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Peste nera
Peste Nera
Trionfo della morte, gi a Palazzo Sclafani, Galleria regionale di Palazzo Abatellis, Palermo (1446), affresco staccato
Stato
Data
XIV secolo
Tipo
Epidemia
Morti
Peste nera (o Grande morte o Morte nera) il termine con il quale ci si riferisce normalmente all'epidemia di
peste che impervers in tutta Europa tra il 1347 e il 1353 uccidendo almeno un terzo della popolazione del
continente. Epidemie identiche scoppiarono contemporaneamente in Asia e in Vicino Oriente, il che fa supporre che
l'epidemia europea fosse parte di una pi ampia pandemia.
Peste nera
Origine dell'espressione
Per peste nera si intende, in data odierna, la
grande pandemia che uccise tra un quarto e
un terzo della popolazione europea durante
il XIV secolo. Nel Medioevo non era
utilizzata questa denominazione, ma si
parlava della grande moria o della grande
pestilenza. Furono cronisti danesi e svedesi
a impiegare per primi il termine morte nera
(mors atra, che in realt deve essere intesa
come "morte atroce") riferendolo alla peste
del 1347-53, per sottolineare il terrore e le
devastazioni di tale epidemia.
Nel 1832 questa definizione venne ripresa
dal medico tedesco Justus Friedrich Karl
Hecker. Il suo articolo sull'epidemia di peste
del 1347-1353, intitolato La morte nera,
Cronologia della diffusione del morbo
ebbe grande risonanza, anche in quanto
venne pubblicato durante un'epidemia di colera. L'articolo fu tradotto in inglese nel 1833 e pubblicato numerose
volte. Da allora i termini Black death o Schwarzer tod ("Morte nera") vennero impiegati per indicare l'epidemia di
peste del XIV secolo.
Sintomi
La peste nera d diversi tipi di sintomi i quali sono il pi delle volte letali. I sintomi includono barcollamento,
catarro, convulsioni, diarrea emorragica, inappetenza (anoressia), muco schiumoso, occhi infiammati, paralisi,
tremore, prostrazione, respirazione difficoltosa, sete intensa, vomito, sangue dal naso, lividi e bubboni.
(IT)
Le campane non suonavano pi e nessuno piangeva. L'unica
cosa che si faceva era aspettare la morte, chi, ormai pazzo,
guardando fisso nel vuoto, chi sgranando il rosario, altri
abbandonandosi ai vizi peggiori. Molti dicevano: " la fine del
mondo!".
Come sottolinea Norman F. Cantor nella sua opera In the Wake of the Plague, l'Europa del Medioevo doveva la
nascita di unit statali, gli efficienti sistemi giuridici e formativi, lo sviluppo delle citt e la crescita del commercio
anche al fatto che il periodo che va dall'Ottocento al Milletrecento fu caratterizzato da un clima particolarmente
favorevole, in un'area che andava dall'Islanda a Varsavia e da Oslo fino a Palermo, oltre che alla mancanza di grandi
epidemie.
Tra il 900 e il 1300 la popolazione europea duplic. Vastissimi territori vennero strappati a foreste e paludi e resi
coltivabili. Le zone maggiormente sviluppate erano l'Inghilterra meridionale, le valli della Senna e della Loira, oltre
alla zona attorno a Parigi in Francia, la valle del Reno e le citt anseatiche in Germania, oltre a Fiandre, Paesi Bassi e
Peste nera
Italia centro-settentrionale (dalla Pianura padana fino a Roma).
Questi territori erano popolati molto pi densamente del resto d'Europa, e vi si trovavano anche le citt pi popolose.
L'Europa del Trecento disponeva di eccellenti universit, costruiva stupefacenti cattedrali in stile gotico e stava
vivendo un'autentica fioritura artistica e letteraria. Tra il 1214 e il 1296 non intervenne alcun grande conflitto a
bloccare lo sviluppo della societ, e i confini europei non erano minacciati, n a sud dagli arabi, n a est dai
bizantini. Solo nel 1241 un'invasione mongola venne sventata, ma per cause indipendenti dalla potenza delle armate
europee (che furono, infatti, sconfitte nello scontro presso Liegnitz - Legnica, in Slesia, una regione meridionale
dell'attuale Polonia), in quanto le armate asiatiche furono richiamate in patria per motivi legati a problemi interni
dell'impero mongolo.
Nelle universit avevano grande importanza gli studi teologici e filosofici, mentre alle scienze naturali si dedicava
un'attenzione minore. Le poche conoscenze chimiche venivano impiegate nell'alchimia, e quello che si conosceva
dell'astronomia serviva per oroscopi e profezie. In particolare, poco sviluppate erano le scienze mediche. Non era
chiara l'origine delle malattie, n si aveva alcuna idea su come curarle. La societ medievale, come nota Norman
Cantor, disponeva di rimedi prevalentemente non sanitari per le devastanti conseguenze di una pandemia: preghiera,
penitenza, quarantena dei malati, sfollamento delle persone sane e ricerca di capri espiatori.
Gi prima della pandemia vi furono avvisaglie di crisi: a partire dal 1290, in molte parti d'Europa, vi furono lunghi
periodi di carestia, provocati principalmente dal raffreddamento del clima, la cosiddetta piccola era glaciale, che
perdur a fasi alterne fino alla prima met del XIX secolo. Delle ricerche sui prezzi dei cereali a Norfolk, in
Inghilterra, mostrano che tra il 1290 e il 1348 vi furono 19 anni di raccolti scarsi. Ricerche analoghe svolte in
Linguadoca segnalano 20 anni di produzione agricola insufficiente tra il 1302 e il 1348. Dal 1315 al 1317 la Grande
carestia infuri in tutta l'Europa settentrionale, e anche gli anni 1346 e 1347 furono anni di carestia nel sud
dell'Europa. Tra il 1325 ed il 1340 le estati furono molto fresche ed umide, comportando abbondanti piogge che
mandarono in rovina molti raccolti ed aumentarono l'estensione delle paludi esistenti.
Gi nel 1339 e nel 1340 vi furono epidemie nelle citt italiane, che provocarono un deciso aumento della mortalit.
Le fonti fanno supporre che si trattasse prevalentemente di infezioni intestinali. Tutte le citt europee di quel tempo
erano, a dir il vero, delle vere e proprie discariche a cielo aperto, con cumuli di rifiuti giacenti a marcire per strada.
Come se non bastasse, la tragica situazione igienica era aggravata dall'assenza di fognature, con rifiuti organici
versati direttamente in strada da finestre e balconi. questo il quadro nel quale, nell'ottobre 1347, la peste fa la sua
comparsa nei porti del Mar Mediterraneo, a Messina, a Costantinopoli (Istanbul) ed a Ragusa di Dalmazia
(Dubrovnik).
Si pensava anche che la peste venisse portata da gruppi marginali come le streghe e gli ebrei; questi ultimi erano da
sempre perseguitati perch accusati di deicidio o regicidio, cio dell'uccisione di Ges considerato rispettivamente in
quanto Dio e in quanto re mistico della societ cristiana. Il fatto che la societ ebraica e la societ cristiana fossero in
pratica reciprocamente separate facilitava le persecuzioni. Le streghe erano perseguitate poich accusate di
parteggiare per il demonio e di avere con questo rapporti carnali nel corso di rituali chiamati sabba durante i quali tra
l'altro avrebbero sacrificato bambini bevendo il loro sangue. C'erano anche altre ipotesi sul diffondersi della peste
come congiunzioni astrali sfavorevoli e punizioni divine. La medicina dell'epoca non aveva fatto grandi passi avanti
rispetto ai tempi dell'impero romano, cos i medici, basandosi sulle conoscenze di Ippocrate e Galeno, i due pi
importanti medici dell'antichit, pensavano di poter guarire dalla peste eliminando dal corpo l'humus negativo,
tagliando una vena al paziente e facendone uscire del sangue; in realt, per, anche questo contribuiva al diffondersi
del contagio e soprattutto all'indebolimento del paziente, facilitandone la morte.
Gli uomini di fede ritenevano che la peste fosse stata mandata da Dio come punizione, perci organizzarono
preghiere collettive, processioni, movimenti quali i flagellanti. Ci contribu ad alimentare l'epidemia: tali eventi
collettivi si rivelarono un'ottima occasione per veicolare l'agente patogeno per via respiratoria.
Peste nera
Peste nera
Dalla Germania venne contagiata la Danimarca e dalla Danimarca venne esportata la peste alle sue dipendenze
d'oltremare, Islanda e Groenlandia.
Dalla Polonia l'epidemia penetr nei Paesi Baltici, in Finlandia ed in Russia (gi in parte raggiunta dall'epidemia
della Mongolia e dell'Ucraina).
Per limitare i rischi di contagio, dopo il 1347 le navi, sulle quali si sospettava la presenza di peste, venivano messe in
isolamento per 40 giorni (quarantena, dal francese "une quarantaine de jours"). La quarantena poteva impedire che
gli equipaggi mettessero piede a terra, ma non impediva che lo facessero i ratti, contribuendo cos alla diffusione
della malattia.
Si calcola che la Peste nera uccise tra i 20 e i 25 milioni di persone, un terzo della popolazione europea dell'epoca.
Per le vittime in Asia e Africa mancano fonti certe. Le cifre devono venir considerate con prudenza, perch le
testimonianze dei contemporanei riportano numeri probabilmente esagerati, per esprimere il terrore e la crudelt di
questa pandemia. Per esempio, ad Avignone i cronisti dell'epoca stimarono fino a 125.000 morti, quando Avignone,
a quei tempi, non contava pi di 50.000 abitanti.
Pi delle cifre sono i destini individuali
a dare un'idea concreta delle
devastazioni della peste: Agnolo di
Tura, cronista senese, lamentava di non
trovare pi nessuno che seppellisse i
morti, e di aver dovuto seppellire con
le proprie mani i suoi cinque figli. John
Clyn, l'ultimo monaco ancora in vita in
un convento irlandese a Kilkenny,
metteva sulla carta, poco prima di
morire egli stesso di peste, la sua
speranza
che
all'epidemia
sopravvivesse almeno un uomo, che
potesse continuare la cronaca della
peste che egli aveva cominciato.
Giovanni Villani, cronista fiorentino,
Peste nera
venne stroncato dalla peste in maniera tanto repentina che la sua cronaca si interrompe a met di una frase. A
Venezia morirono 20 medici su 24, ad Amburgo 16 membri del consiglio cittadino su 20. A Londra morirono tutti i
mastri della corporazione dei sarti e dei cappellai. Un terzo dei notai di Francia mor, cos come un terzo dei
cardinali riuniti ad Avignone.
La Peste nera non colp tutta Europa con la stessa intensit: alcune (rare) zone rimasero quasi immuni dal contagio
(come alcune regioni della Polonia, il Belgio e Praga), altre invece furono quasi spopolate. In Italia la peste risparmi
Milano, mentre a Firenze uccise quattro quinti degli abitanti. In Germania invece, mentre il meridione venne
prevalentemente risparmiato, Amburgo, Brema e Colonia vennero colpite in maniera massiccia dall'epidemia. Gli
effetti sulla popolazione furono senz'altro pi gravi in Francia e in Italia che in Germania. In Scandinavia ebbe un
effetto disastroso; specialmente in Norvegia, dove la pandemia colp cos tanto la popolazione da lasciarla senza
sovrani. Fu in quel momento che i tre regni nordici: Danimarca, Norvegia e Svezia si unirono sotto la guida della
regina Margherita I di Danimarca.
Furono necessari alcuni secoli perch la popolazione europea ritornasse alla densit precedente la pandemia. David
Herlihy nota che il numero degli abitanti dell'Europa cess di calare solo nei primi decenni del XV secolo, e che nei
cinquant'anni successivi rimase stabile, per poi riprendere lentamente ad aumentare attorno al 1460.
Peste nera
Molti medici, di fronte alla peste, fuggivano. Se fuggivano erano considerati dei vigliacchi. Se restavano, erano
considerati interessati solamente al denaro. Riferisce il cronista Marchionne di Coppo Stefani: "Medici non se ne
trovavano, perocch moriano come gli altri; e quelli che si trovavano, volevano smisurato prezzo innanzi che
intrassero nella casa." In caso di peste, l'unico dovere del medico era di invitare l'ammalato a confessarsi. Il rimedio
cui i medici pi frequentemente ricorrevano erano fumigazioni con erbe aromatiche. Papa Clemente VI, per tutta la
durata dell'epidemia ad Avignone, rimase rinchiuso nei suoi appartamenti, dove erano accesi grandi fal. probabile
che in questo modo riusc realmente a sfuggire al contagio: il calore allontana le pulci.
A lungo termine la peste fece s che la medicina si emancipasse dalla tradizione galenica. Papa Clemente consent
che si sezionassero cadaveri, pur di scoprire le cause dalla malattia. La ricerca diretta sul corpo umano per mezzo di
studi anatomici ebbe un maggior impulso dopo la peste, un primo passo in direzione della medicina moderna e della
scienza empirica. Ma dovevano trascorrere quasi 200 anni prima che Girolamo Fracastoro (1483-1533) si
confrontasse in maniera pi sistematica con l'idea di contagio.
Peste nera
L'accusa che gli ebrei avvelenassero fonti e pozzi cominci a circolare agli inizi del 1348: in Savoia alcuni ebrei,
inquisiti, sotto tortura avevano ovviamente ammesso questo reato. La loro confessione si diffuse rapidamente in tutta
Europa, e scaten un'ondata di violenze, soprattutto in Alsazia, in Svizzera e in Germania. Il 9 gennaio 1349, a
Basilea, venne uccisa una parte degli ebrei che vi abitavano. Il consiglio cittadino della citt aveva allontanato i pi
agitati tra quelli che istigavano alla violenza, ma la popolazione si rivolt, costringendo gli amministratori a togliere
il bando e a cacciare gli ebrei. Una parte di loro venne rinchiusa in un edificio su di un'isola sul Reno, cui poi venne
dato fuoco. Anche a Strasburgo il governo cittadino aveva tentato di proteggere gli ebrei, ma venne esautorato dalle
corporazioni. Il nuovo governo si mostr tollerante verso l'annunciato massacro, che ebbe luogo nel febbraio 1349,
quando la peste ancora non aveva raggiunto la citt. Vennero uccisi 900 ebrei, sui 1884 residenti a Strasburgo.
Si discute sul ruolo dei flagellanti nei pogrom. Si riteneva che, ancora prima dell'arrivo della peste, essi avessero
istigato la popolazione contro gli ebrei in citt come Friburgo, Colonia, Augusta, Norimberga, Knigsberg e
Ratisbona. La ricerca pi recente per del parere che i flagellanti siano stati una "comoda giustificazione"
(Haverkamp).
Nel marzo 1349, 400 ebrei di Worms preferirono appiccare il fuoco alle loro case e morirvi che finire nelle mani
della folla in rivolta. Lo stesso fecero in luglio agli ebrei di Francoforte. A Magonza gli ebrei si difesero, e uccisero
200 dei cittadini che li stavano attaccando. Ma alla fine anche a Magonza, che all'epoca era la pi grande comunit
ebraica d'Europa, gli ebrei si suicidarono incendiando le proprie case. I pogrom proseguirono sino alla fine del 1349.
Gli ultimi ebbero luogo ad Anversa e Bruxelles. Quando la peste cess, ben pochi ebrei erano rimasti in vita tra
Germania e Paesi Bassi.
Peste nera
Note
[1] Historia, quae fratris Michaelis de Placea siculi, ordinis sancti Francisci, nomine circumfertur. Cfr. Raffaele Starrabba, Scritti inediti o rari
di Antonino Amico, Palermo 1891, p. 307.
[2] Pubblicata per la prima volta da Rosario Gregorio nel 1791 con il titolo di Historia Sicula.
[3] Matteo Villani; Cronica di Matteo Villani, I, cap. 4
[4] Giovanni Boccaccio; Decameron.
Bibliografia
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10
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Enrico Butteri Rolandi, "La peste nera. Ma poi venne il Rinascimento", in "Storia in Network" numero 53 Marzo 2001 - link: Peste nera in Italia (1348) (http://www.storiain.net/arret/num53/artic7.htm)
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