I rapporti tra Chiesa occidentale e Chiesa orientale furono sempre particolarmente freddi. Alla morte di Alessio
Studita, divenne Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, che govern dal 1043 al 1058.
Un giudizio equo su questo protagonista della Storia del primo millennio non di certo facile. Egli ebbe una
personalit tempestosa e rivoltosa, molto autonomo persino dall'autorit dell'Imperatore bizantino. Gi da nobile si
dice che, aspirando alla corona, fece una rivolta per diventare Imperatore. Scoperto nei suoi intenti, fu mandato in
convento, dove ebbe grande influenza sulla politica e sullo stesso Imperatore Costantino IX, fino a che, nel 1043, fu
eletto patriarca di Costantinopoli.
Bisanzio e Roma erano gi di fatto divise, anche se non ancora formalmente, in quanto forte era la richiesta di
autonomia dalla Chiesa centrale.
A Bisanzio cresceva la consapevolezza e le convinzione che Roma andava degenerandosi a causa dell'alleanza con i
Normanni e con l'Impero Tedesco, mentre Bisanzio, nuova Roma, si fece depositaria delle vere e autentiche
tradizioni ecclesiastiche, della vita e della fede religiosa, conservatesi intatte.
Nella rottura dei rapporti tra Chiesa e Normanni (1053), nacque l'idea di realizzare un esercito formato dall'unione
militare tra tedeschi e bizantini in funzione anti - normanna. Questo esercito fu guidato da Argiro, figlio di Meles,
che nel 1009, con la protezione tedesca e papale, aveva combattuto contro l'esercito bizantino.
A Bisanzio Michele Cerulario non era disponibile ad aiutare Argiro in funzione anti normanna, per l'odio personale
che aveva nei suoi confronti, ricordando le vicende del padre. Per questo cominci a guidare una campagna anti
latina di dimensioni molto pi grandi di quella portata avanti da Fozio nell'863-869.
Nonostante questo, Argiro port avanti la sua campagna, sostenuto dall'Imperatore bizantino.
Michele Cerulario non si arrese e cominci una campagna di diffamazione contro Roma: rimise all'ordine del giorno
il problema del Filioque, del rito ecclesiastico, del celibato del clero, dell'uso del pane azimo, del digiuno del sabato.
Inoltre, fece chiudere le Chiese latine in Oriente e comp diversi atti vandalici anche contro le particole consacrate. Il
portavoce e il braccio del patriarca Michele era Leone di Okrid, il quale scrisse una lettera al vescovo di Trani (in
realt il vero destinatario era il papa), nella quale obbligava Roma ad adeguarsi a Bisanzio e ai suoi riti, ripudiando i
riti occidentali contrari a quelli greci. Questa lettera fu trasmessa nelle mani del tempestoso e sanguigno Umberto di
Silvacandida, consigliere del papa, che rispose a tono, accusando la Chiesa orientale di ben 90 eresie.
Mentre papa Leone IX era prigioniero dei Normanni e Costantino IX era consapevole della necessit dell'alleanza; la
curia romana, allora, per ristabilire la pace con Bisanzio, mand una delegazione all'Imperatore.
Umberto di Silvacandida e Federico di Lorena furono accolti con onore dall'Imperatore ma con indifferenza dal
patriarca Michele.
A questo atteggiamento, Umberto da Silvacandida rispose traducendo in greco le sue accuse di eresia, che
suscitarono una violenta reazione da parte del patriarca Michele.
Il dialogo si ruppe e la delegazione di pace si risolse in un nulla di fatto.
Umberto da Silvacandida il 16 luglio 1054 pose sull'altare di S. Sofia una bolla di scomunica contro Michele
Cerulario e i suoi collaboratori, designandoli come simoniaci, eretici, nicolaitici
Il 24 di quello stesso mese, Michele convoc un Concilio ed eman, in risposta, una scomunica ai legati del papa e ai
loro sostenitori. Lo scisma era ormai consumato!
Ai fatti concreti del 1054, per, dobbiamo accostare anche le valutazioni storiche a questi fatti che non coincidono
con la valutazione giuridica. Ne possiamo ricavare principalmente due:
1. Lo scisma, per cos dire, nacque nel 1054 ed in quest'anno avvennero i fatti pi determinanti. Esso, per, non fu
necessariamente avvertito nella sua gravit dagli stessi contemporanei, ma fu visibile soltanto una-due
In Inghilterra
Papa Alessandro II intervenne per la successione del re d'Inghilterra, alla morte di Edoardo il Confessore. La Chiesa,
tra i due contendenti, Aroldo e Guglielmo di Normandia, appoggi quest'ultimo che, con la benevolenza del papa,
vinse Aroldo ad Hastings nel 1066. Da questo punto in poi la Chiesa inglese si leg intimamente al papato.
In Lombardia
In Italia settentrionale invece, la riforma ecclesiastica port ad una divisione del clero e del popolo. Il clero
ambrosiano, infatti, nonostante le imposizioni che giungevano da Roma, continuava nella sua propria tradizione di
permettere l'accesso al presbiterato anche a uomini sposati. I diversi predicatori giunti da Roma, tuttavia, favorirono
la nascita di un forte movimento tra i fedeli laici (la Pataria nella sua prima fase di esistenza), che cominci a
criticare pesantemente il proprio clero, bollando i preti sposati con il titolo di eretici "nicolaiti" (interpretando in
maniera de-contestualizzata alcuni passi delle cosiddette "lettere alle sette chiese" dell'Apocalisse di Giovanni) e
riducendo il matrimonio dei preti a semplice "concubinaggio". Di questo movimento erano membri sia alcuni laici,
sia alcuni chierici del partito riformatore, tra i quali spiccano i nomi di Arialdo da Cucciago e di Landolfo Cotta.[2]
I patarini diedero avvio a intense azioni di riforma ecclesiastica, a volte anche con mezzi violenti e obbligando i
preti, anche con la forza, a rispettare il celibato. Nell'estate del 1057, cominciarono a giungere al papa proteste e
accuse contro i patarini, tanto che Stefano IX fu costretto ad inviare una delegazione per chiarire e sistemare la
situazione. Pier Damiani e Anselmo di Lucca, giunti a Milano, decisero per di appoggiare apertamente la Pataria,
tentarono di stroncare le proteste e di ristabilire la pace, ingiungendo all'arcivescovo di Milano, Guido da Velate, di
sottomettersi al papa. Gli scontri successivi divennero ancora pi feroci, e una delle vittime fu lo stesso Arialdo, che
cominci ad essere considerato un martire della riforma romana.
L'arcivescovo Guido nel 1072 croll e accett di dimettersi, mandando il proprio anello e pastorale ad Enrico IV, il
quale invest il nobile Goffredo da Castiglione come nuovo arcivescovo. Questo intervento dell'imperatore, tuttavia,
ebbe come effetto quello di coinvolgere anche Milano nella lotta tra papato ed Impero.
Nonostante l'iniziale appoggio giunto da Roma, negli ultimi decenni dell'XI secolo la Pataria, abilmente sostenuta da
Roma nel progetto riformatore, venne in qualche modo "scaricata" dai papi, che cercavano una riconciliazione con
gli episcopati locali. I patarini radicali, delusi anche dai papi oltre che dal clero milanese, finirono per trasformare il
loro movimento in una specie di setta ereticale di contestazione all'autorit ecclesiastica, abbastanza vicina alle
istanze dei Catari.
Nel 1073 Ildebrando di Soana venne eletto papa per acclamazione della folla, cui fece seguito l'elezione canonica da
parte dei cardinali.
Ildebrando era un monaco cluniacense: aveva accompagnato in Germania l'ex-papa Gregorio VI, quando
quest'ultimo, deposto dall'imperatore Enrico III al Concilio di Sutri, era fuggito a nord delle Alpi. Ritornato a Roma
al seguito di papa Leone IX (Brunone di Toul), Ildebrando era entrato a far parte dei cardinali riformatori. Da
Alessandro II venne nominato arcidiacono, divenendo capo della Curia romana.
Appena eletto, Gregorio VII intraprese azioni contro la simonia e il concubinato del clero, promulgate soprattutto in
un sinodo romano convocato nella Quaresima del 1074.
Nel 1075 compose il Dictatus papae, una raccolta (o forse soltanto un indice) di varie affermazioni sul primato del
vescovo di Roma. Con questo documento Gregorio VII inaugurava una "nuova ecclesiologia" (come afferm il
teologo cattolico Yves Congar nella sua opera Sentire ecclesiam): il papa diventava "vescovo dei vescovi", Roma era
"caput ecclesiae" (centralismo romano) e ogni singolo credente diventava un suddito del vescovo di Roma.
Affermando il potere del papa al di sopra di ogni altra autorit (oggi si direbbe sia "laica" sia religiosa), Gregorio
provoc una profonda rottura proprio con l'imperatore romano-germanico (si ricordi che la riforma dell'XI secolo era
iniziata proprio per l'intervento degli imperatori, che avevano tentato di risanare il papato corrotto).
Dotato di forte personalit e di una concezione altissima della dignit papale, Gregorio introdusse un elemento di forte
novit nel panorama del movimento di riforma, rivendicando il primato romano, cio la suprema autorit del papa all'interno
della Chiesa e nell'ambito della societ cristiana. Nelle sue lettere, infatti, pi che il concetto di "libertas Ecclesiae", che
costituiva pur sempre la bandiera del movimento riformatore, la contrapposizione tra "obbedienza" e "disobbedienza" a
ricorrere pi di frequente, identificandosi l'assoluta obbedienza a Dio con quella dovuta a lui in quanto papa, cio successore
dell'apostolo Pietro. Ne scatur una profonda e violenta spaccatura del movimento riformatore, che port ad un
rimescolamento generale delle forze in campo. Dalla parte dell'imperatore, infatti, vennero a trovarsi non solo i vescovi ostili
alla riforma, ma anche ecclesiastici di notevole levatura morale e non meno di Gregorio VII impegnati contro la simonia e il
concubinato del clero, quali - per restare in Italia - Dionigi di Piacenza, Guido d'Acqui, Guiberto di Ravenna (futuro antipapa
Clemente III), ma decisamente contrari alla concezione gregoriana del primato papale
(Vitolo, op. cit., p. 253)
Il giorno di Natale del 1075 Cencio, nobile e bandito romano, sequestr Gregorio a Roma, ma il papa venne liberato
da un tumulto popolare.
Nell'anno seguente l'imperatore Enrico IV convoc a Worms un sinodo dei vescovi del Sacro Romano Impero
Germanico (Dieta di Worms del 1076): i vescovi chiesero le dimissioni di Gregorio VII.
I vescovi tedeschi al fratello Ildebrando. (...) Ti dai cura di novit profane. Infatti ti sei preoccupato in tutti i modi di
togliere ogni autorit ai vescovi, autorit che - come si sa - stata loro concessa da Dio mediante la grazia dello Spirito
santo, il quale opera soprattutto nelle ordinazioni. Hai dato in mano al furore della plebe tutta l'amministrazione delle
faccende ecclesiastiche. Ora nessuno pu pi diventare vescovo o prete se non va a mendicare questa carica dalla tua altezza,
con una adulazione del tutto indegna. Hai sconvolto in una miserabile confusione tutto il rigore dell'istituzione di Cristo, e
soprattutto quella bellissima distribuzione delle membra di Cristo che il dottore delle genti
loda e difende. E cos, per i tuoi gloriosi decreti, lo stesso nome di Cristo - lo diciamo con le lacrime agli occhi! - perisce.
Chi infatti non si meraviglier di questo fatto indegno che tu ti arroghi ingiustamente una potenza indebita, distruggendo i
diritti dovuti alla fraternit universale? Affermi, infatti, che qualora giungesse a te anche solo il sospetto di qualche delitto di
uno qualsiasi dei membri delle nostre diocesi, nessuno di noi avrebbe pi l'autorit di "legarlo e scioglierlo", ma soltanto tu,
o qualcuno che tu avessi appositamente delegato a questo scopo. Non c' nessuno esperto delle sacre lettere che non veda
come questa pretesa superi ogni stoltezza
(J.M. Watterich, Vitae Romanorum Pontificum, vol. I, p. 373)
Poco dopo, Enrico IV invit i sudditi dell'Impero Romano alla disobbedienza nei confronti di Gregorio, e lo
proclam deposto. In reazione, nel febbraio del 1076 Gregorio VII scomunic Enrico. Dopo la scomunica Enrico
venne abbandonato dai principi tedeschi, che gli contrapposero Rodolfo di Svevia e minacciavano di non
riconoscerlo pi come imperatore se non si fosse liberato dalla scomunica. Gli stessi principi invitarono il papa ad
Augusta perch questi emettesse una sua decisione nella loro controversia con Enrico. Con mossa abilissima, mentre
Gregorio VII era gi in viaggio verso Augusta, Enrico lo anticip, incontrandolo a Canossa. In un primo momento
Gregorio, combattuto tra opportunit politica (istituire un processo contro Enrico in Germania, con grande prestigio
per il papato) e dovere pastorale (perdonare chi gli si presentava come peccatore pentito), scelse la seconda via e
assolse Enrico dalla scomunica.
Pochi anni pi tardi, per, Gregorio si mostr molto pi spregiudicato e nel 1080 dichiar pubblicamente il suo
appoggio per Rodolfo di Svevia, rinnovando la scomunica e deposizione di Enrico IV, il quale, a questo punto, fece
eleggere un nuovo papa nella persona dell'arcivescovo di Ravenna, Guiberto (noto come antipapa Clemente III). Nel
1081 Enrico marci su Roma e la conquist nel 1084: a Roma ricevette la solenne incoronazione imperiale da
Clemente III, mentre Gregorio fuggiva a Salerno, dove moriva nel 1085.
Gregorio VII aveva riaffermato vigorosamente l'autonomia della Chiesa e la suprema autorit di Roma su tutte le
Chiese locali. In particolare, come risaputo, Gregorio si oppose nettamente ad ogni ingerenza laica nella scelta dei
vescovi e degli abati. Questo, inevitabilmente, provoc uno scontro feroce con l'imperatore, perch di fatto i vescovi
e gli abati erano anche detentori di una autorit civile (non solo quando erano vescovi-conti, caso in realt non
frequentissimo, ma perch normalmente esercitavano una giurisdizione su coloro che risiedevano nelle loro diocesi e
amministravano patrimoni terrieri vastissimi), e ovviamente l'imperatore voleva intervenire nella selezione di questi
Ci si rese sempre pi conto, in definitiva, che il termine "gregoriana" in qualche modo rimuoveva, o per lo meno
metteva in ombra, la riforma voluta proprio dagli imperatori romano-germanici, quella intrapresa da correnti
monastiche e laicali, o quella di vescovi di parte imperiale (si pensi a Viberto di Ravenna o al primo Rainaldo di
Como) che furono sicuramente dei riformatori, sebbene apertamente schierati contro Gregorio VII.
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Note
[1] La riforma episcopale, come era stata concepita ed attuata da Attone di Vercelli, da Raterio di Liegi e da altri prelati animati da medesimi
intenti, non ha dato e non poteva dare che risultati insignificanti. ... Il vescovo riformatore frutto di un caso felice che presto o tardi non si
rinnover; il pi delle volte il suo successore non gli somiglia affatto e l'opera abbozzata interrotta, compromessa, o anche completamente
distrutta. ... Il papato nel X secolo perse l'autorit il prestigio indispensabili per una azione efficace. Da qui risulta, in fin dei conti, che
l'iniziativa della riforma non pu venire che dall'imperatore. ()
[2] Gran parte del popolo ader alle idee patarine ... Essendo ormai penetrata nella cultura popolare l'idea della sessualit come colpa e
contaminazione, i preti sposati vennero con facilit fatti considerare peccatori pubblici e impuniti. Si cominci ad attuare uno sciopero
liturgico da parte dei fedeli, che si rifiutavano di assistere alle messe e di ricevere i sacramenti di questi sacerdoti, e si arriv poi
all'allontanamento forzato dalle chiese e all'aperta e violenta persecuzione. Il moto patarino si fondava sull'idea non cattolica dell'invalidit dei
sacramenti celebrati dai sacerdoti peccatori, che faceva apparire agli occhi del popolo la condanna del clero sposato e la conseguente
persecuzione come una legittima purificazione e liberazione della Chiesa. ()
[3] Se Gregorio VII pu essere assunto come simbolo di una riforma che, avviata per liberare la Chiesa dalla decadenza infiltratasi in essa a
motivo dei soffocanti legami con i poteri locali, e anche di uno slancio spirituale che, come tale, risulta politicamente sconfitto, egli va tuttavia
indicato anche come l'esponente massimo di una nuova concezione di Chiesa, non soltanto nei suoi rapporti con l'Impero, ma prima di tutto
nella relazione tra Chiesa romana e Chiese locali. Nel Dictatus papae ... si dichiara essenzialmente l'unicit della Chiesa di Roma (nel senso di
essere l'unica Chiesa propriamente tale) e, di conseguenza, la sua autorit immediata su tutte le Chiese locali; d'altra parte si d anche
un'immagine inedita della cristianit, come presieduta non pi da due autorit affiancate l'una all'altra - come era stato, pur con esiti alterni,
lungo i secoli precedenti - ma da una sola autorit, quella papale, alla quale quella imperiale risulter sempre pi nettamente subordinata, nei
secoli successivi, fino al tramonto del sistema medioevale. ()
Bibliografia
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G. Rossetti, Il matrimonio del clero nella societ altomedievale in Il matrimonio nella societ altomedievale,
XXIV Settimana di Studi del Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo, Spoleto, 1977, Vol. 1, pp. 473-567.
Il dramma della Chiesa impegnata a fondo nel suo rinnovamento non fu la lotta dei buoni (la sede apostolica)
contro i reprobi (l'episcopato e il clero corrotto). ... Fu un dramma sociale e istituzionale che richiede da parte
nostra uno sforzo di comprensione globale della dinamica interna di quella societ. (p. 549).
Giovanni Vitolo, Il rinnovamento della vita religiosa e la riforma della Chiesa in Medioevo : I caratteri originali
di un'et di transizione, Milano, Sansoni, 2000, pp. 244-263. ISBN 8838318573
Saverio Xeres, La prima grande riforma nella storia della Chiesa; Le principali conseguenze di una riforma
irrigidita in La Chiesa, corpo inquieto : Duemila anni di storia sotto il segno della riforma, Milano, Ancora,
2003, pp. 63-86. ISBN 885140108X
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Voci correlate
Dictatus papae
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