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Il caso che vi presento è quello di uno scultore che si specializza nella plastica e nella

modellazione della terracotta è uno dei primi forse il primo a dedicarsi a questo lui è Michele
da Firenze ed è un caso esemplare perché si riferisce ad una personalità artistica
dimenticata da secoli e recuperata da Bode Sulla scorta delle sue evidenze figurative cioè
facendo fruttare lo strumento D'indagine peculiare degli storici dell'arte Poi rinnegata Sulla
scorta di osservazioni Apparentemente dettate dal buon senso storico E dal rispetto del
contesto ed infine E infine confermata in pieno Grazie all'elemento di carte d'archivio Che ha
aiutato a sciogliere il caso e dimostrare che la ricostruzione di Bode sia corretta.Il
protagonista di questa vicenda è Michele di Nicolò Dini Che fu Forse il primo nel 400 in Italia
a occuparsi esclusivamente di terracotta.La sua carriera itinerante si svolge Tra Toscana
Veneto Emilia e probabilmente Lombardia Per concludersi nelle Marche. Tutto induce a
credere che quando morì nella primavera del 1457 a Pesaro A Firenze nella sua città natale
nessuno si ricordava più di lui Si era infatti trasferito da molti anni nell' Italia oltre
appenninica E aveva lasciato le sue imprese più importanti tra Verona Ferrara Modena e il
Polesine. E in queste terre che aveva goduto di Maggiore fama Non stupisce quindi che le
fonti fiorentine del tempo non rechino traccia Della sua esistenza. Vasari non lo cita mai
Benché menziona un'opera sua ovvero il Santo Antonio Abate Che stava sulla porta
dell'ospedale intitolato al Santo ad Arezzo Che il biografo riferisce però al mitico Niccolò
aretino D'altronde l'attenzione di Vasari e dei suoi contemporanei per la terracotta
Quattrocentesca fu decisamente scarsa E questo lo dimostra anche il completo silenzio
calato su un'altra opera di Michele nelle vite che è il monumento funebre del giurista
Francesco Roselli collocata anche questa ad Arezzo nella chiesa di San Francesco a pochi
metri dagli affreschi di Pietro della Francesca.Allo stesso modo per gli affreschi di Pisanello
Nella cappella Pellegrini in Santa Anastasia a Verona Vasari spende pagine di caldi elogi ma
non E non dedica nemmeno una riga Ai rilievi in cotto con i quali Michele aveva foderato Le
pareti di quella stessa cappella che non passano inosservate Ci si può chiedere se questa
censura sia di Vasari o se sia del suo informatore Veronese fra Marco de Medici. Ore chiaro
quindi come non gli si adatta così tanta attenzione da parte degli storici del 600 700 800. A
Verona l'unico a far menzione di quest'opera è Scipione Maffei nella Verona illustrata Che si
limita a suggerirne una datazione agli inizi del Quattrocento. Anche il grandioso altare che
Michele da Firenze Lascia nel Duomo di Modena Gode di scarsa considerazione da parte
degli eruditi locali che si sono limitati a Considerarlo come un altare fatto alla gotica senza
volerne sapere di più. Eloquente della difficoltà del misurarsi con questi lavori È il caso di
Adria dove sopravvivono dei frammenti di un grande politico Modellato da Michele per il
Duomo Questi suscitano un vivo interesse nei cultori di storia patria Ma nessuno fare in
grado di riferirgli ad un contesto storico plausibile. Nel 1807 Francesco Bocchi li dichiarava
del tutto uguali Ai rilievi delle cattedrali di Parma Fidenza e Modena È ancora nel 1851
Francesco delardi Arriva giudicarli opere della prima era Cristiana Era ormai però vicino il
tempo In cui queste sculture sarebbero state scoperte dalla storia dell'arte. Generalmente è
agli studi di Willem Bode che Degli anni 80 dell'800 che si fa a risalire l'interesse Della critica
moderna per la terracotta del primo 400 Ed è in effetti innegabile che a bode si debba il
primo studio sistematico Di questa classe di materiali. Non si può Tuttavia trascurare un
contributo anteriore Che costituì per bode stesso lo stimolo fondamentale per affrontare
l'argomento E mi riferisco al catalogo della scultura italiana di quello che si chiamava South
Kensington museum (oggi Albert Museum) steso da John Charles Robinson Nel 1862
ovvero ad un anno di distanza Dall'acquisto da parte del governo britannico della collezione
Della scultura di Ottavio Gigli Una collezione particolarmente importante di cui faceva parte
un Piccolo gruppo di statuette e tabernacoli In argilla. era la prima volta che in un grande
museo approdavano questo genere di lavori Ovvero terracotte del primo 400 non invetriate
prerobbiane.
Al Louvre i primi esemplari pervennero nel 1883 con la donazione del barone Charles
Devillè E anche a Berlino si inizia collezionarli soltanto Alla fine degli anni settanta. Robinson
si dovette così misurare Con questi pezzi in assenza di qualsiasi valutazione critica E senza
poter contare su una riga di letteratura scientifica Perché non si può certo considerare
letteratura scientifica il catalogo della collezione Gigli Del 1858 Dove la gran parte delle
opere che ci interessano Viaggiava sotto il nome inverosimile di Andrea Orcagna. Va
Dunque reso merito al Robinson per aver saputo riportare questi lavori all'inizio del
Quattrocento. Il connubio di cadenze ancora gotiche e di nuovo naturalismo gli suggerì in
particolare Siri quattro pezzi più belli del gruppo il nome di Jacopo Della Quercia Ovvero
(due statuine con la Madonna il trono e il bambino un tabernacolo Sempre con la donna con
il bambino e santi è un cassone con 3 formelle recanti la storia Di Adamo ed Eva e per
queste ultime Si spingeva a istituire confronti con i marmi Del portale di San Petronio a
Bologna). Dalle pagine di Robinson emerge con estrema evidenza come il suo Giudizio su
queste sculture Sia fortemente suggestionato dalle idee sull'arte quattrocentesca Italiana
elaborate dall'estetica preraffaellita Nell'Inghilterra vittoriana. in particolare il suo rimpianto
per la simplicity of early art che era capace di esprimersi negli humblest requirement of life
con la stessa qualità e Ia stessa intensità che nei rilievi delle cattedrali La sua insistenza nei
Grandi Maestri che non sdegnano di impegnarsi Negli ambienti domestici Vanno lette alla
luce della fondazione nel 1861 Della società concepita da William Morris Che produceva
oggetti di gusto medievalista. Il precedente di Robinson agì in profondità su Bode Entrato
come assistente al dipartimento di scultura dei musei berlinesi nel 1872 quando aveva 27
anni. Ne sarebbe divenuto direttore 10 anni dopo Bode avrebbe da subito candeggiato Una
campagna di acquisti di rilievi fittili Un genere fin lì estraneo alle raccolte prussiane. Nel 1879
e 1914 La collezione di terracotta e Stucchi di Berlino si arricchì a ritmo costante Divenendo
la maggiore d'Europa e parallelamente lo studio Di quei materiali occupò un posto speciale
Nei molteplici interessi di ricerca di Bode Su cui ha fondato questo capitolo di ricerca Nella
storia dell'arte italiana. Nel 1879 l'opera che inaugura la politica di acquisti è Proprio un
tabernacolo di Michele da Firenze. La prima sortita bibliografica di Bode su questo
argomento È un breve scritto che compare nel 1885 sullo Jahrbuch Delle collezioni
prussiane Bode nega il riferimento di queste terrecotte a Jacopo Della Quercia che nel
frattempo Si era estesa Ai molti rilievi che vagavano sul mercato Dell'arte e punta invece
decisamente su Firenze Infatti proprio ai Die florentiner Thonbilder È dedicato questo
saggio. la loro origine Fiorentina A fare oggi è meno evidente perché dopo Il saccheggio di
Mercanti ed antiquari A favore di collezionisti stranieri a Firenze nelle chiese E negli edifici
pubblici delle collezioni non è conservato più nemmeno un pezzo di tali sculture, è appunto il
caso del tabernacolo di Berlino Comprato a Firenze sul mercato antiquario proveniente da
una collezione privata Della città. Anche lo studioso tedesco come Robinson coglie Ma più
coniare miscela di cadenze peculiari ancora gotiche e Affettuosità nuova e moderna
dell’abbraccio così sorridente della madre e del figlio ma Non punta più su Jacopo Della
Quercia ma su Lorenzo Ghiberti Stile a cui in effetti la terracotta si richiama per molti aspetti.
Bode Non lo attribuisce Tuttavia a Ghiberti ma vi costruisce attorno un Corpus di Altri
esemplari che oggi riconosciamo tra le cose più caratteristiche Di Michele da Firenze come
ad esempio il tabernacolo di Londra ed Una statuetta di Madonna in trono con il bambino
comprata nel 1880 da Berlino. La grande intuizione di bove Però quella che dovrà attendere
quasi 50 anni per essere pienamente accolta consiste nell'avere collegato su basi
puramente stilistiche questi rilievi erratici sparsi per i musei e le collezioni di Europa con
alcune delle più importanti imprese decorative in terracotta tuttora in situ. Da un lato il
monumento a Roselli in San Francesco ad Arezzo e dall'altra parte le storie della Cappella
Pellegrini a Verona Rivendicando Quindi anche per queste una paternità Fiorentina. Bode
Per primo avvertiva la spregiudicatezza Della propria proposta che avanzava il Sacro nome
di Firenze Senza alcun fondamento documentario per dei rilievi veronesi con così pochi
caratteri rinascimentali. Bode scrive: La narrazione Semplice ed ingenua il gusto per costumi
ricchi e dettagli di ogni genere Le memorie gotiche negli ornamenti nelle vesti e nelle
proporzioni delle figure Lasciano apparentemente Pochi dubbi sul fatto che si tratti di un
artista Locale che va nella direzione della pittura di Pisanello. Tuttavia Non c'è dubbio che la
parte più consistente della struttura Veneta di questo periodo si debba ad immigrati
fiorentini, Ma soprattutto il tuo occhio e assicurava che i rilievi Pellegrini erano opera dello
stesso modellatore di tutti quei rilievi che provenivano da Firenze. Il battesimo ufficiale del
maister de Pellegrinikapelle avviene Solo qualche anno dopo nel 1888 Nel catalogo della
scultura di epoca Cristiana dei musei di Berlino compilato da Bode e Hugo von Tschudi.
Nello stesso anno nella gazette de Bozard E l'anno successivo nell'archivio storico dell'arte
Di Adolfo Venturi Bode espone la sua raccolta presso gli studiosi francesi italiani. Già in
questi due articoli Avverte però una certa tendenza a fare confluire sotto quell'etichetta
anche opere che in un primo tempo Bode aveva più opportunamente mantenuto distinte,
questo processo continuerà poi nei lussuosi Denkmaler de Renaissance cioè 11 cartelle di
grandi riproduzioni pubblicate a partire dal 1892 Accompagnate da un volume di testo che
compare alla conclusione dell'impresa nel 1905 e qui Che spinto dalla naturale inclinazione
che provava per la sua creatura critica Bode finisce per fare del maister de Pellegrinikapelle
Un protagonista del primo rinascimento fiorentino Dedicandogli ben 9 tavole. L'accoglienza
che gli fu riservata fu generalmente assai negativa, tra le eccezioni spicca quella del giovane
Mario salmi che a partire dal 1913 inizia una serie di interventi che nascevano da una
capillare Indagine ad Arezzo e nel suo territorio in cui sentiva di arricchire in maniera
sostanziosa il catalogo del maestro della Cappella Pellegrini creando un contesto alla tomba
Roselli dimostrando come Arezzo era stata una tappa significativa nel erratico percorso del
cultore che sicuramente vi trascorse qualche tempo prima di migrare definitivamente al
nord.La sua però fu una voce di isolata. La nuova creatura di Bode E venne guardata con
molto sospetto e dovete scontare un'opposizione interna inattesa ovvero quella di Muller.

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