Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
ESPLORAZIONI
MISCELLANEA DI STORIA
DELLE ESPLORAZIONI
IV
PREMESSA
Nonostante le difficolta di ogni genere (in particolare la mancanza di qualsiasi contributo finanziario all'attivita di ricerca) nella
quale h costretta a svolgersi tutta la nostra attivita, siamo riusciti anche
quest'anno a licenziare un altro volume miscellaneo, comprendente,
secondo la formula consueta, assieme a quelU di cari amici e coUeghi,
i contributi di alcuni allievi alle loro prime esperienze.
Una parte di costoro, che si era dedicata alio studio ed all'analisi di temi e problemi relativi alia Storia delle esplorazioni polari, ha
visto invece apprezzati il loro impegno e la loro fatica dalla gentilezza
dell'amico Silvio Zavatti, che ha ospithato alcuni loro articoli nella
rivista da lui diretta: G. Rosso, Nota sul Diario inedito di Umberto
Cagni, in // Polo, XXXEI, 1977, pp. 56-58; IDEM, Notizie tecniche
sull'oleodotto dell'Alaska, Ibidem, XXXIH, 1977, pp. 77-80; C. CAMPANELLA, Il carteggio di Padre Pasquale Tosi ,Ibidem, XXXm, 1977,
pp. 81-84; IDEM, Studi linguistici di Padre Barnun, Ibidem, XXXIV,
1978, pp. 107-110.
Un sentito ringraziamento vogliamo rivolgere, infine, pure agli
amici Giulio Fiaschini e Carlo Varaldo, che hanno gentihnente permesso la pubblicazione, nell'ultimo fascicolo degli Atti della Societa
Savonese di Storia Patria (n.s., XI, 1977, pp. 131-143) dell'articolo di
A. GHIONE REPETTO, L'attivita di espansione e colonizzazione italiana in Africa orientale in alcuni periodici savonesi del periodo postunitario Q870-1899).
FRANCESCO STJRDICH
MARISA PERROTTA
BREVI CONSIDERAZIONI
SULL' HISTORICA RELATIONE
DEL REGNO DI CILE
DI PADRE ALONSO D'OVALLE
11
10
12
L'Autore ricorre spesso ad una serie di immagini tendenti al meraviglioso ed all'iperbolico, per cui ci troviamo in molte occasioni
dinnanzi a descrizioni di paesaggi di favola, ben lontane perd dall'offrirci la vera immagine di quel mondo.
Questa diventa poi la logica conclusione di simili descrizioni:
La terra h tanto feconda, e prodiga delli suoi frutti, che non
ha altro mancamento, se non che, non ha chi U consumi,... per smaltire e dar uscita a tanta abbondanza che ha la terra de' suoi
frutti (10).
con un acceimo ancora piu circostanziato agh ingenti guadagni che
avrebbe potuto realizzare chi sarebbe stato in grado di inserirsi in
questi traffici:
Sono tanto grandi guadagni che si cavano da questi negotij,
e acquisti che conosco persone, che con quaranta mila scudi, che
mettono di capitale, impiegati in terre, bestiame, e schiavi... cavano
ogn'anno dieci o dodici mila scudi, che e guadagno di venticinque
per cento assai considerabile per esser sicuro (ii).
Appare piu che evidente, da queste poche citazioni, che anche
questo Autore, come molti atri, tende a proporci una visione di quel
mondo artificiosamente e strumentalmente piegata e ricondotta entro
gli schemi di un mito funzionale alle esigenze della poUtica espansionistica spagnola.
Un'altra tematica che ci offre alcuni spunti di riflessione e quella
riguardante la questione religiosa, che costituiva tra I'ahro lo scopo
principale di questa relazione:
...la prima e principale intentione... fu il dar notitia delli Ministerij delle anime, ne' quaU si va occupando la nostra Compagnia
di Gesu nel Regno del Cile i^).
Nella relazione dell'Ovalle la strategia di penetrazione missionaria appare abbastanza prudente ed improntata a quello spirito di
(10) A. D'OVAGLIE cit., libro I, cap. IV, p. 12.
(11) A. D'OVAGLIE cit., libro I, cap. IV, p. 11.
(12) A. D'OVAGLIE, Introduzione.
13
14
SALVATORE SACCONE
18
19
stantinopoli (% dove rimane circa un mese per imbarcarsi poi nuovamente su una saica turca <^). A Caffa viene imprigionato per alcuni
giorni come spia, poi, liberato, arriva finalmente il 4 ottobre 1681 ad
Anarghias, porto della Mingrelia.
La sua missione apostolica in quella regione sara difficile, ma
proficua per il numero delle conversioni da lui operate, come appare
dalla lettera scritta al suo ritorno in Italia I'otto gennaio 1687.
Al suo rientro, oltre a scrivere la suddetta relazione, si reca
nella sede della Congregazione di Propaganda Fide, per meglio chiarire lo stato delle missioni in quella lontana terra della Russia asiatica e per riferire sui risultati ottenuti. Ritorna poi nella citta natale
dedicandosi con costante impegno e profitto alia sua attivita di religioso.
L'abate Gaetano Rasponi chiude la sua esistenza a Ravenna il
13 febbraio 1720 (lO) e viene sepolto nella chiesa dello Spirito Santo,
sede della corporazione dei Teatini nella suddetta citta (ii).
Le scarse informazioni relative al periodo che intercorre fra il
suo ritorno in Itaha e la morte, sono ricavabili dai documenti dell'Ordine Teatino conservati nell'Archivio di Stato di Ravenna (12).
Nel periodo storico in cui opera in terra di missione l'abate Gaetano Rasponi, I'Europa orientale si presenta come un'area economicamente e socialmente ancora arretrata, la cui struttura prevalentemente agricola sostiene lo sviluppo commerciale e manifatturiero dei
paesi dell'Europa settentrionale, come I'Olanda e I'lnghilterra Q^).
II regno di Polonia assume una fisionomia aristocratica e feu(8) G. RASPONI cit., c. Iv.
2]
20
dale (}*) e riesce a conservare fino alia meta del secolo XVII la propria supremazia suU'Europa orientale, cioe fino a quando le rivolte
interne e i conflitti intemazionali non ne segnano I'inizio della decadenza (is),
Anche la Russia, sotto il regno dello zar Pietro I il Grande
(1689-1725), subisce mutamenti notevoh. II vasto territorio viene diviso in dodici governatorati, vengono istituiti presso la corte due collegi alio scopo di sovrintendere ai vari rami dell'attivita di governo,
vengono create inoltre numerose scuole specializzate come quelle di
scienze matematiche, di ingegneria, d'artigUeria e dell'accademia navale. La chiesa ortodossa, posta sotto il controUo dello Stato, perde
ogni influenza presso i ceti superiori, pur conservando la sua presa
suUe masse rassegnate dei contadini. Anche il peso degli intellettuali
laici o dell' intelhghencija , per usare un termine specificatamente
russo, aumenta considerevohnente e contribuisce all'affermazione in
quel paese di uno Stato tendente a un modello di organizzazione di
tipo occidentale Q^.
Interessante e il giudizio, che ritengo utile citare, suU'mipulso
dato dalla monarchia assoluta di Pietro I il Grande, formulate dall'abate Lambert nella sua opera Storia generale, civile, naturale, poUtica e religiosa di tutti i popoli del mondo, pubblicata a Venezia nel
1751: Pietro il Grande, il ristoratore delle Arti e delle Scienze,
fece prendere alia Russia un nuovo aspetto. Venne egli a capo di ritrarre i suoi Sudditi dalla profonda ignoranza, in cui avevano marcito
pel corso di molti secoli; trovo il mezzo d'inciviUrU, e vi riusci, traendo principalmente ne' suoi Stati i forastieri, e obbligando la nobile
gioventti Russiana a viaggiare. Le savie ordinazioni, delle quali fu
I'autore, e che non avevano tutte per oggetto che la gloria e l'interesse
di sua nazione, hanno fatto della Russia il piu florido stato, e hanno
trasformato gU abitanti in uomini nuovi. Quindi tutto quello leggia(14) W. KuLA, Teoria economica del sistema feudale, Torino, 1970.
New Cambrigde Modern History, Cambrigde, 1961, V, pp. 559-570.
(16) W. PHILIPP, Russia: the beginning of Westernisation, in The
New Cambrigde Modern History, Cambrigde, 1961, V, pp. 571-591; e M. S.
ANDERSON, Russia under Peter the Great and the changed relations of east
and west, Ibidem, VI, pp. 716-740; M. N. POKROVSKIJ, Storia della Russia,
Roma, 1970; V. GITERMANN, Storia della Russia, Firenze, 1973.
(15) H. JABLONOWSKJ, Poland to the death of John Sobieski, in The
22
23
finanze sono rette da G. B. Colbert (^). La politica economica e caratterizzata da un energico e notevole intervento ed impulso dato
dallo Stato ai settori commerciale, industriale e coloniale (^i).
Anche in Inghilterra lo sviluppo economico registra una notevole ripresa tra il 1649 e il 1658 durante il governo repubbUcano e
i cinque anni della dittatura di Cromwell, il cui merito e quello di
aver fatto del suo paese una grande potenza politica e navale (22),
cioe di aver ripreso piti energicamente l'opera e la poUtica di EUsabetta, interrotte per varie cause dai suoi successori.
L'abate Gaetano Rasponi, come precedentemente accennato,
parte il 9 febbraio 1681 da Venezia per intraprendere il suo lungo e
tormentato viaggio verso la lontana MingreUa. Giunge a Corfu, poi a
Costantinopoli, dove s'intrattiene circa un mese e prosegue il suo
viaggio verso Caffa, I'antica Teodosia, gia colonia dei Genovesi e
allora presidiata dai Turchi. Qui, come si e gia detto, I'attende la
prima disavventura: trattenuto come spia di qualche Principe Cristiano (23), viene rinchiuso in un piccolo e oscuro carcere e punito
con 25 sferzate sulla pianta dei piedi: ogn'uno consideri come me
la passavo (2*), commenta il Rasponi, che, Uberato, riprende U viaggio giungendo il 4 ottobre 1681 nel porto di Anarghias.
La Mingrelia, paese in prevalenza assai montuoso e confinante
a nord col Caucaso, e, ci informa un cronista della prima meta delrOttocento, abitata da individui in generale belU e ben fatti, massime le femmine, che portano abiti come le persiane, ma scostumati ed
allevati nel ladroneccio ed aU'ubriachezza: il furto e ritenuto destrezza che non disonora, e chi n'e convinto viene punito con Uggiera
ammenda. Un'attivita commerciale di notevole importanza e data
(20) K. KASER, L'eta dell'assolutismo, Firenze, 1928; P. GOUBERT,
dalla vendita degli schiavi, specialmente delle donne, che sono destinate ad incrementare gU harem dei Turchi e dei Persiani (25).
Riguardo I'abbigUamento dei MingreU, U padre Bartolomeo Ferro, neUa sua poderosa Istoria delle Missioni dei Chierici Regolari
Teatini, rivela molto bene U notevole divario esistente fra la nobiha, i
popolari ricchi e gli appartenenti al basso ceto, i quali, con i loro
pochi indumenti, riescono a coprire appena la meta del loro corpo.
Infatti, se deUa gente bassa parUamo, questa non si puo dire altrimenti vestita; non arrivando mai la fortuna tant'oUre, che possano
coprire la meta del loro corpo. Poiche non d'altro vestito gU Huomini
si servono, che d'una sol vesticciola di Lana ch'appena sino alle ginocchia I'arriva, e una semplicissima fune per cintura; nel resto, ne
di camicia, ne di calzoni, ne di calzette, ne di scarpe si curano; anzi
vi sono ancora di queUi, che avendo U modo di ritrovare tanta lana
per farsi questa si miserabU veste, al tutto ignudi si vedono andar per
le campagne. La scarsezza delle pecore, che per I'umidita del paese
non multipUcare in Odisci, rende assai difficile a questa gente il procacciarsi ancora quel poco di veste, che la lor nudita ricopre: per lo
che all'arrivo deUa Navi di Turchi (che ogn'anno si sogUono far vedere in quel lidi) ciascheduno si muove daUa sua casa per provedersi
di lana per la sua veste: ma non avendo danari si sogliono caricare,
o di canape, o di mele, o di cera, o di filato, o di semenza di lino, per
barattarlo con Turchi per quel poco di lana, che vogUono (26). La
Nobilta veste assai bene, con le camicie, o d'ormesino, o di zendale
di diversi colori, alle quali, e nel coUare, e nel lembo sogliono adattare qualche ricamo fatto d'oro, con gioie, e con perle (^).
In questo periodo, la MingreUa (28) e oggetto di continue scor-
24
rerie da parte di principi locali che creano notevoli disagi ai missionari operanti nella regione. Cosi I'incursione di Saustan Sarazia, principe degU Abbecassi, cagiona il saccheggio e I'incendio della missione
di Ciprias e la conseguente perdita di tutti i mezzi di sostentamento
dei religiosi, che devono fuggire per non incorrere in conseguenze
piti gravi. Anche la relativa biblioteca, ricca di duemila libri, e interamente distrutta dal fuoco (29).
II padre Gaetano Rasponi e costretto a rifugiarsi per quasi due
anni sui monti dell'Elescon o Tlescom, che fanno parte del Caucaso,
e in questo periodo ha modo di conoscere a fondo le popolazioni
locali. Nella sua lettera sottolinea, infatti, I'usanza degli abitanti di
vendere ai Turchi le loro donne, consuetudine che determina una forte
diminuzione del numero degli abitanti di sesso femminile presenti nel
paese, tanto che non bastando a tutti unisconsi quattro in cinque e
piti fratelli, o parenti togliendo una sol mogUe (30).
Questi popoli abitano generalmente in capanne o grotte, producono molto grano, che macinano con mulini fatti a mano , bevono
birra ottenuta col miele e farina di migho e sono molto cortesi soprattutto con gU stranieri (3i).
Terminate le scorrerie e tornata la pace, i padri teatini ritornano
alia loro missione di Ciprias e si dedicano alia sua ricostruzione con
I'aiuto di Serrech, figlio di Saustan Sarrazia, nuovo re della Mingrelia.
II Rasponi, a questo proposito, fomisce notizie sugli Abbecassi,
che egU giudica cristiani solo di nome, in quanto ignorano la sostanza
dei sacramenti, negano I'esistenza dellTnfemo e del Paradiso e affermano che I'anima dopo la morte vive vicino al corpo per piii di
un anno. Per questo motivo mettono il cadavere in una cassa di legno, coperta da un tappeto di seta nera e la pongono sopra un albero
senta I'intero bacino del Mediterraneo, compreso tutto il Mar Nero con la
penisola di Crimea e il Mar d'Azov, e una parte dell'Oceano Atlantico
su cui si affacciano I'Europa e I'Africa, e in particolare a Nord-Est del
Mar Nero compare la citta di mingrellia (cfr. P. FRABETTI, Carte nautiche
italiane dal XIV al XVII secolo conservate in Emilia-Romagna, Firenze,
1978, pp. 81-84).
(29) G. RASPONI cit., c.3r.; G. MORONI cit., XLV, 1847, p. 153.
(30) G. RASPONI cit., c. 3v.
(31) B. FERRO cit., tomo I, p. 616.
25
vicino alia casa del defunto, credendo che ivi vicino sta I'anima di
quello a farci la sentinella (32).
II manoscritto prosegue con notizie di interesse strettamente religioso su come gU Abbecassi professano i sacramenti, in particolare
il battesimo e il matrimonio; ed ancora sul barbaro uso di uccidere
i figli nati oltre a queUi desiderati dai genitori, per evitare i problemi
della loro educazione e del relativo mantenimento.
II padre Gaetano Rasponi rivela poi la difficile situazione che
si sta creando nella missione per la mancanza di mezzi di sostentamento e per la morte del principe di Glurias, Giorgio Guriele, sostenitore dei Teatini. Anche la cattura di don Gaetano Turco, per il cui
riscatto vengono chieste 700 piastre, ridotte a 100, viste le misere
disponibilita dei missionari, contribuisce ad aggravare la loro posizione in quella regione della Russia asiatica.
II bisogno di aiuti, che diventa ogni giomo piii urgente, induce
i reUgiosi a mandare in Italia don Gaetano Rasponi. Mentre l'abate
cerca d'imbarcarsi, il principe Serrech, che non desidera la sua partenza, lo fa arrestare e condurre in carcere con una grossa e lunga
cattena al coUo, con farmi stare ne' zeppi per otto giorni, tenendomi
pero con la cattena in quello stato due mesi continui (^3).
Affidato alle cure del principe degU Alani, che lo accoglie con
ogni riguardo per circa un mese, ha la possibiUta di conoscere anche
le usanze di questo popolo, che adora il dio tuono, chiamato Ghorghini, e al quale sacrifica neUa quindecima luna di marzo un montone, il cui sangue viene cosparso sulla punta deUe freccie che, lanciate verso il cielo, devono tener lontani i fuhnini durante tutto I'anno.
Rientrato in MingreUa, il padre Gaetano Rasponi arriva a convincere U principe a lasciarlo partire per I'ltaUa con la promessa di
ritornare o di inviare altri religiosi alia missione. II 6 maggio 1686
s'imbarca cosi nel porto di Anarghias, giungendo prima a Caffa, poi
a Sinope, dove viene fatto nuovamente prigioniero, messo ai ferri e
reso Ubero dopo sei giorni, perche quando viene interrogato dichiara
di essere olandese e quindi amico.
II 20 ottobre giunge a CostantinopoU, dove incombe I'imminente pericolo di una rivolta. Prudentemente U Rasponi decide di la(32) G. RASPONI cit., c. 4r.
(33) G. RASPONI cit., c. 7v.
27
26
sciare quanto prima la citta, anche perche li Turchi tengono fermamente impresso nell'animo, che tutte le loro presenti mine non
da altro sono originate che dal Pontefice Romano, gia che senza di
lui ne rimperatore, ne i Venetiani, ne I'altre potenze coUegate farebbero cosa alcuna (^). Abbandonata quindi CostantinopoU, si dirige
verso Tolone e finahnente arriva a Genova il 12 dicembre 1686 aUe
ore 18, palUdo, smunto, macilente, e che sembrava ombra di Huomo
con barba fin aUa cintola (^).
APPENDICE
c. Ir.
Lettera scritta agU Emi.mi Cardi.U deUa Sacra Cong.ne di Propaganda Fide dal P. D. Gaetano Rasponi da Ravenna, Ch.co Reg.re
Theatino, doppo essere ritornato dalla Missione deUa MingrelUa, reggione deUa Giorgia, ove egU e stato Missionario ApostoUco per lo
spazio di quasi cinque anni. In questa lettera si contengono varii
successi della sua persona et altre curiosita di quel paiesi e de costumi et usanze de quel popoU, scritta in Genova U otto genaro 1687.
c. Iv.
Emin.mi e Rev.mi Sig.ri Sig.ri P.roni Cole.mi Essendosi compiaciuta la Divina clemenza di farmi, doppo molti accidenti sufferti et
schivati pericoU grandissimi, ritornare a salvamento in Italia, et, approdato primieramente in Tolone di Provenza accolto benignamente da queUo Vescovo, e puoi in Genova, dove per la Divina grazia
ancora mi trovo, ho stimato obbUgo del mio dovere venire con questa
a raguagUare a minuto L'E.E.V.V. cosi d'ogni successo deUa mia
persona in particulare, si come in generale deUa nostra Missione e
de costumi e degU errori delle Nationi neUa MingrelUa e Giorgia dal
loro paterno zelo aUa nostra cura comessa, e deUe porte che la Di(34) G. RASPONI cit., c. 8v.
vina grazia per sua infinita misiricordia apre noveUamente aUa verita
piu pura del Sacrosanto EvangeUo in queUe Barbare Regioni: accio
quindi la loro patema cura e S.o zelo ardentissimo di dUatare per tutto
la Catolica Fede habbia maggiori incentivi di via piu riacendersi nel
suo Santo operare, ed animato da una viva speranza di sicuro profitto applichi con ogni caldezza, que mezzi che efficacemente conducono ad un si glorioso fine.
Chiamato io, dunque, con efficaci impulsi da quel Dio, che fa
pompa deUa sua potenza in eleggere al ministero deUa sua Gloria
gl'ignoranti ed abietti, et, con reiterate ispirazioni mosso daUa Divina grazia, che non hebbe riguardo al mio demerito, mi risolsi a
volermi adoprare anch'io neUa Vigna del Signore, ove sapevo essere
santa la Messa e si vari gl'operatori, et ottenere il placet da cotesta
Sacrosanta / / Congregazione di Propaganda Fide. Mi imbarcai in c. 2r.
Venezia sopra una nave Veneziana, chiamata I'Altare di S. Giuseppe,
il di cui Capitano si chiamava Giacomo Massati da Rovigno, alU 9
di febraro delli 1681, e, toccato Corfu, ove mi fermai due mesi continui, et, arrivato in Constantinopoli, mi tratenni in queUa Real Citta
per un altro mese e piti, sin che mi si rapresento imbarco per il mar
Nero. AUi 6 di lugUo, dunque, del'istesso anno m'imbarcai per proseguire il mio viaggio sopra ad una Saicha Turca, chiamata Zaban
Pichivan, et il Capitano si chiamava Solimano, huomo vechio e buono. Seguendo sopra questa Saicha il viaggio verso aUa MingreUia per
il Mar Nero (ove quasi con evidente miracolo Dio Benedetto si digno
Uberarmi dal naufragio) approdai a Caffa, I'Anticha Teodosia, citta
che gia fu colonia di Genovesi et hora presidiata dai Turchi, da' quaU
fui trattenuto per spia di qualche Principe Cristiano e fui posto in
piciolo et oscurissimo carcere; fu di prima dato sii la pianta de piedi
25 sferzate: ogn'uno considera come me la passavo. Ma, liberato
doppo molte fatiche pratichate dal buon vechio Capitano SoUmano,
con il favore d'un passaporto del Gran Signore, ottenutomi dal Baiolo
di Venezia, ch'era I'Ecc.mo Pietro Ciurani, seguendo il mio viaggio
per il mare Nero giunsi finalmente, come a Dio piacque, nel porto
d'Anarghias prima terra che toccai della MingreUia, a 4 d'ottobre del
1681, dove venero a levarmi i nostri Padri, ch'erano il P. D. Gaetano
Turco, Veronese, Superiore, et il P. D. Giuseppe TorriceUa / / , Pa- c. 2v.
lermitano, quaU, non puotendo condurmi aUa nostra casa per le cattive strade, che erano a causa delle continue pioggie, mi lasciarono
in casa d'un Gentilhuomo del paiese, chiamato Mamucca Babinasqua.
29
28
I
I
I
|
I
apparechiarsi tempesta maggiore, poiche, tornando le scorrerie, restammo tutti dispersi chi qua e chi la, tocando a me le montagne di
Tlescom, che sono parte del monte Cauchaso, sotto il dominio d'un
Signor nominato Buslach Acclodiani, ove demorai quasi due anni
privo di ogni altra consolatione, se non quanto erami / / di gran sol- c. 3 v.
lievo la compagnia di un tal Pappa Laurenti, prete greco di rito catohco, che altre volte era stato in Roma, dal quale spesso erami aministrato il Sacramento della Penitenza. Sono i PopoU deUe sudette montagne di rito Greco Scismatico, ma, per quanto porta la falsita del
lor credere, assai cortesi ed humani: et io fui assai benignamente accolto dal principe et, imparata mediocramente la lingua, continuamente m'essercitai in togUere uno nefando abuso, che ivi comunemente regna, cioe che, essendo le donne di queUa regione d'assai nobili fatezze, vengono percid comprate a caro prezzo da Turchi, dal
che proviene che tanta scarsezza ne resta nel paiese che, non bastando
a tutti, unisconsi quattro in cinque e piii frateUi, o parenti, togliendo
una sol mogUe, ma, per quanto io contra tal abuso invehissi e, benche
loro stessi confessassero il loro errore, prevalendo tutta via l'interesse,
dal quale pienamente sono dominati i loro petti, non feci alcun profitto, onde disperato del frutto e, del'altra parte instandomi I'obbUgo
di aggiutare i popoU comessi aUa nostra cura, unitomi, doppo moUe
dUigenze con U P. D. Gioseppe TorriceUa, SiciUano (essendo il Padre superiore apresso Giorgio Guriele, principe di Gurias), feci ritorno
neUa MingrelUa. QueUa haveva mutato dominante (essendo morto
Levano, principe deUa MingreUia, e Manugia suo figlio era per ostaggio in mano del principe di Gurias); essendosene impossessato Serrech, figUo di Saustan Sarrazia, principe delU Abecassi, che ci accolse humanamente, facendoci restituire con indicibUe esatezza tutte
le sacre supelleteU deUa Chiesa, ch'erano state / / prese nel sacco da c. 4r.
suoi soldati, senza che vi manchasse un solo purificatore. Sono gU
Abecassi Cristiani, ma ben possono dirsi solo Cristiani di nome, mentre, non sapendo cosa alcun di Dio, ne di sacramenti, negano assolutamente che si dia Inferno, o Paradiso, asserendo solo che I'anime,
per lo spatio di un anno e piu, doppo morte, dimorano vicmo a corpi,
al quale fine loro sogUono porre il cadavere in una cassa di legno,
coperta da un tapeto di seta nera, da porla sopra ad un albore vicino aUa casa del defonto: dicono et attestano che ivi vicino sta I'anima di queUo a farci la sentineUa. Restituiti, dunque, noi neUa nostra
chiesa, cominciamo con ogni caldezza, non resparmiando a faticha
30
31
32
33
34
35
I
f
I
I
I
I
I
I
t
I
I
I
I
I
i
I
I
!
j
I
1
I
I
I
I'arco, la scecca verso U cielo, pregando U lore Dio Tuono, che chiamano Ghorghini, che vogU in queU'anno tenere lontani U fulmini,
accio non U danneggiono. In queste mentre, io me ne stave di buon
anime apresso a Morsacane, capito cola un Gentilomo MingreUe,
nostre affetionato, detto Lipariza Chobachia, come io feci ritorno nella MingrelUa, ove dimorai, finche, presentatemi occasione e commodita di fuggire, m'imbarcai ad Anarghias, sopra una saica Turca, il
di cui Cap. si chiamava Omer Burnas; che vol dire Nasuto, il che
saputosi dal Principe, fece subito arestare alcuni marinai deUa Saica,
che erano in terra, con dire o, che restituisero me, o che haverebbe
tenuti schiavi loro. Ma, quietatosi aUa fine al rapresentare la necessita del mio ritorno, mi diece Ucenza di andare, con farmi promettere
e di ritornare ie, o di mandare altri. Licenziatomi io dunque alii 6
di maggio 1686, fece vela la Saicha dal porte di Anarghia e tocai di
passaggio Caffa e Sinope, eve da un certo Bassa, che si ritrovava in
quel porto con due saiche di soldati che andavano ad Assac, fui
posto ne ferri a piedi, e cosi stetti per sei giorni, e cosi fui Uberato,
perche, havendomi interegato da che paese io fossi, gU risposi che
ero Olandese, e cosi, come amico, subito senza altre mi rilascio.
Giunsi finalmente, doppo varie e pericelesa tempesta, in CostantinepoU ai 20 di ottobre, il giorno appunto / / che imediatamente pre- c. 8v.
cesse a quelle in cui ivi giunse la certezza deUa presa di Buda dalI'armi imperiaU. Per il che, essendo neUa citta gran pericolo di soUevatione, trattandi di strangolar il Sultano, io fui fatto avisare dal
Signore Ambasciatere di Francia, che era il Signor Pietro Ghirardini, che stessi guardato, mentre I'essere io Missionario ApostoUco
potevami essere cagione di non piciolo necumente, essendo che U
Turchi tengono fermamente impresso neU'anime che tutte le lore presenti mine non da altro sione originate che dal Pontefice Romano,
gia che senza di lui, ne I'lmperatore, ne i Venetiani, ne I'altre potenze coUegate farebbero cosa alcuna, essendo lui il primo nobile, dal
moto di cui dipende il moversi dell'alti cieU. Ho volute pere questo
per mostrare quanta sia la gloria di N. S., mentre gU istessi nimici,
con odiarle, pure lo confessono ristoratore del Cristianesimo, che
senza di lui sarebbe andate in ruina, e per distrutore del Mahometanesime e del'Imperio del'impieta. Tanto piu a se tocca aggoder di
questo pregando Dio che U dia lunga vita, quanto per pratica ie so
il gran giovamento, che apperteno al frutto delle nostre missioni la
vittoria che aUa giornata per la Divina Misericordia van riportando
36
LUISA RAVOTTO
LA TEMATICA ESOTICA
NEGLI SCRITTI DI PIETRO CHIARI
Nel Settecento tutta I'Europa dimostro vivo interesse nei riguardi dei libri di viaggi, delle stone di paesi e uomini lontani, delle opere
narrative che trattavano argomenti esotici: la Filosofia dei Lumi ricerco nuove prospettive di vita per una societa che ormai non si
sentiva piu sicura di se stessa, dei valori su cui si basava e dai quali
era nata.
Si deve quindi stabilire uno stretto legame fra filosofia illuministica e letteratura esotica, anche perche chi legge, a quell'epoca, i
libri di viaggi e estremamente sensibile alle idee filosofiche. Ed e
proprio attraverso la conoscenza di societa, di mondi completamente diversi dal modulo europeo che i philosophes hanno la possibilita di mettere in discussione il proprio modo di vivere, d'inventare la propria negazione per meglio misurare la propria alienazione (1).
II mondo esotico con i suoi vari aspetti piii o meno lontani da
quelli europei costitiuisce un nuovo termine di paragone, in alcuni
casi un esempio da imitare, in altri un mezzo per denunciare come
miti e illusioni modelli che erano sempre stati presentati come esemplari. questa la misura entro la quale esso attrae profondamente
I'europeo immerso egocentricamente nella sua storia e quindi chiuso ed insensibile ad awenimenti e problemi che non lo riguardano
direttamente.
La filosofia illuministica, che in Europa sta causando un rinnovamento della cultura, in parte anche dei costumi e del modo di vivere, giunge anche a Venezia, dove, sebbene il govemo sia arretrato
e fedele al passato, il pensiero cerca di evolversi e di adeguarsi alle
novita dei tempi (2). Ma, nonostante la non trascurabile attivita cul(1) M. DucHET, Le origini dell'antropologia, 1, Viaggiatori ed esploratori del Settecento, Bari, 1976, p. XIII.
(2) Cfr. F. VALSECCHI, Condizioni politiche e sociali dell'Italia nelI'eth dell'Illuminismo, in La cultura illuministica in Italia, a cura di M. FuBiNi, Torino, 1957, p. 46.
40
41
festano punti di vista, opinioni, teorie di fronte alia scoperta del diverso .
Anche I'abate Pietro Chiari, nel 1746, avidissimo di rinomanza, fiutato il buon vento, voile saggiare il pubblico di Venezia C),
dove per I'appunto decise di stabilirsi e di svolgere la maggior parte
della sua attivita letteraria: a Venezia furono pubblicati, infatti, quasi tutti i suoi romanzi; a Venezia andarono in scena tutte le sue commedie. Non e un caso che un autore estremamente vigile nell'individuare i temi di maggior successo e abilissimo nell'appropriarsi degli
argomenti di moda, sperando di ottenere fama avesse scelto proprio
come sua sede la Serenissima, dove I'atmosfera era estremamente favorevole, essendo I'ambiente sensibile ed aperto alle suggestion! offerte
da molte forme di arte.
Sebbene nella narrativa e nella poesia del Chiari, improntate
come sono al gusto del romanzesco, dell'intrigo, del colpo di scena
che risolve felicemente vicende assai complicate, manchino in genere
finezza di situazioni e approfondimento dei caratteri dei personaggi,
non di rado le sue pagine si illuminano di affermazioni acute, addirittura attuali, segno sicuro di vigile sensibilita; ma gli argomenti per
lo piti nascono non tanto dall'impulso interiore a sviluppare idee
proprie, quanto dal desiderio di divulgare quei principi dell'Illuminismo che gli provenivano da ogni parte d'Europa ed ai quah il Chiari
aderiva con entusiasmo di neofita: essi effettivamente riempirono i
suoi libri in forma per altro spesso semplicistica o addirittura ingenua, come e naturale in chi non scrive seguendo la propria ispirazione, ma si conforma alle mode del tempo ed ai gusti del pubblico.
Indubbiamente la sua opera, di grosso consumo, che ottenne a
Venezia uno strepitoso successo, pari, se non addirittura superiore, a
quello dello stesso Goldoni, contribui m forma divulgativa a diffondere largamente i principi dell'Illuminismo: la filosofia del secolo nelle sue linee general!, non senza le contraddizioni che in seguito avremmo occasione di rilevare, emerge dalle note introduttvei dell'autore,
dai dialoghi tra cavalieri e dame, dalle lettere filosofiche, dalle vicende dei romanzi.
(7) G. ORTOLANI, Voci e visioni del Settecento Veneziano, Bologna,
1926. p. 212.
42
La produzione del Chiari ebbe una tale ampiezza (8) che non
pote non riecheggiare, a volte riprendere piuttosto pedestremente,
temi o addirittura situazioni di romanzi di autori europei allora in
voga, tanto piu se si considera che cospicua e I'opera del Chiari come
traduttore.
opportune a questo punto rivolgere un rapido sguardo alia
cultura europea del Settecento, alle sue mode, agli scrittori piii significativi.
In Inghilterra grande risonanza hanno personalita quali Swift,
De Foe, Richardson, Fielding, le cui opere, soprattutto i romanzi,
trovano estimatori ed imitatori un po' dappertutto in Europa (9).
Anche in Francia il romanzo acquista /popolarita con Marivaux
e Prevost: nelle loro opere, ricche di awenture e di personaggi, dense di colpi di scena, incomincia ad infiltrarsi la nuova filosofia, al
punto che non pare awentato affermare che esse gia preludono alia
letteratura illuministica vera e propria di Montesquieu e di VoUaire
In tutta Europa si diffondono giomali, saggi, trattati fUosofici,
soprattutto in forme epistolare, romanzi che, mediante la satira dei
costumi e dei pregiudizi del tempo, mirano ad educare il gusto del
lettore alle nuove idee. I personaggi di questa letteratura, che ha il
precise compile di studiare la societa, ricercarne i difetti e preparare
nuove prospettive di vita, non sono sempre ambientati in Europa,
ma spesso viaggiano e vivono in terre lontane, in America, in Asia.
II lettore e immerso cesi in un mondo esotico, fra uomini, costumi,
istituzioni completamente differenti dalle proprie per storia e tradi(8) La vastissima produzione letteraria di Pietro Chiari comprende
poesie italiane e latine, numerosissime commedie in prosa e in versi, forse
piu di una quarantina di romanzi, scritti filosofioi, alcuni in forma epistolare, e, per concludere, i dodid volumi dei Trattenimenti dello spirito umano
sopra le cose del mondo passate, presenti o possibili ad avvenire, dove fra il
fantascientifico resoconto di un viaggio suUa luna e il romanzo La corsara
francese trova posto anche un compendio della storia d'ltalia.
(9) Alcuni degli autori sopra scritti costituirono una fonte diretta per
il Chiari: la Pamela del Richardson, per esempio, fu ripresa nella Pamela
maritata del nostro; dal Tom Jones del Fielding I'abate trasse una trilogia
teatrale.
(10) Cfr. G. B. MARCHESI, Studio e ricerche intorno ai nostri romanzieri
e romanzi del Settecento, Bergamo, 1903, pp. 27-31.
43
zione: attraverso il raffronto fra diversi modi di vita egli puo comprendere piu a fondo le teorie filosofiche che gli iUuministi gli propinano per mezzo di esempi concreti e vivaci ed essere ad esse piu
permeabile.
Les Lettres persanes del Montesquieu resero famoso il filone
della narrativa esotica e diedero origine ad una vera e propria moda
che si diffuse in molti paesi. Abbastanza frequente diviene il motive
dello straniere abituate a tutt'altre genere di vita che, di sua iniziativa 0 meno, viaggia in Europa, ora lodandone ora criticandone costumi e sistemi di vita (^i). Comune anche la situazione contraria:
spesso e un europeo a trovarsi coinvolto in una serie di awenture che
lo portano tra i selvaggi d'America o nelle corti dei mandarini cinesi.
E in non poche opere del Chiari, pronto ed abile seguace di ogni
moda, vivono personaggi di paesi diversi, lontani, quasi sconosciuti,
figure che rappresentano certi stereotipi, certi miti che si sono venuti
a creare nel Settecento, nei quali si concretizzano i tentativi degli Illuministi di diffondere idee e teorie filosofiche attraverso immagini
vivaci e simboliche, atte ad interessare il lettore.
H selvaggio d'America, I'africano, I'arabo, il tartaro, il mandarino cinese, presenze frequenti, per non dire addirittura costanti, nell'opera del Chiari, ora coprono il ruolo di vivaci protagonisti di turbinose awenture, ora sono solo piatte figure stereotipate che costituiscono lo sfondo di storie generalmente non molto originali, poiche
I'autore in fondo, una volta costruita una vicenda e dato vita e individualita ad un personaggio, ripete e sfrutta fino alia noia situazioni
ed attori. A volte dunque il tema esotico e elemento essenziale nelI'economia deU'opera; in altri casi, invece, affiora quasi incidentalmente, senza essere motivo fondamentale, nello svolgimento della vicenda, e offre al Chiari solo I'occasione di esprimere, per bocca dei
suoi personaggi, opinioni o massime che gli sono suggerite dalla sua
visione del diverso .
Piu che I'arabo e il tartaro abbandonati agU istinti naturali,
quasi barbari, ma sinceri, o I'africano rozzo, primitivo ma anche
44
45
46
somma, creano dimensioni piu varie ed anche piii critiche che oscillano fra due poli, entrambi di origine francese: I'uno di esaltazione
incondizionata, I'altro di ridimensionamento, se non addirittura di
critica, dei quali il primo fa capo a Voltaire, il secondo, posteriore, a
Montesquieu (i^).
Pietro Chiari non puo non ascoltare gli echi che gli giungono
dalla Francia. Ma la versione del Celeste Impero che e delineata dalle pagine nel nostro abate, sebbene pregna di significato politico, si
configura ancora immersa in quella atmosfera di fiaba che caratterizzava l'immagine che ce ne aveva dato Marco Polo: la Cina, terra
di sogno, dalle ricchezze smisurate, a volte non sembra neppur muoversi nella storia Q^.
(16) Cfr. S. Zon cit., pp. VIII, il quale riporta un brano dall'Esprit
des Lois, di fronte a cui il mito della Cina mirabile sembra frantumarsi:
Si son volute far regnare le leggi col dispotismo. Ma cio che e congiunto
col dispotismo non ha piu forza... E' dunque la Cina uno stato dispotico H
cui principio e il timore... Nulla vi si sa fare se non a forza di bastone
(Cit., p. 36).
Anche fra gli illuministi dunque vi e chi non accetta il mito dell'impero cinese inteso come modello di perfezione.
(17) La descrizione seguente ci presenta un paese immenso, sconfinato,
ricco, meraviglioso: Non lascia... la gran muraglia, che separa I'impero
Cinese al Settentrione dalla Tartaria indipendente, d'essere la meraviglia
piu singolare del mondo: correndo essa dall'oceano orientate verso Occidente per un miglio di leghe, attraversando valli, fiumi, e montagne di non
piccola altezza, e grossa per modo essendo che trottar sulla cima ne possono sei cavalli di fronte. Tanti altri prodigi dell'arte conta poi la Cina
nella sua estensione vastissima, che tutte insieme le altre monarchie della
terra non le hanno nemmeno ideate giammai. Torri di porcellana ben alte,
e lucenti; ponti d'archi incredibili che una catena di monti aU'altra congiungono, la quale le sta di rimpetto (P. CHIARI, / / secolo corrente cit.,
p. 17).
Poche parole di Eugenio Garin colgono perfettamente I'aura fiabesca
nella quale nel Settecento e awolta la Cina: Sogni e fantasie, infatti, o
novelle e romanzi, o profondita metafisiche e raplmenti mistici e meraviglie di magie, si coUocavano in questo Oriente, laddove la Cina e il
punto di riferimento piu alto e significativo, proprio sul terreno morale e
politico (E. GARIN cit., p. 347).
Ma I'oriente tutto agli occhi del Chiari presenta ugual fascino. Egli
COS! rappresenta la Corte del Mogol: Le piazze per le quali vassi alia Corte
tappezzate erano perfino nel pavimento d'arazzi di seta col fondo d'oro
filato e rabescati in ciascun cortile a colori dall'altro diversi...; una spaziosa mensa... subito venne servita in argento da cento schiavi mori riccamente vestiti, e d'un esorbitante numero d'odorose vivande .
Ed ancora: Erano queste sale lastricate tutte d'argento, ed ave-
47
Non dobbiamo dimenticare poi che il nostro, romanziere e commediografo, sensibile com'e alle mode, per polarizzare su di se l'interesse di un pubblico vasto si sofferma spesso sugli aspetti folkloristici, suUe curiosita della civilta cinese, guidato da un particolare
fiuto per tutto cio che sa di chinoiserie .
Questo atteggiamento e messo in luce in particolare nelle commedie di colore mandarino , La schiava cinese e Le sorelle sinesi i}^),
le quali costituiscono I'unico momento in cui compare un breve
accenno di moderata critica nei confronti della organizzazione politica
cinese (i^). Nelle opere successive, egU si muovera invece verso una
approvazione sempre piu incondizionata della civilta cinese: restera
solo la condanna di pochi aspetti di quel sistema di vita, per esempio
il culto e la condizione della donna, come piu avanti avremo modo di
approfondire P).
vano la volta di fino azzurro seminato a stelle d'oro, con dei rubini nel
centro di non mediocre grandezza (P. CHIARI, / / Serraglio in Trattenimenti dello spirito umano sopra le cose del mondo passate presenti e possibili ad avvenire, V, Brescia, 1781, pp. 36-38).
Arricchiscono il palazzo imperiale porte d'oro massiccio, quattro gradini... tutti d'oro anch'essi, e circondati da una balaustra sostenuta sul capo
da ventiquattro leoni a sedere dell'altezza di un piede e mezzo dello stesso
prezioso metallo, e d'un eccellente lavoro, un largo isoffa di drappo d'argento rabescato e fogliami pur d'oro, dove all'orientale sedea I'imperatore medesimo al quale pendea sul capo un igran baldacchino pur d'oro,
cosi seminato di brillanti, rubini e smeraldi di varie grossezze considerabili che balenavano come stelle {Ibidem). E I'elenco si potrebbe allungare ancora.
(18) p. CHIARI, Commedie in versi, X, Venezia, 1762.
La schiava cinese fu rappresentata per la prima volta nel teatro
Sant'Angelo, a Venezia, neirautunno del 1752; Le sorelle cinesi, che, come
dice I'autore stesso nelle Riflessioni che presentano il volume non fa che
seguitare la prima, e ne ripiglia I'intreccio, dove pareva in essa finito
(p. 5), ando in scena durante il carnevale dell'anno 1753.
(19) P. CHIARI, Le sorelle cinesi cit., p. 135.
(20) Non si sottovaluti d'altra parte il fatto che lo stesso genere
comico, per assecondare le esigenze degli spettatori ed essere ricco di
verve , vale a dire per aver successo, deve ricercare aspetti psotici curiosi
su cui ironizzare. E' I'autore stesso a confermarci il suo desiderio di successo, ancora nell'introduzione al volume X: Lo strepitio che fece in
quell'anno medesimo - La sposa persiana del Sig. Goldoni m'invoglio di
mettere a gara su teatri nostri la gran novita de' costumi Chinesi, che del
1
48
II sistema politico cinese esercitava un profondo fascino su molti illuministi, secondo i quali attuava una esemplare compenetrazione
fra regime di stato e amministrazione familiare
anche nei versi
delle commedie del Chiari questo perfetto equilibrio e sempre un dato
acquisito, inconfutabile, come pure indiscussa e la millenaria grandezza della civilta cinese (P).
Anche politicamente il Celeste Impero nelle opere del Chiari
pari eccitasse la curiosita del pubblico e ne meritasse gli applausi <P.
CHIARI, Commedie in versi cit., p. 4).
Le due commedie di ambiente cinese, come d'altronde tutte le opere
del Chiari, hanno come argomento awenture, storie d'amore, e, per quel
che riguarda i personaggi, scoperte, ritrovamenti improwisi di nuove identita che risolvono felicemente un intrigo divenuto ad un certo punto fin
troppo complicato.
(21) S. ZoLi cit., p. 153, riporta un giudizio del Genovesi, che mette
in luce il modo come era giudicato da alcuni illuministi il sistema di governo cinese: Ma vi e un imperio, che non rassomiglia a niuno de' memorati... II reggimento e piii simile ad un governo patemo, che ad un civile:
il sovrano vi ha piu diritti di padre che di re; ma di padre dello stato di
natura, e per cio severo e rigido. Egli vi e insieme Principe e Pontefice.
Questo stato e la China .
Si noti, pero, che in altri scrittori seguaci della stessa corrente di
pensiero, quali Algarotti, Verri, Beccaria, Gorani, Giovanni Pindemonte,
era ancora viva I'opposizione tradizionale fra un'Europa rispettosa di ogni
liberta e legalita e I'Asia dispotica terra di schiavitti (Cfr. S. ZOLI cit., p. 156).
(22) In un confronto fra il Celeste Impero e la Regina dell'Adriatico,
I'autore cosi conclude il parallelo per bocca di un suo personaggio, il mandarino cinese Foam: Per5 co' nostri pregi le lodi sue <naturalmente allude a Venezia) confondo, iCome la China e sola: sola e Venezia al
mondo (P. CHIARI, Commedie in versi cit.. La schiava cinese, p. 19).
E nella stessa opera non passi inosservata la lode al paternalismo del
governatore cinese, espressa nel dialogo fra il mandarino Foam e il barone
russo Rolf:
R. In bocca d'un Chinese passan tai lodi il segno.
F. Dan giustizia i Chinesi a chi di lode e degno (...).
F. Tu, che dalla natura sortisti ogni talento,
Se alia China resti, ci viverai contento.
Non t'incresca esser schiavo. Non meno a te, che al figlio.
Dalla Siberia io posso far benedir I'esiglio.
Non siete alfine entrambi tra genti ingiuste e ladre:
Se or vi fo da padrone, farvi sapro da padre.
I tuoi casi, il tuo sangue qualche pieta mi fanno.
Un gran piacere e sempre di sollevar gli oppressi:
Gloria tal de' Chinesi, gloria e de' Numi stessi.
(P. CHIARI, La schiava cinese cit., p. 20).
49
e visto sempre come esempio di favolosa efficienza. II sistema, sebbene assoluto, contiene in se I'essenza e il principio del buon governo: lo spirito riformistico neU'organizzazione statale e amministrativa. Si aggiunga poi che in Cina non si e nobiU per nascita, senza
merito personale, ma solo in virtii delle proprie capacita P). Questo
ultimo aspetto doveva essere quanto mai ricco di suggestione e di
stimoli per chi in Europa combatteva con veemenza privilegi ed
esclusivismi ereditari (24).
E non e solo la perfetta funzionalita del sistema politico e amministrativo a rendere ben organizzato e prospero I'impero cinese,
ma contribuisce non poco a questo fine I'estrema industriosita di
tutto il popolo, presso il quale commercio e agricoltura sono dimostrazione indiscutibile di efficienza e di dedizione al lavoro: infatti I'immensa popolazione si conosce dalle campagne medesime, dove un
(23) II gia ricordato mandarino Foam afferma:
Grande non h alia China chi venne tal dagli avi:
Qui da se stessi grande pon farsi anche gli schiavi.
Piu del sangue I'ingegno ci rende al mondo illustri:
Per aver grado, e nome basta studiar due lustri.
(P. CHIARI, La schiava cinese cit., p. 20).
Cfr., inoltre, a questo proposito, P. CHIARI, Lettera di un solitario a
sua figlia per formarle il cuore e lo spirito nella scuola del mondo, pubblicate daU'abate Pietro Chiari, Venezia, 1777, pp. 1-2, e Trattamenti dello
spirito umano cit., tomo II, p. 38.
(24) Cos! il Chiari scrive nel romanzo La cinese in Europa: Portano questi monarchi il titolo d'Imperatori e n'e assoluta I'autorita; ma
seguita tutta via ad essere da loro governato I'impero secondo il sistema
cinese antichissimo della piii meravigliosa politica. Mandarini si chiamano
tutti i principali ministri di quel govemo nell'armata non meno che ne'
trbunali, ma son essi divisi in piii classi per le quali hanno tutti a passare
a misure de' meriti loro. II meglio si e, che se ne desumono i meriti ne
dalla nascita ne dalle protezioni ne dalle ricchezze, ma dall'lngegno, dallo
studio, e dalle scientifiche cognizioni soltanto. Felice il mondo e quanti
miserabili illustri avrebbe egli di meno, se da per tutto si costumasse
cosi! (P. CHIARI, La cinese in Europa, o sia Storia d'una Principessa cinese del nostro secolo scritta da lei medesima e pubblicata daU'abate Pietrd
Chiari, Geneva, 1779, pp. 4246). E sono tessute le lodi anche dei prodotti
della Cina, delle ricchezze, della scrittura, deU'architettura, delle vie di comunicazioni, perfino deUa pulizia deUe strade.
Questo romanzo narra le awenture di una principessa cinese che corre
gli oceani fra Asia, Europa ed America, convinta fino in fondo della bonta,
in tutti i suoi aspetti, della propria civilta, se confrontata con quelle con
cui viene a contatto.
50
51
52
Si vedano, al riguardo, queste battute che si risolvono in una presentazione dell'equilibrio e del buon ordine che regnano in Cina, tratte da
La schiava cinese (cit., p. 9) e che costituiscono parte di un dialogo tra i!
mandarino Foam e il mercante persiano Raschild:
F. Sedete mio Signore
R. Signor nol saro mai
F. L'onore a vol si deve
R. Gia m'onoraste assai
F. Co' stranieri nella China il suo dover si sa
R. Ma gli stranieri ^ incomoda la vostra cortesia (...)
F. La civiltk cinese non merta una tal critica,
Se a Chinesi h maestra un'ottima politica
De' piii fioriti imperi il buon Ordine e padre
E dell'ordine migliore la Convenienza e madre.
Non osan gli inferiori mancare a Principali,
Vedendo che tra lor non mancano gli Eguali
Non esclude il rispetto la vera confidenza (...).
Spregiar si fa da' grandi chi i piccoli trascura.
(34) Per una completa panoramica sulla societa cinese nell'opera del
Chiari si confronti ancora La cinese in Europa cit., pp. 196-199, in cui I'autore non dimentica neppure di decantare I'aria piii libera e salubre, le
contrade larghissime, gli spaziosi cortili, i tetti invemiciati e dipinti.
53
54
puo neppur contare suU'imparzialita del sistema giudiziario, dal momento che la giustizia stessa si serve di due differenti bilance da pesar le azioni de' privati e quelle de' grandi (^).
Alia corte regnano congiure ed intrighi, in mezzo a cui si muovono, perfettamente a loro agio, potentissimi, i bonzi, ai quali nulla
e vietato: essi sono in grado addirittura di scegliere I'imperatore e di
porlo sul trono. La polemica del Chiari contro le religioni dell'Estremo Oriente giunge al suo culmine proprio per bocca dell'uomo di
un altro mondo: i bonzi giapponesi sono una razza pericolosa di
gente disutile alia societa sfaccendata, presuntuosa, e ignorante (^),
unicamente preoccupati d'aprire nelle loro pagode altrettanti
mercati, ne' quali I'uno a gara dell'altro si vendessero a peso d'oro
sempre nuove imposture
E a completare il rapido quadro non certo positive, che, con
pochi tratti, delinea sommariamente le strutture fondamentali della societa giapponese, contribusice la condizione deUa donna, che in
Giappone, come in tutto I'Oriente, vive rinchiusa, priva di ogni diritto, costretta perfino a dividere con altre il marito stesso.
La rappresentazione che il Chiari ci offre del Giappone comprende, dunque, sia pur con tocchi molto rapidi e schematici, i principali aspetti socio-pohtici e culturali su cui si regge la societa.
Non sempre pero, come gia e stato accennato, I'autore si serve della tematica esotica per esprimere il proprio consenso o la propria disapprovazione per determinate forme di civilta; a volte infatti
I'esotico costituisce esclusivamente lo sfondo particolare, curioso, sul
quale si collocano personaggi ed awenture.
Cosi rindia, il favoloso impero del Gran Mogol, trova un suo
posto nella narrativa del nostro abate, sebbene non assuma mai pre(39) P. CHIARI, L'uomo di un altro mondo cit., p. 124. Un accenno
al dispotismo che opprime la societa giapponese era comparso gia ne La
schiava cinese, in un passo (cit., p. 20) in cui il mandarino Foam, ponendo
a confronto Cina e Giappone per mettere in risalto la patemalistica itoUeranza che regna nel Celeste Impero, dice: (in Cina) A tutto fa la penna,
che nel Giappon la spada .
(40) p. CHIARI, L'uomo di un altro mondo cit., p. 73.
(41) Ibidem, p. 100. Ancora a proposito dell' impostura e avidita dei
bonzi, cfr. L'uomo di un altro mondo cit., pp. 94-99, 130-135 e, 167-176.
55
56
57
58
59
Quel ch'anno in core gli Arabi, Than sulla lingua ancora (58).
L'arabo dunque costituisce una particolare figura mitica, caratterizzata da una spontaneita assoluta e totale: una versione minore, insomma, del buon selvaggio, che rappresenta il mito fondamentale dell'Europa illuminista (59). Infatti il buon selvaggio
espressione con la quale in genere si definisce I'indigeno d'America
e i personaggi minori, che riprendono o sottolineano soltanto alcune delle caratteristiche virtuose presenti in lui, costituiscono tutti
insieme un unico, identico ideale nel quale si fa realta il sogno del
recupero di un eden primitivo, di una felice eta dell'oro.
L'America e i suoi selvaggi:
Nel 1762 I'abate Chiari diede alle stampe un romanzo di ambientazione americana: La donna che non si trova (^). Ne h protagonista Quivira, un'americana appartenente ad una delle innumerabili popolazioni selvagge... dagli Irochesi lontana forse due mila
miglia (^i).
(59) E' da sottolineare per6 un'indubbia differenza fra le due figure
mitiche: il selvaggio, precisamente quello che ci viene rappresentato nelle pagine de La donna che non si trova, e sempre e solo buono, gentile e
leneroso, mentre prerogativa dell'arabo h anche I'impulsivita primitiva e
jarbarica. E' vero, perd, che pure il buon selvaggio d'America nell'opera
stessa del Chiari subir^ in seguito, come vedremo, una non piccola involuzione, vale a dire un mutamento in senso negativo se si bada agli ideali
illuministi.
(60) A questo romanzo se ne collega un altro, L'uomo di un altro mondo,
che per6, come gih. si h visto nei precedenti paragrafi, non ha un americano
come personaggio principale, ma un giovane vissuto su un'isola deserta. La
donna che non si trova e l'uomo di un altro mondo, sebbene coUocati in
regioni lontanissime tra loro, sono personaggi legati a vicende molto simili
ed incamano I'identico sogno di una vita semplice, spontanea, libera dai
condizionamenti e dagli artifici della societa civile.
(61) P. CHIARI, La donna che non si trova cit., I, p. 11.
II nome Quivira nel primo Cinquecento indicava I'Eldorado dell'America Settentrionale, mitica terra di ricchezze, che lo spagnolo Francisco Vasquez Coronado aveva tentato di raggiungere nel 1540-45. Nel primo tomo
della Storia burkiana era inclusa una carta in cui compariva Quivira, che
comprendeva una vasta zona del Canada.
Si potrebbe pensare, dunque, che anche il nome della donna che non
si trova non sia stato scelto a caso, ma per sottolineare I'atmosfera di irrealizzabile perfezione, di sogno meraviglioso, che era costituito per gli illuministi da una vita semplice e naturale.
61
60
62
63
64
65
Risolutamente scettico per quel che riguarda i vantaggi che possono nascere dal contatto di due mondi profondamente diversi, il nostro autore giunge addirittura a non escludere che un giorno 1'America possa vendicarsi dei soprusi subiti e, ribaltando le sorti, sottomettere I'intera Europa: Ritomar possono per gli Europei de' barbari
secoli altre volte veduti, ne' quali gli Americani da noi dirozzati ed
assoggettati divenir possono ancora inostri padroni, e maestri C^).
La rivoluzione americana e vista infatti comeribellionedel nuovo
mondo, che si rivolta aU'improwiso contro il vecchio, rifiutando tutto
cio che da esso e provenuto.
I ribelli, dunque, non sono solo i coloni stanziati in America che
rivendicano i loro diritti, ma gli abitanti tutti del nuovo continente,
fra cui i selvaggi stessi, che, liberatisi dal gioco imposto dai conquistatori, sono decisi a ritornare ad uno stato di liberta e di autonomia.
Dopo i profondi echi suscitati nel vecchio continente dalla rivoluzione americana il Chiari considera dunque 1'America un crogiuolo
di popoli diversi, ma ormai uniti e tesi verso un unico comune ideale.
Cosi infatti si esprime il cavaliere de // secolo corrente: II Messico,
il Peru, il Brasile, e il Canada altresi con tutta la sua originaria fierezza ebbero anticamente qualche cosa di particolare, e di grande. Non
sono ora piu quali furono tre secoli addietro, perocche alle prische nazioni una mescolanza sottentro di Americani e d'Europei d'ogni
patria, d'ogni setta, d'ogni linguaggio, e d'ogni costume, che va tuttavia accrescendone la popolazione, la fertilita, il commercio, le fabbriche, la navigazione e l'onore.
Non arrivarono essi forse oggidi a guerreggiare sulla terra e sul
mare contro I'Europa medesima? (^).
che non aveva niente in comune con I'Europa e che avrebbe potuto conservare uno stato di felicita perenne se il rapace europeo non I'avesse turbata.
(Cfr. F. AMBROSINI cit., pp. 143-144).
(79) p. CHIARI, Lettere di un solitario
66
Ma rimmagine dell'America come terra di assoluta liberta e madre di nativi i suoi selvaggi naturahnente buoni, schietti e felici,
non puo non modificarsi quando in Europa si diffondono notizie che
descrivono la nuova realta di uno stato, al di la dell'Atlantico, che e
addirittura in grado di combattere contro nazioni europee potentissime. L'America intera h ora rappresentata dagli Stati Uniti: ma dire
Stati Uniti e come dire una societa ordinata e ben organizzata, che h
indiscutibile realizzazione della civilta, opera, secondo il Chiari, dello
sforzo comune di selvaggi ed Europei fusi ormai in un unico popolo.
II nuovo Americano, questo, appunto, civilizzato, sta lavorando
alia edificazione di una societa fondata sulla liberta, sulla fratemita,
suU'uguaglianza, una societa nella quale puo farsi strada chiunque sia
dotato di capacita personali: xm mito si disgrega per effetto di eventi
storici grandiosi, ma subito prende corpo uno nuovo, quello dell'americano della Pensilvania, ancora una volta buono, ospitale e generoso per natura, ma nello stesso tempo illuminato e civile.
Anche il Chiari, com'e naturale, fa suo il mito del buon pensilvano : la sua nuova immagme dell'America ci viene presentata
nel romanzo La corsara francese
Le awenture della corsara sono simili a quelle di Quivira, ma
I'ambiente e il momento storico (82) nel quale i due personaggi operano sono profondamente diversi: selvaggi ved Europei la corsara
e figlia di una irochese e di un francese del Canada ora convivono
pacificamente nella Nuova Inghilterra e in Pensilvania. Specchio dei
tempi mutati sono due citta che possono assumersi a simbolo del nuovo mondo, Boston e Filadelfia: tutte e due hanno grandi meriti e in
tutta I'America Settentrionale si reputa comunemente, che per il cliper non pifl dipendere dall'antica e prima lor madre, tosto che vedessero di
poter da se sostenere una tanta guerra e di non averne piu di bisogno?
(.Ibidem p. 91).
Cfr. anche / privilegi dell'ignoranza cit., p. 14.
(81) II romanzo apparve nel 1781, negli ultimi due fascicoli dei Trattenimenti dello spirito umano.
(82) Accenni alle rappresaglie di guerra che andavano moltiplicandosi fra gU Inglesi e le loro colonie d'America* conferiscono alia vicenda
della corsara una collocazione storica non piii generica, ma abbastanza
precisa. (P. CHIARI, La corsara francese cit., I, p. 49. Cfr. anche I, pp. 34,
37 e 43).
'
-
67
68
Negli anni dunque della rivoluzione americana, e in quelli successivi, la narrativa del Chiari ci propone una nuova contrapposizione, che quasi capovolge cio che I'autore aveva espresso con tanta vivacita in altri scritti, soprattutto nel romanzo La donna che non si
trova: I'europeo illuminato si contrappone al selvaggio, rozzo e primitivo. Ci viene delineata dunque una nuova immagine del selvaggio,
che, inizialmente rappresentante di una condizione umana in tutto
o quasi simile ad un vivere bestiale {^), in seguito, sotto I'influsso
della civilita
si evolvera e contribuira, insieme agli Europei, alia
formazione degli Stati Uniti.
suo discorso, non ribalta mai completamente le prospettive secondo le quali
aveva scritto La donna clie non si trova: sebbene il mondo selvaggio sia
primitivo e rozzo, egli afferma che preferirebbe sempre rifugiarsi in esso
e nella privilegiata ignoranza che vi regna. (Cfr. / privilegi dell'ignoranza cit.).
Di questa incertezza dell'autore si fa portavoce anche il solitario
dell'omonimo romanzo in certe domande, rivolte alia figlia, che non hanno
risposta: Non vi venisse pero la curiosita di domandarmi del pari: se
torni meglio in questo gran mondo d'aver uno spirito illuminato, o d'essere
affatto ignoranti; che la gran quistione e insolubile; o merita almeno per
Tuna, e per I'altra parte de' grandi riflessi (P. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte II, p. 155).
Per un personaggio del Chiari prima maniera, cioe convinto ed intransigente seguace del Rousseau, la possibilita di una tale incertezza di giudizio non si sarebbe neppur posta. II solitario invece insiste ancora nei suoi
diibbi: Se poi questi umani talenti, e questi spiriti illuminati siano i meglio veduti del nostro gran mondo, i piti distinti, e i piti fortunati questo si
e, figliuola, il gran punto di cui dubito assai {Ibidem, pp. 165-166).
Cfr. anche Lettere di un solitario cit., parte I, p. 138, e / privilegi dell'ignoranza cit., pp. 31 e 62-66.
(86) L'americana autrice de / privilegi dell'ignoranza afferma a
proposito del suo popolo: II piii delle popolazioni sono vagabonde, ed erranti e senza principi di societa e di cultura, e direi quasi d'umane inclinazioni ed affetti. Vivono delle loro cacce nei boschi; ma poco diversa da
quella delle fiere, che uocidono 6 poi la vita continua de' cadciatori medesimi (P. CHIARI, / privilegi dell'ignoranza cit., pp. 7-8).
(87) Calzano a questo riguardo le considerazioni della principessa cinese protagonista di un'opera da noi gia ripetutamente ricordata in precedeiiza: Al paragone si chiami del piu incivilito europeo un negro e rozzo
africano, o qualche selvaggio d'America: chi non ci trover^ a prima vista
quella differenza a un di presso, che troviamo noi tra l'uomo e la bestia?
Non trasforma gli uomini ordinariamente di meglio in peggio, o di peggio
in meglio, se non Parte sola, I'educazione, I'uso e I'esempio. Non altronde
senza eccezione derivano le migliori o peggiori diversita de' caratteri umani
(P. CHIARI, La cinese in Europa cit., I, p. 126).
69
70
era de' piii infruttuosi, benche fosse de' meno coltivati dall'arte... Le
prime buone speranze ch'ella mi diede di qualche profitto, in tutti
noi derivavano di vederla attentissima a tutti i nostri ragionamenti
piu istruttivi della societa, e della vita... Era giovine, era viva ed accorta; onde bel bello prendendo le maniere europee nell'abbigliarsi,
nel muoversi e nel ragionare faceasi ancora tutto giorno piii bella,
e ne diveniva sempre piu cara (9^).
// Continente new:
Completa il panorama della tematica esotica nell'opera del Chiari un accenno all'Africa, necessariamente rapido perche quella regione occupa uno spazio esiguo nella narrativa del nostro autore.
L'interesse del Chiari per il continente nero non e certo paragonabile alia vigile attenzione che egli ha rivolto ad altri mondi, ad altre
societa. Ma quei mondi e quelle societa impersonano, come gia si
h detto, i miti can al Settecento.
La letteratura esotica nel secolo dei lumi non e fine a se stessa: col riportare esperienze e sistemi di vita di popoli extraeuropei
essa vuole presentare e rendere chiare realta ch esulano dai vecchi
schemi e dalla vecchia tradizione culturale dell'Europa: la vita affermano gli Illuministi puo essere concepita secondo moduli del
tutto nuovi, sconosciuti al continente antico; e dal diverso modo di vivere ecco nascere rapporti nuovi tra lo stato e I'individuo, tra il sovrano e i sudditi. Da questa letteratura, che, pur vantando a proprio
merito un indiscutibile valore documentaristico e pedagogico, mescola
fantasia e veritk m un nodo inestricabile, ci vengono dunque presentati esempi di costumi e di organizzazioni sociali del tutto nuovi,
modelli di societa strutturate secondo criteri profondamente diversi,
se non addirittura opposti, da quelli che regolano quel nostro vecchio
mondo occidentale che per tanti aspetti si mostra cosf manchevole.
Ma I'Africa occupa Tultuno posto nella graduatoria dei continenti: a differenza dell'Asia e dell'America non ha nulla da dire o
da insegnare all'Europa, non e un esempio, e solo un'espressione
(91) Ibidem, p. 170.
71
72
73
non conoscere quasi nulla sull'Africa e suUe sue popolazioni, dato che
ritengono che non possano offrire nulla all'Europa: L'Africa emerge lentamente dal buio dei tempi alia conoscenza e alia coscienza
dell'Occidente scrive Carlo Zaghi . Prima di avere un'idea approssimativa dell'Africa, I'Europa deve vincere lunghe paure e superstizioni tenaci, miti e leggende, liberarsi da pregiudizi assurdi e
da aberrazioni culturali e religiose mostruose, viventi e operand ancora all'alba dell'Ottocento... La realta umana, storica, sociale, culturale ed economica del continente tardo secoli e secoli a fissarsi con
dati approssimativi nella mente dell'Europa. Fino alia fine del Settecento l'immagine dell'Africa corrente in Europa era ancora quella
d'un continente popolato da bestie feroci, scarsamente abitato, coperto
di deserti e di foreste, divorato in gran parte da temperature spavenlose e da malattie crudeli, tagliato da una zona torrida assolutamente
inabitabile, formante, sotto I'equatore, un'invalicabile barriera tra le
due zone temperate del globo: una scatola insomma, ancora ermeticamente chiusa, sul contenuto della quale erano possibili tutte le fantasticherie, tutte le esagerazioni e le paure di questo mondo (^).
(98) C. ZAGHI, L'A/r/ca nella coscienza europea e I'imperialismo italiano, Napoli, 1973, pp. 1-2.
DANIELE BO
78
Plata, una grande area di produzione agricola, in grado di sconfiggere la concorrenza dei prodotti brasiliani, che, con il vile contrabbando , penetravano fra le maglie, in verita non molto strette," del
monopolio commerciale spagnolo. Delia yerba o yerba mate
o yerba paraguaya il paese deteneva il monopoho naturale; si trattava di merce di ampia commerciabilita, se, ad esempio, nelle miniere
del Cile (Lastarria per sei anni e mezzo fu direttore delle Reales
Minas de Azogue ) si beve mate , che, a detta dei lavoratori, rinvigorisce piu del cibo stesso. Ma il Paraguay non e solo questo; prosegue Lastarria: ha cotone, canna da zucchero, frumento, patata, mandioche, mais, arance, banane, tabacco, quest'ultimo in straordinaria
abbondanza. Col suo clima diversificato, caldo, caldo tropicale, caldo
temperate, potrebbe essere la zona ideale dove si potrebbero coltivare
quelle merci che, tradizionalmente, sono appannaggio della produzione brasiliana: ad esempio caffe, noce moscata, cacao. Non parliamo poi del legname, di cui r intendencia dispone in copiosissima
quantita, legname di prima scelta, richiestissimo per la costruzione
delle navi, per la fabbricazione delle botti.
II programma di Lastarria piu che ambizioso potrebbe apparire
semplicemente dettato dal buon senso; ma e tale, in effetti, se si pensa
che la sua idea si coUocava dentro e non fuori il regime di monopolio
commerciale instaurato da Madrid. E tale sistema se favoriva, ovviamente, la madrepatria, contemplava, o toUerava, I'arricchimento di
determinati poli commerciali nell'ambito dell'universo delle colonie:
poU commerciali deputati a divenire anche organismo di controUo, di
coordinamento amministrativo, sede di accumulazione delle merci da
1953, p. 141, r intendencia costituiva una vera e propria unita economica,
dotata di un centro efficiente sotto il punto di vista finanziario.
R. KoNETZKE, America Latina, La Epoca Colonial, Madrid, 1974 pp. 125126, rammenta come il modello fosse di origine francese. Le nuove unita
amministrative, le intendencias, divennero 43 in tutto il sub-continente
spagnolo. A capo di ciascuna vi era un governatore o cooregidor-intendente, con compiti soprattutto di organizzazione e stimolo alle attivita
economiche, ma anche con facolta giuridiche e a volte militari. Attorno alle
intendencias crebbero una serie di funzionari estremamente capaci, dinamici, aperti alle correnti modernizzatrici. Questo pone fra I'altro il problema del dispotismo ilustrado o esclarecido , se cioe nelle sue iniziative
politiche non fossero contenuti parzialmente i germi della dissoluzione del
sistema feudale.
79
commercializzare nel circuito colonniale, provenienti dalle zone periferiche dei different! Vice-Regni. Buenos Aires era un centro di tal
fatta. Asuncion era un punto, importante certo, ma non fondamentale,
di questa sorta di sub-impero : era la periferia.
In questo senso va colto e compreso il rapporto che si deUnea
nella seconda meta del secolo X V i n fra il Paraguay e la grande citta
portuale. Asuncion fu nei secoli XVI e XVII il fulcro della prima penetrazione coloniale, nella zona centrale-meridionale, da cui si irradio
poi I'espansione vera e propria, definitiva. Azara ricordo come Asunci6n fosse stata un tempo addietro addirittura fomitrice di grano
per Buenos Aires e che nel 1602 la capitale del Paraguay era circondata da due milioni di piedi di vigneti . Alia fine del secolo X V n i
erano spenti i segnali di questa trascorsa floridezza. Altri centri era
produttori di vino e aguardiente , come Mendoza, che forniva sia
Montevideo sia Buenos Aires, o San Juan (2).
Dicevamo che h soprattutto nella seconda meta del secolo XVIII
che si registra la progressiva, molecolare, crescita di Buenos Aires,
citta-porto, citta-emporio: ad esempio dal 1748 al 1753 si esporto
da Buenos Aires merce per un valore di 1.620.752 pesos fuertes .
E' del 1776 la Costituzione del Vice-Regno del Rio de la Plata, che
organizza I'inquadramento giuridico e politico e i mezzi necessari atti
(2) M. LASTARRIA, Colonics Orientales del Rio Paraguay 6 de la Plata,
in Documentos para la Historia Argentina, Buenos Aires, 1914, III, pp.
151-153.
F. AzARA, Voyages dans I'Amerique Meridionale, Parigi, 1809, II,
pp. 139-141. Azara rammenta che, secondo il censo operato dal governatore del Paraguay, Pedro Melo de Portugal (1778-87) nel 1785 la popolazione ammontava a 52.496 anime, che egli defmisce spagnole , in virtii
del fatto che vi era stato un processo di notevole integrazione razziale, e
16,510 pardos , ovvero mulatti. Difficile, se non impossibile censire le
tribti indie, a parte quelle che erano state maggiormente coinvolte nel processo di integrazione. Le principali comunque erano i Mbayas, Guaycurus,
Paryaguas, Ibirayaras, iGuaranis. Vedi per questo P. GUEVARA, Historia del
Paraguay, Rio de la Plata y Tucuman, opera sospesa nel 1768, in Collecidn
de Obras y Documentos relativos a la Historia antigua y moderna de las
provincias del Rio de la Plata, Buenos Aires, 1910, vol. II.
Ulteriore aspetto, colto da Azara (cit., p. 289), degno di essere menzionato: il contrasto fra la condizione disastrosa dell'assistenza medica e
una notevole diffusione deU'istruzione a livello di parrocchie, grazie alTopera di maestri laici.
81
80
Buenos Aires y el Paraguay (1810-1813), Buenos Aires, 1938. La documentazione principale su tale tema trovasi nel terzo volume dei Documentos del
82
83
ch'essa in funzione in nome del seiior don Fernando VII , non aveva alcuna propensione di tipo nazionalistico. Non era e non voleva
essere il governo dell'Argentina.
I componenti della Junta di Buenos Aires, i CorneHo Saavedra, i Manuel Belgrano, i Juan Jose CasteUi, i Mariano Moreno,
avevano un progetto abbastanza definite: mantenere intatto il dominie su tutto il territorio del Rio de la Plata (S).
La nomina di Belgrano a capo di un piccolo esercite liberatere , I'armamento di questa truppa, la spediziene stessa, che il 10
dicembre 1810 varcava il Parana, palesava e metteva in luce I'ambiguita dell'operazione che si dehneava, h vero, come atte della Citta deminante , ma anche in sense anti-coleniale, avende come obiettivo quelle di abbattare quegU estacoli che si sovrapponevano al riconoscunento della Junta provisoria , e quindi, in primis , il governatore Velazco e che poteva essere un atte di liberazione forzata ,
di aiuto offerte con le armi a chi, fra i paraguaiani, voleva profittare
della nuova situazione venutasi a creare.
NeU'ecenemia del nostro discorso non rientra I'itinerario militare di Belgrano, la sua duplice scenfitta, a Paraguari, il 19 gennaio
1811, a Tacuari, il 9 marzo 1811; interessa tuttavia sottolineare due
aspetti credo significativi (i"). Da un late la cendotta non certo brillante, dal punto di vista del prestigio milhare, del governatore Velazco nelle eperazioni di resistenza faveri I'emergere, aU'interne dell'esercito, di ufficiah con tenderize autonemistiche e indipendentistiche
ed aperti ai suggerimenti pehtici che Belgrano ebbe modo di offrire
lore durante due coUoqui. Le innegabiH capacita persuasive di Belgrano, se ottennero per gli Argentini e il loro esercite la concessiene di una ritirata onorevele, aprirene gli occhi dei giovani ufficiah
paraguaiani, facendo lore intrawedere la pessibiUta di un mutamento
ai vertici del potere: liberarsi dal govematorato di Velazco, introdurre un regime di libero scambio, aprire la Provincia ai traffic!
con I'Argentiua in una cornice di parita e di liberta politica. Tale fu
il messaggio di cui si fece portatore Belgrano e che invano tento di
(9) Vedi per questo, abbastanza eloquente, il Plan de Qperaciones attribuito a Mariano Moreno, uno dei leader piii prestigiosi della rivoluzione argentina, in M. MORENO, Escritos, Buenos Aires, 1903, pp. 447-566.
(10) La storia della poco fortunata campagna militare e documentata
in Documentos del Archivo Belgrano cit. Vedi anche pp. 160 e 198-212.
85
84
imporre con le armi, ma che, tuttavia, favori I'inizio del processo rivoluzionario in Asuncion. Come ebbe a dire Pedro Somellera nelle
sue Notas: puede decirse, y se dira con verdad que el general
Belgrano en Tacuari en marzo 1811, preparo la revolucion que enstallo en la capital en mayo del mismo ano (^i).
Seconda apparizione pubblica deU'awocato Francia: e una
dura requisitoria contro gU ufficiah paraguaiani, colpevoh di essere
stati troppo blandi e generosi con Belgrano e il suo esercito, con la
concessione degh onori deU'armi e consentendo loro una ritirata piu
che onorevole Q^).
Non certo casuahnente la cospirazione anti-spagnola, che crebbe
in quel mesi, vide emergere due filoni di pensiero e di azione, di embrionali partiti, rigidamente contrapposti: da un lato il partito portenista , guidato fra I'altro anche da Somellera, assessore del governatore, tendende aUa creazione di una provincia indipendente, che
doveva pero ruotare neU'orbita poUtica di Buenos Aires; dall'altro il
partito o il nucleo antispagnolo e anti-porteiiista, che trovava i suoi
leaders ideah in una parte degli ufficiali che avevano sconfitto
Belgrano e che si trovo nelle condizioni di chiedere ausiUo e consulenza all'avvocato Francia (^3).
II fatto significativo e comunque che Francia, uomo pubblico
gia conosciuto, soprattutto grazie alia sua attivha di giurista e di avvocato, di difensore dei deboli , ha gia delineate la sua posizione di
indipendenza nei confronti di Buenos Aires, anche se non e un atteggiamento di totale ripulsa, di superbia sprezzante verso la Junta
provisoria .
Conduce le sue iniziative m maniera oculata e prudente. Quando i cospiratori di Asuncion impongono un mutamento di governo
(11) P. SOMELLERA, Notas d la Introducion que ha puesto el Doctor
Rengger d. su Ensayo sobre la revolucion en Paraguay, in Documentos del
Archivo Belgrano cit., pp. 312-340. Le Notas furono scritte da Somellera
nel settembre del 1841. Pedro Somellera fu uno dei protagonisti di quella
vicenda ed era esponente di una linea abbastanza moderata nei confronti
di Buenos Aires, tanto da farlo ricordare come un portenista .
(12) Vedi C . BAEZ, Historia Diplomatica del Paraguay, Asuncion, 19301931, I, p. 129.
(13) Somellera negd vivacemente la partecipazione di Francia alia fase
insurrezionale. La sua posizione tuttavia non e condivisa dalla maggioranza
degli studiosi.
passim.
86
87
II Congresso Generale del 17 giugno 1811 fu il segno del mutamento dei tempi: su 261 delegati solo 4 erano spagnoli puri;
il Paraguay si dichiarava Provincia che uscita dal letargo e dalla
schiavitu vedeva finalmente riconosciuti ed affermati i propri diritti; dichiarava altresi che avrebbe proceduto coi mezzi che riteneva
piu idonei per assicurare su propria felicidad (i*^). Venne istituita
una Junta Gubernativa presieduta dal tenente colonnello Yegros
e aiutata dal dr. Francia, da Pedro Caballero, don Fernando de la
Mora, dal dr. Francisco Bogarin. Venne confermata la necessita di
conservare relazioni di amicizia e armonia con Buenos Aires, mentre
la Provmcia si sarebbe govemata da se in attesa di un Congresso
Generale di tutte le province, che avrebbe stabihto un ordinamento
nuovo ed una Costituzione.
Tuttavia gi^ fin da quel momento il Paraguay sanciva due suoi
diritti fondamentaU: la fine di ogni imposta che sulla yerba mate
veniva a gravare da parte del sistema fiscale con sede a Buenos Aires;
I'estinzione del Estanco de Tabaco ; tutti i prodotti del paese
avrebbero dovuto invece godere di un regime di libero scambio.
II Congresso esprimeva con sufficiente chiarezza le coordinate
principaU del processo che porto al rovesciamento del govematorato
spagnolo: non fine del regune politico coloniale tout-court,
quanto, piuttosto, abolizione dei controlli e delle gravi fiscalizzazioni, eccessive rispetto alle esigenze di commercializzazione e di esportazione dei produttori autoctoni; non indipendenza poHtica nazionale,
quanto, piuttosto, desiderio di una Confedarazione delle different!
reaha che si erano venute a creare nel corso della storia coloniale;
non una forma-Stato che rompesse radicahnente con Madrid e Corona, quanto spezzoni di un regime democratico che riconosceva,
sia pure in maniera sempre meno sostanziale ed autentica, la sovranita di Fernando VII, a cui i membri della Junta de Gobierno
giurarono fedeha il 20 giugno 1881.
Questa mvio la sua prima comunicazione ufficiale a Buenos Aires
il 20 luglio (18). Conteneva il progetto di indipendenza e confederazione con Buenos Aires, esposto con grande chiarezza logica. Vi e
(17) Manifesto della Giunta del 1 7 giugno 1 8 1 1 , in E. CARDOSO, Historia del Paraguay, Buenos Aires, 1949. p. 2 4 .
89
88
90
91
E' una biografia, un curriculum di vita e di studi non certo diverse da quelle di molti altri. Se non vi fossero gia quegU element! di
psico-biografia ad affasoinare ! suoi descrittori: un fratello che
diverra presto, col tempo, pazzo; un padre con cui non avra mai piti
rapporti, neanche soUecitato dai suoi richiami sul letto di morte; la
sua ipocondria, il suo amore quasi ossessivo per la giustizia, I'equita
assoluta totale, impersonale, che lo porto da awocato, prima di intraprendere la carriera pubblica nel Governo, a difendere uno dei suoi
piti acerrimi nemici in tribunale, contro uno dei suoi migliori amici,
Domingo Rodriguez, che aveva tentato un'operazione truffaldina ed
illegale ai daimi del vigneto del primo: che lo portera a fare arrestare la soreUa, che si era servita del suo ruolo per impiegare come
domestico uno dei granatieri deU'esercito. Gia questo prima del suo
awento come Supremo erano fatti noti e gU avevano creato una
fama ed una ammirazione che si mescolavano ambiguamente alia
paura e al rispetto, non difficile da ottenersi in un paese avvezzo ad
usare in modo obliquo della legge, ma pronto ad ammirare i grandi
gesti di equilibrio e di rigore.
Al di la di questo non era comunque il suo un curriculum-studi
eccezionale: quel dottor Vargas che Robertson conosce e gli servira
da mediatore per entrare in contatto colla Junta di Governo e anch'egU laureato m legge aU'Universita di Cordova, pur essendosi poi
dedicate al commercio (22).
C'e da dire che, al contrario deir image d'Epinal che vuole
I'interno dei Vice-Regni Spagnoh, sordo e buio, in contrapposizione
(22) John Parish Robertson giunse per la prima volta nel Rio de la
Plata nel 1806, all'eta di 14 anni. Fece un nuovo viaggio nel 1808, prima
a Rio de Janeiro, poi a Buenos Aires, poi in Paraguay, dove arrivo nel
1812 per rimanervi fino al 1815. II fratello William lo raggiunse ad Asuncion nel 1814. Oltre all'avventura paraguaiana di John e da ricordare la
fondazione della colonia scozzese di Monte Grande, sorta di comunita colonizzatrice, che tuttavia falli in seguito in conseguenza della rivoluzione del
generale Lavalle e della guerra con il Brasile. Fu chiamato dal generale
Miller (vedi Memoirs of General Miller, in their service of the Repuplic
of Peru, Londra, 1829, II, p. 147), il William Penn delle pampas .
Prima di giungere, e da ricordare, ad Asuncion, John Parish Robertson si fermo a Corrientes, citta-ponte, fra I'Argentina e il Paraguay, dove
incontro e conobbe el senor Perichon , fratello della signora O-Gorman,
colei che era considerata la favorita del vicere, il conte di Liniers. I Perichon
enano giunti dall'isola Mauritius a Buenos Aires nel 1796. Con i fratelli
92
93
95
94
a trevare I'ospite inglese in citta, velendo evitare che si attribuissere le piu sinistre kiterpretazioni ai suoi atti piu insignificanti.
Ma, pur vivendo in reclusione, afferma Robertson Francia
era occupato in intrighi contro il governo . Riceveva le visite dei
piu ricchi proprietari terrieri, di facoltesi chacareres (campagnuoli), fomentava I'aspirazione al potere di uomini che fino ad allora non avrebbero mai sognato di giungere al Palazzo del Governo;
cei primi era tutto alterigia ed ergoglie, coi second! umilta e cendiscendenza: II sue piano era inculcare nei contadini I'impressione
che erano mai govemat! da pochi uomini ignoranti, privi di merito; nel
persuaderh che quando sarebbe tornato al potere le cose sarebbero
cambiate. Spiegava lore che lo scopo della rivoluzione era stato quelle
di abbattere le pretese aristocratiche della vecchia Spagna; mentre
nel frattempo, era chiaro, che tah pretese erano state sostituite da
altre piii odiese... .
Robertson, secondo quanto egh stesso ricerda, lascio temporaneamente il Paraguay per circa sei mesi (la seconda meta del 1812).
Recandesi a Buenos Aires esegui alcune commissioni per i membri
deir establishment di Assuncion: Yegros chiese un paio di spalUne e finimenti da sella di fabbricazione inglese; il generale Caballero un sombrero bianco e una giacca su misura ordinata ad
un sarte di Buenos Aires; il dottor Mora chiese libri di diritto; Francia un telescopie, una pompa ad aria ed una imprecisata macchina
elettrica.
Rientrate ad Asuncion agli inizi del 1813, la topografia politica era mutata. II govemo di Yegros traballava, mentre la stella di
Francia procedeva nella sua ascesa, tantoche ognuno gU faceva la
corte, come, m analeghe circestanze, succede dappertutto ; quanto
a me, dati i regeh e rifiutata ogni remunerazione, elusi completamente la discussiene politica; mi felicitai molto con Francia per le
sue buone prespettive, ne mi rammaricai con Yegros per le sue meno
buone... Speravo cesi di mantenere il mie carattere neutrale e rifugiarmi nella tranquillita dei miei affari in vista della tempesta che si
delineava aU'erizzonte pehtice .
Brevemente, era accaduto che si erano acuiti i conflitti fra gU
interessi localistici di Buenos Aires e le provincie deU'intemo.
Erano vendute alia luce nella lore interezza e complessita le ragioni
che inducevano la libera Buenos Aires a cercare di reinstaurare
96
la perduta egemonia. Assumendo su di se il compito di difendere I'integrita territoriole dell'ex Vice-Regno, dai frequenti sconfinamenti
portoghesi, nonche dalle manovre secessionistiche nella Banda Oriental, Buenos Aires perseguiva I'idea parallela di una riduzione delle
pretese autonomistiche delle province, delineava il suo progetto ambizioso di dominazione e di restaurazione della grande unita perduta (26).
E il 1 settembre 1812 Buenos Aires aimunciava che i tabacchi
stranieri avrebbero pagato al loro ingresso nella citta derechos
dupHcados , rispetto a quelU unposti alle merci locah. Era la risposta al mancato assenso all'appello della cittk argentina ad una confluenza miUtare contro i nemici della Rivoluzione . Era altresi la
rottura del trattato del 12 ottobre: per ogni arroba (una arroba
h uguale a 11,502 kg.) di tabacco il Paraguay avrebbe pagato un'unposta di tre pesos; mentre I'articolo addizionale del trattato di ottobre contemplava la possibilita che le imposte arrivassero al massimo
di un reales e mezzo (^).
La misura presa da Buenos Aires, dove un Triumvirato era succeduto alia Giunta, introduceva una situazione di rapporto fra il
(25)
135-136.
w.
P. e J. P.
ROBERTSON,
121-123,
97
98
99
(30)
100
sto da Herrera, che offriva tre possibihta: o accettare la collaborazione con Buenos Aires, oppure la guerra o I'isolamento totale della
Provincia.
II Paraguay si costituiva in Repubblica, retta da due consoU,
Fulgencio Yegros e Jose Caspar Francia: prima Repubblica delI'America Latina, primo governo ad abbandonare il rito del giuramento di fedeha a Fernando VII, il Paraguay esprimeva efficacemente
ed in anticipo sui tempi d'emancipazione delle altre zone del subcontinente la coscienza civile dell'indipendenza repubblicana.
L'istituzione del Consolato non manco di apparire perlomeno
origmale, in Sud-America. L'idea fu senza dubbio opera di Francia,
il quale conobbe la storia romana, in virtu ovviamente degh studi
universitari e della Storia Antica del RoUin, che faceva la sua figura
nella sua petite bibliotheque , come ricordarono Rengger e Longchamp : il volume fu utile durante le sessioni del Congresso per dare
valore e significato al battesimo dell'istituto consolare. I Consoli avrebbero avuto pari autorita e giurisdizione, le truppe e gh armamenti sarebbero stati divisi eguahnente a meta, ciascuna di competenza specifica di ognuno dei due consoh. La presidenza doveva
ruotare ogni quattro mesi (3*).
Da questo momento commenta Robertson Francia si
converte de facto in despota assoluto, indiscusso. Certo, non stabih
immediatamente il suo sistema di terrore. Fu un processo graduale,
lento che condusse al congelamento del suo cuore e che i suoi mezzi,
prima caratterizzati solo dall'insensibilita, divennero alia fine macchiati di sangue. Mentre avanzava verso la pienezza del suo potere
diminuiva il thnore di potere essere punito e il suo carattere, per natura duro, si fece feroce... e contemporaneamente un sinistro segnale
(33) Cfr. la nota n. 30.
(34) J. R. RENGGER - M. LONGCHAMP, / / Dottor Francia ed il Paraguay, opera dei Signori Renger e Longchamp, Dottori in Medicina, membri
della Societa Elvetica delle Scienze Naturali, Milano, 1837. Traduzione dal
francese dell'opera Essai historique sur la Revolution de Paraguay et le
Gouvernement Dictatorial de Docteur Francia, Parigi, 1827. Anche quest'opera
conobbe, per il successo ottenuto, una riedizione pressoche immediata,
sempre in francese. Fu tradotta pure in tedesco nel 1827: Historischer Versuch uber die Revolution von Paraguay un die Dictatorial - Regierung von
Dr. Francia. II particolare sulla biblioteca di Francia e a p. 78 dell'edizione italiana.
101
102
nomica del Paraguay sotto Francia , come si vedra, puo richiamare per certi aspetti il modello gesuitico della grande comunita
India al lavoro (35).
Un altro argomento di livello che i due affrontarono fu
quello concernente i rapporti Paraguay-Inghilterra. Francia e ancora
Console, nel senso che solo il Congresso del 3 ottobre 1814 lo elevera agh onori di Dictador Supremo de la Repubhca (3^); tuttavia ha gia palesato le linee principali della sua filosofia pohtica:
severita e intransigenza contro il partido espanohsta ; orgogliosa
risposta nazionaUsta di fronte alia guerra commerciale dichiarata da
Buenos Aires, dopo che le trattative condotte da Herrera non erano
approdate a nulla (aUa fine del 1813 Buenos Aires creo nuove imposte suU'erba mate e il tabacco paraguaiani. Herrera in una deUe sue
ultime lettere dal Paraguay park di quest'uomo, di Francia, che
imbevuto delle massime della Repubblica romana tenta ridicolmente di organizzare il suo governo su quel modello... dando solo
prove di odio verso Buenos Aires ) i^): neutralismo convinto e cosciente di fronte alle prime awisaghe di guerra civile che si dehneano fin dal 1814 nel territorio rioplatense fra il governo di Buenos
Aires e le truppe di Artigas, conflitti che diverranno poco dopo una
piaga endemica della situazione latino-americana nella fase di assestamento post-indipendentistico.
Una prospettiva chiara fin dagli inizi: tenere il paese al di fuori
delle lotte per il potere dopo la caduta del dominio spagnolo. Fino a
che punto questo puo chiamarsi isolazionismo? II giudizio potrebbe
venire deformato dalle vicende successive della storia paraguaiana ed
anche daUa sua attuale presenza-assenza , che tenderebbe a valutare I'isolamento del Paraguay come fatto naturale, intrinseco alia sua
conformazione. In verita Francia era iniziahnente propenso a creare
una Federazione di province con pari diritti. E questo era impensabile per I'ex-capitale del Vice-Regno. Nel braccio di ferro che ne
segui Asuncion ed il suo govemo scelsero la strada pressoche obbhgata delle societa chiusa , della ferrea autarchia.
Tuttavia nel 1814 le speranze di Francia non si erano ancora
(35) w . P . e J. P . ROBERTSON, La Argentina cit., pp. 139 e 142-143.
Sui Gesuiti vedi le lettere XXXI-XXV.
(36) Vedi E . CARDOZO cit., p. 55.
103
104
sioni politiche di Francia, il quale non vuole soffermarsi sulle evidenti diversita istituzionali fra i due paesi, fra un Paraguay ove egh
non crede possibile che attecchiscano le " istituzioni popolari" e la
Gran Bretagna, dove queste ultime hanno graduahnente soppiantato
quelle feudah. Vada dunque Robertson con il campionario teste citato, si presenti alia Camera dei Comuni e dica di essere I'inviato
di Don Caspar Rodriguez de Francia, col mandato di favorire relazioni pohtiche e commerciaH fra i due paesi: Presentatevi voi stesso
alia sbarra della Camera, e li trasmettete il mio messaggio come gh
antichi ambasciatori di stati indipendenti trasmettevano i loro al senate romano . Stupefatto e imbarazzato il mercante deve dire di
acconsentire alia volonta del Console. Per lui questa missione e semphcemente chisciottesca ; e ridicolo pensare di essere ministro delegate del Paraguay presso i Comuni, invece che a Samt-James (37).
Ma era evidente, tanto radicata I'analogia, il pensiero di una repubbhca romaneggiante, che Francia vede a sua volta rinterlocutere nel
Senato, cie6 nella Camera, non nella Corte, la Monarchia (38).
E resta il fatto che tali contatti cosi anahticamente merceelegici
erano un fatto abbastanza comune in quei tempi, come oggi. Non
si capisce lo stupore e I'unbarazzo di Robertson, se non con la sua
(37) W. P. e J. P. ROBERTSON, La Argentina cit., lettera XLV.
<38) Resta poi da capire come il viaggiatore non capisca, non colga
cio6 la fase di transizione che sta vivendo il paese. E come questi non possa
che andare alia ricerca disordinata, vaga, frenetica, di analogic col passato,
di comportamenti fissati dalla storia cui aggrapparsi. Sogni e modelli politic!,
oniricita e sistematicita di pensiero politico filosofico vanno, in certe zone
deU'America Latina, nella fase appunto di passaggio dal oolonialismo al
post-colonialismo, di pari passo.
Vedasi I'esempio di una figura molto piu europeizzata di quella di
Francia: Manuel Belgrano. Studid a Salamanca, conobbe le opere degli illuministi francesi, di Filangieri, di Jovellanos, di Pedro de Olavide, scrisse di
economia, agricoltura, promosse scuole di nautica e di disegno, divenne
generale protagonista del maggio argentino. Una biografia esemplare, quindi.
Ebbene, tutti possono constatare con quanta difficolta egli vaghi per I'universo delle idee e dei Modelli Istituzionali. Prima favorevole ad un controUo
britannico sulla colonia , poi ad un Vice-Regno de la Plata, con a capo
rinfanta Carlotta del Portogallo, come imperatrice, poi perfino in grado di
partorire I'idea di una restaurata Monarchia Incas.
Vedi B. MITRE cit., passim. Per cio che concerne i tentativi di una monarchia indipendente nel Rio de la Plata, vedi anche il quinto volume dei
105
106
Francia non aveva taciuto nulla dei suoi odii contro il generale San
Martin, contro i porteiii; lui, solo lui restava I'unico faro luminoso neirAmerica Latina; II Paraguay era un'Utopia Reale e Francia il Solone dei tempi moderni aveva affermato W. Robertson.
Non era stato difficile sbarazzarsi della concorrenza di Yegros, ricco
proprietario, dissipatore, licenzioso ed, anche per questo, in colhsione
con I'ascetismo rigorista di Francia; estanciero ignorante , secondo
Robertson, anche se non privo di prestigio fra le truppe deUa capitale.
Invano Robertson aveva cercato di affrontare temi poUtici con
alcuni delegati provenienti daUa campagna, visto che la maggior
parte iniziavano a chiedermi come potevano vendere tabacco ed erba;
tutti questi legislator! primitivi avevano portato con se una certa quantita o deU'uno o dell'altro o di entrambi i prodotti, per coprire i costi
del soggiomo in citta, e la sola questione che turbava i deputati eletti
dal popolo paraguaiano era come potevano ricavare un buon prezzo
dai cento pesos di tabacco che si erano portati dietro per soprawivere, finche fosse stato loro consentito di tornare ai rispettivi distretti
e alle pateme proprieta .
L'esito era, per I'autore, scontato: II 3 settembre cominciarono
le sessioni del Parlamento. I dibattiti furono aperti dal presidente alle
nove di mattina; nonostante le precauzioni prese da Francia, iniziarono a manifestarsi alcuni dubbi circa I'opportunita della Dittatura...
Arrival alia Chiesa (la Chiesa di San Francesco dove si teneva I'assemblea; n.d.r.) a mezzogiorao. Le porte erano chiuse, tuttavia una
grande confusione sembrava regnare dentro. Ad un certo punto usci,
nettandosi la fronte e soffrendo molto il caldo della chiesa o del dibattito, un deputato colla giacchetta di madalopam: Amico, come
vaimo le cose? chiesi al rappresentante . L'onorevole deputato
replied: Se devo essere sincero sono question! che non ho la pretesa di capire: se devo giudicare dalle grida, tutto sta andando per il
megho . Verso le due, quando i rappresentanti erano ancora infervorat! nella discussione, Francia si spaziento, e molto dehcatamente
mando una folta guardia d'onore perche veghasse sui deputati. La
tmppa ben armata circondo la chiesa... I'ora del pranzo era gia passata e la fame cosi come i mustacchi dehe tmppe di caserma accelerarono le decision!. In tal frangente uno dei piu energici sostenitori di
Francia si alzo, con voce stentorea chiese silenzio: Signori disse
perche perdere ancora tempo? II Cara! Francia vuole essere assoluto, e io dico (e qui colpi il tavolo con tutte le sue forze) che sara
107
(40) w. P .
J,. P . ROBERTSON,
La Argentina cit., p.
227.
109
108
P.
e J. P .
ROBERTSON,
232-234.
no
coinciso con una crescente identificazione dei compiti dello Stato con
la volonta del Supremo. Anzi si puo azzardare I'ipotesi che lo Stato
m quanto tale tese a scomparire. Francia fu legislatore, giudice, vicario di Cristo, motore deU'amministrazione, generale, istruttore delle truppe, direttore deUe maestranze, ingegnere, supervisore deUe opere pubbUche. La sua tutela, la sua cura, il suo controUo si estendono
sino al dettagUo, aU'aspetto piii minuto della vita civile e sociale. Felicita del popolo e difesa daUa paura del nemico, si h acceimato,
dell'estraneo, che, insinuandosi nelle pieghe di questo organismo perfetto, il Paraguay-Utopia Reale, potrebbe distruggerlo e inquinarlo.
Francia aveva gia fondato una sorta di campo di concentramento punitivo sia per pohtici, sia per coloro i quah, mai comportandosi, inficiavano la morahta del paese (doime di malaffare,
alcohzzati), a Tevego, suUa riva sinistra del Paraguay, a circa 120
leghe da Asuncion. Fu U complotto del Venerdi Santo del 1820 (in
queUa data il Dittatore sarebbe stato ucciso e sostituito da un govemo di cui avrebbe fatto parte Yegros) che diede I'avvio ad una repressione che malgrado tutto non puo definirsi sistematica. Vi e anche in quest'episodio un qualcosa di ineffabile, incomprensibile, di
personale. Alcune decine di persone vengono fucUate. Tutti gh Spagnoh, compreso I'ex-govematore Velazsco, vengono incarcerati. Tuttavia, dopo un anno, avendo pagato ingenti muUe, vengono hberati.
GU Argentmi vengono perseguitati implacabihnente, esclusi queUi
di Cordoba, in omaggio ai trascorsi universitari di Francia m quella citta.
Lo stesso dicasi del comportamento di Francia verso Artigas,
il temibile capo ribelle deUa Banda Oriental, che nel lugho del
1815 aveva quasi minacciato un'invasione del Paraguay con le sue
agguerrite truppe. Ebbene nel 1820 Artigas, abbandonato e tradito
dai suoi, chiese ed otterme asilo in Paraguay e gh venne assegnata
una pensione e un luogo di residenza m campagna.
Tuttavia U complotto del Venerdi Santo aumenta a dismisura
il senso di un complotto serpeggiante, di un pericolo immanente: non
poche case ed alberi di Asuncion vengono abbattuti perche dietro
gh angoh o sotto la loro protezione non si nascondano potenziaU attentatori aUa vita del Supremo. E di tanto in tanto Francia si reca
a passare la notte fuori citta, in una caserma, senza preavvisare nesssuno, al fme di disorientare i nemici.
Rengger e Longchamp lo descrivono come un uomo di altezza
ni
112
113
mente U suo lavoro. stato ricordato il caso di un povero calzolaio , che, avendo confezionato un paio di cinture da granatiere assolutamente madatte, passo la notte aUa gogna e si impegno, pena
altri castighi ben piu severi, a confezioname di mighori.
Al di la di fatti episodic!, resta la struttura di un economia organicamente chiusa ed assolutamente organizzata. In tema d! lavor! pubbhci Francia ha I'ambizione di segnare una svolta. Finisce la
citta coloniale, disordinata, fangosa e tropicale, composta da un
pugno di splendidi palazzi e da un nugolo di squallidi edifici. Emerge,
con la filosofia pohtica di Francia, un'urbanistica ordmata, chiara,
squadrata. Se Asuncion e plena di siepi, vegetazione selvaggia dove
aUigna la sporcizia, la sabbia in alcuni quartieri, mescolandosi aUa
pioggia, forma gole e canali, Francia si preoccupa di pavimentare,
rimodeUare, raddrizzare, nello sforzo di geometrizzare una citta
a sua immagine. Aspirava, ricordano i due viaggiatori svizzeri, ad una
citta divisa chiaramente in quartieri, in opposizione aUa citta coloniale e spagnola, sconnessa, alogica. Nel 1821 lo vediamo direttamente impegnato neU'organizzare I'abbattimento di vecchie case che
ostacolavano I'erezione di nuove contrade : Se si trattava di aprire una nuova contrada il dittatore indicava al capo-mastro e all'ingegnere dove dovessero piantare i pah; aUa quale (operazione) presiedeva talvolta durante la sua passeggiata della sera; e mandava poi ai
proprietari deUe case che cadevano sul rettifilo I'ordine di atterrarle (^). Provvede ad illummare la citta di notte con circa 1500 candele
giomahere, prodotte nelle fabbriche statah.
L'economia diventa soprattutto pohtica economica dello Stato, o,
se si vuol essere precisi, pohtica economica del Supremo, in un ambito territoriale rigorosamente suddiviso e controUabile: il paese venne
infatti strutturato in 20 comandancias o ckcoh, alia cui testa vi
era un numero corrispettivo di comandanti che esercitavano le funzioni
di concihatori, di giudici per le lievi trasgressioni, di sovintendenti
(44) J. R . RENGGER - M . LONGCHAMP cit., passim. Vedi anche suU'urbanistica di Asuncion e su altri aspetti del regime Francia, M . A. PEREZ,
114
115
116
117
118
Simon Bolivar, si era stabilito nel 1820 in una zona della provincia di
Entre-Rios, dove aveva istituito una sorta di laboratorio modello, di
carattere agro-industriale, per la coltivazione scientifica deU'erba
mate. Nel 1821 Francia fece distruggere le piantagioni, catturo Bonpland e lo imprigiono a Santa Maria de Fe: verra liberate solo nel
febbraio del 1831.
Bonpland in realta divenne ostaggio e strumento deUa vendetta
di Francia. Non oggetto di contraddizioni e patteggiamenti, ma la
vittima su cui si accentro la sua rivalsa verso il sistema deUe potenze
ostiU. Infatti proprio di mobUitazione di forze a lui naturalmente
ostiU si tratto. Da Simon BoUvar, autore fra I'altro di un progetto di
iavasione del Paraguay stesso, che si adopero per la hberazione del
suo amico, al colpevole Woodbme Parish, fino aU'imperatore
del Brasile, Pedro de Alcantara, che, nell'aprile del 1826, chiedeva la
hberazione del botanico francese, la sua restituzione alia famigha ed
agli amici
Tuttavia gia nel 1826 il Sistema Francia aveva raggiunto una considerevole stabihta interna, un equilibrio invidiabile,
in rapporto agli accadhnenti che sconvolgevano il resto del sub-contmente. Circondato e assediato dall'anarchia Francia aveva realizzato
una dittatura ferrea e felice; aveva Uberato il Paraguay dal giogo
porteiio . Si senti percio tanto forte da rispondere con superbia
e im pizzico di compiaciuta iattanza alia campagna Bonpland ; e
(48) Vedi CH. MINGUET, Alexandre vori Humboldt Historien et giographe de I'Amerique Espagnole, Parigi, 1960, p. 53. Per la campagna di Bolivar
a favore di Bonpland e la sua amicizia con il botanico francese cfr. S. D E
MADARIAGA, Bolivar, Buenos Aires, 1976, I, pp. 241 e 246; II, p. 246.
Anche Von Humboldt parteciperk attivamente ai tentativi per liberare Bonpland. In una lettera dell'S novembre del 1825 scrivera a Bolivar
ringraziandolo di quanto aveva fatto nell'opera di soccorso alia famiglia.
Aveva infatti offerto alia Signora Bonpland e alia famiglia un destierro
honroso en Colombia .
Vedi anche A. ROSAS, Humboldianas, /Caracas, 1942, II. pp. 177-178;
e A Narrative oj Facts conected with the change effectuated in the political
condition and relations of Paraguay, under the direction of Dr. Thomas
(sic!) Francia by an individuate who witnessed manu of them, and obtained
authentic information respecting the rest, Londra, 1826.
E' la prima opera europea su Francia ad essere uscita; anzi si puo dire
la prima in assoluto. Contiene informazioni generiche sul Paraguay e su
Francia, oltre ad alcune inesattezze come la notizia che avesse studiato legge
in Cile. Conferma notizie fornite su Francia dagli altri viaggiatori, fra cui
la passione per gli strumenti di chimica e di astronomia, tantoche un certo
119
si senti talmente sicuro da lasciare il paese, per un certo lasso di tempo, senza la sua assidua, affettuosa tutela.
Cosi il Padre saluta i suoi figh con un proclama emanate da
Asuncion il 2 agosto 1826:
Abitanti del Paraguay! II vostro primo magistrate rispOndende alia fiducia che gh garantite, censervando questa provincia in
pace, ha bisogno di riposarsi dalle sue fatiche; per queste ha sceho
la citta di PUar, dove egh implorera rOnnipotente di consolidare la
fehcita del paese sotto le regele della giustizia e dell'equita, che ci
hanno preservato dai mah che hanno affhtto finora Tintere continente americano. Lasciando Sapiela (Bernardino Sapiola, segretario)
al govemo ad interim, mi ritiro con il profondo rispetto verso tutte le
misure che sono state accoUe e che io adottai per I'amministraziene;
avro sempre impresso nel mio cuore le azioni ereiche di un popolo
cosi virtuose. Onoratemi con il vostro ricordo: questa e stata, e, e
sara la mia piu grande felicita {^).
Nel momento cuhninante deUa sua auto esclusione dalla storia
universale, neUa fase in cui il Paraguay abdica ad essere nazione fra
le altre, con la sua eriginalita e pecuahrita, egh suscita nel mondo europeo una curiosita che mai piii avra neUa storia futura. Le relazioni dei Robertson e di Rengger e Longchamp conobbero notevole
diffusione. II primo libro a parlare deUe sue imprese fu tuttavia opera
di un anonimo che, oltre a fornire notizie generiche sulla vita di
Francia e ad accreditare la tesi che il suo sistema sociale ricalcasse
quello gesuitico e che la sua politica isolazionistica fosse gia iniziata
nel 1811, e in verita soprattutto la storia di un certo Marchese di
Mr. Oakes an english merchant, portandone con se alcuni tipi, riusci
ad accattivarsi la simpatia del Tiranno e ad avere in cambio notevoh
quantita di mate (cit., p. 20).
Contiene in appendice la lettera dell'Imperatore del Brasile al Dr. Francia, governatore del Paraguay (Rio de Janeiro, 12 aprile 1826), in cui Pedro
de Alcantara si dice interessato ad ottenere che il Francese Bonpland sia
restituito alia famiglia e agli amici dopo aver riconosciuto a Francia il
merito di aver reso il popolo paraguaiano felice; ed anche la risposta di
Francia che smentisce che la condizione di questo francese sia come h
stata riportata dai giornali europei, a quanto mi consta , riaffermando di
voler mantenere quell'ordine che ha permesso a questa Provincia di vivere in pace, come.e nell'opinione di Vostra Maesta Imperiale .
(49) A Narrative of Facts cit., p. 55.
121
120
Guarani , che, autonominatosi ambasciatore plenipotenziario di Francia, si presento, con scarso successo presso le corti europee. la avventura diplomatica di un falsificatore, estranea alia avventura
Francia, ma che tuttavia pote sorgere e svilupparsi grazie all'assoluto isolamento in cui si coUocava la politica paraguaiana del tempo.
La nostra attenzione deve accentrarsi attorno a due nomi europei: Charles Fourier e Thomas Carlyle. Traiettorie culturah diverse,
filosofie politiche quasi opposte, entrambi sono colpiti da Francia, dalla siagolarita deU'esperimento: lo ammirano, per riservandogh qualche critica, ne esaltano I'originahta. II regime vigente in Paraguay
pare essere la traduzione neUa pratica delle loro idee: Francia e la
prova tangibile, anche in una landa sperduta, dell'universaUta del loro
pensiero.
Fourier. 6 necessario entrare nel codice genetico deU'opera, nella terminologia deUa scienza pohtica e della visione. Stava, confessa
Fourier, per iniziare la seconda sezione de La Fausse Industrie quando ricevette notizie su L'affaire du Paraguay (la Fausse Industrie h
del 1835). Francia, opina Fourier, non fa che realizzare ad un grado molto basso il meccanismo deU'industria combinata, giudicata impossibile, soprattutto dopo i goffi tentativi degh inglesi e degh olandesi; ma non e affatto un continuatore deU'opera gesuitica feun
uomo che, senza teoria, ha I'istinto del regime combinato . Si propone dunque di esaminare, con la sua tipica furia osservativa del particolare, il systeme Francia , dove vi vedo degh errori, numerosi
e colossah; ma vi vedo anche dei progress! reah che mihtano a favore deU'industria combinata in falangi di 1800 persone; le sue sono
di 1500, numero troppo debole (^O). Ed e probabile che Fourier
si riferisse aU'organizzazione sociale dei partidos , cui facevano
riferunento Rengger e Longchamp.
Fra i pregi indicati citiamo: la garanzia di una buona tavola,
com'e nolo punto fermo deU'utopica fourieriana, piaceri e divertimenti garantiti per gh operai. Ed in questo caso I'osservazionefecorretta, visto che Francia amava danza e musica ed organizzo le cose in
(50) C H . FOURIER, Oeuvres, Parigi, 1967, vol. VIII. Numerazione delle
pagme sconcertante: pp. 431, 378-386.
Delia connessione e del collegamento Francia-Fourier sono debitore al
prof. Salvatore Rotta.
SuU'esercito Fourier (cit., p. 379) ha parole d'elogio per un sistema militare pid efficiente, economico, mobile. J. R. RENGGER - M . LONGCHAMP cit.,
pp. 227-228, parlano di 5000 uomini impegnati come truppa di linea, essenzialmente cavalleria, composta di bianchi; solo nel 1822 vi fu una leva
di 600 meticci e di 20.000 uomini della milizia, di origine spagnola, con composizione mista.
II sistema Francia e anche artefice della creazione di uno degh eserciti meglio preparati delTintero sub-continente. Se ne avra prova anni piu
tardi nel grado straordinario di resistenza offerto alle offensive congiunte di
Argentini, Uruguaiani, Brasiliani nella Guerra della Triplice AUeanza. Vedi
anche per questo A. CORSELLI, La guerra americana della Triplice AUeanza
contro il Paraguay, p. 95. Non esistevano vere e proprie scuole militari: il
corpo ufficiah si fornjava assieme alia truppa; le promozioni erano estremamente selezionate e offerte di rado.
122
123
interrotti e usurpati, guardare alle cose , alia realta. E qual e, secondo Carlyle, la concreta reaha del Sud-America? E' la situazione del
popolo, la mentahta, la vita quotidiana di queUe contrade: Bisogna
riconoscerlo: la popolazione gaucha non e ancora pronta aha hberta
costituzionale. Sono rudi, conducono una vita sonnolenta, di comoda
e trasandata abbondanza.. Le arti e non meno le virtti sono ad uno
stadio infantile. Per ogni tipo di equipaggiamento, vestiario, mobilio
domestico, attrezzatura, queste semplici popolazioni dipendono in
gran parte daUa pelle delle vacche (...). Coriacei, ospitah, scuri, bugiardi, ridanciani, stoici, fra il fumo del tabacco e del te paraguaiano
e ruvide melodic suonate su delle specie di chitarre, essi mostrano
un'anima vuota che chiede di essere riempita, per questo amano le
procession! del Corpus Domini, ! cant! di massa, ie processioni, gh
atti di devozione. Giacciono immobih come vuote e capaci bottiglie,
chiedendo ai cieh e alia terra, e a tutti. i Dr. Francia che passino di h:
Vi e qualcosa che avete da riporre dentro di noi, allora? . Cosa
potrebbe fare un passeggiatore sohtario di fronte a tale richiesta?
Usare Volney o Raynal, o qualche trattato scientifico di seconda
mano? .
La soluzione, secondo Carlyle, non poteva che essere queUa di
un Dioniso, di un Robespierre, eroe-dittatore, che coghe bisogni e
invocazioni ed elabora istituzioni e moduh pohtici appropriati. E
dunque, niente sorpresa, nessun grido di allarme, nessuna corsa ai
ripari o alle smorfie tipiche dei democratici europei. Ad una terra
ed ad un popolo rude e impreparato, privo di mentahta artigianale e
industriale, non si puo rispondere con le belle e cadenzate moven2s
deha democrazia parlamentare, ma solo con mezzi che non guardino
troppo per il sottile, che sappiano in modo celere introdurre nella
mentahta popolare capacita tecniche e lavorative. Francia, insomma,
doveva operare a modo suo, per creare i prerequisiti , per operare
la transizione fra era coloniale e modemita.
La gogna del lavoratore , pecuhare modo di incrementare
efficienza e produttivita, non scandalizza certo il Nostro: Un tale
ordinamento sociale sarebbe veramente intraducibile, sotto questa
semplice forma, nei nostri vecchi paesi europei, costituzionah da lunga
data... (ma) in una comunita di presunti " lavoratori ", come si puo
pretendere di avere una cosa che assomigh ad un govemo o ad un'azione sociale e che sia effettiva? Alcuni nostri democratici da quattro
soldi, coi loro spaventosi mni ed ewiva, ci riflettano sopra. Con vma
124
comunita di lavoratori per modo di dire, di ciarlatani, e legge di Natura che non vi possa essere altro che un governo ciarlatano .
E allora, si chiede Carlyle, se il non-governo di Francia non
serva anche in Europa, dove non mancano esempi di ciarlataneria, di
incapacita di conduzione pohtica.
E poi se si vuole discutere deUa bonta del sistema parlando dei
limiti deha persona, se ne parh, invha Carlyle. L' affaire Bonpland
non e stato altro che la risposta aha concorrenza del botanico deUa
Mahnaison; e poi I'accoglienza accordata ad Artigas non dimostro
diversa disponibihta d'animo? Vi sono stati rigore e crudelta, ma sono
di fronte a tutti risuhati positivi in agricoltura, nel sistema scolastico,
nel promuovere la cultura, nel reprimere la superstizione.
Non e certo sul terreno degh appelh alia democrazia che si puo
misurare I'efficacia deU'esperimento Francia. Meglio degli scandalizzati fratelh Robertson, lo ha capito il prof. Sauerteig, neha sua
Aesthetische Briefwechsel, che, pur non trattando direttamente delI'argomento, lo tocca in alcune considerazioni filosofiche essenziah:
Come una goccia di hquido chirurgico antisettico, gettato neha brutale corruzione senza freni, taghente, caustico, sufficientemente corrosive, questo bruno tiranno. Dr. Francia, e anch'egh parte del Grande
Fenomeno (...). Grande fenomeno di trasmutazione deUa pelle, che
ha luogo in tutto il sub-continente, spiega il professor Sauerteig, che si
sta rinnovando e di cui Francia e parte integrante. Si parla con tono
di spregio e di svalorizzazione del suo amore per il potere; ma quest'uomo che fuma tre sigari al giorno e non desidera altro che una
tazza di the, perche non dovrebbe amare il potere? Non desiderare di
metier ordine, essere centro di luce e di rigore, in mezzo a disordine,
confusione, ad un'oscurita che gh e nemica? E' peccato che egh vogUa
unprimere al mondo la sua verita? La fiamma interiore di Francia h
certo scarsa, ma lasciamo che tenti di illuminare la notte del Paraguay (52).
(52) TH. CARLYLE, Dr. Francia, in Critical and Miscellaneous Essays,
Londra, 1888 (il saggio fu scritto nel 1843), pp. 9-10, 19, 39-40 e 52. Le ultime
pagine sono addirittura di commozione: II nostro solitario Dittatore, che
vive in mezzo ai Gauchos, aveva un grandissimo piacere, pare, nel conversare razionalmente con Robertson, con Rengger, con ogni tipo di creatura
umana e intelligente; quando cio poteva capitargli, cioe raramente. Chiedeva
125
Per Carlyle-Sauerteig Francia e il modello del Grande Protagonista, del Supremo Trasformatore, dell'Uno che assume su di se il
compito di guidare una transizione; un grande processo storico e, si
direbbe, quasi naturale , di trasmutazione biologica e antropologica.
Di fronte all'immensita del fine non c'e che da inchinarsi, lasciando ahe
ortiche ogni piagnisteo democratico e permettere che I'umanita colga
in tutta la sua complessita drammatica la figura di un uomo, di un
severe e solitario tiranno.
Eroe e protagonista, il Francia di Carlyle e privo deha mediazione
costituzionale, del diritto regolatore dei conflitti, deUa legge dell'eguaghanza, che pone suUo stesso piano elettori ed eletti, uomini di governo
e cittadini. In questo senso e utile ripercorrere la sua interpretazione
come parte deha storia culturale dei rapporti fra il polo europeo e U
con aviditk dei costumi umani aU'estero, degh aspetti delle cose che gh erano
ignoti; tutto cio che interessava e sollecitava gli uomini interessava anche ,a
lui. Ma avendo vicino quasi sempre persone che non capivano nulla, doveva
accontentarsi: silenzio, un sigaro e una tazza di mate. O Francia, sebbene
tu abbia dovuto far ammazzare una quarantina di persone, io non sono
privo di piet^ nei tuoi confronti.
Un autore, importante anche se non europeo, che rivalutb la figura di
Francia fu il padre della Costittizione argentina, J. B. ALBERDI, Escritos
Postumos. Belgrano y sus historiadores, 1897, V, p. 114-115. Le radici delle
rivalita e delTantagonismo Buenos Aires-Paraguay, sono da ricercare nelle
tendenze liberah del Dr. Francia in materia di navigazione fluviale, di
libero commercio con I'Europa; in ahri termini con il progetto che Francia
nutrf agli inizi della sua carriera politica e che, in parte, cerco di perseguire
piu avanti, di un Paraguay fortemente proiettato a commercializzare i propri
prodotti e, quindi, in grado di battersi ad armi pari con Buenos Aires.
Alberdi paragona il federalismo del Dr. Francia a quello di Mariano Moreno e msiste in piti pagine sui tentativi da lui operati per trovare
una soluzione poshiva, non confhttuale, al problema della giusta coUocazione del Paraguay come nazione esportatrice. II suo vero incubo era liberarsi dal giogo e daUa sudditanza in cui il suo paese viveva nei confronti di
Buenos Aires. Vi tentd con i Robertson, con Parish, e tutto svani nel nulla.
Non vi e dunque da sorprendersi del suo atteggiamento nel caso Bonpland,
visto che a chiedeme la liberazione era fra gli altri lo stesso Parish, su cui
aveva riposto tante speranze. Infine secondo Alberdi i Monopoli di Francia
non hanno alcuna caratteristica feudale coloniale : essi assomigliano ad
un'istituzione di nazionalizzazione popolare come i talleres nacionales
della rivoluzione francese del 1848, ai Bancos del Pueblo di Proudhon.
126
polo sud-americano. L'America Latina e il territorio del diritto impossibile, della democrazia inapplicabile; nella sua selvatichezza non puo
che essere teatro e spazio geo-storico di singole, eccezionahfigure(^3).
1
(53) La conformazione di questo breve saggio riflette ovviamente il
grado di documentazione finora raggiunto. Sono dunque evident! lacune e
manchevolezze; va da se che la sua provvisorieta aspira a diminuire di fronte
alia possibilita di acquisire nuovo materiale. Non ho dunque, neanche lontanamente preteso di essere esaustivo.
Vorrei solo ricordare che per quanto concerne i riflessi nella cultura
europea del secolo XIX non e da dimenticare che Auguste Comte annovero
Francia nel suo Calendario.
In lingua italiana sono da ricordare P. MANTEGAZZA, Rio de la Plata e
Tenerije, Milano, 1 8 7 0 {Mantegazza tornava dall'America Meridionale nel
1858 ed e quindi da utilizzare come un'interessante testimonianza indiretta , secondaria, deU'esperimento Francia), ed E . Bozzo, Notizie Storiche
sulla Repubblica del Paraguay e la guerra attuale con la descrizione di un
viaggio nei fiumi Parana e Paraguay, Genova, 1 8 6 9 .
Infine, di carattere economico-scientifico, ma sempre indirettamente
utile alia comprensione del nostro tema e L. DEMERSAY, DU tabac au Paraguay, Culture consommation et commerce, Parigi, 1851.
Per cio che concerne interpretazioni recenti del fenomeno Francia, sempre dall'angolazione europea, e da ricordare il volume, che non ho ancora
potuto utilizzare, di M. S. ALPEROVITCH - I. P. EMOLAIEV - I. P. LAVRETZKY
- S. I. SEMIONOV, Las Guerra Libertadoras de las colonias de Hispano-America, in Problemas de Historia, 1956, n. 1 1 , che parla del Sistema come
di un regime democratico-rivoluzionario appoggiato dalla piccola-borghesia e dal campesinado . E', infine, di notevole interesse il volume
collettaneo Seminario sobre Yo el Supremo de Augusto Roa Bastos, Publications du Centre des Recherches Latino-Americaines, Universite de Poitiers,
ottobre 1976, che, pur trattando del romanzo di Ros Bastos con taglio letterario, offre spunti interpretativi interessanti, soprattutto col saggio di
G. FOURNIAL, JOS Gaspar de Francia, el Robespierre de la Indipendencia
Americana, nel quale I'autore si sforza di ribattere aU'intossicazione storica
operata sulla figura di Francia, esaltandone le innovazioni in campo sociale
ed economico e motivando la sua politica isolazionista in rapporto a quegli
aspetti egemonici e sub-imperialistici che si venivano manifestando nelle
guerre di indipendenza, soprattutto nell'azione di Simon Bolivar. A ragione
Fournial sottolinea come Francia non sia el caudillo clasico de las montoneras gauchas de la plata .
SILVIO ZAVATTI
DOCUMENTI INEDITI
DI ESPLORATORI ITALIANI
(Pietro Antonelli, Odoardo Beccari, Giovanni Battista Brocchi)
I
Nell'Archivio Piancastelli, conservato nella Biblioteca comunale A, Saffi di Forli, ho trovato una lettera e un biglietto del
conte Pietro Antonelli O: la prima riguarda im suo intervento alia
Camera dei Deputati ,il secondo non ha alcuna importanza, perche
h im bigUetto con cui invita un amico a passare da lui (2),
La lettera h scritta, su carta intestata della Camera dei Deputati, per mano di un segretario: TAntonelli la corresse e la firmo. E'
(1) Pietro Antonelli nacque a Roma il 19 aprile 1853 e morl sulla nave
che dall America meridionale lo riportava in patria I'll gennaio 1901. Nel
1879 si aggrego alia spedizione di Sebastiano Martini, che portava aiuti
ad Orazio Antinori in attesa nella regione dei Laghi Equatoriali. Dopo essere penetrato nello Scioa, ando incontro a Cecchi che ritornava dalla prigionia. Da Let-Marefi&, la stazione scientifica fondata da Antinori, accompagnd Cecchi e lo stesso Antinori in una spedizione nel Limmu. Ritom5
con Cecchi in Italia, ma riparti per lo Scioa, seguendo la via inesplorata da
Assab attraverso I'Aussa. Fallite le trattative fra Menelik e I'ltalia, I'Antonelli, nel marzo 1891, ritom6 definitivamente in Italia. Eletto Deputato,
nel 1894 fu nominato Sottosegretario agli Affari Esteri. Piu tardi fu Ministro d'ltalia a Buenos Aires e a Rio de Janeiro. II 27 gennaio 1884 fu
insignito della Medaglia d'Oro della Societa Geografica per il suo viaggio
da Assab alio Scioa e per il riordinamento della stazione di Let-Marefia
(Cfr. C. ZAGHI, S.V. Antonelli Pietro, in Dizionario biografico degli Italiani,
Roma, 1961, III, pp. 500-504).
(2) Ecco il testo del biglietto: C.mo P. Bingi. Fir. 29 Nov. e 1870.
Fammi il piacere di passare qui da me domani (30) dopo desinare. Se mai
per qualche strana combinazione avessi io dovuto uscire in quel momento
che verrai, cerca del P. Bettone Zini, al quale dar6 gli appunti di cio che
deve dirti a nome mio. Intanto salutandoti, mi ripeto tuo aff.mo P. Antonelli .
130
indirizzata al direttore di una rivista che non sono riuscito a identificare, ma che presumibihnente si pubbUcava a Roma.
Dal 26 al 28 gennaio 1893 si discusse alia Camera dei Deputati della questione bancaria riguardante la scoperta di ammanchi in
vari Istituti di Credito, del rifiuto di alcune Banche toscane di ricevere in pagamento e di cambiare i biglietti della Banca Romana e
della progettata costituzione di una Banca di Sconto a Roma (3).
Roma, 29 gennaio 1893
On. Sig. Direttore
Alcuni dei giomali locaU avendo riportata erroneamente la motivazione del mio voto, Le sarei molto grato se Ella volesse, con la
sua consueta cortesia, permettermi di spiegarmi nell'autorevole periodico da lei diretto,
Non feci, affatto, questione di romanita. Accennai all'invito delI'on. Presidente del Consiglio al cominciare delle interrogazioni e delle
interpellanze, che la discussione suUe Banche si facesse ampia e Serena. Soggiunsi che, essendo Roma disgraziatamente la piii colpita
delle citta italiane, noi avevamo I'obbligo di sostenere che la questione fosse ampiamente discussa
Con cio volevo riferirmi all'urgenza di una Banca di Sconto lo<3) Cfr. Atti Parlamentari. Camera dei Deputati. Legislatura XVIII.
1' Sessione. Discussioni, Roma, 1893, p. 871-975. Rlngrazio vivamente il
Bibliotecario della Camera per avermi dnviato copia degli Atti.
(4) L'Antonelli si inseri nella discussione il 28 gennaio con questa
dichiarazione: Mi atterr6 al regolamento facendo una brevissima dichiarazione anche a nome di alcuni coUeghi romani, fra i quali I'onorevole
Odescalchi. La Camera ricordera che al principio di questa discussione
I'onorevole presidente del Consiglio disse che era necessaria una calma ed
ampia discussione sulla questione bancaria.
Credendo a queste parole, firmai allora una mozione, che ritenni opportune presentare nell'interesse del credito italiano.
D'altra parte voi tutti sapete che noi della citta di Roma disgraziatamente siamo i piu colpiti! (Rumori). Ora io ritenevo che questa discussione si sarebbe mantenuta quale I'aveva annunziata I'onorevole presidente
del Consiglio; ma, vedendo ora che la si e voluta strozzare, dichiaro, a
nome anche di altri amici, che voterd contro il rinvio a tre mesi (Bravo!
Commenti. Rumori).
II Presidente del Consiglio era allora I'On. Giovanni Giolitti.
131
133
132
hanno importanza da un punto di vista geografico perchi non parlano delle sue esplorazioni, ma hanno ugualmente un grande valore
perche ci aiutano a capire meglio I'umilta e I'onesta morale che animarono sempre il Beccari.
La prima h mdirizzata al Prof. Emilio Santarelli, che abitava allora in Via della Chiesa, 44, a Firenze CO, e porta la data del 31 agosto 1876. Fu scritta da Radda (), dove il Beccari soggiornava nel
periodo estivo.
La seconda e indirizzata a un carissimo Pavesi, che h difficile identificare perche manca la busta, ma che ho ragione di credere si tratti di Pietro Pavesi (^).
Chiarissimo Sig. Professore
Carissimo Pavesi
Non mi affrettai a rispondere alia Sua carissima del 17 settembre scorso giacch6 essa mi giunse quando avevo di gia rinunziato
a fare parte della commissione per il concorso alia Cattedra di Pavia.
Sono quindi dispiaciuto di non aver potuto giovare in niente il
134
135
m
Lo stesso Archivio mi ha dato anche sette lettere di Giovaimi
Battista Brocchi (lO), che harmo importanza dal punto di vista biografico. La calligrafia h pero pessima e varie parole risultano indecifrabili.
1
La prima, scritta da Vicenza il 4 agosto 1797, e indirizzata al
cittadino Gerolamo Ascanio Molin, S. Stin, Venezia (ii).
Ho sentito con molta compiacenza che la lettura dell'Opera delI'amico Lanzi (i2), che le ho spedita, sia di suo gusto, e le serva di
sollievo alio spirito. Quando non si ricorra a' Ubri questi son tempi
da morire di malinconia, e la speranza di un awenire felice che ci
viene promesso puo assai poco consolarci in mezzo ai maU, che si
provano attuahnente. Io sono degno d'esser compianto perche sono
privo di questo sollievo di leggere, atteso che il golfo di affari ne'
quali per mia disgrazia mi trovo involto, non mi concedono il piu
breve tratto di tempo di poter dedicare aJle Muse. Per tutta la mia
vita ho sempre evitato di vivere senza far nulla, e... era riuscito, quan(10) Viaggiatore e botanico di grande fama, nacque a Bassano (Vicenza) il 18 febbraio 1772 e mori a Cartum il 23 settembre 1826. Compf
alcuni viaggi in Egitto e nella Nubia. <Cfr. V. GIACOMINI, s.v. Brocchi Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, 1972, XIV
pp. 396-399.
(11) Gerolamo Ascanio Molin (1763-1813), fu un famoso collezionista e lascio raccolte di Storia naturale al Museo Foscarini, quadri all'Accademia di Belle Arti e 400 volumi alia Marciana.
(12) Luigi Lanzi (1732-1810), gesuita, studioso di archeologia, filologia e stona deU'arte, fu Presidente della Crusca. Scrisse, fra I'altro, Storia
pittonca dell'Italia (1795-1796); Saggio di lingua etrusca (1789).
do adesso mi trovo in mezzo a tanti imbarazzi, che sconvolgono affatto il mio metodo ordinario: il peggio h che non c'^ speranza che
possa riacquistare cosi tosto la mia quiete.
Io veggo con grande rincrescimento ch'ella seguiti tuttavia a
dimorare in Venezia, dove si deve stare peggio che in qualsiasi altro
luogo della terraferma. L'ho provato ne' due mesi di soggiomo che
vi ho fatto ultimamente, e I'invito con tutta I'efficacia a uscire un
poco a respirare I'aria libera della campagna. Ella conosce bene che
non e che la sola premura che ho per la sua salute, e per la sua tranquilHta, che mi sprona a darle questo eccitamento, poiche quand'anche si risolvesse di venire alia villeggiatura, io non potrei avere il
contento di godere della sua compagnia, dovendo restare lontano
dal paese. Ma lontano come sono ambisco ch'ella non si scordi di me
che tanto la stimo, e che sono stretto da tante obbligazioni verso di
lei. Mi sark cosa assai grata se presentera i mie rispetti all'onoratissima sua sposa. Procuri di passare la noja e la malinconia alia meglio
che puo, e di star sano.
Suo obbl.mo e affett.mo
G. B. Brocchi
2
La seconda lettera h stata scritta da Bassano il 13 marzo 1798.
Non c'e il destinatario, ma da un post-scriptum di Zanuzzi si sa
che fu indirizzata a un certo Bortolo.
E' gia una settimana che io sono a Bassano, dove ho avuto il
dispiacere di non trovarvi e per verita me ne dispiacqui assai perche
avevo grandissimo desiderio di vedervi, e di parlare seco voi di molte
cose di scienza. La vostra Babel Q-^ mostro grande rincrescimento
per la mia partenza, che io devo attribuire alia sua cordialita, ed
alia nostra amicizia leale, e sincera, e senza cerimonie, cosi che ci
trattavamo con quell'amorevolezza che si trattano due fratelU. L'ho
lasciata anch'io con grande rammarico, e siccome per la lunga pratica
ho avuto occasione di conoscerla intimamente, vi dico con tutta la
sinerita che difficihnente si puo trovare un'altra donna che abbia cosi
belle qualita, ed ho concepito per lei una stima grandissima
(13) Evidentemente un soprannome dato alia moglie del destinatario.
136
137
139
138
6
La sesta lettera h stata scritta da Milano il 1 febbraio 1817
e indirizzata All'omatiss. Sig. II Sig. Dott. De Mattheis Professore
di Medicina alia Sapienza, sopra il caffe degU Agonizzanti al Pasquino, Roma. Con un Ubro .
A.C. (22)
Non ricordandomi la contrada ove abita il profess. Metaxa, e
dovendogU spedire un piccolo libretto che mi aveva raccomandato
penso di addrizzarlo a voi, che lo consegnerete a lui, e che la... sono
per le spese deUa posta: io lo mando col mezzo del corriere come
egU stesso mi aveva awertito. Spediro poi al profess. Barilari gU altri
libri, ma staro in traccia di qualche opportune incontro per maggiore economia. Includo nel picciolo pacco il Ubro di ima farsa in
musica che fu rappresentata giomi fa qui in Milano, e che ora h
sospesa per ordine del Governo, dopo infiniti chiassi e clamori. L'autore e I'AneUi (23) gi^ conosciuto dal Sig. Awocato Verri. H pubbUco ha trovato deUe aUusioni in parecchi versi, ed ha fatto deUe appUcazioni sul carattere dei personaggi: in queUo di Doima Aristea
si e preteso di vedere il Monti, in Giovan Matteo si riconobbe Giordani, ed in Nardone netta-stivaU il sig. Acerbi. I tre compilatori della
BibUoteca itaUana (2*) furono dunque suUa scena attiva le maUgne
(22) Qui e altrove I'abbreviazione significa amico carissimo.
(23) Nel dicembre del 1809 la Direzione generale dell'istruzione pubblica del Regno Italico band! un concorso per drammi seri e giocosi.
Ne furono giudici il Monti, il Lamberti, un suo fratello senatore, il Polcastro e il Compagnoni. Due anni dopo il Polcastro stese la relazione della
Commissione, che, per varie ragioni, non assegnb premi ai concorrenti. Uno
di questi era Angela Anelli (Desenzano sul Oarda 1761 - Milano 1820), che,
forse per vendicarsi del duro giudizio espresso nella relazione sul suo lavoro, rappresentd in un teatro milanese, nel carnevale del 1815, una satira
intitolata Dalla beffa al disinganno, con musica di Giovanni Pacini (Catania 1796-1867). 11 Governo la proibi, ma I'Anelli continue suUo stesso tone
con 11 matrimonio per procura e II Carnevale di Milano. L'Anelli fra
I'altro, autore de L'ltaliana in Algeri, musicata dal Rossini.
(24) La Biblioteca ItaUana fu, come e noto, il giomale austriacante che
il Foscolo rifiuto di dirigere e che fu affidato a Giovanni Acerbi (viaggiatore e scienzato, nato a Castel Goffredo nel Mantovano nel 1773, morto
nel 1846). II primo numero usci nel gennaio del 1816 e I'Acerbi mantenne
la direzione fino al 1826, quando fu nominato Console austriaco in Ales-
140
interpretazioni del pubblico; I'opera fu cantata per tre scene con gran
concorso di popolo, e con gran bordello di risate e di applausi: benche sia stata vietata, riveduta, e licenziata dal Governo, nulla di
meno si e creduto di sospenderne la recita. Leggetela e vi divertirete;
ma se ne fate parte a qualche amico vi prego di non dire che io
I'abbia mandata, avendo Monti molti amici in Roma, ed essendo io
stesso amico suo. Non vorrei dunque fare petegolezzi. Quanto alia
Biblioteca italiana la societa e sciolta e disunita dopo infiniti... fra i
compilatori. Si pensa adesso a istituire su migliori basi un'altro (sic)
giomale, ma ci riusciraimo? L'Awocato..., che ottimamente conosce
il paese potra giudicarne. 6 dunque... in codesta citta I'organizzazione
degli studj? Se ne parla anche qui, e siccome vi sien dietro con gran
curiosita alle operazioni di codesto Govemo che finora ha fatto cose
che superano di gran limga I'aspettazione, si suppone, anzi si tiene
per fermo che vi riuscirk qualche cosa di buono. Io poi, mio caro
amico, deggio farvi mille ringraziamenti per la buona disposizione
che avete di favorirmi posto che vi fosse caso di potermi... qui. Vi
sono gia noti i miei desiderj, e conoscete quel poco che so fare. Se
la compagnia del Classicismo cambia stazione vi prego di rendermene awertito. Mi sara carissima Topera chimica che mi promettete,
e certamente ne far6 fare un estratto pel nuovo giomale; in questo
daro parimenti contezza dell'anatomia pittorica del profess. Dal Medico, ed includero una Memoria ms. che tempo mi mando il prof.
Gismondi, si parlerk pure della dissertazione del profess. Barloni,
cose tutte che non hanno avuto luogo nella biblioteca italiana, poiche
a dirverla sinceramente... buone ragioni in disgusto con quel sig. Direttore se non poteva passare corrispondenza con lui e me. Vi prego
di riverire tutti gli amici, e vedendo Riccioli raccomandategU che risponda all'ultima mia. Ragguagliatemi... delle societa letterarie di
codesta cittk. Amatemi come io v'amo, e credetemi sempre e sempre.
II vostro amico
Brocchi
sandria d'Egitto. Non si pu6 accusare I'Acerbi di essere stato un giornalista prezzolato, anche se per sua intima convinzione era avverso al liberalismo.
141
7
La settima lettera e senza data ed e indirizzata alio stesso
Gaetano Fornasini, destinatario della terza lettera.
Sig. Fomasini A.C.
Spediro le due lettere al Pederzoli (25). Affretti la legatura dei
Ubri, e la tiratura dei tomi. Le accompagno un tomo di Petronio,
che tempo fa mi 6 stato regalato dal Bettoni (26) perche ho atteso in
patria alia correzione deU'opera: egU mi ha promesso di darmi il
secondo: se lo faccia consegnare legato come questo e deUa stessa
carta. Oggi I'attendo, se le sue occupazioni lo permettono. AU'Ab. InavroU passi una copia dei commentarj da dare al Vescovo.
L'amico
Brocchi
a Gaetano Fomasini
*
m *
Le lettere pubbUcate, anche se non di notevole importanza, illununano tuttavia alcuni aspetti deUa personaUta dei loro autori.
Quelle del Brocchi, particolarmente, rivelano in queU'austero scienziato insospettati interessi culturaU e confermano che, quando lo
speciaUsmo non aveva ancora cominciato a dettar legge, si poteva essere scienziato e umanista nello stesso tempo.
ALBERTO CAPACCI
IL C O N T R I B U T O D I E N R I C O BAUDI
DI VESME ALLA CONOSCENZA
DELLA SOMALIA
Enrico Baudi di Vesme puo essere ben collocato nel novero degli
esploratori che, assai numerosi nella seconda meta del secolo scorso,
viaggiarono piuttosto per vocazione ed iniziativa privata. La quasi
totalita di costoro impegno i propri sforzi nelle regioni dell'Africa
Orientale che allora, per owi motivi, costituivano il polo d'attrazione
delle iniziative italiane d'oltre mare (i). II loro contributo alia conoscenza di quei territori h indubbiamente notevole e meriterebbe di essere ulteriormente indagato, soprattutto con criteri piu cauti e meno superficiali. Molti, infatti, anche se spesso non adeguatamente preparati sotto
il profilo strettamente tecnico, furono in grado di stendere relazioni
attente e coscienziose ponendosi al di fuori di schemi preordinati e
riuscendo a cogliere in modo spontaneo aspetti, in special modo relativi al contesto antropico, che altri risolsero in termini inadeguati se
non addirittura viziati nel giudizio. E' bene d'aUra parte considerare
che cio e dovuto proprio alia loro maggiore liberta d'azione e che, a
ben osservare, i piu cercarono in vario modo di allinearsi su posizioni e
temi convenzionali, in special modo quando, al momento della pubblicazione delle loro memorie o per scopi piii prettamente personaU,
sia d'ordine morale che pratico, dovettero correggere, mitigare o rinforzare giudizi e valutazioni secondo cultura e convenienze del tempo.
Considerato sotto il profilo quantitativo il loro contributo h senza
dubbio maggiore di quello delle spedizioni ufficiali , inficiate spesso
Nella stesura del presente lavoro si e fatto prevalente riferimento al
materiale d'archivio (in massima parte ancora inedito) conservato presso I'Ufficio Storico del Ministero degli Affari Esteri e, specialmente per quanto
riguarda Tandamento dei viaggi, alle memorie manoscritte Idell'esploratore,
lasciateci gentilmente in visione dal figlio, prof. Carlo Baudi di Vesme.
(1) Le prime iniziative italiane in Africa si possono far risalire al 1857,
quando, in occasione dell'awio dei lavori per la costruzione del canale di
Suez, le potenze europee volgono i loro interessi alle coste del Mar Rosso.
Esse sono dovute a Cristoforo Negri, direttore generale dei consolati, il quale,
cercando di inserirsi opportunamente nella rivalitk anglo-francese (nel febbraio ringhilterra occupa I'isola di Perim, mentre la Francia tenta di acquistare qualche scalo nel golfo di Tagiura), inizia una fitta corrispondenza col
cardinale Massaja, capo delle missioni cattoliche in Abissinia, alio scopo di
individuare spunti per una successiva azione diplomatica. Cfr. A. AUSIELLO,
Cristoforo Negri e i precedenti dell'azione italiana in Somalia, in Annali dell'Africa Italiana, 1943, pp. 219-222; MINISTERO DELLA GUERRA - UFFICIO
STORico, Somalia: dalle origini al 1914, Roma, 1938, I, pp. 183-184.
146
da altri (anche se meno evidenti) scopi di natura non certo scientifica e soggette, di conseguenza, a impediment formali di vario genere.
Tale operosita si concretizzo purtroppo in esperienze accidental! e in modo completamente disorganizzato sul piano logistico,
lasciato alia discrezione dei singoli che ebbero, per cosi dire, un filtro
naturale nel desiderio della novita e nel fermo proposito di riuscire
dove altri non avevano ancora tentato o dove avevano, magari miseramente, fallito. D'altronde la confusione di tali iniziative, la disparita
nell'elargizione di permessi, commendatizie o contributi, il diverso
grado di ufficializzazione degli interventi o dei posteriori riconoscimenti, rispecchiano fedelmente il disorientamento nel quale I'ltalia
dibatte i suoi problemi coloniali e la scarsa organicita che i vari govemi mostrarono nei tentativi, numerosissimi, di penetrazione in
Africa Orientale.
Gli archivi storici (2) sono ricchi di documenti a tal proposito,
document! spesso solo superficialmente esplorati, che, nella maggior
parte dei casi, ad una pruna osservazione generale, mettono in rilievo
due aspetti ben precisi del problema: da un lato il costante e capillare
interesse per 1'Africa Orientale e da parte dell'ambiente politico, e da
parte di quello culturale (legato d'altronde strettamente al primo) (3) e
da parte di privati mossi dalla speranza di inserirsi nel momento giusto
e con opportune peso, e profitto, nella vasta operazione; dall'altro le
grandi difficolta, soprattutto d'ordine burocratico e gerarchico, che i
piu dovettero incontrare piuttosto nella legittimazione e nei preparativi
dei loro viaggi, che non nella loro risoluzione pratica.
Un'altra caratteristica di questi esploratori, costante anche se non
strana, considerato il periodo, e questa: quasi tutti appartengono alia
nobiha o all'aha borghesia, e tra questi, ancora, la maggior parte proviene dalla carriera militare. Le ragioni sono facilmente comprensibili:
da una parte, infatti, I'aspetto economico e la possibility di avere lunghi
(2) Di particolare interesse I'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri (A.S.MAE.) in cui e conservata tutta la documentazione relativa
all'ex Ministero deirAfrica Italiana. II materiale (dal 1856 alia seconda guerra mondiale) h raccolto in cartelle numerate progressivamente e distinto per
aree geografiche.
(3) Cfr. M. CARAZZI, La Society Geografica Italiana e I'esplorazione coloniale in Africa (1867-1900), Firenze, 1972, in particolare pp. 11, 14, 53,
90 128.
147
148
149
zione che si ripetera pei, con mezzi piu incisivi ed aggressivi, nel
periodo fascista.
Premesse tali considerazioni potranno forse meglie essere inquadrate le iniziative di Enrico Baudi di Vesme, che, dope aver compiute due viaggi in Somalia, si ritiro a vita privata e non fece piu parlare di se se non dope la morte, che, awenuta nel 1931, risveglio
naturaknente ricerdi ed interesse. Meriti e risultati finirene pero per
essere awelti nel consueto alone celebrative al punte da fame cenfondere la reale consistenza in un timbro narrative fatto di citazieni
tendenti a mettere in rilievo piuttosto I'indole e le amarezze sofferte
che non i cencreti risultati delle sue missioni.
Le sue biografie (^2) hanno, in linea di massima, strette affinita
e, tutto semmato, rendeno piu fede i commenti degli osservatori contemporanei, in particolare il profile tracciate da Guide Cora Q^), che,
limitatamente al primo viaggio, cerco di comparame, con notevole
perizia, i risultati con quelli di altri esploratori stranieri (i*). Una piu
accurata e persuasiva indagine sulle vicende del viaggiatore ^ stata
(12) Cfr. C. BERTACCHI, Geografi ed esploratori italiani contemporanei,
Milano, 1929, pp. 297-301; C. DELLA VALLE, / pionieri italiani nelle nostre
colonic, Roma, 1931, pp. 45-46 e 65; C. CESARI, Gli italiani nella conoscenza
dell'Africa, Roma, 1933, pp. 234-239; C. ZAGHI, Enrico Baudi di Vesme, in
Rivista delle Colonic Italiane, 1931, pp. 628-637; R. GERACI, Enrico Baudi
di Vesme, in L'Azione Coloniale, 1939, pp. 181-184; IDEM, Enrico Baudi di
Vesme, in Italia coloniale, 1940, pp. 40-41; E. DE AGOSTINI, Le prime avanguardie nella conquista dell'Impero, Roma, 1937, pp. 35-43; E. G. PARVIS,
Un valoroso esploratore della Somalia, in Rivista delle Colonic Italiane, 1940,
pp. 297-301; C. MORTARI, LO scopritore del paradiso somalo, in // mondo
esplorato da tredici piemontesi, Torino, 1943, pp. 43-52; G. DAINELLI, Gli
esploratori italiani in Africa, Torino, 1950, II, pp. 560-568; D . GRIBAUDI,
La figura e I'opera del capitano Enrico Baudi di Vesme, in Bollettino della
Societa Geografica Italiana, 1953, pp. 3-16.
(13) Guido Cora nacque a Torino nel 1851. Compiuti gli studi universitari si rec6 in Germania, alia scuola del famoso geografo Petermann. Fu
professore all'Universita di Torino e fondatore della rivista Cosmos. Compi
alcuni viaggi in Europa e in Africa. Mori nel 1917.
(14) Cfr. G. CORA, La Somalia tra Barbera e i Bur Dap esplorata dal
cap. E. Baudi di Vesme (1890), in Cosmos, 1892-93, pp. 244-259.
150
151
152
153
apprezzabili risultati (27), alio scopo di raggiungere attraverso le regioni del Caffa e il corso del fiume Giuba i nuovi possedimenti itaUani suU'Oceano Indiano. La relazione, sottoscritta anche dal capitano Hiesteur e dal tenente Corti, appartenenti entrambi alio stesso reggimento di fanteria, e assai dettagliata ed illustra, pur tra espliciti
motivi di dubbio, i presupposti, le necessita e le modalita principali
del viaggio, soffermandosi in particolare sui possibili sviluppi commerciaU.
In una lettera del 28 dicembre, inviata dal Baudi al deputato
Mayor alio scopo di ottenere raccomandazioni presso il Ministero
degli Affari Esteri, possiamo leggere in sintesi il medesimo programma:
...La spedizione partendo da Zeila o da Assab per I'Aussa ora posto
sotto il protettorato italiano, arriverebbe alio Scioa per proseguire
verso il Kaffa. Dalla parte meridionale di questa regione pochissimo
nota, ed a quanto afferma il Cecchi, il Massaja ed altri, ricchissima
fra tutti i paesi galla sottomessi ora a Menelik, si cercherebbe, discendendo per il corso dello Juba, di arrivare ai nostri possedimenti
suU'Oceano Indiano... questa seconda parte del viaggio, qualora non
si potesse compiere con una scorta armata, si effettuerebbe, possibilmente, aggregandosi a qualche mercante arabo. Principalmente dopo
i recenti protettorati, I'importanza, oltre che geografica, commerciale,
di conoscere quel ragguardevoUssimo fiume non ha bisogno di essere
dimostrata; tutti gli studiosi delle cose d'Africa, e gli stessi giomali
quotidiani sono concordi neH'ammettere che tal fiume segnerebbe la
(27) La spedizione, composta da Orazio Antinori, Giovanni Chiarini e
Sebastiano Martini, ai quali piu tardi si aggiungera Antonio Cecchi, avrebbe
dovuto raggiungere la regione dei laghi a sud-ovest dello Scioa per rilevare
I'intricata situazione idrografica dei rami sorgentiferi del Nilo Bianco. Ma,
causa I'eta ad un brutto incidente alia mano occorsogli durante una battuta
di caccia, Antinori deve fermarsi ad Ankober, mentre Chiarini e Cecchi,
penetrati in territorio galla, sono imprigionati dalla regina del Ghera. Chiarini muore misteriosamente in seguito a febbri intestinali e col sospetto di
un avvelenamento, mentre il compagno e liberato per intercessione, forse,
dello stesso Negus Giovaimi. La spedizione non ha naturalmente risultati
geografici degni di nota (considerate, almeno, le premesse) se non la vasta ed
accurata descrizione, specialmente sotto il profilo antropico, delle regioni
galla fatta piu tardi dal Cecchi. Cfr. A. CECCHI, Da Zeila alle frontiere del
Caffa. Roma, 1885-87 (in tre volumi).
Per una trattazione circa I'organizzazione, I'andamento generale e le
polemiche successive al viaggio, cfr. i recenti R. BATTAGLIA, La prima guerra
d'Africa, Torino, 1958, pp. 113-143; e M. CARAZZI cit., pp. 66-93.
154
155
156
vrebbe presentare, oltre che un tramite con I'Harrarino, notevoh ricchezze naturali utili a futuri commerci, e per una via che non supera
i limiti della zona britannica pur toccando la vallata del torrente Nogal,
altra regione di presunto interesse commerciale.
A questo proposito h da rilevare che Baudi, presentato dal fratello Carlo (35), si rivolge a Guido Cora, professore all'Universita di
Torino ed attivo direttore della rivista Cosmos. Costui deve avere
certamente buona parte nella definizione del progetto oltre che, come
racconta I'esploratore:
...approvare il piano e completare quanto occorreva per rendere
possibile di tentare Tunpresa... (36).
Ma anche questa seconda formula di viaggio non potr^ poi essere risolta in termiai pratici ed esecutivi.
L'anno successivo, sbrigate le normali pratiche organizzative,
Baudi e Brancaccio si imbarcano a Napoli ed il 14 marzo giungono
ad Aden. Qui, il console itaUano Antonio Cecchi (p), al quale essi
si presentano per le necessarie formalita, mostra di non nutrire troppa
fiducia nel buon esito dell'impresa e tenta in ogni modo di compiere
opera di dissuasione. In effetti il tenore del telegramma che egli, a
seguito di precisa richiesta sul comportamento da seguire, riceve da
Roma il 16 marzo:
Governo rimane estraneo spedizione Baudi Brancaccio. Pregola
sconsigliargli qualora preveda ostacoli o giudichi mezzi inadeguati
scopo. Crispi. (38)
non lascia dubbi sull'atteggiamento delle autorita.
Inoltre I'inesperienza e i mezzi a disposizione dei due ufficiali
(35) Cfr. Lettera di Carlo Baudi di Vesme cit.
(36) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte I, p. 5.
(37) Antonio Cecchi, nato a Pesaro nel 1848, partecipo alia prima spedizione africana della Societa Geografica, pubblicandone poi, come si e visto,
un'ampia relazione. Compi viaggi a Zanzibar e lungo le coste del Benadir.
Nel 1887 fu nominato console ad Aden e nel 1896 Commissario Straordinario
del Benadir. Durante una ricognizione, nello stesso anno, fu ucciso dagli indigeni a Lafole. E' uno dei personaggi piu importanti per la ricostruzione
dell'attivita esplorativa e diplomatica italiana in Africa Orientale.
(38) Cfr. Telegramma di Cecchi al Ministro degli Esteri, Aden, 14 marzo
1890; e Telegramma di Crispi al console di Aden, Roma, 16 marzo 1890
(A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1).
157
159
158
161
160
nen fui malcontento del cambie, perche percorsi un paese assai interessante con temperatura non superiore ai 20, tutto ad altipiano, il
che rilevai come meglie potei coi pochissimi strumenti che possedevo.
Avrei molte altre cose da dirle, ma mi riserbo farlo a voce, pero aggiimgero sole che tutti gli uomini da Lei scelti si cendussere benissimo e chi mi furono eccellenti bestie da soma. Alikhan e Guina non
si mostrarono inferieri aUa lore reputazione ed a quanto Lei si aspettava da essi. Con tale gente sono certo che sarei giunte deve Lei sa,
ma... ve ne sono tanti di ma che mi impedireno, per ora ahneno, di
andare piii in la. La prossima settimana saro in Aden, ove spero
salutarla (^).
E' naturale che la prima persona cui Baudi sente il dovere di
relazionare circa il suo viaggio sia Luigi Pennazzi, anche se poi e abbastanza strana la mancanza di un qualche successive resoconto nei
riguardi del Cecchi, rappresentante ufficiale del governo italiane. L'allusione finale della precedente lettera, mai piu riprepesta dall'espleratore, e indubbiamente, a tale proposito, ricca di significati. Da parte
sua, e al di fuori di convenienze personal! (o indotte), il Pennazzi mostra notevole soddisfaziene per I'operato.
In una corrispondenza per il quotidiano Roma, egli scrive, in
data 14 maggio:
...!! bravo capitano, con mezzi scarsissimi e conoscendo appena
qualche parola deUa lingua, ha compiuto, in pochissimo tempo, un
vero tour de force, spingendosi a 400 e piu chilometri nei paesi Somali, e attraversande una regione ove nessun europee avea mai messo
piede. Geegraficamente il viaggio del capitano Baudi e importantantissimo. Se per mancanza di strumenti egli nen ha potuto fissare
che approssimativamente alcune posizioni, egli ha potuto pero rettificare molte false nozieni sui paesi che ha attraversate... II Baudi h
un elemente preziose che si dovrebbe utilizzare nelle progettate esplorazioni del Giubba. Difficihnente si troverebbe chi, sotto tutti i rapporti, potrebbe dare maggiori garanzie di successo (45).
Superlativi a parte, il commento rende giustizia ai fatti. L'escursione di Baudi, frutte, come si h visto, pressocche casuale di ben piii
cemplicati progetti, riveste indubbi motivi di interesse, almeno sotto
(44) A . S. MAE, Posiz. 7 0 / 1 , fasc. 1.
(45) Cfr. Roma (pubblicato a Napoli) del 2 6 maggio 1890.
162
I'aspetto logistico (in quanto dimostra I'opportunita e la maggior maneggevolezza, particolarmente in certe aree, di una scorta limitata e
composta piuttosto di elementi di provata attitudine e fiducia) e sotto
quello strettamente corografico (il viaggiatore fomisce infatti utili
elementi per sucessive elaborazione cartografiche e descrittive della
zona visitata).
I giomi di viaggio sono soltanto 27 lungo un percorso di ben
438 kilometri, di cui 152 in zone conosciute, anche se per taluni
tratti in modo sommario, e 286 attraverso regioni completamente inesplorate. I dati prodotti consistono in una serie di osservazioni effettuate per mezzo di una bussola prismatica, un podometro, un aneroide ed un termometro (strumenti tutti elargiti da Cecchi) (*6). Nei
punti topograficamente piu interessanti I'esploratore esegue diversi
giri d'orizzonte, che forniscono indicazioni relative in gran parte ai
monti piu elevati e meglio visibili. Le rilevazioni con la bussola e il
podometro per tracciare il cammino seguito non iniziano in modo
sistematico che a partire da Burao: sin 11 infatti Baudi si serve degli
strumenti solo per i brevi tratti in cui il suo itmerario si discosta da
quello della spedizione James. Per la restante parte del percorso, sino
ai monti Bur Dap, e per tutta la via del ritomo, le osservazioni sono
invece continue e regolari, salvo che per I'ultimo tratto (circa 50 kilometri) a causa della necessaria e impellente speditezza di marcia. Sono
rilevate altunetria, pressione atmosferica e temperatura (talvolta anche
in ore diverse) di 38 localitk.
L'esploratore rettifica inoltre alcune indicazioni riportate nelle
carte della zona (in particolare quella del Ravenstein) (4*0, che egli
ha modo di consultare, e desunte specialmente dalle relazioni di James,
di Menges e di Haggermacher (*9). II resoconto del viaggio e pub(46) Cfr. E. BAUDI DI VESME, Viaggio nell'interno del paese dei Somali da Berbera ai monti Bur Dap nel 1890, in Cosmos, 1890-91, p. 334.
(47) La carta, alia scala di 1 : 1.000.000, era stata pubblicata nel 1883
per conto della Reale Societa Geografica di Londra.
(48) II tedesco Josef Menges, nel 1884, aveva effettuato un breve viaggio da Berbera a Bulbar, stendendone per6 una minuziosa relazione e costruendo una carta della zona a scala 1 : 300.000. Cfr. Josef Menges' Reisen
auf das Hochplateau der Somali Halbinsel, in Petermann's Geographische
Mitteilungen, Gotha, 1885, pp. 4 4 9 4 6 0 .
(49) Nel 1874 THaggermacher aveva cercato di raggiungere I'Uebi Scebeli partendo da Berbera, ma, giunto a Bardera, a circa 200 chilometri dalla
costa, era stato costretto a ritomare indietro.
163
225-228, 328-338.
164
165
166
167
169
168
170
171
172
173
p.
175
174
176
2 - Conseguenza della 1, avendo tutti gli uomini della carovana ammalati, tranne cinque, la carovana era diventata praticamente
inefficiente tanto in caso di necessaria difesa, come per portare la roba
dove i cammeUi non potessero servire.
3 - (per me la piu decisiva) Io dovevo fare i conti strettissimi
in base ai mezzi assai limitati che erano stati messi a mia disposizione
daUa Societa Geografica ItaUana. Ora un mese di aspettativa e altri
due mesi circa di ulteriore esplorazione avrebbero oltrepassato notevohnente le quote fissate per gU uomini deUa carovana nella convenzione fatta a Berbera prima di partire, ed in cui era stabiUto che meta
del viaggio fosse Ime... (88).
Si decide pertanto di dirigersi verso Harrar per un percorso iniziale a tratti parallelo e piii volte intersecante quello dell'andata. La
carovana parte U 3 maggio e, oltrepassato Bir Sagah (gia in territorio GaUa) dopo otto giorni di marcia, rimonta U corso del SuM sino
aUe sorgenti, raggiunte U 17 maggio in prossimita dell'accampamento
di ThulU. Da qui m poi si cominciano ad incontrare diversi distaccamenti abissini lasciati nei viUaggi alio scopo di riscuotere le imposte
dovute al Negus.
II rapporto e sempre cordiale: ne gli uni ne gU altri sono al
corrente deUa situazione poUtica e degU screzi occorsi tra i rispettivi
govemi. II capo deU'importante presidio militare di Helalame si intrattiene a lungo con i due, ospiti aUa sua mensa, ricordando benevohnente Antinori e Chiarini e parlando addirittura del Nerazzmi
come se questi fosse ancora residente ad Harrar (89).
E qui e necessaria una breve precisazione per chiarire megUo
I'andamento dei fatti. Baudi e Candeo non sono e non possono essere
informati suU'andamento delle relazioni diplomatiche tra ItaUa ed
Etiopia per piii di due mesi. Cio e in gran parte diretta conseguenza
deU'operazione miUtare abissina che provoca naturalmente un grave
stato di confusione e di panico in tutto I'Ogaden bloccando anche,
per cosi dire, le tradizionaU vie d'informazione.
Lo stesso Baudi, in una lettera inviata da Harrar al marchese
Doria, afferma:
...Se, durante il viaggio, scrissi una sola volta alia Societa Geografica
(88) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p.
(89) Cesare Nerazzini, capitano medico della Marina Militare, era il
rappresentante ufficiale del governo italiano ad Harrar.
177
ItaUana, non fu certamente per trascuratezza, ma perche, a causa delI'invasione abissina, non ci fu possibUe, in alcun modo, di trovare un
corriere che volesse portare le nostre lettere a Berbera o ad Harrar... (90).
La mancanza di notizie, come vedremo, sara una delle cause
dell'incidente, per fortuna ricomposto, che tocchera al Candeo una
volta giunto in Harrar. E non e purtroppo I'lmico caso neUa storia
delle esplorazioni africane: analog inconveniente tocchera ad esempio, e con conseguenze assai piu tragiche, alia spedizione Bottego nel
1897 (91).
Si e gia fatto cenno all'effimera consistenza del trattato di UcciaUi: proprio dall'appUcazione di tale accordo, infatti, prende awio
I'irreversibile processo che portera alia completa rottura con Menelik. Come h noto, i punti di attrito col Negus sono due: da un lato
la corretta interpretazione del famoso articolo 17 per il quale entrambe
le parti rivendicano la propria formulazione (impUcante, naturalmente, una effettiva od una possibUe dipendenza formale dell'EtioaU'ItaUa); daU'altro I'aimosa questione dei confini eritrei che i nostri
diplomatic! pretenderebbero di estendere fino al Mareb. La situazione, intorbiditasi gia nel febbraio 1890, si trascina tra maUntes! e
varie prese di posizione per un buon aimo. II mutamento di govemo,
che porta Di Rudini aUa Presidenza del ConsigUo, non incide affatto,
se non in minimissuna parte, su taU posizioni coloniaU.
Lo stesso Crispi, il 6 febbraio 1891, awisa I'AntoneUi:
...In seguito ad incidente parlamentare su questione personale ho rassegnato a Sua Maesta le mie dimissioni. Posso assicurarla che il mio
successore avra eguale fiducia in Lei e manterra intatto I'indirizzo
poUtico verso I'Etiopia... (92),
Nello stesso febbraio la situazione precipita, tanto che Anto(90) Cfr. Da Berbera attraverso I'Ogaden a Ime e nell'Harrar, lettera
del cap. Baudi di Vesme al march. G. Doria, in Bollettino della Societd Geografica Italiana, 1891, p. 384.
(91) II Bottego era partito da Brava nel luglio 1895 risalendo il Giuba
e quindi I'Omo sino al lago Rodolfo. Di qui I'esploratore, ignorando lo scoppio delle ostilita tra Italia ed Etiopia, penetrava senza sospetti in territorio
nemico cadendo vittima di un'imboscata nei pressi di Jellem.
(92) II testo della lettera e riportato in A. BIZZONI cit., p. 219.
178
nelli, Salimbeni (^3) e Traversi, dopo un serrato incontro con I'imperatore, decidono di lasciare lo Scioa:
...Oggi ogni tentativo di amichevole componimento fra il Governo
di S. M. il Re d'ltalia ed il Governo di Etiopia e riuscito infruttuoso.
In questo stato di cose la nostra presenza negli stati della Maesta Vostra e resa inutile... dimandiamo a Vostra Maesta il permesso di partire per l'ltalia per la via dell'Harrar... (^).
Cos! pure Nerazzini e Carlo di Rudini, che e in procinto di sostituirlo nella reggenza ad Harrar, si aggregano alia carovana che fa
lappa nella citta il 6 marzo. E cio anche se, ad onor di cronaca, Ras
Makonnen cerca con insistenza di accomodare in qualche modo la
vertenza, come, ahneno, racconta I'AntoneUi:
...Ras Makonnen, durante il viaggio e durante il breve soggiorno all'Harrar, fece tutto il possibile per indurmi a restare; ma mi opposi
perche, come telegrafai a V. E., dopo simiU fatti niuna autorita era
piu possibile di esercitare e la presenza di rappresentanti ufficiaU
poteva servire a titolo di ostaggio... (^S).
II 21 maggio, nelle prime ore del mattino, Candeo con alcuni
uomini lascia il grosso deUa carovana che procede piu lentamente ed
in una mezza giornata di marcia forzata raggiunge finalmente Harrar.
EgU:
...che viaggia TAfrica per la prima volta ignorava affatto le formaUta in vigore attuahnente all'Harrar. Sapeva di entrare in un paese
amico, dove sperava di trovare il Dr. Nerazzini, Residente ItaUano, al
quale aveva gia scritto pochi momenti prima di giungere aUa porta
deUa citta, awisandolo del suo arrico. E' felice di avere compiuto un
viaggio che onora Se e I'ltaUa, teneva a dioaostrarlo agU altri Europei
residenti all'Harrar spiegando i colori nazionaU... accompagnato da
quattro o cinque servi armati, uno dei quaU camminandogU a fianco
recava in cima al fucUe una piccola bandiera... Questo fatto unitamente a quello di essersi rifiutato di deporre le armi entrando la porta
179
della citta costituiva per Grasmach Banti un atto di vera violenza... (96).
Cosi Cecchi relaziona al Ministero degli Esteri, dopo essere
stato informato del fatto dal giornalista Edoardo Scarfoglio (97), in
quel periodo presente ad Harrar. In relazione aU'episodio, il suddetto Banti, governatore in funzione di Ras Makonnen, fa incarcerare I'esploratore dopo averlo sottoposto a stringenti interrogatori ed
averlo accusato di provocazione. Analoga sorte subisce due giomi piu
tardi il Baudi, che, pure preawisato dallo stesso Scarfoglio, si presenta con un atteggiamento prudente (e remissivo), dopo aver chiesto
una preventiva autorizzazione per I'ingresso in citta. I connazionaU
dei due si danno naturalmente da fare:
...Scarfoglio e Felter misero sottosopra tutta la colonia europea in
Harrar, proponendo ai francesi, signori Bremond e Chefneux di recarsi
insieme dal Grassmac Banti per protestare contro il trattamento usato
verso di noi. Dimenticando antichi rancori per fare solamente una
questione di razza, la deputazione presentatasi al vice govematore di
Harrar da lui ottenne la nostra scarcerazione... (98).
In effetti I'alto ufficiale abissino dopo pochi giomi, modificando
apertamente il suo atteggiamento, Ubera Baudi e Candeo, imponendo
pero loro una sosta forzata nella citta in attesa deU'arrivo del suo
superiore.
Ras Makonnen, giunto il 9 di giugno, si mostra altrettanto kritato per I'accaduto e, senza indugi, ordina ai viaggiatori di lasciare
immediatamente il paese. Trattiene invece le loro note descrittive e
gU schizzi cartografici che soltanto dopo piu di due mesi decidera
di restituire al console itaUano di Aden.
Anche lo Scarfoglio subisce le conseguenze deUa situazione e,
accusato di ostracismo, e costretto, nel termine di dieci giomi, a la(95) Cfr. R. BATTAGLIA cit., p. 456.
(93) Augusto Salimbeni, nato nel 1847 e morto suicida nel 1895, ingegnere civile, si rec5 in Etiopia nel 1883 per costruire un ponte commissionato dal re del Goggiam. Vi ritomo poi nel 1887 ed ancora nel 1890 come
rappresentante del governo italiano alia corte di Menelik.
(94) Cfr. Lettera di Antonelli, Salimbeni e Traversi all'imperatore Menelik, Adis Abeba, 9 febbraio 1891, in A. BIZZONI cit., p. 220.
180
181
rapporti italo-scioani che, sebbene affossati in via ufficiale, sono sempre seguiti con cautela e nell'intendimento che nessun incidente di
riUevo possa peggiorame ancor piu la trama;dairaltro U timore per
le ingerenze degU stranieri, e in questo caso speciahnente francesi,
che potrebbero profittare di ogni evenienza stravolgendola ed utiUzzandola a loro vantaggio.
Viene spontaneo far riferimento ai:
...confusi rapporti tra gU stranieri present! nello Scioa che... conducono una vUa di chiacchere e di intrighi... e sono solitamente ostiU
agU itaUani e tra loro... anche se, per il momento I'elemento europeo
che accusa Menelik di aver venduto il paese agU itaUani non e troppo
temibile col suo chiasso e con le sue discordie...
come scrive il Traversi all'AntonelU il 14 aprile 1890, ricordando i
vari Bremond e Chefneux, gU svizzeri Ilg, Zimmermann e Appenzeleh, gli armeni Savoure e Pino ed anche il russo Maschoff (lo^).
Lo stesso Cecchi, d'altra parte, commentando la sottrazione deUe
note di viaggio del Baudi da parte di Ras Makonnen, asserisce:
...non h improbabile che qualche nostro recondito nemico, approfittando deUe poco favorevoU disposizioni d'animo del Ras verso i
nostri due viaggiatori, I'abbia consigUato a privarU di tutti i loro appunti, ingenerandogU cosi U sospetto che lo scopo del loro viaggio
fosse puramente e secretamente poUtico... (}^).
II 10 giugno dunque Baudi e Candeo lasciano Harrar e per la
tradizionale via di ZeUa, dopo una settimana, raggiungono la colonia
britannica. Candeo riparte quasi subito per l'ltalia, mentre Baudi, in
seguito a complicazioni circa il supplemento di paga dovuto alia
scorta, h costretto a fermarsi ad Aden ancora un mese.
L'involontario prolungamento del viaggio causa infatti un sensibile aumento nelle spese, ponendo I'esploratore, a corto di denaro,
in una posizione assai critica. Da una parte egU spera nel concorso
del Govemo e deUa Societa Geografica e richiede taU fondi sostenuto
dallo ScarfogUo e daUo stesso Cecchi; dall'altra il Ministero degU
Esteri, nell'ambito di una rigida riduzione di spese, ricusa I'apporto:
Niun affidamento dato Baudi. InammissibUe govemo Societa Geo(101) Cfr. L. TRAVERSI cit., pp. 331-332.
(102) Cfr. Lettera di Cecchi al Ministro degli Esteri, Aden, 2 luglio
1891, prot. 060026 (A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).
182
183
184
185
186
sulla base dell'itinerario disegnato dal Candeo e dei riferimenti topografici contenuti nel testo. Lo stesso Dalla Vedova lascera piu tardi
intendere che:
...il lavoro e opera del Candeo, assai piu che del Baudi... (H?)
ma I'affermazione non e probabilmente sorretta da altro che una maggiore sunpatia personale: la metodica descrittiva ricorda infatti assai
da vicino quella del primo viaggio di Baudi anche se poi e ben difficile poter distinguere sin dove arrivi il contributo dell'uno o dell'altro. Senza precisi dettagli e fatto cenno al materiale geologico, botanico e soprattutto etnografico riportato in ItaUa ed in gran parte
donato al Museo Kircheriano ed al Gabinetto Antropologico delrUniversita di Roma. Di tale raccolta il Candeo inviera una nota descrittiva, compendiata da un breve studio sulle piante africane, al
Ministero deUa Guerra in occasione della richiesta di una medagUa
commemorativa ("8).
La spedizione, pur interessante per quanto conceme l'itinerario,
non riveste fondamentale importanza sul piano risolutivo di grandi
problemi geografici e speciahnente se confrontata con aUre successive, come ad esempio queUe del Bottego o del Donaldson Smith,
che, a onor del vero, hanno anche a disposizione mezzi notevohnente
maggiori e collaborator! specializzati, ma ha il grande merito di aprire
una nuova via di penetrazione m zone affatto conosciute e di dare
una prima sistematica generale per la conoscenza deU'Ogaden e dell'alto corso dello Uebi ScebeU.
La SomaUa infatti, sebbene meta di numerose perlustrazioni litoranee, a partire almeno dai prhni anni dell'Ottocento (Salt, Smee,
Righby e Cristopher, Guillain, Cruttenden, Leone des Avancheres,
Krapf, Von der Decken, Kmzellbach, Brenner, Chaille Long), e di
qualche sporadic tentativo di esplorazione neU'intemo (Menges,
Revoil, Wakefield, James, Haggermacher), lascia ancora aperti, alia
fine del secolo, numerosi problemi geografici relativi speciahnente
alia complessa situazione idrografica dell'altopiano (ii^).
(117) Cfr. Lettera di Dalla Vedova ad Adamoli, Roma, 18 dicembre
1894 ( A . S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).
(118) Cfr. Lettera di Candeo al Valli, Noale, 4 dicembre 1894; e Lettera di Adamoli alia Societci Geografica Italiana, Roma, 17 dicembre 1894
(A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).
(119) Cfr. L. DAL VERME, / / paese dei Somali, Roma, 1889, pp. 47 e sgg.
187
E proprio questo preminente aspetto di esplorazione d'avanguardia, senza grandi pretese scientifiche, e anmiesso con sincera
obiettivita e senza retorica dagU stessi viaggiatori, in particolare da
Baudi:
...Lungi da me I'intenzione di voler paragonare i miei due viaggi,
per entita ed importanza scientifica e poUtica, con queUi che furono
poi compiuti, con ben altri mezzi, dai RuspoU, dai Bottego e da altri
ancora; essi devono soprattutto servire come scrisse il prof. G.
Cora come saggio del modo con cui si eseguono rapidi riUevi alia
bussola in Africa. I detti miei viaggi devono considerarsi soprattutto
come esplorazioni d'avanguardia... (120).
L'impresa, esaltata dai soliti, quanto fugaci, echi di stampa, e
seriamente valutata ed apprezzata dal Cora, dal Dalla Vedova e dallo
stesso Cecchi. Ne e entusiasta lo ScarfogUo, che, colpito molto probabilmente dalla tenacia di proposito dei due, scrive:
...Questa esplorazione, si pu6 dire senza ombra di esagerazione, e
quanto di piu serio abbia prodotto la nostra attivita in Africa da alcuni
anni a questa parte... (121)
ed ancora, raccomandando al Ministro degli Esteri un sussidio per
il Baudi in difficolta per il pagamento deUa scorta:
...dopo la grande spedizione del 1876, nessun'aUra le si puo paragonare. Le regioni attraversate dai due viaggiatori, sono cosi nuove
e sconosciute, che in niuna carta V. E. potrebbe seguire l'itinerario
da essi percorso s'io gUe lo indicassi... (122).
La spedizione e anche menzionata (con buona considerazione)
in alcuni studi di specialisti stranieri, come ad esempio quelU relativi aUe esplorazioni della SomaUa del Paulitschke (1^3) o del francese Bonola (124).
Nel marzo 1895 il Ministero deUa Guerra assegna ai due esploratori la medaglia commemorativa per le Campagne d'Africa, onori(120) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 109.
(121) Cfr. Lettera di Scarfoglio a Conti, Harrar, 31 maggio 1891 (A.
S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).
(122) Lettera di Scarfoglio a Di Rudini, Harrar, 31 maggio 1891, prot.
012643 (A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).
(123) Cfr. Bollettino della Societa Geografica Italiana, 1894, p. 775.
(124) Cfr. F. BoNOLA, Les explorations italiannes dans les pays des
Somali, II Cairo, 1896.
188
189
190
LA D O N N A DELL'AFRICA ORIENTALE
NELLE RELAZIONI
DEGLI ESPLORATORI ITALIANI
(1870- 1915)
194
195
biamo detto, le indigene vengono presentate nello stesso tempo, nonostante I'evidente contraddittorieta delle due immagini, come conturbanti e facihnente disponibili Venere Nere e come povere vittime
ed infelici creature sfruttate da uomini appartenenti ad im mondo
senza principi morali e senza rispetto per la dignita e i valori umani.
Uno dei due risvolti di questa particolare tematica della letteratura di viaggio di cui ci siamo occupati, quello della Venere Nera,
sensuale e disponibile, si ricollega strutturalmente a tutta la tematica
sul mal d'Africa (6), sul fascino irresistibile, vissuto e raccontato in
chiave esotica CO, del Continente nero, sul mistero attraente e sgomentante dell'Africa che e come un forte liquore; chi I'ha bevuto
una volta desidera di beverlo ancora, desidera sempre di piu di gustame lo strano sapore, I'originale, forte, indicibile ebrezza (8).
Uno degli ingredient! di questo forte liquore e la calma
vigoria della natura che ci penetra in tutte le vene , per cui si
crede di essere capitati in un paese di sogno, fuori dal tempo e dallo
spazio; e si vorrebbe fermarsi 11, e trascorrere la vita in mezzo a quella
bellezza fastosa e solenne, assort! in quel grandioso incanto, per
sempre (9).
(6) A titolo orientativo ofr. le raocolte antologiche di R. BERTACCHINI,
Memorialisti italiani dell'800 in Africa. Continente nero, Parma, 1965; e
A . D E JACO, Di mal d'Africa si muore. Cronaca inedita dell'Unita d'ltalia,
Roma, 1972.
(?) Come il tema dell'esotismo si leghi tradizionalmente a quello delI'erotismo, in quanto celebra ed esalta una naturalitk integrate favorevole
alia trasgressione, dove I'uomo bianco riesce a spostare le istanze del desiderio che non possono piu avere oorso in Europa, lo ha dimostrato R. MACCAGNANI cit., analizzando i romanzi di Pierre Loti, nei quali, a suo parere,
I'uomo bianco e visto come il termine attivo, soggetto di un sapere e di
un desiderio che si pongono nei riguardi dell'altrove come sovrani e predatori, mentre la donna indigena rappresenta il termine passive, oggetto
di un piacere, vissuto come terreno di sperimentazione e di affermazione
di potenzialita fantastiche. E' la donna, pertanto, che nelle sue varie
incamazioni rappresenta il polo di attrazione sensoriale ed emozionale pivi
immediato dell'eroe bianco (anche se non I'unico), e insieme costituisce il
varco attraverso cui egli penetra neU'esperienza del diverso. La conquista
coloniale come atto maschile e dunque vista nella produzione letteraria di Loti con analogia con la conquista sessuale (p. 65).
(8) C. CITERNI, Ai confini meridionali dell'Etiopia, Milano, 1913, p. 60.
(9) C. CITERNI cit., p. 19.
Fra i numerosissimi brani di questo genere che avremmo potuto riportare abbiamo scelto questo del Citerni perche appartenente ad un volume
196
197
198
199
Cosi quando vennero prese in considerazione, da parte dei nostri esploratori, le doime africane, cio awenne solo per gli aspetti
piu appariscenti ed apparentemente stravaganti, vale a dire, oltre
alia bellezza, per tutto quanto in loro e nel loro modo di comportarsi
poteva sembrare insolito e tale da suscitare una certa curiosita, senza,
tuttavia che questo particolare tipo di attenzione fosse sostenuto ed
accompagnato da un parallelo esame delle realta sociaU e culturali
nelle quali tutte queste cose erano inserite e partendo dalle quaU soltanto esse potevano venire realmente comprese ed esattamente interpretate.
Un conto e infatti, ad esempio, per restare nel campo d'indagine del nostro saggio, I'espressione del rapporto tra i due sessi ed
un altro e invece il contenuto psicologico: In certe societei per esempio scrive E. E. Evans-Pritchard le donne strisciano per terra in
presenza del marito... se dovessimo considerare questo fatto come indizio di una servile sottomissione da parte della donna, finiremo
per trarne conclusioni del tutto erronee (i^).
Ed effettivamente, per quanto riguarda le sole manifestazioni
esteriori, non facendo nessun sforzo per entrare nella logica dei moduli di vita di una struttura sociale di tipo primitive , la donna
africana si presta assai bene, nel suo ruolo di moglie ed anche di
figlia, ad alimentare un'idea di suo complete sfruttamento da parte
dell'uomo; condizione femminile che, colta e fissata superficialmente in questi termini, contribui a sottolineare ancora una volta la superiorita della civilta occidental, facendo risaUare, in maniera
altrettante superficial, il migliore trattamento riservato alia donna
italiana (I'O, nonostante che a pochi chilometri dalle grosse citta ita(16) E. E. EVANS-PRITCHARD, La donna nelle societa primitive e altri
saggi di antropologia sociale, Bari, 1973, p. 124.
(17) E' I'immagine della donna dei paesi colonizzati che si presta
meglio a un recupero in chiave esotica , a dare quindi un aspetto credibile all'interpretazione razzista del mondo africano. L'anaUsi della condizione della donna nelle culture africane e servita da una parte a certa
letteratura antropologica per dimostrare la superiorita della nostra cultura:
secondo tale ipotesi, le donne delle societa primitive sarebbero poco piu
che schiave (mentre sarebbe ben diversamente civile il trattamento riservato alle donne bianche occidentali) (M. R. CUTRUFELLI, Donna perche
piangi? Jmperialismo e condizione femminile nell'Africa nera, Milano,
1976, p. 8).
201
200
liane esistessero allora migliaia di donne diverse , per la mancanza di istruzione e per la profonda miseria neUa quale vivevano, da
quelle che generalmente appartenenvano al ceto sociale degli esploratori.
D'altra parte ancora ai giorni nostri, nonostante troppo spesso
si fmga di ignorare tale realta o la si isoli sotto la comoda definizione
di folklore , esistono nelle nostre campagne riti legati alia donna
che presentano un'incredibile somiglianza con quelli africani descritti con divertita ironia e con un malcelato senso di superiorita dai nostri esploratori di fine Ottocento, somiglianza derivante dal fatto che,
come ci fa notare Armanda Guiducci, la miseria sembra creare
dovunque una sua cultura, con la coincidenza di un riconoscersi non
come individui, ma in quel codice di riferimento collettivo che h la
rassicurante tradizione orale
A titolo esemplificativo si puo infatti confrontare un rito nuziale sardo, riferito sempre dalla Guiducci, praticato ancora nella
nostra isola solo quindici anni fa, con uno pressoche identico descrittoci da Luigi Robecchi Bricchetti nel 1896, che lo introduce
presentandocelo come ... una piccola farsa degna di Scapin, che io
godetti, seduto If vicino su di una panca, aspirando voluttuosamente
il fumo olezzante di una sigaretta egiziana , facendolo cioe precedere da un commento dal quale traspare in maniera irritante la
sua superiorita di uomo occidentale di fronte ad una messa in scena
degna soltanto di popoli selvaggi, rimasti per lui ad uno stadio psichico tipicamente infantile:
Lo sposo, seguito dagli amici, si presento ilare e giulivo alia
capanna della fidanzata, ove i di lei genitori, con serieta imperturbabile, lo richiesero dell'esser suo.
Sono Giorgis Filati soldato di Maconnen.
Che fai tu qui, che desideri?
Voglio vostra figlia Zenobia, mia moglie.
Non so dove essa si trovi, cercala se la vuoi (...).
II buon Giorgis ed i suoi amici, come se facessero dawero, rimasero alcuni istanti disorientati e perplessi. Poscia si misero come
cani segugi a frugare gli angoli della capanna, con aria di spiare
(18) A. GUIDUCCI, La donna non e gente. L'esistenza emarginata delle
piu oppresse, Milano, 1977, p. 11.
ROBECCHI BRICCHETT/,
Nell'Harrar cit., p.
264.
203
202
CECCHI,
205
204
(25) L.
(26) A .
<27) V .
Un'ulteriore riprova della disumanita e dell'egoismo dell'indigeno (che dovra percio a giusta ragione essere conquistato e sottomesso) nei confronti della donna e la consuetudine dell'infibulazione,
descrittaci in questi termini dal Robecchi Bricchetti:
Colpisce che la donna, la quale fra i Somali e considerata
solo mezzo di piacere, ispiri tuttavia amori profondi ed ecciti passioni violente: fanciulla, debba dell'amore sopportare non solo le
soavissime dolcezze, ma anche i dolorosi, sanguinosi martirii e piangere ed implorare anche nel momento supremo in cui ella e beata di
concedere e di possedere. Ma, come non bastasse la piu forte sensibiUta, la maggior debolezza e dolcezza, I'ingiustizia stessa della
natura; la gelosia codarda ed egoistica dell'uomo vi ha aggiimto
degli inasprimenti: uno di codesta esigenze eccessive e cieche e
I'infibulazione (3).
Questo h, a grandi hnee, il quadro di sfruttamento cui sarebbero state sottoposte, alia fine deU'Ottocento, le donne deU'Africa
Orientale secondo i nostri esploratori, i quali tuttavia deformano e
mistificano molto spesso, come abbiamo gia detto, per evidenti ragioni (oltre che per il loro bagaglio culturale e mentale), la situazione
oggettiva, che viene colta neUa maggior parte dei casi in maniera
superficiale o resta soggetta a notevoli quanto strumentaU esagerazioni.
vero che in molte societa di interesse etnologico la donna
non ha una posizione di effettivo privilegio nei confronti dell'uomo,
nemmeno in quelle societa che hanno a capo una regina sacra, che
non detiene in definitiva reaU poteri governativi. NeU'Africa Orientale, poi, il forte influsso dell'islamismo, piu o meno frammisto aUe
originaU credenze, aveva legittimato una posizione subordinata deUa
donna.
Non mancavano pero anche le tribu in cui donna aveva addirittura una posizione di privilegio, come fece rilevare Carlo Conti Rossini, U quale mise in evidenza:
... la posizione privilegiata deUa dorma presso gU abissini del
Nord tra i quaU c'e il divorzio bilaterale e mai il semplice ripudio
lasciato al solo arbitrio dell'uomo. La madre, se e vedova e la naturale tutrice degli orfani. La donna entra nel matrimonio con digni(30) L. ROBECCHI BRICCHETTI,
1889,
p.
268.
207
206
209
208
delle funzioni di ordine sociale e politico, dei lavori di fatica straordinaria e della lavorazione del ferro, ma concorre anche, insieme
alia donna, alia lavorazione dei campi, speciahnente per le fasi piu
impegnative come lo scasso al bastone o il raccolto, per cui e reato
considerare i lavori dei campi come esclusivi delle donne. Anche
nella costruzione della capanna si attua ima forma di collaborazione:
gli uomini si occupano della struttura portante e dell'impalcatura, le
donne dell'intonaco e del tetto.
Inoltre molti di questi lavori nei campi o nella costruzione di
nuove capanne si compiono in collaborazione a livello soprattutto
di linguaggio. Awiene quindi una specie di rotazione che nei giorni di punta vede la comunita della parentela e del villaggio impegnata in uno sforzo unitario per compiere il lavoro nel piu breve tempo
possibile.
Anche nelle societa pastorali, come quella Somala (pure a questa faimo riferimento molti dei passi delle relazioni da noi analizzate),
per esempio la divisione del lavoro tra i due sessi risulta equa e,
mentre all'uomo spetta I'allevamento e I'attivita militare per la protezione e la difesa degli armenti, aUe donne spettano i lavori di casa
e la mungitura. Per quanto riguarda poi le opere minori, anche queste risultano giustamente suddivise. Per esempio, tra i Somali, a
proposito delle suppellettili, sono le donne che lavorano le foglie di
palma da cui ricavano vassoi, panieri, stuoie, ventole e varie fibre
vegetaU con cui intrecciano recipienti spesso resi impermeabili con lo
stereo bovino e il grasso. GU uomini invece lavorano il legno per confezionare cucchiai, pettini, sandali, bicchieri, mestoU, ciotole, amesi
da lavoro, letti, sgabelU, cassetti per indumenti.
Anche per quanto riguarda la tanto deprecata scarsa attenzione
riservata aUa donna africana dal punto di vista affettivo (^) si possono rilevare nei resoconti dei nostri esploratori i soUti grossolani e
solo in parte giustificabiU travisamenti della realta.
(35) Bisogna tenere presente il fatto che in seno alle societa primitive
non esiste quel sentimento di esclusivismo familiare presente presso di noi:
per I'uomo primitive la societa e in larga parte infatti un'estensione del
rapporti familiari, rapporti che non sono sbarrati come da noi da pareti in
calcestruzzo; nella maggior parte delle societa primitive, infatti, ogni casa
ha il suo prolungamento in quella successiva e tutte le famiglie si mescolano fra loro in una vita comunitaria senza alcuna privatezza e senza alcun
Innanzitutto la consueta semplicistica riduzione delle cause della poUgamia ad ima presunta maggiore sfrenatezza sessuale di quelle popolazioni con la sottovalutazione, pero, poi del problema deUa
gelosia femminile, che, contrariamente alia convinzione comune, e
invece talmente forte e sentito, per cui, come sostiene Maria Rosa
CutrufelU, le accuse di stragoneria fra co-mogU sono all'ordine del
giomo, come anche le pratiche magiche dirette contro le altre... e
molto spesso la rivalita con le altre donne e I'insicurezza sentimentale
si muta in odio per il marito e per i figU avuti da lui. Questo odio
che non puo esprimersi, pena la condaima sociale, porta spesso la
doima alia folUa (36).
Eppure proprio in questo caso, nel quale la commiserazione non
sarebbe stata fuori luogo, i nostri esploratori non sembrano invece
accorgersi di questo difficile stato d'animo femminile e, forse per
sottolineare ima volta di piu il carattere di naturale docilita e sottomissione deUa donna, per lo piu sostengono che:
... esse non sono oggetto di commiserazione per le sofferenze che vengono dalla gelosia, o daUa preferenza usata aU'una di
fronte aUe altre non conoscendo ne I'amore, ne I'affetto nel senso
che noi diamo a queste espressioni inerti, apatiche, prive di desideri, incapaci di passione, esse vivono nella piu completa indifferenza (37).
Oppure, per sottolineare anche in questa circostanza la loro
spiccata sensualita sempre in cerca di appagamento, esse vengono
descritte come allegramente dedite ad una pronta consolazione con
desiderio di averne. La tribu diventa cio^ una famiglia allargata, e i
doveri e la responsabilita di ciascun membro riguardano I'intera coUettivita (G. L. CERATI, Socialismo africano, Roma, 1975, p. 80).
Tutto ci6 provoca un vero e proprio decentramento degli affetti,
vera causa questa di quella scarsa intensita dei rapporti familiari che gli
esploratori attribuivano invece all'indole superficiale e cinica degli indigeni, accentuando anche in questo modo, ancora una volta, le differenze
col per loro ben pid evoluto e civile mondo europeo.
(36) M. R. CUTRUFELLI cit., p. 77. Sempre la Cutrufelli (p. 69) riporta, a questo proposito, una poesia di Okot p' Bitex, poetessa dell'Africa
orientale, intitolata -La donna che divido con mio marito: lo non
nego / di essere un po' gelosa. / Non e bene mentire. / Noi tutte soffriamo
/ di un po' di gelosia. / La gelosia ci prende / e ci da la febbre .
(37) V. BOTTEGO cit., p. 410.
210
altri uomini, motivo questo che, fra I'altro, poteva fungere da stimolante attrattiva...
Altro errore grossolano compiuto dai nostri esploratori, ma in
questo caso largamente giustificabile per il livello, a quel tempi, degli
studi etnologici ed antropologici, e quello di considerare la donna indigena come mero oggetto commerciale, dal momento che il prezzo
della sposa serve soprattutto, nelle societa primitive, a consacrare e
consolidare un ordine sociale, creando tra gli individui nuove relazioni aventi carattere stabile e continuato, e non assume assolutamente il valore ed il significato di scambio: I beni matrimoniali
precisa Claude Meillassoux non si scambiano tra loro, essi sanzionano, circolando in un senso o nell'altro, il controUo di una delle
due parti sulla prole di una doima che proviene dall'altra parte. Le
donne stesse non sono scambiate con gU oggetti della dote. Cio
che si considera in questo processo di circolazione e la prole che ci
si attende dalle donne. Sembrerebbe dunque piu esatto dire che le
doti circolano, non nel senso inverso alle donne, ma ai loro figli. In
effetti, si osserva che in caso di divorzio, spesso la dote non e resa
quando la prole rimane dalla parte della madre (38).
fi stato semmai in conseguenza deU'economia coloniale che, in
seguito alia monetizzazione degU scambi, il prezzo della sposa che
sanciva I'alleanza matrimoniale ha acquisito invece carattere di vero
e proprio prezzo della donna, subendo di conseguenza le fluttuazioni
derivanti dal gioco della domanda e dell'offerta e dalle iniziative speculative.
Anche a proposito dell'infibulazione, attribuita superficiahnente alia brutale gelosia dell'uomo, dopo che si sono messi invece in
evidenza i rapporti della donna col sacro, si tende oggi a ritenere che
la chiusura per mezzo dell'infibulazione rappresenti la logica contropartita di quella pericolosa apertura di cui la donna e portatrice
e che ne fa mezzo di comunicazione con I'aldila-potente e pauroso
regno dei morti e degli antenati (^), uno scotto quindi che essa
(38) C. MEILLASSOUX, L'economia della savana. L'antropologia economica dell'Africa occidentale, a cura di P. PALMIERI, Milano, 1965, p. 46.
(39) La donna. Un problema aperto, a cura di I. MAGLI, Firenze,
1974, p. 134.
211
deve pagare alia propria femminilita e non alia cieca brutalita dell'uomo.
Accanto al tema della donna africana oppressa e sfruttata coesiste, come abbiamo gia detto, nelle descrizioni dei nostri esploratori,
quello della Venere Nera dalle forme scultoree e provocanti e dallo
sguardo affascinante e misterioso, intesa e descritta come animalita
pura, forza biologica e magica; una raffigurazione quindi completamente antitetica alia precedente, ma di fatto pienamente omogenea e
funzionale anch'essa agli obiettivi propagandistici
di questo genere di letteratura (*!).
C'e indubbiamente chi, fra i nostri viaggiatori, soprattutto per
proprie carenze espressive, non riesce a rendere vibranti le immagini femminili che propone e si limita in genere a poche e brevi annotazioni, ma c'e anche chi, grazie alia sua piu dotata e scaltrita capacita
narrativa, riesce a creare e ad offrire delle immagini efficacissime,
particolarmente adatte a colpire la fantasia dei lettori e tutto cio
sembra essere awenuto sempre piu frequentemente via via che si
intensificavano i tentativi italiani di penetrazione in Africa. Ben
pochi, in definitiva, sfuggono alia tentazione di rilevare la bellezza
delle donne indigene e a volte I'attenzione e tanto morbosa da non
tralasciare, nella descrizione di esse, alcun particolare del corpo e
del volto.
Tutta la figura femminile viene attentamente scrutata, presentata in mille pose diverse:
La bocca, linea rosata e gentile, s'inarca artisticamente affacciando la marmorea bianchezza dei denti fini ed uniti, e le lunghe
ciglia soUevandosi scoprono il fuoco vivido deU'occhio nero e bril(40) p. ABRAHAM, Pirils de I'Erotisme, in Les Lettres Frangaises, 4-11
giugno 1953, chiedendosi, negli anni del conflitto coloniale francese in Estremo Oriente, come mai la gioventu francese apparisse ancora tanto affascinata dalla suggestione delle Colonie, riconduceva questo fatto al perdurare
delle fantasie erotiche che le generazioni precedenti vi avevano proiettato,
evocando nelle terre d'Oltremare immagini e situazioni di una -estrema
liberta sessuale.
(41) Rimandiamo alle brevi considerazioni da noi svolte a questo
riguardo nella parte' iniziale di questo articolo.
212
lante; e quell'occhio e quella bocca odiano o sorridono a seconda delle passion! che U hanno agitati.
In contrasto delle spalle larghe, sebbene finamente disegnate,
sta una vita, che senza bisogno di busto farebbe I'invidia delle nostre
elegant!: le anche rotonde e rilevate, la gamba diritta e snella, estremit^ di fanciuUo completano questo tipo perfetto di donna, che non
ha nulla da invidiare ai piu be! campion! della razza giapetica e semitica (42).
Cosi si esprime Gustavo Bianchi a proposito di una giovinetta
di sedici anni:
... dalle forme leggiadre, snelle, dal viso di dea, dalle chiome
inanellate, d'un nero schietto, lucide, pulite; dallo sguardo che rapiva. I suoi grandi occhi brillarono per un momento a sentirsi dire bella... (43).
E Vittorio Bottego, a proposito di una giovane sposa:
Dalla vesta bianca e leggiera, messa con aggraziata semplicita, trasparivano le forme scultorie del suo corpo snello e flessuoso ed un ardito seno; nel volto profilato con perfezione greca,
sfavillava il piti bell'occhio arabo che si vedesse mai, nero e profondo, con soavita di sguardi affascmante; la bocca piccolina, nell'atto del
sorridere, scopriva due stupende file di perle fitte e minute: aveva
piedini di silfide e manine di fata; e tanta era in lei la schietta leggiadria dell'abito e delle movenze, ch'io, riguardando questa bellezza nera, ripensava e sentiva in me stesso la verita delle parole che la
piu famosa bellezza bianca sveglio nell'animo del maggior poeta del
mondo: ... ogni lingua divien, tremando, muta (44).
E Giovanni Battista Licata a proposito delle donne somale:
... senza velo, bellissime, con gli occhi grandi e I'anche
prominenti, col petto che trema sotto un manto bianco appuntato su
una spalla e che cade lasciando nude delle braccia di bronzo (...). H
loro seno vergine soUeva in punte il manto... (45).
Ed anche quando non si parla esplicitamente della bellezza del
corpo, I'allusione ad essa si fa ugualmente sentire attraverso le lunghe
(42) L. ROBECCHI BRICCHETTI, Somalia cit., p. 243.
(43) G. BIANCHI, Alia terra dei Galla, Milano, 1884, p. 415.
(44) V. BOTTEGO cit., p. 406.
(45) G. B. LICATA, Assab e i Danachili, Milano, 1885, p. 129.
213
BIANCHI
215
214
p.
IX.
217
216
(52) G. PROFETA,
pp. 320-321.
(57)
Roma,
1887.
219
218
sensi del piu vecchio, fanatico, casto, apatico sacerdote di Maometto (59).
E non si tratta di un'eccezione, in quanto anche la madre
di Dhalma, una povera contadina del Tigre, era molto bella, dalle forme procaci e dalla fantasia esaltata (p. 179), ed in genere
tutte le donne abissine sono assai belle, le piu belle donne della
Africa (p. 13). A conferma di questo concetto il Piccinini riporta
per intero, senza per altro citame la provenienza, un passo tratto da
ima relazione del Matteucci, nel quale I'esploratore italiano sosteneva che la donna abissina era una creatura splendida e completa.
La compUcata vicenda amorosa della quale sono protagonist!
Dhahna ed il principe Hebron, figlio del re Teodoro, costituisce il
pretesto per sottolineare come siano ardenti le passioni sul suolo africano:
Amore ardente, passionate, irresistibile, amore senza limiti e
senza confini, amore che bruciava come brucia il cocente sole africano, amore che nasce, cresce e si sviluppa solo nelle infocate arene
dei deserti intertropicali, amore che distruggerebbe la nostra fibra
rammollita e ci consumerebbe, come tarlato e secco arbusto alia
fiamma divoratrice di un immane incendio (^).
II Piccinini tende a sottolineare ripetutamente con quanta e
quale veemenza scorra il sangue nelle vene di quegli ardenti figli del
deserto (p. 125), ed a questo scopo commenta tutti i numerosi incontri di Dhahna ed Hebron: i loro sospiri ed i loro amplessi diventano infuocati , il loro modo di abbracciarsi e di baciarsi diventa
selvaggio furore ; Hebron stringe con frenesia tra le braccia
il corpo belUsskno di Dhalma appena coperto da un leggero zendado di seta bianca (p. 125) e Dhalma sogna i caldi amplessi del
principe giovane e bello, fra le cui braccia avrebbe potuto spegnere
I'ardore del suo sangue africano (p. 182), un ardore che sembra
emanare anche quando dorme, in quanto la sua maniera di riposare diventa un dolce e voluttuoso abbandono con gU occhi
semichiusi, col seno gonfio ed anelante (p. 182).
E tahnente fondamentale e nell'economia e nel contesto di questo racconto il motivo della passionalita e della bellezza della donna
(59) G. PICCININI cit., p. 182.
(60) G. PICCININI cit., p. 125.
220
520.
I.
Introduzione
L'importanza dell'aspetto ideologico dell'imperialismo fascista
e sottolineata in alcuni saggi che, sia pur a carattere generale, hanno
in una qualche misura affrontato I'argomento e che costituiscono pertanto un preliminare e necessario punto di riferimento per chiunque
si appresti a studiame U problema (i).
La loro non specificita, se da un lato fornisce una visione d'insieme dell'imperialismo e del suo sviluppo storico, dall'altro mamfesta
carenze nell'analisi dell'elemento ideologico e della sua connessione
con i motivi propriamente strutturali che sorreggono I'imperialismo.
II presente lavoro, pur nella sua circoscrizione d'indagine, si
prefigge il duplice intento di fornire nuovi elementi documentati per
una piu ampia sintesi e di evidenziare la correlazione esistente fra i
fattori economici dell'imperialismo ed i suoi elementi ideologici, presupposti indispensabiU per una duratura ed efficace politica d'aggressione territoriale. E questo attraverso I'analisi di un ben determinato
strumento di potere e di coercizione ideologica: la Rivista delle colonie
italiane.
La fraseologia demagogica e le rivendicazioni nazionaliste propalate da // Popolo d'ltalia (2) nel periodo immediatamente succesII lavoro di analisi e di ricerca e stato condotto in comune. Per quanto
riguarda la stesura deH'articolo e necessario precisare che a Domenico Furfaro sono da attribuire 11 capitolo introduttivo e quelli riguardanti la giustificazione storica ed economica del colonialismo (rispettivamente cap. IV
e V); mentre a Gianna Bianco sono da attribuire i capitoli suUa struttura
e i contenuti della Rivista (cap. II), suUa igiustificazione ideologica dell'imperialismo (cap. Ill), nonch6 le conclusioni.
(1) G. RuMi, Alle origini della politica estera fascista, Bari, 1968;
roEM, L'imperialismo fascista, Varese, 1974; J. L. MIEGE, L'imperialismo
coloniale italiano dal 1870 ai giorni nostri, Milano, 1976.
(2) II Popolo d'ltalia e un organo di stampa fondato da Mussolini 11
15 novembre 1914. Sul suo finanziamento sono dnteressanti le osservazioni
di C. GiovANNiNi, Alle origini del fascismo: il ritorno dell'interpretazione
radicale, in // Mulino, settembre-ottobre 1972, dalle quali risulta che le sovvenzioni al giomale .effettuate da gruppi di potere economico iniziarono
fin dal 1914 ed aumentarono negli anni 1918-1919.
224
225
226
A. AQUARONE,
L'organizza-
227
228
tica tendente ad ottenere una sorta di plagio coUettivo che garantisca un consenso quantomeno duraturo.
In questa prospettiva il regime si muove fin dall'anno 1925
con la creazione dell'Istituto Nazionale fascista di Cultura, diretto da
Giovaimi GentUe, i cui scopi sono la promozione e la divulgazione
di pubbUcazioni di vario genere letterario e I'aggregazione degU intellettuaU. L'Istituto concentra inoltre gran parte deUa propria attivita
neUa pubbUcazione di una rivista, Educazione politica, successivamente ribattezzata in Educazione fascista nel 1926 ed in Civiltd fascista nel 1934 (0.
Nel 1926 vede la luce la Reale Accademia d'ltaUa, la cui inaugurazione awerra pero nel 1929.
Se I'intento del regime volto a trovare coesione fra gU intellettuaU e la dottrina fascista h parziahnente falUto con la creazione dell'Istituto, al contrario la Reale Accademia trova la adesione di personaggi fra i piii prestigiosi deUa cultura itaUana
II processo di fascistizzazione e poi rivolto, ed in modo capiUare,
a tutte le strutture scolastiche. A tal fine, il regime si awale di un
apparato di organizzazioni giovaniU, Gioventu Italiana del Littorio, Gruppi Universitari Fascisti , aventi il precipuo scopo d'indottrinare i giovani fin dai primi anni di scuola, inculcando loro il
credo fascista per tutto U ciclo deUa vita scolastica.
L'opera di plagio deUa popolazione scolastica e indirizzata
soprattutto aUa scuola elementare, dove la relativa neutraUta ideologica dell'adolescente offre i presupposti ottimaU per una soUecita
ed incondizionata formazione delle future generazioni, modeUate suUo
stereotipo deir uomo nuovo .
A questo proposito e significativa I'introduzione del testo unico obbligatorio dal titolo di per se rivelatore: // libro di Stato.
Per avere un'idea del tipo di bombarlamento ideologico a cui e
sottoposto I'adolescente, e utile riportare un brano, tratto dal Libro
(7) E' significativo notare come le diverse denominazioni, nel loro succedersi cronologico, riflettano, per cosi dire, una progressione qualitativa
deirindottrinamento fascista, derivante dal maggior consolidamento del potere.
(8) Fra questi ricordiamo: Enrico Fermi, Alfredo Panzini, Luigi Pirandello, Riccardo Bacchelli, Pietro Mascagni, Cesare Pescarella, Angelo
Silvio Novaro, Ardengo Soffici, Massimo Bontempelli, Ada Negri, Salvatore
di Giacomo, Lucio d'Ambra, Gioacchino Volpe, Emilio Cecchi, Filippo
Tommaso Marinetti, Giuseppe Ungaretti, Guglielmo Marconi.
229
230
231
232
In questa situazione, il regime necessita del piii sentito entusiasmo e della piii salda approvazione che lo sostengano nelle sue awenture d'Oltremare e nei suoi slanci espansionistici: la Rivista, assieme
a tante altre, e chiamata ad assolvere questo compito.
Essa e curata dal Ministero delle Colonie e viene pubblicata
dal Sindacato d'Arti Grafiche, come parte integrante della Collezione
di Opere e Monografie. La direzione e affidata a Camillo Manfroni,
professore di Storia e politica coloniale all'Universita di Roma.
Grazie ad una vasta campagna di propaganda, la Rivista ottiene
un indiscusso successo ed un'ampia adesione che le permettono di
diventare, nel gennaio del 1929, una pubblicazione mensile da bimestrale che era inizialmente.
L'organicitk della Rivista e assicurata da una serie di articoU
di vario genere distribuiti in uno spazio variabile dalle cento alle
duecento pagine e corredati, la maggior parte, da illustrazioni e fotografie espUcative dei contenuti dell'articolo.
Ogni fascicolo contiene poi una rubrica fissa, Le cronache coloniaU, dove vengono riportate brevi notizie di carattere informativo sulla vita dei possedimenti d'Oltremare. Una nutrita ed aggiomata
rassegna bibliografica, in cui si segnalano le piu significative pubblicazioni a soggetto coloniale, conclude sistematicamente ogni edizione.
Saltuariamente vengono inseriti, nella Rivista, dei Notiziari,
come quello legislative, archeologico, geografico, missionario, delle
colonie e dei paesi di mandate, degli awenimenti e dei preblemi coloniaU , attraverso i quaU si cerca di femire una visione d'insieme dei
piii impellenti preblemi giuridici, legislativi ed economici, del fervido
operate svelte nelle colonie itaUane e dei piu seddisfacenti risultati
ettenuti.
Dope la merte di Camillo Manfroni, awenuta nel lugUo del 1935,
nel gennaio del 1936 viene eletto un nuovo direttore neUa persona
di Ambrogie BoUati, Senatore del Regno.
Nel settembre delle stesso anno, la struttura e la stessa copertina della Rivista vengono rinnovate. Ogni fascicolo comprende, da
questo memento in poi, una rubrica permanente intitolata Note e rassegne, dove vengono inglobati i notiziari che precedentemente apparivane ad intermittenza. A questi ne vengono moltre affiancati altri,
come quelU di poUtica indigena, di arte e letteratura e delle recensieni e segnalazieni.
Con I'andare del tempo la rubrica menzienata viene ad eccu-
233
234
235
236
237
sociali, trova ora la sua coirferma e realizzazione nel livello di progresso raggiunto nelle colonie. Le iniziative apportate nelle colonie rappresentano le concrete e visibili testimonialize dello spirito che anima le intenzioni fasciste e del religioso ideale che da sempre ha informato la sua azione Q^.
Maggiormente indicative delle funzioni che sono destinate a
svolgere nella coscienza collettiva sono le cosiddette iniziative culturali , le quali, invadendo con tempi e motivi coloniali i campi artistici e letterari, tendono a fare dell'imperiaUsmo una esperienza vissuta,
un elemento che, investendo le piii disparate situazioni e coinvolgendo di conseguenza masse sempre piii consistenti di ItaUani, si
realizza come coscienza coloniale radicata, come volonta di un imperialismo caratterizzante una stirpe.
La misura del ruolo che la cultura assume aU'interno del regime fascista, per la formazione di una salda esperienza coloniale, ci
e fomita dall'insistente propaganda che la Rivista indirizza a mostre
d'arte coloniale, a competizioni culturaU, gare letterarie e concorsi a
premi, i cui scopi si individuano nella diffusione deU'idea coloniale
per mezzo deU'arte, mezzo il piu rapidamente persuasive per giungere
al cuore e aUe menti degU uomini (i8).
Un ulteriore raggruppamento tematico, caratterizzante i contenuti specifici deUa Rivista, conceme i cosiddetti problemi di carattere intemazionale.
Se nei primi atmi del regime la pubbUcazione di questi articoU
appare piuttosto Umitata, a partire daUa guerra d'Etiopia si fa sempre piu frequente fino ad arrivare, negU ultimi anni, a caratterizzare
in modo preponderante la Rivista.
Questa diversa distribuzione quantitativa rivela come le esigenze
(17) A titolo esemplificativo citiamo alcuni degli articoli piti rappresentativi di questo tipo di propaganda: A . PALUMBO, Le opere del risveglio
coloniale italiano, ottobre 1930, pp. 884-899; S. FADDA, / servizi sanitari
della Somalia Italiana, aprile 1931, pp. 275-292; U. GABBI, Una crociata di
umanith per il fanciullo africano, settembre 1931, pp. 675-684; AFRICANUS,
Per un turismo coloniale italiano, giugno 19388, pp. 897-915; IDEM, L'opera
nazionale dopolavoro nelle terre dell'A.I., agosto 1938, pp. 1079-1088; C.
BRANDILEONE, / / problema scolastico nell'A.O.L, agosto 1940, pp. 1055-1078.
(18) S. G., La mostra intemazionale d'arte coloniale, novembre 1931,
p. 8 3 1 .
(19) A. GIACCARDI, Le rivendicazioni coloniali italiane dopo il conflitto mondiale, settembre 1930, pp. 741-757.
(20) A questo proposito vedere i seguenti articoli: W. PICCINNINI, /
rapporti italo-britannici in A.O. fino al 1896, maggio 1937, pp. 499-518; A.
238
cazioni ideologiche, costituiscono I'oggetto di un gran numero di articoli, particolarmente indicativi. Infatti alia dottrina imperiaUsta viene
applicato un sottile processo giustificativo, garantito da un'intensa
opera di induzione mentale e ideologica.
La ristrutturazione economica, la difesa dei diritti, la soddisfazione deUe aspirazioni itaUane, sono le parole d'ordine scandite insistentemente da Mussolini, fin dalle prime ore del fascismo. In altri
termini sono I'invito al riconoscimento deU'italianita come valore, alia formazione di una nuova coscienza e al rinnovamentto deUa vita
interiore deUa Nazione. Al croUo deUe certezze e fedi del vecchio mondo Mussolini ne offre altre: offre una nuova sintesi ideologica di
valori. Sono I'esaltazione del patriottismo, deli'itaUanita sentita come
missione nel mondo, deUa qualita e deUa forza deUa razza.
L'ltalia e oggi a una nuova fase della sua inesausta giovinezza
(...) La colonizzazione, lo spirito deUa lotta e deU'ardimento, lo spaziare sotto nuovi cieU, il piegare le miUe difficoUa deUa natura in
terre ancora vergini e primitive, ecco quanto occorre per mantenere
intatto il tesoro di questa giovinezza (2i).
il chiaro tentative di costruire suU'esperienza deUa guerra
un'unita, una solidarieta collettiva nel mito deUa Nazione e deUa produzione, di legittimare il fascismo come filosofia dell'azione. TaU elementi confluiscono in un'ideologia dello Stato, che si caratterizza come
caposaldo del discorso fascista.
Unico valore rimane la Nazione, la cui assolutezza e contrapposta aUa contingenza e relativita di tutte le cose. Lo Stato, somma
istituzione da cui dipende la rigenerazione poUtica itaUana, e la manifestazione di una volonta, la cui sovranita non puo incontrare alcuna
limitazione. Questa idea etica dello Stato e in essenza espressione sociale, identificazione con la volonta individuale e, conseguentemente,
Uquidazione di ogni problema e contraddizione di carattere politicomorale.
SAITTA, La rinascita del colonialismo germanico, maggio 1937, pp. 519-530;
P. D'AGOSTINO, La colonizzazione francese in Africa nella sua evoluzione
storico-geografico-politica, luglio 1939, pp. 931-950; L. MAGNINO, Realizza-
239
In tale coincidenza si risolvono le antitesi tra individuale e sociale, tra autorita e Uberta: poiche I'individuo e tale solo nello stato,
la sua coscienza e queUa dello stato. In questo modo si decreta,
automaticamente, I'annuUamento deUa Uberta di critica e opposizione.
Questo ordine poUtico, questa inesauribile autorita trae il suo
potere, secondo U pensiero fascista, dalla mediocrita umana: e in
ultima analisi la lecita sopraffazione di una categoria suU'altra, di
una classe su tutte le classi; si legittima cosi la volonta di dominio
di una nazione, di ima razza, di un popolo su tutti gU altri.
Le popolazioni dell'Africa non hanno progredito d'un poUice,
per virtii loro, sul cammino della civilta. La specie umana rappresentata dal negro africano h ormai una specie fissata nei suoi caratteri
e non suscettibile di ulteriore sviluppo per forza interna d'espansione (22).
Al contrario I'homo sapiens, con il linguaggio, con I'organizzazione, con un raziocinio infinitamente piu sviluppato e con I'ausilio
di mezzi tecnici, ha raggiunto quel liveUo che rende possibile qualunque sviluppo progressive (23).
Un diverse concetto di vita viene deUneandesi, si abbandona
ogni forma di umanitarismo e di internazionaUsme pacifista per accegliere la concezione deUa vita come continue movimento, lotta insopprimibile, conflitto senza tregua fra individui. II mito deU'azione, forza
prorompente e superamento di stasi e mediocrita storiche, e rivendicato
come condizione necessaria per la centinuita di un popolo e di una
nazione.
La storia viene stmtturata come attivismo asseluto, non nel sense
positive di dialettica, ma secondo rapporti di scontro e di forza, di
azione volta ad aggressivi confronti. L'azione scenfigge la ragione.
Se tempestivi, i mutamenti deUe condizioni d'ambiente come
pure gU incroci, gU spestamenti di sede, gli scambi, sono fonte di rinnovamento e di potenziamento per la specie e la razza che non abbia
ancora raggiunto, con I'eccessivo adattamento, quella senilita che costituisce la preclusiene d'ogni via di progresso (24).
La verita assume allora valore relative, nel sense che vero e cie
(22) Ibidem, p. 175.
(23) Ibidem, p. 177.
(24) Ibidem, pp. 173-174.
240
241
p. 601.
242
deljla patria. E' il problema di conferire la forma piu velata ed accettabile e, nello stesso tempo, piu conveniente, ad un contenuto ben
preciso e determinato: sviluppare un sistema tendenzialraente operante in senso espansionistico.
Arroccati al mito dello Stato e della Patria, sfruttando sentimenti delusi e speranze frustrate con un'accesa politica di rivalsa, il
regime radicalizza neUe coscienze una tenace volonta imperialista,
crea una vasta area di opinione pubblica favorevole ad un'ideologia di dominio. L'imperialismo italiano, oltre che con mezzi reaU e
costruito sull'approvazione e sull'entusiasmo all'azione. La soUdarieta
collettiva, intorno ad un'ideologia, e assicurata da miti cataUzzanti le
coscienze.
La persuasione delle menti a favore deU'idea imperiale ha una
giustificazione psicologica che si puo considerare sapiente opera del
regime: I'aver saputo far accettare I'imperiaUsmo come un fattore mitico, essenziale aUa vita e aUa poUtioa italiana.
In questa sua opera di induzione e persuasione mentale, il regime
ebbe affiancata la Rivista, che, per sedici anni, diffondendo le notizie come verita insindacabiU e legittimando le iniziative e scelte del
regune, celebro I'imperiaiismo come virtii necessaria di una stirpe.
rV. La giustificazione sul piano storico dell'espansione coloniale.
La dottrina fascista, intrisa e sostenuta dal concetto della azione
come valore prioritario rispetto a qualsiasi forma di razionalizzazione
mentale, di conoscenza scientifica e, piii m generale, di verita oggettiva, utilizza deliberatamente il mito, come gia evidenziato, quale
strmnento suschatore di entusiasmi e di consensi da dirigere al successo dell'azione.
L'utilizzazione del mito, al fine agitatorio di una poUtica d'espansione coloniale, offre la giustificazione retrospettiva dell'azione
presente.
II fascismo ricerca e trova nel passato, neUa Roma Imperiale,
i precedenti deUa tradizione espansionistica , i quaU vengono cosi
a costituire una connessione con il presente, una continuita storica e
culturale atta a rafforzare la tradizione stessa, la quale viene recepita
daUa popolazione inconsapevolmente, per accettazione, come una
sorta di verita e giustizia soprannaturali.
243
1929,
p. 258.
245
244
tanti della personalita nostra cosi caratteristica, per cui si puo veramente parlare di " specifice abito celonizzatore " (33).
Concetto, quest'ultime, che e chiarite neUa parte successiva dell'articolo :
La varieta del processo di colonizzazione e essenzialmente riposta nella differente concezione dei legami di interdipendenza tra il
popolo colonizzatore e le genti del territorio colonizzato. L'ltaUano,
in virtu soprattutto deUo spirito di universalita ereditato da Roma,
tende a vedere in ogni altra gente inferiore, con cui viene a contatto,
la possibiUta di fame degU eguaU e, percio, cerca di conoscere i bisogni, di comprendere le aspirazioni, di ottenere la cooperazione fino
a giungere ad elevarU a se stesso. Per questi medesimi principii Roma
riusci a fare anche di regioni lontane deUe vere e proprie propaggini
del suo grande Impero, deUe provincie, i cui elementi locaU aspiravano con tutto U loro operate al titolo di " civis Romanus " come ad
un distintivo di vera e propria dignita sociale (3*).
L'articolo prosegue poi evidenziando ed esaltando i contributi
artistici e scientifici apportati dai Romani aUo sviluppo del continente
africano, puntualizzando e ribadendo, a piu riprese, la continuita storica fra quel glorioso passato e U non meno trionfante presente:
La continuita spirituale degU ItaUani di oggi coi Romani delI'evo antico h ben manifesta (...). II soldato italiano imico fra
tutti gU altri armato di moschetto e fornito di piccone h il simbolo piu puro deUa razza itaUana e deUa sua potenza civiUzzatrice;
razza itaUana che in tutti i tempi vmse per la virtu delle armi e per il
nobile ardire e subito dopo domino nel significato latino del verbo coUe molteplici attivita pacifiche, atte a migUorare e perfezionare le condizioni morali e fisiche delle popolazioni soggiogate (...).
In Africa dove e giunta I'ltaUa e giunto il progresso, e stata amministrata la giustizia con apposite leggi, sono cadute spezzate le catene
deUa schiavitu e I'uomo sia pur negro e stato soUevato aUa sua
dignita specifica origmaria (35).
(33) S. FuMAGALLi, Lo special0 abito colonizzatore della razza itaUana,
luglio 1940, p. 964.
(34) Ibidem, p. 964.
(35) Ibidem, pp. 966-967.
246
247
114.
1929,
249
248
fronteggiare la supremazia dell'imperialismo straniero, ormai impegnato nella spartizione del mondo per I'accaparramento deUe materie
prime e dei mercati.
La Rivista delle colonie italiane diventa, a questo proposito, uno
dei mezzi piii qualificanti per la propaganda e la manipolazione di
questa esigenza.
Esemplificativo, a questo riguardo, e un articolo di A. V. Pellegrineschi, nel quale leggiamo:
Lottando per il possesso o per il controUo deUe materie prime
i popoli lottano per la loro stessa esistenza, piu ancora che per I'egemonia. Nella disponibihta delle cosi dette materie prime, e il fondamento dell'esistenza dei popoh e per questo soprattutto si scagUano
gli uni contro gU altri. Per I'accaparramento delle materie prime sono
scese in lotta, palesemente od occultamente, non oggi soltanto, Potenze
mondiah, per il possesso dei territori di produzione sono scoppiate
guerre sanguinose; per il controllo delle vie di rifomimento, h nato rimperiahsmo sui mari; per il monopoUo delle piti importanti materie si
sono costituiti potentissimi gruppi capitaUsti, che si sono cimentati nelle
piti torbide tenzoni. Da tempo la caccia alle risorse prime (...) si e accentuata perche se ne e allargato il consumo (,..). II problema e certamente grave e dei piu assillanti. La soluzione, dato I'enorme sonrnia
degh interessi in gioco non scaturira da una volenterosa e generale comprensione ne tanto meno da una conseguente applicaziooe dei principi
di giustizia; ormai sarebbe pazzesco formarsi illusioni in proposito perche gh awenimenti ci haimo a sufficienza illuminato sul nessun desiderio degU abbienti di andare verso i poveri e di fare loro qualche concessione (...). H problema fu sollevato per la prima volta, da un punto
di vista ufficiale, dall'Itaha (... che) povera di materie prime non omise
di riproporl(o...). Ma le nazioni ricche non vollero sapeme di discutere per giungere ad una svolta risolutiva (38).
Per il Pellegrineschi, in ultima analisi, l'espansione territoriale non
h altro che il manifestarsi della necessita di soprawivenza di un popolo . La conseguente reaUzzazione di questo consacrato diritto
h pero ostacolata daUa voracita di potentissimi gruppi capitaUsti ,
di fronte ai quaU nessuna argomentazione, basata su equita e giu(38)
A . V . PELLEGRINESCHI,
1940, pp. 923-925.
250
251
delle materie vitali, dei cosiddetti prodotti chiave, pretendendo, percio, di fare il cattivo od il bel tempo a loro piacimento a secondo la
loro convenienza, sulla vita e suU'esistenza delle genti. Ma a questo
riguardo si sta realizzando ora un nuovo e piii giusto ordine di cose (41).
Se e vero che la lotta di classe aU'interno della Nazione viene negata, altrettanto vero e I'aver elaborato una sorta di grossolana interpretazione della stessa rapportata a Uvello intemazionale, in cui i termini dello scontro non sono phi capitale-forza lavoro, borghesia-proletariato, ma popoU-poveri contro popoli-ricchi, popoli-fecondi contro
popoli-steriU.
II mito della vittoria mutilata , I'esaltazione demagogica deUa
fecondita del popolo itaUano, della sua potenzialita espansiva, della
sua funzione civilizzatrice costituiscono i caratteri dominant! deUa copertura ideologica dell'imperialismo fascista, della sua giustificazione
storica.
I temi deUa conquista di nuovi mercati, deU'accaparramento deUe
materie prime vengono filtrati, nelle pagine deUa Rivista, attraverso
eclatanti motivazioni di ordine etico, politico e sociale.
NeUe nuove terre la nostra opera deve svolgersi a contatto di un
un mondo locale che viveva in uno stato awilente di soggezione materiale e morale. Con la costituzione deU'Impero noi abbiamo assunto
l'impegno di provvedere all'elevazione degU indigeni; e la stessa abolizione deUa schiavitii e dei tanti diritti feudal! preesistenti, creano important! doveri di tutela e di assistenza nel settore sociale ed economico (42).
I colon! vengono cioe esortati, in nome di una demagogia filantropica e civiUzzatrice , che vuole mascherare i real! rapporti
di forza esistenti fra nazione e colonia, a soUdalizzare e coUaborare con
gU indigeni, affinche gli esaUanti valori spirituaU deUa stirpe itaUana, sintetizzati in questo modo daUa figura del colono, che assurge aUa funzione di simbolo , rappresentino uno stimolo per milioni d'ltaUani.
I motivi ideologici, finalizzati a rinsanguare I'esercito dei coloni.
1940,
(41)
p.
(42)
A. V.
933.
PELLEGRINESCHI,
1938,
p.
156.
252
Conclusione.
253
254
FULVIO FULVI
258
La religione e considerata per esempio sempUcemente come pagana; non si cerca di comprendere il perche di certe cerimonie e riti
non cattoUci: questo e un Umite di monsignor Lunardi, in parte comprensibile se si pensa aUa sua posizione reUgiosa, che gU crea delle
difficoha nel penetrare nelle conoscenze pagane di questo o quel popolo.
D'altra parte I'essere un religioso gU ha procurato anche alcuni
vantaggi nel campo degU studi; in qualita di arcivescovo egU ha potuto infatti portare aUa luce document! parrocchiali, pruna mai
letti, che gU hanno consentito di ricostruire i vari movimenti storici
delle popolazioni dalla conquista spagnola in poi, fornendo un notevole contributo m questo settore.
Bisogna anche ricordare che Lunardi riesce a riunire insieme
un gruppo di medici e di biologi in Honduras con lo scopo preciso
di compiere misurazioni antropometriche piii esatte di singoU indigeni.
In seguito, appunto, a comparazioni somatiche, a scoperte archeologiche e a ricostruzioni storiche, Federico Lunardi giunge aUa
conclusione che cosi come tutto I'Honduras e da considerarsi un
paese di civiha maya, anche popolazioni indigene quali i Chorti, i
Lenca, gh Intibucanos, i Guajiquiro, gU Jicaques, i Paya ed i Chorotega sono maya.
I vari popoU awicinati e studiati dal monsignore possono essere
esaminati grazie ad una copiosa ed interessante documentazione fotografica: le fotografie riguardanti le caratterisitche somatiche delle
diverse popolazioni ritraggono individui in vari atteggiamenti cosicche il quadro umano generale risuUa complete e soddisfacente sotto
ogni pimto di vista.
Altrettanto non puo dirsi deUe foto che hanno come soggetto
I'artigianato locale. Infatti, aU'mfuori deUa fabbricazione di vasi di
terracotta, non sono state documentate sufficientemente le varie tecniche artigianaU.
Si registra una vera e propria scarsezza di materiale fotografico,
ad esempio, per quanto concerne la fabbricazione di case, di barche e
di utensiU vari.
Anche i diversi sistemi di coltivazione sono trascurati (sempre
dal punto di vista fotografico), mentre i riti reUgiosi e le feste annesse sono fissati in un buon numero di fotografie.
E' da ricordare che Lunardi compilo nel 1938 uno studio sui
259
260
261
i canini superiori, in alcuni sono caduti gU incisivi: qualcuno attribuisce il fatto dei canmi sporgenti e deUa mancanza degU incisivi alI'uso esagerato di una bevanda ottenuta daUa fermentazione delle
ananas, r abacais .
Per quanto riguarda gU occhi, i Bororos presentano U plique
un po' piu stretto di quello europeo, ma non per questo si puo parlare di pUque mongoUco.
In complesso gU occhi sono piuttosto piccoU, rivolti all'insu e
uniti al naso.
II volto dei Bororos si distingue anche per gU zigomi sporgenti
e per le labbra tumide. Essi sono di statura alta e di complessione
robusta. Un fatto curioso riguarda la Ungua bororo: le donne si
esprimono nella medesima lingua degU uomini, ma il dialogo tra uomo
e donna si svolge solo di giomo.
Presso i Bororos h in uso I'endogamia, essi sposano cioe elementi
del proprio viUaggio. Le doime in genere per evitare di abortire e per
non concepire prendono delle erbe speciaU, cosi in Sangradonzo
vi erano solo pochi bambini e lo stesso in Barreiro (5).
In caso di morte, i parenti haimo cura di bmciare tutto quanto
apparteneva al defunto e in segno di lutto si tagUano i capelU; inoltre
si tagUuzzano il corpo con una conchigUa per suffragare il morto .
Le ossa vengono seppelUte neU'acqua, nel fiume o in una laguna.
Capita spesso che anche i Bororos cristiani portino via dal cimitero cristiano il corpo del loro caro per seppeUirlo a modo loro.
I Guarayos
Nel 1937 Limardi, mentre compie un viaggio m BoUvia e phi
precisamente mentre da Cochabamba si dirige a Santa Cmz, incontra gU indios Guarayos, oriundi del BrasUe, che vivono nei Llanos
del dipartunento di Santa Cruz.
Le donne portano una lunga camicia, di sohto bianca. GU uomini indossano calzoni e camicia; prima sia gU uomini che le donne
andavano completamente nudi, come raccontano gU antichi cronisti.
Non conoscono pane di nessun genere. Hanno un piatto unico
<5) Dal libretto intitolato Viaggio da Rio de Janeiro a Registro do
Araguaya, ottobre 1936.
262
che varia con le stagioni; e a base di riso con piselh, oppure b costituito da banane con piselh o anche da iucca con banane e riso.
In questo picadillo (sughetto) cuocciono la carne fresca o
secca che conservano, came ricavata daUa caccia nel bosco o dalla
pesca.
Questa pietanza ordinaria viene consumata insieme alle conchigUe che riescono a pescare.
Non viene mangiata la came di tigre, ritenuta immonda. Essi
infatti ritengono che chi la mangia impazzisce e abbmttisce e vi sono
addirittura dei Guarayos che non si azzardano a toccare il corpo di
una tigre morta.
Le dorme Guarayos partoriscono senza alcuna difficolta: il medico della Missione ebbe mfatti modo, in cinque anni, di osservare
soltanto tre parti difficiU.
II bambmo h accolto da una donna che immediatamente contrae parentela con il bambmo e gU assegna il nome. Poi viene lavato
e la madre deve astenersi da certe carni: assoluta e la proibizione di
mangiare came grassa di porco.
II padre del bambino deve osservare un'astinenza simile, che
dura piti o meno un mese dal momento del parto.
Un parente vecchio della famiglia da un soprannome al bambino, che lo accompagnera per tutta la vita, a meno che un grosso
awenimento non venga a cambiarlo: questi soprannomi presso i
Guarayos sono piii conosciuti dei nomi propri.
I Guarayos non apprezzano molto la vergmita, tanto che dicono
sempUcemente: Non e stata violata o Non e stata toccata .
Per il gran rispetto che hanno verso i padri, i Guarayos prendono per marito o per moglie quello o queUa che i padri scelgono
per loro.
Da questa consuetudine, com'e facUe comprendere, derivano
spesso situazioni incresciose, per cui i missionari hanno cercato di
eliminare I'usanza del matrimonio obbUgato.
La piii comune malattia e la malaria. Quando ne sono colpiti
i Guarayos si stendono suU'amaca e adoperano per cura tutti i rimedi
che conoscono; solo se la malattia si estende ricorrono alio stregone
che diagnostica la causa deUa malattia (o e un osso rimasto neUo stomaco o una spina che un aUro stregone ha messo invisibihnente neUa
parte malata).
GU stregoni massaggiano energicamente la parte malata e con
263
265
264
robuste. Sia gli uomini che le donne soffrono di verminosi, che provoca il colore paUido caratteristico del loro volto.
Durante la sua visita mons. Lunardi fotografo una donna con
i piedi ritorti, che teneva in collo una bimba anch'essa con i piedi
ritorti. Mi si e detto egh spiego in seguito che gli indigeni
in genere storpiano a volte i piedi ai figli per avere sempre qualcuno
che non possa camminare bene e stia in casa a fare le frecce per gh
altri (6).
Per il matrimonio non esiste presso i Siriono una cerimonia
speciale.
I due sposi, tinti col rosso di urucu (bixia orellana) e adomati
di penne, si ritirano per qualche giorno da soU nel bosco. Quehi che
rimangono bevono chicha e ballano.
I Siriono non sono pohgami, ad eccezione dei capi delle tribti,
e non praticano I'aborto.
L'uomo che sta per diventare padre, non rimane in casa, ma
va nella selva a cacciare fino a che non e nato il bambino. Quando h
nato, lo prende e vive con lui nell'amaca per due giorni; la madre
si sdraia sul suolo e solo di notte sull'amaca.
I membri della famigha oltre al padre e alia madre si adomano
per I'occasione di piume.
Trascorsi i due giorni, i genitori con un piccolo arco e una freccia conducono il figlio a vedere la caccia e le frutta del bosco.
Anche in questa circostanza si tingono col rosso di urucu e
la madre sparge della cenere durante il cammino.
I parenti festeggiano la nascita, bevendo la chicha e ballando.
In genere viene posto al bambino il nome dell'ammale ucciso
durante la caccia del padre nel bosco. AUrimenti gh danno il nome
di una parte del suo corpo, per esempio Eityaa , che significa
Ha il piede ritorto , oppure Erresanumbi , che significa Ha
gli occhi azzurri .
Pero quando al bambino capita qualcosa di particolare, gh cambiano nome: uno che precipito daU'albero fu chiamato Goie ,
che vuol dire per I'appunto caduto daU'albero .
(6) F. LUNARDI, / Siridno, Firenze
1939,
p.
13.
267
266
chiamano iso-si (Uana bianca): serve per la febbre, per le malattie deUa pelle e per il morso dei serpenti.
Usano mangiare una specie di brodo o minestra ottenuta facendo cuocere neU'acqua alcune frutta; inoltre mangiano came di
caccia e di pesca, oltre aUa frutta silvestre. Place loro molto anche la
papaia.
Per mangiare, al posto del cucchiaio, usano la valva di una
conchigUa.
Iniziano la loro giomata molto presto. Appena alzati vanno
tutti al fiume a lavarsi, ad eccezione degU anziani, che lo fanno molto raramente. II bagno viene fatto anche se fa freddo, in questo caso
subito dopo accendono il fuoco per asciugarsi.
II fuoco sta sempre acceso neUa capanna e quando vanno nel
bosco portano con se un tizzone acceso.
L'altezza di un arco dei Siriono h di circa due metri e trenta
centimetri e la freccia puo arrivare fino a tre metri.
Le punte delle frecce sono diverse; generahnente sono di pahna
durissuna o chonta , fini come un grosso lapis. Altre, che servono
per pescare, hanno la stessa punta alia quale e aggiunta una punta
di pesce con una punta rinforzata, che forma come un gancio, in modo che una volta entrata non possa piii uscire:
Tirano alia vittima indirettamente; dot, puntando all'aria, molto
alto, per far cadere la freccia perpendicolarmente sul bersaglio.
Credo che cio si debba alle necessita del bosco dove vivono, perche
il folto della vegetazione impedisce di tirare direttamente.
Tirano anche quasi orizzontalmente, per6 sempre piu alto del bersaglio (9).
I Siridno hanno delle recitazioni ritmiche che usano nelle danze. La danza degU uomini e queUa delle donne e assai diversa. Le
donne si mettono in circolo, incrociando le braccia con le compagne
e ponendo le mani sugU omeri deUe altre due successive.
Cosi, tutte strette, cominciano a battere le siUabe deUe parole
di una frase, ripetendo poi tutta la frase ad ogni momento. Intanto si
spostano insensibihnente in tondo, alzando un po' un piede dopo I'altro, e, muovendo ritmicamente le anche e il corpo, imprimono a tutte
(9) F. LUNARDI, /
269
268
se stesse un movimento insensibile, quasi rotatorio. II movimento ritmico varia secondo la frase che compone il canto.
Gli uomini invece in circolo, incrociano le braccia coi compagni
fino ad arrivare a tenersi con le mani dei due compagni che seguono agU
immediati, appoggiandole dietro i lombi, tutti stretti uno all'altro.
Cosi, gli omeri ricurvi all'indietro e la faccia rivolta alia luna, battono forte i piedi alzandoli un trenta centimetri dal suolo, uno dopo
I'altro, facendo un movimento in circolo, lentissimo e insensibile, spingendo di quando in quando in avanti e in dietro, di maniera che il circolo prende la forma di un ovale. Dicono, calcando brutalmente gli accenti, ossia le sillabe lunghe, parole brevi, gridando ad ogni sillaba; e
ogni volta ripetono nello stesso modo brutale (}^).
II dio dei Shiono e Amey, che significa il nonno , il padre
antico o il gran padre. 6 chiamato anche Ama , che vuol dire dio
dei temporah. Quando piove dicono che il dio sta piangendo: per
esempio, se piove mentre uno si allontana, dicono che h il dio che
piange perche quello se ne va. Se lampeggia dicono che il dio h furioso per qualcosa: i tuoni sono il segno che sta parlando forte per
qualche male commesso.
Per i Siriono sono buoni coloro che compiono i doveri che spettano loro: gU uomini devono essere bravi cacciatori per nutrire la
famiglia, le doime devono filare, cucmare e aver cura dei figh.
QuelU che non compiono i loro doveri sono i cattivi e da morti
si trasformeraimo in animaU vaganti. I buoni saranno feUci, ma i
Siriono non ci sanno dire come,
Anche i Siriono, come i Guarayo, non possono uccidere il cane,
per cui, quando vogUono uccidere un cane, lo legano ad un albero
nella selva perch6 perisca da se di fame.
Chi uccide un cane e destinato mfatti (secondo la loro credenza) a trovare neU'aldili tm cane enorme, che e il gran padre dei cani
e che lo sbranerk.
Diverse sono le steUe conosciute dai Siriono, ma poche le costellazioni.
La luna h chiamata Tyasi e il sole Tenda , Marte, per
la sua luce rossastra, Urubti (ucceUo awoltoio mangiatore di
carogne). Espero e chiamato Urubii ira , che significa compagno
di Urubti. Venere la chiamano Seberi , cioe fantasma. AUa Luna
(10) F.
LUNARDI, /
Siridno cit., p.
30.
e destinato im culto particolare: si regolano suUe sue fasi e le rivolgono le preghiere e le danze.
La lingua h molto primitiva, monosillaba nelle sue radici e molto
precisa e ricca di parole che si formano per la maggior parte con monostllabi.
E' molto melodiosa e si presta moltissimo al ritmo. Una persona
attendibile, che Ii conobbe abbastanza nel tempo passato era di opinione
che i Siri6no, che abitano la parte orientale, siano venuti dalle parti del
Paraguay.
In Bolivia, al contrario, si ha in genere I'opinione che la loro non
sia lingua guarany , e con un certo fondamento...
Come buona conclusione suU'origine degli indigeni Siriono si potrebbe considerare quella che mi dette il signer Don Pablo Busch, padre
deU'attuale Presidente di Bolivia, in La Paz il 2 0 dicembre 1937.
Egli abita da moltissimi anni in Nuflo de Chavez, conosce il Beni,
tutto U territorio di Santa Cruz e gli indigeni che vi dimorano e per di
piu e medico ed ha dovuto trattare con molti di essi.
Mi disse che i Siriono devono essere gli autoctoni e che i Guarayo
ai quali essi tengono soggezione, devono essere i conquistatori.
I Siri6no della parte orientale del territorio da loro abitato, si sottomisero e vissero timorosi dei Guarayo, assimilando in parte i costumi
e la lingua per il contatto avuto con loro (ii).
/ Paya
I Paya si trovano nei viUaggi di El Carbon, suU'altipiano che
sovrasta la valle dell'Aguan e di El Dulce Nombre de Jesus de Cuhni,
nell'alta valle del Rio Guampu, in Honduras.
II territorio paya e tutto montagnoso, accidentato e diviso in
valU ora morbide ora scoscese, intervaUate da catene montuose che
in taluni punti elevano creste asperrime ohre i 2500 metri.
II tipo paya e caratterizzato da statura piccola (Lunardi, per gU
indigeni di El Carbon, ci ha fomito le seguenti misure medie: uomini
cm. 158,5; donne 155,0) collo corto, zigomi sporgenti, labbra grosse, naso piccolo e piatto, capelU neri e folti, colorito bruno-giallogno(11) Per una valutazione del contributo dato da Federico Lunardi
alia conoscenza dei Siriono. rimandiamo aU'articolo di S. ALEOTTI SPOTOMJO,
L'attivitd^ scientifica di Federico Lunardi in Bolivia, in Miscellanea di Storia delle esplorazioni II (Studi di Storia delle esplorazioni, 5), Genova, 1977,
pp. 213-224, al quale rimandiamo pure per ulteriori indicaziom biografiche
e bibliografiche su Federico Lunardi.
270
271
II matrunonio non e caratterizzato da nessuna cerimonia speciale: il giorno del casamiento i parenti ballano; lo sposo porta
poi la spesa neUa nuova casa o alia casa del padre o alia casa deUa
sposa.
Forniti di vista ed odorato eccellenti, gh uomini Paya si riuniscono a gruppi per inseguire, con I'aiuto di cani, gh animah selvatici
propri del loro habitat: il cervo, il pecari, I'armadillo, il tapiro,
le scimmie e vari uccelh.
La pesca e praticata di notte con la luce per attirare il pesce;
usano il machete (cohellaccio), I'arpione e anche le reti.
La morte era ritenuta, una voha, opera di stregoneria e i moribondi erano abbandonati nella foresta o uccisi.
Dopo I'arrivo dei missionari, questi costumi sono stati abbandonati, ma e rimasto il tunore magico della morte e degh spiriti mahgni che I'hanno provocata, tanto e vero che gli oggetti del morto,
particolarmente il letto, vengono buttati via e la casa resta abbandonata.
Nella fossa accanto al cadavere sono messi oggetti come il coltello, I'ascia, la vanga.
Le malattie che sogliono colpire i Paya sono numerose, come la
sifihde, il catarro (affezioni polmonari in genere), i vermi mtestinah,
le febbri intermittenti, ecc.
Quando una persona e colpita da febbre viene portata m riva
ad un fiume, awoha in una coperta e messa a giacere sopra un alto
letto a graticciato. Poi si accende un fuoco sotto il letto in modo da
far sudare abbondantemente il malato; quando e ben caldo il malato
viene immerso nelle acque del fiume, poi asciugato.
Anche i feriti di arma da fuoco o da taglio (non frequenti, poiche i Paya sono miti di carattere) si curano con frequenti bagni nei
fiumi.
II Paya per eccellenza e pescatore e cacciatore e non agricpltdte:
viveva alle origini tra le selve delle regioni calde, pertanto, bbbligato
per le circostanze a salire in regioni di maggiore altezza e di m!w tonperatura, muore, in genere di mai di costato, come chiamano la Jpobnonite e di tisi come i Jicaques. La sua cultura attuale e la sua llxtguA non
e del tutto I'originaria, che dovette essere molto sempUce,.. _
Molte parole sono derivate dal contatto con i Maya deUa;dWiaDKB
e con gli indios di ogni genere (Caribes, Zambos, Sumos).-. ^ ' ^ ^
272
In effetti molti dei costumi dei Paya sono comuni agli altri indios
e alle popolazioni con le quali vennero in rapporti (12).
Per quanto riguarda I'origine del popolo Paya, Lunardi ne sostiene I'appartenenza al ceppo Maya. Inoltre, grazie a documenti
storici ritrovati in archivi parrocchiali, egh ha potuto ricostruire gU
insediamenti dei Paya durante le Reducciones spagnole del XVIII
secolo.
Gli Intibucanos
Gli Intibucanos appartengono al gruppo dei Lenca, abitante la
parte centro-occidentale dell'Honduras.
IntibucEl h il centro abitato che ha dato loro il nome e Intibuck
h anche la circoscrizione ammmistrativa di cui gU Intibucanos occupano una parte e che ha per capitale la cittadina di La Esperanza.
Sul significato del loro nome Federico Lunardi ha fomito una
spiegazione fondata su radici della hngua maya.
Secondo lui Intibuca sarebbe costituita dalla particella In ,
che significa mio, da Ti, particeUa di luogo, e da buc , che
significa zona montagnosa, montagna, per cui Intibuca significherebbe la mia montagna.
In base alle sue misurazioni dirette, egh fisso per gh uommi la
statura media di 155 cm e per le doime di 148 cm.
II cranio h nella maggior parte dei casi brachicefalo, la faccia
e larga, le pinne nasah piuttosto aUargate, I'occhio presenta una heve
phca mongohca e il colore della pelle varia da un bmno intense ad
un giallo-brano.
In genere la hngua degh Intibucanos, I'mtibuca (ormai scomparsa) e ritenuta appartenente al gruppo hnguistico Lenca, ma Lunardi nega I'esistenza di una lingua Lenca, sostenendo che il Lenca
non esiste e non e mai esistito: Lenca sarebbe soltanto un nome che
gh Spagnoh attribuirono a certi gmppi Maya, quando nel XV secolo
invasero I'America Latuia.
II mais e l'ahmento principale degh Intibucanos: con esso preparano le tortiUas e il tamal , i loro cibi tradizionah.
II cosidetto tamal non e altro che I'insieme deUa pasta di
(12) F. LUNARDI, LOS
galpa, 1943, p. 4 2 .
273
mais con fagioh piccoli e colorati, che viene fatto cuocere per tre ore,
ricoperto da una fogha di banano.
Anche il riso e un alimento largamente consumato insieme con
la frutta e la verdura.
Per quanto riguarda la came, di sohto essi si cibano di came
di uccelh, specialmente in occasione di ricorrenze rehgiose.
La bevanda piu diffusa e la chicha , ottenuta dal mais; presso gh Intibucanos il suo consumo e connesso molto spesso a cerimonie religiose, cosicche e quasi sempre un rito here la chicha .
La casa intibucana e di legno e di forma rettangolare, le pareti
sono composte di pali ricoperti di fango all'estemo, il tetto in genere
e costituito da canne di bambii.
II letto e una specie di graticciato di canne sospeso sopra un'armatura di travi appoggiata su dei grossi pioh a forceUa.
Numerosi sono i vasi di terracotta che si trovano aUi'ntemo delle
abitazioni, vasi a forma di zucca e di chicchera.
Gh Intibucanos indossano camiciotti di cotone o lana e calzoni
aU'europea; le donne vestono i guipiles (p) per lo piii bianchi.
Vanno scalzi, alcuni pero portano dei sandah di pelle bovina o di
cervo o di pecari.
Non vi sono cerimonie particolari quando nasce un bambmo;
la puerpera non puo mangiare la came di maiale ed altre sostanze
grasse. II nome del piccolo viene dato dai parenti piii vecchi, poi si
beve chicha e si baUa.
Un tempo, colui che intendeva chiedere la mano di una ragazza
deponeva una fascina di legna davanti aUa casa deUa doima: se essa
la raccogheva il matrimonio era fatto. Ai tempi di Lunardi si chiedeva invece la mano deUa ragazza al padre della stessa.
II matrimonio e contratto spessissimo tra elementi deUo stesso
viUaggio e I'eta degU sposi e giovanissuna: in media dodici anni la
ragazza e quindici lo sposo.
GU Intibucanos mostrano nei confronti deUa morte indifferenza e apatia.
II morto viene lavato, messo sul letto, se lo possiede, oppure su
deUe pelU, o addhittura in terra, e viene vegUato.
Durante la veglia appositi lamentatori proclamano i meriti del
(13) Tunica di cotone, senza maniche aperta fino ai fianchi, con ricami.
274
275
276
277
SILVIO ZAVATTI
IL DISINTERESSE ITALIANO
PER L E R E G I O N I P O L A R I
Da lunghi anni scrivo su questo argomento, perche appare sempre piu strano che I'ltalia abbia dimostrato un disinteresse cosi tenace e cosi assoluto nei riguardi delle regioni polari (i).
Non voglio scomodare i Caboto, Verrazzano, gli Zeno o altri
oscuri marinai di origine italiana che batterono rotte polari o subpolari, perche si tratto sempre di navigatori che realizzarono i loro
progetti al servizio di re e di imperatori stranieri, le cui idee sia
pure commerciali erano ben chiare e molto lontane dalle beghe
quasi provinciali dei vari staterelli attestati nella penisola italica.
vero che I'ltalia come stato unitario e quindi come potenza navale
e commerciale non esisteva nemmeno nella mente di nessuno dei
vari principi, doghi, duchi, ecc. tutti intenti a farsi guerre e a scalzarsi troni e sedie, ma e altrettanto vero che le ricchezze e i mezzi
navah non mancavano. La Repubblica di Genova, pero, tera impegnata a guerreggiare contro Pisa e Venezia per assicurarsi traffici piu
ricchi; quella di Venezia seguiva la stessa strada e tutta la sua poMtica estera si riduceva ad assicurarsi commerci lungo le coste dalmate e nel Medio Oriente; i Medici erano tutti intenti a proteggere
artisti, a far divertire i popolani e a prestar quattrini a imperatori e
papi per ricavame enormi interessi finanziari e poUtici; le province
meridionali erano semplicemente una miniera che rendeva denari attraverso un odioso sistema di tasse studiato in modo da spremere
la povera gente e legare al carro dei padroni gli ambiziosissimi nobiU
che diventavano lacche del potere; i capitani di ventura diventati padroni della Lombardia non sapevano far altro che combattere con
(1) S. ZAVATTI, L'importanza scientifica delle esplorazioni polari, in
// Resto del Carlino, Bologna, 16 luglio 1938; IDEM. La Sfinge bianco, Predappio, 1939; IDEM. La Severnaja Zemlja (Terra del Nord), in Geopolitica,
Milano, n. 2, 1942; IDEM, Le regioni polari e I'ltalia, Forli, 1944; IDEM,
Assenti come sempre, in // Paese, Roma, 11 gennaio 1958 (articolo di fondo); IDEM, Ricerca e collaborazione, in // Polo, XXXI, 1975, pp. 56-59.
282
le arini e coi veleni; i Savoia, triste genia di eterni saltimbanchi politici, avevano il loro da fare per assicurarsi il potere su qualche castello o su qualche vallecola di confine; la Chiesa e il suo monarca si
mantenevano a galla usando indifferentemente e in parti uguali la
croce, I'inquisizione, il veleno e il nepotismo, per dominare il mondo
cattolico e apparire sempre i primi della classe nelle contese con gli
imperatori.
Naturahnente questo quadro politico-economico e schematizzato aU'estremo, ma e sufficiente a far capire il perche dell'assenza
deiritalia da qualsiasi grossa iniziativa di carattere esplorativo ed in
particolare da quelle relative ai territori polari. In altre parole, I'ltalia
non c'era ed era impossibile sperare che dal nulla potesse nascere qualcosa.
Del resto, chi pensava all'Italia come stato unitario? Nemmeno
Dante, che era attratto dal suo sogno di una monarchia universale;
Petrarca, fra i belati d'amore, ne fece un timido accenno; MachiaveUi forse sogno questo stato, ma basato su tanti intrighi, vigliaccate
e delitti che e da ringraziare il destino che nessuno gli abbia dato
retta. Anche in pieno Ottocento, Camillo Benso di Cavour si adopero a ingrandire il Piemonte e I'idea di un'ItaUa unita gli entro in
testa, anche se con riluttanza, quando gliela ficcarono Mazzini e Garibaldi.
In un tale contesto, come si poteva pensare di organizzare una
spedizione polare? In realta alle regioni polari qualcuno rivolse il
pensiero, ma solo come luogo potenziale per fondarvi una colonia
penale! (2). Al Piemonte ingrandito e all'Itaha rabberciata alia meno
peggio non parve vero di rivolgere lo sguardo ancora infantile alI'Africa come alia terra promessa dove secondo i sogni era facile arricchirsi spogliando popolazioni e terre, beninteso in nome
della civilta, della cristianita, ecc, ecc.
Interesse economico e militare, mai o quasi mai un progetto
scientifico, e cosi coUezionammo una lunga serie di batoste, di cadaveri, di bancarotte.
Nemmeno gli antropologi fecero molto per la conoscenza delle
popolazioni polari e si Hmitarono a studiarne alcuni crani conservati
(2) S. ZAVATTI, L'ltalia pensd a una colonia penale in Groenlandia?,
in // Polo, aprile-giugno, 1970, pp. 5-6.
283
284
285
manie esplorative alia cerchia dei navigli ! II che dimostra che anche
I'uomo della prowidenza non aveva capito un bel nulla dell'importanza delle spedizioni polari, tanto che pochi anni dopo rovino
definitivamente I'ltalia col suo chiodo fisso dell'impero che formo
proprio negU aimi che stavano segnando invece la caduta delle idee
colonialiste e imperiali. Sempre in ritardo sul passo della storia!
Dal 1928 fino alio scoppio della seconda guerra mondiale, solo
una spedizione alpinista, quella di Leonardo Bonzi, opero in Groenlandia, dove consegui anche alcuni risultati geografici testimoniati
ancor oggi da alcuni toponimi italiani nella regione di Scoresby Sound.
Mentre la guerra, pur essendo ancora in atto, volgeva rapidamente alia fine, preparai i piani per fondare in Italia un Istituto
Geografico Polare che aveva, fra i suoi molteplici scopi, anche quello
di organizzare spedizioni scientifiche nelle regioni polari. Senza aiuti
finanziari e nell'indifferenza piti assoluta della classe politica e scientifica, la vita non fu facUe e tutta la storia di questa tribolata esistenza
e ampiamente documentata negli oltre trenta grossi volumi dell'Archivio deiristituto, nelle notizie pubbhcate nelle pagine della rivista
II Polo e in altre pubblicazioni (5).
Vicino a questa vita tribolata si collocano, di contro, gli incontestabili successi ottenuti: una Missione scientifica nell'isola Bouvet
(Antartide), sei spedizioni scientifiche nell'Artide con ottimi risultati
geografici, etnografici, medici, cartografici, meteorologici; una Biblioteca polare, che coi suoi quasi 11.000 fra volumi e opuscoli e Tunica
esistente in'ItaUa e una delle piu importanti del mondo (6); un Museo Polare unico in Italia CO; I'organizzazione e lo svolgimento di un
Congresso Polare intemazionale sul lavoro svolto dagli Istituti Polari per la conoscenza dell'Artide (8); la pubblicazione di una rivista
polare, dapprima semestrale poi trimestrale, che esce regolarmente
(5) S. ZAVATTI, Storia esemplare di due tnancate spedizioni polari,
Roma, 1975, pp. 24.
(6) S. ZAVATTI, La Biblioteca dell'Istituto Geografico Polare, in, II
Polo, XXXI, 1975, pp. 95-99; P. MANZI, Due biblioteche e un bibliotecario
singolare, in Almanacco dei Bibliotecari Italiani, Roma, 1972.
(7) S. ZAVATTI, Guida del Museo Polare di Civitanova Marche, Cava
dei Tirreni, 1977, pp. 62, ill. b. n. e a colori.
(8) S. ZAVATTI (a cura di ...), Atti del Congresso Intemazionale Polare. L'opera dei centri di ricerche artiche per la conoscenza del mondo
polare, 18-21 novembre 1970, Civitanova Marche, 1971, pp. 183.
286
dal 1945 ed e gia giunta (1978) al suo trentaquattresimo anno di vita (9); la pubblicazione di un boUettino bibliograco nel quale si da
notizia di tutte le nuove accessioni; la partecipazione a Congressi internazionali; un numero ormai imprecisabile di conferenze.
Tutto questo intenso lavoro, svolto all'insegna della piti stretta
economia e del piti grande sacrtficio personale, ha dato senza dubbio
i suoi frutti, specialmente fra la gente comune (i visitatori del Museo
Polare hanno raggiunto il numero di mille al mese), ma anche fra i
responsabili della vita italiana: un po' meno fra gU studiosi, chiusi
nella propria gelosia di potere o ciechi davanti al mondo che cammina. E' sufficiente citare che al Congresso Polare sopra citato era
presente, in rappresentanza della Societa Geografica Italiana, un illustre geografo, il quale, nel suo intervento ebbe il coraggio di affermare che invece di istituire una cattedra imiversitaria di studi polari
era meglio aiutare le spedizioni alpinistiche che andavano in Artide!
Le due cose, naturahnente, stanno fra loro come i cavoh a merenda,
tanto che gU alpinisti presenti al Congresso sentirono il bisogno di
presentarmi le loro sense e di assicurarmi che in una simile affermazione non entravano minimamente. Non accenno, poi, ai commenti,
orali e scritti, dei delegati stranieri! Sulla questione di una cattedra
universitaria polare sono ritomato altre volte, sia con gli scritti (i),
sia con un'azione pratica presso I'Universita di Urbino, dove sembrava che I'istituzione di una tale cattedra fosse ormai una cosa sicura dopo anni di paziente lavoro. All'ultimo istante, pero, tutto ando
a monte con la scusa naturahnente falsa che aVrebbe fatto
ridere una cattedra polare in mezzo aUe collme! i}^).
L'istituzione delle Regioni fece nascere nuove speranze. Poiche
ristituto Geografico Polare ha sede nelle Marche, mi rivolsi a quegli
organi regionaU. Dapprima, nella caotica fase istituzionale, ebbi
molte, ma vaghe, promesse. Era comprensibile questo atteggiamento
(9) S. ZAVATTI, Indici trentennali della rivista II Polo , 1945-1974,
Civitanova Marche, 1975, pp. 55.
(10) S. ZAVATTI, Per una cattedra di Geografia Polare, in II Polo,
XXIII, 1967, pp. 1-2.
(11) Molta di questa storia penosa e documentata nell'Archivio dell'Istituto, ma per una parte non c'e traccia, perche la controparte preferiva parlare con me senza testimoni o usare il telefono: vale a dire la
tecnica al servizio del gesuitismo modemo!
287
288
zione di molti giovani laureati, con ottimi articoli, alia rivista // Polo
(P). Una di queste tesi e gia stata pubblicata (come e indicato nella
nota) ed altre lo saranno in seguito perche tanto prezioso materiale
non resti inutilizzato nella Bibhoteca deU'Istituto.
L'Enciclopedia Italiana si e rivolta all'Istituto per la compila1973, pp. 178; M. MARIUCCIA, Contributi degli Italiani alia conoscenza
dell'Antartide, Genova, 1973, pp. 103; A . FIORINA, Le spedizioni polari in
dirigibile, Torino, 1973, pp. 196; S. PRAT, Le spedizioni polari di Umberto
Nobile, Genova, 1972, pp. 248; O . DODERO, La partecipazione degli italiani
alle spedizioni artiche (1850-1900), Genova, 1972, pp. 159, XXII; R. PETRUCCIONE, Ricerche sull'attivitd di Silvio Zavatti, Genova, 1972, pp. 221,
V I ; M. DEL PRETE, Ricerche sulla densitd della popolazione del Canada,
Bologna, 1971, pp. 77; P. GUIDO, I voli polari di Amundsen e I'ltalia, Genova, 1978, pp. 109, ill. f.t.; A . P. VIGANIGO, La corsa al Polo Nord dal
1946 al 1975, Genova, 1977, pp. 84; G. CASACCIA, La spedizione polare
del Duca degli Abruzzi, Genova, 1977, pp. 157; M. G. FAGGIN, / rapportl
tra Italia e Groenlandia dal Medioevo ad oggi, Genova, 1976, pp. 120;
A. BALLARINO, II tentativo antartico di Giacomo Bove alia luce di documenti inediti, Genova, 1977, pp. 154, IX; N. CAMPANA, Gli Eschimesi e la
loro realta socio-ambientale, Bologna, 1976, pp. 215; G. MORA, La controversia Cook-Peary per il raggiungimento del Polo Nord, Genova, 1976,
pp. 228; A . RAPETTO, Francesco Negri e il suo Viaggio Settentrionale,
Genova, 1976, pp. 245, ill.; G. Rosso, // Passaggio a Nord Ovest fino alI'ultima spedizione Franklin, Genova, 1975, pp. 300, ill. f.t.; A . PAQUET,
Ethnomusicologie de Societes Esquimaudes, Parigi, 1976, pp. 72, V I I ; C.
FRECCERO, Le spedizioni di soccorso per il dirigibile Italia, Genova,
1975, pp. 175, cartine f.t.; M. DEL PRETE PACETTI, Fronte polare e anecumene artica, Bologna, 1974, pp. 145, carte; V . PRAT, Felice Pedroni, il
fondatore di Fairbanks, Genova, 1975, pp. 110; A . DE MOLFETTA, Storia
ed attualith della caccia alia balena, Roma, 1973, pp. 297, 92, cartine.
Una di queste tesi h stata pubblicata e con essa ITstituto ha dato
inizio a una CoUana di Studi Polari : G. MORA ZERBINI, La controversia
Cook-Peary per il raggiungimento del Polo Nord, Civitanova Marche, 1977,
pp. 341, ill. e carte. Con presentazione di F. Surdich e prefazione di S.
Zavatti.
(13) M. DEL PRETE PACETTI, La densita della popolazione nel Canada,
in // Polo, XXVIII, 1972, pp. 39-48, con due grandi carte; G. ARDOINO,
/ principali articoli pubblicati nella rivista II Polo dal 1944 al 1972,
Ibidem, XXX, 1974, pp. 28-36; S. PRAT., Materiale relative agli Eschimesi
nel Museo dell'AISA a Genova, Ibidem, XXX, 1974, ipp. 82-84; P. CERRUTI,
Un problema insoluto della vita del missionario Emile Petitot, Ibidem,
XXXI, 1975, pp. 1-7; G. ARDOINO, Censimento delle opere polari esistenti
nelle biblioteche italiane, Ibidem, XXXI, 1975, pp. 11-15; A . D E MOLFETTA,
L'ambra grigia. Ibidem, XXXI, 1975, pp. 16-17; S. PRAT, / / volo transpolare del Norge: cronaca di una grande impresa. Ibidem, XXXI, 1975,
289
zione di alcune voci polari da includere nei due volumi di aggiornamento di prossima pubbUcazione; molte riviste itahane ed estere
e quotidiani di importanza nazionale fanno la medesima cosa, case
editrici richiedono notizie e materiale fotografico, numerosissime scuole e associazioni culturali organizzano conferenze polari e proiezioni.
Come si vede, l'opera di propaganda e di penetrazione attuata
daU'Istituto ha dato i suoi frutti, tanto piii notevoli se si considera il
fatto che il personale e rappresentato soltanto dall'autore di questa
noted
Un consistente contributo annuo regionale darebbe la possibility di assumere un giovane laureato con grande vantaggio per tutti.
Infatti c'e un aspetto fondamentale nella vita deU'Istituto per il quale
non si vede ancora nessuna possibilita di soluzione, e cioe la continuitd di quest'opera.
Nell'intento di awiare a soluzione un tale problema, una decma
di anni or sono flrmai un accordo con rAmministrazione Comunale
di Civitanova Marche, secondo il quale mi impegnavo a lasciare al
Comune tutte le coUezioni polari all'atto del mio coUocamento a
riposo come Direttore di quella Biblioteca Comunale: in cambio avrei
ricevuto un contributo annuo per aggiomare la BibUoteca Polare. II
Comune non ha mantenuto i suoi unpegni, ma un paio di anni or
sono la Giunta al complete mi chiese di preparare una bozza deU'atto
di donazione con tutte le assicurazioni che richiedevo. Una delle clausole prevedeva I'assunzione di un laureato. Da allora non ho saputo
piti nuUa ed ora e attiva la cosidetta legge Stammati , secondo la
quale gU enti locaU non possono assumere nuovo personale. Naturahnente U Comune ha ora buon gioco, ma prima poteva risolvere il
pp. 60-65; G. ARDOINO, Personaggi e luoghi polari nei francobolli europei.
Ibidem, XXXI, 1975, pp. 66-70; V . PRAT, Felice Pedroni, il fondatore di
Fairbanks {1858-1910), Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 9-10; G. Rosso, Visita
al villaggio eschimese di Kotzebue (Alaska), Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 6-8;
A. RAPETTO GHIONE, La carta del viaggio di Francesco Negri (1663 - 1666),
Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 21-25, con una carta f.t.; G. Rosso, Nota sul
Diario inedito di Umberto Cagni, Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 56-58; IDEM,
Notizie tecniche sull'oleodotto dell'Alaska, Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 77-80;
C. CAMPANELLA, / / carteggio di Padre Pasquale Tosi, Ibidem, XXXIII, 1977,
pp. 81-84; G. MORA ZERBINI, Una polemica intorno a Frederick Albert
Cook, Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 86-90; C. CAMPANELLA, Curiosita ala-.
skane del secolo scorso. Ibidem, XXXIV, 1978, pp. 64-66.
290
291
voro deU'Istituto Luce per la reaUzzazione di un documentario intitolato Continente di ghiaccio (}^y, una spedizione 'alpinistico-scientifica
organizzata e diretta da un industriale mUanese e dalla quale I'lstituto
si dissocio non appena capi che alcuni aspetti erano poco seru (i^); e,
mfine, la spedizione guidata dal Capitano di Fregata Flavio Barbiero,
che compi alcune ricerche intese a provare una sua teoria circa I'ubicazione deU'Atlantide in Antartide i^).
Se tutte queste spedizioni non diedero molti risultati scientifici,
ebbero pero il merito di spingere certi organi di stampa a parlare,
finalmente, dell'assenza itaUana dall'Antartide e a rimettere in moto
I'azione, iniziata vent'anni fa daU'Istituto, per far sottoscrivere alI'ltaUa U Trattato Antartico, primo passo per ima presenza stabile
itaUana in Antartide. Purtroppo si e partiti male, perche s'invoca
questa nostra presenza non in nome deUa Scienza, ma in queUo molto
piii prosaico del future sfruttamento minerario e di queUo immediato
del kriU!
Come si vede, piu che di colonie penaU e di sfruttamento economico ritaUa non riesce a parlare, cosa che dimostra come la retorica passata e la sbomia imperiale non siano state ancora completamente digerite e smaltite.
Comunque la Societa Geografica ItaUana ha annunciato una tavola rotonda sul problema deUa nostra presenza in Antartide e speriamo che qualcosa di buono ne derivi, al di la deUe molte chiacchiere
che si faranno.
In definitiva mi sembra di poter cogliere i motivi deUo scarsissimo interesse itaUano per le regioni polari in una insufficientissima
conoscenza che gU studiosi di casa nostra geografi, storici, economisti, geologi, ecc. hanno di queUe regioni; neUa faciloneria poUtica che ha caratterizzato la nostra classe dirigente dal 1860 in poi;
(18) L. LANZILLO, Continente di ghiaccio, Firenze, 1976, pp. 122, ill.
(19) S. ZAVATTI, La spedizione antartico italiana e il Diritto Internazionale, in II Polo, XXXII, 1976, pp. 44-46; F. BARBIERO, Ritrovamento
di tronchi fossili nella Admiralty Bay, King George Island, South Shetland,
Ibidem, XXXII, 1976, pp. 62-65, cartina; G. C. CORTEMIGLIA, A . GANDINI,
R. TERRANOVA, Caratteri meteomarini della Baia Ezcurra, King George Island
(South Shetland, Antartide), Ibidem, XXXII, 1976, pp. 85-117, cartine e
diagrammi; U. ALBERICO, Antartide, Milano, 1976, pp. 191.
(20) S.Z., Spedizione Barbiero in Antartide, in // Polo, XXXIV, 1978,
p. 71.
292
I N D I C E
Premessa
p.
MARISA PERROTTA,
1687
LUISA RAVOTTO,
Chiari
15
37
D O M E N I C O F U R F A R O - G I A N N A B I A N C O , L'ideologia
dell'imperialismo fascista nella Rivista delle Colonie
Italiane
F U L V I O F U L V I , / / contributo di Federico Lunardi alia conoscenza degli usi e costumi dei popoli dell'America Latina
In memoria di Giorgio
Indice
DANIELE
IN RICORDO DI GIORGIO
BO,
75
127
143
191
221
255
279
292
293