fosse destinata ad ospitare i neo-sposi Agrippa e Giulia 1 , il cui matrimonio risale al 21 a.C. Per la datazione della villa Beyen si era basato, con non poche divergenze, sulle osservazioni di Esther Boise van Deman, secondo la quale la tecnica edilizia adottata opus caementicium rivestito di reticolato nasce e si sviluppa in et cesariana 2 . Limpianto architettonico della villa, purtrop- po, non stato mai pubblicato compiutamente 3 . Ove si escludano rapide citazioni di Rodolfo Lanciani 4 , le notizie pi significative si ricavano da planimetrie e disegni acquarellati eseguiti dallingegnere Domenico Marchetti, ora con- servati presso larchivio storico della Soprinten- denza Archeologica di Roma. Da questi scarsi documenti superstiti, si desume che la villa fos- se interamente realizzata in opus caementicium rivestito in opus reticulatum, a tasselli di tufo piccoli e regolari, e immorsature di tufelli 5 (fig. 1). Il fronte dellesedra e dellavancorpo orien- tale verso il Tevere era realizzato a finto porti- cato, con le pareti di fondo nel medesimo tipo di reticolato, con archi ciechi e testate di tufelli. Semicolonne rivestite di tegole fratte erano ap- plicate ai pilastri 6 (fig. 2). Di laterizio era pure una scala che, ai bordi orientali dellesedra, con- duceva ai piani superiori 7 . * In questo articolo ho cercato di sviluppare alcune idee nate mentre scrivevo il capitolo sulla topothesia nel saggio Lo spazio negato. La pittura di paesaggio nella cultura artistica greca e romana, pubblicato una prima volta nel volume La pittura di paesaggio in Italia, a cura di L. TREZZANI, Milano 2004, e ristampato nel 2008 come volumetto a se stante, con modifiche e correzioni. 1 H.G. BEYEN, Les domini de la villa romana de la Farnesine, in Studia varia Carolo Guilielmo Vollgraff a discipulis oblata, Am- sterdam 1948, p. 3 ss. 2 E.B. VAN DEMAN, Methods of Determining the Date of Roman Concrete Monuments, in AJA, 1912, p. 248 ss., nota 5, e p. 251. Inoltre: L. RICHMOND, in JRS, IV, 1914, p. 198; M.E. BLAKE, Ancient Roman Construction in Italy from the Prehistoric Period to Augustus, Washington D.C. 1947, p. 10, p. 272 s., e p. 333, nota 23. La van Deman confrontava la tecnica edilizia della villa della Farnesina con quella dei cunicoli cesariani del Foro Romano, e di un gruppo di case, tra cui la casa di Livia e la casa con affreschi dellOdissea in via Graziosa. 3 Per le informazioni pi precise: Museo Nazionale Romano, Le pitture, II, 1, Le decorazioni della villa romana della Farnesina, a cura di I. BRAGANTINI e M. DE VOS, Roma 1982, p. 17 ss., tavv. A-C; Museo Nazionale Romano, La villa della Farnesina in Palazzo Massimo alle Terme, a cura di M. R. SANZI DI MINO, Roma 1998, p. 7 ss., spec. p. 11 ss., figg. 2, 3, 5, 7, 8-11 (A.M. Dolciotti, M.R. Sanzi Di Mino). 4 NSc, 1879, pp. 180, 333; NSc, 1880, pp. 127 s., 139; NSc, 1885, pp. 224, 251. 5 R. LANCIANI, in NSc, 1879, p. 333: Vi predomina la co- struzione a cortina, e di cortina sono pure i fusti, basi, e capitelli delle colonne e dei pilastri; ID., in NSc, 1880, p. 127: opera reticolata con legamenti e spigoli di piccoli cubi di tufa, senza mistura di opera laterizia. 6 R. LANCIANI, in NSc, 1879, p. 333: Il motivo della decora- zione architettonica, che ricorre da per tutto, consiste in finti por- tici con mezze colonne e nicchioni negli intercolumni. Sono con- servati alcuni disegni di Marchetti che chiariscono i modi della costruzione: M.R. SANZI DI MINO, in Museo Nazionale Roma- no. La villa della Farnesina, cit. (nota 3), p. 13, figg. 8, 10, 11. 7 R. LANCIANI, in NSc, 1879, p. 180. Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica Proprio per la presenza di strutture in lateri- zio, con un sensibile slittamento cronologico ri- spetto allopinione della van Deman, Beyen at- tribuiva la costruzione della villa nel periodo di transizione tra let cesariana e quella augustea, pi esattamente verso la fine del decennio 35-25 a.C., in quanto, secondo il suo parere, luso del- le tegole e dei mattoni, sia come materiale di ri- vestimento dellopus caementicium, sia come cae- menta allinterno dei muri, avrebbe preso avvio solo in et augustea 8 . Di qui lipotesi che la villa fosse stata costruita in occasione delle prime nozze di Giulia con il cugino Marco Claudio Marcello (25 a.C.), e decorata solo in un secon- do momento, quando, morto Marcello, la villa avrebbe ospitato, a partire dal 19 a.C., Giulia con il suo secondo marito, Agrippa 9 . Giuseppe Lugli la pensava in modo differen- te: in base alla cronologia delle murature, che giudicava pi antiche 10 , aveva attribuito a Clo- dia, la celebre sorella del facinoroso tribuno del- la plebe Publio Clodio Pulcher forse la stessa donna che, sotto lo pseudonimo di Lesbia, fu amata appassionatamente da Catullo , la pro- priet della villa, dove la jeunesse dore romana veniva a fare i bagni 11 , e che Cicerone, alla spa- smodica ricerca di una sede idonea per innalza- re un fastoso monumento funerario alla figlia Tullia, tent inutilmente di acquistare 12 . La totale cancellazione delle strutture archi- tettoniche della villa della Farnesina impedisce di stabilire quale sia la cronologia relativamente pi precisa tra quante sono state proposte fino- ra. Resta comunque limpressione, rafforzata dallopinione di un esperto come Giuseppe Lugli, che la datazione proposta da Beyen sia troppo bassa. Daltronde non affatto vero che luso delle tegole fratte per lesecuzione di semi- colonne o di mattoni per pareti abbia inizio con let di Augusto, visto che le semicolonne che 224 Eugenio La Rocca 8 H.G. BEYEN, art. cit. (nota 1), p. 9 ss. 9 Il matrimonio avvenne nel 21 a.C., ma solo nel 19 si crearono le condizioni per uneffettiva e per certi versi prolungata presenza di Agrippa a Roma. 10 G. LUGLI, La pianta dellantica Casa della Farnesina, in MEFRA, LV, 1938, p. 5 ss. (alle pp. 10 e 26, nota 2, Lugli pro- poneva per la villa una datazione compresa tra il 50 e il 45 a.C.: lopera reticolata della muratura, come appare dai disegni, si avvicina pi a quella del teatro di Pompeo [55 a.C.], che non a quella del mausoleo di Augusto [27 a.C.]). Poco dopo Lugli cor- reggeva il tiro abbassando il limite inferiore della cronologia: ID., I monumenti antichi di Roma e suburbio, III, A traverso le regioni, Roma 1938, p. 650 ss. (muratura caratteristica dellet fra Cesare e Augusto); ID., La tecnica edilizia romana, Roma 1957, p. 508 (50-30 a.C.). 11 In base allesedra in forma di cavea, al lungo criptoportico di m 90, e al portico a pilastri verso il Tevere, Lugli immagin che ledificio avesse un carattere prevalentemente balneare, e quindi particolarmente adatto ai gusti di Clodia. Sullimpianto architet- tonico della villa, si veda anche: A.M. DOLCIOTTI, in Museo Nazionale Romano, cit. (nota 3), 1998, p. 11 ss. 12 CIC., ad Att., XII, 38, 4; 41, 3; 43, 2; 44, 2; 47, 1; 52, 2. Inol- tre: CIC., pro Cael., 35-36. Sul fanum di Tullia: P. BOYANC, Lapothose de Tullia, in REA, 1944, p. 179 ss.; J. CARCOPINO, Les secrets de la correspondance de Cicron, Paris 1947, I, p. 278 ss.; P. GRIMAL, Les jardins romains, Paris 1984 3 , p. 364 ss.; D.R. SHAKLETON BAILEY (ed.), Ciceros Letters to Atticus, V, Cambridge 1966, p. 404 ss.; M. VERZAR-BASS, A proposito dei mausolei negli horti e nelle villae, in M. CIMA, E. LA ROCCA (a cura di), Horti romani (Atti del Convegno, Roma, 1995), Roma 1998, p. 402 s. 1. Roma, Villa della Farnesina: particolare delle murature, da un acquarello di Domenico Marchetti (da Museo Nazionale Romano. La villa della Farnesina, cit. [nota 3], fig. 8). Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 225 2. Roma, Villa della Farnesina: dettaglio del finto portico ad arcate cieche visto dallesterno, nel punto di raccordo tra lesedra e lavancorpo orientale: pianta e prospetto, da un acquarello di Domenico Marchetti (da Museo Nazionale Romano. La villa della Farnesina, cit. [nota 3], fig. 11). ornavano linterno del tempio di Ercole a Ostia (inizio del I secolo a.C.) e il recinto della tomba di Aulus Hirtius alla Cancelleria (43 a.C.) erano realizzati con queste tecniche 13 . Beyen, in realt, era alla ricerca di buoni argo- menti per abbassare la cronologia delle pitture della villa della Farnesina verso la fine del ter- zultimo decennio a.C. se non, meglio, agli inizi del penultimo decennio. La datazione da lui proposta stata accettata, con scarse modifiche, dalla maggioranza degli studiosi 14 , pur restando aperta la discussione sugli effettivi proprietari della villa. Leccezionale qualit degli affreschi (figg. 3, 19, 20) non di per s un argomento a favore della famiglia imperiale, visto il gran nu- mero di ricchi possidenti che, nella seconda met del I secolo a.C., avevano le loro ville su- burbane in Trastevere, e visti i rapidi cambia- menti di propriet, ben testimoniati dalle lettere di Cicerone ad Attico 15 . Daltronde, anche sen- za voler stabilire una rigida forchetta cronologi- ca per le murature della villa che, in mancanza delloggetto concreto del discorso, risulterebbe puramente speculativa, si deve riconoscere che nuovi inquilini avrebbero potuto risparmiare lassetto strutturale delledificio preesistente, senza concedere ad uneventuale primitiva de- corazione parietale di sopravvivere ai mutamen- ti di gusto. Siamo effettivamente certi, tuttavia, che le pitture della villa della Farnesina siano ricondu- cibili ad un periodo intorno al 20 a.C.? C pi di una ragione per dubitarne, qualora si tenga conto che la cronologia degli stili pittorici, an- cor pi che delle tecniche edilizie, si basa pur- troppo su pochissimi punti fermi 16 . Caduto uno dei puntelli ritenuti pi solidi, gli altri potreb- bero essere pericolosamente coinvolti nel crollo. quanto in realt avvenuto nel caso della dimora di Augusto sul Palatino 17 . Impostata ampliando la primitiva casa di Quintus Horten- sius con lacquisizione delle case limitrofe, tra le quali quella lussuosa di Quintus Lutatius Catu- lus 18 , sulla sua misura e sulla cronologia restano comunque molti punti oscuri. Come noto, Ot- taviano dopo il 42 a.C., a seguito della vittoria definitiva sui cesaricidi, and ad abitare sul Palatino, nella casa gi di Quintus Hortensius (figlio del console del 69 a.C. Quintus Hortensius Hortalus), pretore nel 45 a.C., morto durante la battaglia di Filippi 19 . Secondo Svetonio 20 , labitazione era relativamente modesta: nulla affatto notevole n per vastit n per eleganza, giacch vi erano brevi portici di colonne in pietra albana, con stanze senza marmi n pavi- menti insigni. Nel 36 a.C., dopo la vittoria di Naulochos su Sesto Pompeo, Ottaviano, che aveva fatto acquistare attraverso suoi incaricati complures domos, ivi compresa la casa di Quintus Lutatius Catulus, per ampliare la sua dimora, annunci che avrebbe assegnato una parte delle propriet acquisite ad uso pubblico, consacran- dole ad Apollo, cui destin la costruzione di un tempio magnificente circondato da porticati 21 . Sono noti anche i motivi ufficiali che lo avevano spinto a prendere questa risoluzione. Un ful- mine aveva colpito un settore della domus Pala- tina. Il fenomeno era stato interpretato come la volont di Apollo di abitare in quello stesso luogo 22 . In compenso, il senato deliber di concedergli una oij kiv a a spese dello Stato e, contemporaneamente, di rivestirlo della sacro- 226 Eugenio La Rocca 13 G. LUGLI, La tecnica edilizia, cit. (nota 10), pp. 533, 574 s., 587 s. Si veda, inoltre, infra, nota 29, il caso delle pareti dellAula Isiaca. 14 Sugli affreschi della villa della Farnesina: B. ANDREAE, in HELBIG 4 , III, 1969, n. 430; F.L. BASTET, M. DE VOS, Proposta per una classificazione del terzo stile pompeiano, LAia 1979, p. 19 ss.; Museo Nazionale Romano, Le pitture, II, 1, Le decorazioni della villa romana della Farnesina, a cura di I. BRAGANTINI e M. DE VOS, Roma 1982; W. EHRHARDT, Stilgeschichtliche Unter- suchungen an rmischen Wandmalereien von der spten Republik bis zur Zeit Neros, Mainz 1987, p. 31 ss.; E.W. LEACH, The Rhetoric of Space. Literary and Artistic Representations of Landscape in Re- publican and Augustan Rome, Princeton 1988, pp. 226, 240 ss., 261 ss., 267 ss., 276 ss., 375 s.; R. LING, Roman Painting, New York 1991, p. 41 s.; Museo Nazionale Romano, cit. (nota 3), 1998; H. MIELSCH, Rmische Wandmalerei, Darmstadt 2001, p. 60 ss.; I. BALDASSARRE, A. PONTRANDOLFO, A. ROUVERET, M. SALVADORI, Pittura romana. Dallellenismo al tardo-antico, Milano 2002, p. 140 ss.; E.W. LEACH, The Social Life of Pain- tings in Ancient Rome and on the Bay of Naples, Cambridge 2004, p. 137 ss. Si veda anche la nota seguente. 15 La pur suggestiva ipotesi di Beyen stata accettata da An- dreae (nota prec.), ma non ha avuto in seguito molti effettivi con- sensi, pur essendo molto spesso citata: F.L. BASTET, M. DE VOS, op. cit. (nota prec.), p. 8; E.W. LEACH, Patrons, Painters, and Patterns. The Anonimity of Romano-Campanian Painting and the Transition from the Second to the Third Style, in B. GOLD (a cura di), Literary and Artistic Patronage in Ancient Rome, Austin 1982, p. 164 s.; Museo Nazionale Romano, cit. (nota prec.), 1982, p. 22 s.; E.W. LEACH, The Rhetoric of Space, cit. (nota prec.), p. 226 e nota 73, p. 240 s. e nota 95; EAD., The Social Life, cit. (nota prec.), p. 142. 16 Si veda, a tal proposito, W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), p. 1 ss. Lo stesso Ehrhardt (ibid., p. 3) osserva che alcuni dei par- titi decorativi della villa sembrano essere quelli stessi contro cui polemizza Vitruvio. Poich il settimo libro del de Architectura , secondo Ehrhardt, databile ante 22 a.C. (si vedano pi specifica- mente le note 60 e 63), la realizzazione di una parte almeno degli affreschi dovrebbe essere anteriore al 22 a.C. 17 I. IACOPI, in Lexicon Topographicum Urbis Romae II, Roma 1995, p. 46 ss., s.v. Domus: Augustus (Palatium); I. IACOPI, G. TEDONE, Bibliotheca e Porticus ad Apollinis, in RM, CXII, 2005-2006, p. 351 ss.; I. IACOPI, La Casa di Augusto. Le pitture, Milano 2007. 18 Resti di questa domus sono stati ipoteticamente identificati (F. COARELLI, in LTUR, II, 1995, p. 134, s.v. Domus: Q. Luta- tius Catulus) nelle vicinanze delle Scalae Caci. 19 E. PAPI, in LTUR, II, 1995, p. 116 s., s.v. Domus: Q. Hor- tensius. 20 SUET., Aug., 72, 1. 21 VELL., II, 81, 3. 22 SUET., Aug., 29, 1, 3; CASS. DIO, XLIX, 15, 5. sanctitas dei tribuni del popolo. Da allora in poi, Ottaviano non avrebbe potuto essere offeso n con atti n con parole. Il colpevole avrebbe avuto la medesima punizione inflitta a chi offendeva un tribuno, visto che Ottaviano aveva ottenuto il diritto di sedere insieme con i tribuni, sugli stessi seggi 23 . La concomitanza delle due onori- ficenze ha fatto supporre che la concessione della oijkiva fosse cosa di non poco conto, e che il se- nato volesse evitare qualunque forma di polemi- Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 227 23 CASS. DIO, ibid. 3. Roma, Villa della Farnesina: cubicolo B, parete di fondo dellalcova, disegno ricostruttivo (da J. LESSING, A. MAU, Wand- und Deckenschmuck eines rmischen Hauses aus der Zeit des Augustus, Berlin 1891, tav. VIII). ca contro tale generoso conferimento 24 . Si tratta, invece, di molto di pi. Ottaviano proseguiva lungo il suo percorso, di pretta marca ellenistica, avviato con lacquisizione della titolatura divi filius, da lui prescelta in quanto figlio adottivo di Giulio Cesare. Ora avrebbe abitato, con decreto senatorio e a spese dello Stato, a fianco del suo dio, Apollo, con una soluzione che, se non coin- cide con quella di synnaos, ancora improponibile a Roma, le si avvicina moltissimo, rafforzata pro- prio dalla sacrosanctitas del suo ruolo 25 . I lavori, avviati in quel medesimo 36 a.C., furono ultimati solo dopo la battaglia di Azio. Il tempio fu dedicato il 9 ottobre del 28 a.C.; la casa di Ottaviano, che nel frattempo aveva assunto il titolo onorifico Augustus, fu ulti- mata pi o meno nello stesso periodo, in quanto nel 27 a.C. vi furono esposti allin- gresso, per decreto del senato, i nuovi simboli del nascente principato, due lauri e la corona civica 26 . Il portico delle Danaidi, che circon- dava il piazzale del tempio, fu invece comple- tato solo nel 25 a.C. ormai opinione comune che il complesso denominato casa di Augusto fin dallepoca del suo scavo da parte di Gianfilippo Caretto- ni 27 , fosse solo un settore della ben pi ampia dimora del princeps. Ne doveva far parte anche 228 Eugenio La Rocca 24 N. DEGRASSI, La dimora di Augusto sul Palatino e la base di Sorrento, in RendPontAc, XXXIX, 1966-1967, p. 81. 25 J. BLEICKEN, Augustus. Eine Biographie, 1998, p. 241 ss. 26 Nella seguente chiave di lettura di Augusto ormai princeps, larea del Palatino era divisa in tre settori, dei quali uno spettante a Vesta: OV., Fast., IV, 951 ss. (Febo ne ha una parte, a Vesta egli diede la seconda; ci che rimase tenne per s come terzo. Sia- te benvenuti lauri palatini; sia benvenuta la casa adorna di festoni di quercia; una sola dimora racchiude tre dei immortali). 27 Per gli affreschi della casa, si veda infra, nota 40. 4. Area Apollinis sul Palatino: il primo impianto della casa di Ottaviano evidenziato a colori (da I. IACOPI, G. TEDONE, art. cit. [nota 17], tav. 6). la casa di Livia 28 e non escluderei il complesso di cui faceva parte la cd. Aula Isiaca 29 , sebbe- ne vadano ulteriormente analizzati i modi di collegamento tra i vari comparti, lampiezza complessiva della casa e il rapporto tra i diffe- renti livelli. La sistemazione complessiva di Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 229 28 G. LUGLI, Roma antica. Il centro monumentale, Roma 1946, p. 458 ss.; G. CARETTONI, Scavo della zona a sud-ovest della casa di Livia. Prima relazione: la casa repubblicana, in NSc, 1967, p. 319 (nella sistemazione della zona si ritenuto opportuno demolire il muro moderno che limitava a nord-ovest, in direzione delle Scalae Caci, il tratto scavato, lasciando invece in vista op- portunamente restaurata la retrostante fronte della costruzione imperiale che, come si detto, si prolungava verso la casa di Livia segnando il limite occidentale di un complesso edilizio le cui vi- cende hanno coinvolto, ad un certo momento, anche le strutture della stessa casa di Livia); N. DEGRASSI, op. cit. (nota 24), p. 78 ss.; W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), p. 3; ID., recensione a G. CARETTONI, Das Haus des Augustus auf dem Palatin, Mainz 1983, in Gnomon, LX, 1988, p. 640 ss.; M.A. TOMEI, Le case di Augusto sul Palatino, in RM, CVII, 2000, p. 7 ss. G. LUGLI, Ro- ma antica, cit., p. 467, fig. 136, ha supposto che la strada che divi- de la cd. casa di Augusto dalla casa di Livia, ancora inserita in molte piante dellarea, potrebbe essere non antica, e comunque non pi esistente allepoca di Augusto. Ma si vedano, sullargo- mento, le osservazioni dello stesso Rosa: M.A. TOMEI, Scavi francesi sul Palatino. Le indagini di Pietro Rosa per Napoleone III, Roma 1999, p. 159. Sugli affreschi della Casa di Livia: G.E. RIZ- ZO, Le pitture della Casa di Livia (Palatino), MonPitt, Roma, III, Roma 1937; W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), pp. 3, 14 ss.; E.W. LEACH, The Rhetoric of Space, cit. (nota 14), pp. 226 ss., 241 s., 261, 263 ss.; R. LING, op. cit. (nota 14), p. 37 s.; H. MIELSCH, op. cit. (nota 14), p. 58 ss.; I. BALDASSARRE, A. PONTRANDOLFO et al., op. cit. (nota 14), p. 138; E.W. LEACH, The Social Life, cit. (nota 14), pp. 134 s., 142. 29 Lipotesi, gi avanzata da Maria Antonietta Tomei (art. cit. [nota 28]) e da Harald Mielsch (op. cit. [nota 14], p. 56 ss.), va tenuta nella dovuta considerazione, malgrado la collocazione peri- ferica e, almeno in apparenza, isolata dellAula Isiaca, sotto il Palazzo dei Flavii. Per gli affreschi dellAula Isiaca: G.E. RIZZO, Le pitture dellAula Isiaca di Caligola, MonPitt, Roma, III, 1936; F.L. BASTET, M. DE VOS, op. cit. (nota 14), p. 22 s.; W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), p. 43 ss.; I. IACOPI, La deco- razione pittorica dellAula Isiaca, Milano 1997; H. MIELSCH, op. cit. (nota 14), p. 56 ss.; I. BALDASSARRE, A. PONTRANDOLFO et al., op. cit. (nota 14), p. 148 ss. Per la situazione topografica: 5. Area Apollinis sul Palatino: la fase di ampliamento della casa di Ottaviano (da I. IACOPI, G. TEDONE, art. cit. [nota 17], tav. 7). questarea a terrazze, continuamente modificate nei secoli, ha comportato infatti salti di quota anche considerevoli. Nel piano edilizio di Otta- viano posteriore a Naulochos, ad esempio, ve- rosimile che le vecchie case fossero state in buo- na parte utilizzate come fondazioni del nuovo complesso monumentale. Gli scavi compiuti nellarea del tempio da Ire- ne Iacopi e da Giovanna Tedone 30 hanno deli- neato proprio questo nuovo scenario. La primi- tiva casa di Ottaviano era organizzata su una terrazza lungo le pendici meridionali del Palati- no, intorno ad una corte a peristilio sono an- cora conservati i resti di un portico in tufo lun- go il lato orientale , sulla quale si affacciavano, a nord il tablinum con i due vani nei quali sono state riconosciute le biblioteche, ad est loecus tetrastilo e, al suo fianco, la rampa daccesso ai piani superiori, dove era situato il cd. Studiolo (ora pi precisamente definito Cubicolo Supe- 230 Eugenio La Rocca G. LUGLI, Roma antica, cit. (nota prec.), p. 493 ss. Di notevole interesse, per le deduzioni che se ne possono trarre sulle trasfor- mazioni avvenute nelle domus sul Palatino, la scoperta di una porzione di affresco dietro unintercapedine in mattoni che era servita per creare la curva dellabside che chiude a nord-est lAula Isiaca. Labside pi recente, decorata ad affresco, era in laterizio solo alle due estremit, mentre la parte centrale era in opus cae- menticium con tufelli e tegole fratte. Il frammento di affresco anteriore databile ancora ad una fase iniziale del secondo stile ( dubbio se alla fase I a o alla fase I b): L. VLAD BORRELLI, Distacco della parete absidata dellAula Isiaca, in BRest, XXVII- XXVIII, 1956, p. 141 ss.; EAD., Il restauro dellAula Isiaca, in BRest, XXIX-XXX, 1957, p. 23 ss. 30 I. IACOPI, G. TEDONE, op. cit. (nota 17), p. 351 ss.; I. IA- COPI, La Casa di Augusto, cit. (nota 17), p. 10 ss. 6. LArea Apollinis sul Palatino nella sua versione definitiva: proposta di ricostruzione (da I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. [nota 17], pianta a p. 13). riore) 31 (fig. 4). La differenza di quota tra la ter- razza su cui insisteva la domus e la terrazza su- periore era di circa nove metri 32 . Lampliamen- to della domus, avviato nel 36 a.C. con lacquisi- zione delle case limitrofe, prevedeva tra laltro la realizzazione di una seconda corte a peristilio, uguale e simmetrica alla prima, e di una galleria di collegamento lungo il cui lato affacciato verso il Circo Massimo si sarebbe dovuto aprire il nuovo ingresso monumentale 33 . I lavori furono Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 231 31 I. IACOPI, G. TEDONE, op. cit. (nota 17), p. 363, tav. 6. 32 Ibid., p. 370. 33 Ibid., p. 366 s., tav. 7. La galleria, che seguiva il limite meri- dionale della terrazza verso il Circo Massimo, aveva cinque aper- ture sul cui estradosso sono conservati bolli di mattone di Gaio Cosconio, databili ante 36 a.C.: CIL, XV, 145; M. STEINBY, La cronologia delle figlinae doliari urbane dalla fine dellet repubbli- cana fino allinizio del III secolo, in BCom, LXXXIV, 1974-1975, p. 103. Dalle tamponature di queste aperture provengono anche le celeberrime lastre Campana, spesso connesse con il portico delle Danaidi, ed invece ad esso anteriori: I. IACOPI, G. TEDONE, op. cit. (nota 17), pp. 367, 374 e note 55, 57. 7. Roma, Casa di Augusto: parete meridionale della Stanza delle Maschere (da I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. [nota 17], fig. a p. 20, in basso). iniziati celermente; si modific il portico in tufo della corte occidentale in un portico a pilastri di travertino e piattabande di tufo; si cominciaro- no a realizzare la galleria di congiunzione, la corte orientale (il cd. cortile delle Biblioteche) e, intorno ad essa, una serie di vani secondo uno schema regolare 34 (fig. 5). La profonda revisione progettuale seguita al prodigio del fulmine provoc una radicale tra- sformazione dellarea. Lintera terrazza fu in- terrata di circa sette metri, colmando lo spazio tra il vecchio e il nuovo cortile a peristilio in via di edificazione, e riducendo in modo con- sistente la differenza di quota con la terrazza superiore. Ridimensionata la misura della do- mus, che, al livello superiore, copriva unarea compresa fra il tablino della cd. casa di Augu- sto e la casa di Livia, adoperate come fonda- zioni, al suo fianco fu realizzata quellarea Apollinis comprendente il tempio di Apollo con ampio piazzale antistante, circondato da un portico (il cd. portico delle Danaidi), e con una grande biblioteca, la bibliotheca ad Apolli- nis, dove limperatore ormai anziano era solito svolgere le riunioni senatorie, affacciata sul la- to orientale (fig. 6). Larea Apollinis, misurata a partire dalla risega di fondazione dello stilo- bate del porticato delle Danaidi, fu quindi portata alla quota di sette metri rispetto alla terrazza inferiore. Il tempio, la biblioteca e il portico si elevavano a loro volta di circa due metri al di sopra del piano di calpestio del piazzale antistante 35 . Non si pu dubitare che, nel momento stesso in cui si mise mano al grandioso progetto di rea- lizzazione del tempio di Apollo e, ad esso adia- cente, della nuova casa di Ottaviano, gli ambienti scavati da Carettoni e ormai comunemente deno- minati casa di Augusto, ivi compreso il Cubi- colo Superiore, avessero definitivamente svolto la loro funzione, e fossero stati inglobati nelle fondazioni delle nuove strutture che si sviluppa- vano ad un livello superiore, pi alto di circa set- te metri 36 . A questa fase risalgono sia i pilastri in reticolato e laterizio che, tagliando i vani del lato settentrionale della domus, sorreggevano i muri del lato esterno del portico delle Danaidi (figg. 4, 5, P), sia lantistante fondazione continua in ope- 232 Eugenio La Rocca 34 Ibid., p. 366, tav. 7. 35 Ibid., p. 370. 36 Ibid., p. 370 s.: Eliminati gli spazi privati al terrazzo inferio- re, al fine di creare su quello superiore le nuove strutture pubbli- che e la vasta piazza ad esse connessa, larea Apollinis, labita- zione del Principe venne qui trasferita in posizione adiacente alla costruzione templare, anche se alcuni dei locali al lvello inferiore accessibili dalle scalae Caci rimasero ancora agibili sia pure con una loro destinazione duso pi modesta. In relazione con il nuo- vo impianto abitativo che si impost con le stesse modalit di quello cultuale su una piattaforma realizzata mediante voltoni so- struttivi gettati su interro, i quali obliterarono le precedenti case repubblicane, si cre una sequenza di murature oggi persistenti a livello fondale, le quali accorpando anche la casa di Livia costitui- rono i limiti perimetrali della nuova domus e lasciarono agibile soltanto la strada pi a nord che successivamente verr da Nerone trasformata in un criptoportico. Anche il materiale ceramico rin- venuto nellinterro sembra confermare una datazione relativa- mente alta delloperazione. 8. Roma, Casa di Augusto: Cubicolo Superiore, parete meridiona- le (da I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. [nota 17], fig. a p. 43). 9. Roma, Casa di Augusto: Cubicolo Superiore, dettaglio dellan- golo tra la parete settentrionale e la parete orientale (da I. IACO- PI, La Casa di Augusto, cit. [nota 17], fig. a p. 38). Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 233 10. Roma, Casa di Livia: sala di Polifemo, decorazione della parete meridionale (da G.E. RIZZO, op. cit. [nota 28], fig. 11). 11. Roma, Aula Isiaca: parete lunga, ricostruzione del sistema decorativo (da G.E. RIZZO, op. cit. [nota 29], tav. II, 1). ra cementizia con scaglie di tufo, che doveva so- stenere il colonnato del medesimo portico (figg. 4, 5, M). Persino le strutture collocate entro la corte occidentale, nelle quali Patrizio Pensabene difficile dire al momento con quale verosimi- glianza ha proposto di riconoscere il mundus (figg. 4, 5, J), laltare della Roma Quadrata (figg. 4, 5, I) e una fontana forse ornata da un betilo presso langolo sud-orientale del peristilio 37 , fu- rono sopraelevate fino a giungere allaltezza della terrazza superiore, continuando a svolgere quel ruolo che, a giudicare dalla posizione del tabli- num della cd. casa di Augusto, solo limitatamente disassato rispetto al cd. mundus, avevano gi as- sunto nei confronti della domus di Ottaviano 38 . La nuova e pi sontuosa dimora di Ottaviano dal 27 a.C. Augusto eretta alla medesima quota del podio del tempio di Apollo Palatino e del piazzale antistante, poggiava, quindi, come gli edifici dellarea Apollinis, sui resti delle case sot- tostanti. Della sua conformazione sappiamo pur- troppo molto poco (fig. 6). conservato parte di un peristilio sulla terrazza superiore 39 (figg. 4, 5, Q), che doveva essere un elemento focale del set- tore occidentale della domus, il cui perimetro co- priva buona parte della cd. casa di Augusto e del- la casa di Livia. probabile, tuttavia, che si estendesse, in una conformazione a plessi separa- ti, anche dietro il tempio di Apollo Palatino fino allarea in seguito occupata dalla domus Flavia, nelle cui fondazioni , appunto, lAula Isiaca. La data della definitiva obliterazione della primitiva casa di Ottaviano il 36 a.C. in contrasto con i limiti cronologici della seconda fase del secondo stile, ribadita anche nei pi re- centi trattati sulla pittura romana 40 . In base ai sistemi decorativi, gli affreschi della cd. casa di Augusto (fig. 7), ad esclusione del Cubicolo Su- periore (figg. 8, 9), per le sue determinate carat- teristiche transizionali, sono per lo pi inseriti nella fase finale II a oppure in quella iniziale della fase II b del secondo stile 41 ; gli affreschi della casa di Livia (fig. 10) entro la fase matura II b del secondo stile; Aula Isiaca (fig. 11), Cubicolo Superiore (figg. 8, 9) e villa della Farnesina (fig. 3) nei momenti finali del II stile. A livello di cronologia assoluta, Beyen datava la fase II a del secondo stile tra il 50 e il 30-25 a.C., la fase II b tra il 30-25 a.C. e la fine del secolo. Liniziale ipotesi che la cd. casa di Augusto fos- se coeva con il tempio di Apollo Palatino 42 ave- 234 Eugenio La Rocca 37 P. PENSABENE, Elementi architettonici dalla casa di Augusto sul Palatino, in RM, CIV, 1997, p. 163 ss. 38 Il mundus mantenne questorientamento pi o meno assiale an- che rispetto alla domus sopraelevata, come si pu verificare dalle piante pubblicate in I. IACOPI, G. TEDONE, op. cit. (nota 17), tavv. 3, 6, 7, e I. IACOPI, op. cit. (nota 17), 2007, p. 13 (qui figg. 4, 5). 39 P. ROSA, in AdI, 1865, p. 359 ss.; ID., in MonInst, VIII, tav. XXIII, 1; G. LUGLI, Roma antica, cit. (nota 28), p. 467, fig. 136; G. CARETTONI, Scavo della zona, cit. (nota 28), p. 287 ss.; F. COARELLI, Roma, Guide archeologiche Mondadori, Milano 1994 2 , p. 161 e piante a p. 153; M.A. TOMEI, Scavi francesi, cit. (nota 28), p. 156 ss., spec. p. 159, fig. 92, tav. VII; I. IACOPI, op. cit. (nota 17), 2007, p. 14 e pianta a p. 13. 40 Sugli affreschi della Casa di Augusto: G. CARETTONI, Due nuovi ambienti dipinti sul Palatino, in BdA, 1961, p. 189 ss.; ID., La decorazione pittorica della Casa di Augusto sul Palatino, in RM, XC, 1983, p. 373 ss. (trad. tedesca, Das Haus des Augustus auf dem Palatin, Mainz a.Rh. 1983); ID., La decorazione della Casa di Au- gusto sul Palatino, in Pictores per provincias (Actes du 3e Colloque international sur la peinture murale romaine, Avenches, 1986), Avenches 1987 (Aventicum, V, Cahiers dArchologie Romande, XLIII), p. 111 ss.; W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), pp. 2 s., 13 s.; E.W. LEACH, The Rhetoric of Space, cit. (nota 14), pp. 199 s., 202, 213 ss., 243; R. LING, op. cit. (nota 14), p. 36 s.; H. WREDE, Augustus und das mythologische Landschaftsbild, in KlnJb, XXIV, 1991, p. 91 ss.; H. MIELSCH, op. cit. (nota 14), p. 54 ss.; I. BAL- DASSARRE, A. PONTRANDOLFO et al., op. cit. (nota 14), p. 131 ss.; LEACH, The Social Life, cit. (nota 14), pp. 93 ss., 140, 142; I. IACOPI, op. cit. (nota 17), 2007. 41 H.G. BEYEN, Die neuendeckten Malereien auf dem Palatin, in BABesch, XXXIX, 1964, p. 140 s., e p. 143, nel giudizio, anco- ra preliminare, sui primi affreschi rinvenuti, aveva notato nume- rosi elementi che creavano non pochi problemi alla sua griglia cronologica. Le maschere nella Sala delle Maschere gli appariva- no pi antiche degli animali fitomorfi posti a decorazione acrote- riale dei timpani delle edicole. Per tale motivo, aveva collocato questa sala ancora entro la fase II a del secondo stile (50-25 a.C. ca.), sia pure nel suo momento finale. Lo segue Mielsch, mentre Ling opta per la fase iniziale II b del secondo stile. Si vedano le osservazioni sullagomento di W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), pp. 2 s., 14 s. 42 R. LING, op. cit. (nota 14), p. 37: Of prime importance is a complex of rooms adjacent to, and aligned upon, the temple of Apollo which the emperor (then Octavian) vowed in 36 B. C. in a part of his house which has been struck by lightning; the temple was completed in 28 B. C. and the rooms must be ascribed to the same time or immediately after; H. MIELSCH, op. cit. (nota 14), p. 54 s.: Es kann also nicht zweifelhaft sein, dass es sich hier um das Haus des Augustus handelt, das etwa gleichzeitig mit der Einweihung des Tempels 28 v. Chr. zu datieren ist. 12. Roma, Casa di Augusto: Cubicolo Superiore, dettaglio del candelabro vegetale a coronamento della quinta colonnata sulla parete settentrionale (da I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. [nota 17], fig. a p. 39). va naturalmente imposto qualche correzione di date, non tale, tuttavia, da respingere totalmen- te la griglia cronologica fondata da Beyen. Ha- rald Mielsch ha, ad esempio, osservato che il 30 a.C. avrebbe dovuto rappresentare lacme della fase II a del secondo stile e non il suo limite, perch difficilmente Ottaviano avrebbe adottato per la sua casa un partito decorativo ormai fuori moda. Anche Roger Ling proponeva qualche correzione della cronologia: la fase II a del se- condo stile comprenderebbe la fine degli anni 40 e tutti gli anni 30, la fase II b la fine degli anni 30 e tutti gli anni 20 del I secolo a.C. Se- condo Irene Bragantini e Mariette de Vos 43 gli affreschi della casa di Livia sarebbero di poco anteriori, e quelli dellAula Isiaca e del Cubico- lo Superiore pi o meno coevi con gli affreschi della villa della Farnesina, della quale esse ac- cettano la cronologia verso la fine degli anni 20 del I secolo a.C. Nulla, naturalmente, impedisce di supporre che, al momento dellacquisizione della casa di Quintus Hortensius e delle altre limitrofe, Otta- viano avesse provveduto ad un rifacimento delle sue decorazioni parietali. Un documento in tal senso potrebbe essere il frammento di affresco della fase iniziale del secondo stile rinvenuto dietro la parete absidata dellAula Isiaca, affre- scata secondo i moduli della fase II b del secon- do stile 44 . La stessa differenza stilistica, e di Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 235 43 Museo Nazionale Romano. Le Pitture, cit. (nota 14), p. 30: La casa detta di Livia presenta cinque ambienti decorati nella fa- se II b del II stile, che con le pitture della Farnesina hanno in co- mune importanti elementi strutturali e ornamentali Di poco successiva, ma pi decisamente innovatrice, la decorazione del- lAula Isiaca Contemporanei alla Farnesina sono inoltre gli ambienti ancora in corso di studio e di restauro della casa di Au- gusto sul Palatino. La Bragantini e la de Vos avanzano anche la possibilit che, in base agli elementi egittizzanti della Casa di Li- via, dellAula Isiaca e della Farnesina, la committenza possa esse- re la medesima Augusto e Agrippa trionfatori dellEgitto? , e che si sia rivolta ad ununica bottega. 44 Si veda supra, nota 29. 13. Roma, Aula Isiaca: parete abisdata, dettaglio di un candelabro vegetale e di una colonna (da G.E. RIZZO, op. cit. [nota 29], tav. C). 14. Roma, Aula Isiaca: dettaglio della decorazione della volta (da G.E. RIZZO, op. cit. [nota 29], tav. B, in alto). conseguenza, probabilmente, cronologica, tra gli affreschi della cd. casa di Augusto e nel suo ambito tra la decorazione pittorica del pia- no terra e quella del Cubicolo Superiore 45 e gli affreschi della casa di Livia, parla in tal sen- so. Ma lintervento non pu essere avvenuto do- po il 36 a.C.: per essere pi precisi, tra il 42 e il 36 a.C., in totale contrasto con la tradizionale cronologia della seconda fase del secondo stile. Gi da tempo Federico Guidobaldi 46 aveva rilevato la relativa povert delle pavimentazio- ni della cd. casa di Augusto dove, allunisono con la testimonianza di Svetonio sulla casa di Hortensius, manca il marmo a favore dellar- desia e del palombino suggerendo che Otta- viano non le avesse rinnovate al momento del passaggio di propriet. Losservazione di Gui- dobaldi corretta, ma va ulteriormente svilup- pata. , secondo il mio parere, poco verosimile che Ottaviano avesse lasciato intatta la pavi- mentazione primitiva, procedendo alla ridipin- tura delle sole pareti della casa, se ancora in buone condizioni. Ove si escludano le decora- zioni del Cubicolo Superiore, di uno stile pit- torico pi avanzato che prelude, come quelli della casa di Livia e dellAula Isiaca, agli affre- schi della villa della Farnesina, la decorazione degli altri ambienti superstiti della cd. casa di Augusto potrebbe essere stata realizzata nel 236 Eugenio La Rocca 45 A tal proposito, Eleanor Winsor Leach ha recentemente avanzato critiche sullesatta cronologia degli stili pittorici (E.W. LEACH, The Social Life, cit. [nota 14], p. 142) basandosi proprio sugli affreschi della casa di Augusto. noto che la casa fu soggetta ad un rovinoso incendio nel 3 d.C., dopo di che fu ricostruita da Augusto, che non accett sottoscrizioni pubbliche, tranne un de- nario da parte dei cittadini privati e un aureo da parte delle singole popolazioni straniere. La differenza stilistica tra la decorazione delle stanze intorno al peristilio e il Cubicolo Superiore potrebbe far pensare, secondo la Leach, che questultima fosse stata intera- mente riparata dopo lincendio. Ci non quadra con la cronologia tradizionale, ma rientra, sempre secondo la Leach, nella nuova li- nea a tendenza critica nei confronti di date accettate tradizional- mente senza alcuna motivazione: three of the most chronologi- cally oriented analyst of the style, Bastet, de Vos, and likewise Wolfgang Ehrhardt, have called certain traditionally sacrosanct dates into question. Ehrhardts approach to the study eschews a one-by-one succession in favor of stilistic groupings. This is a reasonable way to approach the unknowable and absolutely unve- rifiable. Inutile dire che tale posizione, per quanto corretta sotto il profilo metodologico, non pu pi essere presa in considerazio- ne in riferimento alla cronologia della casa di Augusto. 46 F. GUIDOBALDI, Sectilia pavimenta di Villa Adriana, Roma 1994, p. 248 ss. 15. Roma, Aula Isiaca: parete absidata: dettaglio del fregio superiore (da G.E. RIZZO, op. cit. [nota 29], tav. A). 16. Roma, Casa di Augusto: Cubicolo Superiore, tondo del soffitto con raffigurazione di Giunone trasportata da un genio femminile alato (da I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. [nota 17], fig. a p. 51). Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 237 17. Roma, Casa di Augusto: Cubicolo Superiore, parete meridionale, dettaglio delledicola centrale (da I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. [nota 17], fig. a p. 43). momento stesso in cui Ottaviano prendeva possesso della casa di Quintus Hortensius, op- pure potrebbe essere ancora pertinente al suo primitivo assetto. Cade, a questo punto, anche lopinione, pi volte espressa, che il registro egittizzante co- s evidente nel Cubicolo Superiore (figg. 9, 12) e nellAula Isiaca (figg. 13-15) sia uno dei ri- sultati della vittoria di Ottaviano sullEgitto 47 . Secondo Roger Ling: The strongly Egyptia- nising flavour reflects a fashion which became especially popular in the decorative arts after the annexation of Egypt in 31/30 BC 48 . Ha- rald Mielsch dello stesso parere: Die gyp- tischen Motive drften ein Hinweis auf Augu- stus als neuen Pharao, der das Land am Nil als Privatbesitz innehatte, getrennt von seiner Funktion als erster Brger des Imperium Ro- manum 49 . Gli elementi egittizzanti dovran- no essere intesi, invece, come la diffusione a Roma di un gusto esotico che, documentato gi nel II secolo a.C., ha probabilmente avuto unimpennata a seguito della permanenza di Cleopatra e della sua corte nei giardini cesaria- ni a Trastevere 50 , tra il 46 e il 44 a.C. Il raffi- nato ambiente artistico alessandrino avr of- ferto in quegli anni spunti per la costituzione di una maniera, alla quale si saranno ispirati gli eccellenti decoratori dei vani artisticamente pi aggiornati rinvenuti sul Palatino, il Cubi- colo Superiore, appunto, e lAula Isiaca, cos simili nel repertorio decorativo ad es. nel- luso di candelabri e cespi vegetali da cui si espandono nastri vegetali con andamento si- nuoso e simmetrico (figg. 9, 12, 13), oppure nella frequente presenza di attributi faraonici trasformati in elementi vegetali (figg. 9, 12) o in preziosi elementi decorativi (figg. 13, 18) , anche se non perfettamente coincidenti. Per la realizzazione di tali affreschi si pu anche sup- porre un intervento di Ottaviano, desideroso di ammodernare lassetto di alcuni quartieri della sua casa, comunque sempre entro la data fatidica del 36 a.C. A proposito del Cubicolo Superiore, la sua decorazione pittorica sembra essere incentrata sullimmagine di Giunone, presente sia nel ton- do centrale del soffitto, di persona, sdraiata su un genio femminile alato, con un ventaglio di piume di pavone in mano 51 (fig. 16), sia nel pannello mitologico-paesistico sulla parete di fondo rispetto allingresso, sotto forma di statua 238 Eugenio La Rocca 47 Il quadro di riferimento complessivo sul gusto egittizzante a Roma e in Italia resta sempre M. DE VOS, Legittomania in pitture e mosaici romano-campani della prima et imperiale, Leiden 1980, spec. p. 75 ss. 48 R. LING, op. cit. (nota 14), p. 39. 49 H. MIELSCH, op. cit. (nota 14), p. 57. 50 Cos, giustamente, I. IACOPI, G. TEDONE, op. cit. (nota 17), p. 374, e I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. (nota 17), p. 76. 51 I. IACOPI, op. cit. (nota 17), 2007, p. 35, figg. alle pp. 48, 51. La Iacopi non avanza unipotesi in merito, ma correttamente re- spinge linterpretazione dellimmagine quale personificazione della Pax Augusta condotta a Roma da una Vittoria, gi proposta da G. CARETTONI, La decorazione della Casa di Augusto, cit. (nota 40), p. 114. Lo schema iconografico della divinit sdraiata su un genio alato ambedue con attributi destinati a rendere perfettamente ri- conoscibile il dio ben attestata nella pittura romana: REINACH, RP, p. 148, nn. 1-3, 5-6, 8-9; V. VON GONZENBACH, Fliegende Gtter, in SchwMBl, VIII, 1968, p. 110 ss. 18. Roma, Aula Isiaca: dettaglio della parete absidata (da G.E. RIZZO, op. cit. [nota 29], p. 28). Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 239 19. Roma, Villa della Farnesina: triclinio C, dettaglio della parete sinistra (da Museo Nazionale Romano. Le Pitture, cit. [nota 3], fig. 51). di culto cui offrono omaggio due personaggi femminili accompagnati da uninserviente con un piatto su cui poggiano elementi di non facile identificazione (primizie? ramoscelli? una coro- na?) 52 (fig. 17). Un oecus dedicato alla regina degli dei impone quasi, per simmetria, lesi- stenza di un oecus di pari misura, dedicato a Giove. una ragione in pi per rifiutare lipo- tesi, pur cautamente avanzata da Carettoni 53 , che nellambiente si possa riconoscere quello studiolo di Augusto documentato da Svetonio 54 : Quando voleva far qualche cosa in luogo ap- partato e senza che lo disturbassero, aveva un luogo particolare, in alto, che egli denominava Syracusas e anche technophyon (laboratorio, o officina). Lo impediscono sia la cronologia, vi- sto che al momento della dedica del tempio di Apollo Palatino il vano era ormai interrato, e 240 Eugenio La Rocca 52 I. IACOPI, La Casa di Augusto, cit. (nota 17), p. 65, figg. alle pp. 43, 46. 53 G. CARETTONI, La decorazione pittorica della Casa di Augusto, cit. (nota 40), p. 418. 54 Suet., Aug., 72. 20. Roma, Villa della Farnesina: cubicolo B, parete di fondo dellalcova, dettaglio delledicola (da Museo Nazionale Romano. La villa della Farnesina, cit. [nota 3], fig. 80). quindi inutilizzabile, sia il tema al femminile della decorazione. Daltronde un vero studiolo, denominato anche technophyon, doveva avere, probabilmente, nicchie alle pareti per docu- menti e libri, e quindi una decorazione pittorica meno invasiva. A questo punto, se le pitture degli ambienti della cd. casa di Augusto possono essere atten- dibilmente datate ante 36 a.C., la cronologia dellintera seconda fase del secondo stile dovr subire una profonda revisione a favore di un suo consistente rialzamento. Nulla osta con- cretamente a questa revisione, visto che gli af- freschi con scene dellOdissea dalla domus di via Graziosa a Roma, inseriti nella fase II a del secondo stile, e comunemente datati tra il 40 e il 30 a.C. ca., hanno invece il 46 a.C. come ter- minus post quem non. stato infatti dimostrato che i frammenti di fasti dipinti pertinenti alla medesima decorazione pittorica siano relativi ad un calendario anteriore alla riforma di Giu- lio Cesare 55 . Purtroppo non abbiamo pi la possibilit di esaminare un altro importante documento per una cronologia assoluta della pittura romana di questo periodo. Sulla parete di un triclinio della casa V, 4, b di Pompei, decorata secondo lo stile a candelabri su fondo nero, fu rinvenuto il se- guente graffito 56 : V . K IDV . QVI integrabile nel modo seguente: V k(alendas), idu(s) Qui(ntiles). Poich alla morte di Cesare il mese Quintilis mut il nome in Julius, il graffito dovrebbe essere datato prima del 44 a.C. Il cd. stile a candelabri presenta molte affinit con la decorazione pittorica delle fasi finali del secondo stile (come esemplarmente documentata in alcuni ambienti della villa della Farnesina), sebbene con un suo percorso indipendente che August Mau poneva a cavallo tra il secondo e il terzo stile 57 . Lo stesso Mau, tuttavia, non tenne conto del graffito, e dat le pitture nellultimo decennio del I secolo a.C., supponendo che, trentanni dopo la modifi- ca, il nuovo nome del mese non fosse entrato an- cora nelluso quotidiano 58 : fatto che mi sembra inammissibile in una citt cos vicina a Roma. Ma ormai non pi possibile procedere ad un esame autoptico n delle pitture n del graffito. Tutto ci comporta, di conseguenza, una va- riazione cronologica verso lalto anche per gli af- freschi della villa della Farnesina (fig. 3). Caduto il vincolo della cd. casa di Augusto, che ora mol- to pi opportunamente si dovrebbe chiamare casa di Ottaviano, si pu ragionevolmente proporre per essi un rialzamento cronologico maggiormente in sintonia con la nuova datazio- ne degli affreschi del Cubicolo Superiore della casa di Augusto (figg. 8-9): forse nellambito de- gli anni 30 del I secolo a.C., se non qualche an- no prima. Si creano altres le premesse per dila- tare i tempi di formazione e di introduzione del terzo stile che, nella griglia cronologica imperan- te finora, sembrava rigidamente connessa alla datazione della Piramide di Gaio Cestio ed alla sua decorazione pittorica 59 , intorno al 12 a.C. Queste variazioni cronologiche permetteranno, infine, di riesaminare in modo differente il cele- bre brano di Vitruvio sullevoluzione delle deco- razioni parietali 60 . Impostato su una visione con- Gli affreschi della casa di Augusto e della villa della Farnesina: una revisione cronologica 241 55 F. COARELLI, The Odyssey Frescos of the via Graziosa: a Proposed Context, in PBSR, LXVI, 1998, p. 21 ss., spec. p. 26 ss. Gli affreschi sono ora datati tra il 40 e il 30 a.C., sebbene Beyen ne proponesse una cronologia tra il 55-50 e il 45-40 a.C.: H.G. BEYEN, Die pompejanische Wanddekoration vom Zweiten bis zum Vierten Stil, II, 1, The Hague 1960, p. 260 ss.; B. ANDREAE, Der Zyklus der Odysseefresken im Vatikan, in RM, LXIX, 1962, p. 106 ss.; P.H. VON BLANCKENHAGEN, The Odyssey Frieze, in RM, LXX, 1963, p. 100 ss.; A. GALLINA, Le pitture con paesaggi del- lOdissea dallEsquilino, Roma 1964 (StMisc, VI); E.W. LEACH, The Rhetoric of Space, cit. (nota 14), p. 29 ss.; R. LING, op. cit. (nota 14), pp. 36, 108 ss.; B. ANDREAE, in Ulisse. Il mito e la me- moria (Cat. della Mostra, Roma, 1996), a cura di B. ANDREAE, Roma 1996, p. 194 ss.; Romana pictura (Cat. della Mostra, Rimini 1998), a cura di A. DONATI, Milano 1998, n. 9, 10; H. MIELSCH, op. cit. (nota 14), p. 50 ss.; I. BALDASSARRE, A. PONTRANDOLFO et al., op. cit. (nota 14), p. 114. Non pu in alcun modo essere preso in considerazione labbassamento crono- logico degli affreschi al tardo terzo stile, secondo la recente pro- posta di R. BIERING, Die Odyseefresken vom Esquilin, Mnchen 1995, p. 181 ss. 56 A. SOGLIANO, in NSc, 1901, p. 330; A. MAU, Ausgrabun- gen von Pompeji, in RM, XVI, 1901, p. 361; CIL, IV, Suppl. II, 1909, nr. 6778. Sulla casa, che affiancata alla Casa di Marcus Lucretius Fronto: SOGLIANO, art. cit., p. 329 ss.; A. MAU, art. cit., p. 360 ss.; I. BRAGANTINI, in Pompei. Pitture e mosaici, III, Roma 1991, p. 1030 s. 57 Sullo stile a candelabri: A. MAU, Geschichte der decorati- ven Wandmalerei in Pompeji, Berlin 1882, p. 374 ss.; M. e A. DE VOS, Scavi nuovi sconosciuti (I 11, 14; I 11, 12): pitture memorande di Pompei. Con una tipologia provvisoria dello stile a candelabri, in MededRom, XXXVII, 1975, p. 47 ss.; W. EHRHARDT, op. cit. (no- ta 14), pp. XV, 1 s., 26 ss., 49 s.; ID., Vitruv und die Zeitgenssi- sche Wandmalerei, in KlnJb, XXIV, 1991, p. 27 ss. Sul rapporto tra lo stile a candelabri e gli affreschi della villa della Farnesina: A. MAU, Parete dipinta della casa antica scoperta nel giardino della Farnesina, in AdI, LIV, 1882, p. 305 ss. Mau datava il sistema decorativo a candelabri verso la fine del I secolo a.C., ma W. Ehrhard (loc. cit., spec. p. 28), ha proposto un sensibile rial- zamento cronologico dei suoi inizi, nel decennio 40-30 a.C. 58 A. MAU, art. cit. (nota 56), p. 361 (Es scheint also hier be- zeugt zu sein, dass die Decoration im Candelaberstil schon vor 44 v. Chr. bestand. Aber freilich konnte auch noch ziemlich viel spter jemand sich der alten Monatsbezeichnung bedienen); W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), p. 2. 59 F.L. BASTET, M. DE VOS, op. cit. (nota 14), p. 8; W. EHRHARDT, op. cit. (nota 14), p. 4. 60 VITR., V, 5, 1-4. Si veda W. EHRHARDT, op. cit. (nota 57), p. 27 ss., e il commento di E. Romano, in Vitruvio, De Architectu- ra, a cura di P. GROS, traduzione e commento di A. CORSO e E. ROMANO, Torino 1997, II, p. 1083 ss. Inoltre: E. LA ROCCA, Lo spazio negato. La pittura di paesaggio nella cultura artistica greca e romana, Milano 2008, p. 52, nota 52. servatrice, e ostile nei confronti del gusto impe- rante nel momento in cui scriveva, Vitruvio spezza una lancia a favore della tradizione che, per mezzo della pittura, realizzava limmagine di ci che o pu essere, per esempio un edificio, una nave e cos via: da questi corpi delimitati e definiti si desumono copie con una raffigurazio- ne mimetica. Ai suoi tempi, invece, si era diffu- sa una moda depravata che, in luogo della mi- mesi del vero, dava sfogo ai capricci della fanta- sia, al punto da delineare forme architettoniche prive di qualunque concretezza strutturale (le edicole composte da fragili elementi vegetali o da esili candelabri) e figure che non esistono, non possono esistere, non sono mai esistite. Questo accorato appello alla ragione contro limmagina- zione sbrigliata sembra riferirsi proprio alla mo- da imperante a Roma e in Italia a partire dalla fa- se avanzata II b del secondo stile, quando fu rea- lizzata la decorazione ad affresco dellAula Isiaca gli elementi vegetali come mensole sulla parete absidata (fig. 18) e della villa della Farnesina le fragili colonnine con cariatidi alla sommit, come sulla magniifca parete nera del triclinio C (fig. 19), oppure il timpano fitomorfo con acrote- ri della parete di fondo dellalcova nel cubicolo B (figg. 3, 20) forse di poco pi tarda 61 . Ma Vitruvio era al corrente di questi tipi di decorazione parietale? o altrimenti, a quali forme di corruzione del gusto si riferisce nella sua invettiva? Secondo la convincente analisi di Pierre Gros 62 , le fasi essenziali della reda- zione del de Architectura dovrebbero essere contenute nel decennio 35-25 a.C., contraria- mente ad alcune ipotesi, basate su indizi co- munque incerti, che fissano il completamento dellopera verso la fine degli anni 20 del seco- lo 63 . Secondo la cronologia vulgata della deco- razione pittorica della villa della Farnesina (fi- ne degli anni 20 del I secolo a.C.), Vitruvio, quindi, non avrebbe avuto la possibilit di co- noscere nel modo pi compiuto le manifesta- zioni pi eclatanti di quello stile fantasioso, caratterizzato da strutture portanti vegetali, da animali fitomorfi, da grottesche, che contrad- distingue le fasi finali (filologicamente tor- mentate) del secondo stile. La revisione cronologica qui proposta in base alla pubblicazione degli eccezionali risultati del- lo scavo del tempio di Apollo Palatino e del- larea circostante, permette di valutare diversa- mente il discorso di Vitruvio e la correttezza delle sue osservazioni, malgrado la sua incapa- cit di comprendere laltissimo valore artistico del nuovo sistema decorativo 64 . EUGENIO LA ROCCA Universit degli Studi di Roma La Sapienza 242 Eugenio La Rocca 61 Non va trascurato, in questambito, il problema della nascita e dello sviluppo del cd. stile a candelabri, su cui si veda supra, nota 37. Inoltre: E. ROMANO, in Vitruvio, De architectura, cit. (nota prec.), p. 1088 s., nota 148. 62 P. GROS, ibid., p. XXVII ss., spec. p. XXXI. 63 Sulla cronologia di Vitruvio: C. FENSTERBUSCH (ed. et ann.), Vitruvii de Architectura libri decem, Darmstadt 1981 3 , p. 3 ss.; M. SCHANZ, C. HOSIUS, Geschichte der rmischen Literatur, II, Mnchen 1935 4 , p. 386 ss.; F. PELLATI, Vitruvio, Roma 1938, p. 31 ss.; ID., in RendPontAc, XXIII-XXIV, 1947-1949, p. 163 ss.; B. WESENBERG, Rmische Wandmalerei am Ausgang der Republik. Der zweite pompejanische Stil, in Gymnasium, XCII, 1985, p. 486 ss.; E. ROMANO, La capanna e il tempio: Vitruvio dellarchitettura, Palermo 1987, p. 18 ss. ( per molti aspetti lesame pi persua- sivo); A. KESSISSOGLU, Die fnfte Vorrede in Vitruvs De Ar- chitectura, Frankfurt a.M.-Berlin-Bern-New York-Paris-Wien 1993, p. 94 ss. La data pi bassa offerta dal fatto che nella deci- ma praefatio la cura ludorum appare prerogativa anche dei pretori, mentre dal 22 a.C. essa fu compito esclusivo degli edili. 64 Permette inoltre di valutare in modo differente anche gli ini- zi del terzo stile parietale, di cui uno degli esempi pi rilevanti e offerto dalla villa di Boscotrecase, appartenuta forse ad Agrippa, e poi al figlio Agrippa Postumo, nato lanno stesso della morte del padre, nel 12 a.C. (M. ROSTOVTZEFF, Social and Economic Hi- story of the Roman Empire, II, Oxford 1957 2 , p. 552, n. 31, e p. 564 [trad. it., Storia economica e sociale dellimpero romano, Firen- ze 1933, p. 34, nota 26, n. 31, e p. 70 ss., nota 71]; P.H. VON BLANCKENHAGEN, The Augustan Villa at Boscotrecase, Mainz 1990, p. 2 s.). Sono indizio in tal senso i graffiti su due anfore pertinenti probabilmente a liberti o servi di Agrippa o del figlio (CIL, IV, 6499, 6995), un graffito su una colonna del peristilio in cui si ricorda che la madre di Agrippa Postumo era la figlia di Au- gusto (CIL, IV, 6893; NSc, 1922, p. 477), e due bolli su tegole (nota di A. Mau a CIL, IV, 6499; M. DELLA CORTE, in NSc, 1922, p. 478). La cronologia della decorazione dei vani in terzo stile stata collegata ai due bolli databili proprio nell11 a.C., seb- bene nella villa non mancassero pi antiche decorazioni pittoriche in secondo stile (nel peristilio: NSc, 1922, p. 476). Per tale moti- vo, v. Blanckenhagen (loc. cit.) proponeva un avvio della costru- zione intorno al 21 a.C., uninterruzione nel 12 a.C., alla morte di Agrippa, ed una ripresa dei lavori, con la realizzazione degli affre- schi in terzo stile, a partire dall11 a.C. evidente, tuttavia, alla luce di quanto finora detto, che i bolli sulle tegole non necessaria- mente implichino una datazione post quem delle pitture.