Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
MANTOVANA
A
147
rivista semestrale primavera 2019
quarta serie anno LIV n. 147 primavera 2019
S
L
a seconda carta di Mantova, successiva di oltre vent’anni alla prima
datata 1596 e anch’essa intitolata Urbis Mantuae descriptio, realizzata
da Bertazzolo entro il 1620 come spiegherò in seguito1, verrà stampata
postuma dal curatore o editore Lodovico Delfichi nel 1628, due anni dopo la
scomparsa dell’autore, che da decenni si dedicava alla sua realizzazione, e anche
del duca Ferdinando Gonzaga, che ne era stato l’ultimo mecenate. Conosciuta
e studiata finora in due esemplari mantovani identici tra loro2, non era ancora
stata affrontata l’indagine di quali parti fossero da ricondurre all’opera diretta
dell’ingegnere e cartografo mantovano e quali invece al completamento o alle
modifiche dell’editore.
La comparsa di una versione ulteriore, conservata a Parigi presso la Bibliothèque
nationale de France3, che presenta profonde differenze e intere parti derivanti
da matrici diverse dall’esemplare Delfichi, offre l’occasione per una compara-
zione4. Con questo intervento intendo proporre alcune osservazioni frutto del
confronto fra la versione mantovana, che chiameremo «versione Delfichi», e
quella parigina5.
La novità dello studio e la mancanza, al momento, di fonti archivistiche
sull’edizione ritrovata determinano più quesiti che risposte e prospettano futuri
approfondimenti. La grande stampa, pressoché identica agli esemplari della
«versione Delfichi» rispetto alle dimensioni, al numero di matrici e ai fogli
incisi (800 × 1140 mm circa), deriva da sette distinti rami: due verticali sul lato
sinistro, tre centrali (una fascia stretta superiore, un grande riquadro centrale
e un riquadro inferiore) e due verticali sul lato destro.
La fascia superiore centrale, che contiene un cartiglio, con la dichiarazione
di paternità e la data, sormontato dal titolo «urbis mantuae descriptio» a
lettere capitali, nel confronto tra le due varianti consente già qualche accenno
alla ricostruzione della successione cronologica delle due versioni.
2. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 3. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare di scriptio, versione francese, particolare di uno
uno stemma. Mantova, Biblioteca Comunale stemma. Parigi, Bibliothèque nationale de
Teresiana, Stampe Rotolo 1. France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).
più a sinistra, per creare un minimo di distanza prima della parola «gabrie-
le», spazio in cui si intravede mal cancellata la «d» nella posizione precedente,
corrispondente alle stampe mantovane. L’ottava parola nella versione Delfichi
è scritta «sciograpice», mentre la stampa in Francia mostra che la «a» e la
«p» vengono riscritte arretrate per poter inserire la «h» mancante. L’iscrizione
continua poi identica nelle due varianti con la dedica a Carlo i Gonzaga Nevers.
La correzione di un errore ortografico depone, quindi, ulteriormente a favore
di una cronologia successiva per l’esemplare parigino.
Il riquadro centrale, che include la raffigurazione dell’intera città racchiusa
dai laghi e dell’isola del Te, è anch’esso stampato in entrambe le edizioni a partire
dalla stessa matrice. Ne sono prova evidente ancora una volta le cancellazioni
imperfette, che lasciano i fantasmi di alcuni edifici sui lati settentrionale e occi-
dentale della piazza della Fiera, e la corrispondenza generale dell’intera rappre-
sentazione. Alcune varianti notevoli e altre di dettaglio vanno però segnalate. In
molti punti della raffigurazione l’incisore è intervenuto aggiungendo tratteggi
nelle ombreggiature degli edifici e nella definizione delle tegole. L’ancona, poi
prosciugata per realizzare piazza Virgiliana, appare nell’esemplare Delfichi ca-
ratterizzata da una lunga propaggine d’acqua che lambisce gli orti fin quasi a
sfiorare la via oggi Cavour (figg. 4 e 5). Nella carta francese lo specchio d’acqua è
più limitato, risultando però simile a com’era raffigurato nell’edizione del 1596.
Questa somiglianza contrasta con l’interpretazione istintiva di un prosciugamen-
to attuato nei pochi anni che separano le due edizioni e registrato dalle mappe.
Altre aggiunte riguardano la muraglia che completa e chiude la via (ora Cairoli)
4. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 5. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare scriptio, versione francese, particolare dell’an-
dell’ancona e di Sant’Anna. Mantova, Biblio- cona e di Sant’Anna. Parigi, Bibliothèque na-
teca Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. tionale de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).
6. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 7. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare del scriptio, versione francese, particolare del cam-
campanile di Santa Barbara. Mantova, Bi- panile di Santa Barbara. Parigi, Bibliothèque
blioteca Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. nationale de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).
8. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 9. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare scriptio, versione francese, particolare dell’O-
dell’Ospedale Grande. Mantova, Biblioteca spedale Grande. Parigi, Bibliothèque nationale
Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).
10. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 11. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare del descriptio, versione francese, particolare del
convento dei Cappuccini. Mantova, Biblioteca convento dei Cappuccini. Parigi, Bibliothèque
Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. nationale de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).
impressa con il rame che l’editore aveva già certamente predisposto e che è
stato usato nella versione Delfichi del 1628. I pochi lembi di paesaggio sono
congruenti, ma non risultano identici, e le due didascalie dedicate a «Pietolo»
e al «Corno» sono riprese uguali nel testo, ma con grafie diverse. Nel riquadro
di «Pietolo» sparisce anche l’annotazione «come qui sotto» che rimanda al
riferimento a Virgilio della targa dedicatoria.
La continuità del fregio inferiore, che nella versione Delfichi risultava in con-
troparte, con chiaroscuri invertiti negli ovali, è invece corretta. Ma la differenza
più notevole è la dedica al duca Ferdinando, alla sposa Caterina Medici e alla
celebrazione dei precedenti storici di simili unioni dinastiche o leggendarie: ciò
conferma l’impressione che ci si riferisca a un matrimonio celebrato di recente;
infatti l’avvenimento, che risale al febbraio 1617, può ancora essere degno di
omaggio negli anni entro il 1620. È suggestiva e coerente con la datazione di
cui si è detto l’ipotesi che si utilizzi la lastra originaria di Bertazzolo, riportante
la dedica a Ferdinando Gonzaga, che nel 1620 era al potere (o stampe ricavate
dal rame di tale originario riquadro), e che l’editore Delfichi nel 1628 dovette
necessariamente rimpiazzare con la propria dedica a un nuovo duca. Ma gli
elementi a favore di tale soluzione non sono in realtà decisivi. I confronti grafo-
logici devono essere approfonditi e non paiono, a un primo esame, conformi alle
iscrizioni del riquadro centrale. Non c’è una scioltezza e immediatezza del tratto
che deponga a favore di una stesura originale. Sembra però incongruente pensare
che venga ricreata ad hoc una lastra dedicata a Ferdinando, che era morto nel
1626, mentre nella fascia centrale si ribadisce e si sottolinea, col completamento
dello stemma, la dedica a Carlo i Gonzaga Nevers, il duca regnante negli anni
di questa impresa calcografica. Non resta che sospendere ogni conclusione e
sperare nella ricomparsa di ulteriori esemplari che possano sostenere più proficue
congetture sull’assemblaggio delle parti delle diverse versioni.
Il riquadro superiore di destra non presenta particolari differenze tra le due
edizioni, ma quella francese mostra i segni di rami fortemente usurati con zone
quasi illeggibili. È possibile, quindi, che nel periodo che separa le due varianti
le lastre siano state utilizzate per imprimere numerose copie e l’eventualità della
ricomparsa di nuovi esemplari non è da scartare.
Il riquadro inferiore di destra è anch’esso, come l’omologo di sinistra, stam-
pato da una matrice diversa rispetto alla versione Delfichi. Anche qui i dettagli
figurativi e ornamentali risultano simili, ma meno spontanei nel tratto, dando
l’impressione di essere copia della prima stesura. La targa che contiene la legenda
e la numerazione degli edifici presenta una grafia non identica. La stesura delle
frasi inizialmente tende a mantenere la stessa disposizione di righe e spazi, ma
finisce presto col perdere la coincidenza. Vale la pena rilevare alcune modifiche
e qualche correzione anche in questo caso. Un singolo edificio sulle due righe
numerate «73» e «74», che Delfichi descrive come «Palazzo delle Bollette per la
ABSTRACT
The recently found Parisian version of Bertazzolo’s Urbis Mantuae descriptio of the Biblio-
thèque nationale shows, besides the differences with the Mantuan specimens pointed out
by Pagliari, entire parts derived from a different matrix. Andrea Torelli compares the two
versions and analyses the major differences as regards text and cartography.
NOTE
abbreviazioni
BCTMn Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova
1. Anche Attilio Portioli era riuscito a leggere questa data nel 1875. Cfr. A. Portioli, Carte
e memorie geografiche in Mantova, Mantova, Eredi Segna, 1875, p. 10.
2. L’esemplare più noto si trova nella BCTMn, Sezione Gabinetto delle stampe e dei
disegni, Stampe Rotolo 1. Il secondo si trova in una collezione privata mantovana
(famiglia Nicolini). Cfr. il saggio di Irma Pagliari in questo stesso quaderno.
3. L’esemplare è conservato presso la Bibliothèque nationale de France, Département
Cartes et Plans, ge bb-246 (xiii, 96-97 res), volume xiii de la collection Gaston
d’Orléans contenant la description d’Italie, tome ii; 96-97. https://catalogue.bnf.fr/
ark:/12148/cb41489109h
4. Per le vicende storiche relative agli esemplari mantovani e osservazioni sull’esemplare
parigino si veda il saggio di Irma Pagliari.
5. Per il confronto con l’esemplare francese qui utilizzerò l’esemplare della Teresiana.
6. Cfr. G. Malacarne, I Gonzaga di Mantova. Una stirpe per una capitale europea, V:
Morte di una dinastia. I Gonzaga-Nevers, da Carlo I a Ferdinando Carlo (1628-1708),
Modena, Il Bulino, 2008, p. 39.
7. Biblioteca Marucelliana di Firenze, Ufficio Disegni e Stampe, dis. vol. f 96, Progetto
per un campanile con misure e note scritte, fra cui: «di S.a Barbara». Pasquale Nerino
Ferri, autore dell’inventario della collezione di disegni della Marucelliana redatto
all’inizio del xx secolo, lo attribuisce a Vincenzo Scamozzi (Vicenza 1552 - Venezia
1616). La proposta di attribuzione al Bertani risale al 2013. Cfr. A. Russo, Un disegno di
Giovan Battista Bertani per il campanile della basilica palatina di S. Barbara a Mantova,
«Palladio. Rivista di storia dell’architettura e restauro», 51 (2013), pp. 107-116.
8. Potrebbe invece trattarsi, vista la posizione laterale sulla via, della seconda chiesa perti-
nente all’Ospedale Grande, intitolata a Santa Maria della Scala o del Latte. Ringrazio
Roberta Benedusi per avermi segnalato questa possibilità.
9. BCTMn, Stampe Album b 15. Cfr. anche la riproduzione fotografica in D. Ferrari,
Mantova nelle stampe. Trecentottanta carte, piante e vedute del territorio mantovano,
Brescia, Grafo, 1985, pp. 61-63.
10. BCTMn, Stampe Album b 16. Cfr. Ferrari, Mantova nelle stampe, cit., pp. 64-66.
11. BCTMn, Stampe Album a 18. Cfr. Ferrari, Mantova nelle stampe, cit., pp. 51-52.
12. BCTMn, Stampe Album a 13. Cfr. Ferrari, Mantova nelle stampe, cit., p. 56.