Tra gli artisti più importanti del Rinascimento Italiano, principalmente del periodo iniziale, vi sono
l’architetto e orafo Filippo Brunelleschi, lo scultore Donatello e il pittore Masaccio, tutti e 3
fiorentini. Questi artisti introdussero nell’arte di quel tempo degli elementi importanti che
caratterizzarono l’intero periodo, come la prospettiva, il classicismo e il realismo. Queste
caratteristiche si possono osservare tutte o singolarmente nella maggior parte delle loro opere.
Giotto è il primo artista a tentare un abbozzo di prospettiva in modo intuitivo, cioè senza precise
regole geometriche. In particolare egli utilizza una prospettiva “a spina di pesce”, che prevede
diversi punti di vista, che vanno a creare una composizione che ricorda lo scheletro di un pesce;
“Il compianto del Cristo morto” è un esempio di questo tipo di prospettiva.
Dopo di lui il primo artista a trovare delle regole matematiche per rappresentarla nel modo più
preciso possibile è Brunelleschi. Lui stesso basa la prospettiva su proporzioni, proiezioni e punti
di fuga, in quanto nella visione prospettica gli oggetti del primo piano appaiono più grandi di
quelli sullo sfondo. La proiezione perpendicolare del punto di vista (osservatore) sul quadro
prospettico si chiama punto di fuga creando così una prospettiva centrale, con un solo punto di
fuga, o una prospettiva bifocale, con 2 punti di fuga posti all’estremità della composizione.
Essendo un architetto inserì questa nuova scoperta nella costruzione degli edifici, per esempio
la Basilica di San Lorenzo e La Sagrestia Vecchia, parte della basilica. Brunelleschi nella
Chiesa, la cui pianta è a croce latina, utilizzò l’arcata a tutto sesto impostata su colonne creando
ampie campate e con il susseguirsi delle colonne fino all’abside si esalta l’impressione della
longitudinalità. Grazie a questo è riuscito a creare una prospettiva in cui le colonne fanno parte
della proiezione e l’altare della basilica invece corrisponde al punto di fuga. Ovviamente questo
senso di prospettiva si può concepire nel momento in cui si osserva l’altare dall’ingresso della
basilica. Nella Sagrestia Vecchia invece si può individuare il punto di fuga nell’altare, situato al
centro della scarsella.
Anche Donatello inserì la prospettiva nelle sue opere, non nell’architettura ma nella scultura.
Per esempio nel Convito di Erode, uno dei pannelli bronzei con le Storie di San Giovanni
Battista, lo scultore costruisce l’opera secondo un rigoroso impianto prospettico, basato su due
punti di fuga. Le piastrelle geometriche del pavimento creano delle linee che convergono con il
punto di fuga centrale, mentre le mensole in scorcio sui pilastri sottolineano le linee di fuga
dell’altro punto.
Come gli altri due artisti, anche Masaccio utilizzò la prospettiva lineare per i suoi dipinti. Le sue
opere erano già molto naturali in quanto egli rappresentava l’essere umano e il mondo che lo
circondava grazie a luci e ombre; la prospettiva matematica di Brunelleschi servì al pittore per
aggiungere fascino alle sue opere. Ad esempio nel Tributo, che illustra un episodio narrato nel
Vangelo di Matteo, la scena è impostata in modo geometrico, in quanto il punto di fuga
corrisponde alla testa di Cristo, il centro simbolico su cui si verte la composizione, e le direttrici
prospettiche regolano l’architettura, ovvero l’edificio posto sulla destra. A differenza di Giotto,
che non riusciva a raffigurare in modo realistico la profondità e la prospettiva, come si vede in
alcuni affreschi della Basilica di San Francesco d’Assisi, Masaccio riesce a creare dinamismo e
spazialità grazie anche alla prospettiva, in quanto le figure non sembrano addossate all’edificio
o alla montagna in lontananza. Questa non è solo uno strumento tecnico della rappresentazione
ma anche un mezzo narrativo, un modo per gerarchizzare i personaggi e gli eventi e collocarli,
con realismo, nella storia (divisa in 3 parti, infatti Pietro compare 3 volte). Soprattutto l’utilizzo
della prospettiva si vede nella Trinità, una delle opere più importanti del pittore. Per riuscire a
visualizzare la perfetta prospettiva e soprattutto l’illusione dello spazio, occorre che
l’osservatore sia a circa 9 metri di distanza; infatti in questo modo si crea l’effetto prospettico
secondo cui Cristo in croce rappresenta il punto di fuga. Essa viene usata da Masaccio come
un simbolo, in quanto vi è uno schema piramidale con i personaggi che vengono collocati a
seconda dell’importanza: al vertice il regno dei cieli con il Padre e il figlio, sotto i santi e alla
base i fedeli che vengono raffigurati con le stesse dimensioni degli altri personaggi nonostante
non siano sacri. Ciò che però sfugge alle regole della prospettiva è la dimensione di Cristo e il
Padre in quanto non sono scorciati e risultano quindi più grandi rispetto a come dovrebbero
essere nella realtà.
L’altra caratteristica tipica rinascimentale è il classicismo, la ripresa dei modelli antichi,
dell’eleganza, dell’armonia, delle proporzioni e dell’equilibrio. Nell’architettura il classicismo si
ritrova negli edifici realizzati da Brunelleschi, come lo Spedale degli Innocenti, la Sagrestia, o la
Cupola di Santa Maria del fiore. Brunelleschi riporta in vita nell’arte l’ideale della bellezza, della
perfezione. Per esempio la facciata del portico dello Spedale degli Innocenti presenta delle esili
colonne corinzie (tipiche greche, che danno armonia ed eleganza alla struttura), che reggono 9
arcate a tutto sesto. I numeri sono di fondamentali importanza, infatti il 9, multiplo di 3 e simbolo
della Trinità, si ritrova anche nel numero di finestre, di timpani e di scalini. Imitando gli antichi,
egli elaborò un metodo basato sull’uso di un modulo di partenza che regola, per multipli e
sottomultipli, l’intera architettura; in questo caso corrisponde al diametro della colonna, la cui
altezza è nove volte il diametro (ritorna ancora il numero 9). Il tipo di architettura di Brunelleschi
si vede anche in Masaccio, più precisamente nella Trinità in cui l’architettura dipinta richiama
quella classica. Addirittura si pensa che l’architetto partecipò concretamente alla realizzazione
della griglia prospettica dell’affresco, dato per esempio dall’utilizzo della bicromia, che viene
utilizzata da lui stesso più volte, delle colonne ioniche che reggono l’arcata e i capitelli corinzi
che riprendono il mondo classico.
Si può notare anche l’utilizzo della geometria per le proporzioni, specialmente nella Sagrestia
Vecchia. La pianta è quadrata e l’edificio, che ha un volume perfettamente cubico, è diviso
verticalmente in 3 parti di altezza uguale. Anche qui i numeri hanno un valore simbolico, per
esempio il 3 rappresenta la Trinità, il 4, come i pennacchi che si trovano tra la cupola e gli archi,
indica gli evangelisti, e il 12, come gli spicchi della cupola, simboleggia gli apostoli.
Brunelleschi si allontana dall’arte gotica, ma non totalmente, infatti la cupola di Santa Maria del
Fiore ha una forma ogivale, che però viene nascosta tramite l’utilizzo dei costoloni, che reggono
l’intera struttura, e della lanterna, che schiacciando la cupola contrasta le spinte laterali.
Nella scultura il classicismo si rivede invece con Donatello che si concentra sulle proporzioni del
corpo umano come si può vedere nella Cantoria, in cui i personaggi di questa danza si trovano
su piani diversi gli uni dagli altri, creando così dinamismo, oppure anche nel San Giorgio,
scultura che rappresenta un nobile condottiero romano. Per evitare la staticità della statua
Donatello riprende anche la ponderazione dalla scultura antica. Lo scultore però a differenza
degli altri due artisti non traspone nell'arte la razionalità ma introduce una parte umanistica e
anche anticlassica. Un esempio perfetto è la Maddalena penitente, una statua lignea che
raffigura la vecchiaia e la sofferenza di una donna provata dai lunghi anni di penitenza, il tutto
accentuato dal materiale che viene utilizzato: il legno. L’opera trasgredisce i canoni di bellezza
classiche, preparando così un nuovo tipo di espressionismo, che si ritroverà solo più in là.
Anche Masaccio si interessò, come gli altri due, alla rappresentazione naturalistica dell’essere
umano e del mondo che lo circonda. Un esempio è la tavola di “Sant’Anna con la Madonna e il
Bambino”, di cui il pittore ha fatto solo la Vergine, il bambino e l’Angelo in alto a destra. Egli
rappresenta la Vergine usando un forte chiaroscuro che permette di dare tridimensionalità alle
figure e conferendo anche senso di profondità e spazio. Con Masaccio si vede soprattutto il
realismo, in quanto inserisce nelle sue opere phatos e dramma, mettendo l’uomo al centro.
Esistono diversi tipi di realismo, ma quello rinascimentale si basa maggiormente sulla
prospettiva e sull’uomo, infatti le figure di Masaccio sono sempre piene di dignità e concretezza
umane, di solite raffigurate in modo drammatico. Nella “Cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso
terrestre” in cui i due vengono cacciati dopo il peccato universale, appaiono disperati e tristi:
l’uno con le mani sul viso mentre si curva su se stesso, l’altra invece ha il volto deformato da un
urlo disperato, come una maschera tragica, e cerca di coprire le nudità. Il phatos si percepisce
non solo da ciò che stanno facendo i personaggi, ma anche da ciò che li circonda, in questo
caso un paesaggio arido e brullo bruciato dal sole, simbolo del travaglio che l’umanità, per colpa
loro, dovrà sopportare per sopravvivere. Il realismo nella scena viene accentuato anche dalle
lunghe strisce di ombra, caratteristica nuova in quanto, per esempio, nel “Peccato Originale” di
Masolino, realizzato nello stesso anno, i corpi dei due sembrano fluttuare.
Anche Brunelleschi come Masaccio riuscì ad inserire il realismo nelle sue opere, con scene
drammatiche e forte phatos. La formella che raffigura il Sacrificio di Isacco realizzata per il
concorso del 1401 racchiude tutto ciò infatti si può osservare come la scena venga resa molto
più realistica grazie allo spazio costruito su due piani e grazie all’immediatezza dell’azione:
Abramo prende per il collo il figlio, mettendogli un coltello alla gola pronto ad ucciderlo mentre
Isacco si divincola e torce il capo terrorizzato e l’angelo afferra il braccio di Abramo per fermarlo.
L’effetto drammatico è accentuato non solo dall’espressione sui volti dei personaggi ma anche
dai volumi rigorosi.
Infine anche in Donatello è possibile notare il realismo nella scultura, in quanto lo scultore
cerca di cogliere gli aspetti meno nobili della realtà, di attenzionare le forme e la psicologia
dell’essere umano. “Abacuc” per esempio è una statua che raffigura un uomo anziano,
consumato dalle privazioni, molto magro e anche povero (ciò si nota dalla tunica di una stoffa
ruvida e spessa della gente povera). Ha la bocca semiaperta e gli occhi spalancati che incutono
timore. Queste sue caratteristiche, che hanno una carica emotiva, lo rendono unico quasi fosse
un ritratto e non un “tipo” generico. Qui Donatello dà al realismo un altro significato, ovvero
dimostrare che la facoltà della ragione è presente in ogni individuo indipendentemente dal suo
aspetto fisico; questo tipo di pensiero si rifà infatti alle idee dell’Umanesimo.