passaggio tra le due ali del palazzo; af-
de’ mezani», caratterizzata da sei colonne e una se- frescata in prima battuta da Giovanni Battista
conda loggia al piano superiore, che si qualificava Carlone alla metà del secolo, cui interviene sul fi-
come una sorta di antisala del grande piano nobile. nire del nono decennio Giovanni Andrea Carlone,
Il palazzo era dotato fin da subito di una galleria al fu completata nella decorazione da Lorenzo De
piano di sala, che risultava però, nel progetto origi- Ferrari, che intorno al 1734 realizzò quattro mono-
nario, «un’appendice disorganica, che comunicava cromi90, «due finti gruppi di marmi» e «due finti
con il resto dell’appartamento mediante un corri- bassi rilievi ai imitazion di quelli de’ greci91», che
doio raggiungibile dal solo salotto di ponente» pro- nell’aspetto illusionistico sembrano porsi in rela-
babilmente senza accesso diretto al giardino86. zione con gli affreschi di Domenico Parodi nella vi-
Quando nel 1679 il palazzo diventò di proprietà cina Galleria degli Specchi, e che ribadiscono la
Durazzo, Eugenio Durazzo intraprese una nuova presenza della scultura, ficta questa volta, nello
stagione di miglioramenti e accrescimenti che mo- spazio della Galleria. Questo ambiente insiste sul-
dificarono l’impianto volumetrico dell’edificio. l’area della primitiva loggia, le cui trasformazioni
Molto si è discusso sulla cronologia degli interven- architettoniche possono forse essere ricondotte
ti e sulla loro paternità87, certo è che la galleria a agli interventi operati nel 1705 per volontà di
ponente viene allungata, mentre la loggia del gran- Eugenio Durazzo e secondo le fonti affidate a Carlo
de piano nobile si trasforma in un ambiente coper- Fontana: in questo spazio figurava nel 1707 solo un
to, oggi galleria della cappella: è in questi spazi che manufatto, «una statua de palmi 9 in 10 nella
si disponeva la collezione di sculture antiche e mo- Galleria nuova». È probabile identificare la
derne, oggi raggruppata nella sola Galleria degli «Galleria Vecchia» con quella che oggi è conosciu-
Specchi. ta come la Galleria degli Specchi (fig. 10), il cui al-
Gerolamo Durazzo nel suo testamento rogato il lestimento decorativo è datato intorno al terzo de-
25 agosto 1664 lasciava al primogenito, Giovanni cennio del Settecento ma la cui realtà architetto-
Luca Durazzo, fratello di Eugenio, i quadri «che so- nica era presente fin dal primitivo progetto realiz-
no nel Salotto per apparato di esso e le statue che zato per Stefano Balbi: all’inizio del Settecento era
sono pure in detto Salotto per apparato»88. Sulla ba- il luogo in cui erano presenti la quasi totalità delle
se del compromesso datato 170789, per cui si stabi- sculture citate nel Fedecommesso, vale a dire
liscono le ripartizioni tra i fratelli Durazzo, emerge «Rapimento di Proserpina di palmi 9 in 8 con
che alcune statue di proprietà di Giovanni Luca, Piedestallo nella Galleria Vecchia92 – Quattro sta-
morto nel 1679, passarono tra i beni di Eugenio. Il tue agropate circa palmi 6 con Piedestallo in detta
documento si rivela di estremo interesse per lo stu- Galleria cioè – Una donna che smaschera il Vizio –
dio della collezione di sculture in rapporto alla loro Altra con Satiro – Altra con amoretto – Altra col
collocazione negli ambienti dell’edificio. Infatti do- tempo – Due statue antiche de palmi 9 Scuola
po aver sintetizzato i passaggi di proprietà che in- Greca con Piedestallo in essa Galleria – Un groppo
teressarono il manufatto architettonico, sottolinea di due statue, cioè Apoline con piedestallo come so-
la volontà di porre sotto vincolo di fedecommesso pra». Quattro statue, di cui il documento non for-
non solo il «Palazzo e beni con tutti li accrescimenti nisce alcuna descrizione erano invece collocate
e miglioramenti fatti e da farsi» ma anche alcune «sopra la Terrazza dell’antisala» e potrebbero es-
statue presenti negli ambienti della dimora. Ancora sere identificate con le Metamorfosi di Filippo
una volta quindi non sembra che la collezione di Parodi, che, come già intuiva Magnani, avrebbero
sculture possa essere disgiunta dalle strutture ar- dovuto essere «realizzate per un giardino o forse
chitettoniche, essendone parte integrante: nel do- più facilmente per una loggia aperta93», dove «l’ar-
cumento infatti di ogni scultura è specificata la col- tista può avere ambientato in coerenza la scena
locazione, fornendo così informazioni preziose su rappresentata dal mito94». Il documento, pur non
come potevano disporsi le statue all’interno del pa- eliminando ogni dubbio, rivela la presenza di scul-
lazzo. Interessante è rilevare la distinzione termi- ture in uno spazio esterno, una terrazza, identifi-
nologica presente nel documento tra Galleria cabile forse con il terrazzo superiore del secondo
Nuova e Galleria Vecchia. Per Galleria Nuova può piano ammezzato, spazio oggi connotato dalla pre-
forse intendersi la Galleria della Cappella (fig. 9), senza di otto statue lì sistemate nel XIX secolo,
già chiamata Gallerietta, fondamentale punto di quando, con la costruzione di una serra coperta,

NOME AUTORE Titolo saggio 73


questa zona del palazzo viene significativamente so dell’inventario del palazzo Grimaldi della
descritta dalle fonti come «galleria superiore» o Meridiana, redatto nel 1675 con la supervisione di
«galleria esterna»95. La ristrutturazione della Giovanni Battista Casella e Filippo Parodi statua-
Galleria del piano nobile dovrebbe invece situarsi rii, che descrive con grande precisione gli appara-
verso la metà del terzo decennio del Settecento, ti scultorei della residenza. L’incartamento fa sfila-
con l’intervento di Domenico Parodi96, direttore del re in rapida successione i beni catalogati dagli scul-
nuovo cantiere decorativo e autore degli affreschi tori e tra porte, vetri, finestre, stemmi e camini
raffiguranti le diverse allegorie, sculture dipinte da compaiono anche le sculture in marmo, che orna-
leggere in rapporto con la collezione statuaria, sem- vano la distrutta grotta della dimora, a indicare co-
pre citata nelle fonti sei e settecentesche. me tali manufatti, di sicuro pregio e qualità, come
L’allestimento attuale di questo ambiente, con sei si evince dall’alta valutazione di settemila lire, fos-
statue antiche e moderne su ciascun lato lungo, e la sero posti sullo stesso piano dei caminetti, delle ar-
significativa presenza degli specchi, da cui si rica- mi e degli infissi del palazzo100.
va la denominazione attuale, è forse dal collocare Tornando al palazzo Durazzo, nelle precisazio-
in una fase ancora successiva, dal momento che ni testamentarie aggiunte nel 1707 da Gian
nessuna fonte del XVIII secolo segnala la loro pre- Francesco Durazzo della Compagnia di Gesù101 si af-
senza97. Al contrario, le descrizioni del passato se- ferma in modo significativo che «tutte le statue del-
gnalano la presenza pure di raretés et de curiositès la Galleria nuova e vecchia che sono fermate su pie-
de l’art e de la nature98, offrendo l’immagine più destalli fitti al muro e quelle ancora de terrazzi, del-
classica della galleria in cui si conservavano, per le scale, e delle loggie debbano essere annesse al
trarne diletto e piacere, pitture, statue e mirabilia, Fidecommesso del Palazzo». Le indicazioni non
secondo una prassi consolidata ancora per tutto il possono essere più chiare: nel caso in cui tali scul-
Settecento99. ture non fossero direttamente appartenute a
Ciò che però emerge dalla lettura dei docu- Eugenio Durazzo ma al fratello Gian Luca, le carat-
menti, a prescindere dalla datazione dei diversi in- teristiche stesse delle statue, i cui piedistalli risul-
terventi architettonici, è che le sculture in quanto tano fissati al muro, comportavano che queste «re-
tali figurano strettamente connesse al luogo per cui stino ad ornamento del Palazzo et a profitto del
erano state realizzate e come tali non possono es- Fidecommesso». Il documento esprime quindi la
sere separate dal fedecommesso del palazzo. Il con- necessità assoluta che, chi gode del palazzo, debba
siderare tali oggetti come parte integrante della godere anche dei beni in esso contenuti perché or-
struttura architettonica non appare caso isolato mai parte integrante di esso, confermando come la
nella cultura genovese, dal momento che in altre collezione di sculture sia strettamente legata agli
fonti archivistiche implicitamente si sottolinea il spazi architettonici dell’edificio.
valore di beni immobili affidato alle statue. È il ca-

74 Collezionismo e spazi del collezionismo


1. Genova, villa Giustiniani Cambiaso. Loggia del primo 3. Perin del Vaga, Eroi Doria. Genova, Palazzo del
piano. Principe, Loggia degli Eroi.

2. Asclepio. Genova, villa Giustiniani Cambiaso.

4. Testa dello pseudo Vitellio. Genova, Museo


dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.

NOME AUTORE Titolo saggio 75


5. Piedistalli per le collezioni di antichità per il palazzo 6. Genova, palazzo Balbi Senarega. Galleria del Ratto di
di Francesco Maria Balbi. Genova, palazzo Balbi Proserpina.
Senarega.

76 Collezionismo e spazi del collezionismo


8. Genova Sampierdarena, villa Imperiale Scassi. Loggia.

7. Genova, palazzo Imperiale. Camino con arredi statuari


(foto storica).

NOME AUTORE Titolo saggio 77


Note

Desidero ringraziare Lauro Magnani, Daniele


Sanguineti, Laura Stagno per i preziosi suggerimenti.
Valentina Borniotto e Sara Rulli per il continuo scam-
bio e supporto.
1
SCAMOZZI, 1615, citato in STRUNK, 2001 (b), p. 57.
2
PRINZ, 1988, passim.
3
STAGNO, 2009, p. 153.
4
DE NEGRI, 1986, p. 97; STAGNO, 2009, p. 153.
5
Manfredo Ravaschieri, figlio di Simone Ravaschieri e di
Claudia Fieschi, e fratello uterino di Sinibaldo Fieschi, pro-
prietario della dimora in San Lorenzo, era personaggio di
spicco nella vita pubblica genovese e proprio nel 1611, an-
no della visita dello Scamozzi, figura tra i Governatori del-
la Repubblica. Cfr. STAGNO, 2009, p. 153.
6
EAD., 2009, p. 154.
7
DE NEGRI, 1986, pp. 101-105.
8
È significativo che nei documenti relativi alla costru-
zione del palazzo di Agostino Balbi (via Balbi 1) si usi per
indicare quello che oggi appare come una loggia il termine
Galarea. DI BIASE, 1993, p. 67, fig. 55 pianta del piano nobi-
le o del piano di sala, p. 69.
9
SCAMOZZI, 1615, p. 329.
10
SPARTI, 1992, p. 98.
9. Genova, Galleria di Palazzo Reale. Galleria della 11
SCAMOZZI, 1615, p. 330
Cappella. 12
DE NEGRI, 1975, p. 293.
13
Quest’ultimo è personaggio di spicco della nobile fa-
miglia dei Giustiniani, tra i cui antenati non si più non ri-
cordare, per quanto concerne il collezionismo di antichità,
Andreolo Giustiniani, che alla metà del Quattrocento, da
Scio, dove risiedeva per curare gli affari della famiglia sul
Mar Nero, divenne, inviando marmi e sculture antiche, in-
terlocutore privilegiato degli umanisti genovesi, come
Iacopo Bracelli, che il 2 luglio 1440 aveva richiesto ad
Andreolo Giustiniani una statua di Fidia o di Policleto per
adornare la propria abitazione, ricalcando quelli che sono
i modi stessi dell’antichità, lettere di Cicerone ad Attico.
QUARTINO, 1998, p. 14.
14
MAGNANI, 2003, pp. 520-527.
15
RUBENS, 1622.
16
ALIZERI, 1875, p. 590.
17
SEITUN, 2007, pp. 17, 115-116.
18
MAGNANI, 1987, pp. 59-62.
19
ARSLAN, 1966, pp. 133-148.
20
BETTINI, 1997, pp. 21-26.
21
Unica testimonianza dell’originale collocazione delle
sculture di Villa Giustiniani Cambiaso, ora esposte al Museo
Archeologico di Genova Pegli, è l’immagine fornita dal
Reinhardt. REINHARDT, 1886, tavola XXXIII.
22
STRUNK, 2001 (a), p. 105.
23
PARMA, 1968, pp. 12-13.
24
SEITUN, 2007, p. 18.
25
Fondamentale risulta l’ambiente culturale romano dei
primi decenni del Cinquecento, in cui l’Alessi si era forma-
to. Dalle fonti e dai documenti apprendiamo infatti che ini-
10. Genova, Museo di Palazzo Reale. Galleria degli zialmente pure le logge dipinte da Raffaello ospitavano sta-
tue antiche. Cfr. FRANZONI, 1984, pp. 299-360.
Specchi. 26
PARMA ARMANI, 1986 con bibliografia precedente; GORSE,

78 Collezionismo e spazi del collezionismo


2001, pp. 240-265. e Villa Centurione del Monastero, sempre a Sampierdarena,
27
BOCCARDO, 1989, pp. 54-56; STAGNO 2005. dove ancora oggi la nicchia lungo lo scalone ospita una sta-
28
CIERI VIA, 1988, pp. IX e seguenti. tua femminile. Le ville del genovesato, 1986, passim.
29 51
STRUNK, 2001 (b), p. 57. ASGe, Notai Antichi, Notaio Ambrogio Rapallo, filza 97,
30
FRANZONI, 1984, p. 338. cit. in BOCCARDO, 1988, p. 88; cfr. BOLOGNA, 1994, p. 282, in
31
SETTIS, 1983, pp. 309-317. cui si parla di un testamento di Tomaso Pallavicino datato
32
Il termine Galleria nell’opera dello storiografo geno- 1636. Già Raggio nel 2002 affermava di non essere riuscito
vese compare una ventina di volte, e in alcuni casi è diret- a reperire in Archivio di Stato né il testamento né il nome
tamente associato alla Loggia. Infatti nel descrivere gli am- del Notaio. RAGGIO, 2002, p. 409.
52
bienti di Palazzo Rosso il Ratti accosta i due termini: RAGGIO, 2002, p. 407.
53
Galeria o sia Loggia. RATTI, 1780, p. 259. SOLART PONS, 2001, pp. 53-83.
33 54
La prima descrizione pervenutaci relativa alla testa di RAGGIO, 2002, p. 410.
55
Vitellio è quella che ci lascia Charles de Brosses nel 1739, Il ruolo di Domenico Fiasella appare molto simile a
a cui sembra direttamente ispirarsi Cochin. Ancora quello di un artista mercante. Per conto dei Balbi redige l’e-
Stendhal nel XIX secolo ricorderà ben due volte il pezzo. stimo d’asta della quadreria di Gio Batta Balbi e nel 1663
GIANNATTASIO, 1985, p. 64; A. PASTORINO in Da Tintoretto a testimonierà nella causa tra Francesco Maria Balbi e Carlo
Rubens, 2004, p. 306, scheda 52. Emanuele Durazzo. Cfr. BOCCARDO, MAGNANI, 1987, pp. 47-88.
34 56
BOZZO, 1992, p. 491. Per i documenti in Archivio Durazzo Pallavicino si ve-
35
GIANNATTASIO, 1985, pp. 63-70; A. PASTORINO in Da da RAGGIO, 2002, pp. 405-423; ASGe, Notai Antichi, Notaio
Tintoretto a Rubens, 2004, p. 306, scheda 52. Gio Luca Rossi, 7693.
36 57
Descrizione, 1818 (ed. 1969), p. 76. SOPRANI, 1674, p. 246.
37 58
Al termine della descrizione di Palazzo Spinola in via GAVAZZA, 1987; DI BIASE, 1993.
59
Luccoli il Ratti inserisce una piccola nota relativa a un bas- ASGe, Notai Antichi, Notaio Gio Tommaso Semeria,
sorilievo conservato nel cortile interno del palazzo, in cui 8981, 20 dicembre 1701.
60
afferma che l’opera per le sue qualità estetiche e artistiche L’idea di chiudere le logge con vetri e finestre, trasfor-
meriterebbe di essere conservato all’interno di una mandole in gallerie, non risulta essere un’operazione iso-
Galleria, confermando così implicitamente come questo sia lata a Genova. Anche la loggia della Domus Magna della fa-
il luogo destinato ad accogliere le opere scultoree di mag- miglia Giustiniani nell’omonima piazza fu trasformata alla
gior pregio: «Non dovete per ultimo tralasciare di vedere fine del Seicento dagli interventi architettonici promossi
nell’interno Cortiletto di questo Palazzo un bello, e ben dal Ricca. Per questo tema si veda LEONARDI in questo stes-
conservato basso rilievo degno d’ornare qualunque galle- so volume e LEONARDI, 2012, pp. 20 e seguenti. È probabile
ria». RATTI, 1780, p. 330. che questa scelta di chiudere le logge derivi anche dai cam-
38
BERTOLOTTI, 1876, pp. 113-124; JESTAZ, 1963, pp. 415-466. biamenti climatici attestati alla fine del Seicento, per cui si
39
Si ricorda a titolo di esempio Orazio di Negro che nel parla pure di una piccola glaciazione.
61
1602 esportava da Roma 26 statue, Ottavio Costa che tra il PARMA ARMANI, 1968, p. 20.
62
1587 e il 1627 inviava sculture antiche verso Genova, GIANNATTASIO, 2006, pp. 848-861.
63
Savona e Albenga, Gian Vincenzo Imperiale e Giovanni Di Francesco Maria Balbi, infatti, si conoscono altri tre
Andrea Doria, di cui si accennerà in seguito. SANTAMARIA, testamenti con inventari, in cui non si fa accenno alla col-
2011 (a), p. 310. lezione di sculture. ASGe, Notai Antichi 8596ter, Notaio Gio
40
BERTOLOTTI, 1876, pp. 113-125; JESTAZ, 1963, pp. 415-466. Francesco Sapia, 3 settembre 1682, 5 settembre 1688 e 26
41
QUARTINO, 1998, p. 17. agosto 1689.
42 64
SANTAMARIA, 2011 (a), p. 311. RAGGIO, 2002, p. 412.
43 65
Tra gli altri si ricordano Hubertus Goltz, Le vive ima- Nel già citato testamento di Francesco Maria Balbi so-
gini di tutti quasi gli imperadori (Anversa 1557), Fulvio no infatti ricordate «una piccola statua d’un satiro di mar-
Orsini, Imagines et elogia virorum illustrium et erudi- mo e la tavola di marmo lavorata che è nel salotto primo
toeom (Roma 1570) e i repertori di Hulsius, Treter De verso Ponente», anch’essi inclusi nel fidecommesso legato
Cavalieri e Rouille. BEDOCCHI, 2000, p. 24. al palazzo. ASGe, Notai Antichi 8981, Notaio Gio Tommaso
44
ID., p. 25. Semeria, 20 dicembre 1701.
45 66
BOLOGNA, 1994, p. 282. BOCCARDO, 1988, pp. 95 e seguenti. Per il collezionismo
46
BERTOLOTTI, 1876, pp. 113-125. di bronzi a Genova si veda SPIGNO, 2009, passim.
47 67
BEDOCCHI, 2012, pp. 235-239. SPIGNO, 2009, p. 273.
48 68
SANTAMARIA, 2011 (a), p. 310. ASGe, Notai Antichi, Notaio G. Lanata, 6354, 7
49
RAGGIO, 2002, p. 408. Dicembre 1647. Cfr. MARTINONI, 1983, pp. 333-335.
50 69
SEITUN, 2007, p. 17. Diversi edifici di villa, legati al- ASGe, Notai Antichi, Notaio Gio Luca Rossi, 7695, 23
l’ambiente alessiano, presentano nicchie destinate ad ospi- maggio 1658. Cfr. BOCCARDO, MAGNANI, 1987, p. 82.
70
tare statue antiche o all’antica lungo lo scalone, illuminato Testo della lapide: Io: Vincentius Imperialis / Domo /
da ampie finestre, che raggiunge il piano nobile. Tra questi ab Avo erecta, a Patre aucta / ab ipso ampliata / foris et in-
è possibile ricordare Villa Grimaldi la Fortezza, che pre- tus perfecta / secessus / otio negotioso dicatus, / Picturis,
senta sul secondo ballatoio una grande nicchia, visibile pe- Statuis, Libris / decoratos, / cui Deus et Dies / muniebat. /
raltro pure nella planimetria rilevata da Rubens nel 1622, An: Sal: MDCIXXX.

NOME AUTORE Titolo saggio 79


71 Belusso, 10 ottobre 1707. Nel documento la volontà e la pre-
ALIZERI, 1846-47, II, p. 574.
72 sa di posizione di Gian Francesco a proposito delle statue
QUARTINO 2004, p. 135.
73 di Palazzo Reale sono espresse paragonando la vendita del
ALIZERI, 1846-47, II, pp. 586-587.
74 palazzo con le sculture alla vendita di una villa rustica con
BOATO, 2005, pp. 89, 91, 143.
75 i suoi relativi attrezzi agricoli. Come chi decide di vendere
SAULI, 1618, pp. 35-36; MARTINONI, 1983, p. 200.
76 una villa rustica non specifica i relativi attrezzi, perché par-
GIANNATTASIO, QUARTINO, 1982, p. 39.
77 te integrante della vendita, lo stesso deve essere supposto
BOCCARDO, 1988, p. 91.
78 per un fidecommesso relativo a un palazzo e agli oggetti in
ID., 1987, p. 66.
79 esso contenuti strettamente legati al suo spazio e alla sua
ID., 1988, p. 91.
80 struttura architettonica. Questo viene sottolineato dalla
CROCE, 2012, p. 85 (tavola VII, p. 137).
81 presenza dei piedistalli che, essendo affissi al muro, non
BOCCARDO, 2012, p. 123.
82 possono essere considerati separabili dal resto dell’edificio.
Cfr. il saggio di Roberto Santamaria in questo stesso vo-
lume.
83
FRANCHINI GUELFI, 1988, pp. 235-236.
84
DI BIASE, 1993, p. 84. La studiosa cita a titolo d’esem-
pio il Palazzo di Gio Agostino Balbi nell’omonima via.
85
EAD., 1993, p. 99. Le planimetrie del primo piano nobi-
le e del piano di sala (ASGe, Sala Senarega 2054, 24 feb-
braio 1643), pubblicate dalla studiosa (figg. 99-100), per-
mettono di leggere gli spazi architettonici del palazzo alla
metà del secolo, confermando la presenza di logge e galle-
rie.
86
DI BIASE, 1993, p. 85.
87
EAD., 1993; LEONCINI, 2012 (b), con bibliografia prece-
dente.
88
LEONCINI, 2012 (b), p. 21.
89
Il compromesso del 1707 è conservato presso ADGG,
busta 3/289. Per una seconda copia dell’atto notarile: ASGe,
busta Ivaldi n. 15.
90
LEONCINI, 2012 (b), pp. 288-291; ID., 1996, p. 25.
91
RATTI, 1762, p. 193.
92
Questo Ratto di Proserpina, di non grandi dimensioni
non può essere riferito, per cronologia e misure, al celebre
gruppo dello Schiaffino, oggi punto focale dell’organizza-
zione scenografica dello spazio della Galleria; è forse pos-
sibile associarlo al piccolo gruppo di analogo soggetto in
marmo ora in collezione privata, pubblicato come bozzetto
di Camillo Rusconi e modello per il Ratto dello Schiaffino:
FRANCHINI, 1988, p. 284.
93
MAGNANI, 1988, p. 152. Committente delle sculture po-
trebbe essere proprio Eugenio Durazzo. Tutta la critica è in-
fatti concorde nel negare come originaria la sistemazione
attuale delle statue entro la Galleria degli Specchi. Cfr. inol-
tre LODI, 1991, pp. 93-95.
94
MAGNANI, 1992, p. 302.
95
LEONCINI, 2012 (b), p. 392.
96
MAGNANI, 2000 (b), p. 122.
97
LEONCINI, 2012 (b), pp. 250-252,
98
ID., 2012 (b), p. 248.
99
Gusto antiquario associato all’interesse per i mirabi-
lia e le curiositas è testimoniato, ad esempio, dal ritratto
della Marchesa Gentili Boccapadule del 1776, in cui la no-
bildonna è effigiata in atto di mostrare la propria collezio-
ne di farfalle e di altri naturalia in un ambiente connotato
dal gusto archeologico allora in voga. PRAZ, 1964, pp. 166-
169.
100
MAGNANI, LEONARDI, 2010; Appendice documentaria III
(ASGe, Notai Antichi 7984, Notaio Gerolamo Alfonso, 26
agosto 1675)
101
ASGe, Notai Antichi 9440, Notaio Giacomo Maria

80 Collezionismo e spazi del collezionismo

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