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16
BOLLETTINO
(2019)
BOLLETTINO
DELLA BADIA GRECA DI GROTTAFERRATA
Abbonamento
SOMMARIO
Serena Buzzi
Il più antico testimone del Conspectus Medicinae di Leone Medico:
il Paris. Suppl. gr. 446 ff. 146r-168v ............................................................. p. 1
Giuseppe Germinario
Analogie e differenze tra il Dialogus III de Sancta Trinitate e
i Dialogi duo contra Macedonianos .............................................................. p. 41
Markus Mülke
Martin von Braga als Dichter:
Anmerkungen zu den Versen In basilica und zum Epitaph............................. p. 75
Daniela Scardia
Spunti polemici e questioni filologiche
nel Tractatus in Psalmum 15 di Gerolamo .................................................... p. 131
Rocco Schembra
Nota a Cyr. Juln. 5, 31, 40 ............................................................................ p. 215
Luigi Silvano
Da racconto edificante a omelia: un’inedita riscrittura di
Paolo di Monembasia, narr. 3 Wortley .......................................................... p. 231
Véronique Somers
Les scholies marginales à l’Or. 16 dans quelques manuscrits de
Grégoire de Nazianze (première partie) ....................................................... p. 251
Sever J. Voicu
Quarte spigolature pseudocrisostomiche ...................................................... p. 333
Rocco Schembra
(Studio Teologico S. Paolo, Catania)
Euripide, infatti, nelle Troiane dice che essa [scil. Atena] si avvicina
a Poseidone e così gli dice riguardo ai Troiani e agli Achei: Voglio
rallegrare i Troiani prima nemici, / e imporre all’esercito degli Achei
/ un ritorno doloroso. E quello le dice: Perché balzi così da un sen-
timento all’altro, / e odi e ami a dismisura chi ti capiti? A queste
parole risponde Atena: Non sai che io sono stata oltraggiata e così
anche i miei templi? E Poseidone: Sì, lo so, quando Aiace trascinò
1 Si tratta di Eur. Tr. 65-71 (Diggle, pp. 183-184). Per un quadro d’assieme, mi sia
per questa edizione, che riguarda i primi cinque libri dell’opera, viene utilizzato anche
in Boulnois/Riedweg 2016. Per i libri restanti, dal sesto al decimo, vd. Kinzig/Brüg-
gemann/Kaufhold 2017.
216 Rocco Schembra
3 La traduzione è mia.
4 Riedweg/Kinzig/Brüggemann 2016.
5 De Andrés/Revilla 1967, pp. 71-72. Vd. anche Riedweg/Kinzig/Brüggemann
XXX-XXXI.
7 De Andrés/Revilla 1967, pp. 179-180. Vd. anche Riedweg/Kinzig/Brüggemann
2016, pp. XXXI-XXXIII, al quale si rimanda per una descrizione particolareggiata rela-
tivamente a tutti i codici della tradizione cirilliana.
8 RIEDWEG/KINZIG/BRÜGGEMANN 2016, p. LVII: «Der auf einen Hyparchetypus α zu-
(il quale nel 1468 aveva fatto dono della sua biblioteca alla Repubbli-
ca di Venezia), contiene solo i primi cinque libri del Contro Giuliano
ai ff. 202r-274v (il προσφώνημα è assente)9.
A questi manoscritti va aggiunto un codex deperditus, il cosiddetto
Capnioneus, indicato con la lettera greca κ, di cui va sottolineata l’im-
portanza, e nel contempo lamentata la perdita, per il fatto che, come
vedremo infra, costituì il modello greco per la prima traduzione in
latino del Contro Giuliano. Codice mirae antiquitatis lo definì An-
dreas Cratander10, editore e stampatore di primissimo piano dell’e-
poca della Riforma, cui si deve un numero considerevole di edizioni
a stampa, molte delle quali principes, di testi greci e latini, anche cri-
stiani. Il Capnioneus apparteneva a Johannes Reuchlin, dal cui nome
grecizzato traeva la sua denominazione, ed era stato verosimilmente
vergato tra il 1300 e il 1350. Tale manoscritto, si crede, poté andare
distrutto in occasione dell’incendio appiccato dai Francesi che deva-
stò la città di Weilerstadt nel 164811.
In sintesi, a quanto si apprende dalla collatio operata da Riedweg:
nell’archetipo ω si dovevano trovare già solo il προσφώνημα e i pri-
mi 10 libri, e non altro; la tradizione manoscritta è bipartita (α e β);
il ramo α è il peggio documentato, in quanto non ha il προσφώνημα
e reca solo i primi 5 libri, motivo per cui la constitutio textus dei libri
dal 6 al 10 risulta più ardua; il perduto manoscritto κ, come si ricava
dall’editio princeps da esso derivata, pur appartenendo al ramo α,
talvolta presentava le stesse lezioni di β (migliori) contro V (e dun-
que, in tal caso, bisogna parlare di errori peculiari di V).
Tornando adesso alla nostra questione, rileviamo come, relativa-
mente al verbo εἷλκε di cui sopra, esso è riportato così nei manoscrit-
9 Il codice è il frutto del lavoro di tre copisti, il principale dei quali fu Demetrios
Kaniskes Kabasilas, cui si deve, fra l’altro, la trascrizione della maggior parte del Contro
Giuliano. Per quanto concerne la datazione del manoscritto, viene solitamente accolta
la proposta di Turyn 1972, pp. 196-198, praes. 197 di estendere alla composizione di
tutto il codice la data che Kabasilas appose alla fine della copia della Filocalia, ossia il 12
maggio 1343. E poiché egli apparteneva al clero di Tessalonica a far data dal 1337-1338,
è verosimile che il codice sia stato vergato in quella città. Vd. Mioni 1981, pp. 169-170,
nonché Riedweg/Kinzig/Brüggemann 2016, pp. XXV-XXVII.
10 Per un quadro completo e dettagliato dell’attività di Andreas Cratander, vd.
14 Si confrontino, e.g., casi come Hor. serm. 1, 3, 107-110 (Klingner, p. 175): nam
fuit ante Helenam cunnus taeterrima belli / causa, sed ignotis perierunt mortibus illi,
/ quos venerem incertam rapientis more ferarum / viribus editior caedebat ut in grege
taurus; Liv. 26, 13, 15 (Walsh, 14): nec dirui incendique patriam videbo, nec rapi ad stu-
prum matres Campanas virginesque et ingenuos pueros; Ov. ars 1, 667-680 (Ehwald, p.
201): tantum ne noceant teneris male rapta labellis, / neve queri possit dura fuisse, cave!
/ oscula qui sumpsit, si non et cetera sumpsit, / haec quoque, quae data sunt, perdere di-
Nota a Cyr. Juln. 5, 31, 40 219
gnus erit. / quantum defuerat pleno post oscula voto? / ei mihi! rusticitas, non pudor ille
fuit! / vim licet appelles, gratast vis ista puellis: / quod iuvat, invitae saepe dedisse volunt. /
quaecumquest Veneris subita violata rapina, / gaudet, et inprobitas muneris instar
habet; / at quae cum posset cogi, non tacta recessit, / ut simulet vultu gaudia, tristis erit. /
vim passast Phoebe, vis est allata sorori; / et gratus raptae raptor uterque fuit; Tac. hist.
3, 41, 1 (Le Bonniec, p. 106): sed Valens ne in tanto quidem discrimine infamia caruit,
quo minus rapere inlicitas voluptates adulteriisque ac stupris polluere hospitum domus
crederetur...
15 La questione, tuttavia, non è così pacifica, in quanto l’azione di violenza ai danni
di Cassandra risulta soprattutto evidente a partire dalle fonti ellenistiche, e poi confer-
mata da quelle imperiali: cf., e.g., Lyc. 348-360; Call. 45; Str. 6, 1, 14; 13.1.40; D.Chr.
11, 153; Plu. Her. mal. 856F; Apollod. epit. 5, 22; Q.S. 13, 420-429; Triph. 647-650.
Mazzoldi 2001, praes. pp. 31-61, afferma che nelle fonti pre-ellenistiche la gravità
dell’oltraggio di Aiace Oileo non deriverebbe dall’azione dello stupro ai danni della
vergine troiana, ma esclusivamente dall’atto di ὕβρις nei confronti della dea Atena, che
si manifesta con il gesto di trascinamento di Cassandra e quindi con la violazione del
diritto di asilo. Gli studiosi sono comunque divisi riguardo a ciò (vd., e.g., già Davreux
1942, praes. pp. 11-16, e bibliografia successiva, che sosteneva lo stupro anche nelle
fonti arcaiche e classiche).
16 Canisius 1546, pp. 162-256.
exemplari usque adeo depravato usi, candide Lector, ut nobis Delio natatore passim
fuerit opus. Sustulimus mendas pene infinitas, idquod non poteris ipse non ingenue
fateri, si nostram editionem cum priori illa contuleris. Si quid vero hiulcum aut mu-
tilum uspiam deprehenderis, id puta nos non alia de causa intactum reliquisse, quam
quod videretur integritati suae restitui non posse citra Graeci exemplaris adminiculum,
cuius nobis copia ad manum non fuit. Hoc propterea silentio praeterire noluimus, ne
vel inscitiae, vel negligentiae dicam nobis impingeres, si forte in huiusmodi aliquid
incideris».
220 Rocco Schembra
l’autore di questo notevole numero di glosse sarebbe stato David Hoeschel, dotto uma-
nista di Augsburg, vissuto dal 1556 al 1617. La sua attività di glossatore, indicata con
Q2 in relazione a Q, è stata rinvenuta anche in note marginali ai manoscritti B (Mün-
chen, Bayerische Staatsbibliothek, gr. 65, chart., a. 1550 ca., vergato, nella sezione che
riguarda Cirillo, da Emmanuel Bambaines, discendente, secondo la ricostruzione di
Riedweg, dallo stesso subarchetipo ε2 da cui deriva anche C), I (Città del Vaticano,
Biblioteca Apostolica Vaticana, Pal. gr. 339, chart., saec. XVI, appartenuto originaria-
mente al prelato e dotto umanista Giovanni Battista Egnazio, al secolo Cipelli) e H (vd.
descrizione supra), che sono tutti e tre degli apografi contaminati appartenenti al ramo
α. Pertanto, le glosse marginali indicate con I2, B5, H3 e Q2 apparterrebbero alla stessa
mano di Hoeschel, il quale assai verosimilmente aveva in programma una edizione del
Contro Giuliano che non portò mai a termine. Secondo l’ipotesi di Riedweg, il fatto
che Q2 faccia sovente menzione nelle sue glosse dei codici I B H fa probabilmente di
Q un codice vergato ad Augsburg in vista proprio di questa edizione hoescheliana di
Cirillo (RIEDWEG/Kinzig/Brüggemann 2016, p. XLVII: «Auf dem Hintergrund der
hier vorgelegten Beobachtungen drängt sich jedenfalls die Vermutung auf, dass die
Handschrift Q, in welche die Kollationen von IBH eingeflossen sind, im Hinblick auf
diesen von Hoeschel geplanten Druck in Augsburg selbst angefertigt wurde»).
24 Aubertus 1638, p. 175.
I was taken from the bilingual edition by Nicolaus Borbonius included in his Poematia
exposita, published in Paris in 1630 [...] The other books were translated by Aubert
himself. He knew, however, the translation by Oecolampadius».
222 Rocco Schembra
26 Cf. Lys. 1, 12 (Carey, p. 4): Πειρᾷς ἐνταῦθα τὴν παιδίσκην· καὶ πρότερον δὲ
μεθύων εἷλκες αὐτήν.
27 La stessa situazione presente in Aubertus 1638 si ripete in Spanheim 1696 (nel
tenenti al ramo α.
Nota a Cyr. Juln. 5, 31, 40 223
29 La scelta del verbo rapio potrebbe essere stata suggerita a Oecolampadius 1528
per suggestione da un passo come Prop. 4, 11, 117 (Fedeli, p. 222): victor Oiliade, rape
nunc et dilige vatem. Lo stesso verbo, in composizione, in Lucil. 26, 656-657 (Marx, p.
45): nec minimo est <nec> prosperatur pax quod Cassandram <Locrus> / signo deripuit;
e in Hyg. fab. 116 (Boriaud, p. 89): quod Cassandram Aiax Locrus a signo Palladio
abripuerat.
30 Non così, invece, la traduzione a cura di Gasparus Stiblinus nell’edizione euripi-
dea basileense del 1562 per i tipi di Johannes Oporinus, in cui si legge per vim raptavit
ad stuprum.
224 Rocco Schembra
31 Verg. Aen. 2, 403-406 (Conte, 47). Lo stesso verbo sembra riutilizzato in Ov. Met.
410, ma il passo è corrotto. Risulta utile leggere Pardini 1989, pp. 201-206.
32 Cf. n. 2.
34 Di questa glossa interlineare Diggle 1981 tace, così come gli editori precedenti
(ho controllato Porson 1819; Dindorf 1841; Kirchhoff 1852 e 1867; Tyrrell 1907).
La riporta, invece, in apparato Biehl 1970.
Nota a Cyr. Juln. 5, 31, 40 225
[…]
15 ]ο̣ν πέδιον κατῆ˼χε˻·
λ]˼ύ̣[σσ]αν ἦλθ’ ὀλόα[ν] ἔχων
].[]. νας˼ Πάλλα˻δ˼ος, ἂ θέω˻ν˼
˼σ̣ι θε]οσύλαισι πάντων
19 ].·˼τ̣α μ̣ακάρων πέ̣φυκε·
˼σ̣ι δ’ ἄ̣μ̣φο]ιν παρθενίκαν ἔλων
˼π̣α̣ρεστάκο]ισαν ἀγάλματι
˼ὀ Λ˻ό˼κρος οὐδ’ ἔ]δεισε
23 ˼.ο̣ς̣ πολέμω δότε̣˻ρ˼ρ̣]αν
˼ν· ἀ| δὲ δεῖ̣νον ὐπ’ ˻ὄ˼]φρυσι
- σμ[ ˼π̣˻ε˼|λ̣˻ι˼δν̣ώθεισα κὰ̣τ οἴνοπα
- ἄ̣ιξ̣̣ [ε˼ πόντ̣ο̣˻ν˼ [...]
35 Cito i vv. 15-26 per una migliore contestualizzazione. Il testo è riportato secondo
l’edizione Voigt 1971, pp. 274-278. Cf. anche Lobel/Page 1955, p. 233. Page 1974,
p. 81, integra come segue: Δαρδάνι]ον πέδιον κατῆχε· / Αἴας δὲ λ]ύσσαν ἦλθ’ ὀλόαν
ἔχων / ἐς ναῦο]ν ἄγνας Πάλλαδος, ἀ θέων / θνάτοι]σι θεοσύλαισι πάντων / αἰνο]τάτα
μακάρων πέφυκε· / χέρρεσ]σι δ’ ἄμφοιν παρθενίκαν ἔλων / σέμνωι] παρεστάκοισαν
ἀγάλματι / ὔβρισσ’] ὀ Λ[ό]κρος, οὐδ’ ἔδεισε / παῖδα Δ]ίος πολέμω δότε[ρ]ρ ̣αν / ]ν· ἀ δὲ
δεῖνον ὐπ’ [ὄ]φρυσιν / ]π[ε]λ[ι]δνώεισα κὰτ οἴνοπα / πόν]το[ν] [...].
226 Rocco Schembra
dato che salta subito agli occhi è che il verbo adoperato da Alceo per
indicare l’azione di forza di Aiace contro la vittima indifesa è ἔλων,
ossia lo stesso che si sarebbe presentato, sotto forma di variante, nel
codice V di Euripide e nel codice anch’esso V del Contro Giuliano
di Cirillo.
A questo punto, s’impone maggiore cautela. Se prescindiamo
dall’Ilioupersis attribuita ad Arctino di Mileto, e per la quale la data-
zione non è del tutto certa, Alceo è per noi la fonte più antica da cui
possiamo ricavare informazioni sulla violenza perpetrata ai danni
di Cassandra. Che egli avesse adoperato il verbo ἔλων per esprime-
re tale misfatto non deve passare inosservato. Forse ciò poté essere
noto anche ad Euripide, che piuttosto che uniformarsi al poeta eo-
lico, avrebbe innovato, scegliendo l’idea più dinamica, e quindi più
tragica, del trascinamento, espressa da εἷλκε (che comunque, come
abbiamo visto, reca in sé anche il concetto della violenza sessuale).
Alla luce di queste considerazioni, ritengo innanzi tutto necessario
il fatto che le future edizioni critiche tanto delle Troiane di Euripide
quanto del Contro Giuliano di Cirillo di Alessandria, a prescindere
dalla scelta editoriale che si deciderà di operare nei rispettivi testi,
rechino un apparato che renda giustizia di tutta questa articolata si-
tuazione, compresa la testimonianza di Alceo, da riportare sotto for-
ma di confronto o locus parallelus; mi sembra, inoltre, probabile che
già in una fase primigenia di codifica letteraria del mito della violen-
za subìta da Cassandra per mano di Aiace Oileo, l’idea dell’afferrare
con forza per immobilizzare e stuprare, resa abbastanza bene dalla
radice verbale √ἑλ, fosse concorrenziale con quella del trascinamen-
to, o comunque tale che l’una non dovesse escludere l’altra. Non
voglio arrivare a ipotizzare in Euripide la presenza di una variante
d’autore (e nemmeno risalente agli attori), perché credo che non
ci siano prove sufficienti in tal senso; né credo si possa argomenta-
re irrefutabilmente che Cirillo le conoscesse entrambe. E tuttavia,
la presenza in Alceo di ἔλων deve lasciare spazio alla riflessione e
la questione, impostata in questi termini e deliberatamente lasciata
aperta, può servire ad arricchire la nostra conoscenza dei percorsi,
sovente tortuosi, della tradizione manoscritta degli autori antichi.
Nota a Cyr. Juln. 5, 31, 40 227
Bibliografia
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2000.
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tica XL: Papers presented to the Fourteenth International Conference on
Patristic Studies, Oxford 2003, edd. F. Young, M. Edwards, P. Paris,
Leuven, Paris, Dudley (MA) 2006.
228 Rocco Schembra
Abstract
The variant reading εἷλε in Cyr. Juln. 5, 31, 40 (a passage belonging
to a quotation from Euripides’ The Trojan Women) is observed in
manuscript V only. Riedweg’s edition (2016) considers it deterior
if compared to εἷλκε of the potiores. But it should perhaps be re-
considered, because the same variant reading already belongs to the
Euripidean manuscripts, and because Alcaeus (fr. 298, P.Oxy. 2303,
I century AD), telling the same myth of the violence perpetrated
by Ajax the Lesser against Cassandra, uses the participle ἔλων. We
could perhaps believe that already in a primitive phase of the literary
codification of the myth, the idea of grasping forcefully to immobi-
lize and rape was competitive with that of dragging (εἷλε / εἷλκε).