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Poveri e povertà Riassunto

History and Philosophy


Università degli Studi di Milano
30 pag.

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I POVERI NELLE CAMPAGNE CAP.1
Un economia di sussistenza: i secoli VI-IX
Strutture economico-sociali del tardo antico → impoverimento del mondo contadino
per difficoltà interne e spostamenti barbari.
Ambrogio testimonia questo stato e richiama episodio biblico di re Achab che
perseguita un contadino Naboth → contro lo spirito cristiano.
Piccoli proprietari per insicurezza invasioni e pressione fiscale devono cedere i propri
beni a grandi proprietari e chiedere protezione (commendatio); coloni abbandonano
le loro terre per sottrarsi a obblighi e a fisco → declassamento di persone libere e
peggioramento di condizioni dei più deboli.

Età della guerra Greco-gotica: guerre, carestie ed epidemie (testimonianza di


Procopio di Cesarea → campi abbandonati, vagabondi, cannibalismo → topoi di
descrizioni letterarie)

Conquista longobarda rottura: perdita peso politico e economico aristocrazia


tradizionale; perdita di ricchezza piccoli/medi proprietari; coltivatori liberi vanno
verso posizione di semilibertà. Ruralizzazione della società e importanza agricoltura e
allevamento → comuni in tutta Italia → aumento incolto (ma comunque utile per
integrare alimentazione contadini) e paludi → animali selvatici.

Carolingi → momento di avvio di ripresa demografica e economica per nuovo sistema


politico amministrativo franco → intervento diretto con capitolari (in economia):
condanna cristiana alle ricchezze (perché immorali); re agisce con generosità
distribuendo ricchezze QUINDI economia basata su agricoltura per il consumo → due
finalità: mantenimento e accrescimento dei patrimoni, generosità nei confronti dei
più deboli.

Vita del periodo: maggioranza in contesto rurale → ritmi di vita scanditi da rapporto
con natura; case di legno e paglia e recinti; incolto come risorsa alternativa per
caccia → colto e incolto parti inscindibili di un’unica realtà economica.
Gerarchia sociale ed economica dal regime di proprietà della terra → organizzazione:
sistema curtense → riorganizzazione e razionalizzazione. Due modalità: gestione
diretta=dominico → presenza di servi praebendari (schiavitù domestica perché
strettamente dipendenti dal signore), gestione indiretta=massaricio → coloni,
livellari, massari → sia servi che liberi → concessione delle terre con un contratto che
prevedeva pagamento di un canone e corvées.
Decadimento piccola e media proprietà e Sempre più divario fra poveri e ricchi →
critica della chiesa (Oddone abate di Cluny → vita di Geraldo, che si preoccupò in vita
di gestire cristianamente i possedimenti che aveva ereditato.).
Signori creavano guerriglia /disordine e poi offrivano protezione → contadini liberi
rinunciavano a proprietà per necessità econimiche e per stato di insicurezza e di
pressione signorile MA poi cadevano in stato ancora peggiore → declassamento di
molti per ascesa di pochi (instabilità sociale)

Processi fra signori e contadini (vedi esempio di Trento, 845) → ricorso al potere
regio per dimostrare che il loro status sociale non era quello di servi (pur prestando
servizio al padrone) ma di uomini liberi → tentativo dei signori fondiari di estendere
diritti sulle persone dichiarando servi gli uomini e servili le loro prestazioni d’opera
VS tentativo dei contadini di rivendicare il loro stato di uomini liberi
Carattere fondamentale: contrapposizione fra poveri (non solo servi) e potenti →
stato di debolezza giuridica nei confronti dei potenti che vogliono opprimere i deboli
→ protezione del re, che si occupa di amministrare la giustizia.

Tipi di servi:

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1) familiares → schiavi del signore per incombenze domestiche
2) prebendarii → lavori artigianali e agricoli, potevano avere terre in concessione
(meno vincolati)
3) casati → vivevano nei mansi che coltivavano → maggiore autonomia
4) ministeriales → gestione dei beni del signore → condizione economica migliore di
un contadino libero → non c’è coincidenza fra povertà e mancanza di libertà.

Consumi → anche i ricchi non possedevano beni non necessari, limitata disponibilità
di beni di lusso indica complessiva povertà della società
Regime alimentare → differenza ricchi e poveri (pane bianco vs nero)più che altro
dettata dalla quantità di scorte, non dalla qualità del cibo; ma comunque i poveri si
cibavano di pesce/carne (dopo no)
QUINDI nel VI-IX c’era condizione di complessivo sottosviluppo, mobilità sociale
verso declassamento, carestie ed epidemie anche isolate (vedi Roma-->680, Napoli--
>721, Pistoia-->805).

Verso un nuovo equilibrio: la crescita dei secoli X-XI

Fase di espansione → trasformazione di strutture demografiche, economiche e sociali


→ cambiamenti grazie ad aumento della popolazione ma anche squilibri perché
risulta difficile adeguare la produzione ad una domanda di cibo superiore.
Cambiamenti: agricoltura estensiva, messa a coltura di nuove terre, espansione degli
insediamenti, miglioramento tecniche di produzione, aumento rese.

Ma durante il momento di crescita demografica ci sono delle difficoltà: Rodolfo il


Glabro: visione delle catastrofi come punizione divina.
Carestia del 1032-1033 (anche per condizioni climatiche)--> risorse di caccia
terminano, per molti prodotti è necessario passare attraverso il mercato, prezzi sono
condizionati da chi vende → Riduzione degli incolti e mercato generano bisogno nei
contadini.--> Secondo Vito Fumagalli è proprio la diminuzione dell'incolto ad aver
determinato la crisi alimentare.

Nuove invasioni X secolo → incastellamento=insediamenti accentrati e fortificazione


villaggi MA anche connesso a esigenze di rafforzamento dei poteri signorili: luogo di
attrazione, centro di organizzazione di vita civile, ecclesiastica, economica. Forte
impatto su struttura abitativa del territorio.

Cessa pericolo invasioni → tendenza a colonizzazione di nuove terre: contratti agrari


specifici (ad roncandum, ad meliorandum) che prevedevano l' impegno di bonificare
terre incolte.-->Conseguenza è crisi del sistema curtense → crescono coloni liberi
rispetto a manodopera servile. (esempio del podere di Almerico, che su 125 contadini
che lavorano il suo fondo, ne ha solo 1/5 in condizione servile.)

Sviluppo strettamente correlato alla quantità di uomini impegnati nel lavoro-->


cresce il numero di figli per famiglia contadina, quindi più braccia per lavorare.
C’è spazio per contadini di ascensione sociale MA anche il potere signorile aumenta:
pressione sui deboli per mancanza di controllo regio → accomuna servi e coloni.
Violenze non solo di padroni su coloni, ma anche lotte fra signori (ci vanno di mezzo i
poveri che subiscono violenze e saccheggi) → ci sono proteste contro i potentes →
paci e tregue di Dio: la Chiesa chiede rispetto per i deboli.
QUINDI c’è ripresa demografica e miglioramento produzione agricola MA instabilità.
Insicurezza e violenza e declassamento sociale. Contadini se ne vanno per sottrarsi
agli obblighi pressanti: possibilità di miglioramento in città, ma anche rischio di
peggiorare ed essere marginalizzati.

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I secoli XII e XIII: solo sviluppo?

Nonostante l' aumento di spazi coltivati ci furono fenomeni di sovrappopolamento e


movimenti migratori verso le città. Stretto legame fra campagna e città per aumento
di produzione con nuove tecniche e con più manodopera → c’è surplus limitato, che
consente uno sviluppo dei commerci. --> incremento ricchezza ceti signorili, con la
creazione di un ceto contadino agiato: non trae profitto da questa situazione di
sviluppo la maggior parte della massa contadina.

Ceti mercantili fanno fortuna investendo nel contado; i signori rurali fanno l'opposto,
trasferendosi in città e guadagnando ingenti ricchezze nonchè iniziando a far parte
del governo cittadino.

Sperimentazione agraria:
1)perdita di distinzione fra dominico e massaricio
2)riduzione spazi incolti di uso comune
3)sparizione della frammentazione in mansi
4) alleggerimento prestazioni d’opera → signori rinunciano a corvees in cambio di
pagamento in denaro.

Sistema ereditario → la mancanza della primogenitura porta allo spezzettamento


delle grandi proprietà tra i figli.
Differenziazione contadini: alcuni ne approfittarono e si impossessarono della terra →
diventano benestanti, altri no e sono solo braccianti senza dimora stabile.

Ascesa sociale se:


1) fondazione di nuovi borghi senza fisco--> villaenovae
2) migrazione in città.

Ci sono rivolte contadine nel Duecento, che volevano ribellarsi all'imposizione di


censi: infatti la mobilità sociale non era vista bene dai signori che volevano
mantenere il loro possesso su beni e uomini → vita in campagna descritta come più
pura/idilliaca e semplice/ingenua.
Ci sono molti contrasti, anche fra comuni e signori per la sottomissione della
popolazione rurale → progressiva gerarchizzazione della comunità contadina.
Bisogna distinguere fra i contadini liberi ed i servi, che rappresentavano massimo il
10% della popolazione contadina: non vi è tanto una distinzione economica, quanto
una distinzione giuridica--> i servi non potevano ribellarsi ai propri signori.

Libertà dei servi: in Italia vengono liberati dai Comuni, che trattano con i signori la
libertà, per volontà di controllo della città sui territori, soprattutto dal punto di vista
fiscale.
Ma l'acquisizione della libertà dei contadini voleva dire anche doversi preoccupare
personalmente delle proprie esigenze materiali, dovendosi mantenere da soli ed
inoltre pagare le tasse al comune.

Dal XII al XIII secolo numerose carestie causate da:


1) peggioramento del clima
2) modificazione delle forme di sfruttamento della terra → riduzione di spazi incolti →
non c’è più carne e pesce, dipendenza dai cereali.
3) Diffusione dell'economia monetaria per acquisto prodotti di prima necessità rende
più difficile procurarsi il cibo quando si presentano crisi alimentari generalizzate: la
società contadina è al contempo partecipe e vittima dello sviluppo.

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La fine del XII secolo è l' epoca degli uomini di affari →il mercato cittadino assorbiva
gran parte dei prodotti alimentari → non c’è più una così ampia possibilità di
autoconsumo per i contadini.
Salimbene de Adam testimonia una situazione di crisi frequenti: precarietà per
dipendenza dalla natura e dagli agenti atmosferici, rischio di cattivo raccolto,
mancanza generi alimentari, rincaro prezzi, pericolo di malattie → fattori non
prevedibili o controllabili.

La fine dell’espansione: il XIV secolo

Peste 1347-50: evento importante, per alcuni è un elemento periodizzante (Fine del
Medioevo, inizio dell'età Moderna); chiude il periodo di sviluppo partito dal Mille ma
in realtà è solo apice di decadenza già in corso:
famiglie contadine si erano impoverite progressivamente → contratti sempre più
penalizzanti; crescente richiesta dei cereali in città → cerealicoltura → squilibri nelle
disponibilità alimentari in campagna e mancanza di granaglie anche nel Sud Italia.

Da metà XIII trasformazione nelle campagne: no produzione di sussistenza,


riorganizzazione possessi fondiari con capitali urbani → impoverimento contadini →
indebitamento contadini: vendevano anticipatamente i raccolti per pagare le tasse ma
un cattivo raccolto poneva nella necessità di un altro prestito → rischiavano di dover
vendere la terra o povertà assoluta.
Contadini devono usare il denaro per pagare l'affitto e per acquistare le merci → lo
ottengono o come manodopera salariata o vendendo i prodotti MA in realtà mercato
cittadino era in mano ai grandi proprietari e c’erano le regole comunali sui generi di
prima necessità.
→ progressiva separazione di luogo di produzione e luogo di commercializzazione;
inoltre vi è un'ulteriore acquisizione di beni fondiari da parte dei cittadini .
Impoverimento delle campagne causato anche dalla fiscalità su abitanti del contado.

La Peste nera accelerò fenomeni già in atto es. clima che provocava carestie, che
causavano aumento prezzi ed epidemie.
In Europa vi era un raccolto insufficiente ogni tre anni ed una carestia generalizzata
ogni dieci anni!!!!
1339-40 difficilissimi perché non c’era cibo → unico modo per sopravvivere di
contadini è emigrare verso la città.
Peste → muore fra un quarto ed un terzo della popolazione europea→ situazione di
caos, spopolamento di moltissimi villaggi.

Aspetto positivo: rialzo salari perchè mancava la manodopera; inoltre aumenta la


capacità contrattuale dei mezzadri → opportunità per i contadini, introduzione di
colture specializzate, incremento allevamento.

Crescita controllo da parte dei ceti cittadini → economia di mercato aveva reso la
campagna subordinata alle logiche economiche del ceto dirigente → ci sono rivolte in
Fiandre, Francia (Jacquerie, 1358) e Inghilterra (1381).
In Italia le rivolte riescono a essere contenute in realtà locali dei comuni, mentre in
Meridione episodi di violenza e brigantaggio --> Federico II aveva attuato una politica
agraria che favoriva l'esportazione, a scapito dei contadini che vivevano in condizioni
più difficili: una reazione possibile del contadino poteva essere abbandonare la
propria dimora.

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I POVERI NELLE CITTA’ CAP.2
Pochi uomini, scarsità di ricchezze (secoli VI-IX)

Città romane con la crisi dell' impero persero importanza, ma comunque ci fu una
sorta di continuità della città come convergenza di vita politica e sociale (es. si
fondarono nuove città).

Teodorico → attenzione a mondo urbano in campo militare → difesa comune


Persistere di funzioni amministrative e religiose MA mutamenti: riduzione
popolazione, crisi poteri civili, sviluppo istituzioni ecclesiastiche → ridefinizione
topografia: nuovo centro politico legato alla cattedrale, con la decadenza di aree
commerciali ed un uso limitato di acquedotti.
Questo passaggio da' idea di decadimento e abbandono, favorito da guerre carestie e
epidemie.

Popolazioni barbariche invasero le città, ma ebbero attenzione alla loro tradizione


→residenza di duchi/re e Pavia viene scelta come capitale dai Longobardi.
La tradizione bizantina inoltre permise, nei territori dove non arrivarono i
Longobardi, di mantenere in vita le città di derivazione romana.

C’era ruralizzazione della società ma non sparirono le città e non ci fu mai netta
separazione fra campagna e città. Presenti diversi ceti sociali, sia poteri laici che
ecclesiastici (ci sono anche tensioni a Cremona fra vescovo e mercanti per quanto
riguarda i diritti sui dazi del Po).
In alcune città i negotiatores mostrarono interesse per un commercio interregionale
→ fervore edilizio legato alla committenza di re o vescovi, anche se furono costruite
strutture di bassa qualità.

Memoria di tradizione municipale → testi che esaltano le città, come il Versum de


Mediolano Civitate, dell'VIII secolo, in cui viene esaltata la ricchezza della città e il
suo prodigarsi per il bene del povero.

Presenza poveri in città molto diminuita rispetto ad impero es. Milano dice che dà
loro accoglienza e aiuto. Comunque in periodi di bisogno i disperati si riversavano lì.
Gallia merovingia i poveri ricevevano attenzione dalla Chiesa → matricula dei poveri--
>elenco dei poveri che dovevano essere assistiti e struttura destinata ad accoglierli.
Poi queste strutture decadono per la corruzione e per la creazione dei monasteri →
meno aiuto per i poveri in città, forse perché è diminuito il loro numero.

La ripresa (secoli X-XI)

Penisola Italiana-->Forte sviluppo urbano di riflesso a crescita mondo rurale: nuova


espansione economica. Numero abitanti cresce, prima in città meridionali e Venezia,
tramite privilegiato dei commerci con l’Oriente e con l’Islam .

Città portuali approfittano di produzione agricola e sviluppo artigianato: Genova e


Pisa → 1063 attacca Palermo e conquista territori Africa → controllo Tirreno
Venezia → vocazione commerciale marittima

Rivoluzione commerciale sostenne sviluppo centri urbani, es. Honorantiae civitatis


Papie, con cui vengono delineate le reti commerciali della penisola.
Questo richiede anche adattamento delle campagne ad economia nuova → mercato
cittadino ed esportazione.

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Legami più stretti campagne e città: denaro guadagnato da commercio era investito
in proprietà agricole, nuovo gruppo di proprietari terrieri che ottenevano diritti
signorili, ma avevano i loro principali interessi in città.
QUINDI incremento popolazione → rivoluzione agraria → rivoluzione urbana →
ampliamento commerci.--> partecipazione alla vita politica.

Necessità di manodopera non specializzata per nuove attività lavorative necessarie


ad espansione economica → torna utile l'inurbamento dei contadini → es. Milano
vendita di case e terreni edificabili con aumento prezzi, ma i poveri vivevano in
borghi fuori città in strutture provvisorie → ma questa grande migrazione, non
controllata dai ceti dirigenti cittadini, è origine del pauperismo urbano.

Città governate dai vescovi che era difensore e custode → protettore dei deboli e
poveri, riassumendo nella sua persona cariche civili e religiose--> spesso era
l'imperatore a legittimare il governo del vescovo (vedi le concessioni di Ottone I ai
vescovi di Genova e Parma).
In alcuni casi (Cremona, Verona) ci fu anche scontro fra comunità e vescovo.
Realtà sociali ed economiche complesse → nascita Comuni: in alcuni, inizialmente il
vescovo e i consoli collaboravano.

La grande espansione (secoli XII-XIII)

Massimo sviluppo delle città: cresce numero abitanti, economia complessa, attività
manifatturiere e finanziarie → maggiore articolazione sociale → emergono nuovi
gruppi familiari da attività mercantile o prestito denaro.

Conflittualità fra milites e populares: si concorda la suddivisione delle cariche di


governo → ascesa del populus: non solo potere economico, ma anche diritto di far
parte dell’elite politica.

Cambiamenti nel mondo del lavoro → mobilità di popolazione produttiva da


campagne verso città, favorita dai ceti dirigenti, anche fra aree geografiche lontane
per necessità manodopera non qualificata.

Botteghe artigiane cittadine → ampia gamma di mansioni: maestro bottega, lavoranti


e salariati → gerarchie molto forti. Corporazioni come tutela, permettono di
partecipare alla vita politica, possono iscriversi solo i cittadini (con diritti politici) o
gli habitatores (residenti in città).
Per diventare artigiano serviva un apprendistato, regolamentato da un contratto: è il
momento di inserimento nel mondo urbano per i ragazzi. Possibilità di emergere
anche per persone “nuove” (ascesa del populus) MA situazione molto instabile →
insicurezza ancora maggiore per lavoratori non tutelati (es. edilizia).

Manodopera sia locale ma anche richiesta dai dintorni: quando c’è abbondanza di
manodopera bisogna accettare le condizioni imposte da committente.--> bassa
capacità contrattuale e precarietà lavorativa.--> retribuzione a giornata.

C’è anche mondo di “lavoro nascosto” di donne, bambini o persone che vivono a
margini di società e si spostano da città a città (vagabondi che lavorano all’occasione)
→ si unificano marginalizzati con criminali.

Crescita urbanistica per aggiunta di nuovi borghi che si formano fuori dalle mura da
nuovi immigrati → disordinata. I comuni cercano di avere politica di insediamenti

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controllata (urbanizzazione aree incolte, lottizzazione regolamentata) MA in generale
vince la tendenza a processo spontaneo → c’è grande numero di popolazione in
condizione economica difficile e precaria, poco tutelata in caso di malattia o ad eventi
familiari.

I segni di una crisi (XIV secolo)

Aumenta la frequenza dei flagelli (guerra, fame, peste) + terremoti, diluvi,grandinate


→ tantissima miseria e morte (es. problema cadaveri a Venezia, dove devono essere
nominate dal Consiglio 5 persone che trovino una soluzione ai corpi lasciati insepolti).
Gli esempi più lampanti sono l'esondazione dell'Arno (1333) ed il terremoto con
epicentro in Carinzia (Austria).

I cronisti sottolineano queste 4 cause:


1)condizioni climatiche sfavorevoli
2)carestie generalizzate
3)passaggio di eserciti
4)epidemie
Chronicum Placentinum sottolinea nel 1312 bambini e donne che muoiono di fame
per strada.

Povertà più diffusa: per Villani, nel 1330 a Firenze su 100000 abitanti, 17000 sono
poveri che ricorrono all'elemosina--> principalmente si trattava di poveri
congiunturali, che hanno dimora stabile e attività lavorativa ma vivevano ai limiti
della povertà.
Carestie e epidemie diventano elementi fisiologici → si arresta lo sviluppo, la
popolazione diminuisce → si creano spazi vuoti in città, non solo ai margini ma anche
al centro della città.

Libro del Biadaiolo: Domenico Lenzi registra i prezzi del grano a Firenze dal 1320-
1335, che si alzano/abbassano, dando molta importanza alla carestia del 1329 ed alla
cacciata poveri da Siena
Anonimo romano: gente che vende beni per mangiare → c’è chi si impoverisce e chi si
arricchisce.

Intervento Comuni per fronteggiare la crisi:


calmierare prezzi, importare derrate alimentari per fabbisogno cittadino → i Comuni
spesso si indebitano e spesso i prezzi a cui vende le cose non sono sufficienti a
coprire le spese perché devono fare distribuzioni gratuite.
Anche severi provvedimenti/confische granaglie in campagna, la quale doveva
spedire in città tutto il surplus → contadini o si rifugiavano in città per ricevere
assistenza pubblica o si davano al saccheggio → campagne vengono abbandonate e
crescono vagabondi/malfattori in città.
Intervento fondamentale di ospedali/confraternite

Epidemie frequenti nel tardo medioevo per: 1) malattie in evoluzione 2) carattere


socioambientale es. situazione abitativa affollata e poco igienica 3) spostamento
eserciti e commerci, la peste viene portata in Europa da navi genovesi.
Peste si ripresenta con ciclicità, muore 25-30% della popolazione → la morte non
faceva distinzione fra ricchi/poveri (anche se i poveri più colpiti per condizioni
economiche/di vita)
Matteo Villani → sono morti talmente tanti poveri che La Compagnia Di Orsanmichele
non sa neanche a chi fare elemosina perché non è sopravvissuto nessuno.

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Città sotto epidemia: i ricchi le abbandonavano e poveri le affollavano; autorità
dovevano mantenere ordine → sistema di controllo, di aiuti, di repressione.
Espulsione dalle città, segregazione nelle case, nei lazzaretti

Nel lungo periodo effetti positivi: rigenerazione della popolazione, aumento nascite.
Sconvolgimenti sociali → si creano grandi patrimoni per eredità → ostentazione lusso,
ma anche le classi più povere avevano benessere(seppur temporaneo).

Ma poi la presenza di masse di poveri diventò un problema → espulsione


generalizzata in tutta Europa (es. Francia: Giovanni il Buono 1351)
Problema: necessità di manodopera MA rischio di immigrazione incontrollata → i
Comuni tentano di controllare immigrazione solo di personaggi utili alla comunità--
>immigrazione laboriosa → nuovi ottengono cittadinanza/vantaggi fiscali (ci sono
documenti).

Nel XV secolo il fenomeno dell' immigrazione di vagabondi diventa incontrollabile →


condizioni di disagio portano a sommosse e rivolte (Bologna rivolta del pane 1311)
MA le rivolte non sono tutte connesse ai più poveri, che spesso sono rassegnati: vi è il
desiderio di acquisire ricchezze e considerazione politica dei salariati meno tutelati--
> es. Tumulto dei Ciompi (1378) erano salariati, volevano più giustizia ma non
sostituirsi a ceti dominanti.

LA CONCEZIONE DELLA POVERTA’ CAP.3


La povertà nei testi dei secoli VI-XI

Già i padri della chiesa avevano definito i principi generali della dottrina sulla
povertà: uguaglianza tra ricco e povero, dovere dell’elemosina, diritto dei poveri ad
uso dei beni della Chiesa.
Parere di altri ecclesiasti:

1) Cesario vescovo di Arles (470-543) → tutti devono donare, anche chi non ha niente
deve dare almeno acqua/tempo/conoscenze.
Ricco ha obblighi nei confronti dei poveri, è responsabile. Però no ridistribuzione
ricchezze per evitare la povertà → i poveri servono ai ricchi per salvarsi quindi
devono continuare ad esistere.
Povertà volontaria (pauperes Christi) per avvicinarsi a Dio, ma non devono rinunciare
a totalmente ai loro beni: devono avere cibo e vestiti sufficienti → vita umile e
misurata, non miserabile.
Dedito ai poveri → raccoglieva beni per i bisognosi e per liberare i prigionieri

2) Giuliano Pomerio → contrario all’idea di Chiesa povera perché non potrebbe


aiutare i bisognosi.

3) Papa Gregorio Magno (540-604) → si occupava di aiutare i poveri soprattutto dei


poveri vergognosi (pauperes verecundi), declassati dalla loro condizione originaria.

4) Movimenti monastici → Benedetto da Norcia (480-546) e Cluny → importanti


umiltà e obbedienza, povertà è virtù individuale
Regula Magistri: povertà in relazione alla scelta del monaco di rinuncia alle cose del
mondo e della ricchezza: MA fine del monaco non è soccorrere i poveri ma
perfezionare il rapporto con Dio. Accoglienza ai poveri MA se dopo due giorni non
lavorano cacciati → condanna dell’ozio

Regola di Benedetto: parla più che altro del comportamento dei monaci (c’è obbligo
di assistere i poveri attraverso la carità, ma viene sottolineato solo alla fine). Monaco

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cellerario addetto ad azioni di carità materiale.
Ospitalità → accogliere sia ricchi che poveri, ma comunque doveva essere il povero e
richiedere aiuto,quindi non vi è la ricerca di esso per le strade al di fuori del
monastero--> maggiore attenzione allo status dell'ospite.

Secoli VI-VIII: ampia diffusione monachesimo → adottano più o meno tutti la regola di
Benedetto

5) Smaragdo commenta la Regola → identificazione dei poveri con Cristo →


beatitudine eterna per chi li aiuta oppure condanna per chi rimane cieco davanti alle
loro richieste di aiuto.
→ digiuno in correlazione con il donare il cibo ai poveri
→ bisogna donare beni ai bisognosi, non solo obbligo morale MA anche speranza di
un premio nei cieli. Elemosina è anche offrire conoscenza a stolti e ignoranti

6) Incmaro (806-882) →necessità di mantenere equilibrio nella società:


si rivolgeva soprattutto al clero per l’obbligo di prendersi cura dei bisognosi; inoltre
necessità di creare matricula= elenco di poveri privilegiando i deboli e dovere di
prestare ospitalità.
Usare in modo corretto le risorse delle Chiese
Compito dei sovrani proteggere i più deboli → identificazione dei poveri con i deboli
→ pauper= mancanza di protezione nei confronti dell’oppressione dei potenti →
contrario alle ingiustizie e ai soprusi.
Pace sociale= non incita alla ribellione i poveri, è necessario che esistano altrimenti
metterebbero in discussione l’ordine sociale.

7) Guglielmo Duca Di Aquitania--> fondatore nel 909 del monastero di Cluny →


monaci devono pregare e devono essere sostenuti da donazioni perché sono essi
stessi poveri (nel senso di indifesi), poi comunque devono distribuire beni ai
bisognosi.

8) Oddone, secondo abate di Cluny → due aspetti della povertà: economica e


sottomissione/mancanza di libertà. Condanna l’avarizia dei ricchi ma anche
l’aspirazione dei poveri a diventare ricchi. Comunque Odilone aiuta molto i poveri in
occasione della carestia di inizio millenni, intaccando i propri tesori/sollecitando
elemosine.

9) Raterio arcivescovo di Verona (890-974) → pericoli insiti nella ricchezza (avarizia);


i ricchi non devono temere la povertà perchè in quel caso sarebbero prediletti da
Dio. Agiatezza non è di per sé un male, se si utlizzano bene le ricchezze--> fondazione
di monasteri; ma potrebbe esserlo se i patrimoni vengono mal utilizzati.
Disprezzo per i mendicanti perché c’è il dubbio che vogliano evitare di lavorare →
falsità, pigrizia, superbia.
Molto famoso l'episodio dei mendicanti di Tours (pag 89)--> povero superbo:
Poveri vergognosi hanno più diritto degli altri di essere assistiti.

10) Pier Damiani (1007-1072) → riformatore impegnato nell'azione moralizzatrice


della Chiesa--> ricchi devono essere dispensatori di beni a favore dei poveri, facendo
elemosina ridanno aliena non sua , cioè beni non loro→ atto di giustizia, non di carità.
Quindi non donare ai poveri è rapina/furto.
Anche per lui la carità che vale di più è quella per i poveri vergognosi, che hanno
conosciuto un declassamento sociale
Importante non solo sfamare i poveri, perché hanno altri bisogni: dovere
dell'ospitalità e del rispetto del povero.

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11) Cistercensi vs cluniacensi. Riforma regola benedettina da Bernardo di Chiaravalle
→ ideali di povertà, rifiuto del superfluo etc. opposta a concezione di Cluny, con due
modi diversi di interpretare la regola.
Cistercensi: rifiuto ricchezza → disinteresse povertà: tentativo di sfuggire dal
desiderio di ricchezza che avrebbe garantito uno sviluppo spontaneo di
atteggiamento di carità; formazione di fraternitates, ossia gruppi di uomini e donne
che avevano l'obbligo di aiutare poveri e malati
Cluniacensi → accusati di ostentazioni ricchezza; diversa concezione della carità:
essa è l'atteggiamento con cui ci si pone nei confronti della vita terrena e non
coincide con l’aiuto ai poveri → non obbliga ad un comportamento identico tutti gli
uomini → importante accrescere Regno di Dio in terra = attirare favore dei potenti,
come il re spagnolo Alfonso VII (ma comunque aiutavano i poveri).

Una nuova idea di povertà: pauperes cum Petro, pauperes cum Lazaro

Due categorie di poveri:


1) volontari= (pauperes cum Petro): lasciare i beni del mondo per servire Dio
2) involontari= (pauperes cum Lazaro):coloro che si trovavano in una situazione di
bisogno.

Povertà considerata un valore dalla Chiesa perché mezzo di avvicinamento a Dio, nel
Basso Medioevo è ancora più trattata in quanto più diffusa.
Conversione alla povertà--> richiamo a Chiesa delle origini, gruppi laici che
cercavano un’altra via rispetto alla carriera ecclesiastica o al monastero → nuove
forme di vita comunitaria che la Chiesa non riusciva a regolamentare, alcune vennero
approvate (francescani, domenicani) altre condannate, alcune furono esperienze
effimere e non si istituzionalizzarono, altre nuove forme di religiosità delle opere
(ospedali, confraternite)

1)Innocenzo III (1161-1216) scrive Libellus de eleemosyna in cui indica quali sono le
modalità corrette per fare carità (=amore verso Dio e verso il prossimo) → elemosina
=azioni con cui si soccorrono i bisognosi, atto motivato dalla carità cristiana: deve
alleviare le sofferenze dei poveri ma non sovvertire ordine sociale, fatto per ottenere
la salvezza eterna.
• Brano del Vangelo di Matteo → sette opere di misericordia corporale (dare da
mangiare, bere, vestire, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi e i carcerati,
seppellire i morti) → diventano molto diffuse/rappresentate come
insegnamento.
• Elemosina più importante di digiuno e preghiera → religiosità attiva.
Poveri più importanti per i ricchi che viceversa perché così i ricchi acquistano
la vita eterna → dà senso a presenza dei poveri in società, che hanno la
funzione di pregare per i loro benefattori.
• Le opere di misericordia possono essere uno strumento di perdono, se guidate
da un sentimento di carità.
• 4 modalità da rispettare per l’elemosina: causa (carità), fine (beatitudine),
modo (con gioia), ordine (secondo le regole=segretezza).
• indicazione delle priorità, distinguendo fra chi deve essere aiutato e chi no:
prima i propri familiari e la propria comunità, poi i buoni
• ciò che è stato rubato non può esser frutto di carità.

2)Pietro di Blois (1135-1204) → contro gli ecclesiastici che non aiutano i poveri
perché finiranno all’inferno (vedi il vescovo di Lisieux Rodolfo), paura della miseria
collettiva anche dovuto al periodo (povertà economica largamente diffusa).
Elenca sei opere di misericordia, non sette.

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Movimenti religiosi di conversione alla povertà volontaria:
- Valdo 1173 → poveri di Lione, prima accettato dalle autorità poi condannato come
eretico per la predicazione verso i laici, considerata un monopolio della chiesa e del
sacerdozio. (bolla Ad abolendam 1184)
- Francesco d’Assisi (1182-1226)-->simile a Valdo ma secondo modalità accettate
dalla Chiesa → povertà individuale e condivisione della povertà, diverso perché
voleva condividere la vita dei veri poveri. (pauper cum Petro)
Poi alla sua morte avvenuta nel 1226, ci fu una divisione su cosa intendere per
povertà → povertà assoluta--> spirituali (criticati perché per mantenersi ricorrevano
ad elemosina mentre c’erano tanti poveri involontari) contro chi accettava
compromessi.--> conventuali

Laici impegnati nella carità


1)Girolamo Patecchio--> raccolta di indicazioni morali → ricchi sono esposti a più
rischi, vera felicità è donare al povero che è fortunato perché amato da Dio, non deve
ribellarsi ma accettare la sua posizione.

2)Bono Giamboni → battaglia fra vizi e virtù → povertà legata a peccati di coloro che
fanno cattivo uso di propria ricchezza, auspica ridistribuzione dei beni ai poveri →
novità

3)Bonvesin de la Riva → scrive opera interessante:De elymosinis--> exempla di laici


impegnati in carità e modi di comportamento dei laici che vogliono servire Dio.
Collega argomenti religiosi con esperienza quotidiana → ogni uomo in qualsiasi stato
può servire Dio e meritarsi la salvezza attraverso le opere (pregare Maria,
confessarsi e elemosina). Elemosina atto di carità e di giustizia: vantaggiosa perché
chi cede dei beni viene ricompensato con la vita eterna.
Aiutare poveri attraverso ospedali=luoghi in cui i frates servono i poveri, quindi non
direttamente → ottimizza sforzi con questo uso del denaro--> carità indiretta.

4)Olivi → riflessione su necessario/superfluo in relazione a utilità/bisogno, analizza


realtà del mercato riguardo a prezzi e valore del lavoro → avvicinamento fra Chiesa e
mondo dei mercanti.
Realtà economica e istituzionale diventa fondamentale per ispirare ai laici modelli di
comportamento di carità commisurato al risultato che deve essere ottenuto.
Quindi elemosina elargita solo a chi la merita e dipendente dal “guadagno” spirituale
che si può ottenere in cambio.
Tre categorie di povero:volontari, vergognosi, bisognosi.

5)Raymond Llul → esempio del mercante che coinvolge tutta la comunità → bene
comuni deve identificarsi con corretto sviluppo della cosa pubblica.

6)Joan Eixemeno→ carità è anche attitudine e capacità di utilizzare i beni materiali,


gestire cristianamente la ricchezza → ricerca di modello che coniughi mercato e
politica con tradizione cristiana--> distribuire beni solo ai pauperes fideles, che fanno
parte della comunità cristiana.
Contemporaneamente vi è lo sviluppo di un filone laico di denuncia degli elementi
negativi della povertà → avversione e repulsione
Sottolineando l'esempio di Lazzaro, è importante l'accettazione dello status di povero:
egli non si deve sentire autorizzato a chiedere e a denunciare il comportamento dei
ricchi.
Due scopi per cui si fa la carità:
1)desiderio di togliere povertà ai poveri--> istanze di giustizia sociale
2)per la propria salvezza personale.

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7)Antonino da Firenze → contro rinuncia totale dei beni da parte dei cristiani, infatti
secondo lui doveva essere una scelta personale e non imposta, la scelta della povertà
è solo un mezzo per raggiungere perfezione.--> difesa della proprietà
Quindi non si può pretendere che chi è in miseria accetti la sua situazione → ricchi
devono fare elemosina a chi è in privazione. Obbligo di aiutare i poveri solo per
superfluo e in accordo con proprio status sociale (non bisogna diventare poveri a
propria volta) → mirato a mantenimento di equilibrio sociale e operare per bene
comune → atteggiamento consapevole in ottica di una ricerca del bonum commune.
Le risposte alla povertà non sono più opera del singolo ma delle istituzioni.

I SANTI E LA POVERTA’: TRA CONCEZIONE RELIGIOSA E PRATICA QUOTIDIANA


CAP.4
Martiri, vescovi, signori

Alto Medioevo culto dei santi in devozioni locali (non c’era ancora canonizzazione) in
persone che sembravano avere rapporto privilegiato con Dio. Martiri, confessori poi
vescovi, monaci, il culto si risvegliava dopo inventio del corpo/reliquie → memoria
santificante posteriore → testi agiografici dei santi

1)San Martino (326-397)--> importante per attenzione alla povertà (episodio della
cessione del mantello al povero) e passaggio da paganesimo a cristianesimo (era
soldato romano)-> santo patrono dei Franchi.

2) Benedetto da Norcia--> racconti dei monaci dell’abbazia di Fleury, in particolare


Aimone nel X secolo, c’erano miracoli di guarigione sulla tomba: santo taumaturgo
che ha particolare attenzione per la povertà operosa. (episodio del contadino
menomato).

3)Sant’Eligio(588-660)--> fondatore di chiese e monasteri, dà tutto quello che ha ai


poveri (viene descritto come circondato da una turba di poveri), cura i poveri
laboriosi, predicazioni che esortavano a carità, in particolare verso i ricchi, per far
loro utilizzare bene le loro risorse.

Santi altomedievali: carità, predicazione, guarigioni, sono in prevalenza ecclesiastici.

Ci sono anche laici:


1)Geraldo d’Aurillac (855-909) signore fondiario appartenente ad una famiglia
comitale, vita narrata da Oddone di Cluny Vita Geraldi→ non abbandona il suo stato
di laico, pur sentendone il peso si occupa dei suoi doveri di amministrazione dei beni,
della giustizia e di difendere i deboli.
Liberazione di servi, ma in numero limitato perché consapevole di dover mantenere
ordine sociale. QUINDI Geraldo è modello di vita cristiana dei signori (= laici che
avevano potere economico e controllo su uomini), adatto per il periodo (IX-X) seconde
invasioni e conflitti fra signori → oppressione dei pauperes a tal punto che la Chiesa
interviene istituendo i Concili di pace e Tregue di Dio.
Oddone scrive Vita Geraldi come esempio da seguire: carità tratto fondamentale, ben
oltre gli obblighi di un cristiano.

2)Oddone → testo agiografico scritto da Giovanni di Salerno: pratica di carità di aiuto


ai poveri e difesa di deboli da parte del monastero, accusato anche di donare fin
troppo, anche buon carattere (ironico e amichevole → attenzione e rispetto per i
poveri). Esempio dei tre poveri che vendevano alle porte delle loro case bacche di
alloro-> ricerca volontaria della povertà.

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Poveri descritti in due modi: come singoli (vite/sofferenze nel dettaglio) o come
massa → testimonianza di consistente presenza di persone povere nelle vite dei santi.

3)Sant’Alessio (IV-V) molti racconti/leggende → famiglia ricca e potente ma lui


rinuncia a tutto e diventa pellegrino e asceta e mendicante. In Occidente si diffonde
nel X prima in ambiente monastico, poi in generale nel XI-XII → interessante perché
modello di santità diverso per scelta estrema, adatto a ricezione nel XII per povertà
volontaria nel quotidiano dell’esistenza → condivisione della sofferenza e precarietà
dei poveri, rispetto ad una Chiesa che vien vista lontana dai poveri

4)Romualdo di Ravenna (915-1027) scelta di vita eremitica, di povertà e pellegrinaggi


→ rinuncia a proprio status e ricchezza, fa miracoli. Modello di povertà volontaria.

La nuova santità laica

XII-XIII rinnovato interesse di autorità ecclesiastiche per culto dei santi → procedure
di beatificazione e santificazione, c’è modo di accettare santi laici (prima stile di vita
con famiglia e lavoro era considerato imperfetto per eccessivi legami con carnalità)--
> processo di canonizzazione definito.
Sviluppo di modello di santità legato a personaggi di estrazione sociale “media” come
artigiani o commercianti. Santità che inizia come culto locale, fino a diventare patroni
della città → stretto legame con le vicende cittadine e società.

1)Ranieri Scacceri (1118-1160) giovinezza dissoluta ma poi rinuncia a tutte le


ricchezze per i poveri, pellegrino, poi torna a Pisa. Famoso per miracoli e le virtù
taumaturgiche, ma rimanendo laico.--> diventa patrono cittadino

2)Raimondo Zanfogni(1140-1200) sposato con 5 figli che muoiono, poi muore anche
moglie → fa pellegrinaggi e poi tornò a Piacenza e si dedicò a cura dei poveri e malati
→ ospedale centro della sua vita caritatevole.

3)Omobono Tucenghi di Cremona (1117-1197) mercante di lana, utilizza le sue


ricchezze per i poveri, ma fu anche pacificatore di lotte fra nobili e popolari. Fu fatto
santo dopo solo un anno dalla morte per preghiera costante, penitenze, azioni di pace
e di difesa della Chiesa, opere misericordiose, attraverso la mediazione della città di
Cremona.

4)Gualtiero da Lodi (1180-1223) vive in povertà, va all’ospedale di Raimondo → affine


scelta religiosa, infatti anche lui fonda un ospedale grazie alla concessione di terreno
del comune. In seguito vengono fondati altri ospedali su questo esempio
Gerardo Tintori di Monza faceva attività commerciali, poi nel 1174 vende i beni e
fonda ospedale.

5)Facio da Cremona (1134-1207) coinvolto nelle lotte del suo comune,Verona, e


Cremona. Assistenza ai poveri vergognosi e ai pellegrini attraverso un'esperienza
confraternale che accoglieva nella domus e hospitale → si sviluppano altri luoghi di
accoglienza, perché era esigenza della società urbana del tempo. Comunione di
intenti tra laici e Chiesa locale → pace sociale.

Stretto legame tra opere di misericordia e santità di artigiani/commercianti nei


Comuni--> es.Francesco d’Assisi e Valdo.
Momento di distacco da vita normale e conversione a santità quando abbandonano
tutti i loro beni.

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Differenza XII-XIII dove al centro di vite dei santi c’è carità e XIV-XV dove non
contano tanto le pratiche materiali ma la spiritualità, soprattutto femminile:

Umiliana de’ Cerchi (1219-1246) pratica di opere di misericordia e ascesi= preghiere,


digiuni misticismo. Si sposa ma non è interessata a cose materiali → solamente aiuta i
bisognosi, dopo morte del marito fa reclusione volontaria di preghiera e digiuno.-->
l'importanza della famiglia a Firenze fu necessaria per la santificazione e per
renderla modello di santità mistica femminile

Giustina di Arezzo--> anche lei preghiere, digiuno, mortificazioni e povertà totale,


però si occupava comunque dei poveri → condivisione piena della vita dei poveri.
Ma in seguito al modello di santità basato sull’aiuto dei poveri si sostituisce modello
che trascura la materialità della povertà e si concentra su preghiera e penitenza per
avvicinarsi a Dio. --> martirio della Fede.

Margherita da Cortona (1247-1297) si converte grazie ai francescani e poi fece una


vita di preghiera e meditazione in luogo isolato, anche se comunque aiutò i poveri
fondando una confraternita.. Laica ma comunque ruolo molto spirituale → no
rapporto con gli uomini.

L’AIUTO AI POVERI: ISTITUZIONI ECCLESIASTICHE E CIVILI CAP.5


La Chiesa e il regno: le disposizioni generali (secoli VI-XI)

Disfacimento delle strutture amministrative dell’impero → diffusione e


istituzionalizzazione del cristianesimo--> editto di Tessalonica, 380
- ruolo dei vescovi garantisce continuità amministrativa cittadina → es. Ambrogio che
era sia vescovo che governatore imperiale
- aiuto ai poveri → evergetismo (=donare le proprie cose ai poveri) ma per motivi
diversi (salvezza nei Cieli, non patriottismo)

Diaconie = registrazione e distribuzione di aiuto ai poveri, appoggiate a strutture


romane destinate all’annona → diaconie e stationes annonae sono in continuità.
Chiesa predispose pratiche concrete e istituzionalizzate di aiuto ai poveri che si
andarono a uniformare e standardizzare grazie ai concili.

Papa Simplicio (468-83) → decretale su uso dei beni che la Chiesa riceveva in dono
Gelasio I (492-96) → destinare un quarto di risorse all' assistenza dei poveri
Concilio di Tours 567 impose ai preti di città e campagne di aiutare i bisognosi per
mantenere l’ordine e evitare vagabondaggi.
Usarono anche la “scusa” che i possedimenti della Chiesa erano “beni dei poveri” per
evitare che i laici se ne impossessassero.--> necatores pauperes

Regnum Langobardorum→ re assume ruolo di difesa dei più deboli, sempre in


accordo con il modello cristiano-cattolico:
Rotari → con editto del 643 per creare condizioni di convivenza sociale pacifica →
tutela della giustizia per i pauperes
Rachis (744-757ca) → richiama i giudici ad operare rettamente, indipendentemente
dallo status delle persone. Pauperes/potentes → chi non può difendersi da solo, prima
erano potentes gli uomini liberi di stirpe longobarda (potevano portare armi), poi la
situazione cambia perché c’è impoverimento/arricchimento.

Carolingi → continuità di idea del re come difensore dei poveri, soprattutto molto
legati alla Chiesa:

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Carlo Magno durante la carestia redige un capitolare (780) con consenso dei vescovi
in cui obbliga ciascuno a fornire aiuto economico ai poveri secondo le proprie
possibilità (es. vescovi e conti una lira d’argento, etc..) → collaborazione del potere
politico e della Chiesa e principio di proporzionalità nell’aiuto ai più deboli.
Leggi per garantire valore di testimonianza dei poveri e per contenere il processo di
depauperamento (813→ tutela espropriazione).

Delibere conciliari--> Concilio Cabellonense II 813 → tema della stabilità e del


vagabondaggio: correlazione con pellegrinaggio → contro chi pensa che possa
espiare ogni peccato e contro i falsi mendicanti.
Concilio di Parigi 829 → i poveri emergono come vittime di soprusi per usura, anche
vescovi e conti agiscono con avarizia (es. li obbligavano a vendere merci a
determinati prezzi imposti); questi documenti testimoniano che usualmente i
contadini dovevano ricorrere a prestiti ad interesse.
Imperatore ha ruolo di giusto, agisce tramite i missi dominici per difendere i poveri
es. Placito di Risano(804).

A loro volta autorità ecclesiastiche controllano attività dei sovrani es. Incmaro
condannava comportamento Carlomanno → volontà di controllo da parte della Chiesa
su autorità civili per quanto riguarda i poveri.

Concilio II di Aquisgrana 836 → dovere di ospitalità, obbligo per i preti di occuparsi


dei bisognosi → strutture di accoglienza: xenodochia e hospitalia
Carlo il Calvo → capitolare 865 per sollecitare chi gestiva strutture di accoglienza a
fare bene il loro compito
QUINDI fino a che impero carolingio riuscì a far funzionare le proprie strutture
amministrative si ebbe aiuto/tutela per i poveri in vari ambiti.

In ambiente cittadino diminuì l'importanza di ufficiali, mentre crebbe il potere dei


vescovi che attirarono su di sé anche funzione caritativa sia a livello personale che
istituzionale (cosa che facevano già prima, ma ora anche come azioni di governo della
città)
es. Ariberto arcivescovo di Milano (1018-1045) soccorre i poveri “normalmente”, ma
inoltre durante la carestia ordinò ai panettieri di produrre 8000 pagnotte al
giorno,organizzandone poi la distribuzione.

Chiesa, Comuni e Stati (secoli XII-XIV)

Non c’era progettualità di intervento di autorità civili ed ecclesiastiche, al massimo


disciplinavano le iniziative che sorgevano in modo spontaneo.
La Chiesa pensava che l’aiuto ai poveri fosse un suo compito, quindi anche le
istituzioni caritative dovevano essere nella sua sfera di potere, ma senza nuove
soluzioni.
La situazione dei poteri politici in Italia cambia con sviluppo di governi comunali nel
XIII secolo → governo del Popolo manifestò attenzione ai bisogni dei poveri →
controllo di ospedali e confraternite, politica di distribuzione delle risorse alimentari
e controllo dei prezzi in carestia → politiche sociali

Tra XII e XIV mancanza di quadro normativo riguardo assistenza → iniziative


spontanee dei laici sono oggetto di interventi da parte di autorità per porle sotto
controllo → autorità civili VS ecclesiastiche.
Soprattutto ospedali per collocazione giuridico-istituzionale poco chiara → vescovi

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potevano approvare statuti, imporre regole, risolvere contese, concedere indulgenze
ed esenzioni; comuni potevano controllare modalità di governo, dare donazioni o
esenzioni fiscali etc.

Trecento: volontà di intervento autorità civili per contenere crisi epidemiche e di


sussistenza e controllare fenomeno del pauperismo e vagabondaggio.

Chiesa → hospitalia sono istituzioni ecclesiastiche (definito da Gustiniano), ma luoghi


religiosi anomali perché non inquadrati nella rete di istituzioni ecclesiastiche: la
presenza di laici (fratres e magister)non era molto gradita da papa Innocenzo III.

Chiesa appoggia ordini ospedalieri con funzione militare-cavalleresca es.


gerosolimitani, templari, crociferi etc.

Liti fra chiese e monasteri VS ospedali nel tentativo di disciplinarli (es.


Sant’Ambrogio a Milano), legate anche al controllo dei patrimoni, ma anche
importamte considerare che il conflitto riguardava ambito di aiuto ai poveri →
urgenza di disporre di strumenti concreti: impossibile per i vescovi controllare
comunità ospedaliere; ruolo rilevante degli ordini mendicanti come riferimento ideale
ma non incisivo, marginalità dei nuovi ordini ospedalieri.
I laici agivano indipendentemente da gerarchie ecclesiastiche.

Concilio ecumenico di Vienne (1311-12) e di Ravenna (1311): partivano da assunto


che ruolo predominante dei laici negli ospedali fosse negativo → differenze tra ordini
ospedalieri (approvati da pontefice) e altri ospedali autonomi.
Denunciano la disonestà dei ministri e propongono una riforma degli ospedali da
parte dei vescovi, al fine di indirizzare le risorse verso la giusta finalità, ossia l'aiuto
dei poveri.--> forte autonomia dei vescovi, per riportare l'ordine.

Dibattito sulla natura giuridica degli ospedali (in relazione alla raccolta della decima
nel 1349, per finanziare una campagna contro i Turchi) → distinzione fra beni dei
poveri (=ospedali) e beni della Chiesa: si arriva perciò a negare la stessa natura
ecclesiastica degli ospedali.

Nel Quattrocento riforma ospedaliera=tentativo di centralizzare la gestione degli


ospedali, attraverso un sistema che poteva coinvolgere più soggetti (es.
confraternite): sempre più spazio trovavano gli interventi del potere civile, in
particolare dei principi.

Nel Duecento presa del potere nei Comuni da parte del Popolo → progetto politico
nuovo che coinvolge strati più ampi della popolazione → necessità che sforzi rivolti
verso il bene comune quindi c’è maggiore interessamento per gestione delle
emergenze sociali → Comuni rivendicavano un proprio ruolo in attività assistenziali.

Pisa 1257--> fondazione di nuovo luogo di accoglienza (Spedale nuovo), legato a


riconciliazione tra comune e papato, infatti diretto da un laico attivo politicamente;
ma comunque viene riconosciuto un fondamento cristiano a tale istituzione: i fratres
vivevano secondo una regola e dovevano rispettare l' ordine canonico.
Il Comune finanzia la costruzione e controlla i lavori, attraverso la supervisione del
podestà.--> nel Trecento la comunità doveva essere posta sotto la tutela del Capitano
del Popolo.

Monza → comune si interessa all' ospedale di San Gerardo → 1174 si concorda


presenza di organo di gestione di advocati nominati dal comune che controllano
attività amministrativa ed economica.

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Nel Trecento, il Comune si impegnava nella supervisione di tutti gli ospedali.

Siena → 1296 interesse nei confronti di ospedale di Monna Agnese e della Casa della
Misericordia → protezione da parte degli ufficiali pubblici, ma comunque c’è una lite
nel 1309 fra ministro e comune, che cercava di prendere possesso dei libri contabili.

Arezzo--> gli statuti comunali, riformati da Guido Tarlati da Pietramala, vescovo e


signore, permettevano a due laici della città di aver accesso ai libri contabili e ai
registri dei beni.

Mentre in Italia meridionale l'amministrazione degli ospedali era già affidata ai laici
senza problemi con autorità ecclesiastiche locali.

Attenzione delle autorità politiche cittadine per ospedali grazie a ricerca del bene
comune es. Allegoria del Buon Governo con (Fede e Speranza, e sopra Carità).
Le autorità devono intervenire a favore dei poveri per questioni di ordine sociale,
infatti distribuiscono anche beni/cibo (politica annonaria).

Matricole, diaconie, monasteri, xenodochi (secolo VI-XI)

Matricula=lista dei poveri che avevano diritto ad essere assistiti, ma in realtà


l’appartenenza ala matricula non voleva solo dire essere bisognosi ma occuparsi di
sostenere le cerimonie religiose etc.--> quindi non tutti i poveri ma una parte
privilegiata.
In area franca matricula diventa un’istituzione → ha donazioni, ha una sede, diventa
anche luogo di accoglienza (come hospitale/xenodochium)
Ma crescita economica ne causa degenerazione → privilegiati scelti non in base a
reale stato di povertà, ma a persone che utilizzano redditi a uso proprio → ci sono
varie denunce da parte di vescovi.

Xenodochia: deriva da greco-bizantino, ma in Occidente indica in generale assistenza


ai poveri → sono luoghi di accoglienza di poveri e pellegrini. A volte legati a
matriculae o monasteri, ma anche indipendenti perché situate lontano dai monasteri.

Età carolingia → decisioni conciliari riguardo a xenodochia es. 826 i vescovi se ne


devono occupare e devono intervenire, a maggior ragione laddove non ci sono
ecclesiastici ma laici a gestirli.→ sono degenerati e sono gestiti da uomini dissoluti (o
semplicemente vogliono autonomia) → preludio alla lotta per gestione di hospitalia.

Tutti questi enti sono conferma della pluralità di approcci per aiutare i bisognosi,
anche se le funzioni si confondono → due modelli principali: distribuzione aiuto e
accoglienza.

Xenodochia presenti fin dalla tarda antichità in città


es. Roma VIII secolo, ma poi c’è un progressivo deterioramento
1)Milano: Dateo fonda “orfanotrofio”per occuparrsi dei figli illegittimi;
xenodochio di San Satiro 879 destinato a cibare numerosi poveri e ad accogliere
molti pellegrini
2)Totone da Campione lascia con il testamento la sua casa come xenodochia al
monastero di Sant'Ambrogio--> distribuzione cibo ai poveri, preghiere e accensione
di luminaria.

Grandi istituzioni monastiche (S.Giulia di Brescia) prendono sotto di sè numerosi


xenodochia-->Fondati anche da re e altri personaggi importanti (es. il medico

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personale del re Desiderio oppure l'imperatrice Angilberga, a Piacenza), che li dotano
di immensi patrimoni fondiari→ articolazione in curtes e gestione strategica del
territorio.

La rete di ospizi si espande sul territorio lungo le direttrici viarie: sono formalmente
sotto controllo di chiese o monasteri, ma in realtà erano lontani → posizione di
dipendenza ma realtà a sé stanti → tendenza a creare strutture separate

Dipendenze del monastero di Bobbio → elenco dei sette xenodochia e della capacità
produttiva, del numero di livellari e del numero di poveri che possono
sfamare/aiutare--> si ricorre spesso al numero simbolico di 12 poveri (=apostoli).

Interessante notare come in alcuni casi i livellari non siano tenuti alla prestazione di
corvees--> quadro complessivo molto variegato, che prevede anche fondazioni laiche
derivanti da autorizzazione regia--> domus Montis Cenisii, istituita da Ludovico il Pio.
Dopo un po’ il termine hospitale soppianta quello di xenodochium.

Dal XI secolo segni di novità in rete assistenziale per nuove esigenze dovute ad
accelerazione sviluppo demografico ed economico. Povertà urbana diffusa sempre
più→ nascita ospedali per iniziative spontanee.
Es Ariberto fonda il monastero di San Dionigi e vuole che ci sia al suo interno un
ospedale (ma già a Milano era cosa diffusa).
Ma c’è anche iniziativa laica → es. San Simpliciano fondato da laici, i coniugi Della
Pila e doveva essere amministrato da boni homines → gli ospedali tendevano ad
assumere una propria identità, anche istituzionale.

Ospedali e confraternite (secoli XII-XIV)

Dal XI secolo città si arricchiscono di nuove fondazioni, infatti aumenta anche numero
di bisognosi perché c’è pericolo di declassamento sociale.
Ci sono ospedali e confraternite che aiutano i poveri e si rapportano in modi vari con
ambiente vescovile/monastico e comunale.
Dalla fine del Duecento gli ospedali sono percepiti come elemento necessario e
diventano anche motivo d’orgoglio civico, anche se sono luogo di sofferenza e
sacrifici.--> vedi le citazioni di Bonvesin della Riva nelle sue lodi di Milano.

Jacques de Vitry → loda il compito ingrato di assistenza a malati e sottolinea che


ospedali tendano a degenerare e diventare luoghi di degrado morale e materiale,
anche se non tutti sono così.
Umberto di Romans, membro di ordine domenicano presenta modello di come
rivolgersi a ricoverati in ospedali e elogia la misericordia verso i poveri, soprattutto
verso i lebbrosi, considerandola come l'opera più misericordiosa.

Ospedali: accolgono poveri, variano molto l’uno dall’altro, ma sono utili anche a fedeli
perché consentono di svolgere opere di carità con la raccolta di elemosine. Modo
migliore di fare carità agli ospedali (vedi Bonvesin della Riva)→ non si devono
soccorrere i poveri direttamente → soluzione dei problemi dei poveri passa da azione
del singolo a comunità.
Cambiamenti dal XII secolo in cui fratres e sorores servivano direttamente poveri e
malati a XIV secolo: laici e religiosi più occupati nella gestione che nella cura diretta
per cui c’era personale stipendiato.
XVsecolo: sistemi di amministrazione complessi per cui c’era personale retribuito. La
cura medica diventa attività preponderante ed unica.

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Confraternite: operavano in sintonia con gli ospedali, erano associazioni di fedeli che
si davano regole e organismi in comune intento religioso → forma di associazionismo
il cui fine è di tutelare i confratelli → funzione sociale rilevante. Impegno anche sul
fronte caritativo oltre con aiuto reciproco anche verso l’esterno.
XIII secolo--> espansione confraternite, anche grazie a diffusione degli ordini
mendicanti.

Circuito ospedaliero e confraternite si legavano a formare sistema assistenziale, tanto


da diventare difficili da distinguere.--> impossibile operare una netta distinzione fra
le due istituzioni!!
es. Napoli nel 1373 accordo fra rappresentante della confraternita di Santa Marte e
l’abate Marco Francone per l’ospedale posto vicino a sede di confraternita. Per
volontà di Filippo (principe fondatore) voleva finire i lavori → affidato alla
confraternita in cambio di buon funzionamento.

Milano ospedale di Brolo → sia laici che davano cure ai malati sia laici che
amministravano → due differenti concezioni di carità: impegno personale VS capacità
organizzativa. Confratelli voleva dire più il secondo caso → risorse economiche e non
scelta di vita → azione caritativa come raccolta e distribuzione del denaro. Quindi
fare parte di una confraternita dava sicurezza e non si aveva obbligo di operare in
prima persona per i bisognosi.

Confraternite--> struttura più agile ed efficiente rispetto agli ospedali--> viene


valorizzato il potere del denaro, pronto a trasformarsi in opere a favore dei bisognosi.
I socii della confraternita non solo avevano diritto di essere curati, ma anche di
essere ricercati nei momenti di difficoltà , quali epidemie e carestie.

Anche l'organizzazione politica della città ne influenzava i caratteri e gli sviluppi →


importante la relazione fra confraternite e contesto sociale e politico, inoltre col
tempo diventarono luoghi rilevanti di gestione economica, centri di potere →
strumento di prestigio e controllo sociale, in cui venivano sperimentati metodi
contabili nuovi come quello a "partita doppia"

Ospedali e Confraternite sono produttori e redistributori di ricchezza!!!!

Nel Quattrocento si ha costruzione e inaugurazione di ospedali grandi → momenti di


pubblica esibizione e di orgoglio, ma comunque c’era selezione nei bisognosi che
chiedevano aiuto agli ospedali--> requisito della cittadinanza, per garantire
innanzitutto la comunità cittadina.
QUINDI nel basso medioevo c’erano istituzioni per aiutare i poveri che avevano
anche peso economico oltre che sociale e religioso, ma comunque l'aiuto non era
sufficiente a compensare situazione di necessità estrema, soprattutto verso gli
estranei alla città → carità organizzata e regolata escludeva alcuni tipi di poveri.

LUOGHI E VOLTI DELLA POVERTA’ CAP.6

Povertà laboriosa
povertà laboriosa è la situazione di persone che hanno vita “normale” (hanno dei
beni, un lavoro) ma sono in situazione precaria → rischio costante di cadere in
povertà per ristrettezza economica o mancanza di protezione. Due situazioni:

- Realtà contadina altomedievale → non solo fragilità economica ma anche inferiorità


sociale e sottomissione, quindi i pauperes possono vivere in condizioni diverse (c’è
chi possiede qualcosa e chi nulla) ma sono comunque inermi/indifesi. Infatti si

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ponevano sotto la tutela di un potente (commendatio) → si sottomettevano per avere
protezione/sicurezza ma venivano oppressi e sfruttati dagli stessi signori.
Infatti sono i sovrani a prendersi l’incarico di difensori dei deboli.--> esempio dettato
dall' Editto di Rotari (643), ma anche dai sovrani franchi, i quali difendono i pauperes
contro le ingerenze dei funzionari.
Nei concili post-carolingi di Charroux 989 e Trosly 909, vengono condannati quelli
che opprimono gli inermi e i poveri → Chiesa cerca di portare stabilità con pace di
Dio, per difendere non solo i beni ecclesiastici ma anche i poveri.
L'oppressione dei signori non viene fatta solo con violenza, ma anche
economicamente → contadini contraevano debiti e poi dovevano restituire molto di
più

- Condizione salariata urbana del Basso Medioevo → in crescita tra XIII e XIV, difficile
capire se è povertà strutturale o congiunturale (dovuta a carestie ed epidemie),
comunque la povertà in città è presente anche fra artigiani e salariati, non solo
vagabondi e mendicanti.
Dovuta anche al diffondersi di uso del denaro: molti non hanno risorse necessarie per
tutte le spese quotidiane per le quali bisogna per forza passare dal mercato, inoltre
c'erano obblighi fiscali QUINDI ci sono gruppi di persone che pur praticando un
lavoro non hanno entrate sufficienti (ci sono molti lavori diversi). Lavoratori hanno
condizione economica incerta → lavoro o poco continuo o continuo ma privo di
libertà. In generale profonda incertezza anche perché non c’erano tutele → molta
mobilità sociale sia di ascesa che di declassamento.
Tutela → confraternite o corporazioni (per artigiani), niente per salariati (al massimo
distribuzione di elemosine).--> chiusura delle corporazioni nel Trecento.
I poveri dovevano spesso ricorrere a prestito di denaro che poi avrebbe potuto
portare a totale povertà. Prestito ad usura condannato dalla Chiesa → molto diffuso,
esercizio pubblico, altissimo interesse (fra il 20/40 % annuo)--> diventa possibile
rimediare con la confessione, riuscendo a scontare un soggiorno dell'anima in
Purgatorio.
Cambiamento della figura dell'apprendista→ diventa un semplice salariato; le
corporazioni impediscono la formazione di associazioni di piccoli artigiani → poveri
completamente senza tutele (ad esempio se stanno male perdono il lavoro e vanno in
povertà/vengono declassati socialmente). Infatti paura non era solo diventare
indigenti ma anche di venire privati di stile di vita dignitoso a causa del
declassamento.

Povertà oziosa: mendicanti e vagabondi

Mendicanti e vagabondi sono una costante sin dall’inizio del medioevo → Agostino
dice che molti chiedono aiuto. Ma comunque non sono visti di buon occhio per
ostentazione dei loro bisogni: non si vergognano di chiedere aiuto, anche se è loro
necessità, e si diffonde il sospetto che molti siano falsi mendicanti.--> presenza
molesta, tenuta a distanza!! In pochi casi la condizione di mendicante è frutto di una
scelta--> caso di San Sigiranno, che vive una vita di quotidiana miseria.

Atteggiamento ambivalente verso i vagabondi: società cristiana dà protezione (ogni


uomo è pellegrino sulla terra), ma comunque gli estranei vengono percepiti come
pericoli (sono fuori da rete di relazione nota).
Spesso capita che la figura del mendicante coincida con quella del viaggiatore:
infatti le necessità quotidiane potevano spingere le persone lontane da casa (quindi
senza risorse) verso la criminalità o la mendicità.
Atteggiamento cauto anche perché si vuole aiutare chi ha davvero bisogno, mentre
loro sembrano oziosi/falsi. Le mete preferite sono monasteri e chiese, capitolari di

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Carlo Magno impongono di non negare ospitalità.
I mendicanti sono indicati come coloro che hanno bisogno di minor attenzione.
In generale c’è diffidenza/preoccupazione → es. crociata con Pietro l’Eremita.
Anche nella stessa Chiesa ci sono sospetti/disprezzo verso i mendicanti (difficile
distinguere i veri poveri)--> viene proibita la questua persino agli eremiti che hanno
scelto di vivere in povertà.--> riflessioni sulla povertà

Però ci sono anche esperienze eretiche e pauperistiche che invece valorizzano la


rinuncia ai beni e il vivere in povertà → condividere la sorte di deboli.
Ordini mendicanti venivano criticati perchè vivevano come vagabondi e rubavano
elemosine ai “veri poveri"--> Esempi di povertà volontaria

Giovanni Colombini(1304-1367)--> segue l'esempio di Francesco ma poi vuole


rendere il suo movimento istituzionalizzato → incontro con il Papa nel 1367, in cui il
pontefice gli dona degli abiti bianchi simbolo di appartenenza alla Chiesa.
La sua posizione è contro i poveri “superbi ed erranti”. Superbi per arroganza nel
chiedere e con la pretesa di essere aiutati, sono percepiti come potenziale causa di
disordine per vagabondaggio.
Col tempo cresce l’insofferenza per i poveri, in particolare mendicanti, anche nelle
opere teatrali, nella letteratura -->nel XIII secolo sono presi in giro e c’è distinzione
fra chi mendica perché non può fare altro e chi invece potrebbe → falso mendicante.

Es. Nella prima regola di San Francesco (Regola non bullata)c’era l' esortazione nel
vivere tra i poveri senza vergogna; ma poi nella regula bullata approvata nel 1223
non c’è → mendicare è visto come una vergogna, soprattutto per i declassati, ma
anche per i poveri volontari → deve essere regolamentata la questua.

Si aggiungono anche regolamentazioni da parte dei comuni riguardo alla mobilità di


categorie di persone/alloggio dei forestieri (mendicanti visti senza distinzioni)
es. Pisa e Bologna → no lebbrosi/disabili → preoccupazioni di ordine pubblico, anche
perché spesso erano gruppi numerosi.

Sempre più frequenti erano le rappresentazioni iconografiche dei poveri-->


rappresentati in massa come un elemento strutturale del paesaggio urbano
In periodi di crisi masse dei poveri crescevano per afflusso in città dei contadini →
alcuni comuni assistono ampiamente i bisognosi; altri solo quelli noti (quindi i
cittadini). Poi i poveri diventano sempre più disprezzati, soprattutto se sconosciuti.

Povertà vergognosa

Nell'alto Medioevo c’è atteggiamento selettivo nei confronti dei poveri → non i più
bisognosi ma più meritevoli sono i vergognosi = turbamento e ritrosia nel chiedere,
motivo di disonore.
Presente sia nei primi cristiani che nella tradizione classica (Seneca, usanza di dare
un dono di nascosto; San Nicola dona tre monete d'oro ad un aristocratico decaduto,
padre di tre figlie avviate alla prostituzione.).
Persone impoverite che per non disonorare il loro ceto non vogliono manifestare il
loro stato di necessità → atteggiamento di vergogna dovrebbe essere comune a tutti i
poveri ma si trova solo nei ceti più elevati → povero vergognoso=aristocratico
impoverito.

Nel Basso Medioevo società in forte trasformazione e mobilità sociale → status


sociale ed economico non coincidono necessariamente con il diritto di nascita--> (ma
anche in positivo → ricchezza può dare prestigio sociale e potere).

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Trecento →necessità di ricorrere alla primogenitura: grandi lignaggi (esempio Conti
di San Martino) se non cambiano la tradizione di frammentare il loro patrimonio
cadono in povertà → non riuscivano a mantenere il loro tenore di vita quindi
opprimevano ancora di più i poveri.

Tommaso d’Aquino → bisogna tenere conto dei precedenti costumi di colui che viene
aiutato, perché può essere nobile. Diritto di essere aiutato ma anche di riservatezza e
vergogna per perdita delle ricchezze → si prova verecundia perché l' opinione
comune considera negativamente la povertà.

Aumentano nel Duecento le strutture che offrono assistenza ai poveri vergognosi


(soprattutto in nord Italia) → ampia partecipazione, contesto borghese per presenza
di artigiani e mercanti → realtà della cittadina produttiva, quella con assenza di
tutele. Declassamento implica anche sofferenza psicologica--> vergogna di chi ha un
lavoro ma non riesce ad avere vita dignitosa e non si vogliono confondere con massa
dei poveri.

Povertà vergognosa anche come strumento di difesa dell’elite (Trexler)→ fondazione


di istituzioni caritative in cui i vergognosi hanno maggiori diritti di essere protetti e
aiutati.
A Firenze, la compagnia di Orsanmichele ha distribuito l'11%delle risorse ai poveri
vergognosi.--> vengono riconosciuti a loro maggiori diritti.

Povertà congiunturale: carestie ed epidemie

Carestia del 1095 → l'abate del monastero di San Martino fa opere di carità e
miracoli.

Rodolfo il Glabro 1031-33 uomini senza cibo che mangiavano addirittura la carne
umana → sono topoi letterari, mancanza di cibo che porta alla disperazione (si cibano
di alimenti non commestibili).

1267-77 cronista genovese dice che il prezzo del grano aumenta tantissimo: alla
carestia segue l'epidemia→ persone cominciano a vagabondare e si rifugiano a
Genova che cerca di aiutarli
Due aspetti importanti
1) vagabondare di masse di persone in cerca di cibo
2) reazione di autorità comunali → può essere di accoglienza o di cacciata (es.
Firenze vs Siena)
Anonimo Romano 1335-1338 Bologna → presenza di poveri vergognosi che non
vivono normalmente in stato di bisogno, ma non sono in grado di reggere alle crisi
(poveri congiunturali). In concomitanza con la crisi c’erano però anche più gesti di
carità.

Movimento inverso città- campagna--> esempio del massaro che mette a disposizione
le sue terre e le sue fave.

Libro del Biadaiolo--> carestia anni 1329-1330


Aiuto offerto da: ospedali e confraternite o Comune cittadino (ma non sempre es.
Siena→ prima l'ospedale distribuiva il pane ai poveri poi il comune lo fa smettere e li
caccia, anche se il buon governo era collegato al trovare soluzione a problemi sociali,
come nel caso di Firenze).
La cacciata dei poveri provoca anche rivolte, represse in modo violento--> arrestate
60 persone, impiccate una decina.

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Firenze accoglie tutti i poveri, anche quelli cacciati da Siena--> prezzo calmierato
delle granaglie, vendita di pane e aiuto di ospedali/confraternite.

Carestie e epidemie si presentano spesso in successione (infatti è più probabile che ci


si ammali e sia deboli con regime alimentare insufficiente). Epidemie erano causate
anche da passaggio di eserciti (1311-13), come nel caso di Arrigo VII.

Giovanni Villani-->1340 a Firenze → epidemia diffusissima, con 15000 morti,


indipendentemente da ceto sociale e soprattutto in città rispetto che in contado.
Comunque in generale è probabile che i poveri siano più colpiti perché sono più
numerosi, hanno meno possibilità di curarsi, mancanza di denaro, mancanza di
istruzione che porta a condizioni igieniche disastrose, regime alimentare che li
indebolisce.
Anche nel caso di peste nera non avevano possibilità di scappare in campagna, in
generale le loro condizioni di vita hanno influenzato la diffusione della peste.
Ma nelle cronache non viene neanche menzionato il numero di poveri morti.
Effetto della peste è la contrazione demografica → lavoratori sia in campagna che
salariati in città possono avere più rivendicazioni e un rialzo dei salari → apparente
miglioramento di condizioni di vita. Però in realtà non dura → ci sono rivolte (es.
Ciompi) e accumulazione di grandi patrimoni nelle mani di pochi, aumenta anche il
fenomeno del vagabondaggio, particolarmente presente nel Quattrocento.

Povertà malata

Condizioni di miseria → salute precaria e rischio di essere esposti a malattie, inoltre


medicina medievale poco sviluppata. Malattie più caratteristiche:
- peste → morte rapida e improvvisa, traumatica
- lebbra → progressivo deteriorarsi del corpo, malati diventavano incompatibili con
vita sociale e non accettati
Malattia vista anche come strumento di avvicinamento a Dio → sofferenza va
accettata come strumento per purificarsi e imitazione di Cristo. Però anche idea di
cura del corpo che è anche cura dell’anima → guarigioni miracolose dei santi, sia in
vita sia con reliquie
Ripercussioni di malattie su vita quotidiana: impossibilità di lavorare → si pesava su
amici e parenti--> paura di essere un peso e di diventare poveri.

Si poteva finire in ospedale, ma non era sempre cosa positiva → vuol dire stato di
povertà
Idea che i malati non dovessero essere abbandonati (Umberto di Romans)-->bisogna
aiutarli ad accettare le loro sofferenze ed aiutare a convertirli.
Negli ospedali i malati erano anche curati dai medici oltre che a livello materiale
(elemosine) → si punta a guarigione.

Negli statuti ospedalieri prendono piede le indicazioni che riguardano la cura dei
malati ricoverati:
ad esempio, in quello di Santa Maria della Scala(Siena)--> organizzazione strutture di
accoglienza, gestione beni fondiari, elemosine, doveri religiosi dei ricoverati;
a partire dal 1318, nel nuovo statuto invece vien lasciato ampio spazio ai dettagli
della cura medica--> modalità di preparazione dei cibi/medicine, necessità di medici
stipendiati, questioni igieniche.

Lebbra → dal XI secolo sempre più isolati dal contesto sociale → aderiscono a
comunità religiose di San Lazzaro, rinunciando ai propri beni per una vita di castità,

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povertà ed obbedienza nei confronti del ministro.
Nel XII secolo sempre più emarginazione → comunità diventano luoghi di
separazione e povertà.--> tuttavia una vita più dignitosa rispetto a chi si trovava a
mendicare per le strade.
Per i poveri in generale per curarsi si faceva uso di medicamenti e conoscenze
popolari o molta importanza nella fiducia nel miracolo.

Povertà dei più deboli: donne e bambini


DONNE:
problema di sposarsi, partorire e vedovanza. Vivevano in nucleo familiare in cui c’era
capofamiglia uomo (padre o marito) → condizioni legate a contesto in cui nascevano o
al matrimonio che riuscivano a fare es. di novella di Boccaccio: Griselda è povera e si
sposa con il Marchese di Saluzzo, ma deve essere totalmente sottomessa →
obbedienza e fedeltà (è un topoi), capacità di sopportare vessazioni e prepotenze, a
tal punto da arrivare ad accettare adulteri, separazione dai figli ecc.

La dote è importante, è la preoccupazione maggiore dei padri soprattutto poveri.


Donne percepite come peso, anche se in realtà lavoravano sia per la casa che extra;
uomini avevano compito di garantire sicurezza delle donne (ma a volte se ne
sottraevano). Salvaguardia e aiuto alle donne sono oggetto di carità → es.a dare la
dote alle donne povere se ne occupano ospedali e confraternite e, in Sicilia, pure i
testamenti → mezzo per moderare i crescenti squilibri sociali.
Vi sono anche interventi comunali, come quello di Firenze che istituisce il Monte
Delle Doti -->Pratiche che non coinvolgono i miseri, ma soprattutto gente di stesso
ceto sociale, infatti è una specie di tutela.

Il parto è momento di forte rischio sia per la madre che per il bambino, soprattutto in
condizioni igieniche disagiate e per chi partoriva fuori dal matrimonio → gli ospedali
si occupavano in gran parte di far partorire le povere, c’erano anche confraternite e
case di accoglienza.

Vedove--> spesso categoria protetta con elemosine e tutela giudiziaria, infatti era
una situazione di estrema incertezza. Infatti le donne dovevano badare alla casa,
crescere i figli, ma anche fare altri lavori (quindi non è che senza marito non ci
fossero più soldi, ma rischio).
Possibilità delle vedove → elemosina, monasteri, ospedali oppure confraternite
(testimonianza di numerose donne che vi aderivano come tutela).
Gruppi di donne religiose: aggregazioni spontanee con scelta di appoggiarsi
vicendevolmente e vivere in povertà, vivevano in stato di marginalità (ridosso le
mura) in stile eremitico/abbandono del mondo MA comunque estranee a ordini
religiosi--> vita regularis sine regula.
Stato di bisogno poteva condurre anche a prostituzione
Storia di Marcuccia → vedova che sta con uomo che poi si sposa e le lascia una dote
che lei dà ad altre ragazze bisognose.
Riguardata → conosce uomo dissoluto che le fa lasciare marito e poi la costringe a
prostituirsi

BAMBINI:
ci sono molte testimonianze di cure amorevoli verso i bambini (vs luogo comune che
nel medioevo sono trattati con incuria) → cura e attenzione ad educazione--> Dhuoda
Condizione orfani: oltre ad alta mortalità infantile c’era anche rischio di perdere i
genitori → potevano essere aiutati da parenti e vicini o da istituzioni ecclesiastiche o
civili, ma ci sono anche molti soprusi e inganni.

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Bambini abbandonati/esposti: VIII secolo fondazione a Milano di un luogo di
accoglienza da parte di Dateo, poi ospedale di San Celso e di Brolo.
Poi nel XII-XIII secolo aumentano sempre di più le fondazioni di assistenza agli
esposti → necessità di riformare gli ospedali (es. Venezia).
Anche se la pratica di abbandono era criticata dalla Chiesa, ma spesso i genitori lo
fanno perché spinti dalla povertà per cui non potevano garantire la sopravvivenza dei
figli → l’abbandono negli ospedali poteva dare ai bambini una vita decorosa. C’erano
infatti balie stipendiate e una formazione professionale per i bambini.

Però spesso c’era alta mortalità → i bambini non sopravvivevano molto: ad esempio, a
Firenze, solo un terzo di essi compiva 5 anni.

LUOGHI E VOLTI DELLA CARITA’ CAP.7

L’aiuto informale

Le modalità con cui si aiutano i poveri sono molte. Es. atti di liberalità quotidiana, di
aiuto ai vicini e parenti. Elemosina fatta pubblicamente → gesto occasionale e
spontaneo quotidiano. Mendicanti chiedevano fuori dalle case, chiese e monasteri →
rappresentati in modo ordinato e con rispetto dei ruoli.
Aiuto informale di donare privandosi dei propri beni → unisce carità e penitenza
(episodi soprattutto legati alla vita dei santi), vantaggio di ricompensa (immediata o
in vita dei cieli).
C’è anche donazione che non richiede privazione → es. dare gli avanzi dei pasti ai
poveri fuori da monasteri e ospedali.--> nei conventi domenicani l'elemosiniere
doveva raccogliere, dopo ogni pasto, gli avanzi e darli ai poveri fuori dalla porta.

Le autorità cittadine regolamentavano il diritto all'elemosina


I lebbrosi in alcuni periodi dell’anno potevano andare in città a chiedere aiuto (c’è
uno statuto di comunità di lebbrosi--> venivano scelti per il compito due della
comunità): tutto ciò era una fonte di entrata rilevante

Nel Basso Medioevo la Chiesa regolamentò la richiesta di elemosine per i poveri →


sistema organizzato collegato a ospedali e confraternite che si occupavano di raccolta
di denaro → in questo modo non bisognava fare atto di carità diretto. In cambio si
ricevevano indulgenze.

La carità nelle pratiche testamentarie

Nel Medioevo si diffonde la prassi di affidare in previsione della morte la propria


volontà ad un testo scritto → valore giuridico del testamento che definiva eredi,
indicazioni di sepoltura, lasciti--> lasciare ordine per i propri eredi e procurarsi
meriti per la propria anima.
Era l'atto privilegiato per adempiere ad obblighi morali e religiosi donando parte del
patrimonio ad enti ecclesiastici in nome della carità cristiana.

Diverse modalità di opere pie: distribuzione di cibo/vestiti, elemosina diretta di


denaro ai poveri, oppure a confraternite/ospedali o fondazione di nuovi enti per la
cura dei poveri.
Il notaio aveva funzione importante infatti è garante di ciò che viene scritto e deve
dare consigli al testatore riguardo a come gestire il patrimonio per l’utilità della
comunità.

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Rolandino da Padova (1200-1276) -->spiega la struttura dei testamenti:
1)prima restituzione debiti e beni guadagnati illecitamente, i cosiddetti mala oblata
2)poi lasciti per la salvezza dell’anima → funerale e enti benefici
3)beni terreni ad eredi.
Valore religioso perché si può rimediare al proprio comportamento in vita.

Ottica rapporto mondo terreno-aldilà → abitudine di lasciare patrimonio per aiuto a


poveri sin da età longobarda (anche fondazione di xenodochia); con le preghiere dei
poveri si può ottenere salvezza per l’anima → rinuncia beni terreni per ottenerne di
maggiori.
Esempi di Rotperto di Agrate(745) e Totone da Campione(777)

Dopo il Mille ci sono ancora più testimonianze scritte → Lanfranco da Martinengo--


>grande numero di poveri a cui fare elemosina indica molta ricchezza, poveri
destinatari di beni materiali in cambio a partecipazioni religiose in cambio della
salvezza dell'anima del donatore.
XII secolo: Mutamento delle pratiche testamentarie in cui potevano avere libertà di
scelta anche le donne--> presso i notai per lasciare ordine nei propri patrimoni→ si
dà significato alle ricchezze acquisite e indicazioni agli eredi.
Atti di carità si rifanno ad obblighi morali del cristianesimo per accedere al regno dei
cieli oltre che per motivazioni personali, quali la volontà di giustizia sociale,
guadagnare fama e prestigio sociale e rendersi benemeriti verso le istituzioni
ecclesiastiche.
Preparazione alla morte come costituzione della memoria terrena e speranza in vita
futura → momento di redenzione.

XIII-XIV secolo--> confraternite ed ospedali sono tramite fra chi dona e chi riceve →
nei testamenti è meno frequente il termine generico pauperes e sempre più specifico
l’ente a cui dare soldi (di solito sono enti cittadini, ma a volte anche grandi ospedali,
anche in relazione alla tipologia di assistenza che danno). Più è elevato il potere
economico e sociale del testatore a più enti dà il suo patrimonio.
In assenza di figli si poteva lasciare tutto a enti caritativi o fondarne nuovi →
soprattutto in periodi di mortalità straordinaria in cui si sconvolgevano linee
ereditarie, soprattutto nel Trecento.
Testamenti variano dall’indicare chiaramente enti e persone ad inserire termini
generici, come quello di pauperes christi→ in questi casi lunghe procedure per
stabilire a chi dare i soldi.--> controversie giuridiche

Ospedali e confraternite si basano molto sulle elargizioni lascitarie → devono gestire i


patrimoni e farli fruttare (spesso accusati di approfittarne).
I testatori spesso descrivevano in modo minuzioso le modalità di elargizione della
carità e si volevano tutelare che la loro volontà fosse rispettata → controllo sugli
eredi
Gli ospedali a volte avevano anche obbligo di accogliere i donatori e provvedere ai
loro funerali, celebrare cerimonie ogni anno dalla loro scomparsa, oppure la
realizzazione di opere di decoro (quadri/affreschi)--> committenza artistica come
testimonianza di opera di carità.
C’erano anche problemi di natura giuridica → lunghe procedure di acquisizione e
diatribe legali.--> Sfiducia negli enti dà vita a due tendenze: indicare i poveri con
termini generici o dare indicazioni molto dettagliate in modo che non si potessero
disattendere.
In seguito, visto anche alla diffusa mancanza di attenersi al testamento dei defunti (a
volte per disonestà a volte per impossibilità economica.)
Nel XIV-XV secolo si creano in alcune città iniziative di controllo sulla distribuzione

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dei lasciti a favore dei poveri (Ufficio della Pietà dei poveri di Milano, Ufficio della
Misericordia di Genova etc).

Enrico Scrovegni e il ciclo di Giotto

Enrico Scrovegni era esponente di una famiglia aristocratica padovana che di


mestiere faceva il prestatore di denaro--> come atto di testamento fece costruire la
cappella di Santa Maria della Carità affrescata da Giotto. Enrico era un personaggio
molto importante, Dante lo mette all’inferno; si pensa che abbia fatto costruire la
cappella per espiare ai suoi peccati ma anche lettura diversa: autocelebrazione a
motivo dell’uso giusto che aveva fatto delle sue ricchezze → si pone come modello.

Testamento 12 marzo 1336 (ultimo di sette): scelte non in sintonia con altri
contemporanei, presenti molte persone alla redattura del suo testamento. Strano:
solo dopo che sono morti tutti i figli dà cose ai poveri e esclude esplicitamente alcune
istituzioni che si occupano dei poveri.
Dimensione politica del suo lavoro → aveva rapporti privilegiati con la Chiesa per
finanziamento di costruzione di edifici religiosi → non si occupa direttamente di
opere di carità rivolte ai bisognosi.
Negli affreschi ci sono elementi voluti esplicitamente da lui → virtù più importante
non carità ma giustizia a significare gestione corretta delle proprie attività
economiche → il guadagno è giustificato e motivo di lode perché aumenta il
benessere della comunità.
Carità contrapposta all’invidia e non all’avarizia, non vengono mai rappresentate
esplicitamente le monete né i poveri. Infatti carità per Enrico è ottenimento di
ricchezza secondo giustizia e liberalità nella costruzione di chiese e nella possibilità
agli altri di istruirsi vedendo l’affresco → significato di carità legato a coscienza di
aver fatto buon uso della propria ricchezza.

Tra pratiche devozionali e azioni caritativa: il culto mariano e le confraternite

Basso Medioevo culto per la Madonna sempre più diffuso → ispiratrice di compagnie
e confraternite, anche a livello popolare, legato a poteri taumaturgici.
Anche valenza politica nel Duecento a favore dei guelfi, importante anche a livello
caritativo come enti elemosinieri.
Culto di Maria manifestato anche nell’incarico a grandi artisti di realizzare immagini
sacre → diventano tipologie iconografiche e oggetti di culto:

es. Madonna di Orsanmichele a Firenze dal 1284 nel deposito del grano succedono
miracoli e l'immagine diventa motivo di devozione → si crea compagnia di
Orsanmichele che diviene sempre più importante, aiuta i poveri durante carestia del
1329, sostenuta dal vescovo e dal Comune → ha molti lasciti testamentari, ma ordini
mendicanti la criticano.
Comunque era simbolo e punto di riferimento della religiosità di Firenze.

Dipinto originario non conservato, abbiamo la miniatura di Lenzi che raffigura la


piazza e c’è anche il dipinto (Madonna circondata da fedeli) con sotto un banco con
un ufficiale membro della compagnia che raccoglie elemosine. --> funzione di
mediatore fra la Madonna e i poveri.
Negli anni successivi, con la ristrutturazione della piazza, si decide anche di
restaurare il dipinto: angeli al posto dei fedeli → distacco dal popolo.
Madonna di Orsanmichele funzione devozionale, ma anche di raccolta e elargizione
elemosine → circolo virtuoso.

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Diverse modalità di culto mariano: i francescani la vedono come colei che ha scelto di
vivere in povertà e intercede presso Dio per i fedeli. → soprattutto in mondo
confraternale/assistenziale ci sono molte raffigurazioni che diventano canoni: ampio
mantello sotto cui sono raccolti i devoti in atteggiamento di preghiera, poi il modello
si arricchisce man mano.
In generale comunque non sono mai rappresentati i poveri → aspetto egoistico di
carità nella difesa del proprio status chiedendo quindi protezione → distacco dai
poveri, che non potevano ambire ad essere rappresentati sotto il manto della Vergine.

La carità dei ricchi: mercanti e signori del Trecento

Molte erano le motivazioni che spingevano i ricchi a fare carità: dimostrare di far
buon uso delle loro ricchezze, acquisire meriti/perdono per vita eterna, ottenere
prestigio sociale e rispetto, utilizzare la loro capacità di gestione per far funzionare
strutture caritative.
A volte scelte di interesse → prima erano avari, poi si pentivano per timore di Dio-->
esempio di Villana di Treviso.

Nel Trecento aumenta l’importanza dei mercanti in opere di carità, infatti il


commercio era un’attività “a rischio”di condanna, tradizionalmente vista male →
restituzione dei mala ablata--> calcolata devozione, che si riscontra anche nelle
indulgenze → nella carità si fa strada un sistema di contabilizzazione
Ma sono anche spinti dal prestigio sociale che guadagnavano nel fare atti di carità
importanti → fondazioni di nuove strutture, masse di poveri → si tendeva a esibire la
carità--> mercante-benefattore
1) Bene Bencivenni di Firenze nel 1273 fa testamento lasciando grandi somme di
denaro a molti ospedali fiorentini
2) Società dei Bardi → testamenti di alcuni membri che vogliono restituire ciò di cui
si sono appropriati indebitamente ed erogare elemosine, inoltre avevano intestato
una partita a Domeniddio → in base a questa quota dovevano essere distribuiti gli
utili ai poveri.
Milano:
1) Guglielmo Saliverti fondò nuovo ente (la Pagnottella) per distribuire il pane ai
poveri.
Nel 1368 un gruppo di mercanti fonda il Consorzio della Misericordia → poi sempre
più arricchito da numerose donazioni dei mercanti

Francesco di Marco Datini mercante di Prato → benefattore per ospedale di Santa


Maria Nuova di Firenze e poi anche fondazione ospedale del Ceppo pe’ poveri di
Cristo a Prato, base economica era lo sfruttamento del patrimonio fondiario, ma
l’ospedale di Prato era svincolato dalla Chiesa per volontà del mercante.

Carità anche dei signori e dei sovrani, oltre che in attività di governo anche con
intervento personale.

1) Giovanni Visconti → ostentazione ricchezza, ma anche attività di tutela della


Chiesa milanese e pratica di carità con i suoi beni personali (sfamava 60 poveri al
giorno, dona beni cospicui ad ospedali).
Anche altri membri della famiglia fanno donazioni simili (Bernabò Visconti; Luchino
Visconti) → segno di una volontà personale ma anche di necessità di famiglie signorili
→ provvedere ai poveri era obbligo, ma anche strumento per guadagnare rispetto.
Luchino Visconti, a causa delle sue condizioni di esule, lasciò molti suoi beni ai poveri
delle città in cui era stato accolto.

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Gli atti di magnanimità sono dovuti anche alla situazione economica che si stava
formando: presenza palese di un disagio diffuso e accentuazione della distanza tra
poveri e ricchi. Inoltre per i potenti era obbligatorio impegnarsi per il bene comune
attraverso anche la carità.
Anche i sovrani avevano questo impegno: es. gli Angiò danno appoggio istituzionale e
impegno personale → fondazione dell’ospedale sant’Egidio a Napoli anche con loro
donazione (Carlo e Roberto) poi Giovanna fonda chiesa dell’Incoronata a sue spese
(lo specifica).

Servizi ai poveri: ospedali tra Duecento e Trecento

Tendenzialmente ogni ospedale aveva la sua storia specifica e quindi il suo modo di
essere strutturato e di aiutare i poveri:
distinguere gli ospedali a seconda della loro appartenenza ad un ordine, del loro
rapporto con il vescovo e del loro grado di autonomia dalla chiesa cittadina/comune.

1). ospedale di Santo Spirito di Roma (sotto la protezione di papa Innocenzo III) dà
vita ad ordine ospedaliero, approvato dal papa, faceva diverse opere di misericordia
→ polifunzionale.
Lo statuto del 1314 normava la vita dell’ospedale con modelli di comportamento da
rispettare. Grande apertura nei confronti dei poveri: non solo venivano accolti ma
anche andati a cercare per la città. Si occupavano di tutti i tipi di povertà (malati,
orfani, donne partorienti etc).
Importanza della confessione/comunione → cura dell’anima prima della cura del
corpo.--> stretti legami dell'ospedale con la curia romana.
Poveri posti al centro di vita ospedaliera → religiosi al servizio dei poveri.
Vita quotidiana regolata da momenti di preghiera → dimensione religiosa era
caratterizzante.

Lebbrosi: inizialmente comunità solo di malati, emarginati in luoghi isolati, poi ci


sono persone che per scelta religiosa le curano dando vita ad ospedali di San Lazzaro.
Regolamentazione di comunità ospedaliere tramite statuti è necessità delle autorità
religiose di disciplinarle → Nel Duecento il vescovo è autorità che emana regole
(tutela e protezione.)

2) Regole di San Lazzaro di Piacenza--> il papa nomina un vescovo e due abati per
fare le leggi → tutti i membri della comunità devono uniformarsi: regole per i religiosi
(riguardo ingresso in comunità: voto di povertà, castità e obbedienza → simile a
scelta monastica) e regole per i malati (simili a religiosi ma con attenuanti se sono
malati gravi). Obbedienza nei confronti del ministro → colui che governa la comunità,
ha il diritto di costrizione su ciascun membro. -->Necessità di mantenere ordine e
disciplina → divieti, separazione uomini e donne, rispetto reciproco.
Assoluto divieto di abbandonare l'ospedale-> separazione comunità dal mondo.

Ospedali cittadini → nel Trecento si affievolisce la spinta religiosa e invece gli


inservienti sono stipendiati.
Diversa organizzazione se è grande o piccolo ospedale.

1). Rodolfo Tanzi di Parma è molto grande, c’è un inventario → ci sono anche
situazioni di ricchezza (alcuni pazienti, ministro), grande sia per assistiti che per
assistenti, c’è anche tutto il complesso necessario al mantenimento → terre, animali,
orto.
La carica di ministro era vista come occasione di arricchimento e controllo sociale su

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una collettività numerosa.

Ad inizio Trecento gli ospedali sono quasi come cittadelle autosufficienti, crescono
sempre più di numero e dimensioni → c’è bisogno di nuovo modo di organizzazione e
gestione.

2)Santa Maria della Scala di Siena: struttura organizzativa con un organismo ampio
(Capitolo generale) formato da tutto il personale e poi Capitolo ristretto con rettore e
pochi altri → a loro spetta potere decisionale, poi diventa sempre più “moderno”
(votazione, verbale etc)--> gestione dei beni, controllo sul personale, rapporto con i
conversi ecc.
Ospedali ormai sono importanti sul piano economico e sulle reti di relazioni → hanno
capacità di avere rapporti con i potenziali finanziatori offrendo loro servizi tramite
accordi → capacità dell’ospedale di inserirsi nelle dinamiche economico-sociali di
ampi strati di popolazione cittadina.
es. I benefattori richiedevano fornitura di cibo, o di essere ospitati etc.

Ospedali diventano istituti interessati a gestire in modo vantaggioso il proprio


patrimonio → vogliono rendere funzionale il sistema caritatevole. Una buona
amministrazione diventa cardine di ospedali → luoghi di mediazione e ridistribuzione
ricchezze → uso produttivo del denaro (in relazione a idea del bene comune).
Addirittura gli ospedali arrivano a svolgere la funzione di banco--> accoglie i depositi
dei cittadini, paga interessi, concede prestiti al comune.

In realtà c’erano spese di abbellimento ed ingrandimento delle strutture, ma anche


non necessarie es. affreschi o decorazioni artistiche--> ostentazione di ricchezza (ma
analogia di Buon Governo)

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