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CIVILTÀ

MANTOVANA
A  
147
rivista semestrale primavera 2019
quarta serie anno LIV n. 147 primavera 2019

S 

Andrea Mantegna, «venuto da ca del diavolo a pàsersi qui»


di Rodolfo Signorini 10
Una rilettura dell’iconologia quattrocentesca del Sant’Andrea di Mantova
di don Giuseppe Rubini 19
Il ritratto di Vespasiano Gonzaga Colonna di Anthonis Mor.
Una piccola analisi iconografica e stilistica
di Yumiko Mochizuki 36
I trattati di estradizione tra Pico e Gonzaga dal xv al xvii secolo
di Enzo Ghidoni 48
Le donne di casa Pernstein tra Boemia, Spagna e Italia.
La parentela femminile di Francesco Gonzaga
di Pavel Marek 85
Una nota ancora su Rubens e Viani
di Giulio Girondi 96
Urbis Mantuae descriptio di Gabriele Bertazzolo.
Rinvenuto in Francia un esemplare della seconda pianta di Mantova
dedicato a Ferdinando Gonzaga e Caterina de’ Medici
di Irma Pagliari 102
Urbis Mantuae descriptio di Gabriele Bertazzolo.
Stampe della seconda pianta a confronto
di Andrea Torelli 125
Fonti documentarie di interesse ungherese
presso l’Archivio di Stato di Mantova
di Daniela Ferrari 135
Spostare l’accento. Nota in margine alla mostra
«Disordini paratattici» di Renzo Margonari
di Claudio Fraccari 150
Manifestazioni e libri 155
ANDREA TORELLI

Urbis Mantuae descriptio di Gabriele Bertazzolo


STAMPE DELLA SECONDA PIANTA A CONFRONTO

L
a seconda carta di Mantova, successiva di oltre vent’anni alla prima
datata 1596 e anch’essa intitolata Urbis Mantuae descriptio, realizzata
da Bertazzolo entro il 1620 come spiegherò in seguito1, verrà stampata
postuma dal curatore o editore Lodovico Delfichi nel 1628, due anni dopo la
scomparsa dell’autore, che da decenni si dedicava alla sua realizzazione, e anche
del duca Ferdinando Gonzaga, che ne era stato l’ultimo mecenate. Conosciuta
e studiata finora in due esemplari mantovani identici tra loro2, non era ancora
stata affrontata l’indagine di quali parti fossero da ricondurre all’opera diretta
dell’ingegnere e cartografo mantovano e quali invece al completamento o alle
modifiche dell’editore.
La comparsa di una versione ulteriore, conservata a Parigi presso la Bibliothèque
nationale de France3, che presenta profonde differenze e intere parti derivanti
da matrici diverse dall’esemplare Delfichi, offre l’occasione per una compara-
zione4. Con questo intervento intendo proporre alcune osservazioni frutto del
confronto fra la versione mantovana, che chiameremo «versione Delfichi», e
quella parigina5.
La novità dello studio e la mancanza, al momento, di fonti archivistiche
sull’edizione ritrovata determinano più quesiti che risposte e prospettano futuri
approfondimenti. La grande stampa, pressoché identica agli esemplari della
«versione Delfichi» rispetto alle dimensioni, al numero di matrici e ai fogli
incisi (800 × 1140 mm circa), deriva da sette distinti rami: due verticali sul lato
sinistro, tre centrali (una fascia stretta superiore, un grande riquadro centrale
e un riquadro inferiore) e due verticali sul lato destro.
La fascia superiore centrale, che contiene un cartiglio, con la dichiarazione
di paternità e la data, sormontato dal titolo «urbis mantuae descriptio» a
lettere capitali, nel confronto tra le due varianti consente già qualche accenno
alla ricostruzione della successione cronologica delle due versioni.

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126 A. Torelli

1. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae


descriptio, versione Delfichi 1628,
particolare del sottotitolo. Mantova,
Biblioteca Comunale Teresiana,
Stampe Rotolo 1.

La matrice di partenza è certamente uguale nelle due edizioni, poiché por-


ta tracce identiche di una scrittura originale abrasa, di cui resta decifrabile la
data «m.d.cxx» per non essere stata sovrascritta (fig. 1). Era quindi al 1620 che
Gabriele Bertazzolo aveva fissato la data di pubblicazione della stampa.
Partendo da sinistra, nella versione Delfichi si vede che il curioso stemma
con volto grottesco e panoplie non contiene più alcuna immagine ma solo la-
bili segni residui, mentre nell’esemplare parigino lo stemma è completato con
l’impresa del Sole nella fascia dello zodiaco tra Leone e Bilancia con il motto
«nec retrogredior nec devio» (figg. 2 e 3). Tenuto conto che la lettera
che ho sottolineato nella dizione corretta dovrebbe essere una «a», l’impresa
appartiene sicuramente a Carlo i Gonzaga Nevers6.
Il completamento del disegno entro lo stemma è un primo indizio che
l’esemplare finito in Francia dovrebbe essere successivo, almeno nella stampa
di tale fascia, a quelli conservati a Mantova. Il cartiglio posto sotto al titolo
contiene alcuni degli elementi più significativi. Sebbene l’iscrizione riportata
mantenga lo stesso testo in entrambe le versioni, l’esemplare francese mostra
alcune modifiche. Le prime tre parole «ab olim d.» vengono riscritte un po’

2. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 3. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare di scriptio, versione francese, particolare di uno
uno stemma. Mantova, Biblioteca Comunale stemma. Parigi, Bibliothèque nationale de
Teresiana, Stampe Rotolo 1. France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).

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«Urbis Mantuae descriptio»: stampe della seconda pianta a confronto 127

più a sinistra, per creare un minimo di distanza prima della parola «gabrie-
le», spazio in cui si intravede mal cancellata la «d» nella posizione precedente,
corrispondente alle stampe mantovane. L’ottava parola nella versione Delfichi
è scritta «sciograpice», mentre la stampa in Francia mostra che la «a» e la
«p» vengono riscritte arretrate per poter inserire la «h» mancante. L’iscrizione
continua poi identica nelle due varianti con la dedica a Carlo i Gonzaga Nevers.
La correzione di un errore ortografico depone, quindi, ulteriormente a favore
di una cronologia successiva per l’esemplare parigino.
Il riquadro centrale, che include la raffigurazione dell’intera città racchiusa
dai laghi e dell’isola del Te, è anch’esso stampato in entrambe le edizioni a partire
dalla stessa matrice. Ne sono prova evidente ancora una volta le cancellazioni
imperfette, che lasciano i fantasmi di alcuni edifici sui lati settentrionale e occi-
dentale della piazza della Fiera, e la corrispondenza generale dell’intera rappre-
sentazione. Alcune varianti notevoli e altre di dettaglio vanno però segnalate. In
molti punti della raffigurazione l’incisore è intervenuto aggiungendo tratteggi
nelle ombreggiature degli edifici e nella definizione delle tegole. L’ancona, poi
prosciugata per realizzare piazza Virgiliana, appare nell’esemplare Delfichi ca-
ratterizzata da una lunga propaggine d’acqua che lambisce gli orti fin quasi a
sfiorare la via oggi Cavour (figg. 4 e 5). Nella carta francese lo specchio d’acqua è
più limitato, risultando però simile a com’era raffigurato nell’edizione del 1596.
Questa somiglianza contrasta con l’interpretazione istintiva di un prosciugamen-
to attuato nei pochi anni che separano le due edizioni e registrato dalle mappe.
Altre aggiunte riguardano la muraglia che completa e chiude la via (ora Cairoli)

4. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 5. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare scriptio, versione francese, particolare dell’an-
dell’ancona e di Sant’Anna. Mantova, Biblio- cona e di Sant’Anna. Parigi, Bibliothèque na-
teca Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. tionale de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).

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128 A. Torelli

e il numero 192 in coincidenza di Santa Maria dell’Argine. Dobbiamo tenere


in considerazione l’ipotesi che disegno preparatorio, realizzazione dei rami,
correzioni, stampa da una singola matrice, abrasioni, ristampe, assemblaggio di
fogli frutto di diverse tirature, possano dar vita a sequenze non uniformi e cor-
rispondere a cronologie contraddittorie e per questo di difficile interpretazione.
Questo non è l’unico dettaglio della carta francese che appare più simile alla
carta del 1596 e decisamente diverso negli esemplari editi da Delfichi. Succede
anche per il campanile di Santa Barbara, nelle stampe mantovane composto da
cinque segmenti sormontati da cupola e pinnacolo, che risulta invece più sempli-
ce (e simile al progetto di Bertani, come appare nel disegno della Marucelliana7 e
come verrà realizzato) nell’edizione del 1596 e nella stampa francese (figg. 6 e 7).
Quattro lettere e due numeri vengono aggiunti nella variante di Parigi, si
tratta di una «a» in corrispondenza di Santa Maria della Cantelma, di una «b»
presso la chiesa di Santa Paola, di una «c» per la chiesa di Santa Elisabetta e di
una «d» per le Monache Carmelitane di Santa Teresa. I nomi corrispondenti
verranno a integrare la nuova legenda. Il numero «103», riportato in corrispon-
denza della preesistente casa di Pomponazzo, non era presente nella versione
Delfichi, ma compariva invece in legenda con la specifica «Il celebre studio».
Il secondo numero che viene aggiunto è il «193» relativo alla chiesa di
Sant’Anna per le derelitte. Anche in questo caso la legenda nel Delfichi registra la
denominazione e la numerazione, ma mancano le cifre nel punto corrisponden-
te. L’integrazione però non si limita all’aggiunta del numero, ma trasforma un
edificio anonimo in un edificio religioso tramite l’aggiunta del campanile (fig. 5).

6. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 7. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare del scriptio, versione francese, particolare del cam-
campanile di Santa Barbara. Mantova, Bi- panile di Santa Barbara. Parigi, Bibliothèque
blioteca Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. nationale de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).

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8. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 9. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de-
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare scriptio, versione francese, particolare dell’O-
dell’Ospedale Grande. Mantova, Biblioteca spedale Grande. Parigi, Bibliothèque nationale
Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).

Un’altra chiesa viene vistosamente ritoccata: si tratta, con numerazione


«182», di Santa Maria della Cornetta presso l’Ospedale Grande8. Nell’immagine
della versione Delfichi tale chiesa è descritta come un edificio aggettante di
forma rettangolare, mentre nella rielaborazione parigina presenta una cupola
che parrebbe emisferica (figg. 8 e 9).

10. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae de- 11. Gabriele Bertazzolo, Urbis Mantuae
scriptio, versione Delfichi 1628, particolare del descriptio, versione francese, particolare del
convento dei Cappuccini. Mantova, Biblioteca convento dei Cappuccini. Parigi, Bibliothèque
Comunale Teresiana, Stampe Rotolo 1. nationale de France, GE BB-246 (XIII, 96-97 RES).

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Altre piccole correzioni sono riscontrabili in qualche punto del riquadro.


Nella didascalia dedicata a porta Pradella viene aggiunta una lettera mancante
(una «o» in «dispossessare»); ad alcune casette di fronte a Santa Apollonia ven-
gono disegnate le tegole mancanti; nel giardino dei Cappuccini, di fronte a
San Gervasio, vengono tratteggiate le siepi e sulla vicina sponda del lago viene
aggiunto un interramento (figg. 10 e 11).
Non bisogna trascurare la valenza di questi cambiamenti pur minimi. Con-
frontando, per esempio, una delle più famose derivazioni dall’Urbis Mantuae
descriptio, realizzata da Pierre Mortier nel 1704 e intitolata La Ville de Man-
toue 9, si può constatare che l’intera veduta è ripresa fedelmente dalla versione
Delfichi, anche nei dettagli con varianti qui elencati, tranne che per gli orti
dei Cappuccini e l’interramento della sponda, che sono perfettamente uguali
a quelli descritti nella copia francese. Ma anche l’altra incisione che Mortier
dedica nello stesso anno a Mantova, La Ville et environs de Mantoue, attinge
in più punti da entrambe le versioni10. È difficile stabilire come interpretare
questa strana e inusuale ripresa da due modelli diversi: forse Mortier disponeva
di un’ulteriore versione che, nella sconosciuta vicenda di disegni, lastre, prove
di stampa e assemblaggi, mescolava fogli stampati da edizioni differenti, o forse
copiava da entrambe le versioni qui presentate. Altre mappe tradizionalmente
considerate derivazioni dal Bertazzolo del 1628, come la pianta di Matthäus
Merian del 1638 intitolata Mantova 11, oppure quella dal titolo Mantua, secondo
stato della stampa di Merian, pubblicata all’inizio del xviii secolo da Joseph
Friedrich Leopold12, mostrano la chiesetta di Sant’Anna col campanile, che pri-
ma della versione francese non compare mai, e a meno di ipotizzare la presenza
dei cartografi a Mantova per redigere o aggiornare le mappe, si deve considerare
che non abbiano utilizzato il solo esemplare Delfichi come prototipo.
La fascia centrale inferiore non sembra presentare alcuna differenza tra gli
esemplari mantovani e quello francese, se non dovuta a eventi conservativi delle
matrici o delle stesse stampe.
Il riquadro superiore di sinistra è anch’esso quasi identico, ma nella stampa
francese risultano cancellati i numeri «126», «161» e «129», relativi rispettivamente
a San Francesco da Paola sul Te, Santa Chiara sul Migliaretto e San Matteo fuori.
Non se ne capisce la ragione visto che nella legenda i numeri e i nomi corrispon-
denti sono presenti. È curioso che un errore presente nell’edizione Delfichi, la
«n» speculare nella parola «laberinto», che è sbaglio insidioso nell’incidere, ma
risulta evidente una volta stampato, non sia stato corretto nel rimettere mano
all’incisione, quando bastava modificare l’andamento del trattino diagonale.
Il riquadro inferiore di sinistra è sicuramente stampato da una matrice del
tutto diversa e pone il quesito più controverso a cui cercare una spiegazione.
Allo stato attuale degli studi non si riesce a ipotizzare perché la stampa presente
in Francia, a mio avviso di poco successiva all’esemplare Delfichi, non venga

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impressa con il rame che l’editore aveva già certamente predisposto e che è
stato usato nella versione Delfichi del 1628. I pochi lembi di paesaggio sono
congruenti, ma non risultano identici, e le due didascalie dedicate a «Pietolo»
e al «Corno» sono riprese uguali nel testo, ma con grafie diverse. Nel riquadro
di «Pietolo» sparisce anche l’annotazione «come qui sotto» che rimanda al
riferimento a Virgilio della targa dedicatoria.
La continuità del fregio inferiore, che nella versione Delfichi risultava in con-
troparte, con chiaroscuri invertiti negli ovali, è invece corretta. Ma la differenza
più notevole è la dedica al duca Ferdinando, alla sposa Caterina Medici e alla
celebrazione dei precedenti storici di simili unioni dinastiche o leggendarie: ciò
conferma l’impressione che ci si riferisca a un matrimonio celebrato di recente;
infatti l’avvenimento, che risale al febbraio 1617, può ancora essere degno di
omaggio negli anni entro il 1620. È suggestiva e coerente con la datazione di
cui si è detto l’ipotesi che si utilizzi la lastra originaria di Bertazzolo, riportante
la dedica a Ferdinando Gonzaga, che nel 1620 era al potere (o stampe ricavate
dal rame di tale originario riquadro), e che l’editore Delfichi nel 1628 dovette
necessariamente rimpiazzare con la propria dedica a un nuovo duca. Ma gli
elementi a favore di tale soluzione non sono in realtà decisivi. I confronti grafo-
logici devono essere approfonditi e non paiono, a un primo esame, conformi alle
iscrizioni del riquadro centrale. Non c’è una scioltezza e immediatezza del tratto
che deponga a favore di una stesura originale. Sembra però incongruente pensare
che venga ricreata ad hoc una lastra dedicata a Ferdinando, che era morto nel
1626, mentre nella fascia centrale si ribadisce e si sottolinea, col completamento
dello stemma, la dedica a Carlo i Gonzaga Nevers, il duca regnante negli anni
di questa impresa calcografica. Non resta che sospendere ogni conclusione e
sperare nella ricomparsa di ulteriori esemplari che possano sostenere più proficue
congetture sull’assemblaggio delle parti delle diverse versioni.
Il riquadro superiore di destra non presenta particolari differenze tra le due
edizioni, ma quella francese mostra i segni di rami fortemente usurati con zone
quasi illeggibili. È possibile, quindi, che nel periodo che separa le due varianti
le lastre siano state utilizzate per imprimere numerose copie e l’eventualità della
ricomparsa di nuovi esemplari non è da scartare.
Il riquadro inferiore di destra è anch’esso, come l’omologo di sinistra, stam-
pato da una matrice diversa rispetto alla versione Delfichi. Anche qui i dettagli
figurativi e ornamentali risultano simili, ma meno spontanei nel tratto, dando
l’impressione di essere copia della prima stesura. La targa che contiene la legenda
e la numerazione degli edifici presenta una grafia non identica. La stesura delle
frasi inizialmente tende a mantenere la stessa disposizione di righe e spazi, ma
finisce presto col perdere la coincidenza. Vale la pena rilevare alcune modifiche
e qualche correzione anche in questo caso. Un singolo edificio sulle due righe
numerate «73» e «74», che Delfichi descrive come «Palazzo delle Bollette per la

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consegna dei forestieri», viene cambiato nella versione parigina in «Palazzo e


Torre già delle bollete», che sembra forse registrare un cambio d’uso risalente a
un periodo non ben definito. Al numero «123 S. Tomaso P.» si aggiunge la di-
zione «Ministri delli Infermi», coerente con la funzione ospedaliera della chiesa.
Una correzione riguarda due chiese che la stampa Delfichi segnala entrambe
al numero «127», ripetuto nella zona fuori Porto in coincidenza degli edifici:
nella legenda esse vengono unificate in «S. Gio: Buono in Ongheria». La carta
francese opportunamente svolge in due righe numerate «127» e «127*» le intito-
lazioni di «S. Gio: Buono», nella prima riga, e «S. Pietro in Ongaria» nella riga
sottostante. Il numero «128 S. Ruffino fuori», completato diventa «S. Ruffino
fuori a porto», e alla stessa maniera il «129 S. Matheo fuori» si integra in «S.
Matheo fuori a cerese».
Per «S. Ambrgio» al numero «138» è stata dimenticata una «o», che viene
incisa molto piccola in posizione apicale, «S Ambr°gio». Un altro intervento
che corregge una svista è al numero «146», dove Delfichi aveva erroneamente
ripetuto l’intitolazione «S. Geruaso» già presente al numero «137». Nella copia
francese il numero sparisce con la didascalia inutile, lasciando un salto nella
sequenza. Sotto al numero «157», come già segnalato, vengono aggiunte le let-
tere «a S. Maria di Presentazione a la Cantelma, b S. Paola e c S. Elisabetta».
Un’ulteriore aggiunta si registra dopo il numero «166» con la lettera «d Monache
Carmelitane di S. Teresa».

Considerata la straordinaria ricchezza di dettagli della raffigurazione, è pro-


babile che alcune differenze siano sfuggite a questa prima analisi. Con questo
saggio, nel portare all’attenzione degli studiosi la carta parigina, mi auguro di
stimolare nuove osservazioni e nuove indagini. Quanto al trarre conclusioni
sullo svilupparsi esatto delle due imprese editoriali, allo stato delle conoscenze
è azzardato proporre una ricostruzione che possa dar conto di ogni dubbio.
La successione cronologica sembra indicare, almeno per alcuni riquadri, che
la stampa francese possa essere successiva all’edizione Delfichi datata 1628. Il
riquadro con la dedica a Ferdinando e Caterina è invece, almeno storicamente,
precedente, ma potrebbe trattarsi di un riutilizzo della lastra, o di fogli stam-
pati anche anni prima e accostati in questo modo per motivi e con criteri che
restano per ora oscuri.

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ABSTRACT
The recently found Parisian version of Bertazzolo’s Urbis Mantuae descriptio of the Biblio-
thèque nationale shows, besides the differences with the Mantuan specimens pointed out
by Pagliari, entire parts derived from a different matrix. Andrea Torelli compares the two
versions and analyses the major differences as regards text and cartography.

NOTE
abbreviazioni
BCTMn Biblioteca Comunale Teresiana di Mantova

1. Anche Attilio Portioli era riuscito a leggere questa data nel 1875. Cfr. A. Portioli, Carte
e memorie geografiche in Mantova, Mantova, Eredi Segna, 1875, p. 10.
2. L’esemplare più noto si trova nella BCTMn, Sezione Gabinetto delle stampe e dei
disegni, Stampe Rotolo 1. Il secondo si trova in una collezione privata mantovana
(famiglia Nicolini). Cfr. il saggio di Irma Pagliari in questo stesso quaderno.
3. L’esemplare è conservato presso la Bibliothèque nationale de France, Département
Cartes et Plans, ge bb-246 (xiii, 96-97 res), volume xiii de la collection Gaston
d’Orléans contenant la description d’Italie, tome ii; 96-97. https://catalogue.bnf.fr/
ark:/12148/cb41489109h
4. Per le vicende storiche relative agli esemplari mantovani e osservazioni sull’esemplare
parigino si veda il saggio di Irma Pagliari.
5. Per il confronto con l’esemplare francese qui utilizzerò l’esemplare della Teresiana.
6. Cfr. G. Malacarne, I Gonzaga di Mantova. Una stirpe per una capitale europea, V:
Morte di una dinastia. I Gonzaga-Nevers, da Carlo I a Ferdinando Carlo (1628-1708),
Modena, Il Bulino, 2008, p. 39.
7. Biblioteca Marucelliana di Firenze, Ufficio Disegni e Stampe, dis. vol. f 96, Progetto
per un campanile con misure e note scritte, fra cui: «di S.a Barbara». Pasquale Nerino
Ferri, autore dell’inventario della collezione di disegni della Marucelliana redatto
all’inizio del xx secolo, lo attribuisce a Vincenzo Scamozzi (Vicenza 1552 - Venezia
1616). La proposta di attribuzione al Bertani risale al 2013. Cfr. A. Russo, Un disegno di
Giovan Battista Bertani per il campanile della basilica palatina di S. Barbara a Mantova,
«Palladio. Rivista di storia dell’architettura e restauro», 51 (2013), pp. 107-116.
8. Potrebbe invece trattarsi, vista la posizione laterale sulla via, della seconda chiesa perti-
nente all’Ospedale Grande, intitolata a Santa Maria della Scala o del Latte. Ringrazio
Roberta Benedusi per avermi segnalato questa possibilità.
9. BCTMn, Stampe Album b 15. Cfr. anche la riproduzione fotografica in D. Ferrari,
Mantova nelle stampe. Trecentottanta carte, piante e vedute del territorio mantovano,
Brescia, Grafo, 1985, pp. 61-63.
10. BCTMn, Stampe Album b 16. Cfr. Ferrari, Mantova nelle stampe, cit., pp. 64-66.
11. BCTMn, Stampe Album a 18. Cfr. Ferrari, Mantova nelle stampe, cit., pp. 51-52.
12. BCTMn, Stampe Album a 13. Cfr. Ferrari, Mantova nelle stampe, cit., p. 56.

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