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Il Contrabbando al confine

alpestre nel XIX e nel XX secolo





Atti del convegno organizzato dal
Museo Storico della Guardia di Finanza
in collaborazione con il Comando Provinciale
Guardia di Finanza di Como




Palazzo Terragni
Como 28-29 maggio 2013

Museo Storico della Guardia di Finanza
Comitato di Studi Storici
Roma

Consulenza e realizzazione tipografica
B.C. Giuseppe Finocchiaro

Impaginazione, montaggio e stampa
a cura della Tipografia della Scuola di Polizia Tributaria
della Guardia di Finanza
App.Sc. Francesco Rinaldi
App.Sc. Nello Corritore
App.Sc. Natalino Palermo
App.Sc. Rocco Recupero

Coordinamento generale
Gen. C.A. (c.a.) Luciano Luciani
M.O. Emiliano Stelluti

Dicembre 2013

I
Hanno partecipato al convegno:


Relatori:


Alessandro Lodolini, Procuratore Generale onorario aggiunto
della Corte di Cassazione, Giudice e poi Sostituto Procuratore
della Repubblica presso il Tribunale di Varese, Giudice presso la
Corte dAppello di Milano, Presidente Aggiunto della Corte
dAssise di Varese, Procuratore della Repubblica di Como.
Durante la carriera si occupato lungamente di procedimenti
penali per contrabbando alla frontiera italo-svizzera.

Bruno Buratti, Generale di Divisione, il Capo del III Reparto
Operazioni del Comando Generale della Guardia di Finanza. Ha
frequentato il Master universitario in Diritto Tributario
dellimpresa presso lUniversit Commerciale Luigi Bocconi di
Milano. Professore a contratto presso le facolt di giurisprudenza
dellUniversit di Macerata e di Milano. E autore di alcune
pubblicazioni in materia di riciclaggio e diritto dei mercati
finanziari. Membro del Comitato di Sicurezza Finanziaria.

Fabrizio Vismara, Professore associato presso lUniversit degli
studi dellInsurbia, sede di Como. Titolare del corso di diritto
internazionale e del corso di diritto dellUnione europea presso
lUniversit degli Studi dellInsurbia. Docente di diritto
II
internazionale privato presso la Scuola di specializzazione per le
professioni legali presso lUniversit degli Studi di Milano. Autore
di numerose pubblicazioni nellambito del diritto internazionale,
diritto internazionale privato e processuale, commercio
internazionale e del diritto dellUnione europea.

Maurizio Pagnozzi, Colonnello della Guardia di Finanza,
attualmente Capo Ufficio Storico del Comando Generale del
Corpo. Nel corso della carriera ha ricoperto importanti incarichi di
comando e di staff a Brindisi, Salerno, Roma e Trapani. Ha
frequentato il 9 Corso Superiore di S.M. presso il Centro Alti
studi per la Difesa ed ha svolto qualificata attivit di insegnamento
presso gli Istituti di Istruzione del Corpo. E membro del Consiglio
di Amministrazione del Museo Storico del Corpo.

Luciano Luciani, Generale di Corpo dArmata in congedo gi
Comandante in seconda della Guardia di Finanza, Presidente del
Museo Storico del Corpo. Ha pubblicato numerose opere di storia
militare tra le quali Antonio Luigi Norcen, un soldato, un
finanziere, un comandante ed un geniale innovatore (2008) e
Leconomia e la finanza di guerra nel secondo conflitto
mondiale (2007). Master di II livello in Scienze Strategiche. E
Presidente del Comitato di Studi Storici della Guardia di Finanza e
membro della Consulta della Commissione italiana di Storia
Militare.

III
Adriano Bazzocco, dottorando presso lUniversit di Zurigo. Ha
partecipato a un progetto del Fondo nazionale svizzero per la
ricerca scientifica sui profughi in fuga dallItalia verso la Svizzera
durante gli anni del fascismo. Ha svolto attivit giornalistica e di
consulenza storica per la realizzazione di esposizioni e
documentari. Ha pubblicato studi scientifici sulla Svizzera italiana
durante la Seconda guerra mondiale e sul contrabbando alla
frontiera tra Italia e Svizzera.

Gerardo Severino, Capitano, promosso ufficiale per meriti
eccezionali Direttore del Museo Storico del Corpo e Capo
Sezione dellUfficio Storico del Comando Generale. E autore di
numerose pubblicazioni sulla storia della Guardia di Finanza, tra le
quali Gli aiuti ai profughi ebrei ed ai perseguitati: il ruolo della
Guardia di Finanza (1943-45) e Storia dei Baschi Verdi. E,
altres, segretario del Consiglio di Amministrazione del Museo
Storico della Guardia di Finanza.

Salvatore Golino, Generale di Divisione in congedo della Guardia
di Finanza. Nel biennio 1976/1978 ha frequentato il V Corso
superiore di Polizia Tributaria e nellanno accademico 1992/1993
il Centro Alti Studi Difesa. E insegnante a contratto di Diritto
Penale Tributario al Master di Diritto penale dimpresa presso
lUniversit Luiss di Roma e insegnante della stessa materia presso
la Scuola di alta specializzazione per avvocati tributaristi.
IV
Collabora con assiduit con riviste specializzate con articoli in
materia tributaria.

Mauro Michelacci, Generale di Corpo dArmata in congedo,
durante la carriera ha ricoperto numerosi incarichi presso Reparti
Territoriali e Nuclei di Polizia Tributaria a Brescia, Lucca, Roma e
Milano. Ha svolto importanti incarichi di staff al Comando
Generale. E stato titolare della Legione di Napoli e del Comando
Regionale di Napoli, del Comando Regionale Piemonte, del
Comando Interregionale dellItalia Sud Occidentale di Napoli e del
Comando Aeronavale Centrale. Master di II livello di Diritto
Tributario presso lUniversit Bocconi di Milano.

Natalino Lecca, Generale di Divisione in congedo, durante la
carriera ha comandato numerosi reparti in Sicilia, Liguria, Lazio
Toscana ed ha svolto incarichi di polizia tributaria, e di Stato
Maggiore al Comando Generale per i quali ha conseguito la
promozione per meriti eccezionali di servizio a maggiore. E
autore di numerose pubblicazioni sui petroli, sulle frodi
comunitarie, sullorganizzazione dei mercati agricoli europei e
sulle frodi alimentari.

Mauro Saltalamacchia, Maresciallo della Guardia di Finanza in
servizio presso lUfficio Storico del Comando Generale. Ha
prestato servizio presso la Legione di Como ed il Nucleo di pt di
Bologna. E membro del Nucleo di Ricerca per reperire la
documentazione inerente lopera di salvataggio degli ebrei durante
V
la seconda guerra mondiale ad opera della Guardia di Finanza e
collabora con lUfficio Storico dello S.M. della Difesa
nellorganizzazione dei Convegni internazionali di storia militare
della CISM. E autore di pubblicazioni sulla storia della Guardia di
Finanza.

Espedito Finizio, Generale di Divisione in congedo della Guardia
di Finanza, ha ricoperto, durante la carriera, numerosi incarichi di
comando e di Stato Maggiore. In particolare stato a lungo
Comandante della Legione Allievi e poi Capo dellUfficio Storico
della Guardia di finanza. E stato direttore del periodico Il
Finanziere. Ha pubblicato 5 volumi riguardanti aspetti particolari
della vita del Corpo.

Rodolfo Mecarelli, Generale di Brigata in congedo della Guardia
di Finanza, ha prestato servizio al comando di reparti territoriali,
articolazioni di Nuclei Regionali pt e di staff di Puglia, Marche,
Lombardia. Ha avuto incarichi anche per le missioni del Corpo
allestero, in Romania ed Albania. Plurilauretao, insegna Diritto
Tributario presso lUniversit dellInsurbia di Como ed membro
dellOsservatorio per la Trasparenza e controllo della Provincia di
Milano.

Diego Zoia, ricercatore storico, gi insegnante di scuola
secondaria, segretario comunale e giudice di pace, ha pubblicato
volumi e saggi sul contrabbando in Valtellina, su statuti e
regolamenti di numerosi comuni medioevali, su vari argomenti
VI
riguardanti le popolazioni rurali della Valtellina in epoca
medioevale e moderna. Coordinatore delle operazioni di riordino
ed inventariazione degli archivi storici di numerosi comuni della
provincia di Sondrio.

Enrico Fuselli, insegna Materie letterarie presso lI.I.S. Fabio
Besta di Orte. Si dedica alla ricerca storica, privilegiando la storia
della Guardia di Finanza; socio onorario e benemerito
dellAssociazione Nazionale Finanzieri dItalia; membro
dellAssociazione Storica Alta Valle del Tevere e della Societ
dei Verbanisti. autore di diversi saggi, tra i quali: LA.N.F.I.
nei 150 anni dellUnit dItalia. Storia dellAssociazione
Nazionale Finanzieri dItalia (1899-2011) (2011); I picchetti
della Truppa di Finanza della sezione di Cospaia. La lotta al
contrabbando al confine con il Granducato di Toscana nel XIX
sec. (2012).

Roberto Mantini, Generale di Divisione in congedo della Guardia
di Finanza. Durante la carriera ha ricoperto importanti incarichi tra
i quali il comando della Legione di Milano, del Centro di
Aviazione di Pratica di mare, del Gruppo Aereo di Roma e della
Sezione aerea di Intimiano. Presso il Comando Generale stato
Capo del Reparto Aeronavale e capo dellUfficio Aereo del Corpo.
Infine, stato Vice Direttore Operativo con funzioni vicarie della
Direzione Investigativa Antimafia.

VII
Virgilio Ilari, allievo di Mario Talamanca, assistente e poi
professore associato di storia del diritto romano nelle universit di
Roma Sapienza e di Macerata dal 1972 al 1990, poi chiamato da
Gianfranco Miglio alla Facolt di Scienze Politiche dellUniversit
Cattolica di Milano; fino al 2010 stato professore associato di
storia delle istituzioni militari. Ha collaborato con lUfficio Storico
dello SME, con lIstituto Affari Internazionali. stato consulente
del Centro Militare di Studi Strategici (CeMiSS) ed ha collaborato
con il Centro Alti Studi per la Difesa (CASD). Ha pubblicato
numerosi lavori insieme ad insigni storici militari come Ferruccio
Botti, Antonio Sema e Piero Crociani. stato tra i fondatori della
Societ Italiana di Storia Militare, della quale presidente dal
2004 al 2008 e di nuovo dal 2010.



IX
INDICE
Indirizzo di saluto del Gen. C.A. Vincenzo Delle Femmine
Comandante Interregionale della Guardia di Finanza per
lItalia Nord Occidentale ........................................................................ 1
Introduzione ai lavori del Gen. C.A. Luciano Luciani
Presidente del Museo Storico e del Comitato di Studi Storici
della Guardia di Finanza ........................................................................ 5
Relazione introduttiva del Dott. Alessandro Lodolini ......................... 9
Gen. D. Bruno Buratti
Il contrabbando alla frontiera terrestre oggi .......................................... 19
Prof. Fabrizio Vismara
Contrasto al fenomeno del contrabbando nel diritto italiano e
svizzero .................................................................................................... 41
Col. Maurizio Pagnozzi
Il contrabbando sulla frontiera terrestre nel XIX secolo ........................ 49
1. Il contrabbando nel 1800: Violazione doganale o anche di
Polizia? ............................................................................................. 49
2. Le dinamiche del contrabbando ....................................................... 53
3. Il Regno di Sardegna (1792 1859) ................................................ 55
4. Ducato Di Milano, Repubblica Cisalpina, Repubblica Italiana
e Regno dItalia (1792 1814) ........................................................ 68
5. Il Regno del Lombardo Veneto (1815 1859) ............................. 76
6. Il contrabbando sui laghi .................................................................. 80
7. Il Regno dItalia (1861 1900) ........................................................ 87
8. Conclusioni ....................................................................................... 97
Gen. C.A. Luciano Luciani ................................................................. 101
Il contrabbando alla frontiera terrestre nel XX secolo ......................... 101
1. Generalit ....................................................................................... 101
2. I protagonisti del fenomeno ............................................................ 103
3. Geografia del contrabbando ........................................................... 108
4. I risultati dell' azione repressiva della Guardia di Finanza ............. 115
5. Conclusioni ..................................................................................... 118

X
Dott. Adriano Bazzocco
Latteggiamento della Confederazione Svizzera nei confronti del
contrabbando alla frontiera con lItalia ............................................... 121
1. Inquadramento giuridico e amministrativo .................................... 123
2. Preparativi di unoperazione .......................................................... 125
3. Quantificazione .............................................................................. 126
4. Attriti, irritazioni, conflitti .............................................................. 129
5. Rilevanza economica per la Svizzera ............................................. 131
Cap. Gerardo Severino
Lo schieramento della Guardia di Finanza al confine alpestre nei
primi cento anni dallUnit dItalia ...................................................... 133
1. Il 1861 ed i nuovi confini nazionali ............................................... 133
2. Lordinamento e lo schieramento operativo della Guardia
Doganale del Regno dItalia (1862 1881) ................................... 139
3. Dalla riforma del 1881 alla nascita dei Comandi di Legione
(1881 1906) ................................................................................. 147
4. Gli ultimi sessantanni (1900 1961) ............................................ 149
Gen. D. Salvatore Golino
Luso delle armi nel servizio anticontrabbando .................................... 155
1. Premessa ......................................................................................... 155
2. Precedenti storici ............................................................................ 156
3. Il contesto socio-economico ........................................................... 161
4. Lentit del fenomeno del contrabbando ........................................ 162
5. Le finalit della legge n. 100/1958 ................................................. 164
6. Il testo della legge e le reazioni in Parlamento ............................... 167
Gen. C.A. Mauro Michelacci
Il contrabbando di caff al confine alpestre ......................................... 173
1. Premessa ......................................................................................... 173
2. Le cause e gli strumenti del contrabbando ..................................... 175
3. Il contrabbando di caff .................................................................. 176
4. Conclusioni ..................................................................................... 193
Gen. D. Natalino Lecca
La vita dei Finanzieri nei Distaccamenti di montagna ......................... 197
1. Il distaccamento del Giovo ............................................................. 202
2. Il dormitorio ................................................................................... 207
3. Lo svolgimento del servizio ........................................................... 209
4. Lattivit di servizio ...................................................................... 211
5. La vita in distaccamento ................................................................. 215
XI
Maresciallo Ord. Mauro Saltalamacchia
Leditoria e la pubblicistica sul contrabbando ..................................... 221
1. Premessa ......................................................................................... 221
2. Introduzione ................................................................................... 223
3. Periodo napoleonico, Restaurazione, Risorgimento ...................... 227
4. DallUnit dItalia alla prima guerra mondiale .............................. 230
5. Dal primo dopoguerra alla fine della seconda guerra
mondiale ......................................................................................... 233
6. Dal secondo dopoguerra alla fine del contrabbando
romantico ...................................................................................... 236
7. Dalla seconda met degli anni 70 alla fine del XX Secolo ........... 239
8. Editoria e pubblicistica della Guardia di Finanza sulla
tematica del contrabbando .............................................................. 242
Bibliografia ragionata ............................................................................ 249
Gen. D. Espedito Finizio
Un contrabbandiere daltri tempi Louis Mandrin (1725-1755) ........... 271
Gen. B. Rodolfo Mecarelli
Rete di confine ....................................................................................... 277
1. Il servizio anticontrabbando nelle cronache dei secoli scorsi ........ 283
Ricerche e bibliografia .......................................................................... 293
Dott. Diego Zoia
Il contrabbando tra Valtellina e Svizzera durante le due guerre
mondiali ................................................................................................. 295
1. Qualche notizia sul periodo del primo conflitto mondiale ............. 295
2. I primi anni della Seconda Guerra Mondiale ................................. 299
3. Dopo larmistizio ............................................................................ 304
4. Lespatrio degli Ebrei e di altri gruppi di persone ......................... 309
5. Le merci contrabbandate ................................................................ 310
6. I sacerdoti ....................................................................................... 311
Prof. Enrico Fuselli
I caduti ed i decorati della Guardia di Finanza nella lotta al
contrabbando ......................................................................................... 315
1. I rapporti con le popolazioni delle zone di confine ........................ 315
2. Le condizioni operative .................................................................. 320
3. I caduti ............................................................................................ 328
4. I decorati ......................................................................................... 335

XII
Gen. D. Roberto Mantini
Limpegno degli elicotteri nel servizio anticontrabbando al
confine terrestre .................................................................................... 339
1. Precedenti storici ............................................................................ 339
2. La prima Sezione Aerea di montagna ........................................... 345
3. Come si sviluppa il Servizio Aereo e la vigilanza al confine
terrestre ........................................................................................... 347
4. Cenni sui risultati operativi ............................................................ 350
Prof. Virgilio Ilari
Conclusioni ............................................................................................ 355
Rassegna stampa .................................................................................... 367

XIII

Palazzo Terragni

Il palazzo sede del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Como, ove si svolto il convegno sul contrabbando al confine
alpestre. E lutopistico sogno razionale di Giuseppe Terragni.
Costruito nel 1932-36, lopera pi importante dellarchitetto
comasco e forse una delle maggiori realizzazioni dellarchitettura
italiana del XX secolo. Rigoroso, ma anche lirico nella sua bianca e
nitida astrazione, ledificio basato su un attento studio di piani
intersecanti e superfici correlate da rapporti matematici. Nellimpianto,
che riprende coscientemente limpostazione della domus romana, con
cortile centrale, un parallelepipedo movimentato su ciascuno dei
quattro lati da aperture di dimensioni differenti, anche se inscritte nel
medesimo schema modulare: spicca in particolare la facciata
principale dove a una griglia aperta di travi e pilastri che occupa i tre
quarti dello spazio si affianca una superficie piana e levigata, destinata
XIV
ad accogliere lastre di ferro smaltate, che tuttavia non vennero mai
applicate. Oggi si ammira in particolare la corte coperta e la suggestiva
loggia dellultimo piano da dove Terragni sembra aver voluto
instaurare un affascinante dialogo urbanistico con i volumi delle
absidi e della cupola del prospicente Duomo di Como.

1
INDIRIZZO DI SALUTO
Gen. C.A. Vincenzo Delle Femmine
Comandante Interregionale della Guardia di Finanza
per lItalia Nord Occidentale


Autorit, gentili ospiti, desidero, innanzitutto, porgere a tutti voi, a
nome della Guardia di Finanza e mio personale, il pi cordiale saluto e
ringraziamento per essere intervenuti al convegno sul tema "Il
contrabbando al confine alpestre nei secoli XIX e XX", ospitato in
2
questo prestigioso edificio, costruito dal famoso architetto Giuseppe
Terragni nel 1936 ed ora sede del Comando Provinciale di Como.
Rivolgo un particolare ringraziamento al Presidente del Museo
Storico, Generale Luciano Luciani, per essersi reso promotore
dell'iniziativa, che ha il merito di esaltare la storia della Guardia di
finanza ed il suo impegno a favore della collettivit.
Studiare questo insidioso fenomeno illecito, spesso sottovalutato nella
sua portata e pericolosit, sia per il tessuto sociale che per il sistema
economico, significa ripercorrere la storia stessa del Corpo, fin dalle
sue origini.
Da quando, nel lontano 1774, Vittorio Amedeo III di Savoia istitu la
Legione Truppe Leggere, con la missione di combattere il dilagante
contrabbando lungo il c.d. "cordone doganale", che interessava buona
parte della frontiera con la Francia e con la Svizzera.
Altri Stati preunitari seguirono l'esempio del Regno di Sardegna,
istituendo Corpi armati, militari o civili, destinati primariamente al
controllo delle merci in entrata ed in uscita dai rispettivi confini ma
anche, in alcune situazioni contingenti, impiegati nel concorso alla
difesa politico - militare dei propri territori.
Con l'Unit d'Italia, il fenomeno del contrabbando crebbe di intensit
per l'aumento del prelievo doganale e per il proliferare di vere e
proprie organizzazioni di contrabbandieri, in grado di tessere e gestire
le fila di cospicui traffici illeciti.
Le merci contraffatte, introdotte attraverso la linea doganale, potevano
viaggiare in tutta la penisola e raggiungere anche i mercati pi remoti,
con evidente danno per l'erario ed effetti distorsivi sulla concorrenza.
3
Oggi il contrabbando, che per lungo tempo stato ammantato di un
alone di falso romanticismo, sottacendo, spesso, tante tragiche vicende
che hanno causato centinaia di vittime tra finanzieri e contrabbandieri,
ha finalmente gettato la maschera, appalesandosi alla societ civile per
quello che sempre stato: uno dei principali business delle
organizzazioni criminali, nel cui contesto pochi "capi" beneficiano di
ingenti profitti, a scapito di un'ampia manovalanza che rischia la vita
ed il carcere per pochi spiccioli.
Attualmente, la lotta al contrabbando, in primis nel settore dei
tabacchi lavorati esteri, vede la Guardia di finanza, nella sua
connotazione di polizia economico-finanziaria, impegnata:
- in primo luogo, per la tutela delle entrate, in quanto il
contrabbando sottrae ingenti risorse al bilancio nazionale ed a
quello dell'unione europea, in termini di evasione di diritti
doganali e di accise;
- in secondo luogo, per la tutela dei mercati e dell'economia,
minacciati dai patrimoni illecitamente accumulati dalle consorterie
criminali, destinati ad essere riciclati e reimpiegati nel circuito
finanziario e produttivo legale.
L'attivit contrabbandiera, abbandonando le forme tradizionali che per
secoli l'hanno caratterizzata (dei quali i cosiddetti "spalloni"
costituiscono la pi nota testimonianza), divenuta, nel tempo, una
vera e propria "impresa multinazionale", contro la quale non sono pi
sufficienti le strategie di contrasto fondate unicamente sulla
individuazione dei carichi di merce introdotti illegalmente e sulla
cattura dei soggetti coinvolti.
4
Occorre che ad esse si accompagni un'azione mirata a colpire i beni e
le disponibilit finanziarie illecitamente acquisiti e reinvestiti in Italia
ed all'estero, attraverso il miglioramento, anche sul piano normativo,
della cooperazione internazionale.
Permettetemi, infine, una breve digressione, per ricordare i numerosi
perseguitati - per motivi politici e razziali - che i finanzieri aiutarono a
far espatriare verso la Svizzera nel corso della seconda guerra
mondiale, proprio attraverso quella rete di confine che, sul finire del
XIX secolo, era stata eretta per porre un freno al contrabbando.
Molti di questi eroi con le fiamme gialle pagarono con la vita le loro
azioni umanitarie, poich accusati dai nazisti, ironia della sorte, di
essere stati loro stessi "contrabbandieri di uomini".
La storia ha, cos, dimostrato il grande valore dei finanzieri che, nei
momenti pi critici e nelle condizioni pi avverse, hanno agito nel
giusto, a tutela non solo delle casse erariali ma anche dei diritti
fondamentali dell'uomo.
Concludo questo mio indirizzo di saluto sottolineando l'importanza
delle tematiche che saranno affrontate nel corso del convegno, le cui
relazioni costituiscono un sapiente mix di passato ed attualit, assai
utile per delineare le prospettive future della lotta al contrabbando.
Vi ringrazio per l'attenzione e vi auguro buon lavoro!

5
INTRODUZIONE AI LAVORI
Gen. C.A. Luciano Luciani
Presidente del Museo Storico
e del Comitato di Studi Storici della Guardia di Finanza



Le giornate di studio, che ora iniziano, concludono un percorso
decennale durante il quale stato investigato, sotto il profilo storico il
contrabbando extraispettivo, quello cio perpetrato da uomini che a
piedi o con mezzi meccanici o battelli di ogni tipo attraversavano le
frontiera terrestre o marittima con carichi di merci sottoposte a dazio
doganale, forzando la vigilanza della Guardia di finanza.
Esso si differenzia da quello intraispettivo, cio dal passaggio di merci
gravate da dazio attraverso i canali autorizzati accompagnate da
6
documentazione falsa attestante stati di fatto diversi da quelli reali, in
modo da godere di esenzioni o trattamenti agevolati.
Il contrabbando, fin verso il primo terzo del XX secolo stata la
forma di evasione fiscale che maggiormente incideva sulle entrate
erariali, provocando legittime preoccupazioni alle autorit
governative. Lo Stato molto si attendeva dall attivit repressiva della
Guardia doganale e poi, dal 1881, dalla Guardia di finanza. Per tutti i
primi settantanni dallunit dItalia ogni provvedimento legislativo
tendente ad incrementare le entrati fiscali era accompagnati da studi e
relative disposizioni di legge che cercavano di migliorare
lorganizzazione, lorganico ed il trattamento dei finanzieri, e questo a
dimostrazione dellimportanza del loro ruolo nellamministrazione
dello Stato.
Il contrabbando, come forma di evasione, a partire dalla fine della 2^
guerra mondiale, inizi a incidere percentualmente sempre meno sul
totale delle entrate erariali, e ci in relazione al crescere del
rendimento delle imposte indirette ed indirette, che alla fine degli anni
80 del secolo scorso rappresentavano oltre il 75% del gettito
tributario.
Il colpo di grazia al contrabbando extraispettivo al confine alpestre fu
poi dato dalla crisi petrolifera innescata dalla guerra arabo israeliana
del Kippur, dal 1973, che provoc un fortissimo disallineamento
valutario per effetto del quale il valore del franco svizzero rispetto alla
lira italiana sal a tali livelli che rese antieconomico lacquisto delle
merci da contrabbandare, acquisto che veniva effettuato nella
Confederazione Elvetica.
7
Sopravvisse per qualche anno il contrabbando di caff, ma anche esso
divenne ben presto antieconomico e fu abbandonato.
Il 1975 pu quindi considerarsi l anno conclusivo di un ciclo
plurisecolare che vide gli uomini delle zone di confine sfidare la legge
ed i rigori della montagna per ottenere guadagni che consentissero
loro di godere di migliori condizioni di vita.
Gli illustri relatori che si avvicenderanno in queste due giornate, che
ringrazio per il loro impegno, daranno un quadro dinsieme di un
fenomeno, il contrabbando al confine terrestre, che da accadimento
investigato dai criminologhi divenuto fenomeno oggetto di studi
storici.
questo lo scopo che il Museo Storico della Guardia di finanza,
attraverso il suo comitato di Studi Storici, si era ripromesso allinizio
del ciclo di convegni, scopo che ritengo sar raggiunto con pienezza di
risultati.

9
Relazione introduttiva
Dott. Alessandro Lodolini


Nella mia lunga carriera di magistrato, ho lavorato spesso con militari
ed ufficiali di ogni grado della Guardia di Finanza, tutti
professionalmente preparati, con i quali sono rimasto legato da
sentimenti di sincera stima sviluppatisi, nel tempo, nei confronti di
alcuni di loro, in vera amicizia tuttora viva e sentita. Probabilmente
questa la ragione, ma credo non la sola, che ha indotto gli
organizzatori di questo incontro a scegliere la mia persona quale
10
autore di una breve e libera relazione introduttiva al presente
convegno.
Avendo letto il programma dei lavori e gli argomenti specifici
assegnati ai relatori che mi seguiranno, limiter il mio intervento ad
una sintetica trattazione del contrabbando da un punto di vista
fenomenologico, storico e sociale trascurando ogni accenno alle
fattispecie penali che lo definiscono ed alla sua attuale disciplina
giuridica penale ed amministrativa.
Il contrabbando contemporaneo al formarsi dei primi gruppi sociali
organizzati. La sua nascita e il suo sviluppo sono da collocare in un
tempo immediatamente successivo alla avvertita necessit da parte di
singole comunit, divenute poi stati, di perseguire, con preferenza, gli
interessi comuni rispetto a quelli particolari e di tutelare i reciproci
scambi commerciali, con norme vincolanti che introducessero divieti e
limiti al commercio di quei beni, siano essi materiali o non materiali,
aventi, in un dato momento storico, un condiviso valore economico.
Si assistito cos ad un parallelo procedere: da un lato di sistemi
giuridici sanzionatori statali con norme eventi efficacia erga omnes e
dallaltro di sistemi contra legem dotatisi di norme, formatesi nel
tempo attraverso lesperienza del delinquere, non scritte ma pur
sempre vincolanti per il perseguimento di interessi di gruppi pi o
meno numerosi di persone.
I due sistemi sono stati e sempre saranno in contrasto, spesso aspro e
forte, tra di loro, con vittorie e sconfitte reciproche in una battaglia, tra
guardie e ladri, che non vedr mai la supremazia o la sconfitta
delluno sullaltro perch forti sono i contrapposti interessi economici
ed anche finanziari in gioco.
11
Invero, molto evidenti e grandemente appetibili sono i guadagni in
denaro contante o in beni economici di diversa natura che sono
sempre derivati dallimportazione o dallesportazione di merce in
violazione delle norme statuali con lausilio di mezzi, di uomini e di
tecniche per vincere i controlli istituiti dagli stati che, al fine di
contrastare il fenomeno criminoso, si sono avvalsi da parte loro di
specializzati corpi militari di polizia tributaria. Questi, con la
collaborazione di altre forze anticrimine, hanno spesso vittoriosamente
condotto una battaglia, con luso anche di armi, trasformatasi talvolta
in una vera guerra, contro i contrabbandieri dando inizio ad una
storia, in alcuni contesti con risvolti anche umani ma in seguito quasi
esclusivamente criminale, del contrabbando di cui, in relazione
allaspetto italiano, si parler pi avanti nel convegno.
Allorigine di questa trasformazione in peius del contrabbando vi
laumento costante dei reati in dipendenza degli ingenti vantaggi
economici che ne sono conseguiti per gli autori; la prospettiva,
pertanto, dei lucrosi affari condotti con successo, nonostante la
presenza di efficaci forze di polizia di contrasto, ha comportato
lintervento di gruppi di persone titolari di cospicui interessi
economici e lintervento di personaggi ed organizzazioni, a livello
mondiale, capaci di investire ingenti capitali e muovere i mezzi
materiali ed umani necessari ed idonei al conseguimento dei fini
perseguiti.
E sempre pi frequente imbattersi, nel corso delle indagini, in vere e
proprie organizzazioni anche di grandi dimensioni, di rilevanza
nazionale ed internazionale, dedite ad attivit illegali, quali il
contrabbando, allinterno delle quali, sovente, per rendere pi
12
difficoltosa lidentificazione dei partecipanti, si agisce per gruppi
distinti al fine di impedire le reciproche conoscenze personali e
perfino lincontro tra venditori e compratori prevedendo allinterno,
divisioni di competenze e di mansioni tra gli aderenti: grossisti, autisti,
addetti al carico, magazzinieri, spalloni ecc.
Un esempio di queste organizzazioni in chiaro-scuro sono quelle che
assumono la forma di societ di prestanomi fiduciarie le quali
acquistano la merce da aziende estere produttrici per rivenderla nel
mercato interno con copertura commerciale fittizia, false fatturazioni,
nomi di fantasia provvedendo nel contempo ad accendere conti
fiduciari allestero per il buon fine dei contratti conclusi.
Seguendo la mutevole realt, anche le fattispecie penali contestate
sono cambiate: ecco le associazioni a delinquere con finalit di
contrabbando pi pericolose del concorso di persone nel reato, per
lindeterminatezza del programma criminoso e per la stabilit e
permanenza nel tempo del programma stesso.
Anche le rotte del contrabbando, come impongono gli interessi delle
organizzazioni criminali, seguono ora non solo itinerari nazionali ma
anche europei e addirittura mondiali siano essi di terra, di mare o di
cielo come richiede il valore in crescendo degli affari, quantificabile
in milioni di euro, soprattutto nel campo delle sigarette, dei preziosi,
delloro e del denaro.
Si assiste, cos, ad una continua evoluzione della criminalit che si
modella in associazioni sempre pi complesse capaci di gareggiare,
quanto ad impiego di capitali, uomini e mezzi, con le grandi
associazioni criminali internazionali protagoniste, sin dai tempi delle
guerre delloppio, del traffico di droga.
13
Questa evoluzione nel tempo della criminalit ha consentito il sorgere
graduale di una contrapposizione tra economia legale ed economia
illegale allinterno della quale le motivazioni del traffico illecito
vanno individuate nei vantaggi economici che ne sono derivati per i
protagonisti e per il territorio in cui costoro operavano. Questi
vantaggi di natura illegale hanno sempre pi favorito lespandersi del
fenomeno del contrabbando e la penetrazione dei gruppi criminali in
sfere di mercato con investimenti di denaro cospicui. Ci ha
consentito lacquisizione di mezzi e di propriet in grado di facilitare
la conduzione dei traffici illeciti con interventi al ribasso sui prezzi dei
beni al fine di conseguire un apprezzabile guadagno risultante dalla
differenza tra il prezzo legale e quello illegalmente imposto e
praticato.
Abbiamo visto che il contrabbando ha una storia universale legata
allesistenza dei confini che in tutto il mondo ancora dividono gli stati;
tuttavia, anche l dove, come in Europa, i confini hanno perso di
importanza, il fenomeno non stato eliminato ma anzi in crescendo.
Restringendo il campo di esame al tema del convegno, bisogna dire
che il contrabbando, nei secoli XIX e XX, sempre stato, a seconda
dei periodi, pi o meno fiorente tra gli stati confinanti con le alpi,
specialmente con la vicina Svizzera, senza mai conoscere soste,
neppure in presenza di conflitti armati, come nel corso delle due
ultime guerre mondiali, ed ha senzaltro contribuito, nello stesso
periodo, allo sviluppo di uneconomia di guerra che ha arricchito
pochi e impoverito molti per mezzo soprattutto dellillecito
commercio di beni di prima necessit al fine di soddisfare le esigenze
di vita di popolazioni spesso prive di redditi se non addirittura di cibo.
14
In quei territori che si andavano ad impoverire per la diminuzione
della ricchezza causata dalla scarsit di strutture economiche
produttive e dal progressivo spopolamento per emigrazione, anche in
tempo di pace la pratica del contrabbando ha dato un contributo non
trascurabile nel far nascere e mantenere uneconomia che, seppure in
maniera illegale, era in grado di fornire il necessario per vivere.
Quella del contrabbando una frontiera che divide ma nello stesso
tempo unisce: crea collaborazioni transfrontaliere a causa di un
legame solidale nato per motivi di carattere economico ed umano
paragonabile ad un filtro che lascia passare alcune cose ed altre no e
che suscita uno scambio vicendevole di commerci tra una frontiera e
laltra anche pluridirezionale.
Non bisogna dimenticare che la storia del contrabbando non stata
scritta soltanto dalle persone direttamente interessate al traffico
illecito: nei territori ove si praticava, lintera popolazione vi ha
partecipato spesso attivamente, fornendo assistenza logistica, aiuti
materiali e personali, altre volte passivamente, con condotte
conniventi proprie di chi sa ma non parla tanto da far ritenere a molti
che il contrabbando fosse diventato un fenomeno sociale e come tale
dovesse essere esaminato e studiato.
Protagonisti di questo periodo sono stati gli spalloni che hanno scritto
una storia sempre faticosa, a volte generosa e spesso violenta, e che
sono stati annoverati tra i principali attori del contrabbando nei
territori alpini. Erano uomini del luogo, spesso stimati dagli stessi
ticinesi per quanto riguarda il confine elvetico, che, sfidando la
sorveglianza delle guardie delluna e dellaltra frontiera e scalando
sentieri spesso difficili ed impervi di montagna, destate e dinverno,
15
con la neve e di notte, portavano a spalla, le loro bricolle. Ciascuna
bricolla poteva arrivare a pesare 35/40 Kg. di generi alimentari, oltre a
caff, tabacco ed altro per rispondere alle richieste di una domanda
sempre presente; ci fa comprendere le ragioni per le quali il
contrabbando, nel corso della storia, in queste zone, non ha mai
conosciuto soste perch ha saputo sempre adeguare con il passare
degli anni, le sue dinamiche alle richieste del territorio.
Basti pensare alla sempre pi variegata fantasia nelluso dei mezzi di
trasporto e di nascondimento della merce, ai numerosi mercati ed alle
mutevoli esigenze della domanda. Esempi eccellenti di
nascondimento, specialmente nel campo dei trasferimenti di denaro,
oro e preziosi in Svizzera , sono quelli in cui gli spalloni si fingono
turisti alla guida di autovetture munite di doppi fondi o portando
addosso ben nascoste capienti panciere.
Il contrabbando di confine come quello tra lItalia e la Svizzera alla
fine degli anni sessanta si snoda attraverso una lotta di violenti
contrasti tra contrabbandieri e guardie incaricate della sorveglianza,
lotta che stata contrassegnata, per la verit, anche da momenti di
buoni rapporti. I buoni rapporti sono coincisi con i periodi in cui gli
spalloni lavoravano per bisogni personali e delle loro famiglie e non
per amore esclusivo del denaro e della ricchezza; si instaurava di fatto
tra spalloni e guardie di confine una collaborazione per effetto della
quale queste ultime fingevano di non vedere o sequestravano soltanto
una parte della merce contrabbandata. Cera sempre lappostamento
dei finanzieri seguito dallarrivo degli spalloni che utilizzavano le
aperture gi esistenti nella rete di confine; quindi seguiva
16
lintimazioneAltmolla delle guardie a lasciare le bricolle e la fuga
dei contrabbandieri con labbandono sul terreno di parte della merce.
Ricordo di aver avuto come giovane magistrato al tribunale di Varese,
tra la fine degli anni sessanta e gli inizi degli anni settanta, esperienze
di questo genere nei numerosi processi per contrabbando specialmente
di sigarette estere conosciute con lappellativo di bionde. In ogni
udienza si celebravano di media tre o quattro processi di t.l.e. (tabacco
lavorato estero) importato dalla vicina Svizzera ed in ciascuno di essi
il racconto dei fatti era quasi identico.
Unarea di romanticismo, aveva avvolto per un certo tempo questo
tipo di contrabbando che aveva dato vita ad una forma di
collaborazione extrafrontaliera vantaggiosa sia per gli svizzeri che
vendevano merce sia per gli spalloni che ne ricavavano un reddito
anche se misero, collaborazione non avvertita come illegale specie
dove erano state istituite tasse o forme di monopoli non condivise
dalle popolazioni. E un contrabbando che era nato, quindi, anche
come reazione allo stato centrale che aveva emanato norme restrittive
o proibitive non condivise.
Con il passar del tempo anche questo tipo di contrabbando lentamente
ha mutato pelle esplodendo sul piano quantitativo e qualitativo fino ad
assumere sempre pi un carattere industriale in grado di muovere
cifre enormi di mercato con introiti elevatissimi. Era inevitabile di
conseguenza che, anche a causa dellaumento del valore del franco
svizzero, iniziasse a diminuire nel tempo il lavoro degli spalloni
lavoro che per continuato battendo altre strade e rotte ed
utilizzando mezzi di trasporto pi potenti per assumere sempre pi la
17
caratteristica di traffico dominato da organizzazioni criminali
internazionali.
Vorrei terminare con una considerazione che a prima vista appare
estranea al tema della mia relazione introduttiva ma che in realt
rientra nelleterno interrogativo della legittimit di una norma che
vieti determinate condotte perch ritenute illecite, in un determinato
momento storico, mentre tali non sono avvertite dai suoi destinatari.
Non esiste sempre un nesso indissolubile tra norma e comune sentire.
Non vi dubbio che le norme sul contrabbando vanno ad incidere su
di una realt non sempre oggettivamente antigiuridica ma anzi in
genere lecita ed essenziale per leconomia degli stati, quale lo
scambio di merci o di altri beni attraverso le frontiere. V di pi: di
frequente la diversit di disciplina sulla stessa materia fa s che una
stessa condotta sia vietata da uno stato e consentita da un altro.
Esiste una strada che si pu percorrere per raggiungere e
possibilmente far proprio lideale della giustizia e far s che questo
ideale possa realizzarsi nei rapporti tra gli uomini ed ivi regnare?
Due sono, a mio avviso, le carreggiate che formano questa strada: la
giustizia e la verit. La giustizia da sola non sufficiente per cui
necessaria anche la individuazione della verit e solo quando i due
concetti coincideranno si avr una giustizia vera.

19
Gen. D. Bruno Buratti
Il contrabbando alla frontiera terrestre oggi


Il termine contrabbando proviene da contra bandum o bannum
e indica unazione compiuta in violazione di unimposizione di legge,
un bando appunto, strumento in antichit usato per diffondere un
decreto, una legge o un ordine, a suon di tromba dal banditore.
Si tratta, dunque, di una condotta criminosa, finalizzata alla
introduzione di merci o beni nel territorio di uno Stato e in violazione
20
delle prescrizioni poste a tutela del pagamento dei cd. diritti di
confine o doganali.
Questa la definizione riconosciuta, ancora oggi, nel nostro
ordinamento dal Testo Unico sulle Leggi Doganali, in linea con la
definizione comunitaria.
Nel Dizionario Storico della Svizzera
1
, Paese tradizionalmente
prediletto dal contrabbando terrestre e alpestre, il significato
individuato principalmente da un punto di vista economico: il
contrabbandiere supera delle barriere create per ragioni fiscali o di
politica economica, sfruttando cos a suo vantaggio i divari di prezzo
naturali o artificiali fra diversi spazi economici. Ci comporta un
riequilibrio dei prezzi favorevole sia al venditore che all'acquirente.
Al contrario di quanto avviene nell'U.E., in Svizzera il contrabbando
non generalmente considerato un'azione criminosa, ma viene
perseguito nell'ambito del diritto penale fiscale.
Cesare Beccaria definisce il contrabbando come un vero delitto che
offende il sovrano e la nazione, ma la di lui pena non dev'essere
infamante, perch commesso non produce infamia nella pubblica
opinione.
Nel periodo di espansione dellImpero romano il contrabbando
avveniva in maniera piuttosto violenta, motivo per cui gli stationarii
2

e i portitores
3
furono affiancati da distaccamenti militari che potessero
impedire, con la forza, eventuali condotte di contrabbando.

1
Cfr. www.hls-dhs-dss.ch.
2
Nel periodo dellImpero, la statio rappresentava una postazione di difesa, anche
militare, una postazione di controllo, un punto di osservazione soggetto
allautorit di ufficiali dell'esercito romano.
3
Al tempo, le varie gabelle imposte ai sudditi delle provincie dellImpero
comprendevano diritti diversi quali dazi, pedaggi, affitti di luoghi pubblici,
21
Nel Medioevo il fenomeno conobbe una forte propagazione nella
nostra penisola. Anche in conseguenza della pregnante influenza
arabo-islamica, si diffusero termini quali dogana (diwani,
letteralmente il registro del soldo delle milizie arabe e delle pensioni
di Stato, ma anche divano) e tariffa (tarifa, letteralmente
informazione o notificazione), e nacquero gli istituti del manifesto di
bordo e dei depositi doganali.
In questo periodo nascono e si diffondono pure le franchigie, come nel
caso di fiere o mercati particolari, soprattutto gestiti da istituzioni
religiose.
Degna di menzione una previsione contenuta nelle leggi dello Stato
pontificio, nel periodo pre-unitario, cio quella della delazione:
chiunque avesse aiutato a individuare e smascherare episodi di
contrabbando entro una giornata dallavvenimento del fatto, sarebbe
stato premiato con cento scudi oltre che con la garanzia
dellanonimato!
Con lunificazione, il neo-Stato italiano fu costretto a ritoccare in
aumento le tariffe doganali, in un primo momento in misura moderata,
ma dopo linizio della guerra con lAustria (1866) in maniera pi
consistente, con conseguente incremento esponenziale dei fenomeni di
contrabbando, soprattutto lungo i confini settentrionali.
Gi allora il Corpo della Regia Guardia di Finanza (denominazione
assunta con Legge 8 aprile 1881, n. 149) si dimostrava determinante
per la tutela degli interessi finanziari dello Stato soprattutto al confine

mercati e altri, e la loro riscossione era data in appalto a ricchi imprenditori, i cd.
publicani o telonai, i quali pagavano al procuratore della Provincia una certa
somma, di cui si rifacevano con la riscossione di una determinata partita di
gabelle: gli impiegati dipendenti da questi appaltatori generali erano gli
exactores o portitores, appunto.
22
italo-svizzero, se si pensa che il gettito delle imposte doganali pass
dai 100 milioni di lire del 1872 ai 208 milioni del 1884.
La situazione del contrabbando nel primo quarto di secolo dallUnit
dItalia, tuttavia, viene ben descritta nella relazione di
accompagnamento al disegno di legge che diminuiva il prezzo del sale
e alcune imposte nonch prevedeva il miglioramento nelle carriere
della Guardia di Finanza per rendere pi appetibili arruolamenti e
rafferma
4
. Nel documento, infatti, si rileva che nella seconda met
dellOttocento il contrabbando continuava ad imperversare non
soltanto lungo i confini terrestri settentrionali ma anche sul mare,
agevolato da un litorale esteso e frastagliato dove la vigilanza riusciva
difficilissima.
Nei primi anni del XX secolo il fenomeno continuava a diffondersi via
terra, soprattutto nellarea lombarda, al confine con la Svizzera,
territorio che conosce le storie di contrabbando forse pi note, intense
e drammatiche.
Regioni e territori quali Valle d'Aosta, Ossola, Valtellina e molte altre
assistevano al passaggio quasi quotidiano dei famosi spalloni
ovvero sfrostt che portavano, in grosse quanto ingombranti
bricolle, merce di vario genere e in entrambi i sensi di marcia: caff
dalla Svizzera verso lItalia; riso, soprattutto durante la seconda guerra
mondiale, dallItalia verso la Svizzera, ma anche calzature, biciclette,
copertoni di auto, per ritornarvi carichi di zucchero, caff e
saccarina. E poi, al termine della guerra, sigarette: ogni bricolla

4
Cfr. disegno di legge presentato dal Governo avente per oggetto Dichiarazione
del prezzo del sale e dellimposta sui terreni, e relativi provvedimenti finanziari.
Tornata del 25 novembre 1885. Atti parlamentari, n. 373, custoditi presso
lArchivio Storico del Museo della Guardia di finanza ASMSGF).
23
arrivava a contenere fino a 749 pacchetti, non gi 750 perch
altrimenti scattava larresto!
Questo fenomeno non sembrava non provocare alcun sentimento di
censura, in quanto pi che un crimine appariva come una sorta di
maniera per sbarcare il lunario, un fenomeno sociale, soprattutto in
periodi di miseria e di fame. Un famoso proverbio lombardo ricorda
che a f cuntrabnd se perd al sach e tutt quant che, in italiano,
suona pi o meno: a contrabbandare si perde il sacco e tutto quanto
in esso contenuto, cio il carico.
Nel gergo dei contrabbandieri, al sach (sacco) era la bricolla mentre
"and cul sach", andare col sacco, era sinonimo di contrabbandiere o
contrabbandare.
Sempre in questi anni si diffondono, specialmente nelle zone lungo
larco alpino della penisola, ingegnosi sistemi di trasporto della merce
e curiose metodologie di contrabbando e si verificano eventi, spesso
tragici, che accomunano finanzieri e contrabbandieri.
Si afferma limpiego dei cani par sfrus (per frodare), che venivano
addestrati in cascinali e fattorie nei pressi del confine lombardo-
elvetico, affamati e bastonati da una persona travestita da finanziere;
successivamente, venivano trasferiti in Italia per essere accuditi e
abbondantemente nutriti, per poi essere riportati in Svizzera,
nuovamente bastonati. Da qui, ritornavano in Italia, carichi di merce
di contrabbando (non pi di 10 Kg per volta), facendo ben attenzione
alla presenza delle divise delle fiamme gialle sul loro cammino!
Altrettanto peculiare stato lutilizzo del sigaro del Ceresio, un
piccolo, rudimentale sommergibile, con trazione a pedali, usato per
24
trasportare merce di contrabbando attraverso il lago di Como fino agli
anni '50 e scoperto a Porlezza(CO) nel 1948.
Nel secondo dopoguerra le forti innovazioni legislative connesse, in
particolare, alle nuove disposizioni del settore doganale, tanto pi
severe poich necessarie per aiutare la crescita e la ripresa di un Paese
devastato dalla guerra, rappresentano una con-causa del
peggioramento del fenomeno.
Uno spaccato in questo senso, soprattutto nellarea del territorio della
provincia di Sondrio e zone limitrofe, rinvenibile in un articolo di
Diego Zoia, intitolato Commercio minore e contrabbando
5
, nel
quale si legge che si arriv gradatamente ad un evidente
snaturamento delle tradizionali forme di esplicazione dell'attivit
contrabbandiera: ad una vera e propria esplosione del fenomeno
sotto il profilo quantitativo si accompagn una grave degenerazione
delle sue caratteristiche. Nel solo 1965, secondo dati ufficiali, vennero
denunciate per contrabbando, in provincia 1339 persone e sequestrati
212.000 kg di caff e 18.500 kg di tabacchi lavorati, oltre a 109
automezzi..
La migliore e tangibile testimonianza del contrabbando fra Italia e
Svizzera, particolarmente attraverso il territorio alpino, rappresentata
forse dalla necessit, avvertita dalle Autorit doganali ai primi del
Novecento, di installare, sulla linea di confine italo-elvetico, una rete
di protezione fiscale.
Un documento, dato a Milano il 24 febbraio 1955, a firma del Tenente
Colonnello della Guardia di Finanza Luigi Pagliaro che, nel descrivere

5
Lintervento rinvenibile in Mondo popolare in Lombardia Sondrio e il suo
territorio (Milano, Silvana editoriale, 1955).
25
finalit e caratteristiche del manufatto, evidenzia che lungo la linea di
confine laddove il terreno di facile percorribilit, stata costruita,
quale difesa passiva anticontrabbando da circa cinquantanni, una
rete metallica alta oltre quattro metri applicata su pali e munita di
campanelli che suonano ad ogni soffiar di vento e non soltanto
quando la rete viene tagliata dai contrabbandieri.
LUfficiale, consapevole della gravit assunta dal fenomeno negli anni
Cinquanta, suggerisce ai suoi Superiori una ingegnosa alternativa:
espropriare, lungo la linea di confine una striscia di terreno,
profonda in media una dozzina di metri, su cui far crescere delle
piante fitte e spinose, entro cui si dovrebbero estendere grovigli di filo
spinato che non abbisognano di manutenzione. In altre parole, in
luogo di una difesa passiva lineare come un rete metallica, dovrebbe
adottarsi una difesa sufficientemente profonda, massiccia, irta di
ostacoli, se del caso disseminata da mine a scoppio deprimente e non
mortale, che dovrebbe essere superata con notevoli difficolt da parte
dei contrabbandieri.
Ai giorni nostri, il fenomeno del contrabbando, soprattutto di tabacchi
lavorati esteri, assume i caratteri principalmente del contrabbando
intra-ispettivo, che si realizza mediante tentativi di introduzione di
merce e prodotti attraverso i varchi doganali.
Diversamente, il contrabbando extra-ispettivo si commette tentando
di introdurre merce estera sottraendola ai previsti controlli doganali, al
di fuori degli spazi doganali e dei relativi varchi.
Il contrabbando dei tabacchi lavorati esteri ha visto il Corpo compiere
uno sforzo operativo e organizzativo senza precedenti.
Ma perch proprio i tabacchi lavorati esteri?
26
Una ricerca svolta dal Censis nellottobre 2011 evidenzia che,
nellultimo ventennio, il gettito fiscale da tabacchi aumentato
costantemente, raddoppiando il valore in termini reali, passando da
1,34 euro a pacchetto a 2,86 euro, contribuendo nel 2011 alle finanze
pubbliche italiane con circa 14 miliardi di euro.
Di questi, oltre 10,5 mld. quali accise e oltre 3 mld. di IVA, tributi che
incidono complessivamente per quasi il 76% sul prezzo di vendita al
pubblico dei tabacchi.
I traffici illeciti di sigarette costituiscono per la criminalit organizzata
importanti opportunit di arricchimento, in ragione degli ingenti
profitti che consentono di accumulare e dei bassi costi e limitati rischi
che comportano rispetto agli altri tipi di traffici illeciti.
Il fenomeno del contrabbando di TLE investe, oggi, la maggior parte
dei Paesi dellUnione Europea, alcuni della fascia mediterranea
(Francia, Italia, Spagna), altri dellEuropa continentale (Regno Unito,
Olanda, Germania e Belgio); per questi ultimi, il mare Mediterraneo
costituisce il canale dingresso preferenziale.
Oggi, rispetto al passato, lItalia interessata dal fenomeno del
contrabbando di tabacchi soprattutto quale area di transito del
commercio illegale verso gli altri Stati dellUnione Europea, dove la
tassazione sensibilmente pi elevata.
Gli spalloni di oggi giungono in aeroporto, soprattutto a Milano
Malpensa, con zaini, borsoni e valigie con qualche centinaio di
pacchetti di sigarette nascosti, del tipo cheap white (o illicit white)
nuova frontiera del consumo di tabacchi lavorati esteri.
Si tratta di sigarette legittimamente prodotte nei Paesi di provenienza
(Russia, Emirati Arabi Uniti e Ucraina), ma irregolarmente introdotte
27
nel territorio comunitario, non essendo commercializzabili
nellUnione Europea e si collocano nella fascia di prezzo pi
popolare.
Fra esse i marchi maggiormente sequestrati in Italia risultano essere
Jin ling, Gold Classic, Raquel, Capital, Marble, MG
American Blend, Cooper, Miami, Five Stars, Affair Perfect
Blue, Pioneer.
Questa tipologia di T.L.E., assolutamente economica quindi appetibile
per il consumatore, oggi rappresenta la stragrande maggioranza dei
sequestri condotta sul territorio nazionale: oltre il 72% del totale del
sequestrato nel 2012; soltanto nel 2009, lincidenza era di poco pi del
38%.
La loro diffusione , evidentemente, connessa alla situazione di
perdurante crisi che ha creato problemi di disponibilit finanziarie
anche nei consumatori finali, i quali possono essere stati indotti ad
alimentare una domanda di prodotti a pi basso costo, anche su
mercati clandestini.
Dallanalisi degli itinerari e delle modalit attuative del contrabbando,
condotta sulla base dei risultati delle operazioni dei Reparti del Corpo,
si conferma la tendenza, da parte dei contrabbandieri, a diversificare le
rotte e le basi logistiche.
Le principali aree di provenienza delle sigarette illegali sequestrate in
Italia sono la Grecia e gli Emirati Arabi Uniti che, tuttavia devono
essere considerate principalmente aree di stoccaggio dei carichi.
Le destinazioni pi ricercate sono i Paesi che rappresentano un
mercato pi remunerativo dellItalia, come la Gran Bretagna, la
28
Francia, lOlanda, la Germania e il Belgio, dove esiste un elevato
livello di tassazione sui tabacchi.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione Europea
6
, un pacchetto di
sigarette pu costare in media 1,63 euro in Lituania, mentre in Irlanda,
dove si raggiungono i livelli di tassazione pi elevati, 9,10 euro, con
una differenza del 458%.
Un medesimo pacchetto di Marlboro costa 2,56 euro in Lituania, 4
euro in Grecia, 5 euro in Italia, mentre in Irlanda 9,10 euro.
La maggior parte dei tabacchi lavorati esteri sottoposti a sequestro
viene introdotta nel territorio comunitario attraverso gli ordinari varchi
doganali, e occultata allinterno di container, autotreni e altre
tipologie di veicoli, accompagnati da documentazione doganale
attestante differenti categorie merceologiche o destinazioni doganali
fittizie.
Sigarette illegali sono oggetto di sequestro anche su furgoni o autobus
provenienti dal confine terrestre nord-orientale, modalit di trasporto
del t.l.e. registrata, negli ultimi tempi, con sempre maggiore
frequenza.
In particolare, la strategia delle organizzazioni dellest europeo
sembra sempre pi orientarsi verso una parcellizzazione dei carichi di
sigarette e un impiego massiccio di automobili per il loro trasporto.
La mappatura di tali sequestri delinea i flussi e le rotte terrestri che,
dai Paesi est europei e balcanici, si estendono ai confini orientali del
Paese (Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige), fino alle

6
Fonte: European Commission Directorate General Taxation and Customs
Union Tax Policy, Excise Duty Tables Part III Manifactured tobacco March
2009.
29
principali piazze di consumo della Campania, della Lombardia, del
Piemonte, dellEmilia Romagna e del Lazio.
In particolare, sul territorio sono risultate attive numerose
organizzazioni contrabbandiere composte da russi, georgiani,
bielorussi e polacchi, alla continua ricerca di nuovi mercati di sbocco.
In tale scenario, si sono oramai inseriti e perfettamente integrati
soggetti campani.
Lo scenario del contrabbando inciso, in maniera preoccupante,
anche dalla contraffazione di sigarette: secondo i dati forniti
dallAmministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato lincidenza
delle sigarette contraffatte sul totale di quelle sequestrate, pari in
Italia al 39%.
Una grossa fetta delle sigarette contraffatte sottoposte a sequestro in
Italia sono prodotte in Cina.
Ma la Cina non ha il monopolio essendo state individuate fabbriche
di sigarette contraffatte anche in Belgio, Lituania, Polonia e
Slovacchia da cui il prodotto, ancora una volta per via di terra,
giungeva in Italia.
La strategia di contrasto attuata attraverso un dispositivo integrato
composto da presidi di vigilanza statica presso tutti i porti, aeroporti e
valichi di confine, supportati da servizi di vigilanza dinamica in
prossimit e nelle adiacenze di queste strutture.
A tali attivit allinterno degli spazi doganali, la Guardia di finanza
affianca il controllo economico del territorio, del mare e dello spazio
aereo, che essa assicura, in totale autonomia.
Importanti sono poi le investigazioni finalizzate a colpire le
organizzazioni che in Italia e allestero gestiscono i traffici illeciti di
30
tabacchi lavorati esteri, a ricostruire i relativi flussi finanziari e a
individuare e sequestrare gli illeciti profitti conseguiti.
In questo contesto assai preziosa lattivit condotta dai Gruppi
Investigativi sulla Criminalit Organizzata (G.I.C.O.) dei Nuclei di
Polizia Tributaria.
Le competenze dei GG.I.C.O., quali strutture referenti delle Direzioni
Distrettuali Antimafia, riguardano i reati la cui cognizione
demandata alle medesime DD.D.A. ai sensi dellart. 51 comma 3-bis
c.p.p. tra cui lassociazione per delinquere finalizzata al contrabbando
e alla contraffazione di tabacchi lavorati esteri.
Gli altri Reparti non dotati di G.I.C.O. svolgono attivit dindagine per
il contrasto al contrabbando/contraffazione di t.l.e. con riferimento ai
contesti caratterizzati da minore complessit.
Il raccordo investigativo in ambito nazionale in materia di
contrabbando di tabacchi svolto dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica
e Repressione Frodi Comunitarie, unitamente al Servizio Centrale
Investigazione Criminalit Organizzata (S.C.I.C.O.).
Tutte le attivit svolte e le informazioni acquisite dai Reparti del
Corpo che attengono allanalisi operativa nel comparto del
contrabbando di merci in genere e di tabacchi lavorati sono pertanto
comunicate al Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi
Comunitarie.
Le stesse informazioni sono, nel contempo, trasmesse anche allo
S.C.I.C.O. per consentire a questultimo, in attuazione dellart. 12 del
D.L. 13 maggio 1991, n. 152, di svolgere i compiti di raccordo
informativo, analisi, supporto tecnico-logistico e operativo
31
relativamente alle attivit investigative concernenti i traffici in
argomento.
In ragione della transnazionalit assunta dai fenomeni illeciti, con
sempre maggiore frequenza emerge la necessit, nellambito delle
indagini condotte dai Reparti del Corpo, di ricorrere a strumenti di
cooperazione internazionale, nelle tre distinte forme della
cooperazione amministrativa, di polizia e di intelligence.
Sul punto bene sin da subito precisare che solo le prime due forme di
cooperazione trovano fondamento in previsioni normative e
convenzionali che forniscono la base giuridica per lo scambio di
informazioni.
Con riguardo alla cooperazione informale o dintelligence, nel cui
ambito i dati vengono scambiati in forma riservata e confidenziale, il
Corpo intrattiene rapporti con organismi ed entit di molteplici Paesi
anche extracomunitari.
La cooperazione dintelligence viene privilegiata laddove non siano
disponibili strumenti giuridici; gli elementi cos ottenuti vengono
utilizzati esclusivamente per orientare lattivit dindagine.
Nella prospettiva di rafforzare i rapporti bilaterali con i principali
collaterali esteri, la Guardia di Finanza ha stipulato Protocolli tecnici
dintesa con la Guardia Civil spagnola, il Ministero
dellAmministrazione e dellInterno romeno, il Central Board of
Excise & Customs indiano, lAlcohol and Tabacco Tax and Trade
Bureau degli Stati Uniti dAmerica e con lAmministrazione Federale
delle Entrate dellArgentina.
Sono stati anche definiti un Piano di misure congiunte con il
Servizio Federale Doganale della Federazione Russa e un Piano
32
dazione per la cooperazione contro le violazioni delle leggi doganali
con il Customs & Excise Department di Hong Kong.
Nel quadro della cooperazione internazionale un importante ruolo
anche ricoperto dalla rete di 19 ufficiali fra Esperti presso le
rappresentanze diplomatiche e Ufficiali di collegamento distaccati
allestero.
Lesperienza operativa maturata dai Reparti del Corpo ha posto in
evidenza tuttavia che il contrabbando non riguarda soltanto i tabacchi
lavorati esteri ma anche altri prodotti oggetto di commercializzazione
nonch, soprattutto, la valuta e i preziosi.
Uno dei fenomeni che crea maggiori danni allErario nazionale e
comunitario e che vede Dogana e Guardia di Finanza costantemente
impegnate, la sotto-fatturazione del valore delle merci allatto
dellimportazione.
Il criterio in base al quale viene determinato il valore in dogana
quello del valore della transazione cio il prezzo effettivamente
pagato o da pagare che risulta dalla documentazione prodotta
allAutorit doganale.
Di norma, le mendaci dichiarazioni di valore vengono realizzate con:
la presentazione in Dogana di una fattura falsa recante importi o
quantit inferiori a quelli reali;
lomissione dellindicazione delle spese che concorrono alla
determinazione della base imponibile (spese di trasporto,
commissioni, diritti di licenza ecc.)
Nelle indagini condotte nel settore, oltre al contrabbando e
allevasione fiscale, possono essere contestate le violazioni previste in
33
tema di riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilit di provenienza
illecita, oppure di contraffazione.
Con riferimento al controllo transfrontaliero di valuta, lesperienza
operativa del Corpo continua a segnalare casi di esportazioni illecite
perpetrate per finalit di sottrazione di ricchezza imponibile oltre che a
scopo di riciclaggio di proventi illeciti.
In questo ambito, la dimensione del contrabbando per via di terra
sicuramente peculiare.
Dai risultati operativi del 2012 emerge che, avuto riguardo agli
importi dei trasferimenti di valuta al seguito non dichiarati, la Svizzera
il primo Paese, con 52,8 milioni di euro accertati, per
movimentazioni in entrata nel territorio nazionale nonch, con 6,6
milioni di euro accertati, il secondo per movimentazioni in uscita dal
territorio nazionale (dopo la Cina, con i suoi 7,2 milioni di euro).
Nel settore dei traffici transfrontalieri di valuta lattivit di servizio
demandata alla Guardia di finanza finalizzata essenzialmente a:
controllare la regolarit dei flussi valutari, sia in entrata che in
uscita dal territorio dello Stato;
verbalizzare le eventuali infrazioni riscontrate;
rilevare qualsiasi elemento utile per risalire ad eventuali casi di
riciclaggio, o di traffici fraudolenti, connessi ai trasferimenti di
capitali da e verso lestero;
acquisire indizi tracce su flussi di capitali non dichiarati allatto del
trasferimento allestero e/o di rientro in Italia, ai fini dei successivi
approfondimenti economico e finanziari e pi in particolare di
quelli di natura fiscale.
34
La dimensione transnazionale dei fenomeni illeciti connessi ai massici
trasferimenti illegali di valuta, si pu considerare logica conseguenza
dellabbattimento dei confini e delle opportunit offerte dalla
internazionalizzazione dei mercati, che se da un lato offrono
prospettive di sviluppo alle iniziative economiche lecite, dallaltro
consentono alle organizzazioni delinquenziali di ampliare lo spettro
delle attivit illecite proiettando i loro interessi su aree territoriali
sempre pi vaste.
In una telefonata intercettata nel novembre 1989, nei giorni
immediatamente successivi alla caduta del muro di Berlino, un
affiliato alla mafia siciliana che si trovava nella parte occidentale della
citt tedesca chiedeva istruzioni al proprio capo su cosa fare in quel
clima di cambiamenti epocali.
Linterlocutore senza esitazione gli raccomandava:
Tu vai ad Est e compra.
Che cosa devo comprare?, ribatteva linviato della mafia in terra
teutonica.
Non importa, qualsiasi cosa, pizzerie, discoteche, alberghi,
limportante che compri.
Gli stratagemmi adottati dai cosiddetti cash courier sono i pi
disparati: non tramonta lutilizzo di auto modificate per sfruttare
cavit e doppio fondi nellabitacolo e nella carrozzeria, dove si
possono nascondere da alcune centinaia di migliaia di euro, fino a
qualche milione, a seconda del taglio delle banconote.
In un servizio svolto dal Gruppo di Ponte Chiasso al confine italo-
svizzero stato individuato un soggetto che tentava di superare la
frontiera a bordo della propria auto con 393 mila euro occultati
35
allinterno di un vano ricavato sotto la leva del cambio, assicurato da
unapertura meccanica, in cui i militari rinvenivano banconote da 100,
200 ma, soprattutto, 500 euro.
La maggior delle banconote da 500 euro circolanti in Italia (si parla di
una quota pari ai 4/5 del totale) sarebbe allocata in tre aree
geografiche ben definite: i comuni a ridosso del confine italo-svizzero,
la provincia di Forl e il tri-veneto, ovvero le tre rampe di fuga
terrestre dei capitali dal nostro territorio, cos come del loro rientro
clandestino in Italia.
Una valigetta 24 ore pu contenere fino a 6 milioni di euro in
banconote di questo taglio.
I sistemi di occultamento di valuta tuttavia sono molteplici.
Uno dei pi collaudati il ricorso al cosiddetto fenomeno della
polverizzazione dei trasferimenti, attraverso la ripartizione delle
provviste in capo a pi passeggeri, allo scopo di non eccedere il limite
quantitativo stabilito dalla legge.
Frequente risulta il trasporto di denaro sulla persona (scarpe, calzini,
slip, reggiseno, legati alla vita, in mezzo ai biglietti da viaggio, nella
carta di imbarco e/o nei documenti portati a mano) ovvero il trasporto
nel bagaglio al seguito o gi stivato a bordo degli autoveicoli,
allinterno dei naturali vani quali cassetti, braccioli e schienali
portaoggetti oppure in appositi doppifondi creati ad hoc, o ancora in
pacchi di biscotti, cioccolata, pasta ed altri generi alimentari, libri o
portafoto.
Un metodo riscontrato in molti casi nei confronti di soggetti detnia
cinese consiste nel celare denaro contante allinterno di sigarette,
preventivamente svuotate del tabacco.
36
Non mancano nella quotidianit operativa episodi curiosi, come
quello di un cittadino svizzero fermato alla dogana di Brogeda, con a
bordo dellauto 100 mila euro in contanti.
Dopo il sequestro del 50% della somma non dichiarata, l'uomo ha
chiesto di poter tornare indietro. Un'ora dopo si ripresentato al
confine: pensando di passare indenne invece stato nuovamente
fermato per un controllo e gli sono stati trovati, questa volta, 26mila
euro in contanti, nello stesso nascondiglio a bordo della vettura;
questa volta ha pagato la multa e proseguito il viaggio.
Per fronteggiare questa nova frontiera del contrabbando, ormai da
qualche anno, la Guardia di finanza si dotata, sullesempio di altri
Paesi, di cani specializzati nella ricerca di valuta.
Si tratta di cani di razza Labrador, specializzati nel riconoscere
allolfatto i segnali della presenza di carte filigranate e inchiostri
impiegati per la stampa di banconote, grazie a corsi di addestramento
mutuati dallesperienza della polizia britannica.
Dopo un primo periodo di sperimentazione, le prime 7 unit sono
pienamente operative presso gli Aeroporti di Malpensa, Fiumicino,
Napoli, Venezia e Torino, nonch ai valichi lombardi con la Svizzera.
Nel complesso, i risultati del Corpo nel settore sono in ascesa se si
considera che nel 2012 limporto complessivo della valuta intercettata
aumentato del 14,5% passando da un valore di 100,3 milioni di euro
registrato nel 2011 a 114,9 milioni di euro lo scorso anno. A fronte di
tale incremento, nel 2012 limporto di denaro contante sequestrato
stato pari a 6,4 milioni di euro (nel 2011 era stato di 959 mila euro)
con un incremento di circa il 560 %, mentre lammontare delle
37
oblazioni ricevute risultato pari a 2,6 milioni di euro (nel 2011 erano
1,56 milioni di euro).
Se questa dunque la dimensione del fenomeno di illecita
esportazione, occorre muoversi lungo due linee direttrici.
La prima finalizzata a migliorare e ampliare il patrimonio
informativo del Corpo utilizzato per lanalisi di intelligence
nellattivit operativa, acquisendo informazioni sulla frequenza ed
entit di operazioni di trasferimento al seguito di capitali, al fine di
valutarne la compatibilit con il profilo reddituale del soggetto in
questione. Lincrocio di tali risultanze consentir di sviluppare in
modo selettivo approfondimenti investigativi mirati di polizia
economica e finanziaria, facendo emergere fenomeni di riciclaggio di
proventi illeciti, ricchezze non dichiarate al fisco ovvero, pi in
generale, larea del sommerso che notoriamente inquina i circuiti
legali delleconomia del nostro Paese.
La seconda linea dindirizzo quella di potenziare al massimo lo
scambio di esperienze e informazioni con i collaterali esteri.
Altra forma di contrabbando, in netto incremento negli ultimi anni,
riguarda loro e i preziosi in genere e pu trovare motivazioni di fondo
nel particolare momento di crisi economico-finanziaria.
Infatti il prezzo delloro sale nei momenti di difficolt delle borse e
intorno al metallo giallo possono innescarsi sistemi di speculazione: si
pensi che dal 2007 (periodo pre-crisi) al 2012 stato registrato un
incremento medio del prezzo delloro superiore al 200%.
Altro fattore rappresentato dal bisogno immediato di liquidit e dalle
difficili condizioni di accesso al credito che hanno spinto categorie di
38
imprenditori (ma non solo) a preferire la vendita diretta del proprio
oro piuttosto che rivolgersi al sistema bancario.
Il fenomeno risulta prevalentemente concentrato in corrispondenza di
valichi di frontiera di terra, ma riguarda anche gli scali portuali e
aeroportuali.
Nel periodo 2010-ottobre 2012 sono stati sequestrati i seguenti
quantitativi di metalli preziosi:
kg 1.507 di argento non lavorato;
kg 197,95 di oro non lavorato;
n. 3.021 monete doro e dargento;
n. 3.753 orologi doro;
contestualmente, sono stati denunciati complessivamente 460 soggetti
di cui 150 tratti in arresto.
Anche riguardo al contrabbando di oro, loccultamento in vani e
scomparti realizzati a bordo dei veicoli resta un sistema di trasporto
molto diffuso, come dimostra lesito di un controllo doganale condotto
dai finanzieri del Gruppo di Ponte Chiasso i quali, attraverso lo
smontaggio del sedile anteriore di unautovettura, rinvenivano un
doppio-fondo, ricavato sotto il pianale del veicolo e accessibile
tramite uno sportello meccanico, completamente nascosto alla vista,
azionabile con una piccola leva nascosta nella struttura del sedile.
Allinterno del doppio-fondo venivano rinvenuti plichi, avvolti in
carta da giornale e nastro adesivo e racchiusi a loro volta in sacchi di
stoffa, recanti al loro interno verghe di oro massiccio, superiore ai
18 kt per un peso complessivo di kg. 49,830, per un valore superiore
ai 2 milioni di Euro.
39
Dinanzi a tale scenario, la Guardia di Finanza si pone come
imprescindibile presidio di legalit, in quanto impegnata in prima
linea nel contrasto a manifestazioni di criminalit economica, di cui il
contrabbando, in tutte le sue forme, costituisce una modalit
particolarmente insidiosa, il cui contrasto da sempre considerato una
priorit istituzionale, al pari della lotta allevasione fiscale.
Al riguardo, appare fondamentale la capacit del Corpo di
approfondire i contesti investigativi in modo da affrontare in maniera
trasversale tutte le possibili implicazioni dordine economico-
finanziario connesse, valorizzando nel modo pi efficace gli strumenti
normativi e operativi di cui dispone e adottando le pi appropriate
tecniche investigative tipiche di un approccio di polizia.
Ci rende il Corpo un unicum nel sistema di prevenzione e controllo,
ponendolo come importante presidio della sicurezza economico
finanziaria del nostro Paese.
In questa prospettiva, la Guardia di Finanza proseguir, con sempre
maggiore convinzione e determinazione, nellazione di contrasto al
contrabbando per garantire Erario, consumatori, imprese oneste e
operatori economici che rispettano le regole.

41
Prof. Fabrizio Vismara
Contrasto al fenomeno del contrabbando
nel diritto italiano e svizzero


Il fenomeno del contrabbando costituisce oggetto di studio sotto
diversi profili. L'analisi pu, infatti, essere condotta sul piano
terminologico, storico, economico o giuridico. Sul piano storico
sufficiente ricordare come linteresse al contrasto del fenomeno del
contrabbando sia risalente. Gi infatti nel XV secolo risulta che
condotte rientranti nella nozione di contrabbando fossero oggetto di
42
previsioni sanzionatorie.
Sul piano economico, il contrabbando legato al controllo dei flussi di
ricchezza attraverso le frontiere e costituisce il riflesso dellesercizio
del potere sovrano sul territorio. La configurabilit del fenomeno
quindi connessa alla definizione delle regole che disciplinano
lattraversamento delle frontiere.
La rilevanza del fenomeno del contrabbando altres legata alla
preservazione degli interessi economici degli Stati, alla cui protezione,
in termini preventivi e repressivi, finalizzato limpianto normativo
sia in relazione alle forme di accertamento, sia in relazione alle scelte
sanzionatorie. Tuttavia, lattivit degli Stati volta allimposizione dei
dazi di confine pu sottendere non solo ragioni legate allinteresse
finanziario, allacquisizione di entrate, ma anche ragioni di carattere
politico, economico e sanitario. Pi precisamente, il contrasto al
fenomeno del contrabbando pu riguardare la tutela di interessi non
strettamente economici. Ci si riferisce, in particolare, al contrabbando
economico che contraddistingue la violazione di divieti economici di
importazione e di esportazione, non necessariamente connessi con il
contrabbando doganale.
Sul piano definitorio, il termine "contrabbando" assume una valenza
generale, denotando fattispecie illecite che possono assumere caratteri
diversi tra loro, assimilabili per lilliceit della condotta ed il
pregiudizio, attuale o potenziale, agli interessi dello Stato. Nel
contrabbando doganale, in particolare, l'interesse leso quello dello
Stato alla riscossione dei diritti di confine, tali essendo, secondo
quanto previsto dal Testo Unico delle leggi in materia doganale, i dazi
di importazione e quelli di esportazione, i prelievi e le altre
43
imposizioni all'importazione o all'esportazione previste dai
regolamenti comunitari e dalle relative norme di applicazione. Tale
nozione include altres, per quanto concerne le merci in importazione,
i diritti di monopolio, le sovrimposte di confine ed ogni altra imposta
o sovrimposta di consumo a favore dello Stato.
Il mutare dei contesti politici ed economici ha tuttavia influenzato i
fenomeni inerenti e collegati al contrabbando. Pu ricordarsi, al
riguardo, la creazione di unioni doganali o di zone economiche
esclusive ed il loro impatto sulla regolamentazione dei flussi di
ricchezza attraverso i confini degli Stati ad esse appartenenti. Si
consideri, in particolare, listituzione di ununione doganale da parte
della Comunit Economica Europea, poi divenuta Comunit Europea
ed ora Unione Europea, con la conseguente istituzione di una tariffa
doganale esterna comune e labbattimento delle frontiere interne tra
gli stati membri.
Nella prospettiva definitoria i commentatori hanno osservato, peraltro
anche con riferimento alla disciplina contenuta nella gi vigente legge
doganale del 1940, che il termine contrabbando racchiude una
pluralit di fattispecie, tutte legate dal comune denominatore di
identificare comportamenti illeciti connessi mediante la violazione
delle norme in materia doganale.
I profili giuridici del fenomeno del contrabbando possono essere
utilmente presi in considerazione anche in una prospettiva comparata,
attraverso il raffronto tra regole adottate da diversi ordinamenti
giuridici per contrastare quelle condotte illecite che ne costituiscono
espressione.
Le regole rilevanti a tal fine risultano essere sia quelle propriamente
44
sanzionatorie, che colpiscono con finalit repressive o preventive, la
violazione di disposizioni in materia doganale, sia quelle riguardanti
l'accertamento delle condotte illecite e gli strumenti di cui dispongono
le competenti Autorit.
L'analisi comparata assume peraltro peculiare interesse laddove si
tratti di confrontare gli strumenti adottati per contrastare il fenomeno
del contrabbando da parte di Stati confinanti.
Sul piano normativo vanno considerate, in particolare, le previsioni
del Testo Unico in materia doganale (artt. 282 e ss.) ed i relativi profili
evolutivi rispetto alla legge doganale n. 1424 del 1940 (Titolo IX, dei
reati doganali). Nellordinamento svizzero rilevano, nello specifico,
le disposizioni di rilevanza penale contenute negli artt. 117 e ss. della
legge sulle dogane del 2005, anchessa da considerare in relazione ai
profili evolutivi rispetto alla legge sulle dogane dell1 ottobre 1925.
Peraltro, lilliceit delle condotte rientranti nelle forme pi gravi di
contrabbando, con particolare riguardo alla truffa legata alle
operazioni doganali, viene sanzionata nellambito della legge federale
sul diritto penale amministrativo (art. 14).
La variet di condotte che possono configurare il reato in esame, con
particolare riguardo al contrabbando nel movimento di merci
attraverso i confini di terra e gli spazi doganali, palesata dallart. 282
del Testo Unico in materia doganale. Sul piano della ricostruzione dei
profili specifici e caratterizzanti dellillecito in esame, lelemento
oggettivo del reato di contrabbando rappresentato dalla sottrazione
di merci ai diritti di confine: tale sottrazione pu realizzarsi con varie
modalit, caratterizzate dal fatto di essere connesse ad una condotta
volta ad eludere i controlli prescritti.
45
Nella disciplina sanzionatoria dal fenomeno del contrabbando
contenuta nel Testo Unico delle disposizioni in materia doganale
emergono alcuni tratti caratteristici, evidenziati dai commentatori.
Emerge, in primo luogo, la necessit di estendere il regime delle
sanzioni ad ogni forma di condotta che possa rappresentare un
pregiudizio allinteresse dello Stato alla percezione dei diritti di
confine. A tal fine, per superare, sul piano probatorio, le difficolt che
possono manifestarsi per individuare condotte lesive di tale interesse,
il legislatore ricorre alla costruzione di fattispecie caratterizzate da
presunzioni di sottrazione delle merci al pagamento dei diritti. Si
pensi, ad esempio, in relazione al contrabbando attraverso i confini di
terra, alle diverse previsioni dellart. 282 del Testo Unico in materia
doganale, o allart. 285 dello stesso Testo Unico in relazione al
contrabbando di merci per via aerea.
Levidenziata esigenza di proteggere linteresse dello Stato alla
riscossione dei diritti di confine si palesa altres alla luce
dellequiparazione del delitto tentato e consumato, realizzandosi in tal
modo unanticipazione della tutela degli interessi erariali. Al riguardo
pu richiamarsi lart. 293 del Testo unico in materia doganale che
equipara quoad poenam il delitto tentato al delitto consumato.
Altrettanto in linea con le finalit sopra indicate, peraltro in
conformit ad unimpostazione gi adottata nella previgente
normativa e, in particolare, nella legge doganale del 1940, la
configurazione del reato di contrabbando mediante il ricorso, da un
lato, ad una elencazione dettagliata delle varie fattispecie rilevanti,
dallaltro, ad una norma di chiusura, tale essendo quella contenuta
nellart. 292 del Testo Unico in materia doganale (chiunque, al di
46
fuori dei casi preveduti negli articoli precedenti, sottrae merci al
pagamento dei diritti di confine dovuti, punito con la multa non
minore di due e non maggiore di dieci volte i diritti medesimi).
Nella prospettiva dell'ordinamento svizzero, come emerge
dall'Historisches Lexikon der Schweiz, il contrabbando viene
considerato come una forma di commercio transfrontaliero, tramite la
quale, eludendo gli uffici doganali o non dichiarando le merci soggette
a dazio, si superano le barriere create per ragioni fiscali o di politica
economica, sfruttando cos i divari di prezzo naturali o artificiali fra
diversi spazi economici.
Le infrazioni di carattere fiscale o doganale risultano essere sanzionate
nellordinamento svizzero in termini meno gravi rispetto ai reati
contro il patrimonio previsti nel diritto penale. Con diversa previsione
viene sanzionata la messa in pericolo del dazio, producendo lillecita
condotta il rischio della mancata riscossione, in tutto o in parte, dei
tributi doganali.
Deve peraltro considerarsi anche lipotesi della truffa doganale, che si
realizza laddove lautore del comportamento illecito determini,
mediante mezzi fraudolenti, una sottrazione di entrate destinate alla
collettivit pubblica, cos producendo un danno di rilievo al
patrimonio di questultima.
La legge doganale svizzera individua, nellambito delle disposizioni di
carattere penale, cinque infrazioni doganali, ovvero la frode doganale,
la messa in pericolo del dazio, linfrazione di divieti, la ricettazione
doganale e la distrazione del pegno doganale. Interessante notare
come la frode doganale possa manifestarsi, sul piano soggettivo, sia in
presenza di una condotta dolosa, sia in presenza di una condotta
47
connotata da negligenza. La condotta pu essere sia omissiva che
commissiva, con un vasto raggio dazione la cui caratterizzazione
illecita connessa alla sottrazione al pagamento dei tributi doganali.
inoltre sanzionato il fatto di procurarsi altrimenti un profitto doganale
indebito.
La frode doganale viene quindi a caratterizzarsi sia per lampiezza
delle condotte che sono ad essa ascrivibili, sia per la connotazione che
pu assumere lelemento soggettivo. La condotta rilevante viene
opportunamente integrata, alternativamente, qualora si ometta di
dichiarare la merce, occultandola, dichiarandola inesattamente o in
qualsiasi altro modo si sottragga tutti o parte dei tributi doganali,
oppure qualora il soggetto agente procuri altrimenti a s o a un terzo
un profitto doganale indebito.
Pur nellambito di un diverso approccio, luno pi ad ampio raggio,
laltro pi selettivo, nel distinguo tra condotte fraudolente ed altre
infrazioni, la normativa italiana e la normativa svizzera risultano
condividere significativi punti in tema di repressione del
contrabbando, ovvero lampiezza dellambito delle attivit che
possono integrare le condotte rilevanti nonch lattenzione a quelle
modalit di azione che determinino non solo un pregiudizio attuale
rispetto allinteresse dello Stato alla riscossione dei diritti di confine,
ma anche un pregiudizio potenziale a tale riscossione, anticipando cos
la soglia di tutela.

49
Col. Maurizio Pagnozzi
Il contrabbando sulla frontiera terrestre nel XIX secolo

1. IL CONTRABBANDO NEL 1800: VIOLAZIONE DOGANALE O ANCHE DI
POLIZIA?
Il termine contrabbando, deriva dalla parola di origine latino
medievale contra bannum
1
, il cui significato originario era quello di

1
Composto dallunione della parola latina contra (contro) con quella di origine
gotica bandw (segno, annuncio pubblico) latinizzata in bandum e bannum, o,
anche, secondo alcuni, con quella di origine germanica ban o banno, che nel
50
cosa o azione, compiuta trasgredendo a un bando, a una
disposizione di legge, contro la legge. In epoca moderna, questo
vocabolo ha per definitivamente finito per assumere il senso di
violazione di una disposizione in materia doganale o sui monopoli di
Stato. Passo decisivo verso questa tipizzazione del suo contenuto,
individuato nellambito del diritto penale da una specifica condotta
antigiuridica, stato la creazione delle frontiere politiche, tracciate per
dividere, spesso senza alcun criterio logico, territori omogenei per
cultura, lingua ed economia. Le principali conseguenze del nuovo
status quo, determinato da Stati sempre pi agguerriti nel difendere
le proprie prerogative e le proprie economie, erano limposizione di
restrizioni alla movimentazione di talune merci e la tassazione con
dazi elevati di altre, che, da un lato finivano per privare le popolazioni
confinanti di una fonte di reddito o di un bene di prima necessit, e
dallaltro potevano generare ampie differenze di prezzo per beni della
stessa categoria merceologica, sulle quali, per bisogno, ma pi spesso
per cupidigia, le stesse popolazioni finivano per realizzare ingenti
guadagni.
Il processo di mutamento del significato originario del termine
contrabbando, ha comunque richiesto un lungo periodo di tempo,
tanto vero che, nel 1800, questa parola in alcuni casi veniva ancora
utilizzata nel senso di violazione di un precetto.
Ne sono la prova gli esempi che seguono.
Nel 1860, apparve sulla rivista trimestrale milanese Annali universali
di Statistica, la recensione di un opuscolo intitolato Il contrabbando

diritto feudale si riferiva al potere esercitato dal detentore di una sovranit (regno
o feudo che sia) sui propri sudditi.
51
dei trovatelli ticinesi e lo spedale di Como, il cui autore, Leone
Pedraglio, definiva come una delle pi gravi piaghe dItalia,
labbandono nella ruota dei trovatelli di Como di neonati provenienti
dal Canton Ticino, trasferiti di notte attraverso il confine, con le stesse
modalit con le quali si introduceva la merce di contrabbando, da
genitori che non volevano o non potevano permettersi di mantenerli
2
.
Altro esempio, fu lintroduzione clandestina di libri e opuscoli dei
quali era vietata la diffusione per motivi politici, tipica trasgressione
ad un divieto di polizia, piuttosto che una violazione di tipo doganale,
ma che nel XIX secolo era definita ancora col termine contrabbando o
con quello equivalente di sfroso
3
. Infatti, uniscrizione posta
davanti alla casa dove ebbe sede la famosa Tipografia elvetica, a
Capolago
4
, definiva Sacro contrabbando lattivit dei patrioti
italiani che tentavano di introdurre, nel Lombardo-Veneto, libelli, libri
ed opuscoli, inneggianti agli ideali risorgimentali. Organizzatore di

2
Annali universali di Statistica, compilati da Giuseppe Sacchi e da vari
economisti italiani, volume quarto della serie quarta (ottobre, novembre,
dicembre 1860) 1860, Milano, presso la societ per la pubblicazione degli
annali universali delle scienze e dellindustria.
3
Il termine sfroso, era sinonimo di contrabbando, ed era molto comune nel Nord
Italia, in particolar nella legislazione piemontese, milanese e veneziana tra il
1600 ed il 1700. Da esso derivavano le parole sfrosare, cio fare contrabbando e
sfrosatore, che indicava colui che commetteva il contrabbando. Questo termine,
che inizi a diventare desueto a partire dalla prima met del XIX secolo, era
ancora comunemente utilizzato agli inizi del 1800, tanto da essere menzionato
nel libro Elenco di alcune parole, oggid frequentemente in uso, le quali non
sono ne vocabolari italiani, redatto, nel 1812, da Giuseppe Bernardoni, Capo
Divisione nel Ministero dellInterno del Regno dItalia, su incarico dello stesso
Ministro. Francesco Cherubini, nel suo Vocabolario Milanese-Italiano, edito
nel 1843 a Milano, fa discendere letimologia di sfroso dalla parola latina
fraudare, da cui litaliano frodare, pi volte corrotto nel tardo medioevo, in
froxare, frosare, sfrosare. Sempre il Cherubini, pur convenendo che le parole
contrabbando e sfroso, indichino entrambe una violazione di bandi pubblici,
attribuisce al secondo termine il significato specifico di comportamento contrario
alle leggi sulle gabelle.
4
Frazione del comune di Mendrisio nel Canton Ticino (CH).
52
questo contrabbando era Luigi Dottesio, il quale aveva formato una
vera e propria squadra di spalloni, che calavano dalla Svizzera per il
Monte Bisbino e la Valle dIntelvi, cercando di dissimulare nei propri
bagagli i volumi stampati a Capolago o a Losanna. Passato il confine,
un padiglione situato nei pressi della magnifica Villa dEste di
Cernobbio, fungeva da deposito, da dove, diverse signore e signorine,
fingendo di recarvisi per fini mondani, provvedevano a facilitare la
distribuzione di quei libri, occultandoli al di sotto degli ampi abiti
dellepoca
5
.
Non deve quindi stupire se le autorit di polizia austriache giunsero a
considerare quei libri ben pi pericolosi delle stesse armi, perch in
quanto ispirati agli ideali liberali e repubblicani, una volta diffusi tra la
popolazione, potevano creare gravi disordini, impossibili da
contenere. Il problema assunse dimensioni cos rilevanti, che il
Governo di Milano invi diverse note diplomatiche alle autorit
cantonali ticinesi, lamentando, tra laltro, che persone sospette,
stampe sediziose, ed oggetti di contrabbando, venivano spesso
trasportati in Italia dal battello a vapore Il Verbano, che collegava in
sole sei ore il paese di Magadino, in Svizzera, a Sesto Calende, in
provincia di Varese
6
. Le insistenti pressioni diplomatiche austriache,
indussero, nel 1816, le autorit del Canton Ticino ad adottare una
formale dichiarazione con la quale si impegnavano ad una maggiore
sorveglianza sulla stampa e sugli stranieri, in particolare i patrioti
italiani, decisione sulla quale molto influ la grave minaccia di vedersi

5
Il dinamismo del contrabbando, dellavv. Josto Satta 1924, Roma, Studio di
Legislazione Speciale, pagg. 93 e 94.
6
Stamperie ai margini dItalia: editori e librai nella Svizzera italiana. 1746
1848, di Fabrizio Mena 2003, Edizioni Casagrande, Bellinzona.
53
cancellare le indispensabili forniture di sale. Le nuove misure,
comunque, ispirarono solo alcuni modesti interventi repressivi nei
confronti delle tipografie Ruggia e Landi, perch, con lapprossimarsi
del 1848, limpegno dei tipografi-librai ticinesi in favore della causa
nazionale italiana, attraverso le produzioni clandestine degli esuli,
torn ad aumentare, senza che lImpero austriaco potesse opporvisi
efficacemente.
7

2. LE DINAMICHE DEL CONTRABBANDO
Molti sono i fattori che hanno inciso sullo sviluppo del contrabbando e
che tuttora ne condizionano le sue dinamiche, primi fra tutti, i
mutamenti delle politiche doganali promosse dai singoli Stati.
Lintensit e la repentinit di questi cambiamenti, il loro grado di
interferenza sullo sviluppo sociale ed economico dei territori di
confine e nei rapporti tra le popolazioni ivi residenti, spesso unite da
stretti vincoli familiari o dalla comune ricerca di un sbocco
occupazionale, sono state loro volta influenzate da altre variabili che
potremmo definire geopolitiche: lalternanza dei regimi politici, le
relazioni diplomatiche tra Paesi confinanti, levoluzione
delleconomia nelle rispettive aree geografiche, le dinamiche del
commercio mondiale.
Con queste premesse, appare impresa assai ardua riuscire a trattare
esaurientemente il tema affidato, nel breve spazio di questa relazione.
Se infatti ci limitiamo a considerare solo il periodo compreso tra il
1796 ed il 1866, possiamo vedere come in appena 70 anni, le regioni
italiane ai piedi delle Alpi furono interessate da importanti eventi

7
Ibidem.
54
politici, militari ed economici, che portarono ad un radicale
stravolgimento dei confini e della stessa vita delle popolazioni locali.
Le campagne dItalia di Napoleone, dalle quali scaturirono
loccupazione del Piemonte e della Lombardia; la nascita delle
Repubbliche filofrancesi; lannessione di Venezia allAustria;
listituzione del Regno Italico; lembargo continentale contro le merci
inglesi; il passaggio della Lombardia e del Veneto sotto la
dominazione austriaca; lannessione della Repubblica di Genova al
Regno di Sardegna; le guerre di indipendenza italiane, ebbero tutte
conseguenze durature e rilevanti su direzione, composizione ed entit
del contrabbando.
La fine dellepopea napoleonica, segn, in particolare, la nascita di
stati nazionali fortemente centralizzati, ponendo definitivamente
termine a secolari equilibri politico-economici sulle Alpi, assicurati
dai tradizionali modelli di autogoverno locali, determinando una
sensibile restrizione dei transiti tra i versanti dello spazio alpino e la
nascita del moderno concetto di confine. Da quel momento in poi
gli Stati-nazione materializzarono, regolamentarono e sottoposero a
sorveglianza zone appartenenti a sistemi nazionali diversi, anche se
queste nuove entit, separate per politica ed amministrazione,
resteranno per lungo tempo astratte per i residenti dei territori
limitrofi, che ne subiranno le conseguenze, pur non avendo affatto
contribuito a determinarle. I passaggi, da una parte o dallaltra del
confine, nel quadro regolamentare e ufficiale, finiscono quindi per
generare il fenomeno della migrazione clandestina e del contrabbando,
dando anche vita a nuovi mestieri quale ad esempio quello dei
passatori specializzati. Dagli attraversamenti sporadici dei singoli,
55
fino a quelli sapientemente orchestrati da vere e proprie
organizzazioni, la trasgressione della frontiera da parte dei
contrabbandieri, diventa un fenomeno duraturo destinato a marcare la
memoria di quei luoghi, anche sotto laspetto toponomastico
8
. Cos,
strade, sentieri e valichi alpini finiscono per essere identificati con chi
li aveva aperti o con chi li utilizzava frequentemente. Alcuni esempi:
dei contrabbandieri detto lo stretto sentiero che nelle Alpi Graie,
da Pian della Mussa, porta alla cresta morenica al di sotto del
Ghiacciaio della Ciaramella; Passo dei contrabbandieri chiamato
il valico nei pressi di Pizzo Camparasca, sui Monti dellAlto Lario;
Via dei contrabbandieri la strada sullAprica, che da Ponte Frera
giunge a Ronco di Schilpario; "Sentiero dei contrabbandieri" il
percorso che sul lago di Idro porta a Castel San Giovanni di Bondone,
in provincia di Brescia.
3. IL REGNO DI SARDEGNA (1792 1859)
Ancora agli inizi del 1800, il Regno di Sardegna continuava ad essere
un eterogeneo e frazionato insieme di territori, legati alla dinastia
regnante da vincoli di carattere feudale e patrimoniale: le provincie di
qua e di l del mare e le provincie di qua e di l dei monti erano
infatti separate non solo da reali confini geografici, ma soprattutto da
diversit di lingua, di tradizioni culturali, di leggi e consuetudini, di
istituzioni e di privilegi. In particolare esisteva un differente grado di

8
Luoghi della memoria, memoria dei luoghi nelle regioni alpine occidentali.
1940 1945 a cura di Ersilia Alessandrone Perona e Alberto Cavaglion, Istituto
Piemontese per la storia della Resistenza e della societ contemporanea
Giorgio Agosti 2005, Blu edizioni S.r.l.
56
autonomia delle istituzioni rappresentative di Piemonte, Savoia e
Valle dAosta. Ovviamente questo stato di cose limitava in modo
sensibile, anche se in diversi gradi a seconda della consistenza e
dellestensione dei privilegi locali, le possibilit di azione e
dintervento dellautorit centrale
9
.
Particolarmente strategica era la posizione della Savoia, attraversata
da due importanti vie commerciali, la strada del Moncenisio, posta
tra lItalia settentrionale e la Francia centro settentrionale e la strada
dellattraversamento o obliqua, che collegava la Svizzera con la
Francia centromeridionale, lungo le quali, si incanalava il traffico
commerciale diretto a Ginevra, proveniente dal Delfinato francese,
dalla Provenza e dalla regione di Lione, ed in senso contrario i
prodotti di lusso acquistati a Ginevra, che scarseggiavano sul mercato
francese perch proibiti o sottoposti ad altissimi dazi doganali. La
Repubblica di Ginevra, infatti, costituiva una specie di deposito
franco, dove confluivano e venivano smistate merci pregiate dorigine
inglese, olandese, svizzera ed in minor quantit tedesche ed italiane, la
cui classe dirigente era pronta ad effettuare qualsiasi operazione
commerciale, purch remunerativa rispetto al rischio dimpresa,
costituito dal sequestro della merce in Francia. Inoltre, nelle zone della
Savoia prossime alla frontiera con Ginevra, vi erano terre, villaggi e
propriet sottoposte alla doppia giurisdizione, in quanto soggette
anche a diversi gradi di sovranit da parte della Repubblica svizzera.
Analoga situazione si verificava lungo il confine meridionale tra
Francia e Savoia, dove tra i due rami del fiume Guiers, si formava un

9
Allorigine della Legione delle truppe leggere: il problema della polizia
tributaria e doganale in Piemonte nel secolo XVIII, di Guido Ratti, in Rivista
della Guardia di Finanza, anno XXV, 1976, n. 3.
57
cuneo di territorio generalmente considerato terra di nessuno, covo e
teatro dazione ideale per i contrabbandieri
10
.
Tra Ginevra ed il Ducato di Savoia esisteva inoltre, una completa
libert di commercio, sancita con il trattato di St Julien en Genevois
del 1603, dal quale era escluso solo il sale, monopolio della famiglia
reale. In virt di tale accordo, le merci in transito da Ginevra verso la
Francia meridionale lungo le predette rotte commerciali, erano
esentate dal pagamento di pedaggi, essendo sufficiente, per gli
interessi di casa Savoia, il complesso di attivit secondarie ad esse
connesse, che costituiva una non indifferente fonte di guadagno, tanto
per i privati quanto per lerario. Invece il traffico tra lItalia
settentrionale e la Francia, qualunque punto toccasse il territorio del
Piemonte, della Valle dAosta o della Savoia, era soggetto al dazio di
Susa, citt ove normalmente si effettuava lesazione del tributo.
Oltre ai pedaggi sui transiti, in Savoia vigevano anche un certo
numero di gabelle, la pi importante delle quali riguardava il
monopolio del sale, che da sola rappresentava circa il 90% delle
entrate tributarie. Diversa natura aveva invece il monopolio della
commercializzazione del tabacco, introdotto pi per proteggere la
produzione nazionale, quasi interamente nelle mani della famiglia
reale, che per accrescere lErario pubblico, tanto vero che per
agevolarne lesportazione verso la Francia, nei pressi della relativa
frontiera erano stati istituiti punti di vendita, nei quali, rispetto ai
prezzi correnti allinterno della Savoia, si praticavano sconti
dellordine del 20 25%, sconti poi successivamente estesi anche alle

10
Dogane, gabelle e contrabbando in Savoia nel secolo XVIII di Guido Ratti, in
Rivista della Guardia di Finanza, anno XXIII, 1974, n. 5.
58
regioni confinanti con Ginevra e con i Cantoni Svizzeri. Oltre a dare
luogo a frequenti incidenti di frontiera con la Francia, questa pratica
commerciale non proprio corretta, fin per favorire la diffusione del
contrabbando allinterno della stessa Savoia, nei cui territori inizi a
circolare tabacco formalmente acquistato per essere esportato oltralpe,
ma di fatto rivenduto entro i domini piemontesi. Altre gabelle erano
pure presenti, come quelle relative al monopolio del salnitro, delle
polveri da sparo e dei piombi, ma queste non contribuirono ad
alimentare flussi di contrabbando, perch analoghi regimi di
monopolio esistevano anche negli Stati confinanti, accomunati dalla
preoccupazione di mantenere un certo controllo sulla diffusione delle
armi da fuoco.
Un discorso a parte merita, invece, limposizione, in alcune regioni, di
divieti e limitazioni allesportazione delle eccedenze di produzione di
granaglie, carni e grassi animali. Particolarmente colpita da questi
divieti era la Savoia, le cui eccedenze di grano, tradizionalmente
convogliate verso il Cantone ginevrino, finirono per alimentare un
fiorente contrabbando, anche perch, sia i grossi produttori che i
piccoli contadini savoiardi, erano spinti ad aggirare le proibizioni per
procurarsi del numerario, che non mancava a Ginevra, rispetto alla
cronica deficienza monetaria della Savoia. Un ulteriore flusso di
contrabbando era alimentato da alcune merci, utilizzate come materie
prime dalle industrie dellepoca, quali cuoio, pellame e stracci, per le
quali, fin dal 1730, esistevano una serie di vincoli allesportazione,
nel tentativo di tutelare la ancora fragile industria manifatturiera
piemontese. Ma nonostante i divieti, la situazione dovette
evidentemente peggiorare, tanto che nel 1770, gli industriali
59
piemontesi inoltrarono accorate lamentele allIntendente Generale,
sostenendo che molte fabbriche erano state costrette a chiudere a
causa del contrabbando verso la Francia, dove fortissima era la
richiesta di quelle materie prime da parte delle manifatture locali.
Come abbiamo dunque visto, sin dal settecento la Savoia aveva finito
per rappresentare una importante via di transito per il contrabbando tra
Svizzera e Francia, le cui centrali operative ed i cui finanziatori si
trovavano a Ginevra, mentre invece i savoiardi fornivano soprattutto
manovalanza, con gli spalloni, le strade ed una certa compiacenza
delle Autorit locali, le quali, sfruttando i vantaggi dellaccordo di St.
Julien, avevano consentito ai mercanti ginevrini di stabilirvi depositi
di mercanzie destinate proprio allesportazione illegale, alcuni dei
quali localizzati nei pressi dei pi importanti posti di frontiera con la
Francia. Col tempo, gli elevati guadagni spinsero i savoiardi a passare
dalla semplice condizione di trasportatori delle merci in contrabbando,
ad organizzarsi in bande sempre pi numerose, la pi famosa delle
quali fu quella capeggiata da Louis Mandrin. La sua cattura in
territorio piemontese, nel 1755, ad opera dei fermieri francesi, cio
le guardie doganali private, fu causa di un serio incidente diplomatico
tra la monarchia sabauda e quella transalpina, a seguito del quale per,
i Savoia, accusati di non impegnarsi a fondo nella lotta al
contrabbando, furono costretti ad affrontare energicamente il
problema, promuovendo, a pi riprese, campagne militari per
stroncare almeno le bande pi numerose. E proprio con tale finalit,
nel 1774, Vittorio Amedeo III decise di istituire la Legione Truppe
Leggere, corpo militare destinato in tempo di pace al servizio di
60
sorveglianza e di repressione delle frodi fiscali lungo i confini,
antesignano della attuale Guardia di Finanza.
Con lo scoppio della rivoluzione in Francia, nel 1789, gli incidenti
lungo la frontiera si intensificarono, causati sia dal tentativo di
penetrazione di agenti provocatori francesi - incaricati di diffondere
nel Regno sabaudo le idee di fratellanza, uguaglianza e libert - che da
grandi masse di popolazione, desiderose di una maggiore libert di
commercio e di transito, oltre che di minori dazi doganali. Come
conseguenza, i piemontesi rafforzarono il controllo politico militare
lungo il confine, senza per riuscire ad incidere sulla vasta portata che
aveva assunto il contrabbando, che per, questa volta, minacciava gli
interessi dellErario sabaudo, in particolare la Savoia, verso la quale si
incanalava il sale proveniente dalla Francia, venduto ad un prezzo
bassissimo, proprio allo scopo di scatenare agitazioni tra la
popolazione. Di questo clima ne seppero approfittare i
contrabbandieri, i quali grazie alla difficile situazione per ci che
riguardava lordine pubblico, in numerosi casi poterono transitare
indisturbati presso i posti di frontiera, mettendo le guardie in
condizione di non poter intervenire grazie al loro imponente numero.
Nel tentativo di arginare il fenomeno, i piemontesi si determinarono
anchessi a ridurre il prezzo del sale, ma non in misura sufficiente,
poich non solo prodotto delle saline francesi continu ad essere il pi
a buon mercato, ma anzi, i transalpini, cercando di trarre il massimo
profitto da tali turbamenti politici, autorizzarono lapertura di appositi
punti vendita nei pressi della frontiera savoiarda, proprio allo scopo di
alimentare il contrabbando.
61
Oltre al sale, continu ad essere fiorente il contrabbando di tabacco e,
complice la situazione politica francese, riprese con una certa
consistenza anche quello di valuta, dalla Francia verso la Svizzera.
Particolarmente praticato, in questo periodo, era anche lo sfroso
politico, con il quale venivano introdotti nel territorio savoiardo le
brochures rivoluzionarie incitanti a seguire lesempio del popolo
francese
11
.
Con loccupazione francese del Piemonte, nel 1792, il contrabbando
non ebbe termine, ma piuttosto cambi nuovamente direzione: questa
volta, oggetto dei traffici illeciti erano tessuti inglesi, tabacco e polveri
da sparo provenienti dalla svizzera, che continuavano a riversarsi dai
confini tra Valais e Faucigny, nei nuovi dipartimenti francesi del
Mont-Blanc (Savoia) e del Leman (Ginevra).
Caduto Napoleone, la monarchia sabauda, nel tornare in possesso dei
propri domini, ai quali, con lannessione della Repubblica di Genova,
aggiunse lagognato sbocco al mare, trascur di risolvere i problemi
derivanti dal persistere di una sostanziale disomogeneit di
trattamento fiscale e di fluidit dei flussi commerciali, fra antichi e
nuovi stati (Piemonte, Liguria, Savoia e Nizza), mantenendo in vigore,
fino al 1818, le ormai anacronistiche barriere doganali interne.
Con il Manifesto Camerale del 1 giugno 1814 venne anche mantenuta,
ancorch provvisoriamente, lelevatissima tariffa doganale vigente
sotto la dominazione francese, suscitando il malcontento sia dei
commercianti, che invocavano un ritorno alla tariffa del 1798, che -
pur essendo spiccatamente protezionista - prevedeva comunque dazi
non superiori nella media del 25-30%, sia dei produttori, che invece


62
chiedevano un aumento dei dazi sulle importazioni, per impedire che
le cospicue scorte di prodotti finiti accumulate dall'Inghilterra durante
il blocco continentale, invadessero il mercato nazionale.
Con l'editto del 3 gennaio 1816
12
, fu ulteriormente rafforzato il regime
vincolistico su alcuni generi alimentari, con il ritorno all'ammasso
obbligatorio ed alla proibizione di esportare le eccedenze di grano. Ma
lassoluta incapacit del governo piemontese di rendere operante
l'editto del 1816 e quelli successivi, che prorogarono di volta in volta i
termini di consegna, ebbe come risultato di provocare accaparramenti,
un diffuso contrabbando e l'aumento del prezzo del pane. Nel
settembre 1816, il divieto di esportazione e di movimentazione tra le
province del regno, venne esteso anche a riso, patate e fagioli. Tutte
queste misure, impedendo la libera circolazione dei generi di prima
necessit, favorirono l'insorgere della carestia che, tra il 1816 ed il
1817, colp particolarmente la Liguria e la Savoia, impedite di
rifornirsi sufficientemente di generi alimentari, sia dal pi produttivo
Piemonte che dall'estero, danneggiando, inoltre, tanto gli agricoltori
della Savoia, che del vercellese, che nello stesso periodo fruivano di
un raccolto di riso quattro volte maggiore il fabbisogno interno, ed il
cui surplus fin per alimentare un fiorente contrabbando interno,
almeno fino a quando tali divieti furono tolti, rispettivamente, nel
1817 per il riso
13
e nel 1818 per il grano
14
.

12
REGIO EDITTO col quale si permettono i magazzinamenti di granaglie
mediante la loro consegna nel modo, e tempo ivi prescritti, con varie altre
provvidenze dirette ad impedire i monopoli in tal genere, e lestrazione delle
granaglie fuori stato, in Raccolta di R. Editti, Proclami, Manifesti, ed altri
provvedimenti de' Magistrati ed Uffizi, volume V, pag.1 e seg. 1816, Torino,
dalla stamperia Davico e Picco.
13
REGIE PATENTI, colle quali S. M. revoca sino a nuovo ordine la proibizione
portata dalleditto del 17 settembre 1816 dellesportazione allestero del riso,
63
Braccio armato dellAmministrazione doganale piemontese, era il
Corpo dei Preposti delle Regie Dogane, organismo ad ordinamento
civile, ma militarmente organizzato, nato sotto lamministrazione
francese, al quale, fino al 1821, furono affiancati reparti della Legione
Reale Leggera, erede delle tradizioni della disciolta Legione Truppe
Leggere.
La nuova Tariffa doganale del 1818, che rest in vigore fino al 1830,
fu anchessa ispirata a logiche prevalentemente protettive,
contribuendo a prolungare lo stato di prostrazione economica in cui si
trovava lo Stato sabaudo, suscitando violente proteste sia da parte dei
genovesi, abituati al regime economico-politico della Repubblica di
Genova, che aveva nei commerci la ragione stessa della sua esistenza,
che dei nizzardi e dei savoiardi, che rimpiangevano la razionale e
coerente azione amministrativa sperimentata durante loccupazione
francese.
Con la Tariffa del 19 febbraio 1830, il protezionismo Sardo raggiunse
il limite superiore e di rottura, al punto che, i diritti gravanti
sullimportazione di numerose materie prime, finirono per annullare i
vantaggi della protezione concessa ai prodotti finiti, creando disagio
addirittura tra i suoi principali fautori, cio negli stessi ambienti
industriali, i cui interessi iniziavano finalmente a divergere da quelli
delle classi agrarie. Conseguenza di questo marcato protezionismo, fu,
ovviamente, il dilagare del contrabbando, che assunse una dimensione

sotto le condizioni e le cautele ivi espresse; delli 18 novembre 1817, in
Raccolta di Regj Editti, Proclami, Manifesti, ed altre provvidenze de' Magistrati
ed Uffizj, volume IX,, pag. 137 e 138 Torino, dalla stamperia Davico e Picco.
14
REGIE PATENTI, colle quali si permette la libera circolazione delle granaglie
negli stati di terraferma; delli 20 marzo 1818, in Raccolta di Regj Editti,
Proclami, Manifesti, ed altre provvidenze de' Magistrati ed Uffizj, volume IX,
pag. 36 e seg. Torino, dalla stamperia Davico e Picco.
64
patologica, interessando non solo gli articoli di alto pregio quali
coloniali, profumi e tabacco, ma anche seta, filati, formaggio, pesce.
Nei settori ove il contrabbando si era maggiormente organizzato, era
addirittura in funzione un regolare servizio di assicurazione, che
copriva i rischi derivanti dal possibile sequestro della merce, il cui
costo, variabile tra il 10 ed il 20 % del valore del carico trasportato,
era tutto sommato ancora modico rispetto alla esosit dei dazi imposti
dalla tariffa doganale. I principali centri di irradiazione del
contrabbando erano il Nizzardo ed il porto franco di Genova, da dove
le merci partivano dirette verso il Lago Maggiore, per essere
formalmente esportate verso la Svizzera.
Larga diffusione ebbe il contrabbando di seta grezza, la cui
esportazione era colpita da dazi esorbitanti, a tutto vantaggio delle
manifatture sabaude. Esistevano a tale scopo delle organizzazioni
contrabbandiere altamente specializzate, in grado di offrire una vasta
gamma di servizi ai sericoltori piemontesi, a partire dal semplice
trasporto verso qualunque destinazione, fino a garantire i rischi di
perdita o sequestro del carico, attraverso la stipula di vere e proprie
polizze di assicurazione. Sulla opportunit di mantenere o meno un
cos elevato livello di tassazione sulla seta grezza, allo scopo di
scoraggiarne lesportazione, si accese un aspro dibattitto tra liberisti e
protezionisti, che diede vita, tra il 1832 ed il 1834, alla pubblicazione
di una lunga serie di memorie, con le quali i due schieramenti si
scambiarono feroci e reciproche accuse di voler causare la distruzione
della sericultura in Piemonte.
15


15
Della libera estrazione della seta greggia dal Piemonte, di Giacomo
Giovanetti, seconda edizione 1834, Vigevano, Tipografia Vescovile.
65
Il trattato siglato nel 1843 con la Francia, principale partner
commerciale della monarchia sabauda, riaccese la polemica sardo-
austriaca in merito al commercio di transito verso la Svizzera e la
Germania meridionale, che vedeva contrapposti i porti concorrenti di
Genova e Trieste. La diatriba, che risaliva gi ai primi anni della
Restaurazione, vedeva entrambe le monarchie impegnate ad investire
nella costruzione di nuove infrastrutture, allo scopo di rafforzare le
rispettive posizioni nell'acquisizione e nel mantenimento del
commercio di intermediazione tra gli Stati italiani peninsulari ed il
Centro Europa, e viceversa, questione di vitale importanza non solo
per i due predetti sistemi portuali, ma anche per i due complessi
regionali nord-occidentale e nord-orientale. Infatti, se fino al 1815, il
commercio di transito per la Svizzera passava principalmente
attraverso le citt di Milano e Bergamo, nelle quali si concentravano le
sete grezze italiane, i coloniali e il cotone, sbarcati sia a Genova che a
Trieste, e da dove, in senso inverso transitavano i manufatti svizzeri,
tedeschi e dei Paesi Bassi, diretti verso gli Stati italiani, dopo
lannessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna, le
cose iniziarono a mutare. La monarchia sabauda infatti, interessata ora
a canalizzare i transiti per la Svizzera sul proprio territorio, aveva
migliorato la strada di Giovi per Novi Ligure, Novara, fino al Lago
Maggiore e contemporaneamente, al di l del lago, che sin dagli anni
'20 veniva attraversato con battelli a vapore, i cantoni svizzeri avevano
costruito - sembra con il contributo piemontese - la nuova carrozzabile
del San Bernardino (1817-24), alla quale si aggiunse, nel 1831, quella
del San Gottardo. Inoltre, nel 1814, fu decisa la costruzione della
strada ferrata da Genova ad Alessandria, da dove avrebbe dovuto
66
diramarsi con un tronco a Torino e con l'altro, via Novara, fino al
Lago Maggiore, e, contemporaneamente, furono avviate trattative con
i cantoni svizzeri per la sua prosecuzione. L'Austria, dal canto suo, si
era impegnata nella costruzione delle strade dello Spluga (1822) e
dello Stelvio (1824), alla sistemazione della carrozzabile per Como, al
potenziamento della navigazione sul Po con l'uso di battelli a vapore
ed infine, gi da lungo tempo, avviata la costruzione delle ferrovie
Vienna Trieste e Venezia Milano.
Nel 1844, si ebbe il primo segno tangibile del mutamento dei rapporti
esistenti tra i due Stati, con il mancato rinnovo della Convenzione del
1834, stipulata proprio per la repressione del contrabbando sul Lago
Maggiore.
Nel 1846, si accese una nuova contesa diplomatica fra i due Stati, che
sfoci nella cosiddetta guerra del sale, perch il casus belli
riguardava proprio il monopolio delle forniture di questo prezioso
prodotto ai Cantoni ticinesi, da secoli appannaggio dellAustria. E nel
1751, lImpero, nellintento di mantenere intatto questo monopolio di
fatto, aveva stipulato un trattato con il Regno di Sardegna, affinch
impedisse il transito attraverso il suo territorio del sale sbarcato a
Genova e diretto verso la Svizzera. Laccordo venne incautamente
rinnovato nel 1815, perch la monarchia sabauda non seppe valutarne
appieno le sue conseguenze e soprattutto tutelare i propri interessi, che
con lannessione della Repubblica Ligure, erano invece orientati a
promuovere ed agevolare lacquisto di sale sulla piazza di Genova, da
parte dei ticinesi. Di fronte al rifiuto del Governo Sardo di rispettare i
termini dellaccordo, lAustria, per rappresaglia, raddoppi il dazio
gravante sullimportazione dei vini piemontesi.
67
Fra il 1849 ed il 1851, vennero stipulati una serie di trattati
commerciali con Toscana, Portogallo, Belgio, Inghilterra, Svizzera,
Francia, Zollverein
16
e Paesi Bassi, sostenuti anche dalla
promulgazione, nel 1851, di una nuova Tariffa doganale, considerata
il fiore allocchiello dellamministrazione del conte Cavour, che
prevedeva l'esenzione da dazi per molte materie prime, una forte
riduzione dei diritti gravanti sul grano e una generale riduzione
dellimposizione doganale a meno di un decimo del valore delle
merci.
La riforma voluta dallo statista piemontese, che modificava in senso
liberale la politica doganale sabauda, suscit, inizialmente, veementi e
diffuse proteste da parte degli industriali, ma contrariamente a quanto
auspicavano i protezionisti, sia il commercio, che la produzione
manifatturiera, ne trassero ampio giovamento, in particolare l'industria
serica, e si ebbe una generale diminuzione del contrabbando, che per
non scomparve mai, anche perch a fronte di un deciso abbassamento
delle tariffe, continuavano a permanere ulteriori ostacoli alla libera
circolazione delle merci, come ad esempio la stratificazione e la
frammentazione della legislazione in materia di dogane, contenuta in
una gran quantit di decreti, manifesti camerali e regi biglietti, spesso

16
La Zollverein, parola tedesca che significa "unione doganale", entr in vigore
agli inizi del 1834 con laccordo siglato inizialmente da 18 stati della
Confederazione Tedesca, con lo scopo di agevolare gli scambi commerciali,
attraverso labolizione dei dazi doganali e quindi ridurre la competizione interna,
dalla quale rimase per esclusa l'Austria, fino al 1853, a causa dell'elevato
regime protezionistico di cui godevano le sue industrie. La Zollverein, la cui
istituzione contribu ad alimentare la conflittualit austro-prussiana, si dissolse il
1866 per il sostegno dato dagli stati tedeschi meridionali all'Austria, nella guerra
contro la Prussia, e venne rinegoziata, nettamente a vantaggio della Prussia nel
1867, che intendeva utilizzarla come strumento dellunificazione politica degli
Stati tedeschi.
68
in contrasto o non coordinati tra loro, in grado di ingenerare
confusione e incertezze tra gli stessi impiegati delle dogane.
Le pene per il contrabbando rimasero alquanto severe, prevedendo la
confisca delle merci o il pagamento di un valore corrispondente, la
perdita degli animali da soma o da traino, dei mezzi di trasporto e
delle imbarcazioni sopra cui le merci fossero state scoperte.
Temperava, per, tale eccessivo rigore, il sistema delle transazioni,
grazie alle quali era possibile concordare lentit della sanzione
applicabile, anche con cospicue riduzioni della pena edittale.
La tariffa venne nuovamente riformata nel 1853, con nuove riduzioni
dei dazi generali, lesenzione dalle imposte sull'importazione per la
maggior parte delle materie prime, labolizione dei dazi
all'esportazione, ad esclusione dei cereali, per i quali si dovette
aspettare lanno successivo.
Nel 1859, venne infine emanata una nuova Tariffa Doganale, la cui
applicazione fu estesa alle regioni della penisola annesse al Regno
sabaudo, diventando dunque la prima Tariffa doganale italiana.
4. DUCATO DI MILANO, REPUBBLICA CISALPINA, REPUBBLICA
ITALIANA E REGNO DITALIA (1792 1814)
Nel 1770, nel Ducato di Milano fu abolita la Ferma Generale,
deputata a sovraintendere alla corretta riscossione delle varie imposte
appaltate ai privati, in quanto ritenuta onerosa, inefficace e spesso
fonte di abusi nei confronti della popolazione. La vigilanza fiscale, in
particolar modo la tutela delle privative su tabacchi, sale, polvere da
sparo e dazi doganali, torn dunque ad essere un precipuo compito
69
dello Stato, che a tale scopo, istitu delle apposite squadre di Guardie
di Finanza
17
, affiancate, soprattutto nelle zone di confine, da
distaccamenti di reparti dellesercito, quali Ussari e Dragoni.
Particolarmente fiorente era il contrabbando dimportazione dalla
Svizzera, che tra il 1791 ed il 1796, era diffusamente praticato dalle
popolazioni di confine, con il suo epicentro a Milano e Como,
attraverso il suo lago. Per altro, questultima citt, sebbene cinta di
mura e munita di porte vigilate, aveva visto nel tempo il proliferare di
accessi privati allo specchio lacustre: dagli appena 11 autorizzati nel
1791, si arriv ai 22 aperti appena tre anni dopo, tutti pi o meno
abusivi ed estremamente pericolosi sotto il profilo della vigilanza
fiscale. Nel fitto carteggio intrattenuto dallIntendente di finanza di
Como con i suoi superiori a Milano, emergeva inoltre che, a dispetto
delle preoccupazioni destate dalle dimensioni assunte dal
contrabbando, non seguivano nei fatti adeguate contromisure da parte
delle autorit cittadine, che si mostravano alquanto indulgenti e pi
attente a non recidere una importante fonte di guadagno per la
popolazione locale.
La situazione non mut neanche con loccupazione francese, anzi
peggior ulteriormente, perch con larrivo delle truppe napoleoniche
il contrabbando si estese lungo tutti i confini dellex Ducato, in alcuni
casi praticato dagli stessi soldati francesi, e per di pi i presidi delle
Guardie di Finanza vennero disarmati
18
.
Nel 1797, termin anche la dominazione del Cantone dei Grigioni
sulla Valtellina e sui Contadi di Chiavenna e Bormio, i cui territori

17
La Guardia di Finanza nel Lombardo Veneto, di Giuliano Oliva 1984,
Roma.

70
entrarono a far parte della neonata Repubblica Cisalpina. Alla
riapertura delle ostilit con lAustria, la nuova Repubblica, temendo il
passaggio di truppe nemiche attraverso la Svizzera, decret la chiusura
dei passi montani, mettendo per in seria difficolt la popolazione dei
cantoni a maggioranza italiana, la quale, tradizionalmente si
approvvigionava di cereali sui mercati lombardi e di sale dalle
comunit valtellinesi, che, a loro volta, se lo procuravano attraverso
lesportazione di vino in Austria, scambiato con il sale proveniente
dalle miniere di Hall, nel Tirolo. Le limitazioni imposte dalla guerra
fecero quindi esplodere in maniera esponenziale il contrabbando di
cereali, foraggi e sale, sia verso la Svizzera che verso lAustria
19
.
Fenomeno che, per ampiezza e portata assunse nei territori di confine
della Repubblica Cisalpina aspetti veramente patologici, anche a causa
dellintroduzione di un nuovo sistema di tassazione, il cui ricavato
veniva versato direttamente al Tesoro nazionale, senza pi nessuna
ricaduta in termini di maggiori servizi a favore delle comunit locali,
come per il passato, e che tra laltro, aveva quale presupposto per il
suo regolare funzionamento, una elevata disponibilit di monetario, di
fatto praticamente inesistente nei territori montani. Inoltre, i nuovi
confini, quasi mai coincidenti con i limiti naturali delle propriet
comunitarie e private, avevano finito per influire sensibilmente sul
regime dei transiti - ora disciplinati con regole del tutto nuove -
suscitavando sentimenti di accesa ostilit e incomprensione da parte
delle popolazioni locali, abituate da secoli a valicare quegli stessi
monti senza ostacoli.

19
Storia della Svizzera italiana dal 1797 al 1802, di Pietro Peri 1864, Lugano,
Tipografia Cantonale.
71
Cessate le ostilit con lAustria, nel 1802, la Repubblica Cisalpina
venne rimpiazzata dalla Repubblica Italiana, al quale, grazie anche ad
un relativamente lungo periodo di pace, pose mano ad un interessante
riforma doganale, varata nel 1803, che ebbe il pregio, tra laltro, di
eliminare i diritti di transito, concedendo a tutti la facolt di
trasportare merci soggette a dazi doganali; di avere uniforme
applicazione rispetto alle provenienze da qualsiasi Stato confinante; di
prevedere una modesta imposizione, con dazi in media del 4 - 5 % del
valore delle merci e sino all8% solo per alcuni beni di lusso. Eppure,
la nuova tariffa doganale fu subito tacciata di poca attenzione verso la
nascente manifattura nazionale e le tradizionali produzioni agricole,
minacciate dalla agguerrita concorrenza di quelle estere, in particolare
quelle francesi
20
.
Ma il tempestoso mutare della situazione politica, con larchiviazione
della parentesi repubblicana e listituzione del Regno dItalia, la cui
corona fu cinta da Napoleone in persona, condizion in negativo il
prosieguo delle riforma, ed i suoi principi ispiratori, innovativi e
liberisti, dovettero fare i conti, a partire dal 1805, con il bando che
vietava il commercio delle merci inglesi negli Stati collegati alla
corona napoleonica, anche se attraverso stati neutrali. Il regno italico
si vide dunque costretto a consentire lingresso nel proprio territorio,
quasi esclusivamente alle materie prime ed ai prodotti finiti
provenienti dalla Francia. Della situazione se ne avvantaggiarono le
pi sviluppate manifatture francesi, le cui produzioni, nel 1808,

20
Saggio storico sulla Amministrazione Finanziera dellex Regno dItalia, dal
1802 al 1814, di Giuseppe Pecchio 1852, Torino, Tipografia economica, pag.
28.
72
poterono usufruire di un ulteriore dimezzamento dei dazi sugli scambi
commerciali con il Regno
21
.
Questa disparit di trattamento, che penalizzava in particolar modo le
merci provenienti dalla Svizzera, fu fraudolentemente raggirata dai
mercanti ticinesi, i quali riuscirono comunque a penetrare nei mercati
italiani sia con i propri prodotti che con quelli di provenienza inglese e
tedesca, grazie alla complicit di alcuni produttori francesi, disposti a
fornire false certificazioni di origine, con le quali superare il bando ed
ottenere il pi favorevole regime doganale accordato alle merci
francesi
22
.
Un ulteriore stimolo al contrabbando, semmai ce ne fosse stato
bisogno, provenne dallapplicazione di una tariffa doganale analoga a
quella fracese, che per molti articoli di importazione, soprattutto
coloniali, come zucchero, cacao, caff, ma anche oggetti di lusso,
medicinali ed alcune tipologie di legnami, prevedeva dazi superiori
anche al 200% del loro valore di mercato.
Il governo italiano tent di correre ai ripari, emanando nuove e pi
severe disposizioni contro il contrabbando, con linasprimento delle
pene, che prevedevano fino a dieci anni di lavori forzati e
lintroduzione, nel 1811, del concetto giuridico di circondario
confinante, territorio prossimo al confine di Stato, di ampiezza
variabile, ove vigevano particolari limitazioni al transito delle merci e
linversione dellonere della prova per coloro che venivano sorpresi in
possesso di merci soggette a dazio o monopolio statale. Tra laltro,
questultima disposizione cre ulteriori difficolt allo sfruttamento dei

21
Ibidem, pag. 30.
22
Dellindipendenza italiana, cronistoria di Cesare Cant, volume primo 1872,
Unione tipografico-editrice torinese, pag. 453.
73
pascoli oltre confine ed al commercio dei relativi prodotti caseari da
parte dei legittimi proprietari, i quali erano costretti, per poter portare
le proprie mandrie a pascolare su terreni che gli appartenevano da
generazioni, a compiere larghi giri, allungando il tragitto, per
raggiungere i posti di avviso, vigilati dai finanzieri.
Intanto, nel 1804, il Corpo delle Guardie di Finanza, venne
riorganizzato con lemanazione di un nuovo Regolamento, che ne
disciplinava lordinamento, il reclutamento, la disciplina, le paghe, le
promozioni, larmamento, i premi e le gratificazioni spettanti per la
scoperta e larresto dei contrabbandieri
23
. Il Corpo, la cui forza
organica iniziale non superava le 1900 unit, arriv anche ad avere
una consistenza di circa 3000 uomini
24
e nel 1808 ebbe finalmente
anche una propria uniforme, in sostituzione dellunico elemento
distintivo indossato in precedenza, che era la bandoliera
25
.
Particolare importanza nella lotta al contrabbando assunse la pratica
della delazione, che venne fortemente incentivata attraverso la
ricompensa agli autori, della terza parte del valore delle confische e
delle multe che si era contribuito a determinare. I lauti guadagni
spinsero taluni a fare di questa attivit una vera e propria professione,
arrivando anche a guadagnare pi di 15.000 lire lanno, somma che,

23
Decreto portante il Regolamento per lorganizzazione delle Guardie di
Finanza del 26 giugno 1804.
24
Saggio storico sulla Amministrazione Finanziera dellex Regno dItalia, dal
1802 al 1814, di Giuseppe Pecchio 1852, Torino, Tipografia economica, pag.
82 e 83.
25
Con il Decreto del 2 marzo 1808, a firma di Eugenio Napoleone.
74
per quei tempi, quasi eguagliava quello delle prime cariche dello
Stato
26
.
Anche il sale divenne oggetto di un diffuso e generalizzato
contrabbando, soprattutto tra le popolazioni nelle zone montane di
confine, in molti casi per una necessit legata alla sopravvivenza
personale e della propria famiglia, giacch le tariffe di vendita, a
partire dal 1800, avevano subito aumenti via via crescenti, del tutto
sganciati dalle reali necessit e dalla precaria situazione economica
della popolazione. Nel tentativo di arginare il dilagare di questo
fenomeno, con il Decreto del 19 maggio 1811 fu accordata, ai comuni
ubicati nei Dipartimenti di confine
27
, una riduzione del prezzo di
acquisto del sale rispetto alla tariffa vigente, con lobbligo per, per
lErario cittadino, di comprarne dai magazzini di Stato una prestabilita
quantit di sale, pari a 5 libbre per ogni abitante, salvo poi recuperare
le somme sborsate in anticipo con la forzata vendita del sale ai propri
amministrati. Il nuovo sistema non solo non contribu a diminuire i
comportamenti illegali, per via del divario tra il prezzo del sale del
monopolio rispetto a quello comprato allestero, rimasto ancora
elevato, ma anzi diede il via al contrabbando interno, tra i vari
Dipartimenti del Regno, a causa delle differenti tariffe in essi vigenti.
Inoltre, il nuovo sistema di vendita fin per portare molti comuni al
dissesto finanziario, perch si trovarono impossibilitati a recuperare le
somme anticipate allerario per lacquisto del sale, la cui quantit

26
Saggio storico sulla Amministrazione Finanziera dellex Regno dItalia, dal
1802 al 1814, di Giuseppe Pecchio 1852, Torino, Tipografia economica, pag.
33.
27
Particolarmente diffuso era il contrabbando di sale nel Dipartimento dellAdige,
allinterno del quale circolava illegalmente quello proveniente dalle vicine
miniere del Tirolo austriaco.
75
minima obbligatoria era stata determinata senza tener conto del
fenomeno delle migrazioni stagionali, che portava via da quei luoghi,
anche per mesi, buona parte della popolazione adulta
28
.
Anche il tabacco fu oggetto di un fiorente contrabbando, soprattutto a
partire dal 1810, quando il previgente sistema del rilascio delle licenze
di fabbricazione, fu sostituito con il monopolio esclusivo da parte
dello Stato. La situazione assunse dimensioni patologiche soprattutto
nei dipartimenti dellAdda, del Lario e dellAgogna, che potevano
rifornirsi nel vicino Canton Ticino, ove il prezzo era nettamente
inferiore rispetto a quello imposto dal monopolio statale.
Nel novembre del 1810, una spedizione militare al comando del
generale Achille Fontanelli invase il Canton Ticino, occupandolo per
alcuni mesi. Ufficialmente questo aperto atto di guerra fu motivato
dalla volont di punire gli svizzeri, colpevoli di aggirare il blocco
continentale, in particolare attraverso i magazzini presenti nelle citt
di Bellinzona e Mendrisio, inondando lItalia di merci inglesi. In
realt, vi era uno scopo non dichiarato, cio di costringere i ticinesi ad
entrare a far parte del Regno italico. Ma di fronte alla loro ferma
opposizione, i napoleonici pretesero solo una rettifica dei confini,
attraverso la cessione del territorio di Mendrisio. Il rovesciamento
delle sorti di Napoleone dopo la campagna di Russia, consent al
Cantone ticinese, fortunatamente, di non dare seguito a quella
richiesta
29
.

28
Saggio storico sulla Amministrazione Finanziera dellex Regno dItalia, dal
1802 al 1814, di Giuseppe Pecchio 1852, Torino, Tipografia economica, pag.
49.
29
Storia di Como, di Maurizio Monti 1831, Como, tipografia di C. Pietro
Ostinelli, pagine da 210 a 214.
76
5. IL REGNO DEL LOMBARDO VENETO (1815 1859)
Nei primi anni della rinnovata occupazione austriaca sul Lombardo-
Veneto, furono mantenute in vigore le tariffe doganali della
precedente amministrazione filo francese, applicate nella versione
originaria del 1803, cio con dazi generalmente bassi o
moderatamente protettivi solo per poche merci. Anche lapparato
burocratico dellAmministrazione finanziaria fu sostanzialmente
confermato, nellambito del quale mantennero il loro ruolo di
referente a livello periferico le vecchie Intendenze di Finanza. La
Guardia di Finanza, nel frattempo rinominata Forza armata di
finanza, continu a prestare servizio come nel passato, suddivisa in
un servizio attivo ed un servizio sedentario.
Tra il 1835 ed il 1836, al fine di rinforzare il dispositivo di vigilanza
lungo le frontiere, dove gi dal 1820 venivano impiegate anche truppe
di linea in funzione anticontrabbando, la Forzarmata attiva di
finanza fu divisa, dando vita a due corpi separati: il primo
denominato Imperial Regia Guardia di Confine
30
e laltro Imperial
Regia Guardia di Finanza
31
, entrambi comunemente chiamati Corpi
di sorveglianza.
Tra i compiti principali della nuova Guardia di Confine, vi erano la
lotta al contrabbando e la repressione di ogni altra trasgressione alle

30
Notificazione n. 24563 2593 del 14 agosto 1835 Istituzione della Guardia di
Confine. In Raccolta Degli Atti del Governo e delle disposizioni generali
emanate dalle diverse Autorit, Volume II 1835, Milano, Imperiale Regia
Stamperia, pag. 74 e segg..
31
Notificazione n. 40764 5203 del 31 dicembre 1836, Pubblicazione
dellestratto del regolamento organico e di quello di servizio per la nuova
guardia di finanza. In Raccolta Degli Atti del Governo e delle disposizioni
generali emanate dalle diverse Autorit, Volume IV 1836, Milano, Imperiale
Regia Stamperia, pag. 1031 e segg..
77
leggi di finanza, ma anche impedire lentrata nello stato di persone
sospette, attraverso una copertura di tipo militare delle frontiere. Per
tali scopi venne assimilata ai reparti militari ed operava
esclusivamente in uniforme
Anche la Guardia di Finanza ebbe tra i suoi compiti la repressione del
contrabbando e delle violazioni di natura finanziaria, ma a differenza
dellaltro corpo di sorveglianza, operava in una posizione pi
arretrata, in seconda linea, normalmente al di fuori del circondario
confinante.
Il sistema, cos congegnato, non si rivel particolarmente efficiente,
ma anzi gener gelosie e non pochi contrasti tra i due Corpi, i cui
compiti si dimostrarono sostanzialmente sovrapponibili, al punto che,
nel 1843, vennero riunificati nella Imperiale Regia Guardia di
Finanza, Corpo armato ad ordinamento civile, ma militarizzato nei
gradi e nella disciplina
32
. Nelle sue fila, fu consentito larruolamento
anche ai giovani che non avevano ancora prestato il servizio militare, i
quali potevano cos usufruire dellesenzione temporanea dalla
coscrizione obbligatoria finch rimanevano in servizio. Fu proprio
grazie a questa possibilit che numerosi elementi ostili all'Austria
entrarono a far parte dellI.R. Guardia di Finanza, riuscendo ad evitare
il servizio di leva e a non indossare l'odiata uniforme dell'esercito
austriaco.
Nel 1817, il sistema doganale ebbe una svolta in senso
dichiaratamente protezionistico, con lintroduzione di elevati dazi

32
Notificazione n. 22 del 20 luglio 1843, Concentrazione delle due guardie di
confine e di finanza, ed attivazione del relativo regolamento organico di
servizio. In Raccolta Degli Atti dei Governo di Milano e di Venezia e delle
disposizioni generali emanate dalle diverse Autorit, Volume II 1843,
Milano, Imperiale Regia Stamperia, pag. 81 e segg..
78
sulle importazioni di merci estere, per alcune delle quali ne fu
addirittura proibito lingresso, misure che, ovviamente, riattizzarono il
contrabbando.
Nel 1836, lintera materia doganale e sui monopoli di Stato, fu oggetto
di una accurata razionalizzazione, con lemanazione di un complesso
organico di leggi, tra le quali il Codice per le contravvenzioni di
finanza.
Furono introdotte numerose norme speciali, alcune non del tutto
nuove, come listituto giuridico del circondario confinante, di
napoleonica memoria, al cui interno vigevano stringenti limitazioni
alla movimentazione delle merci.
Le violazioni doganali furono distinte tra frodi e contravvenzioni
d'altro genere, suddivise in tre classi a seconda del loro impatto sul
gettito fiscale o per la elevata pericolosit sociale: contrabbando, gravi
contravvenzioni, semplici contravvenzioni. Le pene, potevano essere
solo pecuniarie, in misura fissa o proporzionata all'imposta dovuta o al
valore dell'oggetto della contravvenzione, oppure prevedere larresto,
distinto in semplice e rigoroso, comminabile tanto come pena
principale, quanto come pena sussidiaria. Furono altres previsti
inasprimenti di pena, con il cumulo delle sanzioni, ed introdotte altre
pene accessorie, come la perdita di diritti e concessioni,
lallontanamento dal territorio dello Stato o dal circondario
confinante, la sorveglianza di polizia.
Una serie di circostanze attenuanti o aggravanti, erano anche
contemplate per consentire al giudice di determinare le pene tra il
minimo ed il massimo, fissati dalla legge stessa.
79
Per il contrabbando semplice, la pena poteva variare da due a quindici
volte limposta evasa, ma se la violazione riguardava un divieto
allimportazione, la pena era applicata nella misura variabile da una a
quattro volte il valore della merce. Se invece venivano violate le
disposizioni sui divieti di esportazione o di transito, i limiti edittali
della pena erano ridotti alla met.
Il contrabbando temerario, che era la fattispecie pi grave, era
invece punito con la pena dellarresto semplice o rigoroso, e
comprendeva ben nove differenti condotte antigiuridiche: il
contrabbando reiterato; lutilizzo di armi; il contrabbando con
attruppamento (cio da pi persone insieme); la violenza; la
seduzione, intesa come corruzione di pubblici ufficiali; la stipula di
assicurazioni sul rischio di sequestro; la formazione di societ dedite
al contrabbando; luso di documenti falsi; la rottura dei suggelli
doganali; lutilizzo di mezzi appartenenti ad altri, stratagemma
utilizzato spesso per evitarne la confisca.
Se tra i colpevoli di contrabbando temerario vi erano commercianti o i
loro agenti e commessi, a costoro potevano essere inflitte le pene
accessorie della perdita della licenza commerciale o dellincapacit
ad esercitare una professione, anche a tempo indeterminato.
Infine, gli stranieri colpevoli di contrabbando temerario potevano
essere sfrattati (espulsi) dallo Stato
33
.
Nel 1852, venne emanata una nuova tariffa doganale, che aboliva i
divieti di importazione o esportazione gravanti su talune merci,

33
Notificazione n. 980 - 138 del 1 febbraio 1836, Promulgazione del codice per
le contravvenzioni di finanza. In Raccolta Degli Atti del Governo e delle
disposizioni generali emanate dalle diverse Autorit, Volume II 1836,
Milano, Imperiale Regia Stamperia, pag. 239 e segg..
80
mantenendo per dazi molto elevati a protezione delle industrie
nazionali, e che quindi non fu in grado di ridurre il fenomeno
contrabbando nel Lombardo-Veneto, che riguardava in particolare la
seta, sulla quale gravava un dazio allesportazione cos elevato da
metterla praticamente fuori commercio rispetto ai pi concorrenziali
prodotti piemontesi e francesi e lo zucchero, il cui consumo illegale,
nel 1853, venne stimato in circa 20.000 quintali, pari cio ad un quarto
di quello ufficiale
34
.
Inoltre, i commercianti milanesi erano particolarmente preoccupati per
la perdita di competitivit della Lombardia, che si vedeva sottrarre
quote sempre pi ampie del traffico commerciale proveniente da
Trieste e diretto in Svizzera, a tutto vantaggio del vicino Piemonte, nel
quale il progressivo sviluppo del sistema ferroviario, aveva reso pi
rapido e economico il transito delle merci via Genova. Nel 1853,
venne addirittura inviata una supplica a Vienna, affinch le autorit
imperiali mettessero al pi presto a frutto il prestito lanciato nel 1850,
proprio nel Lombardo-Veneto e destinato a dotare il paese di nuove
ferrovie
35
.
6. IL CONTRABBANDO SUI LAGHI
Nel 1796, pochi mesi dopo la conquista del Ducato di Milano,
lamministrazione francese, nel tentativo di arginare il contrabbando
lungo i laghi al confine con la Svizzera, autorizz larmamento di due

34
Guida statistica della Provincia di Milano. 1854 Milano, editore Luigi di
Giacomo Pirola, pag. 224 e segg..
35
Ibidem.
81
barche cannoniere, con sede una a Bellagio e la seconda a Domaso.
Incaricate di controllare il traffico sul lago, le imbarcazioni si
rivelarono ben presto troppo lente e costose e quindi furono poste in
disarmo.
Dopo il breve ritorno degli austriaci, la risorta Repubblica Cisalpina,
prov a fronteggiare lemergenza del contrabbando sui laghi,
ripristinando, il 31 ottobre del 1800, il servizio doganale, affidato ad
una scialuppa armata che stazionava nei pressi di Lugano, dove
solitamente si recavano i contrabbandieri per vendere il loro grano
36
.
Nuovamente soppresso, il servizio venne ripristinato alcuni anni dopo,
schierando questa volta ben tre barche cannoniere, alle quali vennero
attribuiti compiti di vigilanza politico-militare oltre che finanziaria,
ma anche in questo caso con poca fortuna.
Dopo la fine del periodo napoleonico, gli austriaci riorganizzarono il
servizio di polizia sul lago di Como, istituendo quattro diverse
squadriglie navali (Como, SantAgostino, Gravedona, Lecco), a cui
nel corso degli anni si aggiunsero quelle di Menaggio (1819),
Moltrasio (1822), Brienno e Carate (1825) e infine Argegno, nel 1830.
Il contrabbando che si praticava sui laghi, non riguardava solo le
merci che provenivano da oltre confine, ma anche, e spesso, le merci
nazionali o in transito destinate allesportazione, che in quanto tali
erano esenti dai relativi dazi sui consumi o da imposte doganali. In
breve, accadeva che le imbarcazioni, una volta caricate le merci e
lasciati gli approdi lacustri, raggiunto il limite delle acque territoriali
svizzere, venivano affiancate, sottobordo, da una miriade di piccole

36
Storia della Svizzera italiana dal 1797 al 1802, di Pietro Peri 1864, Lugano,
Tipografia Cantonale.
82
barche, le quali, caricata la merce la reintroducevano, in
contrabbando, nei territori di partenza, cio Lombardia o Piemonte
37
.
Per la repressione dei traffici illeciti nelle acque del Lago Maggiore, il
Regno di Sardegna e lImpero Austriaco conclusero una prima
convenzione nel 1834, poi ratificata nel 1835, in base alla quale tutte
le imbarcazioni che entravano nelle acque territoriali di uno dei due
Stati, erano soggette a visita da parte degli uffici doganali per
verificare la presenza di sale, tabacco, polvere da sparo e salnitro. Per
il garantire il rispetto della convenzione, gli Stati firmatari potevano
effettuare la vigilanza doganale anche con mezzi navali, sui quali
erano imbarcati finanzieri.
Il Trattato, per, fu oggetto di dure contestazioni da parte piemontese,
che lamentavano frequenti e gravi abusi da parte dei finanzieri
lombardi, accusati di interpretare a proprio esclusivo vantaggio la
cornice normativa dellaccordo diplomatico, estendendo oltremodo il
pattugliamento del lago, spingendosi anche nelle acque territoriali del
Regno di Sardegna per fermare e sequestrare imbarcazioni sospettate
di contrabbando. E in effetti, proprio nel tentativo di dare concreta
risposta allannoso problema, gli austriaci avevano collocato sulla
sponda lombarda del lago una serie di grosse barche, che fungevano
da postazione fissa per i finanzieri, dalle quali partivano numerose
piccole imbarcazioni che effettuavano spesso la ricognizione fin sotto
Arona, cio in territorio piemontese
38
. Gli incidenti denunciati furono
cos numerosi, che nel 1846 il re Carlo Alberto denunci

37
Atti del Parlamento subalpino. Sessione del 1851, volume VII, dal 23
novembre 1850 al 27 febbraio 1852 1866, Firenze, Tipografia Eredi Botta, pag.
3706.
38
Ibidem.
83
lapplicazione della Convenzione, minacciando tra laltro Vienna di
soffiare sul fuoco dellindipendenza lombarda.
Dopo le disastrose campagne militari del 1848 e del 1849, lo Stato
sabaudo, dietro pressione Austriaca, fu indotto a firmare, nel 1851, la
nuova Convenzione per la repressione del contrabbando nel Lago
Maggiore e nei fiumi Po e Ticino. Il Trattato, seppure similare al
precedente del 1834, introduceva nuove e stringenti limitazioni alla
navigazione sul lago, a tutto vantaggio della vigilanza doganale, che
per non mancarono di suscitare un vivacissimo dibattito alla Camera
dei Deputati torinese, i cui rappresentanti, fra tutti il Depretis, ne
denunciarono linutilit da parte piemontese. Le proteste avevano in
effetti un fondamento di verit, poich i maggiori benefici derivanti
dallapplicazione delle nuove norme era proprio a favore dellAustria,
interessata a porre un freno al dilagante contrabbando che affliggeva il
proprio territorio, anche, e soprattutto, per il perdurare di una ostinata
politica protezionistica, con altissimi dazi sulle importazioni, che
colpivano, tra laltro, gli stessi vini piemontesi
39
. Inoltre Austria e
Regno di Sardegna erano da anni in competizione per difendere gli
interessi commerciali e materiali dei rispettivi porti di Trieste e
Genova, presso i quali affluivano e partivano molti dei prodotti
destinati in Svizzera. Da parte piemontese, vi era dunque la
preoccupazione che il rafforzamento della vigilanza sul Lago
Maggiore, peraltro molto oneroso dal punto di vista economico,
avrebbe potuto in qualche modo ostacolare e ritardare il flusso delle
merci provenienti da Genova, a tutto vantaggio dellAustria e della

39
Laltro Piemonte e lItalia nellet di Urbano Rattazzi, a cura di Balduzzi,
Ghiringhelli e Malandrino 2009, Giuffr Editore, pag. 127.
84
strada ferrata che collegava la Lombardia con Trieste. Inoltre, la
modesta riduzione dei dazi sui vini, accordata dallAustria quale
contropartita, fu giudicata dalla Camera dei Deputati del tutto inutile,
perch sul mercato lombardo i prodotti piemontesi continuavano a non
essere competitivi, rispetto ai vini importati dai Ducati di Modena e
Parma, che potevano beneficiavano della completa esenzione da dazi,
in virt della Convenzione sulla libera navigazione del Po, stipulata
dai predetti Ducati con lImpero Austriaco nel 1849 ed entrata in
vigore proprio nel 1851.
Dopo lacquisizione del Veneto allItalia, nel 1866, anche il lago di
Garda divenne frontiera del contrabbando, poich il confine con il
Tirolo meridionale passava proprio attraverso di esso, fino allaltezza
di Bardolino e di Manerba. Non a caso, il trattato di pace tra Austria e
Regno dItalia impegnava entrambi i contraenti, alla stipula, entro un
anno, di una convenzione per la repressione del contrabbando, e
disponeva, nelle more, la provvisoria applicazione della convenzione
stipulata nel 1851 per la repressione del contrabbando sul Lago
Maggiore. Questa appendice aggiuntiva, fu effettivamente siglata nel
1867, a Firenze, in occasione della stipula del nuovo Trattato di
commercio e navigazione.
Per quanto riguarda la vigilanza doganale sui laghi di confine, il
neonato Regno dItalia punt su un sistema di Brigate della Guardia di
Finanza, strategicamente posizionate presso gli approdi e lungo le
strade che conducevano ai villaggi intorno agli specchi dacqua, ma,
contrariamente a quanto accaduto negli Stati preunitari, non si
premur di dotare tali reparti di imbarcazioni idonee ad effettuare un
efficace pattugliamento degli specchi lacustri.
85
Per circa trentanni la situazione rimase tale, finch nel 1891, tre
torpediniere del tipo Thornycroft, prestate dalla Regia Marina,
furono dislocate una nel Lago Maggiore e due in quello di Garda.
Grazie ai buoni risultati ottenuti, nel 1893 vennero formalmente
istituiti i Servizi speciali per la vigilanza finanziaria di confine sui
due laghi, la cui direzione operativa era attribuita ai comandi della
Guardia di finanza, mentre la responsabilit tecnica spettava a
personale della Regia Marina
40
.
Le predette unit, che inizialmente rimasero in carico alla Regia
Marina, conservarono il cannoncino Nordenfelt di cui erano dotate,
mentre furono sbarcati i tubi lanciasiluri. Un proiettore fu collocato su
un alto traliccio per consentire losservazione notturna, con qualche
pregiudizio per la gi modesta stabilit dei battelli, come si dovette
constatare nella notte sull8 gennaio 1896, quando, durante un
fortunale, presso lapprodo di Cannobio, sul Lago Maggiore, la
torpediniera 19/T Locusta si capovolse, scomparendo con lintero
equipaggio, composto da 8 marinai e 4 finanzieri.
Nel 1896, il Ministero delle Finanze acquis dalla Regia Marina
ulteriori 13 torpediniere, 10 del tipo Thornycroft e tre del tipo
White, per il servizio di vigilanza sui Laghi di Garda, di Lugano e
Maggiore e nella laguna di Venezia. Venne anche stabilita la
sostituzione del personale della Marina con equipaggi della Guardia di
Finanza, che veniva cos ad assumere anche la direzione tecnica del
servizio. Le unit navali, ribattezzate battelli incrociatori, furono

40
Regio Decreto del marzo 1893, n.147, emanato di concerto tra i
Ministeri della Marina e delle Finanze. In Raccolta delle disposizioni
legislative concernenti la Guardia di Finanza, volume II 1966, Comando
Generale della Guardia di Finanza. Archivio Museo Storico della Guardia di
Finanza (AMSGF).
86
poste alle dipendenze di comandi di Stazione, retti da tenenti,
istituiti a Cannobio (lago Maggiore), Nobiallo (lago di Como),
Porlezza (lago di Lugano) e Limone sul Garda
41
.
Nel 1900, con il Regio Decreto n. 29, venne emanato il Regolamento
sul servizio di vigilanza finanziaria coi battelli incrociatori, che fiss
le modalit per l'esecuzione del servizio sui laghi alpini e nella laguna
di Venezia, prevedendo con quali turni le unit dovevano svolgere il
servizio di guardia, di comandata e di riposo.
Lattivit di vigilanza dei battelli incrociatori era poi integrata con una
serie di barche di perlustrazione a remi, assegnate alle Brigate di
confine dislocate lungo il laghi, incaricate di esplorare continuamente
la zona illuminata dal fascio del proiettore [delle torpedini, N.d.A.],
per accertare che nessuna barca attraversi la zona di confine senza
essere riconosciuta e visitata.
Al comando di ogni incrociatore vi era un sottufficiale della Guardia
di Finanza del ramo mare, in possesso di apposito certificato di abilita-
zione, rilasciato dal Ministero della Marina dopo uno speciale esame
teorico-pratico
42
.

41
Regio Decreto 8 marzo 1896, n.75. Il decreto stabiliva la cessione delle
torpediniere di IV classe (cio le Thornycroft) aventi la seguente numerazione:
4,7,8,9,10,13,15,16,20,21 e le barche torpediniere White cos contraddistinte:
V, VII e XIV. In Raccolta delle disposizioni legislative concernenti la Guardia
di Finanza, volume III 1966, Comando Generale della Guardia di Finanza.
Archivio Museo Storico della Guardia di Finanza (AMSGF)
42
A cura del Direttore Generale delle Gabelle, vennero poi emanate le Istruzioni
del 23 ottobre 1900 per lapplicazione del Regolamento sul servizio di vigilanza
finanziaria con i battelli incrociatori, e modelli . Dalla tabella allegata alle
predette istruzioni emerge che, nel 1900 le torpediniere in dotazione erano 16,
tutte costruite tra il 1884 ed il 1893, contraddistinte dalle seguenti lettere
dellalfabeto: A,B,C,D,E,F,G,H,I,K,L,M,N,X,Y e Z. In Raccolta delle
disposizioni legislative concernenti la Guardia di Finanza, volume III 1966,
Comando Generale della Guardia di Finanza. Archivio Museo Storico della
Guardia di Finanza (AMSGF).
87
7. IL REGNO DITALIA (1861 1900)
Con lavvento di Cavour alla guida del Ministero delle Finanze, il
Piemonte aveva adottato nel 1859, una riforma doganale improntata al
libero scambio, la cui tariffa, con dazi in media dellordine del 3,5 %,
tra le pi moderate in Europa, fu poi estesa anche agli Stati annessi al
Regno di Sardegna. Questa politica liberista, accompagnata dalla
stipula di numerosi trattati commerciali con i paesi limitrofi, suscit
violente critiche da parte degli interessi agrari ed industriali italiani,
che accusarono il Governo di non proteggere adeguatamente
leconomia nazionale. Anche la Lombardia, che si trovava in una fase
di depressione economica per la forte crisi dell'industria della seta, fu
danneggiata dallintroduzione del regime doganale sardo, soprattutto
quelle categorie merceologiche che in precedenza, sotto il governo
austriaco, avevano beneficiato di elevati dazi protettivi .
Nonostante la moderazione dei dazi doganali, il contrabbando non
accenn comunque a diminuire, probabilmente a causa della relativa
mitezza delle sanzioni previste per i reati doganali.
Nel settembre del 1860, fu emanato un nuovo Regolamento
concernente le dogane ed i monopoli di Stato, che oltre ad accorpare
le numerose disposizioni allora esistenti, sparse in una moltitudine di
decreti, editti e manifesti, emanati nel Regno di Sardegna tra il 1815 e
il 1860, introduceva anche alcuni elementi di novit, come le
limitazioni al transito delle merci nella zona doganale, stabilendovi
orari, itinerari e documentazione di accompagnamento.
88
Anche lapertura di nuove fabbriche
43
o depositi di merci nelle zone
di confine, venne regolamentata attraverso il rilascio di una apposita
autorizzazione da parte del Ministero delle Finanze, mentre per gli
opifici gi esistenti, la loro attivit pot continuare ad essere
"tollerata" solo a seguito di una formale denuncia, con la quale
dovevano essere rese note: la distanza dal confine; il numero degli
operai addetti alla lavorazione; la quantit e la natura degli oggetti
fabbricati nell'arco di un mese.
Anche le disposizioni sulla navigazione nei laghi e nei fiumi furono
oggetto di revisione: il nuovo Regolamento consentiva ora alle
guardie doganali maggiori possibilit di effettuare ispezioni sulle
imbarcazioni.
Tra il 1864 ed il 1866, per fare fronte alle crescenti esigenze di finanza
pubblica, furono introdotti nuovi dazi, come per esempio su seta e
bestiame, che fino ad allora avevano goduto di una completa
esenzione ed aumentati quelli gi esistenti, in particolare su coloniali,
vini ed alcuni prodotti agricoli di esportazione.
Questi provvedimenti suscitarono unondata di malcontento,
soprattutto nelle zone prossime al confine con la Svizzera, la cui
economia gi si sentiva profondamente minacciata e penalizzata dalla
politica doganale perseguita dalla Confederazione elvetica, dove
invece molti generi di monopolio e coloniali erano pressoch esenti da
dazi, garantendo quindi ai contrabbandieri ampie possibilit di
rifornimento e lauti guadagni, determinati proprio dalla differenza fra i
due regimi fiscali.

43
Per alcune categorie merceologiche, come ad esempio i tessuti, bastava avere
installati appena tre telai, per far s che un semplice laboratorio artigianale,
venisse equiparato ad una "fabbrica".
89
Di questa situazione se ne avvantaggiavano sia le grandi
organizzazioni contrabbandiere, le cui redini erano tenute da uomini
senza scrupoli che si nascondevano nelle citt lontane dai confini, sia
il tessuto economico che prosperava ai margini della linea doganale,
che comprendeva famiglie, commercianti e albergatori. Proprio per
l'omert degli abitanti e per la tolleranza, quando non era proprio
connivenza, delle autorit locali, pochi erano i casi di contrabbando
che venivano denunciati.
La convinzione che condanne pi severe avrebbero dissuaso i
contrabbandieri, port alla emanazione di una nuova legge, la n. 3020
del 28 giugno 1866.
Composta da appena 14 articoli, la legge ebbe come principale
obiettivo la lotta contro il contrabbando in forma associata,
considerato la principale causa delle ingenti perdite subite dall'Erario,
introducendo le fattispecie aggravanti dellassociazione, della
mano armata, del contrabbando in unione, ed estendendo le pene
previste per gli autori del reato anche a coloro che provvedevano alla
assicurazione dei rischi del contrabbando .
La carcerazione venne portata da un minimo di 6 giorni a un massimo
di 6 mesi; alla confisca delle merci si aggiunse la perdita dei mezzi
utilizzati per il trasporto e le multe passarono da un minimo di 51 lire
ad un massimo di 1.000, senza contare che le pene aggiuntive
divennero proporzionali alla quantit di merce introdotta o esportata
illegalmente.
Anche per il contrabbando commesso col concorso di pubblici
ufficiali, fu previsto il carcere, con un minimo di tre mesi, che si
90
aggiungeva alle pesanti pene contemplate dal Codice Penale Militare
ed alla destituzione dagli incarichi.
Infine, fu introdotta anche la responsabilit civile dei datori di lavoro,
nellipotesi in cui il reato fosse stato commesso in locali aperti al
pubblico da parte di propri dipendenti, e questi si fossero rivelati
insolventi.
Gli effetti della nuova legge non tardarono a farsi sentire: gi dal
primo anno della sua applicazione, i reati di contrabbando calarono,
rispetto al 1866, di circa il 15% e l'anno successivo si ridussero
ulteriormente. In realt, se i traffici illegali diminuirono, questo fu
dovuto solo in parte alla nuova legge, perch la prospettiva del carcere
costitu un forte deterrente unicamente per i piccoli contrabbandieri,
che decisero di abbandonare il contrabbando ritenendolo ormai troppo
rischioso in rapporto ai guadagni. Laltro motivo che determin il calo
del numero delle violazioni doganali rapportate allautorit
giudiziaria, fu lelaborazione di nuovi espedienti grazie ai quali fu
possibile ridurre il rischio di essere scoperti, tant vero che in questo
periodo aumentarono le denunce contro ignoti. Rimasero quindi sul
mercato uno zoccolo duro di "spalloni" professionisti, i quali, per
nulla scoraggiati dalla prospettiva del carcere, sfruttarono a loro
vantaggio laggravamento del rischio dimpresa, chiedendo, ed
ottenendo, maggiori compensi dalle organizzazioni di cui facevano
parte.
Tra gli accorgimenti utilizzati per eludere i controlli, ampia diffusione
ebbe l'utilizzo dei cani, addestrati a trasportare oltre confine,
attraverso la fitta boscaglia, al posto dei loro padroni, discreti
quantitativi di merce.
91
Maltrattati per mesi da estranei in divisa, le povere bestie imparavano
ben presto a stare alla larga dai finanzieri. Una volta ottenuto questo
primo risultato, i cani erano pronti per la fase successiva:
accompagnati dal padrone, percorrevano ripetutamente il sentiero che
attraversava il confine, andata e ritorno. Imparata la via da seguire,
venivano portati in Svizzera e, dopo un lungo digiuno, caricati con
bricolle contenenti la merce di contrabbando. Lasciati liberi durante la
notte, spinti dalla fame, i cani attraversavano di corsa il confine per
raggiungere il padrone che li aspettava in Italia, dal quale venivano
finalmente ricompensati con un lauto pasto.
Il rimedio si rivel efficace e per diversi anni consent agli autori del
contrabbando di agire indisturbati. Poi furono adottate adeguate
contromisure, disseminando il confine di tagliole e trappole di ogni
genere, nei pressi delle quali si appostavano i finanzieri. In breve
tempo furono catturati numerosi cani e confiscata una gran quantit di
merce, al punto che i contrabbandieri non ritennero pi vantaggioso
servirsene e dovettero industriarsi per ricercare nuove strategie con le
quali sfuggire ai sempre pi severi controlli.
Per evitare di incappare nei rigori della legge penale del 1866 e
soprattutto per non incorrere nelle maggiori sanzioni previste per i
reati associativi, le popolazioni al confine con la Svizzera ripresero ad
alimentare piccoli traffici locali, limitandosi ad acquistare, nel vicino
Canton Ticino, modeste quantit di tabacco, zucchero e caff per poi
rivenderle a vicini di casa, parenti, albergatori, tabaccai e pizzicagnoli
della zona. Uno degli espedienti comunemente usato per coprire questi
traffici, era il pretesto di recarsi in territorio svizzero per la
coltivazione di fondi col ubicati, grazie al era consentito attraversare
92
quotidianamente la frontiera: al ritorno in Italia, nella gerla carica di
prodotti della terra, veniva nascosta la merce di contrabbando.
Una delle contromisure adottate dal Governo per contrastare il
contrabbando di sale, fu il divieto di destinare quello proveniente dal
porto di Genova alle esportazioni verso la Svizzera, autorizzando a
tale scopo solo quello prodotto nella laguna veneta che aveva una
cristallizzazione ed un colore diverso, facilmente distinguibile durante
il controllo doganale.
Anche sul fronte diplomatico, il Governo italiano fu molto attivo,
tentando ripetutamente di ottenere la collaborazione della
Confederazione Elvetica, anche attraverso l'istituzione di un "cartello
doganale", cio un pacchetto di norme concordate per la repressione
del contrabbando, simile a quello che era stato stipulato con l'Austria
nel 1867, in occasione della firma del Trattato di commercio e di
navigazione.
Nel 1868, fu raggiunta a Firenze una prima intesa, che per riguardava
principalmente aspetti di natura commerciale, attraverso lestensione
alle merci svizzere dello stesso trattamento di favore riservato ai
prodotti francesi e austriaci e con dei leggeri ribassi dei dazi gravanti
su orologi, nastri di seta, filati di lino e formaggi. Dal canto loro gli
svizzeri concessero la diminuzione delle tariffe d'importazione su
alcuni prodotti agroalimentari, come la pasta. Nulla da fare per il
cartello doganale, perch la Svizzera, sentendosi per nulla minacciata
dal contrabbando, rifiut la proposta, motivandola, pretestuosamente,
con limpossibilit di sostenere laumento dei costi in termini di
personale e mezzi, che una pi stretta sorveglianza dei confini avrebbe
comportato.
93
Nel 1883, un nuovo trattato commerciale fu siglato con la Svizzera.
Basato sulla clausola della nazione pi favorita, esso risult molto
vantaggioso per l'Italia, che si assicur, per la produzione vinicola
nazionale, il medesimo trattamento concesso ai vini francesi. Furono
ottenuti ribassi sui dazi anche per il sapone, la lana, le cere e la
ceramica e vennero evitati gli aumenti che gli svizzeri intendevano
applicare sulla seta e sullo zolfo. Il nostro Paese accolse le richieste di
parte svizzera, cio la riduzione dei dazi sullimportazione di
formaggi, bestiame, carillon e orologi, dei quali in parte ne fu ridotto
il contrabbando, privato di buona parte della sua rimunerativit.
Una decisa inversione di tendenza si ebbe nel 1887, quando fu varata
una nuova tariffa doganale, con alti dazi a scopo protezionistico, che
colp in modo particolare lo zucchero ed i suoi derivati, il tabacco, il
cacao, i coloniali in genere ed alcuni prodotti agricoli, contribuendo a
riallungare il divario tra limposizione doganale italiana e quella
svizzera.
Questa situazione determin una vera e propria esplosione del
contrabbando, che ebbe un pesante impatto sul tessuto economico e
sociale di molti paesi di confine, perch laumento dei margini di
guadagno spinse molti contadini ad abbandonare la loro misera
condizione, per porsi al servizio di associazioni di contrabbandieri
professionisti, radicatisi in molte citt italiane, specie lombarde.
In breve tempo, i rapporti fra Italia e Svizzera divennero tesi,
soprattutto per il ripetuto rifiuto della Confederazione di adottare il
tanto agognato cartello doganale, i cui effetti non tardarono a
manifestarsi nei i rapporti fra doganieri ticinesi e finanzieri, che
divennero sempre pi difficili, quando questi ultimi furono accusati di
94
aver pi volte violato il confine durante gli inseguimenti dei
contrabbandieri.
Questo stato di tensione peggior ulteriormente nel 1884, quando
un'epidemia di colera, scoppiata in Francia e subito passata nel Canton
Ticino, diede allItalia una efficace scusa per attuare una rappresaglia
contro la Svizzera, istituendo lungo tutto il confine uno stringente
"cordone sanitario", che prevedeva rigorosi controlli e quarantene. Il
provvedimento, giudicato dal governo elvetico troppo severo in
rapporto alla limitata estensione dell'epidemia, venne visto come un
pretesto per ostacolare non solo il contrabbando, ma anche le stesse
attivit commerciali dei ticinesi.
Il cordone sanitario per, non solo non diede i risultati sperati, ma anzi
caus un aumento del contrabbando, che assunse proporzioni
paragonabili a quelle di venti anni prima.
Nel 1889, venne stipulato un nuovo trattato con la Confederazione
Elvetica, con la reciproca concessione della clausola della nazione pi
favorita, che assicur all'Italia una riduzione dei dazi per
l'esportazione di prodotti quali seta, vini, bestiame, riso, salumi,
agrumi, pollame e uova. La Svizzera si avvantaggiava invece di una
riduzione della tassazione su formaggi, tessuti di lino, gioielli d'oro,
cioccolato, veicoli ferroviari di prima classe e orologi a carillon.
Ma appena un anno dopo, lItalia var, a protezione delle produzioni
nazionali, in un periodo di grave depressione economica, nuovi
aumenti dei dazi soprattutto su zucchero, vino, oli vegetali, filati di
lino e grano, che riport il contrabbando a livelli elevatissimi.
Contro questo annoso fenomeno, nel 1893, fu ideato un nuovo sistema
di contrasto: lungo la linea di confine, dal Lago Maggiore allalta valle
95
dellAdda, fu steso un complesso sistema di reti dotato di campanelli,
che suonando ad ogni minima scossa, mettevano in allarme le
sentinelle di turno.
Purtroppo, gli effetti non furono quelli sperati, poich il contrabbando,
soprattutto quello praticato dai professionisti, non accenn a
diminuire. Diverse erano le scappatoie usate per superare la rete
metallica: da quelle pi banali, come la costruzione di improvvisate
gallerie o il taglio della rete, fino ad arrivare ad azioni pi complesse
condotte da bande ben organizzate.
Ecco come si svolgevano: mentre la sentinella era impegnata a
percorrere il sentiero che rasentava la rete, a volte anche per un tratto
lungo mille metri, i contrabbandieri provenienti da oltre confine,
carichi di bricolle, si davano appuntamento in un punto convenuto con
i complici provenienti dal territorio nazionale. In pochi secondi il
carico veniva catapultato al di sopra della rete e caricato nei sacchi
vuoti e portato in paese. Nellipotesi in cui la sentinella non si fosse
allontanato dal punto di incontro, ecco che altri complici, in una zona
abbastanza distante, provvedevano a far suonare i campanelli,
provocando il pronto accorrere del finanziere, che quindi,
inconsapevolmente, sgombrava il campo ai contrabbandieri.
Quando il sistema venne scoperto, i finanzieri ebbero lordine di
restare sul posto anche se avessero udito il tintinnio dei campanelli.
Ma i contrabbandieri, una volta convintisi che la sentinella non si
sarebbe mossa dal punto ove era, cambiavano tattica e punto di
incontro, andando a scaricare le bricolle proprio ove suonavano i
campanelli.
96
Oltre alla Svizzera, anche il Tirolo meridionale fu fortemente
interessato dal contrabbando transfrontaliero, pratica molto diffusa e
praticata da una rilevante fascia degli abitanti dei paesi a ridosso della
linea di confine. Per dare un'idea dellampiezza della diffusione del
fenomeno, basti ricordare che dopo la Grande Guerra, con
lannessione di quei territori al Regno dItalia, in molti paesi, ormai
privati della principale, se non unica fonte di sostentamento, cio il
contrabbando, agli abitanti non rimase che intraprendere la via
dellemigrazione, lasciando interi villaggi spopolati. Tra i principali
prodotti oggetto dei traffici illeciti vi era il tabacco, che inizi ad
assumere proporzioni preoccupanti dopo lannessione del Veneto,
anche per il divieto di coltivazione del tabacco che venne subito
imposto. Questa misura, che aveva ovviamente la finalit di
proteggere il monopolio italiano, spinse alcuni piccoli paesi ancora in
territorio austriaco, come Ala, a sviluppare lintera filiera della
raccolta e della lavorazione del tabacco, destinato a rifornire, di
contrabbando, il mercato italiano.
Un efficace esempio di quanto questo fenomeno illecito abbia inciso
sulla vita quotidiana della popolazione dei territori al confine tra Italia
e Impero austriaco, ci stato lasciato da Mario Rigoni Stern attraverso
la Storia di Tnle, romanzo pubblicato nel 1978, che prende spunto
proprio dall'esperienza autobiografica dell'autore. Al centro del
racconto sono le montagne dell'altopiano d'Asiago e Tnle Bintarn, un
contadino veneto, pastore e contrabbandiere, che si trov ad essere
coinvolto nei grandi eventi storici della prima guerra mondiale. Dopo
aver ferito un finanziere che lo aveva sorpreso mentre trasportava
97
merce di contrabbando, fugg in Austria, senza per mai dimenticare i
propri luoghi dorigine.
Unaltra provincia particolarmente afflitta dal fenomeno del
contrabbando con lAustria era quella di Udine: a titolo di esempio,
nel solo 1869 vi furono ben 109 condanne per reati connessi alla
violazione delle leggi sui monopoli, in particolare sale e tabacco, con
le quali furono irrogati, complessivamente, ben 300 anni di prigione.
8. CONCLUSIONI
Per concludere e riassumere la situazione del contrabbando sul
confine alpino nel diciottesimo secolo, mi sembrato particolarmente
utile per lo scopo di questo breve saggio, riportare alcuni interessanti
passaggi della relazione, presentata il 13 maggio del 1900, dallallora
brigadiere allievo ufficiale Domenico Olivo, a conclusione del corso
frequentato presso la Scuola Allievi di Caserta
44
.
Il documento, oltre a descrivere minuziosamente i molteplici artifici
escogitati dai contrabbandieri per superare indenni la vigilanza
doganale, illustra anche quelle che, secondo lesperienza di servizio
dellautore, erano le motivazioni che spingevano le persone a
delinquere, offrendo un efficace spaccato di come doveva essere, in
quellepoca, la vita nei paesi di confine. Lunghissima la lista dei
metodi utilizzati per sviare i controlli: sacchi di zucchero occultati in
altri pi grandi, contenenti cloruro di calce, merce che essendo esente

44
Biblioteca del Museo Storico della Guardia di Finanza, n. progressivo 116.
Domenico Olivo fu un brillante ufficiale della Guardia di Finanza, che inizi la
sua carriera nel Corpo, nel 1889, quando si arruol come allievo sottobrigadiere.
Promosso Sottotenente nel 1900, termin la sua carriera nel 1935, con il grado di
Generale di Brigata in ausiliaria.
98
da dazio spesso non era oggetto di visita doganale; botti vuote, prima
esportate e poi reimportate, utilizzando alcune doghe cave per
nascondervi allinterno del tabacco; recipienti, carri, vetture e barche
con doppi fondi o nascondigli appositamente realizzati, riempiti di
merce di contrabbando; tavole di legno per i letti, svuotate nellinterno
e riempite di spagnolette di cotone; botti di spirito e casse di merci
varie, legate sotto la chiglia delle barche e rimorchiate di notte a
distanza tramite un filo; vesciche di animali ripiene di tabacco, gettate
da oltreconfine nei fiumi che scorrevano verso lItalia, e poi ripescate
nel territorio nazionale; sacchetti di zucchero e di caff avvolti in
stracci e modellati a somiglianza di neonati, coperti con degli scialle e
tenuti attaccati al seno della presunta madre per simulare
lallattamento, allo scopo di evitare lo sguardo indiscreto dei
finanzieri; zoccoli di legno con la suola scavata e riempita di caff;
seni falsamente voluminosi, gobbe e gravidanze finte, grazie ai quali
potevano essere nascosti gli involucri contenenti merce di
contrabbando.
I contrabbandieri, gli spalloni, erano per lo pi contadini, legnaioli e
carbonai, uomini forti ma agili, capaci di sfidare i pericoli della
montagna e del tempo, le cui sorti erano spesso accumunate a quelle
dei finanzieri, vittime dei tragici incidenti che spesso si verificavano:
assideramenti, cadute accidentali nei precipizi, valanghe.
Diverse erano le motivazioni che spingevano le persone a delinquere.
Oltre ai professionisti della bricolla, cerano anche vecchi, donne e
ragazzini dei paesi prossimi al confine, che per fame o solo per
abitudine, si spingevano frequentemente in Svizzera e nel Tirolo
austriaco, rischiando il carcere per portare a casa pochi grammi di
99
tabacco, zucchero, caff o cioccolata. Lallievo ufficiale Olivo,
inoltre, individuava almeno altre due categorie di contrabbando
improvvisato: quello c.d. sportivo e quello domestico. Il primo era
commesso da persone provenienti di solito dalla citt, che si recavano
in Svizzera, in particolare a Chiasso, Mendrisio e Lugano, per
comprare zucchero, cioccolato o sigari da portare in Italia in
contrabbando, senza per avere n la reale necessit economica di
evadere le imposte doganali, ne di ricavarne un guadagno, ma
piuttosto per il puro brivido della trasgressione. Il contrabbando
domestico era invece quello praticato da alcuni negozianti di confine,
che spesso utilizzavano le donne del luogo quale mezzo per
commettere il contrabbando: queste, infatti, uscivano di casa di primo
mattino per attraversare il confine, vestite con abiti alquanto leggeri
nonostante il freddo, per poi tornare in Italia la sera, questa volta
coperte di costosi mantelli e magnificamente adornate con pizzi,
orologi e cappelli acquistati in Svizzera, indossati come fossero ad uso
personale, ma che una volta passato il confine, dovevano (a
malincuore) consegnare ai negozianti che ne avevano commissionato
lacquisto.

101
Gen. C.A. Luciano Luciani
Il contrabbando alla frontiera terrestre nel XX secolo

1. GENERALIT
Nei primi decenni del 1900, come del resto nel secolo precedente,
gran parte della Guardia di finanza era impiegata nella lotta al
contrabbando, cosa ovvia, dal momento che la maggior parte delle
entrate erariali dello Stato proveniva da dazi doganali, monopoli ed
imposte sulla produzione.
Al giorno d'oggi l'immaginario collettivo associa l'evasione fiscale,
fenomeno distorsivo dell'ordinato vivere civile, alla mancata denuncia
102
e quindi corresponsione delle imposte dirette e di quelle indirette sugli
affari, il contributo delle quali percentualmente pi rilevante sul
totale del gettito. Cent'anni fa, invece il gettito delle imposte dirette ed
indirette era sensibilmente minore, per cui la relativa evasione non era
preoccupante, a differenza di quella delle altre imposte, il mancato
pagamento delle quali costituisce contrabbando.
La gravit del fenomeno, almeno fino allinizio del secolo scorso, era
tale che alcuni definivano il contrabbando il corrispettivo nellarco
alpino del brigantaggio meridionale, una forma di ribellione che
affondava le radici nellinsofferenza delle popolazioni locali per la
legislazione doganale dello Stato e nella loro percezione della
frontiera come naturale area di scambio sviluppatasi in assenza di
sbocchi economici alternativi.
Questo stato di cose giustifica l'attenzione che i Governi dell'epoca
che si succedevano alla guida del Paese ponevano al fenomeno, che
cercavano di fronteggiare incentivando l'efficienza della Guardia di
finanza, nellintento di incrementare le entrate con un pi valido
assetto della vigilanza.
A fotografare con mirabile sintesi e molta efficacia la situazione al
confine, in una seduta del Parlamento ad inizio secolo intervenne
mentre si discuteva sul contrabbando in uno dei numerosi dibattiti,
lon. Farinet affermando Un enorme esercito di agenti di finanza ben
disciplinato si sforza invano, sui pendii e sui colli alpini, sulle rive dei
nostri laghi, nelle strette delle nostre Alpi, a combattere un altro
esercito innumerevole, quantunque frazionato, infaticabile quanto
audace, ricolmante lindomani i vuoti patiti alla vigilia, secondato
purtroppo dal favore delle popolazioni, sorretto dalla certezza di un
103
lauto guadagno, e contro il quale tutti gli sforzi, tutte le circolari, tutte
le leggi non hanno avuto che scarsi effetti.
Finalmente, dopo cinquant'anni di tentativi di dare assetto definitivo al
Corpo, migliorando l'efficienza dellorganizzazione e lo status dei
finanzieri, nel 1906 fu varata la grande riforma ordinativa che rese la
Guardia di finanza autonoma, distaccandola dalla Direzione Generale
delle Gabelle e pose le basi per la sua connotazione in senso militare,
raggiunta pienamente pochi anni dopo. Il potere politico, infatti, si era
reso conto che ogni lira in pi spesa per il Corpo a breve termine
consentiva conseguenti maggiori incassi per l'erario.
2. I PROTAGONISTI DEL FENOMENO
Sui confini alpestri, per oltre due secoli si sono fronteggiati e
combattuti, in taluni casi anche facendo uso delle anni da una parte e
dall'altra, i contrabbandieri ed i finanzieri.
Nelle aree a ridosso della frontiera il contrabbando, endemico da
secoli, era reputato un mestiere semilegale dalle popolazioni
frontaliere, che consideravano i finanzieri dei nemici da combattere
perch con i sequestri sottraevano ad essi il frutto della loro fatica,
spesso essenziale per la sopravvivenza della propria famiglia.
Tra le ragioni dello sviluppo del contrabbando in Italia va individuato
anche l'occhio indulgente della collettivit" che specie nella zona
prossima al confine con la Svizzera caratterizzata nel passato da un
alto tasso di disoccupazione, vedeva il contrabbando come mezzo di
sopravvivenza, considerandolo come una vera e propria professione.
Emblematica di questo sentimento un passo di Cesare Beccaria, che
alla fine del XVIII secolo scriveva: Il contrabbando un vero delitto
104
che offende il Sovrano e la Nazione: ma la di lui pena non deve essere
infamante, perch commesso non produce infamia nella pubblica
opinione.
Ma dovrassi lasciare impunito un tale delitto contro chi non ha roba da
perdere? No: vi sono dei contrabbandi che interessano talmente la
natura del tributo, parte cos essenziale e cos difficile in una buona
legislazione, che un tale delitto merita una pena considerevole, fino
alla prigione medesima, fino alla servit; ma prigione e servit
conforme alla natura del delitto medesimo. Per esempio, la prigionia
del contrabbandiere di tabacco non deve essere comune con quella del
sicario o del ladro.
L'attivit degli "spalloni" non solo era tollerata dalla popolazione, ma
anche favorita, soprattutto nelle aree di basso sviluppo socio-
economico ove l'acquisto di generi sottratti ai dazi doganali era
considerata una innocente evasione di un imposta ritenuta vessatoria.
"Spallone" un appellativo che in gergo significa "uomo dalle spalle
forti" e ben si attagliava a coloro che con pesanti carichi di merce
trasportata a piedi, sul dorso, superavano il confine, spesso attraverso
itinerari alpini aspri e poco frequentati.
Oggi l'opinione della collettivit verso il contrabbando senz'altro
mutata grazie alla marginalit del guadagno derivante dall' acquisto di
generi di contrabbando e ad una maggiore consapevolezza della stretta
correlazione tra contrabbando e grande criminalit organizzata,
evidenziatasi negli ultimi anni alla luce anche dei tragici episodi che
hanno portato alla perdita di vite umane da parte della Guardia di
finanza.
105
Accanto al grande contrabbando di spietate ed efficienti
organizzazioni, tuttavia, sempre esistito un contrabbando minuto, di
sopravvivenza che da tempo immemorabile ha caratterizzato le aree di
confine dell'Ossola, del Varesotto, del Comasco e della Valtellina.
Se i contrabbandieri "classici", almeno fino alla 2 guerra mondiale,
provenivano dai ceti pi umili della popolazione delle aree di confine
e quindi si dedicavano ai traffici illeciti non per arricchirsi ma per
sopravvivere oppure per arrotondare i magri proventi dell'agricoltura, i
finanzieri che davano loro la caccia non si trovavano in condizioni
economiche e sociali migliori.
Innanzitutto essi erano, in gran parte, di provenienza meridionale e si
erano arruolati per sottrarsi ad un destino di fame e miseria, comune in
quei tempi a gran parte delle popolazioni delle regioni di origine.
Nella Guardia di finanza avevano trovato uno stipendio appena
dignitoso ed un rango sociale abbastanza elevato, ma solo nei luoghi
dove erano nati ed erano cresciuti ove tornavano solo in caso di rari
permessi o licenze.
Nelle zone di confine invece erano mal visti e derisi perch ritenuti a
torto il braccio armato di uno Stato che i contrabbandieri, e con essi
l'intera popolazione, ritenevano ingiusto e prevaricatore nei loro
confronti, dal momento che non solo poco faceva per sollevare le loro
condizioni economiche, ma perseguitava coloro che, tutto sommato, si
limitavano a trasportare merci da un luogo all'altro (e poco importava
che tra i due luoghi passasse il confine) come da tempo immemorabile
erano abituati a fare.
106
Da questo stato di fatto originava una profonda frustrazione nei
finanzieri che invece agivano nella consapevolezza di compiere il loro
dovere, peraltro in condizioni di estremo disagio.
In effetti, almeno fino alla 1^ guerra mondiale, le guardie di finanza
erano obbligate a risiedere in caserme decrepite e scarsamente
funzionali in localit isolate e spesso malsane (vigeva l'obbligo per
tutti, celibi e ammogliati di pernottare in caserma fino al compimento
dei 45 anni), sottoposti ad una disciplina ferrea talvolta stupidamente
persecutoria, impiegati in turni di servizi massacranti, anche
settantadue ore continue di servizio, dopo le quali venivano concesse
dodici ore di riposo prima di essere nuovamente comandati di
servizio, In tempi di carenza di organici era normale un impiego in
servizio di sedici ore, intervallate da otto ore di riposo, e ci per pi
giorni di seguito. I riposi settimanali, inoltre, erano sconosciuti.
A tutto questo si aggiungeva il divieto di sposarsi prima dei
trentacinque anni di et, perch lo Stato non voleva sobbarcarsi l'onere
di corrispondere assegni familiari e men che meno pagare a mogli e
figli una pensione nel caso non infrequente di morte per causa di
Infine i finanzieri, nei rarissimi casi in cui essi potevano recarsi nel
paese pi vicino per un turno di riposo, venivano ingiuriati e derisi
lungo le strade che percorrevano oppure nei locali pubblici in cui
entravano per riposarsi.
A lungo andare i nervi dei pi deboli cedevano con tragiche
conseguenze: alcuni in preda allo sconforto si suicidavano, altri
passavano a vie di fatto con quei superiori che erano ritenuti privi di
senso di umanit per l'eccessiva durezza nell'amministrare la
107
disciplina, giungendo talvolta ad usare le anni contro di loro, altri
ancora disertavano nella vicina Confederazione Elvetica.
In questa situazione erano frequenti le risse con i paesani nelle osterie
e i pestaggi dei contrabbandieri quando i finanzieri riuscivano a
catturarli.
Talvolta si sparava contro i frodatori che peraltro non disdegnavano di
attraversare il confine armati ed impegnare conflitti a fuoco, alla fine
dei quali era difficile stabilire chi per primo aveva fatto uso delle armi.
In ogni caso, dal 1861 al 1940 il numero dei morti fra i
contrabbandieri fu considerevole, come furono moltissimi i finanzieri
caduti nell'adempimento del dovere, com' attestato dalle lapidi erette
sul luogo del loro sacrificio.
Questi avvenimenti ebbero largo eco non solo sui giornali locali, ma
anche in Parlamento, ove i deputati eletti nelle zone di confine
prendevano apertamente la parte dei contrabbandieri, presentando
interpellanze e interrogazioni al Governo, chiedendo un intervento per
far cessare
quella che essi qualificavano come sopraffazione della Guardia di
finanza.
Nel secondo dopoguerra, specialmente dopo l'emanazione dell'ultima
legge sull'uso delle anni da parte della Guardia di finanza promulgata
il 4 marzo 1958, e soprattutto grazie all'incessante opera educatrice dei
superiori intesa ad inculcare nei dipendenti la necessit di usare le
anni soltanto nei casi estremi e grazie all'evoluzione economica e
sociale di cui hanno beneficiato le popolazioni di confine e gli
appartenenti al Corpo, gli episodi di ostilit ed intolleranza reciproca
si sono via via attenuati.
108
3. GEOGRAFIA DEL CONTRABBANDO
Le legioni di frontiera di Torino, Milano e Venezia, all'inizio del 900'
presidiavano con i loro reparti fittamente dislocati sulle Alpi e nella
pianura Veneto-friulana, il confine con la Francia, la Svizzera e
l'Austria-Ungheria.
Il contrabbando, pur presente ovunque, era poco sviluppato sulla
frontiera occidentale, perch la Francia aveva una tariffa doganale
molto simile a quella italiana e quindi non vi erano significative
differenze di prezzi sui generi tradizionalmente oggetto di traffici
illeciti, quali tabacchi, zucchero e caff. Peraltro il confine con quella
nazione corre su catene montuose molto alte ed impervie e le zone
limitrofe sono scarsamente abitate.
Il contrabbando, invece, era endemico e molto praticato fin da tempi
antichi sul confine elvetico, che era vigilato sia dalla legione di Torino
sia da quella di Milano (saliente del Canton Ticino e Valtellina, Val
d'Aosta, Valsesia e Valdossola). Qui i traffici illeciti erano
praticamente incontenibili nella zona di pianura tra i laghi di Como e
Maggiore, ma erano anche largamente praticati nelle altre aree
montuose, che peraltro erano transitabili solo sui valichi e sui fondo
valle.
Anche sul confine orientale il contrabbando era fiorente, grazie ai
differenziali dei prezzi dei generi cosiddetti coloniali, seppur non cos
elevati come con la Svizzera, correnti nellimpero Asburgico. In
questo settore le aree maggiormente interessate erano quelle venete,
ad oriente del lago di Garda fino alle Dolomiti e quelle carniche e
soprattutto della pianura friulana tra Tarcento ed il mare. In alcuni
tratti di quest'ultima zona erano anche state erette le reti di confine, la
109
costruzione delle quali era stata portata a termine sul tratto
meridionale del confine svizzero nei primi anni del secolo.
Dopo la conclusione della prima guerra mondiale la situazione non
mut per i tratti di confine con Francia e Svizzera. Ad oriente la
frontiera italiana si attest sulla displuviale alpina dallo Stelvio a
Fiume, con due nuovi Stati confinanti: la repubblica austriaca ed il
regno jugoslavo, da Tarvisio al Quarnaro. In quest'area il controllo del
confine, dalla legione di Venezia fu trasferito alle neo costituite
legioni di Trento, Udine e Trieste.
Sulla frontiera della provincia di Bolzano, alla quale fu attribuito un
ulteriore tratto di confine con la Svizzera tra Stelvio e Resia, ove il
contrabbando continu a svilupparsi, come del resto avveniva con il
precedente regime, i traffici illeciti con la confinante Austria andarono
gradualmente scemando di intensit. Ci in quanto all'indomani della
cessazione dello stato di guerra sia la mancanza di generi alimentari,
sia l'inevitabile disordine amministrativo nel passaggio di due diverse
autorit statali avevano indotto le popolazioni locali, che mal
sopportavano la denominazione italiana, a continuare gli scambi
commerciali con i territori che da poco erano divenuti stranieri,
ovviamente senza rispettare le formalit doganali.
Con la stabilizzazione economica del dopoguerra, un po' alla volta la
situazione economica si era normalizzata ed i traffici di frontiera erano
rientrati nella legalit, anche perch le popolazioni locali non avevano
la consuetudine al contrabbando, proprie delle regioni lombarde di
confine.
In Carnia ove il confine prebellico era rimasto invariato il
contrabbando continu su ritmi simili a quelli anteguerra, anche se poi
110
and scemando e talvolta mut direzione per l'aggravarsi della crisi
economica della repubblica confinante, ove l'approvvigionamento di
generi da introdurre illegalmente in Italia divenne non redditizio.
La situazione sul nuovo confine con la Jugoslavia, invece, fu diversa.
Le popolazioni dei nuovi territori annessi all'Italia, di etnia slava, non
accettavano la nuova dominazione, come a malincuore avevano fatto
gli altoatesini, che per si rendevano conto di aver rovinosamente
perso la guerra. Gli slavi, avendo conquistato l'indipendenza con la
rivoluzione, sia pure a spese del morente impero absburgico, erano
fieramente irredentisti e boicottavano in ogni modo lo Stato italiano,
ignorando deliberatamente le disposizioni doganali italiane. Coloro
che si dedicavano al contrabbando lo facevano con finalit ideali,
erano abbastanza scopertamente aiutati dalle autorit jugoslave e dalle
popolazioni di confine e non esitavano a far uso delle armi contro i
finanzieri.
Il contrabbando in quest'area, quindi, non era pericoloso sotto il
profilo erariale, perch le quantit di merce illecitamente introdotte
non erano significative, ma costituiva un problema di ordine pubblico
e come tale era stato affrontato.
Al termine della seconda guerra mondiale, la situazione mut
radicalmente un'altra volta: il confine orientale fu riportato
sostanzialmente sulla linea antecedente al 1915, ma qui scese subito la
cortina di ferro, duramente presidiata dai "graniciari" jugoslavi che
non avevano remore a sparare su chiunque solo si avvicinasse al
confine ed ovviamente ogni traffico di contrabbando fu inconcepibile.
Nemmeno con lo strappo di Tito verso l'URSS la situazione al confine
orientale cambi.
111
Anche la frontiera austriaca, ora presidiato dalle legioni di Udine e
Trento, rimase indenne dagli illeciti traffici sul confine alpestre, sia
per le difficolt di attraversamento, sia per la sostanziale uniformit
delle tariffe doganali dei due stati confinanti. Uguale situazione
continu a presentarsi al confine con la Francia, ove il contrabbando
extraispettivo fu scarsamente praticato per tutto il XX secolo.
Diversa la situazione sul confine lombardo ed, in parte, piemontese,
ove durante la guerra avevano continuato a prosperare traffici in
entrambi i sensi: i contrabbandieri italiani nel viaggio verso la
Svizzera portavano generi alimentari, specie riso, dei quali vi era
carenza nella Confederazione, ed al ritorno introducevano i
tradizionali generi, tabacco, zucchero e talvolta caff. I
contrabbandieri, poi, lucravano spesso sull' accompagnamento a
pagamento oltre frontiera di ebrei ed altri perseguitati.
Subito dopo la fine della guerra riprese in grande stile il contrabbando
di tabacchi, T.L.E. (tabacchi lavorati esteri) nella terminologia della
Guardia di finanza, favorito dal gran numero di disoccupati per la crisi
economica postbellica, disponibili a tutto pur di poter guadagnare
qualcosa per la sopravvivenza
1
e dalla disorganizzazione dei reparti
della Guardia di finanza, che durante la Repubblica Sociale Italiana
erano stati allontanati dal confine perch i finanzieri si erano rifiutati
di opporsi agli espatri dei perseguitati.
La motivazione economica era comunque la principale. Nel quadro
generale di unItalia uscita distrutta, anche economicamente, dalla
guerra, leconomia legale delle aree di confine entrava nella fase del

1
Tra questi anche il noto giornalista e scrittore Enzo Bettiza, che ha confessato
che nel 1945-46, esule e profugo da Spalato, sopravvisse facendo il
contrabbandiere di sigarette.
112
suo definitivo declino, non potendo garantire entrate sufficienti ad un
numero peraltro sempre minore di abitanti. Inoltre, le condizioni
salariali dellindustria erano ben modeste ed in ogni caso la paga di
un operaio non era nemmeno lontanamente comparabile a quella
percepita per ogni viaggio di contrabbando.
Negli anni 50' i reparti del Corpo avevano riassunto l'organizzazione
del contrasto ai contrabbandieri prebellica, ma i traffici illeciti, ormai
polarizzati nelle province di Como, Varese, Sondrio e Novara, si
sviluppavano con notevole pericolosit. Il numero dei passatori era
divenuto ormai imponente: si erano organizzati in squadre agguerrite,
che disponevano di fiancheggiatori ed informatori sui movimenti delle
pattuglie dei finanzieri ed agivano non solo di notte ma anche di
giorno approfittando della scarsit degli organici dei reparti del Corpo
che quasi mai riuscivano a mantenere in servizio pattuglie sulle
ventiquattro ore su tutta la vasta circoscrizione.
In Valtellina, negli anni 50' prese l'avvio in grande stile il
contrabbando di caff tostato in grani. Come sar illustrato in una
successiva relazione, ci fu dovuto al fatto che in caso di fermo del
contrabbandiere non era previsto l'arresto in flagranza, come invece
per i T.L.E. e che una volta introdotto il coloniale in una delle tante
torrefazioni sorte a ridosso del confine non era possibile per i
finanzieri sequestrare la merce, e ci per carenze legislative che in
seguito si cercher invano di sanare.
A met degli anni 60' il contrabbando, fino ad allora appannaggio di
spalloni locali, che spesso si tramandavano di padre in figlio il
mestiere, che comunque alternavano con unoccupazione legale, fu
fortemente inquinato da elementi della malavita comune provenienti
113
da territori non di confine, attirati dai facili guadagni che forniva la
illecita attivit.
In quegli anni il trasporto di una "bricolla" consentiva di percepire una
cifra da 10 a 15.000 lire; nelle zone di maggiore facilitazione alcuni
spalloni facevano anche due viaggi al giorno. Non era raro che i pi
assidui guadagnassero 400 - 500.000 lire al mese, quando la paga di
un operaio specializzato si aggirava sulle 60.000 lire. Guadagni pi
elevati spettavano agli autisti che trasportavano le sigarette nelle citt
ove venivano spacciate, ed ancora maggiori agli organizzatori. In caso
di sequestro del carico da parte della Guardia di finanza, spalloni e
autisti perdevano il compenso del trasporto, ma gli organizzatori il
prezzo della bricolla, che si aggirava sulle 135 140.000 lire.
Naturalmente, l'afflusso della delinquenza comune in zone
sostanzialmente tranquille provocava turbamento all'ordine pubblico
per le frequenti risse, che sfociavano anche in accoltellamenti e
talvolta omicidi, spedizioni punitive a carico di concorrenti, spaccio di
droga, furti di autovetture che venivano utilizzate per il trasporto delle
sigarette, ecc ..
A questo punto gli amministratori locali, che fino ad allora avevano
considerato il contrabbando una consuetudine locale da tollerare, se
non da favorire, si preoccuparono e chiesero un pi incisivo contrasto
del fenomeno da parte della Guardia di finanza. Il Corpo intanto non
era stato a guardare: al miglioramento degli organici e della
qualificazione dei finanzieri aveva fatto seguito il potenziamento dei
mezzi e la creazione delle sezioni mobili e dei nuclei mobili di
compagnia, reparti dotati oltre che di veloci autovetture da
inseguimento, di una certa capacit investigativa ed una accentuata
114
penetrazione informativa negli ambienti contrabbandieri ed infine,
nelle zone pi minacciate, l'impiego delle compagnie di pronto
impiego, i cosiddetti "baschi verdi".
La situazione stava per essere pienamente posta sotto controllo
quando, nell'ottobre del 1973, scoppi la guerra arabo - israeliana,
detta del Kippur, che innesc nel mondo occidentale una crisi
economica planetaria.
La guerra, limitata sul piano militare al Medio Oriente, ebbe effetti
catastrofici sull'economia europea per l'intervento dell'OPEC,
l'organizzazione che raggruppa i maggiori paesi produttori di petrolio
nella quale gli arabi hanno la maggioranza, che ordin ai suoi aderenti
una sensibile diminuzione della produzione, al fine di indurre le
potenze occidentali a premere su Israele per farlo indurre a
sgomberare i territori palestinesi occupati.
La misura non ottenne gli effetti politici sperati, ma caus un rapido
ed incontrollato aumento del prezzo del greggio, che mise a mal
partito le economie pi deboli, quale quella italiana. Le autorit
monetarie nazionali non riuscirono a trovare contromisure efficaci e
quindi il mercato riequilibr automaticamente il sistema con un
aumento esponenziale dei prezzi che caus un'inflazione che si
protrasse per oltre 15 anni con saggi tra il l0 ed il 20%.
Una delle conseguenze immediate fu una rapida svalutazione della
lira, che perse in pochi mesi met del suo valore nei confronti del
dollaro e del franco svizzero, che segue generalmente i movimenti
della moneta statunitense.
Questi avvenimenti ebbero una ripercussione sul contrabbando con la
Svizzera di portata storica: dopo secoli le sigarette e gli altri generi
115
coloniali nella Confederazione avevano un prezzo pari o superiore a
quello in Italia e pertanto l'illecita importazione nel nostro Paese di
generi di monopolio non godeva pi di incentivi economici. Il 1974
quindi l'anno del termine del tradizionale contrabbando
extraispettivo di "bricolle" trasportate da "spalloni", seguito dopo un
anno di sopravvivenza dal contrabbando di caff.
Una piccola minoranza di contrabbandieri venne allora assoldata da
organizzazioni criminali, che utilizzarono la loro esperienza per
attivit che richiedevano poco personale, come traffici di valuta, di
droga o finanche sequestri di persona a fini estorsivi.
4. I RISULTATI DELL' AZIONE REPRESSIVA DELLA GUARDIA DI FINANZA
Le rilevazioni statistiche sistematiche dei risultati in tutti i settori di
servizio della Guardia di finanza iniziarono dal 1955. Prima di allora
sono disponibili dati parziali, rilevati con sistemi non sempre
uniformi, che comunque non consentono di ricostruire una serie
storica continua.
Da fonti diverse, sono stati rilevati i quantitativi sequestrati dai
finanzieri nell'arco di novanta anni, che sono riportati nella seguente
tabella:
116
SEQUESTRI DI MERCI DI CONTRABBANDO
(Ton)



TABACCHI


COLONIALI


CAFFE

Confine
terrestre
Confine
marittimo
Confine
terrestre
Confine
marittimo
Confine
terrestre
Confine
marittimo

1885


40

90

Dati non disponibili

Media
1927-37

5,6 215 45

1938

6,5 73,5 40 55 30 10

Media
1965-70

267 144 91 218

1970

896 205 10 260

Pur tenuto conto del tumultuoso sviluppo economico verificatosi in
Italia soprattutto nel secondo dopoguerra, che ha di molto incentivato i
consumi dei generi voluttuari, quali le sigarette, non si pu non
rilevare l'aumento costante dei sequestri operati dal Corpo al confine
terrestre, che fu la conseguenza dell' ammodernamento dei mezzi in
dotazione e della migliore organizzazione del servizio di repressione
del fenomeno.
117
I dati suesposti inducono ad alcune considerazioni. Fino alla met del
XX secolo l'entit del personale e dei reparti schierati sul confine
alpestre era rilevante. Ci nonostante i sequestri operati prima della
seconda guerra mondiale non sono nemmeno lontanamente
comparabili a quelli degli anni 60' - 70'.
Questo avveniva perch prima della seconda guerra mondiale il
consumo delle sigarette confezionate in pacchetti non era diffuso
come ora. I ceti con redditi di poco superiori alla sussistenza, che
allora erano numericamente consistenti e che nel secondo dopoguerra
costituivano il mercato di consumo del contrabbando, fino agli anni
40 confezionavano le sigarette da se, acquistando tabacco sfuso e
cartine. Pertanto non erano interessati ad acquistare pacchetti di
sigarette di provenienza lecita od illecita
A partire dagli anni 50, anche per la grande diffusione di sigarette
estere, soprattutto di produzione U.S.A., provocata dalle truppe di
occupazione al termine della seconda guerra mondiale, il consumo di
tabacco sfuso fu del tutto abbandonato con conseguente grande
espansione del mercato di vendita al dettaglio di pacchetti sia del
Monopolio, sia di illecita provenienza.
Di conseguenza, a maggiori quantitativi di T.L.E. introdotti di
contrabbando, corrispose una maggiore entit dei sequestri.
Analoghe motivazioni spiegano anche lincremento dei sequestri di
caff, prima considerato un consumo di lusso e poi un consumo di
massa. Il consumo degli altri generi coloniali (principalmente
zucchero, cacao, cioccolata, saccarina e spezie) rimase
sostanzialmente invariato nel corso del XX secolo, con conseguente
invariabilit negli anni dei sequestri.
118
Comunque, risultati di servizio cos significativamente maggiori negli
ultimi anni sono dipesi, da un lato da una mirata revisione ordinativa
attuata dal Comando Generale del Corpo per effetto della quale furono
soppressi numerosi reparti ubicati in zone ove l'infiltrazione
contrabbandiera era da tempo insignificante, rinforzando con i
recuperi realizzati il dispositivo di vigilanza nelle aree pi sensibili, e
dall'altro, dall'attuazione di una migliore qualificazione professionale
dei finanzieri che vennero anche dotati di materiali e mezzi tecnici pi
aggiornati.
Notevole efficacia, inoltre, ha avuto, a partire dal 1954, l'immissione
in servizio del cane anticontrabbando, e, per i reparti di montagna,
nuovi e pi efficaci programmi di addestramento allalpinismo
introdotti nella Scuola Alpina del Corpo di Predazzo, fucina nella
quale venivano formati i finanzieri da destinare al servizio sul confine
alpestre.
5. CONCLUSIONI
Il contrabbando extraispettivo di tabacchi e coloniali alla frontiera
terrestre ormai un fenomeno lasciato alle investigazioni degli storici.
Ci dovuto ai motivi economici gi illustrati (svalutazione della lira
che ha reso antieconomico l'acquisto dei generi in Svizzera), ma anche
al progresso economico e sociale delle popolazioni frontaliere, che ha
eliminato le sacche di povert e di sottosviluppo che servivano da
serbatoio di manodopera per le organizzazioni contrabbandiere.
La gente si imborghesita. Chi oggi si sentirebbe di percorrere
sentieri ripidi in montagna con una bricolla di 40 o 50 chili sulle
119
spalle, con il rischio immanente di perdere il carico e di essere
arrestato dai finanzieri?
Di tutto ci rimane ora il ricordo degli ultimi protagonisti di queste
vicende, i finanzieri da una parte ed i contrabbandieri dall'altra, che
affidano alla penna (o meglio, alla tastiera di un computer) la memoria
di vicende che per secoli hanno caratterizzato la cultura ed il modo di
vivere di popolazione finalmente affrancatesi dal sotto.

121
Dott. Adriano Bazzocco
Latteggiamento della Confederazione Svizzera nei
confronti del contrabbando alla frontiera con lItalia


La frontiera tra Italia e Svizzera stata oggetto nel corso del tempo di
intensi traffici illeciti di svariata natura. Occorre dunque
preliminarmente delimitare il campo della ricerca. Quello di cui voglio
parlarvi oggi il fenomeno impropriamente denominato
contrabbando romantico. questa una definizione di grande
circolazione ma imprecisa e di scarsa utilit in sede di ricerca
scientifica. Si dovrebbe piuttosto parlare di contrabbando sociale,
122
sia per il gran numero di persone implicate a vario titolo, sia per il
forte radicamento nella societ di questa forma di illegalismo
popolare.
Il contrabbando non mai stato in alcun modo considerato unattivit
moralmente riprovevole soprattutto per due ragioni: perch era
praticato per fronteggiare situazioni di povert endemica o
congiunturale e perch colpiva lerario dellavversato Governo
centrale, che nelle regioni di frontiera rest per lungo tempo unentit
semisconosciuta, tanto latitante di fronte ai problemi del territorio,
quanto ben presente per drenare risorse umane e finanziarie,
rispettivamente con le chiamate di leva e le imposte.
Mi stato chiesto di presentarvi il punto di vista svizzero. Ho deciso
di articolare la mia presentazione in cinque punti. Dapprima,
spiegher come le autorit svizzere, segnatamente la Direzione
generale delle dogane, classificavano sotto il profilo legale e
amministrativo i flussi di merci verso lItalia al di fuori dei valichi
doganali (1). Passer poi dalla teoria alla pratica con una descrizione
dei preparativi sul versante svizzero di unoperazione di contrabbando
(2). Come emerge da alcuni dati quantitativi, la circolazione di merci e
persone a ridosso della frontiera fu intensissima (3). Il viavai
giornaliero di svariate centinaia di spalloni non poteva non porre
problemi di ordine pubblico e provocare incidenti di confine, che
diedero molto lavoro alle rappresentanze diplomatiche di Italia e
Svizzera (4). Infine, stiler un bilancio sulla rilevanza economica del
contrabbando per la Svizzera (5).
123
1. INQUADRAMENTO GIURIDICO E AMMINISTRATIVO
Vi reato di contrabbando quando si trasferiscono merci da uno Stato
allaltro eludendo il pagamento dei tributi fiscali. La giustapposizione
di economie nazionali dai regimi fiscali e doganali divergenti
determina rendite differenziali su alcuni beni, che fanno nascere
opportunit di guadagno. A fronte di un regime fiscale
tradizionalmente mite, come quello svizzero, limposizione in Italia su
beni come zucchero, caff e, soprattutto, tabacco stata per lungo
tempo davvero gravosa. Ne sono conseguiti intensi traffici di
contrabbando dalla Svizzera verso lItalia.
Lesportazione di merci al di fuori dei valichi doganali, attraverso la
frontiera verde, non configurava secondo il diritto svizzero il reato di
contrabbando, perch non comportava alcuna violazione della legge
federale del 1 ottobre 1925 sulle dogane. La Confederazione, cui
incombeva e incombe tuttora la competenza esclusiva in materia
doganale, non subiva alcun danno fiscale da questo genere di traffici.
Al contrario: come vedremo, il contrabbando a danno dell'Italia era
molto redditizio per la Svizzera.
Durante gli anni della cosiddetta tratta delle bionde, dalla fine della
seconda guerra mondiale alla met degli anni Settanta,
nellAmministrazione federale svizzera, quando si parlava di
contrabbando con lItalia era invalsa labitudine di distinguere i
traffici di esportazione in tre categorie denominate: esportazione I,
esportazione II ed esportazione III.
Con esportazione I era definito il trasferimento allestero di merci in
modo del tutto regolare, ossia a norma di legge sia in Svizzera sia in
Italia. In Svizzera il tabacco era assoggettato a unimposta il cui
124
gettito contribuiva a finanziare lAssicurazione vecchiaia e superstiti
(AVS), equivalente in Italia a grandi linee allIstituto nazionale della
previdenza sociale (INPS). Nel caso dellesportazione I, al momento
di introdurre le sigarette su territorio estero, lesportatore svizzero
otteneva dalla Stato il rimborso dellimposta sul tabacco. Allingresso
in Italia i tabacchi lavorati esteri erano in seguito assoggettati al
regime fiscale italiano, come noto particolarmente esoso. Ad esempio,
in Italia alla fine del 1967, lonere fiscale sulle sigarette estere
equivaleva all82,5 per cento del prezzo di vendita.
Nel caso dellesportazione II, le sigarette erano regolarmente
dichiarate presso un ufficio doganale svizzero e introdotte in Italia al
di fuori dei valichi doganali attraverso la frontiera verde senza
dichiararle alla Guardia di Finanza. Era questa la categoria sotto la
quale ricadeva il contrabbando classico degli spalloni di sigarette o
caff. Interessante notare che, in questo caso, limposta sul tabacco
non era restituita allesportatore svizzero ma restava nelle casse
dellAVS, a tutto beneficio del sistema pensionistico svizzero.
Lintroduzione in Italia di merci non dichiarate a nessuna autorit dei
due Paesi era definita esportazione III. il caso, per esempio, di
cittadini italiani che acquistavano sigarette in Svizzera e le
occultavano su autocarri. Le autorit svizzere sanzionavano questo
reato secondo larticolo 30 capoverso 3 della legge sulle dogane con
una multa massima di 300 franchi.
Lindustria del contrabbando sviluppatasi in Svizzera operava
totalmente secondo le modalit dellesportazione II. Infatti, i fornitori
svizzeri e gli spalloni italiani avevano tutto linteresse a notificarsi di
fronte alle autorit svizzere in modo da operare indisturbati sul
125
territorio. Secondo il diritto svizzero, lintroduzione in Italia di merci
attraverso la frontiera verde era ammessa, perch la legge federale del
1 ottobre 1925 sulle dogane non menzionava esplicitamente alcun
obbligo di esportare le merci da un valico doganale. Inoltre, la
Svizzera non riconosceva il principio dellassistenza giudiziaria in
materia di delitti doganali o fiscali commessi ai danni di un altro
Stato. Semmai vi fosse stata da parte svizzera un qualche volont di
prestare aiuto alla Guardia di Finanza nelle attivit di controllo e
repressione, non sarebbe stato possibile farlo per la mancanza delle
necessarie basi giuridiche. O, perlomeno, queste era largomento
principale invocato dalle autorit svizzere per rispondere alle proteste
diplomatiche presentate a scadenza regolare delle autorit italiane.
2. PREPARATIVI DI UNOPERAZIONE
Le leggi svizzere, dunque, consentivano agli spalloni di agire
indisturbati sul territorio della Confederazione. per interessante
notare che lesportazione di merci per vie traverse non era gestita
secondo i normali canali commerciali, bens attraverso una filiera
distinta e parallela. Negli anni della tratta delle bionde lungo la
frontiera si era insediata una rete di cosiddetti gros preneur, grandi
acquirenti, che operavano dietro autorizzazione dellAssociazione
svizzera dei fabbricanti di sigarette. I gros preneurs erano i grossisti
a uso esclusivo del contrabbando. In genere, ogni gruppo organizzato
di spalloni faceva capo a un proprio gros preneur di fiducia dal
quale era solito rifornirsi. I gros preneurs erano specializzati nella
fornitura di merci in un determinato tratto di confine.
126
Erano in genere i gros preners che si occupavano di confezionare il
caratteristico sacco del contrabbandiere, la bricolla. Circa 25-30
chilogrammi di stecche di sigarette erano dapprima fasciate in una
speciale carta impermeabilizzante per proteggerle dal sudore dello
spallone e in seguito avvolte con tela di sacco di juta. Il risultato era
un grande involto a forma di parallelepipedo al quale gli spalloni
agganciavano due lacci per consentirne il trasporto a spalla a mo di
zaino. Con la tela di juta gli spalloni confezionavano anche i peduli,
particolari calzature cucite con spago grosso utilizzate allo scopo di
attutire lo scalpiccio e non lasciare tracce. I peduli si consumavano nel
giro di un viaggio e andavano pertanto sostituiti dopo ogni operazione
di sconfinamento. Lattrezzatura tipica del contrabbandiere era in
genere completata da un bastone utilizzato quale sostegno per
agevolare la marcia e da una roncola cui ricorrere in caso di
emergenza per recidere rapidamente le spalline allo scopo di liberarsi
del carico e darsi alla fuga.
3. QUANTIFICAZIONE
Le elaborazioni statistiche sul contrabbando al confine tra Italia e
Svizzera sono rare. Inoltre, i pochi studi disponibili sono in genere
approssimativi, se non talvolta del tutto errati. La fragilit delle basi
statistiche dovuta soprattutto alla grande frammentariet e
alleterogeneit delle fonti archivistiche. Non questa la sede per
affrontare i problemi metodologici relativi alla ricerca sul
contrabbando. Mi limito qui a presentare alcuni dati che danno un'idea
sull'intensit con la quale il contrabbando stato esercitato nel corso
del tempo.
127
Secondo quanto riportato da un articolo apparso sulla testata comasca
LAraldo, nel 1882 furono sequestrati nel solo circondario di Como
2570 kg di sale, 14 195 kg di tabacco, 11 580 kg di generi coloniali,
344 kg di tessuti e 12 558 kg di altri generi per un totale di oltre 41
tonnellate di merci. Nel corso delle operazioni che portarono a questi
sequestri la Guardia di Finanza pronunci 1310 contravvenzioni e
trasse in arresto 1063 persone.
Ovviamente, questi traffici di frodo erano assai pregiudizievoli per
lerario italiano. Nel 1888, negli ambienti della diplomazia straniera a
Roma levasione fiscale derivante dai traffici di contrabbando con la
Svizzera era stimata a 10 milioni di franchi allanno. Nel 1897, un
articolo apparso su LOssola indicava una cifra per i soli tabacchi di
almeno 15 milioni di lire allanno.
Come detto in precedenza, gli spalloni notificavano le merci alle
guardie di confine svizzere prima di introdurle furtivamente su
territorio italiano. Per gli anni 1937-1939 stato possibile recuperare
nei fondi dellArchivio federale di Berna i dati relativi alle merci
esportate in Italia lungo le vie del contrabbando. Nel tratto di confine
lungo i cantoni Ticino e Grigioni sono esportati di frodo nel 1937
885 703 kg di merci, nel 1938 507 032 kg e nel 1939 464 249 kg. A
quell'epoca i beni maggiormente contrabbandati erano il caff, lo
zucchero e i tabacchi.
La diminuzione registrata nel 1938 dovuta allo scoppio di alcuni
focolai di afta epizootica. Per ragioni di profilassi veterinaria le
autorit elvetiche ordinarono per un certo periodo il divieto di
attraversamento del confine e, soprattutto, proibirono ai negozianti di
vendere merci presumibilmente destinate al contrabbando. Lulteriore
128
diminuzione nel 1939 dovuta allemanazione dei divieti
desportazione nellambito delleconomia di guerra. In effetti, allo
scoppio della seconda guerra mondiale la Svizzera pose bruscamente
fine al suo atteggiamento di interessata tolleranza e inizi a reprimere
il contrabbando con grande determinazione e senza lesinare luso delle
armi: nel corso di quegli anni le guardie di confine e i soldati svizzeri
uccisero alcune decine di spalloni italiani.
La svolta repressiva svizzera fu breve. Terminata lemergenza della
guerra, lesportazione verso lItalia attraverso la frontiera verde fu di
nuovo tollerata. Nel giro di pochi anni il contrabbando verso lItalia
ritorn in auge come e pi di prima. Basti pensare che, nel 1952, nel
posto doganale secondario del villaggio ticinese di Bruzella, nella
Valle di Muggio, furono dichiarate alle guardie di frontiera svizzere
ben 12mila bricolle da immettere in Italia lungo le vie del
contrabbando, equivalenti allincirca a 360 tonnellate.
Lintensit massima dei traffici di frodo fu probabilmente raggiunta
agli inizi degli anni Settanta in Val Poschiavo. Nel 1971 nei due
valichi doganali in valle, a Campocologno e Viano, furono dichiarate
in totale 8917 tonnellate di merce, equivalenti a una media di 24
tonnellate e mezzo al giorno! La Val Poschiavo si specializz nel
contrabbando di caff: nel 1971 questo bene rappresentava il 95 per
cento delle merci esportate di frodo (8503 tonnellate). A Brusio erano
attive ben 8 torrefazioni di caff e i fumi che esalavano avvolgevano
talvolta il villaggio in una nebbia bluastra.
Raggiunto lapice nel 1971, i traffici di contrabbando declinarono
drasticamente negli anni successevi a causa dellapprezzamento del
franco svizzero che erose i margini di guadagno dei contrabbandieri.
129
4. ATTRITI, IRRITAZIONI, CONFLITTI
Nelle regioni di frontiera la circolazione durante lintero anno di
svariate centinaia di spalloni non poteva mancare di procurare
complicazioni di vario genere. Dallo spoglio dei faldoni dellarchivio
del Ministero degli Affari Esteri di Roma e dellArchivio federale
svizzero di Berna emerge una sterminata sequela di incidenti di
confine che provocarono attriti diplomatici, talvolta molto forti, tra
Italia e Svizzera. Se intercettati, gli spalloni tentavano in qualsiasi
modo di darsi alla fuga verso il territorio svizzero, dove erano al
sicuro. Per la difficolt, laddove non cera la rete metallica, a stabilire
esattamente dove scorresse il confine o per limpeto di voler a tutti
costi portare a segno unoperazione, le guardie di finanza finirono
spesso per sconfinare o esplodere colpi di arma da fuoco verso la
Svizzera. Ne seguiva limmancabile nota di protesta da parte delle
autorit federali svizzere e un lungo strascico diplomatico con scambi
di lettere e incontri chiarificatori per stabilire se e come il confine
fosse stato effettivamente violato.
Ogniqualvolta erano intavolati negoziati bilaterali con la Svizzera per
stipulare accordi sul traffico di frontiera, trattati commerciali o
convenzioni di doppia imposizione, lItalia non mancava di riproporre
la questione del contrabbando e chiedere che la Confederazione
facesse qualcosa per mettere freno al dilagare dei traffici di frodo,
senza per mai ottenere nulla di concreto. Da parte svizzera, si
rispondeva puntualmente che lesportazione al di fuori dei valichi
doganali non costituiva reato e che lassistenza giudiziaria in materia
di delitti fiscali e doganali non era riconosciuta. Le autorit svizzere
tentarono in pi occasioni di trarsi dimpaccio ribaltando la colpa sul
130
dispositivo repressivo italiano ritenuto, a loro avviso inefficiente e
corroso dalla corruzione.
Oltre agli attriti diplomatici, il viavai sul territorio di migliaia di
spalloni in tutte le stagioni e a qualsiasi ora del giorno e della notte
pose inevitabilmente qualche problema. Durante linverno, per
ripararsi dal freddo i contrabbandieri erano soliti rifugiarsi in baite o
stalle discoste disabitate durante la brutta stagione. Per riscaldarsi
talvolta accesero fuochi utilizzando come legname di fortuna porte,
mobilio e suppellettili, causando ingenti danni. Nel 1933, ad esempio,
un pericolosissimo fuoco fu acceso in una stalla nella Valle di Fex, in
Engadina. Il proprietario invi una lettera alle autorit della polizia
cantonale dei Grigioni nella quale chiedeva che si facesse rispondere
dei danni dei contrabbandieri i commercianti di Sils che li rifornivano.
Quale reazione, la polizia grigionese lanci unoperazione
anticontrabbando nella zona di Fex. Ci suscit il malcontento dei
commercianti di Sils Maria e Vicosoprano, che lamentarono una
disparit di trattamento rispetto alla Bregaglia e alla Val Poschiavo,
dove gli spalloni potevano agire indisturbati. Nel frattempo, sempre
nei Grigioni, in Mesolcina, le autorit comunali di Cama avanzarono
la proposta di imputare i costi per i danni agli immobili direttamente
agli spalloni mediante il prelevamento di una tassa pro capite di una
lira e di obbligarli a rifornirsi nei negozi in paese. La proposta fece
insorgere i negozianti dei villaggi vicini di Grono e Leggia che
espressero la loro contrariet allintroduzione di un monopolio
comunale sui traffici di contrabbando a favore di Cama. La questione
provoc una fitta corrispondenza tra privati cittadini, negozianti,
autorit comunali, cantonali e federali. Alla fine si decise di applicare
131
una sorta di tassa per ogni carico di merce contrabbandata di utilizzare
i proventi per risarcire i danni causati dagli spalloni. In Svizzera il
contrabbando toccava gli interessi di diversi attori economici e
istituzionali e generava conflitti cui si pose rimedio con soluzioni
pragmatiche.
La circolazione di numerose colonne di spalloni nelle ore notturne
poneva pure una questione di ordine pubblico. Su pressione della
popolazione le autorit svizzere furono costrette a intervenire per
disciplinare l'esercizio del contrabbando. Nel 1965 in Val Poschiavo i
contrabbandieri furono obbligati ed entrare in territorio svizzero
regolarmente attraverso il valico doganale regolare; lattraversamento
della frontiera verde fu consentito soltanto per lesportazione delle
merci. Furono inoltre introdotte limitazioni orarie per garantire una
certa tranquillit: l'esercizio del contrabbando era consentito tra le ore
22.00 e le 5.00 e durante i giorni festivi gli spalloni dovevano lasciare
la bricolla a terra.
5. RILEVANZA ECONOMICA PER LA SVIZZERA
Gli importanti sforzi profusi sul versante svizzero per disciplinare
lesportazione di merci in violazione delle leggi italiane sono una spia
della notevole rilevanza economica dei traffici di frodo. Il
contrabbando rappresentava per la Svizzera innanzitutto uno sbocco
commerciale supplementare con un notevole indotto a livello
regionale: basti pensare alla rete dei grossisti di sigarette e ai numerosi
esercizi commerciali (negozi, ristoranti) frequentati da una nutrita
clientela di contrabbandieri.
Nelle regioni di frontiera svizzere il contrabbando svolse una funzione
132
di strutturazione del tessuto socioeconomico. Ad esempio, le
manifatture di tabacco, che si svilupparono in Ticino nella seconda
met dellOttocento, sorsero a ridosso del confine, nel Mendrisiotto e
nel Locarnese, sia per attingere al mercato del lavoro italiano per il
reclutamento delle sigaraie, sia per la prossimit ai canali di smercio
illegali.
Quando si valuta lindotto per la Svizzera dellesportazione di merci
in violazione delle leggi italiane si tralascia spesso laspetto fiscale.
Come rilevato in precedenza, nellesportazione II, il regime sotto il
quale operavano i contrabbandieri, limposta svizzera sui tabacchi
esportati non era restituita come nel caso dellesportazione I, ma
restava nelle casse dell'AVS. Il contrabbando generava dunque un
gettito supplementare che contribuiva a finanziare il sistema
pensionistico svizzero. Nel 1968 la Direzione generale delle dogane di
Berna stimava a 100 milioni di franchi allanno lintroito fiscale
derivante dalle esportazioni di tabacco verso lItalia. Un tale importo
significa che in quegli anni un pensionato svizzero su venti riceveva
una rendita di vecchiaia finanziata mediante il gettito fiscale del
contrabbando di tabacco verso lItalia.
Nel corso del tempo la fenomenologia del contrabbando si
progressivamente trasformata con una netta accentuazione, negli
ultimi decenni, dei tratti delinquenziali e la rimozione del radicamento
sociale. Ai nostri giorni, le cronache riportano sul contrabbando
notizie inquietanti che parlano di riciclaggio di denaro sporco, droga,
armi, corruzione ai massimi vertici e tratta di esseri umani. Questa
tuttaltra storia, estranea allepopea del contrabbando sociale, pi
interessante per i criminologi, che per lo storico.
133
Cap. Gerardo Severino
Lo schieramento della Guardia di Finanza
al confine alpestre nei primi cento anni dallUnit dItalia

1. IL 1861 ED I NUOVI CONFINI NAZIONALI
Allindomani dellunificazione nazionale del 1861, il cosiddetto
confine alpestre era limitato al solo tratto che separava il neonato
Regno dItalia con la Francia e la Svizzera, mancando, infatti,
allappello sia il Veneto che il Mantovano, ancora sotto la
dominazione austro-ungarica. In verit, un capitolo a parte andrebbe
134
dedicato anche ai confini che separavano ancora il nuovo Regno sia
con lo Stato Pontificio, le cui frontiere si estendevano per centinaia di
chilometri, interessando le regioni della Toscana, Umbria, Abbruzzo e
Molise ed ovviamente la Campania. Pur non essendo oggetto della
materia da me trattata, mi limiter solo a ricordare che tale frontiera,
che secondo lordinamento doganale del 1862, assumer il titolo di
Linea delle provincie romane, verr caratterizzata dalla presenza di
ben 36 uffici doganali, compresi i posti dosservazione, con altrettante
Brigate di Preposti Doganali, ovvero di Guardie dei Dazi Indiretti (per
il tratto riguardante lAbruzzo e la Campania). Per quanto riguarda il
primo caso, lorganizzazione doganale frontaliera interess sia il
territorio che separava lItalia dal Veneto occidentale, meridionale e
dal Mantovano, con la conseguente istituzione di reparti di frontiera
nel Bresciano ed in Emilia (linea del ferrarese e del basso Po), affidati
ancora ai Preposti Doganali dellormai ex Regno di Sardegna, in
attesa della costituzione di un nuovo Corpo di finanzieri nazionale.
Nel marzo del 1861, lordinamento del Dispositivo di vigilanza
doganale lungo i confini francese e svizzero rimase immutato, tant
vero che nellarea geografica che comprendeva la Liguria il Piemonte
e la Valle dAosta fu mantenuta in piedi lorganizzazione operativa
rappresentata dal citato Corpo de Preposti Doganali. Tale
configurazione comprendeva la presenza sul territorio di un certo
numero di Comandi retti da ufficiali, i cosiddetti Commissariati di
Brigata, dai quali dipendevano le numerose Brigate di frontiera dei
Preposti, stanziate da Mortola Superiore (Luogotenenza di
Ventimiglia) a Ponte Caffaro (Luogotenenza di Anfo, Brescia). I
Commissariati dipendevano, a loro volta dalle Ispezioni o Vice
135
Ispezioni delle Gabelle, uffici periferici dipendenti dalle varie
Direzioni delle Gabelle operanti nellambito delle cosiddette Antiche
Provincie (che distinguevano i vecchi possedimenti del Regno di
Sardegna dalle nuove regioni annesse. La Linea delle Alpi e dei
Fiumi e Laghi promiscui, cos come la definir il nuovo Ordinamento
Doganale italiano
1
, nel comprendere anche la Lombardia, per la quale
ritorneremo a breve, verr caratterizzata dalla presenza di ben 98 fra
Dogane di confine e Posti dOsservazione, con affiancati altrettanti
reparti dei Preposti Doganali, operanti questultima lungo il tratto di
demarcazione di pertinenza delle attuali provincie di Como e Varese.
Procediamo con ordine, ricordando quanto accadde nel 1859. Sin dalla
met dell'aprile 1859, la situazione politica internazionale sembrava
far precipitare gli avvenimenti, tanto da ritenere imminente la guerra
tra l'alleanza franco-piemontese e l'impero austriaco. Il 3 maggio
veniva, quindi, istituita presso il ministero degli esteri di Torino, ma
senza essere resa pubblica per evitare proteste e complicazioni
internazionali, la cosiddetta Direzione Generale delle Province
Italiane, diretta dal Minghetti (Segretario Generale agli Esteri), divisa
a sua volta in due uffici: uno per le province unite ai regi stati,
affidato ad Antonio Allievi, al quale partecip inizialmente anche il
Farini, e uno per le province poste sotto la protezione di S.M.,
diretto da Costantino Nigra. La Direzione, che venne formalmente
resa nota con il decreto 11 giugno 1859, fu dunque lo strumento per
coordinare il centro decisionale piemontese con i centri delle
amministrazioni delle province annesse (Lombardia e i Ducati, in base

1
Regio Decreto in data 16 ottobre 1862, avente per titolo Classificazione delle
Dogane.
136
alla validit del voto di fusione sancito gi del 1848) e delle province
poste sotto la tutela della monarchia costituzionale di Vittorio
Emanuele II, quali lEmilia e la Toscana. Riguardo alla Lombardia,
che rappresenta il caso pi emblematico di tale processo storico per il
quale vale la pena di soffersi un attimo, occorre dire che il progetto
temporaneo di riorganizzazione amministrativa (scaturito dai lavori
della nota Commissione Giulini), si basava su alcune direttive
impartite direttamente da Cavour, il quale ovviamente considerato
ancora valido il voto plebiscitario del 1848, presupposto della
immediata unione politica della Lombardia cogli Stati Sardi sotto
la sovranit di Vittorio Emanuele II. Dopo aver previsto la gestione
commissariale dei territori, veniva successivamente regolato
l'ordinamento amministrativo-tributario-giudiziario, adeguandolo alle
nuove condizioni politiche. In sintesi l'amministrazione avrebbe fatto
a capo a un governatore, residente a Milano e ministro senza
portafogli del gabinetto piemontese, che sarebbe subentrato al
luogotenente. Il consiglio di luogotenenza lombardo-veneto sarebbe
stato sostituito da un consiglio amministrativo, composto dal
governatore, da un vicepresidente e dai diversi direttori delle sezioni
centrali dell'amministrazione, ridotti per di numero. A Milano si
sarebbe poi creato un tribunale di terza istanza, a completamento
dell'organizzazione giudiziaria dopo la soppressione del tribunale
supremo di giustizia austriaco che risiedeva a Verona. L'ordinamento
provinciale proposto dalla commissione prevedeva una
responsabilizzazione politica dei capi delle province - i governatori -
ai quali sarebbero stati direttamente subordinati tutti gli uffici e le
autorit provinciali: i questori, i commissari distrettuali, gli uffici di
137
sanit, delle poste e delle pubbliche costruzioni. In sintesi dunque il
progetto prevedeva un sostanziale mantenimento delle istituzioni
locali - concedendo loro tuttavia una maggiore autonomia -
l'accentramento del potere politico nelle province nelle mani del
rappresentante del governo e una estrema limitazione delle
attribuzioni del governo centrale, premessa alla scomparsa della
Milano "capitale" una volta unificata la legislazione delle province del
nuovo Regno. Commissario regio generale fu nominato il 22 maggio
Emilio Visconti Venosta, gi membro della commissione Giulini, con
l'incarico di affiancarsi al generale Garibaldi che si accingeva a entrare
in Lombardia. Secondo le istruzioni dategli dal Cavour, Visconti
Venosta avrebbe dovuto cercare di far insorgere i paesi e provvedere
al governo civile dei paesi che saranno occupati dalle nostre armi o si
dichiareranno per la causa nazionale. In seguito alla battaglia di
Magenta che liber alle truppe franco- piemontesi la via verso Milano,
la congregazione municipale, nel confermare il patto votato nel 1848,
proclamava l'annessione della Lombardia al Piemonte. Le linee
fondamentali dell'organizzazione temporanea della Lombardia furono,
quindi, stabilite dal decreto 8 giugno 1859. In virt di tale
provvedimento, al vertice dell'amministrazione veniva nominato un
Governatore nella persona del magistrato piemontese Paolo Onorato
Vigliani il quale avrebbe rappresentato il re, investito dei pieni
poteri per la gestione dell'amministrazione civile, con competenza
anche in materia di leggi e regolamenti e il potere di promulgare
decreti. Alle dirette dipendenze del governatore venivano poste tutte le
autorit delle province lombarde e a lui dovevano essere indirizzati
tutti gli affari che, sotto il cessato regime austriaco, dovevano
138
indirizzarsi al governatore generale del regno e ai dicasteri centrali.
Inoltre il governatore aveva la facolt di nominare commissioni
speciali con carattere consultivo per le questioni politiche ed
economiche che fossero elette tra i rappresentanti pi autorevoli della
cittadinanza milanese. In Lombardia e torniamo allargomento della
relazione prima della 2^ Guerra dIndipendenza (1859) operava la
Imperial Regia Guardia di Finanza del Lombardo-Veneto, sorta
allindomani del noto Congresso di Vienna. Allatto del passaggio o
annessione di quei territori al Regno di Sardegna, si assistette
alliniziale sopravvivenza del citato Corpo, al quale verr timidamente
affiancato quello dei Preposti Doganali Sardi, come nel caso di cui
parleremo a breve. Un chiaro esempio di pacifica convivenza
contenuto nella Circolare n. 6561-606 del 15 marzo 1860, inviata dalla
Regia Prefettura delle Finanze in Milano alle varie Regie Intendenze
di Finanza (attive sotto gli austriaci), rimaste anchesse in piedi dopo
lannessione al Piemonte, e dalle quali dipendevano i vari Comandi di
Sezione della Guardia di Finanza. A questo punto, nel riepilogare
lordinamento dellex (ma non ancora soppresso) Corpo doganale
austriaco nelle nuove provincie annesse, la Circolare parla
espressamente di una Stazione dei Preposti Sardi a Como, chiamata
evidentemente ad operare in collaborazione con i finanzieri dellex
Regno Lombardo-Veneto. Il punto 4 della circolare evidenzia infatti
che: La sezione di Preposti doganali sardi gi esistente sotto la
dipendenza dellIntendenza di Finanza di Como stata divisa in due
Comandi. Uno trovasi ancora a Como, e forma unIspezione con tre
Commissariati a Como, Geronico, e Cazzone, la quale nella
ForzArmata di Finanza di Lombardia figurer come Sezione III. Per
139
laltro Comando sistitu a Porlezza una Vice Ispezione di Preposti
doganali Sardi con due Commissariati a Menaggio e S. Fedele. La
Forza Armata di Finanza oper in Lombardia sino al 31 dicembre
1860, data in cui, sulla base del Decreto n. 4481 che il Principe
Eugenio di Savoia firm il precedente giorno 26 dicembre, il Corpo fu
sciolto, le armi ed i mezzi passati alla Direzioni delle Gabelle, mentre
il personale che ne faceva parte licenziato, segno evidente che nel
frattempo il dispositivo di distribuzione del Comandi dei Preposti
Doganali Sardi era stato ormai completato.
2. LORDINAMENTO E LO SCHIERAMENTO OPERATIVO DELLA GUARDIA
DOGANALE DEL REGNO DITALIA (1862 1881)
Come facile comprendere, le problematiche legate alla riforma dei
Corpi di Finanza pre-unitari non apparivano di facile soluzione ed il
dibattito parlamentare prometteva di trascinarsi stancamente per
alcuni mesi
2
. Gi nel 1861, presso la Direzione Generale delle
Gabelle, venne istituita una apposita commissione di studio (composta
da nove deputati), che avrebbe dovuto procedere alla riforma del
Corpo dei Preposti Doganali. Ne scaturirono diverse proposte, quasi
tutte tese a trasformare il vecchio Corpo doganale piemontese in una
organizzazione pi rispondente alle accresciute esigenze dello Stato
unitario, pur valorizzando il patrimonio umano e professionale
impersonato dai militi appartenuti ai precedenti Corpi pre-unitari. Al
termine di non facili discussioni parlamentari, riguardo alle sorti ed ai

2
Gerardo SEVERINO, Lunificazione dei Corpi di Finanza pre-unitari e la
nascita della Guardia Doganale (1859 1862), in atti del convegno storico I
Finanzieri per il Risorgimento e lunit dItalia, Edizione Museo Storico della
G. di F. Roma, 20 maggio 2011, pagg. 241-265.
140
compiti da affidare al futuro Corpo di doganieri italiani, si giunse
finalmente allapprovazione della Legge 13 maggio 1862, n. 616, con
la quale fu istituito il Corpo delle Guardie Doganali del Regno
dItalia, con un organico composto da 14.073 uomini, distinti in 180
Luogotenenti, 120 Sotto Tenenti, 3.495 fra Brigadieri e Sotto
brigadieri, 7.341 guardie del contingente di terra, 3.237 guardie di
mare e sedentarie, cui si aggiungono 200 mozzi per il servizio delle
imbarcazioni doganali. Il neo costituito Corpo doganale,
pregiudizialmente escluso dal consorzio militare, si compose, quindi,
di personale variegato: militarizzato fino ai gradi dufficiale
inferiore (guardie, brigadieri, tenenti delle varie classi), destinatari dei
rigori della disciplina militare; civile, rappresentato da coloro che
ricoprivano funzioni direttive (sotto ispettori ed ispettori comandati di
Distretto o di Circolo), creando spesso come approfondiremo in
seguito qualche confusione con le attribuzioni ed i compiti
demandati agli altri funzionari dellamministrazione doganale. Posto,
sin da allora, alle dipendenze del Ministro (e non del Ministero) delle
Finanze, il Corpo delle Guardie Doganali fu inquadrato
nellambito della Direzione Generale delle Gabelle del Ministero delle
Finanze, presso la quale fu istituita la VI Divisione Guardia
Doganale, inizialmente presieduta dal Dott. Paolo Azzolini. Il Corpo
ebbe, quale compito principale la: repressione del contrabbando e la
tutela dei dazi, la cui riscossione affidata all'Amministrazione delle
Gabelle, cos come cita l'art. 2 del Regolamento Organico del Corpo
stesso emanato il successivo 13 novembre 1862
3
. Quale compito
secondario troviamo, invece, il concorso, nei limiti stabiliti dallo

3
Con R. Decreto n. 989.
141
stesso regolamento alla tutela dellordine e della sicurezza pubblica,
ed al mantenimento delle prescrizioni di polizia marittima ed, in caso
di guerra, alle operazioni militari. In caso di mobilitazione, le guardie
sarebbero passate alle dipendenze del Ministero della Guerra e di
quello della Marina, e quindi assoggettate alle leggi e ai regolamenti
militari, pur conservando la divisa, i gradi e il soldo propri del Corpo
dappartenenza, come avverr nel corso della 3^ guerra
dIndipendenza e alla liberazione di Roma. Il comando dei reparti
mobilizzati delle guardie doganali sarebbe stato assunto da ufficiali
scelti dai due citati ministeri. Tuttavia, anche se si trattava di un Corpo
di polizia civile, lordinamento della Guardia Doganale era
marcatamente militare, frutto questo di un compromesso fra le diverse
tendenze espresse durante il dibattito parlamentare che aveva
preceduto lapprovazione della legge istitutiva del 62. Per
lesecuzione del servizio, il Corpo era ripartito in 27 Divisioni, 74
Circoli, 76 Distretti, 296 Luogotenenze e 1.535 Brigate, con una
dislocazione territoriale alquanto capillare e similare a quella dei Reali
Carabinieri, con una maggiore intensit lungo le frontiere terrestri e
marittime del Regno, in maniera tale da dar vita ad una fitta maglia di
vigilanza costiera e doganale. L'esecuzione del servizio di vigilanza
era generalmente affidata alle Brigate (i reparti pi piccoli del Corpo),
dislocate a cordone lungo le coste ed i confini terrestri, mentre per
la vigilanza in mare erano disponibili, nel 1861, circa 211 unit: fra
scorridore, paranzelle, speronate e gozzi, poi passate, nel volgere di
poco tempo a 393 unit
4
. Torniamo allordinamento. A Capo delle

4
Nel 1863, la forza doganale di mare verr dotata di altri 72 nuovi natanti, ai quali
successivamente si aggiunger il contributo della navigazione a vapore. Qualche
142
Divisioni
5
(generalmente rispondenti ad una Regione o a parte di essa)
vi erano i citati Direttori Compartimentali delle Gabelle, i quali, oltre
al Corpo dei finanzieri, dirigevano anche gli uffici esecutivi doganali
esistenti nella propria giurisdizione. Dai Circoli (corrispondenti ad una
Provincia o parte di essa), retti da Ispettori, dipendevano uno o pi
Distretti, comando retto da un Sotto Ispettore, che aveva competenza
territoriale su vari i Mandamenti
6
o Circondari
7
. Anche se non
direttamente inclusi nellorganico del Corpo, che come abbiamo
ricordato prevedeva solo ufficiali inferiori (Luogotenenti e Sotto
Tenenti), gli Ispettori e i Sotto Ispettori delle Gabelle verranno
considerati a tutti gli effetti ufficiali superiori del Corpo. A sua volta,
il Distretto era articolato in alcune Luogotenenze (rette da tenenti o
luogotenenti) e da numerose Brigate poste al comando di brigadieri o
sotto brigadieri
8
. In realt, i Circoli ed i Distretti, cos come si
esprimeva il regolamento Doganale del 1862, erano altrimenti definiti
rispettivamente Ispezioni e Sotto Ispezioni delle Gabelle, in
relazione al grado ricoperto dal funzionario titolare, Ispettore o Sotto

tempo dopo segu la costruzione di 40 paranzelle a vela e si ottenne dal
Ministero della Marina la cessione del piroscafo "San Paolo", dislocato in
crociera nell'Adriatico, lungo la costa che va da Ferrara a Manfredonia.
5
Il termine Divisione non indicava uno speciale organo, diverso dal direttore
delle Gabelle, dal quale dipendevano le guardie doganali, ma solo il contingente
assegnato ad ogni Direzione delle Gabelle.
6
Il Regno dItalia era stato suddiviso in Regioni, Province, Circondari,
Mandamenti e Comuni. Mentre il Circondario era diretto da un Vice Prefetto, il
Mandamento era posto sotto la direzione del Pretore, carica analoga anche in
campo giudiziario.
7
R. Decreto 9 ottobre 1862 dal titolo Organizzazione delle Direzioni, ispezioni e
Sotto Ispezioni delle Gabelle.
8
Sulla base dell'art. 12 del R.O., gli Ispettori e di Sotto Ispettori, pur conservando
la qualifica di "impiegati amministrativi" delle Gabelle avevano la qualit di
ufficiali superiori delle Guardie Doganali e, per questo, dovevano vestire la
divisa sulla quale venivano apposti gli equivalenti gradi militari di Tenente
Colonnello e Maggiore.
143
Ispettore, dal quale dipendevano, oltre alle Guardie Doganali, anche
gli altri uffici gabellari e doganali stanziati nel territorio di
competenza. Da quel momento, sia negli atti ufficiali che nelle
cronache del tempo, non vi fu una netta separazione fra i due termini, i
quali perci furono indifferentemente utilizzati sia riguardo alla
gestione del Corpo, sia riguardo allamministrazione civile delle
Gabelle, sia riguardo allarea di competenza territoriale. Da ci si
evince che al Corpo fu conferito un ordinamento misto: civile rispetto
alla dipendenza gerarchica nei gradi superiori e nei rapporti con
l'Esercito in tempo di pace; militare per rendere possibile un'eventuale
mobilitazione in caso di guerra, con conseguente passaggio alle
dipendenze del Ministero della Guerra. I Comandi di Divisione della
Guardia Doganale dai quali dipese il servizio di vigilanza doganale dei
confini alpestri furono essenzialmente cinque, riepilogati secondo
lordine geografico partendo dalla Liguria, vale a dire: Oneglia
(attuale Imperia), Torino, Como, Novara e Brescia
9
. Il sistema di

9
Dalla Divisione di Oneglia dipendevano il Distretto e la Luogotenenza di
Ventimiglia, con alle dipendenze le Brigate di Ventimiglia, Mortola Inferiore e
Superiore, Latte, S. Pancrazio, Olivetta, Libri e Pigna, quasi tutte con un
organico di un brigadiere/sottobrigadiere e quattro o cinque guardie. Dalla
Divisione di Torino dipendevano il Circolo ed il Distretto di Cuneo, a loro volta
articolati nelle Luogotenenze di Tenda (Brigate di San Dalmazzo, Briga e
Tenda); Borgo San Dalmazzo (Brigate di Vernante, Entraques e Valdieri);
Pietraporzio (Brigate di Pietraporzio, Ponte Bernardo, Vinadio e Argentera);
Prazzo (Brigate di Pratorotondo, Acceglio, Prazzo e Saretto); Sampeyre (Brigate
di Bellino, Chianale, Ponte Chianale, Crissolo e Casteldelfino). Vi erano poi il
Circolo ed il Distretto di Susa, articolati nelle Luogotenenze di Oulx (Brigate di
Champlas du Col, Bousson, Clavires, Cesana, Boulard, Melezet, Bardonecchia
ed Oulx) e di Susa (Brigate di Giaglione, Bard, Ferrera, Novalesa, Venans,
Exilles e Susa). Alla Luogotenenza di Torre Pellice, che dipendeva direttamente
dal Circolo di Torino, appartenevano, invece, le Brigate di Miraberes, Bobbio,
Prales, Perrero e Torre Pellice. Dal Distretto di Aosta, che dipendeva anchesso
dal Circolo di Torino, dipendevano le Luogotenenze di Prs San Didier (Brigate
di La Thuille, Courmayeur, Entrves, Prs S. Didier e Valgrisanche), di Aosta
(Brigate di N.D. de Rhmes, Bosses S. Remy, S. Remy, Entroubles e Valpellina)
144
vigilanza doganale cos concepito era definito a cordone, come
anticipato prima, secondo la tradizione piemontese sperimentata dalla
Brigate dei Regi Preposti Sardi. I minuscoli reparti di frontiera

e di Chatillon (Brigate di Valtournanche, Ayas S. Giacomo e Gressoney la
Trinite). Il Cordone Doganale proseguiva, poi, con i reparti della Divisione di
Novara, dal cui dipendente Circolo di Arona (con i Distretti di Domodossola,
Arona e Luino) erano rispettivamente inquadrate le Luogotenenze di
Domodossola (Brigate di Iselle, Crovea, Formazza, Baceno, Pistarena, Vanzone
e Domodossola); Craveggia (Brigate di Craveggia, Revalgezzo, Curzolo e
Malesco); Cannobio (Brigate di Piaggio Valmara, Treffiume, Cannobio,
Carmine, Cannero, Oggebbio e Cavaglio, nonch Brigate di Mare di Cannobio e
Cannero); Intra (Brigate di Intra, Ghiffa e Trobaso, nonch di Mare a Intra);
Arona (Brigate di Arona e Gravellona, e di Mare di Belgirate ed Arona); Ispra
(Brigate di Sesto Calende, Angera, Ispra, Arolo e Laveno, nonch Brigate di
Mare di Ispra e Laveno); Germignaga (Brigate di Germignaga, Bieviglione,
Cremenaga e Cassano, nonch di Mare a Porto Valtravaglia); Luino (Brigate di
Luino, Fornasette, Dumenza e Zenna, nonch Brigate di Mare di Luino,
Maccagno e Poggio). La Divisione di Como, che per intero riguardava la
frontiera con la Svizzera, era quella che disponeva di un numero elevato di
reparti confinari, risultando articolata nei Comandi di Circolo di Varese, Como e
Chiavenna. Seguendo lordine riscontriamo che il Circolo ed il Distretto di
Varese erano a loro volta suddivisi nelle Luogotenenze di Ghirla ((Brigate di
Ponte Tresa, Cuasso al Monte, Ghirla e Brusimpiano, con le Brigate di Mare di
Lavena e Brusimpiano); Viggi (Brigate di Besano, Viggi, Saltrio, Clivio e
Porto Codelago, nonch Brigata di Mare di Porto Codelago); Cazzone (Brigate
di Gaggiolo, Rodero, Cazzone e Cagno); Olgiate (Brigate di Binago, Gerbo,
Olgiate, Olbiona, Civello e Grandate); Par (Brigate di Par, Drezzo, Gironico al
Piano e Cavallasca); Camerlata (Brigate di Camerlata, Tavernerio, Capiago,
Cucciago e Fino); Uggiate (Brigate di Bizzarone, Somasso, Ronago, Casanova
ed Uggiate); Como 2^ (Brigate di Cernobbio e Blevio); Ponte Chiasso (Brigate
di Ponte Chiasso, Maslianico, Sagnino, Brugedo, SantAmbrogio e Cardano);
Carate (Brigate di Rovenna, Moltrasio, Carate, Lenna, con Brigate Mare a
Torriggia d Torno); Argegno (Brigate di Brienno, Argegno e Spurano, con
Brigate di Mare di Brienno, Nezzo ed Argegno); San Fedele (Brigate di
Schignano, Casasco, Lanzo, Penna e San Fedele dIntelvi); Porlezza (Brigate di
Porlezza, Cusino, S, Nazzaro, Carlazzo, Menaggio, Oria ed Osteno, con Brigate
Mare di Oria, Osteno e Porlezza); Gravedona (Brigate di Musso, Garzeno, Dosso
del Liro e Gravedona); Chiavenna (Brigate di Monte Spluga, Campo Dolcino,
Villa di Chiavenna e Riva di Chiavenna); Tirano (Brigate di Piattamala, Lovero,
Tirano, Stazzona e Vervio); Bormio (Brigate di Stelvio, Bormio e Samogo);
Teglio (Brigate di Teglio, Olivi, Ponte ed Aprica). Rimangono nel novero dei
reparti di frontiera al confine alpestre anche taluni reparti della Divisione di
Brescia (confini con il Tirolo ed il Lombardo-Veneto, in area alpina) cos
composti. Luogotenenza di Edolo (Brigate di Ponte di Legno, Breno, Edolo e
Codegolo); Desenzano del Garda (Brigate di Rivoletta, Colombare, Sermione e
Lugana).
145
(Brigate e Distaccamenti, con organico di quattro/sei uomini) erano
quindi ubicati proprio lungo la linea di frontiera, ad intervalli pi o
meno regolari, in maniera tale che il servizio potesse essere svolto
attraverso un diuturno pattugliamento del proprio tratto di
competenza, che contemplava il cosiddetto scambio visti fra reparti
confinanti. Ci nella consapevolezza del fatto che il deleterio
fenomeno del contrabbando non potesse efficacemente reprimersi se
non con una vigilanza attiva, giammai interrotta, la quale necessitava
di gravosi turni di sentinella, vedetta, perlustrazione ed appostamento.
Nel 1866, scoppiava unaltra guerra con lAustria per risolvere con le
armi la questione veneta. Passer alla storia come 2^ Guerra
dIndipendenza. A tal riguardo occorre ricordare che, mossi dal nobile
e generoso intento di concorrere comunque alla grande lotta, un buon
numero di Finanzieri non assorbiti dallesercito regolare o dai reparti
mobilitati del Corpo, disertarono per vestire la camicia rossa.
Altrettanto fecero moltissime guardie di finanza del Veneto, o
abbandonando il servizio dellAustria, oppure, pur rimanendo al loro
posto, rifiutando di prendere le armi contro le truppe italiane
10
.

10
Animati dal loro tradizionale spirito militare e patriottico, alcuni valorosi
Finanzieri versarono molto sangue per la conquista delle gloriose tappe di
Caffaro, Montebello, Darzo, Staro, Condino, Ampolo e Bezzecca. Tutti gli altri
Finanzieri stanziati nella zona di frontiera o non aggregati alle truppe regolari e
volontarie, parteciparono del pari alle operazioni di guerra, sia vigilando i passi
alpini minacciati dal nemico - che tennero sempre in rispetto con la loro
fermezza - sia facendo il servizio di guida e di esplorazione. Nel combattimento
di Vezza dOglio (Valcamonica), una compagnia di doganieri italiani aggregata
al 4 Reggimento volontari si distinse oltremodo per ardimento e valore
nell'affrontare il nemico. In Valtellina unaltra compagnia di guardie doganali
partecip ai combattimenti di Ponte del Diavolo e dei Bagni di Bormio. Ai
Bagni, per tagliar la ritirata al nemico, un manipolo di cinquanta uomini tra i pi
abili e risoluti, in buona parte Finanzieri, con alla testa il Tenente Pedranzini dei
Tiratori di Bormio, si lasci andar gi a corpo perduto da una ghiacciaia che
stava sopra la posizione del Diroccamento, giungendo ancora in tempo ad
146
Conquistato allItalia il Veneto, il Mantovano ed il basso Friuli
(mancheranno ancora allItalia il Trentino e la Venezia Giulia), il
Ministero delle Finanze, Direzione Generale delle Gabelle, eman una
circolare con la quale istituiva le cosiddette Ispezioni delle Gabelle e
della Guardia Doganale nelle Provincie Venete e di Mantova
11
. In
virt di tale provvedimento furono creati vari Comandi di Circolo, con
altrettante Luogotenenze e Brigate nelle nuove provincie annesse,
alcune delle quali aventi circoscrizione di servizio lungo la nuova
frontiera con lImpero Austro-Ungarico. E il caso dei Circoli di
Verona, Vicenza, Belluno e di Udine. Nel complesso verranno istituiti
numerosi uffici doganali, compresi i posti dosservazione
12
, affiancati
da altrettante Brigate o Distaccamenti fissi o temporanei della Guardia
Doganale
13
. Una pi capillare e concreta organizzazione territoriale
dei reparti frontalieri del Corpo fu determinata in seguito alla

arrestare settantacinque austriaci sulla strada. Per quellazione il Pedranzini ebbe
la medaglia d'oro al valor militare, mentre i finanzieri Curci, Avanzi e Tei quella
d'argento; altri cinque quella di bronzo e parecchi la promozione per merito di
guerra. Un nuovo attacco offensivo ebbe poi luogo nel mattino del 16 luglio alla
IV cantoniera dello Stelvio; ma dopo molte ore di persistenza gli austriaci, resi
convinti della inanit dei loro sforzi, dovettero battere in ritirata. Pochi giorni
appresso il nemico era vinto dai Prussiani a Sadowa e il Veneto passava a far
parte del Regno d'Italia.
11
Circolare n. 116/Gab. in data 18 febbraio 1867.
12
Crf. R. D. n. 3671 in data 28 marzo 1867 con oggetto Organamento delle
Dogane nelle Provincie Venete e di Mantova.
13
Dal Circolo di Udine dipendevano Luogotenenze di Gemona, Moggio,
Tolmezzo, Palmanova, Portonogaro, Cividale, San Giovanni Manzano e Udine,
le Brigate di Timau, Pontebba, Stupizza, Visinale, S. Giovanni di Manzano,
Palma, Mediuzza, Trivignano, Jalmicco, Portonogaro, Pertegata e Torre di
Zuino. Dal Circolo di Belluno dipendevano le Luogotenenze di Santo Stefano
Comelico, Tai di Cadore, Agordo, Caprile e Feltre, e le Brigate di Montecroce,
S. Vito, Caprile, Falcade, Gosaldo e Zorzoi. Dal Circolo di Vicenza dipendevano
le Luogotenenze di Val dAstico e Valdagno e le Brigate di S. Pietro Val
dAstico, Piano delle Fugazze, Bassano e Primolano. Dal Circolo di Verona le
Luogotenenze di Garda, Peri, Chiesanova e Verona, e le Brigate di Peschiera,
Malcesine, Peri e Belluno Veronese.
147
importante e decisiva riforma del 1881, varata dal Parlamento
nazionale attraverso lapprovazione della Legge n. 149 dell8 aprile,
in virt della quale, oltre al titolo del Corpo, mutato in Guardia di
Finanza, furono conferiti ai Finanzieri nuovi e pi incisivi poteri
(tutela delle imposte di fabbricazione, dei dazi di consumo e, in
generale, di tutti i cespiti della pubblica finanza). Fu accorciata, di
conseguenza, la meta della militarizzazione. Furono conferiti alle
Guardie di Finanza ruoli ben precisi nelleventualit di un conflitto
armato, prevedendo, in caso di mobilitazione generale, la creazione di
appositi Battaglioni e Compagnie, ma soprattutto furono creati i
Depositi dIstruzione per gli allievi
14
. Fu esteso anche alla Guardia di
Finanza il grado di Maresciallo: grado che da quel momento
rivestiranno gran parte dei comandanti di Brigata, mentre sul piano
operativo furono previste, oltre alle Brigate di frontiera, anche le
Brigate porto, lago o laguna con competenza limitata al
porto, al lago o alla laguna ove erano stanziate.
3. DALLA RIFORMA DEL 1881 ALLA NASCITA DEI COMANDI DI
LEGIONE (1881 1906)
Esattamente dieci anni dopo, grazie alla Legge n. 398 del 14 luglio
1891, varata dal Parlamento soprattutto per combattere pi
efficacemente il contrabbando (che proprio in quegli anni aveva
registrato unincredibile impennata), oltre al ripristino dei Comandi
Divisionali
15
, fu istituto, nellambito del Ministero delle Finanze, il

14
Gerardo Severino, I Depositi dIstruzione della Guardia di Finanza, in Rivista
della Guardia di Finanza, n. 1 Gennaio-Febbraio 1992.
15
In realt i Comandi Divisionali erano gi stati istituiti nel 1869 (con R. D.. del 26
dicembre, n. 5417), in contemporanea con la costituzione delle Intendenze di
148
cosiddetto Comitato del Corpo. Organo collegiale apparentemente
simile a quello dellArma dei Carabinieri
16
, il Comitato contribu a
dare alla Guardia di Finanza un assetto sempre pi militare,
sperimentando metodologie gestionali che, tempo dopo, fecero capo al
Comando Generale ed alle sue strutture interne. La Legge n. 398,
rappresent, dunque, una delle pi importanti riforme che fossero mai
state desiderate dal Corpo. Con essa, principalmente, si ripart (a
norma dellart. 8) il contingente della Guardia di Finanza in 8
Comandi di Divisione, con sedi a Milano (1^), Genova (2^), Verona
(3^), Ancona (4^), Roma (5^), Bari (6^), Napoli (7^) e Messina (8^).
A ciascuno di essi venne posto un Ispettore Divisionale di 1^ o di 2^
classe, gradi che la stessa legge aggiunse alla gerarchia del Corpo,
pareggiandoli a quelli militari di Colonnello e Ten. Colonnello. A tali
ufficiali superiori furono, quindi, conferite le facolt punitive che
precedentemente ricoprivano gli Intendenti di Finanza, ma soprattutto
la vigilanza sul servizio svolto dalla Guardia di Finanza. Istituito per
disposizione dellart. 10, il Comitato del Corpo, alla cui direzione
fu posto un Generale del Regio Esercito, era composto da un Ispettore
Generale e dal un Capo di Divisione del Ministero delle Finanze, da
un ufficiale superiore del Regio Esercito e da un ispettore Comandante
di Divisione della Guardia di Finanza. Le nuove esigenze operative,

Finanza. La loro vita fu brevissima in quanto soppressi nel 1873, per effetto del
R. D. n. 1615 del 9 ottobre. Ne fu causa principale la mancanza di un vero e
proprio coordinamento con la Direzione Generale delle Gabelle, gli scarsi poteri
di controllo nei riguardi dei Comandi di Circolo, ma soprattutto lo strapotere e le
interferenze delle locali Intendenze di Finanza.
16
Il Comitato dellArma dei Carabinieri Reali era stato istituto con R. D. del 24
gennaio 1861, in sostituzione del Comando Generale. Composto da soli ufficiali
dellArma, il Comitato oper fino al 16 novembre 1882, data in cui fu soppresso
in seguito al ripristino della carica di Comandante Generale.
149
nello specifico settore della lotta al contrabbando frontaliero,
determinarono, oltre ad un nuovo ordinamento circoscrizionale dei
reparti
17
, con conseguente aumento degli organici, anche il
potenziamento del servizio di vigilanza doganale terrestre, con
ladozione della rete metallica nei tratti pianeggianti o comunque di
facile attraversamento della linea di confine, ed il pattugliamento dei
laghi di frontiera (Maggione e Garda), attraverso i cosiddetti
Incrociatori o Battelli Doganali, sorto verso il 1881 ma
regolamentato solo nel 1896, o stesso anno in cui il Ministero delle
Finanze eman un nuovo ruolo organico del Corpo della Guardia di
Finanza
18
.
4. GLI ULTIMI SESSANTANNI (1900 1961)
Agli inizi del Novecento, lo schieramento operativo, mantenuto in
efficienza ed organizzato dal Corpo lungo i confini alpestri, risulta
ancora composto da una interminabile sequenza di Brigate, dipendenti
da importanti Circoli di frontiera quali il riepilogo segue lordine
alfabetico citato nella circolare - Aosta (10 Brigate), Bassano (9
Brigate), Belluno (24 Brigate), Breno (4 Brigate), Cividale (19
Brigate), Como (19 Brigate), Cuneo (10 Brigate), Domodossola (14
Brigate), Luino (18 Brigate), Menaggio (19 Brigate), Novara (Brigata
di Varallo), Sal (13 Brigate), Sondrio (23 Brigate), Tolmezzo (8
Brigate), Torino (14 Brigate), Udine (15 Brigate), Varese (18 Brigate),

17
Circolare n. 48953/3513 della Direzione Generale delle Gabelle in data 28 aprile
1892, avente per titolo Sede e circoscrizioni dei Circoli, sedi delle Tenenze e
indennit agli ufficiali della R. Guardia di Finanza.
18
R. D. n. 16 in data 16 gennaio 1896.
150
Ventimiglia (7 Brigate), Verona (18 Brigate) e Vicenza (10 Brigate)
19
.
Tale dispositivo verr, in parte, modificato nel 1906, lanno in cui il
Corpo ottenne la sua pi importante riforma ordinativa. Con la Legge
n. 367 del 9 luglio 1906, la Guardia di Finanza ottenne lagognata
autonomia, principalmente attraverso listituzione del Comando
Generale del Corpo, che avrebbe garantito unit di criteri e di azione
direttiva. Dipendente direttamente dal Ministro delle Finanze, il
Comando fu quindi reso autonomo rispetto alla Direzione Generale
delle Gabelle. Alla sua guida fu posto un Generale del Regio Esercito,
rivestito di tutte le prerogative e le facolt occorrenti per il governo
del personale. Furono istituiti 8 Comandi di Legione (Milano,
Venezia, Bari, Roma, Bologna, Napoli, Torino e Messina), nei quali
furono raggruppati i numerosi Comandi di Circolo sparsi sul territorio
nazionale, dai quali sarebbero dipese le Compagnie (reparti di nuova
formulazione), Tenenze, Sezioni e Brigate
20
. I reparti di frontiera,
dalla Liguria al Friuli, verranno quindi assorbiti rispettivamente dalle
Legioni di Torino, Milano e Venezia, secondo uno schema gerarchico
basato ancora sul sistema dei Comandi di Circolo, generalmente
ubicati in sede di Provincia e nelle principali localit dintesse
operativo, come nel caso della frontiera alpestre. Pur risultando
ridimensionati i reparti allinterno del territorio e delle principali citt,
pressoch immutato rimase limpianto o schieramento lungo le
frontiere alpestri e marittime, ove la vigilanza anticontrabbando

19
Circolare n. 30241 Div. III della Direzione Generale delle Gabelle in data 10
dicembre 1903, avente per oggetto Elenco delle Brigate dislocate lungo il
confine di terra.
20
La riforma del 1906 decret anche listituzione di una Legione Allievi (con sede
a Maddaloni) per listruzione delle reclute, ed il miglioramento del sistema
disciplinare ed una pi precisa determinazione dei reati dindole militare.

151
rimarr ancora poggiata sul sistema detto a cordone. Con la
partecipazione italiana alla Grande Guerra, la situazione operativa
del Corpo lungo la frontiera alpestre vedr impegnati, oltre ai
tradizionali reparti territoriali, anche i Battaglioni mobilitati, reclutati
per finalit belliche presso vari Centri di Mobilitazione aventi sede
presso importanti localit nazionali. Durante il conflitto, al quale
prenderanno parte anche talune Compagnie Autonome, i confini
subiranno frequenti variazioni, determinate spesso dallandamento
stesso dei combattimenti, anche in termini di dipendenza delle Brigate
adibite alla loro vigilanza. Da tale situazione deriv, da parte del
Comando Generale del Corpo, la necessit di istituire altri Comandi di
Legione territoriale, come nel caso di Verona. Il Decreto
luogotenenziale n. 961 del 10 giugno 1917 motiv tale scelta con la
seguente necessita: le attuali condizioni della vigilanza demandata
alla R. Guardia di Finanza richiedono un contingente di uomini
notevolmente superiore a quello normale, per i quali occorre istituire
i Comandi che debbono regolarne lazione di servizio. Da quel
momento, e sino al 1919/1920, la Legione di Verona amministr i
Comandi di Circolo di Belluno, Brescia, Verona e Vicenza, con le
dipendenti Compagnie, Tenenze e Brigate, molte delle quali di
frontiera. I militari del Corpo intrapresero le loro tradizionali attivit
di servizio anche nelle valli del Trentino, dellAlto Adige, della Val
Pusteria e nelle altre valli minori della provincia di Bolzano, cos
come a Trieste e nella Venezia Giulia, immediatamente dopo la
cessazione delle ostilit con lAustria-Ungheria. Il 5 aprile 1919, sulla
base di unordinanza del Comando Supremo, nascevano le Legioni
della Regia Guardia di Finanza di Trento e Trieste, con giurisdizione
152
rispettivamente nel territorio del Governatorato del Trentino, nella
Venezia Giulia e Tridentina
21
. Pur tuttavia, lorganizzazione
territoriale dei reparti delle neonate Legioni non pot essere
completata in breve spazio temporale, essendo la stessa condizionata
dalle esigenze imposte dalla difesa politico-militare di quella zona
darmistizio, peraltro ancora sottoposta alle Autorit Militari, in
attesa delle definitiva sistemazione della linea di confine (trattato di
Saint-Germain e di Rapallo). Ancor prima della costituzione di quei
Comandi di Corpo, i contingenti che in quellarea costituirono le
prime Compagnie territoriali, con relative Tenenze, Brigate e
Distaccamenti furono quelli facenti ancora parte dei Battaglioni
mobilitati che avevano preso parte al conflitto mondiale. A tali reparti
spett loccupazione e la tutela della zona darmistizio, che gi in quei
primi mesi caus la morte di non poche Fiamme Gialle, come nel caso
della povera guardia Luigino Pilo, barbaramente assassinato da un
colpo di pistola sparatogli a bruciapelo da alcuni contrabbandieri che
aveva fermato il 6 agosto 1919 in localit Klammen Joch, in Val
Taufers
22
. Tali tragedie si verificheranno anche negli anni seguenti,
fino a quasi la vigilia della 2^ guerra mondiale, registrando una
violenza inaudita certamente non frutto solo dellesigenza di salvare
carichi di contrabbando, ma certamente condizionata da un odio
atavico contro gli italiani che difendevano quei tratti di confine. Ben

21
Il Comando Supremo ne aveva chiesto listituzione direttamente al Dicastero
delle Finanze, nella necessit di meglio organizzare e coordinare il servizio di
vigilanza finanziaria lungo la linea di armistizio e la linea costiera e per tutti i
servizi di polizia fiscale nellinterno dei territori occupati, tanto pi importanti
in quanto la condizione creata dallo stato di armistizio e labbattimento della
preesistente barriera doganale hanno sensibilmente migliorata e risvegliata
lattivit economica di quei territori.
22
Alla memoria del Pilo verr concessa la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
153
presto, alla repressione del contrabbando doganale si associ, in quei
primi mesi di presenza in Alto Adige e nelle Venezie, la vigilanza
politico-militare lungo la citata linea darmistizio, in virt della quale
furono respinti non pochi assalti da parte di fuoriusciti, arrestati
prigionieri di guerra austriaci fuggiti dai campi di concentramento, ma
anche disertori italiani diretti verso la Svizzera. Lo schieramento
operativo del Corpo in area alpestre rimarr pressoch immutato per
tutto il ventennio successivo, almeno sino allinizio della 2^ Guerra
Mondiale. Terminato il conflitto, il tracciato confinario risult
modificato largamente, soprattutto sul fronte orientale, sin l di
pertinenza della Legione di Trieste, ovviamente sciolta nel 45 a
seguito delloccupazione militare alleata. Nel dopoguerra, la
compagine operativa della Guardia di Finanza lungo il confine alpino
sarricch di un nuovo Comando di Legione, quello di Como, che dal
dicembre 45 amministrer i Circoli di Como, Varese, Menaggio e
Sondrio, operanti lungo la delicatissima frontiera con la Svizzera, che
dal 1906 si trovavano alle dipendenze della Legione di Milano
23
. Lo
schieramento verr, infine, completato nel 1973, con la ricostituzione
della Legione di Trieste, articolata nei Gruppi di Trieste, Trieste Porto,
Gorizia e Stazione Navale di Trieste. a partire, infine, dal 1954, la
vigilanza anticontrabbando delle frontiere alpine savvalse di un
nuovo e pi efficace strumento: il mezzo aereo, utilizzato anche per la
salvaguardia della vita umana, in concorso con gli ancora numerosi
piccoli reparti del Corpo che solo verso la met degli anni 90 del
Novecento inizieranno a diminuire, cedendo il passo inizialmente alla
tecnologia, con luso variegato del mezzo terrestre, ed in seguito agli

23
La Legione di Como fu istituita con D.M. 11 dicembre 1945.
154
accordi europei che via via hanno decretato quella che agilmente
potremmo definire la smilitarizzazione doganale delle frontiere.

155
Gen. D. Salvatore Golino
Luso delle armi nel servizio anticontrabbando


1. PREMESSA
Il tema oggetto della mia relazione pu suscitare interesse sotto un
duplice profilo:
156
per rivedere un pezzo di storia della Guardia di Finanza attraverso
lesame di una legge che rimarc la rilevanza di un fenomeno
economico-sociale di vaste proporzioni;
per valutare limportanza che si attribuiva a fatti lontani nel tempo
e che non presentano ormai alcun motivo di allarme anche sul
piano dellantigiuridicit.
Parleremo della legge 4 marzo 1958, n. 100, che consentiva (e
consente, perch tuttora in vigore) di fare uso delle armi da parte di
militari della Guardia di Finanza, nella zona di vigilanza doganale,
verso persone in attitudine di contrabbando di tabacchi lavorati esteri
attraverso la frontiera, sempre che si verifichino determinate
condizioni.
La prima sorpresa deriva dal fatto che si tratta di una legge tuttora in
vigore, atteso che per effetto del D.Lgs. 1 dicembre 2009, n. 179
stata inserita fra le disposizioni legislative statali, pubblicate
anteriormente al 1 gennaio 1970, delle quali si ritiene indispensabile la
permanenza in vigore.
Dico ci perch oggi sarebbe impensabile ricorrere alluso delle armi
per un reato che, tutto sommato, non desta particolare allarme sociale
e che, comunque, viene contrastato con altri mezzi, essendo anche
cambiate le modalit con le quali viene attualmente perpetrato.
2. PRECEDENTI STORICI
La possibilit di prevedere una causa di giustificazione per i pubblici
ufficiali che ricorressero alluso delle armi nellesercizio di un loro
dovere di ufficio fu prevista per la prima volta nel codice Rocco del
1930. Prima di allora e, quindi, sotto la vigenza del codice Zanardelli
157
del 1889 la tradizione giuridica italiana prevedeva un regime paritario,
in materia di scriminanti, tra cittadini e autorit pubblica: sicch i
pubblici ufficiali potevano fare legittimamente uso delle armi negli
stessi casi previsti per i privati cittadini, e cio per legittima difesa o
per stato di necessit.
Con il codice Rocco del 1930 si intesero superare delle incertezze
giurisprudenziali sulluso delle armi contro atti di ribellione
allautorit e si previde, nellart. 53 c.p., luso legittimo delle armi da
parte dei pubblici ufficiali che, nelladempimento di un dovere del
loro ufficio, facessero uso delle armi per vincere una violenza o
respingere una resistenza. Questa norma stata poi modificata nel
1975 per legittimare luso delle armi, pur in assenza di violenza o
resistenza, allo scopo di impedire la consumazione di determinati
gravissimi reati, tassativamente elencati, quali i reati di strage,
omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, rapina a mano
armata, ecc..
Ma gi prima del 1930 erano state emanate leggi speciali che
prevedevano luso delle armi da parte delle Guardie doganali
impiegate nella vigilanza alla frontiera. Con il R. Decreto 13
novembre 1862, n. 989 veniva approvato il Regolamento organico del
Corpo delle Guardie doganali, che allart. 40 prevedeva che le Guardie
di ogni grado ed i mozzi potevano far uso delle armi nei seguenti casi:
nei servizi di pubblica sicurezza;
per necessaria difesa onde respingere unaggressione con vie di
fatto;
158
per vincere una violenta resistenza allesecuzione del loro servizio,
previa per formale intimazione ai resistenti di desistere
dallopposizione.
Detta norma veniva in sostanza ribadita e confermata nel 1909 e nel
1923, fino a quando con il Regolamento di servizio per il Corpo della
Guardia di Finanza, approvato con regio decreto 6 novembre 1930, n.
1643, si consent ai militari del Corpo, comandati, in zona di vigilanza
doganale, nei servizi di sentinella, di vedetta, di appostamento e di
perlustrazione di fare legittimamente uso delle armi contro le persone
sorprese in attitudine di contrabbando, previa esecuzione di tutte le
misure di intimidazione volte ad indurre alla desistenza: intimazione
di alt con la voce e con i gesti, ripetute pi volte in modo da essere
sicuri di aver richiamato lattenzione dei soggetti da fermare; altre
misure idonee a seconda delle circostanze di tempo e di luogo;
esplosione di colpi in aria.
Questultima norma, ancora pi permissiva della scriminante prevista
dal codice Rocco sulluso legittimo delle armi, perch prescindeva
dalla sussistenza delle condizioni di vincere una violenza o di
respingere una resistenza, rifletteva chiaramente il carattere autoritario
del regime che laveva generato.
Negli anni cinquanta, a seguito di gravi incidenti alla frontiera dovuti
ad un eccessivo uso delle armi verso i contrabbandieri, si pens di
varare una disciplina legislativa speciale per vietare, in generale,
limpiego delle armi volto a contrastare il fenomeno ormai dilagante
del contrabbando di tabacchi lavorati esteri, salvo determinati casi
tassativamente indicati. Lintento della legge era, quindi, di limitare e
disciplinare con una normativa pi rigorosa e puntuale i pochi e rari
159
casi nei quali sarebbe stato consentito il ricorso alluso delle armi.
Trattandosi di una norma speciale da applicare per i casi non previsti
dal codice penale, dovevano sussistere tutte le condizioni preliminari
previsti dal codice per luso legittimo delle armi: necessit ed
inevitabilit, proporzione fra attivit di contrasto e attivit da
reprimere, e sempre che non fosse possibile un altro mezzo di
coazione di pari efficacia ma meno rischioso (Cass.: 22 settembre
2000, n. 9961).
Peraltro, a partire dagli anni settanta, la riflessione della dottrina
penalistica ha progressivamente sostituito al concetto classico della
proporzionalit, quello del rilievo costituzionale dei beni in conflitto;
si richiede, in sostanza, un bilanciamento dei diritti costituzionalmente
garantiti. In tale ottica, i beni della vita e della integrit fisica si
pongono al vertice della gerarchia dei valori, essendo collocati nelle
norme di apertura (art. 2 Cost.) fra i diritti inviolabili delluomo.
E il principio dellestrema ratio, che informava anche Regolamento
organico e di servizio dellI.R. Guardia di Finanza nelle province
tedesche e galiziane e nel regno Lombardo-Veneto del 1843, laddove,
al 57, si legge: Anche nei casi in cui si verificano gli estremi per far
uso delle armi, queste non potranno adoperarsi che nella misura
indispensabilmente necessaria a respingere laggressione o a
superare la violenta resistenza. Oltre a ci si dovr sempre usare la
precauzione che non ne venga messa in pericolo senza necessit la
vita dun uomo: per quanto sia conforme ai doveri della Guardia di
Finanza di rendere efficaci e rispettati colluso legale delle armi i
servigi che le incombono, altrettanto non deve essa mai perdere di
vista che adoperandola inconsideratamente, per capriccio o
160
malvagit, si caricherebbe di grave responsabilit verso Dio e verso
gli uomini, e secondo le circostanze incorrerebbe nelle sanzioni delle
leggi penali generali.
La legge del 1958 ha carattere sussidiario rispetto alle norme di
valenza generale previste dal codice penale e, quindi, prevede cause di
giustificazione applicabili nei casi in cui non ricorrono i presupposti
per la legittima difesa, per luso legittimo delle armi e per lo stato di
necessit. Essa rientra nella previsione di cui al comma 3 dellart. 53
c.p., che cos recita: La legge determina gli altri casi nei quali
autorizzato luso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica.
Sicch, la legge in questione costituisce una forma speciale di uso
legittimo delle armi, derivando la sua specificit dalla norma di
valenza generale del codice penale.
La discussione in Parlamento sulla proposta di legge del senatore
Spallino, che originariamente voleva limitare luso delle armi ai soli
casi previsti dal codice penale, si protrasse per due legislature, con
polemiche molto accese tra coloro che peroravano le esigenze di
difesa di interessi fondamentali dello Stato e coloro che si
opponevano, con altrettanto vigore, alla pena di morte preventiva
per i contrabbandieri.
Gli oppositori sostenevano in Parlamento che non si possono mettere
sullo stesso piano la vita di un uomo ed una bricolla di sigarette,
concludendo che luso delle armi da parte dei militari doveva essere
limitato ai soli casi previsti dal codice penale.
Al termine del travagliato iter parlamentare, fu approvata la legge 4
marzo 1958, n. 100, che prevedeva appunto, in casi eccezionali e
previo adempimento di talune misure di avvertimento e di intimazione
161
a desistere, il ricorso alluso delle armi per bloccare persone in
attitudine di contrabbando attraverso la frontiera.
3. IL CONTESTO SOCIO-ECONOMICO
Per capire, quindi, il clima nel quale matur la decisione di emanare
una legge speciale in funzione anticontrabbando bisogna esaminare le
condizioni socio-economiche dellItalia nel dopo guerra e,
segnatamente, nei primi anni cinquanta, durante i quali si verificarono
profonde trasformazioni di carattere economico e sociale.
Era in atto la trasformazione del sistema produttivo e, quindi, il
passaggio da uneconomia agricola ad una economia industriale, con
tutte le implicazioni di carattere sociale che ne derivarono, come il
fenomeno dellemigrazione dalle Regioni meridionali alle Regioni
settentrionali. Nel Mezzogiorno, tra la fine degli anni quaranta e i
primi anni cinquanta la povert era molto diffusa. E significativa, a
questo proposito, una sentenza della Corte di Cassazione del 15
giugno 1960, n. 1052, nella quale si disquisisce sulla natura
dellillecito derivante dalla vendita di tabacco ricavato dalle cicche di
sigarette abbandonate dal fumatore, sotto il profilo della legge sul
monopolio dei tabacchi lavorati.
In quellepoca il bilancio dello Stato era di dimensioni molto ridotte,
nel 1958 le entrate ammontavano a 3.387 miliardi di lire ed erano
costituite prevalentemente dalle imposte indirette sugli affari e sui
consumi, che rappresentavano il 63% del totale, mentre le imposte
dirette sul reddito e sul patrimonio rappresentavano appena il 28%.
Una gran parte dei proventi erariali derivava dalle imposte indirette in
genere, prima fra tutte lI.G.E., dai monopoli dei tabacchi, dai diritti di
162
confine, dalle imposte di fabbricazione (alcol, benzina, ecc..). Ci si
spiega con la pi semplice esazione delle imposte indirette e con la
struttura ridotta dellapparato dei controlli in materia di imposte
dirette, il che rendeva pi facile levasione di queste imposte e il
conseguente ricorso da parte dello Stato alle imposte indirette. Daltra
parte, allepoca, non cera ancora lattuale sistema di protezione
sociale, il c.d. welfare, per cui la spesa pubblica era limitata ad
assicurare la prestazione dei servizi pubblici essenziali.
Lanno che segn il c.d. boom economico il 1960, nel quale si
registr il PIL pi alto della storia e con incrementi, nel primo
semestre, del 17% della produzione industriale e del 40% delle
esportazioni. La pressione fiscale era del 23%. Taluni sostengono che
il boom di quegli anni deriv dalla bassa pressione fiscale e dalla
rilevante evasione delle imposte dirette.
Solo con la riforma Vanoni del 1951 e con la legge Tremelloni del
1956 si var una prima architettura sulla quale si sarebbe poi
sviluppata e potenziata la tassazione sul reddito, culminata nella
riforma degli anni 1972/1973.
4. LENTIT DEL FENOMENO DEL CONTRABBANDO
In questa situazione dei conti pubblici, la sottrazione di gettito che
comportava unattivit di contrabbando massiccia e pervasiva,
esercitata su tutta la frontiera terrestre e marittima da potenti
organizzazioni criminali che disponevano di ingenti mezzi finanziari,
rappresentava un serio pericolo per le finanze statali. Lungo la
frontiera con la Svizzera negli anni cinquanta si operavano in media
300 fermi mensili, con un incremento esponenziale negli anni sessanta
163
e nei primi anni settanta, dovuto soprattutto al contrabbando lungo la
frontiera marittima, che consentiva lo sbarco di ingenti quantitativi di
tabacchi esteri. Si trattava di un fenomeno imponente che faceva capo
a holding internazionali del crimine con varie ramificazioni, che
dagli Stati Uniti e dal Nord-Europa acquistavano ingenti quantitativi
di sigarette del valore di decine di miliardi di lire per introdurli
clandestinamente nel territorio nazionale.
In queste condizioni, lattivit di contrasto al contrabbando di tabacchi
lavorati esteri lungo il confine svizzero, particolarmente pericoloso
per le caratteristiche orografiche del terreno, rappresent una esigenza
prioritaria, il cui peso si rivers interamente sul Corpo di polizia che
per vocazione e per tradizione era deputato al controllo militare e
doganale delle frontiere.
La Guardia di Finanza fu, quindi, chiamata ad attrezzarsi per opporsi
al dilagare dellinvasione di merci introdotte in contrabbando, sia con
lallestimento di una consistente flotta di natanti in grado di affrontare
il mare anche in avverse condizioni meteo, sia con un presidio
massiccio e permanente di militari dislocati in piccoli reparti lungo il
confine con la Svizzera, pi esposto e pi favorevole al transito
clandestino. Negli anni cinquanta furono messi in linea i primi
elicotteri per lattivit di ricognizione e di avvistamento lungo il
vastissimo confine marittimo e terrestre. Allo stesso periodo risale
limpiego dei primi cani addestrati per fermare persone in attitudine di
contrabbando, in alternativa alluso delle armi. Si tratt di una felice
iniziativa, che poi ha avuto la sua pi efficace applicazione nella
repressione del traffico di sostanze stupefacenti.
164
Per quanto riguarda il territorio nazionale immediatamente a ridosso
del confine (la zona di vigilanza doganale terrestre larga 10 km dalla
linea di confine e 5 km dal lido del mare verso linterno del territorio)
nel quale possono essere esercitati particolari poteri per il controllo
delle merci di provenienza estera (ricordo, tra tutti, linverisone
dellonere della prova), il Corpo si dot di autovetture da
inseguimento, in modo da costituire una seconda linea di contrasto per
intercettare le merci che, superato il confine, venivano poi trasportate
con automezzi veloci lungo le rotabili nei mercati di smistamento e di
consumo.
Per dare unidea delle dimensioni del fenomeno basta considerare che
venivano introdotte dalla Svizzera, molto tollerante (per usare un
eufemismo) nei confronti dei contrabbandieri, anche per i vantaggi
economici che derivavano alla Confederazione dalla loro attivit, le
merci pi varie e disparate, oltre a quelle nettamente preponderanti per
quantit: i tabacchi lavorati esteri ed il caff. Attraverso quel confine
venivano, infatti, introdotti: orologi, argento grezzo in grani,
accendini, cioccolato, pietrine focaie, persino puntine di metallo per
penne a biro.
5. LE FINALIT DELLA LEGGE N. 100/1958
In questa situazione, che potremmo definire di emergenza, si pens
anche di predisporre gli strumenti giuridici per favorire e rafforzare
lattivit di contrasto e per affermare la supremazia della legge contro
coloro che la violavano giornalmente e talvolta con atteggiamenti di
resistenza attiva, se non proprio di violenza contro i militari, evitando
al tempo stesso abusi e perdite di vite umane.
165
Si pensi alla forza di intimidazione che pu esercitare, di notte e in
montagna, una colonna costituita da 30/40 spalloni nei confronti di
una pattuglia isolata e costituita da due o tre finanzieri. Si ritenne,
quindi, di dotare anche i militari di un sistema di dissuasione in grado
di prevenire atti di violenza e di sopraffazione da parte di soggetti che
operavano in numero nettamente preponderante o con atteggiamenti di
violenza o, quanto meno, di resistenza attiva nei confronti dei pubblici
ufficiali in attivit di servizio per la repressione del contrabbando. Si
pens, quindi, di regolare con una normativa rigorosa e puntuale luso
delle armi, prevedendo tassativamente i casi nei quali poteva essere
invocata una causa di giustificazione, che escludesse lantigiuridicit
del fatto, ancorch teoricamente riconducibile ad una fattispecie
penalmente rilevante.
La ratio che informava la legge era lesigenza, da un lato, di evitare
un facile ricorso alluso delle armi, dallaltro, di dotare i militari di un
mezzo estremo a tutela della loro incolumit e degli interessi erariali.
In verit, la legge trov applicazione in rarissimi casi e in circostanze
di particolare pericolo per lincolumit dei militari, tanto da poter
ricondurre, nella gran parte dei casi, il loro operato alla fattispecie
della legittima difesa o delluso legittimo delle armi.
Infatti, tutte le disposizioni operative di dettaglio erano improntate a
principi di estrema prudenza ed equilibrio anche per evitare reazioni
della popolazione locale, che non vedeva nel contrabbando un
comportamento moralmente disdicevole. Ci rendeva ancora pi
difficile loperato dei finanzieri, che erano costretti ad agire in un
contesto ostile e caratterizzato da una giustificazione preconcetta a
favore della povera gente che ricorreva ad una forma di commercio
166
vietato dalla legge ma giustificato dalle miserevoli condizioni di vita
delle popolazioni di confine. Anche il Clero, i Parlamentari, le
Autorit locali e, soprattutto, gli organi di stampa locali erano
propensi ad un atteggiamento di tolleranza e comunque contrari ad atti
di coazione che prevedessero luso di armi da fuoco.
Dalla Lettera aperta ai Finanzieri, pubblicata su La Provincia del
22 giugno 1952: Poi venne il ventennio, che anche in questa materia
volle essere maschio e guerriero e perentorio.. A voi, ubbidienti
esecutori di ordini iniqui, venne tutto il peso dellimpopolarit: e ci
non giusto poich chi uccide lo spallone non il milite che, stanco e
snervato dalla notte di appostamento in luoghi selvatici, preme il
grilletto del suo mitra, ma il burocrate romano, il legislatore romano
che non ha voluto mettere fra le leggi da abrogare, perch frutto e
arma di tirannide, anche la legge che condanna a morte, a met del
ventesimo secolo, il contrabbandiere.
Ed ora, cari amici finanzieri, bravi ragazzi di ogni parte dItalia che
siete comandati alla frontiera per difendere gli interessi dello Stato,
ponetevi una mano sulla coscienza:..abbiamo appreso che il
vostro Corpo sotto la protezione di un Santo, S. Matteo, che da
gabelliere pass al seguito del Messia; chiedete, dunque, a S. Matteo,
che vi illumini e vi guidi quando vi trovate di fronte a quattro o cinque
rozzi e spauriti montanari con bricolla. Lasciarli passare, no
assolutamente: fermateli come potete, ma lasciate stare il mitra! Il
mitra birbone, voi credete di scaricarlo contro le nuvole e magari
una pallottola rimbalza contro una nuvola e finisce nella groppa di un
contrabbandiere fuggente.. E poi? Poi la Giustizia,che non soffre di
simpatie e antipatie, prende quel morto e vuol sapere perch lo hanno
167
ucciso. E voi finite in carcere, malgrado le circolari del Direttore
generale che se ne sta a Roma.
6. IL TESTO DELLA LEGGE E LE REAZIONI IN PARLAMENTO
Ma vediamo ora cosa dispone la legge in questione.
6.1. La legge esordisce allart. 1 stabilendo il divieto, di valenza
generale, di far uso delle armi da parte di ufficiali e agenti di P.G.
(cio tutti) in servizio di repressione del contrabbando in zona di
vigilanza doganale, fatta eccezione per i casi di legittima difesa (art 52
c.p.), di uso legittimo delle armi (art. 53 c.p.) di stato di necessit (art.
54 c.p.) e quando:
a) il contrabbandiere sia armato palesemente;
b) il contrabbando sia compiuto in tempo di notte;
c) i contrabbandieri agiscano raggruppati in non meno di tre persone.
Si tratta quindi di condizioni tassative, ma alternative, che possono
legittimare luso delle armi da parte degli agenti comandati in
servizio di repressione del contrabbando in zona di vigilanza
doganale, anche al di fuori dei casi previsti dal codice penale sopra
citati, e, in particolare, quando non si riscontra la necessit di
respingere una violenza o di vincere una resistenza, secondo la norma
di cui allart. 53 c.p. Anche se non espressamente detto, si deve
ritenere che questa norma si riferisca alla zona di vigilanza doganale
terrestre, perch nel successivo art. 6, che riguarda la zona di vigilanza
doganale marittima, si prevede che luso delle armi non vietato se
le imbarcazioni non ottemperano alle intimazioni di fermo, che di
168
notte vanno eseguite anche con segnali luminosi, previa esplosione di
almeno tre colpi in aria.
Su questo primo articolo si obiett, durante la discussione in
Parlamento, che prevedere luso delle armi solo perch il
contrabbando veniva esercitato in tempo di notte non trovava alcuna
valida giustificazione, sia perch di solito i contrabbandieri agivano in
tempo di notte, sia perch al buio e in ambiente di montagna
estremamente pericoloso esplodere colpi di intimidazione e di
avvertimento, senza correre il rischio di colpire le persone a causa
della irregolare conformazione del terreno. A maggior ragione, non si
doveva ammettere il ricorso alle armi quando le persone in attivit di
contrabbando agivano in non meno di tre, considerato che il numero
non costituisce di per s una situazione di pericolo per lincolumit dei
militari.
6.2. Nellart. 2 si fa divieto dellimpiego delle armi quando il
contrabbandiere si d alla fuga e abbandona il carico. Su questa norma
la discussione in Parlamento fu particolarmente accesa per la strenua
opposizione di coloro che erano contrari a consentire limpiego delle
armi nei confronti del contrabbandiere in fuga che per non
abbandona il carico, soprattutto alla luce di una uccisione avvenuta in
quel periodo ai danni di un giovane che stava portando in casa una
bricolla di sigarette. Sotto questo aspetto, la norma pi permissiva
delle norme previgenti, atteso che luso delle armi era precluso in caso
di desistenza del contrabbandiere che, per esempio, si dava alla fuga
verso il confine pur mantenendo il possesso del carico.
In effetti, sulla base della giurisprudenza della Suprema Corte,
consolidatasi in periodi successivi e fino ad oggi, la fuga del
169
malvivente che ha consumato un reato considerata resistenza passiva
e rappresenta una situazione che impedisce al pubblico ufficiale luso
legittimo delle armi agli effetti dellart. 53 del c.p., salvo che si profili
un pericolo per lincolumit degli agenti o di terzi che potrebbero
essere coinvolti nella vicenda, come nel caso che lautore del reato,
fuggendo, mantenga il possesso dellarma.
La resistenza posta in essere con la fuga, infatti, determina la
mancanza del rapporto di proporzione tra luso dellarma e il carattere
non violento della resistenza opposta. Su questo aspetto esiste una
copiosa giurisprudenza concorde della Suprema Corte, che ha ribadito
pi volte questo principio in occasione di processi nei confronti di
agenti delle Forze dellordine che avevano aperto il fuoco in direzione
di autovetture il cui conducente non aveva ottemperato alle
intimazioni di alt.
Questo impedimento sussiste anche quando il rapinatore fugge con la
refurtiva ma dopo aver abbandonato larma di cui si avvalso per
commettere il reato.
Alla luce di quanto sopra, sarebbe ora considerato illecito far fuoco
verso un contrabbandiere che fugge con il suo carico e si correrebbe il
rischio di essere incriminati per omicidio. Naturalmente, si tratta di
una caso scolastico, atteso che quelle modalit di esercitare il
contrabbando sono ormai desuete, anche nel caso di sostanze
stupefanti, che vengono introdotte clandestinamente in modo
intraispettivo, cio eludendo i controlli presso i valichi di frontiera
autorizzati.
Tuttavia, in questo caso, si potrebbe prospettare, ai sensi dellart. 158,
ultimo comma, del regio decreto 773/1931 (TULPS), un uso legittimo
170
delle armi per impedire i passaggi abusivi di trafficanti che tentassero
di forzare i valichi di frontiera e, dunque, per il contrasto di una
condotta attiva invasiva e non di fuga. Ma si tratta di una causa di
giustificazione prevista da unaltra norma di legge: il Testo Unico
delle leggi di pubblica sicurezza.
6.3. Nellart. 3 la norma cos recita: Luso delle armi non vietato
contro gli autoveicoli e gli altri mezzi di trasporto veloci quando i
conducenti non ottemperino allintimazione di fermo e i militari non
abbiano la possibilit di raggiungerli.
In questo caso si tratta di una norma dalla formulazione ambigua che
ha portato, in passato, ad incidenti talvolta gravi per una errata
interpretazione della stessa. E, comunque, lattuale indirizzo
giurisprudenziale esclude che una pattuglia appiedata possa usare le
armi in direzione di unautovettura il cui conducente non abbia
ottemperato alle intimazioni di fermo. E, quindi, una norma da
considerare desueta per il rilievo nettamente preminente del diritto alla
vita rispetto a qualsiasi altro interesse riconducibile allaffermazione
dellAutorit dello Stato e del rispetto della legge.
E, inoltre, da escludere luso delle armi per le pattuglie dotate di
automezzi idonei ad inseguire coloro che non ottemperino alle
intimazioni di fermo, ancorch si tratti di mezzi meno potenti rispetto
a quelli usati dai malviventi. Per questo motivo dagli anni cinquanta si
pens si predisporre blocchi stradali occulti con limpiego di catene
chiodate per fermare gli automezzi fuggitivi. Naturalmente, si trattava
di un sistema al limite della legalit per il pericolo di coinvolgere altri
utenti della strada, ma che comunque evitava pericolosissimi
171
inseguimenti con attraversamento ad alta velocit di centri abitati e
con i gravi pericoli insiti in questo tipo di contrasto.
In quel periodo il numero delle vittime per incidenti stradali, sia per i
militari della Guardia di Finanza sia per i contrabbandieri, fu di gran
lunga pi alto delle vittime causate dalluso delle armi, che, ripetiamo,
fu episodico e di dimensioni irrilevanti, anche per effetto di rigorose
direttive impartite dal Corpo per indurre i militari a desistere
dallazione di contrasto nei casi nei quali non era possibile fermare i
soggetti in attitudine di contrabbando, piuttosto che ricorrere alle armi.
una lotta che si protrae per oltre un trentennio, segnato da gravi
incidenti a danno dei contrabbandieri e dei finanzieri che persero la
vita nelle circostanze pi imprevedibili e disparate, finch il cambio
sfavorevole del franco svizzero e lavvento di traffici molto pi
pericolosi e redditizi, aventi per oggetto sostanze stupefacenti, resero
via via meno remunerativo il contrabbando di tabacchi lavorati esteri.
In conclusione, si pu affermare che la legge sulluso delle armi, al di
l di quanto in essa previsto, stata sempre applicata con estremo
rigore e prudenza, tenendo presente lassoluta preminenza del diritto
alla vita rispetto a qualsiasi altro diritto ancorch di rilevanza
costituzionale. Si anticipato quanto poi maturato in giurisprudenza e
in dottrina circa il necessario bilanciamento fra interessi in gioco,
salvaguardando sempre e comunque il diritto allincolumit personale
di qualsiasi soggetto, salvo i casi nei quali fosse stata messa in
pericolo anche lincolumit dei finanzieri, valorosi servitori dello
Stato, meritevoli di altrettanta tutela.

173
Gen. C.A. Mauro Michelacci
Il contrabbando di caff al confine alpestre

1. PREMESSA
Buon pomeriggio, desidero innanzitutto porgere un cordiale saluto a
tutti gli intervenuti ed esprimere un sentito ringraziamento in
particolare al Generale Luciani per linvito rivoltomi che mi offre
loccasione di fornire un contributo nellambito di questo importante
convegno.
Prima di parlare delloggetto del mio intervento, dobbligo
premettere che il contrabbando rievoca in me, come credo in ogni
finanziere particolari ricordi e profondi sentimenti risalenti a unepoca
174
in cui il contrabbando si poteva definire pi genuino o che alcuni
scrittori definiscono, forse esagerando un po, addirittura romantico.
Tali ricordi e siffatti sentimenti sono peraltro ben rappresentati anche
da unampia filmografia e produzione musicale nazionale.
LAdelina-Sofia Loren del film Ieri, oggi, domani di Vittorio De
Sica che piazza un banchetto e vende sigarette nei vicoli di Napoli
licona evidente di quella Napoli e dellItalia di quegli anni.
Quella pellicola del 1963 racconta la vera storia di Concetta
MUCCARDI che continu la sua attivit fino alla morte, allet di 78
anni, nel 2000, epoca in cui io ho prestato servizio proprio a Napoli
quale Comandante della ex X
a
Legione, prima e Comandante
Regionale, poi, fino al 2003.
Oppure mi sovviene alla memoria la famosa canzone di Ivan Graziani
Lugano addio, dove il cantante, nipote di un finanziere, canta
riferendosi allimmaginaria Marta tu mi parlavi di frontiere di
finanzieri e contrabbando mi scaldavo ai tuoi racconti.
Inoltre, come non ricordare i finanzieri che negli anni 50 e 60 e fino
ai primi anni 70 trascorrevano le notti a ridosso del confine in attesa
degli spalloni, di coloro cio che trasportavano in contrabbando
merce di ogni genere (sigarette, caff, alcolici, ecc.).
E poi, gli anni, come dicevo 70 caratterizzati, invece, dagli
inseguimenti a bordo delle nostre alfa per contrastare il traffico di
sigarette, anni in cui ho vissuto da Tenente episodi davvero nostalgici,
prima quale Comandante della allora Tenenza di Dongo e, quindi,
della Sezione Operativa della Compagnia di Ponte Tresa, con lallora
Magg. Luciani, Comandante del locale Gruppo.
175
E ancora gli anni 80 e 90 che, sempre a contrasto del contrabbando
di sigarette, hanno visto la G. di F. protagonista dapprima nella cattura
dei motoscafi veloci che tentavano di forzare il dispositivo di
vigilanza marittimo nelle acque del canale dOtranto e lungo le coste
pugliesi e quindi di grandi navi sequestrate, proprio dai miei Reparti
nel golfo di Napoli.
Oggi, come noto, il contrabbando ha assunto dimensioni
transnazionali e rappresenta un fenomeno di accresciuta pericolosit
economica, finanziaria e fiscale, perch in grado di sottrarre ingenti
risorse al bilancio nazionale e a quello dellUnione Europea e di
finanziare in modo rilevante lattivit delle organizzazioni criminali.
Il contrabbando, in sintesi, un delitto commesso da chi, con un
comportamento doloso e, quindi, cosciente e volontario, sottrae o tenta
di sottrarre merci estere al pagamento dei diritti di confine.
Lo stesso costituisce, peraltro, un fenomeno criminale in continua
evoluzione che assume forme sempre nuove, attraverso continue e
rapide trasformazioni che impongono alla Guardia di Finanza
ladozione di adeguate e innovative strategie di contrasto.
2. LE CAUSE E GLI STRUMENTI DEL CONTRABBANDO
Nei primi anni del XX secolo, il fenomeno, naturalmente oltre che via
mare, continu a diffondersi via terra ai confini alpestri con la
Svizzera, territori che conoscono sicuramente le storie di
contrabbando forse pi note.
Infatti, non dobbiamo dimenticare che la frontiera terrestre tra il
nostro Paese e la Confederazione elvetica si estende per ben 740 km,
iniziando con il monte Dolent nella parte settentrionale del monte
176
Bianco, dove collocata la triplice frontiera tra la Francia, lItalia e la
Svizzera e termina ad est con una seconda triplice frontiera tra
lAustria, lItalia e la Svizzera.
Territori quali lOssola, il Ticino, il Vallese, la Valtellina, la
Valchiavenna, la provincia varesotta e comasca (in particolare con le
citt di Como, Drezzo, Faloppio, Olgiate Comasco, Rodero, Ronago,
Uggiate Trevano, Maslianico, Bizzarone, Cavallasca, Ponte Chiasso,
Villa Guardia Lomazzo, ma anche Ponte Tresa, Luino, Clivio,
Cantello) assistevano al passaggio quasi quotidiano dei famosi
spalloni che portavano, nelle pesanti bricolle, merce di vario
genere in entrambi i sensi di marcia.
In effetti la povert, da una parte e dallaltra della frontiera,
costringeva la popolazione a ricorrere a tali piccoli traffici, come
forma di economia parallela e talvolta di sopravvivenza.
Basti pensare che prima del secondo conflitto mondiale un viaggio tra
la Svizzera e lItalia con un sacco da trenta chili di caff poteva far
guadagnare ben sei lire, una cifra rilevante per quellepoca!
Lemigrazione e il contrabbando ricevettero allepoca un progressivo
impulso da una serie di misure accessorie imposte dal regime
fascista e dalle ripercussioni delle sue disgraziate avventure coloniali.
La chiusura delle frontiere e le merci gravate da dazi crearono cos la
situazione ideale per lo sviluppo del contrabbando.
3. IL CONTRABBANDO DI CAFF
Nel nostro Paese, fin dal 1919 vigeva il monopolio sul caff e tale
prodotto, una volta sbarcato nei porti europei, compiva tragitti
davvero singolari per giungere, poi, illegalmente a destinazione.
177
Ercole Guarisco, un contrabbandiere di Bognanco, nel Verbano,
affermava: lo scaricavano dalle navi a Genova; da l passava in
Svizzera per il Gottardo; e rientrava in Italia sulle nostre spalle,
attraverso il passo del Monscera.
Il caff veniva inizialmente importato in contrabbando, crudo, e
tostato con il tostin che ogni famiglia di quelle zone di confine
aveva in casa, anche se doveva prestare attenzione, perch laroma del
caff tostato, si percepiva a distanza con il rischio che i finanzieri
arrivassero subito in casa per i relativi controlli.
Allora il caff, per il suo pregio, era considerato come se fosse oro
nero e con lavvento dellautarchia, durante il periodo fascista, le
famiglie furono costrette ad arrangiarsi sempre di pi.
Chi non poteva permetterselo, tostava addirittura le ghiande di rovere
e poi le macinava, ovvero ricorreva alla cicoria essiccata, con risultati
facilmente intuibili.
Per dare unidea delle persone coinvolte, allepoca, nei traffici di caff
sufficiente rilevare che, tra il 1930 e il 1939, le persone giudicate per
reati di contrabbando dal Tribunale di Pallanza, nellodierna provincia
di Verbano Cusio Ossola, furono 794, con una punta di 148 imputati
nel 1937, cifra questa sicuramente parziale considerando che non tutti
i contrabbandieri finivano sempre nella rete dei controlli della Guardia
di Finanza.
La forma pi diffusa nelle modalit del contrabbando era quella del
sacco diviso in due cilindri, ottenuti cucendolo a met per tutta la
lunghezza; in questo modo, la spina dorsale non veniva direttamente
interessata dalla pressione dei chicchi, si dava maggiore rigidit al
carico, e si rendeva, per quanto possibile, meno gravoso il trasporto.
178
Linverno, poi, aggiungeva disagi e rischi ai viaggi, ma i
contrabbandieri, almeno i pi tenaci, si adeguavano al tempo con
racchette, abiti pesanti, scarponi chiodati e piccozza; in alcuni casi si
muovevano anche con lausilio degli sci.
I carichi sequestrati ad ogni spallone fermato variavano da pochi chili
fino a oltre 35.
Quanto al margine di guadagno, da una sentenza del 1932 si rileva, ad
esempio, che il caff sequestrato era stato acquistato a lire 16 al
chilogrammo, laddove solo il dazio sarebbe stato di lire 17,60.
Quanto ai rischi, invece, si poteva finire processati per contrabbando
anche per quantit minime di merce, quelle cio che venivano trovate
addosso o in casa agli incauti acquirenti finali.
Per esempio una sentenza del 1936 ricostruisce il quadro di povert
entro cui il contrabbando si svolgeva.
Agli atti processuali a carico di una coppia di Falmenta (VB) si legge
che: oltrech per il rinvenimento nel di lei possesso di beni
contrabbandati, anche per la stessa sua ammissione di aver ricevuto il
caff da una sconosciuta della Val Vigezzo in cambio di un sacchetto
di castagne secche.
Inizialmente, il caff di contrabbando veniva introdotto in Italia crudo:
serviva in prevalenza per i consumi della zona e veniva torrefatto in
piccoli quantitativi, a livello familiare.
In genere il compito degli spalloni si concludeva nelle stalle
deposito poste attorno ai paesi, mentre il viaggio del caff ovviamente
proseguiva con i mezzi pi disparati.
Quanto al contrasto, lo zelo con cui la Guardia di Finanza cercava di
reprimerne il contrabbando era encomiabile, anche se durante il
179
regime fascista i suoi compiti spesso si sovrapponevano a quelli della
neonata milizia confinaria.
La milizia, a differenza dellorigine meridionale della gran parte dei
finanzieri, era spesso costituita da personale settentrionale o del luogo
e, per tale motivo, evidentemente pi indulgente verso i cittadini
locali.
A titolo indicativo, andando avanti negli anni ed esaminando i dati dei
sequestri di caff e tabacchi effettuati, tra il 1966 e il 1993, dalla
dogana Svizzera a Campocologno e Viano in esportazione verso
Tirano (SO), emerge che gli sdoganamenti di tali prodotti verso
lItalia andarono progressivamente aumentando fino alla met degli
anni 70; nel 1966, per esempio, a Campocologno furono sdoganati
6.459 tonnellate di caff e circa 295 tonnellate di tabacchi, a Viano
oltre 1.600 tonnellate di caff e 22 tonnellate di tabacchi, lanno
successivo 1.378 tonnellate di caff e 285 tonnellate di tabacchi a
Campocologno.
Nel 1970 a Campocologno furono sdoganati 5.275 tonnellate di caff
e 589 tonnellate di tabacchi, mentre a Viano 5.095 tonnellate di caff e
solo 92 kg. di tabacchi.
Il lavoro di sdoganamento della dogana Svizzera presso i citati valichi
di confine and, invece, diminuendo vistosamente intorno alla met
degli anni 70.
Sul fronte italiano i funzionari della dogana e i finanzieri svolgevano
al meglio il loro lavoro, ma era raro che allintimazione dellalt dei
finanzieri i contrabbandieri si fermassero; sui verbali si evidenzia
costantemente lintimazione del fermo, contrabbandiere che molla il
sacco, colpo in aria, contrabbandiere che fugge.
180
In alcuni casi vi furono anche veri e propri conflitti a fuoco tra
contrabbandieri e finanzieri.
Tale Schmid di Agaro, originario forse della Svizzera,
contrabbandiere e bracconiere a tempo pieno, era noto e temuto, per la
sua confidenza con le armi, il suo coraggio e la spavalderia delle sue
provocazioni; famoso fu il suo tiro al bersaglio di cui fu oggetto la
bottiglia di due allibiti finanzieri al Passo della Rossa (VB), anche se
si trattava comunque di una provocazione rara per lepoca.
Un personaggio leggendario del contrabbando ossolano e vigezzino
fu, invece, un certo Bartolomeo Pietro Margaroli da Mozzio, classe
1888, detto il Negus, una figura a suo modo mitizzata, in un
ambiente dove il contrabbando costituiva consolidata tradizione e
ragione spesso di sopravvivenza.
Il Negus, gestiva tuttavia quello che oggi verrebbe definito il
racket del caff.
A lui toccavano i contatti con i fornitori oltreconfine, i pagamenti
(della merce e degli spalloni), e i rapporti, non sempre facili, con i
ricettatori.
Delle sue gesta parlano numerosi atti giudiziari dellepoca.
Per esempio, una volta il Negus fu accusato di contrabbando di 180
chili di caff, ma neg ogni accusa, mentre tale Cervo Antonio,
anchegli noto contrabbandiere, accus se stesso.
Cosicch il Negus, in quel caso se la cav, per modo di dire, con
una dichiarazione di colpevolezza per contrabbando semplice e fu
condannato al pagamento di 7.000 lire di multa.
Dalla seconda met degli anni 50 si cominci invece a importare, in
quantitativi via via crescenti, caff gi torrefatto di qualit inferiore,
181
distribuendolo poi in zone gradatamente sempre pi ampie del nord
dellItalia, nei bar e nelle torrefazioni, dove veniva utilizzato per
tagliare caff di qualit pi pregiata.
Nella circoscrizione della 6^ Legione di Como, lespansione del
contrabbando di caff fu certamente favorita dalla posizione
geografica di alcuni paesi, perch caratterizzati da numerosi passaggi
di confine, alcuni dei quali abbastanza agevoli e altri meno.
Per esempio, il tiranese era collegato con una fitta rete di vie montane,
ormai in disuso, ma sempre percorribili, che superavano le Orobie, le
valli bergamasche e le valli bresciane.
Nei periodi di blocco delle strade statali a Tresenda ed allAprica si
passava dal Passo del Mortirolo, da quello di Guspessa, da Trivigno,
dal Pian di Gembro, dalla Val Belviso.
Laltro fattore essenziale fu la presenza in quelle zone di confine di
manodopera disponibile ed assai esperta, costituita da persone che
avevano esercitato il contrabbando da sempre e che conoscevano alla
perfezione i territori, riducendo in tal modo la possibilit di essere
fermate dai finanzieri.
Peraltro il rischio nel contrabbando di caff era minore rispetto a
quello delle sigarette, sia per il pi basso costo della merce, che
riduceva i danni in caso di sequestro, sia per le minori pene edittali in
caso di condanna e sia, soprattutto, perch si intu presto che era
possibile aggirare con maggiore facilit le disposizioni doganali, vista
lindeterminatezza delle norme in materia di caff.
Infatti, mentre era possibile per la Finanza individuare
immediatamente la provenienza dei tabacchi di contrabbando,
182
altrettanto non era per il caff, che veniva commerciato in sacchi dei
quali non era possibile accertare la provenienza.
Fu, cos, elaborato lo strumento che anzich, comprimere, permise
invece unespansione incontrollata del contrabbando di caff nelle
zone alpestri.
Tale strumento fu la licenza di commercio di caff o quello, ancora
pi subdolo, della licenza di torrefazione.
Le torrefazioni ebbero uno sviluppo addirittura impensabile: ad
esempio negli anni 60 furono tra le 15 e le 20 nella sola frazione di
Roncaiola di Tirano (che aveva intorno ai 50 residenti) e circa una
cinquantina nella provincia di Sondrio, quasi tutte gestite, anche
tramite prestanome, da persone di Villa di Tirano, Baruffini e
Roncaiola.
Aperta la torrefazione, tutto diventava relativamente semplice. Si
acquistava con regolare fattura un certo quantitativo di caff crudo, si
effettuava la sua torrefazione (o, in molti casi, ci si limitava a
sostituirlo con analogo quantitativo di caff di contrabbando gi
torrefatto) e lo si caricava su auto o furgoni che partivano dal tiranese
per tentare la vendita del prodotto in tutto il nord Italia.
Lautomezzo giungeva spesso a destinazione senza controlli, si
scaricava la merce in nero e si poteva cos riutilizzare la fattura o
bolletta in un successivo viaggio; date in bianco, scritturazioni
confuse, fatture dubbie o false e trucchi del genere facilitavano le
frodi.
Si arriv addirittura ad acquistare dalle periodiche aste doganali,
grossi quantitativi di caff spesso deteriorato rivendendone poi i
corrispondenti quantitativi, costituiti per da caff di contrabbando.
183
Si rivelava, pertanto, assai problematico per la Finanza, in caso di
fermo, accertare eventuali irregolarit anche perch non era consentito
larresto degli autisti: quando, in un momento successivo, anche a
breve distanza di tempo, si controllavano le torrefazioni, i quantitativi
venivano di norma riscontrati regolari, anche se verosimilmente
perch ricostruiti attraverso complicati giri di fatture o bollette di
dubbia attendibilit.
Lunico rimedio efficace era quello di sequestrare il caff crudo prima
che entrasse nelle torrefazioni della fascia di confine.
Le localit in cui si svolsero le pi brillanti operazioni delle Fiamme
Gialle furono prevalentemente il Tiranese, il Bormiese, la
Valchiavenna, il Verbano nonch le strade statali di confine del
comasco e del varesotto.
Da sottolineare in particolare anche la crescente espansione del
fenomeno nella zona di Livigno, nella quale i redditi da contrabbando
costituirono un importante volano per la realizzazione delle strutture
ricettive turistiche.
In quegli anni di boom del contrabbando al confine alpestre vi furono
anche morti tra i finanzieri, come nel corso di una operazione di lunga
durata un servizio di 56 ore consecutive in un clima siberiano, con 20
gradi sotto lo zero, 3 finanzieri furono investiti da una valanga, uno
solo si salv, anche se dovette essergli amputata una gamba; mentre i
suoi due compagni, perirono.
Nel 1975, ci furono invece un morto e due feriti gravi, a causa di
unuscita di strada di unauto della Guardia di Finanza, in prossimit
di Villa di Tirano.
184
Da sottolineare, comunque, che gli sforzi dei finanzieri non sempre
erano premiati, perch spesso i procedimenti penali si concludevano
con lassoluzione degli imputati, e ci soprattutto per la carenza nelle
disposizioni di legge relative al contrabbando di caff.
Si fece interprete di questo disagio lEco delle Valli, giornale della
Valtellina, in un articolo dei primi anni 60, dal titolo significativo la
G. di F. sequestra, il Tribunale li assolve.
Il giornalista sottolineava la necessit di una nuova e pi certa
disciplina legislativa relativamente al reato di contrabbando perpetrato
con caff in modo da evitare, da un lato, processi inutili e, dallaltro la
demotivazione dei finanzieri.
Era innegabile, infatti, che una moltitudine di soggetti si
avvantaggiava della situazione: i contrabbandieri, e con loro avvocati,
i venditori di auto e negozianti in genere tutti, facevano buoni affari
grazie allindotto di questo fenomeno fraudolento.
Per non parlare poi delle banche locali, per le quali il contrabbando fu
senzaltro, insieme allattaccamento al risparmio delle popolazioni
della zona, allorigine delle loro fortune.
Nelle periodiche rilevazioni sulla situazione economica delle diverse
province non un cenno era riservato a tale attivit; un settore che,
negli anni 60 e nei primi anni 70, contribu alla formazione del PIL
della provincia di Sondrio almeno per il 20-25%.
Nel 1961 venne attivato, per un certo periodo, un posto di blocco fisso
a Tresenda (SO), creando lunghe code di auto con esasperazione di
abitanti e turisti.
185
Sommerso dalle critiche il blocco venne tolto e venne sostituito da
quello, ancora peggiore, del controllo accurato per non dire vessatorio,
delle dogane di Piattamala di Tirano e Villa di Chiavenna.
Gli svizzeri, che pure erano cointeressati al traffico, quando era il
momento di chiudere chiudevano! Il vero stop al contrabbando si
ebbe infatti nel 1961, quando scoppi unepidemia di afta epizzotica:
la Svizzera chiuse le frontiere.
Il contrabbando di caff si ferm quasi del tutto e come scriveva un
giornale allepoca: la serrata decretata dagli svizzeri, stata
completa. Gli spalloni dellAlta Valtellina si sono trovati, da un
giorno allaltro, disoccupati. Disoccupazione che dur, peraltro,
abbastanza poco: circa un mese dopo la via era gi riaperta.
Anche pi avanti, nel periodo di maggior espansione del contrabbando
di caff, gli svizzeri adottarono provvedimenti restrittivi.
Nel 1965 venne infatti vietata dalle autorit del Cantone di Grigioni la
circolazione degli spalloni dalle 22 alle 6 di mattina e proibita la
circolazione del caff di domenica, nei giorni delle festivit nazionali
e di quelle religiose.
In una riunione indetta nello stesso anno (1965) dal Prefetto di
Sondrio le autorit di pubblica sicurezza della provincia cercarono di
mettere in atto un piano dintervento organico contro il contrabbando;
vennero adottati alcuni provvedimenti - tampone: un po di fogli di
via, qualche diffida ai contrabbandieri pi noti, una maggior vigilanza
sui pubblici esercizi sospetti, un pi incisivo pattugliamento sulle
strade, il rinvio di qualche decina di minorenni in famiglia.
La richiesta di nuove misure legislative che riguardassero
limportazione del caff erano comunque ormai nellaria: gi allinizio
186
del 1961 il deputato liberale Trombetta interrogava il Ministro delle
Finanze per conoscere se non ritenesse opportuno di intervenire
finalmente con sistemi e mezzi adeguati per combattere il
contrabbando di caff, soprattutto nella zona di Tirano.
Linterrogante prospettava, davvero con lungimiranza, per scongiurare
il contrabbando di caff, una riduzione dellonere fiscale sul prodotto.
Le persone cominciavano, in effetti, a porsi qualche interrogativo sul
cosa stesse veramente evolvendo il contrabbando e sul permanere
dello stato di necessit che per secoli ne aveva giustificato lesercizio.
Pochi mesi dopo la menzionata interrogazione parlamentare, il
comitato di presidenza della Federazione Italiana importatori di caff,
evidentemente preoccupato per le dimensioni che il contrabbando
stava assumendo, oltre che per i danni per i suoi associati, chiedeva
anchesso una modificazione della legislazione vigente, come detto
lacunosa ed imprecisa e che danneggiava pesantemente la categoria
degli importatori.
Nellanno successivo (novembre 1962) in una serie di articoli sul
giornale sondriese lOrdine, Giuseppe Mambretti, senza dubbio il
pi lucido commentatore di quegli anni, tornava sullargomento
segnalando che: la legge relativa il caff lacunosa e permette di
legittimare con un capace giro di bollette un quantitativo illegittimo.
Il liberale on. Trombetta ha tuonato alla camera affermando che
lattuale legislazione iniqua. Gli hanno dato ragione i suoi colleghi
e la pubblica opinione, ma la legge rimasta quella che era.
Larticolista dopo aver fornito alcuni dati complessivi sugli ingenti
sequestri nel periodo, cercava di analizzare proprio le mutazioni, in
corso, del contrabbando.
187
Ricordava cos le due posizioni contrapposte sullargomento: in
alcuni casi il fenomeno fa gridare allo scandalo, in altri porta a
giustificare per intero i contrabbandieri e il loro lavoro suggerendo
considerazioni non sempre veritiere, la nostra una vallata dove il
contrabbandiere di casa. Lo spallone, il contrabbandiere, per il
valtellinese, non un fuorilegge.
Subito dopo il secondo conflitto mondiale la valle dellAdda, specie
lalta valle, era priva di industrie, valicare la linea di confine con un
carico di caff o di sigarette era, allora, spesso una necessit. Tutti i
centri della provincia, da Chiavenna a Bormio, possono oggi contare
su complessi industriali.
I posti di lavoro non mancano, le cause che avevano originato il
contrabbando sono sparite o stanno per sparire. Perch gli spalloni, i
contrabbandieri, si sono assuefatti a un tenore di vita condito di
rischio e di forti guadagni, con possibilit di disporre di denaro, auto
e tempo e non vogliono rinunciarvi.
Lautore prendeva in esame due tipi di contrabbandieri, diceva che
alcuni vivevano come i loro padri, sgobbando dalla mattina a sera,
portando il sacco di notte per comperare, magari, il trattore. Ma erano
poche queste persone.
La maggior parte di essi viveva alla giornata. La vera maggioranza
silenziosa degli spalloni, infatti, anche se meno appariscente,
alimentava i propri risparmi, li convertiva in immobili o li metteva in
banca e taceva, come peraltro lenorme sviluppo edilizio del periodo e
la floridezza delle banche locali dimostravano in modo evidente.
Il contrabbando del caff, scriveva il Mambretti nel 1964, diventato
una proficua industria, i contrabbandieri per far fronte alla richiesta
188
del loro mercato in continua espansione hanno dato vita a pericolosi
fenomeni marginali, creando la categoria degli addetti al
reclutamento che raccolgono nuove leve, in un ambiente fino ad ora
indenne dallinfluenza negativa del contrabbando, quello studentesco
del capoluogo e degli altri centri della vallata.
Per sintetizzare, il fenomeno andava davvero degenerando ed
assumendo caratteristiche sempre pi pericolose facendo venir meno
anche le possibili giustificazioni sul piano etico.
Il contrabbando di caff assumeva in altri termini dimensioni sempre
pi preoccupanti. Nel 1965 vennero, ad esempio, individuati ben 100
spalloni che marciavano in colonna e sequestrati 60 sacchi di caff.
Invece di seguire la naturale via della riduzione dei dazi,
accompagnata da pi incisive possibilit di controllo, si scelse di
nuovo quella della pura e semplice repressione.
Arriv cos la tanta sospirata legge n. 344 del 26 maggio 1966, frutto
del disegno di legge del 15 dicembre 1964 del Ministro delle Finanze,
On. Tremelloni.
Se la nuova legge fren in effetti in un primo periodo il fenomeno,
certo non riusc a sconfiggerlo, n tanto meno a rimuoverne gli aspetti
patologici. Anzi, aggravando le sanzioni ne favor una pi marcata
criminalizzazione.
Le nuove disposizioni erano, a prima vista, draconiane, ma troppo
complicate; oltre ad aumentare in modo notevolissimo le pene, fu
istituito un rigido sistema di autorizzazioni al commercio e alla
torrefazione del caff, che prevedeva scritturazioni contabili analitiche
di carico e scarico e la commercializzazione dello stesso solo in
sacchetti di 5 kg., sigillati e con letichetta della torrefazione.
189
Tutto ci, se determin aumenti certi nel prezzo del caff, non pose
fine ai traffici illeciti. Determin piuttosto, fino al settembre 1966, un
aumento dei quantitativi introdotti in frode.
Ben presto linesauribile fantasia degli operatori individu nuovi
sistemi di evasione.
Gi nei primi mesi del 1967, a San Giacomo di Teglio, in provincia di
Sondrio, i finanzieri facevano irruzione in una abitazione privata e in
un locale rinvenivano tutta quanta lattrezzatura per insacchettare e la
confezione dei pacchi di caff da cinque chilogrammi: una macchina
auto punzonatrice e confezionatrice di pacchi, un recipiente
misuratore per insacchettatura, un piccolo silos, punzoni vari,
sacchetti per senza alcuna dicitura, una bilancia con relativi pesi ed
accessori vari oltre a 260 chili di caff tostato in grani, parti dei quali
gi confezionati in sacchetti.
Sempre a San Giacomo, nellottobre dello stesso anno, i finanzieri
fermarono una Citroen sulla quale si trovavano 245 kg. di caff
confezionato in pacchi, infatti le confezioni figuravano
apparentemente regolari, ma ad un pi minuzioso controllo risultava
che le etichette dei sacchetti, incollate di fresco, si staccavano
facilmente, veniva pertanto effettuata unispezione nella torrefazione
e, dal controllo del registro di carico e scarico, risult che la merce
doveva essere stata messa in commercio gi da circa un mese e
mezzo.
Nel novembre del 1967 vi fu poi un episodio eclatante.
Presso un edificio di Madonna di Tirano vennero sequestrati, insieme
a pi di mezza tonnellata di caff e al solito materiale, un silos per
confezionare sacchetti di caff, 1 macchinetta rivettatrice normale, 1
190
bilancia, 1 macchinetta rivettatrice a mano, 1 timbro con cuscinetto
per la stampigliatura delle sigle e anche altri oggetti, tra cui una
mitragliatrice, una baionetta, 30 candelotti di gelatina esplosiva, 20
cariche di tritolo, 1 mitra Sten, 8 caricatori da 40 colpi, un arsenale in
piena regola.
A Roncaiola vennero addirittura, come scriveva nel 1970 lEco delle
Valli, trovate persone, che lavoravano sullaia a confezionare il caff.
In una serie di articoli del 1969, il solito Mambretti scriveva: sono
tutti incensurati, hanno il loro contabile, il loro laboratorio funziona,
non pi un ammasso di ferraglia piena di ruggine comera prima
della legge. Per loro la vita difficile e si svolge a cronometro. Tanto
caff se ne va nei sacchetti confezionati con timbro e bollo, tanto ne
deve arrivare ma al momento giusto, non prima che il carico sia
piazzato e non molto dopo, perch un controllo pu mandare a monte
parte della copertura ed allora lacquisto deve essere regolare ed in
questo caso non si parla di guadagno ma di perdita netta. Con la
nuova legge sul caff i pasticci sono aumentati, il controllo stato
aggiornato, i piccoli quantitativi fanno aver grane quanto i grandi.
La nuova legge, lasciava tuttavia inalterati, o quasi, i problemi sociali
legati al contrabbando, soprattutto quello dei minori utilizzati come
spalloni, quello dei trasporti e dei mezzi usati per effettuarli e quello
dei fenomeni di violenza e di corruzione.
Il fenomeno del contrabbando di caff era ormai entrato, in modo
irreversibile, nella sua fase discendente. Gli adulti si indirizzavano
ormai, quando possibile, verso lavori onesti e lasciavano il campo ai
soli professionisti accompagnati da gruppi di giovani inesperti che
191
venivano mandati allo sbaraglio ed erano pertanto i primi ad essere
fermati e denunciati.
Nel 1969, nel pieno del fenomeno, il solito Gim (Giuseppe
Mambretti) scriveva che anche gli autisti dovevano essere giovani e si
dividevano in due categorie: quelli dassalto e i signorini.
Ai primi spettavano i trasporti pericolosi, scoperti, ove o si passava
per il blocco rischiando losso del collo, o si fuggiva per abbandonare
lauto. Agli altri toccava invece il gioco sottile, quello del
doppiofondo con la divisa da turista, da commerciante, da commesso
viaggiatore.
Quanto ai viaggi dassalto, in caso di posto di blocco con catena, la
fuga restava di solito lunica via.
Il copione era sempre lo stesso: il contrabbandiere alla guida dellauto
arrestava bruscamente il mezzo e si dava alla fuga per le campagne,
inseguito dalla Guardia di Finanza.
Fughe notturne, caroselli cittadini, stridore di gomme ed incidenti
divennero, allepoca, una costante nella vita delle valli.
A volte i contrabbandieri, magari con uso di chiodi a 3 o 4 punte o
seminando olio sullasfalto, o imboccando mulattiere sui monti,
riuscivano a fuggire, pi spesso per, una volta individuati, finivano la
loro corsa sulle catene chiodate dei posti di blocco.
Anche la Guardia di Finanza allora si attrezz meglio ed incominci
ad usare lelicottero, che costituiva il vero terrore dei contrabbandieri
dalta quota, i quali fino ad allora, avevano avuto paura solo dei cani
anticontrabbando.
192
Sulle cime ed allo scoperto, di giorno, se interveniva lelicottero non
cera scampo. Molti fermi vennero infatti effettuati a seguito di
ricognizioni aeree o con intervento diretto dallelicottero.
Comunque la situazione andava evolvendosi verso il peggio.
Alcuni contrabbandieri di caff stavano rapidamente scivolando verso
la delinquenza comune.
Lultimo tragico omicidio sulla via del caff si verific sulla piazza
della chiesa di Roncaiola, nella notte del 1 dicembre 1971. Un giovane
contrabbandiere, che era stato fermato ed ammanettato, estrasse una
rivoltella che teneva nascosta sotto il giubbetto e spar 6 colpi contro
il finanziere che lo sorvegliava, riuscendo poi a fuggire.
Si consegn qualche giorno pi tardi, venne processato e condannato a
22 anni di reclusione.
Il finanziere, un giovane sardo di poco pi di 20 anni, non aveva
neppure estratto la sua arma e il gesto non aveva alcuna possibile
giustificazione. Fu il segnale definitivo che il contrabbando, che pure
era stato per lunghi anni una componente tacitamente accettata del
vivere sociale e che aveva spesso rappresentato lestremo rimedio alla
miseria, si era ormai trasformato in unattivit del tutto diversa, con
precise denotazioni delinquenziali, come tale da allora venne
considerato.
Il contrabbando di caff del secondo dopo guerra era stato alimentato,
essenzialmente, da due condizioni: la possibilit di reperire
manodopera di buon livello ed affidabilit in quantit adeguate, ma
soprattutto la relativa stabilit del cambio tra franco svizzero e lira
italiana e gli elevati dazi di importazione.
193
La cosa consentiva di approvvigionarsi sul mercato elvetico di merci a
prezzi abbastanza concorrenziali, anche se per il caff di qualit
scadente, e di ammortizzare i rischi dellattivit contrabbandiera ed i
maggiori costi di trasporto. ma la situazione si modific
profondamente.
Per prima cosa il rapporto lira/franco cambi rapidamente, riducendo
sempre pi il margine di guadagno per gli organizzatori, fino a farlo
sparire quasi del tutto. In secondo luogo molti spalloni tradizionali,
annusata laria, si erano dati ad altre attivit lecite. Lultima, definitiva
mazzata al contrabbando del caff venne data dalla nuova politica
doganale seguita dallo stato italiano: negli anni 70 i dazi sul caff
vennero ridotti e si esaur ogni interesse economico allesercizio di
tale attivit.
4. CONCLUSIONI
Cosa rimane di quel periodo? Sicuramente i ricordi di tante avventure
in montagna sia da parte dei contrabbandieri di allora, sia da parte dei
militari del Corpo che li contrastavano.
Nel libro di Erminio Ferrari, Contrabbandieri: Uomini e bricolle tra
Ossola, Ticino e Vallese, che costituisce ancora oggi il pi famoso
saggio sullargomento, un ex spallone, con un po di nostalgia,
dichiarava che certe albe, certi colori, certe atmosfere di quegli
anni sono impagabili. Non li dimenticher mai.
A testimonianza di unepoca, da alcuni definita romantica, perch
emblema di unItalia povera e, allo stesso tempo, ingegnosa,
rimangono i numerosi passi di montagna come il passo del
Contrabbandiere, nei pressi della Punta dArbola nelle Alpi
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Leopontine, il Pizzo Zucchero a 2.321 metri, affiancato da un Pizzo
Caff a 2.352 metri, che sono due torrioni rocciosi nei pressi del Passo
delle Balmelle vicino alla Punta Valgrande nel contrafforte del monte
Leone, al confine tra il Piemonte e il Canton Ticino svizzero, un altro
Pizzo Zucchero, che si trova tra la Valle Onsernone e la Valle
Vergelletto in Svizzera, nonch i numerosi e, a volte epici racconti
estratti dalle cronache dellepoca, alcuni dei quali abbiamo
velocemente ripercorso nel corso di questo intervento.
Oggigiorno di tutta evidenza come sia ormai anacronistico e
improduttivo il riferimento agli schemi classici dell'attivit
anticontrabbando dellepoca che abbiamo sin qui esaminato.
E' invece indispensabile un approccio globale al problema, in cui,
tenendo conto delle effettive caratteristiche del mercato unico, venga
realizzato un sistema armonico di vigilanza e sicurezza finanziaria,
articolato in stretta aderenza alle necessit imposte dalle condizioni
economiche di riferimento.
In questo contesto, diventa di fondamentale importanza sviluppare
moduli sempre pi efficaci di cooperazione internazionale.
Infatti, le criticit normalmente riscontrate in servizio hanno natura
prevalentemente tecnica ed operativa, in quanto il contrabbando ed il
riciclaggio dei relativi proventi hanno una rilevanza transnazionale,
che interessa le competenze e le giurisdizioni di differenti Stati e
Continenti.
Per questo motivo, si proceduto verso un deciso rafforzamento dei
canali di cooperazione internazionale, sia giudiziaria che
amministrativa, per incentivare sempre di pi lattivit di scambio info
operativo, di supporto e coordinamento delle investigazioni condotte
195
in questo delicato contesto di polizia, soprattutto al di fuori dei confini
nazionali.
Solo attraverso una collaborazione pi intensa tra stati si pu
raggiungere lobiettivo di individuare e disarticolare, anche in tempi
rapidi, organizzazioni criminali altamente specializzate,
interrompendo cos fenomeni criminosi che mettono a rischio la
sicurezza economica e finanziaria dellItalia e dellUnione Europea.
Ringrazio tutti i presenti per lattenzione.
*FONTI:
- Contrabbandieri: Uomini e bricolle tra Ossola, Ticino e Vallese di
Erminio Ferrari, 1996;
- La Carga, contrabbando in Valtellina e Valchiavenna, di Massimo
Mandelli e Diego Zoia, 1998;
- Relazioni e scambi alla frontiera tra Italia e Cantone Grigioni
negli anni della seconda guerra mondiale di Adriano Bazzocco, in
Le Alpi e la guerra: funzioni e immagini. Atti del convegno
internazionale di studi, Lugano 1 2 ottobre 2004, a cura di N.
Valsangiacomo, Bellinzona 2007;
- Contrabbando alla frontiera italo ticinese nella seconda met
dellOttocento. Stato delle ricerche, problemi metodologici,
proposte interpretative, in Lo spazio insubrico, di Adriano
Bazzocco;
- Il contrabbando nelle vallate comasche, in Val Cavargna.
Tradizioni popolari Magnani contrabbando, 1993;
- Atti dei sequestri della Dogana svizzera a Campocologno e Viano.

197
Gen. D. Natalino Lecca
La vita dei Finanzieri nei Distaccamenti di montagna


Allinizio degli anni sessanta del secolo scorso ho avuto la ventura di
dover comandare quello che, a buona ragione, veniva considerato il
pi disagiato dei distaccamenti di montagna della Guardia di Finanza
al confine italo elvetico: IL GIOVO.
Giovanissimo vicebrigadiere, alluscita dalla scuola sottufficiali del
lido di Ostia, con il merito di essere risultato capo corso su 623 allievi
mi venne proposto dal mio comandante di compagnia, Cap. Montuori,
di restare alla scuola con lincarico di istruttore.
198
Io durante la frequenza del corso sono stato pi volte punito, secondo
me ingiustamente, dagli inflessibili istruttori che ero giunto alla
convinzione fossero sbirri di professione che godevano nel punire i
poveri allievi. Cos quando mi venne richiesto se avessi gradito
esercitare tali funzioni manifestai la mia netta contrariet indicando in
alternativa, a domanda, che avrei preferito essere assegnato al pi
disagiato distaccamento della Legione di Como. Fu cos che venni
accontentato appieno. Nel Corpo non era facile avere simile
considerazione e poter scegliere dove andare trasferiti. Io per fui
accontentato.
Cos quando uscirono i trasferimenti trovai la destinazione per la
legione di Como. Era il 5 di agosto del 1961.
In attuazione della nuova legge di ordinamento del 1959 i parametri
per partecipare al concorso per la scuola sottufficiali erano stati ridotti.
Potevano concorrere i finanzieri e gli appuntati con meno di 35 anni di
et, con valutazioni di merito di almeno superiore alla media e con
aver compiuto almeno 6 mesi di servizio al confine. Il limite
precedente era di 2 anni. Io entrai per il rotto della cuffia perch alla
data del concorso avevo raggiunto 6 mesi e qualche giorno. Cos
alluscita dalla scuola non avevo ancora raggiunto i due anni di
servizio e mi ritrovai, primo caso sino allora vicebrigadiere in ferma
volontaria. Il breve periodo precedente alla scuola lo avevo trascorso
in gran parte al confine Jugoslavo ed al gruppo sportivo Fiamme
Gialle.
Il 5 di agosto dopo la nomina, il nuovo giuramento e la consegna della
tessera di riconoscimento fummo messi in libert con 12 giorni di
199
licenza al termine dei quali avremmo dovuto presentarci al reparto di
assegnazione.
Il 17 agosto mi presentai a questa bellissima sede comasca del
Palazzo Terragni. Diligentemente avevo spedito i miei bagagli alla 6^
Legione di Como ma al mio arrivo non si trovarono. Appresi in
seguito che erano andati a Napoli. Di conseguenza dovetti partire per
il mio reparto di assegnazione con gli abiti estivi che indossavo
venendo via dalla Sardegna.
Dopo un lungo giorno di viaggio arrivai prima a Dongo e poi a
Germasino con un autobus vecchio e malandato che ad ogni tornante
doveva fare complicate manovre per proseguire. Ma alla fine arriv.
Era ormai buio quando riuscii a capire dove era la caserma. Notai che
la gente che incontravo non era proprio ben disposta nei miei riguardi.
Ma giunsi a casa.
Era un vecchio lugubre casolare in pietra, quasi fatiscente e
scarsamente illuminato nel cui muro di cinta erano infisse delle lapidi
che ricordavano la storia della cattura di Mussolini e lultima notte da
vivo che aveva qui trascorsa.
Dopo aver scampanellato pi volte venne ad aprire un finanziere che
dopo avermi scrutato per bene mi chiese cosa volevo. Probabilmente
mi aveva scambiato per uno spallone; senza bagagli, senza uniforme
ed in camicia estiva non pensava certo di aver a che fare con un nuovo
arrivato e si sorprese molto nel sentirsi dire chi ero. Prese il mio foglio
di viaggio e mi disse di aspettare.
Dopo un po venne alluscio il comandante della Brigata; il Brig Neva
che mi fece strada verso il suo ufficio. Mi disse che non era ancora
giunta la comunicazione del mio arrivo ma che attendeva due nuovi
200
sottufficiali che avrebbero dovuto comandare i distaccamenti del
Giovo e di Sommafiume.
Io ero arrivato prima del previsto ma la cosa gli andava benissimo
perch il precedente comandante del Giovo era gi partito per altra
destinazione ed al distaccamento i finanzieri erano rimasti soli. Avrei
dovuto quindi affrettarmi a raggiungere il reparto del quale avrei
dovuto assumere subito il comando.
Il Neva si preoccup del mancato arrivo del mio bagaglio e del come
avrei vissuto lass in montagna senza lattrezzatura occorrente, ma la
cosa che mi chiese con maggiore insistenza fu se sapevo fare i conti
del vitto. Cap dal mio stupore che non sapevo di cosa si trattasse ed
io a mia volta realizzai che avrei dovuto coniugare immediatamente
luso del verbo arrangiarsi. Senza scomporsi troppo mi rassicur che
qualcuno dei finanzieri mi avrebbe spiegato come fare.
Essendo ormai tarda ora non potevo avventurarmi per la montagna e
non avendo chi poteva accompagnarmi trasse la conclusione che avrei
dovuto dormire in brigata.
Non vi erano posti liberi. Si pose cos lalternativa di trovarmi un
cantuccio con un sacco a pelo o dormire nella stanza museo nella
quale si trovava la branda da campo che aveva utilizzato il duce
lultima notte da vivo. Quella che sta attualmente al museo di Dongo
posticcia.
Si trattava di un branda militare con fondo di tela ruvida e senza
materasso. Mi sembro comunque la soluzione pi conveniente e presi
alloggio. Mi dovetti adattare. Non avendo al seguito alcunch dormii
vestito.
201
Pi che dormire restai sveglio pensando ai fatti accaduti in quei luoghi
e mi dedicai alla lettura dei documenti che erano custoditi nel locale.
Dopo incubi prolungati riuscii anche a dormire ma fui repentinamente
svegliato allalba perch dovevo partire per il Giovo.
Non era ancora giorno quando il Brig. Neva mi accompagn alluscio
dove mi aspettava un giovane finanziere per scortarmi al
distaccamento. Fui rassicurato del fatto che la permanenza sarebbe
durata circa un mese, al termine della quale avrei avuto il cambio. Mai
affermazione fu cos mendace. Non scesi a valle per tutto il periodo di
permanenza al Giovo. Un anno circa.
Cos alle sei del mattino iniziai la mia vita di finanziere di
distaccamento di montagna.
Il mio accompagnatore ogni tanto mi guardava e mi chiedeva qualcosa
sui miei scarponi da sci, sul mio vestiario alpestre, sul materiale da
montagna e cos via.
Io lo seguivo inconsciamente senza rendermi conto del perch delle
sue domande. Nessuno mi aveva reso edotto sulla vita in alta
montagna e nessuna attrezzatura mi era stata fornita al riguardo. Fu
pi facile capire a cosa si riferisse man mano che salivamo di quota e
dopo larrivo al Giovo. Superato il paese di Garzeno ed usciti dalla
quota dei boschi incominciammo a salire per un sentiero pietroso
dove le mie scarpe da spiaggia incominciarono a logorarsi.
Salimmo per ore, superando baite e luoghi che la zelante guida
indicava per nome: il baitone, berseglio, il dosso di brente, il paraone
e cos via.
202
Percorrendo il sentiero il finanziere lo indicava come la strada
militare. Altro non era che uno scosceso sentiero pietroso che si
inerpicava zigzagando su per il motto paraone.
Sul pi bello si ferm per sparare contro una vipera che soleggiava sul
sentiero e quasi a titolo provocatorio mi chiese se avevo la mia
dotazione di siero antivipera. Alla mia risposta negativa mi tenne una
dotta lezione sul caso dicendomi che avrei sempre dovuto portare al
seguito tale medicinale e che avrei dovuto assicurarmi che tutti i
finanzieri ne fossero provvisti quando si recavano in servizio.
Continuammo ad arrampicarci finch la mia guida mi fece notare in
lontananza su una brulla ed altissima vetta unasta metallica con in
cima la bandiera italiana. Quello era il punto dove si trovava il Giovo.
Avevamo il sole a picco quando finalmente giungemmo in vetta. Al
nostro arrivo tutti i componenti vennero fuori dalla casermetta e si
riunirono nello spiazzo antistante da dove guardavano incuriositi il
nuovo arrivato che non riuscivano ad immaginare fosse il loro nuovo
comandante. Non avevo vestiario militare e nessuna insegna di grado
ed ero pi giovane di molti di loro. Senza formalit militari iniziava
cos la mia vita di finanziere nel distaccamento di montagna pi
disagiato come da me richiesto.
1. IL DISTACCAMENTO DEL GIOVO
Il distaccamento del Giovo non era dissimile da altri disseminati lungo
larco alpino italo elvetico che dal lago di Lugano si inerpica verso est
sino a raggiungere il passo dello Spluga e lo Stelvio. Era stato
costruito per finalit militari di protezione della frontiera ed era stato
203
affidato nel 1870 alla Guardia di Finanza congiuntamente a quelli di
Sommafiume e del Vincino per lattivit anticontrabbando.
Alla sommit della valle Albano esisteva anche il distaccamento di
S.Iorio nel quale nel tempo avevano stazionato truppe alpine e che era
ormai dismesso ed abbandonato.
Tali distaccamenti per oltre un secolo hanno garantito la difesa
militare della frontiera ed il contrasto al contrabbando in prima linea.
Erano posizionati a circa 1800 metri slm.
Dalla vicina Svizzera venivano trasportate clandestinamente in Italia
su sacchi a spalla, le cosiddette bricolle, stivate sino allinverosimile
di generi ad alta incidenza fiscale che consentivano lauti guadagni
allatto della rivendita. Si trattava in gran parte di tabacchi lavorati
esteri e di caff.
La povert della vita nelle valli di frontaliera e le misere condizioni
degli abitanti rendeva per loro assai appetibile e conveniente questa
attivit illecita che per molti rappresentava lunica fonte di
sostentamento di tante famiglie ed era incoraggiata dai valligiani. Gli
spalloni erano gli eroi locali.
Lo Stato contrastava tali attivit con il servizio della Guardia di
Finanza ed i finanzieri erano i loro odiati sbirri.
In prima linea agiva il personale dei distaccamenti di montagna che
operava ad alta quota. Erano le vedette insonni del confine e le pi
sole. Pi a valle agivano le brigate, i nuclei mobili, le tenenze e gli
altri reparti di stanza nel lungo lago lariano. Una speciale squadriglia
navale a sua volta pattugliava i due laghi.
Lattivit pi faticosa, difficile e pericolosa era svolta per dai
distaccamenti che operavano in condizioni climatiche ed ambientali al
204
diffuori di ogni immaginazione. Nevi eterne, valanghe, slavine, dirupi
scoscesi, valli impervie e sentieri sdrucciolosi, piogge intense,
grandinate e nebbioni impenetrabili costituivano lambiente di lavoro
di tutti i giorni. Cos per lustri e decenni dal 1870 in poi.
Ho preso in consegna il distaccamento da un giovane finanziere con 2
anni di servizio. Era il pi anziano del reparto. Allepoca lanzianit,
anche relativa esistente tra i pari grado imponeva il rispetto gerarchico
totale. Gli altri componenti del reparto gli dovevano obbedienza. Oggi
tutto ci fa sorridere. Il cameratismo e la democrazia imperano anche
dove se ne dovrebbe fare a meno.
Il distaccamento era costituito da un tozzo fabbricato in pietra,
semiscavato sulla montagna, grezzo allesterno e rivestito di legno
allinterno e con un tetto metallico che garantiva la tenuta per la
pioggia e per la neve, sempre tanta e copiosa.
Il piano terra era costituito da un grande locale, buio e disadorno nel
quale era stivata una grande quantit di legna da ardere. Veniva
approvvigionata destate da legnaioli incaricati dallamministrazione
Ad una parete era addossata una vecchia rastrelliera alla quale si
appoggiavano gli sci, le racchette da neve ed altri materiali. Una parte
del locale era recintato con una rete metallica e serviva per
lalloggiamento dei cani anticontrabbando quando le condizioni meteo
non consentivano di tenerli allaperto. Una vecchia porta in legno
permetteva di uscire allesterno al lato valle. Una scala in pietra
portava invece al piano ammezzato. Addossato alla scala era ricavato
un misero gabinetto, una latrina con una tazza alla turca, senza acqua e
senza illuminazione. Costituiva la dotazione dei servizi igienici del
reparto. Il piano terra risultava seminterrato rispetto al terreno
205
adiacente ed alla prima neve la porta doveva essere chiusa ed i cani
alloggiati allinterno.
Sulla parete esterna a fianco della porta risaltava una lapide che
ricordava la fucilazione di quattro finanzieri da parte delle truppe
tedesche. Erano responsabili di aver aiutato un gruppo di ebrei a
raggiungere la Svizzera attraverso il passo di S. Iorio.
Al piano ammezzato, rivestito di legno dal pavimento, alle pareti ed al
soffitto, si trovava lufficio, piccolo e angusto che fungeva anche da
camera da letto del comandante. Vi erano sistemati oltre al letto la
rastrelliera con le armi, un misero scrittoio con le carte del reparto e la
radio trasmittente. Questo apparato rappresentava il nostro unico
collegamento con il mondo. Sinch la batteria teneva la radio
consentiva di ricevere le notizie per il lavoro e quelle riguardanti i
singoli. Il nostro corrispondente era la Brigata di Germasino (cigno 4)
ma a tale altezza giungevano anche riverberi di trasmissioni da
Porlezza e da Menaggio.
Con la radio i finanzieri avevano saputo del mio arrivo.
Nello stesso piano si trovavano i locali logistici del reparto: la cucina,
rappresentata da una grossa stufa a legna in ghisa posizionata su una
parete del salone che serviva per cucinare e per scaldare lambiente, i
tavoli della sala mensa ed il magazzino.
Questultimo era il locale pi importante di tutti. Era la nostra
cambusa ove erano stivati tutti i viveri che dovevano assicurare la
sopravvivenza del personale. Purtroppo non cera possibilit alcuna di
approvvigionarsi altrove, specialmente quando le tempeste di neve
impedivano di uscire allesterno del caseggiato o di ricevere soccorsi
da valle.
206
I viveri erano censiti meticolosamente ed inventariati con i prezzi di
ciascun tipo. La pasta, il lo scatolame, i fiaschi di vino ed i generi a
lunga conservazione rappresentavano le voci pi importanti. Vi erano
accumulati anche sacchetti di castagne secche e funghi porcini secchi
che per non erano inventariati perch procurati dai finanzieri che li
raccoglievano diligentemente durante i servizi effettuati a valle
durante i mesi estivi. Le castagne erano utilissime per la
sopravvivenza durante i servizi di lunga durata.
Nessuna traccia di carni, di verdure e di frutta. Nessuna cella
frigorifera od altre attrezzature per la conservazione dei viveri, scarso
pentolame di alluminio affumicato e posate appena sufficienti per
tutti.
I generi deperibili venivano portati su dal porta viveri il Beppe che
almeno due volte al mese, quasi sempre di sabato, saliva da
Germasino con i suoi muli stracarichi. Spesso lo accompagnava la
moglie Carlotta. Quando le condizioni meteo lo consentivano arrivava
fin su con le bestie dalla strada militare. Quando queste divenivano
proibitive si fermava a fondo valle. Si utilizzavano le scorte
preesistenti. In casi estremi provvedeva lelicottero. La volpe era
sempre ben gradita anche se la sua presenza era veramente rara ed
indicava situazioni di estrema emergenza. Sino al 1950 il servizio era
assicurato da un finanziere portaviveri che disponeva di un mulo in
Germasino. I viveri venivano approvvigionati per un anno intero nel
periodo estivo a cura del FAF che ne anticipava il prezzo dacquisto e
ne assicurava la consegna. Venivano poi rimborsati dai finanzieri man
mano che si utilizzavano a mensa di giorno in giorno.
207
Da queste circostanze capii a cosa si riferisse il comandante Neva
quando voleva sapere se sapessi fare i conti del vitto. Era una cosa
importante. Ho imparato guardando i precedenti. Al riguardo esisteva
una ponderosa documentazione contabile che consentiva giornalmente
di scaricare i generi prelevati dal magazzino che venivano adoperati.
Ai commensali venivano addebitate le spese sostenute ripartendole in
quote personali. Allepoca non esistevano mense obbligatorie, buoni
pasto od altre facilitazioni. Il vitto era a carico dei commensali ed
ognuno pagava ci che consumava.
Il comandante doveva giornalmente compilare il carpettone, la
carpetta e gli altri fogli vitto. I conti si inviavano in brigata ed i valori
venivano mensilmente addebitati in detrazione dallo stipendio.
2. IL DORMITORIO
Al piano alto si trovava la camerata finanzieri con i letti affiancati.
Nessun mobile esisteva per la custodia degli effetti personali. Nessun
armadio, neanche per luso comune. Sulla testata di ciascun letto un
rustico attaccapanni di ferro consentiva di appendere il vestiario
lungo, tuta pantaloni, giacche e giubbotti. Ai piedi del letto una rustica
panca consentiva di appoggiare lo zaino individuale ove veniva
riposta la biancheria, le calze, le camicie e gli altri effetti personali.
Scarpe e scarponi sotto il letto. La biancheria sporca veniva custodita
dentro un sacchetto munito del nome del titolare che ognuno teneva
sospeso alla testiera posteriore del letto in attesa di poterlo consegnare
al porta viveri per il recapito alla lavandaia convenzionata della
brigata.
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Certamente il sistema non favoriva la salubrit dellambiente che per
quanto venisse areato restava sempre impregnato degli odori delle
persone. Loccupazione dei letti teneva conto dellanzianit degli
occupanti; i pi giovani vicino agli spifferi della finestra e se
occorreva si dovevano montare i letti a castello. La forza effettiva
media del reparto, costituita da 18 finanzieri circa non rendeva per
necessario montare il soppalco. Nei mesi invernali, quando la
temperatura diveniva molto rigida e la caserma restava quasi per
intero sommersa sotto la neve il dormitorio si riempiva di coperte e di
sacchi a pelo. Talvolta la finestra diveniva lunica via di transito per
lesterno.
In tutta la caserma non esisteva impianto di riscaldamento ne alcuna
predisposizione antincendio. Non vi era la luce elettrica ne lacqua
corrente. Lilluminazione era assicurata dalle steariche e da qualche
lume ad olio artigianale ricavato dalle scatolette di latta. Solo in sala
mensa e nellufficio del comandante esisteva un lume a gas, ma le
reticelle si rompevano subito per cui il lusso apparente si
concretizzava quasi sempre nel buio. Anche perch le ingombranti
bombole occorrenti venivano recapitate raramente e malvolentieri dal
porta viveri. Anche in ufficio lume ad olio. A dire il vero al posto
delle quasi inutili bombole preferivamo ricevere batterie di scorta per
la radio del reparto e per quelle portatili che erano molto pi utili per
la sopravvivenza e per il servizio.
Lacqua occorrente per la cucina, per ligiene personale e per la
latrina veniva portata in caserma con i secchi da una sorgentella che
sgorgava poco a monte del distaccamento. Dinverno tutto gelava e
209
per avere lacqua venivano portati dentro casa cumuli di ghiaccio col
toboga e con i secchi.
3. LO SVOLGIMENTO DEL SERVIZIO
Per contrastare il contrabbando venivano quotidianamente comandati
faticosi e lunghissimi turni di servizio.
Raramente restava qualcuno disoccupato. Ogni giorno si
organizzavano pesanti turni di perlustrazione con appostamento per
vigilare quantomeno le bocchette di maggiore pericolosit di
transito degli spalloni. Si trattava di una attivit ragionata, disposta
con un certo acume operativo in funzione delle notizie riguardanti i
movimenti degli spalloni nel territorio svizzero. Per meglio capire
cosa fare nei primi tempi ho effettuato una meticolosa ed attenta
ricognizione della circoscrizione, ho ascoltato con attenzione i
consigli dei finanzieri pi anziani e mi sono letto le scritture di
servizio dei mesi precedenti.
Non molto utile risultava il documento di impianto del reparto,
lOrdine permanente di servizio non forniva indicazioni utili sul come
operare. Riportava una stringata mappa cartografica con i limiti della
circoscrizione, una dettagliata indicazione dei luoghi di vietato
attraversamento che non potevano essere percorsi dalle pattuglie,
specie dinverno.
Dal mio arrivo sino a gran parte del mese di settembre il tempo si
mantenne abbastanza buono e ne approfittai per fare molte
ricognizioni. Cos mi divennero noti i luoghi che avevo trovato
indicati nei fogli di servizio predisposti prima del mio arrivo. Scoprii
lubicazione dellalbergo Pomodoro ricavato a favor di vento nelle
210
adiacenze dellomonima bocchetta. Il nomignolo serviva a non
scoraggiare i finanzieri che vi si recavano per la prima volta. In breve
tempo mi divennero noti e familiari i nomi di tutte le bocchette dalle
quali potevano pi facilmente transitare gli spalloni. Albano,
Nenbruno, Traversa, S:Iorio, Cima di Cugn, Stazzona e cos via. In
poco tempo entrarono nel frasario di servizio. Scoscesi dirupi
mozzafiato rappresentavano le valli di Albano e di S:Iorio i cui
torrenti riversavano le loro acque sul lago di Como. In poco spazio in
linea daria si scendeva dai 2200 metri delle creste ai 250 metri del
lago.
Col bel tempo il panorama sulle cime era ammirevole e questo
compensava in parte il disagio di permanere lass. Il bel tempo per
era assai raro ma quando ci accadeva potevano mirarsi le bellezze del
lago Maggiore e dellalto Ticino, del Lago di Lugano e dellalto Lario.
Tutto per spariva in un baleno. Nebbioni impenetrabili, tormente di
neve, piogge e grandinate e violentissime bufere di vento si
susseguivano per tutto linverno. Talvolta era talmente difficile
orientarsi e per rientrare dovevamo farci aiutare dalla nostra bandiera
che da lontano guidava i nostri passi verso casa.
Dopo linnevamento le porte non erano agibili e si usciva dalla scala
della sala mensa e nei casi pi tristi dallabbaino del dormitorio.
Il divieto di transito di molte zone rendeva pi lungo e difficoltoso
raggiungere i punti di appostamento. Per molti mesi il Paraone e la
valle di confine sotto S: Iorio erano intransitabili. Lungo il percorso
affioravano numerose lapidi poste nel tempo a testimonianza
dellestremo sacrificio di molti colleghi che in tali montagne hanno
perso la vita nelladempimento del dovere.
211
Giungere al Giovo dinverno dalla strada militare non era possibile.
Per scendere si doveva puntare al fondo valle diritti in gi fino al letto
innevato del torrente Albano e da qui raggiungere faticosamente
Germasino. Tra lo spiazzo antistante il Giovo ed il fondo valle si
trovava una cordata metallica. Per venire su al Giovo bisognava
percorrerla tutta.
Tale via era normalmente seguita anche dal porta viveri con i suoi
muli stracarichi. Dinverno per ci non era possibile. Troppo ripido il
percorso. I finanzieri del distaccamento dovevano quindi portarsi a
fondo valle ad attenderlo e risalire lungo la cordata portando su quanta
pi roba possibile cadauno. Cos, in ore ed ore di sacrifici si compiva
questopera. Un passo avanti e tre indietro, con la neve sino al petto e
le mani spellate dal contatto della corda gelata. Ma questo era lunico
modo di avere i viveri freschi, la posta privata e dufficio le batterie e
la biancheria pulita.
Il giorno del mio arrivo, avvenuto secondo la guida agevolmente
lungo la via militare, (6 ore di marcia) bagnato di sudore sino
allinverosimile mi ero permesso di chiedere di poter fare una doccia,
sollevando lilarit di tutti. Il sistema per non restare puzzolenti in
eterno consisteva di prendere un p di acqua tiepida dalla cucina e di
riversarla in un catino che veniva usato per tale incombenza. Sapone e
spugna per completare lopera.
4. LATTIVIT DI SERVIZIO
Il servizio anticontrabbando veniva svolto da pattuglie di tre o due
militari. Non si usciva a caso ma ci si organizzava a ragion veduta. Il
tutto era legato ai movimenti degli spalloni. Quando si allontanavano
212
dalle loro case a valle si disponevano appositi punti di osservazione
per cercare di stabilire quali strade avrebbero percorso per rientrare
carichi in Italia.
Molte volte raggiungevano la Svizzera dal valico di Oria e poi si
recavano nellabitato di Carena e risalivano verso lalpe del Gesero ed
alle baite del Giggio. Altre volte risalivano la valle Albano da dove
raggiungevano direttamente le baite del Giggio.
Gli itinerari di rientro riguardavano quasi sempre le valli Albano o S.
Iorio. Quotidianamente veniva organizzato un servizio di vedetta in
Marmontana od allalpe di Cugn. Il finanziere di guardia con il
binocolo cercava di capire le reali intenzioni degli spalloni e le
direzioni prese e con la radio segnalava al Giovo ogni circostanza.
Spesso per le tormente e la nebbia pregiudicavano tali osservazioni
ed il servizio doveva essere svolto comunque sperando di azzeccare le
piste di rientro.
Le pattuglie lasciavano il distaccamento prima che gli spalloni
lasciassero le baite del Giggio in modo da portarsi verso le bocchette
senza essere individuati dalla controsservazione nemica, che talvolta
era assicurata dalle guardie svizzere. Tanta fatica risultava talvolta
vana ed inutile.
Le pattuglie che dovevano raggiungere le bocchette pi lontane
svolgevano turni di servizio di 72 ore. Non era certo facile trascorrere
tre giorni alladdiaccio senza tenere in conto le condizioni del tempo.
Le pattuglie partivano dal distaccamento portando al seguito
cappottoni da scolta, mantelle impermeabili, larmamento, lo zaino
affardellato con i viveri ed il sacco a pelo.
213
Portavano anche la radio portatile e talvolta anche un sacco a pelo di
scorta per il cane anticontrabbando. Nello zaino venivano stivati i
viveri: salumi, scatolame, fiaschi di vino, la grappa e le gallette.
Vederli partire con la gavetta ed il bicchiere di alluminio penzolanti
dallo zaino faceva molta tenerezza. Non cerano per in loro segni di
sconforto, anche se non avevano laspetto severo e marziale di una
pattuglia militare da parata, ma in loro emergeva la consapevolezza di
svolgere il proprio lavoro sapendo che ci rappresentava il comando
ed il giuramento prestato. Non mancava in essi la speranza di premio,
cio di rientrare con altri carichi: le bricolle sequestrate.
Per i posti di appostamento pi vicini si organizzavano pattuglie pi
leggere, con turni di 24 ore o anche inferiori. Questi turni si
svolgevano anche dopo poche ore dalla fine dei servizi precedenti.
Sacrifici su sacrifici senza mugugni o proteste. Le ore giornaliere
obbligatorie previste dallO.P.S. erano un optional e nessuno faceva
caso al numero delle ore effettive prestate. Non esistevano gli
straordinari ma tutto rientrava nellordinariet delle cose.
Stare in servizio per tante ore era molto faticoso e pericoloso, anche
perch si doveva attentamente ascoltare senza fiatare. Allascolto non
vi era diversivo.
Quando la temperatura scendeva molti gradi sotto lo zero bisognava
stare attenti a coprirsi al meglio ed a non addormentarsi. La
conseguenza pi normale sarebbe stata lassideramento delle mani e
dei piedi. Per fortuna per questo raramente avveniva.
Nella neve venivano ricavate profonde buche che venivano chiuse
contro vento e ricoperte da un lenzuolo candido per evitare che
venissero individuate dalle staffette degli spalloni.
214
Abbastanza di frequente questi venivano intercettati ed al grido di
molla! venivano costretti ad abbandonare il carico. Raramente
capitava di arrestare i colpevoli. Esisteva un tacito modus operandi
che giudicava conclusa loperazione di servizio con il sequestro del
carico e non anche con larresto degli spalloni. In questi casi questi
potevano rientrare indenni alle loro case dopo tanta fatica per nulla.
Allarresto si procedeva in caso di resistenza violenta o di reazione
fisica od armata.
I fermi non erano infrequenti, a dimostrazione che le strategie di
contrasto erano abbastanza valide. Le bricolle per raramente
venivano portate su al distaccamento ma venivano fatte scivolare gi
sino alla brigata con laiuto di altri finanzieri.
In brigata tutti festeggiavano ed organizzavano le cerimonie delle foto
ricordo nelle quali raramente comparivano gli effettivi sequestratori.
Gli incontri con gli spalloni erano spesso fortuiti, talvolta per caso, al
buio, altre volte occorrevano lunghe e faticose rincorse sino al fondo
valle per raggiungerli. Raramente occorreva far uso delle armi, ci
accadeva se si incrociavano grossi assembramenti in grado di
sopraffare le sguarnite pattuglie. Di notte per aiutarsi si impiegavano i
razzi di segnalazione minolux.
Diversi finanzieri preferivano operare da soli. Si trattava dei pi
accaniti e fanatici, affetti da bricollite acuta molto difficili da
gestire. Sparivano dal reparto, talvolta con pochi viveri e senza radio.
Ma bisogna convenire che erano anche i pi produttivi ed erano i pi
temuti dagli spalloni. A volte operavano sequestri che poi non erano
in grado di gestire da soli ed occorreva mandar loro incontro rinforzi
per evitare che i valligiani si riappropriassero delle bricolle.
215
5. LA VITA IN DISTACCAMENTO
AllOrdine permanente di Servizio era allegato lOrdine delle
operazioni Giornaliere, che stabiliva come dovevano svolgersi le
operazioni di giornata. Sveglia, aereazione degli effetti letterecci,
pulizia dei locali, orario di mensa, libera uscita, ritirata, etc. Questa
disposizione, simile a quella dei reparti ordinari non era attuabile in
distaccamento. Faceva abbastanza sorridere.
La sveglie era una cosa molto teorica. Le pattuglie rientravano quasi
sempre in piena notte, stanche morte, fradice ed affamate. La prima
operazione che veniva effettuata, peraltro certamente non codificata
era quella di cucinare per tutti la pasta alla finanziera. Spaghetti aglio,
olio ed acciughine in quantit. Dopo questa lauta e robusta colazione
fuori orario tutti andavano a dormire ed il dormitorio restava chiuso e
buio. Cos gli orari della sveglia e dellaereazione degli effetti
letterecci restavano lettera morta, cos come la pulizia del locale. Tutto
passava in secondordine e bisognava attendere il risveglio per potervi
accedere.
Entrando nel dormitorio ci si scontrava con odori poco piacevoli di
sudore e di fumo. Occorreva percorrerlo al buio e senza far rumore
perch si rischiavano violente scarpate.
Il fumare non era vietato ma in merito dopo violenti alterchi e bisticci
tra i tabagisti ed i non fumatori venne imposto il divieto di fumare
allinterno della caserma. Anche perch io non fumavo. Chi voleva
fumare poteva farlo recandosi fuori del caseggiato. Per taluni
ironicamente questa era la libera uscita.
Tra i servizi pi importanti rientrava quello del casermiere che durava
senza sosta per una settimana. Il militare prescelto doveva saper
216
cucinare. Veniva aiutato da un altro finanziere, di solito pi giovane e
inesperto delle cose di cucina che in tal modo imparava il mestiere. Il
casermiere ed il suo aiutante dovevano alzarsi al mattino presto,
accendere la cucina a legna o riattizzare il fuoco lasciato acceso la
notte per scaldare la caserma, dovevano portare lacqua dalla sorgente
ed assicurare la pulizia dei locali e della latrina.
Le operazioni di cucina vere e proprie iniziavano in tarda mattinata.
Cera da preparare il sugo, pelare le patate e disporre i piatti e le
posate per il pranzo. Le cose non erano difficili ed erano sempre
uguali. Le dotazioni di viveri a secco non consentivano molte varianti
ed il men non lasciava scampo. Non esisteva alcuna commissione
vitto ed i commensali erano rassegnati a subire la monotona
quotidianit del men predisposto senza molta fantasia dal casermiere.
Il lavoro pesante svolto e la giovane et dei commensali non
lasciavano spazio a proteste. Tutto era legato alle disponibilit di
magazzino. Poich il porta viveri veniva su tradizionalmente il sabato,
ci si rendeva conto della domenica perch a tavola venivano servite le
bistecche e linsalata. Ma si trattava di cose che duravano poco. Una
variante molto gradita derivava dallattivit dei finanzieri barbaricini
che riuscivano ogni tanto a barattare con i valligiani allalpeggio
qualche capretto in cambio dei nostri fiaschi di vino. Era festa grande,
anche se il vitto speciale non coincideva con ricorrenze religiose o con
particolari festivit.
Raramente ricevevamo al passo di S. Iorio la visita dei gendarmi
svizzeri. Questi si facevano vedere solo quando gli occorreva la pasta
o lottimo vino italiano, che permutavano con la loro cioccolata.
217
Per il resto i giorni in distaccamento erano sempre tutti uguali. Non
abbiamo mai visto un cappellano od un medico. Lunica cosa che
ognuno annotava erano i giorni che gli mancavano presumibilmente
per rientrate in brigata a valle. Non aveva alcun significato la libera
uscita od il riposo settimanale. In distaccamento non si disponeva di
abiti civili. La cosa era vietata.
Molti neo finanzieri che giungevano da Predazzo senza neanche
sostare il brigata non avevano la minima idea di dove fossero.
Venivano eruditi dai pi anziani che raccontavano loro delle bont
delle ragazze di Garzeno, di Germasino e di Dongo. Comunque quasi
tutti chiedevano 48 ore di riposo dopo aver superato almeno due
settimane di intenso e continuo lavoro per recarsi a valle. Taluni
riuscivano anche a raggiungere Como e Milano ed al rientro
raccontavano le loro gesta amorose vere o presunte riempendo di
invidia i colleghi allalpeggio. Qualcuno ogni tanto faceva una
scappatella in svizzera rabberciando capi di vestiario degli uni e degli
altri. In uniforme non era assolutamente possibile varcare la frontiera
ed i rigorosi controlli della gendarmeria scoraggiavano anche i pi
audaci. La meta di questi raid era lo chalet del Gesero, dove esisteva
un bar ed una appetibile sala da ballo con belle signore svizzere. Ma
questa avventura da sogno era appannaggio di pochi.
La vita del distaccamento si svolgeva entro le quattro mura della
caserma e nello spiazzo antistante. Lattivit pi ricorrente riguardava
il gioco delle carte. Si svolgevano tornei di briscola e di scopone con i
quali ci si giocavano i turni di servizio da effettuare. Ai perdenti
restavano i turni pi faticosi ed i fiaschi di vino da pagare per la
comunit.
218
In distaccamento non erano attuabili neanche le punizioni disciplinari.
La minaccia di consegna faceva sorridere. Cos i puniti dovevano fare
altre cose prima fra tutte pagare i fiaschi di vino, che venivano appesi
in bella mostra ai grossi chiodi infissi nel trave principale del soffitto
della sala mensa. Le altre punizioni disciplinari consistevano nel dover
spaccare la legna per la cucina, approvvigionare la neve per fare
lacqua, pulire la latrina e preparare il vitto per i cani.
A questo per provvedevano quasi sempre i cinofili che mettevano da
parte i rifiuti della mensa. Anche i cani soffrivano delle ristrettezze
alimentari del reparto. Niente pasta con verdura e carne tritata o riso
bollito come stabilito dalla dieta veterinaria.
Una cosa che tutti mal tolleravano era lobbligo, che durava tutto
linverno, di rendere libero lo spiazzo necessario per latterraggio
dellelicottero. Spesso si dovevano spalare metri di neve. La
predisposizione per dava una contropartita interessante. Allinterno si
potevano realizzare combattute partite di pallavolo o di calcetto.
Anche in tal modo ci si giocava la scelta dei turni di servizio. Tutto
andava bene finch il pallone non superava il bordo esterno della
pista. Il pallone andava a fondo valle con buona pace dei contendenti e
se tutto andava bene si recuperava col disgelo a primavera. Quando
cera il sole nella neve alta venivano stese coperte da campo e
lenzuola e si poteva fare lelioterapia, sarebbe meglio dire la tintarella
integrale. Non cera pericolo di essere visti da terzi. Quando si poteva
si organizzavano dei corsi sci lungo la linea dei tralicci ENEL. Ma la
cosa era molto difficoltosa e pericolosa.
Ma cerano dei pazzoidi scalmanati che andavano sino alla vetta del
Paraone e scendevano a capofitto per il traverso provocando anche
219
slavine e valanghe. Questo consentiva di alleggerire la massa nevosa
che gravava sulla strada militare, che per rimaneva comunque
impercorribile.
Altra situazione di disagio era legata allassistenza sanitaria. Mai
visto un medico al Giovo. Mai effettuati controlli sanitari. In
distaccamento esisteva solo una cassetta di pronto soccorso, con un
flacone di acqua ossigenata e di alcool denaturato di piccole
dimensioni, qualche garza ed un rotolo di cerotto autoadesivo. Lunica
cosa abbondante erano le fiale antivipera. Insomma senza infermiere o
altri addetti il comandante e qualche elemento di buona volont si
dovevano arrabattare per far fronte ai piccoli imprevisti e nulla di pi.
Quando qualche militare malauguratamente aveva una frattura o la
febbre alta ed abbisognava di cure o di essere ricoverato tutto
diventava molto complicato. Via radio arrivava sempre lo stesso
ordine: trascinatelo a valle.
Cos scattava una penosa gara di solidariet tra i colleghi e se il ferito
non era in grado di tenersi in piedi si metteva in uso il toboga.
Scivolando penosamente lungo la cordata metallica i volenterosi
cercavano senza scossoni di farlo arrivare a fondo valle tutto intero. Il
personale della brigata veniva incontro a questi disperati e completava
lopera di assistenza sino allospedale di Gravedona. Dinverno tutto
era molto pi complicato ed al rischio sanitario si aggiungeva quello
ambientale per il malato e per i soccorritori.
Mai una volta che qualche anima buona avesse pensato di dare
disposizioni per luso dellelicottero, che invece arrivava
puntualmente se linfortunato era uno dei cani ac.
220
Ci si sentiva talvolta trattati peggio dei cani. I cinofili commentavano
sempre amaramente che nel caso si fossero fatti male avrebbero
acciaccato il loro cane per fruire dello stesso volo.
Tutto sommato per, ad eccezione di qualche raro caso la situazione
sanitaria si manteneva buona ed il morale alto. Si trattava di giovani
temprati alla fatica e di ottimi soldati.
Il tempo trascorreva serenamente e dopo periodi pi o meno lunghi
lamministrazione si poneva cura di far cessare questo servizio
disagiato disponendo trasferimenti verso reparti migliori. Comunque
tutto era migliore rispetto al Giovo e a Sommafiume.
Da vecchi il ricordo di quei tempi non venuto meno. Il
distaccamento del Giovo diventato un gradevole rifugio alpino CAI.
Quelli del Giovo hanno posto fuori delluscio una targa a ricordo
dei cento e passa anni di servizio svolto lass e per ricordare i colleghi
caduti nelladempimento del dovere. I pi intraprendenti hanno scritto
un libro a ricordo e censito diligentemente i nomi di tutti coloro che vi
hanno vissuto . Ci si raduna annualmente al Giovo, dove ove ora che i
finanzieri non servono pi si arriva in macchina da una comoda strada
di montagna, ce la luce elettrica e la televisione, il riscaldamento un
ottimo bagno con doccia ed altri confort. E si mangia veramente bene.
Ma il piatto pi richiesto e sempre quello della pasta alla finanziera
delle tre di notte. Spaghetti allaglio e olio ed acciughine.
Gen. D. Dott. Natalino Lecca
Uno di Quelli del Giovo


221
Maresciallo Ord. Mauro Saltalamacchia
Leditoria e la pubblicistica sul contrabbando

1. PREMESSA
I Desidero in primo luogo porgere a tutti gli intervenuti il mio pi
cordiale saluto e ringraziare in particolar modo il Presidente ed il
Direttore del Museo Storico, per linvito rivoltomi ed i miei superiori,
per aver consentito la mia partecipazione a queste giornate di studi.
Prima di esporre la mia relazione, consentitemi una breve digressione
biografica, anche se di ben altra caratura rispetto a quelle sentite
222
finora. Non vi nascondo infatti lemozione di parlare proprio in questo
edificio, che mi ebbe a battesimo come neo finanziere assegnato alla
6
a
Legione di Como in anni relativamente recenti, ma nei quali essere
annoverati tra le vedette insonni del confine aveva ancora un
significato non solo nostalgico, ed i colleghi pi anziani ammonivano
i nuovi arrivati sui bar e i locali da non frequentare, poich se ne
aveva ancora memoria come ritrovo di contrabbandieri.
Il ricordo di questo recente passato, ci conduce allargomento della
mia relazione, la quale verter sulleditoria e sulla pubblicistica sul
contrabbando, ossia sulle opere dei pi disparati generi realizzate dagli
uomini e dalle donne che hanno inteso cristallizzare i propri ricordi e
pensieri, per tramandare le vicende di cui furono protagonisti o
spettatori.
I fatti, gli avvenimenti, le interpretazioni giuridiche e sociologiche, i
ricordi personali dei protagonisti, messi per iscritto, diventano storia,
apocrifa o ufficiale, ma che solo raramente possiamo rinvenire nei
documenti darchivio. la memoria sostanziale di un passato che ha
influito sullevoluzione stessa della nostra Nazione, se pensiamo al
contrabbando come alla circolazione transfrontaliera non solo di beni,
bens anche di persone, di idee ed ideologie.
La puntuale disamina storiografica condotta questa mattina,
riguardante levoluzione del contrabbando al confine alpestre negli
ultimi due secoli, mi consente di introdurre direttamente lambito della
presente ricerca. Anzi, ho notato con interesse come tutti i relatori che
mi hanno preceduto abbiano citato per gli argomenti di loro
competenza ampi esempi di editoria e pubblicistica. Cercher,
pertanto, di stimolare maggiormente linteresse delluditorio,
223
rimandando la consultazione di una bibliografia ragionata alla
relazione che verr acclusa agli atti, dove potr essere proficuamente
apprezzata.
2. INTRODUZIONE
Mi sembra utile ribadire come il contrabbando si sia particolarmente
sviluppato nel nostro Paese in ragione della collocazione geografica
della penisola e dellampiezza dei suoi confini alpini, che attualmente
si estendono per oltre 1.200 Km attraverso larea montana pi
densamente popolata del Vecchio Continente.
Di rilevante interesse scientifico e didattico, inerisce allargomento
unopera in lingua francese Les Alpes, tradotta sei anni pi tardi
proprio col titolo Le Alpi. Barriera naturale, individualit umana,
frontiera politica
1
, costituita dagli atti del 25 Congresso Geografico
Internazionale, tenuto nel 1984 a Parigi, organizzato dalla Francia in
collaborazione con Germania Federale, Svizzera, Austria e Italia.
Questo testo evidenzia come gli scritti inerenti il contrabbando siano
stati influenzati dalle modifiche che negli ultimi due secoli hanno
subito i confini ed i regimi economici e doganali degli Stati frontalieri;
mostra limportanza degli aspetti geopolitici e sociologici e della
corografia delle zone di nostro interesse.
Dati questi presupposti, nellaffrontare il contrabbando al confine
alpestre abbiamo la necessit di adottare, in termini attuali, i punti di
vista francese (contrebande), svizzero, austriaco (konterbande,
schmuggel), sloveno (tihotapstvo), concentrando per maggiormente

1
Domenico Ruocco (a cura di), Le Alpi. Barriera naturale, individualit umana,
frontiera politica, Ptron Editore Bologna, 1990.
224
lattenzione sul punto di vista italiano, pur fornendo qualche utile
riferimento della produzione letteraria originata sullargomento al di l
delle Alpi, la quale potr essere oggetto di ulteriori futuri
approfondimenti.
Mi preme intanto sottolineare come la pubblicistica sul contrabbando
si estenda in maniera trasversale attraverso molteplici generi letterari:
il saggio (incluso quello breve su quaderni e riviste), il manuale
giuridico od economico, la tesi di laurea, il romanzo, la novella o il
racconto, larticolo su quotidiani o periodici; e si allarghi a pieno titolo
ad altre espressioni artistiche. Queste ultime, evolutesi nel tempo,
ancora oggi meritano di essere annoverate tra fonti di cui utile o
quantomeno interessante la consultazione, fosse anche solo per
laspetto sociologico che fanno emergere e per la grande quantit di
notizie che forniscono sullambiente in cui si evolvette il
contrabbando.
Mi riferisco qui alle poesie e alle ballate, ai libretti lirici e alla musica,
al teatro, ai dipinti, alle copertine illustrate ed al fumetto (che Hugo
Pratt definisce quale letteratura disegnata
2
), ai radiodrammi, ai
documentari, alla cinematografia.
Non possiamo ignorare il fatto che lattendibilit di un contenuto
letterario sia influenzata dalla tipologia della fonte, nonch dallo
stesso produttore: noteremo perci la differenza tra gli scritti ufficiali
e le testimonianze del ricordo popolare e del mito, indifferentemente
se siano stati realizzati dagli appartenenti allapparato di controllo
dello Stato ovvero da coloro che del contrabbando sono stati testimoni

2
Giovanni Marchese, Leggere Hugo Pratt: lautore di Corto Maltese tra fumetto
e letteratura, Latina: Tunu, 2006, p. 56.
225
o autori. Possono, entrambi, aver raccontato i fatti secondo unottica
fin troppo personalistica, alternativamente troppo indulgente o
eccessivamente rigorosa, facendo venir meno il quadro generale delle
vicende.
Prima di entrare nello specifico della trattazione e per una panoramica
sulleditoria dellepoca, cito a titolo di esempio, per avere unidea
della sua diffusione fra la popolazione italiana, che se nel 1911 il 37%
di essa era analfabeta
3
, oggi tale percentuale si pu valutare in circa il
2%
4
.
Pi che un popolo di lettori, per, sembra che quello italiano si sia
trasformato in uno di scrittori: dalla consultazione dei dati ISTAT
risulta che la pubblicazione di opere in Italia passata da 1,6 libri ogni
10.000 abitanti nel 1926 a 9,8 nel 2008, per un aumento di oltre il
600% della produzione editoriale, senza tener conto di riviste e
periodici
5
.
Accanto a tutto ci, vanno tenuti nella dovuta considerazione i canali
alternativi di produzione editoriale, o ad essa assimilabile. Lultimo
decennio del XX Secolo ha infatti visto la nascita di Internet, la quale
ha rivoluzionato enormemente il modo di comunicare, con il recente
sviluppo di blog nei quali il prodotto editoriale solo raramente subisce
un qualche tipo di controllo redazionale. Questo fenomeno, il quale
tende ad aumentare con il progredire della familiarit con gli strumenti

3
Luisa Finocchi e Ada Gigli Marchetti (a cura di), Sommario di statistiche
storiche 1861-1975, Istat, Roma, 1976, in Editori e lettori: la produzione
libraria in Italia nella prima met del Novecento, Franco Angeli ed., Milano,
2000, p. 301.
4
A cura della Direzione centrale comunicazione ed editoria, Italia in cifre 2011,
ISTAT, Roma, 2011, p. 14.
5
Sistema statistico nazionale, Istituto nazionale di statistica, LItalia in 150 anni:
sommario di statistiche storiche 1861-2010, Istat, Roma, 2011, pp. 413-416.
226
informatici delle nuove generazioni, va affiancato allapparentemente
pi tradizionale, ma sostanzialmente altrettanto innovativo self
publishing, il quale incrementer notevolmente il materiale
pubblicistico disponibile.
Allo stato attuale, comunque, Internet ci offre enormi risorse,
mettendo a disposizione anche dei cataloghi informatizzati quando
non addirittura intere biblioteche digitalizzate. ovvio che queste
fonti non possono ancora rimpiazzare la ricerca fatta mediante una
sapiente mediazione umana ad esempio per la presenza di errori
nelle letture OCR ma lausilio che forniscono al ricercatore
indubbio.
Dalla lettura di queste considerazioni, possiamo valutare leditoria e la
pubblicistica una miniera, le cui dimensioni si sono ampliate a
dismisura nellultimo cinquantennio del secolo scorso, dalla quale
per diventato ancor pi difficile trarre le pietre rare che possono
valorizzare la nostra ricerca.
Andr ora ad esporre brevemente alcune tra le opere che ho
individuato, suddivise per periodo storico, dedicando in chiusura un
pi ampio spazio alla produzione editoriale di cui stata promotrice la
Guardia di Finanza. Lelencazione non pu certo ritenersi esaustiva,
ma pu senzaltro fornire una esemplificazione delle pubblicazioni
nelle varie epoche di riferimento.
Ho selezionato le opere non tanto in base alla loro qualit scientifica,
ardua da determinare per i motivi che ho pocanzi esposto, bens
nellottica di mantenere desto linteresse dei presenti, proponendo
delle particolarit che ritengo non note ai pi.
227
3. PERIODO NAPOLEONICO, RESTAURAZIONE, RISORGIMENTO
Cominciando col periodo napoleonico, sul libro a cura di Claudio
Donati Alle frontiere della Lombardia: politica, guerra e religione
nellet moderna, leggiamo come allinizio dell800 il contrabbando
fosse estremamente diffuso tra il Regno dItalia e lImpero Francese,
tanto che gli sconfinamenti di gendarmi e doganieri da entrambi le
parti furono numerosi. Quando poi tra il 1805 e il 1808 furono
emanati provvedimenti normativi e venne firmato un trattato
commerciale, da cui emergevano chiaramente gli intenti
protezionistici dalla Francia nei confronti del Regno dItalia, esso
sembr estremamente vessatorio alle popolazioni rivierasche del
Sesia, che effettuavano il contrabbando su larga scala
6
.
Il contrabbando nelle valli dellAdda e della Mera/Liro, ampiamente
ricostruito storicamente da Massimo Mandelli e Diego Zoia ne La
carga: contrabbando in Valtellina e Valchiavenna, del 1998. Il libro,
attraverso le fonti attinte allArchivio di Stato di Sondrio, alle
cronache sui periodici e agli archivi storici dei Comuni locali, ci
mostra il contrabbando come una manifestazione di disagio
conseguente allannessione della Valtellina e della Valchiavenna, nel
1797, alla Repubblica Cisalpina
7
.
Proseguendo, nel libro di Thierry Couzin Passer par le XIXme sicle.
les frontires, le capitalisme et LOccident tra le altre cose, viene
ricostruita leconomia di Nizza e della Savoia nella prima met del
XIX Secolo ed i commerci che intrattenevano col Piemonte, incluso il

6
Claudio Donati (a cura di), Alle frontiere della Lombardia: politica, guerra e
religione nellet moderna, Milano, F. Angeli, 2006, p. 251.
7
Massimo Mandelli e Diego Zoia, La carga: contrabbando in Valtellina e
Valchiavenna, Lofficina del libro, Sondrio, 1998, pag. 33.
228
contrabbando tra Francia e Nizza, che secondo il console di francese a
Nizza era la maggiore risorsa di quella citt
8
.
Tra i vari romanzi e racconti che parlano di avvenimenti del XIX
Secolo, mi preme citarne alcuni che trattano gli avvenimenti di alcune
zone di confine: Lalbum della suocera e altri racconti, tra cui Il
contrabbando, scritto nel 1858 sulla terra friulana da Caterina Percoto,
dove ella nacque nel 1812, autrice attenta alla vita dei ceti bassi e abile
nel mettere in risalto i personaggi della sua piccola commedia umana,
come il contadino che per sostentare la sua famiglia diventa
contrabbandiere di tabacco
9
.
Riguardo il confine occidentale, Giuseppe Giacosa realizzava nel
1886 un volumetto dindole verista, il quale si dimostra un ottimo
strumento per far conoscere vita e costumi della Valle dAosta. Tra i
protagonisti di alcune delle sue novelle non potevano mancare i
contrabbandieri, ritratti in perenne competizione con le guardie. In
particolare, nel racconto Storia di due cacciatori leggiamo: I
contrabbandieri dal canto loro odiavano cordialmente le guardie []
e nelle alte solitudini non tutte le schioppettate miravano agli
stambecchi, n tutti i lamenti di feriti erano urli di fiera
10
.
Tra le pubblicazioni periodiche, ricordiamo lutile Manuale della
provincia di Como, analogo agli almanacchi statistici esistenti in
numerose altre citt degli stati preunitari. In particolare, accanto
allindicazione delle personalit locali, dei funzionari pubblici

8
Thierry Couzin, Passer par le 19. sicle: les frontires, le capitalisme et
lOccident : aux origines europennes de lunification italienne, Bern, Peter
Lang, 2009, pp. 194-195.
9
Caterina Percoto, Il contrabbando, in Lalbum della suocera e altri racconti,
Muggiani Tipografo ed., Milano, 1945.
10
Giuseppe Giacosa, Novelle e paesi valdostani, Torino : F. Casanova, 1886.
229
inclusi quelli delle dogane e degli esercenti attivit professionali e
commerciali, nelledizione del 1858 possiamo cogliere accanto alle
consuete nozioni statistiche alcune valutazioni su quelle che oggi
chiamiamo verifiche fiscali, le quali recavano: gravissimo danno
agli esercenti il commercio in dettaglio e si rivelavano troppo
moleste e defatiganti allonesto commerciante, senza portare alcun
utile per la Finanza, poich solo di rado venivano elevate
contravvenzioni per gravi mancanze
11
.
Non possiamo poi non ricordare che con il Risorgimento si cre un
particolare tipo di contrabbando, detto delle idee, di opuscoli e
scritti anti austriaci, che stampati segretamente dalla Tipografia
elvetica di Capolago venivano contrabbandati attraverso la nostra
frontiera in tutto il Lombardo-Veneto. Dur fino al 1851 quando il
comasco Luigi Dottesio fu scoperto dalla polizia austriaca e
condannato alla pena capitale
12
.
Di questa epoca anche un altro particolare contrabbando, di bambini,
affidati da mamme ticinesi disperate ai contrabbandieri che, passata la
frontiera, li collocavano in Italia. Sullargomento, nel 1859 a Como
stato pubblicato il libro di Leone Pedraglio Il contrabbando dei
trovatelli ticinesi e lo Spedale di Como. Memoria
13
.

11
Manuale della provincia di Como per lanno 1858, Como: Ostinelli, 1858, pp.
27-28.
12
Alessandro Repetti, Luigi Dottesio da Como e la tipografia Elvetica di capolago
(1840-1851): Ricordi, Roma, Tip. Nazionale, 1887.
13
Leone Pedraglio, Il contrabbando dei trovatelli ticinesi e lo Spedale di Como.
Memoria, Tip. Ostinelli, Como, 1859.
230
4. DALLUNIT DITALIA ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE
Passando ora ad analizzare la produzione editoriale nel periodo che va
dallUnit dItalia alla prima guerra mondiale iniziamo dai romanzi:
nel 2010 tra la produzione di Arturo Zanuso (1903-1968), molta
ancora inedita, pubblicato La strada delle piccole Dolomiti:
racconto di montanari e contrabbandieri
14
, in cui vengono affrontate
le vicende territoriali conseguenti alla III Guerra dIndipendenza,
quando al passaggio del Veneto al Regno dItalia, nel 1866, la
Lessinia alense ed il Baldo aviense si trovarono al confine con
lImpero austro-ungarico, anche se solo per pochi decenni.
Per quanto riguarda i quotidiani, quello molto diffuso nel Canton
Ticino, la Gazzetta Ticinese, pubblica il 5 ottobre 1861 un trafiletto
concernente lemanazione del nuovo Regolamento Doganale. I
giornali italiani davano infatti scarsa attenzione alla politica doganale,
diversamente dagli altri Stati confinanti che ne davano la massima
pubblicit. Tale regolamento istitu presso le Dogane la figura di
visitatrice, cio personale incaricato della visita personale delle
donne che provenivano dalla Svizzera
15
.
Tra i periodici la cui pubblicazione abbraccia un lungo lasso di tempo,
dobbiamo ricordare il Bollettino del Club Alpino Italiano nato nel
1865
16
, tra le pi antiche riviste di alpinismo al mondo, nonch le

14
Arturo Zanuso, La strada delle piccole Dolomiti: racconto di montanari e
contrabbandieri: parte prima del romanzo Emilio Ersego, Sommacampagna,
Cierre, 2010.
15
Cfr. Roberta Lucato, Contrabbandiere mi voglio fare: storia del contrabbando
tra Canton Ticino e provincia di Varese, Macchione, Azzate, 1998, pp. 18-19.
16
Paolo Micheletti (a cura di), Indice generale della rivista mensile: 1882-1954,
Milano, Club Alpino Italiano, 1957, e Gianfranco Bettoni (a cura di;
collaborazione di Dante Colli), Indice generale della rivista: 1955-2004,
Milano, Club Alpino Italiano. Commissione Centrale per le Pubblicazioni, 2005.
231
riviste sezionali, che negli tempo hanno divulgato il patrimonio
documentario e fotografico custodito dalle centinaia di Sezioni del
Club disseminate in tutta Italia. Limportanza di questa stampa sociale
emerge chiaramente anche nellambito della nostra ricerca, poich
ogni aspetto storico e culturale che riguarda la montagna e gli
avvenimenti locali finisce con lintrecciarsi con le storie di quelli che
in una fase della propria vita potrebbero aver esercitato il
contrabbando in montagna: cito, ad esempio, gli articoli: La
Valchiavenna dei contrabbandieri
17
, Storie di ordinario
contrabbando: racconto
18
e Val dOssola. Puniti dalla valanga: storie
di miseria e di contrabbando
19
. Gi dal 1989 stata intrapresa dalla
Commissione Centrale per le pubblicazioni del CAI unopera di
censimento delle pubblicazioni sezionali, che prosegue tuttora anche
con limplementazione di un database informatizzato che ne contiene
lo spoglio
20
.
Limportante ruolo dei periodici nel divulgare i fatti di cronaca venne
amplificato dalle immagini riportate sulla prima e quarta di copertina
delle riviste illustrate, come La Domenica del Corriere e La
Tribuna Illustrata. Poich i quotidiani dellepoca erano composti da
poche pagine e lunghissimi testi, con queste vere e proprie
rappresentazioni pittoriche stato possibile aprire una finestra sul
mondo e, per quanto ci riguarda, anche sui fatti di contrabbando che

17
La Valchiavenna dei contrabbandieri, in Rivista della Montagna, n. 212,
maggio 1998, CDA, Torino, pp. 62-68.
18
Storie di ordinario contrabbando: racconto, in Rivista della Montagna, n.
160, gennaio 1994, CDA, Torino, pp. 78-82.
19
Val dOssola. Puniti dalla valanga: storie di miseria e di contrabbando, in
Rivista della Montagna, n. 245, marzo/aprile 2001, CDA, Torino, pp. 66-71.
20
Cfr. il motore di ricerca allindirizzo Internet
http://www.bibliocai.it/Gruppi/Indici/ricerca.asp.
232
vennero considerati pi eclatanti: tra tutti, vi cito la Tragica lotta di un
brigadiere di finanza con un contrabbandiere sul monte Fiorina, di
Bea A., copertina de La Tribuna Illustrata del 2 settembre 1906.
Il contrabbando dal punto di vista di Beltrame di nuovo protagonista
sulle copertine dell8 gennaio 1911 della La Domenica del Corriere,
intitolata Durante una lotta avvenuta presso Dumenza (confine italo-
svizzero) una guardia ed un contrabbandiere precipitano in un dirupo

e del 16 aprile dal titolo Tormenta di neve travolge ed uccide dieci
contrabbandieri presso il confine nellalto vicentino. Nelledizione del
24 agosto 1913, autore Salvadori, viene invece riportata limmagine
dal titolo I drammi del contrabbando: maggiore di Finanza che tenta
di trattenere una barca con contrabbando sul Lago Maggiore e viene
ucciso, dedicata a Gioacchino Silani.
Un doveroso accenno lo merita anche la Rivista delle dogane,
organo dellAmministrazione delle Dogane Svizzere, che in occasione
del centenario della costituzione del Corpo delle guardie di confine, ha
pubblicato un numero speciale dedicato alla storia dellistituzione a
partire dal 1 gennaio 1894, ripercorrendone i compiti fiscali, in
particolare della lotta al contrabbando, ampliatisi nel secondo
dopoguerra anche nellambito della polizia di sicurezza e di
migrazione
21
.

21
Il Corpo delle Guardie di Confine 1894-1994, in Rivista delle dogane, 1994,
n. 2 (edizione speciale per il centenario del Corpo delle Guardie di Confine),
Amministrazione delle Dogane Svizzere, Berna.
233
5. DAL PRIMO DOPOGUERRA ALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA
MONDIALE
Tra le opere pubblicate nel primo dopoguerra, un cospicuo numero
composto da quelle in materia di diritto e sugli aspetti economici del
contrabbando.
Nel 1922 a Como, il Capitano della Guardia di Finanza Cristoforo
Pezza, con Contrabbando, contrabbandieri e polizia finanziaria
22
,
provvede a fornire brevi consigli pratici risultati dalle lunghissime
indagini e dalla lunga esperienza dei vecchi finanzieri, dalle
confessioni e dalle astuzie dei contrabbandieri e dei militari contro le
frodi allerario sul confine alpestre, i tranelli e i travestimenti
utilizzati, i fatti verificatisi, accennando altres allo studio dei metodi
di riconoscimento dei contrabbandieri, il cosiddetto ritratto parlato.
Nel libro del 1934 di Amedeo Giannini, Documenti per la storia dei
rapporti fra lItalia e la Jugoslavia
23
, riportato un utile ausilio
normativo per documenti diplomatici che riguardano i rapporti fra
lItalia e la Jugoslavia, incluse le disposizioni doganali per i cittadini
che hanno le proprie abitazioni o poderi in localit di frontiera.
Per quanto riguarda i periodici, invece, anche nel primo dopoguerra
alcune copertine illustrate sono state riservate al fenomeno del
contrabbando. Quella de La Domenica del Corriere del 21 gennaio
1934, disegni di Walter Molino, intitolata Due contro cento, dove i
due valorosi erano Guardie di Finanza della Legione di Milano che
affrontarono in val dIntelvi una colonna di ben cento spalloni armati,

22
Cristoforo Pezza, Contrabbando, contrabbandieri e polizia finanziaria, Tip.
Editrice Cavalleri e C., Como, 1922.
23
Amedeo Giannini, Documenti per la storia dei rapporti fra lItalia e la
Jugoslavia, Roma, Istituto per lEuropa orientale, 1934.
234
ne arrestarono uno e costrinsero gli altri a fuggire. Nel 1937, poi, nella
cronaca del settimanale Popolo Valtellinese, il giornale ufficiale del
regime, esaltato con compiacimento luso della moderna tecnologia
nei confronti del contrabbando. Da tale anno iniziarono infatti i
contrabbandi motorizzati, come quando le Guardie di Finanza che
attendevano i contrabbandieri su due tass si buttarono
allinseguimento di due auto provenienti da Sondrio, scoprendo poi
sotto i sedili quattro quintali di caff
24
.
Nel numero 5 di giugno 2007 della Rivista semestrale di Storia
contemporanea I sentieri della ricerca, promossa dal Centro studi
Piero Ginocchi di Crodo, ospitata la monografia di Riccardo Ajolfi,
Corrispondenze demergenza nella seconda guerra mondiale: i
corrieri ossolani: un caso di contrabbando postale
25
, dalla quale
emerge che in analogia con il traffico clandestino di altre merci
attraverso il confine durante il periodo di guerra, anche il
contrabbando postale riusciva solitamente ad eludere ampiamente
lintercettazione doganale elvetica, per opera dei contrabbandieri-
postini.
Lautore opera anche un parallelismo tra queste vicende e quelle
avvenute al confine orientale dItalia nel 1919-20, quando fu decretato
il blocco delle corrispondenze lungo la linea di armistizio con il regno
dei Serbi-Croati-Sloveni (SHS), determinando quindi anche in quel
caso lo sviluppo del loro contrabbando.

24
Massimo Mandelli e Diego Zoia, La carga: contrabbando in Valtellina e
Valchiavenna, Lofficina del libro, Sondrio, 1998, p. 156.
25
Riccardo Ajolfi, Corrispondenze demergenza nella seconda guerra mondiale, in
I sentieri della ricerca, n. 5, giugno 2007, pp. 7-44.
235
Tra le monografie riguardanti il contrabbando ed i passatori vi stata
una ampia produzione. Vi accenner pi avanti a quella riguardante
espressamente i finanzieri, mentre esporr qui un paio di esempi
comunque interessanti.
Edito a Torino nel 2004, il libro di Enrico Bertone, Quegli anni del
Novecento: storie di partigiani, soldati, contrabbandieri e frati, narra
le vicende di Timoteo Garnier, (classe 1915) di Bobbio, il pi alto
comune dellalta Valle Pellice, vicino al confine con la Francia,
quando fino ai primi anni 40, da contrabbandiere e con il benestare
francese, portava in Italia il caff sul suo zaino, e alla fine della guerra
quando barattava il riso con lo scarso sale
26
.
Nel 2005 il libro edito a Torino, Luoghi della memoria, memoria dei
luoghi nelle regioni alpine occidentali, (1940-1945), raccoglie, a cura
di Ersilia Alessandrone Perona e Alberto Cavaglion, gli Atti
dellomonimo Convegno, che si svolse a Torino il 7-9 maggio 2001.
Nel libro, oggetto di unindagine storica sulle vicende di tre Paesi
(Italia, Francia e Svizzera) che ebbero posizioni diverse durante la
seconda guerra mondiale, accanto al rigoroso censimento dei luoghi
della memoria raccontano le vicende delle frontiere, compreso il
contrabbando
27
.
Il libro, oltre ai contrabbandieri, mette in risalto gli altri principali
attori coinvolti con i confini, quali i passeurs, che svolgevano il
contrabbando dei prodotti, ma soprattutto, sulla frontiera italo-ticinese,

26
Enrico Bertone, Quegli anni del Novecento: storie di partigiani, soldati,
contrabbandieri e frati, Blu edizioni, Torino, 2004.
27
Ersilia Alessandrone Perona e Alberto Cavaglion, Luoghi della memoria,
memoria dei luoghi nelle regioni alpine occidentali, Blu edizioni, Torino, 2005.
236
la guida dei clandestini e dei fuggitivi, dei profughi, degli sbandati e
dei partigiani
28
.
Tra le tesi di laurea interessante ricordare quella di Adriano
Bazzocco, Lepoca del riso. Il contrabbando degli affamati alla
frontiera italo-elvetica (1943-1947), in cui si evidenzia leccezionalit
del traffico di merci dallItalia verso la Svizzera, per ottenere i
preziosi franchi svizzeri che al mercato nero venivano cambiati con
ingenti quantit dellinflazionata lira
29.
6. DAL SECONDO DOPOGUERRA ALLA FINE DEL CONTRABBANDO
ROMANTICO
Emblematico delle vicende italiane alla fine della seconda guerra
mondiale il film del 1958 La legge legge, interpretato da Tot (il
contrabbandiere napoletano Giuseppe La Paglia) e Fernandel (il
doganiere francese Ferdinand Pastorelli). Il film si ispira alle difficolt
amministrative causate dallannessione alla Francia del comune di
Briga Marittima, che divenne francese nel 1947, mentre alcune sue
frazioni rimasero italiane.
Dallampia produzione editoriale del secondo dopoguerra, traggo
alcuni spunti: a Torino, nel 2000, pubblicato il libro di Francis Tracq
Pastori, contrabbandieri e guide. Tra valli di Lanzo e Savoia, che
tratta del commercio del sale; i trucchi del mestiere; equipaggiamento
di altri tempi; i guardiani dei valichi; i contrabbandieri che diventano

28
Ersilia Alessandrone Perona e Alberto Cavaglion, Luoghi della memoria, cit.,
p.141.
29
Adriano Bazzocco, Lepoca del riso. Il contrabbando degli affamati alla
frontiera italo-elvetica (1943-1947), tesi di laurea, Universit di Zurigo, 1996.
237
guide alpine
30
. Ricordo poi un romanzo pubblicato nel 2005 da Lucia
Paris, Lunghe notti per albe lontane. Romanzo tratto da una storia
realmente accaduta
31
, che riscrive lantica lotta fra i contrabbandieri
valtellinesi e le guardie di finanza a partire dagli anni50.
Nel 1998 a Milano, della scrittrice poetessa Elsa Somalvico di
Brienno pubblicato I padron de Sumana : poesie di Brienno e del
Lago di Como
32
, tra cui I sfrusaduur, poesia in dialetto laghe, in cui
si parla proprio di contrabbandieri, con quaranta chili di roba sulle
spalle e di Finanza, che salta fuori dal boschetto e intima il rituale
molla!
Sulla proliferazione delle torrefazioni nella fascia italiana di confine,
danno ampia descrizione Stefano Cassinelli e Pierfranco Mastalli
autori di Lungo i sentieri del contrabbando storie, testimonianze,
appunti di viaggio, pubblicato a Varese nel 2006, evidenziando
addirittura un caso limite dove in un Comune di 300 abitanti sono
state installate ben 19 torrefazioni
33
. Allinterno del libro, di estremo
interesse lintervista rilasciata dal Generale del Corpo Paolo Salerno,
che ci parla degli scarpasacch (appellativo con cui venivano indicati
sia i finanzieri che i contrabbandieri) e delle gare in montagna tra
finanzieri di vari reparti, che servivano anche a testarne la

30
Francis Tracq, Pastori, contrabbandieri e guide. Tra valli di Lanzo e Savoia, Il
punto, Torino, 2000.
31
Lucia Paris, Lunghe notti per albe lontane. romanzo tratto da una storia
realmente accaduta, Litografia La Cartotecnica, Provaglio dIseo, 2005.
32
Elsa Brigatti Somalvico, I padron de Sumana: poesie di Brienno e del Lago di
Como, Edlin, Milano, 1998.
33
Stefano Cassinelli e Pierfranco Mastalli, Lungo i sentieri del contrabbando
storie, testimonianze, appunti di viaggio, Macchione editore, Varese, 2006, p.
185.
238
preparazione fisica necessaria a svolgere in ambito montano lattivit
anticontrabbando.
Il contrabbando stato anche largomento di canzoni. Ometto in
questa sede le ballate ed i libretti lirici, ma mi sembra opportuno citare
due autori molto conosciuti tra i finanzieri ed i contrabbandieri. Il
primo, Ivan Graziani, cantautore abruzzese, nel 1977 pubblica lalbum
I lupi, che contiene il singolo Lugano addio, che lo fa conoscere al
grande pubblico. In una strofe della canzone una ragazza, Marta, parla
di frontiere di finanzieri e contrabbando e riferendosi al proprio
padre dice che Quass in montagna ha combattuto!
34

Laltro autore Davide Van De Sfroos. Gran parte delle sue canzoni
si riferiscono al lago, ove ha trascorso la sua infanzia. Inoltre, maggior
parte dei suoi testi pensata, scritta e cantata in dialetto tremezzino
(cosiddetto laghe): qui vi cito la Ninna nanna del contrabbandiere,
tratta dallalbum Breva e Tivan del 1999, in cui c un esplicito
riferimento ad un contrabbandiere, padre del bimbo che sta per
addormentarsi.
Lultima canzone, sempre di Van De Sfroos, La ballata del Cimino
dallalbum: Pica!, del 2008. Qui il protagonista un contrabbandiere,
chiamato il Cimino, che si getta a nuoto nel lago per sfuggire alle Alfa
della Finanza, riuscendo nel suo intento.
Cambiando genere, possiamo facilmente intuire che i quotidiani
nazionali e locali (alcuni dei quali tuttora esistenti, come La
Provincia, testata nata nel 1892 a Como, Il Piccolo di Trieste,
1881) riportarono numerosi articoli riguardanti le vicende del

34
Lorenzo Arabia, Ivan Graziani. Viaggi e intemperie, Minerva edizioni, Bologna,
2011, p. 159.
239
contrabbando, cos come pure vennero realizzati programmi televisivi
e radiofonici inerenti il medesimo argomento.
Passando per alle riviste, di grande interesse si rivela larticolo scritto
su Qualestoria dallo sloveno Boo Repe, Confini aperti e stile di
vita in Slovenia dopo la seconda guerra mondiale, riguardante sia gli
aspetti sociologici che pi prettamente economici del contrabbando al
confine Sloveno fino ai primi anni 90. Per sommi capi, ricordiamo
che i prodotti contrabbandati dagli sloveni in entrambe le direzioni
erano quelli alimentari, mentre i prodotti tecnologici o di
abbigliamento giungevano in Jugoslavia per soddisfare una richiesta
fortemente influenzata dal mito occidentale.
Questi traffici illeciti, per, come gi in altri luoghi ed altre epoche
storiche, favorirono la circolazione di idee e contribuirono a modellare
lo stile di vita sloveno nel periodo postbellico, esercitando allo stesso
tempo una pressione anche sulla politica, costretta ad estendere i
propri orizzonti al di l dei limiti posti dallo Stato
35.

7. DALLA SECONDA MET DEGLI ANNI 70 ALLA FINE DEL XX SECOLO
Possiamo adesso esaminare rapidamente le vicende pi recenti, quelle
avvenute dalla seconda met degli anni 70 in poi, quando le mutate
condizioni economiche e politiche internazionali hanno influito anche
sul contrabbando.
Specifico del periodo attualmente in esame si rivela lo studio: Note
criminologiche e sostanziali sul fenomeno del contrabbando nel
territorio di Como nel periodo compreso fra il 1970 e il 1990,

35
Boo Repe, Confini aperti e stile di vita in Slovenia dopo la seconda guerra
mondiale, in Qualestoria, anno 1999, Vol. 27 - Fasc. 1, pp. 215-229.
240
commentato da Enrico Mancuso, Giurista e dottore di ricerca presso la
Cattedra di Medicina Legale e Criminologia nellUniversit degli
Studi dellInsubria. Lanalisi viene condotta incrociando i dati, le
sentenze emesse in materia di contrabbando dal Tribunale di Como fra
il 1970 e il 1990, per anno di nascita, sesso, i luoghi pi colpiti, lesito
dei processi degli arrestati. Il risultato ci fornisce importanti
indicazioni sullandamento del fenomeno del contrabbando, pi
consistente nel decennio 1970-1980, fino quasi a sparire alla fine degli
anni 80, con un intenso picco nel quinquennio 1971-76
36
.
Un manuale completo e che ha avuto successivi aggiornamenti La
lotta alla mafia: strumenti giuridici, strutture di coordinamento,
legislazione vigente, del Generale del Corpo, attualmente in congedo,
Gaetano Nanula, in cui lampia disamina sulle fonti di finanziamento
della criminalit organizzata non poteva certo prescindere dallanalisi
del contrabbando di armi, esseri umani, merci e capitali, anche
attraverso i confini settentrionali della Penisola
37
.
Posso poi proseguire presentandovi un libro pubblicato nel 2010 a
cura di Maurizio Centi: Racconti di frontiera: antologia letteraria dei
doganieri italiani
38
, che ha per titolo e tema la frontiera, con racconti
dedicati propriamente al lavoro di dogana e quelli speculari sul
contrabbando.
Per quanto riguarda un genere che ho finora trascurato: i fumetti, un
doveroso cenno lo merita senzaltro lalbo Diabolik, nato da unidea

36
Enrico Mancuso (commentato da), Note criminologiche e sostanziali sul
fenomeno del contrabbando nel territorio di Como nel periodo compreso fra il
1970 e il 1990, reperibile su Internet allindirizzo http://www.originedumonde.it.
37
Gaetano Nanula, La lotta alla mafia: strumenti giuridici, strutture di
coordinamento, legislazione vigente, Milano: Giuffr, 1992.
38
Maurizio Centi (a cura di), Racconti di frontiera: antologia letteraria dei
doganieri italiani, Laboratorio Gutenberg, Roma, 2010.
241
delle sorelle Giussani, milanesi, le quali non possono non essere state
influenzate dalla vicinanza del confine elvetico dal capoluogo
lombardo. Clerville, la localit immaginaria dove sono ambientate le
vicende delleroe mascherato, potrebbe essere una qualsiasi delle
localit oltre confine ove giungevano i traffici illeciti. Lalbo di cui
parliamo intitolato Contrabbando di valuta
39
, del 1967,
probabilmente ispirato alle modalit impiegate negli anni 60-70 per
sottrarre i capitali italiani agli accertamenti fiscali, esportandoli oltre
frontiera.
Un altro tipo di traffico che ha sempre attratto il contrabbando stato
quello degli animali, che dal contrabbando di animali da soma e
bovini della met dell800 ha assunto oggi delle connotazioni
completamente diverse, come possiamo leggere in Zoomafia. Mafia,
camorra & gli altri animali, di Ciro Troiano. Linchiesta condotta ha
permesso di capire che il Friuli, grazie alla vicinanza con il confine
orientale, diventato la porta dingresso del traffico di animali, che
vengono smistati e venduti in diverse citt del Nord Italia. Ad
esempio, secondo lOsservatorio sui Balcani, ogni giorno dalla Bosnia
ed Erzegovina vengono esportate illegalmente specie di uccelli
protetti, che poco dopo finiscono nei piatti di esclusivi ristoranti
italiani
40
.

39
Angela e Luciana Giussani, Diabolik - Contrabbando di valuta, Anno VI, n: 9,
data uscita: 1 maggio 1967.
40
Ciro Troiano, Zoomafia. Mafia, camorra & gli altri animali, Torino,
Cosmopolis, 2000.
242
8. EDITORIA E PUBBLICISTICA DELLA GUARDIA DI FINANZA SULLA
TEMATICA DEL CONTRABBANDO
Veniamo ora ad un argomento sconosciuto ai pi, ma non agli illustri
partecipanti a questo convegno: la tradizione delle pubblicazioni della
Guardia di Finanza.
Proprio alle pagine di alcuni periodici, grosso modo a partire dalla
seconda met dell800, venne affidato il compito di diffondere tramite
apposite rubriche le vicende storiche dei Corpi di finanza degli Stati
preunitari e del nuovo Corpo delle Guardie Doganali. Queste
pubblicazioni, allinizio sporadiche e a diffusione locale, precedettero
di poco la fondazione de Il Monitore della R.Guardia di finanza,
che nel 1886 sarebbe divenuto Il Finanziere.
Questo periodico rimane ancora oggi una fonte insostituibile di
documentazione della vita del Corpo nella sua duplice veste di house
organ, dedicato allattivit istituzionale ed operativa e di magazine,
per gli argomenti di carattere generale trattati. Di grande interesse si
rivelano le serie di articoli dedicati alla vita nei reparti del Corpo,
ripresa anche oggi dopo il recente restyling della testata, in cui
possiamo leggere unindispensabile cronaca dei luoghi in cui si
svolgeva il servizio, affiancati da una rubrica che ancora oggi elenca i
principali risultati operativi suddivisi per reparto operante. Molti altri
articoli, invece, sono stati dedicati nel tempo alle vicende che videro
coinvolti i finanzieri in servizio sul confine, lindicazione degli atti di
valore compiuti e delle ricompense conseguite.
Accanto a Il Finanziere va citato il periodico dellA.N.F.I. Fiamme
Gialle, sul quale vengono pubblicate storie di vita vissuta relative al
secolo passato, fornendo in molti di questi racconti uno spaccato del
243
servizio anticontrabbando, sia pure ammantate di unaura nostalgica e
dal solo punto di vista delluomo in divisa.
A partire dallestate 1950, e per pochi anni, venne pubblicato anche
Fiamme Gialle di Trieste, la cui serie si interruppe col ritorno
allItalia del capoluogo giuliano. Anche qui sono riportati risultati di
servizio e momenti di vita del Corpo, nella configurazione della
Finance Guard Branch, alle dipendenze dellAllied Military
Government (A.M.G.).
Nel 1952 fu fondata anche la Rivista della Guardia di Finanza, che
pubblica studi originali di carattere giuridico, economico, militare,
storico e tecnico-professionale, realizzati sia da appartenenti al Corpo
che da studiosi ed esperti.
Per quanto riguarda, invece, le opere a stampa a carattere storico,
incluse quelle che toccano largomento del contrabbando, la loro
presenza allinterno dellIstituzione stata inizialmente marginale
come quantit, bench significativa per i contenuti: si tratt infatti
principalmente della memorialistica dei singoli finanzieri, i quali tra la
fine dell800 e gli inizi del 900 narravano le vicende personali ed
inerenti il servizio, talvolta producendo anche componimenti poetici.
Ricordiamo qui lUfficiale del Corpo Sante Nodari col libro Le vittime
della valanga di Frasselle
41
, in ricordo dei finanzieri suoi dipendenti
vittime della slavina che colp quella localit in provincia di Vicenza,
nel 1895, quando ancora si trattava di una zona nei pressi del confine
con lImpero austro-ungarico.

41
Sante E. Nodari, Commemorazione delle vittime della valanga che colp il
drappello delle Guardie di Finanza il 14 marzo 1895 in quel di Frasselle
(Campo dAlbero), Verona, Stabilimento Tipogr. di G. Civelli, 1897.
244
Tra il 1906 e la fine degli anni 30, conseguentemente alle modifiche
ordinative subite dal Corpo, ci fu una produzione che ebbe
prevalentemente ad oggetto i fatti darme in cui si erano distinti i
finanzieri o i loro antesignani, quasi ignorando, purtroppo, ci che
atteneva allo svolgimento dei compiti istituzionali.
Lunico a discostarsi dal genere rievocativo fu il Ten.Col. Vittorio
Galiano, autore del famoso romanzo Esposti a settentrione
42
, dedicato
alla secolare sfida tra finanzieri e contrabbandieri sul confine italo
elvetico. Questo libro ispir il film ambientato al confine con la
Francia Barriera a Settentrione, della fine degli anni 40, interpretato
dal celebre Amedeo Nazzari.
Nellimmediato dopoguerra, accanto ad isolati casi di memorialistica
personale, leditoria concernente la storia della Guardia di Finanza fu
per anni assicurata dal Comando Generale del Corpo, generalmente
attraverso il suo Ufficio Stampa, finch a partire dagli anni 70 il
Museo Storico della Guardia di Finanza inizi ad assumere anche il
ruolo di promotore ed editore di opere scientifiche.
In questa ottica vennero pubblicati Finanzieri in copertina: raccolta di
tavole a colori su periodici illustrati depoca, 1894-1962
43
del 1980,
curato dal Gen. Espedito Finizio e da questi congiuntamente al Gen.
Pierpaolo Meccariello Le cartoline dei finanzieri
44
, del 1996 e Cento

42
Vittorio Galiano, Esposti a settentrione, Roma : Libreria Italia, 1938 (Poligrafica
Laziale) prima edizione.
43
Espedito Finizio, Finanzieri in copertina: raccolta di tavole a colori su periodici
illustrati depoca, 1894-1962 [ricerche iconografiche e documentarie, testi e
copertina di Espedito Finizio] [S.l.], Comando Generale della Guardia di
Finanza, 1980
44
Le cartoline dei finanzieri, Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, 1996.
245
immagini per un secolo
45
, del 1999, che riportano delle
interessantissime immagini sullo svolgimento del servizio
anticontrabbando e delle tecniche di frode adottate per eludere la
vigilanza dei finanzieri.
Il Museo grazie alla collaborazione con lEnte Editoriale del Corpo e,
a partire dal 2003, attraverso listituzione nel proprio ambito del
Comitato di Studi Storici, ha attuato una proficua attivit di ricerca,
rivalutando numerose vicende del passato che erano state trascurate.
Nel 2005, ad opera del Gen. Luciani e del Cap. Severino ha visto la
luce la prima edizione del libro Gli Aiuti ai profughi ebrei ed ai
perseguitati: il ruolo della Guardia di Finanza (1943-1945), in cui si
parla appunto delle attivit clandestine svolte dai finanzieri in ausilio
ai perseguitati politici e razziali anche sul confine che si snoda lungo
larco alpino. Oltre alla seconda edizione riveduta ed ampliata del
volume, negli anni successivi hanno visto la luce anche una serie di
monografie dedicate ai finanzieri protagonisti di quelle vicende, di cui
stato quasi sempre autore il Cap. Severino.
Tra le opere c.d. di Reparto, cio promosse dai Reparti del Corpo,
cito solo a titolo di esempio il volume: Fiamme Gialle in Liguria
1908-2008 le immagini di un centenario. Altre opere sono state
anche realizzate da studiosi esterni al Corpo come Fiamme di lago
46
di
Enrico Fuselli, in cui si ripercorre anche la vicenda del finanziere
Angelo Cicerchia, gravemente ferito in attivit di servizio nel 1904, nei pressi di

45
Cento immagini per un secolo, Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza,
1999.
46
Enrico Fuselli, Fiamme di lago. Centanni della sezione luinese
dellAssociazione Nazionale Finanzieri dItalia, Roma - Brezzo di Bedero,
A.N.F.I. Museo Storico della Guardia di Finanza - Marco Cattaneo Editore,
2007, pp. 73-88.
246
Dumenza (VA), in conseguenza di una colluttazione con un contrabbandiere e
congedato nellanno successivo per le gravi lesioni riportate.
Ricordiamo inoltre Fiamme Gialle di confine. La storia della Compagnia della
Guardia di Finanza di Olgiate Comasco 1927-2007, scritto da Guido Bertocchi e il
suggestivo libro fotografico di Gea Casolaro Permanente presenza. Immagini di vita
della Guardia di Finanza in Trentino-Alto Adige
47
.
Ancora al Museo Storico sono infine da ascrivere la realizzazione di interessanti
convegni e la pubblicazione dei relativi atti, con la collaborazione della Scuola di
Polizia Tributaria, dei quali rammento quello attinente al nostro ambito e risalente al
2003, organizzato dallAccademia di Bergamo.
Tra le pubblicazioni in cui le immagini hanno un ruolo fondamentale, annoveriamo
le annate di una Rivista illustrata della R. Guardia di finanza, di propriet privata,
Fiamme Gialle dItalia Rivista Mensile Illustrata della Regia Guardia di Finanza,
nonch il Calendario Storico della Guardia di Finanza, nel quale la parte testuale
corredata da ricca iconografia. Delle varie annate, opportuno citarne alcune in
particolare: nel 1955, 56, 58 e 59, il tema del calendario furono i differenti settori
di servizio, tra i quali quello alpestre ha avuto il ruolo principale, con numerose foto
che raffigurano i controlli svolti dai finanzieri al confine, in montagna e vengono
inseriti alcuni risultati operativi, sequestri di merce di contrabbando. Il numero
relativo
allanno 1987, invece, espressamente dedicato al finanziere
secolare custode dei confini della patria, come viene riportato nella
sua premessa. Mediante le immagini raccolte nella pubblicazione, si
cerca di rappresentare lisolamento dei reparti e lasprezza degli
itinerari di vigilanza, fino a pochi anni prima ancora perlustrati con
grande rigore.
Sempre nellambito delle illustrazioni, utile rammentare che negli
anni 70 su Il Finanziere venivano correntemente pubblicate
vignette umoristiche basate sui vari settori dimpiego del Corpo, di
vari autori, in cui i finanzieri in servizio al confine alpestre potevano

47
Gea Casolaro, Permanente presenza. Immagini di vita della Guardia di Finanza
in Trentino-Alto Adige, Trento, Temi Editrice, 2007.
247
riconoscersi e ironizzare sui disagi e sulla disciplina a cui erano
sottoposti.
In questa sede va precisato linteresse del Corpo per le ricerche
bibliografiche. Non vorrei che sembrasse un moto promozionale, ma
lo scorso anno lUfficio Storico ha emanato una circolare
48
secondo la
quale i reparti devono comunicare al Comando Generale i libri
inerenti la storia della Guardia di Finanza pubblicati nella loro zona di
competenza, cos come pure quelli da essi promossi o realizzati dai
militari dipendenti. In questo modo, sar molto pi facile ricevere
aggiornamenti periodici di opere di una certa rilevanza, incluse quelle
sul contrabbando.
Grazie per la cortese attenzione.


48
La n. 68429/032 in data 6 marzo 2012, avente per oggetto: Pubblicazioni a
carattere storico concernenti la Guardia di Finanza.
249
BIBLIOGRAFIA RAGIONATA

Nella presente sezione bibliografica si propone una rassegna di
pubblicazioni in edizione italiana ovvero in lingua originale il cui
tema principale il contrabbando al confine alpestre. La collocazione
temporale va dal XIX al XX Secolo; per garantire una migliore
fruibilit, la bibliografia stata suddivisa, di massima
1
, in ulteriori
periodi storici ed ordinata alfabeticamente.
Le indicazioni bibliografiche riportate di seguito sono il risultato di
una attivit di ricerca bibliografica che ha proceduto dal particolare al
generale: dapprima ci si avvalsi delle citazioni in nota che
accompagnano le opere riportate nella presente relazione; si
proseguito attingendo alle banche dati on line (OPAC SBN; ESSPER;
banche dati di settore), approfondendo, ove possibile ed agevole,
mediante la consultazione diretta delle opere.
Come gi pi volte precisato, pur non potendosi ritenere completa la
bibliografia che qui viene presentata, lintendimento quello di offrire
con ponderazione degli spunti che possano suscitare linteresse degli
accademici, degli addetti al settore e dei semplici appassionati.
1. Periodo napoleonico, Restaurazione, Risorgimento
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271
Gen. D. Espedito Finizio
Un contrabbandiere daltri tempi
Louis Mandrin (1725-1755)


Louis Mandrin un personaggio realmente esistito: nato nel 1725 a
Saint-Etienne de Saint Geoirs, nella provincia del Delfinato, fu un
famoso brigante e contrabbandiere. Alla morte del padre Franois-
Antoine, commerciante, diviene, a 17 anni, capo famiglia, una
famiglia una volta ricca, ma in declino.
272
Sostituisce il padre anche nelle attivit d'affari. In una di tali occasioni
prende i primi contatti con la compagnia finanziaria incaricata della
riscossione dei tributi indiretti, denominata "Frme gnrale", che
noleggiai da lui circa 100 muli per l'armata di Francia on Italia.
Nell'attraversamento delle Alpi molti muli periscono e solo diciassette
animali, in condizioni deplorevoli, fanno ritorno a Saint -Etienne.
La Frme gnrale si rifiuta di risarcire il danno. Il 27 luglio 1753, a
seguito di una rissa in cui ci sono dei morti. Luois Mandrin e il suo
amico Benedetto Brissaud, sono condannati a morte. Mandrin riesce a
fuggire, mentre l'amico viene impiccato sulla Place du Breuil a
Grenoble.
Lo stesso giorno Pierre Mandrin, fratello minore di Luigi viene
impiccato anche esso per falsificazione. Mandrin, cos decide di
iniziare la sua guerra contro le autorit ed in particolare agli esattori
della Frme gnrale.
La Frme gnrale, era molto odiata dalla popolazione, essa applicava
esose tasse sulle merci, la pi nota era quella sul sale, ma anche su
altri prodotti tra cui il tabacco.
Il sistema di riscossione delle imposte comportava notevoli abusi; la
Frme gnrale accumulava notevoli ricchezze, di cui a volte solo un
quarto delle imposte che raccoglieva, venivano versate al Re.
Mandrin entra in una banda che faceva contrabbando, in particolare di
tabacco, tra i cantoni svizzeri, la Francia e lo Stato di Savoia.
Diviene il leader della banda formata da circa 500 uomini, che
organizza come un piccolo esercito, ben armato, soprattutto di pistole,
grazie alle armi sottratte dai depositi militari. Si proclama "Capitano
Generale". Il suo obbiettivo principale rimane per la Frme gnrale.
273
Egli d vita ad una fiorente attivit di contrabbando: quando arriva nei
villaggi carico di tabacco, tessuti, pollame e spezie, vende tutto,
ovviamente senza il pagamento di tasse con aste trasparenti.
In talune circostanze costringe gli stessi doganieri, sotto la minaccia
delle armi, ad acquistare la merce di contrabbando. Inoltre libera dalle
carceri solo i prigionieri vittime dei conflitti con l'amministrazione
delle imposte, ma non i ladri e gli assassini.
Promuove durante il 1754 ben sei campagne di stile militare, la sua
area di influenza in Francia va al di l del Delfinato e copre
praticamente tutte le attuali regioni del Rhne-Alpes e Auvergne, la
Franche-Comt e la Borgogna. Divenne cos popolare, sostenuto dagli
agricoltori e protetto dalle autorit, dalle quali veniva considerato "un
bandito sociale", ovvero un uomo di origine povera, ma che aveva
dimostrato la sua capacit di affermarsi e sopravvivere in un ambiente
tanto difficile. Arriva a godere l'ammirazione addirittura di Voltaire.
La Frme gnrale esasperata dalle azioni di Mandrin, chiede ed
ottiene dal re una campagna militare contro di lui. Delle truppe
leggere e mobili: i fucilieri di Morlire ed i Cacciatori di Fischer
vanno a rafforzare le truppe dei volontari del Delfnato. Mandrin si
rifugia presso la citt di frontiera di Pont-de Beauvois.
Ma grazie ad una delazione di due uomini di Mandrin, la Frme
gnrale entrando illegalmente in Savoia riesce a catturarlo presso il
castello di Rochefort-en-Novalaise grazie a 500 uomini travestiti da
contadini.
Quando Carlo Emanuele III, re di Sardegna apprende di questa
intrusione nel suo territorio, pretende la restituzione del prigioniero da
parte di Luigi XV, che deve porgere le sue scuse.
274
Ma la Frme gnrale, decisa a farla finita con Mandrin, ne accelera il
processo e lo condannato a morte con il supplizio della ruota.
Questo tipo di esecuzione, era una forma di tortura e di pena capitale
usato nel Medioevo e secoli seguenti. Il condannato era legato per i
polsi e le caviglie ad una grande ruota e con una mazza gli venivano
rotte le ossa di braccia e gambe. Talvolta veniva dato un colpo di
grazia sullo sterno, provocandone la morte. In altri casi invece veniva
lasciato vivo per ore esposto al pubblico prima di essere ucciso. In
altre circostanze la persona che aveva commesso il crimine era legata
sulla ruota che veniva fatta girare per indurre nausea e vomito. Se la
rotazione era veloce e prolungata il suppliziato poteva soffrire di
disturbi circolatori. Questa forma di tortura raramente si rivelava
mortale.
In alcuni casi sotto la ruota del supplizio venivano messe delle punte
su cui la persona strusciava e infine moriva dissanguata. Il 24 maggio
1755 a Valence davanti a 6000 curiosi fu ucciso. Mandrin sopporta il
supplizio senza lamenti, anzi incitando a continuare la rivolta contro il
fisco. Due suoi fratelli cercarono di portare avanti la sua azione.
Grazie ad una ballata, "Complainte de Mandrin", di autori ignoti, la
sua leggenda viene portata avanti. Egli diviene una sorta di Robin
Hood francese che si opponeva all'assolutismo, erano gli anni poco
precedenti la Rivoluzione, ancora oggi nel Delfinato e nella Savoia, ed
in misura minore, la sua figura rimane popolare, tanto che molti
luoghi portano ancora il suo nome in seguito al suo reale o presunto
passaggio, come da noi accade per Garibaldi.
A Saint-Etienne-de-Saint-Geoirs si svolgono ogni cinque anni
festeggiamenti dedicati a Mandrin: le "mandrinades". Gli abitanti di
275
questo villaggio sono anche chiamati Mandrinois. La popolarit di
Mandrin si manifesta con diverse produzioni culturali: libri, mostre,
fumetti, dischi rock e produzioni televisive e cinematografiche.
Il cinema ha dedicato ben 5 film a Mandrin: uno muto addirittura nel
1924, tra questi uno nel 1951: "Le avventure di Mandrin", una co-
produzione italo-francese viene diretta da Mario Soldati con Silvana
Pampanini e Raf Vallone protagonisti.
Altre due pellicole seguirono: nel 1962 dal titolo "il ladro gentiluomo"
ed una addirittura uscita nelle sale lo scorso anno dedicata alle
avventure dei compagni di Mandrin dopo la sua morte.
La televisione nel 1971 ha trasmesso uno sceneggiato in 6 puntate
dedicato al contrabbandiere diretto da Philippe Fourasti, ebbe grande
successo.
Se capitate a Grenoble potr accadere, ancor oggi che se ordinate una
birra, ve ne portino una dedicata al contrabbandiere Mandrin.


277
Gen. B. Rodolfo Mecarelli
Rete di confine


Che un confine si potesse delimitare e difendere per decine di
chilometri per mezzo di una rete metallica a maglie larghe
probabilmente non era cosa facile da immaginare.
Eppure, accaduto allo stato italiano, prima come regno dItalia e poi
anche come repubblica.
Il confine tra lItalia e la confederazione elvetica si sviluppa lungo
dorsali alpine che da sole bastano a rendere impervio il passaggio da
278
un paese allaltro. Ma, in alcuni tratti, i sentieri lo attraversano
piuttosto agevolmente.
E proprio in corrispondenza di queste zone di frontiera, per
contrastare il contrabbando, presente come abbiamo visto ieri -
anche prima dell800, a cura della Guardia di Finanza - in particolare
del Finanziere Luca Bongiovanni (morto a Como, a 92 anni) la rete
viene studiata, preparata e collocata lungo la linea di confine. Fornita
di campanelli, aveva lo scopo di impedire e segnalare il passaggio non
solo delle persone ma, soprattutto, dei cani.
Si, dei cani contrabbandieri che intorno al 1881 (per le severe norme
doganali vigenti era previsto per il contrabbando, in quegli anni, anche
il confino) cominciarono ad essere impiegati per portare merce
contenuta in una bastina fissata intorno al loro corpo (dai 5 ai 10
chilogrammi di merce per volta). Erano animali allevati nel comasco
che una volta portati in svizzera, e lasciati senza cibo, tornavano
istintivamente a casa attraversando, per lappunto, la frontiera. Dai
documenti della regia Guardia di Finanza di Como, del 1892,
sappiamo che in una notte potevano sconfinare anche cento cani,
addestrati perfino ad evitare i finanzieri.
Ecco, allora, la rete chiamata fiscale o di stato, che non segnava il
confine dovendo trovare collocazione sul territorio italiano.
Il primo tratto, a cominciare dal 1894, fu steso tra Rodero e Bizzarone.
E da quel momento nacquero diversi problemi tra i proprietari dei
terreni dove la reta veniva via via stesa, anche perch nelle vicinanze
furono edificate altre opere come, per esempio, una gradinata - da
Ponte Chiasso a Cavallasca - rimasta nella memoria delle fiamme
gialle, che durante i loro turni sotto rete hanno contato, chiss
279
quante volte, uno per uno, tutti i 667 scalini per circa 300 metri di
altezza. La scala del paradiso cos fu chiamata - divent uno dei
luoghi pi ricordati tra i finanzieri.
Non solo problemi con i proprietari dei terreni. Anche con le comunit
locali, come per esempio quella di Rovenna (sopra Cernobbio) che
chiese, ed ottenne, alcune aperture diurne e notturne, le prime per
contadini e pastori, le seconde per consentire lo svolgimento delle
feste religiose al santuario del monte Bisbino.
Lungo la rete di stato, nelle zone tra questa e il confine segnato dai
cippi allinterno del territorio nazionale, quante storie in tutto il XX
secolo.
Tornando ai cani, il 1 settembre 1894, nei pressi di Uggiate Trevano,
i finanziari ne catturarono uno con un carico di circa 5 chilogrammi di
tabacco e sigari (allepoca non erano ancora comparse le sigarette).
Fu arrestata la proprietaria che per venne assolta per insufficienza di
prove, perch non si riusc a dimostrare, al processo, leffettiva
propriet dellanimale.
Il 10 aprile 1890, sempre nella zona di Uggiate, un finanziere che
aveva abbandonato il reparto scappando in Svizzera, venne sorpreso
alla testa di una banda di contrabbandieri mentre sabotava il sistema
dallarme della rete. Addosso aveva una lettera con la quale un altro
finanziere in servizio - gli prometteva il passo in frontiera.
E in prossimit della rete, ovviamente al di l della frontiera, i
doganieri elvetici registravano le bricolle in uscita percependo i diritti
allesportazione. In particolare, quella chiamata esportazione 2, che
permetteva alla svizzera la libera esportazione allestero dei tabacchi
lavorati. Quindi, in Italia.
280
La ramina, come viene chiamata in dialetto ticinese, fece cessare
luso dei cani ma non lattivit dei contrabbandieri che, aprendo dei
varchi nelle maglie metalliche, prima facevano passare le bricolle poi
passavano loro.
Lungo la rete, il 20 febbraio 1923, nei pressi del monte Bisbino,
durante uno scontro tra Guardie di finanza e contrabbandieri rimase
ferito un Finanziere. Ad aprile, allAlpe del Bonello, in uno scontro tra
Finanzieri e una colonna di circa quaranta spalloni un contrabbandiere
rimaneva ucciso.
La rete, essendo in ogni caso un impedimento, ritardava la marcia dei
contrabbandieri i quali, per non lasciare tracce dei loro passaggi, dopo
aver aperto i varchi erano costretti a richiuderli.
E, addirittura, la mancanza della rete fiscale fu addotta a scusante di
uno sconfinamento dei Finanzieri in territorio elvetico (a detta degli
svizzeri) nella stessa notte in cui un contrabbandiere di Colonno -
Domenico Gerletti - fu ucciso al confine nei pressi di Pellio dIntelvi.
Era il 3 dicembre 1954 e questa morte fu commentata sulla stampa
locale dal Senatore Lorenzo Spallino, di Como, che esort i suoi
colleghi parlamentari a pervenire, in tempi rapidi, allapprovazione del
disegno di legge sulluso delle armi. Proprio quella legge - la nr.100,
promulgata quattro anni dopo - della quale ha, ieri, parlato il generale
Golino.
La siepe metallica (con questo termine era indicata nei documenti
dei reparti della Guardia di Finanza relativi ai preventivi per
acquistare i materiali necessari alla sua costruzione) venne posta in
opera, nei primi anni del 900, a cura degli stessi militari, anche lungo
281
il confine tra ponte chiasso e il Bisbino, la Valle dIntelvi, Valsolda,
Val Cavargna e Val Rezzo oltre che lungo la frontiera varesina.
Prima che iniziasse il XX secolo, tra Varese, Luino e Como, erano
stati gi realizzati oltre 30 chilometri di rete.
La lunghezza complessiva, alla fine dei lavori, negli anni della 6^
legione che fu istituita nel 1945, risult pari ad oltre 72 chilometri
lungo un confine che si estende complessivamente per 521 chilometri,
dal cippo di confine di Zenna (Varese) a quello del Passo dello
Stelvio.
Per evitare lo sfondamento della rete con gli automezzi - nel frattempo
il contrabbando aveva avuto una evoluzione, dagli spalloni che a
piedi passavano la frontiera agli automezzi come mezzo di trasporto e
di fuga - negli anni 60 fu iniziata la costruzione di una palizzata di
cemento armato ma, per fortuna, non se fece nulla poich il
contrabbando di sigarette fin nei primi anni 70 per le cause che
abbiamo ascoltato ieri.
Il passaggio della rete non fu solo da parte dei contrabbandieri ma
anche dei prigionieri di guerra che dopo l8 settembre del 43
furono aiutati a fuggire in Svizzera.
Fra i percorsi seguiti ci fu quello della Bocchetta Stabiello, dopo il
Pizzo di Gino, per raggiungere il primo paese in territorio elvetico,
Carena. E cos la via del tabacco divent la via per salvare tante di
queste persone. Forse 800 ne arrivarono a Carena. Assieme a loro
anche tanti militari italiani che scappavano non avendo scelto di fare
la guerra con le insegne della appena nata Repubblica di Sal. Ma non
avendo scelto anche di lottarci contro, n tra i partigiani n con il
282
Governo Badoglio, schierato con gli eserciti alleati che stavano
risalendo la penisola.
Lungo i varchi della rete, promulgate le leggi razziali, sono stati
contrabbandate pure le persone, gli ebrei.
Non tutti li hanno aiutati per denaro: alcuni contrabbandieri non hanno
voluto soldi. Altri uomini, di un genere diverso, sono stati uccisi per
averlo fatto: il caso del Finanziere Salvatore Corrias fucilato dalle
Brigate Nere al Bugone - nel gennaio del 1945.
La rete non ha evitato lingresso in Svizzera dei clandestini, altro
gravissimo fenomeno iniziato sul finire degli anni 70, e, fino agli
attuali anni, presente sul confine. Stavolta, non si chiamano
contrabbandieri ma passatori che accompagnano, pagati, alla
frontiera gli stranieri pronti, se scoperti dalle Forze di polizia, a
mollare, questa volta, non il sacco ma le persone, trattate, cos, come
merce di contrabbando.
Un ricordo per non dimenticare la tragedia dei migranti: al Passo
Spluga sotto una bufera di neve, nellottobre del 1988, un bambino
turco di sette anni mor tra le braccia del padre.
La rete rimasta al suo posto fino ai giorni nostri. Senza denaro per
farne la manutenzione. In ogni caso seppur ci fosse stato non
sarebbe stato certamente speso per un manufatto diventato inutile.
Inutile per le maniere diverse con le quali i criminali effettuano, da
anni, i traffici illeciti attraverso pi stati (dalla droga alle merci
contraffatte e alle stesse sigarette) utilizzando loro questa volta, tra i
diversi sistemi organizzativi, una rete per diversa: quella mondiale
chiamata internet. Di quella metallica se ne riparlato agli inizi del
xxi secolo per esaminare come, eventualmente, rimuoverla (quella
283
rimasta in piedi, ancora visibile, tenuto conto che in diverse zone del
terreno la folta vegetazione la nasconde anche alla vista di coloro che
ne conoscono lesatta ubicazione).
Intanto, da un articolo del 7 aprile 2012 pubblicato da la provincia
di Como, si appreso che gli alpini della Sezione di Maslianico hanno
avuto la lodevole iniziativa di mettersi al lavoro per recuperare i
vecchi sentieri lungo il confine e lungo la rete mentre lente turistico
di Mendrisio ha inserito nel pacchetto delle escursioni anche
quelle lungo la rete italiana.
1. IL SERVIZIO ANTICONTRABBANDO NELLE CRONACHE DEI SECOLI
SCORSI
Nellarchivio del giornale la Provincia di Como, in uno dei primi
numeri, quello del 4 ottobre 1893, si pu leggere di un contrabbando
tentato a Brogeda cercando di corrompere, ma inutilmente, il
finanziere di guardia offrendogli direttamente del denaro.
Un anno prima, il 3 dicembre, alcuni contrabbandieri scoperti dai
finanzieri, nel tentativo di scappare annegano nellAdda in prossimit
del Lago di Como.
Ancora nel 1893, il 28 febbraio, una grave disgrazia a Chiasso: una
Guardia, durante il controllo alla ferrovia, cade sotto il treno e dopo
aver subito lamputazione di una gamba muore per le altre gravi ferite
riportate.
Il 10 dicembre dello stesso anno, il giornale ci informa che il
Brigadiere della Guardia di Finanza di Menaggio merita sinceri
encomi perch quasi ogni giorno sequestra tabacchi.
284
Ecco, da queste prime notizie, si comprende immediatamente come
lattivit illecita del contrabbando commesso lungo tutta la frontiera
con la svizzera sia antica, invasiva nella societ locale, collegata ad
altri gravi reati e a tragici eventi dovuti ad incidenti e agli scontri tra
guardie e contrabbandieri.
Lo sfroso, come viene definito il contrabbando nel comasco, per
come stato raccontato dalla stampa, nella letteratura, dagli studiosi,
dagli stessi contrabbandieri e, naturalmente, dai finanzieri ha assunto,
nel tempo, varie colorature.
Forse, a tuttoggi, non si riusciti a darne una lettura autentica, anche
cruda direi, che tenga conto s delle molteplici cause che lo hanno
generato e tenuto prospero per intere e numerose generazioni, ma che
esponga i fatti cos come sono, senza per forza calarsi in una delle
parti in causa.
leggiamo sul nuovo Lario del 1885 un racconto a puntate sulle
gesta di un noto contrabbandiere dellepoca, tale Cecco che dopo
avere contrabbandato merci per 25 anni divent postino delle lettere di
Mazzini negli anni 48/49. Poco prima, negli anni 1883/84 la
Provincia di Como aveva pubblicato, sempre a puntate, un novella:
la fidanzata del contrabbandiere.
Scrive Bruno Soldini: dove c confine c contrabbando nel suo
libro uomini da soma. Contrabbando di fatica quasi a evidenziare
una costante di questa attivit illecita lungo ogni frontiera.
Il 13 gennaio 1895, due finanzieri di Gravedona (Tommaso Berrino e
Luigi Gavazza), nella Valle del Dosso, rimasero uccisi, sepolti sotto
una valanga.
285
Il 14 agosto 1917, due finanzieri vennero uccisi da quattro disertori
vicino alle sponde del lago di Darengo. Il 2 marzo dellanno dopo una
valanga seppellisce il Distaccamento della Foppa: 8 morti, il
comandante e 7 suoi militari nati in Piemonte, Lombardia, Toscana,
Sicilia. Ma i morti sono di pi: restano sotto la valanga anche due
portavivande del posto, abitanti a Dosso del Liro.
Le valanghe uccisero anche numerosi contrabbandieri: una ne
travolse 13, cogliendoli tutti assieme in colonna, uccidendone 10. Era
il 20 gennaio del 1948, in Val Senagra.
Nel 1969, il 14 gennaio, nella Valle Albano, due finanzieri del
distaccamento del Giovo perdono la vita assieme a quella del loro
cane anticontrabbando, sepolti da una valanga. Solo in primavera
vennero recuperate i corpi.
Dalle tragedie in montagna si passa ai sequestri originali che hanno
fatto sorridere, come quello delle pellicole cinematografiche della
lunghezza complessiva di ben 80 chilometri, scoperte in un doppio
fondo di un carretto, il 12 marzo 1924, alla dogana di Ponte Chiasso.
Il 23 giugno 1933, nella localit Valle Fiorina di Valsolda, un
contrabbandiere spinse in un burrone un finanziere, uccidendolo.
Un anno dopo, la Domenica del Corriere del 21 gennaio, con una
celebre tavola del pittore Achille Beltrame, dai tratti decisamente
retorici, immortala un ingente sequestro di sigarette fatto da due soli
finanzieri, una volta intercettata una colonna composta da ben cento
contrabbandieri a Lanzo dIntelvi. Un arresto e 96 bricolle
abbandonate sulla neve per trenta quintali di tabacco, zucchero e caff,
dopo un conflitto a fuoco: rivoltelle dei contrabbandieri e moschetti
91 dei militari. Il capo della colonna era Clemente Malacrida di Pellio
286
dIntelvi, conosciuto come il duca della montagna , uno dei
rarissimi padroni passati a fare anche gli spalloni.
Questo contrabbandiere portava, come gli atri, la merce fino alle
sponde del lago nei vari paesi della Tremezzina. Qui, il carico veniva
diviso e trasportato allaltra sponda con delle imbarcazioni chiamate
sandolini.
Durante il contrabbando del riso (contrabbando di guerra dallItalia
alla Svizzera, e non si trasportava solo riso) durato fino al 48, le
guardie di confine della Confederazione Elvetica avevano ordine di
sparare. Le cronache del tempo, infatti, riportano scontri cruenti con i
contrabbandieri, a volte armati.
Si ucciso per il riso: il ferimento di un finanziere appena arrivato in
Val dIntelvi preso a fucilate mentre era fuori servizio fa comprendere
come in quel periodo gli animi fossero accesi e le persone pronte a
tutto. E in territorio svizzero ci furono scontri a fuoco tra guardie e
contrabbandieri, feriti se non addirittura uccisi: il 30 ottobre 1945 a
Roggiana di Vacallo, un doganiere elvetico resta ucciso da una raffica
di mitra sparata da un gruppo di contrabbandieri di Maslianico.
Un'altra guardia svizzera, il 17 settembre del 45 a Brusino, cadde
colpita da tre colpi di pistola.
Dal 1943 al 1948, nel territorio elvetico furono uccisi 31
contrabbandieri mentre le guardie ebbero tre caduti.
Lordine del 13 luglio 1945, in proposito cos scriveva: << il
contrabbando non erbaccia nuova, spuntata ai margini delle macerie
morali e materiali che ci circondano. E un reato dalle radici profonde.
Consistendo in unevasione ai dazi doganali, il contrabbando
appartiene ad una vasta categoria delle infrazioni fiscali; rappresenta
287
uno dei mille modi con cui la fertile fantasia del contribuente cerca di
sfuggire alle maglie del fisco. Lomicidio, il furto, la violenza sono
fatti dalle ampie ripercussioni sulla societ. Destano allarme sociale e
dalla massa sono perci sentiti come reato. Ma chi sente da noi,
come reato, levasione fiscale? Se la norma punisce come delitto il
furto e lomicidio, interpreta la volont popolare. Ma quando colpisce
linfrazione fiscale, assume laspetto della tirannia>>.
E non si pu dimenticare che, durante la guerra, soprattutto dopo l8
settembre 1943, i contrabbandieri furono considerati in maniere
diametralmente opposte.
Da un lato, i contrabbandieri-patrioti che portavano di nascosto su per
i sentieri della frontiera il cibo, il denaro e le persone che non
dovevano essere catturate dai fascisti o nazisti come i prigionieri di
guerra che ho ricordato parlando della rete fiscale.
Ed erano tempi nei quali tutti contrabbandavano tutto: la prefettura, il
Comando germanico di Colico, la X Mas e la segreteria particolare di
Benito Mussolini (oro, orologi, valuta, tela blu, tagli dabito, gomme
dautomobili, scarpe, caff).
Dallaltro, il comando militare della zona liberata (Ossola, settembre-
ottobre 1944) emetteva il bando con il quale disponeva: < tutti coloro
che verranno sorpresi in flagrante contrabbando o che dalle indagini
risulter che facciano tale contrabbando, saranno passati per le armi>.
Pagine ancora sconosciute, intrise di intrighi, delazioni, compromessi,
assenza di regole, sopravvivenza giornaliera senza possibilit di poter
contare su un futuro appena programmabile, morte spesso di uno per
salvare la propria vita.
288
E in questi tempi che, a Roma, la Guardia di Finanza decide di
istituire un Comando di Legione a Como.
Nata da pochi mesi la 6^ Legione di Como, il primo importante
sequestro non fu di tabacco lavorato, le sigarette, ma una tonnellata di
seta che, il 24 maggio 1946, stava per essere importata illegalmente
nei pressi di mulini.
In pochi mesi, 3 luglio e 18 novembre sempre del 46, due conflitti a
fuoco tra militari e contrabbandieri: il primo in Valsolda, il secondo a
Casasco dIntelvi dove viene lanciata contro i finanzieri una bomba a
mano che ferisce un militare.
Nel settembre e ottobre del 47 a Lissone presso un magazzino un
quintale di saccarina; in val Cavargna, altra saccarina, zucchero e
caff; a Dongo, 1 tonnellata di sigarette.
A luglio del 48, 8 tonnellate di sigarette nascoste nei vagoni
ferroviari, scoperte tra Ponte Chiasso e Milano. La notte dellEpifania
del 49, a Schignano, 40 colpi di moschetto per fermare un camion
con a bordo oltre 2 quintali di sigarette.
14 colpi di moschetto e 10 di pistola vengono sparati per bloccare una
colonna di 12 spalloni a Pellio dIntelvi, nel mese di maggio. Ad
agosto, altri 30 colpi di moschetto alla bocchetta di San Bernardino
(San Fedele dIntelvi) una volta intercettati alcuni contrabbandieri che
non vogliono lasciare i sacchi. Nellottobre, a Menaggio, grazie
allintervento di un Finanziere riuscito a saltare sul predellino di un
altro camion vengono presi 5 quintali di sigarette trovate in un doppio
fondo. Il 5 dicembre, lungo la statale tra Colico e Dervio due
finanzieri motociclisti inseguono e catturano, sparando alle gomme,
un auto con bordo le bricolle. Lanno si chiude con una importante
289
attivit investigativa del nucleo di polizia tributaria svolta con i reparti
di Milano, Ferrara, Cremona e Monza: 17 persone denunciate per il
contrabbando di 45 tonnellate di zucchero e 20 di farina bianca.
E cos per tanti anni ancora: di notte, soprattutto, ma anche alla luce
del sole, lungo la rete, ai passi di montagna, nella acque dei laghi, ai
valichi di confine. Portate, le sigarette, sui mezzi della (allora)
pubblica sicurezza; su quelli camuffati da vigili del fuoco e croce
rossa. Nascoste nei posti pi disparati, aiutati in questo, i
contrabbandieri, dalla forte omert dei compaesani. Nelle stalle, nelle
cascine, nelle arnie delle api (ad Albate, a bordo di un camion il 18
giugno 1951), sotto trucioli di ferro, tra scatole di scarpe, ceste di
vimini, nelle legnaie, parafanghi delle auto, ceste della frutta,
autobotti, vagoni ferroviari, camion frigoriferi, bottiglie del latte.
Nella casa parrocchiale di Bizzarone, l11 dicembre 1960 vengono
trovati 4 quintali di sigarette. Denunciato il parroco.
Quel parroco non sapeva probabilmente che oltre un secolo prima -
il vescovo di Como, sollecitato dal comandante della Guardia di
Finanza, cos scriveva il 6 novembre 1851 - al curato di Garzeno il
quale si era interessato troppo alla restituzione di una partita di merce
di contrabbando ad alcuni sedicenti proprietari: << ella sa a qual
genere di vita si abbandona il contrabbandiere. Scambia la notte per il
giorno per compiere il suo delitto. Di sacramenti non si cura, ne
degno perch esercita cos immorale mestiere. Di piet non si occupa;
di doveri di padre, di marito o di figlio neppure uno ne soddisfa.
Tanto guadagna tanto sciupa in gozzoviglie; i suoi compagni sono
degni di lui; il parlare turpe; e posso accertare, reverendo, daver
imparato dallesperienza del ministero parrocchiale che ho esercitato,
290
che dal contrabbando allassassinio non avi che un passo. E a tal fatta
di persone che arrischiano la loro personale libert ma ben anche la
vita, giammai in retta coscienza si potr avere riguardo alcuno, e lo
stesso si dica dei loro committenti>>.
Inseguimenti con qualsiasi mezzo utile. Anche con le biciclette, con le
quali - due giorni dopo 31 colpi di moschetto sparati per fermare una
colonna di spalloni a pian dalpe a gennaio del 1951, nella mattinata,
in via martino anzi di Como, riescono a fermare un autocarro con la
targa del Canton Ticino: a bordo 1 tonnellata di sigarette. Ma non
solo. Le indagini portano alla denuncia di 8 persone di cui 2 finanzieri
per collusione in contrabbando.
Nel 56, a Lezzeno, anche una barca a remi impiegata dai finanzieri
per sequestrare 3 quintali di sigarette.
I finanzieri di Barletta informano quelli di Como: 39 persone
denunciate per contrabbando di 14 quintali di saccarina consumati in
frode nei mercati di Bari, Bologna, Napoli, Agrigento, Asti, Taranto,
Cagliari, Nuoro, Terni, Palermo, Firenze ed Ancona.
Nella notte del 3 novembre 1951, un finanziere prima salva un
contrabbandiere che stava annegando nelle acque di Argegno e poi lo
arresta.
Tra quintali e quintali di sigarette, a Bizzarone anche 1100 flaconi di
penicillina, ad ottobre del 52.
A Colonno, una folla di 60 persone si ribella contro un finanziere
reo di controllare due donne delle quali una nota contrabbandiera.
Nel 53, la notte del 12 giugno, lungo la sponda di Cremia, dopo un
tentativo di speronamento contro la motolancia dei finanzieri, due
291
contrabbandieri a bordo di un motoscafo vengono uccisi dai colpi
sparati dai militari.
Lanno dopo, nella notte del 21 settembre, sulla strada da Varenna a
Lecco, dalla macchina dei contrabbandieri in fuga vengono lanciati
contro lauto dei finanzieri chiodi, fumogeni e acceso un faro per
abbagliare il militare alla guida.
Al termine di una perlustrazione la motolancia nr. 24 non rientra agli
ormeggi. E la notte tra il 5 e il 6 novembre 1960. Dopo due giorni
vengono ritrovati annegati nelle acque del lago i due militari di bordo.
Nel 1963, il 10 marzo, i contrabbandieri dopo essere stati scoperti
tentano di riprendersi le bricolle dai finanzieri che devono fare uso
delle armi.
Due giorno dopo, 200 facinorosi aggredendo i militari provano a
recuperare la merce appena sequestrata: 6 quintali di sigarette, 27
milioni di lire e 2 autocarri. 14 vengono arrestati senza uso delle armi
da parte delle Fiamme Gialle.
Il 1 aprile, una bomba alla caserma di Chiavenna provoca, per
fortuna, solo danni alle cose.
Gli anni 60, come stato detto ieri, si caratterizzano anche per laltro
tipo di merce di contrabbando: il caff trasportato, a tonnellate, con
gli spalloni e automezzi.
E mentre le associazioni criminali si ingegnano a trovare le maniere
per fare sempre pi ingenti, illeciti guadagni, si continua a morire in
montagna: sul monte Pravello (Varese), il 9 giugno del 63, un
fulmine colpisce la garitta uccidendo i due militari di guardia.
Mentre a Villa Olmo nel 64 vengono sequestrati 4000 orologi, a
Lecco unautocisterna a bordo porta 6 tonnellate di caff crudo; a
292
Sondrio, un furgone con le insegne dei vigili del fuoco trasporta 6
quintali di sigarette; allAprica, un camion con altre bricolle. Dopo
pochi giorni di nuovo a Villa Oolmo, questa volta 4 quintali di
sigarette sotto rotoli di nylon.
Il 21 ottobre di quellanno lelicottero mm80289 si inabissa nelle
acque davanti Sala Comacina del lago di Como. Muore il pilota (brig.
Alfonso Pozzi).
Nel tempo in cui qualcuno muore durante il proprio servizio, altri
militari questa volta infedeli - pensano a come arricchirsi con i soldi
sporchi dei contrabbandieri: infatti, sempre nello stesso mese di
ottobre, 7 finanzieri che avevano prestato servizio in Valtellina
vengono denunciati, assieme ad altri 10 contrabbandieri, per
corruzione, collusione in contrabbando e contrabbando.
Gli ultimi anni 60, come in un canto del cigno, si presentano ancora
con una intensa attivit illegale dalla svizzera in Italia. Alcuni dati per
tutti della sola legione di Como: nel 1969, 193 persone arrestate; 64
tonnellate di sigarette e 13 tonnellate di caff sequestrate; valuta per
437 milioni di lire.
Poi, le cronache del tempo raccontano altri fatti: un contrabbando che
si era trasferito sul mare, prima il Tirreno poi lAdriatico, anche se
qualche tir carico di bionde continu a transitare per Brogeda.
Le navi madri e poi quelle nonne, portando centinaia di
tonnellate di sigarette nelle stive, non fecero certo rimpiangere
qualche migliaio di spalloni.
E dopo, le modalit e i mezzi usati e ben collaudati in tanti anni per il
traffico delle sigarette furono messi a disposizione dalle
organizzazioni criminali transnazionali tra le quali, in particolare,
293
quelle di stampo mafioso di un altro traffico, ben pi lucroso e
devastante, il traffico degli stupefacenti.
Alcune cose rimasero, per, uguali: qualche banca svizzera, la
residenza elvetica delle menti del contrabbando internazionale, il
riciclaggio dei proventi illeciti.
Prima di lasciare palazzo Terragni a Como, dove ho potuto rileggere i
preziosi diari storici della 6^ legione, ho sfogliato lalbo doro.
Ricordavo bene il contenuto pi importante: sono proprio 112 i caduti
in servizio anticontrabbando lungo il confine tra le provincie di
Varese, Como, Sondrio e la Svizzera.
E forse allappello - ne manca qualcuno.

vi ringrazio
RICERCHE E BIBLIOGRAFIA
Archivio dello stato di Como
Archivio del quotidiano La Provincia di Como
Museo della 6^ Legione della Guardia di Finanza di Como
Tesi di laurea della dott.ssa Franca Ronchetti, a/a 1990-91 Universit
degli studi di Milano, facolt di scienze politiche: <Il contrabbando
nel comasco tra cultura e subcultura>
<antica vita fra la Masoni. Garzeno>, di Rita Pellegrini, ed. Attilio
Sampietro, 2009
<insieme cultura>, Rivista della Provincia di Como, numeri 5 (1984)
e 12 (1989).

295
Dott. Diego Zoia
Il contrabbando tra Valtellina e Svizzera
durante le due guerre mondiali

1. QUALCHE NOTIZIA SUL PERIODO DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE
Durante il primo conflitto mondiale il fenomeno del contrabbando tra
Italia e Svizzera cess quasi completamente anche in Valtellina.
La chiamata alle armi di quasi tutti gli uomini validi, insieme al fatto
che le frontiere erano chiuse e che la provincia venne considerata,
296
almeno in alcuni periodi, zona di operazioni militari, ridusse
grandemente il numero dei maschi che esercitassero tale attivit.
Nei pochi casi di contrabbando operato da uomini validi, tra laltro,
alle pene ordinarie si accompagnavano quelle per entrata clandestina
nello Stato e per violazione del bando Cadorna , in quanto si
trovavano in zona di operazioni senza salvacondotto.
Le poche notizie che si sono raccolte, tratte quasi esclusivamente da
atti giudiziari, sono infatti relative a isolati episodi, quasi tutti di
natura atipica o compiuti da minorenni o da donne.
Spicca in particolare il caso di una di queste ultime, residente a
Roncaiola di Tirano, imputata in violazione dellart. 1della legge
sullEmigrazione..per avere il 31 Gennaio 1916 provocato e
favorito lemigrazione da Tirano verso la Svizzera a cinque persone,
indicando la via per un sentiero, dopo aver esplorato se era
sorvegliato....
Si tratta, a quanto noto, del primo caso di passatrice: ben pi
importante divenne il fenomeno pochi anni pi tardi, con lentrata in
vigore delle nuove disposizioni in materia di Pubblica Sicurezza del
1926, ma soprattutto come si dir - durante il secondo conflitto
mondiale.
Un altro episodio ci stato raccontato da un noto scrittore lombardo,
Carlo Emilio Gadda, che nel suo Diario di guerra e di prigionia
racconta la condanna di un suo collega ufficiale, di stanza ad Edolo in
Valcamonica, per contrabbando.
Questi aveva fatto trasferire della merce vietata (forse generi
alimentari) alla moglie, che viveva a Zurigo: con la possibilit quindi
297
anche se la cosa appare abbastanza teorica - di rivenderlo ai nostri
nemici.
Quasi certamente il fatto avvenne a Tirano, anche perch proprio da
tale localit partiva gi in quel periodo la Ferrovia del Bernina, che
collegava la rete ferroviaria italiana con quella elvetica.
Sembra, tra laltro, che il fatto non fosse isolato: nel 1919 venne infatti
disposto dal Tribunale di Sondrio di non farsi luogo a procedere, per
intervenuta amnistia, nei confronti di un negoziante di Madonna di
Tirano, imputato di aver somministrato mediante pacchi diretti in
Svizzera... generi per cui prescritto luso della tessera municipale a
persone che ne erano sprovviste....
Ben pi numerosi furono invece, in quel periodo, i furti a centinaia,
solo quelli accertati - e i molti episodi di aperta violazione delle leggi
legati alla assoluta scarsit di generi alimentari.
Se si vuole intendere con una certa ampiezza il termine contra
bannum come violazione delle prescrizioni di legge, si pu ad
esempio ricordare che nel 1917, una volta di pi a Tirano, la folla
inferocita, formata quasi per intero da donne, chiamata a raccolta dal
suono della campana a stormo, diede lassalto ad un magazzino di
viveri gestito dal locale Ente autonomo dei consumi, il cui consiglio di
amministrazione si era reso colpevole di aver lasciato la popolazione
spessissimo senza generi, e ci per aver tenuto i generi nei
magazzini... in attesa di un prezzo molto superiore ai costi....
La cosa era ben pi grave della stessa attivit contrabbandiera: per la
cronaca, i viveri furono distribuiti tra la popolazione e non si ebbero, a
quanto noto, conseguenze penali per la cosa; lepisodio che veniva
298
ricordato come Lassalto al banco rimasto a lungo nelle
fabulazioni popolari.
Per tornare al contrabbando vero e proprio, rest in sostanza attivo
nella zona solo il piccolo sfroso locale esercitato da donne delle
frazioni di montagna del versante Retico, che arrotondavano le
magrissime entrate con limportazione illegale di limitati quantitativi
di zucchero o caff, che nascondevano in genere nelle bastine
(specie di contenitori a sacco che si portavano sotto gli abiti) o in
mutande chiuse al ginocchio o alle caviglie: con tutte le conseguenze,
sul piano igienico, che si possono facilmente immaginare.
Del tutto isolati invece furono, a quanto appare dai pochissimi atti
pervenutici, gli episodi di contrabbando esercitati da uomini.
Tra questi, merita di essere ricordato il caso di tre ragazzi della
Valchiavenna rispettivamente di 14, 15 e 17 anni, fermati con 5,5 Kg.
di tabacco e 1 Kg. di cioccolata (tra tutti): furono implacabilmente
condannati per contrabbando in unione: buon per loro che non erano
ancora soggetti ad alcun obbligo di natura militare.
Usufruirono invece dellamnistia due giovani di Schilpario (in Val di
Scalve) che furono fermati a Sernio con una bricolla di sigari ed una
di tabacco, oltre a 17 sigari ed a un falcetto con lama superiore ai 10
cm: erano stati imputati, oltre che di contrabbando, anche per aver
violato il bando Cadorna, trovandosi in zona di operazioni senza
salvacondotto.
1


1
Molte delle informazioni che si forniscono sono tratte dal volume La carga;
contrabbando in Valtellina e Valchiavenna, di Massimo Mandelli e Diego Zoia:
in particolare a pp.139-141 e 158-174.
299
2. I PRIMI ANNI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Durante il secondo conflitto mondiale, sul quale si sono potuti
raccogliere dati pi completi ed organici, il fenomeno assunse invece
unimportanza del tutto diversa, in particolare nellultimo periodo.
Per prima cosa, la Svizzera conserv sempre il suo non facile status
di neutralit; la cosa aveva determinato, gi dallinizio delle
operazioni belliche, una situazione di grave penuria negli
approvvigionamenti sia di generi alimentari, sia di prodotti industriali:
in particolare per limpossibilit di accesso al mare e per le
caratteristiche del suo territorio, in larga parte montano.
Tale situazione si era aggravata dopo il blocco navale messo in atto da
Francia ed Inghilterra, tanto che nel Gennaio del 1940 il capo
dellUfficio federale di guerra per lalimentazione ricordava che
Dobbiamo renderci conto che... bisogna abituarsi alla prospettiva di
una completa indipendenza nel settore alimentare. Cos lidea di
autarchia, che come paese esportatore abbiamo sempre respinto,
diventata una necessit operativa....
Daltro canto, gi dal 1939, le superfici coltivate furono
progressivamente aumentate persino i giardini pubblici furono
destinati a coltura e vennero introdotti razionamenti
progressivamente crescenti nei generi di pi largo consumo.
Le razioni mensili di farina, pasta, riso, olio, zucchero furono cos
gradatamente ridotte fino a scendere sotto lo stesso livello di
sussistenza; la razione di riso, a partire dal Maggio 1942, venne
addirittura soppressa
2
.

2
I dati sono riportati da Erminio Ferrari in: Contrabbandieri; uomini e bricolle tra
Ossola, Ticino e Vallese, pag. 59.
300
Risulta evidente, da tali premesse, che si sarebbe dovuto reprimere
ogni contrabbando in uscita e che vi fossero invece le condizioni per
uno sviluppo dei traffici illegali in direzione opposta: le cose
puntualmente si avverarono.
Ne fece le spese, proprio in quel periodo, un giovane di Villa di
Tirano, che portava un carico di caff e che fu colpito a morte da una
guardia confinaria elvetica, che spar ben 12 colpi contro un gruppo di
contrabbandieri che non si erano fermati allintimazione di alt e che
tentavano di rientrare in Italia.
Fu il primo di una lunga e dolorosa serie di morti, nella zona, che dur
fino al termine del conflitto e oltre.
Tra laltro gi nei primi anni di guerra, dal Dicembre del 1940, la
frontiera con la Svizzera era stata chiusa e sempre in quellanno erano
state indurite, in Italia, le pene per contrabbando.
La chiamata alle armi della maggior parte degli uomini validi aveva
tra laltro ridotto, come era in precedenza accaduto nel corso del
precedente conflitto, il numero dei maschi in et valida che potevano
dedicarsi a tale attivit, senza peraltro fermarla del tutto.
La cosa risulta evidente da un articolo su Cavaione (una frazione di
montagna di Brusio in prossimit del confine, che faceva parte fino
alla met dellOttocento del Comune di Tirano) pubblicato nel Marzo
del 1942 sul Grigione Italiano, un periodico stampato a Poschiavo.
Si ricordava nello scritto che nella nostra valle i commercianti
vendevano caff, zucchero, cioccolata e poche altre cose ai
contrabbandieri, che erano esclusivamente Italiani....
Dopo una dettagliata illustrazione sul come lattivit veniva esercitata,
si aggiungeva che Tutte le leggi e proibizioni non riusciranno mai a
301
eliminare o almeno a far stagnare il contrabbando. Vi riuscirono
parzialmente i decreti emanati per impedire la propagazione dellafta
epizootica... vi riusc totalmente la seconda guerra mondiale che
chiuse il mercato ai clienti italiani....
La fame svizzera aveva cominciato in ogni caso a farsi sentire e la
relativa disponibilit di prodotti alimentari in Valtellina determin, gi
nei primi anni 40, un primo afflusso verso la Svizzera di merci non
del tutto regolari.
Per prime, le castagne, largamente prodotte nelle valli italiane di
confine e quasi del tutto assenti nella Confederazione Elvetica.
Gruppi di donne, che orgogliosamente ricordano di non aver mai
contrabbandato merci di altro genere
3
, varcavano il confine portando
in Svizzera sacchetti dei preziosi frutti: gli stessi erano utilizzati sia
freschi, che essiccati, che macinati in farina.
Alle castagne si accompagnavano a volte altre merci derivanti
dallattivit agricola locale: ad esempio farina in particolare quella
di grano saraceno - o insaccati, o addirittura animali vivi. I maialini ad
esempio, che erano trasportati nelle gerle, venivano prima di partire
ubriacati con grappa, affinch non grugnissero.
Un altro prodotto divenne poi oggetto di contrabbando, anche se
abbastanza atipico: il vino.
Da moltissimo tempo cittadini Svizzeri erano proprietari di estese
superfici a vigneto in territorio italiano, o semplicemente le
coltivavano: gli stessi avevano la franchigia del dazio per quanto da
loro prodotto direttamente.

3
Si pu consultare ad esempio la testimonianza raccolta da Agnese Bombardieri
nella sua recente tesi di laurea Il contrabbando in Valtellina: unanalisi
sociologico-giuridica, pag. 128.
302
Evidentemente, non tutti si limitavano a tali quantitativi, tanto che la
Direzione del III Circondario Doganale di Coira dovette avvertire nel
1942 i proprietari ed usufruttuari di vigneti nella zona economica
valtellinese che la franchigia totale o parziale di dazio viene concessa
solo per i prodotti della corrente annata... Incorre in contravvenzione
chi... importa o tenta di importare
1)vino di altre annate
2)uva fresca o pigiata, vino o vinacce di altra produzione che la
propria
3)i prodotti dei propri fondi commisti con prodotti di altra
provenienza.
Al denunciante verr attribuito un premio adeguato.
Ma... dagli sfrosi in materia, oltretutto quasi impossibili da accertare
se non in presenza di assolutamente improbabili delazioni, ci
guadagnavano tutti: i produttori italiane di uve, che ne vendevano una
parte alle ditte elvetiche; le ditte stesse, che potevano effettuare
importanti ricarichi sui prezzi in esenzione dal dazio, i cittadini
Svizzeri che avevano a disposizione un prodotto di buona qualit ad
un prezzo minore.
A quanto noto, lesportazione dalla Valtellina di vino per il tramite
delle ditte produttrici elvetiche continu, bene o male, per tutto il
conflitto.
Tanto pi che le ditte stesse davano lavoro a molti lavoratori Italiani
(soprattutto donne), contribuendo in modo significativo a ridurre le
durissime condizioni di vita dei contadini locali, in particolare nelle
frazioni di montagna.
303
Si deve aggiungere che, gi nel Settembre del 1942 (e quindi ben
prima dello sfaldamento dellesercito italiano), il Consiglio Federale
svizzero aveva stabilito che Chiunque, sottraendosi al controllo di
confine svizzero, entra o esce dalla Svizzera... punito con la
detenzione.
E le guardie di frontiera elvetiche non scherzavano.
Dopo la chiusura della frontiera con la Svizzera potevano passare il
confine solo coloro che ne fossero espressamente autorizzati ed
unicamente nei valichi, stradali o ferroviari, presidiati in permanenza:
sostanzialmente solo Villa di Chiavenna, Campocologno e Viano nel
Tiranese e, in alcuni periodi, alcuni passi del Bormiese.
Tutti i sentieri di montagna, sui quali si esercitava tradizionalmente
lattivit contrabbandiera, erano chiusi e sorvegliati: coloro che
tentavano di varcare il confine utilizzandoli venivano arrestati.
Le guardie intimavano lalt e, in caso di fuga, sparavano sui fuggitivi
senza altro avviso: e sparavano bene.
Tale stato di cose dur fino al termine del conflitto e per lanno
successivo, attenuandosi in seguito fino a sparire quasi del tutto.
Ne fecero le spese molte persone, uccise o ferite durante la fuga: nella
sola zona del Tiranese, almeno una decina.
Tale stato di cose non era certo visto con favore dalla popolazione
locale su entrambi i lati della frontiera, poich tutto sommato il
contrabbando portava in territorio italiano qualche soldo in pi, in
periodi tanto grami, e nella fascia svizzera di confine la possibilit di
disporre di beni: in particolare alcune derrate alimentari riso,
soprattutto altrimenti introvabili.
304
Vi furono quindi, in territorio elvetico, diverse sollevazioni, anche
aperte, contro gli eccessi delle guardie nelluso delle armi: questo, in
particolare, nel Ticino. La cosa venne comunque repressa con
fermezza dalle autorit.
Nella zona che interessa non si arriv a sollevazioni aperte, ma furono
continue le recriminazioni della popolazione locale contro il corpo
della polizia di frontiera, costituita per lo pi da persone provenienti
dalle aree tedescofone della Svizzera e spesso riformati.
In Val Poschiavo, in particolare,erano assai pi vicini alla popolazione
locale i contrabbandieri, affini per lingua e quasi sempre per credo
religioso: in qualche caso addirittura amici.
La sorda ostilit nei confronti delle guardie di confine dur addirittura
per almeno un decennio dopo la fine del conflitto
3. DOPO LARMISTIZIO
Quali furono le principali vicende nella zona dopo larmistizio
dellotto Settembre 1943?
Verso la fine dellestate del 1943 lItalia attravers una crisi, politica e
sociale, gravissima, che culmin con la cessazione dello stato di
guerra con gli Alleati, ma soprattutto con la sostanziale dissoluzione
dellesercito: privi di riferimenti superiori, incerti sul da farsi, interi
reparti militari si sfaldarono e migliaia di soldati tentarono il ritorno
alle loro abitazioni con ogni mezzo, per lo pi a piedi. Nel Nord Italia
venne costituita la Repubblica Sociale Italiana, di fatto strettamente
controllata dallesercito tedesco.
Migliaia di fuggiaschi, che semplicemente avevano lasciato le loro
unit o che erano apertamente oppositori del nuovo regime, cercarono
305
di raggiungere il territorio svizzero, varcando il confine, o salirono in
montagna dandosi alla macchia e costituendo i primi nuclei di quelle
che sarebbero state le formazioni partigiane.
Nelle regioni del Nord anche i corpi militari pi strettamente legati al
territorio vale a dire i Carabinieri e, nelle zone di frontiera, le
Guardie di Finanza si trovarono, in molti casi, in gravi difficolt,
costretti a complicate operazioni di equilibrismo per destreggiarsi tra i
loro convincimenti (sia la Guardia di Finanza, sia i Carabinieri, erano
in larga parte filo-monarchici ed antifascisti) e la necessit di
obbedire, almeno formalmente, alle autorit tedesche e del nuovo
regime.
Molti militari anche di queste forze armate si unirono cos alle
migliaia di persone che, soprattutto attraverso i sentieri di montagna,
cercavano rifugio in terra elvetica.
Le truppe tedesche, dal canto loro, unite ai reparti della R. S. I. di
provata affidabilit (in particolare della Milizia Confinaria, poi
Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera della Legione Monte
Rosa), si adoperarono per chiudere, quanto pi rapidamente possibile,
almeno una parte dei valichi di frontiera: nella zona, almeno quelli pi
facilmente controllabili.
Lafflusso di profughi fu molto intenso nelle zone di confine del
Ticino e della Mesolcina, con migliaia di espatri gi nei primi giorni
dopo larmistizio
4
; gi dai primi giorni iniziarono per, nella zona, i
primi importanti respingimenti.

4
Uninteressante descrizione della confusa situazione nella zona in quei giorni
data da Adriano Bazzocco in Fughe, traffici e intrighi.............; in particolare pp.
186 ss.
306
In Valtellina e Valchiavenna zona pi periferica e di accesso ben pi
difficoltoso - la situazione present in un primo periodo minori
difficolt, in quanto tutti i fuggitivi verso il Cantone dei Grigioni
erano, a quanto noto, accettati.
Il 22 Settembre 1943 il Grigione Italiano scriveva per che
domenica scorsa (il 19 Settembre) i Tedeschi presero possesso anche
delle dogane e ordinarono la chiusura del confine. La misura venne
presa in seguito al grande numero di profughi che abbandonarono
lItalia per rifugiarsi tra noi.
La chiusura, che aveva interessato il doppio valico, stradale e
ferroviario, di Piattamala non fu, almeno in un primo momento,
estesa ai valichi di montagna (attraverso i quali doveva, in ogni caso,
esercitarsi il traffico di frontiera degli abitanti delle frazioni di Tirano
del versante Retico, che possedevano numerosi alpeggi in territorio
elvetico sui quali inviavano nel periodo estivo i loro animali,
trasportandone poi in Italia i prodotti).
In ogni caso a Piattamala, un valico di confine importante, per una
decina di giorni la frontiera rest aperta.
Lo stesso giornale aggiungeva poi che stando ai si dice, la frontiera
del Sasso del Gallo sarebbe ancora aperta per il piccolo traffico.
Con tutta probabilit, tale valico era ancora controllato dalla Guardia
di Finanza.
In ogni caso il giornale precisava, quanto agli espatri che durante gli
ultimi giorni si ebbero a registrare numerosi passaggi clandestini
della frontiera. Si trattava di soldati italiani ed anche di civili che
cercavano asilo in terra neutrale. Militari come civili vennero
307
sottoposti ad una visita sanitaria e poi diretti oltre alpe per essere
internati in campi di concentramento.
Di fatto, gli internati godevano di una relativa libert ed erano
impiegati almeno i Valtellinesi - nellaiuto ai contadini della zona;
in alcuni casi stabilendo rapporti abbastanza amichevoli con la
popolazione.
Il controllo su di loro non era comunque molto stretto, tanto che
parecchi di loro rientrarono in Italia (probabilmente con il tacito
consenso delle autorit elvetiche) unendosi alle neonate formazioni
partigiane o dandosi semplicemente alla macchia: questo soprattutto
dallestate del 1944.
In altri casi, invece, gi dallautunno 1943, gruppi di sbandati che
avevano abbandonato i reparti si rifugiarono nelle baite di montagna e
costituendo per gradi, in particolare nella parte alta della valle, le
prime formazioni partigiane.
Il sostanziale crollo delle strutture di governo e dei corpi armati
militarizzati, sostituiti solo con difficolt dalle nuove strutture della
Repubblica Sociale e dai militari tedeschi, uniti alla presenza di larghi
strati di popolazione impossibilitati a procurarsi adeguati mezzi di
sostentamento, fece peraltro dilagare a dismisura il fenomeno del
contrabbando - peraltro gi presente, anche se in forma attenuata,
come osservato nelle due direzioni di attraversamento del confine,
ma in particolare dallItalia verso la Svizzera, con inversione delle
usuali direttici del traffico: inizi infatti il periodo del
cosiddettocontrabbando in dentro.
Le autorit tradizionali di sorveglianza, vale a dire la Guardia di
Finanza ed i Carabinieri, che come detto non si identificavano con la
308
nuova forma di governo, in numerosi casi, ebbero sistematici rapporti
con le persone alla macchia e non si occuparono pi di tanto di
reprimere il fenomeno del contrabbando, comportandosi con umanit
nei confronti della popolazione, spesso assumendosi anche gravi rischi
personali.
Lunico corpo che si sforz di reprimere in ogni modo il fenomeno, a
volte in forma brutale, furono i gi ricordati reparti di frontiera della
milizia fascista, ai quali fu affidato lincarico della sorveglianza sui
passaggi del confine: cosa che fecero con solerzia spesso veramente
eccessiva.
Gravi e numerosi furono gli episodi di violenza armata, con uccisioni
ripetute ed in molti casi immotivate di persone inermi: in particolare a
Tirano un milite, soprannominato al cupatcc - vale a dire
lammazzatutti - si rese responsabile di parecchi omicidi, a volte
sparando sulle persone da notevole distanza e senza naturalmente aver
dato alcuna intimazione di alt o aver minimamente verificato di chi
si trattasse e quale fosse il motivo della loro presenza sul luogo.
Non bisogna dimenticare, peraltro, che la presenza di gruppi armati di
sbandati metteva a volte in grave difficolt i distaccamenti di
montagna delle guardie: si verific, in particolare, un gravissimo
episodio in Val di Togno, dove vennero uccisi in modo crudele -
ben 6 componenti del locale gruppo di militi.
Anche se il comportamento delle guardie in precedenza non era stato
certo tenero, si trattava pur sempre di militari che svolgevano il loro
servizio e gli omicidi sono non giustificabili in nessun caso.
309
4. LESPATRIO DEGLI EBREI E DI ALTRI GRUPPI DI PERSONE
Una vicenda collettiva che assunse particolare importanza nella zona,
soprattutto in quei giorni, fu quella dellespatrio, nella zona del
Tiranese, di un nutrito gruppo di Ebrei: tra questi un gruppo di
provenienti dai territori della ex-Jugoslavia, erano stati inviati al
confino nel vicino paese di Aprica.
Si trattava di oltre 200 persone che, con laiuto di due sacerdoti, oltre
che di membri dei Carabinieri e della Guardia di finanza e col
supporto delle popolazioni della zona trovarono rifugio in Svizzera,
scampando cos al certo invio nei campi di sterminio.
Un raro esempio collettivo di altruismo in un periodo non certo felice.
La gi ricordata liberalit del Cantone dei Grigioni nel ricevere i
profughi fece s che anche negli anni successivi molti altri Ebrei,
residenti a Milano o in altre citt della pianura, affrontassero i
gravissimi rischi di un trasferimento fino nella zona per varcare la
frontiera.
Molti furono catturati dai Tedeschi o dai militari della R. S. I., ma
molti altri riuscirono a riparare in Svizzera, salvando cos le loro vite.
Tutte le vicende del periodo sono state oggetto di numerose indagini,
anche in questi ultimi anni e ho ritenuto utile pertanto fornire al
riguardo solo poche notizie essenziali
5
.

5
In particolare, tra gli altri, si deve ricordare Alan Poletti, un professore
Neozelandese la cui famiglia era originaria di Villa di Tirano, nella sua
recentissima pubblicazione Una seconda vita offre una ricostruzione
dettagliata non solo delle vicende che si accompagnarono allespatrio di un folto
gruppo di Ebrei, ma anche di tutte quelle del periodo; sono contenute nel volume
anche numerose interviste coi sopravvissuti.
Il ruolo complessivo della Guardia di Finanza stato invece preso in esame da
Luciano Luciani e Gerardo Severino nel bel volume Gli aiuti ai profughi ebrei e
310
5. LE MERCI CONTRABBANDATE
Qualche cenno utile anche circa le merci oggetto di contrabbando
nel periodo bellico.
Si sono gi ricordati alcuni prodotti alimentari : tra questi il riso era di
tanta importanza, anche sotto il profilo quantitativo, che nellepoca
lultimo treno che raggiungeva Tirano proveniente da Milano e dalla
pianura padana era significativamente definito il treno bianco.
Vale la pena di riportare quanto scriveva, nel Febbraio 1944, il
Popolo Valtellinese, che era il giornale ufficiale del regime:
...Migliaia e migliaia di pecore e di capre, quintali di insaccati di
suini, tonnellate di riso e di farine, centinaia di cavalli e di muli,
tessuti, conserve, amianto... hanno clandestinamente varcato il
confine in questi ultimi anni e lo sconcio non accenna a cessare....
Anche molti prodotti industriali furono oggetto di attivo contrabbando
in quegli anni: questo perch nellItalia settentrionale le fabbriche
continuarono sempre ad operare durante tutto il periodo bellico e la
Confederazione Elvetica aveva difficolt di approvvigionamento.
Cos passarono ad esempio la frontiera, in quegli anni, quantitativi
ingenti di prodotti in gomma: suole di scarpe, pneumatici per
biciclette e veicoli vari addirittura gomme per autocarri del peso
unitario di svariate decine di kilogrammi -, tettarelle per infanti,
addirittura profilattici; il fenomeno era tanto diffuso che arrivarono in
Val Poschiavo, per effettuare gli acquisti della merce contrabbandata,
persino commercianti di Zurigo.

ai perseguitati: il ruolo della Guardia di Finanza (1943-1945), completo
soprattutto nella seconda edizione del 2008.
311
Una menzione particolare merita lo stagno, che era confezionato in
pani da 50 Kg, non facilmente trasportabili, che pass la frontiera
soprattutto nel primo dopoguerra.
Altri oggetti molto ricercati in Svizzera erano alcuni prodotti della
meccanica: dalle macchine per confezionare la pasta, alle biciclette e
persino motociclette, ai cuscinetti a sfera, alle fisarmoniche.
I tessuti di diversa natura e gli indumenti erano pure oggetto di attivo
contrabbando: dai tessuti in lana e seta dei paracadute, dopo i lanci
degli Alleati nellultimo periodo del conflitto -, agli indumenti, quali
completi o pull-over in lana, giacche, impermeabili, cappelli, guanti,
tappeti, borsette e cos via.
In direzione opposta, dalla Svizzera allItalia, continuarono invece a
transitare, anche se in quantitativi ridotti, le merci solite: per primo il
sale, del quale era grave la carenza nel nord-Italia e che serviva per
conservare gli alimenti, oltre che per luso domestico, ma anche
sigarette e tabacchi, prodotti coloniali, orologi.
Nella sostanza, al di l dellirrigidimento delle disposizioni, il
fenomeno non si ferm mai, in entrambe le direzioni.
6. I SACERDOTI
Resta da dire, per concludere, del rapporto dei sacerdoti cattolici con il
contrabbando nel periodo bellico.
Sulla scia di una lunga tradizione che teneva nettamente distinta la
illegittimit del contrabbando dalla immoralit dello stesso, e che
considerava il comportamento dei contrabbandieri del tutto
giustificabile sul piano etico quando si era in presenza di un evidente
stato di necessit, si deve ricordare che buona parte dei sacerdoti in
312
quel periodo agevolarono, oltre che il ricordato espatrio di ebrei, in
non pochi casi anche alcuni contrabbandieri di merci, in particolare
fornendo aiuto ed assistenza alle loro famiglie.
Questo avvenne soprattutto dopo lotto Settembre 1943, quando pi
impellenti si fecero le necessit di larga parte della popolazione.
Le condizioni di vita di molti nella zona, tradizionalmente molto
difficili soprattutto nei villaggi di montagna lungo il confine, in
qualche caso addirittura precipitarono: fu rigidamente vietato ogni
avvicinamento al confine e divenne cos estremamente difficile, ed in
qualche caso impossibile, lalpeggio estivo degli animali nelle
numerose zone in prossimit della frontiera; aumentarono
notevolmente le difficolt nella lavorazione delle vigne; per un non
breve periodo si arriv addirittura a disporre lo sgombero totale dei
centri abitati posti a una distanza di 3 Km dalla linea della frontiera e
si possono facilmente immaginare le conseguenze per la popolazione
contadina residente, che traeva dallo sfruttamento degli alpeggi a
cavallo del confine una parte importante del suo reddito.
Laiuto dei sacerdoti alle popolazioni fu sistematico ed impegnato,
spesso con opposizione alle prescrizioni delle autorit e in molti casi
con gravi rischi personali: in quel periodo era infatti molto facile
essere arrestati o addirittura deportati in Germania.
Se si fossero trovate, nelle canoniche o addirittura nei campanili,
merci di contrabbando o addirittura persone nascoste cose che
avvennero in diverse occasioni, la cosa sarebbe stata molto probabile.
In altri casi servirono da tramite tra le autorit tedesche o della R. S. I.
ed i partigiani, dei quali furono sovente i cappellani militari, ma
313
soprattutto difesero in ogni modo, nei confronti delle autorit, non
certo comprensive, le popolazioni loro affidate.
Mi sembra doveroso ricordare i nomi almeno dei numerosi che ho
conosciuto personalmente: di tutti rammento lumanit e lo spirito di
sacrificio nei confronti di chiunque ne avesse necessit. Insieme a
Cirillo Vitalini, allepoca a Bratta di Bianzone - che organizz con
don Carozzi il ricordato salvataggio di centinaia di Ebrei -, Tarcisio
Salice a Roncaiola, Gino Menghi a Baruffini, Renato Rossi a Vervio;
tutti sono purtroppo morti, ma il loro esempio rimane ed il loro
ricordo e rimpianto sono tuttora vivissimi nella gente.

315
Prof. Enrico Fuselli
I caduti ed i decorati della Guardia di Finanza
nella lotta al contrabbando

1. I RAPPORTI CON LE POPOLAZIONI DELLE ZONE DI CONFINE
La scelta di arruolarsi nel Corpo da parte di molti giovani del Centro e
Sud Italia, soprattutto negli anni pi lontani, si spiega con il desiderio
di sfuggire ad unesistenza difficile; lindossare una divisa
rappresentava, a quellepoca, una possibilit concreta di riscatto e
garantiva, davanti al gruppo sociale di appartenenza, rispetto e
316
ammirazione. Nelle localit di confine, invece, i finanzieri sono
sempre stati malvisti: gli epiteti con cui li si chiamava hanno tutti,
invariabilmente, unaccezione negativa.
1

Quello classico burlandtt, utilizzato unitamente alla variante
burlanda; il termine, dorigine milanese, indica nel linguaggio
familiare una minestra scipita e, in senso figurato, un uomo senza
sugo, senza personalit
2
. Spesso li si apostrofava con il vocabolo
borlactt, che originariamente si riferiva a un giovane di commercio,
dallo stipendio molto basso, e che in seguito, per estensione, era
passato a denotare chiunque faticasse a sbarcare il lunario.
3
Altro
termine robasacc, ovvero ladro di sacchi, usato spesso assieme a

1
Non mi occupo di quello che forse lepiteto pi diffuso e offensivo, caini;
ricordo, tuttavia, che il cap. Alcide Montagni, brillante avvocato e presidente
della sezione varesina dellA.N.F.I., scrisse un gustoso racconto, imperniato
proprio su tale termine, pubblicato nella rivista del Corpo alla fine degli anni
Quaranta del XX sec. (A. MONTAGNI, Caini ma non sempre, Il
Finanziere, anno LXIII, n. 22, 30/7/1949).
2
Per Cherubini il termine da mettere in relazione con la voce piemontese
berlandot; cfr. F. CHERUBINI, Vocabolario milanese-italiano, Milano, Aldo
Martello Editore, 1968 (ed. anastatica delledizione del 1839), p. 136. Secondo
P. FRIGERIO, Storia di Luino e delle sue valli, Varese, Macchione, 2008, p. 200,
il sostantivo deriva dal francese brelander, traducibile con vagare,
vagabondare. Nel Bergamasco il termine, oltre a essere impiegato per indicare
i finanzieri, designava un personaggio negativo, assolutamente privo di qualit,
un poco di buono; cfr. A. TIRABOSCHI, Vocabolario dei dialetti bergamaschi
antichi e moderni compilato da Antonio Tiraboschi, Bologna, Forni Editore,
2002 (ristampa fotomeccanica delledizione del 1873), vol. I, p. 200.
Lappellativo usato anche nel Comasco; cfr. P. MONTI, Vocabolario dei dialetti
della citt e diocesi di Como con esempi e riscontri di lingue antiche e moderne,
Bologna, Forni Editore, 1969 (ristampa anastatica delledizione del 1848 -
Milano, Societ Tipografica de classici italiani), p. 26.
3
Per luso di borlactt, cfr. N. BAZZETTA DE VEMENIA, Dizionario del gergo
milanese e lombardo, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 2003 (edizione anastatica
delledizione del 1940), p. 7; per il significato, vedi. F. ANGIOLINI, Vocabolario
milanese-italiano coi segni per la pronuncia preceduto da una breve
grammatica del dialetto e seguito dal repertorio italiano-milanese, Bologna,
Forni Editore, 1967 (ristampa fotomeccanica delledizione di Milano 1897), p.
126.
317
sgarbasacc, ovvero devastatore di sacchi, nelle quali espressioni
sacco sta per bricolla, il classico contenitore del quale si servivano
gli spalloni per trasportare il carico. Tutti i due termini indicano azioni
negative: il rubare e il rovinare.
4

A Montegrino (VA), paese di nascita di mia madre, i finanzieri erano
appellati anche canaritt, per il colore delle mostrine della divisa; li si
gratificava comunque anche del termine pitocc (pidocchio). Si
intendeva sottolineare come il finanziere spulciasse la pelle del
pidocchio, ovvero fosse eccessivamente zelante e invadente nella
propria attivit di contrasto del contrabbando e indulgesse spesso a
controlli fin troppo minuziosi.
5

Con una certa frequenza li si offendeva rivolgendo loro espressioni
come mangiapane a tradimento o mascalzoni,
6
in accordo con una
convinzione, piuttosto diffusa nelle zone di confine, che non
considerava il contrabbando come un reato.
7


4
L. SQUADRANI, Frammenti di vita di un vecchio finanziere scarpone, Roma, Il
Finanziere, 1939, p. 35.
5
Devo le informazioni al sig. Giuseppe Contini, classe 1926, di Montegrino
Valtravaglia (VA), depositario della memoria storica del piccolo centro
prealpino.
6
Un episodio del genere, accaduto allinizio del 1910, ricostruito con dovizia di
particolari in Cronaca e corrispondenze. Da Luino (Como), Il Finanziere, anno
XXIV, nn. 12-13, 20/2/1910.
7
In C. BECCARIA, Dei delitti e delle pene, Milano, Garzanti, 1987, pp. 78-79, si
legge: Ma perch questo delitto [il contrabbando] non cagiona infamia al di lui
autore, essendo un furto fatto al principe, e conseguentemente alla nazione
medesima? Rispondo che le offese che gli uomini credono non poter essere loro
fatte, non linteressano tanto che basti a produrre la pubblica indignazione contro
di chi le commette. Tale il contrabbando. Gli uomini su i quali le conseguenze
rimote fanno debolissime impressioni, non veggono il danno che pu loro
accadere per il contrabbando, anzi sovente ne godono i vantaggi presenti. Essi
non veggono che il danno fatto al principe; non sono dunque interessati a privare
dei loro suffragi chi fa un contrabbando, quanto lo sono contro chi commette un
furto privato, contro chi falsifica un carattere, ed altri mali che posson loro
318
Per concludere, i finanzieri erano tuttaltro che amati nelle terre in cui
lavoravano e spesso erano oggetto di manifesto disprezzo. Talvolta
lantipatia per le fiamme gialle giungeva a tal punto che, in occasione
dellarresto di un contrabbandiere, soprattutto nel passato, gli amici o i
colleghi cercassero di liberarlo. Lufficiale Luigi Squadrani racconta
che egli, subito dopo avere conseguito nel 1908 un clamoroso fermo
di merci di contrabbando a Viggi (VA), dovette dapprima invitare
alcuni individui ad andarsene, per poi esplodere un colpo di rivoltella
in aria, aggiungendo che, qualora essi non si fossero ritirati
immediatamente, avrebbe sparato di nuovo, mirando molto pi in
basso.
8

Le cronache giornalistiche offrono numerosi esempi di tale
atteggiamento da parte di civili: due ufficiali della R. Guardia di
Finanza, che nel febbraio 1892 si stavano recando da Maccagno a
Lozzo (in provincia di Varese), tra Cadero e Graglio furono insultati,
senza alcun motivo, da alcuni abitanti del luogo.
9
Possiamo ricordare
la sassaiola di cui furono vittime i finanzieri della brigata di Cuasso al
Piano la sera di Natale del 1909, mentre passavano per la piazza di
Besano (in quelloccasione, per disperdere gli aggressori ed evitare
guai peggiori, i finanzieri furono costretti a ricorrere alle armi,
esplodendo alcuni colpi in aria),
10
oppure il trattamento riservato ad
un finanziere nel corso dellanno successivo a Laveno (VA), mentre si
trovava in servizio (lagente Massimino Fiorentino, che vestiva in

accadere. Principio evidente che ogni essere sensibile non sinteressa che per i
mali che conosce.
8
SQUADRANI, Frammenti di vita di..., cit., p. 133.
9
Malvagit e ignoranza, La Tresa, anno II, n. 5, 3/2/1892.
10
Cronaca e corrispondenze. Da Varese (Como), Il Finanziere, anno XXIV, n.
1/1/1910.
319
borghese, fu aggredito - senza alcuna motivazione da un gruppo di
giovani, che lo presero a bastonate, tanto da ferirlo e da renderne
necessario il ricovero in ospedale).
11

Talvolta si ebbero a registrare delle vere e proprie tragedie, con la
morte di alcuni finanzieri; nellaprile 1895 gli agenti Giuseppe
Vergnano e Teobaldo Cioci, appartenenti alla brigata di Solitudine
(ovvero di Cavaglio, in provincia di Verbania), furono vittime della
violenza di una banda di contrabbandieri mentre si trovavano di
servizio nei pressi del confine con la Svizzera.
12

A fronte di questo atteggiamento apertamente ostile, le guardie di
finanza si prodigavano per soccorrere gli abitanti dei centri in cui
risiedevano nei momenti di particolare difficolt: i giornali locali
diedero frequentemente notizia di soccorsi prestati a persone che
stavano per annegare nelle acque dei laghi prealpini,
13
di interventi per

11
Cronaca e corrispondenze. Da Laveno (Como), Il Finanziere, anno XXIV, n.
66, 30/10/1910.
12
Un drappello di guardie di finanza scomparso, Cronaca Prealpina, anno VIII,
n. 1365, 10/4/1895; Un terribile dramma del contrabbando. Due guardie di
finanza uccise, Cronaca Prealpina, anno VIII, n. 1367, 12/4/1895; La grave
tragedia sulle Alpi al confine, Cronaca Prealpina, anno VIII, n. 1368;
13/4/1895; Lassassinio delle due guardie di finanza, Cronaca Prealpina, anno
VIII, n. 1369, 14/4/1895; Valle Cannobina. Le due guardie di finanza
assassinate, La Voce del lago Maggiore, dellOssola e del Cusio, n. 31,
16/4/1895; Le due guardie di finanza scomparse, Il Monitore delle Regie
Guardie di Finanza, anno IX, n. 16, 17/4/1895; Ancora delle due guardie di
finanza scomparse, Il Monitore delle Regie Guardie di Finanza, anno IX, n.
16, 17/4/1895. Si occupano della morte degli agenti anche Rubrica triste. In
memoria, La Rivista Illustrata della R. Guardia di Finanza italiana, anno IV, n.
23, 1/12/1904, e C. SABINO, Martirologio, Il Finanziere, anno XV, n. 8,
2/2/1902.
13
Stilare un elenco di tali situazioni praticamente impossibile; ricordo, a puro
titolo esemplificativo, il salvataggio di due uomini, finiti nelle acque del lago
Maggiore dopo il rovesciamento della loro imbarcazione (provocato da una
manovra errata e dal forte vento) il 26 ottobre 1902, operato dal sotto-brigadiere
Antonio Sergi e dalle guardie Domenico Castellano e Pasquale Cilone. I tre
finanzieri rifiutarono cortesemente la ricompensa che uno dei due uomini
320
lo spegnimento di incendi,
14
di aiuto fornito alle vittime di
inondazioni
15
e di altre azioni degne di nota.
16

2. LE CONDIZIONI OPERATIVE
Le modalit operative lungo la frontiera italo-elvetica, estremamente
impegnative, hanno comportato un pesante tributo di sangue per il
Corpo della Guardia di Finanza: molti sono stati i finanzieri che hanno
perso la vita per motivi di servizio. Anzich redigere un elenco di
caduti - operazione che risulterebbe noiosa, oltre che inutile
17
-
intendo presentare alcune situazioni esemplari di ci che accadde nelle
aree prossime al confine con la Svizzera, dopo aver chiarito quale
fosse la vita condotta dai finanzieri.

intendeva consegnar loro, asserendo di avere compiuto semplicemente il proprio
dovere (Cronaca e corrispondenze. Da Cannobio, Il Finanziere, anno XX, n. 7,
15/1/1906).
14
Nel luglio 1881 alcuni agenti della brigata di Zenna (VA) vennero encomiati dal
Ministero dellInterno per avere cooperato allo spegnimento di un incendio
scoppiato in Svizzera; cfr. Premi accordati alle guardie di finanza nel mese di
luglio 1881, Bollettino Ufficiale del Corpo della Guardia di Finanza, I (1881),
p. 13.
15
In occasione dello straripamento del lago Maggiore nel 1868 i componenti la
brigata di mare di Luino (VA) dimostrarono abnegazione e coraggio,
prodigandosi per soccorrere gli abitanti della vicina cittadina di Germignaga;
vedasi Rimunerazioni ed encomi per fatti onorifici, Monitore Doganale (suppl.
al n. 22 del Bollettino Gabellario), III, n. 11, 1 dicembre 1868, p. 106.
16
Il brigadiere Giuseppe Zorzolo durante la notte del 19 giugno 1866 esegu, nelle
acque del lago Maggiore, larresto di due uomini accusati di omicidio; cfr.
Rimunerazioni ed encomi per fatti onorifici, Monitore Doganale (supplemento
al n. 16 del Bollettino Gabellario), I, n. 8, 1 settembre 1866, p. 80.
17
Il Museo Storico della Guardia di Finanza di Roma ha curato la pubblicazione del
Libro doro della Guardia di Finanza [Roma], Museo Storico della Guardia di
Finanza, 1965, al quale hanno fatto seguito Aggiunte al Libro doro della
Guardia di Finanza. Edizione 1965 (aggiornato al 31 dicembre 1969), [Roma],
Museo Storico della Guardia di Finanza, s.d., e Aggiunte al Libro doro della
Guardia di Finanza (aggiornato al 31 dicembre 1974), [Roma], Museo Storico
della Guardia di Finanza, 1975. Il Museo Storico del Corpo impegnato in un
continuo lavoro di controllo dei dati disponibili, operando aggiornamenti ed
integrazioni.
321
In primo luogo occorre riflettere sulle caratteristiche peculiari di una
parte della linea di demarcazione tra Italia e Svizzera. Le affermazioni
del generale di artiglieria, barone Heinrich Hermann von Hess,
contenute in un rapporto rimesso al governo milanese il 7 agosto
1849, come punto di partenza per uneventuale rettifica della frontiera
tra il Regno LombardoVeneto e la Svizzera (che, nei fatti, rimase
sulla carta), permettono di avere un quadro pi chiaro della situazione.
Oltre a sottolineare le difficolt di natura politica e militare che il suo
andamento comportava, il barone sosteneva:
Il confine precisamente conformato nel modo che dovrebbe esserlo
ove fosse stato fatto da e per i contrabbandieri. Colla massima facilit
si sottraggono le numerose e completamente organizzate bande di
contrabbandieri alla sorveglianza della forza che le persegue sul
confine cotanto sinuoso e sprovveduto di segni naturali.
18

Il colonnello dellesercito italiano Vittorio Adami nel 1926,
riferendosi alla parte del confine tra Canton Ticino e Lombardia,
afferm:
Il confine politico dItalia verso il Canton Ticino segue una linea cos
irregolare, cos disforme dal confine geografico, cos illogica, che per
darcene ragione bisogna tenere presente le vicende politiche delle
quali essa stata la risultante.
19


18
V. ADAMI, Storia documentata dei confini del Regno dItalia, Roma,
Stabilimento Poligrafico per lAmministrazione dello Stato, 1926, vol. II, pp.
354-360. Il generale Tancredi Saletta, nel 1900, evidenzi landamento
sfavorevole del tracciato di confine per lItalia anche sotto il punto di vista
militare, auspicando che si provvedesse a rendere meno sfavorevoli le
condizioni di questa nostra frontiera; cfr. Stralci della relazione del Viaggio di
S. M. dellanno 1900, condotto nella zona di frontiera italo-svizzera, in A.
ROVIGHI, Un secolo di relazioni militari con la Svizzera 18611961, Roma,
Stato Maggiore dellEsercito Ufficio Storico, 1987, p. 304.
19
ADAMI, Storia documentata dei confini, cit., vol. II, p. 25. Una ricostruzione
322
Il gen. Oliva, autore di un pregevole studio sulle caratteristiche del
contrabbando, scrisse:
Il confine italiano con la Svizzera si presenta per una gran parte tale
da rendere estremamente agevole il contrabbando. Il territorio
svizzero si incunea profondamente nel territorio italiano tagliando il
lago Maggiore e il lago di Lugano e giungendo sin quasi alla pianura
milanese.
Altra penetrazione abbastanza profonda si verifica in prossimit di
Tirano, nella Valtellina. I corrispondenti salienti italiani nel territorio
svizzero che culminano rispettivamente nel passo di San Giacomo e
nel passo dello Spluga, sono invece circondati da alte montagne.
Tra queste due estreme punte italiane, il Canton Ticino, fittamente
popolato si addentra verso la pianura padana s che lo scambio di
persone e di merci estremamente agevolato anche dal terreno
collinare o da montagne che, non superando i duemila metri, sono
facilmente valicabili, quasi ovunque.
20

Un articolo della Provincia di Como, comparso allinizio del 1898 e
ripreso dalla rivista del Corpo, Il Monitore delle Regie Guardie di
Finanza, permette di comprendere quanto fosse pesante il servizio
prestato dai finanzieri nelle acque dei laghi prealpini per contrastare il
contrabbando:
Ed a questo proposito, sento ancora viva limpressione che mi fece -
circa due anni fa - il vedere, in un mattino freddo di primavera alcune
guardie accoccolate in fondo ad una di quelle barche dette veneziane,

delle vicende legate alla definizione di tale confine presente in F. DI LEO,
Questioni di confine. La frontiera italo-svizzera ZennaPonte Tresa, Il Rond,
XIX (2007), pp. 149-170.
20
G. OLIVA, Il contrabbando. Aspetti del fenomeno e misure di contrasto, Roma,
Guido Pastena Editore, 1977, p. 10.
323
di color grigio, colle quali i doganieri [sic] inseguono i
contrabbandieri. Mi trovavo allora a Porlezza; una nebbia fredda ed
umida si levava dal lago ancora addormentato e gli erti monti che
rinserrano quellestremo lembo del Ceresio si ergevano cupi nel primo
chiaror mattinale. Io passeggiava lungo il muricciuolo del porto in
compagnia di un amico e vedendo in quella barca a fior dacqua degli
uomini avvolti nella nebbia ed in poche coperte chiesi:
- Chi sono?
- Guardie doganali - rispose lamico.
- Ed hanno passata la notte l?
- Sicuro.
Le nostre voci destarono quelle guardie; vidi muoversi sotto la nebbia
qualcosa, poi emergere una bella testa di giovane bruno, voltarsi in su
e guardarmi con due occhi assonnati.
Tirai innanzi con una gran melanconia nellanimo e fantasticando
sulla terribile vita di questi custodi dellerario nazionale, di questi
infaticabili cacciatori di spalloni e pensando nel tempo stesso che
anche gli spalloni sono povera gente dannata a vite dinferno! E
guardando le vette nere dei monti che si disegnavano nel cielo pallido
mi pareva di vedere al di l, come in un panorama sterminato e
pauroso tutto un accavallarsi di roccie, tutto uno scintillare di nevi,
tutto un rovinar di torrentacci sinistri per le balze solitarie; e ad ogni
svolto di sentiero rupestre, mi pareva di scorgere, mezzo assiderato dal
gelo, co piedi confitti nella neve, il capo flagellato dal vento
ghiacciato del crepuscolo alpestre, un atomo umano perduto
324
nellimmensit di quel caos, una povera guardia doganale avvolta di
coperte e condannata al supplizio dellappostamento.
21

Un altro pezzo giornalistico, stavolta comparso ne Il Corriere della
Sera, si occup del servizio di appostamento:
Forse non tutti i lettori sanno che cosa sia un servizio dappostamento.
Ecco: un drappello di guardie parte dalla caserma e sinerpica per
monti verso il confine; ogni guardia ha con s la provvista per otto
giorni, un cappottone e un sacco a pelo nel quale avvolger i piedi
quando sar di sentinella. Giunto il drappello al luogo designato trova
qualche volta una capanna che serve come corpo di guardia e
comincia il servizio che regolato cos: otto ore di sentinella, otto di
riposo, otto di sentinelle e cos via per tutta la durata degli otto giorni.
Come vedete la teoria del tre otto applicata in un modo non mai
sognato da nessun capo socialista.
E non dovete mica immaginarvi che in quelle otto ore di sentinella
siano sopportabili come a passarle sul marciapiedi davanti ad una
caserma cittadina! Oh! Tuttaltro! Il doganiere piantato nella
solitudine immensa della montagna, sullorlo di un burrone, allangolo
di qualche sentiero rupestre balzante in capricciosi zig-zag per la china
rovinosa, o seppellito dalla neve e dal ghiaccio. Tuttintorno neve,
gelo, silenzio alto di tomba. Spesso tra quelle forre inospitali infuria
la tormenta gelata, rovinano le valanghe ed irrompono nella loro furia
selvaggia gli uragani delle Alpi. Ma il doganiere [sic] deve starsene l,
per otto ore, di giorno o di notte, brillino le stelle nel cielo assiderato,
imperversi la tramontana, splenda il sole sulle abbacinanti nevi o

21
La Provincia di Como e la Guardia di Finanza, Il Monitore delle Regie
Guardie di Finanza, anno XII, n. 4, 29/1/1898.
325
saddensi il turbine sulle vette paurose. Egli deve starsene col
collocchio vigile, il fucile pronto, per attendere al varco altri
disgraziati, ma meno disgraziati di lui, poich i contrabbandieri
corrono, si muovono, vanno ai loro rifugi, hanno laculeo del
guadagno illecito, ma desiderato.
22

Le lunghe testimonianze sono interessanti soprattutto perch relative a
civili e quindi non tacciabili, come era possibile per gli scritti
memorialistici dei finanzieri, di indulgere ad una funerea retorica del
sacrificio, al limite del vittimismo.
23

La stessa disciplina alla quale erano sottoposte le guardie di finanza
contribuiva a mantenerle in uno stato continuo di tensione, che spesso
determinava atti inconsulti e tragedie.
24
La scelta di un regolamento
disciplinare ai limiti della sopportabilit intendeva assicurare
lobbedienza soprattutto nei piccoli reparti, spesso retti da semplici
sottufficiali.
25

Oltre che al senso del dovere, il particolare impegno dei finanzieri
nellesercizio delle proprie mansioni dipendeva dalla possibilit di
ottenere delle entrate supplementari, particolarmente importanti
soprattutto per sottufficiali e guardie, malamente retribuiti.
26
La

22
Un altro articolo sulle Guardie di Finanza, Il Monitore delle Regie Guardie di
Finanza, anno XII, n. 4, 29/1/1898.
23
P. MECCARIELLO, Storia della Guardia di Finanza, Roma-Firenze, Museo
Storico della Guardia di Finanza-Le Monnier, 2003, p. 71.
24
assodato, peraltro, che alcuni ufficiali ricorrevano abitualmente allo spionaggio
tra i propri subalterni, suscitando risentimenti e tensioni; cfr. DE MAN., Lo
spionaggio fra le guardie, Il Monitore delle Regie Guardie di Finanza, anno
XII, n. 25, 24/6/1898.
25
Cfr. G. OLIVA, La Guardia di Finanza pontificia, Roma, Museo Storico della
Guardia di Finanza, 1979, p. 51.
26
Interessante quanto scriveva, animato certo da spirito polemico, un anonimo
articolista del foglio democratico varesino Cacciatore delle Alpi,
nellappoggiare una raccolta di fondi lanciata a Varese a favore di una guardia
326
retribuzione percepita dagli agenti nei primi anni di esistenza era
estremamente bassa, tanto che numerosi agenti furono deferiti ai
competenti organi di disciplina per la vendita di oggetti di divisa,
dovuta alla pressante necessit di garantirsi del danaro per far fronte
alle proprie necessit.
27

Tornando alla possibilit offerta ai finanzieri di guadagnare di pi, era
stato previsto sin dalla fine del 1889 un premio a livello nazionale di
1.000 lire, da attribuirsi allagente che avesse conseguito nel corso
dellanno i migliori risultati di servizio; si trattava, con tutta evidenza,

congedata dufficio, Angelo Cicerchia, divenuto inabile al servizio e congedato,
al quale era stata liquidata una pensione vergognosamente bassa: Un povero
diavolo che la fame e lignoranza nno [sic] spinto a indossare la disadorna
divisa delle guardie di finanza, avendo un giorno voluto pigliare sul serio il
proprio mestiere, s buscato una piova tale di busse e contumelie, e, peggio,
venne s malamente arroncolato da una masnada audace di contrabbandieri, che
per poco non ci perse la vita. Ma ci rimise la salute. E le ossa, quanto mai dure,
resistettero alla suprema jattura, non furono per da tanto da sapersi s
acconciamente rabberciare da poter reggere pi oltre alle fatiche dogni d.
Uomo rovinato dunque. E il ministero, dove sono infiniti gli impiegati e i
mantenuti perch inabili, fu lesto a mandare a carte quarantotto quel
disgraziatissimo fra i disgraziati. Non senza liquidargli la relativa pensione: che
fu e sar di italiane lire zero e cinquanta centesimi giornalieri. Non contando,
sintende, la sacramentale trattenuta di ricchezza mobile. [] Ma non possiamo
dimenticare linganno con cui il governo le tratta [le guardie]: e le promesse
fittizie, i premi dincoraggiamento: ma non possiamo dimenticare la vitaccia
cane cui li sottopone: e le umiliazioni e le tristissime condizioni economiche e
intellettuali delle regioni obbligate a sacrificare annualmente tanti loro figli ai
bisogni del governo. E quando alcuna di loro, sia pure in causa del servizio,
incoglie qualche malanno, ci sentiamo rinascere un sentimento di compassione e
di piet. Perch allora scompare nella dimenticanza la figura dello scherano, e
crediamo veder rinascere luomo. [] E quando alcuna di esse per un
sentimento che pu sembrare di dovere, s esposta a rendersi inabile al lavoro e
viene poi compensata con mezza lira al giorno, non possiamo noi rattenere la
nostra forte disapprovazione, per quel governo che sfrutta senza ritegno le
giovani energie delle sue pagate milizie e le getta come bucce spremute quando
le rovinate; A. L., Postille verdi, Il Cacciatore delle Alpi, anno XIX, n. 18,
30/4/1911.
27
Nella sola ispezione di Como, nella seconda met dellanno 1881, furono ben 12
le guardie punite per avere venduto effetti delle rispettive divise; cfr. Bollettino
Ufficiale del Corpo della Guardia di Finanza, I (1881), pp. 85-87; 173-176;
432-434.
327
di una somma notevole, la cui erogazione aveva anche lo scopo di
evitare che la mala pianta della corruzione si diffondesse nelle fila
della Finanza.
28

Lamministrazione doganale, inoltre, insisteva sulla necessit che,
oltre a sventare lintroduzione illegale di merci nel nostro paese, gli
agenti arrestassero anche chi se ne fosse reso responsabile.
29

Divennero, ovviamente, sempre pi violenti gli scontri con gli
spalloni, da parte loro intenzionati a guadagnare e poco propensi -
naturalmente - a farsi arrestare dai tutori degli interessi del pubblico
erario e, di conseguenza, pronti a difendere se stessi e la merce ad
ogni costo.
I numerosi sostenitori del contrabbando romantico asseriscono che
la violenza sarebbe stata la conseguenza della trasformazione in senso
industriale dei tradizionali traffici illegali al confine;
30
purtroppo per
loro, non mancano le testimonianze che smentiscono questo luogo
comune.
Ad esempio, verso la mezzanotte del 12 maggio 1892, presso il
confine italo-svizzero, tra le localit di Dumenza (VA) e di Astano,

28
Circ. n. 160698-27497, Div. I, del 25 novembre 1889 del Ministero delle
Finanze, in Ricompense per la repressione del contrabbando, Bollettino
Ufficiale del Corpo della Guardia di Finanza, IX (1889), pp. 464-466.
29
La disposizione ministeriale del 3 marzo 1886, n. 42035-1851, aveva stabilito un
premio di lire 20 per ogni contrabbandiere arrestato dalle guardie di finanza o da
agenti degli altri corpi armati nellatto di varcare il confine con un carico di
spirito estero; cfr. Ricompense per la repressione del contrabbando, Bollettino
Ufficiale del Corpo della Guardia di Finanza, IX (1889), pp. 464-466.
30
Una delle affermazioni pi dolciastre e stucchevoli che mi sia mai capitato di
leggere contenuta in P. CORSINI, Una casa, la vita, Il Rond, VI (1994), p.
56: Noi amiamo credere che siano le tracce delle voci soffocate dei
contrabbandieri che frequentarono quella casa vera di via Portovaltravaglia
[sic]. I ladri comuni non ne avrebbero avuto tanto rispetto. I nostri
contrabbandieri, che da sempre praticano un codice cavalleresco di
comportamento, s; superfluo ogni commento...
328
cinque finanzieri in servizio di appostamento intimarono il fermo a
una banda di venti contrabbandieri, alcuni dei quali armati. Dopo il
classico molla e qualche colpo esploso in aria dagli agenti, i
contrabbandieri si disposero immediatamente a difesa, dimostrando
cos dessere intenzionati a proseguire ad ogni costo; ne segu un
furioso scambio di colpi darma da fuoco sul terreno vennero
raccolti oltre 60 bossoli nel corso del quale un finanziere rimase
ferito, mentre un contrabbandiere fu ucciso.
31

3. I CADUTI
Uno dei maggiori problemi per i finanzieri era costituito dalla
mancanza di qualsiasi addestramento per vivere ed operare in
montagna; altrettanto preoccupante era lutilizzo di un
equipaggiamento assolutamente inadeguato (evidenziato da diversi
casi di assideramento). Come se ci non fosse bastato, le condizioni
sanitarie, soprattutto nei piccoli distaccamenti ubicati in localit
isolare, erano pessime. Ci provoc, purtroppo, il frequente ripetersi
di tragedie.
32

Diverse guardie persero la vita per lo scatenarsi degli elementi
naturali. Drammatica la vicenda di due giovani agenti in servizio
presso la brigata di frontiera di Monte Casolo, nei pressi di Porto
Ceresio (VA), i fin. Cosimo Mazzotta e Liberato Riviello. Il giorno 9
giugno 1963, mentre i militari stavano effettuando un servizio di
perlustrazione con appostamento per la repressione del contrabbando,

31
Conflitto tra guardie e contrabbandieri, Il Monitore delle Regie Guardie di
Finanza, anno VI, n. 20, 18/5/1892.
32
MECCARIELLO, Storia della Guardia di..., cit., p. 71.
329
sulla zona dove si trovavano si abbatt allimprovviso un temporale; i
due uomini, per ripararsi, si rifugiarono nella garitta posta nelle
vicinanze del cippo 59/B, nella localit di Piano Sella. Un fulmine
folgor gli sfortunati militari.
33
Il fin. Vincenzo Principi, socio della
sezione A.N.F.I. di Viterbo, in quel giorno di servizio come
casermiere a Monte Casolo, aveva preso il posto del parigrado
Riviello, che gli aveva chiesto il favore di sostituirlo per partecipare
nei giorni successivi ad una cerimonia.
34

Talvolta erano i laghi ad uccidere; non credo sia il caso di tornare
sulla vicenda della torpediniera 19/T Locusta, ben conosciuta negli
ambienti militari.
35
Nel 1878 due finanzieri, Giovanni Ferrero e
Onofrio Lolli, rimasero vittime di un fortunale che sconvolse il lago
Maggiore. La barca sulla quale si trovavano, assolutamente non in
grado di reggere alla tempesta, fu travolta dalla furia delle acque del
lago nei pressi di Piaggio Valmara (VB).
36
Resta a loro ricordo una
piccola cappella lungo la strada che, costeggiando la riva del Verbano,
da Cannobio conduce a Piaggio Valmara.
37


33
Almanacco fotografico, Il Finanziere, anno LXXVII, n. 13, 15/7/1963; Libro
doro della, 1965, p. 554: Mazzotta Cosimo, fin., 9/6/1963, Piano Sella, Leg.
Como; Ivi, p. 562: Riviello Liberato, fin., 9/6/1963, Piano Sella, Leg. Como.
34
Testimonianza orale resa allautore dal fin. in congedo Vincenzo Principi, di
Viterbo, che ringrazio per cortesia e disponibilit.
35
Le torpediniere vennero impiegate nei laghi prealpini e nella laguna veneta per
servizi speciali per la vigilanza finanziaria di confine. Cfr. R. Decreto n. 147
del 9 marzo 1893 che istituisce sui laghi Maggiore e di Garda servizi speciali per
la vigilanza finanziaria di confine, Collezione degli Atti della Amministrazione
delle Gabelle del Regno dItalia, XXXIII (1893), pp. 534-535.
36
Piaggio di Valmara, Il Finanziere, anno XVI, n. 8, 2/2/1902 (nellarticolo si
sostiene che la morte delle guardie avvenne nel luglio del 1878); G. CAPITANI,
Due dimenticati, La Rivista Illustrata della R. Guardia di Finanza italiana,
anno II, n. 8, 16/4/1902, pp. 107-108; Libro doro..., cit., pp. 546; 551.
37
La cappellina reca la seguente iscrizione: Lolli Onofrio, danni 24 / da Cento /
Ferrero Giovanni, danni 21 / da Pinerolo / guardie di dogana / il 19 maggio
1878 / sorpresi da forte buffera [sic] / dalle onde travolti / vittime del dovere /
330
Quasi 25 anni pi tardi, il 12 luglio 1902, nelle acque di Cannobio
(VB) perse la vita la guardia Luigi Neato, che mor a causa
dellimprovvisa rottura di un cavo che assicurava limbarcazione sulla
quale il finanziere si trovava, mentre stava provvedendo, assieme ad
alcuni commilitoni, alla sostituzione della catena di una boa. La barca
si rovesci, gli altri militari riuscirono fortunatamente a salvarsi ma la
guardia Neato batt la testa contro lo scafo, perse i sensi e scomparve
nelle acque del Verbano; il lago non restitu mai le spoglie dello
sfortunato finanziere.
38

Ancora negli anni Sessanta del XX secolo il Corpo ebbe a pagare un
pesante tributo di sangue: le guardie Francesco Longo e Angelo
Malerba nella notte tra il 5 e il 6 novembre 1960 persero la vita nelle
acque del lago di Como, vittime di una tempesta mentre, a bordo del
motoscafo M/24, erano impegnate in un servizio di perlustrazione.
39

Numerosissimi anche gli incidenti verificatisi in montagna, soprattutto
durante la cattiva stagione; una banale caduta, specialmente in
presenza di ghiaccio, poteva facilmente trasformarsi in un incidente
mortale. Perirono per tale motivo, in epoche diverse, la guardia
Giovanni Mandini, precipitato in un burrone nei pressi di Cavaglio
San Donnino (VB) nel 1895;
40
il fin. Domenico Marchese, che mentre
tornava dal servizio prestato sul monte Limidario, nei pressi di

perirono / memori / di loro virt / di cittadino e soldato / gli amici e fratelli
darme / dolenti / posero.
38
Una vittima del dovere, Il Finanziere, anno XVI, nn. 53-54, 19/7/1902; P.
ROMEO, Da Cannobio, Il Finanziere, anno XVI, n. 74, 28/9/1902; Libro
doro..., cit., p. 556.
39
Caduti nelladempimento del dovere, Il Finanziere, anno LXXIV, n. 22,
30/11/1960; Libro doro..., cit., pp. 551; 552.
40
Corrispondenza da Cannobio: disgrazie a S. Donnino; la festa del Rosario a
Viggiona; la visita pastorale di mons. Lachat a Locarno - 1885, Il Bescap,
anno IV, n. 40, 2/10/1885.
331
Cannobio, l8 gennaio 1917 perse lequilibrio e cadendo nel vuoto;
41
il
fin. Cesare Di Giulio Maria, anchegli caduto in un profondo dirupo il
13 marzo 1917 nei pressi di Monteviasco (in provincia di Varese).
42

Con buona pace dei molti - troppi - che si ostinano a parlare di
contrabbando romantico, non sono mancati i casi di assassinio di
agenti a sangue freddo.
La morte del maggiore Gioacchino Silani, brillante comandante del
Circolo di Varese, scomparso nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1913,
da addebitarsi alla fredda determinazione di alcuni contrabbandieri,
che gli tesero un agguato mentre lufficiale stava partecipando ad
unoperazione di servizio per il contrasto e la repressione del
contrabbando presso la foce del torrente Boesio, a Laveno (VA).
43
I
due uomini accusati dellassassinio di Silani, nonostante le numerose
prove raccolte contro di loro, vennero inopinatamente assolti
dallaccusa, con una sentenza che fece a lungo discutere.
44

Nel 1931 il finanziere Livio Da Prato, venticinquenne di Camaiore
(LU) in forza al distaccamento di Ponte di Spoccia (VB), in Val
Cannobina, venne ucciso da due colpi di arma da fuoco alla testa;
assolutamente inutili i soccorsi prontamente prestatigli da un

41
Cronaca e corrispondenze. Da Cannobio (Novara), Il Finanziere, anno XXXI,
n. 3, 21/1/1917; Libro doro..., cit., p. 553.
42
Cronaca e corrispondenze. Una vittima del dovere, Il Finanziere, anno XXXI,
n. 11, 20/3/1917; Libro doro..., cit., p. 444, che indica come data della morte il 4
marzo 1917.
43
Tragica vendetta di contrabbandieri; Il Finanziere, anno XXVII, n. 52,
17/8/1913; Il maggiore Silani vittima del dovere, Il Finanziere, anno XXVII,
nn. 55-56, 31/8/1913; P. CIUFFO, Un martire del dovere, Il Finanziere, anno
XLIII, n. 37, 16/9/1929.
44
Informazioni. Il processo per luccisione del maggiore Silani, Il Finanziere,
anno XXVIII, n. 29, 2/8/1914; Il processo per luccisione del magg. Silani, Il
Finanziere, anno XXVIII, n. 30, 9/8/1914.
332
commilitone.
45
In tempi pi recenti possiamo ricordare la morte,
avvenuta in circostanze mai completamente chiarite, del fin. Gino
Nobili, di soli 20 anni, della brigata di Dumenza (VA), scomparso
nella notte tra il 12 e il 13 ottobre 1967; pare che la guardia sia stata
spinta nel vuoto dal ponte tra Dumenza e Runo da alcuni
contrabbandieri, mentre era impegnata in un servizio di appostamento
per la repressione del contrabbando.
46

Un altro agente, Secondo Villalta scomparve invece nel 1868, vittima
della propria generosit; il 17 ottobre partecip, assieme ad alcuni
commilitoni, allo spegnimento di un incendio scoppiato a Zenna
(VA). Lazione delle guardie doganali fu assai efficace, tanto che esse
furono encomiate per il loro pronto ed efficace intervento; purtroppo
Villalta rimase asfissiato.
47

Un elemento emerge con chiarezza da queste vicende; il fortissimo
spirito di cameratismo che univa i finanzieri, frutto della condivisione
di anni di duro lavoro (se non di vero e proprio sacrificio). Tale
sentimento, che port per altro verso alla nascita delle prime
associazioni di guardie di finanza in congedo a cavallo tra XIX e XX

45
Roma, Archivio del Museo Storico della Guardia di Finanza (dora in poi
AMSGDF), Foglio matricolare di Da Prato Livio. Il resoconto dellassassinio del
giovane e delle onoranze funebri riservategli in Livio Da Prato: presente!, Il
Finanziere, anno XLV, n. 21, 25/5/1931; si veda anche N. LEOTTA, Livio Da
Prato, Il Finanziere, anno XLV, n. 23, 8/6/1931.
46
AMSGDF, Diario storico della VI Legione, vol. IV, anno 1967, 13 ottobre 1967,
nota n. 6598/21 del 12 ottobre 1967 del Nucleo PT di Varese; Aggiunte al Libro
doro della Guardia di Finanza. Edizione 1965 (aggiornato al 31 dicembre
1969), cit., p. 22; L. FULCINITI-A. BERTOCCO (a cura di), Albo doro dei caduti
per servizio vittime del dovere in tempo di pace, Milano, Sezione Provinciale
Unione Nazionale Mutilati per Servizio (U.N.M.S.), 1998, p. 195.
47
Rimunerazioni ed encomi per fatti onorifici, Monitore Doganale, anno III, n.
11, 1 dicembre 1868, p. 108; Libro doro..., cit., p. 569.
333
secolo,
48
si manifest in ogni situazione di difficolt e in occasione di
tragedie nelle forme pi diverse (dalle raccolte di danaro alle decisioni
di ricordare i commilitoni scomparsi con lapidi e targhe
commemorative).
Lesempio pi eclatante legato alla tragica scomparsa del maggiore
Gioacchino Silani, ufficiale protagonista di una brillante carriera nel
Corpo, rimasto vittima - come abbiamo visto - di un agguato di
contrabbandieri nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1913 a Laveno,
presso la foce del torrente Boesio. I suoi subordinati si preoccuparono
di onorarne degnamente la memoria, sistemando una lapide con un
bassorilievo dello scomparso su unala del municipio di Laveno:
Il maggiore della Regia / Guardia di Finanza / Gioacchino / Silani /
soldato cittadino / padre esemplare / in queste acque / fu spento con
violenza / il XII agosto MCMXIII / cadde da prode / per obbedire /
alle sante leggi / della patria / fieri del suo sacrificio / i commilitoni
posero.
Esso si manifestava anche in situazioni particolari; emblematico il
caso di Silvio Desideri, un sotto-brigadiere scomparso a Porlezza il 1
settembre 1909. Nel piccolo cimitero di Oria, in Valsolda, una
semplice lapide - comunque dignitosa - recita:
A / Desideri Silvio / sotto brigadiere / della R. Guardia di Finanza / i
commilitoni della / Compagnia di Porlezza / in segno di affetto posero
/ morto I novembre 1909

48
Sulla storia dellA.N.F.I., si vedano E. FUSELLI, ...e le Fiamme Gialle
continuano a brillare. Storia dellAssociazione Nazionale Finanzieri dItalia
(1899-2009), Roma, A.N.F.I.-Museo Storico della Guardia di Finanza, 2009, e
IDEM, LA.N.F.I. nei 150 anni dellUnit dItalia. Storia dellAssociazione
Nazionale Finanzieri dItalia (1899-2011), Roma, A.N.F.I.-Museo Storico della
Guardia di Finanza, 2011.
334
Il sottufficiale, originario di Rivodutri (RI) e dellet di 33 anni, si
tolse la vita, a quanto pare, per motivi di cuore; la donna che egli
amava aveva bruscamente interrotto la relazione e lagente non riusc
a sopportare il dolore.
49
I suoi commilitoni, nonostante non fosse
morto per motivi di servizio, vollero egualmente testimoniargli la
propria solidariet.
50

Degna di essere ricordata anche la raccolta di danaro organizzata a
favore del giovane finanziere Angelo Cicerchia, rimasto vittima della
violenza di un contrabbandiere e al quale fu liquidata, in maniera
vergognosa, una pensione da fame. Accanto alla sottoscrizione
promossa da una rivista del Varesotto, si ebbe quella organizzata da
un sottufficiale del Corpo, il brigadiere Pietro Solarino, che permise di
prestare un valido aiuto al buon Cicerchia.
51
Anche la rivista del
Corpo, Il Finanziere, lanci una colletta a beneficio dello sfortunato
agente.
52


49
La ricostruzione dei fatti basata su Cronaca e corrispondenze. Da Porlezza
(Como), Il Finanziere, anno XXIII, nn. 72-73, 28/11/1909.
50
Per completezza dinformazione, la vicenda dello sfortunato sotto-brigadiere non
costituisce un caso isolato; la rivista del Corpo giunse addirittura ad istituire una
rubrica per dare conto dei frequenti suicidi, spesso motivati dallimpossibilit di
coronare il proprio sogno damore con la donna amata. Cfr., a mo desempio, A.
FIGINI, Amori in grigioverde, Il Rond, XX (2008), pp. 205-213, in cui - sotto
pseudonimo - ho ricostruito la tragedia che nel lontano 1880 vide come
protagonisti una guardia di finanza e la sua donna, suicidatisi assieme nelle
acque del Tresa per limpossibilit di convolare a giuste nozze.
51
Cfr. La sottoscrizione per un valoroso doganiere, Cronaca Prealpina, anno
XXIV, n. 6464, 11/5/1911; Il generoso intervento delle guardie di finanza del
Varesotto a favore di un loro sventurato compagno, Cronaca Prealpina, anno
XXIV, n. 6469, 16/5/1911.
52
Un caso pietoso, Il Finanziere, anno XXV, nn. 42-43, 9/7/1911.
335
4. I DECORATI
Non sempre si parlava di finanzieri per eventi tragici legati alla lotta al
contrabbando; talvolta ci si occupava di loro per leroismo e il
coraggio che dimostravano nellaffrontare i derelitti di coscienza
tributaria. In alcune occasioni il comportamento degli agenti era
motivo di conferimento di decorazioni al valore e di orgoglio per tutto
il Corpo. I finanzieri meritavano la concessione delle medaglie per
latteggiamento fermo e deciso tenuto di fronte ai contrabbandieri.
La vicenda commovente di un mio conterraneo, la guardia Angelo
Cicerchia, nativa di Castiglione del Lago (PG), dimostra come, anche
prima della trasformazione del contrabbando in chiave industriale
avvenuta negli anni Cinquanta, il comportamento dei contrabbandieri
fosse spesso estremamente violento.
53

Alle ore 23 del 4 aprile 1904 il finanziere Angelo Cicerchia, della
brigata di Dumenza (VA), si trovava appostato nella localit Valle
Oscura, quando vide avvicinarsi, proveniente dalla Svizzera, un uomo
che si muoveva con fare assai circospetto. Ritenendo che potesse
trattarsi di un contrabbandiere (giacch indossava una giacca munita
di capaci tasche), la guardia gli intim di seguirlo in dogana per un
controllo. Lindividuo si diede alla fuga, prontamente inseguito
dallagente Cicerchia, che riusc a bloccarlo; ne nacque una furibonda
colluttazione, nel corso della quale il finanziere venne ripetutamente
colpito con il falcetto dal contrabbandiere, che, credendo di averlo
ucciso, si ecliss.
54
Il povero Cicerchia se la cav con 66 punti di

53
Alcuni anni dopo lo scontro con il contrabbandiere, a causa delle gravi ferite
riportate, ad Angelo Cicerchia fu amputato il braccio destro; cfr. FUSELLI,
LA.N.F.I. nei 150..., cit., p. 360.
54
Per la ricostruzione dellaccaduto, vedasi Cronaca del Circondario. La terribile
336
sutura e una lunga degenza presso lospedale di Luino; il suo corpo
sarebbe rimasto per sempre segnato dai tremendi fendenti infertigli dal
contrabbandiere.
55
Leroismo e il sacrificio di Angelo Cicerchia
furono ricompensati con la concessione della medaglia dargento al
valor militare, che avvenne con il r.d. del 29 settembre 1904.
56

Non , quella di Cicerchia, lunica vicenda del genere; capit qualcosa
del genere - con esito fortunatamente diverso - al finanziere Calisto
Pero, della brigata di Dumenza (VA). Il 26 gennaio di quellanno la
guardia, in servizio con un commilitone in una localit piuttosto aspra
dellalto Verbano, dopo aver individuato due contrabbandieri, intim
loro lalt. Come accadeva sempre in situazioni del genere, gli uomini
si dettero alla fuga; la guardia Pero immediatamente ne insegu uno.
Dopo che lagente ebbe raggiunto il fuggiasco, i due ingaggiarono una
dura colluttazione, nel corso della quale rotolarono in un dirupo;
lenergumeno, tratto di tasca un falcetto, tent di colpire il finanziere
(il contrabbandiere vibr cinque colpi, ferendo per fortuna solo
lievemente lagente). Il contrabbandiere, rimasto illeso al pari della
guardia, fugg nuovamente, ma il finanziere, raggiuntolo nuovamente,
lo arrest con laiuto del proprio commilitone, prontamente accorso.

lotta tra una guardia di finanza ed un contrabbandiere, Cronaca Prealpina,
anno XVII, n. 4109, 7/4/1904, e F. BOSCARDI, Cinque medaglie dargento al
valor militare, La Rivista Illustrata della Regia Guardia di Finanza italiana,
anno V, n. 7, 1/4/1905, p. 75.
55
Notiziario e corrispondenza. Guardie di finanza ferite, La Rivista Illustrata
della Regia Guardia di Finanza italiana, anno IV, n. 9, 1/5/1904 (in cui il
cognome storpiato in Cisterchia); Note di cronaca e corrispondenze. Una
vittima del dovere, Il Finanziere, anno XVIII, n. 37, 6/7/1904.
56
Vedasi Libro doro della..., cit., pp. 27-28: Di servizio in alta montagna, insegu
da solo per pericolosi dirupi un contrabbandiere: raggiuntolo alfine, bench nella
corsa avesse perduto la rivoltella, lott a lungo animosamente per trarlo in
arresto, finch cadde esaurito per molte e gravissime ferite di falcetto infertegli
dal ribelle - Dumenza (Como), 4 aprile 1904.
337
La medaglia fu conferita alla guardia con il R.D. del 29 giugno
1902.
57

L11 aprile 1903 due guardie di finanza, Ruggero Mellardi e Venanzio
Perinetti, intercettarono nei pressi di Lozzo (VA) altrettanti
contrabbandieri; datisi questi ultimi alla fuga, i finanzieri si lanciarono
al loro inseguimento, raggiungendoli ben presto. Lagente Mellardi
tuttavia, nella foga della corsa cadde e i due contrabbandieri gli furono
subito addosso, prendendolo a bastonate e colpendolo col falcetto; per
evitare il peggio, lagente fu costretto a sparare alluomo che si stava
particolarmente accanendo contro di lui. Il commilitone, nel frattempo
accorso in suo aiuto, aveva ingaggiato una colluttazione con laltro
energumeno e riusc a strappargli il bastone; la guardia venne
comunque ferita e, per salvarsi, dovette colpire ripetutamente il
contrabbandiere con una pietra. Il 25 settembre 1903 il re insign i due
agenti della medaglia dargento al valor militare, che fu loro
materialmente consegnata l11 novembre 1903 a Caserta.
58

Un dramma particolarmente pietoso si consum nel 1966;
protagonista un giovanissimo finanziere cinofilo, Dario Cinus, che
perse la vita il 29 agosto nei pressi di Tirano (SO), in Valtellina, nel
generoso ma vano tentativo di salvare un contrabbandiere che stava

57
Cronaca e corrispondenze. Da Dumenza (Como), Il Finanziere, anno XV, n.
9, 7/2/1902; Libro doro..., cit., p. 37. Per la ricostruzione completa della
vicenda, vedasi E. FUSELLI, Piccola storia di contrabbando, Il Rond, XIX
(2007), pp. 207-212.
58
Cronaca e corrispondenze. Da Como, Il Finanziere, anno XVII, n. 26-27,
18/4/1903; E. DE ANGELIS, Tre medaglie dargento, La Rivista Illustrata della
R. Guardia di Finanza italiana, anno III, n. 23, 1/12/1903, p. 294; Libro doro...,
cit., p. 26.
338
precipitando in un burrone. Alla memoria dello sfortunato agente il 15
ottobre 1966 fu conferita la medaglia dargento al merito civile.
59

Una vicenda assai singolare accadde nel gennaio 1969 e vide come
protagonisti due finanzieri e un cane anticontrabbando - storia quanto
mai drammatica ma estremamente significativa. Due militari, i
finanzieri Dino Piras, ventiseienne di Oristano, e Serafino Scalise,
ventunenne cosentino, in forza alla brigata di Garzeno (CO), uscirono
dalla caserma del distaccamento di Giovo in perlustrazione con il cane
Foch G.F. 433. I tre furono travolti da una slavina. Lanimale,
avvertito limminente pericolo, cerc di mettere sullavviso il proprio
conduttore; se lo avesse voluto, il cane avrebbe potuto salvarsi. Non lo
fece; rimase vicino al cinofilo Piras e allaltra guardia. I soccorritori
trovarono i loro corpi alcuni mesi pi tardi, quando le condizioni
ambientali ne resero possibile il recupero; il cane e il conduttore
furono trovati abbracciati, vicino allaltro agente
60
.


59
caduto da eroe il finanziere Cinus, Il Finanziere, anno LXXX, n. 17,
15/9/1966; Aggiunte al Libro doro della Guardia di Finanza. Edizione 1965
(aggiornato al 31 dicembre 1969), cit., p. 12.
60
Travolti da una slavina, Il Finanziere, anno LXXXII, n. 2, 31/1/1969; AA. VV.,
La Guardia di Finanza dalle origini, Roma, Comando Generale della Guardia di
Finanza, 1977, pp. 465-466.
339
Gen. D. Roberto Mantini
Limpegno degli elicotteri nel servizio
anticontrabbando al confine terrestre

1. PRECEDENTI STORICI
Comincio con il ricordare che la componente aerea della Guardia di
Finanza annovera pionieri del volo prima che lAeronautica Militare
fosse costituita in Forza Armata.
Infatti il Cap. Luca Bongiovanni, finanziere e pioniere aviatore, nel
1908 era al comando della Tenenza di Bergamo e vi fond,con pochi
340
altri appassionati, un Aero Club che prese parte ad una delle prime
manifestazioni aviatorie in Italia.
Frattanto linteresse per laviazione si faceva vivissimo in ambiente
militare e nel gennaio del 1912 fu indetto il primo corso di pilotaggio
della aviazione militare cui prese parte il Cap Bongiovanni unitamente
ad altri 20 ufficiali di altri Corpi Militari.
Con lapprossimarsi del primo conflitto mondiale lUfficiale fu
trasferito al Servizio Aeronautico e rientr nel Corpo a fine 1916 per
essere poi destinato alla Legione di Napoli, quale aiutante maggiore.
Nel 1920 lasci il servizio per dedicarsi alle sue ricerche aeronautiche.
Mor a Como nel 1966.
Vi furono altri finanzieri aviatori tra i quali ricordo il brig. Giuseppe
Bigliani, decorato di medaglia dargento al valor militare per le azioni
di bombardamento compiute nel 1917; il brig. Umberto Cacciuolo,
primo istruttore di volo del Corpo; il Ten Mario De Bartolomeis,
anchegli istruttore di volo, che nel 1918 addestr allievi piloti
statunitensi tra i quali Fiorello La Guardia, futuro sindaco di New
York.
Va ancora ricordato che, cessate le esigenze belliche e costituitasi
lAeronautica come Forza Armata, non fu pi dato corso al distacco
di militari della Guardia di Finanza ma si manifest lesigenza di
disporre di ufficiali in grado di svolgere funzioni di osservazione aerea
e di collegamento con i Reparti di volo.
Furono cos formati e brevettati ufficiali Osservatori dall
aeroplano, con appositi corsi interforze, cui parteciparono anche
ufficiali delle Fiamme Gialle fin dal 2 corso nel 1926..Tra questi va
ricordato il Ten Raffaello Tani che, per lesperienza acquisita nel
341
servizio di volo e per lattivit svolta a cavallo del 2 conflitto
mondiale presso il Comando Generale, fu un convinto assertore
dellimpiego del mezzo aereo nella vigilanza e quindi uno dei
principali promotori della istituzione, nel Corpo, di un Servizio
Aereo.
La visione operativa del Ten Tani, affinatasi attraverso studi e
valutazioni risalenti fino agli anni30, quando per limpiego di
ricognitori non poteva non apparire sproporzionato, derivava dalla
esigenza di realizzare un consistente ausilio alla vigilanza terrestre e
marittima, imposta dallevoluzione del fenomeno contrabbandiero che
cominciava a costituire una pericolosa minaccia prevalentemente da
mare.
Ma in breve tempo, vista laltissima redditivit del traffico, si and
incrementando anche la tradizionale attivit degli spalloni al confine
italo-svizzero . In buona sostanza il fenomeno andava assumendo la
caratteristica di contrabbando dimpresa in cui il traffico fu
monopolizzato da poche ma grosse organizzazioni, largamente dotate
di risorse finanziarie in grado di provvedere allacquisto, al trasporto
ed allimmissione dei tabacchi nei mercati di consumo.
Mentre da un lato, per questi motivi, andava rafforzandosi la
prospettiva di acquisire mezzi aerei da destinare alla sorveglianza del
confine, faceva la sua comparsa in Italia lala rotante cui si
attribuivano caratteristiche di volo innovative.
Alla presentazione di due elicotteri Bell 47 D alla Fiera di Milano
presenzi il Capo Ufficio Servizi del Comando Generale a
dimostrazione della sensibilit che la gerarchia riservava alla
342
problematica operativa indotta dal crescente fenomeno
contrabbandiero.
Alle valutazioni conseguenti partecip, con un articolo sul
Finanziere, anche il Ten Col. Tani al quale va il merito di aver
elaborato una prima impostazione razionale dimpiego con la
individuazione dei possibili campi dazione.
Cos nellagosto de 1950 un elicottero fu posto a disposizione della
Legione di Trento e della Scuola Alpina di Predazzo per lo
svolgimento di una serie di sperimentazioni in ambiente montano, con
lo svolgimento di missioni di collegamento, ricognizione e soccorso.
Si trattava di un elicottero , ancora in fase prototipica, dotato di un
motore Franklin da 200 hp che consentiva una velocit di circa 77
nodi (142,6 km/h) ed una tangenza di 10900 feet ( 3322 mt ) per un
peso max. di 1065 kg.
Vale ricordare per sommi capi il programma di carattere operativo
attuato lungo una ipotetica linea di confine di circa 16 km con quote
variabili tra i 600 mt. e gli oltre 2000 mt. nella Legione di Trento:
- collegamento rapido in montagna;
- trasporto e controllo di pattuglie in appostamento;
- perlustrazione per la repressione del contrabbando lungo la
supposta linea di confine.
La sperimentazione si svolse come programmato e con esito positivo
ma rimasero perplessit nei vertici del Corpo dovute sostanzialmente
ai limiti del mezzo nel volo notturno, nelle condizioni meteo avverse,
nelle sue capacit di carico.
Dico subito che tali perplessit sarebbero state superate molti ma molti
anni dopo con levoluzione dello stato dellarte.
343
Tuttavia si apr una riflessione sullesigenza di ammodernamento del
dispositivo di vigilanza. Anche in questo caso manifest il suo
pensiero, dalle pagine della Rivista tecnico professionale del Corpo,
il Ten. Col. Tani il quale, traendo spunto dagli esperimenti condotti
due anni prima, sostenne che il sistema di vigilanza doveva evolversi
da sistema a cordone in dispositivo elastico dotato di mobilit e di
un efficiente sistema di trasmissioni.
Vi fu quindi un momento di riflessione in cui entrarono anche
valutazioni di ordine economico. Ma la prospettiva di incrementare l
efficienza del dispositivo di contrasto in unottica di crescita dei
risultati, pur in presenza delle limitazioni di impiego sopra accennate,
costituiva lelemento che teneva vivo il dibattito.
A tale pausa si affianc anche un rallentamento nel processo
commerciale di introduzione in Italia del mezzo ad ala rotante che
dur dal 1950 al 1952, quando i fratelli Agusta rilevarono la licenza di
costruzione degli elicotteri dalla Bell Aircraft.
Con lannunciato avvio della produzione in serie su licenza dell
elicottero Bell 47D il Comando Generale, siamo al settembre del
1953, ruppe gli indugi e stipul con lAeronautica Militare una
Convenzione per il supporto necessario all acquisto di elicotteri,
allorganizzazione tecnico-logistica ed alladdestramento del
personale.
Nacque cos, il 1 febbraio 1954, il Servizio Aereo che cominci ad
operare nellestate dellanno successivo con lassegnazione dei primi
due elicotteri AB 47 G alla neo istituita Sezione Aerea di Napoli.
Quanto agli obiettivi che si intendeva perseguire va detto che
allepoca si usarono proposizioni alquanto generiche del tipo:
344
lutilizzo dellelicottero in funzione anticontrabbando al confine di
terra rappresenter un potente apporto al servizio di vigilanza.con
ampie possibilit di scoprire.qualsiasi tentativo di forzare la linea
doganale ed, ancora, si definiva cos la finalit dellimpiego:
evitare la dispersione delle forze sulla linea di vigilanza nel
tentativo di colpire il contrabbando l dove liniziativa dell
organizzazione contrabbandiera ha deciso di operare.
Lelicottero, concludeva lo studio, sar in definitiva losservatorio
che guider lattivit di servizio dei reparti di frontiera, consentendone
lazione a massa verso concreti obiettivi.
In sostanza, se ci si poteva avvalere dellesperienza dell Aeronautica
per risolvere problemi tecnici ed organizzativi del nuovo Servizio,
limpiego operativo dellelicottero, specie al confine terrestre, andava
inventato partendo da zero, in base alla progressiva conoscenza delle
possibilit e delle limitazioni del mezzo, nonch alla crescita
professionale del personale specializzato.
Cos, dopo gli esperimenti dellestate 50, furono nuovamente svolte
missioni di collegamento in montagna nel 57 a Passo Rolle
utilizzando un AB47G, a dimostrazione dellinteresse, fortemente
sentito, di contrastare il crescente fenomeno contrabbandiero al
confine terrestre. Naturalmente , date le caratteristiche del mezzo,
furono confermate le limitazioni in termini di impiego e capacit di
carico.
Lentrata in linea dellAB47J, agli inizi del 1958, offr la soluzione
consentendo di ipotizzare forme di intervento repressivo diretto per la
sua capacit di trasporto di una piccola pattuglia.
345
Si trattava infatti di un elicottero multiruolo dotato di un propulsore
Lycoming da 260 Hp capace di raggiungere i 91 nodi di velocit ( 166
km/h ) ed una quota di tangenza massima di 9300 feet ( 2834 mt. )
per un peso complessivo di 1293 kg.
Appariva infatti apprezzabile il contributo che questo mezzo avrebbe
potuto fornire nel dispositivo di vigilanza al confine terrestre fatto di
numerosi, piccoli reparti dislocati in zone impervie.
2. LA PRIMA SEZIONE AEREA DI MONTAGNA
Si arriva cos al luglio del 1958 quando, dopo le esperienze operative
nel contrasto al contrabbando via mare delle 5 Sezioni Aeree
marittime gi schierate, fu costituita la prima Sezione Aera di
montagna alle dipendenze della Legione di Como.
Il Reparto fu dislocato nellidroscalo della citt ma, dopo pochi mesi,
fu realizzato un eliporto ad Intimiano dove aveva gi sede il Centro
Addestramento Cinofili.
Lelisuperficie fu dotata di un piccolo Hangar e di tre piazzole in
cemento. Vi furono assegnati due elicotteri AB 47J, da poco entrati in
linea e, come detto, idonei al trasporto di una piccola pattuglia.
La circoscrizione della Legione di Como comprendeva le province di
Como,Varese e Sondrio con 464 Comuni dispiegati lungo il confine
svizzero che, da Zenna (Va ) al passo dello Stelvio, misura 521,5 km.
In particolare, poich la parte di confine compresa tra Zenna e
Porlezza caratterizzata, in vari tratti, da terreno facile e collinoso con
numerosi sentieri che intersecano la linea di confine senza alcun
ostacolo naturale, vi stata posta a difesa, una rete metallica che in
totale somma ben 72,610 km.
346
Naturalmente il percorso della rete, con tutte le sue anse anche
improvvise e molto angolate, doveva essere conosciuto alla perfezione
dai piloti della Sezione per scongiurare possibili e problematici
sconfinamenti in territorio elvetico che avrebbero comportato
comprensibili proteste ed attriti con le autorit di quel Paese.
Inizialmente lelicottero fu impiegato soprattutto come mezzo di
trasporto rapido di personale destinato ad operare in prossimit del
confine.
Fu costituito anche un nucleo eliportati con unit cinofile abilitate
allelisbarco in volo stazionario in effetto suolo per interventi diretti.
Tali interventi divennero sempre pi numerosi e frequenti soprattutto
nelle zone pi impervie dove venivano spesso avvistati gruppi di
spalloni, i tradizionali contrabbandieri comaschi e valtellinesi, che
era possibile attaccare con le pattuglie lanciate dal velivolo.
Si pass poi allintervento diretto nei confronti delle autovetture
sorprese in fase di carico nelle immediate vicinanze della linea di
confine o intercettate cariche sulle rotabili del varesotto o del
comasco.
Fu anche curata la cooperazione con i reparti terrestri e con le unit
navali adibite alla sorveglianza dei laghi, nellavvistamento,
inseguimento e fermo dei mezzi contrabbandieri.
Va qui ricordato che, proprio nel corso di un inseguimento di
unautovettura sospetta lungo il lago di Como, il 21 /10/1964
lelicottero AB 47 J3 Volpe 30 si inabiss nelle acque del lago e vi
perse la vita il pilota Brig. Alfonso Pozzi, primo caduto del servizio
aereo del Corpo. Si salvarono fortunatamente lo specialista e la
vedetta.
347
3. COME SI SVILUPPA IL SERVIZIO AEREO E LA VIGILANZA AL CONFINE
TERRESTRE
Lestensione della vigilanza aerea al confine terrestre e lincremento
dei tipi di velivoli in linea evidenziarono alcuni problemi alla
soluzione dei quali era subordinato lulteriore sviluppo del Servizio
Il primo problema era costituito dalla mancanza di un inquadramento
normativo che regolasse la vita della nuova specialit. Intanto furono
gradualmente estesi al personale del Servizio Aereo i provvedimenti
di contenuto economico del personale aeronavigante e specialista delle
altre Forze Armate.
A seguire si pens di emanare una Istruzione sul Servizio Aereo
che definiva le varie forme dimpiego dei mezzi aerei e stabiliva le
relative procedure tattiche.
La positiva esperienza maturata nei circa sette anni di attivit di volo
in montagna port frattanto, nel giugno del 1967, alla istituzione di
una seconda Sezione Aerea alpina con sede a Bolzano.
La decisione fu assunta nellottica di dare supporto ai reparti
impegnati nella vigilanza del confine italo-austriaco, allora
particolarmente sensibile per la recrudescenza dellattivit terroristica.
Era entrato anche in linea lAB47G3B1 superalpino il cui primo
esemplare fu assegnato nellottobre 65 alla Sezione di Intimiano e
due anni dopo ne fu dotata anche la neo istituita Sezione di Bolzano.
Si trattava di un elicottero dalle caratteristiche di volo esuberanti
rispetto agli AB47G2 ed AB47J, soprattutto in termini di potenza,
grazie ad un turbocompressore che gli consentiva di ristabilire le
condizioni di potenza in quota.
348
Poteva raggiungere i 103 nodi di velocit (190 km/h) ed una tangenza
massima di 18800 feet ( 5730 mt.) per un peso complessivo di 1340
kg.
Lorganizzazione aerea continu a svilupparsi sui binari imposti dalla
scelta strategica di impiegare elicotteri leggeri ma con un progressivo
affrancamento dallAeronautica Militare per quanto riguarda la
condotta ed il mantenimento in efficienza dei mezzi, attivit alle quali
era ormai destinato personale delle Fiamme Gialle.
E la Sezione Aerea di Intimiano fu la prima ad essere comandata da
un Ufficiale del Corpo dal 16 giugno del 1959. Le altre 5 Sezioni lo
furono entro la fine dello stesso anno.
Furono cos fissati i compiti dei militari preposti ai singoli incarichi;
furono definite le caratteristiche dellesplorazione aerea ( ricerca,
pattugliamento, mantenimento del contatto ) e della ricognizione con
schemi standardizzati e modalit esecutive; vennero impartite
disposizioni per lorganizzazione delle telecomunicazioni e per
lassistenza logistica degli elicotteri.
Per migliorare lassetto logistico della Sezione di Intimiano, nel 1972
il reparto fu trasferito a Calcinate, sul lago di Varese, dove era gi
operativo un aeroporto particolarmente orientato allesercizio del volo
a vela.
Parallelamente si andava potenziando la flotta aerea che gi disponeva
della intera gamma degli elicotteri leggeri prodotti dallAgusta, e che,
nel maggio del 1973, si arricch con quattro elicotteri a turbina NH
500M, dalle caratteristiche tecnico-operative decisamente superiori
rispetto ai velivoli convenzionali quali: autonomia equivalente ma
349
con velocit praticamente doppia, maneggevolezza, prestazioni in
quota e capacit di carico nettamente migliori.
Andava adeguandosi la tecnologia ma, trattandosi comunque di
elicotteri leggeri, non mutarono sostanzialmente i criteri e le
procedure dimpiego. Si conferm invece, nonostante le limitazioni
gi note, lefficacia dellelicottero nel contesto operativo.
Nel marzo 1976 entr in linea l NH500MC con turbina C/20 dalle
prestazioni sensibilmente superiori rispetto a quelle della precedente
serie NH500M.
Dopo circa ventanni dalla sua istituzione il Servizio Aereo, autonomo
e ben strutturato, poteva contare su 14 reparti di volo . Erano entrati in
linea anche gli NH500MD mentre gli elicotteri della serie AB 47
erano stati progressivamente radiati.
Nel contesto della evoluzione dei mezzi va anche ricordato che, per
superare le limitazioni di autonomia, di carico e la carenza di
dotazioni elettroniche, allinizio degli anni 80 si avvi lacquisizione
dell Agusta A109 A II, bimotore in versione realizzata appositamente
per la Guardia di Finanza, con capacit di volo strumentale e notturno
e con pi ampie capacit di carico.
Tornando alladeguamento del dispositivo di contrasto, con
listituzione nel 1978 della Sezione Aerea di Cuneo-Levaldigi fu
estesa la vigilanza anche al confine nord-occidentale, completando
cos il presidio di tutto larco alpino.
Tuttavia lanalisi dellattivit operativa fece allepoca ritenere la
minaccia collocata prevalentemente nel bacino del Mediterraneo
mentre era da considerarsi praticamente scomparso il traffico al
confine italo-svizzero, per le profonde modificazioni indotte dallo
350
sviluppo economico nel tessuto sociale delle zone prossime alla
frontiera.
Cos agli inizi degli anni 80 apparve evidente la difficolt di
sostenere un dispositivo di 14 Sezioni Aeree, a fronte di una
situazione di cronica insufficienza di disponibilit di bilancio.
Tenuto conto della evidente prevalenza delle necessit della vigilanza
costiera, pertanto, nellestate del 1982 fu decisa la soppressione delle
Sezioni di frontiera di Cuneo, Varese e Bolzano e lassegnazione dei
relativi velivoli ai reparti operanti sul mare.
La scelta, allepoca obbligata, fece venir meno un importante
elemento di supporto ai Reparti alpestri e rischi la dispersione di
esperienze e capacit tecniche relative al volo in montagna, acquisite
in pi di venti anni di volo.
A questi inconvenienti si pose rimedio con la ricostituzione della
Sezione Aerea di Varese disposta nell agosto del 1986 e della
Sezione Aerea di Bolzano nella primavera del 1989.
4. CENNI SUI RISULTATI OPERATIVI
Alla elencazione dei risultati conseguiti va premesso che , dato il
tempo trascorso, non stato possibile ricostruirne la totalit ma solo
alcune serie che, tuttavia, forniscono una significativa indicazione
dellapporto fornito, anche in termini di deterrenza, alla attivit di
contrasto.
Non tragga, per, in inganno lentit dei risultati che potrebbero
apparire modesti, in termini di costi/benefici, poich di tutta
evidenza che il Reparto di volo deputato alla vigilanza, alla
351
segnalazione ed alla cooperazione con i Comandi di terra cui
demandata la conclusione del servizio.
Perci va detto che la gran parte dei risultati stata contabilizzata dai
Reparti territoriali con i quali la Sezione Aerea aveva cooperato,
mentre quelli realizzati autonomamente dallelicottero sono ulteriori
e dovuti solo alla particolare situazione operativa del momento che ha
indotto nellequipaggio una favorevole valutazione per un intervento
diretto.
Altro importante elemento da avere in evidenza costituito dalle
limitazioni operative del mezzo ( meteorologiche e di luce) di cui si
fatto cenno in precedenza . In sostanza lattivit di volo poteva essere
svolta dallalba al tramonto ed in condizioni meteo accettabili.
E da tenere infine in considerazione il contesto ambientale,
particolarmente impegnativo, in cui i piloti si trovavano ad operare,
nonch il progressivo affinamento di procedure di ingaggio maturate
sul campo sulla base delle esperienze di ciascuno, dello scambio di
informazioni e di un sano spirito di emulazione.
Desidero a questo punto, spendere una parola sul profilo del
personale, sulla passione ed abnegazione, sullaffiatamento degli
equipaggi. Lo dico con assoluta certezza per esserne stato testimone
diretto: si tratta di eccellenti piloti, specialisti e vedette di elicottero
che, non senza rischi, ma con assoluta professionalit hanno scritto
una pagina memorabile nella storia del Servizio Aereo.
Ma veniamo ora a qualche flash sulla attivit operativa
anticontrabbando realizzata dal Reparto di volo .
352
Nei primi anni di attivit, dal 60 al 63 non si rinvengono che pochi
risultati realizzati nella zona di Sondrio e Tirano con il sequestro di
circa 700 kg di caff
Nel 64 si trovata traccia di un sequestro di 350 kg. di caff in
Valtellina e del sequestro di un autovettura e di 200 kg. di tle. in Val
Mulini allinterno di una cascina.
Degli anni dal 65 al 67 non sono stati rinvenuti dati ma va anche
osservato, dai risultati dellepoca di alcuni Reparti di frontiera del
comasco, che sono stati realizzati sequestri di autovetture, con tle a
bordo, prevalentemente nel corso della notte.
Non azzardato dedurre, quindi, che limpresa contrabbandiera aveva
reagito allentrata in linea degli elicotteri eliminando o riducendo in
modo significativo il traffico diurno secondo una propria valutazione
di costi/benefici della specifica attivit illecita.
Interessanti i dati degli anni 68, 69 e 70, periodo nel quale
sicuramente cambiato il volume del particolare traffico, per una
evidente maggior convenienza economica del contrabbando.
Infatti:
- nel 1968 sono stati sequestrati kg. 1350 di tle. 14 autovetture ed
arrestati 4 responsabili;
- nel 1969 sono stati sequestrati kg 850 di tle. 10 autovetture ed
arrestati 3 responsabili;
- nel 1970 sono stati sequestrati kg. 2500 di tle. 300 kg di caff e 15
autovetture ed arrestati 2 responsabili.
Negli anni 71, 72 e 73 comincia a cambiare lo scenario in quanto,
dai dati rinvenuti, si desume un minor interesse dellimpresa
353
contrabbandiera per il tabacco ed una preferenza per il traffico illecito
di caff.
Sono stati infatti sequestrati nel periodo circa kg. 1700 di tle., 6500
kg. di caff, 5 autovetture, 4 furgoni, 2 camion ed arrestati 5
responsabili.
A dimostrazione della modifica dei traffici illeciti va segnalato ad es.
il sequestro di 1200 musicassette, 1000 lt. di grappa e 2000 kg. di
zucchero ed un certo numero di alambicchi.
Per il periodo dal 74 al76 si rinvengono solo pochi risultati con
sequestri di caff e tle. ma in ogni caso si pu affermare che, a fronte
del progressivo mutare delle condizioni socio-economiche nellarea
del confine italo elvetico, va scemando fino a scomparire, quella
modalit di illecito che possiamo considerare oggi come fenomeno
che ha caratterizzato unepoca ormai lontana.
Ma, a conclusione di questo breve excursus storico, avendo parlato
dellambiente operativo e ricordato alcuni sequestri operati, potrebbe
porsi un legittimo quesito: ma come si pu con un elicottero
operare il sequestro di un automezzo e talvolta procedere anche
allarresto di un responsabile?
A questa ipotetica domanda si pu rispondere citando un breve
articolo di un giornale dellepoca, La Notte del 1972, che cosi
riporta un intervento anticontrabbando dal titolo AVEVA PENSATO
A TUTTO MA NON ALLELICOTTERO:
.allinizio non si era ( il conducente di una 125 con oltre 100 kg di
tle.) nemmeno accorto di ci che gli stava per capitare tra capo e collo
e, quando se ne reso conto, era ormai troppo tardi perch lelicottero
stava gi quasi posandosi sul cofano motore della macchina.
354
Anche se preparato a tutte le eventualit a quella non ci aveva proprio
pensato, sicch non ha trovato altra via di uscita che piantare
lautomobile e darsi alla fuga a piedi attraverso i campi, senza pensare
che dallalto i finanzieri potevano tenerlo costantemente docchio.
Anzi, dopo qualche centinaio di metri, gli sono piombati addosso ed
anche la colluttazione che egli ha impegnato con uno di essi, non
valsa a salvarlo. Immobilizzato stato tratto in arresto e, dopo le
formalit di legge, trasferito alle carceri. Il carico e lauto sono stati
sequestrati.
Ho concluso questa mia esposizione che, partendo dalle origini della
specifica attivit, si soffermata sulla Sezione Aerea di Intimiano e
sullevoluzione del dispositivo di contrasto per concludersi con cenni
sui risultati operativi. Mi auguro di essere riuscito a presentare un
quadro sufficientemente esaustivo sugli aspetti che hanno riguardato
limpiego degli elicotteri nel servizio anticontrabbando al confine
terrestre.

355
Prof. Virgilio Ilari
Conclusioni


La storia dei Corpi di polizia, anche di quelli a ordinamento militare,
pi complessa e per molti aspetti difficile della storia delle Forze
Armate. Questultima, infatti, gi abbastanza strutturata nel quadro
della storiografia classica e dei generi storiografici specialistici che si
sono sviluppati da quasi due secoli, ossia la storia della guerra, della
sicurezza internazionale e del pensiero strategico e geopolitico. La
storia delle forze armate e delle istituzioni militari da sempre uno dei
capitoli o dei settori non solo della storia militare tecnico-
356
professionale, ma anche della storia politica, sociale, giuridica,
economica nazionale, regionale e comparata. Nel caso delle forze di
polizia, invece, la maggiore difficolt data dal fatto che, a causa
delle loro funzioni estese a tutti i settori della vita pubblica e della loro
operativit quotidiana, la loro storia non pu essere neppure ricostruita
senza raccordare tra loro una molteplicit di ricerche storiografiche.
Questo convegno dedicato alla storia del contrabbando alla frontiera
italo-svizzera dallunit dItalia agli anni Settanta del secolo scorso;
ed , di conseguenza, dedicato anche alla storia della 9 Legione della
Guardia di Finanza, la Legione di Como. Si intrecciano qui diverse
fasi del lavoro storico. Anzitutto il vissuto personale e collettivo, la
narrazione del quotidiane che emerge e si snoda attraverso le cronache
(gazzette e diari), la memorialistica e gli atti amministrativi e
giudiziari. Poi la laboriosa costruzione delle serialit statistiche e
lindividuazione degli snodi significativi, che non di rado differiscono
a seconda della disciplina storica nella quale collochiamo la ricerca:
diversa infatti la prospettiva della storia giuridica e istituzionale da
quelle della storia politica, economica e sociale. Infine la fase
dellintreccio fra queste varie prospettive, onde ricavare
interpretazioni e giudizi.
Ricordiamo qualche importante dato quantitativo citato in questo
convegno. Trentamila giovani, in maggioranza meridionali,
avvicendatisi in un secolo nella 9a Legione di Como, buona parte dei
quali stabilitisi poi qui con le loro famiglie, con un forte impatto sulla
cultura e la mentalit della provincia di Como. Tremila vittime del
contrabbando, tra contrabbandieri, militi e persone coinvolte
fortuitamente in incidenti e conflitti a fuoco. Ventisette elicotteri per il
357
controllo doganale dei valichi alpini, con un rocambolesco sequestro
di 5.000 accendini Unattivit che fino agli anni Sessanta
coinvolgeva una parte significativa dei ceti pi poveri e che non era
perci soggetta a riprovazione morale, tanto che i parroci e i sindaci si
preoccupavano pi degli eccessi repressivi che del contrabbando e gli
stessi tribunali erano generalmente comprensivi. Dallaltra parte del
confine, poi, lesportazione clandestina di generi di largo consumo in
Italia era perfino incoraggiata, come dimostrano gli incredibili
regolamenti amministrativi ticinesi. Del resto da questa attivit
lerario svizzero ha tratto un profitto pari a un quinto dellintera spesa
pensionistica federale nei centanni considerati. Il grosso di questo
profitto era costituito dal contrabbando di sigarette estere, importate
legalmente in Svizzera con regolare pagamento del dazio, e riesportate
illegalmente in Italia lucrando il differenziale del dazio, che
rappresentava anche una forma, sia pure illecita, di redistribuzione del
reddito a favore delle famiglie indigenti.
Questi dati sembrano porci una domanda: in termini non solo
economici, ma pure politici e sociali, la spesa valsa limpresa? Non
si sarebbe potuto azzerare la convenienza economica almeno del
contrabbando di sigarette azzerando il differenziale (a quanto pare
modesto, circa del 5 per cento) tra il dazio dimportazione italiano e
quello svizzero? A questa domanda, al tempo stesso ingenua e
provocatoria, non saremmo ancora in grado di rispondere, neanche se
avessimo tentato un calcolo econometrico dei costi e dei ricavi diretti
e indiretti di centanni di commercio legale e illegale di generi di largo
consumo alla frontiera italo-svizzera e delle relative attivit di
controllo e di repressione dei reati connessi.
358
Dovremmo infatti inserire quel dato nel contesto della politica fiscale
dellepoca: e, come ci rammenta la Carmen di Bizet, dovremmo
subito notare che in tutta Europa, per circa un secolo, il monopolio
statale dei tabacchi lavorati fu al primo o al secondo posto fra le
principali entrate accertate (imposte, dogane, monopoli e tasse sugli
affari), oltre che uno dei fronti caldi delle guerre doganali e della
stessa competizione coloniale. Tra infiniti esempi, ricordiamo il
rapporto riservato del ministero degli esteri italiano, del 20 settembre
1908, sulle conseguenze sociali e politiche provocate nel Montenegro
dallintroduzione del monopolio sui tabacchi, avvenuta nel 1903 a
beneficio di uno speculatore italiano, con la rovina dei coltivatori,
rivolte sociali, odio anti-italiano e linciaggi di guardie del monopolio
per rappresaglia degli eccidi da loro commessi
1
. Nel primo decennio
dellunit lo stato italiano ricavava dal monopolio dei tabacchi lavorati
77 milioni di lire, pari al 15,5 % delle principali entrate accertate;
percentuale diminuita centanni dopo (1961-1970) appena al 14,8
(pari a circa 590 miliardi di lire su quasi 4.000)
2
. Ma ancora nel 2001,
secondo un rapporto del Nomisma, il ricavo dellerario italiano
dallaccisa e dalllVA sui tabacchi lavorati era di 9,5 miliardi di euro,
pari al 75% del prezzo finale di vendita al consumo, al 26% dei ricavi
totali delle accise e al 3% delle entrate fiscali complessive.
Quanto al contrabbando di sigarette, il mestiere di Filomena
Marturano sembra rifiorire in luoghi e forme nuove. A Milano
vengono sequestrati dai ghisa 190 kg di sigarette al mese, e nel
primo trimestre del 2013 la guardia di finanza ne ha sequestrati 600

1
Pubblicato in Gnosis, N. 3/2005, online nel sito Aisi.
2
ISTAT, Sommario di statistiche storiche dellItalia 1861-1975, Tav. 122, pp.
164-165.
359
solo allaeroporto di Orio al Serio. Meritata nemesi storica, le sigarette
vengono adesso proprio dal Montenegro e arrivano a Milano in
camion da Trieste o in aereo dai porti di Ancona e di Bari: sono
soprattutto Marlboro e Chesterfield, smerciate al 60 per cento del
prezzo italiano nei punti di ritrovo degli immigrati dellEuropa
dellEst e acquistate da pensionati e altri indigenti italiani, che le
spacciano a loro volta all80 per cento
3
.
Nel luglio 2012 stato scoperto un tunnel di 700 metri usato per
contrabbandare sigarette dallUcraina nei paesi dellarea Schengen. In
Irlanda, in un colpo solo, sono state sequestrate sigarette illegali per
4,3 milioni di euro, giunte via mare dalla Malesia. Ogni mese negli
aeroporti inglesi vengono sequestrati 50 milioni di sigarette illegali
provenienti dalla Spagna. Si calcola che in media un terzo del
consumo mondiale di sigarette sia illegale, con punte dell89 per cento
nel Brunei e del 45 per cento in Malesia. Secondo lEuromonitor il
danno per le entrate fiscali di tutti i governi derivante dal
contrabbando di sigarette sarebbe di 50 miliardi di dollari, e quello per
i soli paesi europei di 12 miliardi di euro. E in un numero crescente di
casi stato provato che i proventi del contrabbando venivano
impiegati per finanziare attivit terroristiche
4
.
Ma il principale incentivo al contrabbando di sigarette laumento
esorbitante delle tasse, per giunta in misura diversa da paese a paese.
Negli Stati Uniti il prezzo stabilito dai singoli stati dellUnione, col
risultato di aver scatenato la guerra doganale interna e moltiplicato i

3
La Repubblica Milano, 3 ottobre 2013.
4
Sari Horwitz, Cigarette Smuggling Linked to Terrorism, in Washington Post,
June 8
th
, 2004.
360
profitti del bootlegging
5
, finanziando in tal modo anche tutti gli altri
settori delleconomia illegale
6
.
Sorprendentemente, il contrabbando di generi di largo consumo
sembra essere un tema alquanto trascurato da parte della teoria
economica. Bisogna risalire al 1971 per trovare un saggio con questo
titolo, nel quale si sostiene che il contrabbando, pur affamando la
bestia, cio spostando risorse dal settore pubblico al settore privato,
pu alla lunga non avere effetti benefici sul benessere della
popolazione
7
. Mohammed Emdadul Haque Chowdhury, un
economista del Bangladesh, ha analizzato il contrabbando di sigarette
nel suo paese come un caso di duopolio antagonista tra produttore e
contrabbandiere, calcolando che ridurre le tasse sulle sigarette, almeno
fino ad un certo livello, in realt aumenta il gettito, perch favorisce la
produzione per il mercato interno ed estero.
In realt la teoria economica di un fenomeno presuppone che ne sia
conosciuta la storia, non solo economica, ma anche sociale e politica
e, nel caso del contrabbando, pure la storia militare, considerata
lestrema importanza che ha avuto in tutte le guerre dallantichit al
mondo moderno, anche prima che la guerra economica soppiantasse
del tutto la guerra militare, com avvenuto a partire dallultima fase
della guerra fredda
8
. Basti pensare al famoso blocco continentale

5
Come negli Stati Uniti viene chiamato il contrabbando di sigarette.
6
Jerry Gilbert Thursby, Interstate cigarette bootlegging: extent, revenue losses,
and effects of federal intervention, National Bureau of Economic Research,
1994.
7
Jagdish N. Bhagwati and Bent Hansen, A Theoretical Analysis of smuggling, M.
I. T., 1971.
8
Peter Andreas, Smuggling Wars: Law Enforcement and Law Evasion in a
Changing World, Transnational Organized Crime, Vol. 4, No. 2, Summer
1998, published by Frank Cass, London, pp. 75-90.
361
proclamato da Napoleone per affamare lInghilterra, che, se da un lato
dette origine ai moderni corpi di polizia militare fiscale inclusa la G.
d. F.
9
, sotto il profilo strategico fu un clamoroso autogol, perch
provoc le due catastrofiche campagne di Spagna e di Russia, la
rovina del commercio continentale e la perdita del consenso da parte
della plutocrazia, ossia della classe sociale su cui poggiava il Primo
Impero. Provoc inoltre gravi conflitti doganali allinterno dello stesso
impero napoleonico, che poetarono allannessione francese del Regno
dOlanda e alla minaccia di annessione del Regno dItalia, evitata dal
vicer Eugenio solo mediante loccupazione militare italiana dei
Baliaggi svizzeri del Ticino
10
. Padroni del mare dopo Trafalgar
(1805), gli inglesi avevano infatti trasformato in empori le piccole
isole prospicenti le coste continentali (Guernsey, Jersey, Man, Ponza,
Capri, Lissa), e da l foravano come burro i cordoni costieri guarniti da
40.000 preposti di finanza e cannonieri guardacoste, inondando il
continente di merci a prezzo di dumping
11
. E al tempo stesso i corsari
attaccavano il residuo commercio continentale, miseramente ridotto al
cabotaggio costiero in convogli di torre in torre.
Quello fu il canto del cigno della guerra di corsa, che non ebbe poi pi
modo di manifestarsi. La differenza tra corsari (privateers) e pirati
che i primi agiscono su licenza di un legittimo belligerante, e dunque

9
La Legione Truppe Leggere, i Fucilieri da montagna, il Battaglione dei corsi
sono solo precursori ideali che solo con molta buona volont possono essere
considerati antenati dellodierna GdF, mentre le guardie di finanza degli antichi
stati italiani 1814-1870 derivano direttamente dai preposti doganali istituiti
durante la dominazione napoleonica della Penisola.
10
Kurt Baumgartner, Il Cantone Ticino occupato dalle Truppe napoleoniche del
Regno dItalia (1810-1813), Lugano, Armando Dad editore, 2013. .
11
G. Daly, English Smugglers, the Channel, and the Napoleonic Wars, 1800-
1814, Journal of British Studies, 46 (2007), (1), pp. 30-46.
362
la corsa presuppone uno stato formale di guerra. Il contrabbando,
invece, , o almeno pu essere, una forma di guerra economica
effettiva e devastante condotta formalmente in tempo di pace, come
fu, a tutti gli effetti, la secolare guerra doganale tra Svizzera e Italia
(perduta dallItalia pere non averla saputa disinnescare con adeguate
misure di politica fiscale). Infatti vige qui la stessa identica differenza
che corre tra terroristi e freedom fighters: dipende dal punto di
vista. One nations smuggler was another nations legitimate
merchant
12
.
Un caso interessante circa la diversit dei punti di vista sul commercio
internazionale di sigarette, come pure circa le nuove possibilit di
elusione dei diritti erariali offerte dal web, quello della causa Philip
Morris-Yesmoke. La Yesmoke era in origine un semplice negozio di
Balerna, in Svizzera, che dal gennaio 2000 vendeva online stecche da
200 sigarette di marche popolari come Marlboro, Camel e Winston
prodotte nell'Unione Europea, in Svizzera e nelle Filippine e destinate
al mercato estero. Lo stesso anno lImported Cigarette Compliance
Act federale viet limportazione negli Stati Uniti di prodotti con
marchio registrato negli USA, senza l'autorizzazione del proprietario
del marchio. Sulla base di questa legge, nel 2001 la Philip Morris
intent causa contro la Yesmoke, accusandola di vendere le Marlboro
soprattutto sul mercato americano senza esserne stata autorizzata.
Leffetto immediato dellazione legale fu di fare pubblicit alla
Yesmoke e far aumentare le vendite annuali da 6 a 7,9 milioni di

12
Kenneth J. Banks, Official Duplicity. The Illicit Slave Trade of Martinique,
1713-1763, in Peter A. Coclanis (Ed.), The Atlantic Economy During the
Seventeenth and Eighteenth Centuries, Charleston, University of South Carolina,
2005, p. 230.
363
stecche, ma nel dicembre 2003 la Philip Morris vinse la causa e chiese
un risarcimento di 548 milioni di dollari per concorrenza sleale e
violazione del copyright. Malgrado ci il servizio postale americano
continuava a recapitare le stecche Yesmoke ai clienti americani in
base alla legge federale che sancisce il diritto del cittadino di
importare sigarette dallestero mediante dichiarazione doganale e
pagamento del dazio (che per di fatto il servizio doganale continuava
a non richiedere, per cui gli acquisti restavano duty free). Il 20 agosto
2004 la Philip Morris ottenne il possesso cautelare del dominio
Yesmoke.com, ma la vendita prosegu sul dominio Yesmoke.ch. Il 16
novembre 2004 un Boeing 747 della DHL con 150.000 stecche di
Marlboro Yesmoke fu circondato allaeroporto J. F. Kennedy di New
York da 200 agenti di 9 diverse agenzie investigative federali e il
carico fu confiscato. Il 13 marzo 2005 il giudice ridusse il
risarcimento dovuto dalla Yesmoke a 173 milioni. Nellestate
lazienda si trasform in S. p. A: e, approfittando della fine del
monopolio italiano dei tabacchi, si spost a Torino per produrre una
propria sigaretta, la Yesmoke, dal classico American blend ottenuto
mediante una mistura di sei diversi tabacchi. La fabbrica, situata a
Settimo Torinese, fu inaugurata il 7 agosto 2007, con una capacit
produttiva annuale di 50 milioni di stecche (10 miliardi di sigarette),
commercializzate con lo slogan chi fuma Marlboro un c.(!).
Oggi si comincia gi ad accumulare un discreto patrimonio di studi,
soprattutto in inglese, sulla storia del contrabbando. In merito gi
disponibile una delle Oxford Online Bibliographies curata da Mark G.
Hanna, peraltro ben lungi dallessere esaustiva perch limitata alla
sola area atlantica. Il pi noto tra i lavori pionieristici di storia del
364
contrabbando King's Cutters and Smugglers 1700-1855 di E. Keble
Chatterton, pubblicato a Londra nel 1912 e, a quanto mi consta, il
primo tentativo di storia globale del fenomeno risale al 1973
13
. In
seguito si sono moltiplicati gli studi su epoche e contesti particolari
14
,
e Alan L. Karras ha prodotto nel 2010 un nuovo tentativo di storia
generale del contrabbando
15
.
Il libro che ha per suscitato maggior scalpore Smuggler Nation:
How Illicit Trade Made America, di Peter Andreas
16
, professore di
scienze politiche alla prestigiosa Brown University. la settima pi
antica universit degli Stati Uniti, fondata nel 1764 a Providence
da James Manning, che porta il nome del cofondatore e benefattore
John Brown (1736-1803), il quale, a differenza del suo pi celebre
omonimo, doveva la sua fortuna alla tratta dei negri. Pur
mantenendo nello statuto il divieto puritano di studiare legge ed
economia (sterco del diavolo), la Braunensis stata la prima

13
David Phillipson, Smuggling: a history, 1700-1970, David & Charles, 1973.
14
Citiamo, a titolo di puro esempio: Robles, Gregorio de. Amrica a fines del siglo
XVII: Noticia de los lugares de contrabando. Valladolid, Spain: Casa-Museo de
Coln, 1980. Mary Waugh, Smuggling in Kent and Sussex 1700-1840,
Countryside Books, 1985, updated 2003; Lance Grahn, The Political Economy of
Smuggling: Regional Informal Economies in Early Bourbon New Granada,
Westview Press, 1997; B.- E. E. Alford, W. D. and H. O. Wills and the
Development of the UK Tobacco Industry: 1786-1965, Taylor & Francis, 2005;
Joshua M. Smith, Borderland Smuggling: Patriots, Loyalists and Illicit Trade in
the Northeast, 1783-1820, Gainesville, University Press of Florida, 2006;
Klooster, Wim. Inter-imperial Smuggling in the Americas, 16001800. In
Soundings in Atlantic History: Latent Structures and Intellectual Currents,
15001830. Edited by Bernard Bailyn and Patricia L. Denault, 141180.
Cambridge, MA: Harvard University Press, 2009; Evan T. Jones, Inside the
Illicit Economy. Reconstructing the smugglers trade of Sixteenth Century
Bristol, Ashgate Publications Farnham, 2012.
15
Alan L. Karras, Smuggling: Contraband and Corruption in World History,
Plymouth, UK, Rowman & Littlefield, 2010.
16
Peter Andreas, Smuggler Nation: How Illicit Trade Made America, Watson
Institute, Brown University, Oxford U. P., 2013.
365
universit non confessionale e una delle prime ad ammettere le
ragazze. Dal 2001 presieduta da una docente afroamericana e nel
2007 una commissione ufficiale ha contestato che il denaro del
benefattore eponimo provenisse dal commercio di schiavi.
Andreas sostiene che i politici i quali invocano maggiori controlli
delle frontiere americane soffrono di amnesia storica. I confini
americani non sono mai stati sicuri, mentre contrabbando e frontiere
porose hanno giocato un ruolo chiave nella nascita degli Stati Uniti e
nel loro sviluppo economico. Lungi dall'essere un nuovo pericolo per
il paese, il substrato illecito della globalizzazione in realt una
tradizione americana, dall epoca d'oro del commercio illegale" alla
rivoluzione industriale sino allattuale "guerra alla droga". Nel corso
del tempo, il contrabbando ha spaziato dalle munizioni alla tratta dei
neri e delle bianche, dai gioielli alle droghe, e tutti hanno avuto un
enorme impatto sull'economia e sulla cultura americana. Andreas
discute anche i climi socio-politici che hanno dato origine a queste
tempeste di commercio illecito. Lungi dal fare lapologia del
commercio illegale, Andreas sottolinea in quali aspetti e in quali
misure il flusso di merci illecite abbia nel tempo contribuito a dare
forma alla nazione, sia riguardo alla generazione e redistribuzione
della ricchezza, sia riguardo alla reazione sociale e alla
regolamentazione del commercio.
Comincio con il ricordare che la componente aerea della Guardia di
Finanza annovera pionieri del volo prima che lAeronautica Militare
fosse costituita in Forza Armata.
Infatti il Cap. Luca Bongiovanni, finanziere e pioniere aviatore, nel
1908 era al comando della Tenenza di Bergamo e vi fond,con pochi
366
altri appassionati, un Aero Club che prese parte ad una delle prime
manifestazioni aviatorie in Italia.



CONVEGNO IL CONTRABBANDO AL CONFINE ALPESTRE
DEI SECOLI XIX E XX
RASSEGNA STAMPA
Video TV/internet news
http://www.adnkronos.com/IGN/Mediacenter/Video_News/Addio-spalloni-il-
contrabbando-diventa-globale_32240164522.html
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Economia/Contrabbando-Gdf-dalle-
sigarette-alla-valuta-fenomeno-in-aumento_32238984335.html
http://www.metronews.it/master.php?pagina=notizie_rss.php&id=97068
http://it.finance.yahoo.com/notizie/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-valuta-
200600371.html?g_q=Contrabbando%3A%20Gdf%2C%20dalle%20sigarette%20al
la%20valuta%2C%20fenomeno%20in%20aumento
http://it.finance.yahoo.com/notizie/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-valuta-
fenomeno-aumento-180600378.html
http://www.sassarinotizie.com/24ore-articolo-193303-
contrabbando_gdf_dalle_sigarette_alla_valuta_fenomeno_in_aumento.aspx
http://www.liberoquotidiano.it/news/1251166/Contrabbando-Gdf-dalle-sigarette-
alla-valuta-fenomeno-in-aumento.html
http://www.sardiniapost.it/italia-e-dal-mondo/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-
valuta-fenomeno-in-
aumento/?g_q=Contrabbando%3A%20Gdf%2C%20dalle%20sigarette%20alla%20v
aluta%2C%20fenomeno%20in%20aumento
368
http://www.arezzoweb.it/notizie/speciale.asp?idnotizia=90460&g_q=Contrabbando
%3A%20Gdf%2C%20dalle%20sigarette%20alla%20valuta%2C%20fenomeno%20i
n%20aumento
http://www.news100.it/news/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-valuta-
fenomeno-in-aumento-122012
http://www.lavoce-nuova.it/content/adnkronos?id=ADN20130528200605
http://www.lasua.com/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-valuta-fenomeno-in-
aumento/
http://attual.it/notizie/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-valuta-fenomeno-in-
aumento
http://attual.it/notizie/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-valuta-fenomeno-in-
aumento-2
http://www.intopic.it/notizia/4958000/
http://www.freenewspos.com/notizie/archivio/d/777695/oggi/contrabbando-gdf-
dalle-sigarette-alla-valuta-fenomeno-in-aumento
http://www.rimagina.com/d5tmFv2-contrabbando-sigarette-valuta-fenomeno.html
http://www.ilcittadino.it/p/2013/05/28/AB9AjraC-
contrabbando_aumento_fenomeno_sigarette.html
http://www.padania.org/padania/tasse/359063-contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-
valuta-fenomeno-in-aumento.html
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2013/5/28/Contrabbando-
Gdf-dalle-sigarette-alla-valuta-fenomeno-in-aumento/397722/
369
http://www.ogginotizie.com/2013/05/28/contrabbando-gdf-dalle-sigarette-alla-
valuta-fenomeno-in-aumento/
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