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S T U D I DI S T O R I A D E L L E

ESPLORAZIONI

MISCELLANEA DI STORIA
DELLE ESPLORAZIONI
IV

B02ZI EDITORE - GENOVA

PREMESSA

Nonostante le difficolta di ogni genere (in particolare la mancanza di qualsiasi contributo finanziario all'attivita di ricerca) nella
quale h costretta a svolgersi tutta la nostra attivita, siamo riusciti anche
quest'anno a licenziare un altro volume miscellaneo, comprendente,
secondo la formula consueta, assieme a quelU di cari amici e coUeghi,
i contributi di alcuni allievi alle loro prime esperienze.
Una parte di costoro, che si era dedicata alio studio ed all'analisi di temi e problemi relativi alia Storia delle esplorazioni polari, ha
visto invece apprezzati il loro impegno e la loro fatica dalla gentilezza
dell'amico Silvio Zavatti, che ha ospithato alcuni loro articoli nella
rivista da lui diretta: G. Rosso, Nota sul Diario inedito di Umberto
Cagni, in // Polo, XXXEI, 1977, pp. 56-58; IDEM, Notizie tecniche
sull'oleodotto dell'Alaska, Ibidem, XXXIH, 1977, pp. 77-80; C. CAMPANELLA, Il carteggio di Padre Pasquale Tosi ,Ibidem, XXXm, 1977,
pp. 81-84; IDEM, Studi linguistici di Padre Barnun, Ibidem, XXXIV,
1978, pp. 107-110.
Un sentito ringraziamento vogliamo rivolgere, infine, pure agli
amici Giulio Fiaschini e Carlo Varaldo, che hanno gentihnente permesso la pubblicazione, nell'ultimo fascicolo degli Atti della Societa
Savonese di Storia Patria (n.s., XI, 1977, pp. 131-143) dell'articolo di
A. GHIONE REPETTO, L'attivita di espansione e colonizzazione italiana in Africa orientale in alcuni periodici savonesi del periodo postunitario Q870-1899).
FRANCESCO STJRDICH

MARISA PERROTTA

BREVI CONSIDERAZIONI
SULL' HISTORICA RELATIONE
DEL REGNO DI CILE
DI PADRE ALONSO D'OVALLE

Tra le testimonianze sulla Nuova Spagna lasciateci soprattutto


dai missionari del XVII e del XVIII secolo spicca per mole e compiutezza YHistorica Relatione del Regno di Cile O di Alonso d'Ovalle
(2), edita a Roma nel 1646 nella tipografia di Francesco Cavalli (3).
Questa relazione, infatti, pur non essendo redatta con grande rigore scientifico, rappresenta tuttavia un tentativo di superare il carattere piuttosto episodico e frammentario delle relazioni dei precedenti
missionari ed esploratori, a vantaggio di una conoscenza piu sistematica del Cile. L'Ovalle si propone cioh di offrire agli Europei, che
ne erano ancora privi, una visione d'insieme, abbastanza esauriente,
(1) II titolo completo dell'opera e Historica Relatione del Regno di
Cile e delle missioni e ministerij che esercita in quelle la Compagnia di
Giesd. Roma, F. Cavalli, 1646.
(2) Alonso d'Ovalle nacque a Santiago del Cile nel 1601 da una famiglia di origine spagnola. Entro nella Compagnia di Gesu nel 1619 e, dopo
aver insegnato Filosofia e Teologia, fu direttore del seminario di S. Francesco Saverio a Santiago. Ricopri successivamente I'alta carica di procuratore dell'ordine per la provincia del Cile. Nel 1640 fu inviato a Roma ad
assistere alia ottava Congregazione generale del suo Ordine. Ritornato in
Cile mori poi a Lima nel marzo del 1651.
Per quanto riguarda i contributi monografici su Alonso d'Ovalle, cfr.
soprattutto R. LATSHAM, Un clasico colonial: el Padre Alonso de Ovalle,
in Bolivar, (Bogota), 1955, n. 4 5 , pp. 853-864; L. WROTH, Alonso Ovalle's
Large Map of Chile 1646, in Imago Mundi, XIV, 1959, pp. 90-95; E. SOLAR
CoRREA, Un gran poeta en prosa: Alonso de Ovalle, Atenea, 1930.
(3) Di quest'opera esiste pure I'edizione spagnola, pubblicata sempre
a Roma nel 1646 presso il medesimo editore Francesco Cavalli.
Vi h un'edizione piu recente, commentata da J. I. Medina, pubblicata nel 1888 a Santiago del Cile in 2 volumi, corrispondenti ai volumi
XII e XIII de la Colleccidn de Historiadores de Chile.
Un'edizione inglese e inserita nella raccolta di J. CHURCHILL, Collection of voyages and travels, Londra, 1704, III, pp. 1-146.
Per maggiori notizie al riguardo rimandiamo a R. STREIT, Bibliotheca
Missionum, Aquisgrana, 1924, IT, pp. 492-493.

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anche se per varii aspetti ancora approssimativa, della geografia fisica


e della storia del Cile.
L'opera e stata suddivisa dall'Autore in sette Hbri:
1) Delia natura e proprieta del regno di Cile;
2) Delia seconda e terza parte del regno di Cile;
3) Degli habitatori del regno di Cile;
4) Della entrata degli Spagnoh nel regno di Cile;
5) Delia conquista e fondazione del regno di Cile;
6) Nel quale si contengono vari successi deUa guerra fatta
in tempo dalli altri Governatori del Cile, che succedettero aUi passati;
7) Del principio e progressi che ha fatti la fede nel regno del
Cile.
Questa suddivisione mette subito in evidenza come YHistorica
Relatione comprende, seguendo uno schema ormai consueto, una
prima parte dedicata alia descrizione geografica del Cile, nella quale
si possono cogliere affermazioni piuttosto semplicistiche e di maniera,
affiancate pero da alcune indicazioni di natura piu dettagliata e pratica, come, ad esempio, la rassegna delle percentuali di guadagno
che si potevano realizzare col commercio.
La seconda parte, dedicata alia conquista e alia colonizzazione
spagnola, nonostante i limiti esposti dall'Autore stesso: Quanto piu
m'awicino alia fondatione del Regno di Cile... tanto piu mi mancano le scritture, e notitie necessarie per trovarmi tanto lontano... ("*),
appare svolta con maggiore precisione e puntuaUta.
L'interesse di questa sezione consiste nei cenni storici riferentisi alia complessa fase dell'attivita di conquista e di organizzazione
coloniale del Cile compiute dagli Spagnoli, con particolare attenzione aU'accanita resistenza opposta dagli Araucani che sempre furono
tanti AchiUi tra tutti gl'altri (5).
L'ultimo libro della Relatione, intitolato Del principio e progressi che ha fatti la fede nel regno del Cile e dedicate alia ristretta
cerchia degli addetti ai lavori (6).
A. D'ovAGLiE cit., libro V, cap. I, p. 150.
A. D'OVAGLIE cit., libro V, cap. XVI, p. 184.
(6) Per la storia della Compagnia di Gesu in Cile rimandiamo a F.
ENRICH, Historia de la Compania de Jesus en Chile, Barcellona, 1891.
(4)
<5)

L'Autore scrive infatti: In quel che resta appresso fin al fine


del libro parlero solo con i miei Padri e fratelli della nostra Compagnia di Giesii CO: egli infatti alterna al suo racconto della attivita
missionaria in Cile, le lettere annue inviate al riguardo in Europa
dai suoi confratelli.
L'ultima parte della Relatione, che e la piu scopertamente agiografica, narra la vita e le opere degU uomini deUa Compagnia di
Gesu vissuti in Cile.
Dopo aver delineate, sia pure molto schematicamente, la struttura compositiva della Relatione, ci e parse interessante setteUneare
per somme linee alcuni suoi aspetti caratterizzanti nell'intento di evidenziare I'immagiae del Cile che trapela ed emerge dalle pagine delrOvalle.
Risulta evidente, dall'analisi dell'opera, che I'Autore ci presenta
un ritratto di quel territorio e della sua gente dai toni stereotipati e
decisamente propagandistici.
Tutte il prime hbro, infatti, e volte a celebrare la meravigliesa fertilita della terra cilena, un topes ricorrente in maniera
sistematica nelle pagine deWHistorica Relatione:
Non e credibile la forza con la quale la terra germoglia... La
Senape, il Finocchio, TriuoU, Rape e Amenta, ch'in Europa vegge
seminare e coltivare, nascene nel Cile per U campi in tant'abbondanza, che per molte miglia seno quelli ripieni di somiglianti herbe,
che naturalmente senz'artificio humane la terra produce (8).
Ed ancora:
naschine ivi i frutti d'Europa in tant'abbondanza ch'appena
si puo credere, particolarmente le Pere, BricoccoUe, Fichi, Melacotogne, e Persiche, che sogliono caricare tanto gl'alberi piu assai che
di foglie... Pero U frutti ch'avanzano a tutti gl'altri, seno le mele d'egni
sorte, delle quali e tanto feconda la terra, ch'io ho viste nelli campi,
e vallate, meleti come Boschi interi (S).
(7) A. D'OVAGLIE cit., libro VII, cap. V, p. 271.
(8) A. D'OVAGLIE cit., libro I, cap. II, p. 5.
(9) A. D'OVAGLIE cit., libro I, cap. Ill, p. 8.

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L'Autore ricorre spesso ad una serie di immagini tendenti al meraviglioso ed all'iperbolico, per cui ci troviamo in molte occasioni
dinnanzi a descrizioni di paesaggi di favola, ben lontane perd dall'offrirci la vera immagine di quel mondo.
Questa diventa poi la logica conclusione di simili descrizioni:
La terra h tanto feconda, e prodiga delli suoi frutti, che non
ha altro mancamento, se non che, non ha chi U consumi,... per smaltire e dar uscita a tanta abbondanza che ha la terra de' suoi
frutti (10).
con un acceimo ancora piu circostanziato agh ingenti guadagni che
avrebbe potuto realizzare chi sarebbe stato in grado di inserirsi in
questi traffici:
Sono tanto grandi guadagni che si cavano da questi negotij,
e acquisti che conosco persone, che con quaranta mila scudi, che
mettono di capitale, impiegati in terre, bestiame, e schiavi... cavano
ogn'anno dieci o dodici mila scudi, che e guadagno di venticinque
per cento assai considerabile per esser sicuro (ii).
Appare piu che evidente, da queste poche citazioni, che anche
questo Autore, come molti atri, tende a proporci una visione di quel
mondo artificiosamente e strumentalmente piegata e ricondotta entro
gli schemi di un mito funzionale alle esigenze della poUtica espansionistica spagnola.
Un'altra tematica che ci offre alcuni spunti di riflessione e quella
riguardante la questione religiosa, che costituiva tra I'ahro lo scopo
principale di questa relazione:
...la prima e principale intentione... fu il dar notitia delli Ministerij delle anime, ne' quaU si va occupando la nostra Compagnia
di Gesu nel Regno del Cile i^).
Nella relazione dell'Ovalle la strategia di penetrazione missionaria appare abbastanza prudente ed improntata a quello spirito di
(10) A. D'OVAGLIE cit., libro I, cap. IV, p. 12.
(11) A. D'OVAGLIE cit., libro I, cap. IV, p. 11.
(12) A. D'OVAGLIE, Introduzione.

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adattamento alle diverse situazioni culturali dei territori oggetto di


evangelizzazione tipico della Compagnia di Gesu.
Questa posizione viene deUneandosi gia dalla valutazione, abbastanza positiva, espressa dal Gesuita nei confronti degli indigeni.
Egli si dimostra, infatti, a piu riprese, incline a sottolineare le
buone disposizioni dei selvaggi, fatta eccezione per I'errore religioso
che giustifica I'intervento missionario.
L'Autore ammira i Cileni soprattutto per le seguenti quality:
la costituzione fisica, la costanza nelle fatiche, il disprezzo delle comodit^, il valore:
Sono generalmente robusti di corpo, di buona forma, di spalle
grandi, petto alto, di membra forti, e ben disposti, agih, snelli, di gran
lena, nervosi, animosi, valorosi, audaci, forti nel travaglio... sono
dispreggiatori delle proprie commodita e della medesima vita, quando
e necessario rischiarla per I'honore e liberta (13).
E piu particolarmente, a proposito del problema religioso, egli
ammette la presenza negli indigeni di naturali sentunenti religiosi:
Quantunque questi Indiani non habbino Idoli, ne gli fabrichino tempii, ne riconoschino in alcun modo chiaro il vero Dio creator
del Mondo, con tutto cio in molti de' loro costumi danno a vedere di
non essere attei, ma che hanno qualche conoscenza, bench6 imperfetta
di qualche deit^, che doppo questa vita premia, e gastiga nell'altra,
alia quale tengono per certo passare tutti doppo la morte (i*).
C'e comunque la condanna per un male, pur sempre presente,
che produce, e al tempo stesso giustifica, la necessity di andare a
convertire e a conquistare altri popoU:
Quel che havevano I'lndiani dell'America era I'ignoranza, e
vaneggiamenti de' GentiU, che come nebbia disparvero ia un momento, e si dileguarono al primo raggio della nostra Religione... (i^).

(13) A. D'OVAGLIE cit., libro III, cap. Ill, p. 90.


(14) A. D'OVAGLIE cit., libro VII, cap. II, p. 262.
(15) A. D'OVAGLIE cit., libro VII, cap. IV. p. 269.

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Sono piuttosto significative alcune sue annotazioni:


...potiamo dir di loro, che... pare che il minor pensiero loro,
sia stato circa gl'Idoli, che pure tra gli altri GentiU h tanto assiduo...
e come che questi genti del CUe non erano molto attaccate all'Idolatria, facihnente si sono convertiti alia fede
Proprio U riconoscimento di alcune buone disposizioni degU indigeni americani avrebbe reso piti urgente e meritoria l'opera delI'evangeUzzazione di queUe popolazioni, attribuita dalla Prowidenza,
aUa Spagna cattoUca.

SALVATORE SACCONE

RELAZIONE SULLA MINGRELIA


DELL'ABATE GAETANO RASPONI
IN UNA LETTERA INEDITA
DELL'OTTO GENNAIO 1687

(16) A. D'OVAGLIE cit., libro VII, cap. II, p. 262.

Nella Biblioteca Classense di Ravenna e conservata, in piu


tomi, una Miscellanea di Documenti e Memorie Istoriche della Cittd
di Ravenna, scritte da D. Carlo Scuttelari, Sacerdote Ravennate.
fi una raccolta di documenti, di vario contenuto, che il suddetto Scuttelari copiava man mano che gli venivano offerti dai discendenti
delle famigUe patrizie ravennate. Nel tomo VII e trascritta una lettera
redatta dall'abate Gaetano Rasponi al ritorno dalla sua missione
in Mingrelia, che porta la data dell'otto gennaio 1687 e riguarda le
esperienze compiute nell'opera di diffusione della rehgione cristiana
in quella regione.
II Ginanni, in un suo lavoro suUe memorie degli scrittori ravennati Q), indicava che I'originale di questa lettera dell'abate Gaetano
Rasponi si conservava presso la Biblioteca di San Vitale a Ravenna,
che oggi tuttavia non esiste piu. Ci e stato pero possiblie reperire
ugualmente questo documento presso la Bibhoteca comunale di
Forli, nel fondo Piancastelli (sala 0, III/133) e curame quindi I'edizione posta in appendice a questo lavoro.
L'importanza di questa lettera e da ricercarsi nel fatto che, come
altre scritte da missionari durante il loro apostolato evangelico, essa
rappresenta una fonte d'informazione indispensabile all'acquisizione
o all'approfondimento di notizie su popolazioni a quel tempo ancora
piuttosto sconosciute (2).
L'abate Rasponi faceva parte di una missione religiosa operante
in MingreUa, una regione della Georgia affacciantesi sul Mar Nero e
sul Caucaso, abitata in prevalenza da mercanti e pastori. Le notizie
(1) P. P. GINANNI, Memorie storico critiche degli scrittori ravennati,
Faenza, 1769, tomo II, p. 263.
(2) S. SACCONE, Considerazioni sul contributo dei Gesuiti alia conoscenza delle Indie Orientali, in Miscellanea di storia delle esplorazioni III,
Genova, 1978, (Studi di storia delle esplorazioni, 7), p. 117.

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riguardano quindi curiosita di quel Paesi e de Costumi et usanze di


quel Popoli ed anche le continue lotte per la supremazia locale.
II resoconto dell'abate Rasponi si basa prevalentemente sulla cognizione diretta di quel luoghi acquisita durante i cinque anni della sua
attivita missionaria.
Un altro aspetto molto importante, comune sempre a questo genere di relazioni, e quello relativo all'influsso del fattore religioso
nelle varie forme d'insediamento : infatti l'attivita dei missionari
puo causare, in seguito al cambiamento di religione, delle notevoli
trasformazioni nel tipo di popolamento, perche essendo la religione
in genere un elemento di coesione, essa crea spesso nuovi raggruppamenti fra gli abitanti, cambiando completamente la geografia del
paesaggio umano (^). Cosi, nei paesi nomadi la conversione al cristianesimo trasforma gli abitanti in sedentari, in quanto determina
un grande mutamento nel loro modo di vita. Un esempio e quello
dei Tarahumara, antichi nomadi convertiti dai missionari spagnoli
nel XVII secolo, che diventano agricoltori e passano a vivere in villaggi (5).
L'abate Gaetano Rasponi, figlio di Raspone Rasponi e di Barbara Pompili (6), viene battezzato il 4 aprile 1654 col nome di Biagio
ed accettato tra i Chierici Regolari Teatini il 12 novembre 1668.
II desiderio di recarsi nella missione religiosa della Mingrelia,
porta Gaetano Rasponi ad imbarcarsi a Venezia il 9 febbraio 1681
(7). Dopo una sosta di due mesi a Corfu, approda il 10 giugno a Co(3) Cfr. ms. c. 40 r. in Miscellanea di Documenti e Memorie della
Citta di Ravenna, Scritte da D. Carlo Scuttelari Sacerdote Ravennate,
tomo VII, Biblioteca Classense, Ravenna.
(4) P. DEFFONTAINES. Geografia e Religioni, Firenze, 1957, p. 127.
(5) P. DEFFONTAINES cit., p. 129.
(6) P. P. GINANNI cit., p. 261; A. A. GROSSI, Genealogie delle famiglie ravennate, ms. conservato presso la Biblioteca Classense di Ravenna
con indicazione 3.3.E^; IDEM, Genealogie levate dal Pubblico Archivio per
alberi diversi, ms. conservato presso la Biblioteca Classense di Ravenna con
indicazione 3.3.O^.
(7) G. RASPONI, Lettera scritta agli Eminentissimi Cardinali della Sacra Congregazione di Propaganda Fide dal Padre D. Gaetano Rasponi da
Ravenna Chierico Regolare Teatino, ms. conservato presso la Biblioteca
comunale A. Saffi di Forlf, fondo Piancastelli, segnatura III/133, c. Iv.

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stantinopoli (% dove rimane circa un mese per imbarcarsi poi nuovamente su una saica turca <^). A Caffa viene imprigionato per alcuni
giorni come spia, poi, liberato, arriva finalmente il 4 ottobre 1681 ad
Anarghias, porto della Mingrelia.
La sua missione apostolica in quella regione sara difficile, ma
proficua per il numero delle conversioni da lui operate, come appare
dalla lettera scritta al suo ritorno in Italia I'otto gennaio 1687.
Al suo rientro, oltre a scrivere la suddetta relazione, si reca
nella sede della Congregazione di Propaganda Fide, per meglio chiarire lo stato delle missioni in quella lontana terra della Russia asiatica e per riferire sui risultati ottenuti. Ritorna poi nella citta natale
dedicandosi con costante impegno e profitto alia sua attivita di religioso.
L'abate Gaetano Rasponi chiude la sua esistenza a Ravenna il
13 febbraio 1720 (lO) e viene sepolto nella chiesa dello Spirito Santo,
sede della corporazione dei Teatini nella suddetta citta (ii).
Le scarse informazioni relative al periodo che intercorre fra il
suo ritorno in Itaha e la morte, sono ricavabili dai documenti dell'Ordine Teatino conservati nell'Archivio di Stato di Ravenna (12).
Nel periodo storico in cui opera in terra di missione l'abate Gaetano Rasponi, I'Europa orientale si presenta come un'area economicamente e socialmente ancora arretrata, la cui struttura prevalentemente agricola sostiene lo sviluppo commerciale e manifatturiero dei
paesi dell'Europa settentrionale, come I'Olanda e I'lnghilterra Q^).
II regno di Polonia assume una fisionomia aristocratica e feu(8) G. RASPONI cit., c. Iv.

(9) La saica e una certa sorte di naviglio costumato in queste parti,


carica di grano, che ha condotto gran numero di schiavi, cfr. C. MAGNI,
Quanto di piu e vago ha potuto raccorre C. Magni nel primo biennio da
esso consumato in viaggi e dimore per la Turchia, Bologna, 1685, lett. VII,
p. 523.
(10) p. p. GINANNI cit., p. 262.
(11) P. UccELLiNi, Dizionario storico di Ravenna e di altri luoghi di
Romagna, rist. fotomecc, p. 456.
(12) Cose succedute nel convento, Teatini, corp. relig. soppresse, Archivio di Stato di Ravenna, vol. 1895.
(13) Cfr. J. H.-PARRY, Le vie dei trasporti e dei commerci, in Storia
economica Cambrigde, Torino, 1975, IV, pp. 192-208.

2]

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dale (}*) e riesce a conservare fino alia meta del secolo XVII la propria supremazia suU'Europa orientale, cioe fino a quando le rivolte
interne e i conflitti intemazionali non ne segnano I'inizio della decadenza (is),
Anche la Russia, sotto il regno dello zar Pietro I il Grande
(1689-1725), subisce mutamenti notevoh. II vasto territorio viene diviso in dodici governatorati, vengono istituiti presso la corte due collegi alio scopo di sovrintendere ai vari rami dell'attivita di governo,
vengono create inoltre numerose scuole specializzate come quelle di
scienze matematiche, di ingegneria, d'artigUeria e dell'accademia navale. La chiesa ortodossa, posta sotto il controUo dello Stato, perde
ogni influenza presso i ceti superiori, pur conservando la sua presa
suUe masse rassegnate dei contadini. Anche il peso degli intellettuali
laici o dell' intelhghencija , per usare un termine specificatamente
russo, aumenta considerevohnente e contribuisce all'affermazione in
quel paese di uno Stato tendente a un modello di organizzazione di
tipo occidentale Q^.
Interessante e il giudizio, che ritengo utile citare, suU'mipulso
dato dalla monarchia assoluta di Pietro I il Grande, formulate dall'abate Lambert nella sua opera Storia generale, civile, naturale, poUtica e religiosa di tutti i popoli del mondo, pubblicata a Venezia nel
1751: Pietro il Grande, il ristoratore delle Arti e delle Scienze,
fece prendere alia Russia un nuovo aspetto. Venne egli a capo di ritrarre i suoi Sudditi dalla profonda ignoranza, in cui avevano marcito
pel corso di molti secoli; trovo il mezzo d'inciviUrU, e vi riusci, traendo principalmente ne' suoi Stati i forastieri, e obbligando la nobile
gioventti Russiana a viaggiare. Le savie ordinazioni, delle quali fu
I'autore, e che non avevano tutte per oggetto che la gloria e l'interesse
di sua nazione, hanno fatto della Russia il piu florido stato, e hanno
trasformato gU abitanti in uomini nuovi. Quindi tutto quello leggia(14) W. KuLA, Teoria economica del sistema feudale, Torino, 1970.
New Cambrigde Modern History, Cambrigde, 1961, V, pp. 559-570.
(16) W. PHILIPP, Russia: the beginning of Westernisation, in The
New Cambrigde Modern History, Cambrigde, 1961, V, pp. 571-591; e M. S.
ANDERSON, Russia under Peter the Great and the changed relations of east
and west, Ibidem, VI, pp. 716-740; M. N. POKROVSKIJ, Storia della Russia,
Roma, 1970; V. GITERMANN, Storia della Russia, Firenze, 1973.
(15) H. JABLONOWSKJ, Poland to the death of John Sobieski, in The

mo nei Viaggiatori de' Costumi e Usanze de' Russiani, deve sempre


intendersi di queUi di una volta, e non di quelli di oggidi. Questa
mutazione scorgesi principalmente alia Corte e nelle principali Citta
le quali non sono piu abitate, come per lo passato, da Selvaggi (17).
Questo periodo vede pero anche la parabola discendente delI'impero ottomano, la cui economia appare estremamente arretrata
rispetto a quella dei paesi deU'Europa occidentale. Le principaU vie
commerciah, che dal Mediterraneo portano in Oriente, sono controllate dall'impero ottomano, ma il commercio intemo e in mano a mercanti ebrei, greci, e armeni, poich6 i Turchi di regola preferiscono
dedicarsi alle occupazioni militari e amministrative, considerando
disonorevoh le attivita commerciali.
L'economia deU'impero, nonostante lo sviluppo commerciale, e
prevalentemente agricola, i metodi di coltivazione sono primitivi, le
attrezzature rudimentaU e le condizioni dei contadini simiU a queUe
dei servi della gleba nei paesi deU'Europa orientale (i^). La sconfitta
dell'esercito di Kara Mustafa, awenuta nel 1683 ad opera del re di
Polonia Giovanni Sobieski, segna I'mizio del processo di disgregazione deU'impero ottomano, che cessa di essere cosi una minaccia
per I'Europa. Successivamente la controffensiva asburgica raggiimge
le sorgenti del Vardar e gU OsmanU devono cedere I'Ungheria e la
Croazia ottomana aUa monarchia asburgica, il Peloponneso a Venezia, e Azov alia Russia.
Riguardo aU'Europa occidentale, la Francia, sotto i\o di
Luigi Xrv (1661-1715), conosce il suo maggior sviluppo economico,
in particolare nei primi vent'anni di esso (i^), quando l'economia e le
(17) LAMBERT, Raccolta d'osservazioni curiose, sopra la maniera di
vivere, i Costumi, gli Usi, il Carattere, le differenti lingue, il Governo, la
Mitologia, la Cronologia, la Geografia Antica e Moderna, le Cerimonie, la
Religione, le Meccaniche, I'Astronomia, la Medicina, la Fisica particolare,
I'Istoria Naturale, il Commercio, la Navigazione, le Arti e le Scienze de'
differenti popoli dell'Europa, dell'Asia, dell'Africa, e dell'America. O sia
Storia Generale, Civile, Naturale, Politica, e Religiosa di tutti i popoli del
Mondo, Venezia, 1752, tomo I, pp. 2-3.
(18) A . N. KuRAT, The Ottoman Empire under Mehemed IV, in The
Cambrigde Modern History, Cambrigde, 1961, V, pp. 500-518.
(19) G. LuzzATTO, Storia economica dell'etd moderna e contemporanea. Parte prima: L'eta moderna, Padova, 1955, p. 325.

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23

finanze sono rette da G. B. Colbert (^). La politica economica e caratterizzata da un energico e notevole intervento ed impulso dato
dallo Stato ai settori commerciale, industriale e coloniale (^i).
Anche in Inghilterra lo sviluppo economico registra una notevole ripresa tra il 1649 e il 1658 durante il governo repubbUcano e
i cinque anni della dittatura di Cromwell, il cui merito e quello di
aver fatto del suo paese una grande potenza politica e navale (22),
cioe di aver ripreso piti energicamente l'opera e la poUtica di EUsabetta, interrotte per varie cause dai suoi successori.
L'abate Gaetano Rasponi, come precedentemente accennato,
parte il 9 febbraio 1681 da Venezia per intraprendere il suo lungo e
tormentato viaggio verso la lontana MingreUa. Giunge a Corfu, poi a
Costantinopoli, dove s'intrattiene circa un mese e prosegue il suo
viaggio verso Caffa, I'antica Teodosia, gia colonia dei Genovesi e
allora presidiata dai Turchi. Qui, come si e gia detto, I'attende la
prima disavventura: trattenuto come spia di qualche Principe Cristiano (23), viene rinchiuso in un piccolo e oscuro carcere e punito
con 25 sferzate sulla pianta dei piedi: ogn'uno consideri come me
la passavo (2*), commenta il Rasponi, che, Uberato, riprende U viaggio giungendo il 4 ottobre 1681 nel porto di Anarghias.
La Mingrelia, paese in prevalenza assai montuoso e confinante
a nord col Caucaso, e, ci informa un cronista della prima meta delrOttocento, abitata da individui in generale belU e ben fatti, massime le femmine, che portano abiti come le persiane, ma scostumati ed
allevati nel ladroneccio ed aU'ubriachezza: il furto e ritenuto destrezza che non disonora, e chi n'e convinto viene punito con Uggiera
ammenda. Un'attivita commerciale di notevole importanza e data
(20) K. KASER, L'eta dell'assolutismo, Firenze, 1928; P. GOUBERT,

Luigi XIV e venti milioni di francesi, Bari, 1968.


(21) S. SACCONE - L. BROCCOLI - G. MAURIZI, Fatti e conseguenze delI'esplorazione del continente americano, Bologna, 1978, pp. 76-77.
(22) G. LuzzATTO cit., pp. 287-288; A. RECUPERO, La rivoluzione
borghese in Inghilterra, 1640-1660, Milano, 1971.
(23) G. RASPONI cit., c.2r.
(24) G. RASPONI cit., c. 2r.

dalla vendita degli schiavi, specialmente delle donne, che sono destinate ad incrementare gU harem dei Turchi e dei Persiani (25).
Riguardo I'abbigUamento dei MingreU, U padre Bartolomeo Ferro, neUa sua poderosa Istoria delle Missioni dei Chierici Regolari
Teatini, rivela molto bene U notevole divario esistente fra la nobiha, i
popolari ricchi e gli appartenenti al basso ceto, i quali, con i loro
pochi indumenti, riescono a coprire appena la meta del loro corpo.
Infatti, se deUa gente bassa parUamo, questa non si puo dire altrimenti vestita; non arrivando mai la fortuna tant'oUre, che possano
coprire la meta del loro corpo. Poiche non d'altro vestito gU Huomini
si servono, che d'una sol vesticciola di Lana ch'appena sino alle ginocchia I'arriva, e una semplicissima fune per cintura; nel resto, ne
di camicia, ne di calzoni, ne di calzette, ne di scarpe si curano; anzi
vi sono ancora di queUi, che avendo U modo di ritrovare tanta lana
per farsi questa si miserabU veste, al tutto ignudi si vedono andar per
le campagne. La scarsezza delle pecore, che per I'umidita del paese
non multipUcare in Odisci, rende assai difficile a questa gente il procacciarsi ancora quel poco di veste, che la lor nudita ricopre: per lo
che all'arrivo deUa Navi di Turchi (che ogn'anno si sogUono far vedere in quel lidi) ciascheduno si muove daUa sua casa per provedersi
di lana per la sua veste: ma non avendo danari si sogliono caricare,
o di canape, o di mele, o di cera, o di filato, o di semenza di lino, per
barattarlo con Turchi per quel poco di lana, che vogUono (26). La
Nobilta veste assai bene, con le camicie, o d'ormesino, o di zendale
di diversi colori, alle quali, e nel coUare, e nel lembo sogliono adattare qualche ricamo fatto d'oro, con gioie, e con perle (^).
In questo periodo, la MingreUa (28) e oggetto di continue scor-

(25) G. MORONI, Dizionario di erudizione Storico-Ecclesiastica, da S.


Pietro sino ai nostri giorni, Venezia, 1847, XLV, p. 149.
(26) B. FERRO, Istoria delle Missioni de' Chierici Regolari, Teatini. Con
la descrizione de Regni, Provincie, Citta, Luoghi, Riti, e costumi delle
Genti ove andarono, e passarono li Missionari), Roma, 1704-1705, .tomo I,
p. 635.
(27) B. FERRO cit., tomo I, p. 636.
(28) Presso I'Osservatorio Astronomico deH'Universita di Bologna, si
trova una carta nautica del 1571 di Giulio Di Cesare Petrucci che i-appre-

24

rerie da parte di principi locali che creano notevoli disagi ai missionari operanti nella regione. Cosi I'incursione di Saustan Sarazia, principe degU Abbecassi, cagiona il saccheggio e I'incendio della missione
di Ciprias e la conseguente perdita di tutti i mezzi di sostentamento
dei religiosi, che devono fuggire per non incorrere in conseguenze
piti gravi. Anche la relativa biblioteca, ricca di duemila libri, e interamente distrutta dal fuoco (29).
II padre Gaetano Rasponi e costretto a rifugiarsi per quasi due
anni sui monti dell'Elescon o Tlescom, che fanno parte del Caucaso,
e in questo periodo ha modo di conoscere a fondo le popolazioni
locali. Nella sua lettera sottolinea, infatti, I'usanza degli abitanti di
vendere ai Turchi le loro donne, consuetudine che determina una forte
diminuzione del numero degli abitanti di sesso femminile presenti nel
paese, tanto che non bastando a tutti unisconsi quattro in cinque e
piti fratelli, o parenti togliendo una sol mogUe (30).
Questi popoli abitano generalmente in capanne o grotte, producono molto grano, che macinano con mulini fatti a mano , bevono
birra ottenuta col miele e farina di migho e sono molto cortesi soprattutto con gU stranieri (3i).
Terminate le scorrerie e tornata la pace, i padri teatini ritornano
alia loro missione di Ciprias e si dedicano alia sua ricostruzione con
I'aiuto di Serrech, figlio di Saustan Sarrazia, nuovo re della Mingrelia.
II Rasponi, a questo proposito, fomisce notizie sugli Abbecassi,
che egU giudica cristiani solo di nome, in quanto ignorano la sostanza
dei sacramenti, negano I'esistenza dellTnfemo e del Paradiso e affermano che I'anima dopo la morte vive vicino al corpo per piii di
un anno. Per questo motivo mettono il cadavere in una cassa di legno, coperta da un tappeto di seta nera e la pongono sopra un albero
senta I'intero bacino del Mediterraneo, compreso tutto il Mar Nero con la
penisola di Crimea e il Mar d'Azov, e una parte dell'Oceano Atlantico
su cui si affacciano I'Europa e I'Africa, e in particolare a Nord-Est del
Mar Nero compare la citta di mingrellia (cfr. P. FRABETTI, Carte nautiche
italiane dal XIV al XVII secolo conservate in Emilia-Romagna, Firenze,
1978, pp. 81-84).
(29) G. RASPONI cit., c.3r.; G. MORONI cit., XLV, 1847, p. 153.
(30) G. RASPONI cit., c. 3v.
(31) B. FERRO cit., tomo I, p. 616.

25

vicino alia casa del defunto, credendo che ivi vicino sta I'anima di
quello a farci la sentinella (32).
II manoscritto prosegue con notizie di interesse strettamente religioso su come gU Abbecassi professano i sacramenti, in particolare
il battesimo e il matrimonio; ed ancora sul barbaro uso di uccidere
i figli nati oltre a queUi desiderati dai genitori, per evitare i problemi
della loro educazione e del relativo mantenimento.
II padre Gaetano Rasponi rivela poi la difficile situazione che
si sta creando nella missione per la mancanza di mezzi di sostentamento e per la morte del principe di Glurias, Giorgio Guriele, sostenitore dei Teatini. Anche la cattura di don Gaetano Turco, per il cui
riscatto vengono chieste 700 piastre, ridotte a 100, viste le misere
disponibilita dei missionari, contribuisce ad aggravare la loro posizione in quella regione della Russia asiatica.
II bisogno di aiuti, che diventa ogni giomo piii urgente, induce
i reUgiosi a mandare in Italia don Gaetano Rasponi. Mentre l'abate
cerca d'imbarcarsi, il principe Serrech, che non desidera la sua partenza, lo fa arrestare e condurre in carcere con una grossa e lunga
cattena al coUo, con farmi stare ne' zeppi per otto giorni, tenendomi
pero con la cattena in quello stato due mesi continui (^3).
Affidato alle cure del principe degU Alani, che lo accoglie con
ogni riguardo per circa un mese, ha la possibiUta di conoscere anche
le usanze di questo popolo, che adora il dio tuono, chiamato Ghorghini, e al quale sacrifica neUa quindecima luna di marzo un montone, il cui sangue viene cosparso sulla punta deUe freccie che, lanciate verso il cielo, devono tener lontani i fuhnini durante tutto I'anno.
Rientrato in MingreUa, il padre Gaetano Rasponi arriva a convincere U principe a lasciarlo partire per I'ltaUa con la promessa di
ritornare o di inviare altri religiosi alia missione. II 6 maggio 1686
s'imbarca cosi nel porto di Anarghias, giungendo prima a Caffa, poi
a Sinope, dove viene fatto nuovamente prigioniero, messo ai ferri e
reso Ubero dopo sei giorni, perche quando viene interrogato dichiara
di essere olandese e quindi amico.
II 20 ottobre giunge a CostantinopoU, dove incombe I'imminente pericolo di una rivolta. Prudentemente U Rasponi decide di la(32) G. RASPONI cit., c. 4r.
(33) G. RASPONI cit., c. 7v.

27

26

sciare quanto prima la citta, anche perche li Turchi tengono fermamente impresso nell'animo, che tutte le loro presenti mine non
da altro sono originate che dal Pontefice Romano, gia che senza di
lui ne rimperatore, ne i Venetiani, ne I'altre potenze coUegate farebbero cosa alcuna (^). Abbandonata quindi CostantinopoU, si dirige
verso Tolone e finahnente arriva a Genova il 12 dicembre 1686 aUe
ore 18, palUdo, smunto, macilente, e che sembrava ombra di Huomo
con barba fin aUa cintola (^).

APPENDICE
c. Ir.

Lettera scritta agU Emi.mi Cardi.U deUa Sacra Cong.ne di Propaganda Fide dal P. D. Gaetano Rasponi da Ravenna, Ch.co Reg.re
Theatino, doppo essere ritornato dalla Missione deUa MingrelUa, reggione deUa Giorgia, ove egU e stato Missionario ApostoUco per lo
spazio di quasi cinque anni. In questa lettera si contengono varii
successi della sua persona et altre curiosita di quel paiesi e de costumi et usanze de quel popoU, scritta in Genova U otto genaro 1687.
c. Iv.
Emin.mi e Rev.mi Sig.ri Sig.ri P.roni Cole.mi Essendosi compiaciuta la Divina clemenza di farmi, doppo molti accidenti sufferti et
schivati pericoU grandissimi, ritornare a salvamento in Italia, et, approdato primieramente in Tolone di Provenza accolto benignamente da queUo Vescovo, e puoi in Genova, dove per la Divina grazia
ancora mi trovo, ho stimato obbUgo del mio dovere venire con questa
a raguagUare a minuto L'E.E.V.V. cosi d'ogni successo deUa mia
persona in particulare, si come in generale deUa nostra Missione e
de costumi e degU errori delle Nationi neUa MingrelUa e Giorgia dal
loro paterno zelo aUa nostra cura comessa, e deUe porte che la Di(34) G. RASPONI cit., c. 8v.

(35) B. FERRO cit., tomo I, p. 629.

vina grazia per sua infinita misiricordia apre noveUamente aUa verita
piu pura del Sacrosanto EvangeUo in queUe Barbare Regioni: accio
quindi la loro patema cura e S.o zelo ardentissimo di dUatare per tutto
la Catolica Fede habbia maggiori incentivi di via piu riacendersi nel
suo Santo operare, ed animato da una viva speranza di sicuro profitto applichi con ogni caldezza, que mezzi che efficacemente conducono ad un si glorioso fine.
Chiamato io, dunque, con efficaci impulsi da quel Dio, che fa
pompa deUa sua potenza in eleggere al ministero deUa sua Gloria
gl'ignoranti ed abietti, et, con reiterate ispirazioni mosso daUa Divina grazia, che non hebbe riguardo al mio demerito, mi risolsi a
volermi adoprare anch'io neUa Vigna del Signore, ove sapevo essere
santa la Messa e si vari gl'operatori, et ottenere il placet da cotesta
Sacrosanta / / Congregazione di Propaganda Fide. Mi imbarcai in c. 2r.
Venezia sopra una nave Veneziana, chiamata I'Altare di S. Giuseppe,
il di cui Capitano si chiamava Giacomo Massati da Rovigno, alU 9
di febraro delli 1681, e, toccato Corfu, ove mi fermai due mesi continui, et, arrivato in Constantinopoli, mi tratenni in queUa Real Citta
per un altro mese e piti, sin che mi si rapresento imbarco per il mar
Nero. AUi 6 di lugUo, dunque, del'istesso anno m'imbarcai per proseguire il mio viaggio sopra ad una Saicha Turca, chiamata Zaban
Pichivan, et il Capitano si chiamava Solimano, huomo vechio e buono. Seguendo sopra questa Saicha il viaggio verso aUa MingreUia per
il Mar Nero (ove quasi con evidente miracolo Dio Benedetto si digno
Uberarmi dal naufragio) approdai a Caffa, I'Anticha Teodosia, citta
che gia fu colonia di Genovesi et hora presidiata dai Turchi, da' quaU
fui trattenuto per spia di qualche Principe Cristiano e fui posto in
piciolo et oscurissimo carcere; fu di prima dato sii la pianta de piedi
25 sferzate: ogn'uno considera come me la passavo. Ma, liberato
doppo molte fatiche pratichate dal buon vechio Capitano SoUmano,
con il favore d'un passaporto del Gran Signore, ottenutomi dal Baiolo
di Venezia, ch'era I'Ecc.mo Pietro Ciurani, seguendo il mio viaggio
per il mare Nero giunsi finalmente, come a Dio piacque, nel porto
d'Anarghias prima terra che toccai della MingreUia, a 4 d'ottobre del
1681, dove venero a levarmi i nostri Padri, ch'erano il P. D. Gaetano
Turco, Veronese, Superiore, et il P. D. Giuseppe TorriceUa / / , Pa- c. 2v.
lermitano, quaU, non puotendo condurmi aUa nostra casa per le cattive strade, che erano a causa delle continue pioggie, mi lasciarono
in casa d'un Gentilhuomo del paiese, chiamato Mamucca Babinasqua.

29

28

Appena che furono partiti li P.P. di ritorno a casa, che Mamucca mi


fece prendere da suoi huomini e porre una grossa catena al colo:
vedendomi cosi maltrattare e non sapendo la hngua per puotere dire
il fatto mio, mi voltai a Dio, in Lui ponendo tutte le mie speranze;
et ecco che venne a casa di Mamucca un Turcho della Saicha, con la
quale ero io venuto, e questi si chiamava Mahumetto e sapeva parlare Italiano. A questi racontai la mia disgrazia: ml compasiono di
molto e mi diede carta et io scrissi un biblietto aUi P.P., avvisandoli
deUi maU trattamenti di Mamucca. Havendo io scritto, il buon Turco
mando, senza che alcuno lo penetrasse, il mio biglietto alii P.P. a
Ciprias: ricevutosi e letto il biglietto da P.P. delli trattamenti di Mamucca subito venero per levarmi, ma prima andarono da un Signore
del paiese chiamato Giesama Gijani, nostro affezionato, al quale raccontato il tutto, I'istesso gli diede molti huomini, con ordine di catturare Mamucca, la moglie e figli, e di hberare me. Arrivati inspetatamente U P.P., con quella gente, ove io ero, nel vederli Mamucca
se ne fuggi via et non poterono prendere altri di quella casa, se non
un piciolo ragazzo, e cosi liberarono me, ma, pero, non puotei ricuperare cosa alcuna del mio. L'istesso giomo sopra ad un Cavallo con
li P.P. mi incaminai alia nostra casa di Ciprias. Arrivato, dunque, alia
c. 3r. suddetta nostra casa, apena mi / / ero dimorato un mese assiduamente essercitandomi nell'imparare la lingua, quando, per I'improvise
scorrerie di Saustan Sarazia, Prencipe degU Abbecassi, quale haveva
mosso guerra a Levano Diadiano, Principe della Mingrellia, perche
havendo piu questi tenuta in moglie Aniche, figlia del sudetto SauStan, I'haveva ripudiata con prenderne un'altra, che fu Cuthia Aristane. Apena, dico, ero dimorato un mese, che fu la nostra casa saccheggiata, abbrucciata, perdendosi non solo tutti i fomimenti della
Chiesa et restando con indicibil' danno incendiata la libreria, accresciuta da nostri P.P. smo al numero di 2000 volumi, ma di piu, restando noi spogliati di ogni piu neccessaria supelletile et andando
raminghi con un semplice vestito, io, che mi ero infermato a morte
ed havevo ricevuto tutti U SS.mi Sacramenti sohti ad usarsi da Sa.ta
Chiesa nell'estremo passaggio, fui costretto per 24 giorni in quello
stato giacere sopra alia nuda terra, pascendomi solo di lupoli cosi
alessati. Finche sovenne al nostro estremo bisogno la Charita da R.R.
P.P. Capuccini dunoranti in Tiphlis, citta presidiata dai Persiani, e
cio segui per mezzo di un Armeno, nostro amorevole, chiamato Santiri. Ed ecco, quando pensavamo essere alia fine da nostri travagU,

I
I

I
|
I

apparechiarsi tempesta maggiore, poiche, tornando le scorrerie, restammo tutti dispersi chi qua e chi la, tocando a me le montagne di
Tlescom, che sono parte del monte Cauchaso, sotto il dominio d'un
Signor nominato Buslach Acclodiani, ove demorai quasi due anni
privo di ogni altra consolatione, se non quanto erami / / di gran sol- c. 3 v.
lievo la compagnia di un tal Pappa Laurenti, prete greco di rito catohco, che altre volte era stato in Roma, dal quale spesso erami aministrato il Sacramento della Penitenza. Sono i PopoU deUe sudette montagne di rito Greco Scismatico, ma, per quanto porta la falsita del
lor credere, assai cortesi ed humani: et io fui assai benignamente accolto dal principe et, imparata mediocramente la lingua, continuamente m'essercitai in togUere uno nefando abuso, che ivi comunemente regna, cioe che, essendo le donne di queUa regione d'assai nobili fatezze, vengono percid comprate a caro prezzo da Turchi, dal
che proviene che tanta scarsezza ne resta nel paiese che, non bastando
a tutti, unisconsi quattro in cinque e piii frateUi, o parenti, togliendo
una sol mogUe, ma, per quanto io contra tal abuso invehissi e, benche
loro stessi confessassero il loro errore, prevalendo tutta via l'interesse,
dal quale pienamente sono dominati i loro petti, non feci alcun profitto, onde disperato del frutto e, del'altra parte instandomi I'obbUgo
di aggiutare i popoU comessi aUa nostra cura, unitomi, doppo moUe
dUigenze con U P. D. Gioseppe TorriceUa, SiciUano (essendo il Padre superiore apresso Giorgio Guriele, principe di Gurias), feci ritorno
neUa MingrelUa. QueUa haveva mutato dominante (essendo morto
Levano, principe deUa MingreUia, e Manugia suo figlio era per ostaggio in mano del principe di Gurias); essendosene impossessato Serrech, figUo di Saustan Sarrazia, principe delU Abecassi, che ci accolse humanamente, facendoci restituire con indicibUe esatezza tutte
le sacre supelleteU deUa Chiesa, ch'erano state / / prese nel sacco da c. 4r.
suoi soldati, senza che vi manchasse un solo purificatore. Sono gU
Abecassi Cristiani, ma ben possono dirsi solo Cristiani di nome, mentre, non sapendo cosa alcun di Dio, ne di sacramenti, negano assolutamente che si dia Inferno, o Paradiso, asserendo solo che I'anime,
per lo spatio di un anno e piu, doppo morte, dimorano vicmo a corpi,
al quale fine loro sogUono porre il cadavere in una cassa di legno,
coperta da un tapeto di seta nera, da porla sopra ad un albore vicino aUa casa del defonto: dicono et attestano che ivi vicino sta I'anima di queUo a farci la sentineUa. Restituiti, dunque, noi neUa nostra
chiesa, cominciamo con ogni caldezza, non resparmiando a faticha

30

e pericolo alcuno, ad applicare alia salute dell'anime: incontrando


sul bel principio dificolta tali che, disperando fare alcun profitto, piu
d'una volta risolvemmo abbandonare affatto quella Missione, cosi per
i grandi ostacoli, che ci facevano gli Greci Scismatici (che ivi in gran
numero si trovavano), come ancora per li enormi errori che havevano
altamente profondate le radici nella pazza credenza deU'instessi MingrelU, SI come le E.E. V.V. potranno chiaramente scorgere da quel
puochi che qui sotto brevemenet accennero. E, cominciando primieramente dal Battesimo, ch'e la porta della salute, e senza il quale non
vi e chi possa salvarsi, loro, benche habbino la vera forma si come
anco la materia, non congiungono pero I'una con I'altra, e, volendo
Battezzare vanno in cantina, ove il Sacerdote, vestitosi de sacri Paramenti pronuncia la forma, quale e Natolizichebs SacheUta, Mamisita, Sisisita, SuHsmindisita, Amin ; che vole dire, in nostro linguaggio, Io ti battezzo in nome del Padre figliolo e Spirito Santo ,
c. 4v. / / il che fatto, lascia che chi si sia lavi il bambino, senza che vi ponga
mano o pM vi s'intrighi il padre. Circa gU altri sacramenti gU tengono, ma con tanti errori ed abusi, che sarebbe meglio non haverU.
Poiche I'Estrema Unzione la prendono 3 o 4 volte la settimana, senza
alcuno apparechio e stando ben sani. La SS.ma Eucharestia la portano continuamente indosso, senza riverenza alcuna in una borza di
cuoio. II Matrimonio lo contragono bene, ma spesse fiate sposano le
fighole anche bambine in fasce, e, doppo quatro, o cinque anni, ripudiandone, sposono dell'altre a lor talento; e talvoha succede (benche di rado) che habbino due mogUe nell'istesso tempo. Sono puoi
ingannatissimi nella loro credenza, stimando I'essenza del Cristianesimbo non consistere in altro che nel mangiare carne di porco e credere nel Mirone. Che cosa sia questo Mirone, ne loro lo sanno spiegare, ne io ho potuto mai penetrare di che cosa sia composto, se
non quanto che il loro primate sol benedire certa materia negra, quale
loro cosi pazzamente stimano, che, cresimandosi, se la pongono in
fronte, asserendo che in vertii di quella in si fatta maniera restono
congiunti di sangue, phi che se fosero padri e figli quelle e sorelle,
onde i desendenti del Cresimato non contragono matrimonio con i
descendenti di colui che applico quella pasta sino al settimo grado.
Stimano ancora essere parimenti d'essenza del Christianesimo il digiunare quatro quaresime I'anno, cioe una 40 giorni in honore della
Nascita di Christo, un'altra di 48 giorni, quale chiamano grande in
memoria della Risurettione, la terza in honore de Principi delli Apo-

31

stoH Pietro e Pauolo, quale cominciano il lunedi doppo / / la festa c. 5r.


della SS. Trinita sino al giorno de sudetti Apostoli, e Tukima in honore della Assuntione di Maria sempre Vergine, che dicono Marassina,
e di una tal S.ta Marina, che comincia dal primo di agosto sino agli
15 esclusive. Nel rito delle quali Quaresime, e principalmente in
quella che chiamano grande, e nell'altra deUa SS. Vergine, sono cosi
rigorosi et esatti, che si astengono anche dal pesce, fuorche ne i giorni
della SS.ma Annunciata, che dicono Amachalebba, la festa della Trasfigurazione, chiamata da coloro, Givurisamachalebba, il giorno delle
Palme, detto Baisebba. E molti sono quelU che la prima e l'ultima
settimana della Quaresima non si cibono d'altro che di herbe incondite, e queste in si piciola quantita che spesso induconsi a tanta debolezza, che fa di mestieri porU per forza qualche cosa restorativa in
bocca, accio non esalino I'anima, e pure sono tanto sciochi che quegli
vien stimato piu santo, che piu si avantaggia in simiH indiscrete astinenze. Inoltre sono superstiziosissimi nel culto delle Santi Imagini,
quali venerono per phi terrore, che per pieta, havendone paura grandissima. Et in honore di quelle amazzano molte vittime, delle quali
offeriscono il sangue al Santo, a cui sacrificono, e bruggiando delI'incenso se lo girono attorno alia testa, pregando Dio che per il san- ,
gue di quella Bestia habbia misericordia de loro peccati. Tra le dovozioni, pero, che hanno a valore sopra a tutte s'avanza quella di S. Giorgio, loro principale protettore e padrone, e dal quale dinominasi la
provincia della Giorgia. Ma infiniti sono i spropositi, che dicono di
questo Santo, come sarebbe a dire che / / non fu tagUata la testa a c. 5v.
lui, ma ad un'ombra, e che lui ancor vivo vadi girando tutta la Giorgia, e non vi mancono di quelli che, delusi da siocca apprensione,
asseverantemente attestono di haverU parlato. Dicono di piti che questo Santo, ogni anno aUi 23 di settembre, rubi un bue, quel giorno lo
chiamano Chirvuabba, cioe solennita del rubare, e come cio segna
I'accenna il nostro Padre D. Archangelo Lamberti, nella sua Colihede
Sacra, e pero io lo tralascio. Diro solo che ogn'uno in questo giorno
procura di signalarsi con qualche furto, asserendo che, se il loro S.to
Protettore ruba, possono con piu liberta rubare loro. E quindi procede che da sante superstitioni e da cosi vane credenze restono si
enormemente acciecati nel lume della raggione che, privi quasi affatto
d'ogni natural dettame, negono tutti i precetti del Decalogo, fuorche
il giurare il falso e I'adorare un solo Dio in tre persone, e dicono
Sami Bace, erti Ghomerti, cioe tre persone e un Dio solo, o pure la

32

sinderesi, che impressa dall'instessa natura, subito che incomincia a


discorrere ciascheduno si fa con muti, ma chiari accenti sentire in ogni
piu barbaro cuore, desta I'osservanza di tutti, o almeno della maggior
parte di cotali precetti. Da questa istessa fonte parimenti scaturisce
il restare cosi spogKati d'ogni senso d'humanita, che non stimano peccato, anzi non si fanno scrupolo alcuno il vendersi a Turchi I'un
I'altro, COS! il padre vendendo i figh, i figli quando possono il padre,
U fratelU, le sorelle, i mariti, le mogli. Ma quel che eccede ogni barc. 6r. bara usanza e che li fa deteriori alle bestie (che pure / / hanno cura
della loro prole) si e che, contenti di due o tre figli, quel che nascono di piti, per fuggire ogni faticha di educarli, senza mostrare segno
alcuno di dolore crudelmente amazzano. E questa era la nostra cura
principale, il battezzare quell'innocentini, accio privi da' loro barbari
padri dalla vita dell'corpo, non restassero assieme I'anima loro priva
in etemo della bella faccia di Dio, si come non poco ancora s'essercitavamo con introdursi sotto specie de temporali medici alia salute
de corpi e curare I'anime assai piu bisognevoli di spirituah medicine
e ristori, spesso riuscendoci di battezzare i fanciuUi non ancora capaci di raggione, mentre sapevamo esser nullo per il sopracenato
difetto il da loro ricevuto battesimo. E, piu d'una volta intravenne
render capaci gl'istessi adulti del loro eterno pericolo, onde legitimamente da noi battezzati vivono per I'anime secondo al rito catoUco.
E prmcipalmente nell'assistere a moribondi pareva che in quell'estremo passaggio aprisse la Divma Pieta I'abissi delle sue misericordie,
succedendo spessissimo che molti aprissero gU occhi dell'anima, mentre, con la vicina morte, gia quasi chiudevano quelli del corpo. E
queste erano le picciole micho che la Divina Grazia andava per mezzo
nostro raccogliendo, mentre I'inimico del genere humano, assiso continuamente a lauta mensa, faceva ad ogni hora deUcioso pasto della
perdita di tante anime. Ma e chi puo bastantemente spiegare la dolcezza de divini contenti, e la nostra consolatione interna, che con
ridondanza di gioia non piii provata simile da mondani si diffondeva
anche all'esterno nel pensare solo alia salute d'un'anima per cui havesc. 6v. suno / / detto per ben spese tutte le nostre, benche grandi, fatiche e
sudori. Ne mai ci sarebbe caduto in pensiero I'abbandonare quella
missione, se I'impossibilita di sussistere non ci havesse consighato al
contrario, trovandoci del tutto sprovisti d'ogni cosa piti necessaria al
sostegno della vita humana, e dal'altra parte, essendo stato amazzato
Giorgio Guriele, principe di glurias, nostro affez.mo, dal Principe

33

delU Iberi, o Imereti, in una battagUa, restando schiavo il padre


D. Gaetano Turco, nostro superiore, per il cui riscatto furono dimandate 700 piastre, ma, vedendo I'impossibilita nostra di pagare tanta
somma, si contentarono alia fine di solo 100 piastre, che fu tutto lo
sforzo potessimo fare, privandoci anco in parte degli instessi alimenti.
E, sopra tutto facendoci continui ostacoh i Greci Scismatici, intaccandoci sempre con nove calunnie e machinando ogn'hora alia nostra
ruina, havendo pure ottenuto col loro perverso operare d'aUenare
I'animo di Serrech, nostro padrone, dall'affetto nostro chiudendo il
guardo e piti la mano al nostro estremo bisogno. Ponendosi, inoltre,
in cattivo concetto della moltitudine, onde, non piii confidandosi della
nostra opera, veniveci per le diaboliche cabale de scismatici preclusa
ogni strada alia salute di quel miseri. Da tante traversie insiemamente
assaliti, vennimo in pensiere che fosse la volonta di Dio Benedetto,
che, con occulti giudizij penetra I'abisso piii cupo delle cose, permettesse che non fosse ancor I'hora che dovesse rischiarare le tenebra
di quelle misere genti. Tanto piu che loro stessi con tanti enormi
errori e peccati pongono in mano la spada al suo giust.mo sdegnb,
venimmo in pensiero di partirci confidando nella Divina Clemenza
che, quando fosse venuto quel tempo in cui si convertissero quelle regioni, haverebbe / / ben saputo provedere d'efficaci mezzi e ministri. c. Ir.
Quando ecco nelle maggiori confusioni ordinarsi ogni cosa, poiche,
havendo alcuni Greci rubata al Principe una statua d'argento tutta
ingioiellata del glorioso protomartire S. Stefano, monto egli in tanta
stizza che subito l'istesso giorno fece amazzare quanti Greci trovo,
ascendendo il numero degU uccisi a piti di 100 e bandendo per la
vinire, pena la vita di chiunque vi capitasse, tutti H Greci del paiese
a se soggetto. Noi hebbimo compassione di quel miseri, salvandone
da sette in otto, che venero a nascondersi nella nostra casa, ma conoscemmo ben chiaro dagl'effetti quella essere occulta dispositione del
Cielo, che ci apriva per tal mezzo la strada a copiosi cumoli di beneditioni; puoiche, apenna partiti i scismatici, il principe, sinceratosi
della nostra innocenza, rivolse a noi tutti gl'affetti, e, compiacendosi
assai delle nostre cerimonie, quasi ogni mattina e nella nostra chiesa,
ascoltando con esterno assai riverente e divoto qualche nostra messa
secondo il rito romano. Anzi, a nostra instanza che, sopra a tutto, con
indicibel cordoglio deploravamo il crudel macello ch'gl'istesi padri
facevano de loro propri figU per noia di nudrirli, ha fatto una legge,
nella qualle rigorbsamente commanda, penna la vita, che niuno per

34

rawenire ardisca piu attentare una si fatta barbaric. II popolo non


si puo con parole spiegare quanto viva affetionato a noi ed a nostri
catolici riti, non essendo stata altra loro cagione della loro passata
durezza che quel scismatici, che ministri di satanasso h prevertivono
et astraevano della loro bene. Sono di piii concorsi molti Armeni Catolici Romani. E fu cosa invero da piangere per tenerezza il giorno
della Palma prossimamente trascorso, nel quale piu di 900 Armeni
c. 7v. d'ogni sesso et eta, oltre / / i MingrelU del paiese, concorsero alia
nostra Chiesa, stando con indicibil divotione osservando la nostra
funtione conforme al rito romano, cantando I'Antifhone nel loro linguaggio con tant'affetto e divotione, osservando le nostre funtioni
conforme al rito romano che haverebbe incenerite I'instesse pietre.
n frutto poi de fanciuUi che si battezzano era cresciuto a gran coppia, havendone io, solo per quel puochi mesi del 1686 che io ivi dimorai, battezzati sopra 150, sicome anche mohi sono gU aduUi che
vengono al catoUchismo. Da si copiose beneditioni animati, i nostri
padri, conoscendo essere tale il Divino volere, si sono risoluti di mantenere queUa missione; a questo fine, dunque, risolsero U P.P. di mandare me in ItaUa, accio io da vicino con piu commodita potessi rapresentare al'E.E.V.V. i frutti grandi, che si sperono per I'avenire
in queUe regioni. Hor, mentre io cercavo I'imbarco, il principe, penetrate il mio disegno e mai volentieri supportando, per I'affetto che comunemente ci porta, ch'io I'abbandonassi, mi fece prendere e, per
impedirmi ad ogni costo la partenza, mi fece porre una grossa e
lunga cattena al coUo, con farmi stare ne zeppi per otto giorni, tenendomi, pero, con la cattena in quel stato due mesi continui, sinche, capitate dal principe un tal per nome Morsacane, Signore degh
Alani, a quello mi consigno e con esso andai al suo paiese, sempre
pero per il viaggio ben trattato. Nel quale paiese mi trattenni un
mese pueco piii in casa d'esso Morsacane Massanica, dal quale fui
rispettate di molte, si come da queUa gente: quale volentieri mi sentivono a discorrere deUa nostra Santa Fede. Sono gU Alani pepoU
che stanno a certe montagne, quaU altre arbore non si vede che pini
c. 8r. salvatici e revere. Non sapendo cosa alcuna / / di Dio, ne di sacramenti, adorone U tuono, al quale offeriscono vittime, e pero nella
quintadecima luna di marzo unisconsi molti vicini assieme, e, prendende un montone a queste effette ingrassate, vanno nel bosco, et
ivi, amazzande il montone, ogn'uno quelli che sono ivi presenti intinge la pianta d'una frezza nel sangue di quello e, caricandola su

35

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I'arco, la scecca verso U cielo, pregando U lore Dio Tuono, che chiamano Ghorghini, che vogU in queU'anno tenere lontani U fulmini,
accio non U danneggiono. In queste mentre, io me ne stave di buon
anime apresso a Morsacane, capito cola un Gentilomo MingreUe,
nostre affetionato, detto Lipariza Chobachia, come io feci ritorno nella MingrelUa, ove dimorai, finche, presentatemi occasione e commodita di fuggire, m'imbarcai ad Anarghias, sopra una saica Turca, il
di cui Cap. si chiamava Omer Burnas; che vol dire Nasuto, il che
saputosi dal Principe, fece subito arestare alcuni marinai deUa Saica,
che erano in terra, con dire o, che restituisero me, o che haverebbe
tenuti schiavi loro. Ma, quietatosi aUa fine al rapresentare la necessita del mio ritorno, mi diece Ucenza di andare, con farmi promettere
e di ritornare ie, o di mandare altri. Licenziatomi io dunque alii 6
di maggio 1686, fece vela la Saicha dal porte di Anarghia e tocai di
passaggio Caffa e Sinope, eve da un certo Bassa, che si ritrovava in
quel porto con due saiche di soldati che andavano ad Assac, fui
posto ne ferri a piedi, e cosi stetti per sei giorni, e cosi fui Uberato,
perche, havendomi interegato da che paese io fossi, gU risposi che
ero Olandese, e cosi, come amico, subito senza altre mi rilascio.
Giunsi finalmente, doppo varie e pericelesa tempesta, in CostantinepoU ai 20 di ottobre, il giorno appunto / / che imediatamente pre- c. 8v.
cesse a quelle in cui ivi giunse la certezza deUa presa di Buda dalI'armi imperiaU. Per il che, essendo neUa citta gran pericolo di soUevatione, trattandi di strangolar il Sultano, io fui fatto avisare dal
Signore Ambasciatere di Francia, che era il Signor Pietro Ghirardini, che stessi guardato, mentre I'essere io Missionario ApostoUco
potevami essere cagione di non piciolo necumente, essendo che U
Turchi tengono fermamente impresso neU'anime che tutte le lore presenti mine non da altro sione originate che dal Pontefice Romano,
gia che senza di lui, ne I'lmperatore, ne i Venetiani, ne I'altre potenze coUegate farebbero cosa alcuna, essendo lui il primo nobile, dal
moto di cui dipende il moversi dell'alti cieU. Ho volute pere questo
per mostrare quanta sia la gloria di N. S., mentre gU istessi nimici,
con odiarle, pure lo confessono ristoratore del Cristianesimo, che
senza di lui sarebbe andate in ruina, e per distrutore del Mahometanesime e del'Imperio del'impieta. Tanto piu a se tocca aggoder di
questo pregando Dio che U dia lunga vita, quanto per pratica ie so
il gran giovamento, che apperteno al frutto delle nostre missioni la
vittoria che aUa giornata per la Divina Misericordia van riportando

36

I'arme christiane. Onde chiaramente si scorge questo essere uno de


soUti colpi della Divina Pieta, che per tante strade ha voluto faciUtare in questo tempo la reduttione di quell'erranti pecorelle al vero
ovile. Mentre io, premettendomi ogni maggior cosa del loro ardentissimo zelo e carita, non mi dilungo d'avantaggio, bastandomi solo
d'haver sempUcemente rapresentato il bisogno, a chi piii di me sa,
vuole e puo giovare con aportarvi presentano socorso. E per fine
c. 9r. humilmente prostrato a loro em.mi piedi, con / / gl'affetti piix vivi
del cuore bacio il lembo delle loro sacre porpore, raffermandomi
sempre.
Genova, li 8 gennaio 1687,
DeirEE.W.Rev.me
HumiUs.mo Dev.mo et Oblig.mo Ser.re
Don Gaetano Rasponi Miss.rio de Chierici Reg.ri Teatini

LUISA RAVOTTO

LA TEMATICA ESOTICA
NEGLI SCRITTI DI PIETRO CHIARI

Nel Settecento tutta I'Europa dimostro vivo interesse nei riguardi dei libri di viaggi, delle stone di paesi e uomini lontani, delle opere
narrative che trattavano argomenti esotici: la Filosofia dei Lumi ricerco nuove prospettive di vita per una societa che ormai non si
sentiva piu sicura di se stessa, dei valori su cui si basava e dai quali
era nata.
Si deve quindi stabilire uno stretto legame fra filosofia illuministica e letteratura esotica, anche perche chi legge, a quell'epoca, i
libri di viaggi e estremamente sensibile alle idee filosofiche. Ed e
proprio attraverso la conoscenza di societa, di mondi completamente diversi dal modulo europeo che i philosophes hanno la possibilita di mettere in discussione il proprio modo di vivere, d'inventare la propria negazione per meglio misurare la propria alienazione (1).
II mondo esotico con i suoi vari aspetti piii o meno lontani da
quelli europei costitiuisce un nuovo termine di paragone, in alcuni
casi un esempio da imitare, in altri un mezzo per denunciare come
miti e illusioni modelli che erano sempre stati presentati come esemplari. questa la misura entro la quale esso attrae profondamente
I'europeo immerso egocentricamente nella sua storia e quindi chiuso ed insensibile ad awenimenti e problemi che non lo riguardano
direttamente.
La filosofia illuministica, che in Europa sta causando un rinnovamento della cultura, in parte anche dei costumi e del modo di vivere, giunge anche a Venezia, dove, sebbene il govemo sia arretrato
e fedele al passato, il pensiero cerca di evolversi e di adeguarsi alle
novita dei tempi (2). Ma, nonostante la non trascurabile attivita cul(1) M. DucHET, Le origini dell'antropologia, 1, Viaggiatori ed esploratori del Settecento, Bari, 1976, p. XIII.
(2) Cfr. F. VALSECCHI, Condizioni politiche e sociali dell'Italia nelI'eth dell'Illuminismo, in La cultura illuministica in Italia, a cura di M. FuBiNi, Torino, 1957, p. 46.

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turale della Repubblica, la versione veneta dell'Illuminismo fu,


rispetto a quella delle altre nazioni, placida ed involuta (3). II
contesto culturale cioe era inadeguato, incapace di dare origine ad
una elaborazione autonoma delle idee che filtravano attraverso contatti con altri paesi: i temi recepiti erano di rado rielaborati con coerenza e costituivano argomento di opere quasi del tutto prive di carica innovatrice. I Veneti, dunque, che furono in qualche modo influenzati dalla Filosofia dei Lumi non brillarono per originalita e profondita di pensiero le loro affermazioni erano generalmente desunte da autori stranieri , ma costituirono pur sempre il gruppo
progressista degli intellettuali della Venezia del Settecento e manifestarono una moderata e cauta opposizione al patriziato veneto (4).
Anche Venezia, pertanto, pronta a captare cio che si diffonde
in Francia, in Inghilterra, in Germania, offre una vasta produzione
esotica, pure se nessun autore pubblico opere veramente originali,
dato che I'ispirazione era per lo piu dettata dal desiderio di trattare
argomenti di moda (5).
L'interesse comunque e generale: illuministi progressist! e
conservatori-tradizionalisti piu o meno legati al regime trattano gli
stessi temi, comunicando visioni ed opinioni ora vicine, ora contrastanti. Le divergenze si manifestano non solo tra le correnti di pensiero, se di vere e proprie correnti di pensiero a Venezia si puo parlare, ma anche fra le singole personality.
L'immagine degli extraeuropei, sia che si tratti dei saggi cinesi o dei selvaggi americani (6), della loro vita, del loro mondo,
e illustrata attraverso saggi, opere storiche, romanzi, persino commedie, con cui gli autori non solo ricostruiscono, piu o meno fedelmente, attraverso la produzione letteraria, un ambiente sconosciuto,
ma, apertamente o lasciandolo appena trasparire dal racconto, mani(3) P. DEL NEGRO, / / mito americano nella Venezia del Settecento, in
Atti della Accademia nazionale dei Lincei, Classe di Scienze morali, storiche
e filologiche, serie VIII, vol. XVIII, 1975, fasc. 6, p. 580.
(4) Ibidem, p. 631.
(5) Cfr. F. AMBROSINI, L'immagine del Nuovo Mondo nel Settecento
Veneziano, in Archivio Veneto, serie V, vol. XCVIII, 1973, pp. 127-128.
(6) E. GARIN, Alia scoperta del diverso : i selvaggi americani e i
saggi cinesi, in Rinascita e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al
XVIII secolo, Bari, 1975.

41

festano punti di vista, opinioni, teorie di fronte alia scoperta del diverso .
Anche I'abate Pietro Chiari, nel 1746, avidissimo di rinomanza, fiutato il buon vento, voile saggiare il pubblico di Venezia C),
dove per I'appunto decise di stabilirsi e di svolgere la maggior parte
della sua attivita letteraria: a Venezia furono pubblicati, infatti, quasi tutti i suoi romanzi; a Venezia andarono in scena tutte le sue commedie. Non e un caso che un autore estremamente vigile nell'individuare i temi di maggior successo e abilissimo nell'appropriarsi degli
argomenti di moda, sperando di ottenere fama avesse scelto proprio
come sua sede la Serenissima, dove I'atmosfera era estremamente favorevole, essendo I'ambiente sensibile ed aperto alle suggestion! offerte
da molte forme di arte.
Sebbene nella narrativa e nella poesia del Chiari, improntate
come sono al gusto del romanzesco, dell'intrigo, del colpo di scena
che risolve felicemente vicende assai complicate, manchino in genere
finezza di situazioni e approfondimento dei caratteri dei personaggi,
non di rado le sue pagine si illuminano di affermazioni acute, addirittura attuali, segno sicuro di vigile sensibilita; ma gli argomenti per
lo piti nascono non tanto dall'impulso interiore a sviluppare idee
proprie, quanto dal desiderio di divulgare quei principi dell'Illuminismo che gli provenivano da ogni parte d'Europa ed ai quah il Chiari
aderiva con entusiasmo di neofita: essi effettivamente riempirono i
suoi libri in forma per altro spesso semplicistica o addirittura ingenua, come e naturale in chi non scrive seguendo la propria ispirazione, ma si conforma alle mode del tempo ed ai gusti del pubblico.
Indubbiamente la sua opera, di grosso consumo, che ottenne a
Venezia uno strepitoso successo, pari, se non addirittura superiore, a
quello dello stesso Goldoni, contribui m forma divulgativa a diffondere largamente i principi dell'Illuminismo: la filosofia del secolo nelle sue linee general!, non senza le contraddizioni che in seguito avremmo occasione di rilevare, emerge dalle note introduttvei dell'autore,
dai dialoghi tra cavalieri e dame, dalle lettere filosofiche, dalle vicende dei romanzi.
(7) G. ORTOLANI, Voci e visioni del Settecento Veneziano, Bologna,
1926. p. 212.

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La produzione del Chiari ebbe una tale ampiezza (8) che non
pote non riecheggiare, a volte riprendere piuttosto pedestremente,
temi o addirittura situazioni di romanzi di autori europei allora in
voga, tanto piu se si considera che cospicua e I'opera del Chiari come
traduttore.
opportune a questo punto rivolgere un rapido sguardo alia
cultura europea del Settecento, alle sue mode, agli scrittori piii significativi.
In Inghilterra grande risonanza hanno personalita quali Swift,
De Foe, Richardson, Fielding, le cui opere, soprattutto i romanzi,
trovano estimatori ed imitatori un po' dappertutto in Europa (9).
Anche in Francia il romanzo acquista /popolarita con Marivaux
e Prevost: nelle loro opere, ricche di awenture e di personaggi, dense di colpi di scena, incomincia ad infiltrarsi la nuova filosofia, al
punto che non pare awentato affermare che esse gia preludono alia
letteratura illuministica vera e propria di Montesquieu e di VoUaire
In tutta Europa si diffondono giomali, saggi, trattati fUosofici,
soprattutto in forme epistolare, romanzi che, mediante la satira dei
costumi e dei pregiudizi del tempo, mirano ad educare il gusto del
lettore alle nuove idee. I personaggi di questa letteratura, che ha il
precise compile di studiare la societa, ricercarne i difetti e preparare
nuove prospettive di vita, non sono sempre ambientati in Europa,
ma spesso viaggiano e vivono in terre lontane, in America, in Asia.
II lettore e immerso cesi in un mondo esotico, fra uomini, costumi,
istituzioni completamente differenti dalle proprie per storia e tradi(8) La vastissima produzione letteraria di Pietro Chiari comprende
poesie italiane e latine, numerosissime commedie in prosa e in versi, forse
piu di una quarantina di romanzi, scritti filosofioi, alcuni in forma epistolare, e, per concludere, i dodid volumi dei Trattenimenti dello spirito umano
sopra le cose del mondo passate, presenti o possibili ad avvenire, dove fra il
fantascientifico resoconto di un viaggio suUa luna e il romanzo La corsara
francese trova posto anche un compendio della storia d'ltalia.
(9) Alcuni degli autori sopra scritti costituirono una fonte diretta per
il Chiari: la Pamela del Richardson, per esempio, fu ripresa nella Pamela
maritata del nostro; dal Tom Jones del Fielding I'abate trasse una trilogia
teatrale.
(10) Cfr. G. B. MARCHESI, Studio e ricerche intorno ai nostri romanzieri
e romanzi del Settecento, Bergamo, 1903, pp. 27-31.

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zione: attraverso il raffronto fra diversi modi di vita egli puo comprendere piu a fondo le teorie filosofiche che gli iUuministi gli propinano per mezzo di esempi concreti e vivaci ed essere ad esse piu
permeabile.
Les Lettres persanes del Montesquieu resero famoso il filone
della narrativa esotica e diedero origine ad una vera e propria moda
che si diffuse in molti paesi. Abbastanza frequente diviene il motive
dello straniere abituate a tutt'altre genere di vita che, di sua iniziativa 0 meno, viaggia in Europa, ora lodandone ora criticandone costumi e sistemi di vita (^i). Comune anche la situazione contraria:
spesso e un europeo a trovarsi coinvolto in una serie di awenture che
lo portano tra i selvaggi d'America o nelle corti dei mandarini cinesi.
E in non poche opere del Chiari, pronto ed abile seguace di ogni
moda, vivono personaggi di paesi diversi, lontani, quasi sconosciuti,
figure che rappresentano certi stereotipi, certi miti che si sono venuti
a creare nel Settecento, nei quali si concretizzano i tentativi degli Illuministi di diffondere idee e teorie filosofiche attraverso immagini
vivaci e simboliche, atte ad interessare il lettore.
H selvaggio d'America, I'africano, I'arabo, il tartaro, il mandarino cinese, presenze frequenti, per non dire addirittura costanti, nell'opera del Chiari, ora coprono il ruolo di vivaci protagonisti di turbinose awenture, ora sono solo piatte figure stereotipate che costituiscono lo sfondo di storie generalmente non molto originali, poiche
I'autore in fondo, una volta costruita una vicenda e dato vita e individualita ad un personaggio, ripete e sfrutta fino alia noia situazioni
ed attori. A volte dunque il tema esotico e elemento essenziale nelI'economia deU'opera; in altri casi, invece, affiora quasi incidentalmente, senza essere motivo fondamentale, nello svolgimento della vicenda, e offre al Chiari solo I'occasione di esprimere, per bocca dei
suoi personaggi, opinioni o massime che gli sono suggerite dalla sua
visione del diverso .
Piu che I'arabo e il tartaro abbandonati agU istinti naturali,
quasi barbari, ma sinceri, o I'africano rozzo, primitivo ma anche

(11) A questa 'tradizione letteraria si coUegano, per esempio, le Lettere


di una peruviana della Graffigny, e le Lettere di Aza Peruviana e i Voyages
di Provost, da cui il Goldoni trasse spunto per le sue commedie di (argomento americano. La peruviana e La bella selvaggia.

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buono figure frequentemente ricorrenti, clie in seguito avremo


occasione di seguire nell'evoluzione clie subiscono nell'opera del Chiari e di analizzare anche in particolare hanno importanza, per la
quantita di scritti ad essi dedicati, i tipi del selvaggio d'America e del
cinese, che, pur nella loro profonda differenza, meglio sembrano incarnare i miti fondamentali del Settecento: il primo come rappresentante di una felice condizione di vita condotta secondo i dettami della natura, al di la di ogni condizionamento culturale e immerso in
una specie di eta dell'oro; I'altro perche appartenente ad una societa
perfettamente strutturata, che costituisce in quasi tutti i suoi aspetti un
modeUo di vita ordinata, al cui fascino il Chiari generalmente non
sa sottrarsi.
II nostro autore nei confronti di ogni forma di diverso mostra dapprima un atteggiamento largamente comprensivo, aperto, al
punto che alcuni suoi romanzi (}^) presentano nelle loro conclusioni
una indubbia carica innovatrice. Per esempio, il confronto fra il sistema sociale europeo e il modo di vita del selvaggio si risolve sempre
a tutto vantaggio del secondo: al selvaggio, conformemente al mito
caro agli IUuministi, sono attribuite tutte le virtu naturaU. Nelle
opere piu tarde invece si nota chiaramente che il pensiero del Chiari,
indubbiamente mai originate, si fa iocerto per impulso di cause che
in seguito avremo occasione di esporre (}^).
Questa nuova direzione presa dal discorso del Chiari, U quale.
(12) Cfr. P. CHIARI, La Zingana o sia Memorie egiziane di Madama
N.N., scritte in francese da lei medesima e pubblicate daU'abate Pietro
Chiari, Venezia, 1758; IDEM. La Donna che non si trova o sia Le awenture di Madama Delingh, scritte da lei medesima e pubblicate daU'abate
Pietro Chiari, Venezia, 1768.
(13) Ma in questa sua involuzione il Chiari non giunge mai a ribaltare completamente le tesi illuministe, ed anche quando sembra contraddire verita un tempo a lui care, ricorda per5 che il grado di civilta di un
individuo deve essere messo in rapporto con I'influenza dell'ambiente cUmatico e dell'educazione. Si pu6 citare, a questo riguardo, un'affermazione
della dama del Secolo corrente: Non h da meravigliarne nell'immensa
contrarieta de' caretteri umani. Tutto cio per altro non persuade, se non
che i luoghi, le educazioni, e le usanze non poco influiscono suUe inclinazioni nostre, o incivilite o selvagge (Cit., p. 6).
E il cavaliere, a proposito degli Americani, insiste: Uomini vedreste,
Madama, a un di presso come siam noi stessi la sola diversita de' climi,
della educazione, e degli usi produr dee, e produce, siccome fa per tutta
la terra, delle notabili differenze (Cit., p. 51).

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sospeso ad un labilissimo equilibrio, precede sempre su un binomio


minato da opposizioni incompatibiU, mostra forse che egU risentiva
di incertezze che dovevano essere diffuse tra gU IUuministi stessi, dal
momento che perfino Voltaire esprimeva opinioni come queste che
seguono riguardo a popoU extraeuropei: La race des negres est
une espece d'hommes differente de la notre, comme la race des epagneuls Test des levrieres... La forme de leurs yeux n'est point la notre. Leur laine noire ne ressemble point a nos cheveux, et on pent dire
que si leur intelUgence n'est pas d'une autre espece que notre entendement, eUe est fort inferieure. lis ne sont pas capables d'une grande
attention; ils combinent peu, et ne paraissent fails ni pour les avantages ni pour les abus de notre philosophic (i*).
A questo punto sara opportune anaUzzare piii dettagUatamente gU ambienti e i personaggi esotici, che, caratterizzati un pe' semplicisticamente nella loro diversita, vivono nelle pagine del Chiari,
per meglio definire la posiziene dello scrittere nei confronti dei miti
creati dai philosophes .
La Cina e I'Oriente:
L'immagine deUa Cina che si diffuse in Europa nel secolo XVII
era scaturita dal divulgarsi delle relazioni dei Gesuiti, i quaU proponevano con precisione e criteri quasi scientifici un modello di vita
politica e sociale (}^): il Celeste Impero, presentato come esempio di
funzionaUta e organizzazione perfette sia sul piano poUtico, sia sul
piano amministrativo, doveva costituire un punto di riferimento
obbligato per un'Europa aUa quale sempre piii sembravano venir
meno efficienza e industriosita.
Durante il secolo dei Lumi questo quadro, del tutto improntato
a connotazioni agiografiche e celebrative, si modifica assumendo un
aspetto piii sfaccettato, piii mosso, soprattutto perche si carica di significati e sfumature di netto stampo filosofico. I philosophes , in(14) II passo h tratto da S. LANDUCCI, / filosofi e i selvaggi, 1850-1870,
Bari, 1972, p. 81.
(15) Cfr. S. ZoLi, La Cina e I'eta dell'Illuminismo in Italia, Bologna,
1974, p.V.

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somma, creano dimensioni piu varie ed anche piii critiche che oscillano fra due poli, entrambi di origine francese: I'uno di esaltazione
incondizionata, I'altro di ridimensionamento, se non addirittura di
critica, dei quali il primo fa capo a Voltaire, il secondo, posteriore, a
Montesquieu (i^).
Pietro Chiari non puo non ascoltare gli echi che gli giungono
dalla Francia. Ma la versione del Celeste Impero che e delineata dalle pagine nel nostro abate, sebbene pregna di significato politico, si
configura ancora immersa in quella atmosfera di fiaba che caratterizzava l'immagine che ce ne aveva dato Marco Polo: la Cina, terra
di sogno, dalle ricchezze smisurate, a volte non sembra neppur muoversi nella storia Q^.
(16) Cfr. S. Zon cit., pp. VIII, il quale riporta un brano dall'Esprit
des Lois, di fronte a cui il mito della Cina mirabile sembra frantumarsi:
Si son volute far regnare le leggi col dispotismo. Ma cio che e congiunto
col dispotismo non ha piu forza... E' dunque la Cina uno stato dispotico H
cui principio e il timore... Nulla vi si sa fare se non a forza di bastone
(Cit., p. 36).
Anche fra gli illuministi dunque vi e chi non accetta il mito dell'impero cinese inteso come modello di perfezione.
(17) La descrizione seguente ci presenta un paese immenso, sconfinato,
ricco, meraviglioso: Non lascia... la gran muraglia, che separa I'impero
Cinese al Settentrione dalla Tartaria indipendente, d'essere la meraviglia
piu singolare del mondo: correndo essa dall'oceano orientate verso Occidente per un miglio di leghe, attraversando valli, fiumi, e montagne di non
piccola altezza, e grossa per modo essendo che trottar sulla cima ne possono sei cavalli di fronte. Tanti altri prodigi dell'arte conta poi la Cina
nella sua estensione vastissima, che tutte insieme le altre monarchie della
terra non le hanno nemmeno ideate giammai. Torri di porcellana ben alte,
e lucenti; ponti d'archi incredibili che una catena di monti aU'altra congiungono, la quale le sta di rimpetto (P. CHIARI, / / secolo corrente cit.,
p. 17).
Poche parole di Eugenio Garin colgono perfettamente I'aura fiabesca
nella quale nel Settecento e awolta la Cina: Sogni e fantasie, infatti, o
novelle e romanzi, o profondita metafisiche e raplmenti mistici e meraviglie di magie, si coUocavano in questo Oriente, laddove la Cina e il
punto di riferimento piu alto e significativo, proprio sul terreno morale e
politico (E. GARIN cit., p. 347).
Ma I'oriente tutto agli occhi del Chiari presenta ugual fascino. Egli
COS! rappresenta la Corte del Mogol: Le piazze per le quali vassi alia Corte
tappezzate erano perfino nel pavimento d'arazzi di seta col fondo d'oro
filato e rabescati in ciascun cortile a colori dall'altro diversi...; una spaziosa mensa... subito venne servita in argento da cento schiavi mori riccamente vestiti, e d'un esorbitante numero d'odorose vivande .
Ed ancora: Erano queste sale lastricate tutte d'argento, ed ave-

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Non dobbiamo dimenticare poi che il nostro, romanziere e commediografo, sensibile com'e alle mode, per polarizzare su di se l'interesse di un pubblico vasto si sofferma spesso sugli aspetti folkloristici, suUe curiosita della civilta cinese, guidato da un particolare
fiuto per tutto cio che sa di chinoiserie .
Questo atteggiamento e messo in luce in particolare nelle commedie di colore mandarino , La schiava cinese e Le sorelle sinesi i}^),
le quali costituiscono I'unico momento in cui compare un breve
accenno di moderata critica nei confronti della organizzazione politica
cinese (i^). Nelle opere successive, egU si muovera invece verso una
approvazione sempre piu incondizionata della civilta cinese: restera
solo la condanna di pochi aspetti di quel sistema di vita, per esempio
il culto e la condizione della donna, come piu avanti avremo modo di
approfondire P).
vano la volta di fino azzurro seminato a stelle d'oro, con dei rubini nel
centro di non mediocre grandezza (P. CHIARI, / / Serraglio in Trattenimenti dello spirito umano sopra le cose del mondo passate presenti e possibili ad avvenire, V, Brescia, 1781, pp. 36-38).
Arricchiscono il palazzo imperiale porte d'oro massiccio, quattro gradini... tutti d'oro anch'essi, e circondati da una balaustra sostenuta sul capo
da ventiquattro leoni a sedere dell'altezza di un piede e mezzo dello stesso
prezioso metallo, e d'un eccellente lavoro, un largo isoffa di drappo d'argento rabescato e fogliami pur d'oro, dove all'orientale sedea I'imperatore medesimo al quale pendea sul capo un igran baldacchino pur d'oro,
cosi seminato di brillanti, rubini e smeraldi di varie grossezze considerabili che balenavano come stelle {Ibidem). E I'elenco si potrebbe allungare ancora.
(18) p. CHIARI, Commedie in versi, X, Venezia, 1762.
La schiava cinese fu rappresentata per la prima volta nel teatro
Sant'Angelo, a Venezia, neirautunno del 1752; Le sorelle cinesi, che, come
dice I'autore stesso nelle Riflessioni che presentano il volume non fa che
seguitare la prima, e ne ripiglia I'intreccio, dove pareva in essa finito
(p. 5), ando in scena durante il carnevale dell'anno 1753.
(19) P. CHIARI, Le sorelle cinesi cit., p. 135.
(20) Non si sottovaluti d'altra parte il fatto che lo stesso genere
comico, per assecondare le esigenze degli spettatori ed essere ricco di
verve , vale a dire per aver successo, deve ricercare aspetti psotici curiosi
su cui ironizzare. E' I'autore stesso a confermarci il suo desiderio di successo, ancora nell'introduzione al volume X: Lo strepitio che fece in
quell'anno medesimo - La sposa persiana del Sig. Goldoni m'invoglio di
mettere a gara su teatri nostri la gran novita de' costumi Chinesi, che del

1
48

II sistema politico cinese esercitava un profondo fascino su molti illuministi, secondo i quali attuava una esemplare compenetrazione
fra regime di stato e amministrazione familiare
anche nei versi
delle commedie del Chiari questo perfetto equilibrio e sempre un dato
acquisito, inconfutabile, come pure indiscussa e la millenaria grandezza della civilta cinese (P).
Anche politicamente il Celeste Impero nelle opere del Chiari
pari eccitasse la curiosita del pubblico e ne meritasse gli applausi <P.
CHIARI, Commedie in versi cit., p. 4).
Le due commedie di ambiente cinese, come d'altronde tutte le opere
del Chiari, hanno come argomento awenture, storie d'amore, e, per quel
che riguarda i personaggi, scoperte, ritrovamenti improwisi di nuove identita che risolvono felicemente un intrigo divenuto ad un certo punto fin
troppo complicato.
(21) S. ZoLi cit., p. 153, riporta un giudizio del Genovesi, che mette
in luce il modo come era giudicato da alcuni illuministi il sistema di governo cinese: Ma vi e un imperio, che non rassomiglia a niuno de' memorati... II reggimento e piii simile ad un governo patemo, che ad un civile:
il sovrano vi ha piu diritti di padre che di re; ma di padre dello stato di
natura, e per cio severo e rigido. Egli vi e insieme Principe e Pontefice.
Questo stato e la China .
Si noti, pero, che in altri scrittori seguaci della stessa corrente di
pensiero, quali Algarotti, Verri, Beccaria, Gorani, Giovanni Pindemonte,
era ancora viva I'opposizione tradizionale fra un'Europa rispettosa di ogni
liberta e legalita e I'Asia dispotica terra di schiavitti (Cfr. S. ZOLI cit., p. 156).
(22) In un confronto fra il Celeste Impero e la Regina dell'Adriatico,
I'autore cosi conclude il parallelo per bocca di un suo personaggio, il mandarino cinese Foam: Per5 co' nostri pregi le lodi sue <naturalmente allude a Venezia) confondo, iCome la China e sola: sola e Venezia al
mondo (P. CHIARI, Commedie in versi cit.. La schiava cinese, p. 19).
E nella stessa opera non passi inosservata la lode al paternalismo del
governatore cinese, espressa nel dialogo fra il mandarino Foam e il barone
russo Rolf:
R. In bocca d'un Chinese passan tai lodi il segno.
F. Dan giustizia i Chinesi a chi di lode e degno (...).
F. Tu, che dalla natura sortisti ogni talento,
Se alia China resti, ci viverai contento.
Non t'incresca esser schiavo. Non meno a te, che al figlio.
Dalla Siberia io posso far benedir I'esiglio.
Non siete alfine entrambi tra genti ingiuste e ladre:
Se or vi fo da padrone, farvi sapro da padre.
I tuoi casi, il tuo sangue qualche pieta mi fanno.
Un gran piacere e sempre di sollevar gli oppressi:
Gloria tal de' Chinesi, gloria e de' Numi stessi.
(P. CHIARI, La schiava cinese cit., p. 20).

49

e visto sempre come esempio di favolosa efficienza. II sistema, sebbene assoluto, contiene in se I'essenza e il principio del buon governo: lo spirito riformistico neU'organizzazione statale e amministrativa. Si aggiunga poi che in Cina non si e nobiU per nascita, senza
merito personale, ma solo in virtii delle proprie capacita P). Questo
ultimo aspetto doveva essere quanto mai ricco di suggestione e di
stimoli per chi in Europa combatteva con veemenza privilegi ed
esclusivismi ereditari (24).
E non e solo la perfetta funzionalita del sistema politico e amministrativo a rendere ben organizzato e prospero I'impero cinese,
ma contribuisce non poco a questo fine I'estrema industriosita di
tutto il popolo, presso il quale commercio e agricoltura sono dimostrazione indiscutibile di efficienza e di dedizione al lavoro: infatti I'immensa popolazione si conosce dalle campagne medesime, dove un
(23) II gia ricordato mandarino Foam afferma:
Grande non h alia China chi venne tal dagli avi:
Qui da se stessi grande pon farsi anche gli schiavi.
Piu del sangue I'ingegno ci rende al mondo illustri:
Per aver grado, e nome basta studiar due lustri.
(P. CHIARI, La schiava cinese cit., p. 20).
Cfr., inoltre, a questo proposito, P. CHIARI, Lettera di un solitario a
sua figlia per formarle il cuore e lo spirito nella scuola del mondo, pubblicate daU'abate Pietro Chiari, Venezia, 1777, pp. 1-2, e Trattamenti dello
spirito umano cit., tomo II, p. 38.
(24) Cos! il Chiari scrive nel romanzo La cinese in Europa: Portano questi monarchi il titolo d'Imperatori e n'e assoluta I'autorita; ma
seguita tutta via ad essere da loro governato I'impero secondo il sistema
cinese antichissimo della piii meravigliosa politica. Mandarini si chiamano
tutti i principali ministri di quel govemo nell'armata non meno che ne'
trbunali, ma son essi divisi in piii classi per le quali hanno tutti a passare
a misure de' meriti loro. II meglio si e, che se ne desumono i meriti ne
dalla nascita ne dalle protezioni ne dalle ricchezze, ma dall'lngegno, dallo
studio, e dalle scientifiche cognizioni soltanto. Felice il mondo e quanti
miserabili illustri avrebbe egli di meno, se da per tutto si costumasse
cosi! (P. CHIARI, La cinese in Europa, o sia Storia d'una Principessa cinese del nostro secolo scritta da lei medesima e pubblicata daU'abate Pietrd
Chiari, Geneva, 1779, pp. 4246). E sono tessute le lodi anche dei prodotti
della Cina, delle ricchezze, della scrittura, deU'architettura, delle vie di comunicazioni, perfino deUa pulizia deUe strade.
Questo romanzo narra le awenture di una principessa cinese che corre
gli oceani fra Asia, Europa ed America, convinta fino in fondo della bonta,
in tutti i suoi aspetti, della propria civilta, se confrontata con quelle con
cui viene a contatto.

50

angolo non si trova, ne piano ne montuoso, che coltivato non sia a


meraviglia, e di coltivatori ripieno (25).
E non inferiore alia cultura de' terreni dell'impero Chinese e
la coltura delle scienze, e dell'arti (26). Tra le scienze la medicina
in particolare gode d'altissimo prestigio. Anche in Europa da tempo
era conosciuto il metodo adottato dai medici cinesi di fondare diagnosi, prognosi e terapia sulla palpazione e suU'esame del polso del
malato; il nostro abate non dimentica questo particolare nel quadro
che egli ci offre della societa cinese: Non diro che i medici della
China sieno piu de' nostri infallibili: ma da viaggiatori eruditi si
vuole che ne sieno piu attenti osservatori delle complessioni particolari, e sopra tutto de' movimenti del sangue (P).
Insomma, il riferimento alia Cina si direbbe che rappresenti
un pilastro ideologico e sociologico fisso per un'Europa che mette
in discussione se stessa ed i propri sistemi ormai in crisi {^).
(25) p. CmARi, Trattenimenti dello spirito umano cit., II, pp. 38-39.
E I'autore continua: Oltre la incredibile gente, che frequenta le campagne, e batte da mano a sera le pubbliche vie, ce n'^ un'altra innumerabile quantita, che vive suUe acque dei fiiuni, aperti dalla natura e de'
canali aperti dall'arte, ond'h attraversato, e tagliato da per tutto il paese
al grande oggetto di facilitare la comunicazione dell'una provincia coll'altra,
e di agevolame per barca i trasporti. Cfr. anche La cinese in Europa cit.,
I, p. 3.
(26) P. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte I, p. 106. Cfr. anche
P. CHIARI, / privilegi dell'ignoranza, Lettere d'una americana ad un letterato d'Europa. Pubblicate daU'abate Pietro Chiari, Venezia, 1784, pp. 4-5;
e Trattenimenti dello spirito umano cit., II, p. 36.
(27) p. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte II, p. 45.
Ne La cinese in Europa (II, pp. 172-173) I'autore ci offre il racconto
di una visita di un medico cinese:
Domand6 prima di tutto... licenza d'esaminare alia cinese il polso
deH'anmialato, e in cio impieg6 ben due ore, sentendone a lungo i movimenti diversi, in ogni parte piu alta, e piu bassa d'ambe le braccia, dove
riesce I'arteria pid o meno sensibile nelle sue agitazioni. Ci6 facendo piu
volte al giorno per due o tre ore continue, senza nulla decideme, arrivo
finalmente a concluderne il quarto di per le cose intese a Pechin ch'era
d'uopo sospendere coU'infermo ogni bevanda medicinale.
Tale procedimento era stato reso noto in Europa da un opuscolo di
Quang-Chou-Ho nel XVI secolo, divulgate fra il 1671 e il 1682 da Kampfer
e Cleyer (Cfr. S. ZOLI cit., p. 211).
(28) In una sua opera gia piti volte citata il Chiari, restringendo per
un momento I'ambito geografico, pone a confronto il Celeste Impero e I'lta-

51

Peccato, pero, che il cospicuo patrimonio culturale della Cina,


retaggio di una miUenaria e saggia tradizione, per eccesso di immobilismo stia perdendo il suo primato e manifesti sintomi d'incipiente decadimento (29).
E il Chiari, che pur considera la Cina centro di irradiazione
di sapere e di progresso scientifico, non passa sotto silenzio la catalessi che ne sta fermando il progredire (3).
Negative soprattutto e in netto contrasto con le altre immagini
finora fomite di quel paese h il giudizio dello scrittore suUe convinzioni religiose del popolo, presentate come manifestazioni di assurda
superstizione: una cappa che incombe opprimente su tutti senza distinzione, cosi sui sudditi come suU'imperatore (^i): i ministri del
culto, i bonzi, sono personaggi spregevoli, insaziabilmente avidi di
quelle ricchezze che sfoggiano con ostentazione in un assurdo cerimoniale religiose.
difficile motivare queste pagine di indiscutibile condanna di
Ha, di fronte alia quale non e certo titubante o indeciso nel muovere accese
critiche per bocca della protagonista: Amenissima e meravigliosa ne ho
10 osservata la situazione, e la temperie del clima (allude all'Italia); ma quasi
da per tutto ho in essa trovati mai colti i terreni, dimezzata per lo meno
I'antica popolazione delle citt&, e delle campagne; mai educata I'umanita
dalla sua fanciuUezza; oziosa la gioventd, e snervata da vizi; non abili che
al piacere le donne; I'arti imperfette, I'ignoranza privilegiata, e senza privilegi o ricompense e stimoli le scienze tutte ed i migliori talenti. Cose in
somma per lo piu ci ho vedute, per le quali la Cina mia patria non invidia nemmeno a piii illustri abitatori d'ltalia, quali furono gli antichi Romani, che padroni si riputarono e si chiamarono di tutta la terra (P.
CHIARI, La cinese in Europa cit., tomo II, p. 109).
(29) Cfr. S. ZOLI cit., p. 119-120.
(30) Cfr. La Verita, Canti IV deU'abate Chiari, Brescia, 1778, p. 26.
(31) Ne La cinese in Europa, I'imperatore stesso e vittima della superstizione: Tartaro essendo d'origine I'imperatore Kanghf, come tutti i predecessori suoi, che acquistarono I'impero Cinese, conservava egli non solamente gli avanzi de' tartari pregiudizi in questa materia, ma c'era inoltre
per modo attaccato, che passava la sua per una debolezza ridicola, e non
degna di tanto monarca... Nella Gran Tartaria e nella parte cinese principalmente si chiamano Lama i suoi sacerdoti. Al primo fra questi si da
11 titolo di Gran Lama, ossia gran pontefice... nel Hnguaggio della nazione chiamasi Fo questo monarca... che vale a dire il dio vivente, quale egli
si spaccia e buonamente lo credono i di lui adoratori, e seguaci. Mi bisogna
credere e dire, che lo stesso imperatore Kanghi assai persuaso fosse di somigliante foUia {P. 'CHIARI, La cinese in Europa cit., I, p. 6. Cfr. anche
pp. 1-27).

52

una parte cosi cospicua la religione di un mondo che viene


considerate per il resto in modo del tutto positive: probabilmente
neU'atteggiamente del Chiari e da vedersi I'ece non ancora del tutte spento del giudizio di secoli precedenti, nei quali si era sempre
volute mettere in risalte, in una civilta esaltata in tanti suoi aspetti,
I'inaccettabilita di una religione che si regge su riti superstiziosi che
potevano pero essere modificati daU'intervento dei padri missienari,
ai quali si cercava cesi di spianare la strada.
Su una peculiarita ancora del mondo cinese I'autore cerca di
stimolare la curiosita del lettore: suU'estrema cortesia del cinese, sul
cerimoniale, quasi un rituale, che accompagna ogni sua azione. Sebbene il tone a volte sembri ironice di fronte a queste seccanti cerimonie socieveli (32), quasi fossero una forma di ipocrisia, il Chiari
le elogia poi come un abile e saggio espediente politico atte a mantenere piu agevohnente la quiete, la coltura, la regolarita, I'annonia,
e la dovuta subordinazione di tutti gli ordini dello state (33).
Se queste aspetto particolare si inserisce coerentemente nel mosaico della societa cinese caro al Chiari (3*), sembra suscitare in lui
(32) p. CHIARI, / / secolo corrente cit., p. 18.
(33) p. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte II, p. 52.

Si vedano, al riguardo, queste battute che si risolvono in una presentazione dell'equilibrio e del buon ordine che regnano in Cina, tratte da
La schiava cinese (cit., p. 9) e che costituiscono parte di un dialogo tra i!
mandarino Foam e il mercante persiano Raschild:
F. Sedete mio Signore
R. Signor nol saro mai
F. L'onore a vol si deve
R. Gia m'onoraste assai
F. Co' stranieri nella China il suo dover si sa
R. Ma gli stranieri ^ incomoda la vostra cortesia (...)
F. La civiltk cinese non merta una tal critica,
Se a Chinesi h maestra un'ottima politica
De' piii fioriti imperi il buon Ordine e padre
E dell'ordine migliore la Convenienza e madre.
Non osan gli inferiori mancare a Principali,
Vedendo che tra lor non mancano gli Eguali
Non esclude il rispetto la vera confidenza (...).
Spregiar si fa da' grandi chi i piccoli trascura.
(34) Per una completa panoramica sulla societa cinese nell'opera del
Chiari si confronti ancora La cinese in Europa cit., pp. 196-199, in cui I'autore non dimentica neppure di decantare I'aria piii libera e salubre, le
contrade larghissime, gli spaziosi cortili, i tetti invemiciati e dipinti.

53

indignazione I'iselamento da quasi tutte le attivita della vita nel quale


e relegata la donna cinese, costanteraente chiusa nel serraglio.
Mentre nell'opera del Chiari, si parla frequentemente della Cina, del Giappone si fa distesa menziene in un solo romanzo: L'uomo
di un altro mondo (^). L'immagine che se ne ricava non presenta sfumature: rimpero giapponese e criticato in tutti i suoi aspetti. II sistema politico e assoluto, dispotico, barbare, arbitrario (36), inefficiente, poiche i monarchi orientali
per la maggior parte ne
sanno cesi poco de' sudditi loro, che non li vedono nemmeno in volte e non ne sono veduti giammai. Vivendo essi awelti tra le delizie
del loro serraglio, non altro contribuiscono che il solo nome alle operazioni de' lore ministri, e il modello si credono d'un felice governo
perche appunto i ministri non ne lasciano penetrare alle erecchie lore
i centinui disordini (38).
II popolo giapponese, malcontento dunque ed eppresse, non
(35) p. CHIARI, L'uomo di un altro mondo o sia Memorie d'un solitario senza nome, scritte da lui medesimo in due linguaggi Chinese e Russiano e pubblicate nella nostra lingua daU'abate Pietro Chiari, Venezia, 1768.
II romanzo rappresenta, insieme a La donna che non si trova, il momento in cui il Chiari accoglie senza riserva il mito del buon selvaggio.
Bisogna precisare pero che l'uomo di un altro mondo non e un selvaggio
d'America, ma come quello e privo di pregiudizi e condizionamenti culturali, poiche fino all'eta di vent'anni e vissuto su un'isola deserta vicina al
Giappone, seguendo dapprima i consigli di un vecchio, saggio maestro, e
poi, dopo la morte di questo, i soli dettami della natura; improvvisamente,
strappato a forza da alcuni bonzi giapponesi che vogliono porlo sul trono
perch6, come essi affermano, egli ne e il legittimo erede, si trova bruscamente a contatto con un mondo ipocrita e corrotto quale ^ I'alta societa
dell'impero giapponese. Dopo averla visitata e conosciuta decidera di tornare sull'isola disabitata con pochi amici, desiderosi come lui di una vita
semplice e pura.
(36) P. CHIARI, L'uomo di un altro mondo cit., p. 101.
(37) Fra i monarchi orientali non e ovviamente compreso il sovrano
della Cina dato che, come gia si h visto, il Chiari considera la Cina una
eccezionale oasi di benessere tra i regni d'Asia.
(38) P. CHIARI, L'uomo di un altro mondo cit., pp. 112-113. Continua
il protagonista con accenti di disapprovazione sempre piii marcata: Dove
prima sentir non potevo della cortigianesca adulazione, che lodi, e felicita
del nuovo giapponese govemo, non ebbi a sentire dappoi nella volontaria
mia fuga da popoli mai contend, che aggravi, ingiustizie, calamita, maledizioni e lamenti... Per far veramente felici que' popoli non si potea a meno,
che rovesciare da capo a fondo il Giappone, per risparmiarne le leggi e
sradicame gli abusi.

54

puo neppur contare suU'imparzialita del sistema giudiziario, dal momento che la giustizia stessa si serve di due differenti bilance da pesar le azioni de' privati e quelle de' grandi (^).
Alia corte regnano congiure ed intrighi, in mezzo a cui si muovono, perfettamente a loro agio, potentissimi, i bonzi, ai quali nulla
e vietato: essi sono in grado addirittura di scegliere I'imperatore e di
porlo sul trono. La polemica del Chiari contro le religioni dell'Estremo Oriente giunge al suo culmine proprio per bocca dell'uomo di
un altro mondo: i bonzi giapponesi sono una razza pericolosa di
gente disutile alia societa sfaccendata, presuntuosa, e ignorante (^),
unicamente preoccupati d'aprire nelle loro pagode altrettanti
mercati, ne' quali I'uno a gara dell'altro si vendessero a peso d'oro
sempre nuove imposture
E a completare il rapido quadro non certo positive, che, con
pochi tratti, delinea sommariamente le strutture fondamentali della societa giapponese, contribusice la condizione deUa donna, che in
Giappone, come in tutto I'Oriente, vive rinchiusa, priva di ogni diritto, costretta perfino a dividere con altre il marito stesso.
La rappresentazione che il Chiari ci offre del Giappone comprende, dunque, sia pur con tocchi molto rapidi e schematici, i principali aspetti socio-pohtici e culturali su cui si regge la societa.
Non sempre pero, come gia e stato accennato, I'autore si serve della tematica esotica per esprimere il proprio consenso o la propria disapprovazione per determinate forme di civilta; a volte infatti
I'esotico costituisce esclusivamente lo sfondo particolare, curioso, sul
quale si collocano personaggi ed awenture.
Cosi rindia, il favoloso impero del Gran Mogol, trova un suo
posto nella narrativa del nostro abate, sebbene non assuma mai pre(39) P. CHIARI, L'uomo di un altro mondo cit., p. 124. Un accenno
al dispotismo che opprime la societa giapponese era comparso gia ne La
schiava cinese, in un passo (cit., p. 20) in cui il mandarino Foam, ponendo
a confronto Cina e Giappone per mettere in risalto la patemalistica itoUeranza che regna nel Celeste Impero, dice: (in Cina) A tutto fa la penna,
che nel Giappon la spada .
(40) p. CHIARI, L'uomo di un altro mondo cit., p. 73.
(41) Ibidem, p. 100. Ancora a proposito dell' impostura e avidita dei
bonzi, cfr. L'uomo di un altro mondo cit., pp. 94-99, 130-135 e, 167-176.

55

cise implicazioni di carattere filosofico e politico, ma sia solo un


paese stupendo e favolosamente ricco, nel quale si svolgono intricate
vicende.
Nel 1757, a Venezia, va in scena la commedia // medico veneziano al Mogol
il discorso rimane sempre ancorato alia narrazione delle awenture di corte e non allarga il suo interesse ad indagare gli aspetti della societa Indiana, che ne sa innalzarsi a modello, ne
sa offrire particolari spunti alia polemica. L'imperatore del Mogol,
per esempio, ci viene presentato ne II serraglio romanzo che narra
le awenture di alcune donne europee capitate nel gineceo di un sovrano indiano come principe benefattore ed amante (43), ha
cio^ i presupposti per essere definito sovrano illuminato (^). Tuttavia
in nessun momento il romanzo si stacca dal vago innalzandosi ad una
dimensione pid seria, con precisi riferimenti ideologico-filosofici.

<^) P. CHIARI, Commedie in versi, VII, Venezia, 1760.


Si tratta di sequenze della vita di corte nel momento in cui si svolge
la lotta per il potere fra i due figli del defunto imperatore Ca Giaam: Dara,
il legittimo erede di animo generoso, perfino ingenuo, incapace di ordire
trame, e Mirascia, un intrigante senza scrupoli. In egual modo diversi di
indole e rivali sono anche i due medid di corte: il veneziano Nicold Manuzio, intelligente ed onesto, b fedele a Dara; mentre Abercano, un indiano
piti stregone che medico, e partigiano di Mirascia.
Si noti che il Chiari ha scelto come protagonista della sua commedia
un personaggio reale e famoso, il veneziano Nicold Maimucci, nato a Venezia nel 1638 o nel 1639. Recatosi in Oriente all'eta di quindici anni, dapprima si arruolo come soldato presso un prinoipe indiano, poi comincib ad
esercitare la professione di medico, acquisendo ben presto una notevole fama.
Dedico gli ultimi vent'anni della sua vita, in Madras, alia compilazione
della Storia del Mogor, in cui passa in rassegna la storia di quell'impero
da Tamerlano al regno di Aureng Zeb. L'opera e ricca di notizie riguardanti la corte del Mogol, il sistema di governo, le finanze e le condizioni
di vita delle popolazioni di quei luoghi.
<43) p. CHIARI, / / serraglio cit., tomo II, p. 4.
(44) II serraglio del principe del Mogol era infatti il piu tollerabile fra i serragli tutti d'Oriente (P. CHIARI, / / serraglio cit., I, p. 27). II
sovrano, per parte sua, aveva un , carattere virtuoso e nelle donne principalmente piii conto facea de' meriti personale acquistati, che di quelli
avuti in dono dalla natura (Ibidem p. 71).

56

II mondo musulmano (^S);


L'analisi del mondo musulmano nell'opera del Chiari non e
mai approfondita, ma si limita piu che altro ad affermazioni generiche, non sempre coerenti le une con le altre. Se, per esempio, a volte, soprattutto nelle opere piu tarde, Arabi e Turchi sono visti come
schiavi dell'oppressivo dispotismo che regna in tutta I'Asia al quale
riesce a sottrarsi, per la sua perfetta organizzazione, solo I'impero
cinese ecco che, a contraddire questo giudizio, il Saraschiere
ottomano Husseim, nel romanzo L'Isole della Fortuna
non si
comporta affatto da principe dispotico (^).
E ancora in un passo indubbiamente significativo di un'altra
opera, il Chiari ci ricorda per bocca di un suo personaggio che gli
Arabi costituirono un tempo la culla della cultura e delle scienze che
per opera loro si diffusero nell'Europa stessa (^S).
Ma piu significativa di queste annotazioni generiche e a volte
anche contraddittorie, sara l'analisi di un particolare personaggio, di
(45) Ci sembra opportune dedicare un capitolo particolare al mondo
musulmano e non includerlo genericamente nell'Oriente, perchd esso e difficilmente coUocabile in una precisa area geografica dal momento che gli
Arabi occupavano allora sia parte delle coste dell'Africa, sia vaste zone
dell'Asia. Nell'opera del Chiari, per altro, anche se i romanzi di ambiente
musulmano si svolgono in genere in paesi dell'Africa mediterranea, la civiM
islamica h spesso accomunata a quelle asiatiche.
(46) Cosi scrive I'americana autrice dei Privilegi dell'ignoranza
(cit., p. 13) al letterato d'Europa: Del resto poi Indiani, Tartari, Mongolesi, Arabi, Persian!, Turchi, Armeni, Georgian!, e loro vicini rischiarati
non sono da lumi della ragione, che quanto li vogliono i loro padroni, e li
soffre la barbara schiavitii a cui son condannatifindalla culla .
(47) p. CHIARI, L'isole della Fortuna o sia Viaggi di Miss Jalingh scritti
da lei medesima e pubblicati daU'abate Pietro Chiari, Napoli, 1776.
(48) 11 Saraschiere e infatti un uomo affatto incapace di dar molestia (P. CHIARI, L'Isole della Fortuna cit., pp. 33-34), dotato di buone
maniere e di altri meriti (Ibidem, p. 50).
(49) Vogliano adesso, o non vogliano le nazioni piti colte, hanno da
confessare loro malgrado, che le scienze tutte fiorivano a meraviglia in
Egitto, prima che nel rimanente del mondo si arrivasse nemmeno a conosceme il nome... Quando I'Europa ne' piu bassi secoli perdette ogni ombra
deH'antica coltura in lei derivata da noi, per I'interruzione de' popoli settentrionali, che la posero a sacco, bisogno che dagli Arabi imparasse di bel
nuovo le scienze in lei trascurate, e sepolte . Sono parole della zingara, protagonista del romanzo omonimo (P. CHIARI, La zingana cit., II, pp. 144-145).

57

una figura emblematica di questo mondo, che costituisce quasi un


modello, sia pure di importanza minore rispetto al cinese laborioso
ed efficiente o al buon selvaggio, a cui per certi si collega.
Ce un romanzo del Chiari, La zingana (^), che delinea piu
chiaramente di qualsiasi altra opera dell'autore le caratteristiche delI'arabo, figlio di una societa ancora rozza, primitiva, ma del tutto
lontana dalle ipocrisie che dominano invece in Europa.
Primitivita ed impulsivita, spinte talvolta al punto di diventare
vera e propria barbaric, derivano da una sincerita, da una spontaineita
che gli Europei hanno soffocato con la cultura e le arti, poiche
essi hanno artificiosamente deviato verso I'ipocrisia e la falsitk quei
semplici istinti naturali che sono in grado da soli di guidare l'uomo
verso la felicity.
Zaida, la zingana, nella prima parte del romanzo sogna di raggiungere I'Europa, dove i costumi sono piu civili, dove regnano le buone maniere, dove, soprattutto, le donne sono padrone di se stesse e possono vivere, uscire, viaggiare liberamente. In un primo tempo, dunque, la societa in cui e nata e cresciuta che a lei sembra
rozza all'estremo (^i), le appare cosi insoddisfacente da spingerla
ad evadere dal suo mondo per raggiungere la mitica Europa (^).
Afferma la protagonista: Antiponevo gli usi d'Europa anche
alio splendore di un trono fra gli Arabi {^). Ma, quando avra conosciuto I'Europa nella sua realta, la delusione sara atroce, perche avra
di fronte un mondo in cui la cultura non ha portato che ad abusi e
sopraffazioni.
E Zaida si sfoghera con queste meditazioni: Mi si permetta
di dire che gli Europei tra le altre nazioni tutte sono artifiziosi e piii
scaltri. In bocca nostra non cambiano faccia gli oggetti; e sono le
cose quelle che sono in se stesse; non quali ce le fa parere una studiata, ingannatrice eloquenza, di cui non abbiamo la menoma idea.
Sulla lingua di un africano la verita e talvolta disobbligante; ma e
<50) La trama non e molto diversa da quella di altri romanzi menzionati: un susseguirsi di awenture, di cui e protagonista una bellissima zingara egiziana, che poi scoprira di essere figlia di un arabo, principe di una
tribli nomade.
(51) P. CHIARI, La zingana cit., I, p. 46.
(52) Ibidem, I, p. 9 0 e pp. 142-143.
(53) Ibidem, I, p. 166. Cfr. anche p. 172.

58

sempre la verita, incapace di frode... In una parola la dissimulazione


e COSI sconosciuta tra barbari, quanto h sconosciuta tra gli Europei
la barbarie medesima. Non so se torni piu conto d'essere ingannati
con artifiziose maniere, o con maniere zotiche, e ributtanti venir avvertiti del nostro miserabile inganno (^).
da preferirsi, dunque, un temperamento istintivo, anche se
semibarbaro (55), ad un carattere gentile, affabile, se, come avviene
tra gli Europei, gentilezza ed affabilita sono sinonimi di falsita. E' meglio cioe che siano i semplici spontanei dettami della natura a guidare
l'uomo che cosi facilmente si lascia traviare dalla cultura e dalla
civilta (56).
Esempio costante di schiettezza, di lealta e anche di coraggio e
la schiava araba Alfea, che, nella commedia La Viniziana inAlgeri(^,
cosi si rivolge a Momolo, veneziano, suo compagno di schiavitti e poi
marito :
Si, parliam schietto, Araba sono ognora:
(54) Ibidem, II. p. 24.
(55) Zaida stessa si presenta a noi come esempio di spontaneita e di
istintivitk: Per quanto avessi studiato d'adattarmi a' costumi artifiziosi
d'Europa, di cui sotto agli occhi avevo un sf celebre esempio, io ero stata
educata tra barbari, e tutti i pregiudizi dell'educazione mia mi si affollarono
allora intorno alia mente per farmi rivestire il carattere d'una ferocia veramente africana (Ibidem, II, p. 28).
(56) A questo proposito cadono opportune altre considerazioni della
zingana: La virtii e sempre virtii, anche tra quelle incolte nazioni, che
lei non conoscono sotto tal nome, perocch6 ha ella una strettissima affinity co' dettami della Natura. Ci saranno de' barbari, che fanno altrui del
bene senza sapere di farlo, operando semplicemente col gran principio naturale di fare altrui quello che vorrebbero fatto con se medesimi. Ardisco
dire, che questo principio ha piu forza dove la coltura delle arti, quasi del
tutto mancando, meno che altrove si oppone agli insegnamenti semplici, e
rozzi della sola Natura. II ragionamento deU'umano intelletto, quello fu,
che introdusse i vizi maggiori nelle province piii colte... Cola in Europa
dove ero vissuta piii mesi, non avevo avuto molti motivi d'invaghirmi di
quelle virtu, che nominar sentivo sovente, ma vedevo praticate di rado. E
pure operavano in me certi principi ispiratimi senza dubbio dalla natura,
o dalla prowidenza del cielo, che mi portavano a distinguermi dal rimanente del mondo, fino col far bene a que' medesimi, che m'aveano fatto del
male (P. CHIARI, La zingana cit., II, pp. 75-76).
(57) P. CHIARI, Commedie in versi, VI, Venezia, 1760. La commedia
La Viniziana in Algeri fu rappresentata per la prima volta a Venezia nel 1755.
(58) P. CHIARI, La Viniziana in Algeri cit., p. 24.

59

Quel ch'anno in core gli Arabi, Than sulla lingua ancora (58).
L'arabo dunque costituisce una particolare figura mitica, caratterizzata da una spontaneita assoluta e totale: una versione minore, insomma, del buon selvaggio, che rappresenta il mito fondamentale dell'Europa illuminista (59). Infatti il buon selvaggio
espressione con la quale in genere si definisce I'indigeno d'America
e i personaggi minori, che riprendono o sottolineano soltanto alcune delle caratteristiche virtuose presenti in lui, costituiscono tutti
insieme un unico, identico ideale nel quale si fa realta il sogno del
recupero di un eden primitivo, di una felice eta dell'oro.
L'America e i suoi selvaggi:
Nel 1762 I'abate Chiari diede alle stampe un romanzo di ambientazione americana: La donna che non si trova (^). Ne h protagonista Quivira, un'americana appartenente ad una delle innumerabili popolazioni selvagge... dagli Irochesi lontana forse due mila
miglia (^i).
(59) E' da sottolineare per6 un'indubbia differenza fra le due figure
mitiche: il selvaggio, precisamente quello che ci viene rappresentato nelle pagine de La donna che non si trova, e sempre e solo buono, gentile e
leneroso, mentre prerogativa dell'arabo h anche I'impulsivita primitiva e
jarbarica. E' vero, perd, che pure il buon selvaggio d'America nell'opera
stessa del Chiari subir^ in seguito, come vedremo, una non piccola involuzione, vale a dire un mutamento in senso negativo se si bada agli ideali
illuministi.
(60) A questo romanzo se ne collega un altro, L'uomo di un altro mondo,
che per6, come gih. si h visto nei precedenti paragrafi, non ha un americano
come personaggio principale, ma un giovane vissuto su un'isola deserta. La
donna che non si trova e l'uomo di un altro mondo, sebbene coUocati in
regioni lontanissime tra loro, sono personaggi legati a vicende molto simili
ed incamano I'identico sogno di una vita semplice, spontanea, libera dai
condizionamenti e dagli artifici della societa civile.
(61) P. CHIARI, La donna che non si trova cit., I, p. 11.
II nome Quivira nel primo Cinquecento indicava I'Eldorado dell'America Settentrionale, mitica terra di ricchezze, che lo spagnolo Francisco Vasquez Coronado aveva tentato di raggiungere nel 1540-45. Nel primo tomo
della Storia burkiana era inclusa una carta in cui compariva Quivira, che
comprendeva una vasta zona del Canada.
Si potrebbe pensare, dunque, che anche il nome della donna che non
si trova non sia stato scelto a caso, ma per sottolineare I'atmosfera di irrealizzabile perfezione, di sogno meraviglioso, che era costituito per gli illuministi da una vita semplice e naturale.

61

60

La vita di questi pochi selvaggi la tribu e formata da non piu


di cento famiglie scorre placida e lieta, bisognosa solo d'un
parco sostentamento e di una mediocre capanna rizzata con rami
d'alberi, e coperta di canne, di cortecce e di terra . Nessuno fa uso
di vestimenti; non esistono leggi da seguire; solamente godono di
qualche sorta d'autorita i piu vecchi e piu accreditati, senza che debbano gli altri nelle contingenze piu ardue o dipendere o tacere ; tutti si amano e quando e necessario si aiutano formando un corpo di
nazione perche le leggi della natura sono scolpite profondamente
nel loro animo e non possono essere violate senza la disapprovazione
e I'orrore dell'intera tribu (62).
In una societa cosi fatta e nata dunque una donna che non e possibile trovare altrove, particolarissima per intelligenza ed inventiva e
nello stesso tempo semplice e spontanea: quando le vicissitudini della vita la porteranno a contatto con i civili costumi europei provera
ripugnanza e sorpresa e vi si adattera con non poco sforzo e solo ricorrendo a tutta la sua forza di spirito (63).
Non riuscira mai, pero, ad accettare la civetteria e le piccole
finzioni proprie delle donne europee (^), fra le quali si distmguera
sempre, ricca com'e di fascino, per le sue non comuni qualita fisiche
e spirituali: con la sua sola presenza sara in grado di offuscare tutte
le doti delle altre (65). Quivira, infatti, e discreta, scrupolosa ed intelligente ed e pure una bellissima donna dato che, come tutti i selvaggi,
ha condotto una vita dura, ma sana, che ha favorito lo sviluppo armonioso del suo corpo e la sua robustezza di temperamento (66).
Anche nelle altre sue opere di argomento americano (tutte successive a La donna che non si trova) il Chiari insisterk sempre sulla
p. CHIARI, La donna che non si trova cit., I, pp. 11 e sgg.
(63) Ibidem, I, p. 87.
(64) Ecco come si esprime Quivira a questo proposito: Non ci vuol
molto a sostenere un carattere di femmina onesta, senza affettare una insensibilita e solidezza da statue {Ibidem, I, p. 186).
(65) Cosi la nostra selvaggia parla di una sua amica europea: E
questa tutto ch6 allevata alia foggia europea, non era nel suo pensare capace
ne della delicatezza mia ne della mia discrezione {Ibidem, I, p. 101). Ed
altrove^ Quivira si definisce plena delle antiche massime di ragion naturale, d'umanita e di moderazione con gli altri, incapace di far del male
(Ibidem, II, p. 32) Cfr. anche I, p. 237; JI, pp. 149, 205, 229, 230 e 237.
(66) Ibidem, II, p. 1.
(62)

superiorita fisica dei selvaggi rispetto agli Europei: I'assuefazione a


sostenere una vita non facile, quotidianamente a contatto con le
intemperie, ha contribuito a temprare la loro razza e a renderla esente
da ogni malformazione fisica. Cosi il cavaliere de // secolo corrente
spiega alia dama: Di particolare non vedreste in tutta 1'America,
che uomini senza barba al mento; e quasi tutti piu grandi delle nostre
donne. Mostruose figure per la grossezza, per la picciolezza, o per
la irregolarita delle membra non ne trovereste cola, come son familiari in Europa. Al rossigno piu che al bianco inclina in tutti il colore perche forse non vivono riparati dall'inclemenza dell'aria d'ogni
stagione alia nostra maniera (6^).
E il solitario scrive a sua figlia: Son ben fatti gli Americani,
grandi , robusti, non ingrassano mai, forse per il moto violento che
fanno, e per la semplice quahta dei loro alimenti (^).
I selvaggi non costriogono i bambini ad essere prigionieri di fasciature, che, il piu delle volte, deformano i loro piccoli corpi: A'
loro figliuoli ancora bambini non si usano gran cerimonie per allevarli sani e robusti. Si legano ignudi dalle madri loro a traverso la vita
sopra una tavoletta proporzionata alia loro statura: e quella si e la
cuna e le fasce, che U custodiscono finche non si reggono in piedi...
percio appunto non si vedono tra selvaggi d'America ne zoppi n6 gobbi ne storpi ne sciancati, che si veggono cosi frequenti in Europa;
dove li tengono i primi mesi e gli anni piu vegeti del viver nostro tanto imprigionati da capo a piedi, e ristretti per riformar la natura (^).
p. CHIARI, / / secolo corrente cit., p. 51.
p. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte I, p. 132.
p. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte I, p. 133.
Si veda, al riguardo, anche il passo seguente tratto da La Verita (cit.,
pp. 17-18):
L'assicella lanuta a cui s'annoda
L'American bambino e la sua culla
E braccia e gambe ivi rinforza, e snoda,
Quanto piti a suo placer vi si trastulla.
Non piange che di fame: e a tutte Tore
Non s'ode a dir, che liberta e valore.
E tutto pur quel mezzo mondo insieme,
CoirAfrica, e coll'Asia ad esso unite
Xante non vede, e di veder non teme
Storpie figure umane, o male ordite.
(67)
(68)
(69)

62

La realta del mondo selvaggio viene cosi a costituire un modello


antitetico al nostro: rappresenta cioe tutto cio che non si identifica
con la civilta. Quivira e una femmina nata e cresciuta cosi negli
angoli piii mai noti ed impenetrabili della terra, senza legami di societa, e di commercio col rimanente del mondo, senza principi di religione, senza freno di leggi, senza scuola di educazione, e senza idea
di morale o civUe virtu , ma in lei non tace la ragione naturale, che
e in grado di volgere questo terrestre abisso di confusione in un
vero teatro di felicissima fratellanza a tutto il genere umano C%
La societa selvaggia poggia dunque su una serie di negazioni,
di assenze che nascono da una liberta assoluta, rappresentata da cio
che rimane dopo aver sottratto tutti gli attributi che comunemente
sono assunti per caratterizzare una societa colta, cioe progredita (^i):
e questa liberta totale che rende felici e virtuosi quei popoli che
possono e sanno vivere senza leggi, senza re, senza preti, senza ne
tuo ne mio . L'awersione per ogni forma di legalita e di costrizione e radicata nel selvaggio: quando Quivira si innamora di
Delingh, un europeo caduto prigioniero della sua tribii, e decide di
dividere con lui la sua vita, non ha bisogno di confermare i propri
sentimenti, la propria unione con un regolare contralto, dato che
una selvaggio non bada a certe rigorose misure, perche si giudica
di se stessa padrona, anche sotto gli occhi de' suoi genitori (P).
E cosi ricorda il giorno del suo matrimonio : ecco pertanto I'occasione, ed il luogo piu favorevole, in cui la tenerezza mia per
I'amante arrivo finahnente dove arrivar puo una donna, facendolo suo
Quante n'ha Italia sola, e senza speme
Le vecchie usanze di veder sbandite;
Che per far piu meschino ognun, che nasce,
Imprigionar lo fan fin dalle fasce.
(70) p. CHIARI, La donna che non si trova cit., tomo I, p. 5.
(71) Quivira insiste nel descrivere I'incontrollabile anelito di liberty
che anima i selvaggi d'America: L'anima deUa nazione h la sua liberta;
e a questo gran privilegio della natura umana si sacrifica da' genitori, e da'
figli medesimi ancora fanciuUi ogni altro pubblico, e private riguardo...
Uno spirito insuperabile d'indipendenza, sostenuto idalla natura, e regolato
da' soU lumi della ragione, era pertanto in et^ d'anni quindici, il carattere
dell'animo mio, e la norma de' miei costumi (P. CHIARI, La donna che
non si trova cit., I, p. 14).
(72) Ibidem, p. 22.

63

marito, per non aversene a separare mai piu. Se il nostro contralto


scambievole awalorato non fu da testimonio alcuno, o da alcuna
cerimonia legale, chi vorra dire percio, che non fosse egli inviolabile
quando stabilito I'avea liberamente del pari la volonta nostra, e non
potea in quelle circostanze ratificarlo in altro modo migliore? Saranno forse meno forti e meno rispettabili di tutte le leggi umane quelle
della Natura perche alia medesima mancar si possa impunemente
da due anime amanti; quando non torna loro piti conto di vivere insieme? (T^).
Si puo dunque affermare che la societa dei selvaggi si fonda
sui senza e sui non ; in essa non esiste proprieta privata ne
vi e possibilita di accumulo, data la natura stessa dei prodotti della
caccia e della pesca che costituiscono oltre che Tunica fonte di
sostentamento, anche Tunica forma di bene C^^). in essa regnano
(73) p. CHIARI, La donna che non si trova cit., I, pp. 45-46.

(74) Pure nella conclusione del romanzo L'uomo di un altro mondo,


che, anche se la vicenda non si svolge in America, vuole rappresentare lo
stesso mito di una vita condotta secondo natura, e minuziosamente descritto un esempio di society Ideale, del tutto simUe a quella del selvaggio: il
protagonista, dopo aver conosciuto il mondo cosiddetto civile, torna, con la
moglie ed un gruppo di amici desiderosi di vita libera e spontanea, nelI'isola dove h nato per fondare una piccola societa ideale: Qui farci possiamo ima Repubblica, o un Principato dove menare una comodissima vita,
senza aver bisogno che di noi stessi... Prima di tutto, se fosse possibile,
bisognerebbe escludere per sempre da questa nostra ancor piccola societa
quelle ragioni cosi ineguali del tuo e del mio, che rendono la societk del
gran mondo un abisso di calamita, e di discordie non conformi alle provvide intenzioni della Natura... Tutto insomma era pace in quella Colonia
nascente, tutto fraterna concordia, e matura prowidenza delTawenire...
Era sentimento, e voce comune, che non si sarebbe cangiato quelTangolo
della terra colla phi popolosa metropoU delTuniverso. Si passavano allegri
i giomi bench6 faticosi, e si dormivano tranquille le notti; di modo che
una comunita di dieci persone, oltre due figUoletti, parea non avesse che
uno spirito solo, e tutto rivolto a configurarsi pienamente felice (P. CHIARI,
L'uomo di un altro mondo cit., pp. 226, 229 e 233).
GH appartenenti alia piccola societa nascente cosi si regolano quando
e necessario prendere una decisione: Nelle piii minute deliberazioni, che
appartenessero in qualche maniera al pubblico bene, si procedeva da noi,
per conservare una perfetta uguagUanza, colla pluralita de' voti a maniera
di ben ordinata repubblica... Non se ne voUero escluse neanche le donne,
che avevano parte ancor esse in tutti gli affari col sentimento loro, e co'
loro suffragi... perche escludere le femmine dal govemo della nostra Repubblica, quando tanto bisogno c'era di loro, per popolarla ed accrescerla
a costo della loro vita? {Ibidem, p. 235).

64

pace e felicita, che per gli Europei rappresentano un'irraggiungibile


aspirazione.
Vero e che sui buoni ed ospitali C^) selvaggi incombe una terribile minaccia: I'insaziabile avidita che spinge gli europei a predare ed
a conquistare, senza rispetto neppure per i piu elementari diritti umani.
II Chiari, che, soprattutto nelle opere successive a La donna che
non si trova non esitera a rinfacciare agli Europei le brutali violence perpetrate a danno dei popoli d'America, con particolare riferimento alle stragi compiute dai Conquistadores C^^), pone parole d'accusa anche sulla bocca di Quivira. Ella, infatti, quando si accorge di
amare Delingh, che non puo dirsi propriamente americano, perche di
padre inglese, sebbene nato in America, non puo fare a meno di esprimere questa considerazione: Pero per riguardare quell'infelice (Delingh) con qualche disdegno bastava forse ne' petti americani certa
naturale awersione alle nazioni europee, che detestar ce le fa come
usurpatrici della liberta nostra senza appena conoscerle, e non saperne che il nome C^).
<75) A proposito dell'estrema ospitalita dei selvaggi, cfr. La donna cfie
non si trova cit., I, p. 63.
(76) II romanzo La donna che non si trova, edito per la prima volta
a Parma nel 1762, fu dato ima seconda volta alle stampe a Venezia nel
1768. Nello stesso anno veniva pubblicato nella citta veneta anche L'uomo
di un altro mondo, dopo una prima edizione parmense del 1760.
(77) Cfr., per esempio, // secolo corrente cit., p. 55; Trattenimenti
dello spirito umano cit., II, pp. 96-103.
Si legga pure questo passo, tutto permeato di accesa polemica: La
scellerata fame dell'oro, come Virgilio la chiama, non quella gia della gloria, o del pubblico bene, divorava ogni giorno piu quello sciame d'avventurieri d'ogni nazione, d'ogni ordine, e d'ogni carattere che navigarono a
saccheggiare le miniere non ancora ben conosciute di que' nuovi paesi.
Quasi le concessioni di Roma (vale a dire le ben note boUe papali relative
alle scoperte geografiche) tutte autorizzassero insieme le rapine, e le stragi;
infelicissima America, con quanto tuo sangue comperate si sono, senza bisogno o diritto le tue ricchezze medesime! Non tornava forse meglio all'Europa di non conoscerla mai, che di spopolarla al barbaro segno d'aveme
a comperare coU'oro suo dall'Africa istessa gli abitatori, e i coloni? Lo
spirito del Cristianesimo non e forse uno spirito di dolcezza o di carita?
E oome mai si fecero lecito allora di propagarlo colla spada alia mano tra
iimocenti nazioni le nazioni cattoliche? (P. CHIARI, Trattenimenti dello
spirito umano cit., tomo II, p. 97).
(78) p. CHIARI, La donna che non si trova cit., I, p. 2 1 .
A Venezia era opinione comune non ritenere la scoperta delTAmerica un fatto positivo, ma una violazione dell'indipendenza di un mondo

65

Risolutamente scettico per quel che riguarda i vantaggi che possono nascere dal contatto di due mondi profondamente diversi, il nostro autore giunge addirittura a non escludere che un giorno 1'America possa vendicarsi dei soprusi subiti e, ribaltando le sorti, sottomettere I'intera Europa: Ritomar possono per gli Europei de' barbari
secoli altre volte veduti, ne' quali gli Americani da noi dirozzati ed
assoggettati divenir possono ancora inostri padroni, e maestri C^).
La rivoluzione americana e vista infatti comeribellionedel nuovo
mondo, che si rivolta aU'improwiso contro il vecchio, rifiutando tutto
cio che da esso e provenuto.
I ribelli, dunque, non sono solo i coloni stanziati in America che
rivendicano i loro diritti, ma gli abitanti tutti del nuovo continente,
fra cui i selvaggi stessi, che, liberatisi dal gioco imposto dai conquistatori, sono decisi a ritornare ad uno stato di liberta e di autonomia.
Dopo i profondi echi suscitati nel vecchio continente dalla rivoluzione americana il Chiari considera dunque 1'America un crogiuolo
di popoli diversi, ma ormai uniti e tesi verso un unico comune ideale.
Cosi infatti si esprime il cavaliere de // secolo corrente: II Messico,
il Peru, il Brasile, e il Canada altresi con tutta la sua originaria fierezza ebbero anticamente qualche cosa di particolare, e di grande. Non
sono ora piu quali furono tre secoli addietro, perocche alle prische nazioni una mescolanza sottentro di Americani e d'Europei d'ogni
patria, d'ogni setta, d'ogni linguaggio, e d'ogni costume, che va tuttavia accrescendone la popolazione, la fertilita, il commercio, le fabbriche, la navigazione e l'onore.
Non arrivarono essi forse oggidi a guerreggiare sulla terra e sul
mare contro I'Europa medesima? (^).
che non aveva niente in comune con I'Europa e che avrebbe potuto conservare uno stato di felicita perenne se il rapace europeo non I'avesse turbata.
(Cfr. F. AMBROSINI cit., pp. 143-144).
(79) p. CHIARI, Lettere di un solitario

cit., parte I, p. 36. II romanzo


fu pubblicato nel 1777, ma c'e chi sostiene che sia stato scritto per lo meno
quattro anni prima (Cfr. P. DEL NEGRO cit., p. 642).
(80) p. CHIARI, / / secolo corrente cit., p. 50.
Ed ancora piii chiare sono queste altre battute, che riguardano la
rivoluzione americana: Chi preveduto I'avrebbe, quando le prime colonie
britanniche a stabilirsi passarono nelle incolte foreste della Virginia, della
Georgia, e della Pensilvania, che venuto sarebbe quel giorno dopo solo due
secoli, in cui si unirebbero a' nativi selvaggi e prenderebbero invece I'armi,

66

Ma rimmagine dell'America come terra di assoluta liberta e madre di nativi i suoi selvaggi naturahnente buoni, schietti e felici,
non puo non modificarsi quando in Europa si diffondono notizie che
descrivono la nuova realta di uno stato, al di la dell'Atlantico, che e
addirittura in grado di combattere contro nazioni europee potentissime. L'America intera h ora rappresentata dagli Stati Uniti: ma dire
Stati Uniti e come dire una societa ordinata e ben organizzata, che h
indiscutibile realizzazione della civilta, opera, secondo il Chiari, dello
sforzo comune di selvaggi ed Europei fusi ormai in un unico popolo.
II nuovo Americano, questo, appunto, civilizzato, sta lavorando
alia edificazione di una societa fondata sulla liberta, sulla fratemita,
suU'uguaglianza, una societa nella quale puo farsi strada chiunque sia
dotato di capacita personali: xm mito si disgrega per effetto di eventi
storici grandiosi, ma subito prende corpo uno nuovo, quello dell'americano della Pensilvania, ancora una volta buono, ospitale e generoso per natura, ma nello stesso tempo illuminato e civile.
Anche il Chiari, com'e naturale, fa suo il mito del buon pensilvano : la sua nuova immagme dell'America ci viene presentata
nel romanzo La corsara francese
Le awenture della corsara sono simili a quelle di Quivira, ma
I'ambiente e il momento storico (82) nel quale i due personaggi operano sono profondamente diversi: selvaggi ved Europei la corsara
e figlia di una irochese e di un francese del Canada ora convivono
pacificamente nella Nuova Inghilterra e in Pensilvania. Specchio dei
tempi mutati sono due citta che possono assumersi a simbolo del nuovo mondo, Boston e Filadelfia: tutte e due hanno grandi meriti e in
tutta I'America Settentrionale si reputa comunemente, che per il cliper non pifl dipendere dall'antica e prima lor madre, tosto che vedessero di
poter da se sostenere una tanta guerra e di non averne piu di bisogno?
(.Ibidem p. 91).
Cfr. anche / privilegi dell'ignoranza cit., p. 14.
(81) II romanzo apparve nel 1781, negli ultimi due fascicoli dei Trattenimenti dello spirito umano.
(82) Accenni alle rappresaglie di guerra che andavano moltiplicandosi fra gU Inglesi e le loro colonie d'America* conferiscono alia vicenda
della corsara una collocazione storica non piii generica, ma abbastanza
precisa. (P. CHIARI, La corsara francese cit., I, p. 49. Cfr. anche I, pp. 34,
37 e 43).
'
-

67

ma, il terreno, la vicinanza del mare, la popolazione, e le fabbriche


non abbiano senza dubbio I'eguali (83).
L'immagine dell'America selvaggia e ormai un ricordo lontano.
La civiha portata in America dagli Europei si e dunque allargata
anche ai buoni selvaggi ormai assimilati perfettamente in una nuova
societa solidamente organizzata e strutturata che per la liberta, la
concordia, I'uguaglianza che vi regnano costituisce un invidiabile
esempio di ordinata vita civile.
Ma I'evoluzione del selvaggio richiedeva al Chiari non pochi
cambiamenti nella figura dell'indigano d'America: quando infatti
quest'ultuno ricomparira nelle Lettere di un solitario a sua figlia
(pubbUcate nel 1777, ma che, come gia si e visto, dovevano essere
state scritte circa quattro anni prima) o in opere successive alia rivoluzione americana, non rappresentera piu un mito, un personaggio
ricco di carica contestatrice, simbolo di un novello ideale di vita, ma
rappresentera l'uomo prunitivo con tutta la sua carica di ferocia istintiva, anche se in via di evoluzione: la vita del salvaggio esprimera
solo lo stato infantile dell'umanita, la condizione nella quale, in tempi lontanissimi, prima di raggiungere la sua maturita, anche I'Europa
aveva vissuto i^): insomma il grado zero della civilta (85).
(83) Ibidem, II, p. 7.
^
^ . -^^
Ma la corsara, una volta giunta a Boston, quando porra queste citta
a confronto con la capitale della Pensilvania, non avra esitazione nel dare
la preferenza alia sua Filadefia: Si veleggid poi fino a Boston felicemente,
e piacer ebbi di vedere quella capitale della Nuova Inghilterra che a me
non parve paragonarsi a Fidelfia mia patria... Piu piacea Filadelfia, quando
altro non fosse, per la molteplicit^ delle nazioni diverse, ond'era popolata,
e per I'impareggiabile libertk tranquili^ima, )che in essa regnava, meritando
questa sola... la preferenza sopra I'altre delizie tutte del genere umano
(Ibidem, p. 8).
(84) Si leggano a questo riguardo due passi delle lettere del solhario
alia figlia: Le nazioni americane le piii selvagge sono per noi l'immagine piti espressiva della semplice primitiva natura. Tale sara stata un tempo
'Europa nostra medesima, prima che la molteplicita delle nazioni ne producesse la vicinanza, e da questa ne derivassero le societa diverse, le
leggi, il commercio, I'arti, le invenzioni, e le scienze, che presentemente la
rendono preferibile ad ogni altra parte del mondo .
(P. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte I, pp. 133-134).
E ancora: Rifletteste a meraviglia, figliuola, scrivendomi che non
contando I'America piti di tre secoli dal primo suo commercio col nostro
mondo, dirsi puo al paragone d'Europa, fanciuUa ancora e bambina
(Ibidem, p. 136).
(85) Si badi, pero, che il Chiari, anche a scapito della chiarezza del

68

Negli anni dunque della rivoluzione americana, e in quelli successivi, la narrativa del Chiari ci propone una nuova contrapposizione, che quasi capovolge cio che I'autore aveva espresso con tanta vivacita in altri scritti, soprattutto nel romanzo La donna che non si
trova: I'europeo illuminato si contrappone al selvaggio, rozzo e primitivo. Ci viene delineata dunque una nuova immagine del selvaggio,
che, inizialmente rappresentante di una condizione umana in tutto
o quasi simile ad un vivere bestiale {^), in seguito, sotto I'influsso
della civilita
si evolvera e contribuira, insieme agli Europei, alia
formazione degli Stati Uniti.
suo discorso, non ribalta mai completamente le prospettive secondo le quali
aveva scritto La donna clie non si trova: sebbene il mondo selvaggio sia
primitivo e rozzo, egli afferma che preferirebbe sempre rifugiarsi in esso
e nella privilegiata ignoranza che vi regna. (Cfr. / privilegi dell'ignoranza cit.).
Di questa incertezza dell'autore si fa portavoce anche il solitario
dell'omonimo romanzo in certe domande, rivolte alia figlia, che non hanno
risposta: Non vi venisse pero la curiosita di domandarmi del pari: se
torni meglio in questo gran mondo d'aver uno spirito illuminato, o d'essere
affatto ignoranti; che la gran quistione e insolubile; o merita almeno per
Tuna, e per I'altra parte de' grandi riflessi (P. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte II, p. 155).
Per un personaggio del Chiari prima maniera, cioe convinto ed intransigente seguace del Rousseau, la possibilita di una tale incertezza di giudizio non si sarebbe neppur posta. II solitario invece insiste ancora nei suoi
diibbi: Se poi questi umani talenti, e questi spiriti illuminati siano i meglio veduti del nostro gran mondo, i piti distinti, e i piti fortunati questo si
e, figliuola, il gran punto di cui dubito assai {Ibidem, pp. 165-166).
Cfr. anche Lettere di un solitario cit., parte I, p. 138, e / privilegi dell'ignoranza cit., pp. 31 e 62-66.
(86) L'americana autrice de / privilegi dell'ignoranza afferma a
proposito del suo popolo: II piii delle popolazioni sono vagabonde, ed erranti e senza principi di societa e di cultura, e direi quasi d'umane inclinazioni ed affetti. Vivono delle loro cacce nei boschi; ma poco diversa da
quella delle fiere, che uocidono 6 poi la vita continua de' cadciatori medesimi (P. CHIARI, / privilegi dell'ignoranza cit., pp. 7-8).
(87) Calzano a questo riguardo le considerazioni della principessa cinese protagonista di un'opera da noi gia ripetutamente ricordata in precedeiiza: Al paragone si chiami del piu incivilito europeo un negro e rozzo
africano, o qualche selvaggio d'America: chi non ci trover^ a prima vista
quella differenza a un di presso, che troviamo noi tra l'uomo e la bestia?
Non trasforma gli uomini ordinariamente di meglio in peggio, o di peggio
in meglio, se non Parte sola, I'educazione, I'uso e I'esempio. Non altronde
senza eccezione derivano le migliori o peggiori diversita de' caratteri umani
(P. CHIARI, La cinese in Europa cit., I, p. 126).

69

II Chiari, insomma, dopo averci offerto il quadro della nuova


America, a formare la quale hanno contribuito i nativi, non poteva
non ritoccare I'antica figura del selvaggio autoctono: quando I'autore ambientera ancora altri suoi romanzi fra le tribu indigene, ci
presentera, con affermazioni che denotano un inaridimento del suo
pensiero che inconsciamente sta facendo sue tesi non lontane da posizioni razziste, un mondo primitivo, quasi feroce, non certo vicino a
quella felice condizione di vita ideale che era stata da lui vagheggiata in passato (^). La civilta quindi si estende a poco a poco a tutti
coloro che vivono lontano da lei, regolandosi secondo natura, perche
gli istinti naturali, da soli, questa sembra essere ora I'opinione del
Chiari inevitabihnente conducono ad una esistenza brutale, a volte ferina.
Ne La cinese in Europa compare un personaggio molto vicino,
quasi del tutto simile all'ultima versione che il Chiari ci offre del selvaggio d'America: Frelinga, una tartara che conduce la sua vita secondo la naturale semplicita della selvaggia sua educazione (89).
Ma la spontaneity naturale spinge Frelinga ad abbandonarsi ad
ogni istinto, a vivere quasi come una bestia. Questo e il ritratto che
di lei fa la principessa cinese sua amica: Un donnesco carattere
non dirozzato dall'educazione, ed abbandonato... alia sola natura,
che non sempre ne in molte cose distingue gli uomini dalle bestie nelle sensazioni, negli istinti, e negli appetiti, che piii o meno riconoscer
dobbiamo indifferentemente da lei (9).
Anche la tartara, come i selvaggi d'America, sara dirozzata
dagli insegnamenti, che sono frutto solo della civilta, della sua compagna cinese: Non avendo in quel viaggio, e negli altri seguenti
che fare di meglio, seriamente, e di continuo, io mi posi a dirozzare
lo spirito mezzo selvaggio della nuova compagna nostra, e ad incivilime i costumi. II fondo naturale ho gia notato altre volte che non
(88) L'americana de / privilegi dell'ignoranza cosf scrive alio scrittore
europeo con il quale e in oorrispondenza (il romanzo ha forma epistolare):
Nell'America nostra meno abitata i climi piti boscherecci e prescelti a
produrre non influiscono che delle figure brutali, delle inclmazioni sanguinarie e degli intendimenti non arrendevoli, nemmeno a' primi lumi immancabiU della natura (P. CHIARI, / privilegi dell'ignoranza cit., p. 12).
(89) p. CHIARI, La cinese in Europa cit., I, p. 123.
<90) Ibidem, p. 161.

70

era de' piii infruttuosi, benche fosse de' meno coltivati dall'arte... Le
prime buone speranze ch'ella mi diede di qualche profitto, in tutti
noi derivavano di vederla attentissima a tutti i nostri ragionamenti
piu istruttivi della societa, e della vita... Era giovine, era viva ed accorta; onde bel bello prendendo le maniere europee nell'abbigliarsi,
nel muoversi e nel ragionare faceasi ancora tutto giorno piii bella,
e ne diveniva sempre piu cara (9^).
// Continente new:
Completa il panorama della tematica esotica nell'opera del Chiari un accenno all'Africa, necessariamente rapido perche quella regione occupa uno spazio esiguo nella narrativa del nostro autore.
L'interesse del Chiari per il continente nero non e certo paragonabile alia vigile attenzione che egli ha rivolto ad altri mondi, ad altre
societa. Ma quei mondi e quelle societa impersonano, come gia si
h detto, i miti can al Settecento.
La letteratura esotica nel secolo dei lumi non e fine a se stessa: col riportare esperienze e sistemi di vita di popoli extraeuropei
essa vuole presentare e rendere chiare realta ch esulano dai vecchi
schemi e dalla vecchia tradizione culturale dell'Europa: la vita affermano gli Illuministi puo essere concepita secondo moduli del
tutto nuovi, sconosciuti al continente antico; e dal diverso modo di vivere ecco nascere rapporti nuovi tra lo stato e I'individuo, tra il sovrano e i sudditi. Da questa letteratura, che, pur vantando a proprio
merito un indiscutibile valore documentaristico e pedagogico, mescola
fantasia e veritk m un nodo inestricabile, ci vengono dunque presentati esempi di costumi e di organizzazioni sociali del tutto nuovi,
modelli di societa strutturate secondo criteri profondamente diversi,
se non addirittura opposti, da quelli che regolano quel nostro vecchio
mondo occidentale che per tanti aspetti si mostra cosf manchevole.
Ma I'Africa occupa Tultuno posto nella graduatoria dei continenti: a differenza dell'Asia e dell'America non ha nulla da dire o
da insegnare all'Europa, non e un esempio, e solo un'espressione
(91) Ibidem, p. 170.

71

geografica, priva di riferimenti filosofici e culturali, un mondo muto


e come tale inadatto a suscitare l'interesse del lettore.
Anche la narrativa del Chiari, in plena sintonia con la moda
del tempo, concede poco spazio all'Africa ed ai suoi nativi: nessuna
vicenda che si svolga in quel continente, nessun romanzo che abbia
I'Africa, nelle persone e nella civilta, come sua protagonista (^),
ma solo personaggi marginali e rare e casuali considerazioni, nelle
quali il Chiari attribuisce al negro una diversita cosi particolare
da collocarlo in una posizione di implicita inferiorita rispetto agli appartenenti ad altri mondi esotici (^).
Nei confronti del negro, come gia e avvenuto a proposito del
selvaggio d'America, I'atteggiamento dell'autore subisce un cambiamento in senso negativo a mano a mano che il nostro abate da alle
stampe le sue opere. L'immagine del buon negro dapprima ci
viene presentata come awolta in un alone di compatimento, sebbene
in ogni momento si intuisca la convinzione dell'autore che il negro
non sia dotato di tutte le qualita e nemmeno dei sentimenti degU altri
uomini (94). In seguito I'atteggiamento del Chiari nei confronti delI'indigeno africano subira un tale mutamento da far scivolare lo scrittore addirittura verso un dichiarato razzismo: le popolazioni della
(92) Dall'Africa gik si h detto il Chiari esclude il mondo musulmano, che h nominato e trattato come un'entita particolare a s6 stante,
strettamente imparentato, se mai, con le civilta dell'Oriente.
(93) Si leggano queste brevi battute di un dialogo che si svolge nel
serraglio dove vivono le mogli del mandarino Foam:
Ghilara: Fatima, a te consegno questa fanciulle in cura.
Fatima: Son nere come il diavolo. Signora io n'ho paura.
Ghilarda: Sciocca sono Africane: I'Africa ha un tal difetto (P. CHIARI,
Le sorelle cinesi cit., p. 153).
(94) Come mai tra pid colti Europei quella piet^ mi mancava al
presente, a cui non era insensibile nemmeno uno schiavo nato nell'Africa,
e meco venuto fin dal Perti, per correre la mia fortuna medesima (P. CHIARI,
La donna che non si trova cit., I, p. 153).
Alidor, il servo negro di Quivira, la donna che non si trova, e personaggio umile e devoto che si accattiva, servendola e ascoltando le sue
preoccupazioni, I'affetto della padrona. (Cfr., per esempio, La donna che
non si trova cit., I, pp. 163-164).
Ma la sua indole mite, la sua docilitk disarmante, prerogative del negro buono, non hanno nulla in comune con la nativa ingenuity del
juon selvaggio, premessa e simbolo di tutte le liberta.

72

Africa sono si barbare, incolte, rozze, ignoranti, e ridicole clie non


fa molto onore alia umana natura d'esseme stata si prodiga (95).
II continente nero finisce dunque per essere considerato un
mondo irrecuperabile alia civilta (96).
II problema del commercio dei negri era certamente sentito nei
circoli degli illuministi veneti nella seconda meta del Settecento,
cosicche e naturale che il Chiari non tralasci di esprimere la sua denuncia contro la deportazione degli schiavi africani in America (9^).
Ma la sua e partecipazione esclusivamente emotiva e sentimentale,
che nasce da una situazione che sul piano umano non puo non suscitare commozione. E si che la piaga dello schiavismo avrebbe potuto prestare alle tesi di im innovatore argomenti ben piu convincenti che non una blanda ed episodica condanna della schiavitu in
nome dei nuovi principi umanitari.
In tutta la letteratura del Settecento I'Africa rimane d'altra
parte sempre relegata in una condizione del tutto secondaria rispetto
a quella che occupano gli altri continents Non si dimentichi ancora
che le notizie suU'Africa, che in qualche modo riescono a diffondersi
in Occidente, sono vaghe, non ancora del tutto scevre da elaborazioni
fantastiche.
E gli scrittori e i filosofi, che prendono in considerazione lo
esotico solo perche rappresenta polemicamente im'alternativa al sistema di vita europeo tanto awersato, non si preoccupano affatto di
(95) p. CHIARI, Lettere di un solitario cit., parte I, p. 112.
(96) II carattere degli Africani h stupendamente zotico, effeminato,
e ignorante. Essendo feroci e barbari al sommo non lasciano d'essere al
sommo vili e codardi. Forse tali li rende la vergognosa servitti, in cui nascono quasi tutti e sono tirannicamente allevati <P. CHIARI, Lettere di un
solitario cit., parte I, p. 116).
E l'americana autrice de / privilegi dell'ignoranza scrive quasi di
rincalzo: L'Africa tutta, e pid del rimanente il suo centro, pu6 dirsi covile
di fiere, dove piii stolidamente di loro pensano, agiscono e vivono i di lei
abitatori insensati <P. CHIARI, / privilegi dell'ignoranza cit., p. 13).
Confermano questo atteggiamento anche La corsara francese cit., I,
p. 73, e Trattenimenti dello spirito umano cit., II, p. 56.
(97) Plena h I'America di mercanzia somigliante comperata suUe coste dell'Africa, che cola si trasporta /annualmente; quasi fossero quegli infelici altrettanti buoi, o giumenti per coltivarvi le terre, mancanti di coltivatori nazionali o europei* (P. CHIARI, Lettere di un solitario, iparte I,
p. 113. Cfr., al riguardo, F. AMBROSINI cit., pp. 100 e sgg.).

73

non conoscere quasi nulla sull'Africa e suUe sue popolazioni, dato che
ritengono che non possano offrire nulla all'Europa: L'Africa emerge lentamente dal buio dei tempi alia conoscenza e alia coscienza
dell'Occidente scrive Carlo Zaghi . Prima di avere un'idea approssimativa dell'Africa, I'Europa deve vincere lunghe paure e superstizioni tenaci, miti e leggende, liberarsi da pregiudizi assurdi e
da aberrazioni culturali e religiose mostruose, viventi e operand ancora all'alba dell'Ottocento... La realta umana, storica, sociale, culturale ed economica del continente tardo secoli e secoli a fissarsi con
dati approssimativi nella mente dell'Europa. Fino alia fine del Settecento l'immagine dell'Africa corrente in Europa era ancora quella
d'un continente popolato da bestie feroci, scarsamente abitato, coperto
di deserti e di foreste, divorato in gran parte da temperature spavenlose e da malattie crudeli, tagliato da una zona torrida assolutamente
inabitabile, formante, sotto I'equatore, un'invalicabile barriera tra le
due zone temperate del globo: una scatola insomma, ancora ermeticamente chiusa, sul contenuto della quale erano possibili tutte le fantasticherie, tutte le esagerazioni e le paure di questo mondo (^).

(98) C. ZAGHI, L'A/r/ca nella coscienza europea e I'imperialismo italiano, Napoli, 1973, pp. 1-2.

DANIELE BO

SISTEMA DELLA FELICITA'


E PAURA DELLO STRANIERO:
L'ESPERIMENTO DEL DR. FRANCIA

Assenza visibile, territorio spesso ignoto, zona di immaginarie


proiezioni da parte di chi la guarda o la studia dall'altra parte dell'Oceano, presenza causale sollecitata dagli avvenimenti che infrangono
qua e la la nostra quotidianita di lettori, I'America Latina ha nella nostra tradizione culturale una rispondenza storiografica scarsa, una tenue attenzione, che si risveglia in collegamento a vicende dirompenti,
esplosive, straordinarie.
Fa spicco I'assenza di studi suU'SOO, I'SOO politico, militare, istituzionale, giuridico; area spazio-temporale singolarmente trascurata,
nonostante sia il territorio di accumulazione, preparazione, cristallizzazione dei fatti, delle idee, degli istituti, che formano il retroterra del
panorama dell'oggi, di cui presumiamo di essere perspicaci interpreti.
Parra quindi bizzarro che in questo vuoto si scelga una delle esperienze in apparenza piii eccentriche, forse la meno suscettibile di generalizzazioni, la meno foriera di indicazioni interpretative. Credo, o
spero, che essa riesca a parlare da sola, anche a costo di sembrare
I'ennesimo discorso sulla diversita latino-americana, suUa sua irriducibilita alia modellistica politica europea. Una scelta di argomento storico non ha giustificazione epistemologiche, soprattutto quando non
pretende di dimostrare alcunche. Ci si augura solo che riesca ad aprire
un microscopico campo di interessi, tanto piu piccolo quanto piti si
tratta di un lavoro ancora embrionale, dalla scrittura stentata e incerta.
Alle origini dell'indipendenza.
Miguel Lastarria, segretario del Marchese di Aviles, esperto economico, formulo nel 1805 un ambizioso progetto economico: fare del
Paraguay, dal 1782 intendencia Q) del Vice-Regno del Rio de la
(1) Le intendencias erano un elemento e un fattore di centralizzazione: sul piano amministrativo si davano piu poteri ai nuovi funzionari
che alle autoritk tradizionali. Secondo L. SANTIAGO SANZ, El proyecto de
extincion del regime-de las Intendencias de America y la Ordenanza General
de 1803, in Revista del Instituto de Historia del Derecho, Buenos Aires,

78

Plata, una grande area di produzione agricola, in grado di sconfiggere la concorrenza dei prodotti brasiliani, che, con il vile contrabbando , penetravano fra le maglie, in verita non molto strette," del
monopolio commerciale spagnolo. Delia yerba o yerba mate
o yerba paraguaya il paese deteneva il monopoho naturale; si trattava di merce di ampia commerciabilita, se, ad esempio, nelle miniere
del Cile (Lastarria per sei anni e mezzo fu direttore delle Reales
Minas de Azogue ) si beve mate , che, a detta dei lavoratori, rinvigorisce piu del cibo stesso. Ma il Paraguay non e solo questo; prosegue Lastarria: ha cotone, canna da zucchero, frumento, patata, mandioche, mais, arance, banane, tabacco, quest'ultimo in straordinaria
abbondanza. Col suo clima diversificato, caldo, caldo tropicale, caldo
temperate, potrebbe essere la zona ideale dove si potrebbero coltivare
quelle merci che, tradizionalmente, sono appannaggio della produzione brasiliana: ad esempio caffe, noce moscata, cacao. Non parliamo poi del legname, di cui r intendencia dispone in copiosissima
quantita, legname di prima scelta, richiestissimo per la costruzione
delle navi, per la fabbricazione delle botti.
II programma di Lastarria piu che ambizioso potrebbe apparire
semplicemente dettato dal buon senso; ma e tale, in effetti, se si pensa
che la sua idea si coUocava dentro e non fuori il regime di monopolio
commerciale instaurato da Madrid. E tale sistema se favoriva, ovviamente, la madrepatria, contemplava, o toUerava, I'arricchimento di
determinati poli commerciali nell'ambito dell'universo delle colonie:
poU commerciali deputati a divenire anche organismo di controUo, di
coordinamento amministrativo, sede di accumulazione delle merci da
1953, p. 141, r intendencia costituiva una vera e propria unita economica,
dotata di un centro efficiente sotto il punto di vista finanziario.
R. KoNETZKE, America Latina, La Epoca Colonial, Madrid, 1974 pp. 125126, rammenta come il modello fosse di origine francese. Le nuove unita
amministrative, le intendencias, divennero 43 in tutto il sub-continente
spagnolo. A capo di ciascuna vi era un governatore o cooregidor-intendente, con compiti soprattutto di organizzazione e stimolo alle attivita
economiche, ma anche con facolta giuridiche e a volte militari. Attorno alle
intendencias crebbero una serie di funzionari estremamente capaci, dinamici, aperti alle correnti modernizzatrici. Questo pone fra I'altro il problema del dispotismo ilustrado o esclarecido , se cioe nelle sue iniziative
politiche non fossero contenuti parzialmente i germi della dissoluzione del
sistema feudale.

79

commercializzare nel circuito colonniale, provenienti dalle zone periferiche dei different! Vice-Regni. Buenos Aires era un centro di tal
fatta. Asuncion era un punto, importante certo, ma non fondamentale,
di questa sorta di sub-impero : era la periferia.
In questo senso va colto e compreso il rapporto che si deUnea
nella seconda meta del secolo X V i n fra il Paraguay e la grande citta
portuale. Asuncion fu nei secoli XVI e XVII il fulcro della prima penetrazione coloniale, nella zona centrale-meridionale, da cui si irradio
poi I'espansione vera e propria, definitiva. Azara ricordo come Asunci6n fosse stata un tempo addietro addirittura fomitrice di grano
per Buenos Aires e che nel 1602 la capitale del Paraguay era circondata da due milioni di piedi di vigneti . Alia fine del secolo X V n i
erano spenti i segnali di questa trascorsa floridezza. Altri centri era
produttori di vino e aguardiente , come Mendoza, che forniva sia
Montevideo sia Buenos Aires, o San Juan (2).
Dicevamo che h soprattutto nella seconda meta del secolo XVIII
che si registra la progressiva, molecolare, crescita di Buenos Aires,
citta-porto, citta-emporio: ad esempio dal 1748 al 1753 si esporto
da Buenos Aires merce per un valore di 1.620.752 pesos fuertes .
E' del 1776 la Costituzione del Vice-Regno del Rio de la Plata, che
organizza I'inquadramento giuridico e politico e i mezzi necessari atti
(2) M. LASTARRIA, Colonics Orientales del Rio Paraguay 6 de la Plata,
in Documentos para la Historia Argentina, Buenos Aires, 1914, III, pp.
151-153.
F. AzARA, Voyages dans I'Amerique Meridionale, Parigi, 1809, II,
pp. 139-141. Azara rammenta che, secondo il censo operato dal governatore del Paraguay, Pedro Melo de Portugal (1778-87) nel 1785 la popolazione ammontava a 52.496 anime, che egli defmisce spagnole , in virtii
del fatto che vi era stato un processo di notevole integrazione razziale, e
16,510 pardos , ovvero mulatti. Difficile, se non impossibile censire le
tribti indie, a parte quelle che erano state maggiormente coinvolte nel processo di integrazione. Le principali comunque erano i Mbayas, Guaycurus,
Paryaguas, Ibirayaras, iGuaranis. Vedi per questo P. GUEVARA, Historia del
Paraguay, Rio de la Plata y Tucuman, opera sospesa nel 1768, in Collecidn
de Obras y Documentos relativos a la Historia antigua y moderna de las
provincias del Rio de la Plata, Buenos Aires, 1910, vol. II.
Ulteriore aspetto, colto da Azara (cit., p. 289), degno di essere menzionato: il contrasto fra la condizione disastrosa dell'assistenza medica e
una notevole diffusione deU'istruzione a livello di parrocchie, grazie alTopera di maestri laici.

81

80

alia formazione della potenza commerciale e amministrativa bonaxerense.


Se il traffico coU'estero aumento con una linearita quasi progressiva (fra il 1792 e il 1795 U valore delle importazioni esportazioni raggiunse la cifra di 7.879.968 pesos fuertes (escluso il commercio di
prodotti ittici che assommava a 8 milioni di pesos fuertes) altrettanto
si pud dire del circuito di scambi fra la capitale del Vice-Regno e I'intemo dello stesso (3).
II ruolo che Buenos Aires giocava agli occhi dei diversi poU di
sviluppo deU'interno che nel corso deUa loro storia si erano formati
(si pensi a Cordoba, Cuyo, Tucuman, Mendoza, San Juan, Corrientes, centri agricoli ed artigianaU, piii o meno vigorosi, ma pur sempre presenti sul mercato) era abbastanza complesso, ma pur sempre un
ruolo che si iscriveva in una situazione di dominio sub-coloniale .
La Capitale era il grande centro portuale e commerciale dentro
cui si svolgeva il traffico ufficiale e il commercio illegale. Era la citta
dove si andava formando un ceto mercantile Uberale e liberistico, aperto alle correnti intemazionali del pensiero modernizzatore, ricco di
gruppi francofili ed anglofili (*).
Trattavasi, tuttavia, di un Uberismo anti-monopoUstico e anti-coloniaUstico, circoscritto agli interessi deUa citta stessa, privo di un respiro nazionale , extra-urbano. La ragione e sempUce. In ambedue
le sue configurazioni Buenos Aires era sempre fattore di dominio ,
invisa ai centri deU'interno: come sede del traffico monopolizzato daUa
Spagna era anche centro di amministrazione e di rigido controUo suUa
produzione e sul commercio; come citta di libero traffico e Ubere
idee , come transito di contrabbando (delle merci brasihane come dei
libri francesi) era un elemento di forte squUibrio e di danno per i produttori deU'interno, che si vedevano di fronte merci piu concorrenziali,
(3) B. MITRE, Historia de Belgrano y de la Independencia Argentina,
Buenos Aires, 1950, p. 4 1 .
(4) Vedi per questo C. ROBERTS, Las Invasiones Inglesas del Rio de
la Plata ( 1 8 0 6 - 7 ) y la influencia inglesa en la independencia y organizacidn
de las provincias del Rio de la Plata, Buenos Aires, 1 9 3 8 , passim; R . CAILLET BOIS, Ensayo sobre el Rio de la Plata y la Revolucion Francesa, Buenos
Aires, 1929, passim. Dello stesso autore vedi pure Las Corrientes ideologicas
europeas del sigh XVUI y el Virreinato del Rio de la Plata, in Historia de
la Nacion, Buenos Aires, 1939.

contrabbandate , senza nulla poter fare dentro un rigido sistema di


controUo fiscale.
II caso dei rapporti fra Asuncion, capitale deir Intendencia
del Paraguay e Buenos Aires e abbastanza eloquente. I produttori paraguaiani dovevano fare riferimento ad una sorta di Ente pubbUco, la
Factoria General di Buenos Aires. Lo scambio fra la provincia e la
Factoria General di Buenos Aires fu, tra il 1788 e U 1792, di tali proporzioni: 319.395 pesos fuertes usciti dal Paraguay in prodotti
esportati, soprattutto tabacco, erba mate, legno, di fronte a 155.900
pesos fuertes importati.
Ad onta dell'attivo di queste partite i proventi che giungevano ai
produttori locaU erano scarsissimi. Si veda U caso del tabacco: istituendo nel 1779 lo Estanco de Tabaco in Buenos Aires, tale organismo amministrativo con manovre e pesanti iniziative fiscali colpiva
duramente i produttori deU'interno; nonostante I'istituto avesse favorito I'ingresso deUa moneta negli scambi, cio non permise, o quantomeno lo fece in modo insufficiente, I'arricchimento e la formazione di
un ceto mercantile prospero e forte nella provincia (5). Si determinava
in questo modo una situazione di sviluppo strozzato, represso, e un
circuito di dominio e di dipendenza aU'interno di una situazione a sua
volta dominata , succube deUe leggi e degli ordinamenti fiscaU deUa
madrepatria.
La rivoluzione esportata.
La Giunta rivoluzionaria di Buenos Aires, costituitasi U 25 maggio 1810, non si limito a chiedere al Paraguay di aderire aUa rivoluzione che avrebbe iniziato il processo di indipendenza. Essa chiese
esplicitamente di essere riconosciuta come la fonte principale dell'autorita poUtica nel Vice-Regno (6). II governatore Velazco convoco un
(5) M . LASTARRIA cit., p. 177.
(6) Vedi per questo J. C . CHAVEZ,

Historia de las relaciones entre

Buenos Aires y el Paraguay (1810-1813), Buenos Aires, 1938. La documentazione principale su tale tema trovasi nel terzo volume dei Documentos del

Archivio de Belgrano, editi dal Museo Mitre. Vedi anche Colleccion de


obras y documentos. relativos d. la Historia Antigua y moderna de las provincias del Rio de la Plata, nuova edizione, tomo III, pp. 11-67.

82

solenne congresso generale, che si riuni in Asuncion il 24 luglio del


medesimo anno. Congresso che vide la presenza dei rappresentanti
del clero, deU'esercito, del Cabildo, di commercianti, della magistratura, dei propietari terrieri, di delegazioni della citta e delle popolazioni della campagna. Esso ratifico irmnediatamente un acto , che
riconosceva il supremo Consejo de Regencia , costituitosi in Ispagna come legitime rapresentante de nuestro sobrano el seiior don
Fernando VII, respecto a que segun los incontestables documentos
que se han leido, y tenido presentes, no puede dudares de su legitima
instalacion y reconocimiento por las provincias de Espana, naciones
ahadas y hasta en este mismo continente . Si auspicava nel contempo
che se guarde armoniosa correspondencia y fraternal amistad con la
Junta provisional de Buenos Aires, suspendiendo todo reconocimento
en ella , ma aggiungendo, per ogni eventualita, il dovere di formare
nella provincia una junta de guerra... para la defensa de esta provincia, que en prueba de su fidelidad a al rey esta pronta a sacrificar
las vidas y haciendas de sus habitantes para la conservacion de los
dominios de Su Majestad C).
Si ha notizia in questo frangente della prima apparizione pubblica dell'avvocato paraguaiano Jose Caspar Rodriguez de Francia:
iniziativa a dir poco infelice, visto che sostenne con foga, di fronte al
governatore Velasco, la caduta del potere spagnolo; il Congresso e i
tempi non erano pero maturi: ci si rifiuto di discutere su questo problema e sulle proposte che erano unphcite in tale valutazione (8).
Era evidente, quasi implicito nel corso delle cose, che la Junta
provisional gubemativa de las Provincias de Rio de la Plata , an(7) Circular del Gobernaddr del Paraguay a las autoridades de su
dependencia, 26 luglio 1810, in Documentos del Archivio Belgrano cit., p. 80.
(8) Vedi I'episcxiio narrato da W. PARISH ROBERTSON, La Argentina
en la epoca de la revolucion, Buenos Aires, 1920, lettera XXX, p. 141. Alia
riunione nella Casa de Gobierno Francia intervenne a favore deU'ldea di
una Giunta che disconoscesse ufficialmente I'autorita spagnola e il nome di
Fernando VII. Dirigendosi alia tribuana, mettendosi in piedi in mezzo ad
alti funzionari, coUoco di fronte a loro un paio di pistole cariche, e disse
Questi sono gli argomenti che adduco contro ,1a autorita suprema di Fernando VII.
Robertson si sbaglia completamente dicendo che la proposta venne
accolta. In realta come si vedra I'idea di una rottura con la Spagna maturera col tempo.

83

ch'essa in funzione in nome del seiior don Fernando VII , non aveva alcuna propensione di tipo nazionalistico. Non era e non voleva
essere il governo dell'Argentina.
I componenti della Junta di Buenos Aires, i CorneHo Saavedra, i Manuel Belgrano, i Juan Jose CasteUi, i Mariano Moreno,
avevano un progetto abbastanza definite: mantenere intatto il dominie su tutto il territorio del Rio de la Plata (S).
La nomina di Belgrano a capo di un piccolo esercite liberatere , I'armamento di questa truppa, la spediziene stessa, che il 10
dicembre 1810 varcava il Parana, palesava e metteva in luce I'ambiguita dell'operazione che si dehneava, h vero, come atte della Citta deminante , ma anche in sense anti-coleniale, avende come obiettivo quelle di abbattare quegU estacoli che si sovrapponevano al riconoscunento della Junta provisoria , e quindi, in primis , il governatore Velazco e che poteva essere un atte di liberazione forzata ,
di aiuto offerte con le armi a chi, fra i paraguaiani, voleva profittare
della nuova situazione venutasi a creare.
NeU'ecenemia del nostro discorso non rientra I'itinerario militare di Belgrano, la sua duplice scenfitta, a Paraguari, il 19 gennaio
1811, a Tacuari, il 9 marzo 1811; interessa tuttavia sottolineare due
aspetti credo significativi (i"). Da un late la cendotta non certo brillante, dal punto di vista del prestigio milhare, del governatore Velazco nelle eperazioni di resistenza faveri I'emergere, aU'interne dell'esercito, di ufficiah con tenderize autonemistiche e indipendentistiche
ed aperti ai suggerimenti pehtici che Belgrano ebbe modo di offrire
lore durante due coUoqui. Le innegabiH capacita persuasive di Belgrano, se ottennero per gli Argentini e il loro esercite la concessiene di una ritirata onorevele, aprirene gli occhi dei giovani ufficiah
paraguaiani, facendo lore intrawedere la pessibiUta di un mutamento
ai vertici del potere: liberarsi dal govematorato di Velazco, introdurre un regime di libero scambio, aprire la Provincia ai traffic!
con I'Argentiua in una cornice di parita e di liberta politica. Tale fu
il messaggio di cui si fece portatore Belgrano e che invano tento di
(9) Vedi per questo, abbastanza eloquente, il Plan de Qperaciones attribuito a Mariano Moreno, uno dei leader piii prestigiosi della rivoluzione argentina, in M. MORENO, Escritos, Buenos Aires, 1903, pp. 447-566.
(10) La storia della poco fortunata campagna militare e documentata
in Documentos del Archivo Belgrano cit. Vedi anche pp. 160 e 198-212.

85

84

imporre con le armi, ma che, tuttavia, favori I'inizio del processo rivoluzionario in Asuncion. Come ebbe a dire Pedro Somellera nelle
sue Notas: puede decirse, y se dira con verdad que el general
Belgrano en Tacuari en marzo 1811, preparo la revolucion que enstallo en la capital en mayo del mismo ano (^i).
Seconda apparizione pubblica deU'awocato Francia: e una
dura requisitoria contro gU ufficiah paraguaiani, colpevoh di essere
stati troppo blandi e generosi con Belgrano e il suo esercito, con la
concessione degh onori deU'armi e consentendo loro una ritirata piu
che onorevole Q^).
Non certo casuahnente la cospirazione anti-spagnola, che crebbe
in quel mesi, vide emergere due filoni di pensiero e di azione, di embrionali partiti, rigidamente contrapposti: da un lato il partito portenista , guidato fra I'altro anche da Somellera, assessore del governatore, tendende aUa creazione di una provincia indipendente, che
doveva pero ruotare neU'orbita poUtica di Buenos Aires; dall'altro il
partito o il nucleo antispagnolo e anti-porteiiista, che trovava i suoi
leaders ideah in una parte degli ufficiali che avevano sconfitto
Belgrano e che si trovo nelle condizioni di chiedere ausiUo e consulenza all'avvocato Francia (^3).
II fatto significativo e comunque che Francia, uomo pubblico
gia conosciuto, soprattutto grazie alia sua attivha di giurista e di avvocato, di difensore dei deboli , ha gia delineate la sua posizione di
indipendenza nei confronti di Buenos Aires, anche se non e un atteggiamento di totale ripulsa, di superbia sprezzante verso la Junta
provisoria .
Conduce le sue iniziative m maniera oculata e prudente. Quando i cospiratori di Asuncion impongono un mutamento di governo
(11) P. SOMELLERA, Notas d la Introducion que ha puesto el Doctor
Rengger d. su Ensayo sobre la revolucion en Paraguay, in Documentos del
Archivo Belgrano cit., pp. 312-340. Le Notas furono scritte da Somellera
nel settembre del 1841. Pedro Somellera fu uno dei protagonisti di quella
vicenda ed era esponente di una linea abbastanza moderata nei confronti
di Buenos Aires, tanto da farlo ricordare come un portenista .
(12) Vedi C . BAEZ, Historia Diplomatica del Paraguay, Asuncion, 19301931, I, p. 129.
(13) Somellera negd vivacemente la partecipazione di Francia alia fase
insurrezionale. La sua posizione tuttavia non e condivisa dalla maggioranza
degli studiosi.

ed ottengono che la Provincia venga guidata da un triumvirato


composto dal governatore, da un capitano di origine spagnola, ma
non inviso agU insorti, si fanno varii nomi per il terzo componente:
quelle di Pedro Somellera h rigettato seduta stante e si fa luce con
insistenza la candidatura di Francia. Egli si trovava, tattica che adoperera di frequente, al di fuori degli avvenimenti che si svolgevano
nei palazzi della citta; risiedeva nella sua chacra di Ibiray, a
qualche chilometro da Asunci6n
Francia accetto la proposta, si reco nella capitale e il 16 maggio
prese posto al palazzo del governo. Cardozo (^S) ci fomisce una documentazione interessante circa il primo manifesto pubbUco e politico stesso dal Dr. Francia , nell'ambito del triumvirato, atto in cui
il suo indipendentismo, il suo antiportenismo, che piu avanti assumera connotati violenti ed aspri, e contenuto, mediate diplomaticamente dall'esigenza di consolidare e far avanzare il processo di indipendenza e di liberazione dai vecchi esponenti dell'ordine coloniale
presenti in Asuncion. II Manifesto del Triunvirato del 17 maggio
1811 rifiutava qualsiasi settemissione della Provincia* ad autorita
alcuna e a petenze straniere; auspicava invece ima forma di confederazione con la citta di Buenos Aires in vista di un reciproco vantaggio che le due capitali avrebbero ricavate da un tale regime. Per la
prima volta, e il caso di sottolinearlo, nel ex-Vice-Regno del Rio de
la Plata veniva adeperato il concetto di Cenfederazione , parela
che divenne piu tardi foriera di interminabiU confUtti seciaU e pelitici e di non poche discussioni giuridiche.
Pur cercando di mantenere un'immagine amichevole aU'estemo,
il nucleo piti decisamente autonomistico, quelle che faceva riferimento
alia figura di Francia, cercava di togliere margini di manovra alle
correnti awersarie. A fame le spese furono sia Vdazco, che venne
sottepesto a severi controlli e ad un isolamento dalla vita pubbUca,
a ragione delle sue sospette macchinazioni con i Pertoghesi, sia il
partite portenista di Pedro Sommellera, che venne, assieme ai suoi
sestenitori, sequestrate ed arrestato (i^).
(14) P. SOMELLERA cit.
(15) E . CARDOZO, El Plan

passim.

(16) P. SOMELLERA cit.

Federal del Dr. Francia, Buenos Aires, 1 9 4 1 ,

86

87

II Congresso Generale del 17 giugno 1811 fu il segno del mutamento dei tempi: su 261 delegati solo 4 erano spagnoli puri;
il Paraguay si dichiarava Provincia che uscita dal letargo e dalla
schiavitu vedeva finalmente riconosciuti ed affermati i propri diritti; dichiarava altresi che avrebbe proceduto coi mezzi che riteneva
piu idonei per assicurare su propria felicidad (i*^). Venne istituita
una Junta Gubernativa presieduta dal tenente colonnello Yegros
e aiutata dal dr. Francia, da Pedro Caballero, don Fernando de la
Mora, dal dr. Francisco Bogarin. Venne confermata la necessita di
conservare relazioni di amicizia e armonia con Buenos Aires, mentre
la Provmcia si sarebbe govemata da se in attesa di un Congresso
Generale di tutte le province, che avrebbe stabihto un ordinamento
nuovo ed una Costituzione.
Tuttavia gi^ fin da quel momento il Paraguay sanciva due suoi
diritti fondamentaU: la fine di ogni imposta che sulla yerba mate
veniva a gravare da parte del sistema fiscale con sede a Buenos Aires;
I'estinzione del Estanco de Tabaco ; tutti i prodotti del paese
avrebbero dovuto invece godere di un regime di libero scambio.
II Congresso esprimeva con sufficiente chiarezza le coordinate
principaU del processo che porto al rovesciamento del govematorato
spagnolo: non fine del regune politico coloniale tout-court,
quanto, piuttosto, abolizione dei controlli e delle gravi fiscalizzazioni, eccessive rispetto alle esigenze di commercializzazione e di esportazione dei produttori autoctoni; non indipendenza poHtica nazionale,
quanto, piuttosto, desiderio di una Confedarazione delle different!
reaha che si erano venute a creare nel corso della storia coloniale;
non una forma-Stato che rompesse radicahnente con Madrid e Corona, quanto spezzoni di un regime democratico che riconosceva,
sia pure in maniera sempre meno sostanziale ed autentica, la sovranita di Fernando VII, a cui i membri della Junta de Gobierno
giurarono fedeha il 20 giugno 1881.
Questa mvio la sua prima comunicazione ufficiale a Buenos Aires
il 20 luglio (18). Conteneva il progetto di indipendenza e confederazione con Buenos Aires, esposto con grande chiarezza logica. Vi e
(17) Manifesto della Giunta del 1 7 giugno 1 8 1 1 , in E. CARDOSO, Historia del Paraguay, Buenos Aires, 1949. p. 2 4 .

(18) In Documentos del Archivo Belgrano cit.. Ill, p. 385.

sottesa la convinzione che I'indipendenza raggiunta con il Congresso


sia insindacabile, sia un hmite al di sotto del quale non si puo tornare. La rivoluzione ha I'obiettivo di spezzare le catene che impedivano alia Provincia di prendere coscienza dei propri diritti: il Congresso era stato il momento costitutivo della Provincia come organismo politicamente e giuridicamente libero; e, pur ricordando la
fehce riuscita della campagna di difesa contro I'esercito argentmo di
Belgrano, veniva confermata la disponibilita a trattare, su un piano di
equita e di reciproco riconoscimento di autonomia, la fisionomia
della futura Confederazione delle provincie di quelle che la Junta
chiama gia el antiguo Virreinato. L'invito ad m. vincolo piu
stretto con le altre Provincie e con Buenos Aires doveva operarsi in
vista dell'interesse generale, della costruzione dell' edificio della felicita comime (i^).
Non e dato di sapere con esattezza fino a che punto I'estensione
di queste note, primi suoni pohtici di una nazione in stato nascente, siano opera della sola penna di Francia. E' tuttavia mteressante notare quest'insistenza sul concetto di felicita comune , che
si puo ritrovare in altri suoi scritti pubbUci piu in la col tempo.
Un elemento e comunque assodato: il ruolo deU'Awocato Francia e preponderante, determinato. Lo si puo verificare a negativo ,
quando egli non potendo operare liberamente contro tutti coloro che
considerava nemici della Giunta, si ritiro nella sua quinta , nella
chacra di Ibiray, nei primi giomi del mese di agosto.
L'amministrazione resto letteralmente paralizzata, e inutilmente
la maggioranza della Giimta cerco di persuaderlo della necessita della
sua partecipazione al govemo. Scrivendo a chi gU chiedeva le ragioni
di questo isolamento, di questo sprezzante e improwiso silenzio poliPer questo vedi B. MITRE cit., cap. XVI. E soprattutto Documentos
4 1 4 - 4 1 6 . Per icio che concerne la alcabala ,
tassa sulle vendite, le permute, sulT expendio (vendita al minuto) si diceva no se cobre en esta provincia del Paraguay alcabala alguna del expendio... que en la de Buenos Aires ha de hacerse de los efectos 6 frutos
que se exportasen de esta de la Asuncion... tam poco en lo sucesivo se
cobrara anticipadamente alcabala alguna en dicha ciudad de Buenos Aires
y de mas de su comprenson, por razion de las ventas que en esta del Paraguay deben efectuarse de cualesquiera efectos que se conducen o se remiten
a ella .
(19)

del Archivo Belgrano cit., pp.

(19) In Documentos cit., p. 385.

89

88

tico rispose il 3 settembre 1811 che le ragioni che lo avevano indotto


ad una tale drastica scelta erano dovute alia scarsa ubbidienza mostrata dall'esercito nell'eseguire gli ordini dati dalla giunta. Sono loro,
i militari, a dover dare esempio di rettitudine e subordinazione, altrimenti nascera la disunione, la licenza sfrenata; la Provincia sar^
teatro di rivoluzioni e che sara della Provincia e della Giunta se
ad ogni istante gli ufficiali, gettando sul piatto della bilancia la forza
delle armi, avessero da fare tremare il governo per ottenere con le
minacce le pretese del lor arbitrio? .
La questione del controUo politico sulle forze castrensi era cosi
chiaramente posto. StabiUta significava subordinazione deU'esercito
aUa direzione dello Stato, obbedienza, efficacia d'esecuzione. Disordine era I'esito inevitabile di un processo di assunzione da parte degli ufficiali di compiti di natura poUtica P).
Francia dovette, tuttavia, infrangere la clausura e tornare agU
affari di Stato di fronte alle contmue pressioni diplomatiche di Buenos
Aires. La difficolta da superare e presto descritta: Buenos Aires avrebbe accettato una sorta di unita d'azione in campo militare, nelI'interesse reciproco di una difesa contro i nemici della rivoluzione ,
(leggi le macchinazioni degli spagnolisti in ambo i paesi, i loro possibiU coUegamenti con i luso-brasiUani); oppure la sottomissione, U riconoscimento, da parte paraguaiana, deUa Junta di Buenos Aires
come fonte deU'autorita suprema. In ogni caso era estremamente improbabile, se non impossibile, che i due delegati bonaerensi inviati ad
Asuncion, Manuel Belgrano ed il giudice Echeverria, avessero il mandate di accogliere favorevolmente il piano federative coltivato da
Francia.
AU'Awocato di Asuncion, ad onta dell'eleografia tradizionale,
(su cui ci fermereme piu avanti), che lo voleva virulento anti-porteiio , sorta di irascibUe e burbanzose Bonaparte del Rio de la Plata,
va riconosciuta una discreta capacita di contrattazione diplomatica.
In base all'accordo siglato il 12 ottobre 1811 in Asuncion (2i), si
concedeva ai delegati di Buenos Aires la promessa e la garanzia
di un aiuto mihtare, neUa convinzione che una cooperazione avrebbe
comunque giovato aUa Provincia stessa. Tuttavia Francia riusci a
strappare riconoscimenti non privi di significato: I'articolo del trat(20) In C. BAEZ cit., I, p. 1 8 2 .

tato parlava espressamente deUa Provincia del Paraguay come di una


formazione geograficamente e politicamente indipendente da queUa
di Buenos Aires; I'articolo 11 stabiliva che sisa ed arbitrio
che gravavano suir erba mate sarebbero state riscosse da quel momento in Asuncion, non piu in Buenos Aures ( sisa era I'imposta
sulle derrate, arbitrio era il dazio municipale). L'estinzione del
Estanco de Tabaco veniva giustificata con la possibihta che in
tale modo avrebbe avuto il Paraguay di vendere il proprio prodotto
aU'intemo del paese e mantenere cosi una forza militare rispettabile
e in grado di garantire I'ordine (^i).
E' probabile che noi si abbia una visione decisamente deformante, costeUata di passaggi obbligati , di schemi orientativi ,
troppo fitti e consolidati, per comprendere i processi poUtici ed economic! che si determinano anche in America Latina agli inizi del
secolo XIX e che vanno sotto il nome di guerre di indipendenza, di
guerre anti-coloniali, di rivoluzioni democratiche, piu o meno maturate , e che, parlando, adoperando U termine-categoria, U concetto-limite e il termine assoluto di confronto, di rivoluzione borghese o di rivoluzione compiuta per la borghesia, si compia uno
stravisamento ottico e culturale non indifferente.
In Paraguay, si e visto, ad una coscienza civile, poUtica, abbastanza sviluppata, circa la necessita di creare le condizioni per I'indipendenza deUa Provincia, non fa riscontro in alcun modo una altrettanto chiara coscienza, la limpida e cristallina coscienza di se che
noi cerchiamo sempre di scovare nei ceti mercantUi, commerciali,
industriaU, alio stato nascente, sul terreno economico.
Che sul piano deUa cultura e deUe idee il Paraguay fosse pronto , avesse i prerequisiti deUa coscienza e deUa memoria storica, e
da affermare senza dubbi. E lo era forse in misura maggiore di
Buenos Aires. Basti pensare aUa guerra dei comuneros che invest! la Provincia dal 1717 al 1735, durante la quale la predicazione
di Fernando Mompo, che esaltava il principio deUa volonta comune
come supremo criterio regolatore dei problem! civiU e sociaU, conobbe notevole diffusione popolare, che costo ad Asuncion il dmtto di
nominare in loco il governatore, dopo che Buenos Aires aveva inviato
una spedizione punitiva.
(21) Vedi la nota n. 19.

90

In realta, come si vede leggendo il trattato fra Asuncion e


Buenos Aires, sisa e arbitrio non si dissolvono come neve
feudale al sole della nascente borghesia , ma dislocano, cambiano
dunora, si spostano da una citta ad un'ahra e vengono utilizzati dalla
nuova amministrazione paraguaiana. La vendita del tabacco non e
liberalizzata, ma nazionalizzata o provincializzata , assunta
dagH organi di controUo della Provincia. In realta non esiste concordanza, neanche relativa, fra un piano politico-giuridico ed uno che
potrebbe andare sotto il nome di economico, per il semplice motivo
che e arduo mdividuare una fascia sociale, demograficamente e statisticamente rilevabile, nel Paraguay del 1811 che risponda all'immagine che noi abbiamo di borghesia .
Siglato I'accordo, tuttavia, Francia pare non volersi smentire:
si dimette, e questa volta, a sua detta, in modo irrevocabUe. Aveva
ottenuto un successo non indifferente, il Paraguay era stato riconosciuto nella sua autonomia. La sua popolarita era cresciuta a dismisura; alcuni membri della Giunta tendevano ad affidargli un ampio
ventaglio di uffici , i compiti piu delicati e importanti. Ma questo
eccesso di centraUzzazione non pote non sconcertare ancora una
volta gli ambienti militari; e Francia opto ancora una voka per Ibiray, rifiutando la battaglia in campo aperto ad Asuncion.
// Dioniso del Paraguay
E' durante quest'ultuno volontario esilio ad Ibiray, neUa fortesa di Ytapiia, che Francia incontra, nel 1842, U primo europeo, o
megUo il primo europeo che riferira neUa cronaca storica del suo
personaggio. E' il commerciante mglese John Parish Robertson. SuUa
precedente vita di Francia si hanno notizie abbastanza scarse e frammentarie. Nacque nel gennaio del 1757, in una chacra vicino ad
Asuncion, da un padre, ufficiale di artiglieria, di probabUe origine
francese (ma la tradizione popolare lo voleva portoghese) e da una
creola. Studio prima ad Asuncion e prosegui gli studi di teologia al
CoUegio Reale di Montserrat dell'Universita di Cordoba. Dopo aver
lasciato il posto di chierico minore ed essere stato professore di teologia al Seminario del Real CoUegio di San Carlos deUa Assunzione,
esercito I'avvocatura e nel 1808 divenne anche alcalde di primo
voto. Si sa che adempi brillantemente i compiti forensi.

91

E' una biografia, un curriculum di vita e di studi non certo diverse da quelle di molti altri. Se non vi fossero gia quegU element! di
psico-biografia ad affasoinare ! suoi descrittori: un fratello che
diverra presto, col tempo, pazzo; un padre con cui non avra mai piti
rapporti, neanche soUecitato dai suoi richiami sul letto di morte; la
sua ipocondria, il suo amore quasi ossessivo per la giustizia, I'equita
assoluta totale, impersonale, che lo porto da awocato, prima di intraprendere la carriera pubblica nel Governo, a difendere uno dei suoi
piti acerrimi nemici in tribunale, contro uno dei suoi migliori amici,
Domingo Rodriguez, che aveva tentato un'operazione truffaldina ed
illegale ai daimi del vigneto del primo: che lo portera a fare arrestare la soreUa, che si era servita del suo ruolo per impiegare come
domestico uno dei granatieri deU'esercito. Gia questo prima del suo
awento come Supremo erano fatti noti e gU avevano creato una
fama ed una ammirazione che si mescolavano ambiguamente alia
paura e al rispetto, non difficile da ottenersi in un paese avvezzo ad
usare in modo obliquo della legge, ma pronto ad ammirare i grandi
gesti di equilibrio e di rigore.
Al di la di questo non era comunque il suo un curriculum-studi
eccezionale: quel dottor Vargas che Robertson conosce e gli servira
da mediatore per entrare in contatto colla Junta di Governo e anch'egU laureato m legge aU'Universita di Cordova, pur essendosi poi
dedicate al commercio (22).
C'e da dire che, al contrario deir image d'Epinal che vuole
I'interno dei Vice-Regni Spagnoh, sordo e buio, in contrapposizione
(22) John Parish Robertson giunse per la prima volta nel Rio de la
Plata nel 1806, all'eta di 14 anni. Fece un nuovo viaggio nel 1808, prima
a Rio de Janeiro, poi a Buenos Aires, poi in Paraguay, dove arrivo nel
1812 per rimanervi fino al 1815. II fratello William lo raggiunse ad Asuncion nel 1814. Oltre all'avventura paraguaiana di John e da ricordare la
fondazione della colonia scozzese di Monte Grande, sorta di comunita colonizzatrice, che tuttavia falli in seguito in conseguenza della rivoluzione del
generale Lavalle e della guerra con il Brasile. Fu chiamato dal generale
Miller (vedi Memoirs of General Miller, in their service of the Repuplic
of Peru, Londra, 1829, II, p. 147), il William Penn delle pampas .
Prima di giungere, e da ricordare, ad Asuncion, John Parish Robertson si fermo a Corrientes, citta-ponte, fra I'Argentina e il Paraguay, dove
incontro e conobbe el senor Perichon , fratello della signora O-Gorman,
colei che era considerata la favorita del vicere, il conte di Liniers. I Perichon
enano giunti dall'isola Mauritius a Buenos Aires nel 1796. Con i fratelli

92

alia circolazione di idee che distingueva Buenos Aires, la situazione


non era sul piano culturale cosi catastrofica. E' pur vero quello che
affermo Sarmiento che fino al 1829 lo spirito di Cordoba fu monastico e scolastico, citta dove si preferiva studiare il Cardinale
Lucques piuttosto che Bentham (23). Resta il fatto che in centri universitari dove si studiava diritto e teologia, innegabilmente tradizionaUsti, come proprio I'Universita di Cordoba del Tucuman o la piu
lontana Chuquisaca, circolavano opere senza dubbio considerate eversive per il regime coloniale spagnolo, o che avrebbero dovuto essere
tali.
Mariano Moreno, uno dei founding fathers dell'Argentina
Indipendente, proprio a Chuquisaca, nel periodo universitario si familiarizzo con le opere di Volney, Raynal, Mably, Rousseau, Filangieri. In una citta non sicuramente aperta ai traffici intemazionah
come Santa Fe, Antonio Narino, leader del locale gruppo innovatore,
umanista, ricevette, agU inizi del 1794, una copia della Histoire de
I'AssembUe Constituante di Solart de Montjoienda, da cui ricava la
Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo.
Peraltro a Buenos Aires troviamo una serie di dementi in concordanza con quanto detto e con le letture di Francia. Nelle biblioteche private degh uomini culti, il vescovo Azamor, il canonico
Terrazas, di don Juan Baltasas Macill, padrino di Belgrano, troviamo
infatti volumi di Voltaire, Filangieri, Bayle, Bentham, Rosseau, Raynal,

Liniers, i Pueyrredon e i Perichon erano parte integrante e fondamentale


di quello che era stato, fra la fine del secolo XVIII e gli inizi dell'SOO, dl partito o il clan dei francofili (vedi, per questo, R. PUGGROS, La Epoca de
Mariano Moreno, Buenos Aires, 1949, p. 37).
A nome dei due fratelli Robertson, John e William Parish, uscirono
ben tre opere: Letters in Paraguay, Londra, 1838, cui segui, visto il successo della prima, una seconda edizione, Francia's Reign of Terror, Londra,
1839. Letters on South America, Londra, 1843 (in tre volumi). II volume
dal titolo disorientante di La Argentina en la epoca de la revolucidn h la
traduzione spagnola delle Letters on Paraguay, con I'aggiunta delle lettere
II, V, IX del Francia's Reign of Terror, a cura di Carlos A. Aldao.
L'incontro con Vargas h descritto alle pp. 106-108 della succitata
edizione.
(23) D . FACUNDO SARMIENTO, Life in the Argentine Republic in the
Days of the Tyrants, or Civilization and Barbarism, New York, 1868, pp.
116-118.

93

Montesquieu (2*). Non deve quindi sorprendere la relativa familiarita,


forse un poco ostentata, che il dr. Rodriguez Francia manifesta al
commerciante inglese circa le opere di Vohaire, Rousseau e Vohiey,
accordando a quest'ultimo entusiastici elogi, e neppure che cio esca
da un uomo che ha studiato in universita rette dalla Chiesa, visto che
nel Vice-Regno de la Plata, laici e non, posavano gli occhi sulle
opere della sowersione francese .
La descrizione di Robertson ddl'incontro con Francia corrisponde ad una canonica, letteraria cronistoria di un appuntamento
colla storia, con colui che diverrk capo supremo. Tutto pare far presagire questa conoscenza. Introdotto da Vargas, Robertson conosce
i membri della Junta : Don Fulgencio Yegros, cui seguiva in
grado don Juan Caballero, erano gU artefici della sconfitta militare degli Argentini. Robertson U trova uomini poco preparati, funzionari mai usciti dalla loro provincia. II terzo membro era Don Bernardino de la Mora, awocato, laureatosi a Cordova, molto conosciuto
ad Asuncion, amministratore capace. Avrebbe dovuto esservi anche
Francia, senonche, mostrando un'indole petulente , aspra, scontrosa, egli aveva abbandonato il posto di segretario della Giunta.
Don Gregorio de la Cerda, assessore, aiutante di De La Mora,
manifesto a Robertson il timore di tutto il corpo politico e amministrativo che la sua venuta, accompagnata da un ingente carico di
munizioni, di mercanzia varia, potesse creare il pericolo di una monopolizzazione del commercio da parte dell'inglese. Questo era il grado
di acquisizione del concetto di Ubero scambio da parte di una Giunta di rivoluzionari, anti-coloniale ed anti-spagnola.
Questo e lo schizzo della citta: La casa del govemo, che ha
il titolo di palazzo, e una struttura estesa, bassa, bianca e misera...
(vi sono) diecimila abitanti, pochissimi negri e mulatti, una grande
massa di meticci e indios. La popolazione puo essere cosi classificata: membri del corpo poHtico compresi gh ufficiali della miUzia,
clero secolare e regolare, awocati, dottori, empirici, scrivani, commercianti, grandi e piccoU proprietari, bottegai, lavoratori contigui
alia citta, lavoratori e indios sottomessi .
(24) p. GROUSSAC, in La Biblioteca, Buenos Aires, 1896, I , nota a
p. 143; R. LEVENE,. La Revolucidn de Mayo y Mariano Moreno, Buenos
Aires, 1920, p. 27; R. CAILLET BOIS cit., p. 116.

95

94

Robertson, dopo aver partecipato alia festa di San Giovanni


Battista (giugno 1812), si reco nella residenza di campagna di una
signora da lui incontrata e conosciuta in Asuncion, dona Juana
Esquivel.
E' opportune lasciargli la parola: In uno di quel gradevoli
pomeriggi paraguaiani, dopo che il vento di sud-ovest ha schiarito e
rinfrescato I'aria, mi portal, in cerca di caccia, in una valle tranquilla, non lontano dalla casa di dona Juana... Improvvisamente mi
imbattei in una capanna senza pretese. Volo una pernice. Feci fuoco.
La preda cadde. Buon tiro esclamo una voce dal dietro. Mi voltai e vidi un signore, sulla cinquantina, con vestito nero, una cappa
granata sulle spalle. Aveva il mate in una mano e nell'ahra un sigaro... II viso dello sconosciuto era scuro, i suoi occhi neri penetranti, i capelli color ambra nera pettinati fino a dietro a quella fronte
ardita, che cadevano in riccioh naturah sulle spalle, gU davano un'aria
che richiamava I'attenzione. Usava fibbie d'oro nelle ginocchiere dei
calzoni e anche nelle scarpe .
Purtroppo il ritratto e spesso falsato dalla conoscenza del future , dalla prospettiva che il future dittatore getta sul suo io
passato. Ed e quindi, da parte di Robertson, un continue raffronto
fra il Francia incontrate e quelle che sara; e un permanente stupore
di come le pecuharita del despesta non si manifestino in queste tranquille uomo pehtice nella sua chacra , che le invita a prendere
mate e sigaro, che tiene nel suo piccolo portico un globe astronomice, un grande telescopie, un teedolite, che si occupa di scienze
occulte, che legge libri di diritto, gli Elementi di Euclide , testi
scelastici di algebra, che vive in una casetta al sue interne scura,
diserdinata, fra cartine e carte, hbri, document! spars! fra una estrema
confusiene.
Nessun segno delle inclinazioni sanguinarie e del capriccio ingevernabile che gh dara poi tanta triste celebrita, si potevano dedurre
dalla conversazione con Francia, neU'epoca in cui sto parlando. Tutto
il contrario il suo cemportamente era tranquillo e senza estentazione;
i suoi principii, da quanto potei dedume da minime manifestazioni,
erano giusti, anche se non moho elevati. E la sua integrita legale,
come awocato, non era mai stata messa in dubbio. La vanita mi
parve I'aspette deminante del suo carattere... .
E infatti si compiacque di comprendere il francese, di conoscere Voltaire, Rousseau, Volney. Si scuso poi di non essere venute

a trevare I'ospite inglese in citta, velendo evitare che si attribuissere le piu sinistre kiterpretazioni ai suoi atti piu insignificanti.
Ma, pur vivendo in reclusione, afferma Robertson Francia
era occupato in intrighi contro il governo . Riceveva le visite dei
piu ricchi proprietari terrieri, di facoltesi chacareres (campagnuoli), fomentava I'aspirazione al potere di uomini che fino ad allora non avrebbero mai sognato di giungere al Palazzo del Governo;
cei primi era tutto alterigia ed ergoglie, coi second! umilta e cendiscendenza: II sue piano era inculcare nei contadini I'impressione
che erano mai govemat! da pochi uomini ignoranti, privi di merito; nel
persuaderh che quando sarebbe tornato al potere le cose sarebbero
cambiate. Spiegava lore che lo scopo della rivoluzione era stato quelle
di abbattere le pretese aristocratiche della vecchia Spagna; mentre
nel frattempo, era chiaro, che tah pretese erano state sostituite da
altre piii odiese... .
Robertson, secondo quanto egh stesso ricerda, lascio temporaneamente il Paraguay per circa sei mesi (la seconda meta del 1812).
Recandesi a Buenos Aires esegui alcune commissioni per i membri
deir establishment di Assuncion: Yegros chiese un paio di spalUne e finimenti da sella di fabbricazione inglese; il generale Caballero un sombrero bianco e una giacca su misura ordinata ad
un sarte di Buenos Aires; il dottor Mora chiese libri di diritto; Francia un telescopie, una pompa ad aria ed una imprecisata macchina
elettrica.
Rientrate ad Asuncion agli inizi del 1813, la topografia politica era mutata. II govemo di Yegros traballava, mentre la stella di
Francia procedeva nella sua ascesa, tantoche ognuno gU faceva la
corte, come, m analeghe circestanze, succede dappertutto ; quanto
a me, dati i regeh e rifiutata ogni remunerazione, elusi completamente la discussiene politica; mi felicitai molto con Francia per le
sue buone prespettive, ne mi rammaricai con Yegros per le sue meno
buone... Speravo cesi di mantenere il mie carattere neutrale e rifugiarmi nella tranquillita dei miei affari in vista della tempesta che si
delineava aU'erizzonte pehtice .
Brevemente, era accaduto che si erano acuiti i conflitti fra gU
interessi localistici di Buenos Aires e le provincie deU'intemo.
Erano vendute alia luce nella lore interezza e complessita le ragioni
che inducevano la libera Buenos Aires a cercare di reinstaurare

96

la perduta egemonia. Assumendo su di se il compito di difendere I'integrita territoriole dell'ex Vice-Regno, dai frequenti sconfinamenti
portoghesi, nonche dalle manovre secessionistiche nella Banda Oriental, Buenos Aires perseguiva I'idea parallela di una riduzione delle
pretese autonomistiche delle province, delineava il suo progetto ambizioso di dominazione e di restaurazione della grande unita perduta (26).
E il 1 settembre 1812 Buenos Aires aimunciava che i tabacchi
stranieri avrebbero pagato al loro ingresso nella citta derechos
dupHcados , rispetto a quelU unposti alle merci locah. Era la risposta al mancato assenso all'appello della cittk argentina ad una confluenza miUtare contro i nemici della Rivoluzione . Era altresi la
rottura del trattato del 12 ottobre: per ogni arroba (una arroba
h uguale a 11,502 kg.) di tabacco il Paraguay avrebbe pagato un'unposta di tre pesos; mentre I'articolo addizionale del trattato di ottobre contemplava la possibilita che le imposte arrivassero al massimo
di un reales e mezzo (^).
La misura presa da Buenos Aires, dove un Triumvirato era succeduto alia Giunta, introduceva una situazione di rapporto fra il
(25)

135-136.

w.

P. e J. P.

ROBERTSON,

La Argentina cit., pp. 108-110,

121-123,

(26) Gia il 1 agosto 1811 la Junta di Buenos Aires aveva espresso


il concetto della creazione di un centro di unita, owero Buenos Aires, per
contrastare lo sciagurato pericolo di una disgregazione autonomistica provocata nelle singole province dai nemici della liberta. Vedi Documentos del
Archivo Belgrano cit., p. 393. Successivamente, in una lettera del Gobierno
de Buenos Aires k la Junta del Paraguay del 20 novembre 1811 si accrescevano le pressioni per I'unita d'azione contro le tendenze centrifughe e
per assicurare un centro di autorha visto che el prospecto de Europa se
acerca aceleradamente al punto del desenredo, que debe ser de necesidad
la epoca en que se fije la libertad de ambas Americas... Las Cortes de la
isla de Leon confiesan ya en publico, aunque forzadamente, los derechos
de los americanos (in Documentos cit., p. 434).
II valore in pesos oro delle principali monete che circolavano nel
Vice-Regno del Rio de la Plata fino al 1810 era il seguente: Onza de oro
= 16; Onza de plata, patac6n, peso duro, peso fuerte = 1, o 8 reales, o
272 maravedl di argento; Scudo d'argento = 4 reales, o 0.50 pesos; Peseta
= 2 reales o 0.25 pesos; Real = 0.125 pesos; Ducato d'argento = 1 1 reales
o = 3.5 maravedl d'argento.
(27) In Registro Oficidl de la Republica Argentina, I, pp. 176-182, e J.
ALVAREZ, Las Guerras Civiles argentinas, Buenos Aires, 1916, pp. 209-211.
1916, pp. 209-211.

97

Centro e la Periferia che de facto assomigliava a quella coloniale,


con il Paraguay costretto per vivere ad esportare ed esportare in una
condizione di difficiMssima commercializzazione, scontrandosi nuovamente con una rete di controlU e prelievi fiscah. Due erano le strade
possibiU. Una era quella di ritentare la carta della Federazione tra le
Province, riducendo le pretese egemonizzatrici di Buenos Aires. Ma
il piano confederale di Francia era faUito: Buenos Aires voleva centrahzzare sia la lotta di liberazione, sia il futuro assetto politico dell'ex-Vice-Regno; per cui ogni compromesso con il Triumvirato avrebbe dovuto prima o poi rendere omaggio alia cittk forte .
La seconda strada era quella dell'intransigenza, della lotta aspra
della provincia debole, contro la grande citta-porto, anglofila e francofila, mercantile, ricca (28). Paradossahnente il fallimento del Trattato di ottobre voluto ed elaborate da Francia segna il suo trionfale
ritomo nella vita politica ufficiale.
Era pur sempre il sunbolo politico dell' anti-portenismo , di
un antiportenismo che non si e colorato di un livore autonomistico. Si era mantenuto all'esterno degh affari pubbhci nel momento
in cui su alcuni membri della Giunta cadeva il sospetto di avere tentato accordi segreti con Buenos Aires, accordi di svendita dell'iQdipendenza paraguaiana. Francia riprese posto nella Giunta, ma a
condizioni assolutamente precise: gU fu attribuito il comando di un
battaglione, la meta delle armi e delle munizioni erano a sua disposizione; si accogUeva I'idea di convocare un Congresso Generale,
che, dopo alcune dilazioni, fu indetto per il 30 settembre 1813 (29).
La campagna elettorale di Francia ci e stata restituita dalla penna, certo un po' faziosa, ma vibrata , di Robertson. La prima misura, da lui adottata, fu I'eliminazione progressiva dei membri della
Giunta piu propensi ad un accordo con Buenos Aires: Fernando de
la Mora venne sospeso dai suoi incarichi (4 giugno) ed espulso dal
paese il 18 settembre. A Gregorio de la Cerda tocco la medesima sorte.
In secondo luogo riordino e rese efficiente l'amministrazione, cercando
contatti piu frequenti e stabiU fra citta e campagna. Infine una persuasiva e sottile campagna contro Buenos Aires, che cercava I'accordo
(28) Vedi, per questo, AA. VV., Buenos Aires, Su Gente, (1800-1830).
a cura di C. A. GARCIA BELSUNCE, Buenos Aires, 1976, pp. 57-136.
(29) In C. BAEZ dt., p. 212.

98

99

militare e im momentaneo raggiustamento delle relazioni, inviando


nel maggio del 1813 un suo emissario ad Asuncion al senor Herrera . Infondeva, dice Robertson nelle classi inferiori, che
formavano i sette ottavi dei deputati, il sospetto che I'unico obiettivo di Buenos Aires, inviando un ambasciatore in Paraguay, era
assoggettarlo ai suoi ambiziosi disegni e coinvolgerlo nei suoi principii rivoluzionari, per i suoi obiettivi di tradimento. Francia impiego
proficuamente il tempo trascorso fra la promulgazione del decreto
per le elezioni dei deputati e la riunione del Congresso nella Capitale
per fomentare I'inunicizia dei suoi conterranei verso Buenos Aires.
Attrasse alle sue idee gh ufficiah al comando delle truppe, si fece
conoscere personalmente anche dal piu umile deputato giunto in
citta. L'astuto dottore adulava la vanita e stunolava I'avidita di tutti
costoro. L'alcalde mdio, il piccolo contadmo, I'allevatore, il negoziante, il conunerciante, il proprietario terriero, tutti furono sue prede
con ample e indefinite promesse di protezione ed aiuto alle classi
di uomini cui essi rispettivamente appartenevano; tutto questo accadeva dopo che ogni deputato giungeva nella capitale. Francia aveva
cosi I'opportunita di accrescere il numero di sostenitori, rafforzare
nelle convhizioni i gia persuasi e persuadere chi vacillava... P).
C'e forse da dire qualcosa su questa requisitoria contro le manovre del futuro dittatore. Al di la di ogni valutazione specifica sul
futuro ruolo di desposta, queUa di Francia fu sempUcemente una
campagna elettorale di stile moderno neha cornice di un congresso
il cui meccanismo era, dal punto di vista giuridico e formale , democraticamente iaeccepibile
Se in precedenza i Congressi erano
assemblee costituite dai membri delle corporaciones , dai cittadini convocati dal Govemo, deputati eletti nelle assemblee formate
dai cittadini piii qualificati, questo Congresso vedeva riuniti deputati
eletti con suffragio libero e popolare , rappresentativi di ogni parte
della Provincia. Venivano esclusi dal diritto di voto e di eleggibilita
i nemici del sistema de la Ubertad . Certamente le formulazioni
sono vaghe e non esisteva un organo di controUo in grado di garantire I'ordinato svolgersi delle elezioni, soprattutto nelle campagne e

(30)

In W . P. e J. P. ROBERTSON, La Argentina cit., pp. 1 3 6 - 1 3 8 .

(31) In E. CARDOZO cit., p. 4 4 .

capace di esercitare il suo potere durante il Congresso. Ovviamente


la popolarita che questo Congresso riassumeva come segno caratteristico registrava anche il predominio numerico del campo , degh
uomini deUa campagna, poveri o ricchi che fossero, lavoratori deUa
terra, del legno, del mate, del tabacco, o proprietari, quasi sempre
esclusi dall'apparato amministrativo, dalle sedi decisionah.
La capacita politica innegabile di Francia fu di utilLzzare questa svoha democratica per chiamare, per la prima volta, aUa citta
decine e decine di campagnuoh , esentati dalla Politica, di adoperarii per i suoi fini, a vantaggio di un disegno che prevedeva il rafforzamento dell'autonomia paraguaiana. Per chi conosca minimamente la storia latino-americana, tale commistione di democraticita,
abUita del singolo leader, veemenza e sottighezza popuUstiche,
non e affatto una presenza inconsueta, anzi si tratta di una formula
straordmariamente sincronica che si ripete e si ritrova in ambhi storici different! o analoghi.
Contrariamente ai suoi propositi di neutrahta, il commerciante
inglese non puo non palesare le sue simpatie che vanno a Gregorio
de la Cerda, incarcerate, e aUa vita sociale dei salotti di Asuncion;
simpatia che si impasta di nostalgia per il mondo e il costume coloniaU che si vanno estinguendo sotto i colpi deUa sua stessa crisi interiore e deUa ascesa dell'avvocato dr. Francia; universe coloniale che
manda le sue ultime luci, i suoi morenti segnaU, attraverso il rimpianto di Velazco, governatore del Paraguay, che Robertson incontra aUa festa per San Giovanni Battista: Ah! Mister Robertson,
temo che questa sara I'ultima festa che vedremo in Paraguay! (32).
Di fronte a tutto questo c'e U rigore inflessibile, I'abihta politica,
la determinazione dell'uomo nuovo del potere, di Francia. L'antipatia
che Robertson prova per lui e indiscutibile. Tuttavia e toccato a lui
registrare la sua trasformazione da awocato a segretario della Giunta,
da segretario deUa Giunta a Console, da Console a Dittatore, da Dittatore a Supremo, e dare all'Europa la prima descrizione deUa sismografia politica e psicologia dell'uomo e del personaggio.
II Congresso segno un profondo mutamento neUa struttura dello
Stato. Si respinse immediatamente il diktat di Buenos Aires espo(32)

In W . P. e-J. P. ROBERTSON, La Argentina cit., p. 1 2 1 .

gentina cit., p. 121.

100

sto da Herrera, che offriva tre possibihta: o accettare la collaborazione con Buenos Aires, oppure la guerra o I'isolamento totale della
Provincia.
II Paraguay si costituiva in Repubblica, retta da due consoU,
Fulgencio Yegros e Jose Caspar Francia: prima Repubblica delI'America Latina, primo governo ad abbandonare il rito del giuramento di fedeha a Fernando VII, il Paraguay esprimeva efficacemente
ed in anticipo sui tempi d'emancipazione delle altre zone del subcontinente la coscienza civile dell'indipendenza repubblicana.
L'istituzione del Consolato non manco di apparire perlomeno
origmale, in Sud-America. L'idea fu senza dubbio opera di Francia,
il quale conobbe la storia romana, in virtu ovviamente degh studi
universitari e della Storia Antica del RoUin, che faceva la sua figura
nella sua petite bibliotheque , come ricordarono Rengger e Longchamp : il volume fu utile durante le sessioni del Congresso per dare
valore e significato al battesimo dell'istituto consolare. I Consoli avrebbero avuto pari autorita e giurisdizione, le truppe e gh armamenti sarebbero stati divisi eguahnente a meta, ciascuna di competenza specifica di ognuno dei due consoh. La presidenza doveva
ruotare ogni quattro mesi (3*).
Da questo momento commenta Robertson Francia si
converte de facto in despota assoluto, indiscusso. Certo, non stabih
immediatamente il suo sistema di terrore. Fu un processo graduale,
lento che condusse al congelamento del suo cuore e che i suoi mezzi,
prima caratterizzati solo dall'insensibilita, divennero alia fine macchiati di sangue. Mentre avanzava verso la pienezza del suo potere
diminuiva il thnore di potere essere punito e il suo carattere, per natura duro, si fece feroce... e contemporaneamente un sinistro segnale
(33) Cfr. la nota n. 30.
(34) J. R. RENGGER - M. LONGCHAMP, / / Dottor Francia ed il Paraguay, opera dei Signori Renger e Longchamp, Dottori in Medicina, membri
della Societa Elvetica delle Scienze Naturali, Milano, 1837. Traduzione dal
francese dell'opera Essai historique sur la Revolution de Paraguay et le
Gouvernement Dictatorial de Docteur Francia, Parigi, 1827. Anche quest'opera
conobbe, per il successo ottenuto, una riedizione pressoche immediata,
sempre in francese. Fu tradotta pure in tedesco nel 1827: Historischer Versuch uber die Revolution von Paraguay un die Dictatorial - Regierung von
Dr. Francia. II particolare sulla biblioteca di Francia e a p. 78 dell'edizione italiana.

101

di dispotismo inizio a diffondersi nel Paraguay: nessuno apriva la


bocca per parlare di politica .
Tuttavia i rapporti di Robertson con il Console non si incrinarono affatto; segno della sua capacita di mascherare le inchnazioni
politiche, o forse, come vedremo, segno di un progetto che Francia
stava accarezzando.
Nel frattempo i miei rapporti col Console non solo continuavano, h sempre Robertson che scrive ma aumentavano addirittura. Ricevevo frequenti chiamate per andare a visitarlo neUa Casa
del Govemo come si chiamava ufficialmente, il Palazzo. I nostri
incontri erano sempre alia fine del pomeriggio e si prolungavano fino
alle undici di notte. II suo piacere maggiore era parlare del Ministero della Guerra e affrontava le minuzie piu assurde con un godimento quasi infantile. Una voha entro I'armaiolo con tre o quattro
moschetti riparati. Francia se h pose un per uno sulla spalla e puntando, come per far fuoco, toccava il grilletto. Quando la pietra faceva
scintille il Console si incantava e diceva: Lei crede, Mister Robertson che questi miei moschetti riusciranno a colpire al cuore i miei
nemici? . Un'altra volta si presento un sarto con una giacca da
recluta dei granatieri. L'uomo per cui era destinata fu fatto entrare,
per la prova lo si fece spoghare, e vi riusci dopo alcuni goffi tentativi. Ai miei occhi la casacca non aveva nulla di mihtare, il tagho
mi sembrava alto e le falde corte, cortissime, rendevano il granatiere di Francia assolutamente ridicolo. Senza dubbio: la giacca era
in sintonia coUa fantasia del Console, che elogio il sarto e disse al
soldato di badare a che la giacca non dovesse avere mai macchie.
Poi disse in francese, facendomi segno con la testa C'est un calembourg. Monsieur Robertson, qu'ils ne comprendent pas .
Oltre a subire in silenzio spettacoU di velleitarismo latino ,
manifestazioni che diverranno poi ricorrenti in certe esibizioni di adeguamento ai canoni estetico-militari deU'Occidente europeo in esponenti storici del dittatorialismo latino-americano, Robertson affronto
anche argomenti importanti : il discorso di un europeo nel Paraguay non poteva non vertere sulla vicenda gesuita, argomento su cui
il viaggiatore sembra essersi voluto documentare con un certo rigore.
Francia, a quanto riferisce il Nostro, giudico i gesuiti dei furbastri
latini, Ignacio di Loyola uno degU uomini piu audaci e astuti
che siano esistiti. E in effetti, al di la delle divergenze di natura
prettamente ideologica e culturale, I'organizzazione societaria ed eco-

102

nomica del Paraguay sotto Francia , come si vedra, puo richiamare per certi aspetti il modello gesuitico della grande comunita
India al lavoro (35).
Un altro argomento di livello che i due affrontarono fu
quello concernente i rapporti Paraguay-Inghilterra. Francia e ancora
Console, nel senso che solo il Congresso del 3 ottobre 1814 lo elevera agh onori di Dictador Supremo de la Repubhca (3^); tuttavia ha gia palesato le linee principali della sua filosofia pohtica:
severita e intransigenza contro il partido espanohsta ; orgogliosa
risposta nazionaUsta di fronte alia guerra commerciale dichiarata da
Buenos Aires, dopo che le trattative condotte da Herrera non erano
approdate a nulla (aUa fine del 1813 Buenos Aires creo nuove imposte suU'erba mate e il tabacco paraguaiani. Herrera in una deUe sue
ultime lettere dal Paraguay park di quest'uomo, di Francia, che
imbevuto delle massime della Repubblica romana tenta ridicolmente di organizzare il suo governo su quel modello... dando solo
prove di odio verso Buenos Aires ) i^): neutralismo convinto e cosciente di fronte alle prime awisaghe di guerra civile che si dehneano fin dal 1814 nel territorio rioplatense fra il governo di Buenos
Aires e le truppe di Artigas, conflitti che diverranno poco dopo una
piaga endemica della situazione latino-americana nella fase di assestamento post-indipendentistico.
Una prospettiva chiara fin dagli inizi: tenere il paese al di fuori
delle lotte per il potere dopo la caduta del dominio spagnolo. Fino a
che punto questo puo chiamarsi isolazionismo? II giudizio potrebbe
venire deformato dalle vicende successive della storia paraguaiana ed
anche daUa sua attuale presenza-assenza , che tenderebbe a valutare I'isolamento del Paraguay come fatto naturale, intrinseco alia sua
conformazione. In verita Francia era iniziahnente propenso a creare
una Federazione di province con pari diritti. E questo era impensabile per I'ex-capitale del Vice-Regno. Nel braccio di ferro che ne
segui Asuncion ed il suo govemo scelsero la strada pressoche obbhgata delle societa chiusa , della ferrea autarchia.
Tuttavia nel 1814 le speranze di Francia non si erano ancora
(35) w . P . e J. P . ROBERTSON, La Argentina cit., pp. 139 e 142-143.
Sui Gesuiti vedi le lettere XXXI-XXV.
(36) Vedi E . CARDOZO cit., p. 55.

103

spente. Nella sua XLV lettera Robertson riporta un dialogo significativo.


Con una cappa mordore , I'immancabile sigaro, le stanze illuminate a giorno da moltissimi candelabri, il Console disegna il suo
progetto: Voi sapete qual e stata la mia politica rispetto al Paraguay: che I'ho mantenuto in un sistema di non-comunicazione con le
altre province del sud-america, incontaminato da quel malvagio e
inquieto spirito di anarchia e rivoluzione che piu o meno ha bruciato tutte queste. II Paraguay e piii ricco di qualsiasi altro paese
qui nei dintorni; mentre qui e tutto ordine, subordinazione, tranquilhta, appena passi la frontiera, il rombo del cannone e il suono della
discordia ti feriscono le orecchie; come potete immaginare tah contrasti paralizzano rindustria, allontanano la prosperity dal suolo. Da
dove nasce tutto questo? Dal momento che, fra le altre cose, non vi
e uomo in sud america, eccetto il sottoscritto, che comprenda il carattere del popolo e sia capace di governarlo. Si reclamano libere
istituzioni; pero gh unici fini che si perseguono sono il furto e I'arricchimento personale. I porteiii sono piu volubih, leggeri, vacui e libertmi di tutti gli spagnoli che dominarono in quest'emisfero; per
questo ho deciso di non aver nulla a che fare con loro. Mio desiderio e incrementare relazioni dirette con I'lnghilterra; dimodoche qualsiasi siano i contrast! che occupino ! var! stati, qualsiasi siano gh ostacoh al commercio e aUa navigazione, questi stati saranno gli unici a
soffrire. Le imbarcazioni inglesi, solcando trionfalmente I'Atlantico,
entreranno nel Paraguay; e in unione con la nostra flotta sfideranno
ogni ostacolo al commercio dall'imbocco del Plata fino aUa laguna
degh Xarayes. II vostro governo avra qui un suo ministro, ed io avro
il mio neUa corte di Saint-James. I vostri compatrioti commercieranno in manifatture e munizioni da guerra, in cambio dei nobih
prodotti di questa terra .
Per non restar sul generico Francia mostra le meraviglie merceologiche della sua terra, una sorta di campionario espositivo: un
enorme cassone di tabacco di circa 200 libbre, un esemplare di analogo peso di erba mate, una damigiana di estratto di canna paraguaiana, una montagna di zuccherro, moltissimi pacchetti di sigari
adunati con fettuccie variopinte, e infine una sfilata di strisce ricamate con cotone nazionale. Robertson confessa di non poter non
ammirare I'ostentazione un po' barbara che vi era in quel modo di
fare regah . E' costretto tuttavia ad ascohare con pazienza le digres-

104

sioni politiche di Francia, il quale non vuole soffermarsi sulle evidenti diversita istituzionali fra i due paesi, fra un Paraguay ove egh
non crede possibile che attecchiscano le " istituzioni popolari" e la
Gran Bretagna, dove queste ultime hanno graduahnente soppiantato
quelle feudah. Vada dunque Robertson con il campionario teste citato, si presenti alia Camera dei Comuni e dica di essere I'inviato
di Don Caspar Rodriguez de Francia, col mandato di favorire relazioni pohtiche e commerciaH fra i due paesi: Presentatevi voi stesso
alia sbarra della Camera, e li trasmettete il mio messaggio come gh
antichi ambasciatori di stati indipendenti trasmettevano i loro al senate romano . Stupefatto e imbarazzato il mercante deve dire di
acconsentire alia volonta del Console. Per lui questa missione e semphcemente chisciottesca ; e ridicolo pensare di essere ministro delegate del Paraguay presso i Comuni, invece che a Samt-James (37).
Ma era evidente, tanto radicata I'analogia, il pensiero di una repubbhca romaneggiante, che Francia vede a sua volta rinterlocutere nel
Senato, cie6 nella Camera, non nella Corte, la Monarchia (38).
E resta il fatto che tali contatti cosi anahticamente merceelegici
erano un fatto abbastanza comune in quei tempi, come oggi. Non
si capisce lo stupore e I'unbarazzo di Robertson, se non con la sua
(37) W. P. e J. P. ROBERTSON, La Argentina cit., lettera XLV.
<38) Resta poi da capire come il viaggiatore non capisca, non colga
cio6 la fase di transizione che sta vivendo il paese. E come questi non possa
che andare alia ricerca disordinata, vaga, frenetica, di analogic col passato,
di comportamenti fissati dalla storia cui aggrapparsi. Sogni e modelli politic!,
oniricita e sistematicita di pensiero politico filosofico vanno, in certe zone
deU'America Latina, nella fase appunto di passaggio dal oolonialismo al
post-colonialismo, di pari passo.
Vedasi I'esempio di una figura molto piu europeizzata di quella di
Francia: Manuel Belgrano. Studid a Salamanca, conobbe le opere degli illuministi francesi, di Filangieri, di Jovellanos, di Pedro de Olavide, scrisse di
economia, agricoltura, promosse scuole di nautica e di disegno, divenne
generale protagonista del maggio argentino. Una biografia esemplare, quindi.
Ebbene, tutti possono constatare con quanta difficolta egli vaghi per I'universo delle idee e dei Modelli Istituzionali. Prima favorevole ad un controUo
britannico sulla colonia , poi ad un Vice-Regno de la Plata, con a capo
rinfanta Carlotta del Portogallo, come imperatrice, poi perfino in grado di
partorire I'idea di una restaurata Monarchia Incas.
Vedi B. MITRE cit., passim. Per cio che concerne i tentativi di una monarchia indipendente nel Rio de la Plata, vedi anche il quinto volume dei

Documentos del Archivo Belgrano.

105

radicata ripulsa verso Francia uomo, Francia il barbaro dittatore.


Ad esempio Alexander Gillespie, nella piii civile Buenos Aires,
negU anni 1806-7, cerco di stabihre minuziosamente bisogni e domande degli autoctoni che potevano essere soddisfatti da parte mglese, elencando con assoluta dovizia di particolari cio che si poteva
fruttuosamente vendere in Buenos Aires, dal cashmir, agh stivaletti,
dai grandi colteUi con guaian, ai semi di ortaggi, daUa manifatture
meccaniche che facessero beUa figura ai fuciU da caccia (39).
Quella di GiUespie, come queUa di Robertson, e ancora la fase esplorativa, di approccio, di conoscenza deU'Altro attraverso Io scambio
mercantile. Fase, se si vuole, ancora primitiva : U principiare
di un'apertura, I'offerta di un nuovo spazio di coUegamenti. Ed e
questo che singolarmente il mercante Robertson non coglie, tanto h
abbaghato dal hvore e daU'odio contro U Tiranno. E Francia assume
i connotati del Demone, sottUe, sogghignante, a volte irritabile ed
isterico, condensate deUa Barbarie tropicale .
Vendicativo, crudele, inesorabile, incapace di perdonare un'ingiuria, perfino quelle pateme che invocavano di essere lavate sul
letto di morte del padre, Robertson cosi dipinge Francia e lo consegna aU'attenzione europea. Se si tiene cento della non scarsa diffusione di questi hbri, c'e da chiedersi se non sia I'mizio del vizio neUa
storia dei rapporti, nella cultura delle relazioni fra Vecchie Continente e America Latma: offrendo personaggi come Francia, la concentrazione pura e cristallina delle negativita deU'uemo di potere,
non e questa una straordinaria occasione di catarsi e diversiene? Non
effrivano questi parvenu del potere I'oppertunita di innalzare
menumenti di bassezza, gettando neU'obUe e nella rimozione queUi
europei?
Francia desposta
WUIiam Parish Robertson rimasto ad Asuncion fu testunone
deU'uItimo scaliao salito da Francia prima di giungere aUa semmita
del potere repubbhcano. NeUe conversazioni precedenti il Congresso,
(39) A. GILLESPIE, Buenos Aires y el interior, Buenos Aires, 1 9 2 1 ,
p. 7 2 .

106

Francia non aveva taciuto nulla dei suoi odii contro il generale San
Martin, contro i porteiii; lui, solo lui restava I'unico faro luminoso neirAmerica Latina; II Paraguay era un'Utopia Reale e Francia il Solone dei tempi moderni aveva affermato W. Robertson.
Non era stato difficile sbarazzarsi della concorrenza di Yegros, ricco
proprietario, dissipatore, licenzioso ed, anche per questo, in colhsione
con I'ascetismo rigorista di Francia; estanciero ignorante , secondo
Robertson, anche se non privo di prestigio fra le truppe deUa capitale.
Invano Robertson aveva cercato di affrontare temi poUtici con
alcuni delegati provenienti daUa campagna, visto che la maggior
parte iniziavano a chiedermi come potevano vendere tabacco ed erba;
tutti questi legislator! primitivi avevano portato con se una certa quantita o deU'uno o dell'altro o di entrambi i prodotti, per coprire i costi
del soggiomo in citta, e la sola questione che turbava i deputati eletti
dal popolo paraguaiano era come potevano ricavare un buon prezzo
dai cento pesos di tabacco che si erano portati dietro per soprawivere, finche fosse stato loro consentito di tornare ai rispettivi distretti
e alle pateme proprieta .
L'esito era, per I'autore, scontato: II 3 settembre cominciarono
le sessioni del Parlamento. I dibattiti furono aperti dal presidente alle
nove di mattina; nonostante le precauzioni prese da Francia, iniziarono a manifestarsi alcuni dubbi circa I'opportunita della Dittatura...
Arrival alia Chiesa (la Chiesa di San Francesco dove si teneva I'assemblea; n.d.r.) a mezzogiorao. Le porte erano chiuse, tuttavia una
grande confusione sembrava regnare dentro. Ad un certo punto usci,
nettandosi la fronte e soffrendo molto il caldo della chiesa o del dibattito, un deputato colla giacchetta di madalopam: Amico, come
vaimo le cose? chiesi al rappresentante . L'onorevole deputato
replied: Se devo essere sincero sono question! che non ho la pretesa di capire: se devo giudicare dalle grida, tutto sta andando per il
megho . Verso le due, quando i rappresentanti erano ancora infervorat! nella discussione, Francia si spaziento, e molto dehcatamente
mando una folta guardia d'onore perche veghasse sui deputati. La
tmppa ben armata circondo la chiesa... I'ora del pranzo era gia passata e la fame cosi come i mustacchi dehe tmppe di caserma accelerarono le decision!. In tal frangente uno dei piu energici sostenitori di
Francia si alzo, con voce stentorea chiese silenzio: Signori disse
perche perdere ancora tempo? II Cara! Francia vuole essere assoluto, e io dico (e qui colpi il tavolo con tutte le sue forze) che sara

107

assoluto . La proposta veime sottoposta ai voti e unanimemente


Francia fu eletto dittatore per tre anni. II Congresso si sciolse all'!stante; ! soldati marciarono verso la casa del governo con bandiera
spiegata; e Francia udi con il perfido ghigno del diavolo dipinto sul
volto che il Paraguay era suo. II popolaccio insensato queha notte
con allegria, musica, serenate, celebro la decisione del Congresso (^).
Francia si mvestira del titolo di Supremo al Congresso del
maggio 1816 (^i). Due aspetti, degni di nota, Robertson registra neha
stmzione del partito spagnolo e la campagna contro il clero.
Poco dopo la Dittatura, Francia ordino a Martinez (membro
deUa Segreteria di Stato) di riunire tutti gli spagnoh per riferire loro
della sua futura condotta e frenare le loro presunte tendenze ad imschiarsi negh affari di Stato. Martinez di conseguenza aveva convocato tutti gh spagnoh di ogni grado e professione, maritthni, artigiani,
commercianti, tavernieri, bottegai, in un luogo e h teime come bestiame. Era un caldo giorno d'estate... Martinez si sedette su di una
poltrona antica, dagh ampi braccioU... I poveri spagnoli, di molto
superiori a lui, venivano condotti in gruppi di due o tre al suo cospetto,
di fronte al Pascia, e questi si dirigeva cosi nei loro confronti: Siete un
branco di bestioni, voi, capite?, di animah, capite, animali; siete barbari, vi rendete conto di quello che dico? Siete dei bestioni, voi meritate di essere impiccati e fucilati, come cani, siete di una razza perversa, vecchi nemici naturali dei sudamericani, dei patrioti, capite?,
dei figh del paese. Ehi, barbari! E poi qual e stato il vostro comportamento verso il Paraguay? Non avete cospirato, vero, non vi siete
ribeUati, vero? Non siete stati nemici di sua Eccellenza il Dittatore?
I vostri complotti, sedizioni, cospirazioni, intrighi, tradimenti non
hanno avuto fine; e potete ringraziare la Prowidenza e non meno Don
Jose Caspar de Francia se non siete estirpati da questa terra? Capite? .
Vi era im'altra classe di cittadini oggetto deUe terrorizzanti attenzioni di Francia: il clero. Clero regolare e secolare, soprattutto il
primo. Non era toUerabile la notevole influenza che i frati esercitavano soprattutto per il seguito che riscuotevano sia in citta che in

(40) w. P .

J,. P . ROBERTSON,

(41) E . CARDOZO cit., p. 5 8 .

La Argentina cit., p.

227.

109

108

campagna: Si prepare di conseguenza, con la sua solita maniera,


lenta, sicura, progressiva, non solo a distruggere il potere dei conventuali, ma ad annientare il govemo gerarchico della Chiesa e a
scacciare I'autorita papale. Impose al " pai Montiel" (amico dei Robertson, n.d.r.) di divenire cappeUano castrense, mentre il pontefice
e il vescovo di Asuncion dovevano lasciare ogni autorita rehgiosa
nelle mani del Dittatore, questi diveniva Papa e il Montiel vicario
generale deUa Repubblica (42).
E' in questa fase che inizia il processo di identificazione fra il
Supremo e lo Stato, Francia e il Paraguay.
Paura dello straniero e politica dell'assedio
Le cordinate della pohtica di Francia-Dittatore sono le seguenti: proletarizzazione deU'esercito, o megho mrahzzazione ; la
sua base di massa, sicura, fidata, e la gente deUa campagna e per
questa Francia sceghe ufficiah e subalterni fedeh. con questo la
fine dell'influenza del patriziato asunceno , tradizionale usufruttuario del diritto di coUocare nei posti chiave deU'esercito i suoi figh.
Aggredisce, come si h visto, i nemici intemi piu perniciosi, il
partito spangohsta e i\. Infine reintroduce i monopoh. E tale
iniziativa e condotta a partire da un prodotto di cui il paese disponeva in abbondanza e di cui vi era forte richiesta da parte di Buenos
Aires: il legno. Lo Stato ne divenne unico compratore e si riservo
di venderlo a quei commercianti che avessero assicurato ingenti partite di armi e munizioni in contraccambio.
Progressivamente la norma si estese ad altri prodotti. Lo Stato
diveniva Emporio e Commerciante Generale e tutto questo dietro la
spinta di Francia, che vedeva di malumore gh spostamenti dei commercianti paraguaini all'estero, come quelh dei mercanti stranieri verso U Paraguay, in primis di quelh provenienti da zone turbolente . Non vi h tuttavia contraddizione patente con il significato della rivolta di indipendenza che libero il paese daUa dominazione spagnola. Cardoso afferma che uno dei principah obiettivi deUa Rivo(42) w.

P.

e J. P .

ROBERTSON,

La Argentina dt., pp.

232-234.

luzione era stato I'abolizione dei monopoli. II dittatore h ristabili, ad


iniziare dal legname (^3).
La rivoluzione fu contro \a di monopoho coloniale,
non contro un controUo dello stato dei movimenti
coli e naturali. La rivoluzione fu a favore di uno sp
decentramento del sistema fiscale. Francia non fa
spingere ai suoi estremi ima politica di monopolio e di statizzazione
che era gia in nuce precedentemente. E I'intensificazione di tah
misure era oltretutto la diretta conseguenza deUa filosofia pratica di
Francia e che era stata bene sintetizzata daUa frase di Robertson II
Paraguay come reahzzazione dell'Utopia, Francia Solone dei tempi
moderni.
Asse portante di questa Utopia Reale, del Sistema Francia sono
la Paura e la Felicha. Paura dei nemici, del nemico mterno dei potenziali centri di poteri antagonistici (clero, spagnoli, awersari che complottano) come del nemico estemo (Argentina, anzitutto, ma anche
le potenze straniere che si rifiutano di riconoscere U Paraguay indipendente); Felicita che Francia si propone di assicurare al suo popolo con I'assiduita quasi nevrotica con cui si dedica alle faccende
deUo Stato. Accrescere la paura del complotto per poi sedarla, garantire la prosperita sociale ed il lavoro, questo solo I'Uno puo garantirlo. E solo Francia e in grado di far cessare I'incubo deUa secolare
dipendenza, la sudditanza di uno scambio votato a ripetersi ciclicamente e a riprodurre le condizioni di un dominio: fra mate, legno,
tabacco e le merci di cui il Paraguay abbisogna per continuare la
soprawivenza.
I signori Rengger e Longchamp giunsero ad Asuncion U 30
luglio 1819: vi restarono sei anni fino al maggio 1825. Dottori in
medicina, naturalisti, membri deUa Societa Elvetica delle Scienze
Naturali, nel loro libro di viaggio esaminano con attenzione quasi
botanica , biologica, il sistema socio-politico di Francia. Registrano
con fedelta gh aspetti caratterizzanti e particolari e la loro opera
copre U periodo di consolidamento e assestamento dell'istituto dittatoriale.
L'autoproclamazione di Francia a Dictador Supremo aveva
(43)

In M . LASTARRIA dt., p. 166 e passim; e E . CARDOZO cit., p. 5 6 .

no

coinciso con una crescente identificazione dei compiti dello Stato con
la volonta del Supremo. Anzi si puo azzardare I'ipotesi che lo Stato
m quanto tale tese a scomparire. Francia fu legislatore, giudice, vicario di Cristo, motore deU'amministrazione, generale, istruttore delle truppe, direttore deUe maestranze, ingegnere, supervisore deUe opere pubbUche. La sua tutela, la sua cura, il suo controUo si estendono
sino al dettagUo, aU'aspetto piii minuto della vita civile e sociale. Felicita del popolo e difesa daUa paura del nemico, si h acceimato,
dell'estraneo, che, insinuandosi nelle pieghe di questo organismo perfetto, il Paraguay-Utopia Reale, potrebbe distruggerlo e inquinarlo.
Francia aveva gia fondato una sorta di campo di concentramento punitivo sia per pohtici, sia per coloro i quah, mai comportandosi, inficiavano la morahta del paese (doime di malaffare,
alcohzzati), a Tevego, suUa riva sinistra del Paraguay, a circa 120
leghe da Asuncion. Fu U complotto del Venerdi Santo del 1820 (in
queUa data il Dittatore sarebbe stato ucciso e sostituito da un govemo di cui avrebbe fatto parte Yegros) che diede I'avvio ad una repressione che malgrado tutto non puo definirsi sistematica. Vi e anche in quest'episodio un qualcosa di ineffabile, incomprensibile, di
personale. Alcune decine di persone vengono fucUate. Tutti gh Spagnoh, compreso I'ex-govematore Velazsco, vengono incarcerati. Tuttavia, dopo un anno, avendo pagato ingenti muUe, vengono hberati.
GU Argentmi vengono perseguitati implacabihnente, esclusi queUi
di Cordoba, in omaggio ai trascorsi universitari di Francia m quella citta.
Lo stesso dicasi del comportamento di Francia verso Artigas,
il temibile capo ribelle deUa Banda Oriental, che nel lugho del
1815 aveva quasi minacciato un'invasione del Paraguay con le sue
agguerrite truppe. Ebbene nel 1820 Artigas, abbandonato e tradito
dai suoi, chiese ed otterme asilo in Paraguay e gh venne assegnata
una pensione e un luogo di residenza m campagna.
Tuttavia U complotto del Venerdi Santo aumenta a dismisura
il senso di un complotto serpeggiante, di un pericolo immanente: non
poche case ed alberi di Asuncion vengono abbattuti perche dietro
gh angoh o sotto la loro protezione non si nascondano potenziaU attentatori aUa vita del Supremo. E di tanto in tanto Francia si reca
a passare la notte fuori citta, in una caserma, senza preavvisare nesssuno, al fme di disorientare i nemici.
Rengger e Longchamp lo descrivono come un uomo di altezza

ni

media, regolare, occhi neri e diffident!, 62 anni, ma portati bene da


mostrarne circa una cmquantina. Anch'ess! narrano deUa sua ipocondria, del carattere chiuso, poco amichevole, deUa sua stermmata
superbia ( Se il Santo Padre venisse ha Paraguay ne farei il mio
cappeUano affermo di fronte a loro); deUa sua ammirazione per
Napoleone, del quale nel coUoquio fermavasi con una certa compiacenza sui fatti che potevano avere qualche rapporto colla presente
situazione sua .
II ritratto del personaggio e piu preciso di queUo tracciato dai
Robertson. Conduce, Francia, una vita quotidiana austera, severa,
rigorosa: i primi raggi del sole raramente lo trovano ancora a letto;
si prepara da se il suo mate; passeggia poi lungo il colonnato interno
del Palazzo di Governo, fumando un sigaro che ha avuto cura di
srotolare prhna per verificare non vi fosse contenuto nulla di pericoloso. II barbiere, un mulatto. Tunica persona di cui si fida, lo adopera per preparare U pubblico ai suoi nuovi progetti; si puo dire
sia la sua official gazette . Dalle sette alle nove riceve funzionari,
amministratori, comandanti di tmppa, capimastri, alcaldes . Alle
11 entra il fiel de fecho , il segretario principale, con le carte e gh
atti ufficiali da esaminare e firmare. Alle 12, un pasto estremamente fmgale. Una breve siesta , ancora lavoro di ufficio, poi
una cavalcata di ispezione fino a sera, e ritorno al Palazzo, dove studia qualche ora. Le letture ai tempi di Rengger erano soprattutto le
matematiche, la storia, la geografia, la medicina (volumi del Tissot
e del Buchan), I'arte militare, ed autori francesi. Si sa anche che
quando veime nominate dittatore accetto solo 3000 delle 9000 piastre
assegnategli come appannaggio.
Che il delirio utopico, I'ipocondria ed altri accidenti psichici
non siano in contrasto con I'efficacia amministrativa, di questo i
due naturahsti svizzeri si avvedono. Un primo fatto salto subito ai
loro occhi. Un'invasione di locuste, complotto deUa natura di
tremende dimensioni, aveva distrutto U raccolto dell'annata (era I'ottobre del 1819). II Solone del Paraguay ordma immediatamente
ad ogni agricoltore deUa RepubbUca di seminare nuovamente una
certa porzione di terra, con o senza speranza, non era questo il problema. In caso contrario vi sarebbero state pene severissime, e non
vi erano altre altemative, visto che commerciare coU'estero, chiedere
grano a Buenos Aires, significava chiedere una capitolazione. II risultato fu un raccolto relativamente buono e la scoperta che in

112

Paraguay si potevano ottenere due raccolti ed, infine, la convinzione


che con i piu di 100.000 kmq. di territorio in gran parte fertile,
con circa 2 abitanti per kmq., sotto la guida del Supremo si poteva
fare decisamente a meno dello scambio coU'estero.
II complotto del 1820, i rapporti sempre piu difficih con gh
altri paesi e la puntuale volonta di Francia di mantenere U paese
fuori deU'anarchia , e quindi la scelta di non partecipare aUe guerre di hberazione, rendevano irreversibile il modello dell'economia
chiusa. II Paraguay doveva operare un saho di proporzioni gigantesche: quelle che una decina di anni prima Lastarria aveva individuato come le grandi potenzialita agricole e zootecniche deUa Provincia dovevano essere tradotte nella pratica con uno sforzo grandiose. Da un'economia che oggi diremmo orientata alia produzione
di particolari materie prime si doveva passare ad un'agricoltura e
ad un artigianato che garantissero perlomeno una decorosa soprawivenza ai paraguaini; pena, e evidente, la fine del regime, il riemergere di un partito favorevole alia sudditanza verso economic piu
forti. Ed e ahamente probabile che un tale impulse potesse produrlo
solo una Dittatura del Singolo, cosi pecuUare come queUa di Francia,
fondata sul sue innegabUe carisma, sulla sua partecipazione ossessiva, totale, onnicompresiva ad ogni aspetto deUa vita nazionale.
Francia ordina che si producano tutti i prodotti che prima venivano importati dal Sud e che ogni regione del paese contribuisca
con determinate qualita e determinate quantita. Rengger e Longchamp
registrano il notevole progresso raggiunto neUa diversificazione agricola: se prima il Paraguay produceva merci canoniche , tabacco,
erba mate, canna da zucchero, legno, manioca, agh inizi degh anni
'20, grazie al lavoro di orientamento sviluppato da Francia, i risultati erano immediatamente visibiU: vi erano due specie di manioca,
riso, grano, legumi, ortaggi e cereali, mai cresciuti prima. II cotone,
prima importato da Corrientes, veniva prodotto in loco . Notevole fu I'incremento neU'allevamento del bestiame, dai cavalli alle
bestie cornute . Venne fondata una fabbrica di ponchos . La
scarsa mentahta artigianale ed industriale degh autoctoni venne risvegUata, ricorrendo anche a misure terroristiche. L'ergastolo fu comminato ad un fabbro che aveva costruito male una vite di notevoh dimensioni da adoperare neUa costruzione di un cannone. Venne istituita altresi una gogna del lavoratore , alia quale era sottoposto
ogni operaio o artigiano che non avesse compiuto piu che egregia-

113

mente U suo lavoro. stato ricordato il caso di un povero calzolaio , che, avendo confezionato un paio di cinture da granatiere assolutamente madatte, passo la notte aUa gogna e si impegno, pena
altri castighi ben piu severi, a confezioname di mighori.
Al di la di fatti episodic!, resta la struttura di un economia organicamente chiusa ed assolutamente organizzata. In tema d! lavor! pubbhci Francia ha I'ambizione di segnare una svolta. Finisce la
citta coloniale, disordinata, fangosa e tropicale, composta da un
pugno di splendidi palazzi e da un nugolo di squallidi edifici. Emerge,
con la filosofia pohtica di Francia, un'urbanistica ordmata, chiara,
squadrata. Se Asuncion e plena di siepi, vegetazione selvaggia dove
aUigna la sporcizia, la sabbia in alcuni quartieri, mescolandosi aUa
pioggia, forma gole e canali, Francia si preoccupa di pavimentare,
rimodeUare, raddrizzare, nello sforzo di geometrizzare una citta
a sua immagine. Aspirava, ricordano i due viaggiatori svizzeri, ad una
citta divisa chiaramente in quartieri, in opposizione aUa citta coloniale e spagnola, sconnessa, alogica. Nel 1821 lo vediamo direttamente impegnato neU'organizzare I'abbattimento di vecchie case che
ostacolavano I'erezione di nuove contrade : Se si trattava di aprire una nuova contrada il dittatore indicava al capo-mastro e all'ingegnere dove dovessero piantare i pah; aUa quale (operazione) presiedeva talvolta durante la sua passeggiata della sera; e mandava poi ai
proprietari deUe case che cadevano sul rettifilo I'ordine di atterrarle (^). Provvede ad illummare la citta di notte con circa 1500 candele
giomahere, prodotte nelle fabbriche statah.
L'economia diventa soprattutto pohtica economica dello Stato, o,
se si vuol essere precisi, pohtica economica del Supremo, in un ambito territoriale rigorosamente suddiviso e controUabile: il paese venne
infatti strutturato in 20 comandancias o ckcoh, alia cui testa vi
era un numero corrispettivo di comandanti che esercitavano le funzioni
di concihatori, di giudici per le lievi trasgressioni, di sovintendenti
(44) J. R . RENGGER - M . LONGCHAMP cit., passim. Vedi anche suU'urbanistica di Asuncion e su altri aspetti del regime Francia, M . A. PEREZ,

Funeral Discourse delivered on occasion of celebrating the Osequies of his


late Excellency the Perpetual Dictator of the Republic of Paraguay, the
Citizen Dr. Jose Caspar Francia by citizen the Rev. Manuel Antonio Perez,
of the Church of Incarnation, on the 20th of October 1840, in British Pocket and Argentine News, II, 813, Buenos Aires, marzo 1842.

114

di polizia; il grado ulteriore della suddivisione erano i partidos ,


guidati da zeladores . E evidente, da quanto e gia stato detto, che
il giudicare le trasgressioni ed i reati piii gravi era competenza esclusiva di Francia. Rengger e Longchamp riportano, inoltre, I'esistenza
di una pohzia segreta, paraUela , aUe dipendenze del dittatore; e
la notizia dell'istituzione di passaporti obbhgatori per tutti i paraguaini che volevano non solo spostarsi all'estero, cosa invero ardua,
quanto solamente da un luogo all'altro della nazione.
La pohtica dei prezzi dei generi di largo consumo era ovviamente centrahzzata. Nel 1821 e nel 1822 verme fissato un tetto massimo per il prezzo di vendita deUa farina e del bestiame maceUato.
Si era istituita inoltre la figura del fiel executor , un incaricato di
polizia per i mercati deha capitale con la funzione di fissare i prezzi
di tutti i generi commestibili. Oltre a questa funzione precipua, il
fiel executor doveva controllare che si rispettasse la norma in
virtu deUa quale perlomeno la meta delle derrate che venivano ammassate e poi vendute al mercato di Asuncion provenissero dai Magazzini di Stato.
La gerarchia amministrativa, di controUo ed esecuzione delle
direttive commerciali e di produzione, dipendeva direttamente dal
Supremo, aUe cui dipendenze lavorava un Ministro de Hacienda ,
che, notavano Rengger e Longchamp, non era altro che un primo
commesso ; poi un Visitatore di Dogane e, infine, 20 Alcabaleros (riscuotitori deUe tasse commerciali). Anche su questo piano la presenza di Francia e costante: II Dittatore si fa rendere
conto deha sua amministrazione a tempi indeterminati, e dettaghatamente..., entra quindi neUe piu minute particolarita e rinnova tutti i
calcoh per assicurarsi egh stesso deha loro precisione... Non e solo nelI'esame dei conti, ma in generale in tutte (le parti deU'amministrazione
che n dittatore pone ogni piu minuta cura. Sceglie egh stesso tutti gh
oggetti che si comprano per i magazzini e sorveglia in persona nei
minuni dettagh tutte le opere che si fanno per conto deUo Stato .
Si calcola che lo Stato possedesse come beni nazionah perlomeno la meta del territorio nazionale, fra pascoli liberi, foreste,
territori delle ex-missioni gesuitiche e i territori confiscati a Spagnoli
e in genere ai nemici del sistema di liberta o a chi avesse offeso
il Supremo. Lo Stato affittava le terre demaniali ad un prezzo irrisorio a condizione che venissero lavorate. Altre zone venivano adibite a pascolo, da cui si ricavava e U sostentamento deUa truppa e il

115

bestiame da vendere nella capitale, attraverso i Magazzini di Stato.


Anche le pelh conciate, ricavate dal bestiame, venivano commerciahzzate o utihzzate daUa miUzia. L'efficienza degli aUevamenti e della
gestione dei pascoli era garantita da figure sociah che erano un misto di pastori, allevatori e capataz ; ulteriore aspetto di questa
economia irreggimentata fu I'inserimento degli indios come operai
nelle fabbriche statali che producevano stoffe di cotone per le truppe
e neUe aziende di tagUo del legname.
Le rendite dello Stato erano svariate: le decime sui prodotti
agricoh, le tasse sulle botteghe, sulle case di pietra deUa caphale, le
imposte suUe importazioni (e owio nei rari casi in cui si importo)
che arrivavano fino al 24% suUe esportazioni (fino al 9%), le
alcabalas o tasse commerciah (4%), i proventi derivante daUe
carte boUate, dalle poste, dalle multe, dalle confische, dai prodotti nazionah, dal diritto di albinaggio ('^S).
Sul piano deUa politica culturale il Sistema Francia e laico, popolare. Nel 1818 venne chiuso il Seminario del Real Colegio de S.
Carlos de la Asuncion. AUa fine del 1824 vennero secolarizzati e con(45) J. R. RENGGER - M. LONGCAMPH cit., pp. 135, 165, 186, 193,

206-207 e 218. Le aziende agricole statali lo Estancias del Estado ebbero,


fra le altre cose, il merito di spezzare il ciclo vizioso che stava alia base
della struttura lavorativa dell'erba mate e che ci e stata efficacemente descritta da W. P. e J. P. ROBERTSON, L'Argentina cit., pp. 171-176.
I campi dove cresceva spontaneamente I'erba erano, in teoria, a disposizione di tutti. Quando un habilitado aveva necessita di usufruire dei
beneficios o luoghi dove I'erba mate cresceva, non doveva fare altro che
rivolgersi ad un commerciante di Asuncion, da cui otteneva la habilitacion . Ci6 consisteva in un prestito di mercanzie e denaro, che oscillava fra
i duemila e i quattromila pesos. La somma doveva essere rimborsata al commerciante dal habilitado ad una data prefissata, in yerba e ad un
prezzo stabilito in antecedenza. Noleggiando poi dai venti ai cinquanta
peones , il padrone si approvvigionava di tutto quello che era necessario
(asce, coltelli, ponchos, tabacco, liquore di canna, ecc): Cosi come il commerciante di Asuncion aveva anticipate denaro al padrone, cosi questi faceva
10 stesso coi " peones "; e generalmente entravano nella zona lavorativa, in
montagna, parecchio indebitati.
II fatto e che il gioco d'azzardo assorbiva, anzi aveva gia assorbito, le
liquidita di entrambi, sia dei patrones che dei peones . In realta tutto
11 loro lavoro consisteva nel ricreare le condizioni finanziarie per poter di
nuovo accedere al vizio .
Robertson descrive inohre tutto il ciclo di lavorazione deU'erba mate
dal tatacuas al barbacua , fino air imballaggio .

116

fiscati i quattro monasteri. Venne dato impulso aU'insegnamento


primario, che nel 1828 diverra obbhgatorio. Tuttavia in ogni
paretidos esistevano insegnanti laici che organizzavano I'istruzione
popolare con la coUaborazione dei parroci. fi difficile dunque parlare
di uno sfrenato e cieco anticlericahsmo. I due naturahsti svizzeri non
mancarono di notare come questo sistema di istruzione funzionasse
tanto bene che in un paese dove non esistono stamperie e raro il
trovare un uomo libero che non sappia gia leggere e scrivere . La
pohtica di Francia fu offensiva contro la gerarchia ecclesiastica, non
contro la rehgione tout-court . Tant'e che i hbri maggiormente diffusi, provenienti daU'estero, scelti dal Supremo, furono L'Anno Cristiano e il Fiore dei Santi. Quando venne chiesto a Francia di indicare
un nuovo patrono per una delle recenti fortificazioni di frontiera, rispose : O Paraguaiani fino a quando continuerete ad essere cosi
imbecilh? Quand'ero cattolico pensavo come voi: ma ora io credo
che non vi siano santi ma solo buoni caimoni in grado di difendere le
nostre frontiere... , aggiungendo poco piu tardi, di fronte ai due viaggiatori: Siate di qualsiasi rehgione: cristiani, ebrei, mussuhnani,
ma non siate atei (^).
Alcune cifre infine sulla pohtica culturale: la Scuola di Musica,
cui il Supremo dedico notevoli attenzioni, nel 1821 contava gia una
ottantma di allievi; eguah cure vennero dedicate aUa fondazione di
una Biblioteca pubbhca e nazionale, la quale nel 1835 poteva vantarsi di raccoghere cinquemila volumi. Da sottolineare, infuie, che
neUe Scuole di campagna, o Scuole Rurah (se ne contavano circa
140; ogni classe era composta di 36 alunni) si insegnava m lingua
guarani .
// Dr. Francia ed alcuni stranieri.
Due aspetti abbastanza sottovalutati dei diversi disegni pohtici
di Francia potrebbero megho spiegare e motivare la creazione di quella sanitary line che circondo e protesse il Paraguay per circa
vent'aimi. E' pur vero che nel 1823 Francia istitui ad Itapua una zona
(46) J. R . RENGGER - M . LONGCHAMP cit., pp. 149-150, 2 2 7 - 2 2 9 e 2 4 6 .

117

di libero commercio con i Brasihani; si trattava tuttavia di un area


franca strettamente controllata. I mercanti lusitani inviavano campionari delle merci al Supremo, che ne scegheva una parte per conto
dello Stato, il resto era lasciato al gioco deUa concorrenza privata. I
mercanti brasiliani dovevano pagare in moneta contante, i Paraguaiani invece con prodotti naturah, dei quah almeno un terzo doveva venire acquistato presso i Magazzini di Stato.
Francia fu notoriamente favorevole ad assicurare la massima liberta di navigazione fluviale nel Rio de la Plata; era vitale per la
commercializzazione dei prodotti nazionali e per concretizzare quel
rapporto con alcuni paesi europei che egli giudicava decisive per hberare il Paraguay dal dominio di Buenos Aires. Era tuttavia un progetto destinato a rimanere senza esiti. L'Argentina, oUretutto non
ancora unificata, in preda a continui e bruschi rovesciamenti pohtici
nelle singole province, non offriva nessuna garanzia. Francia, oltre
alle proposte formulate a Robertson, tento piti tardi un aggacio diplomatico con il console generale della Gran Bretagna a Buenos
Aires, Woodbine Parish. Nonostante le speranze, alimentate durante
le trattative epistolari, di un libero commercio fluviale e di un rapporto
commerciale con I'lnghilterra, il disegno naufrago. Parish condiziono
gh obiettivi di Francia ad un previo accordo con tutte le province del
Rio de la Plata, cosa che il Supremo rifiuto, a maggior ragione
quando nel 1825 Londra riconobbe ufficialmente la Repubbhca Argentina (47).
6 da questo periodo che il Sistema Francia diventa ferreamente,
rigidamente chiuso. Nessuna nave paraguaiana solchera piti ifiumi.II
Parguay avra solo radi e sporadic! contatti col mondo.
Solo la vicenda del botanico Aime Bonpland, assumendo le
proporzioni di un affaire pohtico di notevoh dunensioni, costringera Francia a rispondere alle pressioni dell'opinione pubbhca internazionale di allora. Aimfe Jacques Alexandre Bonpland, botanista
deUa Mahnaison, coUega di Alexandre Von Humboldt, amico di

(47) E . CARDOZO cit., p. 6 6 ; W . PARISH, Buenos Aires y las provincias


del Rio de la Plata, Buenos Aires, 1853, passim (della stessa opera esiste
anche una edizione moderna pubblicata a Buenos Aires nel 1958). Vedi anche,
sul riconoscimento inglese dell'Argentina, J. R . RENGGER - M . LONGCHAMP cit.,
pp. 1 4 9 - 1 5 0 .

118

Simon Bolivar, si era stabilito nel 1820 in una zona della provincia di
Entre-Rios, dove aveva istituito una sorta di laboratorio modello, di
carattere agro-industriale, per la coltivazione scientifica deU'erba
mate. Nel 1821 Francia fece distruggere le piantagioni, catturo Bonpland e lo imprigiono a Santa Maria de Fe: verra liberate solo nel
febbraio del 1831.
Bonpland in realta divenne ostaggio e strumento deUa vendetta
di Francia. Non oggetto di contraddizioni e patteggiamenti, ma la
vittima su cui si accentro la sua rivalsa verso il sistema deUe potenze
ostiU. Infatti proprio di mobUitazione di forze a lui naturalmente
ostiU si tratto. Da Simon BoUvar, autore fra I'altro di un progetto di
iavasione del Paraguay stesso, che si adopero per la hberazione del
suo amico, al colpevole Woodbme Parish, fino aU'imperatore
del Brasile, Pedro de Alcantara, che, nell'aprile del 1826, chiedeva la
hberazione del botanico francese, la sua restituzione alia famigha ed
agli amici
Tuttavia gia nel 1826 il Sistema Francia aveva raggiunto una considerevole stabihta interna, un equilibrio invidiabile,
in rapporto agli accadhnenti che sconvolgevano il resto del sub-contmente. Circondato e assediato dall'anarchia Francia aveva realizzato
una dittatura ferrea e felice; aveva Uberato il Paraguay dal giogo
porteiio . Si senti percio tanto forte da rispondere con superbia
e im pizzico di compiaciuta iattanza alia campagna Bonpland ; e
(48) Vedi CH. MINGUET, Alexandre vori Humboldt Historien et giographe de I'Amerique Espagnole, Parigi, 1960, p. 53. Per la campagna di Bolivar
a favore di Bonpland e la sua amicizia con il botanico francese cfr. S. D E
MADARIAGA, Bolivar, Buenos Aires, 1976, I, pp. 241 e 246; II, p. 246.
Anche Von Humboldt parteciperk attivamente ai tentativi per liberare Bonpland. In una lettera dell'S novembre del 1825 scrivera a Bolivar
ringraziandolo di quanto aveva fatto nell'opera di soccorso alia famiglia.
Aveva infatti offerto alia Signora Bonpland e alia famiglia un destierro
honroso en Colombia .
Vedi anche A. ROSAS, Humboldianas, /Caracas, 1942, II. pp. 177-178;
e A Narrative oj Facts conected with the change effectuated in the political
condition and relations of Paraguay, under the direction of Dr. Thomas
(sic!) Francia by an individuate who witnessed manu of them, and obtained
authentic information respecting the rest, Londra, 1826.
E' la prima opera europea su Francia ad essere uscita; anzi si puo dire
la prima in assoluto. Contiene informazioni generiche sul Paraguay e su
Francia, oltre ad alcune inesattezze come la notizia che avesse studiato legge
in Cile. Conferma notizie fornite su Francia dagli altri viaggiatori, fra cui
la passione per gli strumenti di chimica e di astronomia, tantoche un certo

119

si senti talmente sicuro da lasciare il paese, per un certo lasso di tempo, senza la sua assidua, affettuosa tutela.
Cosi il Padre saluta i suoi figh con un proclama emanate da
Asuncion il 2 agosto 1826:
Abitanti del Paraguay! II vostro primo magistrate rispOndende alia fiducia che gh garantite, censervando questa provincia in
pace, ha bisogno di riposarsi dalle sue fatiche; per queste ha sceho
la citta di PUar, dove egh implorera rOnnipotente di consolidare la
fehcita del paese sotto le regele della giustizia e dell'equita, che ci
hanno preservato dai mah che hanno affhtto finora Tintere continente americano. Lasciando Sapiela (Bernardino Sapiola, segretario)
al govemo ad interim, mi ritiro con il profondo rispetto verso tutte le
misure che sono state accoUe e che io adottai per I'amministraziene;
avro sempre impresso nel mio cuore le azioni ereiche di un popolo
cosi virtuose. Onoratemi con il vostro ricordo: questa e stata, e, e
sara la mia piu grande felicita {^).
Nel momento cuhninante deUa sua auto esclusione dalla storia
universale, neUa fase in cui il Paraguay abdica ad essere nazione fra
le altre, con la sua eriginalita e pecuahrita, egh suscita nel mondo europeo una curiosita che mai piii avra neUa storia futura. Le relazioni dei Robertson e di Rengger e Longchamp conobbero notevole
diffusione. II primo libro a parlare deUe sue imprese fu tuttavia opera
di un anonimo che, oltre a fornire notizie generiche sulla vita di
Francia e ad accreditare la tesi che il suo sistema sociale ricalcasse
quello gesuitico e che la sua politica isolazionistica fosse gia iniziata
nel 1811, e in verita soprattutto la storia di un certo Marchese di
Mr. Oakes an english merchant, portandone con se alcuni tipi, riusci
ad accattivarsi la simpatia del Tiranno e ad avere in cambio notevoh
quantita di mate (cit., p. 20).
Contiene in appendice la lettera dell'Imperatore del Brasile al Dr. Francia, governatore del Paraguay (Rio de Janeiro, 12 aprile 1826), in cui Pedro
de Alcantara si dice interessato ad ottenere che il Francese Bonpland sia
restituito alia famiglia e agli amici dopo aver riconosciuto a Francia il
merito di aver reso il popolo paraguaiano felice; ed anche la risposta di
Francia che smentisce che la condizione di questo francese sia come h
stata riportata dai giornali europei, a quanto mi consta , riaffermando di
voler mantenere quell'ordine che ha permesso a questa Provincia di vivere in pace, come.e nell'opinione di Vostra Maesta Imperiale .
(49) A Narrative of Facts cit., p. 55.

121

120

Guarani , che, autonominatosi ambasciatore plenipotenziario di Francia, si presento, con scarso successo presso le corti europee. la avventura diplomatica di un falsificatore, estranea alia avventura
Francia, ma che tuttavia pote sorgere e svilupparsi grazie all'assoluto isolamento in cui si coUocava la politica paraguaiana del tempo.
La nostra attenzione deve accentrarsi attorno a due nomi europei: Charles Fourier e Thomas Carlyle. Traiettorie culturah diverse,
filosofie politiche quasi opposte, entrambi sono colpiti da Francia, dalla siagolarita deU'esperimento: lo ammirano, per riservandogh qualche critica, ne esaltano I'originahta. II regime vigente in Paraguay
pare essere la traduzione neUa pratica delle loro idee: Francia e la
prova tangibile, anche in una landa sperduta, dell'universaUta del loro
pensiero.
Fourier. 6 necessario entrare nel codice genetico deU'opera, nella terminologia deUa scienza pohtica e della visione. Stava, confessa
Fourier, per iniziare la seconda sezione de La Fausse Industrie quando ricevette notizie su L'affaire du Paraguay (la Fausse Industrie h
del 1835). Francia, opina Fourier, non fa che realizzare ad un grado molto basso il meccanismo deU'industria combinata, giudicata impossibile, soprattutto dopo i goffi tentativi degh inglesi e degh olandesi; ma non e affatto un continuatore deU'opera gesuitica feun
uomo che, senza teoria, ha I'istinto del regime combinato . Si propone dunque di esaminare, con la sua tipica furia osservativa del particolare, il systeme Francia , dove vi vedo degh errori, numerosi
e colossah; ma vi vedo anche dei progress! reah che mihtano a favore deU'industria combinata in falangi di 1800 persone; le sue sono
di 1500, numero troppo debole (^O). Ed e probabile che Fourier
si riferisse aU'organizzazione sociale dei partidos , cui facevano
riferunento Rengger e Longchamp.
Fra i pregi indicati citiamo: la garanzia di una buona tavola,
com'e nolo punto fermo deU'utopica fourieriana, piaceri e divertimenti garantiti per gh operai. Ed in questo caso I'osservazionefecorretta, visto che Francia amava danza e musica ed organizzo le cose in
(50) C H . FOURIER, Oeuvres, Parigi, 1967, vol. VIII. Numerazione delle
pagme sconcertante: pp. 431, 378-386.
Delia connessione e del collegamento Francia-Fourier sono debitore al
prof. Salvatore Rotta.

tal senso. Ed ancora: impiego produttivo delle doime, in modo tale


che si risparmiavano i 9/10 di un menage inchoerent; le aule
pubbliche in cui i bambini vengono sorveghati ed imparano; I'esistenza di una sohdarieta di massa fra il popolo; l'istituzione di un minuno garantito per chi neUa falange si ammalava e di uno spirito
di emulazione nel lavoro. Non sapendo delle fonti di Fourier su
Franciafedifficile misurarne I'esattezza. Una sola annotazione: Rengger e Longchamp osservavano che chi neUa truppa si ammalava non
veniva piu pagato, non cifedato di sapere con precisione se neUe
falangi di Francia sussistessero invece forme di assistenza mutuaUstica (51).
Ed ancora Fourier e colpito favorevolmente dal sospetto in cui
era tenuto il commercio, rigidamente subordinate all'interesse generale e daUa creazione di fondi di riserva dei raccolti che servivano
al bene comune. la totahta di un sistema che giunge fino aUa cura
del particolare per apparire poi come un grande complesso organico,
un unicuum al lavoro, una grande macchina che colonizza la
terra, sciami raccolti di diverse falangi, e proprio perche cosi
minutamente strutturato, assicura spensieratezza (insouigance)
all'uomo, lo eleva al rango di animale libero, che appassiona I'utopista
e il sociahsta. Misurare il grado di liberaUta, il tasso di costituzionalita
di tale sistema, questo poteva interessare Fourier, al quale importava
(51) Vedi sui divertissements sotto regime: A. LOPEZ DECOUD, Una
PEREZ, / / dr.
Francia y la musica, in El orden, Asuncion, settembre 1933, citati entrambi

escuela de danza bajo Francia, in Guarania, 1935 n. 16; F.


in CARDOZO cit., p. 81.

SuU'esercito Fourier (cit., p. 379) ha parole d'elogio per un sistema militare pid efficiente, economico, mobile. J. R. RENGGER - M . LONGCHAMP cit.,
pp. 227-228, parlano di 5000 uomini impegnati come truppa di linea, essenzialmente cavalleria, composta di bianchi; solo nel 1822 vi fu una leva
di 600 meticci e di 20.000 uomini della milizia, di origine spagnola, con composizione mista.
II sistema Francia e anche artefice della creazione di uno degh eserciti meglio preparati delTintero sub-continente. Se ne avra prova anni piu
tardi nel grado straordinario di resistenza offerto alle offensive congiunte di
Argentini, Uruguaiani, Brasiliani nella Guerra della Triplice AUeanza. Vedi
anche per questo A. CORSELLI, La guerra americana della Triplice AUeanza
contro il Paraguay, p. 95. Non esistevano vere e proprie scuole militari: il
corpo ufficiah si fornjava assieme alia truppa; le promozioni erano estremamente selezionate e offerte di rado.

122

inserire, incastrare il sistema Francia nel gioco della sua protettualita.


II Paraguay di Francia, perfettamente isolate, sospettoso, lavoratore
unico, stato che assiste (ma che punisce anche, ed e questa la dimenticanza) e che educa, si stagha suUo sfondo del suo orizzonte geografico come creatura di sogno, schermo su cui disegnare le proiezioni
deha sua visione pohtica.
Thomas Carlyle scrisse il saggio Dr. Francia nel 1843 (Francia
era scomparso il 20 settembre 1840). Le sue fonti erano I'opera di
Rengger e Longchamp, i libri di Robertson, il discorso funebre pronunziato dal reverendo Manuel Antonio Perez alia Chiesa dell'Incarnazione nell'ottobre 1840.
E di questa documentazione si lamenta, invocando una biografia
di Francia di parte autoctona. Dopo aver esaminato i volumi disponibih, non risparmia critiche feroci, ammette solo la puntigliosita dei
due naturahsti svizzeri, nuUa piti; ai Robertson che annunciavano trionfanti, visto il successo dehe precedenti, altre pubbhcazioni, chiede di
essere risparmiato. Trova, non a torto, che non vi siano fatti, nelle
loro pagine, ma ombre spezzettate di fatti . Non e tuttavia I'aspetto storiografico e informativo il punto centrale del suo scritto. Dopo
aver passato in esame alcune delle figure principah dei libertadores
del sub-contmente, O'Higgias, Iturbide, San Martin, cosi chiude il
paragrafo: Poveri emancipatori sud-americani: iniziarono con Voltaire, Raynal e compagnia, col vangelo del Contralto Sociale e dei
diritti dell'uomo, sotto le circostanze meno propizie; e sono arrivati
findove ora vediamo !
Certo, ammette Carlyle Governare e ovimque un fatto di
asprezza; ma in Sud-America si tratta di un'asprezza autenticamente
prunitiva; non haimo finora nessun meccanismo parlamentare per
cambiare i ministri... . vero che I'antica oppressione dei funzionari
spagnoh prosegue oggi sotto native hacendados, land-proprietors ,
tuttavia si sono ottenuti innegabili successi, le enormi ah di pipistrello
del clero sono state tagUate e gh schiavi sono emancipate
Tuttavia indubbiamente il fenomeno piti notevole di tutti questi latino-americani e il Dr. Francia e la sua Dittatura. Francia e
il suo " regno del terrore " hanno soUecitato in questo paese qualche
interesse e uno stupore alquanto indeterminato; soprattutto harmo dato
una grossa scossa ai nostri sentimenti costituzionah .
Cio che Carlyle invoca e comprensione, non lasciarsi irretire
dallo stupore del costituzionahsta offeso e andare al di Ik dei dhitti

123

interrotti e usurpati, guardare alle cose , alia realta. E qual e, secondo Carlyle, la concreta reaha del Sud-America? E' la situazione del
popolo, la mentahta, la vita quotidiana di queUe contrade: Bisogna
riconoscerlo: la popolazione gaucha non e ancora pronta aha hberta
costituzionale. Sono rudi, conducono una vita sonnolenta, di comoda
e trasandata abbondanza.. Le arti e non meno le virtti sono ad uno
stadio infantile. Per ogni tipo di equipaggiamento, vestiario, mobilio
domestico, attrezzatura, queste semplici popolazioni dipendono in
gran parte daUa pelle delle vacche (...). Coriacei, ospitah, scuri, bugiardi, ridanciani, stoici, fra il fumo del tabacco e del te paraguaiano
e ruvide melodic suonate su delle specie di chitarre, essi mostrano
un'anima vuota che chiede di essere riempita, per questo amano le
procession! del Corpus Domini, ! cant! di massa, ie processioni, gh
atti di devozione. Giacciono immobih come vuote e capaci bottiglie,
chiedendo ai cieh e alia terra, e a tutti. i Dr. Francia che passino di h:
Vi e qualcosa che avete da riporre dentro di noi, allora? . Cosa
potrebbe fare un passeggiatore sohtario di fronte a tale richiesta?
Usare Volney o Raynal, o qualche trattato scientifico di seconda
mano? .
La soluzione, secondo Carlyle, non poteva che essere queUa di
un Dioniso, di un Robespierre, eroe-dittatore, che coghe bisogni e
invocazioni ed elabora istituzioni e moduh pohtici appropriati. E
dunque, niente sorpresa, nessun grido di allarme, nessuna corsa ai
ripari o alle smorfie tipiche dei democratici europei. Ad una terra
ed ad un popolo rude e impreparato, privo di mentahta artigianale e
industriale, non si puo rispondere con le belle e cadenzate moven2s
deha democrazia parlamentare, ma solo con mezzi che non guardino
troppo per il sottile, che sappiano in modo celere introdurre nella
mentahta popolare capacita tecniche e lavorative. Francia, insomma,
doveva operare a modo suo, per creare i prerequisiti , per operare
la transizione fra era coloniale e modemita.
La gogna del lavoratore , pecuhare modo di incrementare
efficienza e produttivita, non scandalizza certo il Nostro: Un tale
ordinamento sociale sarebbe veramente intraducibile, sotto questa
semplice forma, nei nostri vecchi paesi europei, costituzionah da lunga
data... (ma) in una comunita di presunti " lavoratori ", come si puo
pretendere di avere una cosa che assomigh ad un govemo o ad un'azione sociale e che sia effettiva? Alcuni nostri democratici da quattro
soldi, coi loro spaventosi mni ed ewiva, ci riflettano sopra. Con vma

124

comunita di lavoratori per modo di dire, di ciarlatani, e legge di Natura che non vi possa essere altro che un governo ciarlatano .
E allora, si chiede Carlyle, se il non-governo di Francia non
serva anche in Europa, dove non mancano esempi di ciarlataneria, di
incapacita di conduzione pohtica.
E poi se si vuole discutere deUa bonta del sistema parlando dei
limiti deha persona, se ne parh, invha Carlyle. L' affaire Bonpland
non e stato altro che la risposta aha concorrenza del botanico deUa
Mahnaison; e poi I'accoglienza accordata ad Artigas non dimostro
diversa disponibihta d'animo? Vi sono stati rigore e crudelta, ma sono
di fronte a tutti risuhati positivi in agricoltura, nel sistema scolastico,
nel promuovere la cultura, nel reprimere la superstizione.
Non e certo sul terreno degh appelh alia democrazia che si puo
misurare I'efficacia deU'esperimento Francia. Meglio degli scandalizzati fratelh Robertson, lo ha capito il prof. Sauerteig, neha sua
Aesthetische Briefwechsel, che, pur non trattando direttamente delI'argomento, lo tocca in alcune considerazioni filosofiche essenziah:
Come una goccia di hquido chirurgico antisettico, gettato neha brutale corruzione senza freni, taghente, caustico, sufficientemente corrosive, questo bruno tiranno. Dr. Francia, e anch'egh parte del Grande
Fenomeno (...). Grande fenomeno di trasmutazione deUa pelle, che
ha luogo in tutto il sub-continente, spiega il professor Sauerteig, che si
sta rinnovando e di cui Francia e parte integrante. Si parla con tono
di spregio e di svalorizzazione del suo amore per il potere; ma quest'uomo che fuma tre sigari al giorno e non desidera altro che una
tazza di the, perche non dovrebbe amare il potere? Non desiderare di
metier ordine, essere centro di luce e di rigore, in mezzo a disordine,
confusione, ad un'oscurita che gh e nemica? E' peccato che egh vogUa
unprimere al mondo la sua verita? La fiamma interiore di Francia h
certo scarsa, ma lasciamo che tenti di illuminare la notte del Paraguay (52).
(52) TH. CARLYLE, Dr. Francia, in Critical and Miscellaneous Essays,
Londra, 1888 (il saggio fu scritto nel 1843), pp. 9-10, 19, 39-40 e 52. Le ultime
pagine sono addirittura di commozione: II nostro solitario Dittatore, che
vive in mezzo ai Gauchos, aveva un grandissimo piacere, pare, nel conversare razionalmente con Robertson, con Rengger, con ogni tipo di creatura
umana e intelligente; quando cio poteva capitargli, cioe raramente. Chiedeva

125

Per Carlyle-Sauerteig Francia e il modello del Grande Protagonista, del Supremo Trasformatore, dell'Uno che assume su di se il
compito di guidare una transizione; un grande processo storico e, si
direbbe, quasi naturale , di trasmutazione biologica e antropologica.
Di fronte all'immensita del fine non c'e che da inchinarsi, lasciando ahe
ortiche ogni piagnisteo democratico e permettere che I'umanita colga
in tutta la sua complessita drammatica la figura di un uomo, di un
severe e solitario tiranno.
Eroe e protagonista, il Francia di Carlyle e privo deha mediazione
costituzionale, del diritto regolatore dei conflitti, deUa legge dell'eguaghanza, che pone suUo stesso piano elettori ed eletti, uomini di governo
e cittadini. In questo senso e utile ripercorrere la sua interpretazione
come parte deha storia culturale dei rapporti fra il polo europeo e U

con aviditk dei costumi umani aU'estero, degh aspetti delle cose che gh erano
ignoti; tutto cio che interessava e sollecitava gli uomini interessava anche ,a
lui. Ma avendo vicino quasi sempre persone che non capivano nulla, doveva
accontentarsi: silenzio, un sigaro e una tazza di mate. O Francia, sebbene
tu abbia dovuto far ammazzare una quarantina di persone, io non sono
privo di piet^ nei tuoi confronti.
Un autore, importante anche se non europeo, che rivalutb la figura di
Francia fu il padre della Costittizione argentina, J. B. ALBERDI, Escritos
Postumos. Belgrano y sus historiadores, 1897, V, p. 114-115. Le radici delle
rivalita e delTantagonismo Buenos Aires-Paraguay, sono da ricercare nelle
tendenze liberah del Dr. Francia in materia di navigazione fluviale, di
libero commercio con I'Europa; in ahri termini con il progetto che Francia
nutrf agli inizi della sua carriera politica e che, in parte, cerco di perseguire
piu avanti, di un Paraguay fortemente proiettato a commercializzare i propri
prodotti e, quindi, in grado di battersi ad armi pari con Buenos Aires.
Alberdi paragona il federalismo del Dr. Francia a quello di Mariano Moreno e msiste in piti pagine sui tentativi da lui operati per trovare
una soluzione poshiva, non confhttuale, al problema della giusta coUocazione del Paraguay come nazione esportatrice. II suo vero incubo era liberarsi dal giogo e daUa sudditanza in cui il suo paese viveva nei confronti di
Buenos Aires. Vi tentd con i Robertson, con Parish, e tutto svani nel nulla.
Non vi e dunque da sorprendersi del suo atteggiamento nel caso Bonpland,
visto che a chiedeme la liberazione era fra gli altri lo stesso Parish, su cui
aveva riposto tante speranze. Infine secondo Alberdi i Monopoli di Francia
non hanno alcuna caratteristica feudale coloniale : essi assomigliano ad
un'istituzione di nazionalizzazione popolare come i talleres nacionales
della rivoluzione francese del 1848, ai Bancos del Pueblo di Proudhon.

126

polo sud-americano. L'America Latina e il territorio del diritto impossibile, della democrazia inapplicabile; nella sua selvatichezza non puo
che essere teatro e spazio geo-storico di singole, eccezionahfigure(^3).

1
(53) La conformazione di questo breve saggio riflette ovviamente il
grado di documentazione finora raggiunto. Sono dunque evident! lacune e
manchevolezze; va da se che la sua provvisorieta aspira a diminuire di fronte
alia possibilita di acquisire nuovo materiale. Non ho dunque, neanche lontanamente preteso di essere esaustivo.
Vorrei solo ricordare che per quanto concerne i riflessi nella cultura
europea del secolo XIX non e da dimenticare che Auguste Comte annovero
Francia nel suo Calendario.
In lingua italiana sono da ricordare P. MANTEGAZZA, Rio de la Plata e
Tenerije, Milano, 1 8 7 0 {Mantegazza tornava dall'America Meridionale nel
1858 ed e quindi da utilizzare come un'interessante testimonianza indiretta , secondaria, deU'esperimento Francia), ed E . Bozzo, Notizie Storiche
sulla Repubblica del Paraguay e la guerra attuale con la descrizione di un
viaggio nei fiumi Parana e Paraguay, Genova, 1 8 6 9 .
Infine, di carattere economico-scientifico, ma sempre indirettamente
utile alia comprensione del nostro tema e L. DEMERSAY, DU tabac au Paraguay, Culture consommation et commerce, Parigi, 1851.
Per cio che concerne interpretazioni recenti del fenomeno Francia, sempre dall'angolazione europea, e da ricordare il volume, che non ho ancora
potuto utilizzare, di M. S. ALPEROVITCH - I. P. EMOLAIEV - I. P. LAVRETZKY
- S. I. SEMIONOV, Las Guerra Libertadoras de las colonias de Hispano-America, in Problemas de Historia, 1956, n. 1 1 , che parla del Sistema come
di un regime democratico-rivoluzionario appoggiato dalla piccola-borghesia e dal campesinado . E', infine, di notevole interesse il volume
collettaneo Seminario sobre Yo el Supremo de Augusto Roa Bastos, Publications du Centre des Recherches Latino-Americaines, Universite de Poitiers,
ottobre 1976, che, pur trattando del romanzo di Ros Bastos con taglio letterario, offre spunti interpretativi interessanti, soprattutto col saggio di
G. FOURNIAL, JOS Gaspar de Francia, el Robespierre de la Indipendencia
Americana, nel quale I'autore si sforza di ribattere aU'intossicazione storica
operata sulla figura di Francia, esaltandone le innovazioni in campo sociale
ed economico e motivando la sua politica isolazionista in rapporto a quegli
aspetti egemonici e sub-imperialistici che si venivano manifestando nelle
guerre di indipendenza, soprattutto nell'azione di Simon Bolivar. A ragione
Fournial sottolinea come Francia non sia el caudillo clasico de las montoneras gauchas de la plata .

SILVIO ZAVATTI

DOCUMENTI INEDITI
DI ESPLORATORI ITALIANI
(Pietro Antonelli, Odoardo Beccari, Giovanni Battista Brocchi)

I
Nell'Archivio Piancastelli, conservato nella Biblioteca comunale A, Saffi di Forli, ho trovato una lettera e un biglietto del
conte Pietro Antonelli O: la prima riguarda im suo intervento alia
Camera dei Deputati ,il secondo non ha alcuna importanza, perche
h im bigUetto con cui invita un amico a passare da lui (2),
La lettera h scritta, su carta intestata della Camera dei Deputati, per mano di un segretario: TAntonelli la corresse e la firmo. E'
(1) Pietro Antonelli nacque a Roma il 19 aprile 1853 e morl sulla nave
che dall America meridionale lo riportava in patria I'll gennaio 1901. Nel
1879 si aggrego alia spedizione di Sebastiano Martini, che portava aiuti
ad Orazio Antinori in attesa nella regione dei Laghi Equatoriali. Dopo essere penetrato nello Scioa, ando incontro a Cecchi che ritornava dalla prigionia. Da Let-Marefi&, la stazione scientifica fondata da Antinori, accompagnd Cecchi e lo stesso Antinori in una spedizione nel Limmu. Ritom5
con Cecchi in Italia, ma riparti per lo Scioa, seguendo la via inesplorata da
Assab attraverso I'Aussa. Fallite le trattative fra Menelik e I'ltalia, I'Antonelli, nel marzo 1891, ritom6 definitivamente in Italia. Eletto Deputato,
nel 1894 fu nominato Sottosegretario agli Affari Esteri. Piu tardi fu Ministro d'ltalia a Buenos Aires e a Rio de Janeiro. II 27 gennaio 1884 fu
insignito della Medaglia d'Oro della Societa Geografica per il suo viaggio
da Assab alio Scioa e per il riordinamento della stazione di Let-Marefia
(Cfr. C. ZAGHI, S.V. Antonelli Pietro, in Dizionario biografico degli Italiani,
Roma, 1961, III, pp. 500-504).
(2) Ecco il testo del biglietto: C.mo P. Bingi. Fir. 29 Nov. e 1870.
Fammi il piacere di passare qui da me domani (30) dopo desinare. Se mai
per qualche strana combinazione avessi io dovuto uscire in quel momento
che verrai, cerca del P. Bettone Zini, al quale dar6 gli appunti di cio che
deve dirti a nome mio. Intanto salutandoti, mi ripeto tuo aff.mo P. Antonelli .

130

indirizzata al direttore di una rivista che non sono riuscito a identificare, ma che presumibihnente si pubbUcava a Roma.
Dal 26 al 28 gennaio 1893 si discusse alia Camera dei Deputati della questione bancaria riguardante la scoperta di ammanchi in
vari Istituti di Credito, del rifiuto di alcune Banche toscane di ricevere in pagamento e di cambiare i biglietti della Banca Romana e
della progettata costituzione di una Banca di Sconto a Roma (3).
Roma, 29 gennaio 1893
On. Sig. Direttore
Alcuni dei giomali locaU avendo riportata erroneamente la motivazione del mio voto, Le sarei molto grato se Ella volesse, con la
sua consueta cortesia, permettermi di spiegarmi nell'autorevole periodico da lei diretto,
Non feci, affatto, questione di romanita. Accennai all'invito delI'on. Presidente del Consiglio al cominciare delle interrogazioni e delle
interpellanze, che la discussione suUe Banche si facesse ampia e Serena. Soggiunsi che, essendo Roma disgraziatamente la piii colpita
delle citta italiane, noi avevamo I'obbligo di sostenere che la questione fosse ampiamente discussa
Con cio volevo riferirmi all'urgenza di una Banca di Sconto lo<3) Cfr. Atti Parlamentari. Camera dei Deputati. Legislatura XVIII.
1' Sessione. Discussioni, Roma, 1893, p. 871-975. Rlngrazio vivamente il
Bibliotecario della Camera per avermi dnviato copia degli Atti.
(4) L'Antonelli si inseri nella discussione il 28 gennaio con questa
dichiarazione: Mi atterr6 al regolamento facendo una brevissima dichiarazione anche a nome di alcuni coUeghi romani, fra i quali I'onorevole
Odescalchi. La Camera ricordera che al principio di questa discussione
I'onorevole presidente del Consiglio disse che era necessaria una calma ed
ampia discussione sulla questione bancaria.
Credendo a queste parole, firmai allora una mozione, che ritenni opportune presentare nell'interesse del credito italiano.
D'altra parte voi tutti sapete che noi della citta di Roma disgraziatamente siamo i piu colpiti! (Rumori). Ora io ritenevo che questa discussione si sarebbe mantenuta quale I'aveva annunziata I'onorevole presidente
del Consiglio; ma, vedendo ora che la si e voluta strozzare, dichiaro, a
nome anche di altri amici, che voterd contro il rinvio a tre mesi (Bravo!
Commenti. Rumori).
II Presidente del Consiglio era allora I'On. Giovanni Giolitti.

131

cale, promessa dall'On. GioUtti alia Commissione della Deputazione


Romana.
In fine, come segno di protesta per avere il Governo voluto
strozzare la discussione, senza permettere che la Camera si pronunciasse sul merito delle mozioni, dichiarai che avrei votato contro.
Senza quell'incidente avrei votato pel Ministero.
Del resto che cosa e awenuto in questa discussione bancaria?
Si son fatti, come ha detto Ton. Crispi, dei dialoghi piti o meno vivaci
tra gli interpellanti e Ton. GioUtti.
Silenzioso h stato il Mmistro del Tesoro (il quale non ha risposto neppure ad allusioni personaU) (5).
Che cosa si h concluso?
Per ora nulla, ed il gran fiume di parole ha lasciato il tempo
che aveva trovato,
Malgrado cio tengo ad esprimere quello che non ho potuto
ieri dichiarare.
Lodo I'energia dell'on. Giolitti, il quale ha mantenuto fin qui
le promesse fatte dal 20 dicembre ad oggi; confido che vorra continuare; ma conto pero che egli si condurra in modo da non far nascere il sospetto che la sola Banca Romana paghi le spese delle conseguenze di una politica bancaria che il Govemo segue da molti anni
e sulla quale ha ricavato vantaggi non disprezzabili.
Purtroppo la Deputazione Romana non h n6 organizzata ne diretta; quindi ha poca autorita parlamentare.
Ma cio non basta a menomare I'importanza degli interessi di Roma, ai quali quelli di tutta Italia, aH'interno ed all'estero sono intimamente collegati,
Ringraziandola cordialmente mi raffermo di lei.
Devotissuno
P. Antonelli

Nello stesso Archivio PiancasteUi ho trovato due lettere inedite


dell'esploratore e naturalista Odoardo Beccari
Pure queste non
(5) Le parole tra parentesi sono cancellate a matita nell'originale.
(6) Nato a Firenze il 16 novembre 1843, mori nella sua citta natale
il 25 ottobre 1920. Laureatosi in Scienze Naturali a Bologna, si reco nel

133

132

hanno importanza da un punto di vista geografico perchi non parlano delle sue esplorazioni, ma hanno ugualmente un grande valore
perche ci aiutano a capire meglio I'umilta e I'onesta morale che animarono sempre il Beccari.
La prima h mdirizzata al Prof. Emilio Santarelli, che abitava allora in Via della Chiesa, 44, a Firenze CO, e porta la data del 31 agosto 1876. Fu scritta da Radda (), dove il Beccari soggiornava nel
periodo estivo.
La seconda e indirizzata a un carissimo Pavesi, che h difficile identificare perche manca la busta, ma che ho ragione di credere si tratti di Pietro Pavesi (^).
Chiarissimo Sig. Professore

Radda 31 agosto 1876


Mi vergogno quasi a rispondere dopo im mese alia Sua gentilissima lettera. Lei ha tutte le ragioni di lamentarsi di me. Ed io riconosco i miei torti e non le nascondo che a forza di star fra i selvaggi ho finito col prendeme le abitudini. Quel che Lei domanda
da me e poco, h pochissimo. Non credera che non abbia tempo disponibile. Sono intieramente indipendente e quindi tutto il tempo h
Borneo dove compi important! ricerche naturalistiche e geografiche. Nel
1870 fu col marchese Antinori nella regione del Cheren. Condusse una
spedizione scientifica anche nella Nuova Guinea e compf studi molto important! sulla etnologia di que! popoli. Oltre a vari articoli scientific!, lasc!6
i seguent! due volumi: Nelle foreste del Borneo. Viaggi e ricerche di un
naturalista, Firenze, 1902; Nuova Guinea, Celebes e Molucche, ivi, 1924.
(Cfr. E. D E LEONE - M. ALIPPI CAPPELLETTI, S.V. Beccari Edoardo, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, 1965, VII, pp. 440-443).
(7) Emilio Santarelli nacque a Firenze nel 1801 e morf nel 1886. Fu
uno scuhore di buona fama le cu! opere principal! si trovano a Firenze e
a Genova.
(8) Radda in Chianti, comune nella provincia di Siena, a 531 m. di
altezza, ha una ricca produzione di vini e di olio d'oliva.
(9) Pietro Pavesi, nato a Pavia nel 1844 e morto a Asso nel 1907, fu
un illustre zoologo e il pioniere della limnologia in Italia. Studio accuratamente la fauna dei laghi prealpini. Le ragioni che mi fanno credere di poter
identificare in Pietro Pavesi il destinatario della lettera del Beccari sono:
a) i due corrispondenti erano naturalist!; b) Pietro Paves! raccomandava
una persona per una cattedra a Pavia,sua citta natale, dove evidentemente
non desiderava esporsi a favore di chichessia.

a mia disposizione. Ma se Le avessi risposto subito, che cosa avrei


potuto scriverie? Ero imbarazzato, e cosi ho indugiato. Ho indugiato
poi tanto che alia fine poi bisogna che qualcosa le scriva.
Senza essere artista, mi place I'arte, ho ammirato i suoi lavori,
e sarei contentissimo che dovendo essermi fatto un ritratto in bassoriUevo, lo fosse per mezzo della di Lei abiUssima mano. Ma e proprio
necessario un mio bassorilievo?
molto imbarazzante contraccambiare con uno sgarbo ad una
cortesia. Ma non si potrebbe sulla medagUa invece scolpirvi una
figura allegorica qualunque. Guardi, lo consideri come un pegno speciale di deferenza verso di Lei; mi hberi da questo bassorilievo. Faccia quel che vuol lei. La medagha in un modo o nell'altro e lo stesso.
Ci facciano im semplice giglio, e I'emblema di Firenze ed a me come
botanico sta uguahnente bene. Vede che cerco nel miglior modo possibile di darle una risposta. Non vorrei offenderla, non desidero di
offendere nessuno. Ma ognuno ha le sue ubbie, le sue cattive ragioni,
che disgraziatamente quanto piu sono cattive e tanto mi sembrano
migliori.
Con tutta la stuna mi consideri di Lei
Dev.mo Obbl.mo Servitore
Beccari
Non sono riuscito ad avere notizie di questa medaglia, che, evidentemente, qualche istituzione scientifica voleva offrire al Beccari.
La lettera, pero, ci dice (e questo h I'unportante) che lo scienziato
non aveva alcim desiderio di vedersi effigiato in quella medaglia e
ne era quasi impaurito: di qui I'insistenza perche si pensasse ad altro.
2

Firenze (Baudrio, villa Beccari)


28 ottobre 1882

Carissimo Pavesi
Non mi affrettai a rispondere alia Sua carissima del 17 settembre scorso giacch6 essa mi giunse quando avevo di gia rinunziato
a fare parte della commissione per il concorso alia Cattedra di Pavia.
Sono quindi dispiaciuto di non aver potuto giovare in niente il

134

135

Suo protetto, ma colgo intanto I'occasione per inviarle cordialissimi


saluti.
Suo aff.mo
O. Beccari

m
Lo stesso Archivio mi ha dato anche sette lettere di Giovaimi
Battista Brocchi (lO), che harmo importanza dal punto di vista biografico. La calligrafia h pero pessima e varie parole risultano indecifrabili.
1
La prima, scritta da Vicenza il 4 agosto 1797, e indirizzata al
cittadino Gerolamo Ascanio Molin, S. Stin, Venezia (ii).
Ho sentito con molta compiacenza che la lettura dell'Opera delI'amico Lanzi (i2), che le ho spedita, sia di suo gusto, e le serva di
sollievo alio spirito. Quando non si ricorra a' Ubri questi son tempi
da morire di malinconia, e la speranza di un awenire felice che ci
viene promesso puo assai poco consolarci in mezzo ai maU, che si
provano attuahnente. Io sono degno d'esser compianto perche sono
privo di questo sollievo di leggere, atteso che il golfo di affari ne'
quali per mia disgrazia mi trovo involto, non mi concedono il piu
breve tratto di tempo di poter dedicare aJle Muse. Per tutta la mia
vita ho sempre evitato di vivere senza far nulla, e... era riuscito, quan(10) Viaggiatore e botanico di grande fama, nacque a Bassano (Vicenza) il 18 febbraio 1772 e mori a Cartum il 23 settembre 1826. Compf
alcuni viaggi in Egitto e nella Nubia. <Cfr. V. GIACOMINI, s.v. Brocchi Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli Italiani, Roma, 1972, XIV
pp. 396-399.
(11) Gerolamo Ascanio Molin (1763-1813), fu un famoso collezionista e lascio raccolte di Storia naturale al Museo Foscarini, quadri all'Accademia di Belle Arti e 400 volumi alia Marciana.
(12) Luigi Lanzi (1732-1810), gesuita, studioso di archeologia, filologia e stona deU'arte, fu Presidente della Crusca. Scrisse, fra I'altro, Storia
pittonca dell'Italia (1795-1796); Saggio di lingua etrusca (1789).

do adesso mi trovo in mezzo a tanti imbarazzi, che sconvolgono affatto il mio metodo ordinario: il peggio h che non c'^ speranza che
possa riacquistare cosi tosto la mia quiete.
Io veggo con grande rincrescimento ch'ella seguiti tuttavia a
dimorare in Venezia, dove si deve stare peggio che in qualsiasi altro
luogo della terraferma. L'ho provato ne' due mesi di soggiomo che
vi ho fatto ultimamente, e I'invito con tutta I'efficacia a uscire un
poco a respirare I'aria libera della campagna. Ella conosce bene che
non e che la sola premura che ho per la sua salute, e per la sua tranquilHta, che mi sprona a darle questo eccitamento, poiche quand'anche si risolvesse di venire alia villeggiatura, io non potrei avere il
contento di godere della sua compagnia, dovendo restare lontano
dal paese. Ma lontano come sono ambisco ch'ella non si scordi di me
che tanto la stimo, e che sono stretto da tante obbligazioni verso di
lei. Mi sark cosa assai grata se presentera i mie rispetti all'onoratissima sua sposa. Procuri di passare la noja e la malinconia alia meglio
che puo, e di star sano.
Suo obbl.mo e affett.mo
G. B. Brocchi
2
La seconda lettera h stata scritta da Bassano il 13 marzo 1798.
Non c'e il destinatario, ma da un post-scriptum di Zanuzzi si sa
che fu indirizzata a un certo Bortolo.
E' gia una settimana che io sono a Bassano, dove ho avuto il
dispiacere di non trovarvi e per verita me ne dispiacqui assai perche
avevo grandissimo desiderio di vedervi, e di parlare seco voi di molte
cose di scienza. La vostra Babel Q-^ mostro grande rincrescimento
per la mia partenza, che io devo attribuire alia sua cordialita, ed
alia nostra amicizia leale, e sincera, e senza cerimonie, cosi che ci
trattavamo con quell'amorevolezza che si trattano due fratelU. L'ho
lasciata anch'io con grande rammarico, e siccome per la lunga pratica
ho avuto occasione di conoscerla intimamente, vi dico con tutta la
sinerita che difficihnente si puo trovare un'altra donna che abbia cosi
belle qualita, ed ho concepito per lei una stima grandissima
(13) Evidentemente un soprannome dato alia moglie del destinatario.

136

Fatemi il piacere, mio caro amico, di spedirmi per la prima


Posta i Viaggi di Toscana del Targioni Tozzetti (i^)... che ho ritrovato nel Catalogo Remondini (^^), poich^ questo Ubro avrei bisogno
grande di consultarlo. Mandatemi ancora la... et Flora Insubrica
dello Scopoli, che e nel Catalogo de' libri latini. Mi lusingo che vorrete favorirmi presto di questi Ubri, e ne prego la vostra amicizia, perch6 mi abbisognano. Spero che non ci starete lontano gran tempo:
quando verrete a Bassano faremo de' lunghi discorsi, e vi ho di che.
Deggio farvi ancora delle prediche, e dei sermoni. Addio.
Vostro amico
Brocchi
13 marzo 1798 Bassano
Zanuzzi riverisce saluta et abraccia (sic) I'amico carissimo Bortolo... Lo fa per iscritto, e spera farlo tra breve personalmente.
Zanuzzi (i^)
3
La terza e scritta da Milano il 18 ottobre 1808 ed h indirizzata
a Gaetano Fornasini.
Sig. Fornasini
Per ordine del ministro devo recarmi alia visita di una miniera
presso il lago di Lugano: per conseguenza non potro essere a Brescia nel corrente mese per la pubbUca sessione. Essendo intenzione
del Presidente che non sia protratta piu oltre, le invio la relazione
(14) Giovanni Targioni Tozzetti (1712-1783), medico e naturalista,
autore dell'opera Viaggi fatti in diverse parti della Toscana, 1751-1754.
(15) I Remondini furono editori che fiorirono a Bassano fra il 1650 e
il 1860. Dette grande impulse all'azienda Giovanni Battista (1713-1773), il
cui notevole lascito di stampe venne ad arricchire la Biblioteca Civica di
Bassano, formatasi in seguito a una donazione di G. B. Brocchi.
(16) Fu un comico celebre nella maschera di Arlecchino a Parigi. I
Zanuzzi o Zani (denominazione derivata dal nome proprio Giovanni attraverso la forma veneta Zani) erano maschere che si ispiravano alia caricatura
dei villani delle valli bergamasche, rappresentandone I'ignoranza e il primitivo buon senso.
(17) Gaetano Fornasini, bresciano, pubblico nel 1807 un volume intitolato Giornata campestre, contenente died novelle, e nel 1814 un volume
di epigrammi, che furono considerati i migliori dell'epoca.

137

accademica e preghera per mia parte il Sig. Cristiani di leggerla neUa


giornata solenne, avendo egU buona voce, dell'aspetto, ed ottima maniera di recitare. Se il Sig. Cristiani, a cui fara i miei compUmenti,
volesse fare precedere due righe di discorso, che awisassero il pubbUco deUa mia assenza, lascio questo in suo arbitrio. Scrivo contemporaneamente al Presidente... possono seco lui d'intelligenza. Mi conservi la sua cara amicizia e costantemente mi creda
Suo aff.mo amico
Brocchi
P.S. - Sara bene forse che EUa copj la relazione col suo carattere
assai piu inteUegibile del mio per comodo del lettore. La prego di
questo favore. Per la pubblica sessione sufficit questa relazione compendiosa: la... da vantaggio se si dovra stamparsi il tometto dei Commentarj.
4
La quarta e datata 13 febbraio 1812 ed ^ indirizzata al Ubraio
Fortunato SteUa (}).
Al Signor Fortunato SteUa Ubraio
Sig. SteUa
Le mando dieci copie deUa mia archeologia fossile che avra
la compiacenza di tenere in negozio per essere capitale per conto
mio. Rispetto aUa sua condizione ce la intenderemo poi. Quanto aUe
altre tre copie che eUa mi chiese nello scorso ottobre, e che ricevette,
piti queste, accomoderemo i conti quando verro a visitarla. Sono
con tutta la stima,
N.B. Le restituisco il Camillo del Botta
suo devotissimo servitore
Brocchi
Tutto va bene.
(18) Antonio Fortunato Stella (1735-1833), fu un famoso editore-tipografo, che dal 1793 al 1797 fu molto attivo a Venezia. Si trasferl, poi, a
Milano. Pubblicd il periodic Lo spettatore, al quale coUabord anche Giacomo Leopardi.
(19) Carlo Botta (1766-1873), il noto medico, patriota e storico piemontese, esule in Francia.

139

138

La quinta lettera h stata scritta da Ancona il 3 ottobre 1812 e


indirizzata a un ignoto cavaliere, che doveva essere un funzionario
molto influente presso gli ambienti della Dogana.
Omatiss.mo Sig. Caval.
La raccomandazione che Ella mi ha favorito presso I'lspettore
della Dogana di Serravalle P) non poteva essere piti autorevole, giacche mi riescirk con questa di passare feUcemente con tutti i miei libri
senza che i bauU possano viaggiare aperti; onde riimovo a Lei, Sig.
Caval. i miei piu distinti ringraziamenti. Ella conoscera senza dubbio il giovane pensionato alia scuola di pittura Sig. De Min di Belluno. Essendo stato seco lui a Napoli gli feci fare I'abbozzo di due...
interessanti la mineralogia; uno e Tammasso di colonne prismatiche
basaltiche della Scala presso la Torre del Greco, I'altro porzioni della
montagna di Sora (2i) laddove si presenta tm complesso di piloni di
lava. Questo bravo ed egregio giovane, che con questa occasione mi
prendo la liberty di raccomandarle, doveva a Roma mettermi in... e
completare i suddetti disegni. II primo e stato ottimamente eseguito,
e me I'a consegnato da lui medesimo, ma del secondo non ho ricevuto che un semplice abbozzo, giacche la ristrettezza del tempo gli
impedi di terminarlo. Ho gia scritto al Sig. De Min che io sto sulI'aspettativa di avere anche questo, disposto come h giusto, di ricompensarlo deUa sua fatica. Una sua parola varrebbe ad impegnarlo
maggiormente onde sollecitare il lavoro, cosi che mi raccomando a
Lei, Sig. Caval., di fargli nota questa mia premura quando abbia
I'incontro di vederlo. La prego di scusare il disturbo, e di comandarmi
in quanto volessi a servirla. Ho I'onore di dichiararmi con tutta la
stima e il rispetto.
di Lei, Sig. Caval.
Umil.mo devot.mo Obbl.mo servitore
Brocchi
(20) Serravalle di Chienti, comune in provincia di Macerata, a poca distanza dal Passo di Colfiorito, strada obbligata per raggiungere Roma, era
sede di una Dogana.
(21) Nel Lazio meridionale.

6
La sesta lettera h stata scritta da Milano il 1 febbraio 1817
e indirizzata All'omatiss. Sig. II Sig. Dott. De Mattheis Professore
di Medicina alia Sapienza, sopra il caffe degU Agonizzanti al Pasquino, Roma. Con un Ubro .
A.C. (22)
Non ricordandomi la contrada ove abita il profess. Metaxa, e
dovendogU spedire un piccolo libretto che mi aveva raccomandato
penso di addrizzarlo a voi, che lo consegnerete a lui, e che la... sono
per le spese deUa posta: io lo mando col mezzo del corriere come
egU stesso mi aveva awertito. Spediro poi al profess. Barilari gU altri
libri, ma staro in traccia di qualche opportune incontro per maggiore economia. Includo nel picciolo pacco il Ubro di ima farsa in
musica che fu rappresentata giomi fa qui in Milano, e che ora h
sospesa per ordine del Governo, dopo infiniti chiassi e clamori. L'autore e I'AneUi (23) gi^ conosciuto dal Sig. Awocato Verri. H pubbUco ha trovato deUe aUusioni in parecchi versi, ed ha fatto deUe appUcazioni sul carattere dei personaggi: in queUo di Doima Aristea
si e preteso di vedere il Monti, in Giovan Matteo si riconobbe Giordani, ed in Nardone netta-stivaU il sig. Acerbi. I tre compilatori della
BibUoteca itaUana (2*) furono dunque suUa scena attiva le maUgne
(22) Qui e altrove I'abbreviazione significa amico carissimo.
(23) Nel dicembre del 1809 la Direzione generale dell'istruzione pubblica del Regno Italico band! un concorso per drammi seri e giocosi.
Ne furono giudici il Monti, il Lamberti, un suo fratello senatore, il Polcastro e il Compagnoni. Due anni dopo il Polcastro stese la relazione della
Commissione, che, per varie ragioni, non assegnb premi ai concorrenti. Uno
di questi era Angela Anelli (Desenzano sul Oarda 1761 - Milano 1820), che,
forse per vendicarsi del duro giudizio espresso nella relazione sul suo lavoro, rappresentd in un teatro milanese, nel carnevale del 1815, una satira
intitolata Dalla beffa al disinganno, con musica di Giovanni Pacini (Catania 1796-1867). 11 Governo la proibi, ma I'Anelli continue suUo stesso tone
con 11 matrimonio per procura e II Carnevale di Milano. L'Anelli fra
I'altro, autore de L'ltaliana in Algeri, musicata dal Rossini.
(24) La Biblioteca ItaUana fu, come e noto, il giomale austriacante che
il Foscolo rifiuto di dirigere e che fu affidato a Giovanni Acerbi (viaggiatore e scienzato, nato a Castel Goffredo nel Mantovano nel 1773, morto
nel 1846). II primo numero usci nel gennaio del 1816 e I'Acerbi mantenne
la direzione fino al 1826, quando fu nominato Console austriaco in Ales-

140

interpretazioni del pubblico; I'opera fu cantata per tre scene con gran
concorso di popolo, e con gran bordello di risate e di applausi: benche sia stata vietata, riveduta, e licenziata dal Governo, nulla di
meno si e creduto di sospenderne la recita. Leggetela e vi divertirete;
ma se ne fate parte a qualche amico vi prego di non dire che io
I'abbia mandata, avendo Monti molti amici in Roma, ed essendo io
stesso amico suo. Non vorrei dunque fare petegolezzi. Quanto alia
Biblioteca italiana la societa e sciolta e disunita dopo infiniti... fra i
compilatori. Si pensa adesso a istituire su migliori basi un'altro (sic)
giomale, ma ci riusciraimo? L'Awocato..., che ottimamente conosce
il paese potra giudicarne. 6 dunque... in codesta citta I'organizzazione
degli studj? Se ne parla anche qui, e siccome vi sien dietro con gran
curiosita alle operazioni di codesto Govemo che finora ha fatto cose
che superano di gran limga I'aspettazione, si suppone, anzi si tiene
per fermo che vi riuscirk qualche cosa di buono. Io poi, mio caro
amico, deggio farvi mille ringraziamenti per la buona disposizione
che avete di favorirmi posto che vi fosse caso di potermi... qui. Vi
sono gia noti i miei desiderj, e conoscete quel poco che so fare. Se
la compagnia del Classicismo cambia stazione vi prego di rendermene awertito. Mi sara carissima Topera chimica che mi promettete,
e certamente ne far6 fare un estratto pel nuovo giomale; in questo
daro parimenti contezza dell'anatomia pittorica del profess. Dal Medico, ed includero una Memoria ms. che tempo mi mando il prof.
Gismondi, si parlerk pure della dissertazione del profess. Barloni,
cose tutte che non hanno avuto luogo nella biblioteca italiana, poiche
a dirverla sinceramente... buone ragioni in disgusto con quel sig. Direttore se non poteva passare corrispondenza con lui e me. Vi prego
di riverire tutti gli amici, e vedendo Riccioli raccomandategU che risponda all'ultima mia. Ragguagliatemi... delle societa letterarie di
codesta cittk. Amatemi come io v'amo, e credetemi sempre e sempre.
II vostro amico
Brocchi
sandria d'Egitto. Non si pu6 accusare I'Acerbi di essere stato un giornalista prezzolato, anche se per sua intima convinzione era avverso al liberalismo.

141

7
La settima lettera e senza data ed e indirizzata alio stesso
Gaetano Fornasini, destinatario della terza lettera.
Sig. Fomasini A.C.
Spediro le due lettere al Pederzoli (25). Affretti la legatura dei
Ubri, e la tiratura dei tomi. Le accompagno un tomo di Petronio,
che tempo fa mi 6 stato regalato dal Bettoni (26) perche ho atteso in
patria alia correzione deU'opera: egU mi ha promesso di darmi il
secondo: se lo faccia consegnare legato come questo e deUa stessa
carta. Oggi I'attendo, se le sue occupazioni lo permettono. AU'Ab. InavroU passi una copia dei commentarj da dare al Vescovo.
L'amico
Brocchi
a Gaetano Fomasini
*

m *

Le lettere pubbUcate, anche se non di notevole importanza, illununano tuttavia alcuni aspetti deUa personaUta dei loro autori.
Quelle del Brocchi, particolarmente, rivelano in queU'austero scienziato insospettati interessi culturaU e confermano che, quando lo
speciaUsmo non aveva ancora cominciato a dettar legge, si poteva essere scienziato e umanista nello stesso tempo.

(25) Si tratta forse di Ippolito Pederzoli, di Riva di Trento, autore di


poesie di guerra, fra cui La marsigliese italiana.
(26) N. Bettoni, un editore bresciano, che aveva velleita letterarie.

ALBERTO CAPACCI

IL C O N T R I B U T O D I E N R I C O BAUDI
DI VESME ALLA CONOSCENZA
DELLA SOMALIA

Enrico Baudi di Vesme puo essere ben collocato nel novero degli
esploratori che, assai numerosi nella seconda meta del secolo scorso,
viaggiarono piuttosto per vocazione ed iniziativa privata. La quasi
totalita di costoro impegno i propri sforzi nelle regioni dell'Africa
Orientale che allora, per owi motivi, costituivano il polo d'attrazione
delle iniziative italiane d'oltre mare (i). II loro contributo alia conoscenza di quei territori h indubbiamente notevole e meriterebbe di essere ulteriormente indagato, soprattutto con criteri piu cauti e meno superficiali. Molti, infatti, anche se spesso non adeguatamente preparati sotto
il profilo strettamente tecnico, furono in grado di stendere relazioni
attente e coscienziose ponendosi al di fuori di schemi preordinati e
riuscendo a cogliere in modo spontaneo aspetti, in special modo relativi al contesto antropico, che altri risolsero in termini inadeguati se
non addirittura viziati nel giudizio. E' bene d'aUra parte considerare
che cio e dovuto proprio alia loro maggiore liberta d'azione e che, a
ben osservare, i piu cercarono in vario modo di allinearsi su posizioni e
temi convenzionali, in special modo quando, al momento della pubblicazione delle loro memorie o per scopi piii prettamente personaU,
sia d'ordine morale che pratico, dovettero correggere, mitigare o rinforzare giudizi e valutazioni secondo cultura e convenienze del tempo.
Considerato sotto il profilo quantitativo il loro contributo h senza
dubbio maggiore di quello delle spedizioni ufficiali , inficiate spesso
Nella stesura del presente lavoro si e fatto prevalente riferimento al
materiale d'archivio (in massima parte ancora inedito) conservato presso I'Ufficio Storico del Ministero degli Affari Esteri e, specialmente per quanto
riguarda Tandamento dei viaggi, alle memorie manoscritte Idell'esploratore,
lasciateci gentilmente in visione dal figlio, prof. Carlo Baudi di Vesme.
(1) Le prime iniziative italiane in Africa si possono far risalire al 1857,
quando, in occasione dell'awio dei lavori per la costruzione del canale di
Suez, le potenze europee volgono i loro interessi alle coste del Mar Rosso.
Esse sono dovute a Cristoforo Negri, direttore generale dei consolati, il quale,
cercando di inserirsi opportunamente nella rivalitk anglo-francese (nel febbraio ringhilterra occupa I'isola di Perim, mentre la Francia tenta di acquistare qualche scalo nel golfo di Tagiura), inizia una fitta corrispondenza col
cardinale Massaja, capo delle missioni cattoliche in Abissinia, alio scopo di
individuare spunti per una successiva azione diplomatica. Cfr. A. AUSIELLO,
Cristoforo Negri e i precedenti dell'azione italiana in Somalia, in Annali dell'Africa Italiana, 1943, pp. 219-222; MINISTERO DELLA GUERRA - UFFICIO
STORico, Somalia: dalle origini al 1914, Roma, 1938, I, pp. 183-184.

146

da altri (anche se meno evidenti) scopi di natura non certo scientifica e soggette, di conseguenza, a impediment formali di vario genere.
Tale operosita si concretizzo purtroppo in esperienze accidental! e in modo completamente disorganizzato sul piano logistico,
lasciato alia discrezione dei singoli che ebbero, per cosi dire, un filtro
naturale nel desiderio della novita e nel fermo proposito di riuscire
dove altri non avevano ancora tentato o dove avevano, magari miseramente, fallito. D'altronde la confusione di tali iniziative, la disparita
nell'elargizione di permessi, commendatizie o contributi, il diverso
grado di ufficializzazione degli interventi o dei posteriori riconoscimenti, rispecchiano fedelmente il disorientamento nel quale I'ltalia
dibatte i suoi problemi coloniali e la scarsa organicita che i vari govemi mostrarono nei tentativi, numerosissimi, di penetrazione in
Africa Orientale.
Gli archivi storici (2) sono ricchi di documenti a tal proposito,
document! spesso solo superficialmente esplorati, che, nella maggior
parte dei casi, ad una pruna osservazione generale, mettono in rilievo
due aspetti ben precisi del problema: da un lato il costante e capillare
interesse per 1'Africa Orientale e da parte dell'ambiente politico, e da
parte di quello culturale (legato d'altronde strettamente al primo) (3) e
da parte di privati mossi dalla speranza di inserirsi nel momento giusto
e con opportune peso, e profitto, nella vasta operazione; dall'altro le
grandi difficolta, soprattutto d'ordine burocratico e gerarchico, che i
piu dovettero incontrare piuttosto nella legittimazione e nei preparativi
dei loro viaggi, che non nella loro risoluzione pratica.
Un'altra caratteristica di questi esploratori, costante anche se non
strana, considerato il periodo, e questa: quasi tutti appartengono alia
nobiha o all'aha borghesia, e tra questi, ancora, la maggior parte proviene dalla carriera militare. Le ragioni sono facilmente comprensibili:
da una parte, infatti, I'aspetto economico e la possibility di avere lunghi
(2) Di particolare interesse I'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri (A.S.MAE.) in cui e conservata tutta la documentazione relativa
all'ex Ministero deirAfrica Italiana. II materiale (dal 1856 alia seconda guerra mondiale) h raccolto in cartelle numerate progressivamente e distinto per
aree geografiche.
(3) Cfr. M. CARAZZI, La Society Geografica Italiana e I'esplorazione coloniale in Africa (1867-1900), Firenze, 1972, in particolare pp. 11, 14, 53,
90 128.

147

period! di tempo a disposizione abbandonano i normali interessi (4);


dall'altra la stessa formazione culturale del tempo, soprattutto se riferita a particolari strati sociali.
I fatti africani sono temi all'ordine del giorno; numerosi giomali e
riviste se ne occupano con insistenza in una varia mescolanza di interessi e di commenti. Nuova Antologia, Perseveranza, La Nazione, La
Gazzetta di Venezia, Fanfulla, II Sole, Corriere di Napoli, II Mattino,
per citare alcuni esempi tra i piu not!, dedicano ampio e periodico
spazio a tali argomenti, ponendosi compatti in una posizione decisamente africanista, anche se con sfumature ideologiche e politiche
different!; la diffusissima Illustrazione Italiana documenta, attraverso un prevalente uso di immagini, moment! e fatti che, opportunamente riveduti e presentati spesso in modo stereotipato, possano
suscitare nei lettori commozione ed entusiasmo.
A Milano viene addirittura edito un settimanale speciaUzzato,
// Giornale dei Viaggi e delle Esplorazioni, che, di effimera durata,
mescolera abbondantemente, con grande impiego d! illustrazioni, dettagl! di cronaca con pezzi di colore, risultati scientific! con risvolt!
mondani. Ci sono anche testate, come ad esempio la Tribuna o !1
Secolo, che seppure in modo oscillante, si porranno talvolta in accese
posizioni critiche, pubblicando memoriah scottanti o seguendo attivamente inchieste e process! (5); ma, in linea di massima, e opinione
assai diffusa la necessita di un piu deciso impegno itaUano in Africa.
Fantasticherie ed esagerazioni della stampa sono d'altra parte
(4) Tali periodi di tempo non sono speso valutati neppure sul piano
della progressione della carriera statale, burocratica o militare. Lo stesso
Baudi di Vesme, pur insignito della medaglia commemorativa per le Campagne d'Africa, dovra affrontare una lunga serie di pratiche per otteneme il
riconoscimento, e solo ai fini pensionistici.
(5) I due giomali seguiranno con particolare interesse I'inchiesta parlamentare del 1891 relativa ai presunti assassinii di capi indigeni sc^pettati
di complotto perpetrati dalle autorita militari italiane di Massaua. La Tribuna
in special modo, pubblicher^ le rivelazioni del tenente Livraghi, uno dei
principali imputati riuscito a fuggire in Svizzera, e dal quale appunto, in
gergo corrente, prenderanno il nome i fatti aocaduti: livragazioni (Cfr. A.
B i z z o N i , L'Eritrea nel passato e nel presente, Milano, 1897, pp. 227-251).
(6) Giuseppe Dalla Vedova, professore universitario a Padova e poi
a Roma, sara presidente della Societa Geografica Italiana dal 1900 al 1906,
dopo esserne stato rispettivamente segretario (1876) e redattore del boUettino (1878).

148

rilevate e criticate anche da autorevoli personaggi del tempo. II Dalla


Vedova (6), ad esempio, parla di sfruttamento della ...inesperienza,
anche quando non era ignoranza, del pubblico, la quale lasciava dominare indisturbata queU'istinto umano cosi diffuso e tenace, cosi affascinante, che nelle regioni dell'ignoto ci fa sognare tanto volentieri
I'Eldorado o il paese di Bengodi... (0.
Cosi I'AntonelU (8) polemizza ironicamente contro I'impressione
che le testimonianze di occasionali o presunti viaggiatori provenienti
dall'Africa, accolti spesso come personaggi di rilievo, riescono a suscitare nei lettori:
...chi avesse fatto qualche chilometro nell'interno, passava addirittura per un secondo Marco Polo, ed era festeggiato e citato come una
illustrazione della patria... interrogate poi suU'awenire e suUa ricchezza dei luoghi dai quaU rincasava, diventava involontariamente
esageratore fra esageratori, e si trovava condotto, anche per debito di
cortesia, ad esaltare le bellezze vedute e a descrivere, ingigantendole
colla fantasia, quelle non viste... (9).
Le relazioni degli esploratori hanno un discrete successo, la
veste tipografica media sembra fatta piu per il gresso pubblico che per
le specialista; alcuni Ubri di viaggi vengone stampati a dispense settimanali per una divulgaziene di tipo popelare (}). In tutti i Uvelli
sociali si fa strada un nuevo modo di interpretare prospettive e velleita coleniaU: molti comuni termini di cultura poUtica risorgimentale vengone spesso stravolti e variamente cenfusi (i^). In maniera piu
centenuta e consona al formalisme dell'epoca e preposta una situa(7) Cfr. G. DALLA VEDOVA, La Societa Geografica Italiana e I'opera
sua nel secolo XIX, Roma, 1904, p. 84.
(8) Pietro Antonelli, nato a Roma nel 1853, si reco in Africa nel 1879
per associarsi alia spedizione organizzata dalla Societa Geografica e diretta
dall'Antinori. Compf numerosi viaggi in Abissinia e nel 1883 riusci ad attraversare I'Aussa. Ebbe diversi incarichi di fiducia da parte del governo ed
una parte importantissima nelle relazioni con Menelik e nella stipulazione
del trattato di Uccialli. Nel 18893 fu sottosegretario del Ministero degli Esteri
e poi console a Buenos Ayres e Rio de Janeiro. Mori nel 1901.
(9) Cfr. P. ANTONELLI, Nell'Africa Italiana, in Nuova Antologia, luglio
1891, p. 55.
(10) In particolare dalla casa editrice Perino di Roma e dai piu noti
Fratelli Treves di Milano.
(11) Per un profilo generale suUa situazione, cfr. R. RAINERO, L'anticolonialismo italiano da Assab ed Adua, Milano, 1971.

149

zione che si ripetera pei, con mezzi piu incisivi ed aggressivi, nel
periodo fascista.

Premesse tali considerazioni potranno forse meglie essere inquadrate le iniziative di Enrico Baudi di Vesme, che, dope aver compiute due viaggi in Somalia, si ritiro a vita privata e non fece piu parlare di se se non dope la morte, che, awenuta nel 1931, risveglio
naturaknente ricerdi ed interesse. Meriti e risultati finirene pero per
essere awelti nel consueto alone celebrative al punte da fame cenfondere la reale consistenza in un timbro narrative fatto di citazieni
tendenti a mettere in rilievo piuttosto I'indole e le amarezze sofferte
che non i cencreti risultati delle sue missioni.
Le sue biografie (^2) hanno, in linea di massima, strette affinita
e, tutto semmato, rendeno piu fede i commenti degli osservatori contemporanei, in particolare il profile tracciate da Guide Cora Q^), che,
limitatamente al primo viaggio, cerco di comparame, con notevole
perizia, i risultati con quelli di altri esploratori stranieri (i*). Una piu
accurata e persuasiva indagine sulle vicende del viaggiatore ^ stata
(12) Cfr. C. BERTACCHI, Geografi ed esploratori italiani contemporanei,
Milano, 1929, pp. 297-301; C. DELLA VALLE, / pionieri italiani nelle nostre
colonic, Roma, 1931, pp. 45-46 e 65; C. CESARI, Gli italiani nella conoscenza
dell'Africa, Roma, 1933, pp. 234-239; C. ZAGHI, Enrico Baudi di Vesme, in
Rivista delle Colonic Italiane, 1931, pp. 628-637; R. GERACI, Enrico Baudi
di Vesme, in L'Azione Coloniale, 1939, pp. 181-184; IDEM, Enrico Baudi di
Vesme, in Italia coloniale, 1940, pp. 40-41; E. DE AGOSTINI, Le prime avanguardie nella conquista dell'Impero, Roma, 1937, pp. 35-43; E. G. PARVIS,
Un valoroso esploratore della Somalia, in Rivista delle Colonic Italiane, 1940,
pp. 297-301; C. MORTARI, LO scopritore del paradiso somalo, in // mondo
esplorato da tredici piemontesi, Torino, 1943, pp. 43-52; G. DAINELLI, Gli
esploratori italiani in Africa, Torino, 1950, II, pp. 560-568; D . GRIBAUDI,
La figura e I'opera del capitano Enrico Baudi di Vesme, in Bollettino della
Societa Geografica Italiana, 1953, pp. 3-16.
(13) Guido Cora nacque a Torino nel 1851. Compiuti gli studi universitari si rec6 in Germania, alia scuola del famoso geografo Petermann. Fu
professore all'Universita di Torino e fondatore della rivista Cosmos. Compi
alcuni viaggi in Europa e in Africa. Mori nel 1917.
(14) Cfr. G. CORA, La Somalia tra Barbera e i Bur Dap esplorata dal
cap. E. Baudi di Vesme (1890), in Cosmos, 1892-93, pp. 244-259.

150

curata recentemente dal figUo, che, con comprensibile partecipazione,


ha cercato di evidenziame soprattutto la personalita (is).
Piemontese d'origine, di famiglia nobile e in discrete condizioni
economiche, il Baudi fu awiato giovanissimo alia carriera militare,
raggiungendo il grado di capitano nell'aprile 1888, a poco piu di
trent'anni. L'anno successivo, comincio a covare I'idea di un viaggio
di esplorazione in Africa. II proposito nasce e si sviluppa nell'ambiente militare, tra colleghi di reggimento, suUa scia degli entusiasmi
che la felice, anche se momentanea, situazione africana poteva legittimamente provocare.
Nel 1889, infatti, dopo un incerto periodo di stasi, gli interessi
per rAbissinia erano nuovamente in ascesa. II 10 marzo, nel corso
di un combattimento contro i Dervisci, moriva I'imperatore Giovanni,
lasciando Menelik, re dello Scioa, sul quale si erano appuntate tutte
le speranze italiane
padrone quasi assoluto della situazione e piu
probabile successore. Facilmente questi riuscira a impadronirsi del
potere:
..Non per valore, ne per fortuna d'armi, ma per accortezza politica
e soprattutto per il buon volere degli italiani aveva trovati Menelik
fucili e munizioni e denari: dopo il 10 marzo di quell'anno, fra quanti
ventavano diritti alia corona d'Etiopia, fu il solo forte che pote assidersi padrone fra i contendenti... Q^.
II successo dell'abile negus corrisponde naturalmente ad una netta
ripresa dell'azione coloniale italiana. Un mese e mezzo piu tardi,
infatti, il famoso trattato di Uccialli, ratificato poi a Roma il 29 settembre, sanziona inequivocabilmente la priorita di influenza deU'Italia
in Etiopia. E le relazioni ufficiali tra i due paesi, in buona sintonia.
(15) Cfr. C. BAUDI DI VESME, Le esplorazioni di Benedetto Enrico
Baudi di Vesme, in L'ltalia in Africa, II, Le prime ricerche di una colonia
e I'esplorazione geografica, politica ed economica, a cura di E. DE LEONE,
Roma, 1955, pp. 243-256.
(16) Era stato lo stesso Menelik ad entrare in contatto col governo italiano. Egli, gia nel 1872, aveva inviato un'ambasciata in Italia, alio scopo di
cercare un alleato tra i paesi europei per poter cosi contrastare le mire espansionistiche del Negus Giovanni; timoroso della politica coloniale inglese e,
scartata I'ipotesi della Francia a causa dei rovesci militari del 1870, egli aveva
gia tentato di rivolgersi alia Germania. Cfr.: C. ZAGHI, La prima ambasciata
scioana in Italia, in Rivista delle Colonic Italiane, 1935, pp. 129-137.
(17) Cfr. L. TRAVERSI, Let Marefia, Milano, 1931, p. 299.

151

procederanno in modo assai incoraggiante, almeno fino al febbraio


1890 (18).
Nell'agosto 1889 un principe scioano, Maconnen, inviato da MeneUk, giunge in visita ufficiale in Italia dove si fermera per piu di
tre mesi facendo lappa nelle principah citta. Nella capitale egli si incontra in un clima di particolare cordialita con i principali esponenti
della Societa Geografica per le iniziative della quale ostenta grande
ammirazione ed incoraggiamenti. La missione si conclude il 4 dicembre con messaggi di stima e reciproco ringraziamento tra i due
sovrani. La stampa d^ naturalmente ampio riUevo al fatto, tralasciando piuttosto di ricordare i fischi cui talvolta la delegazione abissina va incontro nelle vie di alcune citta
Nello stesso periodo la stazione africana di Let Marefia (20) riprende il suo normale funzionamento: alia fine dell'anno e chiamato
a dirigerla, in luogo del dimissionario Vincenzo Ragazzi (2i), il dottoi
(18) II 9 febbraio Crispi invia aU'Antonelli un telegramma lamentandosi dei contatti intercorsi tra I'imperatore di Germania e Menelik, il quale,
secondo I'art. 17 del trattato di Uccialli, nelle sue relazioni diplomatiche con
i paesi europei avrebbe dovuto farsi rappresentare, in ogni caso, dall'Italia.
In un successivo telegramma del 13 febbraio il ministro chiede ancora precise informazioni su altri presunti rapporti col presidente della repubblica
francese.
(19) Le apparizioni in pubblico della legazione abissina, composta di
ben 42 persone, malgrado la meticolosa preparazione delle autorita, sono
spesso seguite con diffidenza e ironia. I politici tenteranno naturalmente di
minimizzare i fatti, parlando piuttosto di: alcuni noti sobillatori che cercano di provocare dalla folia qualche atto inurbano. Cfr. Telegramma del
sottosegretario di Stato Damiani al Crispi, 26 agosto 1889, riportato da A.
BIZZONI cit., p. 208.
Una cospicua documentazione riguardante la missione di Maconnen in
Italia e conservata in A. S. MAE, Posiz. 36/7, fascc. 57-65 e 67-68.
(20) Let Marefia, che significa luogo di riposo, consisteva in un vasto
appezzamento di terreno nei pressi di Ankober concesso in uso agli Italiani
(nella persona dell'Antinori) da Menelik il \ marzo 1877. Alia morte di Antinori, il centro veniva diretto da Ragazzi e poi ancora da Traversi. II beneficio era poi revocato il 1 marzo 1896, dopo la battaglia di Adua.
(21) Vincenzo Ragazzi, nato a Modena nel 1855, era ufficiale medico
della Marina Militare. Nel 1885, dopo un viaggio nell'Aussa in compagnia
dell'Antonelli, assunse, per un quinquennio, la direzione di Let Marefia.
Compi numerose escursioni effettuando regolari osservazioni metereologiche e raccolte naturalistiche. Degno di interesse e il viaggio, a seguito dello
esercito di Menelik, da Antato ad Harrar, la cui relazione fu pubblicata sul
Bollettino della Societa Geografica nel 1887. Mori in Italia nel 1929.

152

Leopoldo Traversi (22), esploratore di provata esperienza, al quale il


Crispi, nelle istruzioni raccomanda tra 1'altro:
...Quando la situazione politica del paese diventasse regolare,
Ella puo intraprendere dei viaggi di esplorazione che non presentino
pero gravi pericoU. Cerchera pure che questi viaggi siano diretti specialmente a paesi che sono in comunicazione e possono essere collegati coi nostri possedimenti e sbocchi commerciali nel Mar
Rosso... (23).
Nello stesso 1889, rispettivamente 1*8 febbraio e il 7 aprile, i trattati conclusi coi risultati di Obbia e di Alula offrono allTtalia, inseritasi
tempestivamente nelle rivalita coloniali anglo-tedesche, I'opportunita di
un nuovo campo d'azione in Somalia (2*). Gli stessi limiti delle reciproche sfere di influenza fra il nostro paese e I'lnghilterra, dopo un lungo
e altemo periodo di trattative, sono in via di risoluzione, sia pure in
modo frammentario, ed in termini apparentemente favorevoU (25).
II proposito originario di Baudi di Vesme, concretizzato in un progetto inviato alle tre principali societa geografiche (26), e quello di una
prosecuzione della spedizione ai grandi laghi equatoriali organizzata
dalla Societa Geografica Italiana nel 1876 e conclusa nel 1881 senza
(22) Leopoldo Traversi, nato a Piancastagnaio nel 1856, era anche egli
medico della Marina Militare. Nel 1864 si reco in Africa compiendo successivamente svariati viaggi nelle regioni Galla, a sud-ovest dello Scioa. Lasci6
poche e sporadiche relazioni. Mori a Roma nel 1949.
(23) Cfr. Lettera di istruzioni per il direttore della stazione di Let Marefia, Roma 2 9 novembre 1890 (A.S. MAE, Posiz. 36/6, Fasc. 65). II documento e riportato da L. TRAVERSI cit., pp. 325-326.
(24) Gli accordi assicurano all'Italia il protettorato sulla costa compresa
tra il 220' lat. Nord e r830' lat. Nord, lasciando alia sua sfera d'influenza
il territorio sino al 49 long. Est.
Per un esame dell'azione italiana in Somalia tra il 1885 e il 1895, cfr.
Libro Verde sulla Somalia, Roma, 1895. II testo, che raccoglie complessivamente 117 documenti attestanti le iniziative italiane, illustra anche la situazione dei confini, i caratteri generali e le prospettive dei territori, I'opera della
Marina Militare.
(25) Cfr. Negoziati italo-inglesi per la delimitazione delle sfere di influenza, in A. S. MAE, Posiz. 5 5 / 4 fasc. 23, 2 4 e 25. La convenzione e riportata dal Bollettino della Societa Geografica Italiana, 1891, pp. 662-672.
(26) II progetto e inviato alia Societa Geografica Italiana di Roma, alia
Societa di Esplorazione Commerciale di Milano ed alia Societa Africana d'ltaUa di Napoli. Nell'Archivio Storico del (Ministero degH Esteri (Posiz. 70/1,
fasc. 1) e conservata la copia inviata alia Societa Geografica.

153

apprezzabili risultati (27), alio scopo di raggiungere attraverso le regioni del Caffa e il corso del fiume Giuba i nuovi possedimenti itaUani suU'Oceano Indiano. La relazione, sottoscritta anche dal capitano Hiesteur e dal tenente Corti, appartenenti entrambi alio stesso reggimento di fanteria, e assai dettagliata ed illustra, pur tra espliciti
motivi di dubbio, i presupposti, le necessita e le modalita principali
del viaggio, soffermandosi in particolare sui possibili sviluppi commerciaU.
In una lettera del 28 dicembre, inviata dal Baudi al deputato
Mayor alio scopo di ottenere raccomandazioni presso il Ministero
degli Affari Esteri, possiamo leggere in sintesi il medesimo programma:
...La spedizione partendo da Zeila o da Assab per I'Aussa ora posto
sotto il protettorato italiano, arriverebbe alio Scioa per proseguire
verso il Kaffa. Dalla parte meridionale di questa regione pochissimo
nota, ed a quanto afferma il Cecchi, il Massaja ed altri, ricchissima
fra tutti i paesi galla sottomessi ora a Menelik, si cercherebbe, discendendo per il corso dello Juba, di arrivare ai nostri possedimenti
suU'Oceano Indiano... questa seconda parte del viaggio, qualora non
si potesse compiere con una scorta armata, si effettuerebbe, possibilmente, aggregandosi a qualche mercante arabo. Principalmente dopo
i recenti protettorati, I'importanza, oltre che geografica, commerciale,
di conoscere quel ragguardevoUssimo fiume non ha bisogno di essere
dimostrata; tutti gli studiosi delle cose d'Africa, e gli stessi giomali
quotidiani sono concordi neH'ammettere che tal fiume segnerebbe la
(27) La spedizione, composta da Orazio Antinori, Giovanni Chiarini e
Sebastiano Martini, ai quali piu tardi si aggiungera Antonio Cecchi, avrebbe
dovuto raggiungere la regione dei laghi a sud-ovest dello Scioa per rilevare
I'intricata situazione idrografica dei rami sorgentiferi del Nilo Bianco. Ma,
causa I'eta ad un brutto incidente alia mano occorsogli durante una battuta
di caccia, Antinori deve fermarsi ad Ankober, mentre Chiarini e Cecchi,
penetrati in territorio galla, sono imprigionati dalla regina del Ghera. Chiarini muore misteriosamente in seguito a febbri intestinali e col sospetto di
un avvelenamento, mentre il compagno e liberato per intercessione, forse,
dello stesso Negus Giovaimi. La spedizione non ha naturalmente risultati
geografici degni di nota (considerate, almeno, le premesse) se non la vasta ed
accurata descrizione, specialmente sotto il profilo antropico, delle regioni
galla fatta piu tardi dal Cecchi. Cfr. A. CECCHI, Da Zeila alle frontiere del
Caffa. Roma, 1885-87 (in tre volumi).
Per una trattazione circa I'organizzazione, I'andamento generale e le
polemiche successive al viaggio, cfr. i recenti R. BATTAGLIA, La prima guerra
d'Africa, Torino, 1958, pp. 113-143; e M. CARAZZI cit., pp. 66-93.

154

migliore via di comunicazione dalla costa aU'intemo del triangolo


galla-somalico, ed ai paesi galla soggetti a Menelik ad occidente dello
Scioa; e tale e la ragione che ci fa scegliere preferibilmente questo
viaggio ad altri che sarebbero meno fecondi di utili risultamenti... P).
II progetto, stilato indubbiamente in fretta e senza ponderata
considerazione circa la lunghezza, le possibili incognite e I'instabilita
politica dei territori da attraversare, deve comunque affrontare ben
altri ostacoli preliminari quali: onere finanziario, legittimazione,
tempo a disposizione. Infatti gli organizzatori, che presumono di disporre motu proprio di una somma variabile tra le 4.000 e le
6.000 lire, contano di poter raggiungere le 20.000, indicate con giustificata parsimonia come preventivo globale di spesa (29), attraverso
il contributo delle societa geografiche. Alio stesso modo sperano di
ottenere dal Ministero degli Esteri I'incarico:
...di qualche commissione da eseguire nello Scioa, la qual cosa possa
servire di titolo perche il tempo speso nel viaggio sia considerato
come impiegato in servizio attivo, cio dispenserebbe dal chiedere I'aspettativa, la quale porterebbe un danno considerevole nella carriera,
poiche farebbe perdere I'anzianita... (30).
Ma, ne il Ministero degli Esteri, ne le societa interpellate ottemperano, sia pure in parte, alle richieste. Riferisce lo stesso Baudi
nelle sue memorie:
...Ma il Gen. Dal Verme (allora Capo dell'ufficio coloniale) mi disse
francamente che, pur trovando buono il progetto in se stesso benche rischioso siccome io non ero ancora conosciuto non si sapeva
se possedevo le qualita necessarie per una esplorazione di tal fatta,
il Governo non voleva assumersi alcuna responsabilita in caso di insuccesso o, peggio, di esito letale (come era gia successo per Bianchi,
(28) A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1.
(29) I tre intendono ridurre al massimo equipaggiamento e bagagli. E'
evidente che una richiesta troppo elevata avrebbe inficiato in partenza qualsiasi tipo di iniziativa: i bilanci delle societa geografiche non erano infatti
molto elevati o perlomeno tali da concedere sussidi a chiunque ne facesse
domanda. La spedizione ai grandi laghi, assai costosa, aveva avuto il concorso, notevolissimo, di una sottoscrizione pubblica lanciata, tramite la stampa, in tutta Italia e per un importo complessivo di quasi 120.000 lire.
(30) Cfr. Lettera di Carlo Baudi di Vesme a Mayor, 28 dicembre 1889
(A.S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1).
(31) Cfr. E. BAUDI DI VESME, Memorie manoscritte, parte I, p. 4.

155

Giulietti ed altri). La Societa Geografica, naturalmente, non poteva


fare, e non fece, risposta dissimile... (3i).
II Ministero della Guerra, da parte sua, e disposto a concedere
soltanto un permesso straordinario di alcuni mesi. A questo punto il
Baudi, dissociatosi dai precedenti compagni ed affiancato da un altro
collega, il tenente Nicola Brancaccio di Ruffano, modifica sostanziahnente I'itinerario del viaggio. Sulla scorta delle indicazioni riscontrabili nelle relazioni dei fratelli James (32) e del Revoil (33), egU
pensa:
...di approdare in un punto qualunque del litorale Migiurtino, a
preferenza in Alula, e di If tentare un'escursione nell'intemo Ogaden... (34).
II vistoso spostamento del campo d'azione non e poi cosi smtomatico come potrebbe apparire, dal momento che rimane sostanzialmente inalterato lo spirito dell'iniziativa. Dimostra semmai il fermo proposito di compiere in ogni caso un viaggio che abbia da offrire
qualcosa di nuovo sul piano geografico ed esplorativo e che soprattutto consenta agganci con la concomitante realta politica e coloniale.
L'itinerario che a posteriori puo sembrare eccentrico rispetto
alle normaU vie di penetrazione in territorio somalo, ha una dinamica
che, seppure con buona dose di ottimismo, e studiata in termini opportunamente calcolati. Si tratta infatti di raggiungere un'area che,
a detta di molti specialisti e per mdicazione degli stessi indigeni, doGli esploratori Giuseppe Maria Giulietti e Gustavo Bianchi, che avevano cercato di attraversare la Dancalia, rispettivamente nel 1881 e nel 1883,
erano stati assaliti e trucidati dagli indigeni.
(32) I fratelU James, ufficiali dell'esercito britannico, dal dicembre
1884 all'aprile 1885 avevano compiuto un'escursione da Barbera a Barri, sul
medio corso dell'Uebi Scebeli, fissando numerose posizioni geografiche e
riportando una notevole raccolta di materiale zoologico e botanico. La relazione del viaggio venne pubblicata tre anni dopo a cura della Reale Societa
Geografica di Londra: F. L. JAMES, The unknown horn of Africa. An exploration from Berbera to the Leopard River, Londra, 1888.
(33) II francese Georges Revoil, dopo aver compiuto un primo viaggio
nella Migiurtina sino a capo Guardafui, nel 1882 tentd di risalire I'Uebi Scebeli raggiungendo il villaggio di Scidle e fermandosi nella zona alcuni mesi.
Nel 1885 pubblicd la relazione del viaggio nella rivista Tour du Monde di
Parigi.
(34) Cfr. Lettera di Cecchi al Ministero degli Esteri, 2 aprile 1890,
prot. 18850 (A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1).

156

vrebbe presentare, oltre che un tramite con I'Harrarino, notevoh ricchezze naturali utili a futuri commerci, e per una via che non supera
i limiti della zona britannica pur toccando la vallata del torrente Nogal,
altra regione di presunto interesse commerciale.
A questo proposito h da rilevare che Baudi, presentato dal fratello Carlo (35), si rivolge a Guido Cora, professore all'Universita di
Torino ed attivo direttore della rivista Cosmos. Costui deve avere
certamente buona parte nella definizione del progetto oltre che, come
racconta I'esploratore:
...approvare il piano e completare quanto occorreva per rendere
possibile di tentare Tunpresa... (36).
Ma anche questa seconda formula di viaggio non potr^ poi essere risolta in termiai pratici ed esecutivi.
L'anno successivo, sbrigate le normali pratiche organizzative,
Baudi e Brancaccio si imbarcano a Napoli ed il 14 marzo giungono
ad Aden. Qui, il console itaUano Antonio Cecchi (p), al quale essi
si presentano per le necessarie formalita, mostra di non nutrire troppa
fiducia nel buon esito dell'impresa e tenta in ogni modo di compiere
opera di dissuasione. In effetti il tenore del telegramma che egli, a
seguito di precisa richiesta sul comportamento da seguire, riceve da
Roma il 16 marzo:
Governo rimane estraneo spedizione Baudi Brancaccio. Pregola
sconsigliargli qualora preveda ostacoli o giudichi mezzi inadeguati
scopo. Crispi. (38)
non lascia dubbi sull'atteggiamento delle autorita.
Inoltre I'inesperienza e i mezzi a disposizione dei due ufficiali
(35) Cfr. Lettera di Carlo Baudi di Vesme cit.
(36) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte I, p. 5.
(37) Antonio Cecchi, nato a Pesaro nel 1848, partecipo alia prima spedizione africana della Societa Geografica, pubblicandone poi, come si e visto,
un'ampia relazione. Compi viaggi a Zanzibar e lungo le coste del Benadir.
Nel 1887 fu nominato console ad Aden e nel 1896 Commissario Straordinario
del Benadir. Durante una ricognizione, nello stesso anno, fu ucciso dagli indigeni a Lafole. E' uno dei personaggi piu importanti per la ricostruzione
dell'attivita esplorativa e diplomatica italiana in Africa Orientale.
(38) Cfr. Telegramma di Cecchi al Ministro degli Esteri, Aden, 14 marzo
1890; e Telegramma di Crispi al console di Aden, Roma, 16 marzo 1890
(A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1).

157

debbono indurre molti motivi di perplessita se lo stesso scrive, in


una lettera al Crispi del 2 aprile:
...essendo i mezzi di cui i medesimi disponevano appena sufficienti
per raggiungere con un sambuco la costa Migiurtina, dove poi si sarebbero trovati nell'assoluta impossibilita di muoversi, mi sono creduto in dovere di distoglierli da tale progetto... .
Prosegue il Cecchi:
...Risoluti pero a non voler rientrare in Italia senza prima tentare
un'escursione nel paese dei Somali, progettano quella da Berbera a
Burao, localita questa posta a circa 150 chilometri da Berbera, e che
i fratelli James nel loro viaggio all'Ogaden visitarono. Premendomi
di non lasciarli partire senza alcun appoggio, li raccomandai in via
privata aU'autorit^ locale e questa a sua volta li raccomando al Residente inglese a Berbera perch6 U assista e faciliti loro i mezzi per
raggiungere I'obiettivo del loro viaggio. II Colonnello Stan a cui mi
sono speciahnente rivolto per sapere qual garanzia di sicurezza offriva la via fino a Burao, mi assicuro che fin li non vedeva pei due
ufficiali alcun pericolo, questo cominciava invece al di la di detta
localita, entrando nel territorio appartenente ai somali Dolbohant.
Al Capitano Baudi che si era fisso in mente di voler da Burao seguire
il corso del fiume Tug-Dayr ho ripetutamente raccomandato le parole
e le osservazioni del Colonnello Stan... (39).
In effetti sia Baudi che Brancaccio, e specialmente il primo, non
hanno intenzione di tornare in Italia senza nulla aver tentato e la fortuita conoscenza del conte Luigi Pennazzi (^), allora direttore delle
saline di Aden, li persuade ancor piu a mantenere fermo il loro proposito. Questi infatti mostra grande simpatia per I'entusiasmo dei due
e li esorta ad agire, procurandosi anche direttamente di effettuare una
buona scelta di alcuni importanti membri della scorta quali il capocarovana, il capo-cammelliere e I'interprete. Una ulteriore raccomandazione ottenuta dal generale Orero, governatore dell'Eritrea (4i),
(39) Cfr. Lettera di Cecchi del 2 aprile 1890 cit.
(40) Luigi Pennazzi, nato a Piacenza nel 1838 e morto a Madrid nel
1895, compi diversi viaggi in America Latina trasferendosi suocessivamente
in Africa. Esploro varie volte le regioni dell'alto Nilo. Esercit6 parecchie attivita tra cui quella di giornaUsta: scrisse numerosi libri di carattere geografico-descrittivo.
(41) II generale Baldassarre Orero, che aveva assunto I'incarico nello
stesso 1890, conosceva personalmente Baudi, essendo stato precedentemente
suo diretto superiore. Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte I, p. 17.

159

158

rompe gli ultimi indugi e persuade il Cecchi a definire ed approvare


il progetto di un percorso piu breve, come descritto nella suddetta
lettera.
I preparativi sono risolti in breve, ma la partenza subisce un
ritardo di alcuni giomi per I'improvviso attacco febbrile occorso al
Brancaccio, il quale deve essere ricoverato presso I'Ospedale Militare
di Massaua e riounciare cosi al viaggio.
Baudi percio parte da solo, la mattina del 12 aprile, con una
carovana:
...composta di 10 uomini di scorta coi fucili, di 5 cammelheri, del
capo-carovana, del capo-cammelliere e I'interprete... vi erano anche
due aban... c'erano forse 800 klg. di bagaglio, tutto compreso, per
cui sarebbero bastati 7 od 8 cammeUi: ma ne voUi prendere 10 per
tener piu leggero il carico... (42).
La consistenza della carovana e assai modesta, in special modo
per quanto riguarda il numero degli uomini di scorta, anche se non
h possibile fare un adeguato raffronto con altre spedizioni consimili,
considerate la brevita dell'itinerario e la relativa sicurezza delle zone
da attraversare.
II problema piu ostico di tale tipo di escursioni e infatti sempre
quello della turbolenza delle varie tribu indigene tenute spesso a freno
dalla vista e dalla potenziale minaccia di molti fucili. Ma la marcia
del Baudi, condotta con notevole celerita, procede in modo esemplare senza ostacoli od incident! di sorta, e cio sia per I'oculata scelta
degli accompagnatori, sia, senza dubbio, per una certa dose di fortuna.
In una lettera, scritta frettolosamente a soU quattro giomi dalla
partenza ed inviata a Cecchi, si puo notare tutto I'entusiasmo e la
spontanea soddisfazione dell'esploratore:
Le scrivo da Seihk Tomb, segnata anche sulla carta dello James,
a 2 giornate da Burao. Finora il viaggio non avrebbe potuto essere
migliore; la strada e un po' difficile pei cammelli, ma bella e variata,
e soprattutto i miei 17 uomini tengono una condotta veramente esemplare. Non e ancora successo tra di loro il piu piccolo incidente; eppure sa quanto sono attaccabrighe; di piu fanno a gara per servirmi.
Di salute poi sto benissuno. Finora, di cose nuove ed interessanti,
non ho gran che da dirle, cerco di aggiungere qualche cosa alle os(42)

Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte I, pp. 13-14.

servazioni di James, ma, principalmente per la parte topografica, e


tanto piu per la zoologia (la quale, d'altronde) fin qui e gia conosciutissima, mi mancano assolutamente e mezzi e tempo. James aveva
altri con se, e buoni strumenti, e impiego 11 giorni fino a Burao; di
piu una regione montuosa e piu difficile a rilevare. Ad ogni modo ho
potuto aggiungere qualche altro nome di luoghi, indicazioni di vario
genere, che forse potro poi completare. Ora siamo entrati nel territorio degli Habr Junis, e me la cavai con 6 mpie date a 2 abban; e
cio bastera fino a Burao. D'altronde gli ufficiaU inglesi arrivano fin
qui a caccia. Tutta la gente, quasi, ha abbandonato questi siti per
scendere nella pianura a Sud, come fa sempre nella stagione piovosa.
Le pioggie son gia cominciate, ma in questi 4 giorni non cadde che
ieri un po' d'acqua. In quanto a poter avere qualche oggetto galla, di
quelli di cui parla James, ho gia visto che e quasi impossibile; per6
provero, forse. Fa molto meno caldo che ad Aden e Berbera. Non
so quando potro spedirle queste poche righe; ad ogni modo v'aggiungero qualche cosa. Spero di poterle scrivere alcun che di piii interessante quanto prima; per ora La saluto di cuore, e mi creda (43).
II 17 aprile, dopo aver percorso circa 140 km. in un tempo
volutamente assai breve, Baudi giunge a Burao. Di qui, dopo una
giornata di sosta e violando, per cosi dire, le consegne, riprende il
cammino in direzione sud-est, seguendo il corso del torrente Thug
Dehr alio scopo di giungere al piu importante Uadi Nogal ed esplorame la valle.
E' sua evidente intenzione I'inoltrarsi in territori inesplorati; tutte
le circostanze paiono favorevoli ad una missione piu impegnativa
potra inoltre servirgli di appoggio per successive richieste di contributi o incarichi ufficiali. Ma, oltrepassato il villaggio di Beyr, egli
deve modificare l'itinerario spingendosi piu a sud, in modo da evitare possibili attacchi da parte della tribu dei Mohamed Gherad.
In una settimana e raggiunta la catena dei monti Bur Dap (sui
quaU Baudi dara interessanti chiarimenti) che segnano il confine naturale tra la Migiurtina e la regione del Nogal, ma il tempo a disposizione sta per scadere ed h percio necessario un immediato ritomo.
La via seguita questa volta h leggermente piu orientale di quella del
(43) Cfr. Lettera di Baudi di Vesme a Cecchi, Sceik Tomb, 15 aprile
1890 (A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1).

161

160

viaggio di andata e per un itinerario nuovo, non indicate sulle carte.


Ma il ritmo di marcia e comunque elevato: I'S maggio la carovana
rientra in Berbera.
In una lettera dello stesso 8 maggio, indirizzata al Pennazzi,
possiamo leggere, in sintesi, andamento e risultati geografici del viaggio riferiti con chiarezza e senza particolari o calcolate riflessioni:
Sono in Berbera da poche ore, dopo aver percorso una cinquantina
di chilometri in una lappa sola, la maggior parte a cavallo, accompagnato da quattro uomini. II rimanente della carovana arrivera domani. Approfitto della partenza del Thiena, per scriverle due righe,
giacche Lei tanto s'interessa alia mia piccola spedizione, e per dirle
che ho fatto un felicissimo viaggio sotto ogni rapporto, percorrendo
piii di 400 chilometri. L'itinerario che seguii fu il seguente: Berbera,
Burao, Beyr, Bur Dasso, e di qui in poche ore arrival al limite del
Nagal, dei Bharket o Gherad Fara, detto anche Hain, da non confondersi col Nagal del fiume Uadi Nagal. Anche questo Nagal, come
mi dissero tutti, e come potei vedere io stesso, h di una grandissima
fertilita; I'acqua abbonda, alnieno relativamente, e percio i prati, i
cavalli ed i buoi vi sono in grande quantita. II terreno si presterebbe
in molti posti all'agricoltura, ma gli indigeni non coltivano che la
poca durah necessaria al loro mantenimento. Dal Nagal ritomai per
altra strada a Beyr e da Beyr a Berbera per I'Haggar, strada ad est
di quella che avevo percorso prima. S'intende che dopo Burao, il
paese che percorsi non era stato ancora visitato da nessun altro europeo, e che quelle poche indicazioni imesse sulla sua carta dal James
(per COSI dire) sono totalmente sbagliate, che sembra veramente strano
come abbia potuto darle con tanto aplomb. I Bur Dassi, segnati come
un monte isolate, formano invece una catena lunga piu di 20 chilometri. II Bur Sheelameddhn, da James messo accante al Bur Dassi,
ne dista piu di 100 chilometri, e cosi di seguito. Ma fra le tanto erronee indicazioni date dall'James, quella che mi indusse in errore e che
mi fece fare delle spese inutili, fu quella che indica gli Aligheri e gli
Aracama Ahmed sul Thug Dehr, mentre sono al sud ed all'ovest del
Nagal, per cui quando io lo seppi a Burao, mi convenne modificare
l'itinerario, e la roba comprata per gli Aligheri non mi servi pi6 che
a comperare qualche montone. Io volevo prima continuare sul Thug
Dehr oltre Beyr, ma mi fu impedito dalle scorrerie dei Mohamed
Gherad, anzi vi fu un falso ma verosimile tentative di attacco per
cui dovetti ripiegare a Bur Dasso, lasciando il Thug Dehr. Del resto

nen fui malcontento del cambie, perche percorsi un paese assai interessante con temperatura non superiore ai 20, tutto ad altipiano, il
che rilevai come meglie potei coi pochissimi strumenti che possedevo.
Avrei molte altre cose da dirle, ma mi riserbo farlo a voce, pero aggiimgero sole che tutti gli uomini da Lei scelti si cendussere benissimo e chi mi furono eccellenti bestie da soma. Alikhan e Guina non
si mostrarono inferieri aUa lore reputazione ed a quanto Lei si aspettava da essi. Con tale gente sono certo che sarei giunte deve Lei sa,
ma... ve ne sono tanti di ma che mi impedireno, per ora ahneno, di
andare piii in la. La prossima settimana saro in Aden, ove spero
salutarla (^).
E' naturale che la prima persona cui Baudi sente il dovere di
relazionare circa il suo viaggio sia Luigi Pennazzi, anche se poi e abbastanza strana la mancanza di un qualche successive resoconto nei
riguardi del Cecchi, rappresentante ufficiale del governo italiane. L'allusione finale della precedente lettera, mai piu riprepesta dall'espleratore, e indubbiamente, a tale proposito, ricca di significati. Da parte
sua, e al di fuori di convenienze personal! (o indotte), il Pennazzi mostra notevole soddisfaziene per I'operato.
In una corrispondenza per il quotidiano Roma, egli scrive, in
data 14 maggio:
...!! bravo capitano, con mezzi scarsissimi e conoscendo appena
qualche parola deUa lingua, ha compiuto, in pochissimo tempo, un
vero tour de force, spingendosi a 400 e piu chilometri nei paesi Somali, e attraversande una regione ove nessun europee avea mai messo
piede. Geegraficamente il viaggio del capitano Baudi e importantantissimo. Se per mancanza di strumenti egli nen ha potuto fissare
che approssimativamente alcune posizioni, egli ha potuto pero rettificare molte false nozieni sui paesi che ha attraversate... II Baudi h
un elemente preziose che si dovrebbe utilizzare nelle progettate esplorazioni del Giubba. Difficihnente si troverebbe chi, sotto tutti i rapporti, potrebbe dare maggiori garanzie di successo (45).
Superlativi a parte, il commento rende giustizia ai fatti. L'escursione di Baudi, frutte, come si h visto, pressocche casuale di ben piii
cemplicati progetti, riveste indubbi motivi di interesse, almeno sotto
(44) A . S. MAE, Posiz. 7 0 / 1 , fasc. 1.
(45) Cfr. Roma (pubblicato a Napoli) del 2 6 maggio 1890.

162

I'aspetto logistico (in quanto dimostra I'opportunita e la maggior maneggevolezza, particolarmente in certe aree, di una scorta limitata e
composta piuttosto di elementi di provata attitudine e fiducia) e sotto
quello strettamente corografico (il viaggiatore fomisce infatti utili
elementi per sucessive elaborazione cartografiche e descrittive della
zona visitata).
I giomi di viaggio sono soltanto 27 lungo un percorso di ben
438 kilometri, di cui 152 in zone conosciute, anche se per taluni
tratti in modo sommario, e 286 attraverso regioni completamente inesplorate. I dati prodotti consistono in una serie di osservazioni effettuate per mezzo di una bussola prismatica, un podometro, un aneroide ed un termometro (strumenti tutti elargiti da Cecchi) (*6). Nei
punti topograficamente piu interessanti I'esploratore esegue diversi
giri d'orizzonte, che forniscono indicazioni relative in gran parte ai
monti piu elevati e meglio visibili. Le rilevazioni con la bussola e il
podometro per tracciare il cammino seguito non iniziano in modo
sistematico che a partire da Burao: sin 11 infatti Baudi si serve degli
strumenti solo per i brevi tratti in cui il suo itmerario si discosta da
quello della spedizione James. Per la restante parte del percorso, sino
ai monti Bur Dap, e per tutta la via del ritomo, le osservazioni sono
invece continue e regolari, salvo che per I'ultimo tratto (circa 50 kilometri) a causa della necessaria e impellente speditezza di marcia. Sono
rilevate altunetria, pressione atmosferica e temperatura (talvolta anche
in ore diverse) di 38 localitk.
L'esploratore rettifica inoltre alcune indicazioni riportate nelle
carte della zona (in particolare quella del Ravenstein) (4*0, che egli
ha modo di consultare, e desunte specialmente dalle relazioni di James,
di Menges e di Haggermacher (*9). II resoconto del viaggio e pub(46) Cfr. E. BAUDI DI VESME, Viaggio nell'interno del paese dei Somali da Berbera ai monti Bur Dap nel 1890, in Cosmos, 1890-91, p. 334.
(47) La carta, alia scala di 1 : 1.000.000, era stata pubblicata nel 1883
per conto della Reale Societa Geografica di Londra.
(48) II tedesco Josef Menges, nel 1884, aveva effettuato un breve viaggio da Berbera a Bulbar, stendendone per6 una minuziosa relazione e costruendo una carta della zona a scala 1 : 300.000. Cfr. Josef Menges' Reisen
auf das Hochplateau der Somali Halbinsel, in Petermann's Geographische
Mitteilungen, Gotha, 1885, pp. 4 4 9 4 6 0 .
(49) Nel 1874 THaggermacher aveva cercato di raggiungere I'Uebi Scebeli partendo da Berbera, ma, giunto a Bardera, a circa 200 chilometri dalla
costa, era stato costretto a ritomare indietro.

163

blicato l'anno successivo (SO) nella rivista di Guido Cora, che, in un


certo senso, ne aveva acquistato il diritto di proprieta (^i).
Precedentemente, nel fascicolo del luglio-agosto 1890, il Bollettino della Societa Geografica Italiana aveva riportato una succinta
tabella di annotazioni itinerarie prese durante la marcia da un arabo
della carovana e tradotte poi ad Aden da un Inglese. Costui le aveva
successivamente trasmesse al conte Antonelli, che, tomato in Italia,
le consegnava al presidente dell'Associazione. L'appunto, revisionato
dallo stesso Baudi pruna di andare in stampa, contiene le varie tappe
deU'ituierario riferendo ora d'arrivo e di partenza, nome del luogo,
osservazioni idrologiche.
Malgrado i limiti, I'escursione da a Baudi una certa notorieta.
Riferisce lo stesso nelle sue memorie:
Per quanto il primo viaggio fosse stato breve, senza awenture notevoli, ed effettuato in territorio soggetto ad influenza straniera, esso
non passo inosservato in ItaUa; parecchi giomali ne pariarono, ed il
mio nome comincio ad essere conosciuto... (^2).
II proposito di un secondo viaggio e pertanto sorretto dalla legittima speranza di opportuni appoggi, finanziari e politici, e cio, non
solo in virtu dell'acquisita esperienza, ma anche, e direi soprattutto,
per la particolare incisivita con cui il Govemo (retto ancora dal Crispi) sta spingendo le sue iniziative coloniali in Somalia. II progetto
nasce percio piuttosto da una accurata osservazione del momento
poUtico ed e compendiato da una concretezza di obiettivi diplomatici e commerciali che solo concomitanti e significativi fatti possono
ragionevohnente suffragare.
La recente acquisizione di Chisimaio, il consolidamente della
posizione itaUana sulle coste del Benadir e le mire sul Mangadisciu,
le trattative in via di positiva definizione con Inghilterra e Germania
e le conseguenti missioni diplomatico-esplorative promossse da parte
(50) Cfr. E. BAUDI DI VESME, Viaggio nell'interno cit., pp. 193-202,
Alia memoria h annessa una carta dell'itinerario costruita
da Guido Cora, alia scala di 1 : 1.00.000.
(51) Cfr. Bollettino della Societa Geografica Italiana, 1890, p. 637.
(52) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 1.

225-228, 328-338.

164

del Governo (^3) e della Societa di Esplorazione Commerciale (5*),


lasciano presagire ample e favorevoli opportunita d'azione. E' da
rilevare, infatti, che il territorio somalo diventera, per diversi anni
almeno, campo di incessanti operazioni da parte di numerose spedizioni, organizzate con scopi diversi e provenienti da vari paesi.
Negli ultimi mesi del 1890 Baudi si rivolge al Ministero degU
Affari Esteri ed alia Societa Geografica Italiana proponendo un itinerario che da Berbera, attraverso la regione dell'Ogaden (punto
focale del progetto) ed il medio corso dello Uebi Scebeli, si concluda
ad Obbia, e chiedendo un concorso in denaro, armi e sicure commendatizie. E' curioso notare come, anche questa volta, il percorso
del viaggio, sia pure marginalmente, consenta possibili deviazioni: in
particolare e ventilato uno spostamento della meta d'arrivo nell'Harrarino. Ed e poi ancora piu strano il fatto che, nel giro di soli tre
giorni, dal 3 al 6 dicembre, egli ritocchi il piano optando con maggiore decisione, e pressocche definitivamente, per la seconda soluzione.
Ma e forse piu opportune, a tal proposito, rimettersi aU'esame
diretto di tre documenti, consistenti in un promemoria (senza data e
privo di iatestazione) ed in due lettere inviate al Ministro degli Esteri,
rispettivamente il 3 ed il 6 dicembre 1890 (55).
Promemoria:
Per un viaggio da Berbera ad Opia l'itinerario da percorrere e il
seguente: da Berbera (per la strada di Muria), agli Aligheri Ahmed
(53) Nel dicembre 1890 veniva affidata al capitano Filonardi la missione di studiare la regione del Benadir per poterne poi rendere affettivi i
protettorati. I riultati furono I'oocupazione di Itala nel marzo 1891 e I'accordo concluso col sultano di Zanzibar, per il quale, dietro il pagamento di
un canone annuo, l'ltalia acquistava la concessione (con facolta di sub-concessione) dei porti di Brava, Merca, Mogadiscio e Uarsceic.
(54) Nello stesso dicembre 1890, la Societa d'Esplorazione Commerciale
in Africa di Milano aveva inviato in novarese Ugo Ferrandi a Brava alio
scopo di ricavare le conoscenze necesarie per una futura penetrazione politica ed economica nell'interno della Somalia. Ma i risultati della missione
non furono quelli sperati tanto che, nell'agosto 1892, veniva organizzata una
seconda spedizione col concorso della Societa Geografica Italiana (Cfr. A.
MiLANiNi KEM^fY, La Societal d'Esplorazione Commerciale in Africa e la
politica coloniale (1879-1914), Firenze, 1973, pp. 215-218.
(55) A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1.

165

(Bahatle), 11 giorni; ivi 4 giomi di fermata; dagli Aligheri Ahmed


all'Ogaden (per la tribu degU Habr Eli), 3 giomi; ivi 5 giorni di fermata. Dagl'Habar Eli al Marehan, 4 giomi; ivi 10 giorni di fermata.
Da Marehan agli Hauwia, 5 giorni; ad Opia, 3 giorni. Totale, 55
giorni. In realta occorreranno 60 giorni, ma questi, se cosi si vuole,
basteranno; se si vorra impiegare tempo maggiore, la spesa aumentera pure alquanto, benche non di molto. Accetterei volentieri un
compagno, od anche due, aU'occorrenza, per la parte scientifica, e
soprattutto per cio che riguarda le scienze naturali; ma non piu di
due, per varie gravi ragioni che non staro ad accennare. Ad ogni modo
esigerei intera, come la responsabilita, la direzione e la condotta delrhnpresa. Occorre la spesa di L. 20.000, che, ho fiducia, non avra
da essere aumentata; rigorosamente parlando, si potrebbe forse con
4 o 5.000 Lire di meno, ma per una veramente buona ed utile riuscita dell'impresa, non credo che convenga. Del resto credo che i
prodotti dei paesi che si attraverseranno potranno assai ampiamente
compensare la spesa. II Marehan (da quanto mi fu riferito) e paese
assai bello e ricco iu mirra, struzzi, cammelli, buoi (indizio di molta
acqua); negli Hauwia v'e molto avorio (Bur Mudug); Sumr e coltivata, come pure Gala Ghubi (Hauwia). Fin ora non conoscono il
denaro, ne commercio, perche, da un lato, troppo lontani da Berbera,
e, dall'altro, Opia e ben lontana ancora da essere un centro d'attrazzione sufficiente per i cambi; ma se, come fecero gli Inglesi diversi
anni fa coi SomaU dell'Occidente, si alletteranno i capi delle suddette tribu con qualche regalo e con qualche trattato di commercio,
senza tassa di entrata sulle prime, per metterla poi dopo che le relazioni sieno awiate, e ad Opia sieno stabiliti dei commercianti come
a Berbera, Zeila, Bulbar, allora io ho fiducia grandissima che con
spesa assai piccola si potranno ottenere buoni risultati commerciali.
Molte altre considerazioni, principalmente per la prossimita dell'Webe
Scebeyli, si potrebbero fare; ma io non ne parlero, e ripetero solamente che, per la buona indole (relativamente) di quelle popolazioni,
e per altri motivi, ho la piii grande fiducia del buon esito di tale impresa, e se in seguito, per circostanze imprevedibiH, questa mia fiducia dinunuisse, lo direi senza esitare. Per cio che riguarda la scorta
e le provviste, vorrei intiera liberta .
Come si vede, il progetto non affronta alcun particolare tema
geografico in senso stretto, ma sembra interamente orientate alia illu-

166

167

strazione delle possibilita commerciali della zona alle immediate spalle


di Obbia. II percorso h determinato in modo esatto: i margini di scarto,
limitatissimi, riguardano solamente tempo e spesa. Rientra perfettamente nell'ordine d'idee dell'esploratore il rinvio deU'organizzazione
pratica della carovana e della scorta al momento dell'attuazione, una
volta valutate sul posto le particolari esigenze.
E' presumibile che il documento, compilato forse alia fine di
novembre, servisse come schema generic da inviare a vari enti per
la richiesta di sowenzioni. Nelle sue memorie Baudi ricorda di essersi rivolto solamente alia Societa Geografica (^) e cosi nella prima
lettera inviata al Crispi, ma e molto strano che, senza precise ragioni,
siano state scartate a priori altre possibilita. Tanto piu, che in una
successiva lettera del 16 dicembre all'amico Fossati, egli afferma di
dover rimandare di alcuni giorni I'imbarco per Massaua a causa di
impegni assunti con la Societa Africana di Napoli
II tono delle due lettere inviate al Ministro degli Esteri e ben
diverso da quello del suddetto promemoria: l'itinerario e ritoccato
e traspaiono, in termini evidenti, perplessita e dubbi.
Roma, 3 Dicembre 1890
Ho I'onore di rivolgermi alia E. V. per farle nolo che, alcuni
giomi or sono, io mi rivolsi alia Societa Geografica Italiana, esponendole il piano di un mio nuovo eventuale viaggio di esplorazione
nel paese dei Somali. La mia intenzione sarebbe di partire nuovamente
da Berbera, e recarmi fino all'Webbe ScebeyU a fine di poteme tracciare il corso medio, e di procurare di rendere quelle tribu favorevoli
agli Italiani per mezzo di scambi commerciali e di trattati; dopo di
cio, vedro se mi sara possibile di spingermi alquanto piu a Sud, verso
il Giuba, o verso Ovest fino alle tribu Gallas limitrofe ad Harrar. La
suddetta Societa approve il mio progetto, e mi accordo un sussidio
di L. 4.000, piu i necessari stmmenti scientifici. Pero tale somma,
purtroppo, non mi e sufficiente, ed e per questo che oso chiedere alia
Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 1.
(57) Cfr. Lettera di Baudi di Vesme a Fossati, Roma, 16 dicembre 1890
(A. S. MAE, Posiz. 70/1 fasc. 1). Inoltre, in un trafiletto della Riforma del
28 dicembre, che annuncia I'imbarco dell'esploratore, possiamo leggere: //
capitano Baudi parte sussidiato anche dalla Society Africana d'ltalia, di cui
k socio corrispondente .
(56)

E. V. un benevolo concorso in denaro, che, per quanto tenue, sara


sempre a me ben accetto, potendomi mettere in grado di compiere,
come spero, alcun che di giovevole per il paese. Mi faccio ardito di
chiedere, inoltre, quattro o cinque moschetti Vetterli a ripetizione,
ima tenda, e, sopra ogni cosa, mi sarebbe utile una eventuale Commendatizia per il nostro Console Generale in Aden, Commen.re Antonio Cecchi. Sara per me un dovere, a cui non manchero, di informare,
adesso ed in seguito, per via segreta, la E. V. di tutto quanto credero
che possa avere qualche importanza politica, sia nei protettorati nostri, che negl'Inglesi. Mi permetto di aggiungere che questa volta il
tempo a mia disposizione non e limitato come nella breve spedizione
che compiei, nello scorso Aprile, da Berbera fino a Bur Dap, verso il
Marehan, nella quale fu solamente la necessita di non oltrepassare la
breve licenza accordatami che mi costrinse a ritornare alia costa. La
relazione di questa mia escursione sara pubblicata, al principio delI'entrante mese sul Cosmos del Professor Guido Cora. Se la E. V.
vorra degnarsi di accordarmi il suo appoggio, spero di potere non
mostrarmi del tutto indegno di tanto favore .
Roma, 6 Dicembre 1890
Ho I'onore di riferire alia E. V. quanto segue intomo all'esplorazione che intenderei di compiere nel paese dei Somali. Nel mio
soggiomo in Berbera, ebbi occasione di conoscere un somalo impiegato come capo-abban presso una delle case commerciaU cola esistenti, e che, per la sue qualita moraU assai rare in un somalo, a da
lui acquistate col lungo trattare cogli Europei, gode, fra tutti i suoi
compaesani, della piu grande stima e considerazione. Fu egli stesso
che mi propose di servirmi da abban in un viaggio all'Webbe
Scebeyli coU'itinerario che gia Mr. James suppose dover essere assai
interessante, cioe: Berbera - Harrer es Saghrer - Milmil - Tamaassa
- Ime - Karanle - Webbe Scebeyli; costeggiando cosi le montagne che
segnano il confine delle tribu Gallas dattorno ad Harrar. Da Karanle,.
e mia intenzione di discendere il corso dell'Webbe ScebeyU fino al
punto toccato da Mr. James, od anche al di la; senza escludere la
possibiUta di avanzare, piu a Sud, neUa regione verso U Giuba, dove,
come neU'Webbe ScebeyU, abitano gU Aubehan, fra cui il suddetto
abban e assai conosciuto e tenuto in gran conto. Se, giunto a Karanle,
mi potesse venir fatto di penetrare tra le tribu Gallas, e di arrivare
COS! all'Harrar, non mancherei di farlo; ma cio, temo, sara difficile.

169

168

per varie ragioni accennate dal Paulistschke, e principalmente per


I'odio costante tra Somali e Gallas. Ad ogni modo, non escludo la
possibilita, date alcune circostanze, di riuscire a cio; faro osservare
solamente che, a mio parere, sarebbe forse, piu conveniente di tentare tale impresa partendo dall'Harrar, congiungendo cosi le due esplorazioni; perche mi formal la convinzione che la gran difficolta sta
nel passare dalle tribu Galles alle Somali, come pure dalle Somali
alle Gallas, fino a che non sara possibile di stabilire un reciproco accordo. Io desidererei di fare prima I'esplorazione che ho esposta, perche, avendola gia progettata sul sito, ho grandfe fiducia nel suo buon
esito; se pero la E. V. credesse piii conveniente che tentassi, invece,
di avanzarmi verso I'Ogaden partendo dall'Harrar, io sono disposto
a farlo, perche credo la cosa piu difficile, ma non impossibile, certamente, sapendo scegliere la strada e gli uomini opportuni. Anche di
questo percorso posseggo l'itinerario, ma avendolo avuto, a Berbera,
da un Somalo, non lo credo molto degno di fede, e che, percio, sia
inutile di qui trascriverlo .
Ma, pur trovando riscontro, le richieste non si risolvono, tutto
sommato, nel modo previsto:
...II Governo sempre per bocca del Generale L. Dal Verme senza
darmi un incarico " ufficiale ", dichiaro che era favorevole al mio progetto, e che mi avrebbe appoggiato presso la Societa Geografica per
la concessione di un sussidio; inoltre prometteva che ne avrebbe tenuto il debito conto in mio favore se I'impresa fosse riuscita e cioh
se avessi riportato domande di protettorato. Anche la Societa Geografica non voile compromettersi, nemmeno questa volta " ufficialmente "; mi diede pero un sussidio che mi parve sufficiente... P).
E cio anche se, in tale occasione, le autorita mostrano un interessamento ben diverso rispetto alia spedizione dell'anno precedente.
II Dal Verme richiede privatamente un rapporto iuformativo sul capitano al generale Orero che, in una lettera del 13 dicembre, ne traccia,
senza riserve, tale profilo:
Bologna, 13 dicembre 1890
II giudizio che ti sei formato del capitano Baudi di Vesme h
quello che io pure ho di lui. La tenacita di proposito e la sola dote
(58) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, pp. 1-2.

che anch'io gli riconosco. Ma poiche per un viaggiatore e tanto piu


per un viaggiatore africano e questa una dote importantissima e poiche d'altra parte sono convinto che anche senza il sussidio ministeriale finirebbe per fare cio che ha stabilito di fare, cosi io penso che
accordandogli il sussidio la Consulta non aumentera le probability
di una sciagura a suo danno ed eventualmente potrebbe aumentare
quelle che pero ritengo principalmente, di riuscita. II capitano Baudi
passava al reggimento per iettatore. Qtiesta disgrazia unitamente al
difetto di avere un carattere chiuso ritengo c'entri per non poco nella
risoluzione da lui presa di lasciare il mestiere delle armi per quello
dell'esploratore africano (59).
Alio stesso tempo il sottosegretario deU'Ufficio Coloniale notifica al Ministero della Guerra il viaggio del Baudi, in aspettativa dal
servizio, precisando che:
...un piccolo sussidio gli sara pure accordato, se e possibile, da questo Ministero... (^),
e richiedendo I'autorizzazione per il ritiro di sei moschetti e di una
tenda da campo, materiale addebitabile alio stesso Ministero degli
Esteri, presso i magazzini militari di Massaua.
Pur tra qualche immancabile complicazione burocratica, i mezzi
saranno concessi. Cosi, tramite I'appoggio di un conoscente, viene
elargito gratuitamente il bighetto per il trasporto sino alia colonia
Eritrea (^i). Nasce spontaneo, a questo punto, il raffronto con la parallela spedizione allestita dal Robecchi Bricchetti (62), per la quale
vengono messi a disposizione, nel medesimo periodo e con lo stesso
(59) A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1.
(60) Cfr. Lettera del sottosegretario di stato Damiani al Ministro della
Guerra, Roma, 19 dicembre 1890, prot. 13308 (A. S. MAE, Posiz. 70/1, fasc. 1).
(61) Cfr. Lettera di Torra a Baudi di Vesme, Roma, 23 dicembre 1890
(A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1). II foglio porta I'intestazione del Gabinetto
del Ministro degli Affari Esteri.
(62) Luigi Robecchi Bricchetti, nato a Pavia nel 1855, compi una prima
escursione in Africa, attraverso il deserto libico, nel 1886. Nel 1888 si rec6 ad
Harrar per la via di Zeila effettuando una notevole raccolta di materiale
geologico e botanico. Rispettivamente nel 1890 e nel 1891 travers6 la penisola somala da Obbia ad Alula e da Obbia a Berbera. Fu nuovamente in
Somalia nel 1903 per conto della Societa Antischiavista Itahana. Scrittore
di un certo fascino, lasci6 numerose descrizioni delle zone attraversate. Mori
a Pavia nel 1926.

170

tipo di pratica amministrativa, ben 80 moschetti, 22 revolver e 38.000


cartucce (63).
II 25 dicembre Baudi parte finahnente per I'Africa, facendo tappa a Massaua alio scopo di perfezionare I'equipaggiamento, e reimbarcandosi dopo alcuni giomi alia volta di Aden. Qui, dietro a sollecite richieste del console Cecchi, egli accetta di associarsi come compagno di viaggio Tiogegner Silvio Candeo (^), il quale, in procmto
di partire con la spedizione del Robecchi, ne era stato licenziato alI'ultimo momento e senza precisi chiarimenti.
Racconta lo stesso in una lettera al deputato Jacur del 22 gennaio:
...Partito dairitaUa coll'Ing. Robecchi era nel programma di far con
lui un viaggio di scoperta nella penisola dei Somali. Con questo intendimento si h fatto assieme il tragitto sino ad Aden. Qui giunti, con
fede veramente africana, il Robecchi muta proposito, e presentando
delle zoppe ragioni di politioa intemazionale a farla breve, mi lascia
in asso e partira solo, Cio non stupisce la Colonia Italiana che conosce il Robecchi intus et in cute, ma imbarazza seriamente me che sconosciuto non mi sara facile, avendo anche, come ho, dei mezzi, distmggere la diffidenza e farmi da altri accettare compagno nei perigliosi
viaggi deH'interno. Partira presto il capitano Baudi ed il console Cecchi mi ha promesso il suo appoggio... (^).
In sostanza il Candeo chiede ima sicura raccomandazione, eventuahnente da parte dello stesso Ministero degli Esteri, nei riguardi del
Cecchi, alio scopo di rendere concrete, e senza remore, delle promesse:
...che necessariamente non possono sortire dalla cerchia d'una convenzionale cortesia trattandosi di uno che non si sa chi sia e da dove
venga... .
E la commendatizia arrivera, anche se inutihnente, due settimane dopo I'accordo tra i due viaggiatori, sottoscritta dal ministro
(63) Cfr. Lettera del Ministro degli Esteri al Governatore della Colonia
Eritrea, Roma, 2 6 dicembre 1890, prot. 4 6 1 7 5 / 3 1 5 (A. S. MAE., Posiz. 7 0 / 1 ,
fasc. 5).
(64) Silvio Candeo era nato a Noale (Venezia) nel 1859.
(65) A. S. MAE., Posiz. 7 0 / 1 . fasc. 2.

171

Di Rudini (66) e precisando, in calce, il consueto atteggiamento del


Govemo:
...beninteso la spedizione che il Candeo intende compiere col capitano sopra menzionato e a suo rischio e pericolo... (6^.
Fra i vari documenti relativi a tale pratica, e interessante la lettura di im promemoria informativo indirizzato al segretario generale
degli Affari Esteri Malvano, nel quale lo Jacur cosi relaziona intomo
al giovane ingegnere:
II Candeo e giovane di grandi studi, ma di molto coraggio, onestissimo, di ottima famigUa, robustissimo, con buon patrimonio. E' solo
al mondo, figlio del Cav. Candeo distinto medico e... liberale di vecchio stampo, morto I'autunno passato. Di temperamento vivace ed im
po' stravagante, buon ginnasta, distinto cacciatore e schermitore, io
credo che abbia tutte le qualita per riuscire un buon viaggiatore nel
continente africano... (68),
E' superfluo cercare di individuare in cosa consistesse questo
po' di stravaganza, anche perche di maggiore o minore originalita
possono essere facihnente indiziati parecchi personaggi operanti in
Africa. Baudi, ad esempio, racconta che Ottorino Sacconi, nipote del
piu famoso Pietro, in quel tempo corrispondente commerciale della
Casa Bienenfeld di Trieste, era solito passeggiare per le sstrade di
Berbera portandosi dietro, al guinzaglio, e contemporaneamente, addirittura un leone, un gattopardo, una gazzella e due cani (69). Possiamo ricordare ancora il Robecchi Bricchetti che continuera ad indossare, anche in patria, una sorta di divisa, per cosi dire, da esploratore con tanto di elmetto coloniale in testa... come s'egli fosse sempre in terra d'Africa o sul punto di partire a quella volta C^); o il
meno eccentrico Leopoldo Traversi, cui pero place farsi fotografare,
pur con una fluente capigliatura ed una anacronistica barba, tutto
coperto da pelli di leopardo mentre brandisce lo scudo ed una lancia
(66) Di Rudini sostituisce il Crispi il 6 febbraio 1891 e mantiene I'incarico sino al 15 maggio 1892.
(67) Cfr. Lettera di Di Rudinii a Cecchi, Roma, 18 febbraio 1891 (A.
S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).
(68) Cfr. Lettera di Jacur a Malvano, Roma, 16 febbraio 1891 (A. S.
MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).
(69) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte I, p. 34.
(70) Cfr. G. DAINELLI cit., II, p. 557.

172

da caccia abissina C'l); o Augusto Franzoj, che ama definirsi Don


Chisciotte dell'Africa e tapino delle Ambe, ma, in un albergo di Aden,
sente poi il dovere di sollevare di peso un inerme maltose che aveva
avuto il torto di criticare genericamente gli italiani e di andarlo a
gettare in mare (^).
L'accostamento di Candeo al Baudi funzionera comunque bene
e nessuno dei due, malgrado il carattere sostanziahnente diverso, avr^
mai, m alcuna occasione, a lamentarsi del compagno. Si tratta anzi
di una coppia ben sortita che lavorera, anche sul piano scientifico, in
comune accordo; e la cosa non e poi cosi naturale come molti racconti ufficiali di viaggiatori rispettosi del dovuto decoro formale,
lasciano il piu delle volte trasparire. Basti pensare, cogliendo gli esempi
piu clamorosi, alle durissime polemiche tra Sebastiano Martini e gli
altri componenti della spedizione ai Grandi Laghi, 0^ o a quelle tra
Grixoni e Bottego Q^) o ancora, per entrare nel merito degli stranieri, tra Speke e Burton e tra lo stesso Speke e Grant
I lavori per la preparazione della carovana, che richiedono tra
I'altro diversi spostamenti da Aden a Berbera, sono questa volta assai
laboriosi, soprattutto per alcuni tentativi di boicottaggio perpetrati
dalle autorita britanniche, ed occupano un buon mese di lavoro, AUa
fine vengono messi insieme 44 uomini di scorta, ivi compresi capocarovana, guida, interprete e abban; i cammelU per U trasporto sono
30 ed il vettovagUamento ridotto al necessario.
La consistenza deUa carovana, allestita con mediocre impegno
finanziario, specialmente per quanto riguarda il numero degU accompagnatori, e piuttosto modesta. Un sintetico raffronto con altre consimiU spedizioni condotte neU'arco di un quinquennio attraverso le
(71) Cfr. R. MAZZUCCONI, Storia della conquista dell'Africa, Milano,
1937, II, p. 105.
(72) Augusto Franzoj nacque nel 1850 e mori suicida nel 1911. Entr6
ancor giovane nel giornalismo politicamente piii spinto subendo diversi processi per reati di stampa ed affrontando una ventina di duelli. Nel 1882 si
reco in Africa dove si ferm6 parecchi anni viaggiando attraverso il Sudan,
le regioni galla e I'Abissinia. Tento anche una spedizione al Rio delle Amazzoni.
(73) Cfr. M. CARAZZI cit., pp. 77-87.
(74) Cfr. M. CARAZZI cit., pp. 147-148.
(75) Cfr. H. J. WOOD, Exploration and Discovery, Londra, 1958, pp.
195-199.

173

medesime regioni puo offrire, senza dubbio, un piu siciu-o metro di


valutazione.
II principe RuspoU, nel viaggio da Berbera all'Uebi Scebeli del
1891 utiUzza 100 uomini (di cui 30 armati) e 70 cammelU (76); nello
stesso anno il Robecchi Bricchetti, che non riferisce I'entita della
scorta, porta con se da Obbia a Berbera ben 16 cammelU adibiti al
solo trasporto di donativi per gli indigeni (^); la spedizione BottegoGrixoni ,del 1892 che da Berbera si conclude nell'alto Giuba e accompagnata da 124 somaU armati; meno consistente il seguito degli austriaci Hoyos e Coudehoven che due anni piu tardi percorrono un
itinerario simile a quello del RuspoU: 60 uomini e 60 cammelU C^);
nel 1895 I'americano Donaldson Smith allestisce una carovana di
200 uomini ed oltre 200 cammelU per raggiungere daUo scalo britannico i laghi Stefania e Rodolfo 0^); contemporaneamente i russi
Kreuz e Nolde interessati anch'essi aUa regione dei laghi Galla si
servono di 200 persone e 250 cammelU (so); nello stesso 1895 i tedeschi Humpehnayr e Sperhinger giungono a Mombasa partendo da
Berbera dopo aver seguito il corso dello Uebi ScebeU con una scorta
composta da 50 indigeni armati, 50 cammeUieri, 10 servi e 100 cammelU (81); l'anno successivo il principe rumeno Demetrio Ghika Comanesti, diretto al Giuba, sempre da Berbera, utiUzza 50 soldati e
70 cammelU con relativi accompagnatori (82). E' anche vero che il
Robecchi affronta un viaggio di due mesi e mezzo da Obbia ad Alula
con soU 2 uomini armati, pochi servi e 4 cammeUi: ma il tragitto e
sempre Umitrofo alia costa (salvo una breve deviazione aU'intemo
lungo I'Uadi Nogal) ed in zone direttamente controUate dai rispettivi
sultani.
Baudi e Candeo lasciano dunque la costa il 25 febbraio dirigendosi a Sud Ovest e con un programma di marcia piuttosto serrato. H

p.

(76) Cfr. G. DAINELLI cit., II, p. 570.


(77) Cfr. L. ROBECCHI BRICCHETTI, Somalia e Benadir, Milano, 1899,
254.
(78) Cfr. Bollettino della Societa Geografica Italiana, 1894, pp. 682-683.
(79) Cfr. Bollettino della Societci Geografica Italiana, 1896, pp. 297-304;

Geographical Journal, 1896, p. 485.


(80) Cfr. Rivista Geografica Italiana, 1895, p. 117.
(81) Cfr. Rivista Geografica Italiana, 1895, p. 564.
(82) Cfr. Bollettino della Societci Geografica Italiana, 1896, p. 20.
(83) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 44.

175

174

5 marzo, senza disgrazie, ni pericoli, ne incidenti di entita e raggiunto


il villaggio di Harrar es Seghir (Hargheissa), zona abituale di caccia
per gli ufficiali inglesi al confine della zona britaimica. Dopo due
giomi di sosta la carovana riparte verso Sud ed il 10 marzo oltrepassa
il presunto limite settentrionale dell'Ogaden presso il piccolo centro
carovaniero di Gora Uina. Qui iniziano propriamente le prime difficolta, mentre giungono vaghe notizie di danni e di stragi arrecate da
un numeroso esercito di invasione abissino. La regione e percorsa da
tribu di razziatori come i Rer All, i quali hanno fama di essere i ladri
di carovane piu arditi di tutto I'Ogaden o i Migdan, zingari della
Somalia, che, in prossimita del torrente Sessabaneh, tentano di attaccare, senza successo, la spedizione. II 15 marzo si fa lappa a Milmil,
suU'omonimo corso d'acqua; attraveisati poi il Thug Gierer ed il
Thug Fanfan, tributario dello Uebi Scebeli, il 19 e raggiunta Hen.
L'itinerario devia nuovamente a Sud Ovest toccando, dopo tre giorni,
il villaggio di Balballakh, semidistrutto dagli Abissini, dove gli effetti
dell'attacco sono vistosi quanto raccapriccianti:
...atrocita... fuoco e strage erano la loro divisa... (83).
E' bene precisare, a questo punto, che la razzia, fenomeno d'altra parte endemico in vaste aree dell'Africa Orientale e condotta solitamente alio scopo di procurare schiavi e bestiame, e in tale occasione
motivata e rincmdita dalle drammatiche condizioni economiche ed
alimentari dello Scioa. Infatti, in seguito alia diffusione di una specie
di peste bovina, gran parte del patrimonio zootecnico del paese va
rapidamente distmtta. La successiva ed inevitabile carestia determina
la ritorsione nei confronti delle popolazioni Umitrofe. II Traversi riferisce che gia nei primi mesi dell'anno la situazione sta sensibilmente
migliorando (8*), ma, ancora alia fine di maggio, Baudi e Candeo osservano, una volta giunti ad Harrar:
...imperversa la carestia, e si muore di fame. A centinaia, ogni
sera, i morti d'inedia misti ai moribondi vengono gettati dalle porte
delle citta, orribile pasto ai cani ed alle jene... (85).
Ma proprio la scorreria abissina offre ai due esploratori I'opportunita di una favorevole iniziativa diplomatica dal momento che:
...I Somali battuti, dembati e con ogni sorta di crudelta oppressi da(84) Cfr. L. TRAVERSI cit., p. 342.
(85)

Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 94.

gli Hamara, domandarono... di interporsi presso il nostro Govemo


per mettere, con un protettorato, il loro paese al sicuro da nuove
scorrerie... (86).
E i capi di ben cinque delle principali tribu, impressionati dalla
situazione e confidando in successivi aiuti, sottoscrivono altrettanti
frettolosi atti di sottomissione al govemo italiano senza porre, praticamente, alcuna specifica condizione.
Da Balballakh la carovana si dirige a Galladura e di qui inverte
U cammino volgendosi a Nord, sulla scia dell'esercito abissino. Ma
questi procede troppo rapidamente ed una volta a Bir Sageg, il 29
marzo, i due decidono di tornare indietro, seguendo per un buon
tratto la riva sinistra del torrente Sulul. Ripassata Galadurra e fermatisi alcuni giomi nelle vicinanze di Guariguan, il 10 aprile essi
ricevono la visita, dopo alcune naturali titubanze, del capo Giamma
Dheri, presunto uccisore di Pietro Sacconi (87). Qui, tra I'ahro, insorgono noie con gli indigeni della scorta molestati dalla febbre malarica
e timorosi della zona: malcontento che e ricomposto con una certa
difficolta.
II 19 aprile la spedizione entra nel territorio del Canrale (di cui
Baudi dara ampia descrizione) ed il 18 raggiunge finalmente I'Uebi
Scebeli, presso Dumala. II fiume viene costeggiato per una quarantina
di chilometri in direzione Nord Ovest e mantenendo una certa distanza
dalla riva resa aquitrinosa (per buoni 1.500-2.500 metri) e malsicura a causa delle abbondanti piogge. II 22 aprile e posto il campo
di fronte ad Imi, sull'altra sponda dello Uebi, che Baudi, dopo una
traversata con mezzi di fortuna, visita per alcuni giomi. Anche questo importante centro e stato meta degU Abissini: I'esploratore rileva
la distruzione di 420 capanne e I'uccisione di oltre 300 somali. L'escursione potrebbe essere ancora dilazionata e con risultati interessanti, ma diversi elementi impediscono il progetto. Leggiamo nella
relazione del viaggio:
...Noi non potevamo attardarci per le seguenti gravi ragioni:
1 - Lo stato miserando di salute della nostra carovana.
(86) Cfr. Lettera di Candeo al Ministro degli Esteri, Roma, 11 luglio
prot. 10458 (A. S. MAE., Posiz. 7 0 / 1 , fasc. 2).
(87) Pietro Sacconi, nato a Piacenza nel 1840, era stato ucciso il 16
agosto 1883, mentre, con la sua carovana, tentava di penetrare nell'Ogaden
per la via di Harrar.
1891,

176

2 - Conseguenza della 1, avendo tutti gli uomini della carovana ammalati, tranne cinque, la carovana era diventata praticamente
inefficiente tanto in caso di necessaria difesa, come per portare la roba
dove i cammeUi non potessero servire.
3 - (per me la piu decisiva) Io dovevo fare i conti strettissimi
in base ai mezzi assai limitati che erano stati messi a mia disposizione
daUa Societa Geografica ItaUana. Ora un mese di aspettativa e altri
due mesi circa di ulteriore esplorazione avrebbero oltrepassato notevohnente le quote fissate per gU uomini deUa carovana nella convenzione fatta a Berbera prima di partire, ed in cui era stabiUto che meta
del viaggio fosse Ime... (88).
Si decide pertanto di dirigersi verso Harrar per un percorso iniziale a tratti parallelo e piii volte intersecante quello dell'andata. La
carovana parte U 3 maggio e, oltrepassato Bir Sagah (gia in territorio GaUa) dopo otto giorni di marcia, rimonta U corso del SuM sino
aUe sorgenti, raggiunte U 17 maggio in prossimita dell'accampamento
di ThulU. Da qui m poi si cominciano ad incontrare diversi distaccamenti abissini lasciati nei viUaggi alio scopo di riscuotere le imposte
dovute al Negus.
II rapporto e sempre cordiale: ne gli uni ne gU altri sono al
corrente deUa situazione poUtica e degU screzi occorsi tra i rispettivi
govemi. II capo deU'importante presidio militare di Helalame si intrattiene a lungo con i due, ospiti aUa sua mensa, ricordando benevohnente Antinori e Chiarini e parlando addirittura del Nerazzmi
come se questi fosse ancora residente ad Harrar (89).
E qui e necessaria una breve precisazione per chiarire megUo
I'andamento dei fatti. Baudi e Candeo non sono e non possono essere
informati suU'andamento delle relazioni diplomatiche tra ItaUa ed
Etiopia per piii di due mesi. Cio e in gran parte diretta conseguenza
deU'operazione miUtare abissina che provoca naturalmente un grave
stato di confusione e di panico in tutto I'Ogaden bloccando anche,
per cosi dire, le tradizionaU vie d'informazione.
Lo stesso Baudi, in una lettera inviata da Harrar al marchese
Doria, afferma:
...Se, durante il viaggio, scrissi una sola volta alia Societa Geografica
(88) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p.
(89) Cesare Nerazzini, capitano medico della Marina Militare, era il
rappresentante ufficiale del governo italiano ad Harrar.

177

ItaUana, non fu certamente per trascuratezza, ma perche, a causa delI'invasione abissina, non ci fu possibUe, in alcun modo, di trovare un
corriere che volesse portare le nostre lettere a Berbera o ad Harrar... (90).
La mancanza di notizie, come vedremo, sara una delle cause
dell'incidente, per fortuna ricomposto, che tocchera al Candeo una
volta giunto in Harrar. E non e purtroppo I'lmico caso neUa storia
delle esplorazioni africane: analog inconveniente tocchera ad esempio, e con conseguenze assai piu tragiche, alia spedizione Bottego nel
1897 (91).
Si e gia fatto cenno all'effimera consistenza del trattato di UcciaUi: proprio dall'appUcazione di tale accordo, infatti, prende awio
I'irreversibile processo che portera alia completa rottura con Menelik. Come h noto, i punti di attrito col Negus sono due: da un lato
la corretta interpretazione del famoso articolo 17 per il quale entrambe
le parti rivendicano la propria formulazione (impUcante, naturalmente, una effettiva od una possibUe dipendenza formale dell'EtioaU'ItaUa); daU'altro I'aimosa questione dei confini eritrei che i nostri
diplomatic! pretenderebbero di estendere fino al Mareb. La situazione, intorbiditasi gia nel febbraio 1890, si trascina tra maUntes! e
varie prese di posizione per un buon aimo. II mutamento di govemo,
che porta Di Rudini aUa Presidenza del ConsigUo, non incide affatto,
se non in minimissuna parte, su taU posizioni coloniaU.
Lo stesso Crispi, il 6 febbraio 1891, awisa I'AntoneUi:
...In seguito ad incidente parlamentare su questione personale ho rassegnato a Sua Maesta le mie dimissioni. Posso assicurarla che il mio
successore avra eguale fiducia in Lei e manterra intatto I'indirizzo
poUtico verso I'Etiopia... (92),
Nello stesso febbraio la situazione precipita, tanto che Anto(90) Cfr. Da Berbera attraverso I'Ogaden a Ime e nell'Harrar, lettera
del cap. Baudi di Vesme al march. G. Doria, in Bollettino della Societd Geografica Italiana, 1891, p. 384.
(91) II Bottego era partito da Brava nel luglio 1895 risalendo il Giuba
e quindi I'Omo sino al lago Rodolfo. Di qui I'esploratore, ignorando lo scoppio delle ostilita tra Italia ed Etiopia, penetrava senza sospetti in territorio
nemico cadendo vittima di un'imboscata nei pressi di Jellem.
(92) II testo della lettera e riportato in A. BIZZONI cit., p. 219.

178

nelli, Salimbeni (^3) e Traversi, dopo un serrato incontro con I'imperatore, decidono di lasciare lo Scioa:
...Oggi ogni tentativo di amichevole componimento fra il Governo
di S. M. il Re d'ltalia ed il Governo di Etiopia e riuscito infruttuoso.
In questo stato di cose la nostra presenza negli stati della Maesta Vostra e resa inutile... dimandiamo a Vostra Maesta il permesso di partire per l'ltalia per la via dell'Harrar... (^).
Cos! pure Nerazzini e Carlo di Rudini, che e in procinto di sostituirlo nella reggenza ad Harrar, si aggregano alia carovana che fa
lappa nella citta il 6 marzo. E cio anche se, ad onor di cronaca, Ras
Makonnen cerca con insistenza di accomodare in qualche modo la
vertenza, come, ahneno, racconta I'AntoneUi:
...Ras Makonnen, durante il viaggio e durante il breve soggiorno all'Harrar, fece tutto il possibile per indurmi a restare; ma mi opposi
perche, come telegrafai a V. E., dopo simiU fatti niuna autorita era
piu possibile di esercitare e la presenza di rappresentanti ufficiaU
poteva servire a titolo di ostaggio... (^S).
II 21 maggio, nelle prime ore del mattino, Candeo con alcuni
uomini lascia il grosso deUa carovana che procede piu lentamente ed
in una mezza giornata di marcia forzata raggiunge finalmente Harrar.
EgU:
...che viaggia TAfrica per la prima volta ignorava affatto le formaUta in vigore attuahnente all'Harrar. Sapeva di entrare in un paese
amico, dove sperava di trovare il Dr. Nerazzini, Residente ItaUano, al
quale aveva gia scritto pochi momenti prima di giungere aUa porta
deUa citta, awisandolo del suo arrico. E' felice di avere compiuto un
viaggio che onora Se e I'ltaUa, teneva a dioaostrarlo agU altri Europei
residenti all'Harrar spiegando i colori nazionaU... accompagnato da
quattro o cinque servi armati, uno dei quaU camminandogU a fianco
recava in cima al fucUe una piccola bandiera... Questo fatto unitamente a quello di essersi rifiutato di deporre le armi entrando la porta

179

della citta costituiva per Grasmach Banti un atto di vera violenza... (96).
Cosi Cecchi relaziona al Ministero degli Esteri, dopo essere
stato informato del fatto dal giornalista Edoardo Scarfoglio (97), in
quel periodo presente ad Harrar. In relazione aU'episodio, il suddetto Banti, governatore in funzione di Ras Makonnen, fa incarcerare I'esploratore dopo averlo sottoposto a stringenti interrogatori ed
averlo accusato di provocazione. Analoga sorte subisce due giomi piu
tardi il Baudi, che, pure preawisato dallo stesso Scarfoglio, si presenta con un atteggiamento prudente (e remissivo), dopo aver chiesto
una preventiva autorizzazione per I'ingresso in citta. I connazionaU
dei due si danno naturalmente da fare:
...Scarfoglio e Felter misero sottosopra tutta la colonia europea in
Harrar, proponendo ai francesi, signori Bremond e Chefneux di recarsi
insieme dal Grassmac Banti per protestare contro il trattamento usato
verso di noi. Dimenticando antichi rancori per fare solamente una
questione di razza, la deputazione presentatasi al vice govematore di
Harrar da lui ottenne la nostra scarcerazione... (98).
In effetti I'alto ufficiale abissino dopo pochi giomi, modificando
apertamente il suo atteggiamento, Ubera Baudi e Candeo, imponendo
pero loro una sosta forzata nella citta in attesa deU'arrivo del suo
superiore.
Ras Makonnen, giunto il 9 di giugno, si mostra altrettanto kritato per I'accaduto e, senza indugi, ordina ai viaggiatori di lasciare
immediatamente il paese. Trattiene invece le loro note descrittive e
gU schizzi cartografici che soltanto dopo piu di due mesi decidera
di restituire al console itaUano di Aden.
Anche lo Scarfoglio subisce le conseguenze deUa situazione e,
accusato di ostracismo, e costretto, nel termine di dieci giomi, a la(95) Cfr. R. BATTAGLIA cit., p. 456.

(93) Augusto Salimbeni, nato nel 1847 e morto suicida nel 1895, ingegnere civile, si rec5 in Etiopia nel 1883 per costruire un ponte commissionato dal re del Goggiam. Vi ritomo poi nel 1887 ed ancora nel 1890 come
rappresentante del governo italiano alia corte di Menelik.
(94) Cfr. Lettera di Antonelli, Salimbeni e Traversi all'imperatore Menelik, Adis Abeba, 9 febbraio 1891, in A. BIZZONI cit., p. 220.

(96) Cfr. Lettera di Cecchi al Ministro degli Esteri, Aden, 4 giugno


prot. 0 3 3 7 2 0 (A. S. MAE., Posiz. 7 0 / 1 , fasc. 1).
(97) Edoardo Scarfoglio, nato nel 1860 e morto nel 1917, marito di
Matilde Serao, fu scrittore e noto giornalista. Fondo il Corriere di Napoli e
il Mattino sui quali svolse, con lo pseudonimo di Tartarin, vivaci campagne
politiche in favore deU'espansione coloniale itaUana. Pubblic6 tra I'altro, nel
1891, una descrizione del suo viaggio ad Harrar.
(98) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 93.
1891,

180

sciare I'Etiopia. La sanzione e naturalmente acxompagnata da una


lettera di protesta inviata, in forma ufficiale, al Governo italiano:
E' mandata da Ras Maconnen; arrivi al Console di Italia a Cecchi.
Come stai? Io, grazie a Dio sto bene. Quando, essendo ritomato dal
luogo dove sono andato, sono entrato in Harrarghie, un tal Signor
ScarfogUo, Signor Capitano Baudi e suo compagno, che sono della
vostra gente, ho incontrati. Di questa gente perche sono venuti lo
scopo io non conosco. Pero, parlare coi contadini senza farmelo conoscere; fare i loro affari senza che io sentissi, questo unbroglio mi
sembra. L'agire di uomini come questi, facendo diminuire I'amicizia
fra il vostro regno e il nostro regno, arriva il sospetto reciproco. D'ora
in poi se mandate uomini, sia come iaviati, sia come negozianti per
conto proprio, fatemelo sapere prima. Perche tanto gli Italiani quanto
gli Etiopi non abbiano fastidi se arriva qualche disgrazia a queUi che
vengono durante il viaggio. Scritta dalla citta di Harrarghife... (^).
E' significativo notare come I'episodio che poteva semmai rivestire un'importanza del tutto marginale, sia invece oggetto di attento
interesse e di preoccupazioni da parte delle competent! autorita diplomatiche. In proposito possiamo infatti osservare un nutrito scambio
di corrispondenza tra il Ministero degli Esteri ed il console Cecchi,
deus ex machina di molte controversie africane. Questi, che si
occupa direttamente della faccenda anche in virtu della personale
conoscenza con Makonnen, invia ad esempio a Roma e sempre per
migliorame la comprensione speciahnente sul piano delle possibili
implicazioni, ben tre lettere e quattro lunghi telegrammi nel giro di
tre settimane (}^).
Cio e dovuto essenzialmente a motivi di ordme poUtico: da un
lato la situazione generale deU'Africa Orientale ed in particolare i
(99) DeUa lettera, datata 14 giugno 1891, h conservato anche il testo
in lingua originale. Lo stesso Makonnen, successivamente, restituendo le note
degli esploratori al Cecchi, aocompagna il plico con una missiva definita dal
console: estremamente gentile. Cfr. Lettera di Cecchi al Ministro degli Esteri,
Aden, 7 agosto 1891, prot. 046027 (A. S. MAE., Posiz. 70/1 fasc. 1).
(100) Cfr. Telegrammi del 3 , 4, 14 e 17 giugno e lettere del 4, 17 e
24 giugno (A. S. MAE., Posiz 70/1, fasc. 1).
Anche il Felter, in forma privata, invia diversi rapporti isuU'aocaduto
al Ministero degli Esteri non discostandosi dalla versione di Cecchi. Cfr. Rapporti Felter: Scarfoglio, Candeo, Baudi (gennaio-luglio 1891), A.S. MAE, Posiz. 8/4, Fasc. 26.

181

rapporti italo-scioani che, sebbene affossati in via ufficiale, sono sempre seguiti con cautela e nell'intendimento che nessun incidente di
riUevo possa peggiorame ancor piu la trama;dairaltro U timore per
le ingerenze degU stranieri, e in questo caso speciahnente francesi,
che potrebbero profittare di ogni evenienza stravolgendola ed utiUzzandola a loro vantaggio.
Viene spontaneo far riferimento ai:
...confusi rapporti tra gU stranieri present! nello Scioa che... conducono una vUa di chiacchere e di intrighi... e sono solitamente ostiU
agU itaUani e tra loro... anche se, per il momento I'elemento europeo
che accusa Menelik di aver venduto il paese agU itaUani non e troppo
temibile col suo chiasso e con le sue discordie...
come scrive il Traversi all'AntonelU il 14 aprile 1890, ricordando i
vari Bremond e Chefneux, gU svizzeri Ilg, Zimmermann e Appenzeleh, gli armeni Savoure e Pino ed anche il russo Maschoff (lo^).
Lo stesso Cecchi, d'altra parte, commentando la sottrazione deUe
note di viaggio del Baudi da parte di Ras Makonnen, asserisce:
...non h improbabile che qualche nostro recondito nemico, approfittando deUe poco favorevoU disposizioni d'animo del Ras verso i
nostri due viaggiatori, I'abbia consigUato a privarU di tutti i loro appunti, ingenerandogU cosi U sospetto che lo scopo del loro viaggio
fosse puramente e secretamente poUtico... (}^).
II 10 giugno dunque Baudi e Candeo lasciano Harrar e per la
tradizionale via di ZeUa, dopo una settimana, raggiungono la colonia
britannica. Candeo riparte quasi subito per l'ltalia, mentre Baudi, in
seguito a complicazioni circa il supplemento di paga dovuto alia
scorta, h costretto a fermarsi ad Aden ancora un mese.
L'involontario prolungamento del viaggio causa infatti un sensibile aumento nelle spese, ponendo I'esploratore, a corto di denaro,
in una posizione assai critica. Da una parte egU spera nel concorso
del Govemo e deUa Societa Geografica e richiede taU fondi sostenuto
dallo ScarfogUo e daUo stesso Cecchi; dall'altra il Ministero degU
Esteri, nell'ambito di una rigida riduzione di spese, ricusa I'apporto:
Niun affidamento dato Baudi. InammissibUe govemo Societa Geo(101) Cfr. L. TRAVERSI cit., pp. 331-332.
(102) Cfr. Lettera di Cecchi al Ministro degli Esteri, Aden, 2 luglio
1891, prot. 060026 (A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).

182

grafica debbano ora pagare debito suo. Inamissibile prestigio nostro


debba dipendere da mancato pagamento da parte semplice privato.
Impossibile governo locale non comprenda ragionevolezza nostro respinto (103).
E il bilancio della societa romana e troppo esiguo per far fronte
completamente ad un debito di una certa consistenza. AUa fine, dopo
un altro ed immancabUe andarivieni di lettere, telegrammi e dispacci
tra Consdato, Governo, Ministero degU Esteri e Ministero della
Guerra, la questione sara risolta con I'invio di un contributo (di cui
non si conosce I'entita) da parte deUa Societa Geografica e del rimanente deUa somma raccolto tra amici e parenti dell'esploratore per
interessamento del Candeo. Baudi puo cosi imbarcarsi I'll agosto
e far ritorno in patria, ponendo fine al suo viaggio africano, ma non
ad ulteriori inconvenienti che incideranno sensibiknente nel successivo atteggiamento di rinuncia ad altre imprese del genere.
In particolare, tre mesi piii tardi, la Navigazione Generale ItaUa,
a causa di un errore contabile, richiede U pagamento del trasporto da
Aden a NapoU. Naturalmente la pratica, si ampUa e si trascina tra
rapporti informativi e implicazioni burocratiche dei vari Ministeri
per diversi mesi, sino a quando la omissione di registro e ufficialmente ammessa daUa societa marittima (}^). Ne i rapporti col Governo si risolvono con miglior fortuna, le domande di protettorato
presentate dagU esploratori sono archiviate (los) senza alcuna considerazione :
...Domandai di potermi presentare a S. E. il Ministro degU Esteri;
ma egU mi fece dire che era troppo occupato, e che se avevo qualche
cosa d'importante da riferire, mi rivolgessi pure al Segretario che mi
ricevette nel suo ufficio. Io consegnai quindi le domande di protettorato che avevo portato con me, e cereal di spiegargU in che cosa
consistevano; ma il Segretario m'interruppe quasi subito, dichia(103) Cfr. Telegramma di Di Rudini a Cecchi, Roma, 6 luglio 1891
(A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).
(104) Cfr. Lettera della Navigazione Generale Italiana al Ministero degli Esteri, Roma, 13 aprile 1892, prot. 16463; Lettera informativa del Ministero degli Esteri al Ministero della Guerra, Roma, 16 aprile 1892, prot. 14732;
e Lettera del Ministro degli Esteri al console di Aden, Roma, 16 aprile 1892,
prot. 14736 (A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).
(105) Cfr. A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2.

183

randomi brevemente che S. E. il Ministro non voleva piii sapeme ne


di Africa ne di Africani; consegnassi pure le carte, ma senza fame
cenno ne nella relazione del viaggio, ne in altro modo... veto ed
ordine che mi furono rinnovati dal Comandante del Corpo di Armata
di Torino quando rientrai al Reggimento... Io ero ufficiale, e dovetti
obbedire. Cosi tutto fini If, e di me e del mio viaggio non si parlo
piu... (106).
Cosi almeno racconta Baudi che, rientrato in servizio ai primi
di ottobre, lascera definitivamente da parte ulteriori propositi africani. Candeo, invece, incoraggiato e sostenuto dal principe Tommaso
di Savoia (lOT) che egU ha modo di conoscere in occasione del Primo
Congresso Geografico Italiano (los), un anno piu tardi decide di tentare un secondo viaggio. II progetto, appoggiato dalla Societa Africana d'ltaUa (109) e dal quotidiano La Gazzetta di Venezia (il cui
direttore, Ferruccio Macola (HO), si associa all'lmpresa), prevede di:
...esplorare il paese di Danakil, da Assab al Lasta, giungendo da
Beilul a Maska e rimontando il corso del GoUma, entrare in Etiopia. II viaggio darebbe alia scienza splendidi risultati. La geologia
la fauna, la flora, le cognizioni etnografiche di queUa regione, sono
completamente sconosciute, come e ancora un problema geografico,
I'importantissima questione delle acque difluenti dall'altopiano etiopico, verso U Mar Rosso. Moltissimi i risultati d'indole morale e pratica, non ultima, il sottrarre le carovane in marcia per lo Scioa dalle
tagUe del nostro alleato Mohamed Anfari, sultano d'Aussa. L'itinerario deUa spedizione Candeo sarebbe la via naturale, piu breve e
forse piu facile per giungere dalla colonia d'Assab all'Etiopia... Dopo
I'eccidio di Bianchi e GiuUetti, non italiano ha tentato di percorrere
(106) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 100.
(107) Cfr. Lettera di S.A.R. Principe Tommaso di Savoia al Ministro
degli Esteri (Benedetto Brin), Venezia, 6 dicembre 1892 (A. S. MAE., Posiz.
70/1, fasc. 2).
(108) L'esploratore aveva preso parte al congresso presentando una comunicazione relativa al suo viaggio. Cfr. S. CANDEO, Un viaggio nella penisola dei Somali, in Atti del Primo Congresso Geografico Italiano, Genova,
1893, I, pp. 349-367.
(1C9) Cfr. Bollettino della Societci Geografica Italiana, 1893, pp. 159-160.
(llO)Ferruocio Macola (1861-1910), deputato al parlamento e giornalista, fu anche direttore del Secolo XIX di Genova. Nel 1898 uccise in duello
Felice Cavallotti.

184

lo Stesso itinerario, restando la opinione poco confortante in verita,


che laggiu gli indigeni si son fatti di noi...
ed ancora:
...raccogliere, se pure ancora se ne trovano, gU avanzi mortah degli
italiani Giulietti e BiancM... (m).
Nel marzo 1893, i due, espletate le consuete formaUta e senza
tra Taltro aver ottenuto nulla dal Govemo se non una generica commendatizia per le autorita militari di Massaua 0-^, possono partire
alia volta dell'Eritrea per allestire la spedizione. Ma qui il generale
Baratieri, governatore della colonia, timoroso di possibili ostiUta da
parte di alcune tribu dancale, finisce per proibime I'attuazione
Nel frattempo, sul Bollettino della Societa Geografica Italiana, e
pubbMcato il resoconto del viaggio all'Ogaden elaborate con una
certa cura da Baudi e Candeo.
La memoria, di complessive 140 pagine, relaziona minutamente
le vicende della spedizione, soffermandosi in particolar modo ad esaminare la situazione etnica e tribale delle zone attraversate, le forme
del rihevo, la direzione e la portata dei vari corsi d'acqua, i caratteri
principali della vegetazione e delle colture attuate dagli indigeni. Sono
pure messi in evidenza: prodotti commerciabiU, centri di scambio ed
altii possibili itinerari con relativi tempi di percorrenza, anche se poi,
in definitiva, viene suggerita come ottunale la via dello Uebi Scebeli.
Le osservazioni termometriche, abbastanza numerose, sono effettuate
tre volte al giomo, mentre i punti altimetrici sono rilevati parallelamente, ciascuno per proprio conto, dai due esploratori. In modo piu
discontinue h annetata I'intensita delle piogge, la direzione dei venti.
(111) Cfr. Lettera di Candeo al deputato Valli, Noale, 20 dicembre 1892
(A. S. MAE., Posiz. 7 0 / 1 , fasc. 2).
(112) II ministro Brin risponde al principe Tomaso di Savoia (lettera
del 13 die. 1892) e a Valli (lettera del 2 4 die. 1892), che a sua volta aveva
raccomandato Candeo, ricusando il favore per: la norma costantemente seguita di non sussidiare direttamente viaggiatori limitandosi eventualmente a
sussidiare le soc. geografiche che siano in grado per studi e preparazione di
assumere in modo sicuro la responsabilita dell'impresa. Un mese piu tardi
(30 gen. 1893) egli invia pero una lettera al govematore dell'Eritrea, presentando l'esploratore e raccomandando un generico appoggio morale.
(113) Cfr. Lettera di Oreste Baratieri al Ministro degli Esteri, Massaua,
4 aprile 1893 ( A . S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).
(114) Cfr. Bollettino della Societci Geografica Italiana, 1893, pp. 7-30,
184-204, 294-312, 510-539 e 632-680.

185

la presenza di pozzi o sorgenti. Quando se ne presenta I'occasione,


sono sistematicamente rettificate le indicazioni di precedenti viaggiatori e geografi che perloppiii, non avendo a disposizione dati diretti,
come nel case di James o del Paulitschke ("5), avevano fatto fede ai
semmari riferimenti delle guide indigene.
Le osservazioni sono piu numerose e complete nella prima parte
del percorso, sino ad Imi, mentre poi, sia per la maggiore speditezza
di marcia, sia per il frequente intrecciarsi con l'itinerario dell'andata,
sia forse per le sopraggiunte novita relative all'esercito abissino, la
relazione indugia maggiormente sui fatti accaduti e sulla situazione
contingente.
II timbro della narrazione e comunque, nell'insieme, piuttosto
scamo ed essenziale, generahnente privo di divagazioni. Le descrizioni, con tutti i limiti derivati da una preparazione specifica alquanto
improwisata, sono sempre ben dettagliate e rivolte piuttosto ad una
sintesi di tipo geografico. Le stesse considerazioni circa i popoh Somali
e GaUa raramente assumono il consueto aspetto dispregiativo e sono
talvolta inclini ad una interpretazione ambientale, anche se I'orientamento di base rhnane sostanziahnente legato all'osservazione anedottica e occasionale.
II discorso cambia completamente nei confronti degli Abissini
su cui pesa, come e facile immaginare, un criterio di giudizio condizionato dal ricordo delle angherie e delle prepotenze subite. E ancor
peggio quando e acceimata una specie di graduatoria fra i vari popoli,
per cui:
...i Somah sono preferibiU agli Abissini, benche questi si vantino
di civilta superiore; hi quanto ai GaUa, valgono meglio dei SomaU e
degU Abissini... (P^.
La relazione e inoltre corredata da alcuni schizzi illustrativi e
da una carta aUa scala di 1 : 1.000.000 costruita dal DaUa Vedova
Cfr. P. PAULITSCHKE, Harrar, Gotha, 1885.
(116) In una conferenza tenuta a Treviso poco dopo il ritomo dal
viaggio, U Candeo esprimera un giudizio ben piti sprezzante nei riguardi dei
Somali: ...sono accattoni, ladri, fanatici, infingardi... considerano disonorevole qualsiasi fatica... L'omicidio e punito con la legge del taglione: si intende che, se ammazzano un bianco, codeste pene non vengono applicate...
Pero non tutti sono canaglia della stessa risma... )(in Bollettino della Societa
Geografica Italiana, 1891, pp. 778-779).
(115)

186

sulla base dell'itinerario disegnato dal Candeo e dei riferimenti topografici contenuti nel testo. Lo stesso Dalla Vedova lascera piu tardi
intendere che:
...il lavoro e opera del Candeo, assai piu che del Baudi... (H?)
ma I'affermazione non e probabilmente sorretta da altro che una maggiore sunpatia personale: la metodica descrittiva ricorda infatti assai
da vicino quella del primo viaggio di Baudi anche se poi e ben difficile poter distinguere sin dove arrivi il contributo dell'uno o dell'altro. Senza precisi dettagli e fatto cenno al materiale geologico, botanico e soprattutto etnografico riportato in ItaUa ed in gran parte
donato al Museo Kircheriano ed al Gabinetto Antropologico delrUniversita di Roma. Di tale raccolta il Candeo inviera una nota descrittiva, compendiata da un breve studio sulle piante africane, al
Ministero deUa Guerra in occasione della richiesta di una medagUa
commemorativa ("8).
La spedizione, pur interessante per quanto conceme l'itinerario,
non riveste fondamentale importanza sul piano risolutivo di grandi
problemi geografici e speciahnente se confrontata con aUre successive, come ad esempio queUe del Bottego o del Donaldson Smith,
che, a onor del vero, hanno anche a disposizione mezzi notevohnente
maggiori e collaborator! specializzati, ma ha il grande merito di aprire
una nuova via di penetrazione m zone affatto conosciute e di dare
una prima sistematica generale per la conoscenza deU'Ogaden e dell'alto corso dello Uebi ScebeU.
La SomaUa infatti, sebbene meta di numerose perlustrazioni litoranee, a partire almeno dai prhni anni dell'Ottocento (Salt, Smee,
Righby e Cristopher, Guillain, Cruttenden, Leone des Avancheres,
Krapf, Von der Decken, Kmzellbach, Brenner, Chaille Long), e di
qualche sporadic tentativo di esplorazione neU'intemo (Menges,
Revoil, Wakefield, James, Haggermacher), lascia ancora aperti, alia
fine del secolo, numerosi problemi geografici relativi speciahnente
alia complessa situazione idrografica dell'altopiano (ii^).
(117) Cfr. Lettera di Dalla Vedova ad Adamoli, Roma, 18 dicembre
1894 ( A . S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).
(118) Cfr. Lettera di Candeo al Valli, Noale, 4 dicembre 1894; e Lettera di Adamoli alia Societci Geografica Italiana, Roma, 17 dicembre 1894
(A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).
(119) Cfr. L. DAL VERME, / / paese dei Somali, Roma, 1889, pp. 47 e sgg.

187

E proprio questo preminente aspetto di esplorazione d'avanguardia, senza grandi pretese scientifiche, e anmiesso con sincera
obiettivita e senza retorica dagU stessi viaggiatori, in particolare da
Baudi:
...Lungi da me I'intenzione di voler paragonare i miei due viaggi,
per entita ed importanza scientifica e poUtica, con queUi che furono
poi compiuti, con ben altri mezzi, dai RuspoU, dai Bottego e da altri
ancora; essi devono soprattutto servire come scrisse il prof. G.
Cora come saggio del modo con cui si eseguono rapidi riUevi alia
bussola in Africa. I detti miei viaggi devono considerarsi soprattutto
come esplorazioni d'avanguardia... (120).
L'impresa, esaltata dai soliti, quanto fugaci, echi di stampa, e
seriamente valutata ed apprezzata dal Cora, dal Dalla Vedova e dallo
stesso Cecchi. Ne e entusiasta lo ScarfogUo, che, colpito molto probabilmente dalla tenacia di proposito dei due, scrive:
...Questa esplorazione, si pu6 dire senza ombra di esagerazione, e
quanto di piu serio abbia prodotto la nostra attivita in Africa da alcuni
anni a questa parte... (121)
ed ancora, raccomandando al Ministro degli Esteri un sussidio per
il Baudi in difficolta per il pagamento deUa scorta:
...dopo la grande spedizione del 1876, nessun'aUra le si puo paragonare. Le regioni attraversate dai due viaggiatori, sono cosi nuove
e sconosciute, che in niuna carta V. E. potrebbe seguire l'itinerario
da essi percorso s'io gUe lo indicassi... (122).
La spedizione e anche menzionata (con buona considerazione)
in alcuni studi di specialisti stranieri, come ad esempio quelU relativi aUe esplorazioni della SomaUa del Paulitschke (1^3) o del francese Bonola (124).
Nel marzo 1895 il Ministero deUa Guerra assegna ai due esploratori la medaglia commemorativa per le Campagne d'Africa, onori(120) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 109.
(121) Cfr. Lettera di Scarfoglio a Conti, Harrar, 31 maggio 1891 (A.
S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).
(122) Lettera di Scarfoglio a Di Rudini, Harrar, 31 maggio 1891, prot.
012643 (A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 1).
(123) Cfr. Bollettino della Societa Geografica Italiana, 1894, p. 775.
(124) Cfr. F. BoNOLA, Les explorations italiannes dans les pays des
Somali, II Cairo, 1896.

188

ficenza istituita con apposito decreto l'anno precedente, ma ormai il


loro nome e pressocche dimenticato e sopraffatto da altri personaggi
di maggiore attuaUta, anche se non si esitera a tirarlo in ballo ogni
qualvolta il primato itaUano neUa penetrazione deUa SomaUa rischia
di essere messo in dubbio od ofuscato. E' il caso della denominazione
dello Uebi ScebeU che U Donaldson Smith vorrebbe ribattezzare GUlet,
dal nome del topografo deUa sua spedizione, scatenando una immediata quanto vivace polemica. Entra naturalmente in causa U Bollettino della Societa Geografica seguito da quello della Societa Africana, L'Esploratore, Geografia per Tutti e Rivista Geografica Italiana, alia cui protesta si associano il Petermann's Geographische
Mitteilungen di Gotha, Tour du Monde e Revue francaise des Colonies et Exploration di Parigi, Nature di Londra e Messaggerie Egiziane di Alessandria d'Egitto (i25). AUa fine lo stesso Geographical
Journal, organo ufficiale deUa Reale Societa Geografica di Londra,
per conto deUa quale lo Smith aveva effettuato U suo viaggio, ammette
la validita deUe rivendicazioni prop>onendo pero U termine Haines,
dal nome del superiore del luogotenente Cristopher che per primo,
nel 1847, aveva tentato di risalire il corso inferiore del fiume Q^,
Candeo muore nel 1899, dopo aver tentato di riproporre un'altra
volta la traversata deUa DancaUa in compagnia del Macola (127), mentre Baudi di Vesme, collocato in pensione nel 1905, si dedica ad una
nuova stesura dei resoconti dei suoi viaggi, indicandone espUcitamente i
motivi:
...prima di tutto perche Tedizioae del secondo viaggio h completamente esaurita gia da qualche anno, e mi furono fatte richieste che non
potei soddisfare... ma la principale ragione, per me, sta nel fatto che,
aUora, davanti al veto dtl Mmistero di fare qualsiasi cenno delle domande di protettorato che avevo portato, e davanti aH'ordine di lasciare
completamente da parte ogni considerazione politica... io fui costretto
a non far altro, neUa mia relazione, se non un'arida cronaca geografica
quotidiana e qualche descrizione dei costumi indigeni; ci6 che non
poteva contentare ne me, ne il lettore. E' naturale che ora, appro<125) Cfr. Bollettino della Societa Geografica Italiana, 1895, pp. 98-99.
(126) Cfr. Geographical Journal, 1895, p. 485.
(127) Cfr. Lettera del Ministro Blanc a Baratieri, Roma, 10 dicembre
1895 (A. S. MAE., Posiz. 70/1, fasc. 2).

189

fittando del fatto che, fortunatamente, i tempi sono cambiati; io me


ne valgo per fare un'edizione riveduta e corretta, in cui ho potuto
completare quanto ho dovuto omettere... (128).
In realta U manoscritto, diviso in due parti e di complessive 151
pagine, ricalca fedehnente le precedenti rispettive relazioni, aggiungendo la questione dei protettorati e saltuarie quanto vaghe considerazioni poUtiche intese soprattutto ad una critica, sia pur contenuta,
deUa fiacca azione coloniale itaUana del periodo descritto rispetto
alia situazione del momento.
Vi sono inoltre alcuni pared su esploratori incontrati in Africa
che possono oggi servire da utiU commenti per illustrare un certo
punto di vista, anche se, e per U tempo trascorso e per la stessa
indole di Baudi, taU opinioni sono sempre caute e piuttosto concise.
In particolare egU parla piii volte, ed assai benevolmente, del
Cecchi:
...Cio che il Cecchi fece... a tutti e noto; cio che, forse, non & altrettanto noto h come egU si dunostrd sempre la prowidenza degU itaUani in qiiei paesi, direttamente ed indkettamente, e senza alcuna
eccezione. Tutti ricorrevano a lui per un motivo o per I'altro, ed
egU accontentava tutti... Quando si trattava dell'interesse itaUano,
egU era sempre pronto ed instancabile... Q^.
Ricorda poi Filonardi:
...Era facile riconoscere m lui un uomo abile e ben preparato... ed
infatti la sua opera, coU'aiuto del Cecchi, come sempre, ebbe buon
esito... ,
e il principe RuspoU:
...era piuttosto piccolo e mingherUno e non si sarebbe creduto che
possedesse la robustezza e resistenza aUe gravissime fatiche a cui ando
incontro nei suoi viaggi. Parlava poco, ma gU si leggeva in volto la
risolutezza ed W desiderio di distmguersi,.. ,
ed ancora, con meno sunpatia, il Robecchi Bricchetti:
...mi ricordo come di un giovane alto, robusto, aUegro di carattere,
e che parlava assai volentieri delle sue gesta... G^O),
(128) Cfr. E. BAUDI DI VESME. ms. cit., parte I I , p. 108-109.
(129) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte I, p. 6.
(130) Cfr. E. BAUDI DI VESME, ms. cit., parte II, p. 4 (vi si trova il

riferimento a tutti e tre i personaggi).

190

II lavoro, tenninato dall'esploratore poco prima della morte e


conservato dal figlio, sara poi pubblicato nel 1944 col titolo Le mie
esplorazioni in Somalia, a cura di Carlo Zaghi. Ma, causa la guerra,
le copie messe in commercio sono pochissime e le giacenze vanno
distrutte; cosicche il testo e oggi praticamente introvabile.
FRANCESCO SURDICH

LA D O N N A DELL'AFRICA ORIENTALE
NELLE RELAZIONI
DEGLI ESPLORATORI ITALIANI
(1870- 1915)

Molto spesso la letteratura di viaggio e servita ai colonizzatori


sia per propagandare e soUecitare nuove conquiste, sia per giustificare
le forme ed i sistemi attraverso i quali esse dovevano essere attuate.
Da un lato, quindi, nelle relazioni di esploratori, conquistatori,
missionari, funzionari coloniali, ecc, veniva dato largo spazio alia
ricchezza ed alle possibilita di sfruttamento e di larghi profitti che
avrebbero potuto offrire le terre ancora da colonizzare, nonch6, come
ulteriore motive di persuasione, a tutti gli element! (paesaggistici, folkloristici, ecc.) capaci di accrescere il fascino derivante da quel territori e dalle loro popolazioni e quindi la curiosita e I'attenzione nei
loro confront! (^); dall'altro si tendeva invece a sottolineare sempre
la crudelta, I'irreligiosita, la pigrizia e I'indolenza, I'incivilta in genere
delle popolazioni indigene (2) e a teorizzare e a legittimare d! conseguenza un intervento rigeneratore dei conquistatori, ! cui principi
etici, sulla base dei quali venivano emanate tali condaime, coincide(1) E' questo il filone esotista, una delle componenti strutturali immancabili nella letteratura di viaggio ed in ogni scritto od immagine relativa
ai territori ed alle popolazioni extraeuropee, un modo per catturare le singolarita empiriche del mondo e ritrasformarle attraverso I'estetica e la
geografia in meraviglie del mondo , per riterritorializzare (in quanto
I'esotismo ^ tanto importante perche serve alia macchina territoriale dello
Stato per ridurre il territorio a paesaggio geografico e poi per valorizzare il
paesaggio geografico come suolo nazionale , p. 2 3 ) il mondo, come scrive
Gianni Celati (p. 24) nel suo saggio introduttivo Situazioni esotiche sul
territorio al volume di A . LICARI - R. MACCAGNANI - L. ZECCHI, Letteratura
esotismo colonialismo, Bologna, 1978, nel quale viene ampiamente ripreso
e sviscerato questo genere di tematica ed al quale quindi rimandiamo per
un approfondimento di questi problemi.
(2) Come ad illustrare il carattere totalitario dello sfruttamento coloniale ci ha infatti spiegato F. FANON, / dannati della terra, Torino, 1972,
pp. 8-9 il colono fa del colonizzato una specie di quintessenza del male.
La societa colonizzata non e solo descritta come una societa priva di valori. Non basta al colono affermare che i valori hanno abbandonato, o
meglio non hanno mai abitato, il mondo colonizzato. L'indigeno lo si dichiara impermeabile all'etica, assenza di valori, ma anche negazione dei
valori. Egli h, osiamo confessarlo, il nemico dei valori. In questo senso, h
il male assoluto. Elemento corrosive, che distrugge tutto cio che I'awicina,
elemento deformante, che travia tutto quel che si riferisce all'estetica o alia

194

vano sempre perfettamente con i loro interessi e precisamente con


la loro fame di terra, di materie prime e di forza lavoro a basso
prezzo.
Fra i tanti temi che avremmo potuto scegliere come esemplificazione concreta di queste affermazioni, ci e parso particolarmente
interessante ed emblematico (3) rivolgere la nostra attenzione alle
immagini ed ai giudizi dedicati, neUe loro relazioni, dai viaggiatori
italiani che fra la fine deU'Ottocento e I'inizio del Novecento si spinsero nell'Africa orientale
alle donne da loro incontrate in quel
territori (5); in questi scritti effettivamente, a riprova di quanto abmorale, depositario di forze malefiche, strumento inconscio e irrecuperabile di forze cieche <il meccanismo di questo mondo manicheo e stato
esemplarmente ricostruito sempre da Frantz Fanon nella sua opera // negro
e I'altro, Milano, 1977).
(3) Esemplare in quanto, come ha scritto R. MACCAGNANI, EsotismoErotismo. Pierre Loti: dalla maschera esotica alia sovranitd coloniale, in
A. LiCARi - R. MACCAGNANI - L. ZECCHI cit., p. 65. I'atteggiamento delI'europeo verso la donna esotica riflette anche la sua maniera di porsi di
froute alle diversity culturali.
(4) E' questo uno dei primi risultati di un'ampia indagine che da alcuni anni stiamo conducendo con I'obiettivo di verificare e determinare
I'immagine che dell'Africa e dell'Africano venne diffusa attraverso le piu
svariate forme (relazioni di viaggio, articoli di riviste e quotidiani, conferenze, scritti di livello scientifico, romanzi, ecc.) ed ai piu diversi livelli
nella cultura e nella coscienza italiana del periodo postunitario: I'aver
deciso di scegliere, per un'indagine di questo genere, il fenomeno dtaliano
e dipeso dal fatto che, non essendo il colonialismo italiano maturato da
impellenti motivazioni di politica economica, ma essendo sorto inizialmente
soprattutto come un fenomeno di mimesi delle grandi potenze per appagare ambizioni di prestigio dinastico in campo internazionale, rispondendo
nel contempo a certe tendenze militaristiche ed autoritarie presenti in campo nazionale ( G . B. NAITZA, / / colonialismo nella storia d'ltalia (1882-1949),
Firenze, 1975, p. 2), in un contesto del genere veniva necessariamente ad
assumere un ruolo di primaria importanza il fattore propagandistico.
(5) Alcune tematiche di questo genere erano state affrontate, in riferimento alia produzione letteraria francese nel periodo compreso fra le due
guerre mondial!, da A. MARTINKUS-ZEMP, Europeocentrisme et exotisme:
I'homme blanc et la femme noire (dans la litterature frangaise de Ventredeux-guerre), in Cahiers d'Etudes Africaines, XIII, 1973, n. 49, pp. 60-81, la
quale aveva dimostrato che la donna africana e vissuta dal bianco europeo
come sensuaUta spesso degradante, sempre subordinata, davanti a cui egli
si sente le maitre, I'Homme, le male (p. 78). Cfr. anche I'introduzione di
R. BERTACCHINI (in particolare le pp. 55 e sgg.) alia raccolta antologica
Continente Nero, Memorialisti italiani dell'800 in Africa, Parma, 1965.

195

biamo detto, le indigene vengono presentate nello stesso tempo, nonostante I'evidente contraddittorieta delle due immagini, come conturbanti e facihnente disponibili Venere Nere e come povere vittime
ed infelici creature sfruttate da uomini appartenenti ad im mondo
senza principi morali e senza rispetto per la dignita e i valori umani.
Uno dei due risvolti di questa particolare tematica della letteratura di viaggio di cui ci siamo occupati, quello della Venere Nera,
sensuale e disponibile, si ricollega strutturalmente a tutta la tematica
sul mal d'Africa (6), sul fascino irresistibile, vissuto e raccontato in
chiave esotica CO, del Continente nero, sul mistero attraente e sgomentante dell'Africa che e come un forte liquore; chi I'ha bevuto
una volta desidera di beverlo ancora, desidera sempre di piu di gustame lo strano sapore, I'originale, forte, indicibile ebrezza (8).
Uno degli ingredient! di questo forte liquore e la calma
vigoria della natura che ci penetra in tutte le vene , per cui si
crede di essere capitati in un paese di sogno, fuori dal tempo e dallo
spazio; e si vorrebbe fermarsi 11, e trascorrere la vita in mezzo a quella
bellezza fastosa e solenne, assort! in quel grandioso incanto, per
sempre (9).
(6) A titolo orientativo ofr. le raocolte antologiche di R. BERTACCHINI,
Memorialisti italiani dell'800 in Africa. Continente nero, Parma, 1965; e
A . D E JACO, Di mal d'Africa si muore. Cronaca inedita dell'Unita d'ltalia,
Roma, 1972.
(?) Come il tema dell'esotismo si leghi tradizionalmente a quello delI'erotismo, in quanto celebra ed esalta una naturalitk integrate favorevole
alia trasgressione, dove I'uomo bianco riesce a spostare le istanze del desiderio che non possono piu avere oorso in Europa, lo ha dimostrato R. MACCAGNANI cit., analizzando i romanzi di Pierre Loti, nei quali, a suo parere,
I'uomo bianco e visto come il termine attivo, soggetto di un sapere e di
un desiderio che si pongono nei riguardi dell'altrove come sovrani e predatori, mentre la donna indigena rappresenta il termine passive, oggetto
di un piacere, vissuto come terreno di sperimentazione e di affermazione
di potenzialita fantastiche. E' la donna, pertanto, che nelle sue varie
incamazioni rappresenta il polo di attrazione sensoriale ed emozionale pivi
immediato dell'eroe bianco (anche se non I'unico), e insieme costituisce il
varco attraverso cui egli penetra neU'esperienza del diverso. La conquista
coloniale come atto maschile e dunque vista nella produzione letteraria di Loti con analogia con la conquista sessuale (p. 65).
(8) C. CITERNI, Ai confini meridionali dell'Etiopia, Milano, 1913, p. 60.
(9) C. CITERNI cit., p. 19.
Fra i numerosissimi brani di questo genere che avremmo potuto riportare abbiamo scelto questo del Citerni perche appartenente ad un volume

196

Un altro degli ingredienti sistematicamente ricorrenti in questa


chiave di lettura e rappresentazione del mondo africano sono proprio
le indigene (}^:
...bellissime, slanciate di forme si riferisce ad alcune giovanette somali dal petto ritto e tondeggiante, dalle anche ampie
e flessuose, dalle coscie sviluppate e potenti. Awolte con leggiadria
inimitabile e regale nel tob, che lascia intrawedere il seno ondeggiante, scoprendo le braccia di bronzo, solevano recarsi ad attingere
acqua lanciando sguardi languidamente furtivi, ardenti, e spiranti
pubblicato nel 1913, in un periodo cio6 nel quale il mito di un certo fascino esercitato irresistibilmente dal continente africano avrebbe dovuto essere stato assai ridimensionato da ripetute e sempre piii numerose esperienze
dirette: il suo persistere e riproporsi invece con i termini e le immagini
usate dal Citerni conferma I'origine e la funzione essenzialmente ideologica
e strumentale di questi passi (d'altronde essi rappresentano una costante
ricorrente in forme uguali nella letteratura di viaggio collegata ad iniziative di espansione coloniale di qualsiasi altra nazione e di qualsiasi epoca:
vedi, ad esempio, i passi dei primi esploratori inglesi relativi ai territori
costieri dell'America settentrionale da noi riportati in F. SURDICH, Le grandi
scoperte geografiche e la nascita del colonialismo, Firenze, 1975, pp. 66-72),
a prescindere anche da un'eventuale rispondenza di quanto descritto e raccontato a sensazioni ed emozioni effettivamente provate e vissute dal singolo esploratore, il quale tuttavia, non va dimentioato, era fatalmente orientato e disposto a viverle in queste forme dal ruolo che aveva scelto ed
accettato, sostenuto da una ben precisa cultura ed ideologia, che comportavano e determinavano inevitabilmente le caratteristiche e i contenuti di
ogni singola esperienza.
<10) Uno dei motivi del frequente ricorrere di questa tematica potrebbe
essere il fatto che gli autori di queste relazioni sono quasi sempre degli
uomini. Tra le relazioni da noi esaminate fanno eccezione, infatti, solo
quelle di Rosalia Pianavia Vivaldi (Tre anni in Eritrea, Milano, 1901) e
della duchessa d'Aosta, Elena di Francia (Viaggi in Africa, Milano, 1913))
le quali usano in effetti, quando parlano delle donne africane, un tono ed
un linguaggio piuttosto diversi da quelli dei loro colleghi, le cui Veneri
nere vengono ridimensionate e delineate con maggiore reahsmo: la danza
del ventre che nelle relazioni di moUi esploratori era diventata I'occasione
per pagine ricche di immagini sensuali, viene liquidata, ad esempio, con
poche parole di disprezzo ( danza grottesca e schifosa eseguita da donne ) da R. PIANAVIA VIVALDI cit., p. 6.

Un curioso rovesciamento di prospettiva si verifica nelle descrizioni di


Elena di Francia, che prende a prestito certe espressioni ed immagini, usate
dagli esploratori uomini per descrivere le Veneri nere, per presentare invece
gli indigeni (ELENA DI FRANCIA cit., pp. 18, 2 3 e 27); ma anche R. PIANAVIA VIVALDI cit., p. 20, si sofferma, ad un certo punto, a descriverci un
Apollo nero.

197

un profumo di grazia e di fascino ammaliante dalla vezzosa figura (11).


Anche perche, ci garantisce sempre Robecchi-Bricchetti, esse
sono di costumi facili e rilassati, soverchiamente libere, leggiere e
sensuali (p. 138).
Infatti che cosa puo allettare di piu scrive Roberto Battaglia (12) che la promessa di dover inseguire in Africa non solo la
vendetta di Dogali, ma anche le Veneri indigene, di cui si esalta la
venusta e anche la facilita? (13).
Non c'e dubbio continua sempre il Battaglia che gli antiafricanisti troppo burberi e severi vanno perdendo terreno quando gli
argomenti usati dai loro awersari divengono cosi attraenti.
Non a caso il motive della donna indigena e piu in generale
quello deU'amore in terra africana sara al centro delle canzoni popolari legate aU'impresa libica (Tripoli, bel suol d'amore) ed alia conquista fascista dell'Etiopia (Faccetta nerd), ad ulteriore dimostrazione
che la figura dell'indigena ebbe, nella propaganda colonialista, ima
funzione ed un ruolo assai meno marginali di quanto si potrebbe
pensare.
Naturalmente, partendo da simili presupposti, ci si spiega facilmente perche il ruolo deUa donna indigena e non solo quello
della donna non sia mai stato colto nel suo vero significato da
(11) L. RoBECCffl BRICCHETTI, Nell'Harrar, Milano, 1896, p. 74.
Sara opportuno ricordare come questo esploratore, cosi abile a ridurre
e a presentare la donna africana come mero oggetto di piacere (cfr.
anche il suo articolo La donna somala, in La Coltura geografica, 1899), denuncera invece (in realty in perfetta coerenza, in entrambi i casi, con le
esigenze dell'espansione colonialistica) in forma assai violenta la riduzione
dei negri a schiavi (cfr. L. ROBECCHI BRICCHETTI, Dal Benadir. Lettere illustrate alia Societa antischiavista d'ltalia, Milano, 1904).
(12) R. BATTAGLIA, La prima guerra d'Africa, Torino, 1958, p. 2 5 1 .
(13) Sara opportuno ricordare, a questo riguardo, (per sottolineare
come questo motivo costituisse un assai diffuso ed abusato stereotipo di
ogni propaganda coloniale), come in un proclama contro I'Esposizione coloniale di Vincennes del 1931 i surrealisti facessero riferimento ad un manifesto di reclutamento per I'esercito d'Oltremare, nel quale si alludeva alia
vita facile, all'awentura ed all'avanzamento di grado e si rappresentava un
elegante sottufficiale trainato in carrozzella da un indigeno, davanti al quale
danzavano alcune negre dalle belle fattezze e dai grandi seni nudi {Ne visitez
pas I'exposition coloniale, in M. NAUDEAU, Histoire du Surrealisme, Parigi,
1964, p. 326).

198

quanti si recarono in Africa Orientale per motivi ben diversi da quello


di una reale volonta di analisi e comprensione delle culture locali.
A questo atteggiamento di carattere generale nei confront! di manifestazioni culturali diverse , si deve aggiungere, nel caso specifico,
I'ancora scarsa attenzione che si aveva allora in Italia per i problemi
della donna.
Mentre, ad esempio, negli Stati Uniti, in Inghilterra, m Francia
le dispute sul suffragio esteso alle donne avevano avuto luogo gia
nella prima meta deU'Ottocento, nel nostro paese negli ultimi decenni
dello stesso secolo il femminismo era ancora alle sue origin! e I'immagine ideale della donna suggerita e sostenuta dalle riviste femminili di quel tempo e significativamente indicativa.
L'anima della donna h veramente I'anima creata da Dio perche
I'amore possa diventarvi olocausto ed estasi; il dolore, martirio senza
fine e dolcezza immortale; il dovere erosimo: la virtu celeste essenza.
Questa e l'anima, in cui I'abolizione completa dell'egoismo non solo
puo elevarsi a scuola d'abnegazione cristiana, ma essere nella creatura
trasumanata una vocazione, un bisogno supremo del cuore
D'altronde anche a ben altri livelli le concezioni di fondo non
erano affatto differenti (anzi...), se per Vincenzo Gioberti la femminiUta risiedeva in una natura incoata e confusa che non erompe in
riflessione e che non si estrinseca che sotto la forma istintiva del sentimento , per cui la donna era in un certo modo verso I'uomo cio
che e il vegetale verso I'animale, o la pianta parassita verso quello
che si regge e sostenta da se ; o se per Antonio Rosmini ...compete
al marito, secondo la convenienza della natura, essere capo e signore,
e alia moglie, e sta bene, I'esser quasi un'accezione, un compimento
del marito, tutta consacrata a lui e dal suo nome dominata... (}^),
anche se poi questa eterea fragilita femminile da difendere e proteggere ad ogni costo veniva facilmente dimenticata quando si dovevano alimentare con una manodopera femminile a basso costo le nascent! Industrie italiane.
(14) L. ANZOLETTI, L'anima della donna, in La donna e la famiglia.
Scritti di istruzione, educazione e ricreazione per le donne, Geneva, XXVII,
1898, p. 105.
(15) Le citazioni relative a Gioberti e a Rosmini sono state tratte da
G. PARCA, L'avventurosa storia del femminismo, Milano, 1976, pp. 52-53.

199

Cosi quando vennero prese in considerazione, da parte dei nostri esploratori, le doime africane, cio awenne solo per gli aspetti
piu appariscenti ed apparentemente stravaganti, vale a dire, oltre
alia bellezza, per tutto quanto in loro e nel loro modo di comportarsi
poteva sembrare insolito e tale da suscitare una certa curiosita, senza,
tuttavia che questo particolare tipo di attenzione fosse sostenuto ed
accompagnato da un parallelo esame delle realta sociaU e culturali
nelle quali tutte queste cose erano inserite e partendo dalle quaU soltanto esse potevano venire realmente comprese ed esattamente interpretate.
Un conto e infatti, ad esempio, per restare nel campo d'indagine del nostro saggio, I'espressione del rapporto tra i due sessi ed
un altro e invece il contenuto psicologico: In certe societei per esempio scrive E. E. Evans-Pritchard le donne strisciano per terra in
presenza del marito... se dovessimo considerare questo fatto come indizio di una servile sottomissione da parte della donna, finiremo
per trarne conclusioni del tutto erronee (i^).
Ed effettivamente, per quanto riguarda le sole manifestazioni
esteriori, non facendo nessun sforzo per entrare nella logica dei moduli di vita di una struttura sociale di tipo primitive , la donna
africana si presta assai bene, nel suo ruolo di moglie ed anche di
figlia, ad alimentare un'idea di suo complete sfruttamento da parte
dell'uomo; condizione femminile che, colta e fissata superficialmente in questi termini, contribui a sottolineare ancora una volta la superiorita della civilta occidental, facendo risaUare, in maniera
altrettante superficial, il migliore trattamento riservato alia donna
italiana (I'O, nonostante che a pochi chilometri dalle grosse citta ita(16) E. E. EVANS-PRITCHARD, La donna nelle societa primitive e altri
saggi di antropologia sociale, Bari, 1973, p. 124.
(17) E' I'immagine della donna dei paesi colonizzati che si presta
meglio a un recupero in chiave esotica , a dare quindi un aspetto credibile all'interpretazione razzista del mondo africano. L'anaUsi della condizione della donna nelle culture africane e servita da una parte a certa
letteratura antropologica per dimostrare la superiorita della nostra cultura:
secondo tale ipotesi, le donne delle societa primitive sarebbero poco piu
che schiave (mentre sarebbe ben diversamente civile il trattamento riservato alle donne bianche occidentali) (M. R. CUTRUFELLI, Donna perche
piangi? Jmperialismo e condizione femminile nell'Africa nera, Milano,
1976, p. 8).

201

200

liane esistessero allora migliaia di donne diverse , per la mancanza di istruzione e per la profonda miseria neUa quale vivevano, da
quelle che generalmente appartenenvano al ceto sociale degli esploratori.
D'altra parte ancora ai giorni nostri, nonostante troppo spesso
si fmga di ignorare tale realta o la si isoli sotto la comoda definizione
di folklore , esistono nelle nostre campagne riti legati alia donna
che presentano un'incredibile somiglianza con quelli africani descritti con divertita ironia e con un malcelato senso di superiorita dai nostri esploratori di fine Ottocento, somiglianza derivante dal fatto che,
come ci fa notare Armanda Guiducci, la miseria sembra creare
dovunque una sua cultura, con la coincidenza di un riconoscersi non
come individui, ma in quel codice di riferimento collettivo che h la
rassicurante tradizione orale
A titolo esemplificativo si puo infatti confrontare un rito nuziale sardo, riferito sempre dalla Guiducci, praticato ancora nella
nostra isola solo quindici anni fa, con uno pressoche identico descrittoci da Luigi Robecchi Bricchetti nel 1896, che lo introduce
presentandocelo come ... una piccola farsa degna di Scapin, che io
godetti, seduto If vicino su di una panca, aspirando voluttuosamente
il fumo olezzante di una sigaretta egiziana , facendolo cioe precedere da un commento dal quale traspare in maniera irritante la
sua superiorita di uomo occidentale di fronte ad una messa in scena
degna soltanto di popoli selvaggi, rimasti per lui ad uno stadio psichico tipicamente infantile:
Lo sposo, seguito dagli amici, si presento ilare e giulivo alia
capanna della fidanzata, ove i di lei genitori, con serieta imperturbabile, lo richiesero dell'esser suo.
Sono Giorgis Filati soldato di Maconnen.
Che fai tu qui, che desideri?
Voglio vostra figlia Zenobia, mia moglie.
Non so dove essa si trovi, cercala se la vuoi (...).
II buon Giorgis ed i suoi amici, come se facessero dawero, rimasero alcuni istanti disorientati e perplessi. Poscia si misero come
cani segugi a frugare gli angoli della capanna, con aria di spiare
(18) A. GUIDUCCI, La donna non e gente. L'esistenza emarginata delle
piu oppresse, Milano, 1977, p. 11.

qua e la anche frammezzo alle fessure. D'un tratto si ode un piccolo


grido femminile tosto represso. Due compagni di Giorgis hanno scovato nel suo nido la Candida colomba (...) che assumendo nell'occasione movenze, pudori e titubanze verginali a lei inusitate, opponeva
timidi rifiuti (19).
Questo e invece il rito nuziale sardo riportatoci daUa Guiducci:
Cera I'abitudine, un cinquanta anni fa, e sino a quindici
or sono, e veniva dai tempi antichissimi, che la sposa fosse mandata
a prendere nella sua casa, anzi snidata dalla sua stanza, da un personaggio maschile che non era lo sposo ma poteva essere il fratello
dello sposo o un maschio a lui molto vicino.
Questo inviato speciale delle nozze si chiamava su spione
lo spione. 6 difficile non vedere in questa cerimonia, da poco scomparsa, un rimasuglio, trasformatosi in rituale, di un antichissimo matrimonio per ratto.
Ancora quindici anni fa, quando un figlio di zia Colomba si
sposo, si presento alia casa della sposa su spione . Era un fratello
dello sposo. Questi gli aveva detto: vai e chiedi al papa della sposa
se lasciano andare la loro figlia in chiesa insieme a me . Zia Colomba racconta: andato, ha chiesto permesso, e I'ha ricevuto un
fratello della sposa. Gli ha chiesto: cosa vuoi? E lui ha risposto:
Son venuto mandato da mio fratello a prendere la sposa (20).
Oltre a questa si potrebbero citare e confrontare molte altre
usanze e superstizioni caratteristiche deUe culture africane e di
quelle subalteme itaUane, come I'abitudine, per le donne, di mangiare in cucina separate dagli uomini, dopo averU serviti a tavola, o
quella di seppellire la placenta, e molte altre ancora, dal momento
che numerosi modi di vita propri delle cosidette society primitive
sono tipici anche delle societa contadine del mondo occidentale che
non hanno ancora subito I'influenza della rivoluzione industriale.
Proponendo, infatti, un confronto tra i sistemi di vita europei precedenti alia rivoluzione industriale e le societa di interesse etnologico
E. E. Evans-Pritchard faceva notare come a quel tempo, proprio
come nelle societa primitive, i genitori non limitavano il numero dei
figli, la gente non considerava I'amore romantico come I'unico fon(19) L.

ROBECCHI BRICCHETT/,

Nell'Harrar cit., p.

(20) A. GUIDUCCI cit., pp. 26-27.

264.

203

202

damento del matrimonio; i legami di parentela avevano una parte


piu importante che oggi nella vita di una persona, inoltre le donne
(eccetto per alcune minoranze urbane) si occupavano quasi interamente delle loro faccende domestiche, mentre I'uomo era il capo indiscusso della famiglia e ne la moglie ne i figli avrebbero messo in
discussione la sua autorita .
Non si poteva tuttavia pretendere una capacity di analisi comparativa cosi penetrante, sorretta da criteri di approccio di tipo scientifico, consapevoli e rispettosi delle identita culturah diverse , da
parte dei nostri esploratori in terra africana, dotati nella quasi totalita dei casi di un bagaglio culturale piuttosto superficiale ed approssimativo (comune d'altra parte, per quel periodo, alle stesse discipline etnologiche ed antropologiche ed ai loro piii qualificati cultori)
e per di piu strettamente legati, nel modo di vivere, verificare e raccontare le loro esperienze, a precisi obiettivi ed esigenze di natura
espansionistica.
Si spiega cosi come tutti i loro resoconti presentino in comune
frequent! pagine di notevole commiserazione per le donne indigene,
costrette ad un lavoro disumano, reso ancora piu pesante dalla rozzezza degli strumenti a loro disposizione: donne di tutte le et^ vengono mfatti molto spesso descritte ed anche raffigurate, grazie all'ausilio di numerosi disegni e di parecchie fotografie, intente ad ogni
genere di lavoro, mentre i loro uomini (ed e questo cio che si voleva
e si doveva sottolineare, perche su questo i colonizzatori avrebbero
fondato e legittimato la conquista di quelle terre e la proletarizzazione
di quelle popolazioni) sono rappresentati completamente oziosi.
Ci limiteremo naturahnente a riportare solo alcune testimonianze fra le numerose reperibili al riguardo.
Per Antonio Cecchi:
Le donne af^r sono attivissime; sono esse che custodiscono
il gregge, mungono le vacche, fanno il burro, preparano il vitto, percorrono parecchi chilometri per procurarsi legna ed acqua, costruiscono le capanne; e per compenso, sono il piii delle volte frustate
dai loro mariti che, indolent! per eccellenza, non trovano ma! bastante cio che vien fatto da esse per appagare le loro infinite esigenze (21).
(21) A.

CECCHI,

Da Zeila alle frontiere del Caffa, Roma, 1886, 1, p. 106.

Per Luigi Robecchi-Bricchetti:


Mentre le donne sulla porta delle loro capanne sono intente a molire durah, a filare, correre qua e la cariche di legna o di
brocche d'acqua, gli uomini, quando non lavorano i campi, passeggiano gravi e solenni, owero in cerchio sgambettando e battendo
le pahne delle mani canticchiando cadenzate Fakar o Sirba e ritmiche
Ueddu (22).
Per Carlo Citerni:
Quasi quanto i cammelli erano cariche le donne che facevano
la parte di bestie da soma, perche oltre ai loro bambini portavan
suUe spalle grandi fagotti di carabattole di ogni genere; gli uomini
se ne andavano avanti con le sole armi indosso precedendo le misere
carovane con aria tronfia e altera di dominatori... Questa e la gentilezza cavalleresca che si usa verso il sesso debole nel paese dei somali! (23).
Accanto all'indignazione degli esploratori per il disumano trattamento riservato alle donne indigene, sembra pero quasi coesistere
una tacita approvazione per un tipo di donna paga, nonostante tutto,
del suo stato (24), e cosi rispettosa dei voleri del suo uomo da poter
essere addirittura indicata come un monito ed un modello al tempo
stesso per quelle donne europee che con le loro rivendicazioni si
proponevano in quegli armi di tradire la loro vera natura .
I nostri esploratori ci offrono infatti sempre immagini di donne
che sembrano quasi delle personificazioni della felicita di lavorare:
... due giovani donne somale daUa tagUa svelta e flessuosa,
dai lineament! leggiadri e dal corpo aggraziato, cuocevano della durah
in un tegamone sotto la sferza canicolare. Un'altra frangeva della
durah, tenendo dietro le spalle attorcigliate nel tob un bambino, che
sporgeva la vispa testolina dalle pieghe. Una vecchia, curva sotto il
peso di una grossa fascina, camminava lentamente reggendo tra le
(22) L. ROBECCHI-BRICCHETTI, Nell'Harrar cit., p. 211.
(23) C. CITERNI cit., pp. 171-172.
(24) Subisce fin da bambina - scrive L. ROBECCHI-BRICCHETTI, Somalia e Benadir, Milano, 1889, p. 244 - la sua disgraziata condizione e non
ne sente il peso: sa che h la schiava dell'uomo, che deve lavorare per lui,
che tutti i lavori pid pesanti le sono dovuti, che deve al marito cieca fedelta,
che per essa neppure e fatto il Paradiso, e non pertanto si contenta del
suo stato .

205

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mani una grossa ghirba ricolma d'acqua. Tutte canticchiavano come


se non awertissero la sferza assidua di un sole torrenziale che pioveva
incendi implacati (25)
che non si lamentano non solo neppure quando i mariti le battono:
Non piangono, non parlano, non guardano neppure chi le batte. Attendono e ricevono i colpi da stoiche... (26)
ma che, addirittura, quando sono incinte e potrebbero percio essere
esonerate dal lavori piu pesanti:
... incuranti del proprio stato, continuano allegramente ad accudire alle proprie faccende di casa (27).
Un altro aspetto della completa sottomissione all'uomo della donna africana e quindi della sua riduzione a vera e propria merce (altro
stimolo e giustificazione ad un intervento civilizzatore deU'Europeo), che viene sistematicamente messo in evidenza e denunciato dalle relazioni dei nostri esploratori, e quello del suo ruolo, nel matrimonio, di passivo oggetto del piacere, scelto ed altrettanto facihnente ripudiato sulla base della convenienza e della sua bellezza e freschezza fisica:
La donna non porta in dote che la sua bellezza fisica; il
marito non la sposa, ma la compra, giacche egli deve sborsare al padre della fanciuUa queU'importo che egli stima il corrispettivo della
bellezza di sua figlia (...). La doima e quindi considerata come un oggetto di commercio che vien venduto a prezzo piu o meno caro, secondo le sue qualitk e il gusto del compratore, il quale la sceglie in
proporzione delle sue ricchezze, ne discute il prezzo come quando
compra un cavallo, e tiene gli occhi bene aperti per non lasciarsi
ingannare dalle apparenze (28).
Cosicch^, ci informa Augusto Franzoj:
Le mogli, a 20 anni sono generalmente cambiate in altre piu
fresche (...). Ed allora quelle povere disgraziate, nel fiore dell'eta,
nel cohno dei desideri, nelle terribili esigenze della miseria, diventano
cio che I'ottimo Francesco Mastriani chiama Ombre! (29).
ROBECCHI BRICCHETTI, Nell'Harrar cit., pp. 354-355.
FRANZOJ, Continente Nero, Novara, 1961, p. 195.
BOTTEGO, / / Giuba esplorato, Roma, 1895, p. 395.
(28) V . BOTTEGO cit., p. 402.
(29) A . FRANZOJ cit., p. 196.

(25) L.
(26) A .
<27) V .

Un'ulteriore riprova della disumanita e dell'egoismo dell'indigeno (che dovra percio a giusta ragione essere conquistato e sottomesso) nei confronti della donna e la consuetudine dell'infibulazione,
descrittaci in questi termini dal Robecchi Bricchetti:
Colpisce che la donna, la quale fra i Somali e considerata
solo mezzo di piacere, ispiri tuttavia amori profondi ed ecciti passioni violente: fanciulla, debba dell'amore sopportare non solo le
soavissime dolcezze, ma anche i dolorosi, sanguinosi martirii e piangere ed implorare anche nel momento supremo in cui ella e beata di
concedere e di possedere. Ma, come non bastasse la piu forte sensibiUta, la maggior debolezza e dolcezza, I'ingiustizia stessa della
natura; la gelosia codarda ed egoistica dell'uomo vi ha aggiimto
degli inasprimenti: uno di codesta esigenze eccessive e cieche e
I'infibulazione (3).
Questo h, a grandi hnee, il quadro di sfruttamento cui sarebbero state sottoposte, alia fine deU'Ottocento, le donne deU'Africa
Orientale secondo i nostri esploratori, i quali tuttavia deformano e
mistificano molto spesso, come abbiamo gia detto, per evidenti ragioni (oltre che per il loro bagaglio culturale e mentale), la situazione
oggettiva, che viene colta neUa maggior parte dei casi in maniera
superficiale o resta soggetta a notevoli quanto strumentaU esagerazioni.
vero che in molte societa di interesse etnologico la donna
non ha una posizione di effettivo privilegio nei confronti dell'uomo,
nemmeno in quelle societa che hanno a capo una regina sacra, che
non detiene in definitiva reaU poteri governativi. NeU'Africa Orientale, poi, il forte influsso dell'islamismo, piu o meno frammisto aUe
originaU credenze, aveva legittimato una posizione subordinata deUa
donna.
Non mancavano pero anche le tribu in cui donna aveva addirittura una posizione di privilegio, come fece rilevare Carlo Conti Rossini, U quale mise in evidenza:
... la posizione privilegiata deUa dorma presso gU abissini del
Nord tra i quaU c'e il divorzio bilaterale e mai il semplice ripudio
lasciato al solo arbitrio dell'uomo. La madre, se e vedova e la naturale tutrice degli orfani. La donna entra nel matrimonio con digni(30) L. ROBECCHI BRICCHETTI,

Somalia e Benadir, Milano,

1889,

p.

268.

207

206

ta e per molti versi in parita di diritti con I'uomo. II fidanzamento,


di solito lungo, mette la famiglia dell'uomo in un certo grado di inferiorita di fronte a quella della donna, verso la quale si assume diversi oneri: offerte in occasione delle principali festivita, doni alia
madre della fidanzata che partorisca un altro figlio, prestazione di
opera sponsale per i lavori agresti e casalinghi. Fra i tanti elementi
in favore della dorma da ricordare un principle antichissimo per cui
nella determinazione della paternita di un bimbo illeggittimo basta il
giuramento della madre perche I'uomo da lei designate debba assumersi i rispettivi oneri
Lo stesse Conti Rossini fa notare come fra i Beni Amer si attribuisca alia donna:
... un sentimente elevatissune di lealta, chi siasi alia sua
protezione e intangibile, e trevasi ben altrimenti sicuro che sotto la
protezione dell'uome. La superiorita della donna rispetto al marito e
di vecchia data. La donna ostenta di amare piu i fratelli che il marito, puo anche insultarlo e batterlo impunemente; se poi il marito
osasse offenderla, dovra placarla con doni e passare in penitenza una
notte fuori dalla tenda sotto la pieggia. Con tal sistema la donna
puo facilmente arricchire. Le donne pei si assisteno fra di lore, aizzandosi centro i rispettivi mariti, verso i quali ostentane centinuamente disprezzo. L'uomo non fa il minimo passo senza censultare la
moglie.
Nella successione pei si segue il regime islamice (alia femmina
la meta della quota che spetta al maschio), pero la spartizione non
si fa finche vive in stato vedovile la madre nelle cui mani rimangono,
se non passa ad altre nozze, i beni cemuni della successione (32).
Ma, telte queste rare eccezioni (e, al di la della diversa fermazione culturale del Conti Rossini, non deve essere pero del tutte
casuale, a queste riguardo, la data, il 1916, nella quale venne pubblicato il suo studio), la quasi totalita delle relazioni dei nostri esploratori in Africa Orientale utilizzano ed espongeno una sostanziale
condizione di non privilegio della donna indigena come preteste per sottolineare continuamente un sue volutamente esagerato

state di suberdinaziene, indicando come esempio di tutto cio anche


usanze che avevano invece nella realta ben altre significato, sia
per eppertunita e convenienza, sia per la loro incapacita a cogliere
il reale significato dei fenomeni descritti.
Innanzitutte, per quanto cencerne le sue funzioni nel contesto
deH'organizzaziene sociale e produttiva delle popolazioni alle quaU
essa apparteneva, non risulta dalle indagini etnologiche che esistessero
ed esistano in genere, aU'interno delle loro organizzazioni tribali, casi
nei quaU la donna lavori piii dell'uomo.
Infatti, come sostiene Robert Lewie, riferendosi per I'appunto a
cemunita di queste genere, la divisiene del lavoro e di solito equa.
Spesso e vero, sembra che la donna non abbia un minute Ubere, mentre il marito gode di prelungati periodi di ripese, ma c'e il pre e il
contro: il lavoro dell'uome ha in genere un carattere piu spessante
e ne mette spesso la vita a repentaglie (33).
Ed anche nei saggi piu recenti, come ad esempio quelle di Bernardo Bernardi, ritroviame questo concetto di parita, dal punto di
vista del lavoro, fra uomo e donna nelle societa africane: ... una
cenescenza oggettiva dei rapperti interni delle societa africane
egli ci spiega ha messo in evidenza una situazione di autentico
rispetto per la donna e di equa ripartiziene dei compiti fra i due sessi,
cerrispendente al tipo e alia struttura delle varie societa (...). La distinziene tra uomo e donna che viene in tal modo accentuata non h
in genere sentita in termini di disprezzo o di inferiorita. Che ci sia
la possibilita di abusi, di violenze, e fueri dubbio, ma una tale possibilita non e certo un difetto dei soli sistemi sociali africani, bensi
una eventualta aperta ad ogni sistema umane. pertanto assai superficiale, se non errato e ingiusto, affermare in maniera generica
che la situazione della donna in Africa e d'inferiorita, di oppressione o addirittura di schiavitu (34).
Sempre il Bernardi ci fa notare come nelle societa di agricoltori, corrispondenti al caso della maggior parte delle societa abissine
con le quali entrarone in centatto gli esploratori delle cui relazioni ci
stiamo interessando, Tuomo si eccupa non solo dell'attivita bellica,

Principi di diritto consuetudinario dell'Eritrea,

(33) R. LowiE, Primitive Society, New York, 1920, cap. Vlll.


(34) B. BERNARDI, Sistemi sociali e politici dell'Africa tradizionale,
Roma, 1975, pp. 38-40.

(31) C. CONTI ROSSINI,

Roma, 1916, p. 213.

(32) c. CONTI ROSSINI cit., p. 215.

209

208

delle funzioni di ordine sociale e politico, dei lavori di fatica straordinaria e della lavorazione del ferro, ma concorre anche, insieme
alia donna, alia lavorazione dei campi, speciahnente per le fasi piu
impegnative come lo scasso al bastone o il raccolto, per cui e reato
considerare i lavori dei campi come esclusivi delle donne. Anche
nella costruzione della capanna si attua ima forma di collaborazione:
gli uomini si occupano della struttura portante e dell'impalcatura, le
donne dell'intonaco e del tetto.
Inoltre molti di questi lavori nei campi o nella costruzione di
nuove capanne si compiono in collaborazione a livello soprattutto
di linguaggio. Awiene quindi una specie di rotazione che nei giorni di punta vede la comunita della parentela e del villaggio impegnata in uno sforzo unitario per compiere il lavoro nel piu breve tempo
possibile.
Anche nelle societa pastorali, come quella Somala (pure a questa faimo riferimento molti dei passi delle relazioni da noi analizzate),
per esempio la divisione del lavoro tra i due sessi risulta equa e,
mentre all'uomo spetta I'allevamento e I'attivita militare per la protezione e la difesa degli armenti, aUe donne spettano i lavori di casa
e la mungitura. Per quanto riguarda poi le opere minori, anche queste risultano giustamente suddivise. Per esempio, tra i Somali, a
proposito delle suppellettili, sono le donne che lavorano le foglie di
palma da cui ricavano vassoi, panieri, stuoie, ventole e varie fibre
vegetaU con cui intrecciano recipienti spesso resi impermeabili con lo
stereo bovino e il grasso. GU uomini invece lavorano il legno per confezionare cucchiai, pettini, sandali, bicchieri, mestoU, ciotole, amesi
da lavoro, letti, sgabelU, cassetti per indumenti.
Anche per quanto riguarda la tanto deprecata scarsa attenzione
riservata aUa donna africana dal punto di vista affettivo (^) si possono rilevare nei resoconti dei nostri esploratori i soUti grossolani e
solo in parte giustificabiU travisamenti della realta.
(35) Bisogna tenere presente il fatto che in seno alle societa primitive
non esiste quel sentimento di esclusivismo familiare presente presso di noi:
per I'uomo primitive la societa e in larga parte infatti un'estensione del
rapporti familiari, rapporti che non sono sbarrati come da noi da pareti in
calcestruzzo; nella maggior parte delle societa primitive, infatti, ogni casa
ha il suo prolungamento in quella successiva e tutte le famiglie si mescolano fra loro in una vita comunitaria senza alcuna privatezza e senza alcun

Innanzitutto la consueta semplicistica riduzione delle cause della poUgamia ad ima presunta maggiore sfrenatezza sessuale di quelle popolazioni con la sottovalutazione, pero, poi del problema deUa
gelosia femminile, che, contrariamente alia convinzione comune, e
invece talmente forte e sentito, per cui, come sostiene Maria Rosa
CutrufelU, le accuse di stragoneria fra co-mogU sono all'ordine del
giomo, come anche le pratiche magiche dirette contro le altre... e
molto spesso la rivalita con le altre donne e I'insicurezza sentimentale
si muta in odio per il marito e per i figU avuti da lui. Questo odio
che non puo esprimersi, pena la condaima sociale, porta spesso la
doima alia folUa (36).
Eppure proprio in questo caso, nel quale la commiserazione non
sarebbe stata fuori luogo, i nostri esploratori non sembrano invece
accorgersi di questo difficile stato d'animo femminile e, forse per
sottolineare ima volta di piu il carattere di naturale docilita e sottomissione deUa donna, per lo piu sostengono che:
... esse non sono oggetto di commiserazione per le sofferenze che vengono dalla gelosia, o daUa preferenza usata aU'una di
fronte aUe altre non conoscendo ne I'amore, ne I'affetto nel senso
che noi diamo a queste espressioni inerti, apatiche, prive di desideri, incapaci di passione, esse vivono nella piu completa indifferenza (37).
Oppure, per sottolineare anche in questa circostanza la loro
spiccata sensualita sempre in cerca di appagamento, esse vengono
descritte come allegramente dedite ad una pronta consolazione con
desiderio di averne. La tribu diventa cio^ una famiglia allargata, e i
doveri e la responsabilita di ciascun membro riguardano I'intera coUettivita (G. L. CERATI, Socialismo africano, Roma, 1975, p. 80).
Tutto ci6 provoca un vero e proprio decentramento degli affetti,
vera causa questa di quella scarsa intensita dei rapporti familiari che gli
esploratori attribuivano invece all'indole superficiale e cinica degli indigeni, accentuando anche in questo modo, ancora una volta, le differenze
col per loro ben pid evoluto e civile mondo europeo.
(36) M. R. CUTRUFELLI cit., p. 77. Sempre la Cutrufelli (p. 69) riporta, a questo proposito, una poesia di Okot p' Bitex, poetessa dell'Africa
orientale, intitolata -La donna che divido con mio marito: lo non
nego / di essere un po' gelosa. / Non e bene mentire. / Noi tutte soffriamo
/ di un po' di gelosia. / La gelosia ci prende / e ci da la febbre .
(37) V. BOTTEGO cit., p. 410.

210

altri uomini, motivo questo che, fra I'altro, poteva fungere da stimolante attrattiva...
Altro errore grossolano compiuto dai nostri esploratori, ma in
questo caso largamente giustificabile per il livello, a quel tempi, degli
studi etnologici ed antropologici, e quello di considerare la donna indigena come mero oggetto commerciale, dal momento che il prezzo
della sposa serve soprattutto, nelle societa primitive, a consacrare e
consolidare un ordine sociale, creando tra gli individui nuove relazioni aventi carattere stabile e continuato, e non assume assolutamente il valore ed il significato di scambio: I beni matrimoniali
precisa Claude Meillassoux non si scambiano tra loro, essi sanzionano, circolando in un senso o nell'altro, il controUo di una delle
due parti sulla prole di una doima che proviene dall'altra parte. Le
donne stesse non sono scambiate con gU oggetti della dote. Cio
che si considera in questo processo di circolazione e la prole che ci
si attende dalle donne. Sembrerebbe dunque piu esatto dire che le
doti circolano, non nel senso inverso alle donne, ma ai loro figli. In
effetti, si osserva che in caso di divorzio, spesso la dote non e resa
quando la prole rimane dalla parte della madre (38).
fi stato semmai in conseguenza deU'economia coloniale che, in
seguito alia monetizzazione degU scambi, il prezzo della sposa che
sanciva I'alleanza matrimoniale ha acquisito invece carattere di vero
e proprio prezzo della donna, subendo di conseguenza le fluttuazioni
derivanti dal gioco della domanda e dell'offerta e dalle iniziative speculative.
Anche a proposito dell'infibulazione, attribuita superficiahnente alia brutale gelosia dell'uomo, dopo che si sono messi invece in
evidenza i rapporti della donna col sacro, si tende oggi a ritenere che
la chiusura per mezzo dell'infibulazione rappresenti la logica contropartita di quella pericolosa apertura di cui la donna e portatrice
e che ne fa mezzo di comunicazione con I'aldila-potente e pauroso
regno dei morti e degli antenati (^), uno scotto quindi che essa
(38) C. MEILLASSOUX, L'economia della savana. L'antropologia economica dell'Africa occidentale, a cura di P. PALMIERI, Milano, 1965, p. 46.
(39) La donna. Un problema aperto, a cura di I. MAGLI, Firenze,
1974, p. 134.

211

deve pagare alia propria femminilita e non alia cieca brutalita dell'uomo.

Accanto al tema della donna africana oppressa e sfruttata coesiste, come abbiamo gia detto, nelle descrizioni dei nostri esploratori,
quello della Venere Nera dalle forme scultoree e provocanti e dallo
sguardo affascinante e misterioso, intesa e descritta come animalita
pura, forza biologica e magica; una raffigurazione quindi completamente antitetica alia precedente, ma di fatto pienamente omogenea e
funzionale anch'essa agli obiettivi propagandistici
di questo genere di letteratura (*!).
C'e indubbiamente chi, fra i nostri viaggiatori, soprattutto per
proprie carenze espressive, non riesce a rendere vibranti le immagini femminili che propone e si limita in genere a poche e brevi annotazioni, ma c'e anche chi, grazie alia sua piu dotata e scaltrita capacita
narrativa, riesce a creare e ad offrire delle immagini efficacissime,
particolarmente adatte a colpire la fantasia dei lettori e tutto cio
sembra essere awenuto sempre piu frequentemente via via che si
intensificavano i tentativi italiani di penetrazione in Africa. Ben
pochi, in definitiva, sfuggono alia tentazione di rilevare la bellezza
delle donne indigene e a volte I'attenzione e tanto morbosa da non
tralasciare, nella descrizione di esse, alcun particolare del corpo e
del volto.
Tutta la figura femminile viene attentamente scrutata, presentata in mille pose diverse:
La bocca, linea rosata e gentile, s'inarca artisticamente affacciando la marmorea bianchezza dei denti fini ed uniti, e le lunghe
ciglia soUevandosi scoprono il fuoco vivido deU'occhio nero e bril(40) p. ABRAHAM, Pirils de I'Erotisme, in Les Lettres Frangaises, 4-11
giugno 1953, chiedendosi, negli anni del conflitto coloniale francese in Estremo Oriente, come mai la gioventu francese apparisse ancora tanto affascinata dalla suggestione delle Colonie, riconduceva questo fatto al perdurare
delle fantasie erotiche che le generazioni precedenti vi avevano proiettato,
evocando nelle terre d'Oltremare immagini e situazioni di una -estrema
liberta sessuale.
(41) Rimandiamo alle brevi considerazioni da noi svolte a questo
riguardo nella parte' iniziale di questo articolo.

212

lante; e quell'occhio e quella bocca odiano o sorridono a seconda delle passion! che U hanno agitati.
In contrasto delle spalle larghe, sebbene finamente disegnate,
sta una vita, che senza bisogno di busto farebbe I'invidia delle nostre
elegant!: le anche rotonde e rilevate, la gamba diritta e snella, estremit^ di fanciuUo completano questo tipo perfetto di donna, che non
ha nulla da invidiare ai piu be! campion! della razza giapetica e semitica (42).
Cosi si esprime Gustavo Bianchi a proposito di una giovinetta
di sedici anni:
... dalle forme leggiadre, snelle, dal viso di dea, dalle chiome
inanellate, d'un nero schietto, lucide, pulite; dallo sguardo che rapiva. I suoi grandi occhi brillarono per un momento a sentirsi dire bella... (43).
E Vittorio Bottego, a proposito di una giovane sposa:
Dalla vesta bianca e leggiera, messa con aggraziata semplicita, trasparivano le forme scultorie del suo corpo snello e flessuoso ed un ardito seno; nel volto profilato con perfezione greca,
sfavillava il piti bell'occhio arabo che si vedesse mai, nero e profondo, con soavita di sguardi affascmante; la bocca piccolina, nell'atto del
sorridere, scopriva due stupende file di perle fitte e minute: aveva
piedini di silfide e manine di fata; e tanta era in lei la schietta leggiadria dell'abito e delle movenze, ch'io, riguardando questa bellezza nera, ripensava e sentiva in me stesso la verita delle parole che la
piu famosa bellezza bianca sveglio nell'animo del maggior poeta del
mondo: ... ogni lingua divien, tremando, muta (44).
E Giovanni Battista Licata a proposito delle donne somale:
... senza velo, bellissime, con gli occhi grandi e I'anche
prominenti, col petto che trema sotto un manto bianco appuntato su
una spalla e che cade lasciando nude delle braccia di bronzo (...). H
loro seno vergine soUeva in punte il manto... (45).
Ed anche quando non si parla esplicitamente della bellezza del
corpo, I'allusione ad essa si fa ugualmente sentire attraverso le lunghe
(42) L. ROBECCHI BRICCHETTI, Somalia cit., p. 243.
(43) G. BIANCHI, Alia terra dei Galla, Milano, 1884, p. 415.
(44) V. BOTTEGO cit., p. 406.
(45) G. B. LICATA, Assab e i Danachili, Milano, 1885, p. 129.

213

e particolareggiate descrizioni degli indumenti femminili indossati


dalle indigene. II compiaciuto soffermarsi cosi attentamente su ogni
piccola piega, su ogni spacco, su ogni rigonfiamento della veste contribuisce a rendere ancora piu provocante I'immagine.
Ecco ima delle tante descrizioni di questo genere:
Tutte le donne... vestono goimellini di pelle di bue che spesso arrivano appena a coprire il ginocchio. Sono gonneUini stretti alia
cintura, in generale, molto attUlati, talvolta negligentamente chiusi,
dal lato sinistro; indossati come sono, a guisa di larga cintura, facilmente s'aprono, mentre le signore galla camminano. Ricordano, nella loro semplicita, i provocanti costumi, messi sulla scena, dell'operetta *La figlia di Madama Angot^. Fanno credere che anche le
signore galla abbiano la loro dose di civetteria, e che tengano molto
a mettere in evidenza le loro forme leggiadre e belle.
II gonnellino e la sola veste, in genere, per le serve, per le concubine e per le schiave. Fatta eccezione di queste ultime, che spesso son
quasi completamente nude, quando le donne escono dalla capanna
indossano una specie di corpetto o di camiciuola di pelle. Questa camiciuola ora e fatta di peUe di bue, senza maniche, s'intende, stretta
alia cintura del gonnellino, e quasi sempre aperta ai fianchi.
Questa descrizione continua fino a quando il Bianchi conclude
in questo modo:
Con queste poche, corte, semplici vesti, attillate e semi-aperte, le Galla si presentano diritte, stupendamente fatte, eleganti di
forme e di presenza (46).
Non si tratta fra I'altro, secondo i nostri esploratori, solo di
una fredda bellezza scultorea, che potrebbe essere comune anche a
molte donne bianche. Le indigene africane hanno un qualcosa in
piu che le distingue e le rende inevitabilmente irresistibili, cio^ la
prepotente sensuality che emana dal loro corpo e dal loro viso, dal
loro portamento e dai loro gesti:
...nelle brune ed aggraziate figlie del sole, sbocciate, come fiori
gentili in quelle serre dei tropici, si riscontra, ancora una pastosita di
forma, una pienezza di linee ed una vaga dolcezza di espressione che
sferzano curiosamente il sangue con un fascino acuto, acre, selvaggio ed inebbriante come i profumi e gli aromi di quelle resinose bo(46) G.

BIANCHI

cit., pp. 268-269.

215

214

scaglie d'acacie. Se la loro bellezza, piu che tale, e fine e piacente, gh


occhi ne completano il fascino. Larghi, morbidi, di un nero profondo, scintillanti, languidi talvolta e che sempre rivelano I'intelligenza e
trasporti passionali, mettono i brividi suscitando ignote e violente sensazioni {...). La aggraziata maesta della persona e I'eleganza flessuosa
dell'incedere sono rese ancora piu attraenti dal imodo col quale ricoprono col tob il puro fior di lor bellezze ignude e le membra scultorie e marmoree come quelle d'Iside e delle altre Iddie egizie
Una sensualita che si traduce ed esprime in una notevole insaziabilita dal punto di vista sessuale:
...alle carezze dei loro uomini esse non si mostrano punto di
ghiaccio; anzi, quando quelle carezze ritardano a spiegarsi, esse le
provocano, le esigono col fuoco negli occhi, il viso biancastro, le nari
gonfie, le labbra frementi, le braccia di ferro.
Quelle statue, in una parola, si animano e diventano un serio
pericolo per la salute del loro uomo che le deve allora battere a sangue per calmare le insaziabili febbri (^).
Anche le danze diventano un'ulteriore riprova e manifestazione
dell'erotismo delle donne indigene. In esse, infatti, le ragazze, ballando di fronte ad una fila di ragazzi
...scuotono il capo languidamente ammiccando inviti e a destare
desideri, col petto proteso in avanti, la nuca ripiegata all'indietro, e,
dimenando le anche con tremolii sapienti, incedono aggraziate e procaci sulla punta dei piedi (...). I giovani subiscono I'acuta maUa, le
ragazze ansanti e trafelate traspirano desideri ed ebbrezze, e le movenze sfrenate di queste due file, che si awicmano per allontanarsi,
come inebbriate da un unico filtro d'amore, diventano semprepiu vertiginose. I moti repentini della testa e del corpo si accentuano maggiormente semprepiu lascivi, anche i miseri tob cadono dalle spalle;
le donne come le bestie in Uvrea d'amore, si contorcono furiose, sprigionando deliri di concupiscenze e di came. L'ebbrezza passionata ed
il fascino acre e sottile si diffonde fra quella follia. Lo si direbbe un
Nell'Harrar cit., pp. 44-45.
Anche L. ROBECCHI BRICCHETTI, Nell'Harrar cit., p. 138, sostiene che le donne sono cosi ardenti ed hanno
trasporti tali, che sarebbe difficile averne molte ad un uomo forte e vigoroso .
(47) L. ROBECCHI BRICCHETTI,
(48) A. FRANZOJ cit., p. 196.

lander furibondo e galvanico di epilettici ubbriacati ed impazziti di


una furia convulsa e bestiale (49).
II nostro esploratore interpreta naturahnente questo genere di
danza solo come una oscena e gratuita manifestazione di scatenata lascivia femminile, senza rendersi affatto conto dei significati che sono
invece aUa base di ogni tipo di danza coUettiva. Le danze di esibizione
sessuale praticate presso le popolazioni primitive appartengono infatti a quel grappo di istituzioni sociali che permettono il gioco sessuale ad un livello di moderazione e di discrezione, con lo scopo di
convogliare in questo modo le spinte sessuaU in canali socialmente
inoffensivi e di contribuire, nel contempo, al processo di selezione
sessuale, nonche di proteggere le istituzioni del matrimonio e della
famiglia.
Per gli stessi motivi quelle strofe vivide di immagini voluttuose, la cui fine lasciva perturba la mente ed eccita i sensi furiosamente (^), cioe le canzoni indigene a sfondo sessuale, non sono I'espressione dell'immoralita indigena ( canti che mal celano salaci oscenita , sempre secondo il Robecchi Bricchetti), ma rappresentano dei
linguaggi di rottura , vale a dire delle oscenita volute, che interrompendo la normalita, anche lessicale, della regola etica, scatenerebbero effetti propiziatori della vita animale e vegetale (^i).
Ma questo non lo avrebbero potuto (ed, in ogni caso, non lo
avrebbero voluto) capire i nostri esploratori, tutti intenti a fornire
dell'Africa Orientale un'immagine il piu possibile desiderabile, fonte,
fra I'altro, di sfrenati godimenti, di lascive nudita e di orgiastiche
commistioni. Anche se poi il folklore italiano era ed e ricco di oscurita verbali, pronunciate addirittura in occasione di riti matrimoniali,
come questo canto nuziale della zona di Norcia, nel quale il cantore
si rivolge alle spose in questi termini: Avendo inalberato la bandiera / in mezzo all'ombra de la notte scura / non ci pijate rapida
carriera / a scanso di non fa tanta rottura / co la tua mano piu che
poi leggera / punta la chiave nella serratura / e gira piano e poi vorta
la mappa / sicuro ne sarai piu che non scappa / e tasteggiando I'una
e I'altra chiappa / e tasteggiando I'una e I'altra poppa / con la spe(49) L. ROBECCHI BRICCHETTI, Nell'Harrar cit., p. 229.
(50) L. ROBECCHI BRICCHETTI, Nell'Harrar cit., p. 229.
(51) A. M. NOLA, Canti erotici dei primitivi, Bologna, 1961,

p.

IX.

217

216

ranza di montare in groppa / riposa sin che canta il gallo / e poi di


nuovo rimonta a cavallo (52).
Molto probabilmente le stesse parole messe in bocca ad un cantore africano avrebbero suscitato nei nostri esploratori scandalizzate
affermazioni sulla scatenata ed oscura istintivita dei selvaggi.
Accanto alle immagini che abbiamo appena anaUzzato, cio che
i nostri esploratori sembrano voler continuamente sottolineare a proposito delle indigene e soprattutto il fatto che quelle plastiche e sensuali Veneri nere non rappresentano affatto un frutto proibito per
i bianchi che si recano in Africa: conducendo una vita da sfruttate,
sono, infatti, continuamente in cerca, secondo loro, di piacevoli diversivi conformi alia loro natura sensuale che comincia a svilupparsi
molto presto (53).
Un erotismo femminUe cosi travolgente non puo non essere soddisfatto naturalmente per intero da un solo marito, in genere troppo
maturo o fiaccato dal ciat, od occupato temporaneamente con una
delle altre mogU. L'insoddisfazione sessuale delle spose h anzi talmente profonda che i loro lamenti
... per la poca vigoria dei mariti prendono spesso forma
giudiziaria. Lo sposo e trascinato davanti al giudice, e la sua disgrazia h data in pasto alle commiserazioni ironiche ed ai comment! pepati del pubblico (5*).
Inevitabilmente, percio, esse cercano di soddisfarsi altrove facendo volentieri copia di se a chi le richiede (^S), ed anche se,
a prima vista, possono sembrare oneste, non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze, in quanto:
Le donne che, vicino ai loro amanti e mariti, si mostravano
ritrose, non appena questi si allontanavano, lasciando la ritrosia sulla
porta della nostra tenda, senza tanti compliment! accettavano una
collana di conteria, se la lasciavano porre al coUo, e qualche volta
anche accarezzare. E spesso accadeva che, dopo averle fatte entrare
Canti nuziali nel folklore italiano, Firenze, 1964,
(53) Le indigene, infatti, ci informa A . FRANZOJ cit., p. 156, cominciano presto a conoscere il frutto proibito .
(54) L. ROBECCHI BRICCHETTI, Nell'Harrar cit., p. 142.
(55) L. ROBECCHI BRICCHETTI, Nell'Harrar cit., p. 138.

con qualche preghiera, eravamo costretti a cacciamele via a forza (56).


Una dimostrazione assai evidente di come potessero venire recuperati ed utilizzati in senso apertamente propagandistico questi
riferimenti all'erotismo ed alia larga disponibilita delle mdigene africane forniti dai nostri esploratori, e desumibile da un libro di Giuseppe Piccinini (57), pubblicato, guarda caso, subito dopo la sconfitta
di Dogali, quando la propaganda colonialista dovette intensificare le
sue iniziative e far ricorso ad ogni motivo e spunto che potesse rendere popolare, favorire e giustificare la nostra awentura africana.
Questo scritto riprende, infatti, in chiave narrativa il succo delle immagini proposte dalla letteratura di viaggi pubblicata fino ad allora,
indicando e presentando fra I'altro, fin dal prologo intitolato La
Venere nera , I'Africa stessa come una irresistibile seduttrice:
II misterioso continente divento il sogno dorato di tutte le
menti fervide e desiose d'awenture. Lo strano, il meraviglioso, dedotto dalle scritture di Stanley, del Livingstone, del Bianchi e di cent'altri, divento un centro di attrazione e un focolare di irradiazione. Incomincio a diffondersi la febbre africana della esplorazione, una
specie di febbre esotica, il cui delirio partori la Venere Nera. La Venere Nera dai terribili amplessi, troppo spesso letali, la Venere Nera
dagli incanti fatali, dalle dovizie portentose chiuse nel turgido, virgineo seno. La Venere Nera che riempi il mondo del suo nome e
suscito le concupiscenze delle maggiori potenze d'Europa (58).
Ma quali altre immagini dell'Africa, ed in particolare della donna africana, capaci di esercitare un efficace richiamo, fossero ormai
diventate dati di fatto e luogo comune lo si deduce dal racconto della complicata vicenda amorosa di Dhalma, figlia di Ras Alula, che
emerge in questo modo soprattutto come il sunbolo della natura erotica e sensuale della donna africana:
E Dhahna era bella cosi, bella da dar le vertigini, bella tanto
da risvegliare ed eccitare la piu ottusa immaginazione, bella da gettare lo scompiglio nell'animo piu abrutito, bella da sconvolgere i

(52) G. PROFETA,
pp. 320-321.

(56) A . CECCHI cit., I, p. 85.


G. PICCININI, Guerra d'Africa,
(58) G. PICCININI cit., pp. 3-4.

(57)

Roma,

1887.

219

218

sensi del piu vecchio, fanatico, casto, apatico sacerdote di Maometto (59).
E non si tratta di un'eccezione, in quanto anche la madre
di Dhalma, una povera contadina del Tigre, era molto bella, dalle forme procaci e dalla fantasia esaltata (p. 179), ed in genere
tutte le donne abissine sono assai belle, le piu belle donne della
Africa (p. 13). A conferma di questo concetto il Piccinini riporta
per intero, senza per altro citame la provenienza, un passo tratto da
ima relazione del Matteucci, nel quale I'esploratore italiano sosteneva che la donna abissina era una creatura splendida e completa.
La compUcata vicenda amorosa della quale sono protagonist!
Dhahna ed il principe Hebron, figlio del re Teodoro, costituisce il
pretesto per sottolineare come siano ardenti le passioni sul suolo africano:
Amore ardente, passionate, irresistibile, amore senza limiti e
senza confini, amore che bruciava come brucia il cocente sole africano, amore che nasce, cresce e si sviluppa solo nelle infocate arene
dei deserti intertropicali, amore che distruggerebbe la nostra fibra
rammollita e ci consumerebbe, come tarlato e secco arbusto alia
fiamma divoratrice di un immane incendio (^).
II Piccinini tende a sottolineare ripetutamente con quanta e
quale veemenza scorra il sangue nelle vene di quegli ardenti figli del
deserto (p. 125), ed a questo scopo commenta tutti i numerosi incontri di Dhahna ed Hebron: i loro sospiri ed i loro amplessi diventano infuocati , il loro modo di abbracciarsi e di baciarsi diventa
selvaggio furore ; Hebron stringe con frenesia tra le braccia
il corpo belUsskno di Dhalma appena coperto da un leggero zendado di seta bianca (p. 125) e Dhalma sogna i caldi amplessi del
principe giovane e bello, fra le cui braccia avrebbe potuto spegnere
I'ardore del suo sangue africano (p. 182), un ardore che sembra
emanare anche quando dorme, in quanto la sua maniera di riposare diventa un dolce e voluttuoso abbandono con gU occhi
semichiusi, col seno gonfio ed anelante (p. 182).
E tahnente fondamentale e nell'economia e nel contesto di questo racconto il motivo della passionalita e della bellezza della donna
(59) G. PICCININI cit., p. 182.
(60) G. PICCININI cit., p. 125.

indigena che il Piccmini dedica appositamente un capitolo alia donna


abissina in generale, nel quale appunto non fa altro che riprendere
e riproporre le gia ben note immagini:
La donna abissina e la piu bella e la piti buona meta della
popolazione abissina: ma h anche piu infelice (...) I'uomo ha qualcosa di antipatico, di repulsive che induce a pertare subito sul sue cento
questo giudizie: e razza di ipecriti! la donna e tutt'altro. Bella, passabile o brutta, bianca e nera, se giovane place, attrae, ispira sempre simpatia (...). La voce ha inflessioni delci, armoniose, parli pacatamente o cencitata.
Splendida generalmente di forme. Gran doima o contadina, donna da bordello o favorita di principi, ha maestoso I'incedere, mai sfacciate le pose (6i),
A sostenere e a cenvalidare ulteriormente queste affermazioni il
libro h arricchito, come anche gran parte delle relazioni di cui ci siamo occupati (in particolare quelle di Luigi Robecchi Bricchetti e di
Gaetano Casati), di numerosi disegni di donne indigene, raffigurate
nelle pose piu centurbanti e lascive:
p. 57: Dhahna seduta sul letto con il Cente Salimbeni che le tiene
la mane, con suUe sfondo una serva a seno nudo.
p. 209: belhssima venditrice di acqua , sempre a seno nudo.
p. 217: bellissima abissina, pure a seno nude, che sta per essere
venduta come schiava.
p. 297: Circe Africana : belhssima donna donna negra in piedi,
in atteggiamento invitante, moUemente appoggiata ad una
pahna, con il serrise suUe labbra, un braccio alzato, un
seno che fueriesce dalla veste. Di fronte a lei la figura di
un esploratore seduto su una roccia che la guarda rapite.
p. 417: donna abissma sdraiata seminuda suU'alga in posa sensuale.
p. 449: maghe abissine seminude.
p. 601: distrazioni dei nostri soldati con le belle abissine : si
vedene coppie formate da donne negre seminude e soldati
bianchi in teneri atteggiamenti.
Tutte donne, si vuele ribadire e far notare ancora una volta,
facilmente conquistabiU, in quanto i loro costumi raggiungono
(61) G. PICCININI cit., p. 534.

220

il massimo della corruzione e Sodoma al confronto era una citta di


iimocenti fanciulli (62),
A questo punto diventa fin troppo facile anche per il Piccinini
rilanciare i consueti slogans sulla necessita, da parte di noi che
principalmente come scriveva Vittorio Bottego stimiamo in una
donna I'onesta, I'intelUgenza e il buon carattere... (63), di civilizzare (6*) (cio^ proletarizzare ) gU abitanti di quelle region!:
Essi potranno, educati alia civilta, trovare nell'esercizio di talune Industrie il modo di provvedere facihnente ai bisogni piu urgenti
della vita. EducarU alia civilta, e il compito che incombe agli italiani... (65).
(62) G. PICCININI cit., p. 1 3 .
(63) V. BOTTEGO cit., p. 402.

(64) Quale fu poi, sul piano concrete, il nostro ruolo di civilizzatori


in terra africana, in particolar mdo nei confronti della donna indigena, lo
si pu6 giudicare da un opuscolo di Oreste Calamai, un ex-ufficiale delle
nostre truppe d'Africa, col quale, fra I'altro si racconta di un singolare
sorteggio di indigene promosso fra i suoi ufficiali dal generale Baldissera
(O. CALAMAI, Rivelazioni africane, Livomo, 1891, pp. 72 e sgg.), e soprattutto da un libro di TertuUiano Gandolfi, comprendente ampi ragguagli sulla perfetta organizzazione di diavoletti e di madame sorta in
terra di colonia in seguito alia nostra occupazione (T. GANDOLFI, / misteri
dell'Africa Nera, Roma, 1910, pp. 125-127).
Ma anche le lettere, le relazioni piti o meno ufficiali dei nostri funzionari coloniali, dei membri delle varie commissioni d'inchiesta, ecc., denunciano molto spesso comportamenti e situazioni analoghe, come, ad esempio,
questo passo tratto dalla relazione inviata al Consiglio di Amministrazione
della Societa Italiana del Benadir da Gustavo Chiesi ed Ernesto Travelli:
Quasi ogni sera poi, alia Residenza del f.f. di Governatore... erano allegri
simposi che terminavano in inverecondi satumali. Si facevano venire delle
giovani liberte, quasi tutte concubine di quei signori...; le si ubriacavano
a vini, spumanti, a champagne, a liquori, eccitandole, nella incoscienza della
ubriachezza, ad ogni sorta di oscenita, accompagnata da canti e schiamazzi,
nei quali quei funzionari perdevano ogni senso del rispetto che ognuno
deve a s6 ^ agli altri, ogni sentimento di umana dignitk {Le questioni del
Benadir. Atti e relazioni dei Commissari della Societa signori Gustavo Chiesi
e Aw. Ernesto Travelli, Milano, 1904, p. 162); o quest'altra tratta dal diario di Ferdinando Martini: Bisogna finirla con queste madame. I locali
demaniali divengono lupanari; gli ufficiali perdono con queste bagasce ogni
senso di dignitk e di decoro (...). Grindigeni ridono nel vedere gli ufficiaU
sdilinquirsi innanzi a una prostituta. Una specie di stomello corre per la
Colonia... Dice: il Govemo italiano e buono, buono, buono, per lui ogni
ascaro ha il suo stipendio, ogni povero lavoro, ogni donna il suo tallero
(F. MARTINI, Diario eritreo, Firenze, s.d., I, p. 220).
(65) G. PICCININI cit., p.

520.

DOMENICO FURFARO - GIANNA BIANCO


L'IDEOLOGIA DELL'IMPERIALISMO FASCISTA
NELLA RIVISTA D E L L E COLONIE ITALIANE

I.

Introduzione
L'importanza dell'aspetto ideologico dell'imperialismo fascista
e sottolineata in alcuni saggi che, sia pur a carattere generale, hanno
in una qualche misura affrontato I'argomento e che costituiscono pertanto un preliminare e necessario punto di riferimento per chiunque
si appresti a studiame U problema (i).
La loro non specificita, se da un lato fornisce una visione d'insieme dell'imperialismo e del suo sviluppo storico, dall'altro mamfesta
carenze nell'analisi dell'elemento ideologico e della sua connessione
con i motivi propriamente strutturali che sorreggono I'imperialismo.
II presente lavoro, pur nella sua circoscrizione d'indagine, si
prefigge il duplice intento di fornire nuovi elementi documentati per
una piu ampia sintesi e di evidenziare la correlazione esistente fra i
fattori economici dell'imperialismo ed i suoi elementi ideologici, presupposti indispensabiU per una duratura ed efficace politica d'aggressione territoriale. E questo attraverso I'analisi di un ben determinato
strumento di potere e di coercizione ideologica: la Rivista delle colonie
italiane.
La fraseologia demagogica e le rivendicazioni nazionaliste propalate da // Popolo d'ltalia (2) nel periodo immediatamente succesII lavoro di analisi e di ricerca e stato condotto in comune. Per quanto
riguarda la stesura deH'articolo e necessario precisare che a Domenico Furfaro sono da attribuire 11 capitolo introduttivo e quelli riguardanti la giustificazione storica ed economica del colonialismo (rispettivamente cap. IV
e V); mentre a Gianna Bianco sono da attribuire i capitoli suUa struttura
e i contenuti della Rivista (cap. II), suUa igiustificazione ideologica dell'imperialismo (cap. Ill), nonch6 le conclusioni.
(1) G. RuMi, Alle origini della politica estera fascista, Bari, 1968;
roEM, L'imperialismo fascista, Varese, 1974; J. L. MIEGE, L'imperialismo
coloniale italiano dal 1870 ai giorni nostri, Milano, 1976.
(2) II Popolo d'ltalia e un organo di stampa fondato da Mussolini 11
15 novembre 1914. Sul suo finanziamento sono dnteressanti le osservazioni
di C. GiovANNiNi, Alle origini del fascismo: il ritorno dell'interpretazione
radicale, in // Mulino, settembre-ottobre 1972, dalle quali risulta che le sovvenzioni al giomale .effettuate da gruppi di potere economico iniziarono
fin dal 1914 ed aumentarono negli anni 1918-1919.

224

sivo alia cessazione delle operazioni belliche racchiudono in se i


germi corrosivi ed eversivi della futura politica mussoliniana (3).
II tema della vittoria mutilata , delle giuste rivendicazioni,
deU'appagamento dei sacrifici, della ricostruzione delle sostanze economiche agiscono come fattori motivazionali di aggregazione per eterogenei strati sociali e per le piu svariate componenti reazionarie dell'Italia pre e post-bellica: ufficiali, soldati, nazionalisti, dannunziani,
mussoliniani, popolari, liberali, socialisti delusi e teppisti d'ogni genere si coagulano, condizionati oltre che da pressioni psicologiche
anche e soprattutto dalle difficolta economiche in cui versa il Paese,
in quel movimento fascista definito dallo stesso Mussolini, nel 1921,
reazionario, antiparlamentare, antidemocratico, antisociahsta .
H movunento fascista, cosi variamente composito, esprune la
volonta di un rmnovamento della tradizionale classe dirigente ed a
questo scopo e sostenuto e fiancheggiato dai gruppi di potere economico che assumono un ruolo determinante per il suo avvento al potere (4).
II fascismo che, come lo stesso Mussolini affermer^ piti tardi, nel
1932, nacque da un bisogno d'azione e fu azione , movimento pri(3) Riteniamo indispensabile evidenziare che, data la pecularitk del nostro studio, ci esimiamo dal tracciare un profilo storico suUe origini e suUo
sviluppo del fascismo italiano, riservandoci, invece, la puntualizzazione di
alcuni awenimenti storici che permettono di addentrarci nell'analisi della
Rivista co^iendo il nesso fra quelli e la funzione di quest'ultima, o, piu
in generale, fra quelli e la funzione dei mass-media. Pertanto, sul fascismo italiano e suUe sue origini, rimandiamo ad alcuni studi, fra i piu
significativi, appartenenti alle diverse tendenze storiografiche: A . TASCA, Nascita e avvento del fascismo, Firenze, 1950; G. CAROCCI, Storia del fascismo,
Milano, 1961; L. SALVATORELLI - G. MIRA, Storia d'ltalia nel periodo fascista, Torino, 1962; F. CATALANO, Potere economico e fascismo, Milano, 1964;
R. D E FELICE, Mussolini, Torino, 1965-68; P. ALATRI, Le origini del fascismo,
Roma, 1971.
(4) G. PROCACCI, Appunti in tema di crisi dello Stato liberate, in Studi storici, 1965; V . CASTRONOVO, Giovanni Agnelli, Torino, 1971. A questo
proposito la pubblicazione del saggio di R. D E FELICE, Primi elementi sul
finanziamento del fascismo, in Rivista storica del socialismo, maggio-agosto
1964, ha suscitato una viva polemica. II De Felice lascia trasparire nel suo
studio la tesi secondo cui gli industrial! non esercitano una funzione essenziale per I'ayvento del fascismo, almeno prima della marcia su Roma.
Le considerazioni del De Felice sono pero basate sulla consultazione delI'elenco dei primi sottoscrittori, elenco che, per le sue caratteristiche cronologiche, alimenta giustificate perplessita sulla veridicitk dei nominativi in-

225

vo di supporti teorici e strategic politiche ben definiti, si concretizza


inizialmente in una prassi di spontanea ed indiscriminata violenza
contro i valori del mondo moderno espressioni delle stupide democrazie , ed in un'accesa volonta di conquiste territoriali come
ripagamento di torti subiti .
L'aspirazione ad un'espansione territoriale e confermata da Mussolini, fin dall'mizio del suo govemo, 31 ottobre 1922, nella dichiarazione di una necessaria revisione dei trattati di pace del 1919.
La dichiarazione non ha un significato puramente demagogico,
b piuttosto la linea direttrice della politica estera mussoliniana caratterizzata da una tendenziale espansione territoriale.
La riprova, sul piano della prassi, si ha nel 1923, quando, appoggiato dalla classe dirigente prefascista, sia pure in una situazione
estremamente precaria economicamente e pohticamente, Mussolini
sostiene I'occupazione francese della Ruhr e, alcuni mesi dopo, traendo occasione dal massacro della missione miUtare Tellini, in Grecia,
fa occupare miUtarmente I'isola di Corfu; successivamente, tramite
rapporti diplomatici, reaUzza I'annessione dell'Oltregiuba e del Dodecanese (5).
La tendenza espansionista si manifesta pero, apertamente, soltanto negli anni 1927-28: 1'Albania diviene di fatto un protettorato
italiano. In seguito, nel 1932, si completano le operazioni militari volte
alia riconquista definitiva della Libia e, negli anni 1935-36, viene realizzata I'impresa etiopica.
Fra i due momenti, iniziale aspirazione espansionista e successiva sua realizzaziene, sono pero intercersi awenimenti di peUtica
interna di fondamentale importanza: il Partite Nazienale Fascista,
nate dal Cengresse di Roma del 7-11 novembre 1921, mediante
clusi. II fascismo, nel periodo esaminato, non e ancora al potere e, presumibilmente, gli industriali non si espongono al rischio di manifestare pubblicamente la propria adesione politica. A questo proposito cfr. G. SAVINI,
Recensione alio studio del De Felice, in Rivista storica del socialismo, settembre-dicembre 1964.
(5) Sulla politica estera di Mussolini 6 interessante I'analisi effettuata
dal Salvemini, il quale evidenzia come Mussolini, nei primi anni di govemo,
nonostante fosse costretto in politica estera alia difensiva, a causa della relativa stabilita europea, non perdette mai occasione per dimostrare la propria
politica d'aggressione, palesando per6, contemporaneamente, la propria debolezza diplomatica (Cfr. G. SALVEMINI, Mussolini diplomatico, Bari, 1952).

226

I'opera di Mussolini, che, invitato dal re il 28 ottobre 1922 a formare


il suo primo governo, ha lentamente corroso e svuotato il sistema
parlamentare e, di fatto, abrogate lo Statute del Regno, viene gradualmente ad identificarsi con lo Stato. Ultima tappa di questo precesso e la legge dell'8 dicembre 1928 che sancisce il Gran Censiglie
del Fascismo organo cestituzionale.
La differenza qualitativa fra i due momenti menzienati e il passaggio del fascismo da regime in Stato, da partite in dittatura totaUtaria, in regime reazionario di massa (6).
L'identificazione delle State con I'intera vita del popolo itaHano richiede pero, per la sepravvivenza della dittatura, una serie di
rapporti fra i quadri dello state-partite e le masses che rispondano
ahneno in parte alle esigenze di queste (strade, benifiche, case popolari ecc.) e che permettano, contemporaneamente, un controUe
capillare attraverso adeguate strutture, come le corperazieni, i circoli depelavoristici, culturali, ricreativi e ginnici, ecc.
La realizzaziene di tutte questo permette al Partite Fascista di
indirizzare la cempressione pepelare verse obiettivi che, stabiliti dallo
stesso, sono vissuti intensamente dalle masse (con reppertuna manipolaziene delle menti attraverso le strutture coercitive date) e, censeguentemente, vengono a rappresentare I'espressione delle esigenze
popolari realizzate dallo Stato sotto la pressiene della volenti nazienale.
Esiste in altri termini un problema di coercizione mentale ,
che, non potendosi risolvere attraverso la sempUce e brutale censura
di ogni forma di espressiene, necessita di un attento e sottile laverie
psicelogice per ottenere un consenso coUettivo e duraturo. L'egemonia peUtica deve quindi riflettersi ed identificarsi nell'egemonia ideologica, la cui trasmissione alle masse e garantita da un nuovo tipo
d'intellettuale poHtice e nazionaHsta.
Stabihti questi tramiti fra Partite e masse, il fascismo puo allora
galvanizzare rimperiahsmo, mediante svariate iniziative culturali, eccultandone la vera natura economica la crisi del capitale in transizione verse il monopelisme , attraverso una decodificazione e successiva cedificazione mentale suscitatrice di bisogni cellettivi.
(6) A questo proposito e utile consultare
zione dello Stato totalitario, Torino, 1965.

A. AQUARONE,

L'organizza-

227

II ruolo deU'ideelogia assume allora un valore prioritario neUa


fase espansionista del regime, in quanto la sua funzione persuasiva h
I'elemento indispensabile per controUare e dirigere all'aziene un'intera
popolazione.
La consapevolezza dell'impertante ruolo deH'ideologia, come
strumento di canalizzazione mentale, e infatti evidenziata dalla particelare attenzione rivelta dal regime ai preblemi psicolegici determinanti I'attivita lunana.
Lo stesso Mussolini afferma, a piti riprese, I'influenza esercitata
sulla sua formazione dall'epera di Gustavo Le Ben, dal titele Psicologia delle folle, la quale gli fornisce i presuppesti e le giustificazieni
scientifiche dei metodi del potere.
Secondo Le Ben le masse, caratterizzate da una limitaziene al
ragienamento e da una prepensione all'azione, necessitane della presenza di una forte persenaUta che comprenda le lore esigenze ed
indirizzi la loro cestitutiva irrazionahta alia censervazione delle tradizioni.
La cemprensiene dei meccanismi psichici regolatori del comportamente delle folle e I'utiUzzazione dell'irrazionalita attraverso l'uso
di sunbeli, forniscono la concezione della vita come concatenazione di
miti da recuperare nel passate per riviverU nel presente attraverso
i simboli che ne sene la rappresentaziene tangibile , e garantiscene
Tutilizzaziene di miti del presente assurti dalla trienfante rivoluzione fascista.
I miti della romanita e della razza si alternano allora
a quelli della Naziene , delle Stato , deir uomo nuovo , delr uomo fascista , mite personificato della discipUna, della forza,
dell'azione e del coraggio.
L'unica forma di partecipazione delle masse alia vita peUtica e
fissata aU'interne di riti che negane le capacita di scelta individual
ed effreno I'inconscia volonta dell'accettaziene.
Anche I'miperiaUsmo viene allora elevate alia dignita di mito:
U sue recupero attraverso I'azione presente non e altro che la semplice ripetiziene di un rite, al quale il popolo itaUano non puo sottrarsi, se non sdradicande dalle fondamenta I'intera impalcatura del
fascismo.
L'erganizzazione totaUtaria di tutte le stratificazieni deUa societa e quindi necessariamente costruita suU'adeziene di una poll-

228

tica tendente ad ottenere una sorta di plagio coUettivo che garantisca un consenso quantomeno duraturo.
In questa prospettiva il regime si muove fin dall'anno 1925
con la creazione dell'Istituto Nazionale fascista di Cultura, diretto da
Giovaimi GentUe, i cui scopi sono la promozione e la divulgazione
di pubbUcazioni di vario genere letterario e I'aggregazione degU intellettuaU. L'Istituto concentra inoltre gran parte deUa propria attivita
neUa pubbUcazione di una rivista, Educazione politica, successivamente ribattezzata in Educazione fascista nel 1926 ed in Civiltd fascista nel 1934 (0.
Nel 1926 vede la luce la Reale Accademia d'ltaUa, la cui inaugurazione awerra pero nel 1929.
Se I'intento del regime volto a trovare coesione fra gU intellettuaU e la dottrina fascista h parziahnente falUto con la creazione dell'Istituto, al contrario la Reale Accademia trova la adesione di personaggi fra i piii prestigiosi deUa cultura itaUana
II processo di fascistizzazione e poi rivolto, ed in modo capiUare,
a tutte le strutture scolastiche. A tal fine, il regime si awale di un
apparato di organizzazioni giovaniU, Gioventu Italiana del Littorio, Gruppi Universitari Fascisti , aventi il precipuo scopo d'indottrinare i giovani fin dai primi anni di scuola, inculcando loro il
credo fascista per tutto U ciclo deUa vita scolastica.
L'opera di plagio deUa popolazione scolastica e indirizzata
soprattutto aUa scuola elementare, dove la relativa neutraUta ideologica dell'adolescente offre i presupposti ottimaU per una soUecita
ed incondizionata formazione delle future generazioni, modeUate suUo
stereotipo deir uomo nuovo .
A questo proposito e significativa I'introduzione del testo unico obbligatorio dal titolo di per se rivelatore: // libro di Stato.
Per avere un'idea del tipo di bombarlamento ideologico a cui e
sottoposto I'adolescente, e utile riportare un brano, tratto dal Libro
(7) E' significativo notare come le diverse denominazioni, nel loro succedersi cronologico, riflettano, per cosi dire, una progressione qualitativa
deirindottrinamento fascista, derivante dal maggior consolidamento del potere.
(8) Fra questi ricordiamo: Enrico Fermi, Alfredo Panzini, Luigi Pirandello, Riccardo Bacchelli, Pietro Mascagni, Cesare Pescarella, Angelo
Silvio Novaro, Ardengo Soffici, Massimo Bontempelli, Ada Negri, Salvatore
di Giacomo, Lucio d'Ambra, Gioacchino Volpe, Emilio Cecchi, Filippo
Tommaso Marinetti, Giuseppe Ungaretti, Guglielmo Marconi.

229

fascista di Balilla, il cui contenuto esemplifica il Uvello quaUtativo


deUe nozioni impartite:
Cera poi il Parlamento, formato daUa camera dei Deputati e
dei Senatori, che era diverse da queUo di oggi e rappresentava un'altra
piaga deUa Nazione, perche, a forza di lunghi discorsi, di Utigi e di
chiacchere, impediva al Govemo di fare le leggi buone. Adesso invece
le leggi le fa in maniera sbrigativa direttamente U Governo (9).
GU stramenti della critica, deUa discussione e del confronto vengono presentati al fanciuUo come una sorta di deviazione da un ordine
naturale prestabiUto, nel quale soltanto il Governo, visto come entita quasi metafisica, puo fare leggi buone ed in maniera sbrigativa : e per questo che U regime ha ristabiUto I'ordine naturale
precedentemente degenerate.
Questo processo educativo viene anche appUcate ai preblemi coleniaU. La guerra d'Africa trova la sua defmiziene, nel Ubre
di terza elementare Patria, nei seguenti termini:
In Africa c'era un vaste impero con una popolazione ancora
barbara, deminata da un Imperatore incapace e cattive: I'Abissinia.
E gU Abissini ci melestavane: danneggiavane, invadevano i nostri
pessedimenti, le nostre colonie. Questo poi era treppo. Fu cosi che il
Duce decise la guerra (}%
II regime, attraverso le stmtture scolastiche, corporative, depelaveristiche e culturaU, egemonizza qumdi ideologicamente, oltre che
pohticamente, tutte le situazioni sia mraU che cittadine.
In questa vasta opera I'indottrinamento si awale inoltre di potenti mezzi di comunicazione, i mass-media , che vengono magistralmente utilizzati a fini propagandistici Q^). Fra questi la stampa
rappresenta lo strumento piu prestigioso.
La sua diversa utilizzazione riflette quaUtativamente i due momenti precedentemente sintetizzati nell'espressione passaggio del fascismo da partito in regime reazionario di massa.
II primo momento, indirizzato ad obiettivi tattico-strategici di
(9) C. BoRDONi, Cultura e propaganda nell'Italia fascista, Firenze,
p. 60.
(10) Ibidem, p. 61.
(11) Per quanto conceme la funzione dei mass-media all'intemo del
regime fascista, cfr. P. V. CANNISTRARO, La fabbrica del consenso. Fascismo
e mass-media, Bari, 1975.
1974,

230

realizzazione immediata, vede I'utilizzo di una stampa accentrata su


forme di propaganda politica d' agitazione ; il secondo, finalizzato
al consolidamento del conquistato potere, e caratterizzato invece dalla presenza di xma pubblicistica con accentuate forme propagandistico-integrative .
In questa seconda fase, creati i presupposti, o attraverso il controllo governativo o attraverso la soppressione d'imperio dei preesistenti organi di diffusione delle idee, il regime struttura un eccellente
apparato di propaganda coercitiva , utilizzando e perfezionando
i piii raffinati metodi di strumentalizzazione mentale, che sovvengono
alia necessita del regime di produrre un incondizionato adattamento
ad un determinato modello di vita.
DeUneata all'intemo di questa funzione propagandistico-integrativa, I'attivita degli organi di stampa e soprattutto rivolta a creare
I'immagine di un'Italia ancorata ai valori tradizionah della famiglia
e della religione; rinvigorire la fiducia nelle istituzioni accentuando
le garanzie di ordine e sicurezza che esse offrono; stimolare il sentimento della grandezza e della potenza della nazione; suscitare la
partecipazione popolare alle attivita dopolavoristiche e culturali.
In altre parole, come dice Lando Ferretti, direttore dell'Ufficio
Stampa, in una direttiva generale emanata nel 1931 il giornale deve
essere organo di propaganda dell'itahanita e del Regime. Si raccomanda soprattutto una ardente passione d'italianitd e di fascismo,
che deve illuminare il giomale in ogni suo numero (...) Improntare
il giomale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell'avvenire i}^).
Questo processo d'indottrinamento trova la propria appHcazione, ui tutte le sue varianti e forme, anche nelle operazioni propagandiste volte a radicare nella coscienza coUettiva la necessita di
una poHtica d'espansione territoriale.
Le scelte del regime vengono sottoposte, attraverso i van organismi addetti alia propaganda, ad una pubbhcizzazione intensiva atta a giustificarle e ad influenzare I'opinione pubbUca. Vengono allora
organizzate conferenze, viaggi turistici ed esplorativi nei paesi d'Oltremare, mostre a carattere coloniale, giomate celebrative in onore delI'idea coloniale.
Ai normali quotidian! e settimanali, che esaltano ed amphfi(12) Ibidem, p. 91.

231

cano il significato di queste iniziative, importanza prioritaria nel


contribuire all'integrazione ideologica della popolazione rispetto al
problema coloniale e attribuita alia nascita e alia diffusione di una miriade di riviste speciaUstiche Q^). Le loro pagine, colorate dai piti svariati sunboU coloniaU , offrono al popolo italiano una sorta di
suggestione mitica dell'imperiahsmo da tradurre in un magico
imperativo categorico dell'azione, attraverso il quale si compie il rito.
La Rivista delle colonie italiane e chiamata, con le altre, a svolgere questa funzione.
II. La Rivista delle colonie italiane: struttura e contenuti.
Chiaro e concrete esempio delle tesi enunciate nella parte introduttiva, sia pur a carattere generale, e la nascita e la funzione svolta
nella vita socio-culturale dell'Italia fascista dalla Rivista delle colonie
italiane.
La creazione della Rivista ed i motivi intorno ai quaU viene articolata si adeguano perfettamente agh schemi di propaganda e sensibilizzazione del regime. Stmtturata, cosi, intorno a funzioni informative ed educative, la Rivista diventa uno degli organi piii adatti ad
indirizzare I'opinione pubbUca verso I'accettazione di una politica
tendenziahnente espansionistica.
Importante e rilevare come i nuclei centraU della Rivista, nelle
relative annate, riflettano la contingenza storica nel suo sviluppo, delineandone le specifiche esigenze politiche e preparando, in questo
modo, il terreno piii fertile all'innesto di meccanismi di consenso per
gU mdirizzi e le scelte del regune.
Ed e I'anno in cui la Rivista vede la luce ad essere di per
se stesso indicative.
Infatti, nel 1927, si intensificano le operazioni in Cirenaica ed
iniziano, contemporaneamente, le azioni militari nelle regioni meridienaU della Tripohtania. Inoltre, si fa sempre piu urgente il problema
della valerizzaziene deUa Somalia.
(13) Fra queste ricordiamo: la Rivista delle colonie italiane, L'Africa
coloniale, Italiani nel mondo, Sud, L'oltremare, L'idea coloniale. La rivista
coloniale, Espansione commerciale.

232

In questa situazione, il regime necessita del piii sentito entusiasmo e della piii salda approvazione che lo sostengano nelle sue awenture d'Oltremare e nei suoi slanci espansionistici: la Rivista, assieme
a tante altre, e chiamata ad assolvere questo compito.
Essa e curata dal Ministero delle Colonie e viene pubblicata
dal Sindacato d'Arti Grafiche, come parte integrante della Collezione
di Opere e Monografie. La direzione e affidata a Camillo Manfroni,
professore di Storia e politica coloniale all'Universita di Roma.
Grazie ad una vasta campagna di propaganda, la Rivista ottiene
un indiscusso successo ed un'ampia adesione che le permettono di
diventare, nel gennaio del 1929, una pubblicazione mensile da bimestrale che era inizialmente.
L'organicitk della Rivista e assicurata da una serie di articoU
di vario genere distribuiti in uno spazio variabile dalle cento alle
duecento pagine e corredati, la maggior parte, da illustrazioni e fotografie espUcative dei contenuti dell'articolo.
Ogni fascicolo contiene poi una rubrica fissa, Le cronache coloniaU, dove vengono riportate brevi notizie di carattere informativo sulla vita dei possedimenti d'Oltremare. Una nutrita ed aggiomata
rassegna bibliografica, in cui si segnalano le piu significative pubblicazioni a soggetto coloniale, conclude sistematicamente ogni edizione.
Saltuariamente vengono inseriti, nella Rivista, dei Notiziari,
come quello legislative, archeologico, geografico, missionario, delle
colonie e dei paesi di mandate, degli awenimenti e dei preblemi coloniaU , attraverso i quaU si cerca di femire una visione d'insieme dei
piii impellenti preblemi giuridici, legislativi ed economici, del fervido
operate svelte nelle colonie itaUane e dei piu seddisfacenti risultati
ettenuti.
Dope la merte di Camillo Manfroni, awenuta nel lugUo del 1935,
nel gennaio del 1936 viene eletto un nuovo direttore neUa persona
di Ambrogie BoUati, Senatore del Regno.
Nel settembre delle stesso anno, la struttura e la stessa copertina della Rivista vengono rinnovate. Ogni fascicolo comprende, da
questo memento in poi, una rubrica permanente intitolata Note e rassegne, dove vengono inglobati i notiziari che precedentemente apparivane ad intermittenza. A questi ne vengono moltre affiancati altri,
come quelU di poUtica indigena, di arte e letteratura e delle recensieni e segnalazieni.
Con I'andare del tempo la rubrica menzienata viene ad eccu-

233

pare maggior spazio di queUe riservato ai normaU articoU: segno


evidente, questo, dell'enormita dei preblemi che investono le colonic
e deUa necessita di ripertarli in tote , anche se in modo telegrafico.
Del resto, lo schematismo non togUe niente al potere condizionante
che costituisce I'essenza di ogni articolo.
Si ritrovano frequentemente, frammisti agU articoU, appeUi di
ceinvolgimente e partecipazione al problema coloniale, motivati daUe
tenaci intenzioni che muoveno la Rivista e dagli scopi integrativi del
regime.
Anche la pubbUcita trova sufficiente spazio nelle prime ed ultime pagine dei fascicoU e si riferisce, soprattutto, a prodotti di mteresse coloniale, riconfermando cosi, pur essa, la funzione deUa Rivista
come mezzo di diffusione e radicalizzazione del problema coloniale.
Dal 1940 m poi, la Rivista perde le sue caratteristiche fondamentaU per trasfermarsi, in prevalenza, in un notiziarie suUe vicende del conflitto mendiale e sui preblemi intemazionaU che le caratterizzane. Rimane intatta, comunque, la sua funzione di organo di
potere, costruttore di coesione intorno ai fini e alle mete del regime.
II contribute della Rivista si riselve, quindi, in una funzione integrativa, in un'identita comune, per servire gli interessi peUtici e sociaU del fascismo.
L'intelUgente opera di strumentaUzzazione, petenziandone le capacita di propaganda e diffusione, fa si che la Rivista cendizioni strutturahnente la vita e le scelte degli ItaUani, indirizzandole verse la volonta di un'ItaUa riimevata, piti virile e imperiaUsta.
La Rivista, strumento informative e formative, diventa il veicele
attraverso il quale il regime trasmette i suoi codici aUe masse; le sue
notizie diventane caneni per medeUare la coscienza itaUana. Infatti,
la partecipazione ad una poUtica d'espansione e direttamente coUegata alle capacita del regime di trasfermare le abitudini, le opinioni
e la cultura degU ItaUani.
Tutta la popolazione, uniformemente, e I'oggetto di quest'epera.
Infatti, la propaganda del regime si regge sul postulate che deve essere
autenticamente di massa per peter riselversi positivamente.
Grazie alia possibiUta di un'impenente circolaziene, la Rivista
viene diffusa aU'interno di organizzazioni di lavoro e circoU culturaU,
promuovendo un'atmosfera di partecipazione ed adesione.
La necessita di coinvolgere le future generazioni, adattandole fin
daUa giovane eta agU schemi deUa cultura fascista, spinge i respon-

234

sabili della Rivista a sollecitare professori e presidi affinche I'adottino


nelle biblioteche scolastiche, come testo di fondamentale importanza (14).
In definitiva gli interlocutori ideali a cui la Rivista si rivolge
vengono a rappresentare ogni classe e situazione sociale, come ben
evidenziano i numerosi appelli di partecipazione rintracciabiU aU'interno deUa stessa:
Conunercianti, industriaU, miUtari, studenti, cittadini deU'ItaUa fascista (...) occorre che ogni ItaUano neUa sfera deUa sua attivita,
e neUa misura deUe capacity di cui h dotato, contribuisca alio sviluppo delle colonie itaUane (is).
Le pubbUcazioni cessano nel 1943: solo I'epilogo della guerra
riesce a soffocare la voce e la profonda risonanza che ebbe la Rivista
neUa vita poUtico-culturale deU'Italia fascista.
L'analisi effettuata sugU articoU della Rivista ci ha dato I'opportunita di comprovare maggioimente le tesi sinora esposte.
La teoria imperiaUsta ed i problemi ad essa annessi trovano,
neUe pagine deUa Rivista, lo spazio necessario per poter essere diffusi e le condizioni opportune per essere accettati come garanzia di
valori e condizioni di progresso e civilita.
GU articoU si occupano degU aspetti piii problematici del coloniaUsmo, riportano gU episodi piti rappresentativi e le informazioni
piii caratteristiche deUa vita di colonia, mantenendo, comunque, intatto, il valore educativo e lo sforzo persuasive.
Nonostante, pero, I'apparente varieta di contenuti, sono rintracciabiU, aU'interno della Rivista, dei motivi fondamentaU classificabiU ed inseribiU in ben precisi raggruppamenti tematici.
II primo raggruppamento e caratterizzato dal discorso economico
e demografico. Grandissuno spazio viene poi dato al problema ideologico ed a quello storico, al quale si ricoimettono strettamente i motivi del mito di Roma, dell'iimata tendenza espansionista itaUana e
del ritorno a primitivi valori deUa vita, come la capacita personale,
la forza fisica, lo spirito di sacrificio (i^).
(14) A questo proposito cfr. le pagine introduttive del Numero Speciale pubblicato nel 1927.
(15) R.C.I., Numero Speciale, 1927, pagine introduttive.
(16) Per quanto riguarda I'analisi di questi raggruppamenti rimandiamo ai paragrafi successivi del presente lavoro.

235

Costitutivi deUa Rivista e costantemente riproposti sono anche


gU articoU a carattere e funzione informativa, testimoni deUa volonta
di awicinare maggiormente il popolo italiano alia realta coloniale,
alimentandone in questo modo I'interesse.
GU articoU delegati a tale funzione hanno comunque solo apparentemente un valore esclusivamente informativo. Se da una parte
forniscono stimolanti notizie sugU aspetti fisici e ambientaU deUe colonie, suUe caratteristiche psicologiche e sociaU delle popolazioni indigene e suUe loro prerogative tradizionaU, dall'altra il reale scopo di
questa sistematica propaganda e il fare accettare il fenomeno coloniale
come realta oggettiva, elemento costitutivo di una nazione e patrimonio individuale e coUettivo di un intero popolo.
L'ltaUano, attraverso le notizie fornitegU dalla Rivista, ha la reale possibiUta di prendere contatto con una dunensione che il regime
gU ha imposto di sentire propria: di ritenersi piti vicino ai valori per
i quaU si e combattuto.
Indirizzata a questi precisi scopi, I'informazione suUa vita delle colonie e dei suoi abitanti e sapientemente filtrata e fcpdta dei piii
sottiU attributi condizionanti. Arricchiti da mille sfumature e sfruttati secondo le possibiUta di mterpretazione, gU articoU oltre al palese
valore informativo ne acquistano uno nascostamente educativo. Proprio per questo I'opinione che ne risulta e intimamente falsata, costruita com'e suUa manipolazione delle notizie e suUa conseguente
suggestione mentale. La descrizione deUa vita, del carattere e deUe
usanze deUe popolazioni indigene, abihnente manovrata, racchiude
in se stessa il giudizio sorretto dalla logica della superiorita bianca.
Grandissima rilevanza assumono anche gU articoU volti a pubbUcizzare le iniziative culturaU, umanitarie, scientifiche ed economiche realizzate a favore delle colonie.
A questo tipo di articolo h assegnata una tripUce funzione: consoUdare e rafforzare l'idea coloniale; radicaUzzarla neUa coscienza di
massa come elemento comune ai vari asp>etti deUa realta; rendere noti
i progress! effettuati in tutti i campi nei possedimenti itaUani per attribuire valore all'operato fascista e alhnentare, in questo modo, credibilita neUe capacita reaUzzative del regime.
Ma la divulgazione di un certo tipo di notizie, assolve anche un
altro e ben precise compito: ribadhe la pecuUarita deU'rmperiaUsmo
italiane. Queste, che era stato definite teericamente come volenti cellettiva e spirito civiUzzatore guidate da ereditati compiti umanitari e

236

237

sociali, trova ora la sua coirferma e realizzazione nel livello di progresso raggiunto nelle colonie. Le iniziative apportate nelle colonie rappresentano le concrete e visibili testimonialize dello spirito che anima le intenzioni fasciste e del religioso ideale che da sempre ha informato la sua azione Q^.
Maggiormente indicative delle funzioni che sono destinate a
svolgere nella coscienza collettiva sono le cosiddette iniziative culturali , le quali, invadendo con tempi e motivi coloniali i campi artistici e letterari, tendono a fare dell'imperiaUsmo una esperienza vissuta,
un elemento che, investendo le piii disparate situazioni e coinvolgendo di conseguenza masse sempre piii consistenti di ItaUani, si
realizza come coscienza coloniale radicata, come volonta di un imperialismo caratterizzante una stirpe.
La misura del ruolo che la cultura assume aU'interno del regime fascista, per la formazione di una salda esperienza coloniale, ci
e fomita dall'insistente propaganda che la Rivista indirizza a mostre
d'arte coloniale, a competizioni culturaU, gare letterarie e concorsi a
premi, i cui scopi si individuano nella diffusione deU'idea coloniale
per mezzo deU'arte, mezzo il piu rapidamente persuasive per giungere
al cuore e aUe menti degU uomini (i8).
Un ulteriore raggruppamento tematico, caratterizzante i contenuti specifici deUa Rivista, conceme i cosiddetti problemi di carattere intemazionale.
Se nei primi atmi del regime la pubbUcazione di questi articoU
appare piuttosto Umitata, a partire daUa guerra d'Etiopia si fa sempre piu frequente fino ad arrivare, negU ultimi anni, a caratterizzare
in modo preponderante la Rivista.
Questa diversa distribuzione quantitativa rivela come le esigenze

di informazione cambmo a seconda della contingenza storica. AgU


inizi i principaU problemi furono quelU di normaUzzazione interna:
non si avvertiva quindi la necessita di martellanti campagne nei confronti dei problemi intemazionaU. Ma a partire dalla guerra d'Etiopia, proprio per i risvolti poUtici che comincia ad acquisire I'azione
espansionista di MussoUni e le conseguenti interferenze degli altri
stati, si fa sempre piu opportuna I'informazione sui rapporti politici
europei e mondiaU. Rappresentativi del primo momento sono gU articoU formulanti la denuncia dell'ingrato atteggiamento tenuto dagU
aUeati durante il Congresso per la pace e I'incapacita diplomatica del
Govemo itaUano (i^).
Dopo questa fase iniziale, si cominciano ad intraprendere piu sicuri e frequenti rapporti diplomatici e a deUnearsi precise scelte e
nette discriminant! rispetto ai piu potent! stati espansionisti. L'avvicinamento alia Germania e al Giappone e I'ostiUta verso la Francia,
ringhilterra e, in seguito, durante il conflitto, gU Stati Uniti, sono percio verificabUi attraverso le pagine deUa Rivista (20).
Le scelte operate dal regime, in politica estera, rivelano i fondamentaU indirizzi deUa sua azione: la spinta espansionista e la stmtturale componente imperiaUsta sono evident!.
La Rivista, che per anni ha appoggiato le iniziative del Partito
e sostenuto I'ideologia imperiaUsta come unica possibiUta di sepravvivenza delle State itaUano, riconferma pienamente i compiti a cui
era stata delegata.
L'esaltante trionfaUsme, a cui fa seguito il false ottimismo degU
articoU pubbUcati durante U conflitto mendiale, costituiscono le ultime manifestazioni deUa Rivista delle colonie italiane.

(17) A titolo esemplificativo citiamo alcuni degli articoli piti rappresentativi di questo tipo di propaganda: A . PALUMBO, Le opere del risveglio
coloniale italiano, ottobre 1930, pp. 884-899; S. FADDA, / servizi sanitari
della Somalia Italiana, aprile 1931, pp. 275-292; U. GABBI, Una crociata di
umanith per il fanciullo africano, settembre 1931, pp. 675-684; AFRICANUS,
Per un turismo coloniale italiano, giugno 19388, pp. 897-915; IDEM, L'opera
nazionale dopolavoro nelle terre dell'A.I., agosto 1938, pp. 1079-1088; C.
BRANDILEONE, / / problema scolastico nell'A.O.L, agosto 1940, pp. 1055-1078.
(18) S. G., La mostra intemazionale d'arte coloniale, novembre 1931,
p. 8 3 1 .

Gli sforzi compiuti sul piano teerico per definire il concetto di


imperialismo, chiarificame le cause e fomirne le conseguenti giustifi-

in. La giustificazione sul piano ideologico dell'imperialismo italiano.

(19) A. GIACCARDI, Le rivendicazioni coloniali italiane dopo il conflitto mondiale, settembre 1930, pp. 741-757.
(20) A questo proposito vedere i seguenti articoli: W. PICCINNINI, /
rapporti italo-britannici in A.O. fino al 1896, maggio 1937, pp. 499-518; A.

238

cazioni ideologiche, costituiscono I'oggetto di un gran numero di articoli, particolarmente indicativi. Infatti alia dottrina imperiaUsta viene
applicato un sottile processo giustificativo, garantito da un'intensa
opera di induzione mentale e ideologica.
La ristrutturazione economica, la difesa dei diritti, la soddisfazione deUe aspirazioni itaUane, sono le parole d'ordine scandite insistentemente da Mussolini, fin dalle prime ore del fascismo. In altri
termini sono I'invito al riconoscimento deU'italianita come valore, alia formazione di una nuova coscienza e al rinnovamentto deUa vita
interiore deUa Nazione. Al croUo deUe certezze e fedi del vecchio mondo Mussolini ne offre altre: offre una nuova sintesi ideologica di
valori. Sono I'esaltazione del patriottismo, deli'itaUanita sentita come
missione nel mondo, deUa qualita e deUa forza deUa razza.
L'ltalia e oggi a una nuova fase della sua inesausta giovinezza
(...) La colonizzazione, lo spirito deUa lotta e deU'ardimento, lo spaziare sotto nuovi cieU, il piegare le miUe difficoUa deUa natura in
terre ancora vergini e primitive, ecco quanto occorre per mantenere
intatto il tesoro di questa giovinezza (2i).
il chiaro tentative di costruire suU'esperienza deUa guerra
un'unita, una solidarieta collettiva nel mito deUa Nazione e deUa produzione, di legittimare il fascismo come filosofia dell'azione. TaU elementi confluiscono in un'ideologia dello Stato, che si caratterizza come
caposaldo del discorso fascista.
Unico valore rimane la Nazione, la cui assolutezza e contrapposta aUa contingenza e relativita di tutte le cose. Lo Stato, somma
istituzione da cui dipende la rigenerazione poUtica itaUana, e la manifestazione di una volonta, la cui sovranita non puo incontrare alcuna
limitazione. Questa idea etica dello Stato e in essenza espressione sociale, identificazione con la volonta individuale e, conseguentemente,
Uquidazione di ogni problema e contraddizione di carattere politicomorale.
SAITTA, La rinascita del colonialismo germanico, maggio 1937, pp. 519-530;
P. D'AGOSTINO, La colonizzazione francese in Africa nella sua evoluzione
storico-geografico-politica, luglio 1939, pp. 931-950; L. MAGNINO, Realizza-

zioni e fini della colonizzazione nipponica nel continente asiatico, dicembre


1939, pp. 1617-1624; H . W . BAUEB, Che cosa cercano gli Stati Uniti d'America in Africa?, luglio 1942, pp. 616-620.
(21) M. DORATO, La colonizzazione come ringiovanimento della stirpe,
febbraio 1938, p. 183.

239

In tale coincidenza si risolvono le antitesi tra individuale e sociale, tra autorita e Uberta: poiche I'individuo e tale solo nello stato,
la sua coscienza e queUa dello stato. In questo modo si decreta,
automaticamente, I'annuUamento deUa Uberta di critica e opposizione.
Questo ordine poUtico, questa inesauribile autorita trae il suo
potere, secondo U pensiero fascista, dalla mediocrita umana: e in
ultima analisi la lecita sopraffazione di una categoria suU'altra, di
una classe su tutte le classi; si legittima cosi la volonta di dominio
di una nazione, di ima razza, di un popolo su tutti gU altri.
Le popolazioni dell'Africa non hanno progredito d'un poUice,
per virtii loro, sul cammino della civilta. La specie umana rappresentata dal negro africano h ormai una specie fissata nei suoi caratteri
e non suscettibile di ulteriore sviluppo per forza interna d'espansione (22).
Al contrario I'homo sapiens, con il linguaggio, con I'organizzazione, con un raziocinio infinitamente piu sviluppato e con I'ausilio
di mezzi tecnici, ha raggiunto quel liveUo che rende possibile qualunque sviluppo progressive (23).
Un diverse concetto di vita viene deUneandesi, si abbandona
ogni forma di umanitarismo e di internazionaUsme pacifista per accegliere la concezione deUa vita come continue movimento, lotta insopprimibile, conflitto senza tregua fra individui. II mito deU'azione, forza
prorompente e superamento di stasi e mediocrita storiche, e rivendicato
come condizione necessaria per la centinuita di un popolo e di una
nazione.
La storia viene stmtturata come attivismo asseluto, non nel sense
positive di dialettica, ma secondo rapporti di scontro e di forza, di
azione volta ad aggressivi confronti. L'azione scenfigge la ragione.
Se tempestivi, i mutamenti deUe condizioni d'ambiente come
pure gU incroci, gU spestamenti di sede, gli scambi, sono fonte di rinnovamento e di potenziamento per la specie e la razza che non abbia
ancora raggiunto, con I'eccessivo adattamento, quella senilita che costituisce la preclusiene d'ogni via di progresso (24).
La verita assume allora valore relative, nel sense che vero e cie
(22) Ibidem, p. 175.
(23) Ibidem, p. 177.
(24) Ibidem, pp. 173-174.

240

241

che, grazie alle sue energie, ha la capacita di realizzarsi alimentato


daUa volonta di potere.
L'imperialismo coloniale presuppone I'esistenza di un sovrappiu non colonizzabile nel paese ove ha origine. Questo sovrappiu puo
essere d'indole unicamente psicologica-politica. Una tal sorta di imperialismo puo dirsi elementare e le sue conquiste non sono ne preconcette ne volute, ma il risultato spontaneo, inevitabile delle poderose
energie della vita (...). L'imperialismo in tal senso corrisponde alle
leggi della trasgressione, per cui il popolo forte non si accontenta dei
suoi confini. In un secondo tempo, piii riflessivo il coloniaUsmo
acquista la consapevolezza della propria forza dinamica, che si unisce
alia naturale sete di dominio dei popoli, quando e nutrita e corroborata da tradizioni classiche e da bisogni moderni (25).
L'autorita, la violenza come forma di giustizia equilibratrice e la forza si elevano a forme prime della politica. A dirla con
le parole del Pellizzi, intellettuale fascista, la politica in quanto arte,
b arte della forza. La forza e nuova intuizione della vita (...) virtu
aggressiva e costruttiva di una personality storica (26).
II sentimento nazionahsta e patriottico sono sentiti come essenziali elementi di aggregazione, idee formanti la coscienza italiana, elementi ideoligici improntati finaUsticamente: e il fine e il concetto quasi
mistico di nazione e la sua identificazione con il regime fascista. II
concetto di Stato come idea forza , sublime mito santificato
dal culto del dinamismo e della rapida realizzazione , rappresenta
il motore primo di ogni azione umana. La grandezza e la potenza
della patria sono gli obiettivi determinanti e regolatori di ogni pensiero e di ogni ideologia.
Se e vero, come disse con frase scultorea MussoUni, che la
guerra e per i popoU quello che la maternita e per la donna, nessuna
guerra puo, sotto questo riguardo, apparire migUore deUa nostra incomparabile campagna coloniale per la conquista dell'Impero che
(...) ha assicurato un unmenso territorio alia civilta e aUa forza espansiva deUa stirpe (2^).
R. MiCHELS, Le teorie coloniali al lume della storia, agosto 1932,
(26) C. PELIZZI, Problemi e realta del fascismo, Firenze, 1924, pp. 14-15.
(27) M. DORATO, La colonizzazione come ringiovanimento della stirpe,
febbraio 1938, p. 183.
(25)

p. 601.

Oltre al supporto teorico, al mito deUa Nazione ne viene dato


uno storico. II regune, con la sua dottrina e prassi politica, viene a
situarsi dopo secoli di offuscamento come continuita storica deUa
grande Roma Imperiale. Tutto questo da la possibiUta al Partito Fascista di rivestire il coloniaUsmo italiano con caratteristiche e aspetti
essenzialmente pecuUari, Nasce un modo itaUano d'essere imperiaUsta: e I'imperiaUsmo deU'intelUgenza , che si esprime attraverso
il bisogno di tutti gU individui, contrapposto a quello della forza.
L'imperialismo italiano, acceso e aUmentato da un esasperato
sentimento d'itaUanita, si presenta, infatti, come I'inevitabile espansione del genio itaUano nel mondo, la diffusione deUa sua cultura e
tradizione. E nel mito della missione civilizzatrice e il dovere ad innalzarsi come elemento caratterizzante, non piii il diritto.
La formazione delle colonie scaturisce anche dal desiderio,
spesso un istinto latente ed inconsapevole dei popoU, di trasmettere la
propria civilita, gU usi, i costumi, le lingue (28).
Ed ancora:
La colonizzazione intesa non sempUcemente alia maniera mercantilistica, ma neUa pienezza del suo significato latino, come trapianto di nuclei di un popolo superiore su terre abitate da genti barbare, puo condurre queste ad un piii elevato livello di civilti (29).
Questa e molto lontana dall'essere una posizione Uberamente
adottata dal regime, al contrario h piuttosto una scelta determinata
economicamente e miUtarmente.
H culto, la volonta di grandezza si accompagnano aUa consapevolezza amara dei luniti itaUani. La coscienza della sproporzione esistente fra le energie produttive, I'organizzazione militare e le finaUta
deUa poUtica estera, determinano I'esqlusione di un imperialismo pale-semente razzista ed aggressivo.
L'orgoglio patriottico, rinvigorito dal tema deUa vittoria mutUata , rivestito dai motivi deUa romanita, viene gratificato nel mito
deUa missione civilizzatrice itaUana e del suo primato intellettuale.
L'imperiaUsmo, come volere deUa nazione proiettato fuori confine,
sua affermazione spirituale e vitalistica, non e invadenza in campo altrui, ma saggio incanalamento verso I'estero deUe esuberanti energie
(28) R. MicHELs cit., p. 603.
(29) M. DORATO cit., p. 173.

242

deljla patria. E' il problema di conferire la forma piu velata ed accettabile e, nello stesso tempo, piu conveniente, ad un contenuto ben
preciso e determinato: sviluppare un sistema tendenzialraente operante in senso espansionistico.
Arroccati al mito dello Stato e della Patria, sfruttando sentimenti delusi e speranze frustrate con un'accesa politica di rivalsa, il
regime radicalizza neUe coscienze una tenace volonta imperialista,
crea una vasta area di opinione pubblica favorevole ad un'ideologia di dominio. L'imperialismo italiano, oltre che con mezzi reaU e
costruito sull'approvazione e sull'entusiasmo all'azione. La soUdarieta
collettiva, intorno ad un'ideologia, e assicurata da miti cataUzzanti le
coscienze.
La persuasione delle menti a favore deU'idea imperiale ha una
giustificazione psicologica che si puo considerare sapiente opera del
regime: I'aver saputo far accettare I'imperiaUsmo come un fattore mitico, essenziale aUa vita e aUa poUtioa italiana.
In questa sua opera di induzione e persuasione mentale, il regime
ebbe affiancata la Rivista, che, per sedici anni, diffondendo le notizie come verita insindacabiU e legittimando le iniziative e scelte del
regune, celebro I'imperiaiismo come virtii necessaria di una stirpe.
rV. La giustificazione sul piano storico dell'espansione coloniale.
La dottrina fascista, intrisa e sostenuta dal concetto della azione
come valore prioritario rispetto a qualsiasi forma di razionalizzazione
mentale, di conoscenza scientifica e, piii m generale, di verita oggettiva, utilizza deliberatamente il mito, come gia evidenziato, quale
strmnento suschatore di entusiasmi e di consensi da dirigere al successo dell'azione.
L'utilizzazione del mito, al fine agitatorio di una poUtica d'espansione coloniale, offre la giustificazione retrospettiva dell'azione
presente.
II fascismo ricerca e trova nel passato, neUa Roma Imperiale,
i precedenti deUa tradizione espansionistica , i quaU vengono cosi
a costituire una connessione con il presente, una continuita storica e
culturale atta a rafforzare la tradizione stessa, la quale viene recepita
daUa popolazione inconsapevolmente, per accettazione, come una
sorta di verita e giustizia soprannaturali.

243

Ritrovare le proprie radici storiche neUa fase imperiale deUa


Grande Roma non significa altro, per U regime, che definire il
proprio atteggiamento, di fronte al mondo, impreziosito dal suggestive appello ad una grandezza antica di splendori e ricchezze.
II regime si cimenta aUora nell'elaborazione di un modello di
vita che ricalca i tratti caratteristici esteriori della virtuosa Roma imperiale.
L'impegno fascista di fedelta al retaggio imperiale, che investe
ogni aspetto deUa vita daUe abitudini ed usanze degU itaUani ad
un ritorno di stile architettonico romano-classico , sfocia aUora in
un'evocazione mistico-rituale dell'organizzazione militare:
Roma mito, personalita e alone storico in cui, per la prima
volta, i popoU itaUani assursero ad una funzione mondiale, cio che
vinse fu appunto quel germe superiore di verita storica, di civilta (...).
Occorre (quindi) riaffermare i riti piii tipicamente reUgiosi e al tempo
stesso piu suggestivi, della nostra grandezza passata. Le squadre diventeranno Centurie, Corti, Legioni, saranno riesumate le forme stesse
della milizia e deUa discipUna romana (30).
La riesumazione storica deUa cultura e delle gesta romane, il
bagno neUa Romanita , rappresentano gU intensi sforzi del regime
volti ad infondere neUa popolazione U rigore e lo spirito dei
predecessori awiati ad una funzione mondiale .
n regime individua aUora in questa funzione mondiale il
compito ed il dovere deir uomo nuovo , deir uomo fascista , che
nell'espUcazione deUa propria missione civiUzzatrice sintetizza ed
ampUfica un ineluttabUe processo che affonda le proprie radici
nel passato.
Roma ritoma; e tutto il passato che riprende U potente cammino
ascensionale deUa storia, Roma creo la TripoUtania poUticamente (...)
ora per noi TripoU deve considerarsi come la prima meta di un nuovo
basamento accentratore e propulsore d'energie in ogni espUcazione di
vita. Sotto le ceneri dei secoU I'amore dell'Italiano nuovo ha rinfiammato di Romanita quelle sponde Africane, si che si potrebbe dire
come Tripoli sia ritornata aUa madre patria, anzi, che TripoU non e
meta, ma e sosta conquistata di mete lontane, e verso queUe e per
queUe bisogna attendere a lavorare alacramente (3^).
(30) C. PELLIZZI cit., pp. 2 7 e 104.

(31) A. LEVI CARPI, La fiera campionaria di Tripoli, marzo

1929,

p. 258.

245

244

II lavoro, il conflitto, il sacrificio diventano valori tramandati dal


passato, costitutivi I'essenza stessa dell'espansione coloniale e l'orgoglio delle generazioni future. E r uomo nuovo non e venuto meno
aUa tradizione, e quindi a questi valori , riprendendo con tenace
passionalita l'opera interrotta dalle moUezze di un degenerate sistema
borghese e ripristinando il rigore e lo spirito di sacrificio deir uomo nuovo fascista e romano .
L'antica denominazione romana fu assai benefica, lo vediamo
da tutti gli infimiti e svariati ruderi che nessuna barbaric ha potuto
cancellare, ne tanto meno oscurare, essa ritorna cosi, possente in ogni
gagliarda manifestazione dei nostri giovani, che muovono alia riconquista con passo di bersagUere. L'antica razza dei gloriosi esploratori non si e estinta; anzi si e rigogliardita m quelle contrade africane
(...) Roma ritoma! II prowido Impero nulla ha trascurato. Vie di comunicazione, opere idrauUche, tutto viene ripreso giorno per giorao
con instancabile tenacia, quasi che gh imponenti ruderi abbiano portato attraverso I'eco dei secoli oltre ad un mistico invito un diritto di
comando ereditario (32).
II dato archeologico, simbolo di denominazione civiUzzatrice, e
la testimonianza di un mito, il popolo civilizzatore, che si recupera
attraverso il rito, cioe il conflitto e I'edificazione deU'Impero. AUora
il mistico invito , derivante daUa presenza del simbolo , aUa
ricostmzione deU'Impero, induce alia reaUzzazione di questo, attraverso il rito, e qumdi aU'acquisizione del diritto, U comando ereditario .
L'espansione diventa pertanto una sorta di rito che si perpetra
nei secoU fino a costituire il carattere ereditario del popolo itaUano,
la vigile coscienza deUa funzione deUa razza itaUca nel mondo. Questi
elementi contribuiscono cosi alia formulazione del concetto di un coloniaUsmo diverse , i cui presupposti umanitari indicano la
discriminaziene esistente fra l'espansione italiana e queUa delle altre
nazioni colonizzatrici.
L'espansione coloniale itaUana e sempre stata informata a principU prefondamente differenti da quelU adottati e seguiti da qualsiasi altro elemento etnico. Essa, infatti, e una deUe piu tipiche risul(32) Ibidem, p. 259.

tanti della personalita nostra cosi caratteristica, per cui si puo veramente parlare di " specifice abito celonizzatore " (33).
Concetto, quest'ultime, che e chiarite neUa parte successiva dell'articolo :
La varieta del processo di colonizzazione e essenzialmente riposta nella differente concezione dei legami di interdipendenza tra il
popolo colonizzatore e le genti del territorio colonizzato. L'ltaUano,
in virtu soprattutto deUo spirito di universalita ereditato da Roma,
tende a vedere in ogni altra gente inferiore, con cui viene a contatto,
la possibiUta di fame degU eguaU e, percio, cerca di conoscere i bisogni, di comprendere le aspirazioni, di ottenere la cooperazione fino
a giungere ad elevarU a se stesso. Per questi medesimi principii Roma
riusci a fare anche di regioni lontane deUe vere e proprie propaggini
del suo grande Impero, deUe provincie, i cui elementi locaU aspiravano con tutto U loro operate al titolo di " civis Romanus " come ad
un distintivo di vera e propria dignita sociale (3*).
L'articolo prosegue poi evidenziando ed esaltando i contributi
artistici e scientifici apportati dai Romani aUo sviluppo del continente
africano, puntualizzando e ribadendo, a piu riprese, la continuita storica fra quel glorioso passato e U non meno trionfante presente:
La continuita spirituale degU ItaUani di oggi coi Romani delI'evo antico h ben manifesta (...). II soldato italiano imico fra
tutti gU altri armato di moschetto e fornito di piccone h il simbolo piu puro deUa razza itaUana e deUa sua potenza civiUzzatrice;
razza itaUana che in tutti i tempi vmse per la virtu delle armi e per il
nobile ardire e subito dopo domino nel significato latino del verbo coUe molteplici attivita pacifiche, atte a migUorare e perfezionare le condizioni morali e fisiche delle popolazioni soggiogate (...).
In Africa dove e giunta I'ltaUa e giunto il progresso, e stata amministrata la giustizia con apposite leggi, sono cadute spezzate le catene
deUa schiavitu e I'uomo sia pur negro e stato soUevato aUa sua
dignita specifica origmaria (35).
(33) S. FuMAGALLi, Lo special0 abito colonizzatore della razza itaUana,
luglio 1940, p. 964.
(34) Ibidem, p. 964.
(35) Ibidem, pp. 966-967.

246

II vuoto storico che si viene a creare fra I'epoca romana e quella


fascista e cohnato artificiosamente operando un coUegamento, fra i
due momenti, attraverso Tapologia di singole figure di esploratori,
scienzati, studiosi e mercanti, che, nel succedersi delle diverse epoche
storiche, haimo operato variamente nei paesi d'Oltremare.
In questo modo, I'ideale civilizzatore ed umanitario, che sostiene
ed alimenta la propaganda coloniale, e salvaguardato ed avvalorato
da questi personaggi che la pubbUcistica del regime definisce precursor! o pionieri del colonialismo italiano .
Questo tipo di operazione, in concomitanza aUa ricucitura storica, alimenta il vivaio dei miti: dell'eroe, del condottiero, del missionario, del lavoratore, del soldato.
Vengono cosi create nuove figure mitiche, che sono offerte come
norma morale di comportamento, come sublimazione e stimolo dell'azione civilizzatrice, come rigeneratrici dello spirito d'italianita.
La missione civilizzatrice si colora di figure rappresentanti quel
valori che vengono incessantemente propalati dalla stampa: la Nazione, I'ltalianita, il Patriottismo, I'Abnegazione militare.
Le imprese belUche contingent! si intrecciano con le gesta intrepide degU ero! del passato per offrire figure di soldati dediti all'azione,
fieri, spavaldi, arditi al Umite del fanatismo.
GU articoU puntano cioe a stimolare l'orgoglio deUa coscienza
nazionale, suscitare il desiderio d'essere hnmortalati in imprese mitiche, attivare, attraverso l'identificazione con gU arditi soldati, i desideri di comando e di gloria.
Significativo esempio e un articolo di Mario Grosso, nel quale
leggiamo:
Fiero altissimo onore deUa sorte riservatomi di condurre per
la prima volta al fuoco reparti deUa milizia volontaria, impresa che ricalca e rivendica alia Patria le vie di Roma imperiale, e mi e sommamente grato segnalare il contegno valoroso miUtare tenuto in aspre marcie e in duri combattimenti (...). Non sono essi (i reparti) i degni discepoU dei Legionari deUa antica Roma che tornano a ricalcarne le orme? Anche in moltepUci altre contingenze in colonia le Camice Nere
hanno ormai ben provato di rappresentarvi un valido presidio non
solo, ma di costruirvi pure un saldo strumento dell'uheriore penetrazione: sentimenti patri e fede fascista le tengono sempre pronte ad

247

affrontare in colonia qualsiasi cimento e operazione di guerra (36).


II Soldato-articoUsta, dopo aver fatto le relative connessioni fra
milizia volontaria fascista e i legionari romani, si cimenta in una esaltante descrizione deUe quaUta dei combattenti fascisti:
Ovunque le Camice Nere si sono distinte per coraggio, aggressivita, spirito di sacrificio, tanto da meritare non solo il plauso deUe
superiori autorita miUtari, ma encomi, ricompensi al Valore, premiazioni per meriti di guerra {^).
La giustificazione storica dell'imperiaUsmo, attraverso il recupero di un passato elevato alia funzione di mito e la creazione di nuovi valori stimolanti I'azione e suscitatori di consenso ed adesione, crea
i presupposti e le credenziali necessarie ad una colonizzazione di
massa.
La fertilita del terreno, sapientemente dissodato e fertilizzato,
produce grassi raccolti: un consenso compatto, un'adesione incondizionata dell'opione pubbUca, un coUettivo credo, combatto e obbedisco.
V. La giustificazione sul piano economico dell'espansione coloniale.
Le spinte espansioniste, successive al congresso di Berlino, che
caratterizzano la poUtica estera delle grandi potenze europee, riflesso
del passaggio definitivo daUa fase del capitalismo industriale a queUa
del capitale finanziario monopoUstico, alia fase deirimperiaUsmo,
vengono a deUneare un sistema economico e politico mondiale i cui
interessi soUecitano, aU'interno deUe potenze minori, U maturare di
spinte imperiaUste in alcuni gruppi ddlla classe dirigente.
L'espansione coloniale italiana, dopo I'esperienza Depretis, trova
nuovo impulso, anche se I'epilogo e negative, sotto il govemo Crispi esponente politico strettamente legato agU interessi dei primi
massicci monopoli itaUani , per giungere alia sua massima realizzazione, prima dell'avvento del fascismo, con il govemo GioUtti.
II fascismo, espressione deUe necessita dei grossi settori economici, giunto al potere, sorretto e alimentato dal grande capitale, deve
p.

(36) M . GROSSO, Milite di Libia: volontaria due volte, febbraio


(37) Ibidem, p. 115.

114.

1929,

249

248

fronteggiare la supremazia dell'imperialismo straniero, ormai impegnato nella spartizione del mondo per I'accaparramento deUe materie
prime e dei mercati.
La Rivista delle colonie italiane diventa, a questo proposito, uno
dei mezzi piii qualificanti per la propaganda e la manipolazione di
questa esigenza.
Esemplificativo, a questo riguardo, e un articolo di A. V. Pellegrineschi, nel quale leggiamo:
Lottando per il possesso o per il controUo deUe materie prime
i popoli lottano per la loro stessa esistenza, piu ancora che per I'egemonia. Nella disponibihta delle cosi dette materie prime, e il fondamento dell'esistenza dei popoh e per questo soprattutto si scagUano
gli uni contro gU altri. Per I'accaparramento delle materie prime sono
scese in lotta, palesemente od occultamente, non oggi soltanto, Potenze
mondiah, per il possesso dei territori di produzione sono scoppiate
guerre sanguinose; per il controllo delle vie di rifomimento, h nato rimperiahsmo sui mari; per il monopoUo delle piti importanti materie si
sono costituiti potentissimi gruppi capitaUsti, che si sono cimentati nelle
piti torbide tenzoni. Da tempo la caccia alle risorse prime (...) si e accentuata perche se ne e allargato il consumo (,..). II problema e certamente grave e dei piu assillanti. La soluzione, dato I'enorme sonrnia
degh interessi in gioco non scaturira da una volenterosa e generale comprensione ne tanto meno da una conseguente applicaziooe dei principi
di giustizia; ormai sarebbe pazzesco formarsi illusioni in proposito perche gh awenimenti ci haimo a sufficienza illuminato sul nessun desiderio degU abbienti di andare verso i poveri e di fare loro qualche concessione (...). H problema fu sollevato per la prima volta, da un punto
di vista ufficiale, dall'Itaha (... che) povera di materie prime non omise
di riproporl(o...). Ma le nazioni ricche non vollero sapeme di discutere per giungere ad una svolta risolutiva (38).
Per il Pellegrineschi, in ultima analisi, l'espansione territoriale non
h altro che il manifestarsi della necessita di soprawivenza di un popolo . La conseguente reaUzzazione di questo consacrato diritto
h pero ostacolata daUa voracita di potentissimi gruppi capitaUsti ,
di fronte ai quaU nessuna argomentazione, basata su equita e giu(38)

A . V . PELLEGRINESCHI,
1940, pp. 923-925.

Materie prime, nazione ed Impero, luglio

stizia , e sufficiente a porre dei correttivi all'enormita degU interessi


in gioco.
E' gia presente, in questa formulazione, sia pur in maniera filtrata, la teoria nazista dello spazio vitale . La crisi economica non
viene affrontata sulla corretta analisi deUo sviluppo economico, dei
rapporti produttivi e di classe, bensi sulla necessaria distribuzione delle
materie prime e dei territori.
Ma la pecuUarita demagogica deU'operazione sta neU'utilizzo di
una terminologia atta a preparare, tramite la manipolazione deU'esistente, I'incipiente aggressione mondiale.
L'imperiaUsmo, dati i falliti tentativi diplomatici per la spartizione pacifica delle risorse, e innalzato a valore rigenerativo di un popolo. L'uso deUa forza, cioe il conflitto, b cosi legalizzato come una
sorta di giustizia umanitaria.
Insomma ciascimo ha pensato per se, visto che la comprensione
generale non si e manifestata. Soprattutto i paesi poveri sono andati
aUa ricerca di soluzioni di soddisfazione: cercando nuovi territori e
nuove fonti pur neU'awersione non esclusivamente accademica deUe
potenze monopolizzatrici (^).
Lo stesso insistente uso del termine popolo riferito aU'ItaUa,
contrapposto a quello di gruppi capitaUsti, riferito alle potenze
straniere, non e causale.
II fascismo, pubblicizzato come rivoluzione trionfante , tenta
di occultare I'esistenza deUe irrequiete masse lavoratrici, dello scontro
di classe (^), per costruire I'immagine di un paese dove le componenti
socio-economiche, superato lo stadio deUa barbaric il capitaUsmo
, vivono armoniosamente nel nuovo ordine di cose.
L'articolo prosegue poi descrivendo gU apporti economici deUe
colonie alio sviluppo deUa Madre Patria, mettendo in riUevo in particolar modo, che i contributi debbono essere considerati soprattutto nel
valore potenziale, che e decisamente alto. Sicche lo sfruttamento razionale delle risorse coloniaU offre la possibiUta di svincolare la Nazione da gravose dipendenze dall'estero e specialmente da quel Paesi, che
ricchi di colonie e possedimenti nel mondo, detengono U monopolio
(39) Ibidem, p. 925.
(40) Cfr. R. DEL CARRIA, Proletari senza rivoluzione. Storia delle classi
subalterne in Italia, Roma, 1975.

250

251

delle materie vitali, dei cosiddetti prodotti chiave, pretendendo, percio, di fare il cattivo od il bel tempo a loro piacimento a secondo la
loro convenienza, sulla vita e suU'esistenza delle genti. Ma a questo
riguardo si sta realizzando ora un nuovo e piii giusto ordine di cose (41).
Se e vero che la lotta di classe aU'interno della Nazione viene negata, altrettanto vero e I'aver elaborato una sorta di grossolana interpretazione della stessa rapportata a Uvello intemazionale, in cui i termini dello scontro non sono phi capitale-forza lavoro, borghesia-proletariato, ma popoU-poveri contro popoli-ricchi, popoli-fecondi contro
popoli-steriU.
II mito della vittoria mutilata , I'esaltazione demagogica deUa
fecondita del popolo itaUano, della sua potenzialita espansiva, della
sua funzione civilizzatrice costituiscono i caratteri dominant! deUa copertura ideologica dell'imperialismo fascista, della sua giustificazione
storica.
I temi deUa conquista di nuovi mercati, deU'accaparramento deUe
materie prime vengono filtrati, nelle pagine deUa Rivista, attraverso
eclatanti motivazioni di ordine etico, politico e sociale.
NeUe nuove terre la nostra opera deve svolgersi a contatto di un
un mondo locale che viveva in uno stato awilente di soggezione materiale e morale. Con la costituzione deU'Impero noi abbiamo assunto
l'impegno di provvedere all'elevazione degU indigeni; e la stessa abolizione deUa schiavitii e dei tanti diritti feudal! preesistenti, creano important! doveri di tutela e di assistenza nel settore sociale ed economico (42).
I colon! vengono cioe esortati, in nome di una demagogia filantropica e civiUzzatrice , che vuole mascherare i real! rapporti
di forza esistenti fra nazione e colonia, a soUdalizzare e coUaborare con
gU indigeni, affinche gli esaUanti valori spirituaU deUa stirpe itaUana, sintetizzati in questo modo daUa figura del colono, che assurge aUa funzione di simbolo , rappresentino uno stimolo per milioni d'ltaUani.
I motivi ideologici, finalizzati a rinsanguare I'esercito dei coloni.
1940,

(41)

p.

(42)

A. V.

933.

PELLEGRINESCHI,

Materie prime, nazione ed Impero, luglio

A. TERRUZZI, La colonizzazione dell'Impero, febbraio

1938,

p.

156.

assumono aUora un significato squisitamente economico della politica


fascita: la soluzione del problema demografico.
Finalmente vi e un problema di popolamento rurale, che risponde ad un'assoluta ed urgente esigenza della Nazione e che costitui una deUe ragioni fondamentaU della nostra grande Impresa Africana. II popolamento e il solo e vero mezzo per trasformare durevolmente il voUo deU'Impero; per farne un paese itaUano, ed esso risponde ad una solenne promesse fatta ai Legionari ed ai Lavoratori (43).
Ma naturahnente la soluzione del problema demografico in termini d'espansione territoriale e presentata con accent! vagamente filantropici che mettono in riUevo I'importante contributo, arrecato dagli ItaUani, alio svUuppo economico dei territori colonizzati, in quanto
I'economia statica degli indigeni, che vive di piccoU problemi, che e
sorda agU stimoU del progresso, al contatto deUe nuove e risolute energie che promuovono dai nostri agricoltori e coloni, si scuote, si anima,
si evolve (...). I primitivi sono sensibiU al fascino che emana dall'esempio e sono portati ad imitare cio che vedono fare agU aUri (44).
L'esaltazione delle capacita lavorative, deUa fecondita, della missione civiUzzatrice, deUa superiorita deUa razza creano quindi la sovrastruttura ideologica per la soluzione di problemi politico-economici.
Attraverso la colonizzazione di massa, il regune incanala la esuberanza di manodopera verso i territori d'Oltremare, che, oltre ad offrire possibilita di sfmttamento delle risorse naturaU e possibiUta di
proficui investimenti capitalizzabiU, rappresentano le valvole di scarico per depotenziare la pressione sociale. In questo modo, viene evitata una poUtica economica d'espansione del mercato nazionale che
avrebbe condotto all'ampUamento deUa sfera dei consumi popolari, alI'aumento del salario degli operai e, inevitabihnente, alia diminuzione
dei profitti deUa classe padronale.
La colonizzazione demografica, che si prefigge lo scopo di creare neU'Impero, nuove sedi di vita per i nostri lavoratori ruraU, e quella
che ci sta particolarmente a cuore. E' un problema profondamenti umano, sociale, politico, prima di essere un fenomeno economico (45).
Per avvalorare la fondatezza delle proprie affermazioni, I'articolista pone 1'attenzione suUe condizioni ambientali delle colonie.
(43) Ibidem, p. 157.
(44) Ibidem, p. 160.

252

Possibilita di acclimatazione dei contadini italiani esistono in


molte regioni deU'Impero (...) ma noi dobbiamo tendere a riservare ai
nostri le regioni che sono cUmaticamente e dal punto di vista sanitario
convenienti aUa loro vita e a queUa delle generazioni che verraimo (46).
L'operazione di codificazione mentale di questi concetti e poi
rafforzata con I'utiUzzazione del sottile ricatto deU'iUusione:
La graduale ascensione del lavoratore verso categorie sociaU
piu elevate, verso la piccola proprieta
La Rivista delle colonie italiane, attraverso questo tipo di propaganda, come d'altra parte tutti i mass-media , si adopera a stunolare il consenso generale, a suscitare I'entusiasmo popolare attraverso
I'attivazione di suggestioni operanti suU'emotivita e la legittimazione
di miti e simboli gratificanti, e questo per giustificare ed avvalorare
le scelte del regime.
VI.

Conclusione.

L'accettazione dei motivi e dei miti che hanno illuminato di falso


splendore il regune (quaU la dedizione assoluta neUa quale si annuUa
la coscienza individuale, il concetto quasi mistico di Nazione nella cui
assolutezza si vanifica ogni altra categoria, I'esaltazione dell'azione e
deUa violenza come forme di rigenerazione sociale, il concetto di missione che la Storia ha imperscrutabilmente assegnato aUa razza itaUana,
la volonta di potenza realizzata in una incontenibile espansione sia spirituale che materiale) e dovuta, in gran parte, ad articolate campagne
stampa che U eleggono a cardini del pensiero fascista.
II mito deUa vittoria mutilata, dei ristretti spazi, di Roma imperiale acquistano il loro ruolo e significato tramite l'esaltante propaganda degU organi di stampa.
Del resto la lettura e la disamina degU articoU deUa Rivista delle
colonie italiane ci ha dato modo di comprendere l'importanza che la
dottrina imperialista ha avuto aU'interno del pensiero fascista e del
suo reale livello di diffusione.
(45) Ibidem, p. 161.
(46) Ibidem, p. 161.
(47) Ibidem, p. 162.

253

Abbiamo ritrovato, infatti, immancabiU, fin dai primi anni di


pubblicazione, articoli di chiarimento ideologico delle teorie imperialiste, prospettate come verita illuminanti il destino dei popoU. Ci siamo
incontrati coirimmancabile destino, con le vestigia deUa Grande Roma
imperiale, con I'ereditata missione civilizzatrice e la componente spirituale e umanitaria deU'imperiaUsmo itaUano. Abbiamo potuto verificare la consistenza e l'importanza del discorso economico e demografico, puntellato sul mito della produzione, suUa necessaria e improrogabile ricerca di materie prime e suU'irrinunciabUe riscatto deUa
grande proletaria . Abbiamo letto dell'eroismo e del sacrificio dei
soldati itaUani, della loro lucida dedizione alia Patria, di antichi valori
mUitari e guerreschi. Abbiamo evidenziato come la vittoria mutUata
sia servita a procacciare un futuro d'azione.
Di tutto questo e testimone la Rivista. Un testimone valido, senz'altro, per la speciaUzzazione dei suoi contenuti, per le cause che
I'hanno vista nascere, per gli scopi che I'hanno animata e I'hanno fatta
vivere e operare. Soprattutto, per U ruolo che la stampa ha acquistato
durante gU anni del regime. Un ruolo di conscia sottomissione, di dipendenza poUtica che I'hanno trasformata in letterale traduttrice delle
torbide volonta dello stato fascista.
E' la scienza deU'informazione che viene sviluppandosi grazie
aUa comprensione che il regime ha avuto deUa sua adattabiUta a scopi
ben precisi e deUa sua potenziale utiUta accattivante. E' il perfezionamento di un eccellente strumento venditore di false verita e vuote
ideologic, manovrate daU'abUita forgiatrice e manipolatrice di una minoranza dirigenzialc. E', in concreto, garantirsi le possibiUta di influenza coercitiva suUe menti, di condizionamento occulto delle coscienze,
di manipolazione violenta e sottile dei meccanismi psicologici che presiedono aU'individuo.
II consenso h il prodotto di tutto questo. Un consenso incoscicnte
e pur vivo, sentito c pur non spontaneo, esaltante e pure privo di ogni
volonta c contributo soggettivo. L'organizzazione del consenso, delI'adesionc incondizionata h il piii triste c deleterio capolavoro scaturito da miti gratificanti e da una poUtica trionfale, creati daUa fantasia e torbida inventiva del regune.
L'imperiaUsmo italiano, voluto dagU esuberanti bisogni di menti
malate di grandezza, prende vitaUta e forza da tma compatta partecipazione e da un'unitaria volonta di massa, e si perpetua grazie ad un'ideologia gravata di miti, neUa quale trovano soddisfazione i piu fru-

254

Strati desideri, i piti delusi sentimenti e dove il timore della mediocrita


viene sconfitto da una personale originalita.
Per questo l'imperialismo italiano viene rivestito da caratteristiche pecuUari, da una rivendicata diversita che lo eleva a forma quasi
metafisica e ideale. Si sono esasperate le menti di un popolo, gU si e
prospettato lo spettro di un futuro come una via crucis di sconfitte e soprusi, per offrirgU poi la salvezza nell'unita nazionale, neUa
convinzione di una superiorita quaUtativa di stirpe e neUa necessita
di dimostrarla in una poUtica d'espansione, che dia il giusto valore alle capacha deUa razza itaUana.
Per tutto questo il regime ebbe sempre affiancati gU organi di
stampa, che divennero U piii potente mezzo persuasive e, in concreto,
le piu garanti possibiUta di realizzazione deUa volonta del regime. I
mezzi di comunicazione di massa, e la stampa in particolare ,
per le loro insite possibiUta di capiUare diffusione, contribuirono in
maniera determinante ad mtegrare neUa comune esperienza imperiaUsta tutti gU strati sociaU e culturali deU'ItaUa fascista. La diffusione
della dottrina imperialista, con la conseguente formazione di una coscienza coloniale, non e pensabile se non con il decisive contributo apportate daU'eperosita dei mass-media e delle campagne stampa,
daUa nascita di riviste speciaUstiche che fecero magnifica opera di estensione, divulgazione e settUe persuasione.
In quest'ambito si coUoca il ruolo e la funzione della Rivista
delle colonie italiane. La sua nascita ed il suo sviluppo coincidono con
la chiarificazione che il regime ebbe dell'impertanza dei mass-media;
la sua realizzaziene, insieme a queUa di altre riviste, vuole soddisfare
I'esigenza di una sistematica divulgazione deU'idea imperiale e di una
sua profonda radicalizzazione tramite le capacita condizionanti di cui
e stata dotata.
La Rivista, per il suo contenuto speciaUstice e I'evidente ruolo,
espresso in ogni articolo, che la caratterizza, si pu6 senz'altro ritenere
un attendibile testimone deUe deleterie intenzioni del regime e deUa
necessita di inculcare una coscienza coloniale in grado di sorreggere
i suoi irrinunciabiU fini imperialisti.

FULVIO FULVI

IL CONTRIBUTO DI FEDERICO LUNARDI


ALLA CONOSCENZA DEGLI USI E COSTUMI
DEI POPOLI DELL'AMERICA LATINA

Monsignor Lunardi, viaggiatore attento e scrupoloso, pronto


a registrare nei suoi libretti tutto quanto vedeva e gli capitava, studioso che in varie opere espone tesi interessanti, frutto delle sue ricerche, compie importanti ritrovamenti riconducibiU soprattutto aUa
civilta maya.Un'altra notevole attivita di Lunardi si svolge nel campo dell'etnologia e deU'etnografia.
Le due scienze, pur essendo affini, si diversificano, come h noto,
nelle finaUta che si propongono: I'etnologia infatti non studia i popoh
soltanto sotto il profilo descrittivo puro e semplice, ma in relazione
ai loro caratteri Unguistici, sociah e culturah.
Federico Lunardi da una piattaforma etnografica, costituita da
appunti, note varie sui popoh con cui veniva a contatto, e riuscito
spesso a passare nel vivo di una trattazione di carattere etnologico:
quel dati che aveva I'occasione di raccoghere non sono stati lasciati
neUa loro disorganicitk e frammentarietel, ma sono stati utilizzati alio
scopo di formare un discorso il piti complete possibile (dal punto di
vista etnologico) su un determinato popolo, oggetto di studio.
Ad esempio Lunardi e il primo itahano che si sia occupato di
certi popoli, quah i Siriono e i Guarayos della Bolivia, i Paya, gh
Intibucanos e gli Jicaques dell'Honduras.
II metodo che adotta nello studio di una data popolazione indigena e quello storico e quello comparative: trascura di adeperare il
metodo funzionale, cioe Lunardi non isola mai i singoh elementi di
tma determinata cultura e non cerca di vederU in funzione di quella
cultura.
La parte ergelegica dell'etnologia e presa in attento esame ed h
ampiamente sviluppata. Lunardi infatti si diffende sui manufatti, sulI'abbigUamento, sui cibi, sulle bevande, mentre la parte sociolegica
(matrimenio, reUgiene, etc.) non e messa nel devuto rilievo e non ci
vengono forniti elementi tah da poter approfondire taluni aspetti della
vita sociale di quei popoU, se non nei casi in cui quegU aspetti rivelano sedimenti di antiche civilta.

258

La religione e considerata per esempio sempUcemente come pagana; non si cerca di comprendere il perche di certe cerimonie e riti
non cattoUci: questo e un Umite di monsignor Lunardi, in parte comprensibile se si pensa aUa sua posizione reUgiosa, che gU crea delle
difficoha nel penetrare nelle conoscenze pagane di questo o quel popolo.
D'altra parte I'essere un religioso gU ha procurato anche alcuni
vantaggi nel campo degU studi; in qualita di arcivescovo egU ha potuto infatti portare aUa luce document! parrocchiali, pruna mai
letti, che gU hanno consentito di ricostruire i vari movimenti storici
delle popolazioni dalla conquista spagnola in poi, fornendo un notevole contributo m questo settore.
Bisogna anche ricordare che Lunardi riesce a riunire insieme
un gruppo di medici e di biologi in Honduras con lo scopo preciso
di compiere misurazioni antropometriche piii esatte di singoU indigeni.
In seguito, appunto, a comparazioni somatiche, a scoperte archeologiche e a ricostruzioni storiche, Federico Lunardi giunge aUa
conclusione che cosi come tutto I'Honduras e da considerarsi un
paese di civiha maya, anche popolazioni indigene quali i Chorti, i
Lenca, gh Intibucanos, i Guajiquiro, gU Jicaques, i Paya ed i Chorotega sono maya.
I vari popoU awicinati e studiati dal monsignore possono essere
esaminati grazie ad una copiosa ed interessante documentazione fotografica: le fotografie riguardanti le caratterisitche somatiche delle
diverse popolazioni ritraggono individui in vari atteggiamenti cosicche il quadro umano generale risuUa complete e soddisfacente sotto
ogni pimto di vista.
Altrettanto non puo dirsi deUe foto che hanno come soggetto
I'artigianato locale. Infatti, aU'mfuori deUa fabbricazione di vasi di
terracotta, non sono state documentate sufficientemente le varie tecniche artigianaU.
Si registra una vera e propria scarsezza di materiale fotografico,
ad esempio, per quanto concerne la fabbricazione di case, di barche e
di utensiU vari.
Anche i diversi sistemi di coltivazione sono trascurati (sempre
dal punto di vista fotografico), mentre i riti reUgiosi e le feste annesse sono fissati in un buon numero di fotografie.
E' da ricordare che Lunardi compilo nel 1938 uno studio sui

259

Siriono, che venne pubbUcato nelVArchivio per I'antropohgia e la


etnologia di Firenze; proprio questo lavoro serve a dimostrare che le
notizie in esso riportate non sono di carattere puramente descrittivo,
ma sono immesse in un contesto storico ambientale e sono vagUate
criticamente.
Inoltre la prima parte del volume Honduras Maya, edito a Tegucigalpa nel 1948, e dedicata interamente aU'etnologia deU'Honduras, per cui attraverso testimonianze storiche e attraverso ricerche
linguistiche personaU si deUnea un quadro complete deUa situazione
etnelogica hendurena. Altre volte, come per esempio con i Bororos ed
i Guarayos, le notizie hanno un puro valore etnegrafico, ma cio non
togUe interesse e validita a quello che Lunardi di voUa in voUa ha
cura di registrare nei suoi Ubretti.
Esporro ora, riportando direttamente le sue parole o riassumendole, il contributo originale di mons. Lunardi aUa conoscenza degU
usi e costumi degU indigeni deU'America meridionale.
Gli indios Faeces di Tierradentro {Colombia)
II Rio Paez che da il nome di Faeces ai suoi abitanti scorre in
mezzo, serpenteggiando, a Tierradentro...
I Faeces sembra che siano i famosi Caribes che risalirono il Magdalena, sconfissero i Chibchas e gli Andaquies e si impadronirono del
territorio di Tierradentro, bagnato dal rio Paez.
Fresso i Faeces esiste una leggenda piuttosto mitologica, di una
specie di semidio che sarebbe stato Don Juan Zamo, nato addirittura da
una Stella.
Frobabilmente le prime predicazioni cristiane di San Juan, della
Stella deUa nascita di Gesii ed altre verita cristiane mescolate e confuse,
contribuirono a formare questa leggenda, che sarebbe posteriore alia conquista spagnola: la stessa cosa sembra sia accaduta anche con le leggende Chibchas...
Don Juan de Borja sconfisse gli indios Faeces nelle pianure di Carnicerias (cosf chiamate per il commercio di came umana), pero la perdita di uomini subita fu tanto tremenda ed il terrore che rimase fu cosi
terribile, che da quel momento guardarono ai Faeces con timore...
I re di Spagna gli dettero la proprieta della terra e gli permisero
di darsi un'organizzazione propria (}).
(1) Dal libretto Visita alia missione di Tierradentro, che, come tutto
il materiale inedito da me utilizzato ed analizzato, si conserva presso I'Associazione Italiana di Studi Americanistici di Genova.

260

Gli indios di Tierradentro sono divisi in 26 parcialidades (2)


0 tribii.
Tra i Paeces non esiste un capo supremo; vi sono si alcuni individui piu influenti, ma sono privi di qualsiasi autorita giuridica.
Ogni tribti elegge ogni anno un governatore, che rimane al potere per im anno; l'autorita suprema e pero costituita dal Cabildo (3),
che comprende U governatore, il capitano e il sindaco.
I Cabildi possono appUcare le pene che sono severe; una volta
era in uso la flageUazione, che ora h stata vietata; in compenso adoperano la pena del ceppo, che consiste nell'imprigionare il reo ad un
albero.
I Paeces conservano tuttora lo spirito guerriero che dimostrarono nelle varie guerre di indipendenza, anche se sono abbastanza
miti; rifuggono dal mescolarsi con i negri che chiamano cerdos
(porci) e con i bianchi che chiamano ladrones (ladri).
II loro colore della peUe e bronzeo, la statura e assai elevata
soprattutto tra gh uomini che hanno un aspetto molto severo; il naso
h aquiUno e I'angolo facciale e ben pronunciato.
GU uomini indossano pantaloni di tela bianca e il poncho ,
1 vestiti delle donne sono la falda (una gonna di tela), il tupilUdo (due panni che ricoprono il seno e le spalle), il reboso
(sciaUe di lana in genere di color azzurro vivo), il chumbe (fascia
colorata che serve a reggere la gonna e ad assicurare i bambini aUa
spalla e la mochita (una sorta di bisaccia).
Durante il giomo masticano fogUe di coca in precedenza tostate.
poi si mettono in bocca un po' di calce ottenendo cosi la cocaina e
non awertono la fame.
/ Bororos
Federico Lunardi awicino per la prima volta i Bororos nel
corso del viaggio da Rio de Janeiro a Registro do Araguaya (*), effettuato neU'ottobre del 1936.
Nei Bororos i denti canini sono moUo pronunciati, soprattutto
(2) Gruppi etnici.
(3) Una specie di giunta comunale.
(4) Sempre durante questo viaggio Lunardi venne a contatto anche
cogli Chavantes.

261

i canini superiori, in alcuni sono caduti gU incisivi: qualcuno attribuisce il fatto dei canmi sporgenti e deUa mancanza degU incisivi alI'uso esagerato di una bevanda ottenuta daUa fermentazione delle
ananas, r abacais .
Per quanto riguarda gU occhi, i Bororos presentano U plique
un po' piu stretto di quello europeo, ma non per questo si puo parlare di pUque mongoUco.
In complesso gU occhi sono piuttosto piccoU, rivolti all'insu e
uniti al naso.
II volto dei Bororos si distingue anche per gU zigomi sporgenti
e per le labbra tumide. Essi sono di statura alta e di complessione
robusta. Un fatto curioso riguarda la Ungua bororo: le donne si
esprimono nella medesima lingua degU uomini, ma il dialogo tra uomo
e donna si svolge solo di giomo.
Presso i Bororos h in uso I'endogamia, essi sposano cioe elementi
del proprio viUaggio. Le doime in genere per evitare di abortire e per
non concepire prendono delle erbe speciaU, cosi in Sangradonzo
vi erano solo pochi bambini e lo stesso in Barreiro (5).
In caso di morte, i parenti haimo cura di bmciare tutto quanto
apparteneva al defunto e in segno di lutto si tagUano i capelU; inoltre
si tagUuzzano il corpo con una conchigUa per suffragare il morto .
Le ossa vengono seppelUte neU'acqua, nel fiume o in una laguna.
Capita spesso che anche i Bororos cristiani portino via dal cimitero cristiano il corpo del loro caro per seppeUirlo a modo loro.
I Guarayos
Nel 1937 Limardi, mentre compie un viaggio m BoUvia e phi
precisamente mentre da Cochabamba si dirige a Santa Cmz, incontra gU indios Guarayos, oriundi del BrasUe, che vivono nei Llanos
del dipartunento di Santa Cruz.
Le donne portano una lunga camicia, di sohto bianca. GU uomini indossano calzoni e camicia; prima sia gU uomini che le donne
andavano completamente nudi, come raccontano gU antichi cronisti.
Non conoscono pane di nessun genere. Hanno un piatto unico
<5) Dal libretto intitolato Viaggio da Rio de Janeiro a Registro do
Araguaya, ottobre 1936.

262

che varia con le stagioni; e a base di riso con piselh, oppure b costituito da banane con piselh o anche da iucca con banane e riso.
In questo picadillo (sughetto) cuocciono la carne fresca o
secca che conservano, came ricavata daUa caccia nel bosco o dalla
pesca.
Questa pietanza ordinaria viene consumata insieme alle conchigUe che riescono a pescare.
Non viene mangiata la came di tigre, ritenuta immonda. Essi
infatti ritengono che chi la mangia impazzisce e abbmttisce e vi sono
addirittura dei Guarayos che non si azzardano a toccare il corpo di
una tigre morta.
Le dorme Guarayos partoriscono senza alcuna difficolta: il medico della Missione ebbe mfatti modo, in cinque anni, di osservare
soltanto tre parti difficiU.
II bambmo h accolto da una donna che immediatamente contrae parentela con il bambmo e gU assegna il nome. Poi viene lavato
e la madre deve astenersi da certe carni: assoluta e la proibizione di
mangiare came grassa di porco.
II padre del bambino deve osservare un'astinenza simile, che
dura piti o meno un mese dal momento del parto.
Un parente vecchio della famiglia da un soprannome al bambino, che lo accompagnera per tutta la vita, a meno che un grosso
awenimento non venga a cambiarlo: questi soprannomi presso i
Guarayos sono piii conosciuti dei nomi propri.
I Guarayos non apprezzano molto la vergmita, tanto che dicono
sempUcemente: Non e stata violata o Non e stata toccata .
Per il gran rispetto che hanno verso i padri, i Guarayos prendono per marito o per moglie quello o queUa che i padri scelgono
per loro.
Da questa consuetudine, com'e facUe comprendere, derivano
spesso situazioni incresciose, per cui i missionari hanno cercato di
eliminare I'usanza del matrimonio obbUgato.
La piii comune malattia e la malaria. Quando ne sono colpiti
i Guarayos si stendono suU'amaca e adoperano per cura tutti i rimedi
che conoscono; solo se la malattia si estende ricorrono alio stregone
che diagnostica la causa deUa malattia (o e un osso rimasto neUo stomaco o una spina che un aUro stregone ha messo invisibihnente neUa
parte malata).
GU stregoni massaggiano energicamente la parte malata e con

263

arte da prestigiatore estraggono da essa una spina di pesce, un rotolo


di peU di animale e un'altra spina.
Tutto questo procedimento terapeutico e preceduto dalle nuvole di fumo sparse suU'ammalato daUo stregone che si mette a fumare il tabacco, nel silenzio dei presenti. Se la malattia perdura viene
chiamato un altro stregone.
I Guarayos conoscono un solo ballo.
A coppia aperta, cioe uno a fianco dell'aUro, uomo e donna
tenendosi per mano danzano a passi corti, ma ritmici, intomo all'abitazione, tenendo la testa bassa. Le donne cantano, mentre la musica
mantiene sempre lo stesso ritmo: baUano finche dura la chica .
Sostengono di poter indovinare la morte dei loro parenti in vari
modi, uno e quello di sentirsi prudere il naso. Un aUro modo di presentire la morte e incontrare un uccello che chiamano achingaz
e che deve essere molto raro.
Nessun guarayos perde la serenita di fronte aUa morte e la stessa
cosa puo dirsi dei parenti del moribondo.
II morto runane neU'amaca dove spiro e nel luogo ove mori.
L'amaca viene poi cucita e awoltolata attorno al morto, m modo che
rimanga fuori solo il volto.
I congiunti piii stretti scavano la fossa rettangolare, di un metro
e ottanta di lunghezza e di oltre un metro di profondita.
NeUa fossa mettono dei paU orizzontaU con deUa stuoia e sopra
depongono U cadavere, poi con gran rapidita gettano la terra, ognuno
la sua palata, e, coperta la fossa, ognuno salta la tomba, uno dietro
I'altro.
/ Siriono
Nel giugno del 1937 mons. Lunardi compi una visha ai Siriono
deUa parte orientale deUa Bolivia, visitando il viUaggio di Santa
Maria.
II Siriono e alto in media 165 cm., la faccia e piatta, le masceUe
sono grandi, gU occhi piccoh e a mandorla, il naso e piuttosto basso
con le aperture lateraU non visibiU, le labbra sono fini e il colore del
viso e giaUognolo.
Tanto gU uomini come le donne portano i capelU, che sono neri
e Usci, tagUati aUa maniera dei frati. Rispetto agU uomini le donne
sono piii piccole, piu deUcate e piii pallide, alcune pero sono forti e

265

264

robuste. Sia gli uomini che le donne soffrono di verminosi, che provoca il colore paUido caratteristico del loro volto.
Durante la sua visita mons. Lunardi fotografo una donna con
i piedi ritorti, che teneva in collo una bimba anch'essa con i piedi
ritorti. Mi si e detto egh spiego in seguito che gli indigeni
in genere storpiano a volte i piedi ai figli per avere sempre qualcuno
che non possa camminare bene e stia in casa a fare le frecce per gh
altri (6).
Per il matrimonio non esiste presso i Siriono una cerimonia
speciale.
I due sposi, tinti col rosso di urucu (bixia orellana) e adomati
di penne, si ritirano per qualche giorno da soU nel bosco. Quehi che
rimangono bevono chicha e ballano.
I Siriono non sono pohgami, ad eccezione dei capi delle tribti,
e non praticano I'aborto.
L'uomo che sta per diventare padre, non rimane in casa, ma
va nella selva a cacciare fino a che non e nato il bambino. Quando h
nato, lo prende e vive con lui nell'amaca per due giorni; la madre
si sdraia sul suolo e solo di notte sull'amaca.
I membri della famigha oltre al padre e alia madre si adomano
per I'occasione di piume.
Trascorsi i due giorni, i genitori con un piccolo arco e una freccia conducono il figlio a vedere la caccia e le frutta del bosco.
Anche in questa circostanza si tingono col rosso di urucu e
la madre sparge della cenere durante il cammino.
I parenti festeggiano la nascita, bevendo la chicha e ballando.
In genere viene posto al bambino il nome dell'ammale ucciso
durante la caccia del padre nel bosco. AUrimenti gh danno il nome
di una parte del suo corpo, per esempio Eityaa , che significa
Ha il piede ritorto , oppure Erresanumbi , che significa Ha
gli occhi azzurri .
Pero quando al bambino capita qualcosa di particolare, gh cambiano nome: uno che precipito daU'albero fu chiamato Goie ,
che vuol dire per I'appunto caduto daU'albero .
(6) F. LUNARDI, / Siridno, Firenze

1939,

p.

13.

Come per il matrimonio, anche in occasione deUa puberta di un


ragazzo o di una ragazza non vengono fatte cerimonie speciaU.
SoUanto le bambine a sei o otto anni, aU'epoca delle piogge,
sono condotte neUa selva dai genitori, dove devono lavarsi con acqua
di pioggia caduta da poco.
Poi, la bambina e coUocata sopra il tronco di un albero caduto, di una data specie, dove rimane per due o tre giorni, cibandosi
di poca frutta. Viene infine imbrattata di fango e le vengono tagUati
i capeUi.
L'ultimo giomo, i parenti danzano intorno aUa bambina, che
puo scendere dal tronco e viene dipinta col rosso di umcii ; sul
suo corpo, infine, con un punzone deUa razza le vengono disegnati
dei tatuaggi.
Dopo cio la bambina deve mangiare di tutto e per la prima
volta deve here la chicha fatta di miele. Con questa cerimonia
la bambina diventa automaticamente ragazza, anche se h giovanissima, ed ha diritto ad avere figU.
Quando si awicina la morte un Siriono viene tolto dall'amaca
e deposto sopra una estera o tappetino di giunco.
I parenti gU tingono il corpo e soprattutto U viso e le mani con
la cenere.
Una volta che h morto, i parenti, tinti col rosso di uracti,
piangono a limgo, poi, cucito il cadavere nell'amaca, lo sotterrano
lontano nel bosco.
Pero alcune volte, e ci6 dovette essere forse piii frequente prima
di essere ridotti neUa missione, lo pongono sopra una piattaforma fatta
con pali, elevata uno o due metri sopra il suolo, e anche meno, e vi
formano al di sopra una tettoia fatta di foglie di palma.
Per difendere U cadavere dagli ucceUi, specialmente dagU Urucu , chiamati anche gaUinazos o sucha, che sono gU awoltoi
d'America, pongono in ciascuno dei quattro angoli della piattaforma, tre
fuochi di un legno speciale che non bmcia, ma da solamente fumo.
Cosi accomodato il cadavere, aspettano che le formiche e gU altri
animali lo scamiscano e restino solamente le ossa.
Allora, o le lasciano sul posto o le mettono sotto terra in una fossa
di circa mezzo metro cubico, coprendola con terra, senza riporvi nh
cibi n6 oggetti.
Non pare che-tingano le ossa di rosso. Le trasportano in panacti
o cesta a spalle che usano.

267

266

Ad ogni modo, sempre e come ricordo, si portano a casa il teschio


del morto (i).
I Siriono di Santa Marta vivono in capanne rettangolari, alte e
ample. Una grossa trave principale longitudinale poggia sopra tre
o quattro pali verticali, il tetto e ricoperto da foglie di pakna Murucii e cosi pure le pareti, che sono alte un po' piii di un uomo.
Una capanna serve a diverse famiglie con figh. AU'interno ogni
famigha ha il proprio fuoco al centro della parte occupata: il fuoco
deve rimanere sempre acceso.
I Siriono, mescolando la terra nera con carbone o cenere, costruiscono i loro vasi che mettono a cuocere dopo averh avvolti in
foghe di palma.
I vasi usati sono pochi: per attingere I'acqua adoperano il concavo di una zucca mezzana a forma di pera.
DaUa vicinanza coi Guarayo, i Siriono haimo imparato a intrecciare le foglie di palma per costruire i cesti.
Per quanto riguarda il vestiario, i Siriono neUa selva vanno
completamente nudi. Pero nel viUaggio le donne indossano un camicione lungo fino ai piedi, chiamato Tipoi comune a molti indios.
Gli uomini portano una camicia all'europea e calzoni corti che
essi stessi tessono: una cintola serve a reggerli (%
Tutti i Siriono hanno il padigUone deU'orecchio perforate con
un dente di pesce nei primi mesi dopo la nascita.
In caso di malattia prendono una spina o un dente di pesce
che strusciano suUa parte malata fino a fare uscire sangue, poi legano
ben stretta la parte del corpo che si trova sopra queUa inferma per
impedire al male di entrare di nuovo.
I Siriono in genere sopportano bene il dolore e le malattie, ma
quando il male e generale si sdraiano suU'amaca in attesa della morte.
In pratioa l'unica medicina usata e il succo di una Uana, che
C) F.

Siridno cit., p. 18.


(8) I braceialetti, cordicelle legate attorno ai polsi, sono usati solamente dagli uomini, servono loro di protezione, quando tirano I'arco.
Ma sia gli uomini che le donne, tanto i bambini che le bambine, lavvolgono con tanti fili il braccio sopra il gomito e la gamba sotto il iginocchio di tanti fili, per due motivi. II pruno h perche non entrino le infermita nel
corpo; il secondo perch6 non escano dal corpo le forze e gli umori che son necessari per la procreazione dei figli.
LUNARDI, /

chiamano iso-si (Uana bianca): serve per la febbre, per le malattie deUa pelle e per il morso dei serpenti.
Usano mangiare una specie di brodo o minestra ottenuta facendo cuocere neU'acqua alcune frutta; inoltre mangiano came di
caccia e di pesca, oltre aUa frutta silvestre. Place loro molto anche la
papaia.
Per mangiare, al posto del cucchiaio, usano la valva di una
conchigUa.
Iniziano la loro giomata molto presto. Appena alzati vanno
tutti al fiume a lavarsi, ad eccezione degU anziani, che lo fanno molto raramente. II bagno viene fatto anche se fa freddo, in questo caso
subito dopo accendono il fuoco per asciugarsi.
II fuoco sta sempre acceso neUa capanna e quando vanno nel
bosco portano con se un tizzone acceso.
L'altezza di un arco dei Siriono h di circa due metri e trenta
centimetri e la freccia puo arrivare fino a tre metri.
Le punte delle frecce sono diverse; generahnente sono di pahna
durissuna o chonta , fini come un grosso lapis. Altre, che servono
per pescare, hanno la stessa punta alia quale e aggiunta una punta
di pesce con una punta rinforzata, che forma come un gancio, in modo che una volta entrata non possa piii uscire:
Tirano alia vittima indirettamente; dot, puntando all'aria, molto
alto, per far cadere la freccia perpendicolarmente sul bersaglio.
Credo che cio si debba alle necessita del bosco dove vivono, perche
il folto della vegetazione impedisce di tirare direttamente.
Tirano anche quasi orizzontalmente, per6 sempre piu alto del bersaglio (9).
I Siridno hanno delle recitazioni ritmiche che usano nelle danze. La danza degU uomini e queUa delle donne e assai diversa. Le
donne si mettono in circolo, incrociando le braccia con le compagne
e ponendo le mani sugU omeri deUe altre due successive.
Cosi, tutte strette, cominciano a battere le siUabe deUe parole
di una frase, ripetendo poi tutta la frase ad ogni momento. Intanto si
spostano insensibihnente in tondo, alzando un po' un piede dopo I'altro, e, muovendo ritmicamente le anche e il corpo, imprimono a tutte
(9) F. LUNARDI, /

Siridno cit., p. 27.

269

268

se stesse un movimento insensibile, quasi rotatorio. II movimento ritmico varia secondo la frase che compone il canto.
Gli uomini invece in circolo, incrociano le braccia coi compagni
fino ad arrivare a tenersi con le mani dei due compagni che seguono agU
immediati, appoggiandole dietro i lombi, tutti stretti uno all'altro.
Cosi, gli omeri ricurvi all'indietro e la faccia rivolta alia luna, battono forte i piedi alzandoli un trenta centimetri dal suolo, uno dopo
I'altro, facendo un movimento in circolo, lentissimo e insensibile, spingendo di quando in quando in avanti e in dietro, di maniera che il circolo prende la forma di un ovale. Dicono, calcando brutalmente gli accenti, ossia le sillabe lunghe, parole brevi, gridando ad ogni sillaba; e
ogni volta ripetono nello stesso modo brutale (}^).
II dio dei Shiono e Amey, che significa il nonno , il padre
antico o il gran padre. 6 chiamato anche Ama , che vuol dire dio
dei temporah. Quando piove dicono che il dio sta piangendo: per
esempio, se piove mentre uno si allontana, dicono che h il dio che
piange perche quello se ne va. Se lampeggia dicono che il dio h furioso per qualcosa: i tuoni sono il segno che sta parlando forte per
qualche male commesso.
Per i Siriono sono buoni coloro che compiono i doveri che spettano loro: gU uomini devono essere bravi cacciatori per nutrire la
famiglia, le doime devono filare, cucmare e aver cura dei figh.
QuelU che non compiono i loro doveri sono i cattivi e da morti
si trasformeraimo in animaU vaganti. I buoni saranno feUci, ma i
Siriono non ci sanno dire come,
Anche i Siriono, come i Guarayo, non possono uccidere il cane,
per cui, quando vogUono uccidere un cane, lo legano ad un albero
nella selva perch6 perisca da se di fame.
Chi uccide un cane e destinato mfatti (secondo la loro credenza) a trovare neU'aldili tm cane enorme, che e il gran padre dei cani
e che lo sbranerk.
Diverse sono le steUe conosciute dai Siriono, ma poche le costellazioni.
La luna h chiamata Tyasi e il sole Tenda , Marte, per
la sua luce rossastra, Urubti (ucceUo awoltoio mangiatore di
carogne). Espero e chiamato Urubii ira , che significa compagno
di Urubti. Venere la chiamano Seberi , cioe fantasma. AUa Luna
(10) F.

LUNARDI, /

Siridno cit., p.

30.

e destinato im culto particolare: si regolano suUe sue fasi e le rivolgono le preghiere e le danze.
La lingua h molto primitiva, monosillaba nelle sue radici e molto
precisa e ricca di parole che si formano per la maggior parte con monostllabi.
E' molto melodiosa e si presta moltissimo al ritmo. Una persona
attendibile, che Ii conobbe abbastanza nel tempo passato era di opinione
che i Siri6no, che abitano la parte orientale, siano venuti dalle parti del
Paraguay.
In Bolivia, al contrario, si ha in genere I'opinione che la loro non
sia lingua guarany , e con un certo fondamento...
Come buona conclusione suU'origine degli indigeni Siriono si potrebbe considerare quella che mi dette il signer Don Pablo Busch, padre
deU'attuale Presidente di Bolivia, in La Paz il 2 0 dicembre 1937.
Egli abita da moltissimi anni in Nuflo de Chavez, conosce il Beni,
tutto U territorio di Santa Cruz e gli indigeni che vi dimorano e per di
piu e medico ed ha dovuto trattare con molti di essi.
Mi disse che i Siriono devono essere gli autoctoni e che i Guarayo
ai quali essi tengono soggezione, devono essere i conquistatori.
I Siri6no della parte orientale del territorio da loro abitato, si sottomisero e vissero timorosi dei Guarayo, assimilando in parte i costumi
e la lingua per il contatto avuto con loro (ii).
/ Paya
I Paya si trovano nei viUaggi di El Carbon, suU'altipiano che
sovrasta la valle dell'Aguan e di El Dulce Nombre de Jesus de Cuhni,
nell'alta valle del Rio Guampu, in Honduras.
II territorio paya e tutto montagnoso, accidentato e diviso in
valU ora morbide ora scoscese, intervaUate da catene montuose che
in taluni punti elevano creste asperrime ohre i 2500 metri.
II tipo paya e caratterizzato da statura piccola (Lunardi, per gU
indigeni di El Carbon, ci ha fomito le seguenti misure medie: uomini
cm. 158,5; donne 155,0) collo corto, zigomi sporgenti, labbra grosse, naso piccolo e piatto, capelU neri e folti, colorito bruno-giallogno(11) Per una valutazione del contributo dato da Federico Lunardi
alia conoscenza dei Siriono. rimandiamo aU'articolo di S. ALEOTTI SPOTOMJO,
L'attivitd^ scientifica di Federico Lunardi in Bolivia, in Miscellanea di Storia delle esplorazioni II (Studi di Storia delle esplorazioni, 5), Genova, 1977,
pp. 213-224, al quale rimandiamo pure per ulteriori indicaziom biografiche
e bibliografiche su Federico Lunardi.

270

lo chiaro. La casa tradizionale paya ha forma rettangolare, con i due


lati minori arrotondati fino a farle assumere, a volte, una pianta
quasi ellittica.
La parete, rivestita di foghe di palma, e costituita da pah grezzi
e canne abbastanza distanziati gli uni dagh altri, in modo che vi passi
aria e luce. II tetto e a quattro spioventi, anch'esso ricoperto di foghe
di pahne e senza uscita per il fumo.
Nella costruzione deUa casa paya non si usano chiodi, ma solo
lacci e Kane.
II letto e costituito anch'esso da un traliccio di canne a quattro
pioh, sul quale vengono stese cortecce tirate e battute; ma c'h anche
l'amaca, usata in ausilio al letto di canne.
II piatto caratteristico della cucina paya e il sasal (un cilindro lungo 40 cm. per 7 di diametro, fatto di farina di yuca). Ecco
come si prepara: la yuca viene schiacciata e dopo I'aggiunta di
un po' di yuca inacidita, il sasal, come un vero salsiccione,
viene legato con fibre e messo ad arrostire sopra le braci; il suo condimento e dato da una salsa di pepe chili con acqua.
L'ahmento ha un sapore aspro, ma ha la proprieta di conservarsi a lungo.
Sempre con la yuca i Paya preparano la tortilla , grossa focaccia cotta su di una pietra arroventata. Tra le bevande la piii
importante e la mumia , la cui preparazione, alquanto ripugnante,
e diffusa in tutta I'area amazzonica. La yuca , ripuUta, e cotta in
acqua, poi schiacciata con ima spatola di legno. Poi le donne ne
prendono ciascuna un poco, la masticano e la sputano m un grande
recipiente comune a forma di canoa, raccoghendone una certa quantita. A questa che agisce da fermento, aggiungono altra yuca non
masticata: dopo tre giorni, durante i quaU la poltiglia viene coperta
di foglie, la mumia e considerata pronta per essere bevuta.
La donna, nel periodo della gestazione, viene rinchiusa dal marito in una capannuccia prowisoria appositamente costruita, dove
nessuno puo visitarla, nemmeno lo stesso marito.
Durante il parto, la puerpera e assistita da un'altra donna, che
poi viene considerata una specie di parente. Quando la moghe ritorna alia capanna coniugale, cioe tre giorni dopo il parto e dopo un
bagno purificatore, il marito da una festa.
II matrimonio e combinato dai parenti e precisamente la madre
della ragazza cerca chi le place da far sposare a sua figha.

271

II matrunonio non e caratterizzato da nessuna cerimonia speciale: il giorno del casamiento i parenti ballano; lo sposo porta
poi la spesa neUa nuova casa o alia casa del padre o alia casa deUa
sposa.
Forniti di vista ed odorato eccellenti, gh uomini Paya si riuniscono a gruppi per inseguire, con I'aiuto di cani, gh animah selvatici
propri del loro habitat: il cervo, il pecari, I'armadillo, il tapiro,
le scimmie e vari uccelh.
La pesca e praticata di notte con la luce per attirare il pesce;
usano il machete (cohellaccio), I'arpione e anche le reti.
La morte era ritenuta, una voha, opera di stregoneria e i moribondi erano abbandonati nella foresta o uccisi.
Dopo I'arrivo dei missionari, questi costumi sono stati abbandonati, ma e rimasto il tunore magico della morte e degh spiriti mahgni che I'hanno provocata, tanto e vero che gli oggetti del morto,
particolarmente il letto, vengono buttati via e la casa resta abbandonata.
Nella fossa accanto al cadavere sono messi oggetti come il coltello, I'ascia, la vanga.
Le malattie che sogliono colpire i Paya sono numerose, come la
sifihde, il catarro (affezioni polmonari in genere), i vermi mtestinah,
le febbri intermittenti, ecc.
Quando una persona e colpita da febbre viene portata m riva
ad un fiume, awoha in una coperta e messa a giacere sopra un alto
letto a graticciato. Poi si accende un fuoco sotto il letto in modo da
far sudare abbondantemente il malato; quando e ben caldo il malato
viene immerso nelle acque del fiume, poi asciugato.
Anche i feriti di arma da fuoco o da taglio (non frequenti, poiche i Paya sono miti di carattere) si curano con frequenti bagni nei
fiumi.
II Paya per eccellenza e pescatore e cacciatore e non agricpltdte:
viveva alle origini tra le selve delle regioni calde, pertanto, bbbligato
per le circostanze a salire in regioni di maggiore altezza e di m!w tonperatura, muore, in genere di mai di costato, come chiamano la Jpobnonite e di tisi come i Jicaques. La sua cultura attuale e la sua llxtguA non
e del tutto I'originaria, che dovette essere molto sempUce,.. _
Molte parole sono derivate dal contatto con i Maya deUa;dWiaDKB
e con gli indios di ogni genere (Caribes, Zambos, Sumos).-. ^ ' ^ ^

272

In effetti molti dei costumi dei Paya sono comuni agli altri indios
e alle popolazioni con le quali vennero in rapporti (12).
Per quanto riguarda I'origine del popolo Paya, Lunardi ne sostiene I'appartenenza al ceppo Maya. Inoltre, grazie a documenti
storici ritrovati in archivi parrocchiali, egh ha potuto ricostruire gU
insediamenti dei Paya durante le Reducciones spagnole del XVIII
secolo.
Gli Intibucanos
Gli Intibucanos appartengono al gruppo dei Lenca, abitante la
parte centro-occidentale dell'Honduras.
IntibucEl h il centro abitato che ha dato loro il nome e Intibuck
h anche la circoscrizione ammmistrativa di cui gU Intibucanos occupano una parte e che ha per capitale la cittadina di La Esperanza.
Sul significato del loro nome Federico Lunardi ha fomito una
spiegazione fondata su radici della hngua maya.
Secondo lui Intibuca sarebbe costituita dalla particella In ,
che significa mio, da Ti, particeUa di luogo, e da buc , che
significa zona montagnosa, montagna, per cui Intibuca significherebbe la mia montagna.
In base alle sue misurazioni dirette, egh fisso per gh uommi la
statura media di 155 cm e per le doime di 148 cm.
II cranio h nella maggior parte dei casi brachicefalo, la faccia
e larga, le pinne nasah piuttosto aUargate, I'occhio presenta una heve
phca mongohca e il colore della pelle varia da un bmno intense ad
un giallo-brano.
In genere la hngua degh Intibucanos, I'mtibuca (ormai scomparsa) e ritenuta appartenente al gruppo hnguistico Lenca, ma Lunardi nega I'esistenza di una lingua Lenca, sostenendo che il Lenca
non esiste e non e mai esistito: Lenca sarebbe soltanto un nome che
gh Spagnoh attribuirono a certi gmppi Maya, quando nel XV secolo
invasero I'America Latuia.
II mais e l'ahmento principale degh Intibucanos: con esso preparano le tortiUas e il tamal , i loro cibi tradizionah.
II cosidetto tamal non e altro che I'insieme deUa pasta di
(12) F. LUNARDI, LOS

galpa, 1943, p. 4 2 .

Payos, documentos curiosos y viages, Teguci-

273

mais con fagioh piccoli e colorati, che viene fatto cuocere per tre ore,
ricoperto da una fogha di banano.
Anche il riso e un alimento largamente consumato insieme con
la frutta e la verdura.
Per quanto riguarda la came, di sohto essi si cibano di came
di uccelh, specialmente in occasione di ricorrenze rehgiose.
La bevanda piu diffusa e la chicha , ottenuta dal mais; presso gh Intibucanos il suo consumo e connesso molto spesso a cerimonie religiose, cosicche e quasi sempre un rito here la chicha .
La casa intibucana e di legno e di forma rettangolare, le pareti
sono composte di pali ricoperti di fango all'estemo, il tetto in genere
e costituito da canne di bambii.
II letto e una specie di graticciato di canne sospeso sopra un'armatura di travi appoggiata su dei grossi pioh a forceUa.
Numerosi sono i vasi di terracotta che si trovano aUi'ntemo delle
abitazioni, vasi a forma di zucca e di chicchera.
Gh Intibucanos indossano camiciotti di cotone o lana e calzoni
aU'europea; le donne vestono i guipiles (p) per lo piii bianchi.
Vanno scalzi, alcuni pero portano dei sandah di pelle bovina o di
cervo o di pecari.
Non vi sono cerimonie particolari quando nasce un bambmo;
la puerpera non puo mangiare la came di maiale ed altre sostanze
grasse. II nome del piccolo viene dato dai parenti piii vecchi, poi si
beve chicha e si baUa.
Un tempo, colui che intendeva chiedere la mano di una ragazza
deponeva una fascina di legna davanti aUa casa deUa doima: se essa
la raccogheva il matrimonio era fatto. Ai tempi di Lunardi si chiedeva invece la mano deUa ragazza al padre della stessa.
II matrimonio e contratto spessissimo tra elementi deUo stesso
viUaggio e I'eta degU sposi e giovanissuna: in media dodici anni la
ragazza e quindici lo sposo.
GU Intibucanos mostrano nei confronti deUa morte indifferenza e apatia.
II morto viene lavato, messo sul letto, se lo possiede, oppure su
deUe pelU, o addhittura in terra, e viene vegUato.
Durante la veglia appositi lamentatori proclamano i meriti del
(13) Tunica di cotone, senza maniche aperta fino ai fianchi, con ricami.

274

defunto, poi, dopo ventiquattr'ore, il cadavere su di una barella e


portato al cimitero, ove, awolto in una coperta, viene seppellito.
Ufficialmente gli Intibucanos sono cattolici, ma affiora sempre
sotto il loro Cristianesimo un insieme di altre antiche credenze connesse con la civilta maya.

I resti del cuho maya rimasero ad essi tanto intimamente legati,


che essi quasi non se ne accorgono nella maggior parte dei casi, e non
puo scoprirli se non un occhio molto penetrante, abituato e conoscitore
deUe cose maya e delle cerimonie della Chiesa cattolica .

Una delle feste piii importanti, presso gh Intibucanos, e queUa di


San Isidro, che ricorre il 15 maggio a Yamaranguilla: e come osserva Lunardi uno degh esempi di mescolanza di rito cristiano e
rito pagano, o megho di rito maya, come residuo di antiche cerimonie maya.
Questa festa coincide con I'inizio di un periodo di brevi piogge
e di lavori campestri: gia i Maya erano soliti invocare buon tempo
e buoni raccolti dai Bacab e da Chac, divinita protettrici dei quattro
angoli della terra e del cielo.
Gh Intibucanos giustificano la tradizione pagana che tuttora osservano, raccontando che Dio stesso ordino ad Adamo ed Eva di
festeggiare la seminagione delle milpas (i*) col sacrificio di un
tacchino, bevendo e ballando.
AU'inizio deUa festa di San Isidro, i mayores muniti di varas rendono omaggio aU'immagine del santo in chiesa; poi la statua
viene portata dinanzi aha porta e qui comincia il ballo dei tamburini e dei suonatori di piffero.
Quindi inizia la processione, durante la quale la statua del santo
e portata ad una piccola cappeUa; nel frattempo si prepara la carrera de patos (corsa delle anatre).
Su di un grande spiazzo vengono piantati due pah, tra i quah
viene tesa una corda a circa tre metri e mezzo di altezza. Le anatre
sono legate a questa corda per le zampe, col capo all'ingiii; il rezador (15), dopo una lunga orazione, da il via alia corsa.
I concorrenti, a cavaUo, uno alia voha, ad un segnale stabiUto,
(14) Termine spagnolo che indica i campi coltivati a mais.
(15) La traduzione letterale italiana e colui che prega: il rezador h infatti una specie di intermediario tra la divinita e gli uomini.

275

passando sotto la corda, cercano di strappare il capo dell'anitra con


un colpo di mano preciso e violento.
Finche non sono state strappate tutte le teste delle anatre, il
gioco continua e viene dichiarato vincitore colui che per primo strappa
una testa d'anatra: come premio riceve una brocca di chicha e
viene considerato il piu forte deUa giornata.
Al termine della competizione riappare il rezador , che invoca benedizioni celesti suUa popolazione e sui campi; a questo fa
poi seguito un baUetto e le teste delle anatre vengono consegnate ai
detentori delle varas , che a loro volta le offrono al santo, deponendole ai piedi deUa statua.
Da questa cerimonia appare la mescolanza del cattohcesimo con
antichi riti pagani e monsignor Lunardi sostiene a buon diritto il processo di influsso culturale subito dagh Intibucanos ad opera deUa
civilta maya.
/ Jicaques
Ancora oggi al centro dell'Honduras, neUa cosiddetta Montana
de la Flor, in tma zona montuosa coperta di fitte foreste, vivono i
Jicaques, numericamente ridotti ormai a pochi.
In altre parti dell'Honduras abitano aUri Jicaques latinizzati ,
cioe Jicaques che non parlano piii la loro lingua originale, bensi lo
spagnolo. Federico Lunardi, in base alle sue ricerche, determino i
vari insediamenti attuah di tale popolo.
II termine jicaques fu usato per la prima volta nel 1603 dal
capitano Alfonso de Caceres, che h defini: malos indios que tienen
nombres de cristianos y asi lo son como mi mula .
Inoltre Lunardi ci fa sapere che la parola Jicaque non e propria deUa hngua dei Jicaques: infatti essi chiamano se stessi Turrupan
(antico popolo progenitore dei Jicaques, che esistette neUa regione
di Segovia).
Secondo I'etimologia maya, tanto Turrupan che Jicaque significano figlio deUa terra, signore della terra.
Dopo la conquista spagnola il termine jicaque divenne sinonuno di indios selvaggi, belhcosi e terribih.
Federico Lunardi riusci ad awicinare piu volte gh Jicaques nel
periodo compreso tra il 1939 ed il 1948.
In genere gh Jicaques sono di statura bassa: la media h di 156

276

cm. Nella provincia di Yoro, Lunardi incontro pero individui jicaques


che avevano un'altezza leggermente piii elevata della media registrata.
Gh Jicaques sono di costituzione robusta con spaUe ample: il
loro volto ricorda un po' queUo degh Abissini; i hneamenti sono angolosi e I'espressione degh occhi e poco intelhgente. II colore deUa
pelle e giaUognolo.
II vestito maschile e costituito da una tunica di cotone fissata
aUa vita da una cintura di corteccia; le tuniche delle donne sono piti
lunghe ed oltrepassano il ginocchio.
Un tempo il loro vestito era intessuto di corteccia battuta. Gh
Jicaques non usano calzature di alcun tipo, ma camminano completamente scalzi.
II loro ahmento si fonda soprattutto sulle carni arrostite degh
animah che catturano. Sono ghiotti di miele, mangiano le lumache
cotte e le formiche rosse alate.
Tra i vegetali amano cibarsi di ananas, banane, zucche e di
mais, che macinano per farne tortiUas .
Come condimenti usano il pepe chih e U sale; quest'ultuno
pero non viene sparso sopra i cibi, ma viene preso a pizzichi, mentre
mangiano.
Per quanto riguarda le bevande, non fanno uso di alcolici, che
considerano dannosi aUa salute. Bevono un miscuglio ottenuto da
una leggera fermentazione di mais cotto con acqua e zucchero ed
anche caff^.
Tra le foreste deUa Montaiia de la Flor gU Jicaques abitano
in capanne di forma rettangolare o quadrata, daUe pareti fatte con
paU di querela o di pino; il tetto e a quattro spioventi molto inclinati
ed e ricoperto di canne di suyate (palma da dattero).
Ogni capanna e circondata da una palizzata che ha I'unico
scopo di deUmitare una proprieta e non quello difensivo, poiche taU
recinti sono facilmente superabiU.
L'artigianato degU Jicaques e povero: non sanno fabbricare
vasi di terracotta e le donne non sanno tessere. L'unica cosa che riescono a fare sono i cesti di vimmi che hanno una certa grazia.
Federico Lunardi sostiene che non sempre gli Jicaques si sono
trovati a questo hvello artigianale; anzi i loro progenitori erano degU
abiU vasai, che sapevano infondere ai loro prodotti un inconfondibUe
stile artigianale, che e stato chiamato Sula-Jicaque .

277

In reaUa Lunardi ritrovo in certe parti deU'Honduras, in zone


che una volta gU Jicaques abitavano, numerosi manufatti in terracotta. Questo da un notevole fondamento aUa tesi di un popolo Jicaque che ha subito un processo di decadimento culturale, per cui l'artigianato attuale e ora cosi poco articolato.
La nascita presso gU Jicaques non e accompagnata da nessuna
cerimonia particolare. La donna, dopo aver partorito, riprende i suoi
lavori domestici; i bambini vengono fasciati con stoffe di cotone; non
vi e l'uso deUa cuUa.
Quando il bambino h capace di adoperare il machete e condotto dal padre sui monti affinche impari a cacciare e a pescare. GU
viene affidato anche il compito di preparare i proiettiU per la cerbottana.
H matrimonio un tempo aweniva per mezzo di rapimenti, ora
invece si svolge in maniera sempUce, senza particolari rituaU.
Quando qualcuno muore, il corpo del morto, vegUato per ventiquattro ore dai famiUari, viene ricoperto di foglie di suyate ed
seppelUto in posizione supina.
Vicino aUa fossa, in corrispondenza del capo, gU Jicaques pongono un vaso con un foro largo 5 cm. sul fondo: pensano che cosi U morto
possa continuare a vivere, respirando attraverso la fessura del vaso.

SILVIO ZAVATTI
IL DISINTERESSE ITALIANO
PER L E R E G I O N I P O L A R I

Da lunghi anni scrivo su questo argomento, perche appare sempre piu strano che I'ltalia abbia dimostrato un disinteresse cosi tenace e cosi assoluto nei riguardi delle regioni polari (i).
Non voglio scomodare i Caboto, Verrazzano, gli Zeno o altri
oscuri marinai di origine italiana che batterono rotte polari o subpolari, perche si tratto sempre di navigatori che realizzarono i loro
progetti al servizio di re e di imperatori stranieri, le cui idee sia
pure commerciali erano ben chiare e molto lontane dalle beghe
quasi provinciali dei vari staterelli attestati nella penisola italica.
vero che I'ltalia come stato unitario e quindi come potenza navale
e commerciale non esisteva nemmeno nella mente di nessuno dei
vari principi, doghi, duchi, ecc. tutti intenti a farsi guerre e a scalzarsi troni e sedie, ma e altrettanto vero che le ricchezze e i mezzi
navah non mancavano. La Repubblica di Genova, pero, tera impegnata a guerreggiare contro Pisa e Venezia per assicurarsi traffici piu
ricchi; quella di Venezia seguiva la stessa strada e tutta la sua poMtica estera si riduceva ad assicurarsi commerci lungo le coste dalmate e nel Medio Oriente; i Medici erano tutti intenti a proteggere
artisti, a far divertire i popolani e a prestar quattrini a imperatori e
papi per ricavame enormi interessi finanziari e poUtici; le province
meridionali erano semplicemente una miniera che rendeva denari attraverso un odioso sistema di tasse studiato in modo da spremere
la povera gente e legare al carro dei padroni gli ambiziosissimi nobiU
che diventavano lacche del potere; i capitani di ventura diventati padroni della Lombardia non sapevano far altro che combattere con
(1) S. ZAVATTI, L'importanza scientifica delle esplorazioni polari, in
// Resto del Carlino, Bologna, 16 luglio 1938; IDEM. La Sfinge bianco, Predappio, 1939; IDEM. La Severnaja Zemlja (Terra del Nord), in Geopolitica,
Milano, n. 2, 1942; IDEM, Le regioni polari e I'ltalia, Forli, 1944; IDEM,
Assenti come sempre, in // Paese, Roma, 11 gennaio 1958 (articolo di fondo); IDEM, Ricerca e collaborazione, in // Polo, XXXI, 1975, pp. 56-59.

282

le arini e coi veleni; i Savoia, triste genia di eterni saltimbanchi politici, avevano il loro da fare per assicurarsi il potere su qualche castello o su qualche vallecola di confine; la Chiesa e il suo monarca si
mantenevano a galla usando indifferentemente e in parti uguali la
croce, I'inquisizione, il veleno e il nepotismo, per dominare il mondo
cattolico e apparire sempre i primi della classe nelle contese con gli
imperatori.
Naturahnente questo quadro politico-economico e schematizzato aU'estremo, ma e sufficiente a far capire il perche dell'assenza
deiritalia da qualsiasi grossa iniziativa di carattere esplorativo ed in
particolare da quelle relative ai territori polari. In altre parole, I'ltalia
non c'era ed era impossibile sperare che dal nulla potesse nascere qualcosa.
Del resto, chi pensava all'Italia come stato unitario? Nemmeno
Dante, che era attratto dal suo sogno di una monarchia universale;
Petrarca, fra i belati d'amore, ne fece un timido accenno; MachiaveUi forse sogno questo stato, ma basato su tanti intrighi, vigliaccate
e delitti che e da ringraziare il destino che nessuno gli abbia dato
retta. Anche in pieno Ottocento, Camillo Benso di Cavour si adopero a ingrandire il Piemonte e I'idea di un'ItaUa unita gli entro in
testa, anche se con riluttanza, quando gliela ficcarono Mazzini e Garibaldi.
In un tale contesto, come si poteva pensare di organizzare una
spedizione polare? In realta alle regioni polari qualcuno rivolse il
pensiero, ma solo come luogo potenziale per fondarvi una colonia
penale! (2). Al Piemonte ingrandito e all'Itaha rabberciata alia meno
peggio non parve vero di rivolgere lo sguardo ancora infantile alI'Africa come alia terra promessa dove secondo i sogni era facile arricchirsi spogliando popolazioni e terre, beninteso in nome
della civilta, della cristianita, ecc, ecc.
Interesse economico e militare, mai o quasi mai un progetto
scientifico, e cosi coUezionammo una lunga serie di batoste, di cadaveri, di bancarotte.
Nemmeno gli antropologi fecero molto per la conoscenza delle
popolazioni polari e si Hmitarono a studiarne alcuni crani conservati
(2) S. ZAVATTI, L'ltalia pensd a una colonia penale in Groenlandia?,
in // Polo, aprile-giugno, 1970, pp. 5-6.

283

in musei italiani o a riassumere le ipotesi o le conclusioni di altri (3).


Anche un poeta di profonda sensibilita come Giacomo Leopardi
non si vergogno di scrivere questo pensiero nello Zibaldone (CCLXXX,
I, 118, 1): Altro e primitivo, altro e barbaro. II barbaro h gik
guasto, il primitivo non e maturo . II barbaro si poteva sterminare perche non impestasse gli altri (si legga europei) e il primitivo andava maturate con la colonizzazione, la predicazione religiosa, lo sradicamento dalla sua terra e dai suoi costumi: in
altre parole, con la schiavitu politica, economica, sociale. Naturalmente il poeta era figlio dei suoi tempi e della sua educazione, ma
non facciamoci poi caso se da idee siffatte nacque il razzismo di Gobineau e di Hitler, il passo dell'oca o quello romano deUe razze
pure e elette (quanto mi piacerebbe sapere da chi!: da un
dio astratto o da una Chiesa terrena pronta a tutti i compromessi,
dall'assistenza agli infermi alia benedizione dei cannoni e degh eserciti?), lo sterminio di certi popoli e il genocidio, che ancora continua,
di altri.
Perche si avesse un qualsiasi interesse italiano per le regioni
polari (la partecipazione di ufficiali della Marina itaUana a tre spedizioni polari straniere fu I'atto coraggioso e lungimirante di uomini
come Cristoforo Negri e Guido Cora) bisogna attendere il 1899,
quando Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abbruzzi, organizzo una
spedizione e lo fece con larghezza di mezzi con lo scopo principale di raggiungere il Polo Nord con le slitte o, in subordine, di
battere il record stabilito da Nansen. Che fosse una spedizione sportiva e non scientifica lo dimostra il fatto che a bordo della nave c'era
un solo scienziato e che il grosso volume dei risultati e il fratto
delle osservazioni e delle raccolte fatte dagli ufficiali di Marina (4).
La spedizione si pote organizzare, nonostante il delicato periodo po(3) G. SERGI, Crani esquimesi, Lanciano, 1910; V. GROSSI, Lingue,
letteratura e tradizioni popolari degl'indigeni d'America. Eschitnesi, Aleutini, in Ateneo Ligure, Genova, 1890.
(4) Osservazioni scientifiche eseguite durante la spedizione polare di
S.A.R. Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi 1899-1900, Milano, 1903,
pp. 723, ill. I vari contributi sono di Umberto Cagni, Alberto Alessio, Giovanni Battista Rizzo, Cesare Aimoretti, Luigi Palazzo, Pietro Achille Cavalli-Molinelli, iLorenzo Camerano, Tommaso Salvadori, Carlo PoUonera,
Ermanno Giglio-Tos, Giuseppe Nobili, Corrado Parona, Oreste Mattirolo,

284

litico che I'ltalia attraversava, soltanto perche il re sborso una sonuna


notevole e perche Luigi Amedeo era un principe della casa regnante
a cui tutte le porte si spalancavano. Tutto, pero, fu organizzato
molto bene e con grande serieta e la spedizione non fu guastata nemmeno dal coro quasi unanime dei servilisti che voUero farla apparire
per quello che non era e che il duca stesso non voleva che fosse, cioe
un'impresa scientifica. Fu tanto seria che all'estero la ricordano ancora con molta e giustificata sunpatia.
Fino al 1926 I'ltaHa e gli Italiani furono poi assenti dalle regioni polari. In quell'anno, pero, il nostro Paese entro in bellezza
nella storia dell'esplorazione aerea polare con I'impresa del Norge,
voluta da Roald Amundsen, in parte finanzaita da Lincoln Ellsworth,
e organizzata e pilotata da Umberto Nobile che aveva ideato e costruito il dirigibile. II volo dalla Baia del Re (Svalbard) a Teller (Alaska) sul Polo Nord e attraverso un bacino completamente inesplorato, fu un grande successo della tecnica italiana. Pochi giomi dopo
la discesa a Teller, Nobile penso a una nuova spedizione tutta italiana e, ritomato in patria, si dette da fare per reahzzare U progetto.
Un gruppo di industriaU milanesi finanzio I'impresa, la Marina diede
aiuti in uomini e in mezzi, I'Esercito mando un gruppo di Alpini al
comando del Capitano Gennaro Sora, I'Aeronautica permise I'uso
di un dirigibile, sempre ideato e costruito da Nobile, che fu battezzato Italia . La spedizione era essenziahnente scientifica e, nonostante la tragedia che la segno alia fine dell'ultuno volo, puo vantare
al suo attivo vaste zone esplorate, osservazioni scientifiche di vario
genere, la scoperta che la creduta Terra di Gilles non esisteva. Di
quella spedizione si continua a parlare, ma quasi esclusivamente,
purtroppo, per le polemiche che ne seguirono e che furono volute
dalla leggerezza del partito allora imperante. Comunque, per I'intervento dello Stato e per i risultati geografici e scientifici conseguiti,
va considerata Tunica spedizione polare italiana anche se a polemiche accese Mussolini, con la delicatezza che lo distingueva, ebbe
a dire a un suo collaboratore: Dite ai milanesi che limitino le loro
Saverio Belli, Giorgio Spezia, Giuseppe Piolti, Luigi Colomba.
Soltanto Cagni e Cavalli-Molinelli furono membri della spedizione e
soltanto il primo fece osservazzioni. Tutti gli altri contributi (a volte di una
sola pagina) si riferiscono a materiale raccolto da Cavalli-Molinelli e studiato in Italia.

285

manie esplorative alia cerchia dei navigli ! II che dimostra che anche
I'uomo della prowidenza non aveva capito un bel nulla dell'importanza delle spedizioni polari, tanto che pochi anni dopo rovino
definitivamente I'ltalia col suo chiodo fisso dell'impero che formo
proprio negU aimi che stavano segnando invece la caduta delle idee
colonialiste e imperiali. Sempre in ritardo sul passo della storia!
Dal 1928 fino alio scoppio della seconda guerra mondiale, solo
una spedizione alpinista, quella di Leonardo Bonzi, opero in Groenlandia, dove consegui anche alcuni risultati geografici testimoniati
ancor oggi da alcuni toponimi italiani nella regione di Scoresby Sound.
Mentre la guerra, pur essendo ancora in atto, volgeva rapidamente alia fine, preparai i piani per fondare in Italia un Istituto
Geografico Polare che aveva, fra i suoi molteplici scopi, anche quello
di organizzare spedizioni scientifiche nelle regioni polari. Senza aiuti
finanziari e nell'indifferenza piti assoluta della classe politica e scientifica, la vita non fu facUe e tutta la storia di questa tribolata esistenza
e ampiamente documentata negli oltre trenta grossi volumi dell'Archivio deiristituto, nelle notizie pubbhcate nelle pagine della rivista
II Polo e in altre pubblicazioni (5).
Vicino a questa vita tribolata si collocano, di contro, gli incontestabili successi ottenuti: una Missione scientifica nell'isola Bouvet
(Antartide), sei spedizioni scientifiche nell'Artide con ottimi risultati
geografici, etnografici, medici, cartografici, meteorologici; una Biblioteca polare, che coi suoi quasi 11.000 fra volumi e opuscoli e Tunica
esistente in'ItaUa e una delle piu importanti del mondo (6); un Museo Polare unico in Italia CO; I'organizzazione e lo svolgimento di un
Congresso Polare intemazionale sul lavoro svolto dagli Istituti Polari per la conoscenza dell'Artide (8); la pubblicazione di una rivista
polare, dapprima semestrale poi trimestrale, che esce regolarmente
(5) S. ZAVATTI, Storia esemplare di due tnancate spedizioni polari,
Roma, 1975, pp. 24.
(6) S. ZAVATTI, La Biblioteca dell'Istituto Geografico Polare, in, II
Polo, XXXI, 1975, pp. 95-99; P. MANZI, Due biblioteche e un bibliotecario
singolare, in Almanacco dei Bibliotecari Italiani, Roma, 1972.
(7) S. ZAVATTI, Guida del Museo Polare di Civitanova Marche, Cava
dei Tirreni, 1977, pp. 62, ill. b. n. e a colori.
(8) S. ZAVATTI (a cura di ...), Atti del Congresso Intemazionale Polare. L'opera dei centri di ricerche artiche per la conoscenza del mondo
polare, 18-21 novembre 1970, Civitanova Marche, 1971, pp. 183.

286

dal 1945 ed e gia giunta (1978) al suo trentaquattresimo anno di vita (9); la pubblicazione di un boUettino bibliograco nel quale si da
notizia di tutte le nuove accessioni; la partecipazione a Congressi internazionali; un numero ormai imprecisabile di conferenze.
Tutto questo intenso lavoro, svolto all'insegna della piti stretta
economia e del piti grande sacrtficio personale, ha dato senza dubbio
i suoi frutti, specialmente fra la gente comune (i visitatori del Museo
Polare hanno raggiunto il numero di mille al mese), ma anche fra i
responsabili della vita italiana: un po' meno fra gU studiosi, chiusi
nella propria gelosia di potere o ciechi davanti al mondo che cammina. E' sufficiente citare che al Congresso Polare sopra citato era
presente, in rappresentanza della Societa Geografica Italiana, un illustre geografo, il quale, nel suo intervento ebbe il coraggio di affermare che invece di istituire una cattedra imiversitaria di studi polari
era meglio aiutare le spedizioni alpinistiche che andavano in Artide!
Le due cose, naturahnente, stanno fra loro come i cavoh a merenda,
tanto che gU alpinisti presenti al Congresso sentirono il bisogno di
presentarmi le loro sense e di assicurarmi che in una simile affermazione non entravano minimamente. Non accenno, poi, ai commenti,
orali e scritti, dei delegati stranieri! Sulla questione di una cattedra
universitaria polare sono ritomato altre volte, sia con gli scritti (i),
sia con un'azione pratica presso I'Universita di Urbino, dove sembrava che I'istituzione di una tale cattedra fosse ormai una cosa sicura dopo anni di paziente lavoro. All'ultimo istante, pero, tutto ando
a monte con la scusa naturahnente falsa che aVrebbe fatto
ridere una cattedra polare in mezzo aUe collme! i}^).
L'istituzione delle Regioni fece nascere nuove speranze. Poiche
ristituto Geografico Polare ha sede nelle Marche, mi rivolsi a quegli
organi regionaU. Dapprima, nella caotica fase istituzionale, ebbi
molte, ma vaghe, promesse. Era comprensibile questo atteggiamento
(9) S. ZAVATTI, Indici trentennali della rivista II Polo , 1945-1974,
Civitanova Marche, 1975, pp. 55.
(10) S. ZAVATTI, Per una cattedra di Geografia Polare, in II Polo,
XXIII, 1967, pp. 1-2.
(11) Molta di questa storia penosa e documentata nell'Archivio dell'Istituto, ma per una parte non c'e traccia, perche la controparte preferiva parlare con me senza testimoni o usare il telefono: vale a dire la
tecnica al servizio del gesuitismo modemo!

287

interlocutorio, ma quando quella fase fini, ebbi un lungo e cordiale


coUoquio col Presidente della Regione, che si dimostro molto interessato e promise notevoU aiuti finanziari, tah da far sperare nella
possibilita di organizzare Congressi nazionali e internazionaU, di aiutare ricercatori italiani e di iniziare la pubblicazione di volumi ad
alto livello scientifico.
Ma poi, come awiene, nessuno si fece piii vivo, nonostante i
miei soUeciti e le mie pressioni!
Alio stato attuale delle cose, pero, I'Assessorato Regionale per
ristruzione e la Cultura concede un piccolo contributo annuo, sufficiente ad aggiornare la BibUoteca con le opere straniere piii importanti e a rilegare Ubri e alcune annate di riviste. E' poco, ma e gia
qualcosa.
Intanto, pero, si mamfesta un fenomeno di grande importanza e
di sviluppo ancora imprevedibile: alcune Facolta universitarie (con
sede a Roma, Torino, Bologna, Perugia, L'Aquila, Genova, Parigi)
cominciano ad assegnare tesi di laurea su argomenti polari e consigliano gU studenti di rivolgersi all'Istituto Geografico Polare e di venire presso la sua ricca Biblioteca per consultare hbri e documenti
d'Archivio. La piti attiva di tutte e I'Universita di Genova ad opera
del prof. Francesco Surdich, che continua ad assegnare tesi polari
per le quaU I'lstituto mette a disposizione dei laureandi anche importanti documenti inediti.
un grande fervore di lavoro che ha gia dato i suoi frutti in
numerose tesi a volte di notevole importanza (^2) e nella coUabora(12) G. FERRETTI, La famiglia presso gli Eschimesi, Roma, 1969,
pp. 120; M. R. ViTALi, La cartografia polare, I'Aquila, 1974, pp. 171; M. I.
ToLU, La polemica sulla spedizione polare di U. Nobile con l' Italia,
Genova, 1973; M. DEL PRETE PACETTI, Storia delle esplorazioni geografiche. I contributi di Silvio Zavatti, Bologna, 1974, pp. 106; M. CAMAIONI,,
L'Istituto Geografico Polare, L'Aquila, 1974, pp. 154; P. CERRUTI, II padre
Emile Petitot e le sue relazioni sul Nord-Ovest canadese, Genova, '1973,
pp. 287, XII; A. SciOLi, L'opera dei Missionari Oblati nel Nord-Ovest
canadese, L'Aquila, 1973, pp. 2 2 2 ; G. B. ARDOINO, Le regioni polari nelle
riviste italiane dal 1860 al 1972, Genova, 1973, pp. 191; E. LEONE, Gli
studi di Roberto Almagia relativi alia storia delle esplorazioni geografiche,
Genova, 1973, pp. 215, XXVII; C. CAMPANELLA, Padre Pasquale Tosi missionario ed esploratore dell'Alaska, Genova, 1973, pp. 139, CLXIX; R.
GIANNANTONIO, L'esplorazione aerea dell'Artide dal 1896 al 1925, Genova,

288

zione di molti giovani laureati, con ottimi articoli, alia rivista // Polo
(P). Una di queste tesi e gia stata pubblicata (come e indicato nella
nota) ed altre lo saranno in seguito perche tanto prezioso materiale
non resti inutilizzato nella Bibhoteca deU'Istituto.
L'Enciclopedia Italiana si e rivolta all'Istituto per la compila1973, pp. 178; M. MARIUCCIA, Contributi degli Italiani alia conoscenza
dell'Antartide, Genova, 1973, pp. 103; A . FIORINA, Le spedizioni polari in
dirigibile, Torino, 1973, pp. 196; S. PRAT, Le spedizioni polari di Umberto
Nobile, Genova, 1972, pp. 248; O . DODERO, La partecipazione degli italiani
alle spedizioni artiche (1850-1900), Genova, 1972, pp. 159, XXII; R. PETRUCCIONE, Ricerche sull'attivitd di Silvio Zavatti, Genova, 1972, pp. 221,
V I ; M. DEL PRETE, Ricerche sulla densitd della popolazione del Canada,
Bologna, 1971, pp. 77; P. GUIDO, I voli polari di Amundsen e I'ltalia, Genova, 1978, pp. 109, ill. f.t.; A . P. VIGANIGO, La corsa al Polo Nord dal
1946 al 1975, Genova, 1977, pp. 84; G. CASACCIA, La spedizione polare
del Duca degli Abruzzi, Genova, 1977, pp. 157; M. G. FAGGIN, / rapportl
tra Italia e Groenlandia dal Medioevo ad oggi, Genova, 1976, pp. 120;
A. BALLARINO, II tentativo antartico di Giacomo Bove alia luce di documenti inediti, Genova, 1977, pp. 154, IX; N. CAMPANA, Gli Eschimesi e la
loro realta socio-ambientale, Bologna, 1976, pp. 215; G. MORA, La controversia Cook-Peary per il raggiungimento del Polo Nord, Genova, 1976,
pp. 228; A . RAPETTO, Francesco Negri e il suo Viaggio Settentrionale,
Genova, 1976, pp. 245, ill.; G. Rosso, // Passaggio a Nord Ovest fino alI'ultima spedizione Franklin, Genova, 1975, pp. 300, ill. f.t.; A . PAQUET,
Ethnomusicologie de Societes Esquimaudes, Parigi, 1976, pp. 72, V I I ; C.
FRECCERO, Le spedizioni di soccorso per il dirigibile Italia, Genova,
1975, pp. 175, cartine f.t.; M. DEL PRETE PACETTI, Fronte polare e anecumene artica, Bologna, 1974, pp. 145, carte; V . PRAT, Felice Pedroni, il
fondatore di Fairbanks, Genova, 1975, pp. 110; A . DE MOLFETTA, Storia
ed attualith della caccia alia balena, Roma, 1973, pp. 297, 92, cartine.
Una di queste tesi h stata pubblicata e con essa ITstituto ha dato
inizio a una CoUana di Studi Polari : G. MORA ZERBINI, La controversia
Cook-Peary per il raggiungimento del Polo Nord, Civitanova Marche, 1977,
pp. 341, ill. e carte. Con presentazione di F. Surdich e prefazione di S.
Zavatti.
(13) M. DEL PRETE PACETTI, La densita della popolazione nel Canada,
in // Polo, XXVIII, 1972, pp. 39-48, con due grandi carte; G. ARDOINO,
/ principali articoli pubblicati nella rivista II Polo dal 1944 al 1972,
Ibidem, XXX, 1974, pp. 28-36; S. PRAT., Materiale relative agli Eschimesi
nel Museo dell'AISA a Genova, Ibidem, XXX, 1974, ipp. 82-84; P. CERRUTI,
Un problema insoluto della vita del missionario Emile Petitot, Ibidem,
XXXI, 1975, pp. 1-7; G. ARDOINO, Censimento delle opere polari esistenti
nelle biblioteche italiane, Ibidem, XXXI, 1975, pp. 11-15; A . D E MOLFETTA,
L'ambra grigia. Ibidem, XXXI, 1975, pp. 16-17; S. PRAT, / / volo transpolare del Norge: cronaca di una grande impresa. Ibidem, XXXI, 1975,

289

zione di alcune voci polari da includere nei due volumi di aggiornamento di prossima pubbUcazione; molte riviste itahane ed estere
e quotidiani di importanza nazionale fanno la medesima cosa, case
editrici richiedono notizie e materiale fotografico, numerosissime scuole e associazioni culturali organizzano conferenze polari e proiezioni.
Come si vede, l'opera di propaganda e di penetrazione attuata
daU'Istituto ha dato i suoi frutti, tanto piii notevoli se si considera il
fatto che il personale e rappresentato soltanto dall'autore di questa
noted
Un consistente contributo annuo regionale darebbe la possibility di assumere un giovane laureato con grande vantaggio per tutti.
Infatti c'e un aspetto fondamentale nella vita deU'Istituto per il quale
non si vede ancora nessuna possibilita di soluzione, e cioe la continuitd di quest'opera.
Nell'intento di awiare a soluzione un tale problema, una decma
di anni or sono flrmai un accordo con rAmministrazione Comunale
di Civitanova Marche, secondo il quale mi impegnavo a lasciare al
Comune tutte le coUezioni polari all'atto del mio coUocamento a
riposo come Direttore di quella Biblioteca Comunale: in cambio avrei
ricevuto un contributo annuo per aggiomare la BibUoteca Polare. II
Comune non ha mantenuto i suoi unpegni, ma un paio di anni or
sono la Giunta al complete mi chiese di preparare una bozza deU'atto
di donazione con tutte le assicurazioni che richiedevo. Una delle clausole prevedeva I'assunzione di un laureato. Da allora non ho saputo
piti nuUa ed ora e attiva la cosidetta legge Stammati , secondo la
quale gU enti locaU non possono assumere nuovo personale. Naturahnente U Comune ha ora buon gioco, ma prima poteva risolvere il
pp. 60-65; G. ARDOINO, Personaggi e luoghi polari nei francobolli europei.
Ibidem, XXXI, 1975, pp. 66-70; V . PRAT, Felice Pedroni, il fondatore di
Fairbanks {1858-1910), Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 9-10; G. Rosso, Visita
al villaggio eschimese di Kotzebue (Alaska), Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 6-8;
A. RAPETTO GHIONE, La carta del viaggio di Francesco Negri (1663 - 1666),
Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 21-25, con una carta f.t.; G. Rosso, Nota sul
Diario inedito di Umberto Cagni, Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 56-58; IDEM,
Notizie tecniche sull'oleodotto dell'Alaska, Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 77-80;
C. CAMPANELLA, / / carteggio di Padre Pasquale Tosi, Ibidem, XXXIII, 1977,
pp. 81-84; G. MORA ZERBINI, Una polemica intorno a Frederick Albert
Cook, Ibidem, XXXIII, 1977, pp. 86-90; C. CAMPANELLA, Curiosita ala-.
skane del secolo scorso. Ibidem, XXXIV, 1978, pp. 64-66.

290

problema, a meno che funzionari e politici non siano convinti che


per formare un buon polarista bastino quindici lezioni accelerate come per una dattilografa.
Un tentativo e ora in atto con una grande Universita alia quale,
se I'accordo andra m porto, resteranno la Biblioteca e il Museo e
I'onore di formare una scuola di polaristi come gia esistono in
moltissimi altri paesi.
Dopo le spedizioni scientifiche deU'Istituto, nell'Artide hanno
operato alcune spedizioni alpinistiche, che hanno prodotto anche lavori scientifici di un certo rilievo ("), e la spedizione sportiva di Guido
Monzino, che raggiunse i\o Nord con sUtte e cani, ma con I'appoggio aereo, il 19 maggio 1971 (is).
Un certo fervore di iniizative si e verificato per 1'Antartide dopo
la missione deU'Istituto Geografico Polare nel 1959. II ConsigUo Nazionale delle Ricerche, d'accordo con un organismo scientifico neozelandese, organizzo e realizzo tre spedizioni scientifico-alpinistiche,
che operarono brevemente neUa regione delle cosidette VaUi secche
e svolsero un intenso lavoro di ricerche meteorologiche e microcUmatiche
Stupirono poi i due viaggi antartici reaUzzati da Giovanni Ajmone Cat con la feluca San Giuseppe Due di 16 metri,
durante i quaU furono visitate molte basi antartiche e compiuti rilievi
nell'isola Deception, prima e dopo un'eruzione vulcanica Q^. Va ricordata poi la presenza in Antartide del Gruppo di Ricerche Scientifiche e Tecniche Subacquee di Firenze, che affianco nel 1975 U la(14) G. C. CoRTEMiGLiA, Osservozioni metereologiche al Summit
Lake {Isola di Baffin), in // Polo, XXIX, 1973, pp. 46-71, diagrammi e carte;
G. MAININI, Osservazioni scientifiche nel Distretto di Angmagssalik, Groenlandia orientate. Ibidem, XXIX, 1973, pp. 89-98, ill.; B. BARABINO, Nota
scientifiche su una spedizione nella Penisola Qioqe {Groenlandia occidentale). Ibidem, XXXI, 1975, pp. 82-94, carta e ill.; G. MAININI - E. BIANCHiNi, Alcune osservazioni scientifiche sul Fiordo di Sermilig&q (Distretto
di Angmagssalik, Groenlandia orientale), Ibidem, XXXII, 1976, pp. 66-74.
(15) S. ZAVATTI, La spedizione italiana al Polo Nord, in /; Polo, XXVII,
1971, pp. 29-31.
(16) S. ZAVATTI, Le spedizioni antartiche del C.N.R., in // Polo,
XXXIV, 1978, pp. 29-31.
(17) S. ZAVATTI, / / viaggio nelVAntartide di Giovanni Ajmone Cat,
in // Polo, XXVIII, 1972, pp. 11-12; IDEM, / / secondo viaggio antartico di
Giovanni Ajmone Cat, Ibidem, XXX, 1974, pp. 110-111.

291

voro deU'Istituto Luce per la reaUzzazione di un documentario intitolato Continente di ghiaccio (}^y, una spedizione 'alpinistico-scientifica
organizzata e diretta da un industriale mUanese e dalla quale I'lstituto
si dissocio non appena capi che alcuni aspetti erano poco seru (i^); e,
mfine, la spedizione guidata dal Capitano di Fregata Flavio Barbiero,
che compi alcune ricerche intese a provare una sua teoria circa I'ubicazione deU'Atlantide in Antartide i^).
Se tutte queste spedizioni non diedero molti risultati scientifici,
ebbero pero il merito di spingere certi organi di stampa a parlare,
finalmente, dell'assenza itaUana dall'Antartide e a rimettere in moto
I'azione, iniziata vent'anni fa daU'Istituto, per far sottoscrivere alI'ltaUa U Trattato Antartico, primo passo per ima presenza stabile
itaUana in Antartide. Purtroppo si e partiti male, perche s'invoca
questa nostra presenza non in nome deUa Scienza, ma in queUo molto
piii prosaico del future sfruttamento minerario e di queUo immediato
del kriU!
Come si vede, piu che di colonie penaU e di sfruttamento economico ritaUa non riesce a parlare, cosa che dimostra come la retorica passata e la sbomia imperiale non siano state ancora completamente digerite e smaltite.
Comunque la Societa Geografica ItaUana ha annunciato una tavola rotonda sul problema deUa nostra presenza in Antartide e speriamo che qualcosa di buono ne derivi, al di la deUe molte chiacchiere
che si faranno.
In definitiva mi sembra di poter cogliere i motivi deUo scarsissimo interesse itaUano per le regioni polari in una insufficientissima
conoscenza che gU studiosi di casa nostra geografi, storici, economisti, geologi, ecc. hanno di queUe regioni; neUa faciloneria poUtica che ha caratterizzato la nostra classe dirigente dal 1860 in poi;
(18) L. LANZILLO, Continente di ghiaccio, Firenze, 1976, pp. 122, ill.
(19) S. ZAVATTI, La spedizione antartico italiana e il Diritto Internazionale, in II Polo, XXXII, 1976, pp. 44-46; F. BARBIERO, Ritrovamento
di tronchi fossili nella Admiralty Bay, King George Island, South Shetland,
Ibidem, XXXII, 1976, pp. 62-65, cartina; G. C. CORTEMIGLIA, A . GANDINI,
R. TERRANOVA, Caratteri meteomarini della Baia Ezcurra, King George Island
(South Shetland, Antartide), Ibidem, XXXII, 1976, pp. 85-117, cartine e
diagrammi; U. ALBERICO, Antartide, Milano, 1976, pp. 191.
(20) S.Z., Spedizione Barbiero in Antartide, in // Polo, XXXIV, 1978,
p. 71.

292

nell'incapacita dei nostri politici e dei responsabili della nostra Marina


di capire il cammino della storia che non confina I'ltalia nel bacino
mediterraneo, ma apre ad essa, come a tutti gU altri Stati, le vie di
tutti gU Oceani.
L'Inghilterra, la Francia, la Polonia, la Svizzera, il Belgio, I'Olanda non sono stati polari nel senso che le loro frontiere si affacciano su
mari o su terre polari, eppure hanno basi scientifiche in Artide e in
Antartide; I'Egitto ha poco da dividere con le regioni polari, ma ha
avuto un suo medico in Antartide; la Repubblica Democratica Tedesca, la Cecoslovacchia, I'Olanda, la Romania e il Brasile hanno sottoscritto il Trattato Antartico e I'Olanda organizzo alcune spedizioni
in Antartide; Taiwan ha una sua nave che studia il krill antartico.
L'ltaUa no, cocciutamente assente! Non riesce ancora a togUersi
il paraocchi afro-imperiale e a scrollarsi di dosso il fardello della
retorica che la voleva (o la vuole?) assurdamente, fascisticamente,
unicamente africana .

I N D I C E

Premessa

p.

Brevi considerazioni sull' Historica


relatione del regno di Cile di padre Alonso d'Ovalle .

S A L V A T O R E S A C C O N E , Relazione sulla Mingrelia dell'abate


Gaetano Rasponi in una lettera inedita dell'8 gennaio

MARISA PERROTTA,

1687
LUISA RAVOTTO,

Chiari

Mentre stavamo correggendo le seconde bozze di questa Miscellanea


h improwisamente scomparso, ad appena 42 anni di eta, Giorgio Sichel,
ordinario di Lingua e Letteratura tedesca presso la Facolta di Lettere delrUniversita di Genova.
Non h nelle nostre possibilita ricordare degnamente le qualita idi studioso di Giorgio, peraltro a tutti note e da tutti altamente apprezzate e riconosciute, ma e nostro dovere ricordare, anche a quanti non avevano avuto
la fortuna di conoscerlo direttamente, le sue profonde quality umane, la sua
continua disponibilita al dialogo ed al coUoquio con tutti ed in primo luogo
con gli studenti, assieme ai quali ed a fianco dei quali si era sempre schierato ogni volta che neUa nostra Facolta erano emerse esigenze e richieste
che andavano nel senso di un rapporto di vita e di lavoro piu democratico
e pid umano fra le varie componenti del mondo universitario, un tipo di
rapporto che lui aveva saputo tradurre in prassi quotidiana, offrendo un
esempio che rester^ sempre vivo e presente in quanti lo ebbero vicino ed
amico.

15

37

Sistema della felicity e paura dello straniero:


I'esperimento del Dr. Francia

S I L V I O Z A V A T T I , Documenti inediti di esploratori italiani


(Pietro Antonelli, Odoardo Beccari, Giovanni Battista
Brocchi)

A L B E R T O C A P A C C I , / / contributo di Enrico Baudi di Vesme


alia conoscenza della Somalia

F R A N C E S C O S U R D I C H , La donna dell'Africa Orientale nelle


relazioni degli esploratori italiani ( 1 8 7 0 - 1 9 1 5 ) . . .

D O M E N I C O F U R F A R O - G I A N N A B I A N C O , L'ideologia
dell'imperialismo fascista nella Rivista delle Colonie
Italiane

F U L V I O F U L V I , / / contributo di Federico Lunardi alia conoscenza degli usi e costumi dei popoli dell'America Latina

S I L V I O Z A V A T T I , / / disinteresse italiano per le regioni polari

In memoria di Giorgio

Indice

DANIELE

IN RICORDO DI GIORGIO

La tematica esotica negli scritti di Pietro

BO,

75
127
143
191

221
255
279

292
293

Stampato dalla tipografia Columba


Bobbio (PC) - Marzo 1979

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