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SCUOLA MARESCIALLI E BRIGADIERI DEI CARABINIERI

SINOSSI PER LA PREPARAZIONE AL CONCORSO


PER LAMMISSIONE AL 20 CORSO TRIMESTRALE
ALLIEVI V.B. DEL RUOLO SOVRINTENDENTI
(PARTE PROFESSIONALE)

2014
SCUOLA MARESCIALLI E BRIGADIERI DEI CARABINIERI

SINOSSI PER LA PREPARAZIONE AL CONCORSO


PER LAMMISSIONE AL 20 CORSO TRIMESTRALE
ALLIEVI V.B. DEL RUOLO SOVRINTENDENTI
(PARTE PROFESSIONALE)

2014

I
AVVERTENZA

In relazione al programma desame allegato al bando di concorso, la sinossi


costituisce un mero ausilio/riferimento per la preparazione delle prove concorsuali.
CONCORSO PER LAMMISSIONE AI 20 CORSO TRIMESTRALE
ALLIEVI V.B. DEL RUOLO SOVRINTENDENTI
(PARTE PROFESSIONALE)

INDICE GENERALE

TECNICA PROFESSIONALE
I TESI LORGANIZZAZIONE DELLARMA DEI CARABINIERI
II TESI IL TRATTAMENTO ELETTRONICO DELLE INFORMAZIONI:
BANCA DATI FF.PP. - SCHEDARI DI P.G.
III TESI ISTRUZIONE SUL CARTEGGIO - FORME E SVOLGIMENTO
DEL CARTEGGIO
IV TESI USO DEI MEZZI DI COERCIZIONE FISICA
V TESI PARTICOLARIT SUL SERVIZIO ISTITUZIONALE: SERVIZI
DI ISTITUTO (PATTUGLIE E PATTUGLIONI;
PERLUSTRAZIONI; BATTUTE E RASTRELLAMENTI; POSTI
DI BLOCCO E SQUADRIGLIE)

DIRITTO E TECNICA DELLA CIRCOLAZIONE STRADALE


I TESI CODICE DELLA STRADA. DISPOSIZIONI GENERALI
II TESI SERVIZI DI POLIZIA STRADALE
III TESI GUIDA DI VEICOLI - REQUISITI FISICI, PSICHICI E MORALI
IV TESI DOCUMENTI NECESSARI PER LA GUIDA DEI VEICOLI A
MOTORE
V TESI NORME DI COMPORTAMENTO

TECNICA DI POLIZIA GIUDIZIARIA


I TESI LA TECNICA DELLE PERQUISIZIONI PERSONALI E LOCALI
II TESI SERVIZIO DI OSSERVAZIONE CONTROLLO -
PEDINAMENTO (O.C.P.)
III TESI IL SERVIZIO DI IDENTIFICAZIONE: IL SEGNALAMENTO
FOTOGRAFICO DATTILOSCOPICO DESCRITTIVO
IV TESI GLI STUPEFACENTI: GENERALIT - LE PRINCIPALI
SOSTANZE STUPEFACENTI

- IV -
V TESI ATTIVIT TECNICO SCIENTIFICHE: POLIZIA SCIENTIFICA -
IL SERVIZIO CARABINIERI INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE

DIRITTO PENALE E LEGGI SPECIALI (NOZIONI)


I TESI IL DIRITTO PENALE - I REATI IN GENERALE
II TESI IL REATO - ELEMENTO OGGETTIVO. SOGGETTIVO E
ANTIGIURIDICITA
III TESI LE FORME DI MANIFESTAZIONE DEL REATO - IL
TENTATIVO - CIRCOSTANZE ATTENUANTI ED
AGGRAVANTI - IL CONCORSO
IV TESI LE CAUSE DI ESCLUSIONE DEL REATO
V TESI LE CAUSE DI ESTINZIONE DEL REATO E DELLA PENA
VI TESI LEGGE 20 FEBBRAIO 1958 NR. 75 ABOLIZIONE DELLA
REGOLAMENTAZIONE DELLA PROSTITUZIONE E LOTTA
CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE
ALTRUI
VII TESI LEGGE 8 FEBBRAIO 1948 NR. 47 DISPOSIZIONI SULLA
STAMPA E NORMATIVA CONNESSA

DIRITTO PROCESSUALE PENALE (NOZIONI)


I TESI LA MAGISTRATURA
II TESI GENERALIT SUL PROCESSO PENALE
III TESI LA POLIZIA GIUDIZIARIA
IV TESI I SOGGETTI PROCESSUALI
V TESI LE INDAGINI PRELIMINARI
VI TESI GLI ATTI DI POLIZIA GIUDIZIARIA

DIRITTO DI POLIZIA
I TESI ORDINE E SICUREZZA PUBBLICA LA POLIZIA DI
SICUREZZA
II TESI I DOCUMENTI DI IDENTIFICAZIONE
III TESI LE MISURE DI PREVENZIONE PERSONALI (NOZIONI)

DIRITTO PENALE MILITARE


I TESI LE PERSONE SOGGETTE ALLA LEGGE PENALE MILITARE
IN TEMPO DI PACE

-V-
II TESI IL REATO E LE PENE MILITARI

STORIA DELLARMA
I TESI PREMESSE STORICHE SULLE ORIGINI DELLARMA DEI
CARABINIERI
II TESI LA FONDAZIONE DEL CORPO
III TESI LE PRIME PROVE
IV TESI LE GUERRE PER LINDIPENDENZA E LUNITA NAZIONALE
V TESI LE OPERAZIONI CONTRO IL BRIGANTAGGIO FRA IL 1860
ED IL 1870
VI TESI LARMA NEGLI ULTIMI DECENNI DEL XIX SECOLO
VII TESI ALLINIZIO DEL NUOVO SECOLO
VIII TESI LARMA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE
IX TESI IL PRIMO DOPOGUERRA
X TESI OLTREMARE
XI TESI LARMA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE, 10 GIUGNO 1940
8 SETTEMBRE 1943
XII TESI LARMA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE E NELLA
RESISTENZA
XIII TESI IL SECONDO DOPOGUERRA
XIV TESI LARMA NELLITALIA CONTEMPORANEA
XV TESI LARMA PROIETTATA VERSO IL FUTURO

- VI -
TECNICA PROFESSIONALE
I TESI LORGANIZZAZIONE DELLARMA DEI CARABINIERI

1. Premessa
Per far fronte alle esigenze istituzionali, l'Arma si articola in (art. 169 D.Lgs. 66/2010 Codice
dellOrdinamento Militare):

1. COMANDO GENERALE

2. ORGANIZZAZIONE ADDESTRATIVA

3. ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE

4. ORGANIZZAZIONE MOBILE E SPECIALE

5. REPARTI PER ESIGENZE SPECIFICHE

Personale dellArma inoltre impiegato in:

ORGANISMI INTERFORZE DELLAREA DIFESA


(NAZIONALI ED ALLEATI)

ORGANISMI INTERFORZE DI POLIZIA


(NAZIONALI E INTERNAZIONALI)

2. Comando Generale
Il Comando Generale la struttura mediante la quale il Comandante Generale dirige, coordina e
controlla le attivit dellArma (art. 170 D.Lgs. 66/2010 Codice dellOrdinamento Militare).
In particolare:
assicura lanalisi dei fenomeni criminosi e il raccordo delle attivit operative condotte dalle attivit
dellArma;
mantiene per tutto ci che non attiene ai compiti militari, i rapporti con i ministeri e con gli altri
organi centrali della pubblica amministrazione nonch, nei casi previsti dalle norme in vigore con
gli organismi internazionali, fermo restando i rapporti di dipendenza funzionale dal Ministro
dellinterno.
Ad esso fanno capo tutte le Organizzazioni dellArma.
Il Comando Generale comprende larea di vertice decisionale, incentrata su:
Comandante Generale:

1
componente del comitato nazionale dellordine e della sicurezza pubblica, nonch del consiglio
generale per la lotta alla criminalit organizzata;
organo centrale di sicurezza dellArma dei Carabinieri e sulla base delle direttive del Capo di
stato maggiore della difesa:
individua i reparti e personale da impiegare per lassolvimento dei compiti connessi con le
funzioni di polizia militare e la partecipazione a operazioni militari in Italia ed allestero;
formula le proposte di competenza per la pianificazione operativa;
determina, relativamente allArma dei Carabinieri le modalit attuative della mobilitazione e
lentit delle relative scorte;
concorda con la Direzione generale competente la designazione del personale civile;
assicura, per lesecuzione di operazioni ed esercitazioni, nazionali e multinazionali, la
disponibilit quantitativa e qualitativa delle forze stabilite dal Capo di stato maggiore della
difesa, individuando i relativi reparti;
responsabile dellorganizzazione e dellapprontamento dellunit e dei reparti dellArma
anche per lassolvimento degli impegni derivanti da accordi e trattati internazionali;
dispone il concorso dellArma dei carabinieri alla difesa integrata del territorio nazionale;
promuove lo svolgimento di percorsi di formazione presso altre scuole delle amministrazioni
statali, nonch presso soggetti pubblici e privati, e di periodi di studio presso amministrazioni
e istituzioni dei Paesi dell'Unione europea e organizzazioni internazionali.
determina l'ordinamento, le circoscrizioni territoriali, gli organici e le modalit di funzionamento
dei comandi, reparti, unit, istituti ed enti vari, emanando le relative disposizioni nei settori di
attivit tecnico-operativa;
determina l'istituzione o la soppressione di posti fissi o stazioni temporanee;
approva i programmi e impartisce le disposizioni riguardanti l'addestramento e il
perfezionamento della preparazione professionale del personale dell'Arma;
approva le pubblicazioni dell'Arma dei Carabinieri.
nel settore tecnico-logistico:
determina le politiche di impiego, di gestione e di mantenimento del parco, le dotazioni e le
scorte, la regolamentazione tecnica;
sentito, su iniziativa del Capo di stato maggiore della difesa, il Comitato dei Capi di stato
maggiore delle Forze armate, determina:
le linee di pianificazione e programmazione tecnica;
i programmi, le ricerche, gli studi e le sperimentazioni;
l'adozione di nuovi materiali specifici per le esigenze dell'Arma.
Dal Comandante Generale dipendono:
la Commissione per il supporto della condizione generale del personale dellArma dei
Carabinieri;
la Commissione di Valutazione per lAvanzamento (Co.V.A.);
il Dirigente Generale responsabile dei Sistemi Informativi Automatizzati;

lUfficio Rapporti con la Rappresentanza Militare;


la Segreteria lAiutante di Campo;
Vice Comandante Generale che:
il Generale di Corpo dArmata in servizio permanente effettivo pi anziano in ruolo, con
mandato della durata massima di un anno e con funzioni vicarie in casi di assenza del
Comandante;

2
coadiuva il Comandante Generale assolvendo le funzioni delegategli;
ha alle dirette dipendenze, quale custode della storia e delle tradizioni dellArma, il Museo
Storico e lUfficio Storico;

Capo di Stato Maggiore che:


il diretto collaboratore del Comandante Generale, ne interpreta la volont e traduce in ordini le
sue decisioni;
dirige, coordina e controlla l'attivit dello Stato Maggiore;
segue costantemente la situazione nazionale ed internazionale, che prospetta al Comandante
Generale unitamente ai problemi riguardanti il servizio d'istituto, lefficienza dei mezzi, la
forza, la consistenza organica, il morale e l'addestramento dei reparti dell'Arma.
Dal Ca. SM dipendono:
lUfficio del C.S.M.;
il Reparto Autonomo con compiti logistici, amministrativi e di sicurezza nell'ambito della sede
del Comando Generale. Si articola in un Nucleo Comando, Reparto Comando,
Servizio Amministrativo, Centro Polispecialistico (con sede nella Legione Allievi Carabinieri di
Roma) e Servizio Sanitario. Dal Reparto Comando dipendono anche la Compagnia Speciale di
Pronto Intervento e il Centro Servizi Telematici;
la Direzione di Sanit;
la Direzione di Amministrazione;
il Servizio Assistenza Spirituale;
il Sottocapo di Stato Maggiore che:
coadiuva il Capo di SM nell'esercizio delle sue attribuzioni e lo sostituisce in caso di
temporanea assenza, impedimento o vacanza della carica;
provvede alla "determinazione" delegata degli impegni di spesa sui vari capitoli di bilancio;
svolge funzioni di indirizzo e coordinamento nel settore della previsione e gestione dei
capitoli di spesa, nei confronti dei Capi Reparto e, per l'attivit di decretazione delegata, nei
confronti del Capo Reparto Pianificazione Programmazione, Bilancio e Controllo nonch del
Direttore di Amministrazione;
sovrintende, tramite il dipendente Ufficio Legislazione, alle peculiari attivit di settore a
favore di tutti i Reparti;
esplica azione propulsiva, di coordinamento e controllo sui dipendenti Ufficio Legislazione,
Centro Nazionale Amministrativo e Centro Nazionale Selezione e Reclutamento;
presiede e coordina l'attivit dei gruppi di lavoro e di studio per l'approfondimento di
problematiche di primario interesse dell'Istituzione;
firma "d'ordine" gli atti e/o le determinazioni di pertinenza degli Uffici, dei Centri e delle
Direzioni, in base alle competenze attribuitegli e alle deleghe ricevute.
Ha alle sue dipendenze:
l Ufficio Legislazione;
il Centro Nazionale Amministrativo (CNA), con sede in Chieti, collegato tecnicamente con la
Direzione di Amministrazione (a sua volta dipendente dal Capo di Stato Maggiore), con
compiti di:
 gestione matricolare attraverso il S.I.G.Ma. (Sistema informatizzato per la gestione
matricolare);
 trattamento economico (attivit e quiescenza);
 assistenza fiscale a tutto il personale dellArma;

3
 denuncia mensile analitica allI.N.P.S. (gestione ex INPDAP) dei dati contributivi del
personale;
Centro Nazionale di Selezione e Reclutamento Carabinieri (CNSR), con sede presso la
Caserma Salvo dAcquisto in Roma (Tor di Quinto), che ha i seguenti compiti:
 attivit di reclutamento e concorsuali, relative alle varie forme di immissione;
 accertamenti fisico-psico-attitudinali sul conto degli aspiranti, nonch del personale in
servizio da destinare a particolari settori di specializzazione;
 sviluppo di contatti con altri centri militari, universit, enti e istituti specializzati, per
seguire programmi tecnico - scientifici in campo nazionale e internazionale, nonch
studiare nuovi strumenti fisio-psicodiagnostici in materia di selezione.
lo Stato Maggiore, articolato su 6 Reparti:
I Reparto (Organizzazione delle Forze), preposto alle attivit in campo ordinativo,
addestrativo, del governo del personale, disciplinare e assistenziale che si articola in: Ufficio
Ordinamento, Ufficio Addestramento e Regolamenti, Ufficio Personale Ufficiali, Ufficio
Personale Marescialli, Ufficio Personale Brigadieri, Appuntati e Carabinieri e Ufficio per
lAssistenza e il Benessere del personale;
II Reparto (Impiego delle Forze), con funzioni di comando ed indirizzo nel campo operativo,
che si articola in: Ufficio Operazioni, Ufficio Piani e Polizia Militare, Ufficio Criminalit
Organizzata, Ufficio Sicurezza, Ufficio dei Servizi Aereo e Navale, Ufficio Cooperazione
Internazionale. NellUfficio Operazioni collocata la Sala Operativa, centro propulsore del
Comando Generale, che informata da ogni Comando dellArma su fatti ed operazioni di
particolare spessore; informa, a sua volta, i vertici dellArma per fornire gli elementi
necessari al fine delleventuale adozione di decisioni urgenti e per consentire loro di
aggiornare costantemente le Autorit politiche e istituzionali circa lo stato e lo sviluppo
di situazioni dinteresse; supporta l'attivit decisionale;
III Reparto (Telematica), competente sui programmi di sviluppo tecnologico per
linformatica, le telecomunicazioni e la trasmissione dei dati che si articola in: Ufficio
Informatica e Telecomunicazioni, Ufficio Sistemi Telematici, Ufficio Armamento ed
Equipaggiamenti Speciali;
IV Reparto (Sostegno Logistico delle forze), con compiti di indirizzo e coordinamento nello
specifico settore, si articola in: Ufficio Logistico, Ufficio Infrastrutture, Direzione Lavori del
Genio, Direzione della Motorizzazione, Direzione di Veterinaria e Direzione di
Commissariato. Il Capo del IV Reparto, avendo alle dipendenze i quattro citati Direttori, ha
assunto i compiti di Ispettore Logistico;
V Reparto (Relazioni esterne e comunicazione) con compiti di indirizzo e coordinamento nei
settori relazionale e promozionale, nonch dei rapporti con i cittadini, che si articola in:
Ufficio Relazioni con il Pubblico, Ufficio Stampa e Ufficio Cerimoniale;
VI Reparto (Pianificazione, Programmazione, Bilancio e Controllo) preposto al
coordinamento dellattivit amministrativa e finanziaria, si articola in: Ufficio Pianificazione
Programmazione e Controllo, Ufficio Bilancio, Ufficio Approvvigionamenti.

3. Organizzazione Addestrativa
a. Generalit
L'Organizzazione Addestrativa provvede, secondo gli obiettivi definiti dal Comando Generale, alla
formazione, allaggiornamento e alla specializzazione del personale dellArma dei Carabinieri (art.
172 D.Lgs. 66/2010 Codice dellOrdinamento Militare).
Essa comprende:

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COMANDO DELLE SCUOLE DELLARMA DEI CARABINIERI
da cui dipendono:

SCUOLA UFFICIALI CARABINIERI

SCUOLA MARESCIALLI E BRIGADIERI DEI CARABINIERI

LEGIONE ALLIEVI CARABINIERI

ISTITUTO SUPERIORE DI TECNICHE INVESTIGATIVE

SCUOLA DI PERFEZIONAMENTO AL TIRO

CENTRO DI PSICOLOGIA APPLICATA PER LA FORMAZIONE

CENTRO LINGUE ESTERE DELLARMA DEI CARABINIERI

CENTRO SPORTIVO CARABINIERI

Al vertice posto il Comando delle Scuole dellArma dei Carabinieri, con sede a Roma presso la
Caserma O. de Tommaso, retto da Generale di Corpo dArmata.
Esso svolge azione propulsiva, di coordinamento, indirizzo e controllo sulle Scuole dipendenti oltre
che sui reparti di cui ai successivi sottoparagrafi.
b. Scuola Ufficiali Carabinieri
La costituzione della Scuola Ufficiali Carabinieri risale al 1884, anno in cui presso la Legione
Allievi Carabinieri Reali di Torino (Caserma Cernaia) inizi a funzionare la Scuola per Aspiranti
al grado di Sottotenente. Tale Istituto fu trasferito a Roma nel Novembre 1885.
Nel 1906 esso assunse una fisionomia autonoma, con la denominazione di Scuola Allievi Ufficiali
dei Carabinieri Reali.
Nel 1926 la Scuola venne trasferita a Firenze, ove aveva sede la Scuola Allievi Sottufficiali
Carabinieri Reali ed i due Istituti nel 1928 assunsero la denominazione di Scuola Centrale dei
Carabinieri Reali.
Il 28 aprile 1951 il corso Ufficiali venne di nuovo trasferito a Roma ove fu istituita la Scuola
Ufficiali Carabinieri.
Il 10 novembre 1976 lIstituto si trasfer da via Garibaldi nellattuale sede in via Aurelia.
La Scuola, retta da un Generale di Divisione, Essa ordinata su :
Stato Maggiore;
Istituto di Studi Professionali Giuridici e Militari (ISPGM), istituito nel settembre 2000, con
il compito di assicurare linterdisciplinariet degli insegnamenti professionali e giuridico-
militari e svolgere le funzioni di centro studi pilota per le attivit di ricerca ed elaborazione
dottrinale. E articolato in Cattedre di: Servizio di Stato Maggiore e Tecnica Professionale,

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Tecniche investigative, Arte militare e delle operazioni di mantenimento della pace, Informatica,
Diritto Militare. Sono state istituite ulteriori tre cattedre (Amministrazione e Commissariato;
Logistica; Medicina Militare), per ufficiali del Ruolo Tecnico-Logistico;
Reparto corsi;
Servizio Amministrativo.
Compito della Scuola di curare lo svolgimento dei seguenti corsi:
applicazione (biennale pi uno di perfezionamento), per i Sottotenenti del Ruolo Normale
provenienti dal biennio dell'Accademia Militare. Al termine del corso gli Ufficiali conseguono la
laurea in Giurisprudenza;
applicativo, di durata non inferiore ad un anno, per i Marescialli in servizio permanente effettivo,
vincitori dei concorsi previsti dalle leggi per il reclutamento degli Ufficiali in servizio
permanente effettivo del ruolo speciale;
formativo, di durata non inferiore ad un anno, per i vincitori di concorso per titoli ed esami,
comprendente i comparti amministrativo (specialit amministrazione e commissariato), tecnico
scientifico e psicologico (specialit investigazioni scientifiche, telematica, genio e psicologia
applicata), nonch sanitario (specialit sanit, suddivisa in medicina e farmacia, e veterinaria);
Presso la Scuola Ufficiali sono, tra laltro, svolti:
seminari per Generali destinati ai Comandi di Legione, per Colonnelli e Tenenti Colonnelli
destinati ai Comandi Provinciali e ai Gruppi, nonch quelli per Tenenti e Capitani destinati ad
assumere per la prima volta il Comando di Compagnia;
corsi per Capi Ufficio Personale e Logistico delle Legioni;
corsi integrativi, di perfezionamento, di aggiornamento o di specializzazione, di volta in volta
previsti per tutti gli Ufficiali con scopi e durata definiti dal Comando Generale;
corsi di carattere tecnico-operativo per il personale militare di polizia nazionale o straniero,
definiti e programmati dal Comando Generale.
Corso di istituto per maggiori del RN;
Corso di aggiornamento per capitani del RS.
Scopo generale degli insegnamenti di assicurare agli Ufficiali, seguendo levoluzione della
dottrina, della legislazione e della tecnica, la capacit necessaria per assolvere - con competenza - i
complessi compiti istituzionali.
La Scuola cura anche la redazione della Rassegna dell'Arma dei Carabinieri, pubblicazione
trimestrale che, attraverso la trattazione di argomenti di carattere militare, giuridico e sociale, tende
ad aggiornare ed indirizzare la preparazione del personale dell'Arma.
c. Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri
La Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri fu istituita in Firenze il 1 marzo 1920, come
Scuola Allievi Sottufficiali Carabinieri Reali, denominazione che mantenne sino al 1928 allorch
fu trasformata in Scuola Centrale Carabinieri Reali inglobando corsi per Ufficiali e Sottufficiali
dellArma. Con il trasferimento a Roma dei corsi Ufficiali, nel 1952 assunse la denominazione di
Scuola Sottufficiali dei Carabinieri.
Dal 1 Settembre 1996 essa ha preso la sua attuale denominazione.
La Scuola Marescialli e Brigadieri dei Carabinieri, retta da un Generale di Brigata/Divisione,
provvede allo svolgimento dei corsi previsti dalle leggi per il reclutamento e per lavanzamento del
personale non direttivo e non dirigente dellArma dei Carabinieri (Marescialli e Brigadieri), nonch
da disposizioni speciali.
Si articola su:
uno Stato Maggiore (Ufficio Personale, Ufficio Addestramento, Ufficio Logistico, Reparto
Comando, Sezione Sanit) presso la Caserma Mameli;

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un Servizio Amministrativo;
due Reggimenti Allievi Marescialli:
il 1 Reggimento A.M.B., che ha sede in Velletri, si articola su quattro Compagnie Allievi
Marescialli e una Compagnia Allievi Vicebrigadieri. Nel suo ambito inquadrato anche il
Centro Addestramento Specializzati Telematica (CAST), preposto a curare la formazione di
base e specialistica per il personale destinato a ricoprire incarichi tecnici nel
settore telematico;
il 2 Reggimento A.M., che ha sede in Firenze, inquadra 2 Compagnie Allievi Marescialli.
Nella caserma Salvo d'Acquisto di Velletri si svolgono il primo ed il secondo anno del corso
triennale, previsto per la preparazione di base dei futuri Marescialli dell'Arma, e i corsi di
aggiornamento e di qualificazione per Allievi Vicebrigadieri.
Nelle caserme Mameli e Baldissera di Firenze si svolge il terzo anno del corso triennale per
allievi Marescialli, durante il quale viene completato e perfezionato linsegnamento delle materie
tecnico-professionali, ed il corso annuale per Marescialli.
Il corso triennale per Marescialli, a seguito di convenzione stipulata con lUniversit degli studi di
Roma-Tor Vergata, consente il conseguimento della laurea di 1 livello in Scienze Giuridiche
della Sicurezza.
Nelle sedi di Firenze e Velletri vengono altres svolti alloccorrenza corsi aperiodici, per altre Forze
Armate e Corpi di Polizia.
Il compito istituzionale della Scuola quello di formare, sotto il profilo militare e professionale,
Marescialli e Brigadieri dell'Arma, allo scopo di metterli nelle migliori condizioni di assolvere le
funzioni e i compiti d'istituto.
d. Legione Allievi Carabinieri
Dal 15 luglio 2008 operativo il nuovo assetto organizzativo degli Istituti di Istruzione dell'Arma
dei Carabinieri preposti alla formazione del personale del ruolo Appuntati e Carabinieri.
Il provvedimento ha soppresso la ''Brigata Scuole Appuntati e Carabinieri'' di Benevento e
determinato il passaggio delle funzioni di comando alla Scuola Allievi Carabinieri di Roma, che,
elevata al rango di Brigata, ha assunto la denominazione di Legione Allievi Carabinieri. Con sede
in Roma presso la Caserma Orlando De Tommaso di via Carlo Alberto Dalla Chiesa in Roma ha
attualmente alle sue dipendenze cinque Scuole Allievi Carabinieri: Roma, Torino, Campobasso,
Reggio Calabria ed Iglesias
Presso le sopracitate Scuole, vengono tenuti i corsi formativi per Carabinieri, della durata di 12 mesi
e curata la somministrazione di moduli didattici monotematici e/o per corsi aperiodici rivolti al
personale gi in servizio dei vari ruoli (c/o la Scuola di Campobasso).
(1) Scuole Allievi Carabinieri
(a) Generalit
Le origini della prima Scuola Allievi Carabinieri risalgono al 1822, anno di istituzione in
Torino di un Deposito di Reclutamento, in attivit fino al 24 Gennaio 1861, allorch in
quella stessa citt, venne istituita la 14 Legione Carabinieri Reali, incaricata di
provvedere al reclutamento ed alladdestramento del Corpo dei Carabinieri Reali.
Con il conseguimento dellunit nazionale e lattuazione della nuova organizzazione
statale, in data 10 Ottobre 1885 fu deciso il trasferimento del Reparto a Roma, presso
lattuale caserma, allepoca intitolata a Re Vittorio Emanuele II, ed assunse la
denominazione di Legione Allievi Carabinieri Reali.
Il 14 marzo 1894, nel corso di una solenne cerimonia, il Re Umberto I consegn la
Bandiera di guerra allArma dei Carabinieri (gi concessa con atto formale il 25 febbraio
precedente). Da allora, tale Istituto distruzione ha lalto onore di custodirla.

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Nel dopoguerra essa assunse la denominazione di Legione Allievi Carabinieri e fu
intitolata alla M.O.V.M. Cap. Orlando De Tommaso.
Il 15 giugno 1971 assunse la nuova denominazione di SCUOLA ALLIEVI
CARABINIERI.
Dal 18 giugno 1862, ospita la Banda dellArma.
(b) Compiti
Le Scuole Allievi Carabinieri provvedono alla formazione militare e tecnico professionale
dei giovani che si arruolano nell'Arma per diventare Carabinieri.
Larruolamento dei carabinieri effettivi avviene mediante bando di concorso riservato ai
volontari con ferma annuale o quadriennale nellEsercito, nella Marina Militare e
nellAeronautica Militare.
e. Istituto Superiore di Tecniche Investigative dellArma dei Carabinieri
LIstituto Superiore di Tecniche Investigative dellArma dei Carabinieri, costituito il 6 ottobre
2008, un reparto addestrativo di eccellenza presso il quale vengono programmati e tenuti corsi
post formativi di aggiornamento per Ufficiali ed Agenti di P.G. impiegati nelle unit operative delle
organizzazioni territoriale e speciale e per operatori di polizie estere, con i seguenti obiettivi:
potenziamento qualitativo dellazione investigativa;
accrescimento:
professionale dei singoli operatori di p.g.;
della conoscenza degli strumenti di cooperazione internazionale di polizia;
miglioramento delle tecniche investigative derivante dal confronto in aula con operatori
qualificati;
incentivo delle sinergie fra le componenti investigative;
elaborazione e codificazione di una dottrina organica delle investigazioni di polizia giudiziaria.
Il Reparto posto alle dirette dipendenze del Comando delle Scuole dellArma e si avvale, per il
supporto amministrativo e logistico, del 1 Reggimento Allievi Marescialli e Brigadieri di Velletri.
Listituto comandato da Generale di Brigata o Colonnello, che assolve le funzioni di Comandante
di Corpo, da cui dipendono:
lUfficio Comando, retto da Ten.Col.;
lUfficio Addestramento, retto da Col./Ten.Col.;
la 1 Sezione Corsi, retta da Magg./Cap.;
la 2 Sezione Corsi, retta da Magg./Cap..
LI.S.T.I. dotato di sala ascolto per intercettazioni, aula interpretariato, sei laboratori
investigazioni scientifiche (rilievi antropometrici, bloodstain pattern analysis, chimica, calchi,
primo intervento, rilievi sulla scena del crimine), aree indoor di simulazione dove vengono allestite
le scene del crimine pi comuni per le esercitazioni tecnico-pratiche.
Lapproccio didattico di tipo pratico e mira a trasferire dal campo allaula le esperienze
operative della quotidianit maturate dai reparti investigativi di punta dellArma. I docenti sono
scelti fra le migliori professionalit oggi espresse presso le strutture investigative, quali i reparti del
Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, del Raggruppamento Operativo Speciale
ed i Nuclei Investigativi provinciali maggiormente impegnati sul fronte del crimine organizzato,
oltre che Magistrati, Professori universitari ed esperti forensi.
f. Scuola Carabinieri di Perfezionamento al Tiro
Al fine di conferire all'addestramento al tiro con le armi individuali il massimo indice di
rendimento, nel 1971 venne costituito il Centro di Perfezionamento al Tiro. In data 10 febbraio
2004 il reparto ha assunto lattuale denominazione.

8
La Scuola, con sede a Roma presso la caserma Talamo, articolata come segue:
Nucleo Comando;
Sezione armamento, che effettua, diniziativa o a richiesta, ricerche, studi, sperimentazioni e
prove comparative sul materiale d'armamento e di equipaggiamento nonch su tecniche
realistiche dintervento;
Sezione Addestramento (retta da un Magg/Cap. facente funzioni di Vicecomandante della
Scuola) che svolge corsi di specializzazione per istruttori di tiro e tiratori scelti.
La Scuola, retta da un Colonnello/Ten. Col., dipende dal Comando delle Scuole dellArma.
Tutto il personale del Centro concorre inoltre alla formazione dei 10 Nuclei Tiratori Scelti,
costituiti per particolari esigenze di polizia giudiziaria e composti da militari, equipaggiati con armi
lunghe di precisione, addestrati per limpiego in ore diurne e notturne.
Dipende:
per limpiego, in ambito operativo, dal Comando Generale;
per la parte amministrativa, dal Comando delle Scuole.
Il Reparto dispone, in sede stanziale, di moderne infrastrutture ed apparecchiature idonee a simulare
condizioni ambientali e situazioni particolari dintervento nonch di un poligono a cielo aperto e di
uno in galleria.
g. Centro di Psicologia Applicata per la Formazione dellArma dei Carabinieri
Listituito il 1 settembre 2003, dipende direttamente dal Comandante delle Scuole. Retto da
Colonnello/Tenente Colonnello RTL (Specialit Psicologia), opera a supporto degli allievi e dei
formatori, al fine di realizzare uninterazione tra il momento della selezione iniziale e la successiva
delicata fase di inserimento, orientamento e formazione.
h. Centro Lingue Estere dellArma dei Carabinieri
Con decorrenza dal 1 maggio 2004, lUfficio Lingue Estere CC, gi inserito nello Stato Maggiore
del Comando delle Scuole dellArma, stato riconfigurato in Centro Lingue Estere dellArma dei
Carabinieri, transitando alle dirette dipendenze del Comandante delle Scuole. Il Centro, retto da
un Gen. B./Col. ubicato nella caserma Orlando De Tommaso di Roma, sede del Comando delle
Scuole dellArma dei Carabinieri. Tra i compiti, lorganizzazione di corsi di lingue straniere,
nonch la valutazione e certificazione della conoscenza linguistica del personale.
i. Centro Sportivo Carabinieri
Fino al 1960 lattivit sportiva dellArma veniva svolta da militari isolati, tesserati dalle varie
Federazioni sportive ovvero da nuclei sportivi temporanei creati allesigenza per la partecipazione ad
attivit interforze.
Successivamente, lorganizzazione sportiva ha subito diverse modifiche. In particolare, nel:
1962, era impostata su una Sezione dellUfficio Addestramento e Regolamenti, un Centro
Sportivo dellArma (Sezioni tiro a segno, judo, pugilato, pentathlon e attivit sportive
varie) presso la Scuola Allievi di Roma e Nuclei sportivi presso la 1 Divisione (tiro a segno, sci,
attivit sportive varie), la 2 Divisione (tiro a segno, ippica, cinofili, attivit sportive varie) e la
3 Divisione (tiro a segno, canottaggio e attivit sportive varie);
1964, era incentrata su un Centro Sportivo Carabinieri, presso l11 Brigata, con alla dipendenze
le varie Sezioni sportive;
1965, il Centro veniva trasferito presso il Comando Generale, assumendo la fisionomia di
Ufficio autonomo;
1974, le Sezioni Sportive venivano transitate alle dipendenze dei reparti presso i quali avevano
sede;
1978, il Centro veniva trasformato in Sezione dellUfficio Addestramento e Regolamenti;

9
1995, il comparto si incentrava sullUfficio Attivit Sportiva del V Reparto del Comando Generale
(a cui facevano capo il Distaccamento Atleti di Roma e le 10 Sezioni Sportive dislocate sul
territorio nazionale);
2000, gli assetti sportivi istituzionali venivano nuovamente ricondotti nellalveo del I Reparto,
costituendo la 4 Sezione Attivit sportive dellUfficio Addestramento e Regolamenti.
Nel 2009, per assicurare la gestione unitaria del settore sportivo e per meglio coordinare le attivit
espletate dalle Sezioni Sportive, distribuite sul territorio nazionale, si proceduto allistituzione del
Centro Sportivo Carabinieri, con sede in Roma, previa riconfigurazione del preesistente
Distaccamento Atleti in vera e propria unit organica, avente alle dirette dipendenze le dieci Sezioni
sportive (Judo, Taekwondo, Scherma, Pentathlon moderno e Triathlon, Tiro a segno e tiro al volo,
Equitazione, Nuoto, Atletica, Paracadutismo sportivo, Sport invernali). Di conseguenza, la 4 Sezione
dellUfficio Addestramento e Regolamenti del Comando Generale veniva contestualmente soppressa,
ripartendo i relativi compiti tra il neocostituito Centro e la 1 Sezione del medesimo Ufficio.
Nel 2011 le Sezioni Paracadutismo Sportivo e Sport Invernali sono state enucleate e poste alle
dipendenze, rispettivamente, del 1 Reggimento CC Paracadutisti Tuscania e del Centro CC
Addestramento Alpino, pur mantenendo un collegamento tecnico-funzionale con il Centro Sportivo
CC.
Il Centro, retto da Colonnello/Tenente Colonnello, al quale affidato il compito fondamentale di
mantenere il comparto sportivo dellArma al massimo livello di efficienza mediante limpiego delle
risorse a sua disposizione, svolgendo funzioni di comando, coordinamento e controllo delle Sezioni
sportive alle proprie dipendenze e di raccordo di quelle gerarchicamente inquadrate in altri reparti,
attualmente ha alle proprie dipendenze 8 Sezioni Sportive ed un Ufficio Comando.
j. Centri di formazione inquadrati in altre organizzazioni funzionali
Sono i seguenti:
(1) Centro Carabinieri Addestramento Alpino
Il Centro, inquadrato nella Legione Carabinieri Trentino Alto Adige, dislocato in Selva Val
Gardena (BZ) e provvede alla formazione e specializzazione del personale dellArma destinato
ad espletare lattivit istituzionale in ambiente montano.
Il Centro:
svolge corsi di specializzazione per sciatori e rocciatori da destinare ai reparti dislocati in
montagna;
seleziona e addestra i militari da impegnare in concorso a operazioni di soccorso.
(2) Centro Addestramento della 2^ Brigata Mobile
Si occupa della certificazione ed amalgama pre-missione del personale destinato allimpiego in
missioni di breve durata allestero nonch di quello da impiegare nei servizi di O.P..
(3) Centro Addestramento Specializzati per la Telematica (CAST)
Provvede alla formazione degli specialisti ed allo svolgimento di corsi di aggiornamento per la
telematica. E inquadrato nel 1 Reggimento A.M. e Brig. di Velletri.
Inoltre:
Pratica di mare (RM), per gli elicotteristi;
Genova, per i subacquei;
Firenze, per i cinofili;
Roma, per il personale a cavallo.

4. Organizzazione territoriale
a. Generalit

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la struttura portante dell'Arma in quanto ad essa demandato lo svolgimento del servizio
distituto.
Sino al 1992 era articolata in Divisioni, Brigate, Legioni Territoriali, Gruppi, Comandi Intermedi
(Compagnie e Tenenze) e Stazioni, nonch un numero variabile di Posti Carabinieri, Stazioni
Temporanee, Posti Fissi e Posti di Pernottamento.
Tale organizzazione, che risaliva sostanzialmente al 1934/37, aveva retto bene, tenuto conto che
aveva operato in un contesto in cui lorganico era met dell'attuale e completamente diversi e meno
evoluti erano i fenomeni sociali ed operativi con cui lIstituzione si doveva confrontare.
Lart. 173 del COM (Codice dellOrdinamento Militare) definisce lorganizzazione territoriale
dellArma dei Carabinieri.
b. Attuale struttura
LOrganizzazione territoriale articolata in:
5 Comandi Interregionali:
PASTRENGO, con sede in Milano, da cui dipendono le Legioni Lombardia, Piemonte-
Valle dAosta, Liguria;
PODGORA, con sede in Roma, da cui dipendono le Legioni Lazio, Toscana, Umbria,
Marche, Sardegna;
OGADEN, con sede in Napoli, da cui dipendono le Legioni Campania, Puglia, Abruzzo,
Molise, Basilicata;
CULQUALBER, con sede in Messina, da cui dipendono le Legioni Sicilia e Calabria;
VITTORIO VENETO, con sede in Padova, da cui dipendono le Legioni Veneto, Trentino
Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna;
19 Comandi Legione;
102 Comandi Provinciali (esclusa la Provincia di Aosta);
12 Gruppi (Roma, Ostia, Frascati, Milano, Monza, Napoli, Castello di Cisterna, Palermo,
Monreale, Aosta, Locri e Torre Annunziata);
5 Reparti Territoriali (Aversa, Olbia, Gela, Nocera Inferiore e Aprilia);
1 Gruppo Operativo Calabria (in cui inquadrato lo Squadrone Eliportato Cacciatori e la
Compagnia Speciale);
534 Comandi di Compagnia (compresa quella di Roma Aeroporti);
1 Comando CC Roma Piazza Venezia;
1 Nucleo CC Campione dItalia, che dipende dal Comando Provinciale Carabinieri di Como;
65 Tenenze;
4 Compagnie speciali (Roma, Napoli, Palermo e Vibo Valentia);
4589 Stazioni;
3 Posti Carabinieri: Ambra (Ar); Pergusa (En); S.Felice Circeo a mare (Lt); oltre che un Posto
CC Pronto intervento Piazza Roma (Ve);
27 presidi temporanei, di cui 17 posti fissi stagionali e 10 stazioni temporanee;
1 Squadrone Eliportato Cacciatori Sardegna;
1 Reparto Squadriglie, 7 Squadriglie in Sardegna;
6 Posti Carabinieri di frontiera, e 4 Centri Cooperazione Polizia e Dogana;
1 Reparto Servizi Sicurezza Enti Vari (dipende dal Gruppo di Roma);
14 Nuclei Tribunali;
1 Centro e 21 Nuclei cinofili;
1 Centro e 3 Nuclei subacquei;
194 Aliquote CC presso le Sezioni di P.G., di cui:

11
165 nellambito delle Procure della Repubblica presso il Tribunale;
29 nellambito delle Procure presso i Tribunali dei minorenni;
circa 70 unit navali;
14 nuclei elicotteri;
5 Reparti Servizi Magistratura (quello di Roma inquadra anche i Nuclei CC operanti presso la
Corte Suprema di Cassazione, il Consiglio Superiore della Magistratura ed il Consiglio di Stato);
54 Nuclei Banca dItalia.
c. Comandi Interregionali
Sono retti da un Generale di Corpo dArmata, che esercitano funzioni di alta direzione, di
coordinamento e di controllo nei confronti dei Comandi regionali e assicurano attraverso i propri
organi il sostegno tecnico, logistico e amministrativo di tutti i reparti dellArma dislocati nellarea
di competenza, anche se appartenenti ad altre organizzazioni.
d. Comandi Legione
Coincidono con la Regione Amministrativa (ad eccezione della Valle dAosta) e sono comandati da
un Generale di Divisione o di Brigata. Hanno alle dipendenze pi Comandi Provinciali nei confronti
dei quali svolgono attivit di direzione, vigilanza, controllo e coordinamento. Ai Comandi Legione
risale la responsabilit della gestione del personale, inoltre svolgono, in campo amministrativo, i
compiti e le funzioni previste dal Regolamento per lamministrazione e la contabilit degli
organismi della Difesa e, in tale quadro, emanano le disposizioni necessarie per lorganizzazione
amministrativa della Legione, ricorrendo, ogniqualvolta necessario, allistituto della delega per
alcune attivit particolari.
e. Comandi Provinciali
I Comandi Provinciali svolgono funzioni di direzione, coordinamento, controllo dei reparti
dipendenti. Ad essi risale la responsabilit dellanalisi e del raccordo delle attivit operative e di
contrasto alla criminalit condotte nella provincia anche da reparti di altre organizzazioni
dellArma.
Sono retti da Generale di Brigata/ Colonnello/Tenente Colonnello.
Ogni Comando Provinciale dispone, di massima, per lassolvimento dei compiti istituzionali, di:
Ufficio Comando (se a livello di Gen. Brig/Colonnello) articolato su: Sez. Op. e Log.; Sez. Segr.
Pers.; Sez. Amm.va;
Nucleo Comando se a livello di Tenente Colonnello;
Reparto Operativo, articolato in Centrale Operativa, Nucleo Investigativo, Nucleo Informativo,
nonch Nucleo Radiomobile se oltre alla Compagnia Capoluogo esistono anche una o pi
Compagnie urbane. Il Comandante del Reparto Operativo responsabile dellattivit
investigativa, della ricerca, raccolta e primo apprezzamento delle informazioni operative.
Aliquota CC. presso la Sezione di P.G;
un numero variabile di Compagnie, Gruppi e/o Reparti territoriali.
f. Comandi Infraprovinciali
I Comandi a livello infraprovinciale sono retti da ufficiale e differentemente strutturati in rapporto
alla loro estensione e rilevanza operativa, cui compete prioritariamente la responsabilit della
direzione e del coordinamento delle attivit di controllo del territorio e di contrasto delle
manifestazioni di criminalit a rilevanza locale, nonch l'assolvimento dei compiti militari.
(1) Comandi di Gruppo
Nelle grandi aree metropolitane di Roma (Roma, Frascati e Ostia), Milano (Milano e Monza),
Napoli (Napoli, Castello di Cisterna e Torre Annunziata), Palermo (Palermo e Monreale), per le

12
quali previsto un particolare ordinamento, sono costituiti pi Gruppi, retti da Tenenti
Colonnelli, dipendenti dai Comandi Provinciali dei rispettivi capoluoghi (In Valle dAosta
stato istituito un Gruppo dipendente dalla Legione Carabinieri Piemonte e Valle dAosta,
competente sullintero territorio regionale). Essi sono organi di demoltiplicazione delle funzioni
di direzione, coordinamento e controllo dei Comandi Provinciali da cui dipendono. Il
Comandante del Gruppo responsabile delle attivit di prevenzione e controllo del territorio e
della polizia di prossimit.
Gli ultimi due Gruppi in ordine di istituzione sono il Gruppo di Locri (RC) (5 aprile 2006) e
quello di Torre Annunziata (10 novembre 2008) posto alle dipendenze del Comando Provinciale
di Napoli, retto da Tenente Colonnello, avente alle sue dipendenze le Compagnie Carabinieri di
Torre Annunziata, Sorrento, Castellammare di Stabia e Torre del Greco.
(2) Reparti Territoriali
I Reparti Territoriali (Aversa, Olbia, Gela, Nocera Inferiore e Aprilia, rispettivamente alle
dipendenze dei Comandi Provinciali di Caserta, Sassari, Caltanissetta, Salerno e Latina) attribuiti
a Ten.Col., sono stati istituiti nelle zone a maggiore impegno operativo, per elevazione delle
preesistenti Compagnie Carabinieri, al fine di assicurare una puntuale rispondenza alle peculiari
esigenze del luogo, svolgendo azione di prevenzione investigativa e repressiva nonch di
direzione e coordinamento delle stazioni dipendenti.
La struttura si avvale di un Nucleo Comando, di una Centrale Operativa, di un NORM (retto da
Capitano), a sua volta suddiviso nella Sezione Operativa ed in quella Radiomobile (rette da
ufficiali inferiori) e delle Stazioni dipendenti.
(3) Comandi Compagnia
(a) Generalit
Svolgono azione di prevenzione, investigativa e repressiva nell'ambito urbano o su di una
parte della provincia, dirigendo e coordinando altres lazione delle Tenenze e delle Stazioni
dipendenti.
Si distinguono in base alla dislocazione in:
Compagnie Capoluogo, se hanno sede nello stesso stabile del Comando superiore;
Compagnie Urbane, se dislocate nello stesso centro abitato ove ha sede il Comando
superiore, ma ubicate in stabile diverso;
Compagnie Distaccate, se ubicate fuori dal centro abitato ovvero frazioni o localit, ove
ha sede il Comando superiore.
Operano alle dirette dipendenze di un Comando Provinciale o di un Gruppo.
Hanno alle dipendenze un numero variabile di Tenenze/Stazioni.
(b) Composizione
Nucleo Comando
E retto da un Maresciallo.
Nucleo Operativo e Radiomobile (N.O.R.M.)
costituito da un numero variabile di militari che operano al comando di un Ufficiale
subalterno o Maresciallo.
Esso comprende:
Centrale Operativa, quale organo di collegamento, coordinamento e controllo;
Aliquota operativa: con compiti investigativi propri e di sostegno alle Stazioni
dipendenti;
Aliquota Radiomobile, con compiti di prevenzione e di pronto intervento. Include,
quando prevista, la squadra motociclisti, nel qual caso laliquota radiomobile assume la
denominazione di squadra radiomobile.

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I militari della Centrale Operativa e dellAliquota Operativa vengono registrati su un unico
Memoriale di servizio.
Il Comandante del N.O.R. il naturale sostituto del Comandante di Compagnia e,
pertanto, deve tenersi costantemente aggiornato sulla situazione complessiva della
giurisdizione, operando dintesa con il proprio superiore diretto. Coadiuva il Comandante
di Compagnia:
nella direzione e nel coordinamento dellattivit operativa svolta dai Reparti
dipendenti;
nel governo del personale, nel controllo dei servizi esterni effettuati nellambito della
Compagnia, compresi quelli disposti per la traduzione dei detenuti e del funzionamento
generale dei Reparti.
Aliquota CC presso le Sezioni di P.G. (eventuale)
Svolge esclusivamente compiti di P.G. alle dipendenze funzionali della competente A.G..
Per tutte le altre esigenze dipende:
dal Comando Compagnia se in sede distaccata;
dal Comando Provinciale se in sede di Capoluogo.
Nucleo Tribunali (eventuale)
Ha il compito di assicurare i servizi di assistenza e vigilanza presso le Aule e gli Uffici
Giudiziari.
Nucleo Carabinieri Banca DItalia (eventuale)
Ha il compito di assicurare la vigilanza nelle sedi provinciali della Banca d'Italia e le
scorte ai valori che vengono trasferiti dalla sede centrale agli uffici periferici e da una sede
all'altra.
dislocato presso lufficio periferico della Banca d'Italia sito in ogni capoluogo di
provincia e dipende dalla rispettiva Compagnia capoluogo; tuttavia riceve direttive dal
competente Ispettorato.
(4) Tenenze
Competenti su uno o pi comuni con elevato numero di abitanti (da 15.000 a 70.000) e rette da
Tenenti/Sottotenenti/Luogotenenti con solide esperienze territoriali, sono state recentemente
istituite (per la maggiore potenziando le Stazioni a pi gravoso impegno operativo). Si tratta di
reparti in grado di svolgere un servizio di pronto intervento nelle 24 ore ed unautonoma attivit
di polizia giudiziaria in ragione della dotazione di mezzi e materiali analoga a quella delle
Compagnie da cui dipendono.
g. Stazioni
Sono le unit operative di base, con competenza sul territorio di uno o pi comuni, comandate, di
massima, da un Luogotenente, Maresciallo Aiutante s. U.P.S. o Maresciallo Capo.
Peculiari articolazioni di base dell'Arma dei carabinieri a livello locale, ad esse compete la
responsabilit diretta del controllo del territorio e delle connesse attivit istituzionali, nonch
l'assolvimento dei compiti militari
Sono rette, di massima e in relazione alla rilevanza dell'impegno operativo, da maresciallo aiutante
sostituto ufficiale di pubblica sicurezza luogotenente e da maresciallo aiutante sostituto ufficiale di
pubblica sicurezza o maresciallo capo.
La forza organica commisurata all'estensione e alle caratteristiche del territorio assegnato nonch
alle esigenze operative dell'Arma.
Secondo la loro dislocazione, le Stazioni si distinguono in:
capoluogo, aventi sede nella stessa caserma del Comando Compagnia;

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urbane, se ubicate nello stesso centro abitato in cui ha sede il Comando di Compagnia, ma
ubicate in caserme diverse;
distaccate, se ubicate in un centro abitato in cui non ha sede alcun comando superiore.
Inoltre, il Comandante Generale dellArma dei Carabinieri, su proposta dei Comandi di Legione, in
base agli elementi forniti dai Comandi Provinciali dintesa con lAutorit prefettizia, pu istituire:
Stazioni temporanee, per intensificare stagionalmente lazione di controllo del territorio in
determinate zone distanti dalla Stazione competente nelle quali contingenti situazioni
dellordine e della sicurezza pubblica non possono essere adeguatamente fronteggiate dalla
Stazione competente. Le Stazioni temporanee assolvono le medesime funzioni delle Stazioni,
sono competenti sulla circoscrizione territoriale loro assegnata con il provvedimento istitutivo e
dipendono dal medesimo Comando Compagnia;
Posti Fissi, con compiti specifici e definiti per soddisfare particolari esigenze che interessano
singole e determinate branche del servizio istituzionale;
Posti Carabinieri, con funzioni dosservazione, segnalazione, informazione e ricezione del
pubblico ed, eventualmente, di primo intervento, al fine di realizzare una maggiore prossimit
alla popolazione ed una pi facile accessibilit ai servizi di sicurezza pubblica da parte dei
cittadini.
Quindi il Posto carabinieri:
assicura la presenza dellArma in localit di minore impegno operativo;
ha una forza organica di 1 App. e 1 C/re;
dipende dalla Stazione nel cui territorio sono istituiti e della quale sono un distaccamento.

I compiti sono:
operativi: osservazione, primo intervento,raccolta di denunce che non richiedano
accertamenti complicati;
informativi: evasione, tramite la stazione, di richieste informative di minor rilievo;
segnalazione: alla propria stazione di situazioni riguardanti ordine pubblico e pubblica
sicurezza.

h. Gruppo Operativo Calabria


(1) Generalit
Il Gruppo Operativo Calabria stato istituito il 1 settembre 1992, dislocato nella base (ex-
aeroporto militare) di Vibo Valentia e dipende direttamente dal Vicecomandante della Legione
Carabinieri Calabria (presso la base suddetta hanno sede anche l8 N.E.C. ed un Nucleo
Cinofili).
(2) Struttura
Si articola in:
Comandante (Ten.Col/Magg.);
Nucleo Comando;
Sezione Operazioni;
Sezione Sanit;
Compagnia Speciale (comprende il Nucleo Cinofili);
Squadrone eliportato Cacciatori;
Plotone Comando e Servizi;
(3) Compiti

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Compagnia Speciale: supporto allArma territoriale nei servizi di pattuglia, perlustrazione e
di ordine pubblico;
Squadrone Eliportato Cacciatori: controllo del territorio in tutta larea dintervento
assegnata, ad integrazione dellattivit istituzionale svolta dai reparti territoriali competenti,
in particolare ricerca di catturandi, nonch vigilanza e pattugliamento eliportati. Lazione
del reparto, particolarmente idoneo ad operare in zone impervie, si esercita principalmente
attraverso perlustrazioni, appostamenti, battute, rastrellamenti, posti di blocco, posti di
controllo,.
i. Squadrone Eliportato Cacciatori Sardegna
stato istituito il 1 settembre 1993, ha sede presso la base di Abbasanta (OR) - supportato dal
NEC di Olbia e da un nucleo conofili ivi dislocato. Dipende direttamente dal Vicecomandante della
Legione Carabinieri Sardegna.
(1) Compiti
Svolge azione di controllo su tutto il territorio della Sardegna (rastrellamenti, vigilanza e
pattugliamento eliportato etc..), con particolare riferimento alla ricerca di sequestrati e latitanti.
In caso di emergenza opera in supporto dei reparti territoriali interessati; svolge altres attivit
di soccorso in caso di pubbliche calamit, ricerca e soccorso di persone.
(2) Struttura
Si articola in:
Comandante (Capitano);
Squadra Comando e Servizi;
due Plotoni Cacciatori;
Nucleo Cinofili;
Sezione Sanit.
j. Reparto Squadriglie e Squadriglie (Sardegna)
Il reparto squadriglie ha sede a Nuoro e dipende dallomonimo Comando Provinciale.
Le squadriglie (in numero di sette) sono variamente dislocate sul territorio della provincia di Nuoro
e dipendono dalle rispettive Compagnie territoriali.
(1) Impiego e compiti
Operano nelle zone del nuorese pi sensibili sotto il profilo della pubblica sicurezza e svolgono
principalmente compiti di ricerca di sequestrati, ricerca di latitanti ed attivit preventiva.
k. Centro e Nuclei Cinofili
(1) Generalit
Il Servizio Cinofili dellArma dei Carabinieri stato istituito nel giugno 1956 al fine di
assicurare limpiego di carabinieri conduttori e cani, ad altissimo livello addestrativo, per scopi
di polizia giudiziaria, di ricerca, di soccorso in aree sensibili e in tutte le operazioni in cui tale
intervento sia di valido supporto.
(2) Articolazione
Il servizio Cinofili si articola in un Centro, con sede a Firenze e posto alle dipendenze del Vice
Comandante della Legione Carabinieri Toscana, e 21 Nuclei distribuiti sul territorio
nazionale, tutti dipendenti dalle Compagnie territoriali ove sono ubicati ad eccezione della
Squadra Cinofili di Roma-Castelporziano posto alle dipendenze del Reparto Carabinieri
Presidenza della Repubblica. Unit cinofile sono previste presso le Stazioni Carabinieri

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Aeroporto Milano Linate e Roma Fiumicino, nonch presso la Stazione CC MM di San Piero a
Grado (PI).
Il Centro CC Cinofili retto da un Ten. Col.. Si articola in una Squadra Comando, una Sezione
corsi (che comprende, tra laltro, anche la squadra agonistica) e linfermeria quadrupedi.
(3) Compiti
Il Centro Carabinieri Cinofili provvede a:
effettuare corsi di specializzazione nel settore di competenza;
addestrare i cani di nuova rimonta nelle varie discipline dIstituto;
ricostituire le unit rimaste prive di conduttore o di cane;
rieducare i cani;
addestrare la Squadra Agonistica dellArma per la partecipazione a gare e competizioni
sportive a livello nazionale ed internazionale.
Le unit cinofile - secondo le caratteristiche dei cani - sono impiegate:
in operazioni di polizia giudiziaria, al fine di:
localizzare e seguire tracce di malviventi;
segnalare la presenza di persone nascoste o di indiziati di reato;
rintracciare oggetti e/o indumenti occultati;
fornire indicazioni, sulla base di oggetti e/o indumenti rinvenuti sul luogo ove sia stato
commesso un reato, circa leventuale partecipazione al fatto di persone sospette;
localizzare esplosivi e armi occultati;
nei servizi preventivi, per:
segnalare la presenza di persone nascoste;
inseguire e bloccare soggetti in fuga;
ispezionare boschi, zone impervie, casolari isolati, anfratti, grotte, etc., nel corso di
battute e rastrellamenti attuati per la cattura di latitanti;
garantire la sicurezza di unit che agiscono in particolari condizioni ambientali;
azioni di supporto:
nei posti di blocco;
nei servizi di scorta valori di particolare entit (eccezionale);
nei servizi di O.P.;
in operazioni di soccorso, per ricercare persone:
travolte da valanghe o da slavine; tale compito affidato, in particolare, alle unit
cinofile che operano a supporto del Centro Carabinieri Addestramento Alpino e presso
alcune stazioni ove sono dislocate dette unit;
sepolte da macerie, in caso di pubbliche calamit (terremoti, esplosioni, etc..).
Lintervento delle unit cinofile , infine, esteso a tutti i casi in cui prevedibile ottenere
risultati remunerativi in relazione alle specifiche capacit dei cani.
(4) Impiego delle unit cinofile
E determinato dal:
Comando Generale, per :
esigenze in campo nazionale;
limpiego operativo, fuori dalle aree di competenza;

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Comando Interregionale, per le operazioni nellambito del proprio territorio di
giurisdizione;
Comando Legione, qualora disponga di reparti cinofili, per le esigenze operative verificatesi
nelle aree di competenza dei singoli reparti cinofili.
l. Servizio Subacquei
(1) Generalit
Il Servizio subacquei dellArma dei Carabinieri stato istituito nel 1953 per assicurare
all'Arma territoriale un valido apporto nelle operazioni di polizia giudiziaria che richiedono
lattivazione di ricerche in mare, nei laghi e nei fiumi (recupero di armi, munizioni, cadaveri,
relitti, corpi di reato e qualsiasi altro materiale che, nel particolare ambiente, sia stato occultato
o disperso).
Il Servizio subacquei, si articola in un centro, con sede a Genova Voltri, alle dipendenze
della Legione Carabinieri Liguria, e 3 Nuclei distribuiti sul territorio nazionale e dipendenti
delle Compagnie territoriali ove sono ubicati.
(2) Compiti
I Nuclei Carabinieri Subacquei svolgono compiti di:
recupero o ricerca, ai fini di P.G., di corpi di reato, armi, cadaveri, relitti, ecc.;
soccorso, nel caso di alluvioni, allagamenti, ecc., delle popolazioni e recupero di beni;
recupero di materiale archeologico e di altri beni dell'amministrazione dello Stato;
ricerche di natura scientifica, ecc..
(3) Articolazione
Il Servizio subacquei, articolato come segue:

DESCRIZIONE COMANDO SEDE COMANDO


Centro Subacquei GENOVA VOLTRI
Nucleo CC Subacquei ROMA

Nucleo CC Subacquei CAGLIARI

Nucleo CC Subacquei GENOVA

Il Centro Subacquei di Genova Voltri retto da un Ten. Col./Magg. articolato su un Vice C.te
(Uff. inf.), un Nucleo Comando, una Sezione Addestramento (per la formazione e
laddestramento di tutto il personale subacqueo dellArma dei Carabinieri) e un Nucleo
Operativo specializzato negli interventi subacquei di ricerche in acque interne ed acque marine.
(4) Dipendenze d'impiego
per limpiego in campo nazionale, dal Comando Generale;
per la disciplina degli interventi nellaria di competenza, dallufficio O.A.I.O. del Comando
Legione Carabinieri competente sullarea dintervento;
addestrativa e tecnico-logistica dei nuclei subacquei distaccati, dal Centro Subacquei.

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m. Servizio Aereo 1
(1) Generalit
Il servizio aereo stato istituito nel 1964 per lo svolgimento di compiti di sorveglianza e
controllo del territorio.
Si articola su:
un Ufficio dei Servizi Aereo e Navale, inserito nel II Reparto della Stato Maggiore del
Comando Generale con funzioni di coordinamento, direttive, di programmazione,
addestrative, ispettive, logistiche e di consulenza tecnica;
un Raggruppamento Aereomobili (RAC), con base a Pratica di Mare (RM), alle
dipendenze della Divisione Unit Specializzate Carabinieri;
14 Nuclei Elicotteri (NEC), dipendenti dal RAC, omogeneamente decentrati sul territorio
nazionale al fine di garantire un tempestivo intervento, dipendenti dal RAC.
n. Servizio Navale2
(1) Generalit
Il Servizio Navale dellArma dei Carabinieri stato istituito l11/11/1969 per lo svolgimento
dei compiti istituzionali nelle acque interne, nel mare territoriale, nella zona di vigilanza
doganale e, limitatamente alle azioni consentite dalle convenzioni internazionali ratificate dallo
Stato italiano, in alto mare. Unitamente al Servizio Aereo e inquadrato nellambito del II
Reparto del Comando Generale dellArma, nellambito dellUfficio del Servizio Aereo e
Navale.
(2) Articolazione
II Servizio Navale articolato su Unit navali in dotazione ai Comandi Provinciali ed ai
Comandi di Compagnia. Tali mezzi, sulla base delle loro caratteristiche tecniche, sono
classificati in:
Motovedette d'altura: Motovedetta classe 800; Motovedetta classe N700; Motovedetta
classe 600;
Motovedette costiere: Motovedetta classe 200
Motovedette lagunari in servizio presso il nucleo natanti di Venezia (articolato su una
sezione operativa e radiomobile e una sezione servizi generali, che si avvalgono di:
Motovedette classe 300 per trasporto autorit; Motovedette classe 200 e 100; Motovedette
classe T121 e T122 per trasporto militari), con impiego:
continuo, nelle acque interne ed in quelle marine particolarmente sensibili:
stagionale, limitatamente ai periodi in cui i litorali di giurisdizione sono particolarmente
interessati al turismo ed alla navigazione da diporto (di massima dai primi di maggio alla
fine di settembre).
(3) Compiti
Le unit navali dellArma hanno compiti di:
pattugliamento lungo le coste e le acque interne, al fine di prevenire e reprimere le
violazioni relative alle norme sulla navigazione da diporto, sulla pesca e sullinquinamento;
appoggio ed assistenza ai carabinieri subacquei;
soccorso in occasione di sinistri;
traduzioni per mare, sui laghi, sui fiumi e sui canali;

1
I reparti di volo rientrano tra i Reparti/Unit per esigenze specifiche di cui allart. 175 del D.Lgs. 66/2010
2
Le Unit Navali rientrano tra i Reparti/Unit per esigenze specifiche di cui allart. 175 del D.Lgs. 66/2010

19
collegamenti con i Comandi dellArma dislocati nelle isole, in caso di interruzione dei
servizi civili di linea;
trasporto di ufficiali comandanti e magistrati.
(4) Dipendenze delle unit navali
dal Comando Generale dellArma sotto il profilo operativo generale (tramite la Sala
Operativa), secondo un piano generale di dislocazione ed impiego per le esigenze
contingenti sulla linea nazionale;
dai Comandi di Interregionali e Legionali per limpiego per compiti connessi a situazioni
contingenti locali e per fini ispettivi:
dai Comandi Provinciali e di Compagnia, cui sono in dotazione, con il compito di svolgere
la normale attivit di vigilanza sui tratti di costa della propria giurisdizione;
dallUfficio del Servizio Aereo e Navale del Comando Generale dellArma sotto il profilo
tecnico e logistico;
dal Comandante di Compagnia per l'impiego e l'aspetto disciplinare.

5. Organizzazione Mobile e Speciale


LOrganizzazione mobile e speciale comprende reparti dedicati, in via prioritaria o esclusiva,
allespletamento, nellambito delle competenze attribuite allArma dei Carabinieri, di compiti
particolari o che svolgono attivit di elevata specializzazione, ad integrazione, a sostegno o con il
supporto dellorganizzazione territoriale.
Il comparto trova al suo vertice un Comando Unit Mobili e Specializzate Palidoro, da cui
dipendono la Divisione Unit Mobili, la Divisione Unit Specializzate, il Raggruppamento Operativo
Speciale, il Comando Carabinieri MAE ed il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units
(CoESPU).
a. Comando Unit Mobili e Specializzate Carabinieri Palidoro
Ha sede a Roma ed stato istituito il 1 gennaio 2001 a seguito dellelevazione dellomonima
Divisione Unit Mobili e Speciali. Svolge funzioni di alta direzione, di coordinamento e di controllo
nei confronti dei comandi di Divisione dipendenti. Il Comando retto da un Generale di Corpo
dArmata.
b. Divisione Unit Mobili Carabinieri
La Divisione Unit Mobili, con sede a Roma, si articola su due Brigate Mobili i cui compiti sono
connessi con la difesa integrata del territorio e la partecipazione alle operazioni militari allestero, il
mantenimento dellordine pubblico, il concorso nelle operazioni di protezione civile ed il supporto
allArma territoriale nel controllo del territorio. Detti reparti, infine, costituiscono riserva del
Comando Generale con funzioni di massa di manovra.
(1) 1 Brigata Mobile
La 1^ Brigata Mobile, con sede a Roma:
si articola su un Reggimento Carabinieri a Cavallo, l8 Reggimento Carabinieri Lazio
(con alle dipendenze il 9 Battaglione Sardegna), il 5 Reggimento Emilia Romagna (con
alle dipendenze il 6 Battaglione Toscana), il 1 Reggimento Carabinieri Piemonte (con
alle dipendenze il 2 Battaglione Liguria) ed il 10 Reggimento Campania (con alle
dipendenze l11 Battaglione Puglia) e 3 Battaglioni: 3 Lombardia, 4 Veneto e 12
Sicilia;
in caso di necessit, predispone gli assetti da impiegare nelle missioni allestero fuori area
per lassolvimento delle funzioni di polizia militare ed il sostegno di alcune attivit
logistiche.

20
(a) Reggimenti e Battaglioni Carabinieri
I Reggimenti e Battaglioni Carabinieri sono unit istituite per:
costituire riserva del Comando Generale, con funzione di massa di manovra;
fronteggiare, a reparti organici, le esigenze di O.P., e in caso di gravi perturbamenti,
svolgere interventi risolutivi per il ristabilimento dell'ordine e della sicurezza pubblica;
completare listruzione militare e professionale dei carabinieri di nuova assegnazione;
concorrere alle operazioni inerenti la Protezione Civile, con i Reparti di soccorso
costituiti alloccorrenza nellambito di ciascun Battaglione.
Detti Reparti:
sono articolati a livello di Compagnia e calibrati per interventi di emergenza dovuti a
pubblica calamit;
raggiungono, in tempi brevi, la zona colpita;
concorrono, con interventi immediati, a favore delle popolazioni colpite;
presidiano i punti principali di accesso alla zona colpita, costituendo una cintura di
sicurezza;
effettuano servizi mobili antisciacallaggio.

I Reggimenti e Battaglioni Carabinieri svolgono, altres, i seguenti compiti a supporto


dellArma territoriale:
controllo del territorio;
vigilanza fissa ad obiettivi sensibili;
rastrellamento di centri abitati ed aree extraurbane;
assistenza ai dibattimenti.
(b) Compagnie di Intervento Operativo (C.I.O.)
Le Compagnie dIntervento Operativo sono state costituite presso l8 Reggimento
Lazio, il 3 Battaglione Lombardia, il 4 Battaglione Veneto, il 6 Battaglione
Toscana, il 10 Reggimento Campania, l11 Battaglione Puglia e il 12 Battaglione
Sicilia per disporre di adeguati contingenti di rinforzo che consentano ai Comandi
territoriali di attuare servizi di controllo straordinario del territorio finalizzati a risolvere
criticit emergenti della situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica in specifiche aree
del territorio di volta in volta individuate.
Le C.I.O., unitamente alle aliquote di personale del 1 Reggimento Paracadutisti
Tuscania, dello Squadrone Cacciatori e/o Gruppo Operativo Calabria, del 7 e 13
Reggimento CC formano una unit di rinforzo con configurazione e composizione
differenziata in ragione delle caratteristiche prevalenti delle aree di impiego (aree urbane,
extra urbane e rurali) che costituisce pacchetto di forza impiegabile per periodi di tempo
limitati (in linea di massima da 1 a 3 mesi) e previo minimo preavviso (24- 48 ore).
Le C.I.O. intervengono, su ordine del Comando Generale, a supporto dei reparti stanziali
di una o pi province al fine di prevenire attraverso una pi intensa e visibile attivit di
controllo del territorio la recrudescenza di specifici fenomeni criminosi quali rapine
gravi, estorsioni, attentati dinamitardi ed incendiari, contrabbando, sfruttamento della
prostituzione, limmigrazione clandestina, ecc., ovvero il verificarsi di episodi delittuosi di
particolare gravit quali omicidi, sequestri di persona, atti di eversione o terrorismo, ecc.
Le unit, nel contesto di mirate pianificazioni predisposte dai Comandanti Provinciali
competenti per territorio, effettuano pattugliamenti, posti di blocco e di controllo lungo gli
assi viari di principale interesse, rastrellamenti di aree rurali, perquisizioni locali e
domiciliari anche per blocchi di edifici, ecc..

21
(c) 4 Reggimento Carabinieri a Cavallo3
Il Reggimento, retto da un Colonnello che assolve le funzioni di comandante di corpo,
raccoglie il patrimonio delle nobili tradizioni della Cavalleria italiana e provvede alla
formazione del personale della specialit da impiegare:
in servizi preventivi e repressivi in talune zone del Paese contro particolari forme di
criminalit (banditismo, associazioni criminali, ecc.) che agiscono in zone impervie;
in servizi di perlustrazione a scopo preventivo;
nel noto carosello equestre che in innumerevoli occasioni ha riscosso plausi in
Italia ed all'estero, fornendo dimostrazioni di alto livello di addestramento nel settore
ippico.
Il personale a cavallo partecipa, altres, ai concorsi ippici nazionali ed internazionali.
Il reparto, che dal 20 ottobre 2007 ha assunto lattuale denominazione, ha sede a Roma,
nella caserma Salvo dAcquisto.
(2) 2 Brigata Mobile
E la grande unit elementare che provvede a predisporre, preparare, equipaggiare ed
addestrare i reparti destinati allimpiego nelle operazioni militari (servizi di ordine pubblico,
sicurezza pubblica) in Italia ed allestero e fra questi anche i reparti di polizia militare.
partecipa alle operazioni militari all'estero.
Difatti lArma dei Carabinieri partecipa alle operazioni militari allestero, nellambito delle
quali (art. 156, COM):
partecipa anche a operazioni per il mantenimento e il ristabilimento della pace e della
sicurezza internazionale, al fine, in particolare, di realizzare condizioni di sicurezza e
ordinata convivenza nelle aree d'intervento;
concorre ad assicurare il contributo nazionale alle attivit promosse dalla comunit
internazionale o derivanti da accordi internazionali, volte alla ricostituzione e al ripristino
dell'operativit dei corpi di polizia locali nelle aree di presenza delle Forze armate,
assolvendo compiti di addestramento, consulenza, assistenza e osservazione.
Per quanto attiene, pi specificamente, le funzioni di polizia militare, esse sono svolte in via
esclusiva dallArma dei Carabinieri per lEsercito, la Marina e lAeronautica (art. 90, COM).
La Brigata vi provvede a mezzo dei Reggimenti, del Reparto di Supporto Logistico e del
Centro di Addestramento (S. Piero a Grado - PI) dipendenti.
Istituita a Livorno il 15 settembre 2001 comprende:

(a) Gruppo Intervento Speciale (G.I.S)4 (art. 37 e 175, COM)


Costituito nel 1978, ha sede a Livorno.
E preposto alla risoluzione di:
interventi speciali di polizia su richiesta del Ministero dellInterno;
attivit operativa ad elevato rischio per lo svolgimento di interventi risolutivi e
supporto dellArma territoriale.
Le azioni speciali che possono essere assegnate al G.I.S. sono:
interventi in occasione di dirottamenti aerei;
liberazione di ostaggi;
A questi compiti, che potremmo definire principali, se ne aggiungono altri, quali:

3
Rientra tra i Reparti/Unit per esigenze specifiche di cui allart. 175 del D.Lgs. 66/2010
4
Rientra tra i Reparti/Unit per esigenze specifiche di cui allart. 175 del D.Lgs. 66/2010

22
il supporto ai reparti territoriali in occasione di importanti operazioni di Polizia;
la ricerca e sperimentazione di armi ed equipaggiamenti speciali;
l'addestramento e la qualificazione di personale incaricato di svolgere compiti di
protezione a persone e vigilanza a particolari obiettivi.
Dipendenze:
dimpiego: dalla 2^ Brigata Mobile;
operativa d'emergenza: dal Capo di Stato Maggiore del Comando Generale.

(b) 1 Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania5 (art. 37 e 175, COM)


Inquadrato fino al marzo 2001 nella Brigata Folgore dellEsercito, caratterizzato da un
altissimo livello di specializzazione e da spiccata flessibilit operativa, svolge:
compiti propri delle unit paracadutiste con partecipazione ad operazioni militari
fuori area;
compiti di sicurezza nei confronti del personale e delle sedi diplomatiche allestero in
situazioni demergenza;
concorso alle operazioni contro la criminalit organizzata condotte dallArma
territoriale;
addestramento tecnico-tattico di personale dellArma.
erede del I Battaglione Carabinieri paracadutisti, costituito a Roma il 1 luglio 1940 ed
impiegato nel 1941 in Africa Settentrionale, dove si distinse nella difesa del villaggio G.
Berta, importante nodo di comunicazioni provenienti dal deserto libico (Medaglia
dArgento al Valor Militare alla Bandiera dellArma).
Retto da un Colonnello, si articola in:
un Battaglione paracadutisti su 3 compagnie;
un Comando;
una Compagnia Comando e Servizi;
un Reparto Addestramento.
Il Reggimento ha sede a Livorno.
(c) il 7 Reggimento Carabinieri Trentino Alto Adige, con sede a Laives (BZ), con un
Battaglione in sede.
(d) il 13 Reggimento Carabinieri Friuli Venezia Giulia, con sede a Gorizia, con un
Battaglione in sede.
(e)
c. Divisione Unit Specializzate Carabinieri
La Divisione Unit Specializzate, con sede a Roma, costituita da reparti altamente qualificati, che,
inseriti in vari Dicasteri/Enti e posti alle dipendenze funzionali dei rispettivi Ministri/Responsabili,
operano per la salvaguardia di interessi collettivi particolarmente sensibili.
Dalla Grande Unit dipendono:

5
Rientra tra i Reparti/Unit per esigenze specifiche di cui allart. 175 del D.Lgs. 66/2010

23
COMANDO CARABINIERI TUTELA PATRIMONIO CULTURALE

COMANDO CARABINIERI BANCA D'ITALIA

COMANDO CARABINIERI ANTIFALSIFICAZIONE MONETARIA

COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DELLA SALUTE

COMANDO CARABINIERI POLITICHE AGRICOLE E ALIMENTARI

COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DEL LAVORO

RAGGRUPPAMENTO CARABINIERI INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE

COMANDO CARABINIERI PER LA TUTELA DELLAMBIENTE

RAGGRUPPAMENTO AEROMOBILI CARABINIERI

(1) Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (T.P.C.)


(a) Generalit
Il patrimonio culturale costituito dai beni immobili e mobili, naturali o prodotti
dell'opera umana, qualificati da un interesse artistico o storico, che, per i loro requisiti,
offrono alla comunit sociale ed all'individuo un godimento ed un arricchimento spirituale.
Tali beni comprendono le bellezze naturali, le opere umane della preistoria e delle
primitive popolazioni, i beni che sono testimonianza delle civilt che hanno avuto lItalia
come sede o campo d'azione (civilt greca, etrusca, latina, romana ecc.).
Il compito di fare osservare le disposizioni di legge a tutela del patrimonio culturale ed
ambientale spetta, in via primaria, ai Soprintendenti ed ai Sindaci, i quali possono
richiedere lassistenza e lintervento degli ufficiali di P.G (6) .
Nel luglio del 1969 il Comando Generale dell'Arma ha istituito il Nucleo Tutela
Patrimonio Artistico (che successivamente ha assunto lattuale denominazione), allo
scopo di salvaguardare il patrimonio artistico nazionale. Il personale utilizza i pi moderni
sistemi informativi per l'archiviazione delle immagini e delle informazioni relative alle
opere d'arte che, collegati tramite rete dati al Comando Generale, consentono di
interpretare, catalogare e memorizzare su disco ottico il materiale d'interesse.
(b) Compiti
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale:
ha compiti di polizia giudiziaria prevalentemente a carattere repressivo nei confronti
di reati in danno del patrimonio culturale ed artistico;
si interessa di trafugamenti, di esportazioni, di commercio illecito ecc. delle opere
d'arte e di interesse archeologico (con particolare riguardo a quelle catalogate presso

(6)
Gli ufficiali di P.G, quando risulta che vengano eseguiti scavi o saggi per scavi senza licenza o dopo che la stessa sia scaduta debbono procedere di loro iniziativa in
armonia alle norme del C.P.P..
Dellintervento dovranno, per, dare immediata comunicazione alla Soprintendenza competente.
Larresto consentito solo in flagranza nei confronti di coloro che si siano appropriati o abbiano tentato di appropriarsi degli oggetti antichi rinvenuti.

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lIstituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero per i Beni e le
Attivit Culturali) di propriet dello Stato, di altri Enti pubblici, di musei e di privati.
(c) Articolazione
Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale articolato su:
un Comando con sede in Roma, presso il Ministero per i Beni e le attivit Culturali,
retto da un Generale Brigata che assolve le funzioni di Comandante di Corpo;
un Vicecomandante da cui dipendono 12 Nuclei TPC (Palermo da cui dipende la
Sezione di Siracusa - Monza, Venezia, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Torino, Genova,
Cosenza, Sassari e Ancona);
un Reparto Operativo, anchesso con sede in Roma, retto da un Ufficiale Superiore ed
articolato su un Nucleo Comando e tre Sezioni (Antiquariato, Archeologia, e
Falsificazione e Arte Contemporanea) con competenza sulle regioni Lazio e Abruzzo e
compiti di supporto ai nuclei T.P.C. sullintero territorio nazionale;
un Ufficio Comando, retto da Ufficiale Superiore, nel cui ambito sono inserite la
Sezione S.P, la Sezione Operazioni, la Squadra Servizi e la Sezione Elaborazione Dati
(S.E.D.) che cura anche la redazione della pubblicazione Arte in ostaggio bollettino
delle opere darte trafugate.
(d) Dipendenze
Opera alle dipendenze funzionali del Ministero per i Beni e le Attivit Culturali.
(2) Comando Carabinieri Banca D'Italia
(a) Generalit
Il Comando Carabinieri Banca d'Italia fu istituito il 1 Maggio 1982 per svolgere compiti
assolti in precedenza dalla Guardia di Finanza.
(b) Compiti
Il Comando:
Esercita la vigilanza sugli immobili in uso all'Amministrazione Centrale e sulle filiali
della Banca d'Italia di tutto il territorio nazionale;
assicura i necessari servizi di vigilanza e scorta al trasporto dei valori per conto del
medesimo Istituto.
(c) Articolazione
Lorganizzazione del Comando Carabinieri Banca DItalia comprende:
un Comando, retto da un Colonnello, con sede in Roma e da cui dipende:
un Ufficio Comando (retto da Ten.Col. o Magg.), articolato su una Sezione
Segreteria-Personale ed una Sezione Operazioni e Logistica;
due Ispettorati (retti da Ten.Col. o Magg.) con funzioni di consulenza tecnica:
quello per il Nord, con sede a Piacenza, da cui dipende una Compagnia formata
da 2 Sezioni di cui la prima per vigilanza e la seconda per scorte;
quello per il Centro Sud, con sede nella capitale, da cui dipendono la Compagnia
Banca dItalia di Roma e la Compagnia Banca dItalia Roma-Vermicino,
formate rispettivamente da tre sezioni, (2^-3^-4^), con compiti di vigilanza, e la
seconda da due sezioni con compiti di scorta (1^) e vigilanza (5^).
(d) Caratteristiche

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Il Comando, gli Ispettorati e le Compagnie dipendono disciplinarmente e per limpiego
dalla Divisione Unit Specializzata Carabinieri. I Nuclei a livello provinciale (21 nel nord
e 33 nel centro sud), istituiti presso gli uffici periferici della Banca dItalia, pur
dipendendo dalle rispettive Compagnie dell'Arma territoriale, ricevono dagli Ispettorati,
nella cui area di competenza sono dislocati, direttive di carattere generale in ordine al
particolare servizio che sono chiamati a svolgere.
(3) Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria
(a) Generalit
Il 19 ottobre 1992, di concerto con lIstituto di Emissione Nazionale, fu istituito il Nucleo
Operativo Antifalsificazione Monetaria alle dipendenze del Comando Carabinieri Banca
dItalia. In data 15 giugno 1999, il Reparto ha variato la denominazione in Comando
Carabinieri Antifalsificazione Monetaria.
Il Reparto retto da un Colonnello, C/te di Corpo, da cui dipendono:
un Nucleo Comando;
una Sezione Operativa.
(b) Compiti
I compiti del reparto sono:
individuazione dei flussi di falsificazione di interesse della criminalit organizzata;
attivit investigativa diniziativa e di intesa con i reparti delle organizzazioni
Territoriale e Speciale;
sviluppo di contatti e scambio informativo con gli omologhi organismi delle forze di
polizia estere specializzate nel campo della prevenzione e repressione del falso
monetario.
Inoltre, il Comando CC AFM, in qualit di reparto speciale a competenza nazionale, nel
corso delle sue attivit provvede a:
promuovere, attuare e intensificare, anche attraverso lattivit degli altri Reparti
dellArma, unadeguata azione preventiva e repressiva delle falsificazioni,
in particolare, di banconote e monete;
monitorare costantemente il fenomeno, seguendone landamento in campo nazionale;
mantenere un costante collegamento operativo con gli organismi specializzati esteri
attraverso i canali previsti;
garantire interventi qualificati nel settore addestrativo attraverso cicli di lezioni presso
le varie Scuole dellArma;
redigere, per conto dellAutorit Giudiziaria, dei reparti dellArma e delle altre Forze di
Polizia, note tecniche attestanti la falsit delle banconote sospette;
partecipare attivamente ai vari Gruppi di lavoro a livello europeo, collaborando cos
con la Commissione Europea e il Consiglio dellUnione Europea, Europol, Interpol e la
Banca Centrale Europea.
Le falsificazioni oggetto di interesse del Comando CC AFM sono quelle relative a:
banconote Euro ed estere;
monete metalliche Euro ed estere;
titoli di Stato;
titoli di credito di varia natura;
carte di credito e debito;
assegni;

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valori bollati;
carte valori;
documenti.
(4) Comando Carabinieri per la Tutela della Salute
(a) Generalit
Il 15 ottobre 1962, previe intese tra il Ministero della Sanit, il Ministero della Difesa ed il
Comando Generale dellArma, furono istituiti i N.A.S. (Nuclei Antisofisticazioni).
Il 1 luglio 1996 il reparto, a seguito della fusione con il Comando Carabinieri Antidroga,
fu elevato a Comando Carabinieri per la Sanit ed il 1 ottobre 2005 ha assunto lattuale
denominazione. Il Comando ha compiti di prevenzione e repressione dei reati comunque
attinenti la tutela della salute pubblica, agisce d'iniziativa ed a supporto dell'attivit
operativa degli altri reparti dellArma. Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute
opera su tutto il territorio nazionale.
(b) Compiti
Il personale posto alle dipendenze funzionali del Ministero della Salute, esercita funzioni
di controllo e vigilanza igienico-sanitaria con interventi operativi a tutela dellinteresse
nazionale per quanto concerne:
la produzione e commercio legale delle sostanze stupefacenti e psicotrope in campo
nazionale per la preparazione di specialit farmaceutiche;
repressione del commercio, detenzione abusiva e spaccio di sostanze stupefacenti e
psicotrope in campo nazionale ed internazionale;
repressione di attivit illecite in materia sanitaria;
accertamenti ed indagini su tutto il territorio nazionale in esecuzione dei poteri di
vigilanza e controllo attribuiti al Ministero della Salute;
indagini di settore in materia di prevenzione e repressione delle frodi e delle
sofisticazioni degli alimenti e delle bevande.
Il Ministero della Salute si avvale, inoltre, del Comando Carabinieri per la Tutela della
Salute per:
attivit di controllo e di vigilanza sulla produzione e commercializzazione autorizzata
di sostanze stupefacenti;
attivit connesse al trattamento di tossicodipendenti.
Allo scopo di poter impiegare i N.A.S. anche per la prevenzione delle violazioni di natura
amministrativa, il Dicastero con:
Decreto 26 febbraio 2008 Riordino del Comando per la tutela della salute ha rivisto
lorganizzazione, lorganico ed i compiti;
Decreto lgs. N 502/1992, ha disposto che il personale sia preposto anche ai controlli
tesi a verificare la qualit dell'assistenza sanitaria dei cittadini.
A tal fine il Comando CC per la Tutela della Salute pu procedere, in qualunque
momento, anche a mezzo dei competenti comandi territoriali dellArma, ad ispezioni e
prelievi di campioni negli stabilimenti ed esercizi pubblici dove si producono, si
conservano in deposito, si commercializzano, e si consumano le predette sostanze, nonch
negli scali aeroportuali, marittimi, ferroviari e sui mezzi di trasporto in genere. Gli esami e
le analisi dei campioni sono eseguiti presso i laboratori delle ASL o presso le strutture
specializzate di investigazioni scientifiche dellArma.
Ai fini della vigilanza sulle attivit finalizzate al trattamento dei tossicodipendenti, il
Comando CC per la Tutela della Salute pu procedere, su richiesta del Ministro, ed anche

27
con il supporto dei competenti Comandi territoriali dellArma, ad ispezioni e verifiche
nelle aree e negli edifici dove vengono svolte attivit di recupero e trattamento dei
tossicodipendenti. In atto, il Reparto svolge vigilanza igienico-sanitaria (d'iniziativa, su
richiesta del Ministero e dei reparti dellArma nonch su segnalazione dei cittadini) su 18
settori merceologici e sulle strutture socio sanitarie (ospedali, case di cura private, case di
cura per anziani, comunit terapeutiche). Di particolare rilievo il fatto che nell'ambito
della Comunit Europea non esistono organismi similari ai Nuclei Antisofisticazione e
Sanit, per cui gli Stati Membri si avvalgono, per combattere le sofisticazioni alimentari,
di Agenzie o Servizi Repressioni Frodi.
(c) Articolazione
L'organizzazione del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute comprende:
un Comando con sede in Roma, retto da un Generale di Divisione/Brigata, che assolve
le funzioni di Comandante di Corpo;
un Ufficio Comando, retto da Ten.Col./Magg.;
un Vice Comandante (Colonnello) dal quale dipendono:
un Reparto Analisi;
tre Comandi di Gruppo Carabinieri per la Tutela della Salute, retti da ufficiali
superiori (Ten.Colonnello/Maggiore), dislocati a Milano, Roma e Napoli, con
rispettiva competenza su Nord, Centro e Sud dItalia;
38 Nuclei Antisofisticazione e Sanit, al comando di Ufficiali
subalterni/Marescialli, dislocati nei centri di maggiore interesse industriale e
commerciale ed aventi giurisdizione regionale od interprovinciale (MI -BS-CR-
TO-AO-AL-GE-PD-UD-TV-TN-RM-BO-PR-AN-FI-LI-PG-CA-SS-LT-VT-
NA-SA-CE-BA-TA-LE-FG-PE-CB-CZ-PZ-PA-CT-RG-CS-RC).
(d) Dipendenze
Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute opera alle dipendenze funzionali del
Ministero della Salute.
(5) Comando Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari.
La legge 4 dicembre 1993, n. 491 ha istituito un Reparto Operativo Carabinieri posto alle
dipendenze funzionali del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Il Reparto ha assunto
successivamente la denominazione di Comando Carabinieri Tutela Norme Comunitarie e
Agroalimentari e in data 20.08.2001 lattuale.
Il reparto ha il compito di:
svolgere controlli straordinari nel settore dei reati in danno della Unione Europea,
commessi da parte di soggetti che percepiscono contributi comunitari nel settore
agroalimentare, della pesca e acquacoltura;
concorrere allattivit di controllo per la prevenzione e la repressione delle frodi nel settore
agroalimentare, dintesa con lIspettorato Centrale Repressione Frodi;
concorrere allattivit di controllo sotto il profilo quantitativo e qualitativo, sugli aiuti
alimentari ai Paesi in via di sviluppo.
Il Comando, operante alle dipendenze funzionali dal Ministero per le Politiche agricole e
Forestali e retto da un Colonnello, ha sede a Roma e si articola su:
Vice Comandante da cui dipendono tre Nuclei Antifrodi con sedi a Parma, Roma e Salerno;
un Nucleo Comando;
un Nucleo di Coordinamento Operativo, a livello centrale, per la gestione del numero verde,
degli apparati telefonici, della banca dati e dei materiali speciali.

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Un Ufficiale del Comando operativo in seno alla Unit Agricoltura della Divisione
Investigazioni e Operazioni dellOLAF (Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode), con il
compito di assicurare il costante scambio informativo con gli organismi comunitari
specializzati.
(6) Comando Carabinieri per la Tutela del lavoro
E' stato istituito nel 1995 ed ha dipendenza funzionale dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali.
Ha assunto lattuale denominazione in data 20 aprile 2006 e si articola su:
un Comando, con sede a Roma presso il Ministero, retto da Col./Ten.Col.;
un Nucleo Comando;
un Vice Comandante (Ten.Col./Magg.) dal quale dipendono:
una Sezione Analisi, operante nelle sede centrale;

4 Gruppi CC Tutela del lavoro (Milano, Roma, Napoli e Palermo), da cui dipendono 101
Nuclei CC tutela del lavoro, dislocati, di massima, sino a livello provinciale presso le
Direzioni Provinciali del Lavoro Servizio Ispezione del Lavoro.
(a) Compiti
Vigilanza sullapplicazione delle leggi relative al lavoro, alla previdenza ed allassistenza
sociale.
Il suddetto Ministero, con Decreto del 16-01-1995, ha attribuito al personale del Comando
Carabinieri i poteri ispettivi di vigilanza e controllo sulla legislazione sociale, di cui
allart. 1 co. 10 del D.L. 9-12-1994 N 664, necessari per l'assolvimento dei particolari
compiti.
(7) Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche
(a) Generalit
Il 15 dicembre 1955 fu costituito in Roma il Gabinetto Centrale di documentazione e di
indagini tecnico-scientifiche dellArma dei Carabinieri.
Il 25 novembre 1965 acquis la denominazione di Centro Carabinieri Investigazioni
Scientifiche e fu trasferito presso la caserma Podgora.
Nel novembre 1976 il Reparto fu trasferito presso la Scuola Ufficiali dei Carabinieri e dal
2003 presso la caserma S.DAcquisto di Tor di Quinto.
Il 1 ottobre 1998 ha acquisito lattuale denominazione.
Il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (Ra.C.I.S.):
una struttura tecnico-operativa istituita ed organizzata al fine di soddisfare le esigenze
di indagine scientifica richieste dalla magistratura e/o dai comandi e reparti dellArma,
nellambito dellattivit di Polizia Giudiziaria o di particolari altri compiti di Istituto;
dotato di personale specializzato e di sofisticate attrezzature tecniche, tenute
costantemente aderenti al livello pi avanzato dei sistemi scientifici in continua
evoluzione.
(b) Articolazione
Il Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche, diretto da un Generale di
Brigata, si articola in:
Ufficio Comando (Sez.Pers.; Sez. Add. e Oper.; Sez. Log.);
Reparto Addestramento (Nucl. C/do; Sez. Corsi) preposto alla formazione e alla
qualificazione del personale nel settore delle investigazioni scientifiche;

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Reparto Tecnico nel cui ambito sono inserite due Sezioni che curano le attivit di
sperimentazione e controllo qualit;
Reparto Analisi Criminologiche (Sez. analisi; Sez. Psicologia; Sez. Atti Persecutori)
preposto alla attivit di supporto alle indagini, mediante la ricerca di elementi di
connessione/analogia con altri fatti delittuosi, valutazione del profilo psicologico degli
autori dei delitti ed effettuazione di studi e ricerche sulle tecniche di esame della scena
del crimine (metodologie e tecniche esecutive);
Reparto CC Investigazioni Scientifiche di Roma;
Reparto CC Investigazioni Scientifiche di Messina;
Reparto CC Investigazioni Scientifiche di Parma;
Reparto CC Investigazioni Scientifiche di Cagliari;
29 Sezioni Investigative Scientifiche, dipendenti dal Raggruppamento sotto il profilo
tecnico-scientifico e addestrativo, ma inquadrate nei Nuclei Investigativi dei
competenti Comandi Provinciali sotto il profilo disciplinare e dimpiego.
A decorrere dal 1 novembre 2006 stato istituito, all'interno del Raggruppamento
Carabinieri Investigazioni Scientifiche, un Reparto Tecnologie Informatiche, articolato su
una Sezione Telematica e una Sezione Informatizzazione e Ricerca scientifica. Il Reparto:
effettua indagini tecnico-scientifiche sul materiale ad alta tecnologia (estrazione dei
dati da PC o memorie di massa, decriptazione di dati cifrati o file protetti da password,
etc.), a supporto delle attivit di indagine svolte dai vari reparti dell'Arma;
soddisfa le esigenze di ricerca scientifica nel settore delle tecnologie informatiche;
provvede alla creazione, gestione ed aggiornamento delle banche dati tecnico-
scientifiche del Raggruppamento.
Allinterno del Raggruppamento si trova anche il Reparto di Dattiloscopia Preventiva, che
dal 2006 collegato in rete ISDN allAFIS e soddisfa le esigenze di identificazione per i
Reparti dellArma dei Carabinieri a livello nazionale.
I Reparti Investigazioni Scientifiche si articolano su una Sezione Personale e
Addestramento e varie Sezioni Operative che curano i seguenti settori: Chimica, Esplosivi
e Infiammabili, Balistica, Biologia, Grafica, Impronte, Fotografie, Fonica ed Audiovideo.
Solo presso il R.I.S. di Roma esiste la Sezione Grafica e Fotografia (anzich Grafica), la
Sezione Impronte (anzich Impronte e Fotografia), la Sezione Fonica e Audio-video.
(c) Compiti
Il Raggruppamento Investigazioni Scientifiche di Roma cura:
nellambito territoriale dei Comandi Interregionali Podgora e Ogaden lesame
scientifico dei reperti trasmessi dai vari organi di P.G. e dallA.G., eccezionalmente da
altri Enti dello Stato e/o rilevati direttamente;
in ambito nazionale lesame di quei reperti da sottoporsi ad accertamenti, cosiddetti di
3 livello, non esperibili dai Reparti di Parma, Messina e Cagliari;
la consulenza tecnico-scientifica per il Comando Generale dellArma;
la ricerca di nuovi e pi avanzati sistemi di investigazione, apparecchiature e
materiali, in relazione allo sviluppo della scienza, della tecnologia e del modus
operandi della criminalit;
sviluppo ed aggiornamento dottrinale delle tecniche di P.G.;
concorso allattivit formativa, nel particolare settore, presso gli istituti distruzione
dellArma, nonch del personale dellorganizzazione territoriale ( stata prevista la
specializzazione di un Ispettore o Sovrintendente a duplice incarico- addetto ai

30
rilievi tecnici e repertamento presso ciascuna Aliquota Operativa delle Compagnie
distaccate al fine di incrementare le autonome capacit di intervento);
contatti e relazioni con gli organi similari italiani e stranieri. Il Ra.C.I.S. nel contesto
europeo e membro fondatore dellENFSI-European Network of Forensic Science
Institutes-, organismo internazionale che:
riunisce gli Istituti Forensi afferenti a 18 Paesi europei;
ha lo scopo di promuovere, nello specifico settore delle scienze forensi, la
cooperazione tra i Paesi membri attraverso la discussione delle problematiche
inerenti le varie branche della criminalit e lo scambio di informazioni circa i
metodi analitici, le procedure di controllo della qualit, laddestramento ed i
programmi di ricerca scientifica.
Il Ra.C.I.S. sviluppa tra laltro gli aspetti tecnici connessi con lattivit degli specializzati
nel settore rilievi tecnici, artificieri - antisabotaggio e analisi sostanze stupefacenti, che
costituiscono le Sezioni Investigative Scientifiche. I Reparti CC Investigazioni
Scientifiche di Messina, di Parma e di Cagliari curano rispettivamente nellambito
territoriale dei Comandi Interregionali Culqualber, Pastrengo, Vittorio Veneto ed in
ambito Legione Carabinieri Sardegna, lesame dei reperti trasmessi dai vari organi di P.G.
e dallA.G., eccezionalmente da altri Enti dello Stato e/o rilevati direttamente.
Nellambito del Ra.C.I.S. stata istituita una unit tecnico-scientifica per il
riconoscimento delle vittime in caso di grandi disastri. LUnit, denominata Nucleo per
lidentificazione di Vittime di Disastri fornir, alloccorrenza, supporto ai reparti
territoriali con proprio personale specializzato (psicologi, medici legali).
(8) Comando Carabinieri per la Tutela dellAmbiente
(a) Generalit
Il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri stato istituito 1'1.12.1986 in ossequio
all'art. 4 della Legge 8.7.1986, n. 349. In data 23 aprile 2001 ha assunto la denominazione
di Comando Carabinieri per la Tutela dellAmbiente.
(b) Compiti
Il reparto esercita la vigilanza, la prevenzione e la repressione per quanto attiene alla
tutela dell'inquinamento atmosferico, idrico ed acustico, alla salvaguardia del patrimonio
naturale, alla tutela dell'equilibrio ecologico ed a quant'altro il Ministro dell'Ambiente e
Tutela del Territorio ritenga necessario per lassolvimento delle funzioni attribuitegli
dalla legge. Ai sensi dellart.8 del D.lgs 22/1997 il personale del N.O.E. ha acquisito il
potere ispettivo per effettuare ispezioni e verifiche necessari allespletamento delle
funzioni di cui all8 della L.349/86. Non ha attribuzioni di natura tecnica (per queste viene
supportato dal S.S.N., dallA.N.P.A., dal Ra.C.I.S.).
(c) Articolazione
Il Comando Carabinieri per la Tutela dellAmbiente articolato su:
un Comando con sede in Roma presso il Ministero dell'Ambiente e Tutela del
Territorio, retto da un Generale di Brigata dellArma, che assolve le funzioni di
Comandante di Corpo;
un Vice Comandante (Col.) dal quale dipendono, oltre al Reparto Operativo anche, per
il tramite di tre Gruppi (Treviso, Roma, Napoli), 29 Nuclei Operativi (Genova,
Bologna, Udine, Ancona, Pescara, Firenze, Venezia, Cagliari, Napoli, Caserta, Bari,
Potenza, Reggio Calabria, Palermo, Milano, Torino, Roma, Treviso, Brescia,
Alessandria, Trento, Perugia, Sassari, Campobasso, Grosseto, Salerno, Lecce,
Catanzaro e Catania);

31
un Ufficio Comando (Sez. Pers.; Sez. Oper.e Logistica; Squadra servizi) retto da Ten.
Col./Magg.;
un Reparto Operativo, retto da Ten. Col., con sede a Roma e competenza sullintero
territorio nazionale, da cui dipendono:
una Sezione Operativa Centrale;
una Sezione inquinamento da sostanze radioattive;
una Sezione sullinquinamento atmosferico, industrie a rischio e ARS (Acqua,
Rifiuti e Suoli);
una Sezione analisi con compiti di elaborazione dei flussi informativi;

un Centro di elaborazione dati.


(d) Dipendenze
Il Comando Carabinieri per la Tutela dellAmbiente opera alle dipendenze funzionali del
Ministero dell'Ambiente e Tutela del Territorio.
(9) Raggruppamento Aeromobili Carabinieri(7)
Con limmissione sulla linea di volo degli aeroplani Piaggio P180 stata determinata la
revisione ordinativa del Raggruppamento Elicotteri Carabinieri con la conseguente
ridenominazione in Raggruppamento Aeromobile Carabinieri.
Il RAC dislocato presso laeroporto di Pratica di Mare. Assolve compiti di carattere
concettuale ed organizzativo per gli aspetti addestrativi, operativi, tecnico logistici propri e dei
Reparti dipendenti, nonch assolve a quelli di carattere esecutivo al proprio livello. Oltre
all'ordinaria attivit di comando, il REC esercita la direzione tecnico-funzionale nei confronti
dei Nuclei dipendenti, curando che gli stessi si attengano ai criteri d'impiego, verifica la
fattibilit tecnica delle missioni, assicura la disponibilit presso i reparti della copertura
organica degli aeromobili, assicura il sostegno logistico ai NEC per gli aeromobili ed i supporti
a terra. Dal Comandante del RAC (Gen. B./Col.) dipendono:
Capo di Stato Maggiore, cui ricondurre gli Uffici dello SM;
Reparto Addestramento;
Servizio amministrativo;
Ufficio Sicurezza del Volo;
Reparto Supporto;
Reparto Elicotteri, alle cui dipendenze c 1 Nucleo Elicotteri;
Reparto Aeroplani, alle cui dipendenze c 1 Nucleo Aeroplani.
(a) Nuclei Elicotteri
I 14 Nuclei Elicotteri Carabinieri (NEC), che garantiscono la copertura operativa del
territorio nazionale in tempi di intervento contenuti in 30 minuti, sono comandati da
Tenente Colonnello/Maggiore/Capitano (pilota) e costituiscono le unit operative
elementari, cui attribuita una fisionomia organizzativa che li rende autonomi dal punto di
vista tecnico (manutenzione di 1 livello) e logistico. Operano in relazione alle direttive
tecnico-funzionali del RAC ed in base alle esigenze operative dei diversi Comandi
Territoriali, ubicati nel territorio di competenza. Sono collegati alla "Sala Situazione" del
RAC tramite una rete multimediale che monitorizza su scala nazionale il movimento dei
singoli aeromobili e ne consente la puntuale gestione.
Compiti dei NEC
ricognizione;

(7)
Rientra tra i Reparti/Unit per esigenze specifiche di cui allart. 175 del D.Lgs. 66/2010.

32
aerocooperazione;
trasporto;
soccorso.
Dipendenze
Disciplina, impiego, addestrativa, tecnica e logistica dal Raggruppamento Aeromobili
Carabinieri.
Configurazione ordinativa dei NEC
Sono comandati da Magg./Cap., da cui dipendono:
Nucleo Comando;
Sezione Operazioni;
Sezione Tecnica.
Criteri di impiego
Il Comando Generale dispone:
il trasporto di Autorit di Governo che dovranno, comunque, prospettare lesigenza
direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri;
le missioni di volo per situazioni di emergenza o di crisi di importanza nazionale;
le missioni di volo a seguito di richieste derivanti dalla linea addestrativa.
I Comandi Legione:
pianificano periodicamente le missioni di perlustrazione aerea;
autorizzano leventuale imbarco di autorit locali, magistrati e funzionari dello
Stato per finalit di pubblico interesse.
I Comandi della linea Territoriale o Speciale (da Interregionale a Provinciale o
paritetico) possono inoltrare ai Nuclei del territorio di competenza le richieste di
missione, mentre i rimanenti reparti possono avanzare direttamente richieste di
supporto aereo allemergenza o quando necessario.
d. Raggruppamento Operativo Speciale (R.O.S.)
(1) Compiti
Il Raggruppamento Operativo Speciale stato istituito nel 1990 in attuazione del Decreto
Legge n.234/1990 emanato dal Governo per fronteggiare con maggiore incisivit lemergenza
della criminalit organizzata. Retto da un Gen. D. /Gen. B. si articola su un:
Vice Comandante (Col.), da cui dipendono:
un Servizio Centrale che comprende:
I Reparto Investigativo su due Sezioni;
II Reparto Investigativo su due Sezioni;
III Reparto su due Sezioni;
5 Reparti Anticrimine (Milano, Roma, Napoli, Reggio Calabria, Palermo), 18 Sezioni, 1
Nucleo;
Ufficio Comando (Ten.Col./Magg.), articolato su 3 sezioni (S.P., Add.to e Logistica) e un
Nucleo Servizi;
Reparto Indagini Tecniche suddiviso in 3 sezioni;
Reparto Antieversione, articolato su 3 Sezioni;
Reparto Crimini Violenti, articolato su 2 Sezioni.
Esso svolge attivit di contrasto alla criminalit organizzata comune, a quella eversiva e
terroristica, ed esercita, a tal fine, la direzione tecnico-funzionale nei confronti di

33
Reparti/Sezioni/Nuclei Anticrimine, che costituiscono Servizi Interprovinciali dellArma dei
Carabinieri, svolgendo i relativi compiti esclusivamente in relazione ai delitti di cui agli artt.
416 bis e 630 del Codice Penale, nonch per i delitti di cui allart. 74 del Testo Unico
approvato con D.P.R. 309/1990 (stupefacenti).
(2) Dipendenza d'impiego e disciplinare
Dal Comando Unit Mobili e Specializzate Carabinieri " Palidoro ".
Il flusso delle comunicazioni relative al settore operativo e logistico si sviluppa direttamente
con il Comando Generale e, per conoscenza, con il Comando Unit Mobili e Specializzate
Carabinieri "Palidoro".
e. Comando Carabinieri Ministero Affari Esteri
Istituito in Roma nel 1958 presso il Palazzo della Farnesina, svolge compiti di vigilanza presso il
Ministero ed alcune sedi delle Rappresentanze Diplomatiche italiane allestero.
Le sedi estere a maggior rischio, peraltro, vengono temporaneamente rinforzate, a richiesta del
Dicastero, con altri militari tratti anche dal 1 Reggimento Carabinieri Paracadutisti Tuscania.
Il Comando, retto da un Gen. D., si articola in:
Ufficio Comando, retto da Ten.Col. che assume anche la funzione di Vice C/te, su due Sezioni
(Segreteria e Personale; Operazioni e Logistica);
Reparto Sicurezza e Vigilanza, retto da Ten.Col., su due Sezioni (Sede; Estero).
(a) Compiti
ordinari: sicurezza e vigilanza (sede della Farnesina e Villa Madama);
straordinari: di protezione, effettuata da personale del 1 Rgt paracadutisti Tuscania
nei confronti di ambasciatori e personale diplomatico;
eventuali: servizi di Cifra; missioni tecnico operative di breve durata missioni a carattere
internazionale derivanti da obblighi dellItalia nel quadro di programmi dintervento
nellambito ONU, NATO, UE e bilaterali.
f. Centro di Eccellenza per le Stability Police Units (CoESPU)
stato attivato, il 1 marzo 2005, nella caserma Chinotto di Vicenza, sulla base degli impegni
assunti nel vertice G8 di Sea Island del giugno 2004, ove si concordato di addestrare circa 75.000
unit (il 10% delle quali appartenenti a Forze di polizia), provenienti in via prioritaria dal
continente africano, da impiegare nelle missioni di peace keeping. Il progetto, fortemente sostenuto
dagli USA, stato affidato allArma dei Carabinieri in relazione alla consolidata
esperienza maturata nello specifico settore. Il Centro di Eccellenza per le Stability Police Units,
retto da un Generale di Divisione o Brigata CC, quale assetto nazionale aperto alla partecipazione di
altri Paesi:
centro di alti studi, polo dottrinale, centro addestrativo sotto il patrocinio del Dipartimento per
le operazioni di pace delle Nazioni Unite diretto a perfezionare le capacit delle
forze assimilabili a Carabinieri e Gendarmeria;
ha il compito di sviluppare la dottrina e le procedure operative ordinarie per limpiego delle
forze assimilabili ai Carabinieri nel corso di peace support operations;
interagisce con tutte le componenti istituzionali in grado di fornire il proprio apporto nello
specifico settore, nonch con gli istituti accademici e di ricerca nazionali ed esteri, con i centri di
ricerca militari e con il Quartier Generale della Forza di Gendarmeria Europea;
fornisce i pacchetti addestrativi per gli Ufficiali Superiori/Ufficiali di Stato Maggiore e
Quadri Intermedi/Comandanti di Squadra, che avranno il compito di fungere a loro volta da
istruttori nei Paesi di provenienza. Il COESPU, costituito quale Ente Amministrativo,

34
garantisce, attraverso i propri organi esecutivi, il sostegno tecnico, logistico ed amministrativo del
Quartier Generale della Forza di Gendarmeria Europea, ubicato nella stessa sede.

6. Reparti per esigenze specifiche


Alcuni reparti, non compresi tra quelli inquadrati nellambito delle organizzazioni sin qui esaminate,
sono istituiti presso organismi o enti vari per lespletamento di specifiche attivit (art. 175 del D.Lgs.
66/2010). Tra questi, oltre a quelli gi trattati in precedenza (Raggruppamento Aeromobili Carabinieri,
Unit navali, Reggimento Carabinieri a Cavallo, G.I.S. e 1 Reggimento Carabinieri paracadutisti
Tuscania):
a. Reggimento Corazzieri
La costituzione dei Corazzieri risale al 1868 quando, in occasione delle nozze del Principe
Umberto, fu costituita in Firenze (allora capitale) una scorta donore al corteo reale. Tale reparto,
che fu poi trasferito a Roma, assunse nel tempo varie denominazioni ed ultima quella di
Carabinieri Guardie del Re fino a che rimase la Monarchia. Con lavvento della Repubblica fu
trasformato in 3 Squadrone Carabinieri a cavallo ed il 1 agosto 1965 assunse la denominazione di
Comando Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica. Il 24 dicembre 1992 ha assunto
lattuale denominazione. Al reparto sono affidati i servizi di guardia e scorta donore al Capo dello
Stato, nonch quelli di sicurezza e rappresentanza allinterno del Palazzo del Quirinale.
Il Reparto si articola in:
Comandante (Colonnello);
Ufficio Comando;
Gruppo Squadroni (con due Squadroni montati);
Reparto Comando;
Reparto di Sicurezza (con Nuclei "operativo", vigilanza e di "protezione");
Servizi Amministrativo, Sanitario e Veterinario.
Il Reggimento dipende dallUfficio del Consigliere per gli Affari Militari.
b. Reparti per le esigenze degli Organi Costituzionali o a rilevanza costituzionale
(1) Reparto Carabinieri Presidenza della Repubblica
Svolge, unitamente al Reggimento Corazzieri, i servizi di sicurezza e scorta ravvicinata a
favore del Presidente della Repubblica negli spostamenti in territorio nazionale ed allestero,
nonch dei Capi di Stato esteri durante le visite ufficiali in Italia. inserito nella
Sovrintendenza Centrale dei Servizi di Sicurezza della Presidenza della Repubblica.
(2) Comando Carabinieri Senato della Repubblica, Comando Carabinieri Camera dei
Deputati, Comando Carabinieri Corte Costituzionale, Comando Carabinieri C.N.E.L. e
Comando Carabinieri Corte dei Conti che assolvono compiti di vigilanza e sicurezza alle
sedi istituzionali.
c. Banda dellArma dei Carabinieri
Gi Fanfara e poi Musica, fu istituita come Banda dalla Legione Allievi Carabinieri nel 1920 e
nel 1928 assunse la denominazione di Banda dellArma dei Carabinieri Reali.
Dopo il secondo conflitto mondiale assunse lattuale denominazione.
Ha sede in Roma presso la Legione Allievi Carabinieri.

7. Reparti che svolgono compiti di polizia militare e di sicurezza a favore delle Forze
Armate
a. Generalit

35
Le funzioni di polizia militare, svoltae in via esclusiva dallArma dei Carabinieri (art. 90 D.Lgs.
66/2010), sono assicurate:
dalle unit in servizio presso comandi e reparti delle Forze Armate italiane nonch presso gli
organismi previsti da accordi NATO o bilaterali Italia - USA;
dal personale addetto allAutorit Giudiziaria Militare.
In particolare sul territorio nazionale:
a livello centrale operano:
Reparto Carabinieri Difesa Gabinetto;
Reparto Carabinieri Stato Maggiore Difesa;

Compagnia Carabinieri Raggruppamento Unit Difesa. Il Raggruppamento Unit Difesa


(RUD) stato costituito il 1 ottobre 1984 dal Ministro della Difesa e posto, ai
fini dellimpiego, alla esclusiva dipendenza dellAutorit per le Informazioni e la Sicurezza
Esterna (AISE). Tale speciale unit preposta alla difesa delle installazioni e delle
infrastrutture e al supporto operativo, addestrativo e tecnico logistico dellAISE. La
Compagnia Carabinieri inserita nellorganico del RUD;
Comando Carabinieri di Polizia Militare presso SME con allinterno il Reparto Carabinieri
Segredifesa;
Comando Carabinieri per la Marina Militare;

Comando Carabinieri per lAeronautica Militare;


a livello periferico:
Sezioni e Nuclei di PM presso Comandi ed Enti dell'Esercito e dell'Area Industriale
Interforze;
presso la Magistratura Militare con personale dellArma impiegato nelle varie sedi
giudiziarie.

8. Organi interforze di Polizia Nazionali


Nellambito del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, personale dellArma altres inquadrato in
organismi interforze di polizia nazionali. Essi sono:
Direzione Investigativa Antimafia e Centri Operativi Periferici;
Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Ufficiali di Collegamento);
Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia (Servizio I
Coordinamento e Pianificazione della FF.PP.; Servizio II Relazioni Internazionali; Divisione N-
SIS);
Scuola di Perfezionamento per le FF.PP..
Provvede all'espletamento di corsi di alta formazione ed aggiornamento previsti dallart. 22 della
L.1/4/1981 N121 a favore di Funzionari della P. di S., Ufficiali dei CC., della G. di F., del
Corpo della Polizia Penitenziaria e del Corpo Forestale dello Stato;
Direzione Centrale della Polizia Criminale:
Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia;
Servizio Analisi Criminale;
Servizio Centrale di Protezione e Nuclei Operativi di Protezione dipendenti;
Servizio per il Sistema Informativo Interforze;
Ufficio Affari Generali;
Ufficio Tecnico Giuridico Contenzioso.

36
II TESI IL TRATTAMENTO ELETTRONICO DELLE INFORMAZIONI:
BANCA DATI FF.PP. SCHEDARI DI P.G.

1. Normativa
Fin dagli anni 70 le varie Forze di Polizia italiane si dotarono di sistemi informatici per
larchiviazione di dati ed informazioni utili per lattivit di polizia ma tali sistemi lavoravano
separatamente gli uni dagli altri. Tale situazione si protrasse sino al 1981, quando - in occasione della
riforma dellamministrazione della pubblica sicurezza - fu stabilito che lArma dei Carabinieri, la
Polizia di Stato e la Guardia di Finanza facessero confluire i dati e le informazioni archiviate nei loro
sistemi informatici, in un unico elaboratore comune interforze, la Banca Dati delle Forze di
Polizia.
Listituzione ufficiale di questo nuovo organo trova riscontro nella legge 1aprile 1981 nr.121 Nuovo
ordinamento dellamministrazione della pubblica sicurezza, che ne regola la dipendenza ed i
compiti.
In particolare:
la BB.DD.FF.PP. attualmente inquadrata alle dipendenze del Ministero dellInterno, Dipartimento
della Pubblica Sicurezza, Direzione Centrale Polizia Criminale Servizio per Sistema Informativo
Interforze ( originariamente era inquadrata entro lUfficio per il Coordinamento e la pianificazione
delle Forze di Polizia) ;
questo ufficio deve provvedere - tra laltro - alla classificazione, analisi e valutazione delle
informazioni e dei dati che devono essere forniti anche dalle forze di polizia in materia di tutela
dellordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalit e loro
diramazione agli organi operativi delle suddette forze di polizia (art. 6), compiti che assolve
grazie al Centro Elaborazione Dati che costituisce il cuore della Banca Dati per le Forze di
Polizia. Questo articolo sancisce quindi lobbligo per le forze di polizia di aggiornare la banca dati,
e prevede lambito entro cui possono essere raccolti;
lart. 7 prevede lobbligo del riscontro cartaceo per i dati raccolti e le fonti da cui essi possono
provenire (documenti conservati dalla P.A., sentenze e provvedimenti dellA.G. o da indagini di
polizia). E sancito inoltre il divieto di raccogliere informazioni e dati sui cittadini per il solo fatto
della loro razza, fede religiosa od opinione politica, o della loro adesione ai principi di movimenti
sindacali....;
lart. 8 sancisce listituzione del Centro Elaborazione Dati presso il Ministero dellInterno, per
lassolvimento dei compiti sopra citati. I criteri e le norme tecniche per lattivit del C.E.D. sono
stabiliti da una Commissione Tecnica nominata dal Ministro e composta di funzionari di tutte le
FF.PP.;
lart. 9 (pi volte modificato) prevede quale personale pu accedere (venire a conoscenza) ai dati
ed alle informazioni contenute nella Banca Dati, stabilendo inoltre che le stesse possono essere
utilizzate solo per fini di tutela dellO.P. e della P.S., nonch prevenzione e repressione di reati:
ufficiali ed agenti di P.G. appartenenti alle forze di polizia (Arma dei Carabinieri, Polizia di
Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Corpo Forestale dello Stato);
ufficiali di pubblica sicurezza;
funzionari dei servizi di sicurezza;
funzionari delle prefetture addetti al rilascio della certificazione antimafia;

37
personale della Polizia Municipale in servizio di polizia stradale ed in possesso della qualifica di
agente di P.S., limitatamente al controllo dei veicoli;
autorit giudiziaria, limitatamente ai procedimenti in carico.
lart. 10 della legge, nella sua formulazione originaria, prevedeva che sullattivit della Banca Dati
fosse fatto un controllo da parte del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti
(l.801/77), il cosiddetto CO.PA.CO. A seguito dellentrata in vigore della legge 31 dicembre
1996 nr.675 Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali,
lart.10 stato integralmente sostituito ed ora le funzioni di controllo sono esercitate dal Garante
per la protezione dei dati personali (c.d. Garante per la tutela della privacy). E inoltre prevista la
possibilit per il cittadino di produrre istanza allUfficio per il Coordinamento e la Pianificazione
delle FF.PP. al fine di conoscere i dati personali che lo riguardano in possesso del C.E.D..
LUfficio pu omettere in tutto od in parte la comunicazione al cittadino, se da ci possa nascere un
pregiudizio per la tutela dellO.P. e della P.S., ma in questo caso dovr informare il Garante. E
infine previsto il diritto per il cittadino di proporre ricorso al Tribunale al fine di rettificare,
cancellare od integrare dati che lo riguardano, raccolti in violazione di legge o di regolamenti;
lart. 11 prevede lemanazione di un successivo regolamento per stabilire norme di dettaglio per
lattivit del C.E.D. (poi emanato con D.P.R. 378/1982);
lart. 12 prevede le sanzioni in cui incorre il pubblico ufficiale che utilizza in modo indebito o
comunica a persone non autorizzate i dati e le informazioni contenute nella Banca Dati. Tali
sanzioni, che si applicano salvo che il fatto non costituisca pi grave reato, sono:
la reclusione da uno a tre anni per lipotesi dolosa;
la reclusione fino a sei mesi per lipotesi colposa.

a. Fonti Normative
legge 1 aprile 1981 nr.121 Nuovo ordinamento dellamministrazione della Pubblica Sicurezza;
D.P.R. 3 maggio 1982 nr. 378 c.d. Regolamento di esecuzione;
Normativa tecnica approvata con D.Min.Int. 5/2/1983;
Guida per laggiornamento e la consultazione degli schedari elettronici di polizia ed.1994, del
Comando Generale dellArma dei Carabinieri;
legge 31 dicembre 1996 nr.675 Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei
dati personali.
D.P.R. 22 giugno 2000 n.225 Regolamento recante modifiche al D.P.R. 3 maggio 1982 n.378, in
materia di accesso del personale della Polizia Municipale allo schedario dei veicoli rubati presso
il centro elaborazione dati dei Dipartimento della pubblica sicurezza;
legge 26 marzo 2001, n. 128 Interventi legislativi in materia di tutela della sicurezza dei cittadini
(c.d. pacchetto sicurezza);
D.Lgs. 30.6.2003, n. 196 Codice in materia di protezione dei dati Personali;
Decreto legge 31 marzo 2005, n. 45 Disposizioni urgenti per la funzionalit dellAmministrazione
della Pubblica Sicurezza, delle Forze di Polizia e del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco
(trasferimento del CED alle dipendenze della D.C.P.C).

2. Il Progetto SDI
Il Sistema Di Indagine nasce da un ambizioso disegno di progettare un sistema interforze che permetta
di avere a disposizione ununica Banca dati dove i vari tipi di informazioni siano alimentati in un
unico formato da tutte le forze di Polizia.
Ha il grande merito di rendere omogenei i dati, di aumentare il volume delle informazioni a
disposizione, di realizzare un ambiente integrato e correlato, flessibile agli eventuali adattamenti e

38
strutturalmente e tecnologicamente molto avanzato e infine di rendere pi snelle e veloci le procedure
di aggiornamento e consultazione.
Le soluzioni proposte per la realizzazione di un siffatto sistema sono state quelle di avere a
disposizione in prima battuta una base dati molto efficiente, seguita da applicazioni efficaci, corredate,
per la buona riuscita, di una infrastruttura tecnologicamente avanzata.
La base dati scelta di tipo relazionale, che molto bene si adatta alle caratteristiche evidenziate. Per
ogni tipo di evento significativo stata quindi sviluppata lopportuna applicazione di alimentazione
dati.
Linsieme dei dati raccolti forma le comunicazioni, che sono un flusso informativo di interesse per la
Banca Dati. Le comunicazioni al loro interno trattano soggetti e/o oggetti.
I soggetti si suddividono in:
persone fisiche caratterizzate da una anagrafica e da una propria realt psicofisica;
persone giuridiche che sono delle organizzazioni stabili alle quali lordinamento riconosce capacit
giuridica.
Entrambi sono parte di un insieme organizzato di dati di interesse per le Forze di Polizia quindi
inseriti nel sistema.
Gli oggetti, invece, si suddividono in base alle proprie caratteristiche e alla propria struttura e sono
classificati nelle seguenti categorie:
documenti;
titoli/effetti;
banconote;
armi;
veicoli o targhe.
Non tutti gli oggetti per possono essere compresi nella Banca Dati. Il sistema, infatti, non permette
linserimento di oggetti che non siano unici, cio caratterizzati da un numero di matricola, di
registrazione o di emissione che li rende inconfondibili (es.: la matricola delle armi, il numero di telaio
delle automobili, le targhe di veicoli, il numero dei documenti, ecc.) e che siano inclusi in una
comunicazione.
Per comunicazioni si intende ad esempio:
le denunce, relative ad oggetti sia censiti in Banca Dati come i documenti, veicoli, targhe,
titoli/effetti, armi e sia denunce generiche relative ad oggetti non censiti in Banca Dati ad esempio,
autoradio, pellicce, carte di credito, telefoni cellulari, assegni, ecc.;
i fatti, che indicano la dinamica e il luogo di svolgimento dellevento avvenuto al soggetto o
alloggetto coinvolto, assegnandone loro un ruolo nellevento stesso. Una volta inserito in Banca
Dati, gli elementi che caratterizzano il fatto (soggetti, oggetti) diventeranno dei punti nodali
correlandosi ai dati gi presenti in Banca Dati. Esempio: La stessa vittima di due eventi criminosi
diverr il punto di connessione tra questi due eventi. Da una ricerca su uno dei due fatti si potr
giungere allaltro tramite la vittima;
i provvedimenti, che sono atti formali emessi dalle autorit competenti nei confronti di soggetti od
oggetti coinvolti o meno in uno specifico fatto di riferimento, che pongono gli stessi in uno stato di
attenzione nei confronti delle Forze di Polizia (misure di sicurezza, misure cautelari, misure di
prevenzione, misure alternative,.). Un provvedimento pu subire nel tempo variazioni di stato
(notificato, revocato,.). Tali variazioni sono comunicate in Banca Dati con ulteriori
provvedimenti.
le segnalazioni, che sono comunicazioni che non rientrano nellambito dei provvedimenti o che
sono desunte da indagini svolte dalle Forze di Polizia ed evidenziano le caratteristiche particolari di

39
soggetti od oggetti coinvolti nelle indagini (specializzazione criminosa, grado di pericolosit del
soggetto, alias, soprannome,.).
Tutte le comunicazioni, per poterle inserire in Banca Dati, devono rispettare due criteri:
avere un protocollo di riferimento detto Protocollo SDI ;
tutti gli oggetti/soggetti devono avere un Ruolo che pu essere variato in base al tipo di
comunicazione.
Il protocollo SDI composto da tre campi:
- Ufficio segnalante: codice composto da sei caratteri di cui i primi due identificano la provincia, il
terzo la forza di polizia (P = Polizia di Stato, C = Carabinieri, G = Guardia di Finanza, F =
Forestale, X = Polizia Penitenziaria), il quarto identifica il tipo del comando (es. S = stazione CC,
C = Compagnia, P = Provinciale, ecc.), il quinto e sesto carattere identificano il numero
progressivo attribuito al comando\reparto\ente;
- Anno (in riferimento alla comunicazione);
- Numero identificativo della comunicazione: numerazione progressiva di sei caratteri.
Tale protocollo che deve essere trascritto sui registri cartacei dellufficio segnalante (comando, reparto
o ente), identifica univocamente nella base dati una comunicazione, e pertanto anche un fatto, e pu
essere utilizzato per ricerche dirette, ovvero per collegare fatti fra loro o provvedimenti a fatti.
Il protocollo SDI destinato ad avere unimportanza fondamentale anche per gli sviluppi futuri, infatti
prevista lacquisizione automatica delle notizie di reato direttamente da SDI. In particolare, le notizie
di reato saranno inviate tramite SDI dalle Forze di Polizia alle Procure territorialmente competenti. In
tempi successivi, si giunger anche ad una comunicazione dal Sistema Informativo della Giustizia
(Casellario Giudiziale, ovvero uffici Giudiziari) verso SDI per laggiornamento dello stato del
procedimento di competenza (notizia archiviata, individuo imputato, condannato o assolto). Tutte le
predette comunicazioni avranno come principale riferimento il protocollo SDI che rappresenter il
punto di collegamento con il numero del RE. GE. (Registro Generale).
La procedura automatizzata per la ricezione delle denunce V-2 in fase di gestione di un fatto o
denuncia, origina automaticamente un protocollo SDI che, fra laltro, viene stampato sul relativo
verbale (in alto a sinistra). I protocolli SDI originati con tale procedura hanno la caratteristica che il
numero identificativo della comunicazione incomincia con il carattere 9 (es. 900001, 900002, ecc.).
Laltra chiave che identifica una comunicazione il ruolo cio il motivo per il quale un soggetto od un
oggetto vengono inclusi in una comunicazione e quindi inseriti in Banca Dati. Dal Ruolo pu scaturire un
'eventuale azione da intraprendere o l'atto giudiziario correlato. Il Ruolo pu essere attivo o passivo (es.:
"vittima" per un soggetto o "rubato" per un oggetto).

Per spiegare meglio limportanza dei Ruoli e del Protocollo SDI facciamo due casi desempio di
un possibile evento:
Esempio A
Viene rubata una autovettura, viene effettuata la denuncia di furto dal proprietario e inserita in
Banca Dati. Al proprietario verr assegnato il ruolo di Vittima, mentre allautovettura il ruolo
di Rubato. La denuncia, per essere immessa in Banca Dati, dovr quindi avere assegnato un
Protocollo SDI;
un malvivente compie una rapina in una banca. Lo stesso rapinatore, per fuggire, usa la macchina
di cui era stato denunciato il furto;
viene immesso in Banca Dati il fatto rapina con i suoi dati (Data e Ora dellevento, luogo, importo
bottino, ecc.). Vengono quindi immessi i dati identificativi dellistituto di credito, al quale sar

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assegnato il ruolo di Vittima. In seguito alle indagini effettuate, si risale al Protocollo SDI
del furto dellautovettura. Verr inserito il Protocollo SDI del furto, come protocollo di
riferimento nellimmissione del Fatto rapina. Ora lautovettura, sar presente in Banca Dati
con il ruolo di:Uso no ricerche;
per chiudere liter relativo allautovettura, si dovr procedere ad un inserimento di revoca
delloggetto autovettura nella Banca Dati.

Facciamo ora un esempio di pi fatti e generiamo un legame fra loro.

Esempio B
Viene rapita una persona. Questa verr inserita in Banca Dati nel ruolo di Scomparso. Verr
quindi assegnato un numero di Protocollo SDIal Fatto;
dopo del tempo viene ritrovato il rapito, ma morto. Questo verr immesso in Banca Dati con il
ruolo di Ritrovato. Verr quindi generato un altro Protocollo SDI, ed in questo, verr
immesso il riferimento al primo Fatto SDI, in modo da legare i due fatti.
Quindi, potremmo affermare che, i principi di raccolta dei dati finora menzionati servono a creare le
modalit di base per un corretto inserimento allinterno della Banca Dati per poi ottenere, a secondo
delle esigenze degli utenti, consultazioni veloci e correlate fra loro.
Infatti i processi relativi al Sistema si riferiscono a tre macroattivit:
- attivit operativa, nella quale sono ricompresi i processi di acquisizione delle informazioni
necessarie alle attivit di controllo del territorio, nonch i processi di consultazione delle
informazioni finalizzati all'operativit immediata, caratterizzati da sinteticit, chiarezza di
contenuti, semplicit di interrogazioni;
- attivit investigativa, nella quale sono ricompresi i processi necessari ad un utente specializzato a
svolgere le proprie attivit investigative. Tali processi non presentano criticit nei tempi di
risposta, ma devono attenersi a criteri di completezza informativa e di dinamicit nelle tipologia
di richiesta;
- attivit statistica, nella quale sono ricompresi i processi necessari volti a soddisfare esigenze di
tipo statistico. E necessario evidenziare tuttavia che disponendo di una base dati di tipo
atomico, risulta semplice aggregare gli stessi in qualsiasi momento in funzione delle singole
esigenze.
Per quanto interessa questa sede, in cui verranno trattati solo le prime due tipologie di utenti (utente
operativo e utente investigativo) sono stati creati tre diverse modalit di interrogazione alla Banca
Dati: una tramite il Cruscotto Operativo , una mediante lInterrogazione di Sintesi e,infine, attraverso
le Ricerche Investigative.
E importante evidenziare preliminarmente che le metodologie di ricerca in Banca Dati che
lapplicazione mette a disposizione dellutente possono essere suddivise in due modalit:
- modalit sincrona (risposta in contemporanea) quando il risultato della richiesta viene fornito
subito dopo linterrogazione;
- modalit asincrona (risposta in differita) quando il risultato della ricerca non visibile
alloperatore in modo automatico ma solo dopo un ulteriore passo di elaborazione. Pu succedere
quindi che lapplicazione non sia in grado di fornire immediatamente una risposta ad
uninterrogazione, e che tale risposta venga fornita a posteriori dopo un tempo di elaborazione pi
o meno lungo.
Il fatto che una risposta venga fornita in modo sincrono o asincrono dipende da diversi fattori:

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se viene richiesta, ad esempio, la ricerca di una persona fisica, fornendo solo il cognome il
sistema dovr cercare tutte le persone presenti in archivio, alle quali corrisponde il cognome indicato.
E logico supporre che una ricerca cos avviata richieda un tempo decisamente lungo, ecco perch
conviene sempre inserire il maggior numero possibile di parametri noti prima di avviare una ricerca;
il coinvolgimento nella ricerca stessa di Banche Dati Esterne (per esempio la motorizzazione
civile): lo scambio di informazioni con un archivio remoto pi lento rispetto ad una ricerca di
informazioni in archivi locali.
a. Il Cruscotto Operativo
Il CRUSCOTTO OPERATIVO permette un controllo immediato sul territorio al fine di ottenere
dati sullidentit di una persona fisica /giuridica, notizie inerenti la targa o il telaio di un veicolo,
oppure segnalazioni relative a un documento.
Questa applicazione molto indirizzata alle pattuglie radiomobili, nei posti di blocco, nei controlli
in luoghi pubblici, quando si deve verificare rapidamente la posizione di soggetti, dei loro
documenti ed eventualmente del veicolo su cui si trovano.
La peculiarit di questa applicazione sta nel fatto che una volta lanciata la richiesta di ricerca in
Banca Dati, il sistema oltre a dare informazioni generiche, visualizza contemporaneamente il
grado di pericolosit di un soggetto qualora questi sia colpito da una segnalazione di
specializzazione criminosa, gli eventuali provvedimenti della targa o telaio di un veicolo e i
documenti delle persone fermate nonch leventuale azione consigliata da intraprendere.
b. Le Interrogazione di Sintesi
Le INTERROGAZIONI DI SINTESI permettono di realizzare delle ricerche in Banca Dati
mirate ad un singolo argomento specifico legato ad un soggetto o un oggetto. Sono un ottimo
strumento, molto efficiente sia per lattivit degli utenti operativi che per quelli investigativi. In una
Interrogazione di Sintesi le maschere per linserimento dei dati sono semplici ed essenziali, le
ricerche vengono elaborate sulla base di un numero ridotto, ma preciso, di parametri (per esempio
tutti i dati anagrafici), che consentono tuttavia di ottenere un quadro riassuntivo completo della
situazione analizzata.
E possibile procedere ad Interrogazione di Sintesi per:
Persone Fisiche;
Persone Giuridiche;
Documenti;
Gare dappalto;
Armi;
Titoli/Effetti;
Banconote;
Veicoli e Targhe.
Le Interrogazioni di Sintesi non sono visibili a chiunque provi a collegarsi allapplicazione: esiste
un controllo degli accessi che verifica, per ogni collegamento, lautorizzazione ad effettuare il
collegamento stesso.
Viene inoltre tenuta traccia in memoria di ogni collegamento effettuato, lunico caso in cui non
viene coinvolta la sicurezza quella delle Gare dAppalto; ci dovuto alla disponibilit esterna
dei dati legati ad una gara dappalto, infatti, possibile reperire gli estremi di una gara sia sui
quotidiani sia con internet in maniera completamente trasparente. Sarebbe quindi inutile negare
laccesso agli utenti in questo caso particolare.
c. Le Ricerche Investigative

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Lapplicazione stata sviluppata tenendo come primario obiettivo quello di aiutare lutente in
ogni sua operazione di ricerca, ci significa che egli avr a sua disposizione una serie di strumenti
utili per navigare nellapplicazione come la Guida in linea. Questultima ha lo scopo di aiutare
loperatore nella corretta compilazione dei campi che si ritengono pi critici.
Il sistema inoltre consente alloperatore una immissione facilitata su alcuni campi attraverso una
lista di scelta, il men a tendina. I campi che hanno questo aiuto sono quelli con accanto una freccia
rivolta verso il basso. Selezionando tale freccia si visualizzano una serie di opzioni relative al
campo.
Sui campi possibile effettuare delle ricerche parziali. Ci significa che i campi contrassegnati con
(*) possono essere compilati anche parzialmente inserendo il carattere % nella parte mancante
dellinformazione. Si consiglia di utilizzare tale carattere solo in casi di effettiva necessit per
evitare che la ricerca diventi molto onerosa e quindi, oltre ad eliminare tempi lunghi per la risposta,
si eviteranno anche un insieme di notizie poco utili alla ricerca che si st effettuando.

3. Struttura della Banca Dati delle Forze di Polizia. Archivi e schedari di P.G.
La Banca Dati, intesa come insieme organizzato delle informazioni raccolte e memorizzate nelle
strutture elaborative del CED interforze, divenuto un ingente patrimonio informativo, attualmente
alimentato in tempo reale per la quasi totalit dei dati.
Dopo la sua costituzione (1981), la Banca Dati ha subito profonde evoluzioni nel 2001 con lavvio del
Sistema di Indagine (SDI), che ha cambiato radicalmente lorganizzazione delle informazioni nonch
le modalit di accesso e di gestione.
Le informazioni di Banca Dati, sino allavvio di SDI, erano memorizzate e organizzate presso il
CED Interforze, in due tipologie di dati:
schedari, ove erano registrate sostanzialmente informazioni di sintesi, di tipo strutturato,
utilizzate soprattutto per le attivit di controllo del territorio, e costituenti ordinari dati dufficio a
normale grado di protezione (accesso tramite identificativo utente e password i reparto);
archivi, ove sono memorizzate informazioni analitiche, riferite a persone, organizzazioni ed
eventi interessanti ai fini dellattivit di prevenzione e repressione dei reati. Sono prevalentemente
a testo libero e riguardano la criminalit comune e organizzata, nonch la criminalit terroristica ed
eversiva. Sono utilizzate per le attivit dindagine e hanno carattere particolarmente riservato, con
conseguente elevato grado di protezione (accesso tramite badge personale).

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I dati e le informazioni contenute nella Banca Dati sono suddivise secondo un duplice criterio: per
argomento e per grado di riservatezza. Da tale principio deriva che la sua struttura costituita da pi
livelli, a riservatezza crescente:
Archivi di 1 Livello
Ordinari dati dufficio, non particolarmente riservati, o comunque indispensabili per lespletamento
della normale attivit di polizia. Possono essere acquisite da tutti i soggetti di cui allart. 9 L.
121/81.
Archivi di 2 Livello
Dati ed informazioni di dettaglio, trascrizione di testi estesi, relativi alla criminalit organizzata e
comune. Le informazioni sono suddivise per argomenti in archivi documentali e possono essere
acquisite solo da soggetti espressamente autorizzati, facenti parte di reparti il cui compito primario
la lotta alla criminalit organizzata (Reparto Operativi, ROS, DIA):
SOGC: soggetti criminali facenti parte criminalit organizzata;

SEQU: sequestri di persona a scopo di estorsione;

BNRI: bollettino nazionale delle ricerche. E gestito dalla CRIMINALPOL. In tale archivio
sono inserite tutte le segnalazioni di ricerca a livello nazionale;
LATI: informazioni sui ricercati pi pericolosi per la sicurezza dello Stato;

CRIM: in questo archivio confluiscono le segnalazioni degli eventi criminosi di maggiore


gravit commessi in tutta Italia nellanno corrente;
CRXX: ove XX rappresenta una variabile, perch ad essa si sostituiscono le cifre dellanno che
si vuole consultare. Contiene documenti relativi allanno precedente rispetto al CRIM;
CRIV: contiene i documenti relativi ai periodi che precedeono sia quelli contenuti nel CRIM
che nel CRXX;
CRID: contiene i dati relativi ad avvenimenti precedenti il 1987;

LEDI: un archivio di servizio che contiene la trascrizione di tutte le leggi, i decreti e le


circolari esplicative del C.E.D. relative al funzionamento della Banca Dati FF.PP.;
DBO2: contenente estratti completi delle pi importanti sentenze su procedimenti penali contro
la criminalit organizzata.
Archivi di 3 Livello
Dati ed informazioni di dettaglio, trascrizione di testi estesi, relativi alla lotta al terrorismo e
alleversione. Le informazioni sono suddivise per argomenti in archivi documentali e possono
essere acquisite solo da soggetti espressamente autorizzati, facenti parte di reparti il cui compito
primario la lotta al terrorismo e alleversione (ROS):
ORTE: organizzazioni terroristiche;

EVER: segnalazioni fatti eversivi;

SOG2: soggetti legati al terrorismo;

DOCE: documentazione fatti eversivi;

EVE 1 EVE 2: sentenze di eventi con contenuto eversivo.

Archivi di 4 Livello
Database costituiti su richiesta dellA.G., contenenti dati e notizie ancora coperte da segreto
istruttorio, con accesso riservato alla Magistratura.
Con lavvio di SDI tutti gli schedari (unitamente agli archivi di 1 livello e CRIM) sono stati
migrati dalla vecchia banca dati, rendendosi operativi nella nuova struttura, con nuova
organizzazione dei dati.

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I rimanenti archivi sono ancora memorizzati nella vecchia struttura, pertanto il loro accesso
operativo ancora con la vecchia modalit (con badge da parte di operatori abilitati).

4. Altre Banche Dati


a. Generalit
Il Sistema Informativo delle FF.PP. dispone della propria Banca Dati nella quale sono memorizzate
le informazioni inerenti le attivit di Polizia ed direttamente alimentato dagli operatori delle varie
Forze di Polizia abilitati a tale scopo.
Al fine di poter implementare le attivit di indagine, il Dipartimento della P.S. Direzione Centrale
della Polizia Criminale Servizio per il Sistema Informativo Interforze 2^ Divisione C.E.D.
dispone di collegamenti esterni con le altre banche dati della Pubblica Amministrazione e
istituzioni private.
In particolare, le Basi Informative attualmente consultabili tramite il Portale CED Interforze -
Portale di produzione (SDI Operativo e Basi Dati Informative Esterne BIE), sono quelle di
seguito riportate:
BASI INFORMATIVE ESTERNE:
Puntofisco;
Banca Dati A.N.I.A.;
P.R.A./A.C.I.;
Infocamere TELEMACO;
Banca Dati I.N.P.S.;
Banca Dati Motorizzazione Civile;
Banca Dati IVASS;
Banca Dati SISTER;
Banca Dati Comune di Roma;
BASI INFORMATIVE FORZE DI POLIZIA:
Banca Dati Istituti di Pena (SIDET);
Ri.Sc.;
SIS II (Banca Dati Schengen);
SCNTT.

b. La Banca Dati PuntoFisco


La Banca Dati, ubicata presso la Societ SOGEI di Roma, consente a tutti gli operatori delle FF.PP.
abilitati, laccesso dati contenenti informazioni di natura fiscale e finanziaria estremamente utili per
lattivit investigativa.
Il servizio web consente di consultare le informazioni fiscali di ogni singolo contribuente. E
possibile identificare il soggetto attraverso tre tipi di ricerca:
Codice Fiscale (inserendo in alternativa al codice fiscale la partita IVA);
Persona Fisica (dati anagrafici completi ovvero parziali, indicando obbligatoriamente il
cognome e il nome);
Soggetti Diversi (indicando obbligatoriamente almeno la denominazione).
Ad individuazione avvenuta vengono forniti, oltre a allultimo codice fiscale attribuito/partita IVA,
le informazioni anagrafiche e di residenza, le variazioni apportate alla residenza o domicilio fiscale,
le societ di cui il soggetto rappresentante ovvero, nel caso di societ, i suoi rappresentanti,
nonch le informazioni circa le partite IVA cessate.

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Dai dati precedentemente ottenuti si pu visualizzare una tabella di selezione che ci illustra
suddivisi per anno dimposta:
i dati delle dichiarazioni dei redditi;
gli accertamenti eventualmente fatti;
le dichiarazioni IVA;
gli atti dellUfficio del Registro;
eventuali rimborsi e sgravi;
verifiche eseguite dalla Guardia di Finanza;
atti del P.R.A.;
catasto Immobiliare;
catasto Terreni.

c. La Banca Dati dellA.N.I.A. (Associazione Nazionale tra le Imprese Assicuratrici)


La citata B.D. ubicata presso il CED dellA.N.I.A. di Milano.
Tale organismo mette a disposizione le seguenti informazioni riguardanti:
veicoli assicurati con le compagnie aderenti allA.N.I.A.;
estremi della compagnia assicuratrice;
marca, modello e dati tecnici del veicolo;
eventuali incidenti occorsi;
eventuali riferimenti alle persone (solo se stata compilata la constatazione amichevole).
Sono disponibili due modalit di accesso:
Ricerche F.O. (modalit riservata alle Forze dellOrdine): consente la verifica della copertura
assicurativa del veicolo interrogato;
Ricerca per targa: oltre alla copertura assicurativa fornisce alcune informazioni relative ai
sinistri, furti, ecc..
d. La Banca Dati del A.C.I./P.R.A.
La Banca Dati del P.R.A.-ACI ubicata presso la Direzione Centrale Sistemi Informativi dell
A.C.I di Roma e consente di accedere agli archivi magnetici centralizzati attraverso
l'interrogazione tramite le seguenti modalit di ricerca:
cronologico propriet;
codice fiscale;
partita I.V.A.;
dati anagrafici;
targa (anche se parziale: possibile omettere al massimo gli ultimi due caratteri finali della
targa sostituendo la parte mancante con il carattere * ). Per eseguire interrogazioni di targhe
parziali possibile effettuare richiesta direttamente allAci, previo apposito link presente nella
banca dati, indicando il proprio indirizzo mail istituzionale (elaborazioni BATCH);
il telaio del veicolo.
e. Infocamere TELEMACO (Banca Dati Camere di Commercio Italiane)
La banca dati gestita dalla "Societ Consortile di Informatica delle Camere di Commercio Italiane
per Azioni"),ed raggiungibile anche attraverso un link sul portale leonardo.

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La citata B.D. ubicata presso il CED INFOCAMERE di Padova e Milano ed alimentata dalle
Camere di Commercio Italiane, cui compete l'aggiornamento dei dati relativi alle imprese iscritte
nei pubblici registri che operano sul territorio nazionale. Allinterno di essa possibile estrarre
informazioni da:
Registro imprese
E' l'Anagrafe Informatica delle imprese italiane e contiene i dati pubblici e tutti gli operatori
tenuti ad iscriversi al Registro delle Imprese. Dalla Banca Dati possibile ottenere informazioni
dettagliate su singole imprese (natura giuridica, data di costituzione e capitale sociale, codice
fiscale, attivit svolta, organi sociali, poteri di rappresentanza associati agli organi sociali,
eccetera), elenchi di aziende selezionate in base a vari parametri di ricerca combinati tra loro
(localizzazione geografica, natura giuridica, settore di attivit, eccetera) e conoscere le
variazioni pi importanti che hanno riguardato la vita delle singole imprese (cessazione,
liquidazione, fallimento, variazione delle cariche, trasferimenti).
Bilanci
E' una Banca Dati ottica sulla quale vengono integralmente caricati i bilanci completi, cos come
sono presentati dalle Societ di capitale. Per il suo carattere di completezza informativa,
copertura nazionale e continuit temporale, essa costituisce a tutti gli effetti la Banca Dati
istituzionale dei bilanci societari.
Registro informatico dei protesti
E' la Banca Dati che contiene i dati relativi ai protesti levati in tutte le province italiane, a carico
di persone fisiche e giuridiche.
Tale Registro ha sostituito il bollettino quindicinale pubblicato in precedenza dalla Camera di
Commercio.
Partecipazioni societarie
La Banca Dati contiene gli elenchi Soci che dal 1994 le Societ di capitale non quotate in
mercati regolamentati ed i Consorzi con attivit esterna devono per legge depositare presso le
Camere di Commercio.
Integrando la Banca Dati possibile ottenere la Scheda Societ o la Scheda Socio.
La Scheda Societ consente di conoscere l'assetto proprietario di una determinata impresa
attraverso l'elenco analitico dei soggetti (persone fisiche o giuridiche) che detengono quote o
azioni. La Scheda Socio permette, invece, di sapere in quali Societ un Soggetto (persona fisica
o giuridica) ha partecipazioni. Le partecipazioni Societarie sono disponibili anche in forma
storica.
Procedure concorsuali
E' l'archivio che consente di ottenere le informazioni ufficiali contenute nel Registro delle
Imprese relative alle Procedure Concorsuali (scioglimenti, liquidazioni, fallimenti, concordati
preventivi, ecc.) esistenti.
f. La Banca Dati dell'I.N.P.S.
La banca Dati dellINPS, ubicata presso lIstituto Nazionale Previdenza Sociale di Roma,
costituita da molti archivi e da alcune procedure aggreganti che permettono di accedere in maniera
integrata a tutte le informazioni degli archivi.
BD-STAT (Banche dati statistiche).
BD-DOC (Banca dati documentale compresi i messaggi con i consolati).
AZIENDE
ARCHIVIO LAVORATORI DIPENDENTI
LAVORATORI AUTONOMI

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ARCHIVIO PENSIONATI
ARCHIVIO LAVORATORI AGRICOLI
ARCHIVIO LAVORATORI DOMESTICI
ARCHIVIO PROSECUTORI VOLONTARI
ARCHIVIO SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
ARCHIVIO FONDI SPECIALI SOSTITUTIVI
PROCEDURE AGGREGANTI:
ARCA (Indice generale delle persone);
HYDRA (Lavoratori dipendenti ed aziende);
UNEX (Estratto conto unificato).

g. La Banca Dati della Motorizzazione Civile


La citata B.D. ubicata presso il CED della Motorizzazione Civile di Roma ed attraverso la
procedura:
INFOMOT consente di visualizzare:
dati anagrafici persone fisiche, patente di guida, certificato di idoneit alla guida del
ciclomotore, certificati di abilitazioni professionali, veicoli posseduti, contrassegni
ciclomotori;
dati anagrafici persone giuridiche, veicoli posseduti;
dati anagrafici e tecnici dei veicoli
estratto conto e visualizzazione verbali attivi a carico di una patente.
PATMOT consente di visualizzare i seguenti dati:
inserimento dei verbali relativi alle infrazioni al Codice della Strada;
estratto conto dei punti delle patenti;
visualizzazione verbali attivi a carico di una patente.
h. Banca Dati IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni)
La citata B.D. ubicata presso la sede di Roma ed in essa sono disponibili le seguenti ricerche:
dati Soggetti Coinvolti (ricerca sinistri per nominativo soggetti coinvolti);
per identificativo del veicolo (ricerca sinistri per identificativo del veicolo);
FGVS Dai Soggetti Coinvolti (ricerca FGVS Fondo garanzia Vittime della Strada ricerca
sinistri per soggetti coinvolti);
FGVS per identificativo del veicolo (ricerca FGVS Fondo garanzia Vittime della Strada
ricerca sinistri per identificazione del veicolo).
i. La Banca Dati SISTER (Sistema dinterscambio del Territorio)
E' possibile accedere alla Banca dati INFOCAMERE attraverso il link
http://sister2.agenziaterritorio.it raggiungibile tramite il portale leonardo. La citata B.D.
ubicata presso la Societ SOGEI di Roma ed offre la consultazione di visure catastali, per estrarre
situazioni censuarie, attuali e storiche, degli immobili, atti di aggiornamento del catasto terreni,
mappe catastali e planimetrie catastali di unit immobiliari urbane e delle ispezioni ipotecarie, per
consultare registri, formalit e titoli depositati presso le Conservatorie dei registri immobiliari,
limitatamente a quelle per le quali stata attuata, anche per periodi temporali ristretti,
linformatizzazione dei dati relative a tutto il territorio nazionale.
j. Banca Dati Comune di Roma

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E' possibile accedere alla Banca dati del Comune di Roma per il tramite del Portale CED
Interforze - Portale di produzione (SDI Operativo e Basi Dati Informative Esterne BIE)
attraverso il link https:\\servizi.comune.roma.it/popolazione/ .
La citata B.D. ubicata presso i servizi telematici del Comune di Roma. La Porta applicativa
dellAnagrafe comunale permette laccesso in sola lettura ad alcuni dati presenti nella Banca dati
della popolazione romana:
residenza;
stato famiglia;
convivenze;
domiciliati per indirizzo;
ricerche su anagrafiche con dati parziali.
k. La Banca Dati dellamministrazione Penitenziaria Sistema Informativo Detenuti (SIDET)
Il SIDET (ubicata presso il Ministero della Giustizia) rende disponibile alla consultazione i
sottoindicati archivi:
MATRICOLA DETENUTI: Gestisce tutti i dati giuridici e penitenziari di soggetti sottoposti a
misure detentive;
STORICO DETENUTI: Contiene tutte le notizie di soggetti che sono stati sottoposti ad una
misura detentiva;
ARCHIVIO LIBERTA: (ALI) Contiene tutte le informazioni riguardanti le misure cautelari
personali.
l. Banca Dati Ri.Sc. (Ricerca Scomparsi)
La B.D. Ri.Sc. ubicata presso il CEN di Napoli della Polizia di Stato.
Il Ri.Sc. un sistema informativo che permette di catalogare e gestire, in modo completo ed
interconnesso con S.D.I. i dati relativi alle persone scomparse ed ai cadaveri non identificati,
attraverso le schede persona scomparsa (mod. A.M.) e le schede cadavere non identificato
(mod. P.M.).
m. Banca Dati SCNNTT (Sistema Centralizzato Nazionale Targhe e Transiti)
La B.D. SCNNTT ubicata presso il CEN di Napoli della Polizia di Stato e contiene informazioni
relative alle targhe dei veicoli che transitano nei tronchi autostradali.

5. Il Sistema di Informazione Schengen


La Convenzione di Schengen, avendo creato un territorio comune senza controlli alle frontiere interne
ed in cui le persone sono libere di circolare, si preoccupata anche di introdurre delle misure che
aiutino a mantenere un livello adeguato di sicurezza.
La misura principale senza dubbio la realizzazione di un sistema informatico di dati, il Sistema di
Informazione Schengen (SIS), che permette agli operatori dei Paesi aderenti - in occasione dei
controlli di polizia e di dogana nonch del rilascio di visti e di permessi di soggiorno a stranieri
extracomunitari - di disporre delle segnalazioni relative alle persone, ai veicoli ed agli oggetti ricercati
da ognuno degli Stati membri.
In sostanza, essendo anche i criminali liberi di circolare nel territorio di tutti gli Stati Schengen,
giusto che per rintracciare un ricercato le forze di polizia dispongano non solo delle segnalazioni
nazionali, ma anche di quelle degli altri Paesi contraenti.
Dal 29 marzo 2013 stato attivato il sistema SIS II il quale ha apportato numerose modifiche al
sistema informativo.

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a. Persone ed oggetti segnalati nel SIS
I Paesi aderenti hanno inserito ed inseriscono i dati relativi agli oggetti ed alle persone previsti dalla
Convenzione. Le segnalazioni nel SIS hanno sempre un limite di permanenza nel Sistema, diverso a
seconda dell'inserimento, trascorso il quale il dato viene cancellato, salvo richiesta di rinnovo.
Le attuali Reason che possono essere assegnate nel sistema SIS sono riassunte nella sotto indicata
tabella:

Reason for request - Article Categoria


Alert for the purpose of arrest and surrender or extradition - Art 26 (ex art 95) Persona
SIS II Decision
Third country nationals to be refused entry or stay into the Schengen Area - Persona
Art. 24 (ex art 96) SIS II Regulation
Missing person (Adults) - Art 32 (ex art 97) SIS II Decision Persona
Missing person (Minors) - Art 32 (ex art 97) SIS II Decision Persona
Person to assist with a judicial procedure - Art 34 (ex art 98) SIS II Decision Persona
Person for discrete check - Art 36 (2) (ex art 99.2)SIS II Decision Persona
Person for specific check - Art 36 (2) (ex art 99.2) SIS II Decision Persona
Person for discrete check for national security - Art 36 (3) (ex art 99.3) SIS II Persona
Decision
Person for specific check for national security - Art 36 (3) (ex art 99.3) SIS II Persona
Decision
Object (vehicle, boat, aircraft or container) for discrete check - Art 36 (2) (ex Trasporto
art 99.2) SIS II Decision
+
Object (vehicle, boat, aircraft or container) for specific check - Art 36 (2) (ex Trasporto
art 99.2) SIS II Decision
Object (vehicle, boat, aircraft or container) for discrete check for national Trasporto
security Art. 36 (3) (ex art 99.3) SIS II Decision
Object (vehicle, boat, aircraft or container) for specific check for national Trasporto
security Art 36 (3) (ex art 99.3) SIS II Decision
Object (all as defined in Art 38 (2) (ex art 100.2) SIS II Decision) for seizure - Oggetto
Art 38 (1) SIS II Decision
Object (all as defined in Art 38 (2) (ex art 100.2) SIS II Decision) to use as Oggetto
evidence in criminal proceedings - Art 38 (1) (ex art 100.1) SIS II Decision

Occorre tuttavia considerare che ciascuna segnalazione ha un tempo limite di permanenza


sullarchivio Schengen, tale durata (indicata in anni) si diversifica in base al tipo di entit segnalata
ed all'articolo applicato, ovvero:

Durata massima
Tipo Segnalazione Articolo
(anni)

WP 24-26-32-34 3

WP 36 1

VE-BT-AC-CO 36 5

VE-BT-AC-CO-BE-IE-FA-VD-ID-BD-LP-BK-SE 38 10

50
La data di scadenza di ogni segnalazione calcolata in automatico dal sistema, con laggiunta
matematica del numero di anni alla data di inserimento della segnalazione.
Resta comunque facolt dell'utente di specificare un periodo di "vita" inferiore rispetto a quella
prevista.
Il sistema di informazione Schengen si basa su di un elaboratore centrale situato a Strasburgo (C-
SIS) a cui sono collegati elaboratori nazionali situati in ogni Stato (N-SIS).
Lo scambio dei dati avviene solo per il tramite del C-SIS che riceve la segnalazione da un N-SIS e
provvede a trasmetterla a tutti gli altri N-SIS, garantendo l'identicit degli archivi dei dati.
Ogni sezione nazionale del SIS comprende inoltre un ufficio SIRENE che, pur non essendo
espressamente citato nella Convenzione, trova il suo fondamento giuridico nell'art. 108 del trattato.
Il SIRENE praticamente una sala operativa, con personale delle tre principali forze di polizia, in
funzione ventiquattro ore su ventiquattro, con il compito di assistere l'agente di polizia o di dogana
che ha trovato una persona od un oggetto segnalato nel SIS (fornendogli informazioni
supplementari), di scambiare informazioni con i SIRENE degli altri Stati contraenti, di prendere i
contatti necessari con le autorit nazionali competenti.
b. Integrazione di SDI con il Sistema Schengen
Dal 29 marzo 2013 stato attivato il sistema SIS II e gli utenti potranno continuare ad interrogare
in modo integrato (e quindi accedendo direttamente da SDI) tutte le categorie di record esistenti
nella Banca Dati SCHENGEN. Tali interrogazioni saranno eseguite sulla Banca Dati On-Line
con risposta aggiornata. Tali innovazioni hanno semplificato sensibilmente le operazioni degli
utenti, in quanto, accedendo dal Cruscotto Operativo, da Interrogazione di Sintesi e da Sistema
Utente Investigativo si possono consultare entrambi gli archivi SDI SH.
La realizzazione del nuovo sistema informativo si prefissa lo scopo di realizzare un sistema di
integrazione pi efficiente dovuto allimplementazione di automatismi sincroni tra i processi che
collegano i due sistemi e ad un ottimale allineamento delle basi dati che si referenziano tra loro con
attributi univoci condivisi. Lintegrazione dei due sistemi stata estesa a tutte le categorie di
segnalazioni ed anche alle immagini.
In particolare occorre considerare che linterazione tra le due banche dati automatica e facilmente
verificabile dallutente, per le operazioni di implementazione, cancellazione e correzione di tutte le
categorie di segnalazioni ad esclusione che per le segnalazioni di persone.
Linserimento dei dati avviene secondo le modalit gi in uso nel sistema precedente, ovvero
mediante diretta interazione dellutente con lapplicazione SDI ed N-SIS per i seguenti casi:
interrogazioni di sintesi;
implementazione, correzione e cancellazione delle sole segnalazioni Wanted Persons;
cancellazioni relative a tutte le categorie si segnalazioni laddove dal sistema SDI non fosse
possibile lidentificazione univoca della segnalazione in N-SIS.
Lintegrazione stata estesa ed applicata a tutte le categorie Schengen, anche alle immagini.
Una specifica componente configura le associazioni tra i provvedimenti SDI e gli articoli
Schengen, diventando, in tal modo, un elemento di riferimento nella guida di tutto il percorso
funzionale tra SDI e SIS e viceversa.
Le entit informative interessate dai processi di comunicazione e integrazione con il sistema
informativo Schengen II sono le seguenti:
persone ricercate/segnalate;
veicoli;
targhe;
armi;
documenti di registrazione veicoli;

51
documenti in bianco;
documenti intestati;
banconote;
titoli;
container;
aeromobili;
imbarcazioni e natanti;
motori natanti;
apparecchiature industriali.

Le segnalazioni inserite in ogni sistema nazionale vengono comunicate al sistema centrale per
essere controllate e successivamente, se superati i controlli ( opportuno rammentare che per
inserire alcuni provvedimenti in N-SIS necessario prendere contatti diretti con lufficio SIRENE
locale), registrate nella propria base dati. Il sistema centrale provvede a comunicare le segnalazioni
a ciascun sistema di ogni stato membro e a renderle, pertanto, definitivamente circolanti in tutto il
sistema Schengen.
Questo processo di alimentazione e di allineamento dei sistemi dura un tempo (mediamente 3
minuti) durante il quale effettivamente loperatore che a video ha richiesto la conferma di
registrazione non ha ancora a disposizione la segnalazione inserita.

52
III TESI ISTRUZIONE SUL CARTEGGIO - FORME E
SVOLGIMENTO DEL CARTEGGIO

1. Generalit
Il carteggio linsieme dei documenti, anche informatici, che i Comandi e gli Enti, militari e civili, si
scambiano per esigenze di carattere istituzionale.
Per documento si intende qualsiasi atto, cartaceo, informatico, foto-grafico ecc..
Deve essere trattato in modo uniforme da tutti i Reparti dellArma secondo le norme contenute nella
pubblicazione N. I - 4 Istruzione sul carteggio per lArma dei Carabinieri.

2. Suddivisione e classificazione del carteggio


a. Generalit
Il carteggio in uso presso i Comandi dellArma si distingue in:
classificato
non classificato, che comprende:
carteggio ordinario;
carteggio permanente.

b. Carteggio Ordinario
(1) Generalit e suddivisione
Il carteggio ordinario tratta affari concernenti la normale attivit operativa e burocratica.
E riferito allanno solare e, pertanto, deve essere rinnovato annualmente.
Presso i Comandi Provinciali, Gruppi, Reparti Territoriali, Compagnie, Tenenze, Stazioni e
Nuclei, il carteggio ordinario ripartito in tre divisioni che riguardano:
prima divisione: il Personale, lAssistenza ed Affari diversi: si suddivide in 3 categorie,
comprendenti 23 specialit;
seconda divisione: le Operazioni, lAddestramento, le Informazioni e l Ordinamento:
si suddivide in 4 categorie, comprendenti 27 specialit;
terza divisione: lAmministrazione del personale, lAmministrazione del Materiale e
dei quadrupedi e la Matricola: si suddivide in 3 categorie, comprendenti 19 specialit.
Le specialit contengono le pratiche, ogni pratica raccoglie tutta la corrispondenza relativa ad
un medesimo affare.
(2) Impianto del carteggio ordinario
I Comandi dellArma, entro la fine del mese di dicembre di ogni anno, devono provvedere ad
impiantare il carteggio ordinario dellanno successivo comprendente:
Copertine indice per gli atti del carteggio, una per ciascuna specialit(2);
uno specchio di riscontro,
e nel corso dellanno successivo, ogni volta che se ne presenti la necessit, devono impiantare
le varie pratiche da inserire nelle rispettive Copertine indice per gli atti del carteggio sulle
quali (le pratiche) saranno elencate e numerate progressivamente.

(2)
Listruzione sul Carteggio, al n.17, stabilisce che le Copertine indice (e le relative pratiche) debbono essere
impiantate man mano che, nel corso dellanno, si presenti la necessit.

53
Per pratica sintende, dunque, linsieme degli atti riguardanti uno stesso affare, classificati e
raccolti entro apposita Copertina per gli atti del carteggio.
Ogni pratica deve essere registrata sul Registro di Protocollo informatico (DOcsPA) e
contraddistinta con un numero progressivo.
(3) Numero di protocollo e sottonumero
(a) Numero di protocollo
Il numero di protocollo si pu riferire ad una pratica o ad un atto e, quindi, pu essere cos
distinto:
numero di protocollo di una pratica;
numero di protocollo di un atto.
Entrambi sono strettamente correlati. Il numero di protocollo di una pratica consiste in un
solo numero che corrisponde al numero dordine assunto dalla pratica sul Registro di
Protocollo informatico; esso viene apposto in alto a sinistra della copertina per gli atti del
carteggio (che costituisce la pratica) allatto del suo impianto. Serve per
contraddistinguere una pratica e poterla rintracciare anche a distanza di tempo.
Il numero di protocollo di un atto consiste, invece, in una frazione il cui numeratore il
numero assunto dalla pratica sul Registro di Protocollo informatico ed il denominatore e
il numero progressivo che il singolo atto assume nella pratica stessa; esso viene apposto su
ogni atto delle varie forme di corrispondenza (es. lettere, messaggi, ect...) al momento in
cui viene redatto.
Esempio: 27/3 di prot.
Quando nella trattazione della corrispondenza, si fa riferimento ad un atto degli anni
precedenti, bisogna far seguire allindicazione del relativo numero di protocollo lanno di
impianto della pratica.
Esempio: rif. f. n. 54/15 di prot. 2014.
(b) Sottonumero
Quando, con una medesima pratica, sono trattati pi argomenti della stessa indole, ma
riferiti ad operazione o a fatti diversi, consentito luso di sottonumeri per distinguere gli
argomenti luno dallaltro.
Di conseguenza, tutti gli atti riguardanti lo stesso affare hanno il numero di protocollo
formato da una frazione, il cui numeratore rappresentato da un solo numero ed il
denominatore da due numeri distinti, divisi tra loro da un trattino (es. 2/4-1).
Nellesempio tra parentesi:
il numero 2 rappresenta il numero dordine assunto dalla pratica nel Registro di
Protocollo informatico;
il numero 4 indica il numero progressivo che quel tale argomento particolare viene ad
assumere nella pratica stessa;
il numero 1 (dopo il trattino), infine, il numero progressivo che il singolo atto viene
ad assumere nella trattazione del particolare affare.
Se, ad esempio, ad un Comando di stazione arriva uninterpellanza per attivit sportiva ed
il numero dordine della pratica della stazione con loggetto attivit sportiva il 4, il
carteggio si svolge nel modo seguente:
arriva linterpellanza per i campionati dArma di sci: atto n. 1 (latto va classificato ed
assume il n. prot. 4/1);
risposta negativa: 4/1-1;

54
arriva linterpellanza per un corso di judo: atto n. 2 (latto va classificato ed assume il
n. prot. 4/2);
riserva di comunicare la risposta per assenza di due militari 4/2-1;
perviene il sollecito dellinterpellanza di judo: 4/2-2;
risposta allinterpellanza di judo: 4/2-3;
arriva linterpellanza per le gare di scherma: atto n. 3 (latto va classificato ed assume
il n. prot. 4/3);
risposta negativa: 4/3-1;
Ogni pratica mantiene il suo numero di protocollo fino alla completa trattazione.
(c) Classificazione delle pratiche e degli atti
Al momento dellimpianto sul Registro di Protocollo informatico, a ciascuna pratica
oltre al numero di protocollo, viene assegnata - in base alloggetto - la CLASSIFICA, che
consta di tre numeri riguardanti: il primo la categoria, il secondo la specialit ed il terzo la
posizione che la pratica occupa in seno alla specialit, desumibile dalla copertina indice
della specialit stessa.
I numeri suddetti sono riportati sulla copertina della pratica in corrispondenza delle parole:
Categoria, Specialit, Pratica.
Esempio: Categoria 1
Specialit 8
Pratica 2
Anche agli atti, a loro volta, viene assegnata la CLASSIFICA apponendo sullangolo in
alto a sinistra - in rosso - una frazione, il cui numeratore dato dal numero progressivo (ed
eventualmente dal sottonumero) che compete allatto nellambito della pratica ed il
denominatore dai tre numeri - separati tra loro da trattini - che costituiscono la classifica
della pratica.

55
(d) Il protocollo informatico
Il Comando Generale (circ. n. 54/11, datata 21/10/2004, dellUff. Informatica e
Telecomunicazioni), in aderenza alla normativa vigente (D.P.R. n. 445 del 28 dicembre
2000 e disposizioni tecniche emanate dal Centro Nazionale per lInformatica nella
Pubblica Amministrazione) ha disposto a partire dal 1 gennaio 2005, con contestuale
abolizione del registro cartaceo attualmente in uso, ladozione del protocollo informatico,
di un sistema di archiviazione documentale e di gestione dei flussi (workflow) per la pi
ampia diffusione dei documenti elettronici sia allinterno dellAmministrazione che negli
scambi con Enti esterni.
Lapplicativo utilizzato per la gestione del Protocollo informatico, denominato
DocsPA, un prodotto basato interamente sul web ed offre complete ed avanzate
funzionalit di interoperabilit nella gestione documentale (integrando la firma digitale),
consentendo la collaborazione nei flussi di lavoro.
c. Carteggio permanente
(1) Generalit
Il carteggio permanente istituito per lo svolgimento dellattivit info-operativa dellArma.
Non soggetto a periodico rinnovo in quanto ha carattere permanente. Esso comprende:
un Registro di Protocollo Permanente;
le pratiche permanenti;
un classificatore alfabetico delle informazioni, contenente le schede delle
informazioni (mod. OP/98), che vengono raccolte in ordine alfabetico.
(2) Modalit di impianto del carteggio permanente, e numero di protocollo e classifica degli
atti
Il carteggio permanente caratterizzato dallimpianto di una pratica singola per ogni
nominativo-ente-argomento.
Tale pratica denominata PRATICA PERMANENTE.
Essa deve essere registrata sul Registro di Protocollo del carteggio permanente e
contraddistinta con un numero progressivo (numero di protocollo) che poi viene trascritto, a
caratteri grandi, in alto a sinistra e in basso a destra, sulla relativa copertina.
Allinterno di essa vanno raccolti tutti gli atti riguardanti lintestatario, ad eccezione degli
eventuali atti classificati che vanno custoditi nellarmadio corazzato (secondo le norme della
pubblicazione PCM-ANS 1/R) ed al loro posto sono inserite apposite note di rinvio.
Il numero di protocollo di un atto del carteggio permanente formato con le stesse modalit del
carteggio ordinario seguito dalla lettera P.
Il numeratore della frazione dato dal numero di protocollo della pratica, mentre il
denominatore costituito dal numero progressivo dellatto allinterno della pratica medesima,
seguito dalla lettera P.
Esempio: N. 4587/3 di prot. P.
La classifica di un atto del carteggio P avviene apponendo sullatto, nellangolo in alto a
sinistra, in rosso, una frazione il cui numeratore dato dal numero progressivo dellatto nella
pratica ed il denominatore dal numero di protocollo della pratica (sul registro di protocollo P)
seguito dalla lettera P.

56
Attraverso il classificatore alfabetico delle informazioni, il militare pu risalire
immediatamente, conoscendo i dati di ogni singolo nominativo, ente od argomento, al numero
progressivo occupato da ciascuna pratica P nellarchivio del Comando.
Ogni Comando di Stazione deve tenere le pratiche permanenti (vds. tabella n.8 dellIstruzione
sul carteggio) per:
la situazione politico-economico-amministrativa di ognuno dei comuni del territorio;
la situazione dellintero territorio;
ogni Ente, associazione, istituto, impresa siti nel rispettivo territorio;
ogni persona della quale i comandi abbiano occasione di occuparsi. Per ogni persona
devono intendersi quelle nate o residenti nella giurisdizione, ovvero, ancorch non nate n
residenti, dinteresse operativo gravitanti nel territorio.
d. Carteggio classificato
(1) Generalit
Il carteggio classificato uno speciale carteggio istituito per la tutela del segreto di Stato e per
la trattazione di notizie che rivestono carattere di particolare riservatezza o che possano
interessare la sicurezza nazionale.
E ripartito in quattro categorie (vds. tab. 1 - 2 - 3 e 4 dellIstruzione sul Carteggio):
Segretissimo (SS) suddiviso in TRE specialit;
Segreto (S) suddiviso in CINQUE specialit;
Riservatissimo (RR) suddiviso in CINQUE specialit;
Riservato (R) suddiviso in SEI specialit.
La copertina indice di ogni specialit contiene le pratiche con gli atti relativi agli argomenti
trattati.
Il carteggio classificato regolato, in particolare, dalla pubblicazione PCM-ANS/2006
(Presidenza del Consiglio dei Ministri - Autorit Nazionale per la Sicurezza) Norme
concernenti la protezione e la tutela delle informazioni classificate.
(2) Modalit dimpianto e numero di protocollo
Il carteggio classificato riferito allanno solare ed quindi soggetto a periodico rinnovo.
Allinizio di ogni anno vengono pertanto impiantati i seguenti Registri di protocollo:

57
uno per il carteggio Segretissimo (SS);
uno per il carteggio Segreto (S) e Riservatissimo (RR);
uno per il carteggio Riservato (R);
nonch:
diciannove copertine indice, una per specialit.
Di volta in volta che viene interessato tale speciale carteggio, vengono impiantate distinte
pratiche per ogni argomento trattato.
Il numero di protocollo di un atto classificato viene formato con le stesse modalit del
carteggio ordinario ed seguito dalla sigla che specifica la categoria (SS, S, RR, R).
Esempi:
3/2 di prot. SS.
4/2 di prot. S.
5/4 di prot. RR.
9/3 di prot. R.
Anche la classifica delle pratiche e degli atti segue le norme previste per il carteggio ordinario.
Esempi:
Classifica di una pratica:
Categoria, RR
Specialit, 2
Pratica, 1
Classifica di un atto:

3. Forme e modalit di svolgimento del carteggio


a. Generalit
Il carteggio si svolge mediante varie forme di comunicazioni scritte che possono essere redatte ad
uso interno del comando/ufficio originatore o dirette verso lesterno. Esse sono: messaggi

58
(telegrammi, fax, telescritti), rapporti, verbali, relazioni, attergati, specchi, elenchi di trasmissione,
ordini del giorno, fogli dordine, circolari, periodici, appunti etc..
E consentito luso di stampati o simili nel caso di lettere, prospetti, etc. nei quali vengono usate le
stesse formulazioni.
E da evitare di sollecitare il disbrigo del carteggio se non nei casi di vera urgenza o manifesta
trascuratezza.
Il Comando che riceve una lettera, diretta per conoscenza ad un terzo comando, deve inviare la
risposta anche a questultimo.
Quando il testo del documento comprende pi pagine, queste debbono essere numerate, in alto al
centro, in ordine progressivo. Nei documenti non classificati la prima pagina non viene numerata,
mentre in quelle classificati la numerazione riportata su tutte le pagine ad eccezione delle pagine
in bianco.
(1) Lettera
La lettera la forma di corrispondenza pi frequentemente usata; comunemente chiamata
anche foglio.
La lettera composta da: intestazione, corpo, gruppo firma e bollo dufficio.
(a) Intestazione della lettera
Lintestazione comprende:
Classifica di segretezza ed eventuale numero di controllo (solo per i documenti
classificati);
Denominazione del Comando o ufficio mittente;
Numero di protocollo, localit e data;
Indicazione del numero dei documenti allegati;
Oggetto;
Indirizzo/i.
(b) Corpo della lettera
Il corpo della lettera consiste nella trattazione dellargomento indicato nelloggetto.
Il Testo della lettera pu essere cos articolato:
una parte introduttiva, che richiama 1argomento;
una parte di sviluppo dellargomento;
una parte conclusiva, contenente eventuali richieste o proposte.
In relazione alla complessit o alla lunghezza dellargomento, il testo pu essere articolato
in paragrafi e questi in ulteriori suddivisioni.
Stile e forma da usare
Nella compilazione del testo delle lettere devono essere tenuti presenti i seguenti
criteri:
trattare il solo argomento indicato nelloggetto, secondo un ordine logico e
cronologico;
usare uno stile piano, appropriato e conciso, in modo che il contenuto risulti
chiaro, esauriente e, per quanto possibile, breve;
le comunicazioni, in genere, devono essere espresse in forma impersonale; tale
forma deve essere sempre usata quando la corrispondenza indirizzata ad un
ufficio, esempio: si prega codesta Prefettura, si informa codesto Comando, ecc.;
entrare subito in argomento e chiudere senza formule di complimento, evitare
ogni preambolo, frase o parola inutile, come ad esempio: in risposta al foglio

59
sopraindicato, si resta in attesa di risposta o si resta in attesa di sollecito
riscontro;
specificare se la risposta riveste carattere di urgenza, es.: urgente o meglio,
risposta entro il giorno....;
quando la risposta ad una richiesta negativa sufficiente scrivere Risposta
negativa e, se si tratta di specchi e prospetti negativi, si potr omettere il tracciato.
Abbreviazioni, sigle ed uso del C.I.P. (Codice di Identificazione Personale - ex.
matricola meccanografica)
Per le abbreviazioni di carattere militare devono essere usate quelle previste dalle
pubblicazioni ordinarie.
Nella corrispondenza diretta al Comando Generale necessario indicare sempre la
matricola E.I ed il C.I.P. dei militari eventualmente citati.
Documenti allegati (eventuali)
Sono documenti che si allegano ad un documento base (lettera, elenco di trasmissione,
informativa, circolare, etc.) e servono per chiarire o completare, in dettaglio, particolari
aspetti, allo scopo di non appesantire il testo.
Richiesta di ricevuta
E da evitare di richiedere ricevuta di lettera, se non per documenti importanti per i
quali occorra la certezza che il destinatario li abbia ricevuti.
Ai documenti classificati SEGRETISSIMO, SEGRETO o RISERVATISSIMO, va
allegato apposito modulo di ricevuta, che deve essere firmato dal ricevente e
restituito immediatamente al mittente, senza lettera di accompagnamento.
(c) Gruppo Firma
II gruppo firma, da apporsi immediatamente sotto il testo della lettera strutturato in due
righe e prevede lindicazione:
alla prima, della carica (con laggiunta, ovviamente solo quando ricorrono i
presupposti, dei vari acronimi: int., in s.v., f.f.);
alla seconda, del grado, del nome e del cognome;
la firma autografa, da apporsi a penna con inchiostro nero o blu scuro; essa deve
essere intellegibile ed offrire, a prima vista, garanzia di autenticit.
(d) Bollo dufficio
II bollo dufficio il bollo rotondo metallico a umido (comunemente chiamato bollo
tondo) e reca al centro lo stemma dello Stato circoscritto dalla denominazione del
Comando/Ufficio; esso costituisce il sigillo ufficiale del comando ed lo strumento di
autenticazione degli atti emanati dal Comando/Ufficio stesso. II bollo dufficio viene
apposto a fianco e immediatamente a sinistra della firma. Se la lettera costituita da un
solo foglio con intestazione a stampa recante lo stemma di Stato, il bollo dufficio non va
apposto.
(2) Minuta
Di ogni atto della corrispondenza (lettera, elenco, messaggio, etc.), i Comandi dellArma che lo
originano, devono compilare una copia, denominata MINUTA che, dopo essere stata
classificata, va conservata, come documento dufficio, nella rispettiva pratica.
(3) Copia conforme di lettera
Nessuno pu estrarre per proprio uso personale copie di lettere o di documenti dufficio, (n 21
Ist. Cart.) tuttavia, per ragioni dufficio, le lettere e qualsiasi altro documento possono essere
riprodotte con i mezzi a disposizione (es. fotocopiatrice).

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In tal caso, nelle copie riprodotte deve essere posta la dicitura per copia conforme (P.C.C.),
seguita dal bollo dufficio e dal gruppo firma del titolare del Comando/Ufficio che ne attesta la
conformit.
(4) Circolari
Le circolari sono lettere a carattere normativo che vengono diramate dal Comando
originatore a tutti i Comandi dipendenti, fino ad un determinato livello gerarchico.
Il Comando che emana una circolare provvede - di massima - a predisporre il numero di copie
occorrenti per la distribuzione fino a livello di diramazione.
(5) Elenco
Lelenco consiste in una distinta con la quale vengono trasmessi uno o pi documenti,
contenente lordinata elencazione dei documenti stessi con la relativa descrizione sommaria e
con lindicazione delluso e del motivo per cui si trasmettono.
(6) Attergato
Lattergato viene usato, di norma, quando necessario che una disposizione/notizia,
proveniente da un Comando gerarchicamente superiore, giunga integralmente, cio come
stata originalmente formulata, ad uno o pi Comandi inferiori.
In tal caso il foglio del Comando superiore viene ritrascritto o fotocopiato integralmente dal
Comando che redige 1attergato ed in calce, dopo la firma (in mancanza di spazio, sul tergo del
foglio), riportato oltre alle normali indicazioni previste per le lettere, un breve testo formato
normalmente dalle parole: per conoscenza, allorquando il contenuto del foglio del Comando
superiore deve essere solo conosciuto, o per norma, quando essa contiene disposizioni cui il
Comando destinatario deve attenersi, o per informazione..., quando trattasi di notizie che il
Comando destinatario deve conoscere, o per competenza, allorquando si tratta di
notizie/informazioni che il Comando destinatario deve assumere e riferire, etc..
(7) Periodici
I lavori periodici - che sono annuali, semestrali, trimestrali e mensili sono comunicazioni
scritte - per lo pi di contenuto statistico - che tutti i Comandi dellArma devono trasmettere
superiormente, entro la data stabilita dalla tabella 10 dellIstruzione sul carteggio.
Trattasi di lavori destinati a ridursi (se non a scomparire) con 1informatizzazione
dellattivit dufficio.
(8) Fogli dordini del Comando Generale
Il Comando Generale tratta, fino a livello di Comando di Corpo (compreso), gli argomenti
sottoindicati con i seguenti documenti:
foglio dordini:
promozioni nei vari gradi di Marescialli appartenenti ai ruoli, Brigadieri, Appuntati e
Carabinieri;
formazione dei quadri di avanzamento a scelta;
avvisi di pubblicazione;
foglio dordini amministrativo:
disposizioni di carattere amministrativo.

(9) Messaggi
Il messaggio una forma di corrispondenza scritta, redatta in stile telegrafico ed inoltrata con
mezzi rapidi di trasmissione, impiegata per comunicare ordini, notizie, disposizioni, etc. che
occorre siano sollecitamente conosciute.
Il messaggio viene normalmente redatto su apposito modulo per messaggio a stampa,
tuttavia possono essere usati anche moduli semplificati.

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Luso del messaggio deve essere limitato ai casi di effettiva urgenza o necessit e si deve
ricorrere alla lettera ogni qual volta possibile.
(a) Suddivisione dei messaggi
A seconda del mezzo usato per la trasmissione, i messaggi si suddividono in:
fonogrammi, se trasmessi a mezzo telefono o radiotelefono (non possono essere usati
per comunicazioni di carattere classificato);
telescritti, quando il messaggio viene inoltrato a mezzo telescrivente.
(b) Trattazione e custodia dei messaggi
I messaggi devono essere trattati come la normale corrispondenza, pertanto vengono
protocollati, classificati e conservati nella rispettiva pratica. Ogni centro trasmissione di
Centrale Operativa di Comando Provinciale o Comando di Compagnia deve avere inoltre
due registri; ove vanno registrati in uno i messaggi in partenza, nellaltro i messaggi in
arrivo.
(c) Qualifiche dei messaggi
Ad ogni messaggio il mittente deve assegnare una qualifica di precedenza, in base al
contenuto ed alla urgenza con cui il messaggio deve essere trattato, inoltrato e recapitato
(non viene assegnato ai telegrammi ed ai fonogrammi in partenza dalla Stazione CC).

LIMITE DI MASSIMA DEL


QUALIFICA DI
ABBREVIAZIONI TEMPO DI TRATTAZIONE DEL
PRECEDENZA
MESSAGGIO
Non fissato. La trattazione deve
essere estremamente rapida. I
Z LAMPO (FLASH) messaggi con tale qualifica
dovrebbero essere espletati
possibilmente entro 10 minuti
IMMEDIATO
O Massimo entro 1 ora
(IMMEDIATE)

P PRIORIT (PRIORITY) Entro 6 ore

Entro linizio del successivo giorno


R ORDINARIO (ROUTINE)
lavorativo

(d) Modalit di compilazione del messaggio sullapposito modulo (MOD. 1859, GRANDE E
MOD. 1860, PICCOLO)
La compilazione del messaggio va effettuata nellordine di successione che segue:
Qualifica per competenza:
nella casella omonima il compilatore deve scrivere per esteso la qualifica di precedenza
attribuita al messaggio, riferita al/ai destinatario/i per competenza.
Qualifica per conoscenza:
si riferisce alla qualifica di precedenza riferita al/ai destinatario/i per conoscenza (pu
essere diversa da quella per competenza). Quando non vi apposta alcuna qualifica, il
messaggio viene inoltrato come ordinario.

62
Gruppo data orario (GDO):
costituito da un gruppo alfanumerico composto da un numero di sei cifre e da una
lettera dellalfabeto. Sta ad indicare la data e lora in cui il messaggio stato
redatto;
le prime due cifre indicano il giorno del mese (da 01 a 31), le seconde due lora
(dalle 00 alle 23), le ultime due i minuti (da 00 a 59), (ogni numero da 0 a 9 deve
essere sempre preceduto dallo 0);
la lettera dellalfabeto indica il fuso orario dellEuropa Centrale che comprende il
territorio nazionale:
si usa la lettera A quando in vigore lora solare;
la lettera B, quando in vigore lora legale.
Esempio:
121325/A significa che il messaggio stato redatto il giorno 12 alle ore 13.25.
La lettera A o B seguita dalle prime tre lettere del mese.
Esempio:
ore 9.30 del 17 maggio = 170930/B - MAG
Quando si fa riferimento ad un messaggio la cui data non rientra nellanno in corso
devono essere aggiunte le ultime due cifre dellanno in questione.
Esempio:
170930/B-MAG. 98
Classifica di segretezza:
da indicare per esteso o abbreviata nellapposita casella.
Esempio:
NON CLASSIFICATO
(O UNCLAS(2))
Numero di protocollo del mittente:
da apporre nellapposita casella.
Da (FM = from):
Comando mittente.
A (TO):
Comando/i destinatario/i.
PERCO (INFO = Information):
Comando/i cui il messaggio diretto per conoscenza.
Testo:
il messaggio deve essere compilato in stile telegrafico, va scritto con lettere maiuscole
e va adoperata la doppia spaziatura fra rigo e rigo.
Prima del testo vanno apposti di norma:
riferimenti/seguito (eventuali) a foglio precedenti;
oggetto, in maniera sintetica.
Nel testo:
sono ammesse le abbreviazioni duso corrente;
i numeri possono essere trascritti in cifre oppure in lettere;

(2)
Dallinglese unclassified.

63
i numeri romani e gli ordinali non sono ammessi; in loro vece deve essere adoperata
la corrispondente parola scritta in lettere, oppure il numero cardinale
corrispondente, in cifre arabe; ad esempio VIII si scriver OTTAVO, oppure 8;
devono essere abolite tutte le forme di cortesia, gli articoli, le preposizioni, i segni
di punteggiatura, sempre che non venga compromessa la chiarezza del testo stesso;
deve essere evitata la ripetizione, per enfasi, di una o pi parole per dare maggiore
rilievo;
opportuna invece la ripetizione di una parola per prevenire errori di
interpretazione, in tal caso la ripetizione deve essere preceduta dalla parola ripeto,
ad esempio: BROWN, RIPETO BROWN;
allorch per la comprensibilit del testo stesso sia necessario fare uso di segni di
interpunzione, questi devono generalmente essere sostituiti dalle seguenti
abbreviazioni:
punto interrogativo ITG = (?)
lineetta o trattino TRAT = (-)
due punti DUEPT = (:)
parentesi PAREN = ()
punto ALT = (.)
punto e virgola SEMIALT = (;)
virgola VRG = (,)
barra BARRA = (/)
paragrafo PARA = ()
apri virgolette APRI VRG = ()
chiudi virgolette CHIUDI VRG = ()
consigliabile che le date, eventualmente contenute nel testo, siano scritte mediante
una o due cifre indicanti il giorno, seguite, se necessario, dalle prime tre lettere del
nome del mese e dalle ultime due cifre dellanno. Ad esempio:12 dicembre 1999 =
12 DIC 99; una notte sar espressa a mezzo delle due date tra cui intercorre. Ad
esempio: notte 29/30 SET 99; notte 30 SET/1 OTT 99.
la firma preceduta dalla sola indicazione del grado del mittente, ovvero: nel
caso che il messaggio sia diretto a Comandi/Uffici non dellArma, lindicazione del
grado deve essere sempre completata con la qualifica carabinieri.
Esempio. . . FINE MAR.ORD. CARABINIERI BRINI;
nel caso di comando interinale, segue la dizione COMINTER, il grado e cognome;
nel caso di firma per, far precedere la dizione PER COMANDANTE (seguono
grado, cognome e firma).
Indicazioni da apporre sul messaggio
Accade sovente che il messaggio, per mancanza dellapposito modulo, venga redatto
su un comune foglio, nel qual caso deve essere scritta, in alto al centro, la parola
MESSAGGIO e, sotto, il gruppo data orario:
Esempio:
MESSAGGIO
(091505/B-APR)
Sul messaggio, trasmesso via telefono e radiotelefono, oltre le indicazioni gi
accennate, devono essere trascritti, dopo la trasmissione, il nominativo del militare

64
trasmittente e quello del militare ricevente, con a fianco lindicazione dellora di
trasmissione/ricezione.
Messaggi in cifra
Si usano per trasmettere documenti classificati ovvero quando si devono comunicare
fatti di disciplina o di servizio che possano risultare lesivi per il buon nome e prestigio
dei militari dellArma o di altre Armi o Corpi delle FF.AA., ed in tutti i casi in cui i
fatti da segnalare sono di natura riservata ed importante, oppure conveniente che
lautorit cui diretto il messaggio ne abbia conoscenza prima che i fatti diventino di
dominio pubblico, i messaggi devono essere cifrati integralmente (tale prassi interessa
quasi esclusivamente i Comandi dUfficiale).
La cifratura viene effettuata presso i nuclei cifra dei Comandi di Legione e dei
Comandi Provinciali (non in sede di Legione), ai quali i messaggi devono essere inviati
dai Comandi mittenti, in chiaro, in duplice copia (una sar restituita con lannotazione
della ricezione), con plico sigillato, a mezzo corriere.
(10) Appunto
E una forma particolare di comunicazione per uso interno di un reparto.
Pu essere utilizzato per:
riferire/informare su un argomento di specifica competenza di uno o pi Uffici:
Chiarire un argomento o una questione dubbia;
proporre i provvedimenti da adottare in merito a qualche avvenimento;
ricordare i punti essenziali di una questione.
(11) Fac-Simile
I1 fac-simile un mezzo di trasmissione che consente linoltro immediato, ad utenti collegati,
di documenti in copia. Va usato nei casi di particolare urgenza.

65
IV TESI USO DEI MEZZI DI COERCIZIONE FISICA

1. Mezzi di coercizione fisica


a. Generalit
Nel caso di fermo o di arresto di persone in flagranza di reato o su esecuzione di ordini restrittivi o
di traduzione di persone ristrette in istituti di pena militari o comunque private della libert
personale, i carabinieri possono impiegare le manette (individuali).
Lapplicazione dei suddetti mezzi di coercizione fisica tende a vincolare il traducendo, per prevenire
possibili evasioni, atti autolesionistici, tentativi di suicidio o di aggressione nei confronti dei militari
operanti. E da evitare sia lesposizione di persone sottoposte a provvedimenti restrittivi agli
obiettivi televisivi o fotografici, sia il comportamento incerto o compiaciuto del personale operante,
che pu dare persino la sensazione di indugiare volutamente, per meglio permettere le riprese.
b. Manette
Le manette per uso individuale sono costituite da due anelli di acciaio, ciascuno con una parte
mobile, collegati fra loro da una catena. In caso di impiego, i due anelli sono stretti attorno ai polsi
di una persona e bloccati nella posizione di massimo serraggio, dalla quale possono essere allentati
od aperti con limpiego di una chiavetta. Poich la chiavetta usata per il bloccaggio e lapertura
degli anelli di semplice costruzione e comune a tutti i tipi di manette, i militari che lappongono
devono tener presente che esse possono essere aperte usando una rudimentale chiavetta o un
semplice gancio metallico. Costituiscono materiale di equipaggiamento tecnico e sono distribuite
individualmente. Ciascun paio di manette reca inciso un numero di matricola.
c. Modalit di applicazione
Le manette sono uno strumento coercitivo che consente di operare in condizioni di sicurezza.
Pertanto, esso deve essere utilizzato tenendo conto dei seguenti fattori:
pericolosit del soggetto;
pericolo di fuga;
circostanze ambientali.
Le modalit di esecuzione dellammanettamento devono salvaguardare comunque la dignit della
persona.
Nel caso si proceda nei confronti di minorenne, donna (con particolare riferimento a quella incinta),
anziano det superiore a 65 anni, malato o portatore di handicap dovr essere svolta pi
approfondita e attenta valutazione, per procedere allammanettamento solo in caso di effettiva
necessit.
Al fine di impedire eventuali azioni aggressive o di autolesionismo, le manette sono applicate con le
mani dietro la schiena, compatibilmente con la conformazione fisica della persona fermata o
arrestata. Per le tecniche di ammanettamento si rimanda al contenuto della pubblicazione n. P-11
Procedimenti dazione per i militari dellArma dei carabinieri nei servizi distituto.

2. Criteri di valutazione per lapplicazione delle manette


a. Generalit
La legge 12 dicembre 1992, n. 492 ha imposto, per i servizi di traduzione, un diverso uso dei mezzi
di coercizione. Il Comando Generale dellArma ha recepito tali norme fissando una serie di criteri
da tenere presente per lapplicazione delle manette.
b. Arresto in flagranza di reato o fermo

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Lapplicazione delle manette obbligatoria in caso di soggetto:
responsabile di reato anche tentato commesso con armi o violenza o resistenza o
danneggiamento o di evasione;
con precedenti per i reati di cui sopra accertati alla banca dati di P.G.;
che potrebbe verosimilmente essere favorito nella fuga da persone del luogo;
nei cui confronti sussistono concreti elementi che possano far presumere la possibilit di
evasione.
c. Arresto in esecuzione di ordine di custodia cautelare
Lapplicazione delle manette obbligatoria quando:
espressamente prevista dallAutorit Giudiziaria mandante;
il soggetto:
colpito da provvedimento restrittivo per reato anche tentato commesso con armi o violenza
o resistenza o danneggiamento o per evasione;
ha precedenti per i reati di cui sopra da accertare preventivamente alla banca dati di P.G. ed
agli uffici;
potrebbe verosimilmente essere favorito nella fuga da persone del luogo;

sussistono concreti elementi che possano far presumere la possibilit di evasione.


d. Traduzione di persone detenute presso istituti di pena militari (art. 42 bis co. 5 L. 354/75)
Le traduzioni sono servizi eseguiti per trasferire coattivamente, da un luogo ad un altro, persone
detenute, internate od arrestate.
Le persone detenute in istituti di pena militari sono tradotte singolarmente/collettivamente secondo
le prescrizioni dettate dallAutorit Giudiziaria o dalla direzione penitenziaria competente.
Nelle traduzioni individuali l'uso delle manette ai polsi vietato. E consentito quando lo richiedono
la pericolosit del soggetto o il pericolo di fuga o circostanze di ambiente che rendono difficile la
traduzione.
Nelle traduzioni collettive, luso delle manette obbligatorio.
e. Arresto, fermo, accompagnamento, traduzione di minorenni (art. 20 D.Lgs. 28 Luglio 1989, n.
272)
Nellesecuzione dellarresto e del fermo, nellaccompagnamento e nelle traduzioni devono essere
adottate le opportune cautele per proteggere i minorenni dalla curiosit del pubblico e da ogni
specie di pubblicit nonch per ridurre nei limiti del possibile, i disagi e le sofferenze materiali e
psicologiche.
E vietato luso di strumenti di coercizione fisica, salvo che ricorrano gravi esigenze di
sicurezza.
Il minorenne condotto presso gli uffici di polizia giudiziaria in esecuzione di un arresto, di un fermo
o di un accompagnamento trattenuto in locali separati da quelli dove si trovano maggiorenni
arrestati o fermati.
f. Traduzione dellarrestato prosciolto
Larrestato in flagranza di reato, subito posto a disposizione del P.M. e quindi del Giudice
dUdienza per la convalida ed il contestuale giudizio direttissimo, se prosciolto nei cui confronti
viene disposta limmediata liberazione:
accompagnato, senza alcun mezzo di coercizione fisica, presso la caserma per il disbrigo delle
formalit conseguenti alla liberazione (notifica del verbale di scarcerazione);
pu recarsi, a richiesta, presso la caserma anche senza accompagnamento per il disbrigo delle
formalit conseguenti alla liberazione (notifica del verbale di scarcerazione).

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V TESI PARTICOLARIT SUL SERVIZIO ISTITUZIONALE: SERVIZI
DISTITUTO (PATTUGLIE E PATTUGLIONI;
PERLUSTRAZIONI; BATTUTE E RASTRELLAMENTI; POSTI
DI BLOCCO E SQUADRIGLIE)

1. Vigilanza nei centri abitati (Pattuglie e Pattuglioni)


Il servizio di pattuglia ha lo scopo di esercitare attiva sorveglianza nellabitato, per il
mantenimento dellordine e della sicurezza pubblica.
Pu essere attuato a piedi, o su automotomezzo.
I militari di pattuglia debbono avere esatta conoscenza degli itinerari, delle vie e degli obiettivi pi
importanti da vigilare (uffici pubblici, associazioni, istituti bancari, consolati, ambasciate, pubblici
esercizi etc.), nonch dei servizi di pronto intervento cui far capo - anche telefonicamente - per
esigenze varie (ospedali, farmacie, posti di soccorso, sedi dei vigili del fuoco, abitazioni di medici o
levatrici, autorimesse, etc.).
Nei centri di particolare importanza il capo pattuglia deve essere munito di una guida della citt
corredata dellelenco degli indirizzi e numeri telefonici di maggiore interesse.
Percorrono litinerario loro fissato prestando la massima attenzione su tutto quanto possa interessare la
pubblica sicurezza e la protezione che devono accordare ai cittadini, ed effettuano i controlli alle
persone sottoposte a misure di sicurezza, di prevenzione ed altre misure restrittive della libert
personale (es. arresti domiciliari etc.), secondo quanto stabilito dal Comandante di Stazione.
Specie di notte, debbono rendersi conto di ogni anormalit accertandone la causa. Se constatano che
siano rimasti incustoditi negozi, magazzini, case, etc. ne avvertono prontamente i proprietari
assicurando, nel frattempo, la necessaria vigilanza e, qualora vi fosse ragionevole motivo di ritenere
che allinterno si stiano consumando o si siano consumati reati, adottano senzaltro le necessarie
misure, informandone sollecitamente il Comandante della Stazione.
Debbono mostrarsi sempre premurosi, urbani e cortesi alle richieste dindicazioni o di intervento da
parte dei cittadini.
Vigilano sui pregiudicati e sulle persone socialmente pericolose.
Vigilano, specie di notte, sugli individui di apparenza sospetta e su quelli che per la loro condotta
diano ragionevole motivo di dubitare delle loro intenzioni. Occorrendo, i Carabinieri li invitano a
comprovare la loro identit e a giustificare la loro presenza in luogo, accompagnandoli, se del caso,
innanzi al Comandante della Stazione per le ulteriori incombenze, a norma del vigente testo unico
delle leggi di P.S..
I Carabinieri, peraltro, dovranno sempre tenere presente che per invitare una persona a dar conto di s,
od a dimostrare la propria identit, occorre che essa faccia, col suo contegno, sorgere fondati e seri
sospetti e dia luogo a giusta apprensione.
Il contegno dei Carabinieri in simili contingenze deve essere uniformato al pi scrupoloso rispetto
della libert individuale ed loro dovere procedere in queste circostanze con prudenza e
discernimento, impiegando molto tatto e accortezza nel distinguere i casi in cui pu essere necessario
richiedere le indicate giustificazioni. Essi devono facilitare allo sconosciuto i mezzi per comprovare la
propria identit ed accogliere e verificare con imparzialit tutte le prove e gli elementi che alluopo
egli offrisse; solo nei casi in cui le prove esibite non valessero a dissipare i sospetti ragionevolmente
sorti o quando linteressato, invitato a dar conto di s, non avesse conoscenza alcuna di persone
dabbene che possano testimoniare in suo favore, devono invitarlo a seguirli in caserma e lo
accompagnano mantenendo quella prudenza ed oculatezza che le circostanze richiedono.
Pongono attenzione affinch i manifesti di chiamata alle armi, le ordinanze, i bandi, le diffide o i
provvedimenti emanati dalle Autorit ed affissi al pubblico, non vengano lacerati o distrutti.

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Vigilano sugli Istituti di Credito, sugli Uffici Postali e Finanziari aventi gestione di denaro pubblico,
particolarmente quando abbiano avuto comunicazione della giacenza in cassa di notevoli valori,
nonch sui luoghi di espiazione di pena quando vi siano rinchiusi detenuti pericolosi, od abbiano avuto
notizia di sosta temporanea di detenuti in traduzione.
La pattuglia che ha per compito la vigilanza di un determinato obiettivo e debba, perci, muoversi
dentro uno spazio limitato, considerata fissa con cambio sul posto. In tal caso i suoi doveri particolari
sono compendiati in apposita consegna che viene scambiata sul posto.
Quando la situazione dellordine e della sicurezza pubblica richiede particolari misure di vigilanza,
che non possono essere attuate dalla normale pattuglia, si ricorre allimpiego di uno o pi pattuglioni.
Il pattuglione formato da tre o pi militari, a seconda dellimportanza dei compiti che deve assolvere,
ed sempre comandata da un graduato.
Come per le pattuglie, il servizio di pattuglione disimpegnato a piedi o in automotomezzi e, nei
grandi centri, dai nuclei radiomobili, su autovetture veloci.
Il Comandante ha lobbligo di riferire le novit rilevate ai comandanti delle Stazioni dislocate nella
zona in cui opera.

2. Vigilanza fuori dai centri abitati (Perlustrazioni)


Il servizio di perlustrazione ha lo scopo di esercitare attiva vigilanza fuori dai centri abitati, per
assicurare, in particolare, la sicurezza delle vie di comunicazione e delle campagne.
Il servizio di perlustrazione svolto normalmente su automotomezzi.
Nel predisporre le perlustrazioni e fissare gli itinerari, il Comandante della Stazione deve tenere
conto della necessit di assicurare la vigilanza su tutta lestensione del territorio, facendo
visitare i comuni e le frazioni rispettivamente almeno due volte od una volta la settimana.
Nelle ore notturne i servizi perlustrativi possono essere integrati da appiattamenti, suggeriti da
particolari situazioni contingenti, da specificarsi sempre nellordine di servizio.
I Carabinieri di perlustrazione pongono speciale cura nel raccogliere tutte le notizie che possono
interessare il loro servizio, non omettendo di informarsi dei reati perpetrati, degli avvenimenti
verificatisi e di tutto quanto possa interessare lordine e la sicurezza delle persone e della propriet.
I Carabinieri di perlustrazione vigilano perch non siano commessi danni alle strade, alle auto
parcheggiate sulle pubbliche vie, agli acquedotti, ai metanodotti, agli oleodotti, ai depositi e
distributori di carburanti, ai ponti, alle ferrovie, agli impianti telegrafici, telefonici e di energia
elettrica, alle antenne di segnalazione luminosa per la navigazione aerea, alle centrali elettriche, alle
stazioni trasmittenti e ripetitrici radiotelevisive ed alle installazioni nucleari; perch non siano
incendiate le stoppie nei campi e nei boschi fuori dei tempi e dei modi fissati dai regolamenti locali o
ad una distanza minore di quella in essi stabilita; perch non vengano manomesse le propriet dei
cittadini, dei Comuni, delle Provincie, delle Regioni, e dello Stato, procedendo a norma di legge a
carico dei responsabili. Se riscontrano guasti o pericoli nelle vie di comunicazione, nelle strade ferrate
o tranviarie, nelle linee telegrafiche e telefoniche od elettriche e nelle condutture varie adottano le
misure idonee a prevenire infortuni, informandone immediatamente il Comandante della Stazione.
Vigilano affinch sulle vie di comunicazione, qualora vengano attuate ostruzioni o lavori che possano
riuscire pericolosi, siano collocati i prescritti segnali.
Vigilano altres sulla osservanza delle leggi e dei regolamenti in materia forestale, di caccia, di pesca,
di polizia stradale e ferroviaria.
Esercitano attiva vigilanza sui viandanti in genere e nei riguardi di coloro che hanno apparenze
sospette o che per la condotta destano ragionevoli motivi di dubitare delle loro intenzioni.
Dei controlli effettuati il capo servizio lascia traccia sullordine di servizio e nellallegato A.

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3. Battute e rastrellamenti
a. Generalit
Per fronteggiare particolari situazioni della sicurezza pubblica, i comandanti di compagnia
possono organizzare nella circoscrizione del proprio comando perlustrazioni multiple
convergenti su di una determinata localit, dandone preventiva notizia ai Prefetti ed alle
Autorit di P.S. per le necessarie intese. Per tali particolari servizi (battute o rastrellamenti) sar
predisposto un apposito piano operativo, in cui dovranno essere sempre chiaramente indicati lo
scopo del servizio e le modalit di esecuzione.
I servizi sono diretti personalmente dal Comandante che li ha predisposti.
Oltre al personale delle Stazioni, potranno concorrervi altri reparti.
Alle battute ed ai rastrellamenti si far ricorso in modo particolare, quando se ne manifesti la
necessit, in zone infestate dalla delinquenza organizzata o frequentate da catturandi ed in quelle
ove si sospetta siano costituiti depositi di armi e materie esplodenti.
b. Battute
Oltre a quanto gi detto nella parte generale, opportuno aggiungere, in questa sede, che nelle
battute:
il campo di operazione viene limitato ad una zona determinata nella quale far convergere le
perlustrazioni di varie Stazioni;
le basi di partenza, gli itinerari, la velocit di marcia ed i compiti debbono essere
preventivamente stabiliti;
i mezzi da impiegare sono quelli di cui ciascun comando dispone normalmente.
In sintesi, si pu affermare che la battuta un servizio importante, delicato ed impegnativo che
ciascun Comandante territoriale pu assolvere con i propri mezzi.
c. Rastrellamenti
Il rastrellamento, a differenza della battuta, deve essere:
predisposto e studiato nei minuti particolari, anche topografici;
eseguito dai militari addestrati e con limpiego di armi di reparto e di speciali mezzi tecnici;
sostenuto con la costituzione di adeguale riserve e con una rete di collegamenti.
In conclusione, il rastrellamento unoperazione tipica che richiede una preventiva azione
informativa e che il comandante che la dirige non pu eseguire, con risultati proficui, senza avere
elementi di rinforzo, in uomini e mezzi, e senza il concorso operativo dei reparti contermini.
d. Servizi perlustrativi coordinati a largo raggio
I servizi perlustrativi coordinati a largo raggio sono azioni a scopo preventivo e repressivo,
pianificati a livello di Comando Compagnia, di Gruppo, Provinciale, di Regione e di Divisione,
nonch a livello nazionale su programmazione del Comando Generale o del Ministro dellInterno.
Essi sono disposti, di norma, in determinate zone (pi o meno vaste) allorquando si verificano
anormali e frequenti episodi criminosi, e sono svolti dai militari delle Stazioni e dei Reparti
Speciali.

4. Posti di blocco e posti di controllo


a. Generalit
I posti di blocco ed i posti di controllo sono servizi particolari attuati nei punti idonei delle vie di
comunicazione, generalmente in base a piani prestabiliti e nel caso di battute, rastrellamenti e
controlli di aree urbane, al fine di:

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procedere ad un generale controllo del traffico di persone e mezzi;
ricercare e arrestare latitanti e malviventi;
recuperare mezzi e materiali rubati.
Essi possono essere attuati:
solo dallArma;
contemporaneamente da tutte le Forze di Polizia in attuazione di piani provinciali concordati dai
Comandi Provinciali dellArma, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.
La spregiudicatezza e la decisione della criminalit (comune e organizzata), che comportano una
elevata probabilit di dover far ricorso alluso delle armi, hanno imposto di adottare su scala
nazionale ed interforze, modalit e criteri di impiego uniformi, soprattutto al fine di salvaguardare
al massimo lincolumit del personale operante e degli utenti della strada. Lattuale normativa
prevede:
POSTI DI BLOCCO
POSTI DI CONTROLLO.
Per lattuazione dei posti di blocco e dei posti di controllo prevista:
una precisa disposizione dei militari e dei mezzi nellambito del dispositivo;
una chiara specificazione dei compiti particolari assegnati a ciascun militare;
lutilizzazione di adeguata segnaletica;
la differenziazione nei seguenti tipi:
posto di blocco preordinato per un senso di marcia;
posto di blocco preordinato per due sensi di marcia;
posto di blocco su allarme (costituito da pattuglie gi in servizio di istituto);
posto di controllo (con 2 3 4 militari).

5. Squadriglie
Nelle zone in cui vengono a determinarsi anormali condizioni della sicurezza pubblica per il frequente
ripetersi di gravi manifestazioni criminose specie contro il patrimonio (Calabria, Sardegna), la
vigilanza preventiva e repressiva, ordinariamente affidata alle stazioni, pu essere integrata da appositi
reparti, denominati squadriglie, composte da militari a piedi o su automezzi.
Tali reparti al comando di Maresciallo o brigadiere - di numero e forza varia, a seconda delle necessit
e delle circostanze contingenti - saranno costituiti in seguito ad ordine, almeno dei comandanti
provinciali e di gruppo (dove esistenti) e, sempre, previe intese con le prefetture competenti.
Le squadriglie, le cui caratteristiche essenziali sono la mobilit e la celerit, opereranno, secondo
ordini e direttive superiori oppure di iniziativa, sulla base delle informazioni che i comandanti delle
squadriglie stesse, avvalendosi anche di confidenti, avranno cura di raccogliere giornalmente, con
puntate di sorpresa, con appiattamenti, specie notturni, e con rapidi servizi di rastrellamento.
Le squadriglie, per raggiungere determinati obiettivi possono essere raggruppate in una unit di
formazione superiore, affidandone il comando ad un Ufficiale o Maresciallo.

6. Aggiornamento delle procedure operative. Polizia di prossimit


Le priorit strategiche fissate dall'Autorit di governo, volte a migliorare le condizioni di sicurezza
generale, postulano tra l'altro il rafforzamento del legame tra cittadini e forze dell'ordine, attraverso la
concreta realizzazione di un servizio efficace di polizia di prossimit, ritenuto, a ragione, la
soluzione pi idonea a soddisfare tali esigenze.

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In tale ambito riveste fondamentale importanza l'istituzionalizzazione del servizio preventivo con
l'impiego di un solo carabiniere, denominato carabiniere di quartiere, le cui diverse fasi di
sperimentazione ed il conseguente affinamento dei criteri di svolgimento ne consentono ora
l'inserimento tra le procedure d'azione ordinarie. L'appellativo utilizzato fornisce maggiore flessibilit
nell'individuazione delle aree, non vincolando le stesse alle dimensioni del quartiere, e non ingenera
nel cittadino aspettative non sostenibili atteso che il servizio non potr essere eseguito in tutte le aree
urbane.
L'attivit in parola integra il dispositivo di prevenzione generale attuato dalle pattuglie e perlustrazioni
e persegue lobiettivo prioritario di attendere ad un compito precipuamente orientato al servizio del
cittadino. Essa risponde a finalit differenti a seconda del contesto ambientale in cui viene a
collocarsi. In particolare, nei piccoli comuni, dove la conoscenza diretta tra carabiniere e cittadino si
sviluppa in modo naturale, consente l'aumento del livello di proiezione esterna dei reparti.
Parallelamente, nei centri pi grandi - sedi di Comando Provinciale o Infraprovinciale - determina
l'incremento della proiezione esterna dei reparti ed il recupero di un rapporto pi vicino alla
cittadinanza.
Lapplicazione nei centri fortemente urbanizzati, con criteri di continuit nell'esecuzione del servizio e
di stabilit di assegnazione del personale, contribuir a far diventare il carabinieri di quartiere
punto di riferimento istituzionale per i cittadini d aree ben determinate e delineate e consentir,
attraverso una presenza costante ed una efficace raccolta informativa, di prevenire i reati di natura
predatoria e migliorare la percezione di sicurezza.
Sempre in linea con i criteri della polizia di prossimit ed al fine di garantire una risposta alla
domanda di sicurezza proveniente da tutte le realt sociali, si reputa opportuno prevedere 1'esecuzione
di mirate attivit preventive anche nelle aree urbane particolarmente sensibili dal punto di vista
dell'ordine e della sicurezza pubblica ed in quelle rurali, caratterizzate da rarefazione delle abitazioni.
In particolare, nelle aree urbane degradate dovr essere previsto l'impiego delle stazioni mobili quali
presidi temporanei del territorio, da cui distaccare nelle zone circostanti pattuglie appiedate in grado di
esercitare attenta azione di vigilanza, visitare gli esercizi commerciali contattare la popolazione con la
necessaria cornice di sicurezza garantita dal reciproco supporto tra i militari. Analogamente, nelle aree
rurali, dovr essere ricercato nell'ambito delle perlustrazioni normalmente comandate un maggiore
contatto diretto con il cittadino da realizzare anche presso le abitazioni - per stimolare il dialogo,
fornire consigli ed informazioni nonch accogliere eventuali istanze di pertinenza anche di altre
amministrazioni, da coinvolgere successivamente.
a. "Carabiniere di quartiere"
(1) Finalit
L'esecuzione del servizio, con l'impiego di un solo Carabiniere normalmente appiedato,
risponde all'avvertita esigenza di integrare il dispositivo di controllo del territorio, soprattutto
nelle aree ove l'espansione urbanistica e la consistente concentrazione di popolazione
residente, unitamente ai sempre pi serrati ritmi della vita lavorativa e sociale, hanno di fatto
affievolito il tradizionale rapporto personale e diretto del carabiniere con il cittadino,
riducendo la capacit di recepire ed interpretare le istanze e le necessit della collettivit. La
particolare modalit operativa intende pertanto ristabilire prioritariamente tale capacit,
favorendo la conoscenza e la reciproca fiducia fra l'operatore di polizia e la popolazione.
L'acquisizione di informazioni e l'effetto deterrente, derivante dalla frequente e visibile
presenza del militare, rappresentano i naturali corollari dell'attivit, quale espressione della
prossimit e della vicinanza che da sempre contraddistingue l'operato dell'Arma svolto a
favore della comunit della quale parte integrante.
Il nuovo modello operativo, che recepisce le modalit gi sperimentate del "Carabiniere
singolo", si inserisce tra i procedimenti d'azione ordinari per la vigilanza nei centri abitati, di
cui ai numeri da 67 a 78 del Regolamento Generale per l'Arma dei Carabinieri.

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(2) Ambiente operativo
Le aree urbanizzate costituiscono l'ambiente privilegiato di esecuzione del particolare servizio
in quanto in esse si realizzano quelle condizioni che, da una parte, sono causa della
progressiva spersonalizzazione dei rapporti fra il carabiniere e la cittadinanza, dall'altra,
rendono pi facile, per l'elevata concentrazione della popolazione, la possibilit di contattare o
essere visti e contattati da un maggior numero di cittadini.
All'interno di tali aree saranno individuati i settori nei quali svolgere i singoli servizi di
carabiniere di zona che rispondano alle seguenti caratteristiche:
- contenuta estensione territoriale, controllabile a piedi in un ragionevole arco di tempo (3/4
ore);
- presenza variegata di realt socio-economiche quali abitazioni, vie commerciali, uffici
pubblici/privati, scuole, mercati, ecc..;
- agevole percorribilit a piedi;
- esistenza di vie d'accesso anche agli automotoveicoli in servizio di prevenzione generale e
pronto intervento;
- particolari condizioni dell'ordine e sicurezza pubblica valutate anche alla luce
dell'andamento della delittuosit.
In sostanza, pur dovendosi evitare le zone maggiormente degradate per non esporre ad
eccessivi rischi il militare, si devono individuare all'interno delle aree selezionate le zone ove
forte la richiesta di sicurezza, soprattutto in relazione ai reati di criminalit diffusa, quali i furti
in abitazioni, di automotoveicoli, con strappo (scippi), con destrezza (borseggi), ecc. e
all'incidenza di fenomeni di intolleranza civile, quali i danneggiamenti della cosa
pubblica/privata, le manifestazioni di disturbo alle occupazioni/al riposo delle persone, gli
imbrattamenti, ecc.
Per le citt fortemente urbanizzate, il servizio di "Carabiniere di quartiere" deve essere
necessariamente caratterizzato dalla continuit dell'esecuzione e dalla stabilit di assegnazione
del personale. Il processo di selezione delle aree richiede, pertanto, un'ulteriore valutazione in
termini di sostenibilit fondata sui seguenti parametri:
ogni settore deve essere affidato ad un solo militare individuando un sostituto per garantire
l'espletamento del servizio in caso di temporanea indisponibilit del carabiniere
"affidatario";
nell'ipotesi in cui nella circoscrizione dello stesso reparto siano individuati due o pi
settori la designazione del sostituto potr essere unitaria, potendosi impiegare di volta in
volta lo stesso militare a copertura delle assenze dei titolari;
il settore deve essere vigilato con continuit attraverso una sufficiente ripetizione del
servizio nell'arco della settimana (almeno 5 volte).
Si deve evitare in ogni caso di far effettuare la specifica attivit del "Carabiniere di quartiere"
per brevi periodi o "a singhiozzo", in quanto tale situazione destinata a creare nella
cittadinanza giuste e comprensibili aspettative, moltiplicando l'effetto negativo sulla
percezione della sicurezza in caso di sospensione frequente o interruzione del servizio.
(3) Esecuzione
Il Carabiniere di quartiere, come pi volte detto, mira ad avvicinare la popolazione, a rendere
pi visibile la presenza dell'Arma e a consentire al cittadino un pi facile accesso ai servizi di
polizia; il relativo compito , pertanto, eseguito negli orari che, a seconda delle caratteristiche
ambientali della realt ove viene svolto, permettano di entrare in contatto o rendersi disponibili
nei confronti del maggior numero di persone possibile.
Lascolto della cittadinanza deve trovare il proprio naturale sviluppo nella ricerca informativa
finalizzata ad acquisire con tempestivit la conoscenza dei fenomeni emergenti, per leggerne la
potenziale diffusione e anticiparne le possibili degenerazioni, specie nelle aree metropolitane.

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Nel contempo la vigilanza dei luoghi, garantita dalla presenza attiva dei militari, deve essere
orientata al contrasto dei pi comuni fenomeni di disordine urbano, compresi taluni reati
patrimoniali: dal danneggiamento dei beni pubblici, alloccupazione abusiva del suolo
pubblico, ai furti di beni mobili esposti alla pubblica fede, ai borseggi e taccheggi.
La fascia oraria nella quale, di massima, si realizza questa condizione quella compresa fra le
08.00 e le 20.00 entro la quale possono individuarsi i periodi pi favorevoli per una mirata
azione di contatto delle diverse fasce di popolazione che rappresentano il "target" del servizio.
Cos, ad esempio, in un settore nel quale sono ubicati diversi istituti scolastici la presenza del
carabiniere all'ingresso o, pi favorevolmente, all'uscita di alunni e studenti pu costituire
occasione preziosa per una produttiva azione informativa fra i genitori e i parenti in attesa,
come fra gli stessi studenti pi grandi che si trattengono sul posto al termine delle lezioni. La
scelta dell'orario costituisce pertanto un atto fondamentale ai fini dell'efficacia del servizio e
deve scaturire da una valutazione specifica del Comandante del Reparto.
Il servizio svolto normalmente a piedi e pu avere inizio dalla caserma o da altro punto
dell'abitato raggiunto utilizzando i mezzi in servizio di pattuglia o anche, in casi in cui ci sia
conveniente, i mezzi pubblici, situazione nella quale, condividendo con il cittadino particolari
momenti del vivere quotidiano, si realizza ulteriormente il carattere di vicinanza che
caratteristica fondamentale della "polizia di prossimit".
Particolarmente efficace inoltre la possibilit di collegare il Carabiniere di quartiere alle
Stazioni mobili, realizzando una moltiplicazione dell'effetto di prossimit derivante
dall'impiego di questo presidio operativo. Tale modalit "integrata" consente, infatti, di offrire
al cittadino non solo la possibilit di avvicinarsi spontaneamente e in modo pi agevole
all'offerta di sicurezza ma anche di riceverla a domicilio in modo strutturato.
In contesti ambientali particolari pu essere adottata anche una modalit di esecuzione di tipo
"misto", mediante l'effettuazione di pattuglie automontate composte di norma da due militari,
dalle quali un componente si distacca per la vigilanza a piedi, mentre l'altro militare continua il
servizio a bordo del veicolo, esercitando una sorveglianza dinamica nelle zone limitrofe.
Peraltro, anche il carabiniere a bordo del veicolo pu allontanarsi dallo stesso in tutte le
circostanze in cui ci sia richiesto da contingenti esigenze operative, derivanti da segnalazioni
o richieste dei cittadini. A tali fini anch'egli sar dotato di apparato radio portatile e degli altri
equipaggiamenti previsti per il carabiniere di zona. Egli entra in azione dopo aver
parcheggiato l'automezzo, chiuso con i dispositivo di allarme e antifurto inseriti e senza
documenti e materiali a bordo. Al termine del servizio effettuato i due militari possono
ricongiungersi per proseguire il servizio di pattuglia su automezzo, ovvero possono alternarsi
nel servizio singolo secondo necessit comunicando ogni iniziativa al reparto di provenienza.
La flessibilit delle procedure operative vigenti consente di adeguare le modalit esecutive del
sevizio ai nuovi obiettivi. La loro realizzazione ulteriormente agevolata dal contestuale
impiego dei due militari titolari, per 6 ore continuative, nellambito dei sottosettori
individuati, anche al fine di un immediato reciproco supporto in situazioni di emergenza
ovvero per lo svolgimento, in sicurezza, di mirati controlli. Inoltre i Comandanti provinciali
potranno disporre lo svolgimento del servizio nella fascia oraria dalle 07.00 alle 22.00, qualora
ritenuto utile sul piano operativo e praticabile per le condizioni ambientali delle zone di
riferimento.
Il servizio del "Carabiniere di quartiere" si integra nel dispositivo interforze realizzato con il
Piano di Controllo Coordinato del Territorio, di cui sfrutta le potenzialit in termini di
sicurezza. Tutti i servizi di pattuglia, impegnati nell'area nella quale sono compresi i settori da
vigilare secondo le previsioni del Piano CCT, devono essere, infatti, informati della posizione
e delle attivit dei militari in servizio singolo, per intervenire consapevolmente e rapidamente
all'emergenza. Analoghe informazioni devono essere fornite ai carabinieri di zona, in modo
che possano calibrare le proprie iniziative alle contingenti possibilit operative esprimibili dal
dispositivo di sicurezza nel suo insieme.

75
Determinati i settori, stabiliti gli obiettivi informativi e l'orario di svolgimento dell'attivit,
definite le modalit di esecuzione, da riportare nell'ordine di servizio, ed organizzata la cornice
di sicurezza areale, il Carabiniere singolo responsabile dell'azione di vigilanza, che effettuer
sulla base della propria iniziativa ed intuito professionale, non condizionato dall'assegnazione
di itinerari prestabiliti n di compiti eccessivamente dettagliati.
In particolare il militare deve:
proporsi nei confronti della popolazione rendendo espliciti il compito e lo scopo del
servizio svolto;
esercitare attenta vigilanza, che si concretizza nella vigile osservazione dei luoghi e nella
identificazione a vista delle persone note e, con l'adozione di particolari cautele, di quelle
sconosciute;
visitare gli esercizi pubblici con lo scopo di instaurare un proficuo dialogo con l'esercente,
osservare le persone presenti e le attivit che vi si svolgono, senza effettuare accertamenti
volti a verificare la regolarit della licenza o il rispetto di altri obblighi di carattere
amministrativo;
annotare e segnalare - anche ad altri enti (Vigili Urbani, aziende di servizio ecc.) - eventi,
situazioni particolari, notizie nonch modifiche intervenute sul territorio e ritenute
d'interesse (apertura o chiusura di esercizi commerciali, locali di intrattenimento, istituti
culturali e finanziari, ecc.).
L'azione sar, pertanto, diretta principalmente a colloquiare sistematicamente con i cittadini
dimoranti nel settore d'interesse, con i Vigili Urbani, le guardie giurate, gli altri operatori
pubblici e privati nonch con i titolari e/o i lavoranti di esercizi pubblici e commerciali. In
sostanza, l'acquisizione di notizie utili per l'esercizio di pertinenti azioni preventive e/o
repressive rappresenta il naturale sviluppo dell'attivit di ascolto e recepimento delle istanze
della cittadinanza; un'attivit da condurre con atteggiamento tradizionalmente composto,
disponibile e solidale, che testimoni la vicinanza dell'Istituzione ai bisogni dei singoli.
In tale ottica particolare, il carabiniere di quartiere provvede direttamente a soddisfare le
eventuali richieste per le quali in grado di fornire corretta ed esauriente risposta. Nelle
situazioni in cui, invece, i provvedimenti da attuare eccedano le sue possibilit operative o
esulino dalle competenze istituzionali attiva il proprio comando o gli uffici eventualmente
competenti. Egli, inoltre, deve aver cura di portare a conoscenza di coloro che a lui si sono
rivolti, nei limiti consentiti dalle norme e secondo le indicazioni impartite dal Comandante di
Stazione, l'esito delle azioni intraprese o i provvedimenti attuati, non tralasciando di informarsi
sulle misure adottate dagli organi esterni attivati sulla base delle sue segnalazioni.
(4) Collegamenti e modalit di coordinamento
Il Carabiniere di quartiere agisce in costante collegamento con la Centrale Operativa mediante
l'impiego di apparati radio portatili di ultima generazione, dotati di laringofono in modo da
garantirgli maggiore libert di movimento. L'efficienza dei collegamenti costituisce il
requisito operativo indispensabile perch il carabiniere possa interagire e coordinarsi con gli
altri servizi in atto nell'area di riferimento. Nell'esecuzione della sua vigilanza, infatti, il
militare pu procedere al controllo delle persone con l'adozione di particolari cautele. In tali
casi l'identificazione del soggetto deve essere preceduta dall'avviso alla C.O., che manterr con
continuit il contatto radio per tutta la fase del controllo, durante il quale il carabiniere di zona
opera, di regola, anche con l'assistenza di una pattuglia automontata, fatta tempestivamente
affluire dalla C.O.. Nelle ipotesi in cui il servizio di Carabiniere di quartiere sia di tipo
integrato con la Stazione mobile o di tipo "misto", l'appoggio garantito prioritariarnente,
dagli altri componenti dell'equipaggio della Stazione mobile o dal militare impegnato nella
sorveglianza dinamica a bordo dell'autovettura.
In situazioni di emergenza il militare deve dare immediatamente l'allarme via radio alla
Centrale Operativa, evitando interventi risolutivi in situazione di evidente inferiorit e

76
riducendo al minimo l'esposizione al pericolo dei cittadini presenti e di se stesso, fermi
restando gli obblighi di legge.
Ulteriori misure di coordinamento sono, inoltre, adottate per facilitare l' utilizzazione del
patrimonio informativo acquisito nel corso del servizio. A tal fine il Carabiniere di quartiere
rientrato in caserma, deve registrare nell'immediatezza tutti gli atti relativi agli interventi
effettuati e ragguagliare il comandante in merito al servizio, riferendo su particolari eventi o
notizie raccolte. La relativa documentazione vagliata dal Comandante di Stazione e posta a
disposizione per la consultazione da parte degli altri militari della sede per un loro opportuno
orientamento sia nell'esecuzione delle altre attivit preventive sia di quelle investigative. Al
riguardo, sono state poste allo studio specifiche predisposizioni volte ad automatizzare tali
incombenze attraverso il supporto informatico.
(5) Aggiornamento delle procedure operative
Il Comando Generale dellArma - II Reparto - SM - Ufficio Operazioni, con circolare n.
18102/43-285-1 "P" datata 4/11/2014 ha evidenziato un aumento degli episodi di aggressione
nei confronti di militari dell'Arma in servizio. Tale situazione, alla quale si aggiunge
l'accresciuta minaccia di matrice terroristica, acclarata anche da azioni criminose compiute in
altri Paesi, ha indotto ad adottare le dovute cautele operative affinch i servizi preventivi siano
attuati in un quadro di accentuata sicurezza. A tale riguardo, al fine di incrementare
ulteriormente i livelli di tutela del personale, stato disposto che tutti i servizi di controllo del
territorio - compresi quelli di "Carabiniere di Quartiere" - siano svolti con l'impiego congiunto
di due militari, ferma restando la possibilit di effettuare servizi con un singolo militare
esclusivamente per attivit di tipo logistico, burocratico, informativo (accertamenti anagrafici,
corriere, etc.), sempre valutando la cornice di sicurezza nella quale devono essere condotti.
b. Servizi di prossimit in aree urbane degradate ed in aree rurali
(1) Premessa
L'esigenza di qualificare maggiormente la relazione tra il cittadino ed il carabiniere nonch di
incrementare il rendimento dell'attivit operativa nelle aree urbane particolarmente sensibili
dal punto di vista dell'ordine e della sicurezza pubblica ed in quelle rurali, caratterizzate da
rarefazione delle abitazioni, rende necessario adottare modalit operative mirate, che si
fondano sugli stessi principi della polizia di prossimit, gi recepiti nei procedimenti
d'impiego del " Carabiniere di quartiere".
(2) Servizi nelle aree degradate
L'attivit deve essere attuata impiegando le Stazioni mobili, quali unit per il presidio
temporaneo del territorio, con un equipaggio composto da almeno 4 militari.
Durante la permanenza nella localit da presidiare, posta in posizione baricentrica rispetto
all'intera area da vigilare, dovranno essere distaccate una o pi pattuglie appiedate, composte
da due militari, con il compito di contattare i cittadini, i titolari degli esercizi pubblici
presenti lungo il percorso, le guardie giurate ed i vigili urbani, sempre al fine di instaurare un
sereno rapporto interpersonale. Nella circostanza, il personale che rimarr a controllo del
veicolo, nel garantire la sicurezza dello stesso, svolger anche le normali funzioni operative,
dalla ricezione di denunce alla redazione di atti giudiziari, all'assunzione di informazioni.
Il servizio cos pianificato ed il costante collegamento radio del personale di pattugliamento
con la stazione mobile e la centrale operativa, crea le necessarie condizioni di sicurezza per
gli operatori, in grado di garantirsi all'evenienza anche un supporto reciproco.
(3) Servizi nelle aree rurali
In tale contesto i militari in servizio di perlustrazione avranno cura di raggiungere il maggior
numero di abitazioni, specie se isolate, avvicinando i singoli residenti per stimolare il

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dialogo, assicurare tranquillit, ottenere notizie utili per la conoscenza del territorio e
recepire eventuali istanze. Nella circostanza, dopo la dovuta presentazione - in linea con il
rigore e la compostezza tradizionalmente riconosciuti all'Istituzione - occorrer,
principalmente, illustrare le ragioni della presenza, esplicitando le finalit del colloquio e
l'attivit preventiva in atto.
Il servizio dovr essere svolto in orario diurno e, comunque, senza recare nocumento alla
privacy, rifuggendo da qualsiasi atteggiamento di invadenza. Nel contempo, dovr essere
riposta particolare attenzione nell'ascoltare i cittadini, evitando qualsiasi atteggiamento di
sufficienza e fornendo - ove possibile - un'adeguata risposta alle problematiche prospettate.

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DIRITTO E TECNICA DELLA
CIRCOLAZIONE STRADALE
I TESI CODICE DELLA STRADA. DISPOSIZIONI GENERALI

1. Principi generali del codice


La circolazione dei pedoni, dei veicoli e degli animali sulle strade regolata dalle norme del Nuovo
Codice della Strada (D.Lgs. 30/4/1992 n. 285), dai provvedimenti emanati in applicazione dello
stesso, nel rispetto delle normative internazionali e comunitarie in materia.
Le norme e i provvedimenti attuativi si ispirano al principio della sicurezza stradale, perseguendo gli
obiettivi: di ridurre i costi economici, sociali ed ambientali derivanti dal traffico veicolare; di
migliorare il livello di qualit della vita dei cittadini anche attraverso una razionale utilizzazione del
territorio; di migliorare la fluidit della circolazione.
A tal proposito larticolo 1 del C.d.S., prevede che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
definisca un Piano nazionale della sicurezza stradale. Inoltre le norme del Codice sono formulate nel
rispetto delle normative Internazionali e Comunitarie e il Governo impegnato a fornire annualmente
al Parlamento i risultati dei rilevamenti statistici, periodicamente disposti e relativi ai profili sociali,
ambientali ed economici della circolazione stradale.

2. La regolamentazione della circolazione


Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti l'art. 5 del Codice attribuisce una competenza generale
ad "impartire ai Prefetti e agli Enti proprietari delle strade le direttive per lapplicazione delle norme
concernenti la regolamentazione della circolazione sulle strade di cui all'art. 2". Poich l'art. 2
dedicato alla definizione e classificazione delle strade, ne consegue che la competenza in materia di
regolamentazione della circolazione demandata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e le
competenze riconosciute agli altri organismi (Prefetto, Enti proprietari della strada, Sindaco) sono
esercitate sempre secondo le direttive dello stesso Ministro, che chiamato a decidere anche su
eventuali ricorsi avversi i provvedimenti di regolamentazione emanati da altri organismi. Allo stesso
Ministro, il Codice riconosce un potere di diffida (art. 5/2 comma) e un potere sostitutivo nel caso di
inosservanza della diffida esercitata secondo le modalit e le procedure disciplinate dall'art. 6 del
Regolamento.
Il provvedimento di diffida pu essere adottato quando sono accertate inosservanze di norme
giuridiche (art. 5/2 Cod. Strada) e deve indicare (art. 6/6 Reg. Esec.) i casi accertati di inosservanza,
senza che sia necessario specificare la fonte di informazione o la denuncia, le prescrizioni normative
che si ritengono violate e gli interventi ritenuti necessari per ovviarvi. e E fissato il termine, che non
pu essere, in genere, inferiore ai sessanta giorni, entro il quale l'ente proprietario, deve ottemperare
alla stessa. "In caso di grave situazione di pericolo" il termine pu essere motivatamente ridotto. Una
volta trascorso inutilmente il termine fissato, il Ministro, con "provvedimento notificato all'ente
proprietario inadempiente", pu disporre la immediata esecuzione delle opere necessarie "indicando
chi deve provvedervi e le modalit" (art. 6/8 Reg.). Eseguiti i lavori ordinati, il Ministro emette
ordinanza-ingiunzione a carico dell'ente proprietario, gi diffidato inutilmente, per la rivalsa delle
spese sostenute. L'ordinanza-ingiunzione "acquista immediata efficacia esecutiva ai sensi delle
disposizioni di legge vigenti".

3. Regolamentazione fuori dei centri abitati


Fuori dei centri abitati la regolamentazione della circolazione stradale cos articolata (art.6 Cod.
Strada):
Direttive
Il potere di impartire direttive per l'applicazione delle norme concernenti la regolamentazione
riconosciuta al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

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Organi competenti ad adottare i provvedimenti
La competenza ripartita tra i Prefetti e gli Enti proprietari delle strade. Accanto a tali organi,
che hanno competenza generale, limitatamente alle strade interne aperte alluso pubblico, sono
riconosciuti analoghi poteri d'intervento al Direttore della circoscrizione aeroportuale per gli
aeroporti aperti al traffico aereo civile e al Comandante di porto capo circondario nelle aree
portuali, i quali vi provvedono a mezzo di ordinanze.
Contenuto dei provvedimenti
Il Prefetto (art. 6, commi 1, 2), per motivi di sicurezza pubblica o inerenti alla sicurezza della
circolazione, di tutela della salute, nonch per esigenze di carattere militare pu:
conformemente alle direttive del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sospendere
temporaneamente la circolazione di tutte o di alcune categorie di utenti sulle strade o su tratti di
esse;
inoltre, nei giorni festivi o in particolari altri giorni fissati con apposito calendario, da emanarsi
con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, pu vietare la circolazione di veicoli
adibiti al trasporto di cose.
Il Prefetto stabilisce, anno per anno, le opportune prescrizioni per il transito periodico di armenti e
di greggi determinando, quando occorra, gli itinerari e gli intervalli di tempo e di spazio.
L'ente proprietario della strada (art. 6, commi 4 e 5), il cui intervento, di natura
tecnica/organizzativa, mira a regolamentare la circolazione stradale e a tutelare il patrimonio
stradale, pu:
disporre, per il tempo strettamente necessario, la sospensione della circolazione di tutte o di
alcune categorie di utenti per motivi di incolumit pubblica ovvero per urgenti e improrogabili
motivi attinenti alla tutela del patrimonio stradale o ad esigenze di carattere tecnico;
stabilire obblighi, divieti e limitazioni di carattere temporaneo o permanente, per ciascuna strada
o tratto di essa o per determinate categorie di utenti, in relazione alle esigenze della circolazione
o alle caratteristiche strutturali delle strade;
riservare corsie, anche protette, a determinate categorie di veicoli anche con guida di rotaie o a
veicoli destinati a determinati usi;
vietare o limitare o subordinare al pagamento di una somma il parcheggio o la sosta dei veicoli;
prescrivere che i veicoli siano muniti di mezzi antisdrucciolevoli o degli speciali pneumatici per
la marcia su neve o ghiaccio;
vietare temporaneamente la sosta su strade o tratti di strade per esigenze di carattere tecnico o di
pulizia, rendendo noto tale divieto con i prescritti segnali, non meno di quarantotto ore prima ed
eventualmente con altri mezzi appropriati.
La forma prevista per i provvedimenti l'ordinanza e si deve ritenere estesa sia al Prefetto che agli
altri soggetti legittimati, anche se il Codice la prevede espressamente solo per l'ente proprietario.

4. Regolamentazione nei centri abitati


Perch si possano esercitare le competenze previste in tema di regolamentazione della circolazione nel
centro abitato, necessario che questo esista ed abbia le caratteristiche indicate all'art. 4 del Codice.
Con deliberazione della Giunta Comunale, da pubblicarsi all'albo pretorio per trenta giorni e con
allegata la cartografia che evidenzi i confini sulle strade di accesso, si deve procedere a specifica
delimitazione. Il presupposto di fatto che sussistano i requisiti previsti dall'art. 3 comma I, punto 8
(insieme di edifici, seppure intervallato da strade o piazze, di almeno venticinque fabbricati e di aree di
uso pubblico con accessi veicolari o pedonali), comunque subordinato alla caratteristica principale di
raggruppamento continuo. L'esercizio completo delle competenze in materia di regolamentazione,
richiede che il centro abitato raggiunga almeno diecimila abitanti (art. 26 Cod.Str.). Per i tratti di

82
strade statali, Regionali o provinciali, correnti all'interno di centri abitati con popolazione inferiore a
diecimila abitanti, il rilascio di concessioni e di autorizzazioni di competenza del Comune, previo
nulla osta dell'ente proprietario.
Per quanto concerne l'articolazione dei provvedimenti, seppure appaiono tutti attribuiti all'ente locale
(Comune), la forma diversa a seconda delle ragioni e dei contenuti. Con ordinanza del Sindaco
possibile (art. 7):
adottare i provvedimenti indicati nell' art. 6, commi 1, 2 e 4 (Regolamentazione della circolazione
fuori dai centri abitati);
limitare la circolazione di tutte o di alcune categorie di veicoli, per accertate e motivate esigenze di
prevenzione degli inquinamenti e di tutela del patrimonio artistico ambientale e naturale,
conformemente alle direttive impartite dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, sentiti, per
le rispettive competenze, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio ed il Ministro dei
Beni Culturali ed Ambientali;
stabilire la precedenza su determinate strade o tratti di strade, ovvero in una determinata
intersezione in relazione alla classificazione di cui all'articolo 2 e, quando la intensit o la sicurezza
del traffico lo richiedono, prescrivere ai conducenti, prima di immettersi su una determinata strada,
l'obbligo di arrestarsi allintersezione e di dare la precedenza a chi circola su questultima;
riservare limitati spazi alla sosta dei veicoli degli organi di Polizia Stradale di cui all'art. 12, dei
Vigili del Fuoco, dei servizi di soccorso, nonch di quelli adibiti al servizio di persone con limitata
o impedita capacit motoria, munite del contrassegno speciale, ovvero a servizi di linea per lo
stazionamento ai capilinea:
stabilire aree nelle quali autorizzato il parcheggio dei veicoli;
prescrivere orari e riservare spazi ai veicoli adibiti al carico e allo scarico di cose;
istituire le aree attrezzate riservate alla sosta e al parcheggio delle autocaravan di cui allart.185;
riservare strade alla circolazione dei veicoli adibiti a servizi pubblici di trasporto, al fine di favorire
la mobilit urbana.
Previa deliberazione della Giunta Comunale possibile "stabilire aree destinate al parcheggio sulle
quali la sosta dei veicoli subordinata al pagamento di una somma da riscuotere mediante dispositivo
di controllo della durata della sosta, anche senza custodia del veicolo, fissando le relative condizioni
e tariffe in conformit alle direttive del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, di concerto con la
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le aree urbane. L'art. 7, seppure dedicato alla
regolamentazione in generale della circolazione stradale, dedica ampio spazio alle problematiche della
sosta e dei parcheggi. Risultano infatti disciplinati la possibilit di accordare deroghe e permessi
speciali nei casi di provvedimenti di divieto o limitazioni di sosta. Possono essere destinatari di tali
provvedimenti i veicoli riservati a servizi di polizia, per esercenti professioni sanitarie
nell'espletamento delle proprie mansioni e alle persone con limitata e impedita capacit motoria,
muniti di speciale contrassegno.
Sempre con deliberazione della Giunta, i Comuni provvedono a delimitare le aree pedonali urbane e le
zone a traffico limitato, tenendo conto degli effetti del traffico sulla sicurezza della circolazione, sulla
salute, sull'ordine pubblico, sul patrimonio ambientale/culturale e sul territorio. In caso di urgenza, il
provvedimento potr essere adottato con ordinanza del Sindaco, ancorch di modifica o integrazione
della deliberazione della Giunta. Analogamente, i Comuni provvedono a delimitare altre zone di
rilevanza urbanistica nelle quali sussistono esigenze particolari di traffico.

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5. Gerarchie delle strade
Nell'art.6 c.9, dedicato alla regolamentazione della circolazione fuori dei centri abitati, inclusa la
disciplina della priorit tra le strade. Opportunamente, tale previsione stata tolta dalla norma dedicata
alla precedenza, come avveniva nel codice abrogato, per inserirla tra la regolamentazione della
circolazione. Poich ogni strada naturalmente destinata a congiungersi con un altra, la
regolamentazione della precedenza alle intersezioni in cui confluiscono due o pi strade, costituisce
fattore essenziale per la razionale organizzazione della circolazione:
gerarchie tra strade: tutte le strade statali sono a precedenza, salvo che l'autorit competente
(Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) non disponga diversamente per particolari
intersezioni in relazione a situazioni e condizioni specifiche, anche alla luce delle caratteristiche o
classificazioni delle strade interessate;
intesa tra gli enti competenti: quando due strade a precedenza confluiscono in una intersezione, la
precedenza regolata d'intesa tra gli enti stessi;
potere sostitutivo: nel caso l'accordo tra gli enti non sia raggiunto, decide il Ministro delle
Infrastrutture e dei trasporti con proprio decreto. Analogo potere d'intervento riconosciuto allo
stesso Ministro per attribuire la precedenza a strade diverse da quelle statali, motivata da particolari
caratteristiche o funzioni dell'arteria.

6. Notificazioni dei provvedimenti


I provvedimenti amministrativi che, sotto forma di ordinanza, regolano la circolazione stradale hanno
due forme di pubblicit: una riferita al provvedimento stesso, una relativa al dispositivo dell'ordinanza.
Mentre per il primo provvedimento valgono le disposizioni amministrative disciplinanti l'attivit
dell'Ente che emette l'ordinanza, il dispositivo della stessa reso pubblico ai soggetti interessati
mediante l'impiego dei segnali stradali, il cui significato per gi stabilito dalla legislazione e non
sono possibili adattamenti o variazioni.
I soggetti deputati, in quanto proprietari di strade, ad emanare ordinanze di regolamentazione della
circolazione sono (art.6 c.5):
per le strade e le autostrade statali: il capo dell'ufficio periferico dell'A.N.A.S. competente per
territorio;
per le strade regionali: il presidente della Giunta regionale;
per le strade provinciali: il presidente della Provincia;
per le strade comunali e le strade vicinali: il Sindaco.

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II TESI SERVIZI DI POLIZIA STRADALE

1. I servizi di polizia stradale


La Polizia stradale si configura come branca della Polizia amministrativa specificamente destinata alla
vigilanza sullosservanza della legislazione in tema di circolazione stradale in senso lato. Lart. 11
dispone che costituiscono servizi di polizia stradale:
la prevenzione e laccertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale;
la rilevazione degli incidenti stradali;
la predisposizione e lesecuzione dei servizi diretti a regolare il traffico;
la scorta per la sicurezza della circolazione;
la tutela e il controllo sulluso della strada;
Gli organi di polizia stradale concorrono, altres, alle operazioni di soccorso automobilistico e stradale
in genere. Possono, inoltre, collaborare all'effettuazione di rilevazioni per studi sul traffico.
Lobbligo dintervento per la rilevazione degli incidenti stradali non per finalizzato ai futuri
procedimenti giudiziari ma riguarda ogni tipologia di sinistro stradale. Tra i nuovi servizi di polizia
stradale, incluso la tutela e il controllo sulluso della strada, volendo cos esso prevedere specifici
compiti di vigilanza sul patrimonio stradale e sulluso della stessa da parte degli utenti.
Particolarmente interessante si rivela la previsione della possibile collaborazione degli organi di
polizia stradale nell'effettuazione di rilevazioni per studi sul traffico.
Ai servizi di polizia stradale provvede il Ministro dellInterno, salvo le attribuzioni dei Comuni nei
centri abitati. Allo stesso Ministro spetta il coordinamento dei servizi di polizia stradale da chiunque
effettuati. Lultimo comma dellarticolo prevede la possibilit, per gli interessati, di richiedere agli
organi di polizia stradale le informazioni relative ai sinistri stradali in cui sono coinvolti. Tale
previsione va vista alla luce della legge 7.8.1990, n.241, che prevede apposito titolo dedicato
allaccesso ai documenti della pubblica amministrazione e trova analoga corrispondente disciplina nel
D. Lgs. 7 settembre 2005, n. 209, per il controllo in tema di assicurazione obbligatoria.

2. Espletamento dei servizi di Polizia Stradale


Lespletamento dei servizi di polizia stradale spetta:
in via principale alla specialit Polizia Stradale della P.di S.;
alla Polizia di Stato;
allArma dei Carabinieri;
al Corpo della Guardia di Finanza;
ai corpi e ai servizi di polizia provinciale nellambito del territorio di competenza;
ai corpi e servizi di Polizia Municipale nellambito del territorio di competenza,
ai funzionari del Ministero dell'interno addetti al servizio di polizia stradale;
al corpo di polizia penitenziaria e al corpo forestale dello Stato, in relazione ai compiti di istituto;
limitatamente alla prevenzione e allaccertamento delle violazioni in materia di circolazione
stradale e alla rilevazione degli incidenti stradali, la competenza riconosciuta anche a tutti coloro
che rivestono la qualifica dei Agente ed Ufficiale di P.G.;
parziali attribuzioni sono pure riconosciute, nellambito delle rispettive sfere di competenza, a
soggetti appartenenti alle Regioni, Province, Comuni, dellIspettorato Generale per la circolazione
e la sicurezza stradale del Ministero delle infrastrutture e Trasporti, delle FF.SS., delle

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circoscrizioni aeroportuali dipendenti dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, alle Capitanerie
di Porto;
ai cosiddetti accertatori della sosta e ausiliari del traffico. Larticolo 68 della Legge 488/1999
ha stabilito che dal 1 gennaio 2000 le funzioni di prevenzione ed accertamento delle violazioni in
materia di sosta, previste dai commi 132 (Dipendenti comunali o delle societ di gestione dei
parcheggi limitatamente alle aree oggetto di concessione) e 133 ( Personale ispettivo delle aziende
esercenti il trasporto pubblico di persone) dellart.17 della legge 127/97, siano svolte solo dal
personale nominativamente designato dal Sindaco, previo accertamento dellassenza dei precedenti
e pendenze penali. Ne consegue la competenza a disporre la rimozione dei veicoli e poteri di
contestazione immediata nonch di redazione e sottoscrizione dei verbali di accertamento.
I servizi di scorta per la sicurezza della circolazione, nonch i conseguenti servizio diretti a regolare il
traffico, di cui allart.11, comma 1 lettere c) e d), posso inoltre essere effettuati da personale abilitato
a svolgere scorte tecniche ai veicoli eccezionali e ai trasporti in condizione di eccezionalit,
limitatamente ai percorsi autorizzati con il rispetto delle prescrizioni imposte dagli enti proprietari
delle strade nei provvedimenti di autorizzazione o di quelle richieste dagli altri organi di polizia
stradale di cui al comma 1.
La scorta e l'attuazione dei servizi diretti ad assicurare la marcia delle colonne militari spetta, inoltre,
agli ufficiali, sottufficiali e militari di truppa delle Forze armate, appositamente qualificati con
specifico attestato rilasciato dall'autorit militare competente.
I soggetti indicati nel presente articolo, eccetto quelli di cui al comma 3-bis (personale abilitato),
quando non siano in uniforme, per espletare i propri compiti di polizia stradale devono fare uso di
apposito segnale distintivo, conforme al modello stabilito nel regolamento di attuazione (art. 24).

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III TESI GUIDA DI VEICOLI - REQUISITI FISICI, PSICHICI E
MORALI

1. Generalit
Dei fattori della circolazione stradale, sicuramente, luomo ha un ruolo preminente per ci che
riguarda la sicurezza perch sia il veicolo che la strada sono prodotti del suo ingegno. La circolazione
un fenomeno estremamente dinamico, dove le situazioni ambientali mutano in continuazione e
richiedono costanti valutazioni ed adeguamenti. Lattore, a cui sono richieste queste continue
valutazioni ed adeguamenti, il conducente, e ogni progetto, finalizzato alla sicurezza, non pu che
interessarsi in via primaria del fattore uomo. Del fattore uomo, diventano rilevanti, ai fini della
sicurezza, let, le capacit tecniche e alcune condizioni psicofisiche e comportamentali.

2. Let e lidoneit psicofisica


Chi guida veicoli, oltre ad essere idoneo dal punto di vista psicofisico deve avere i seguenti requisiti di
et (art.115):
- Anni quattordici per guidare:
veicoli a trazione animale o condurre animali da tiro, da soma o da sella, ovvero armenti, greggi
o altri raggruppamenti di animali;
sul territorio nazionale, veicoli cui abilita la patente di guida della categoria AM, purch non
trasportino altre persone oltre al conducente;
- Anni sedici per guidare:
veicoli cui abilita la patente di guida della categoria A1, purch non trasportino altre persone
oltre al conducente;
veicoli cui abilita la patente di guida della categoria B1, purch non trasportino altre persone
oltre al conducente;
- Anni diciotto per guidare:
veicoli cui abilita la patente di guida delle categorie AM, A1 e B1, che trasportano altre persone
oltre al conducente;
veicoli cui abilita la patente di guida della categoria A2;
veicoli cui abilita la patente di guida delle categorie B e BE;
veicoli cui abilita la patente di guida delle categorie C1 e C1E;

- Anni venti per guidare: veicoli cui abilita la patente di guida della categoria A, a condizione che il
conducente sia titolare della patente di guida della categoria A2 da almeno due anni;
- Anni ventuno per guidare:
tricicli cui abilita la patente di guida della categoria A;
veicoli cui abilita la patente di guida delle categorie C e CE;
veicoli cui abilita la patente di guida delle categorie D1 e D1E;
veicoli per i quali richiesto un certificato di abilitazione professionale di tipo KA o KB nonch
i veicoli che circolano in servizio di emergenza, di cui all'articolo 177;
- Anni ventiquattro per guidare:
veicoli cui abilita la patente di guida della categoria A;
veicoli cui abilita la patente di guida delle categorie D e DE.
Chi guida veicoli a motore non pu aver superato:

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Anni sessantacinque per guidare autotreni ed autoarticolati, la cui massa complessiva a pieno
carico sia superiore a 20 t; possibile linnalzamento dellet di patente fino a 68 anni qualora il
conducente consegua uno specifico attestato sui requisiti fisici e psichici a seguito di visita medica
specialistica annuale secondo le modalit stabilite nel regolamento;
Anni sessanta per guidare autobus, autocarri, autotreni, autoarticolati, autosnodati, adibiti al
trasporto di persone. Tale limite pu essere elevato, anno per anno, fino a sessantotto anni qualora
il conducente consegua uno specifico attestato sui requisiti fisici e psichici a seguito di visita
medica specialistica annuale, secondo le modalit stabilite nel regolamento.
In base allart.126 Cod. Strada i titolari delle patenti di guida di cui ai commi 2, 3, 4 e 5, al
compimento dell'ottantesimo anno di et, rinnovano la validit della patente posseduta ogni due anni
(comma cos modificato dalla L. 4 aprile 2012, n. 35).
Come modificato dalla D.Lgs. 16 gennaio 2013, n. 2, i minori che hanno compiuto diciassette anni e
che sono gi titolari di patente di guida di categoria A1 e B1 potranno guidare, a fini di esercitazione,
autoveicoli di massa complessiva a pieno carico non superiore a 3,5 t, con esclusione del traino di
qualunque tipo di rimorchio, purch:
siano accompagnati da un soggetto titolare di patente di guida di categoria B o superiore da almeno
dieci anni;
siano muniti di unapposita autorizzazione rilasciata dal Dipartimento per i trasporti, la navigazione
ed i sistemi informativi e statistici;
abbiano effettuato almeno 10 ore di corso pratico di guida, delle quali almeno quattro in autostrada
o su strade extraurbane e due in condizione di visione notturna, presso unautoscuola con istruttore
abilitato e autorizzato;
sul veicolo non potr prendere posto, oltre al conducente, altra persona che non sia
laccompagnatore;
Inoltre:
il veicolo dovr essere munito di un contrassegno recante le lettere alfabetiche GA;
il minore non potr comunque superare la velocit di 100 km/h per le autostrade e 90 km/h per le
strade extraurbane principali;
laccompagnatore responsabile del pagamento delle sanzioni amministrative pecuniarie in solido
con il genitore o con chi esercita lautorit parentale o con il tutore del conducente minorenne;
nel caso in cui il conducente minorenne autorizzato alla guida commetta infrazioni per le quali
prevista la sanzione amministrativa accessoria della sospensione o della revoca della patente di
guida ovvero circoli senza avere a fianco laccompagnatore, sempre disposta la revoca
dellautorizzazione alla guida accompagnata. Il minore non potr conseguire una nuova
autorizzazione;
Le violazioni alle disposizioni dellart. 115, quando commesse con veicoli a motore, importano la
sanzione accessoria del fermo amministrativo del veicolo per giorni trenta (comma 6).
Coloro che guidano un veicolo e non si trovino nelle condizioni di et richieste (comma 3), incorrono
pertanto in sanzioni rilevanti, al pari di chi, avendo la materiale disponibilit dellauto o della moto,
consente loro la guida, in violazione delle prescrizioni imposte (comma 5). Tali prescrizioni, valide per
la circolazione della totalit dei veicoli, non sono valide per le Forze Armate e i corpi di Polizia che, ai
sensi dellart. 138 del Codice della Strada, provvedono direttamente con provvedimenti interni a
disciplinare la conduzione dei propri veicoli.

3. Esercitazioni di guida
A chi ne ha fatto domanda per sostenere l'esame per la patente di guida ovvero per l'estensione di
validit della patente ad altre categorie di veicoli ed in possesso dei requisiti fisici e psichici
prescritti rilasciata un'autorizzazione per esercitarsi alla guida, previo superamento della prova di
controllo delle cognizioni di cui al comma 1 dell'articolo 121, che deve avvenire entro sei mesi dalla

88
data di presentazione della domanda per il conseguimento della patente. Entro il termine di cui al
periodo precedente non sono consentite pi di due prove.
Per il conseguimento della patente, possibile esercitarsi alla guida, dopo aver ottenuto apposita
autorizzazione (foglio rosa), valida 6 mesi, purch a fianco, in qualit di istruttore, ci sia una persona
che non abbia superato i 65 anni di et, munita di patente valida per la stessa categoria conseguita da
almeno 10 anni o di patente superiore a quella che lallievo si appresta a conseguire. L'istruttore deve,
a tutti gli effetti, vigilare sulla marcia del veicolo, intervenendo tempestivamente ed efficacemente in
caso di necessit. Allautovettura, con la quale si effettua lesercitazione, dovr essere apposta la
lettera P o liscrizione scuola guida (art. 122/4).
Agli aspiranti autorizzati ad esercitarsi per conseguire la patente A non si applicano le prescrizioni
relative allobbligo dellistruttore, ma le esercitazioni sono consentite solo in luoghi poco frequentati.
Listruttore deve vigilare sulla marcia del veicolo ed intervenire tempestivamente in caso di necessit.
Sono previste sanzioni sia per la persona autorizzata che si esercita senza avere a fianco con funzioni
di istruttore persona idonea per et e patente, sia per chi si esercita privo di autorizzazione. In questa
ultima ipotesi prevista una sanzione anche per chi funge da istruttore, secondo la tabella di seguito.

INFRAZIONE SANZIONE

Guida senza foglio rosa con istruttore Sanzione amministrativa da 419,00 a 1.682,00 sia al
avente i requisiti previsti. conducente che all'istruttore (art.122/7).

Sanzione amministrativa da 419,00 a 1.682,00 sia al


Guida con foglio rosa con istruttore conducente che all'istruttore (art.122/8).
senza i requisiti di cui sopra.
Sanzione accessoria del fermo amministrativo del
veicolo per tre mesi.

Guida di un veicolo senza contrassegno Sanzione amministrativa da 84,00 ad 335,00 (art.


"P" / "autoscuola". 122/9).

Esercitazione su veicoli ove non pu


Sanzione amministrativa da 84,00 ad 335,00 (art.
prendere posto l'istruttore svolte in
122/8).
luogo molto frequentato (cat.A).

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IV TESI DOCUMENTI NECESSARI PER LA GUIDA DEI VEICOLI
A MOTORE

1. Il controllo dei veicoli


I controlli esperiti dagli operatori di polizia stradale ai veicoli circolanti si realizzano attraverso la
verifica delle prescrizioni concernenti il conducente, il veicolo e il carico trasportato.

2. Documenti di circolazione e di guida


Il primo controllo concerne il possesso dei documenti di circolazione e di guida.
Lart. 180 del Codice della Strada prescrive che il conducente, per poter circolare con veicoli a
motore, debba avere con s i seguenti documenti:
la carta di circolazione, il certificato di idoneit tecnica alla circolazione o il certificato di
circolazione, a seconda del tipo di veicolo condotto;
la patente di guida valida per la corrispondente categoria del veicolo, nonch lo specifico attestato
nellipotesi prevista dallart. 115 co. 2 (elevazione limiti di et);
lautorizzazione per lesercitazione alla guida per la corrispondente categoria del veicolo in luogo
della patente di guida, nonch un documento personale di riconoscimento;
il certificato di assicurazione obbligatoria.
La persona che funge da istruttore durante le esercitazioni di guida deve avere con s la patente di
guida prescritta e se trattasi di istruttore di scuola guida deve avere anche lattestato di qualifica
professionale di cui allarticolo 123 c.7. Il conducente deve, altres, avere con s:
lautorizzazione o la licenza quando il veicolo impiegato in uno degli usi previsti dallarticolo 82;
la relativa autorizzazione quando lautoveicolo sia adibito ad uso diverso da quello risultante dalla
carta di circolazione ovvero quando lautoveicolo sia in circolazione di prova. Per i veicoli adibiti a
servizio pubblico di trasporto di persone e per quelli adibiti a locazione senza conducente) la carta
di circolazione pu essere sostituita da fotocopia autenticata dallo stesso proprietario con
sottoscrizione del medesimo.
Il certificato di abilitazione o di formazione professionale, la carta di qualificazione del conducente e il
certificato di idoneit, quando prescritti.
Allatto della contestazione va inserito nel verbale linvito ad esibire la documentazione mancante
entro un congruo tempo ad uffici di polizia con lannotazione che leventuale inottemperanza
comporter una sanzione amministrativa pecuniaria (art.180 c.8). Ai sensi dellart. 376 Reg. Esec. il
Comando o Ufficio di Polizia, presso il quale i documenti e le informazioni sono resi, ne prende atto
redigendo apposito verbale. Una copia del verbale consegnato allinteressato ed una inviata al
Comando/Ufficio dellagente accertatore che ha formulato linvito.

3. Patenti di guida civili e loro validit


Secondo lart. 116 del nuovo Codice della Strada:
non si possono guidare ciclomotori, motocicli, tricicli, quadricicli e autoveicoli senza aver
conseguito la patente di guida ed, ove richieste, le abilitazioni professionali;
per sostenere gli esami di idoneit per la patente di guida occorre presentare apposita domanda al
competente ufficio provinciale del Dipartimento dei Trasporti terrestri (gi M.C.T.C.) ed essere in
possesso dei requisiti fisici e psichici prescritti;
La patente di guida, conforme al modello UE, si distingue nelle seguenti categorie ed abilita alla
guida dei veicoli per ciascuna di esse indicati:

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a. AM:
ciclomotori a due ruote (categoria L1e) con velocit massima di costruzione non superiore a
45 km/h, la cui cilindrata inferiore o uguale a 50 cm se a combustione interna, oppure la cui
potenza nominale continua massima inferiore o uguale a 4 kW per i motori elettrici;
veicoli a tre ruote (categoria L2e) aventi una velocit massima per costruzione non superiore a
45 km/h e caratterizzati da un motore, la cui cilindrata inferiore o uguale a 50 cm se ad
accensione comandata, oppure la cui potenza massima netta inferiore o uguale a 4 kW per gli
altri motori a combustione interna, oppure la cui potenza nominale continua massima
inferiore o uguale a 4kW per i motori elettrici;
quadricicli leggeri la cui massa a vuoto inferiore o pari a 350 kg (categoria L6e), esclusa la
massa delle batterie per i veicoli elettrici, la cui velocit massima per costruzione inferiore o
uguale a 45 km/h e la cui cilindrata del motore inferiore o pari a 50 cm per i motori ad
accensione comandata; o la cui potenza massima netta inferiore o uguale a 4 kW per gli altri
motori, a combustione interna; o la cui potenza nominale continua massima inferiore o
uguale a 4 kW per i motori elettrici;
b. A1:
motocicli di cilindrata massima di 125 cm, di potenza massima di 11 kW e con un rapporto
potenza/peso non superiore a 0,1 kW/kg;
tricicli di potenza non superiore a 15 kW;
c. A2: motocicli di potenza non superiore a 35 kW con un rapporto potenza/peso non superiore a 0,2
kW/kg e che non siano derivati da una versione che sviluppa oltre il doppio della potenza
massima;
d. A:
motocicli, ossia veicoli a due ruote, senza carrozzetta (categoria L3e) o con carrozzetta
(categoria L4e), muniti di un motore con cilindrata superiore a 50 cm se a combustione
interna e/o aventi una velocit massima per costruzione superiore a 45 km/h;
tricicli di potenza superiore a 15 kW, fermo restando quanto previsto dall'articolo 115, comma
1, lettera e), numero 1);
e. B1: quadricicli diversi da quelli di cui alla lettera a), numero 3), la cui massa a vuoto inferiore o
pari a 400 kg (categoria L7e) (550 kg per i veicoli destinati al trasporto di merci), esclusa la massa
delle batterie per i veicoli elettrici, e la cui potenza massima netta del motore inferiore o uguale
a 15 kW.
Tali veicoli sono considerati come tricicli e sono conformi alle prescrizioni tecniche applicabili ai
tricicli della categoria L5e salvo altrimenti disposto da specifiche disposizioni comunitarie;
f. B: autoveicoli la cui massa massima autorizzata non supera 3500 kg e progettati e costruiti per il
trasporto di non pi di otto persone oltre al conducente; ai veicoli di questa categoria pu essere
agganciato un rimorchio avente una massa massima autorizzata non superiore a 750 kg. Agli
autoveicoli di questa categoria pu essere agganciato un rimorchio la cui massa massima
autorizzata superi 750 kg, purch la massa massima autorizzata di tale combinazione non superi
4250 kg. Qualora tale combinazione superi 3500 chilogrammi, richiesto il superamento di una
prova di capacit e comportamento su veicolo specifico. In caso di esito positivo, rilasciata una
patente di guida che, con un apposito codice comunitario, indica che il titolare pu condurre tali
complessi di veicoli;
g. BE: complessi di veicoli composti di una motrice della categoria B e di un rimorchio o
semirimorchio: questi ultimi devono avere massa massima autorizzata non superiore a 3500 kg;
h. C1: autoveicoli diversi da quelli delle categorie D1 o D la cui massa massima autorizzata
superiore a 3500 kg, ma non superiore a 7500 kg, progettati e costruiti per il trasporto di non pi
di otto passeggeri, oltre al conducente; agli autoveicoli di questa categoria pu essere agganciato
un rimorchio la cui massa massima autorizzata non sia superiore a 750 kg;

92
i. C1E:
complessi di veicoli composti di una motrice rientrante nella categoria C1 e di un rimorchio o
di un semirimorchio la cui massa massima autorizzata superiore a 750 kg, sempre che la
massa autorizzata del complesso non superi 12000 kg;
complessi di veicoli composti di una motrice rientrante nella categoria B e di un rimorchio o di
un semirimorchio la cui massa autorizzata superiore a 3500 kg, sempre che la massa
autorizzata del complesso non superi 12000 kg.
j. C: autoveicoli diversi da quelli delle categorie D1 o D la cui massa massima autorizzata
superiore a 3500 kg e progettati e costruiti per il trasporto di non pi di otto passeggeri, oltre al
conducente; agli autoveicoli di questa categoria pu essere agganciato un rimorchio la cui massa
massima autorizzata non superi 750 kg;
k. CE: complessi di veicoli composti di una motrice rientrante nella categoria C e di un rimorchio o
di un semirimorchio la cui massa massima autorizzata superi 750 kg;
l. D1:autoveicoli progettati e costruiti per il trasporto di non pi di 16 persone, oltre al conducente,
e aventi una lunghezza massima di 8 metri; agli autoveicoli di questa categoria pu essere
agganciato un rimorchio la cui massa massima autorizzata non superi 750 kg;
m. D1E:complessi di veicoli composti da una motrice rientrante nella categoria D1 e da un rimorchio
la cui massa massima autorizzata superiore a 750 kg;
n. D: autoveicoli progettati e costruiti per il trasporto di pi di otto persone oltre al conducente; a tali
autoveicoli pu essere agganciato un rimorchio la cui massa massima autorizzata non superi 750
kg;
o. DE:complessi di veicoli composti da una motrice rientrante nella categoria D e da un rimorchio la
cui massa massima autorizzata supera 750 kg.
I mutilati ed i minorati fisici, anche se affetti da pi minorazioni, possono conseguire la patente
speciale delle categorie AM, A1, A2, A, B1, B, C1, C, D1 e D, anche se alla guida di veicoli trainanti
un rimorchio la cui massa massima autorizzata non superi 750 kg. Le suddette patenti possono essere
limitate alla guida di veicoli di particolari tipi e caratteristiche, e possono indicare determinate
prescrizioni in relazione all'esito degli accertamenti di cui all'articolo 119, comma 4. Le limitazioni
devono essere riportate sulla patente utilizzando i codici comunitari armonizzati, ovvero i codici
nazionali stabiliti dal Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici.
Ai titolari di patente B speciale vietata la guida di autoambulanze.
La validit della patente pu essere estesa dal competente ufficio provinciale del Dipartimento per i
Trasporti terrestri (gi M.C.T.C.), previo accertamento dei requisiti fisici e psichici ed esame
integrativo, a categorie di patente diversa da quella posseduta.
Ai fini del servizio di noleggio con conducente per trasporto di persone, di cui all'articolo 85, comma
2, lettere a), b), c) e d), e di servizio di piazza con autovetture con conducente, di cui all'articolo 86, i
conducenti, di et non inferiore a ventuno anni, conseguono un certificato di abilitazione
professionale di tipo KA, se per la guida del veicolo adibito ai predetti servizi richiesta la patente di
guida di categoria A1, A2 o A, ovvero di tipo KB, se per la guida del veicolo adibito ai predetti
servizi richiesta la patente di guida di categoria B1 o B.
I certificati di abilitazione professionale di cui al comma 8 sono rilasciati dal competente ufficio del
Dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici, sulla base dei
requisiti, delle modalit e dei programmi di esame stabiliti nel regolamento. Ai fini del
conseguimento del certificato di abilitazione professionale di tipo KA necessario che il conducente
abbia la patente di categoria A1, A2 o A; ai fini del conseguimento del certificato di abilitazione
professionale di tipo KB necessario che il conducente abbia almeno la patente di categoria B1.
I mutilati ed i minorati fisici, qualora in possesso almeno delle patenti speciali corrispondenti a
quelle richieste dal comma 9, possono conseguire i certificati di abilitazione professionale di tipo KA
e KB, previa verifica della sussistenza dei requisiti di idoneit fisica e psichica da parte della
commissione medica locale, di cui all'articolo 119, comma 4, sulla base delle indicazioni alla stessa
fornite dal comitato tecnico, ai sensi dell'articolo 119, comma 10.

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4. Disposizioni sulla patente a punti
Il D. Lgs. 9/2002 prevede una sostanziale modifica alla durata della patente di guida (prevista dallart.
126 bis) introducendo la patente a punti.
Allatto del rilascio della patente viene attribuito un punteggio di venti punti. Tale punteggio, annotato
nellanagrafe nazionale degli abilitati alla guida di cui agli articoli 225 e 226, subisce decurtazioni,
nella misura indicata nella tabella, a seguito della violazione di una delle norme per la quale prevista
la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente ovvero di una tra le norme di
comportamento di cui al titolo V. Lindicazione del punteggio relativo ad ogni violazione deve
risultare dal verbale di contestazione.
Lorgano da cui dipende lagente che ha accertato la violazione, ne d notizia, entro trenta giorni dalla
definizione della contestazione effettuata, allanagrafe nazionale degli abilitati alla guida. La
contestazione si intende definita quando sia avvenuto il pagamento della sanzione amministrativa
pecuniaria o siano conclusi i procedimenti dei ricorsi amministrativi e giurisdizionali ammessi, ovvero
siano decorsi i termini per la proposizione dei medesimi. Qualora vengano accertate
contemporaneamente pi violazioni delle norme di cui al comma 1 dellart. 126 bis, possono essere
decurtati un massimo di 15 punti .Le disposizioni del presente comma non si applicano nei casi in cui
prevista la sospensione o revoca della patente (comma 1 bis introdotto con la legge di conversione e
modifica del D.L. nr. 151 dd. 27 giugno 2003). La comunicazione (art. 126 bis/2) deve essere
effettuata a carico del conducente quale responsabile della violazione; nel caso di mancata
identificazione di questi, il proprietario del veicolo, ovvero altro obbligato in solido ai sensi dellart.
196, deve fornire allorgano di polizia che procede, entro sessanta giorni dalla data di notifica del
verbale di contestazione, i dati personali e della patente del conducente al momento della commessa
violazione. Se il proprietario del veicolo risulta una persona giuridica, il suo legale rappresentante o un
suo delegato tenuto a fornire gli stessi dati, entro lo stesso termine, allorgano di polizia che procede.
Il proprietario del veicolo, ovvero altro obbligato in solido ai sensi dellart. 196, sia esso persona fisica
o giuridica, che omette, senza giustificato e documentato motivo, di fornirli soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 284 a euro 1.133. Ogni variazione di punteggio
comunicata agli interessati dallanagrafe nazionale degli abilitati alla guida. Ciascun conducente pu
controllare in tempo reale lo stato della propria patente con le modalit indicate dal Dipartimento per i
trasporti terrestri.
Fatti salvi i casi previsti dal comma 5 e purch il punteggio non sia esaurito, la frequenza ai corsi di
aggiornamento, organizzati dalle autoscuole ovvero da soggetti pubblici o privati a ci autorizzati dal
Dipartimento per i trasporti terrestri, consente di riacquistare sei punti. Per i titolari di certificato di
abilitazione professionale e unitamente di patente di categoria B, C,C+E,D,D+E, la frequenza di
specifici corsi di aggiornamento consente di recuperare 9 punti previo superamento di una prova
desame. A tale fine, lattestato di frequenza al corso deve essere trasmesso allufficio del
Dipartimento per i trasporti terrestri competente per territorio, per laggiornamento dellanagrafe
nazionale dagli abilitati alla guida. Con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono
stabiliti i criteri per il rilascio dellautorizzazione, i programmi e le modalit di svolgimento dei corsi
di aggiornamento.
Salvo il caso di perdita totale del punteggio di cui al comma 6, la mancanza, per il periodo di due anni
di violazioni di una norma di comportamento da cui derivi la decurtazione del punteggio, determina
lattribuzione del completo punteggio iniziale entro il limite dei venti punti. Per i titolari di patente con
almeno venti punti, la mancanza per il periodo di due anni, della violazione di una norma di
comportamento da cui derivi la decurtazione del punteggio, determina lattribuzione di un credito di
due punti fino ad un massimo di dieci punti (modifica allart. 126 bis/5 introdotta dalla legge di
conversione e modifica al D.L. nr. 151 dd. 27 giugno 2003).
Alla perdita totale del punteggio, il titolare della patente deve sottoporsi allesame di idoneit tecnica
di cui allarticolo 128. A tale fine, lUfficio del Dipartimento per i trasporti terrestri competente per
territorio, su comunicazione dellanagrafe nazionale degli abilitati alla guida, dispone la revisione
della patente di guida. Qualora il titolare della patente non si sottoponga ai predetti accertamenti entro

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trenta giorni dalla notifica del provvedimento di revisione, la patente di guida sospesa a tempo
indeterminato, con atto definitivo, dal competente ufficio del Dipartimento per i trasporti terrestri. Il
provvedimento di sospensione notificato al titolare della patente a cura degli organi di Polizia
Stradale di cui allArt, 12, che provvedano al ritiro ed alla conservazione del documento di guida.
Lultima variazione introdotta dalla stessa legge di conversione e modifica del 31 luglio 2003
inerente alla tabella di decurtazione annessa allart.126 bis C.d.s. che variata nella determinazione
della decurtazione dei punteggi, ed inoltre stabilisce: che per le patenti rilasciate successivamente al 1
ottobre 2003 a soggetti che non siano gi titolari di altra patente di categoria B o superiore, i punti
sono raddoppiati qualora le violazioni siano commesse entro i primi tre anni dal rilascio.

5. Limitazioni nella guida


Sono inoltre previste limitazioni per i neopatentati contenute nellart. 117:
per i primi tre anni dal conseguimento della patente di categoria A2, A, B1 e B non consentito il
superamento della velocit di 100 km/h per le autostrade e di 90 km/h per le strade extraurbane
principali;
ai titolari di patente di cat. B, per il primo anno dal rilascio non consentita la guida di autoveicoli
aventi una potenza specifica, riferita alla tara, superiore a 55 Kw/t; Nel caso di veicoli di categoria
M1, ai fini di cui al precedente periodo si applica un ulteriore limite di potenza massima pari a 70
kW. Le limitazioni di cui al presente comma non si applicano ai veicoli adibiti al servizio di
persone invalide, autorizzate ai sensi dellarticolo 188, purch la persona invalida sia presente sul
veicolo. Fatto salvo quanto previsto dallarticolo 120 del codice, alle persone destinatarie del
divieto di cui all articolo 75, comma 1, lettera a), del testo unico di cui al decreto del Presidente
della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, il divieto di cui al presente comma ha effetto per i primi
tre anni dal rilascio della patente di guida.
le limitazioni alla guida e alla velocit sono automatiche e decorrono dalla data di superamento
dellesame di cui allart. 121;
il titolare di patente di guida italiana che, viola le suddette disposizioni soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 160 ad euro 641. La violazione importa la
sanzione amministrativa accessoria della sospensione della validit della patente da due ad otto
mesi, secondo le norme del capo I, sezione II, del titolo VI..

6. Gradualit ed equivalenze delle patenti di guida

Il rilascio della patente di guida subordinato alle seguenti condizioni (art. 125):
a) la patente per le categorie C1, C, D1 o D pu essere rilasciata unicamente ai conducenti gi in
possesso di patente di categoria B;
b) la patente per le categorie BE, C1E, CE, D1E e DE pu essere rilasciata unicamente ai conducenti
gi in possesso di patente rispettivamente delle categorie B, C1, C, D1 o D.
La validit della patente di guida fissata come segue:
a) la patente rilasciata per le categorie C1E, CE, D1E, o DE valida per i complessi di veicoli della
categoria BE;
b) la patente rilasciata per la categoria CE valida per la categoria DE, purch il relativo titolare sia
gi in possesso di patente per la categoria D;
c) la patente rilasciata per le categorie CE e DE valida per i complessi di veicoli, rispettivamente,
delle categorie C1E e D1E;
d) la patente rilasciata per una qualsiasi categoria valida per i veicoli della categoria AM;
e) la patente rilasciata per la categoria A2 valida anche per la categoria A1;
f) la patente rilasciata per le categorie A, B, C o D valida, rispettivamente, per le categorie A1 e
A2, B1, C1 o D1;

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g) la patente speciale di guida delle categorie AM, A1, A2, A, B1, B, C1, C, D1 e D rilasciata a
mutilati o minorati fisici valida soltanto per la guida dei veicoli aventi le caratteristiche indicate
nella patente stessa;
h) la patente di guida della categoria B valida, sul territorio nazionale, per condurre i tricicli di
potenza superiore a 15 kW, purch il titolare abbia almeno 21 anni, nonch i veicoli della
categoria A1.
Fermo restando quanto previsto dal comma 4, chiunque, munito di patente di guida recante un codice
unionale o nazionale relativo a "MODIFICHE DEL VEICOLO", conduce un veicolo o circola in
condizioni diverse da quelle indicate dai predetti codici, soggetto alla sanzione amministrativa del
pagamento di una somma da euro 155 ad euro 624.
Fermo restando quanto previsto dal comma 4, chiunque, munito di patente di guida recante un codice
unionale o nazionale relativo a "CONDUCENTE (motivi medici)" conduce un veicolo o circola in
condizioni diverse da quelle indicate dai predetti codici, soggetto alla sanzione di cui all'articolo 173,
comma 3.
Chiunque, munito di patente speciale, guida un veicolo diverso da quello indicato e specialmente
adattato in relazione alla sua mutilazione o minorazione, ovvero con caratteristiche diverse da quella
indicate nella patente posseduta, soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma
da euro 78 ad euro 311.
Dalle violazioni di cui ai commi 3 e 4 consegue la sanzione amministrativa accessoria della
sospensione della patente da uno a sei mesi, secondo le norme del capo I, sezione II, del titolo VI.

7. Durata e conferma della validit della patente di guida


Le patenti AM, A1, A2, A, B1, B e BE sono valide dieci anni (art. 126), a meno che non siano
rilasciate o confermate a chi ha superato i 50 anni di et; in questo caso la validit limitata a cinque
anni. Tutte le altre patenti, comprese quelle speciali, hanno validit di cinque anni a meno che siano
rilasciate o confermate a chi ha superato i settanta anni; in questa ipotesi valgono tre anni.
Le patenti di guida delle categorie C1, C1E, C e CE, sono valide per cinque anni fino al compimento
del sessantacinquesimo anno di et e, oltre tale limite di et, per due anni, previo accertamento dei
requisiti fisici e psichici in commissione medica locale. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 115,
comma 2, lettera a), al compimento del sessantacinquesimo anno di et, le patenti di categoria C e CE
abilitano alla guida di autotreni ed autoarticolati di massa complessiva a pieno carico non superiore a
20 t.
Le patenti di guida delle categorie D1, D1E, D e DE sono valide per cinque anni e per tre anni a partire
dal settantesimo anno di et. Fatto salvo quanto previsto dall'articolo 115, comma 2, lettera b), al
compimento del sessantesimo anno di et, le patenti di guida di categoria D1 o D, ovvero di categoria
D1E o DE abilitano alla guida solo di veicoli per i quali richiesto rispettivamente il possesso delle
patenti di categoria B o BE. fatta salva la possibilit per il titolare di richiedere la riclassificazione
della patente D1 o D, ovvero, D1E o DE rispettivamente in patente di categoria B o BE.
I titolari delle patenti di guida di cui ai commi 2, 3, 4 e 5 (A, B, C, D), al compimento dell'ottantesimo
anno di et, rinnovano la validit della patente posseduta ogni due anni.
La validit della patente confermata dal competente ufficio centrale del Dipartimento per i trasporti,
la navigazione ed i sistemi informativi e statistici, che trasmette per posta al titolare della patente di
guida un duplicato della patente medesima, con l'indicazione del nuovo termine di validit. A tal fine i
sanitari indicati nell'articolo 119, comma 2, sono tenuti a trasmettere al suddetto ufficio del
Dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici, nel termine di cinque
giorni decorrente dalla data di effettuazione della visita medica, i dati e ogni altro documento utile ai
fini dell'emissione del duplicato della patente di cui al primo periodo. Analogamente procedono le
commissioni di cui all'articolo 119, comma 4. Non possono essere sottoposti alla visita medica i
conducenti che non dimostrano, previa esibizione delle ricevute, di avere effettuato i versamenti in
conto corrente postale degli importi dovuti per la conferma di validit della patente di guida. Il
personale sanitario che effettua la visita responsabile in solido dell'omesso pagamento. Il titolare

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della patente, dopo aver ricevuto il duplicato, deve provvedere alla distruzione della patente scaduta di
validit
Guidare un veicolo con patente scaduta di validit significa andare incontro alle sanzioni pecuniarie
previste dallart. 126 co.11 (da 155,00 a 624,00 euro) e al ritiro immediato della patente in
applicazione della sanzione amministrativa accessoria del ritiro del documento. Il documento ritirato
va inviato sempre alla Prefettura del luogo della commessa violazione che lo restituir allinteressato
quando questi avr dimostrato di essersi sottoposto ai prescritti accertamenti sanitari.

8. Patenti di guida rilasciate da stati esteri - obbligo di traduzione e validit


La validit in Italia delle patenti di guida e permessi internazionali rilasciati da Stati esteri (artt.135 e
136) riconosciuta fino a che il titolare non sia residente in Italia da oltre un anno. Se il titolare
risiede in Italia da oltre un anno e guida con patente estera scaduta, si considera privo di patente e
risponde della violazione di cui allart.116/15. Qualora la patente estera sia scaduta e il titolare risieda
in Italia da meno di un anno, risponder della sanzione pecuniaria prevista per la guida con patente
scaduta e subir il ritiro della stessa.
Riguardo poi lobbligo della traduzione ufficiale in lingua italiana che deve accompagnare la patente
estera, essa riservata solo allipotesi in cui il titolo rilasciato su modelli non conformi alle
Convenzioni internazionali. La mancanza di traduzione, quando prevista punita dallart. 135.
Con il D.Lgs. 18 aprile 2011, n. 59 stato, inoltre, introdotto lart 136-bis del Codice della Strada
(Disposizioni in materia di patenti di guida e di abilitazioni professionali rilasciate da Stati dell'Unione
europea o dello Spazio economico europeo). Con tale norma stato previsto al comma 1 che le patenti
di guida rilasciate dagli Stati membri dell'Unione europea e dello Spazio economico europeo sono
equiparate alle corrispondenti patenti di guida italiane. I conducenti muniti di patente di guida
rilasciata da uno Stato appartenente all'Unione europea o allo Spazio economico europeo, sono tenuti
all'osservanza di tutte le disposizioni e le norme di comportamento stabilite nel presente codice; ai
medesimi si applicano le sanzioni previste per i titolari di patente italiana. Al comma 2 inoltre prevede
che il titolare di patente di guida in corso di validit, rilasciata da uno Stato dell'Unione europea o
dello Spazio economico europeo, che abbia acquisito residenza in Italia ai sensi dell'articolo 118-bis,
pu richiedere il riconoscimento della medesima da parte dello Stato italiano. Alle patenti di guida
rilasciate da Stati dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo riconosciute dall'autorit
italiana, si applica la disciplina dell'articolo 126-bis.

9. Nuovo regolamento per il rilascio del duplicato della patente di guida e della carta di
circolazione
Con la Gazzetta Ufficiale del 28 aprile 2000, sono stati pubblicati due interventi normativi che con lo
scopo di semplificare e snellire un procedimento amministrativo molto diffuso, hanno regolamentato le
procedure per il rilascio del duplicato della patente di guida (D.P.R. 9 marzo 2000 n.104) e della carta
di circolazione (D.P.R. 9 marzo 2000 n.105) in caso di smarrimento, sottrazione, distruzione o
deterioramento delloriginale.
Infatti, in caso di smarrimento, sottrazione o distruzione di uno di questi documenti, il titolare deve
presentare denuncia -entro 48 ore dalla constatazione- agli organi di polizia, compilando un apposito
modulo. Contestualmente verr rilasciato dagli organi di polizia un permesso provvisorio della validit
di 90 giorni. Dal momento del rilascio del suddetto permesso provvisorio, il documento oggetto di
denuncia non pi valido e qualora il titolare successivamente alla denuncia rientrasse in possesso del
documento deve provvedere alla distruzione.
Gli uffici di polizia che hanno ricevuto la denuncia, entro sette giorni, devono dare comunicazione
allufficio centrale operativo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti secondo le modalit
indicate dallo stesso Ministero.
Lufficio centrale operativo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dopo aver provveduto alla
registrazione dei dati presso lanagrafe nazionale degli abilitati alla guida nel caso di patente e

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allarchivio nazionale dei veicoli nel caso della carta di circolazione, comunica al Ministero
dellInterno per via telematica lavvenuta registrazione e predispone il duplicato del documento
trasmettendolo per posta-contrassegno allindirizzo di residenza dellinteressato. Ove il duplicato non
pervenga entro il termine previsto dal permesso provvisorio, lo stesso si intende prorogato fino alla
consegna del duplicato.
Inoltre, il legislatore, ha previsto che nel caso gli organi di polizia siano impossibilitati ad estrarre i
dati necessari per il duplicato, gli stessi dovranno rilasciare copia della denuncia e contestualmente
rilasciare un permesso provvisorio della durata di 90 giorni. Successivamente il titolare del documento
dovr presentare apposita domanda, (allegando copia della denuncia rilasciata dagli organi di polizia) ,
presso gli uffici Provinciali del Dipartimento per i trasporti terrestri i quali provvederanno al rilascio
del duplicato entro 30 giorni dalla presentazione.
Qualora si tratti di documento deteriorato, il titolare del documento dovr presentare apposita
domanda, presso gli uffici Provinciali del Dipartimento per i trasporti terrestri i quali provvederanno al
rilascio del duplicato entro 30 giorni dalla presentazione.

10. Provvedimenti sanzionatori


La patente di guida pu essere interessata da provvedimenti sanzionatori applicati a titolo di sanzioni
accessorie (ritiro, sospensione e revoca) e da provvedimenti motivati dal venir meno dei requisiti
psicofisici prescritti, accertati in sede di revisione (artt.128 e 129). I provvedimenti di sospensione
(art.129) o di revoca (art.130) sono di competenza dellUfficio del Dipartimento per i trasporti
terrestri. I provvedimenti applicati a titolo di sanzioni amministrative accessorie sono di competenza
del Prefetto.
Le sanzioni amministrative accessorie contemplate dal Codice della Strada sono le seguenti:
obbligo di ripristino dello stato dei luoghi o di rimozione opere abusive (art.211);
obbligo di sospendere una determinata attivit (art.212);
confisca del veicolo(art.213);
fermo amministrativo del veicolo (art.214);
rimozione o blocco del veicolo(art.215);
ritiro dei documenti di circolazione, della targa, della patente di guida o della carta di
qualificazione del conducente (art.216);
sospensione della carta di circolazione (art.217);
sospensione della patente di guida (art.218);
revoca della patente di guida (art.219).

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V TESI NORME DI COMPORTAMENTO

1. Le norme di comportamento
La circolazione stradale ha bisogno di precise regole che ne consentano lo svolgimento entro limiti di
sicurezza. Queste regole sono di due tipi, quelle ricordate dalla segnaletica stradale e quelle previste
dagli articoli che vanno dal 140 al 193 del Codice della Strada e che ogni conducente deve conoscere
ed osservare senza che nessun segnale glielo indichi.
Con la segnaletica stradale verticale si impongono determinati comportamenti o si vietano certe
manovre.
Le norme di comportamento costituiscono la disciplina primaria del Codice della Strada e regolano
tutte le manovre che ordinariamente la circolazione comporta: ogni incidente stradale, infatti il
risultato di una o pi violazioni delle norme che la regolamentano.

2. Pericolo e intralcio (art. 140)


Gli utenti della strada debbono comportarsi in modo da non costituire pericolo od intralcio per la
circolazione ed in modo che sia in ogni caso salvaguardata la sicurezza stradale.
Il pericolo e lintralcio sono due situazioni che influiscono negativamente sulla sicurezza della
circolazione. In ogni incidente stradale i protagonisti, sicuramente, non hanno rispettato questa regola.
Per far s che queste situazioni non si verifichino, necessario soddisfare le seguenti condizioni:
conoscenza del veicolo che si guida e del suo funzionamento;
conoscenza e rispetto di tutte le regole di comportamento e degli obblighi imposti dalla segnaletica;
rispetto delle regole di precedenza, cortesia ed educazione che contraddistinguono le persone dotate
di elevato senso civico.
Il conducente di un veicolo o il pedone, che durante la circolazione non osservino anche una delle
condizioni elencate, certamente determineranno o si troveranno attivamente coinvolti in situazioni di
"intralcio o pericolo", che costituiscono la fase antecedente allincidente stradale.
Non costituire pericolo od intralcio con manovre vietate o poco corrette, costituisce un obbligo per
ogni conducente e, in particolare, per coloro che guidano veicoli di servizio.
Molti servizi vengono svolti a bordo di auto o di moto che si muovono nel traffico ordinario per
controllare itinerari, obiettivi particolari o vigilare sul territorio. Nellespletamento di tali servizi,
allorch non ricorrano situazioni di particolare urgenza, necessario muoversi ordinatamente onde
avere la possibilit di dedicarsi allosservazione ed assicurare le consegne ricevute. Particolare
attenzione va rivolta ad evitare situazioni di ingorghi di traffico che limiterebbero le possibilit di
movimento o di manovre di emergenza.
La percorrenza di corsie preferenziali, riservate ai mezzi pubblici, non sempre corretta ed opportuna.
Tali corsie devono essere viste come possibilit di utilizzo per situazioni di emergenza o di necessit
per raggiungere, in tempi rapidi, determinati obiettivi.
Se non ricorrono queste situazioni, preferibile percorrere le corsie ordinarie, specie se compito del
servizio quello di controllare itinerari o determinate fette di territorio

3. Velocit (art. 141)


E obbligo del conducente regolare la velocit del veicolo in modo che, avuto riguardo alle
caratteristiche, allo stato ed al carico del veicolo stesso, alle caratteristiche e alle condizioni della
strada e del traffico e ad ogni altra circostanza di qualsiasi natura, sia evitato ogni pericolo per la
sicurezza delle persone e delle cose ed ogni altra causa di disordine per la circolazione.

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Il conducente deve sempre conservare il controllo del proprio veicolo ed essere in grado di compiere
tutte le manovre necessarie in condizione di sicurezza, specialmente larresto tempestivo del veicolo
entro i limiti del suo campo di visibilit e dinanzi a qualsiasi ostacolo prevedibile.
In particolare, il conducente deve regolare la velocit nei tratti di strada a visibilit limitata, nelle
curve, in prossimit delle intersezioni e delle scuole o di altri luoghi frequentati da fanciulli indicati
dagli appositi segnali, nelle forti discese, nei passaggi stretti o ingombrati, nelle ore notturne, nei casi
di insufficiente visibilit per condizioni atmosferiche o per altre cause, nellattraversamento degli
abitati o comunque nei tratti di strada fiancheggiati da edifici.
Il conducente deve, altres, ridurre la velocit e occorrendo anche fermarsi, quando riesce malagevole
lincrocio con altri veicoli, in prossimit degli attraversamenti pedonali e, in ogni caso, quando i
pedoni che si trovino sul percorso tardino a scansarsi o diano segni di incertezza e quando, al suo
avvicinarsi, gli animali che si trovino sulla strada diano segni di spavento.
Il conducente non deve gareggiare in velocit.
Il conducente non deve circolare a velocit talmente ridotta da costituire intralcio o pericolo per il
normale flusso della circolazione.
La velocit di marcia di ogni veicolo, perch sia evitato ogni pericolo per la sicurezza delle persone e
delle cose e ogni altra causa di disordine o dintralcio per la circolazione, deve essere "regolata"
tenendo presenti tutte le condizioni elencate.
In ultimo, bene ricordare che la velocit causa di tantissimi incidenti stradali con conseguenze
estremamente gravi.
La velocit, anche quando non costituisce la causa primaria dellincidente, certamente quella che ne
determina la gravit.
Nella collisione tra due veicoli si genera una forza durto che proporzionale al quadrato della
velocit che gli stessi avevano al momento del sinistro.
Il Codice della Strada (artt. 9bis e ter) punisce chiunque, a qualsiasi titolo o per qualunque finalit,
gareggia in velocit con veicoli a motore e dispone la confisca del veicolo con il quale e' stata
commessa la violazione. All'accertamento del reato consegue la sanzione amministrativa accessoria
della sospensione della patente di guida.

4. Limiti di velocit (art. 142)


Lart. 142 del Codice della Strada dedicato alla disciplina dei limiti massimi generali di velocit per
tutte le categorie di veicoli.
Questi limiti non sono segnalati dalla cartellonistica stradale e valgono in assenza di diversa e pi
restrittiva indicazione.
Se su una strada posto il limite di velocit con cartello stradale, questo limite che va rispettato,
mentre i veicoli delle categorie per le quali sono previsti limiti inferiori, sono tenuti ad osservare
questi ultimi.
Va ricordato che questi limiti sono ipotizzati per situazioni di traffico ottimale. Se ricorrono le
condizioni particolari gi illustrate, la velocit deve commisurarsi a queste situazioni per far s che non
sia pericolosa. Sanzioni previste:
Chiunque non osserva i limiti minimi di velocit, ovvero supera i limiti massimi di velocit di non
oltre 10 km/h, soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 41,00 a
euro168,00.
Chiunque supera di oltre 10 km/h e di non oltre 40 km/h i limiti massimi di velocit soggetto alla
sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 168,00 a euro 674,00 e decurtazione
di 5 punti sulla patente.
Chiunque supera di oltre 40 km/h ma di non oltre 60 km/h i limiti massimi di velocit soggetto
alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 527,00 a euro 2108,00. Dalla
violazione consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida

100
da uno a tre mesi. In caso di recidiva nel biennio successivo alla prima violazione prevista la
sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da otto a diciotto mesi
Chiunque supera di oltre 60 km/h i limiti massimi di velocit soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 821,00 a euro 3.287,00. Dalla violazione
consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da sei a
dodici mesi, ai sensi delle norme di cui al capo I, sezione II, del titolo VI.
Chiunque viola le disposizioni di cui al comma 4 (obbligo di indicare la velocit massima
consentita nella parte posteriore di alcuni veicoli) soggetto alla sanzione amministrativa del
pagamento di una somma da euro 25 a euro 99.
Se le violazioni di cui ai commi 7, 8, 9 e 9-bis sono commesse alla guida di uno dei veicoli indicati
al comma 3, lettere b), e), f), g), h), i) e l) le sanzioni amministrative pecuniarie e quelle accessorie
ivi previste sono raddoppiate. L'eccesso di velocit oltre il limite al quale tarato il limitatore di
velocit di cui all'art. 179 comporta, nei veicoli obbligati a montare tale apparecchio, l'applicazione
delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dai commi 2-bis e 3 del medesimo art. 179, per il
caso di limitatore non funzionante o alterato. E' sempre disposto l'accompagnamento del mezzo
presso un'officina autorizzata, per i fini di cui al comma 6-bis del citato art. 179.
Quando il titolare di una patente di guida sia incorso, in un periodo di due anni, in una ulteriore
violazione del comma 9, la sanzione amministrativa accessoria e' della sospensione della patente da
otto a diciotto mesi, ai sensi delle norme di cui al capo I, sezione II, del titolo VI. Quando il titolare
di una patente di guida sia incorso, in un periodo di due anni, in una ulteriore violazione del comma
9-bis, la sanzione amministrativa accessoria la revoca della patente, ai sensi delle norme di cui al
capo I, sezione II, del titolo VI.
Con la legge n. 120 del 29.07.2010 sono stati introdotti i commi 12 bis, 12 ter e 12 quater che
disciplinano lattribuzione e la destinazione dei proventi derivanti dallaccertamento delle violazioni
dei limiti massimi di velocit che sono attribuiti per il 50 per cento allente proprietario della strada e
per il rimanente 50 per cento allorgano accertatore.

5. Limiti massimi generali di velocit (art. 142)


I limiti massimi di velocit sono i seguenti:
Autostrade...130 Km/h
Strade extraurbane principali..110 Km/h
Strade extraurbane secondarie ed extraurbane locali.. 90 Km/h
Strade urbane di scorrimento sino a. 70 Km/h
Centri urbani..50 Km/h
Con la legge 120/2010 inoltre stato previsto che gli enti proprietari o concessionari possono elevare
il limite massimo di velocit fino a 150 Km/h sulle autostrade a tre corsie pi la corsia di emergenza
per ogni senso di marcia dotate di apparecchiature debitamente omologate per il calcolo della velocit
media di percorrenza su tratti determinati.
I limiti di velocit per categoria di veicolo, sono i seguenti:

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limiti massimi di velocit fuori dei centri
autostrade
per categoria di veicoli centri abitati abitati

Ciclomotori 45

Veicoli trasportanti merci pericolose (esplosivi) 50 30

40 40
Macchine agricole (montate su pneumatici)
40 40
Macchine operatrici (montate su pneumatici)

Macchine agricole (montate su cingoli) 15 15

Macchine operatrici (montate su cingoli) 15 15

Quadricicli 80 50

Autotreni 80 70 50

Autoarticolati 80 70 50
Autosnodati
80 70 50

Autobus (sup. a pieno carico a 80 ql.) 100 80 50

Filobus 100 80 50

Autocarri (destinati al trasporto di cose con massa


complessiva a pieno carico superiore a 35 ql. Fino 100 80 50
a 120 ql.)
Autocarri (destinati al trasporto di cose o altri usi
80 70 50
di massa complessiva superiore a 120 ql.)
Autocarri (di massa complessiva superiore a 50
ql. autorizzati dallUfficio Provinciale del
Dipartimento per i Trasporti terrestri in via 80 70 50
eccezionale e temporaneo per il trasporto di
persone)
Mezzi dopera a pieno carico 60 40

6. Precedenza (art. 145)


I conducenti, approssimandosi ad una intersezione, devono usare la massima prudenza al fine di
evitare incidenti.
Quando due veicoli stanno per impegnare una intersezione, ovvero laddove le loro traiettorie stiano
comunque per intersecarsi, si ha lobbligo di dare la precedenza a chi proviene da destra, salvo diversa
segnalazione.

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Negli attraversamenti di linee ferroviarie e tranviarie i conducenti hanno lobbligo di dare la
precedenza ai veicoli circolanti su rotaie, salvo diversa segnalazione.
I conducenti devono dare la precedenza agli altri veicoli nelle intersezioni nelle quali sia cos stabilito
dallautorit competente e la prescrizione sia resa nota con apposito segnale.
I conducenti sono tenuti a fermarsi in corrispondenza della striscia di arresto, prima di immettersi
nellintersezione, quando sia cos stabilito dallautorit competente e la prescrizione sia resa nota con
apposito segnale.
Negli sbocchi su strada da luoghi non soggetti a pubblico passaggio i conducenti hanno lobbligo di
arrestarsi e dare la precedenza a chi circola sulla strada.
E vietato impegnare unintersezione o un attraversamento di linee ferroviarie o tranviarie quando il
conducente non ha la possibilit di proseguire e sgombrare in breve tempo larea di manovra in modo
da consentire il transito dei veicoli provenienti da altre direzioni. Negli sbocchi su strada di sentieri,
tratturi, mulattiere e piste ciclabili fatto obbligo al conducente di arrestarsi e dare la precedenza a chi
circola sulla strada. Lobbligo sussiste anche se le caratteristiche di dette vie variano nellimmediata
prossimit dello sbocco sulla strada.
Dare la precedenza significa consentire ad altri di impegnare e percorrere per primi lo spazio stradale
interessato. In merito, va subito evidenziato che, pur vigendo la regola che la precedenza spetti a chi
proviene dalla destra, richiesto a tutti i conducenti (anche a coloro che provengono dalla destra),
approssimandosi al crocevia, di usare la massima prudenza. E chiaro, che non esiste il diritto di
pretendere la precedenza, ma solo lobbligo di cederla. Approssimandosi al crocevia, non sufficiente
essere prudenti, ma richiesta la massima prudenza al fine di evitare incidenti.
Linosservanza delle regole sulla precedenza fra le cause primarie degli incidenti stradali. Nei centri
abitati si calcola che pi del 60% degli incidenti si verifichino per il non rispetto delle regole della
prudenza. Queste regole, a volte, vengono ricordate al conducente da tre segnali stradali, che sono:
STOP obbliga il conducente ad arrestarsi comunque al crocevia e cedere la precedenza a chi
circola sullaltra strada;
DARE PRECEDENZA obbliga i conducenti a cedere la precedenza a coloro che circolano
sullaltra strada. A differenza del segnale di STOP, non richiede che il conducente arresti
obbligatoriamente il veicolo, sufficiente che dia la precedenza;
STRADA CON DIRITTO DI PRECEDENZA informa coloro che percorrono una strada
principale della presenza di un crocevia lungo il percorso. I veicoli che percorrono le strade
confluenti sulla principale devono dare la precedenza a chi circola su questultima. Ci nonostante,
coloro che percorrono la strada principale, approssimandosi al crocevia, devono anchessi usare la
massima prudenza.
Anche in assenza di segnali che ne ricordino lobbligo, nelle seguenti situazioni, occorre dare la
precedenza:
a coloro che provengano da destra, quando nel crocevia non esistono segnali che regolano la
precedenza o ci siano segnali eguali;
quando, uscendo da un passo carraio, ci si immette nel traffico;
prima di immettersi nelle correnti di traffico, partendo da una posizione di sosta;
ai veicoli circolanti su rotaie (tram);
quando si effettua linversione di marcia o la retromarcia;
ai veicoli in servizio di emergenza o di polizia con il dispositivo acustico (sirena) e luminoso
(lampeggiante) in funzione (Forze dellOrdine, ambulanze, vigili del fuoco, etc.);
quando si effettua la svolta a sinistra;
ai pedoni che attraversano la strada servendosi degli appositi passaggi pedonali;
a gruppi di persone che occupano la strada per cortei, manifestazioni, processioni, etc.;

103
ai pedoni che tardano a liberare la strada;
ai ciechi muniti di bastone e ad altri invalidi.
Lobbligo di cedere la precedenza quando lo impone la segnaletica o le norme di comportamento
valido anche e soprattutto per i conducenti di veicoli in servizio di istituto. Lauto dei Carabinieri,
infatti, non gode di particolari diritti, ma deve essere di esempio nel rispetto delle regole giuridiche e
di buona educazione.

7. Sorpasso (art. 148)


Il conducente che intende sorpassare deve preventivamente accertarsi che:
la visibilit sia tale da consentire la manovra e che la stessa possa compiersi senza costituire
pericolo o intralcio;
il conducente che lo precede nella stessa corsia non abbia segnalato di voler compiere analoga
manovra;
nessun conducente che segue sulla stessa carreggiata o semicarreggiata, ovvero sulla corsia
immediatamente alla propria sinistra, qualora la carreggiata o semicarreggiata siano suddivise in
corsie, abbia iniziato il sorpasso;
la strada sia libera per uno spazio tale da consentire la completa esecuzione del sorpasso, tenuto
anche conto della differenza tra la propria velocit e quella dellutente da sorpassare nonch della
presenza di utenti che sopraggiungono dalla direzione contraria o che precedono lutente da
sorpassare.
Il conducente che sorpassa un veicolo o altro utente della strada che lo precede sulla stessa corsia di
marcia, dopo aver fatto lapposita segnalazione, deve portarsi sulla sinistra dello stesso, superarlo
rapidamente tenendosi da questo ad una adeguata distanza laterale e riportarsi a destra appena
possibile, senza creare pericolo o intralcio. Se le carreggiate o semicarreggiate sono suddivise in pi
corsie, il sorpasso deve essere effettuato sulla corsia immediatamente alla sinistra del veicolo che si
intende superare.
Lutente che viene sorpassato deve agevolare la manovra e non accelerare. Nelle strade ad una corsia
per senso di marcia, lo stesso utente deve tenersi il pi vicino possibile al margine destro della
carreggiata.
Il sorpasso costituisce una delle manovre maggiormente ricorrenti negli incidenti stradali, specie quelli
con danni gravi o gravissimi.
Per effettuarlo in situazioni di sicurezza, necessario che il conducente si assicuri della
contemporanea esistenza di quattro condizioni:
che la visibilit sia tale da consentirgli di iniziare, eseguire ed ultimare la manovra, senza pericolo
alcuno;
che il conducente che lo precede nella stessa corsia non abbia segnalato di voler compiere analoga
manovra;
che lo spazio a sua disposizione sia sufficiente per tutte le fasi della manovra;
che nessun altro conducente, proveniente da tergo, abbia iniziato analoga manovra nei suoi
confronti.
I conducenti di biciclette, ciclomotori e motocicli vanno sorpassati con particolare attenzione. Essi
sono portati, per la natura stessa del veicolo condotto, ad eseguire repentini cambiamenti di direzione,
senza interessarsi di coloro che, provenienti da tergo, abbiano iniziato il sorpasso nei loro confronti.
Oltre che in presenza dei relativi segnali stradali, vietato il sorpasso:
in prossimit o in corrispondenza delle curve, dei dossi ed in ogni situazione di scarsa visibilit;

104
del veicolo che ne stia sorpassando un altro;
dei veicoli fermi ai passaggi a livello, ai semafori o per interruzione del traffico, allorch sia
necessario portarsi sulla parte sinistra della carreggiata;
in prossimit o in corrispondenza dei crocevia o dei passaggi a livello senza barriere;
dei veicoli fermi per consentire ai pedoni di attraversare la carreggiata.
Il sorpasso una manovra pericolosa che si attua sempre con cambiamenti di direzione e di
accelerazione. Non a caso tra le cause pi frequenti di incidenti stradali specie per quelli che vedono
coinvolti i veicoli di servizio.
A volte chi guida un veicolo di servizio sorpassa nella convinzione che gli altri utenti si spostino per
agevolare tale manovra. Quando questa pretesa non si realizza, levento pi probabile lincidente
stradale. preferibile quindi non rischiare sorpassi azzardati, sperando che gli altri utenti li
consentano. Prima di iniziare il sorpasso, necessario assicurarsi che ci siano le condizioni per poterlo
fare con sicurezza e non ricorrano situazioni vietate, come lapprossimarsi ai crocevia ove sono sempre
possibili svolte improvvise con conseguenti collisioni.

8. Distanza di sicurezza (art. 149)


Durante la marcia i veicoli devono tenere, rispetto al veicolo che precede, una distanza di sicurezza
tale che sia garantito in ogni caso larresto tempestivo e siano evitate collisioni con i veicoli che
precedono.
Fuori dei centri abitati, quando sia stabilito un divieto di sorpasso solo per alcune categorie di veicoli,
tra tali veicoli deve essere mantenuta una distanza non inferiore a 100 m. Questa disposizione non si
osserva nei tratti di strada con due o pi corsie per senso di marcia.
Quando siano in azione macchine sgombraneve o spartitrici, i veicoli devono procedere con la
massima cautela. La distanza di sicurezza rispetto a tali macchine non deve essere comunque inferiore
a 20 m. I veicoli che procedono in senso opposto sono tenuti, se necessario, ad arrestarsi al fine di non
intralciarne il lavoro.
Ogni veicolo, durante la marcia, deve tenersi ad una distanza di sicurezza dal veicolo che lo precede.
Questa distanza non possibile determinarla in metri, ma va calcolata tenendo presente le seguenti
condizioni:
velocit di marcia del veicolo;
prontezza di riflessi del conducente;
condizioni atmosferiche;
efficienza del sistema frenante del veicolo.
Lo spazio necessario per arrestare un veicolo dipende innanzitutto dalla velocit di marcia. Pi
elevata la velocit, maggiore lo spazio necessario.
Quando si procede a velocit elevata, seguendo altri veicoli, assolutamente necessario tenere una
distanza superiore allo spazio che si percorre nellintervallo psicotecnico. Questo spazio sar quello
che impedir di venire a collisione con il veicolo che precede, se questultimo effettuer una
improvvisa frenata. La manovra, infatti, sar percepita, dal conducente che segue, dopo che stata
attuata e limprovvisa decelerazione ridurr repentinamente lintervallo tra i due veicoli.
Tenere la distanza di sicurezza dal veicolo che precede quanto mai necessario per la marcia in
colonna e nellespletamento dei servizi di scorta.
Nel primo caso, un eventuale tamponamento coinvolgerebbe quasi certamente anche i veicoli che
seguono, se non lintera colonna, con danni gravissimi e figure poco edificanti. Nei servizi di scorta
inoltre va tenuto presente che non sempre stare vicini al veicolo da scortare significa essere in grado
di fronteggiare eventuali situazioni pericolose. Senza contare poi che, nel caso di tamponamenti tra
veicolo scortato e autovettura di scorta, si produce leffetto contrario alla finalit del servizio, che
quello di tutelare e non di danneggiare.

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9. Guida sotto linfluenza dellalcool (art. 186).
E' vietato guidare in stato di ebbrezza in conseguenza dell'uso di bevande alcoliche.
Chiunque guida in stato di ebbrezza punito, ove il fatto non costituisca pi grave reato:
con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 527 (1104) ad euro 2.108
(1104), qualora sia stato accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 0,5 e
non superiore a 0,8 grammi per litro (g/l). All'accertamento della violazione consegue la sanzione
amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da tre a sei mesi;
con l'ammenda da euro 800 ad euro 3.200 e l'arresto fino a sei mesi, qualora sia stato accertato un
valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 0,8 e non superiore a 1,5 grammi per litro
(g/l). All'accertamento del reato consegue in ogni caso la sanzione amministrativa accessoria della
sospensione della patente di guida da sei mesi ad un anno;
con l'ammenda da euro 1.500 ad euro 6.000, l'arresto da sei mesi ad un anno, qualora sia stato
accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro (g/l).
All'accertamento del reato consegue in ogni caso la sanzione amministrativa accessoria della
sospensione della patente di guida da uno a due anni. Se il veicolo appartiene a persona estranea al
reato, la durata della sospensione della patente di guida raddoppiata. La patente di guida sempre
revocata in caso di recidiva nel biennio. Con la sentenza di condanna ovvero di applicazione della
pena su richiesta delle parti, anche se stata applicata la sospensione condizionale della pena,
sempre disposta la confisca del veicolo con il quale stato commesso il reato, salvo che il veicolo
stesso appartenga a persona estranea al reato.
Se il conducente in stato di ebbrezza provoca un incidente stradale, le sanzioni sono raddoppiate ed
disposto il fermo amministrativo del veicolo per centottanta giorni, salvo che il veicolo appartenga a
persona estranea all'illecito. Qualora per il conducente che provochi un incidente stradale sia stato
accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro (g/l), la
patente di guida sempre revocata.
Competente a giudicare dei reati di cui al presente articolo il tribunale in composizione monocratica.
Salvo che non sia disposto il sequestro, il veicolo, qualora non possa essere guidato da altra persona
idonea, pu essere fatto trasportare fino al luogo indicato dall'interessato o fino alla pi vicina
autorimessa e lasciato in consegna al proprietario o al gestore di essa con le normali garanzie per la
custodia. Le spese per il recupero ed il trasporto sono interamente a carico del trasgressore.
Lammenda prevista dal comma 2 aumentata da un terzo alla met quando il reato commesso dopo
le ore 22 e prima delle ore 7.
Al fine di acquisire elementi utili per motivare l'obbligo di sottoposizione agli accertamenti (stato di
alterazione psico-fisica derivante dall'influenza dell'alcool), gli organi di Polizia stradale, secondo le
direttive fornite dal Ministero dell'interno, nel rispetto della riservatezza personale e senza pregiudizio
per l'integrit fisica, possono sottoporre i conducenti ad accertamenti qualitativi non invasivi o a prove,
anche attraverso apparecchi portatili. Quando gli accertamenti qualitativi hanno dato esito positivo, in
ogni caso d'incidente ovvero quando si abbia altrimenti motivo di ritenere che il conducente del
veicolo si trovi in stato di alterazione psico-fisica derivante dall'influenza dell'alcool, gli organi di
Polizia stradale, anche accompagnandolo presso il pi vicino ufficio o comando, hanno la facolt di
effettuare l'accertamento con strumenti e procedure determinati dal regolamento.
Per i conducenti coinvolti in incidenti stradali e sottoposti alle cure mediche, l'accertamento del tasso
alcoolemico viene effettuato, su richiesta degli organi di Polizia stradale, da parte delle strutture
sanitarie di base o di quelle accreditate o comunque a tali fini equiparate. Le strutture sanitarie
rilasciano agli organi di Polizia stradale la relativa certificazione, estesa alla prognosi delle lesioni
accertate, assicurando il rispetto della riservatezza dei dati in base alle vigenti disposizioni di legge.
Copia della certificazione di cui al periodo precedente deve essere tempestivamente trasmessa, a cura
dell'organo di polizia che ha proceduto agli accertamenti, al prefetto del luogo della commessa
violazione per gli eventuali provvedimenti di competenza.

106
Salvo che il fatto costituisca pi grave reato, in caso di rifiuto dell'accertamento il conducente punito
con l'ammenda da euro 1.500 ad euro 6.000 e l'arresto da sei mesi ad un anno. La condanna per il reato
di cui al periodo che precede comporta la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della
patente di guida per un periodo da sei mesi a due anni e della confisca del veicolo, salvo che il veicolo
appartenga a persona estranea alla violazione. Con l'ordinanza con la quale disposta la sospensione
della patente, il prefetto ordina che il conducente si sottoponga a visita medica . Se il fatto commesso
da soggetto gi condannato nei due anni precedenti per il medesimo reato, sempre disposta la
sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di guida.

10. Guida sotto linfluenza dellalcool per conducenti di et inferiore a 21 anni, per i
neopatentati e per chi esercita professionalmente lattivit di trasporto di persone o di
cose (art. 186 bis)
vietato guidare dopo aver assunto bevande alcoliche e sotto l'influenza di queste per:
i conducenti di et inferiore a ventuno anni e i conducenti nei primi tre anni dal conseguimento
della patente di guida di categoria B;
i conducenti che esercitano l'attivit di trasporto di persone (noleggio con conducente, servizio di
piazza con autovetture con conducente o taxi, servizio di linea);
i conducenti che esercitano l'attivit di trasporto di cose (per conto terzi, servizio di linea, per conto
terzi in servizio di piazza);
i conducenti di autoveicoli di massa complessiva a pieno carico superiore a 3,5 t, di autoveicoli
trainanti un rimorchio che comporti una massa complessiva totale a pieno carico dei due veicoli
superiore a 3,5 t, di autobus e di altri autoveicoli destinati al trasporto di persone il cui numero di
posti a sedere, escluso quello del conducente, superiore a otto, nonch di autoarticolati e di
autosnodati.
I conducenti di cui al primo alinea che guidino dopo aver assunto bevande alcoliche e sotto l'influenza
di queste sono puniti con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 163 ad euro
658, qualora sia stato accertato un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 0 (zero) e
non superiore a 0,5 grammi per litro (g/l). Nel caso in cui il conducente, nelle condizioni di cui al
periodo precedente, provochi un incidente, le sanzioni di cui al medesimo periodo sono raddoppiate.
Ove incorrano negli illeciti di cui all'articolo 186, comma 2, lettera a (prima ipotesi), le sanzioni ivi
previste sono aumentate di un terzo; ove incorrano negli illeciti di cui all'articolo 186, comma 2, lettere
b, c (seconda e terza ipotesi) le sanzioni ivi previste sono aumentate da un terzo alla met.
La patente di guida sempre revocata qualora sia stato accertato un valore corrispondente ad un tasso
alcolemico superiore a 1,5 grammi per litro (g/l) per i conducenti di cui al precedente 4 alinea, ovvero
in caso di recidiva nel triennio per gli altri conducenti.
Salvo che il fatto costituisca pi grave reato, in caso di rifiuto dell'accertamento di cui ai commi 3, 4 o
5 dell'articolo 186, il conducente punito con le pene previste dal comma 2, lettera c), del medesimo
articolo, aumentate da un terzo alla met. La condanna per il reato di cui al periodo precedente
comporta la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per un
periodo da sei mesi a due anni e della confisca del veicolo con le stesse modalit e procedure previste
dal citato articolo 186, comma 2, lettera c), salvo che il veicolo appartenga a persona estranea al reato.
Se il veicolo appartiene a persona estranea al reato, la durata della sospensione della patente di guida
raddoppiata. Con l'ordinanza con la quale disposta la sospensione della patente di guida, il prefetto
ordina che il conducente si sottoponga a visita medica secondo le disposizioni del comma 8 del citato
articolo 186. Se il fatto commesso da soggetto gi condannato nei due anni precedenti per il
medesimo reato, sempre disposta la sanzione amministrativa accessoria della revoca della patente di
guida.
Il conducente di et inferiore a diciotto anni, per il quale sia stato accertato un valore corrispondente
ad un tasso alcolemico superiore a 0 (zero) e non superiore a 0,5 grammi per litro (g/l), non pu
conseguire la patente di guida di categoria B prima del compimento del diciannovesimo anno di et. Il

107
conducente di et inferiore a diciotto anni, per il quale sia stato accertato un valore corrispondente ad
un tasso alcolemico superiore a 0,5 grammi per litro (g/l), non pu conseguire la patente di guida di
categoria B prima del compimento del ventunesimo anno di et.

11. Guida in stato di alterazione psicofisica per uso di sostanze stupefacenti (art. 187)
Chiunque guida in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o
psicotrope punito con l'ammenda da euro 1.500 ad euro 6.000 e l'arresto da sei mesi ad un anno.
All'accertamento del reato consegue in ogni caso la sanzione amministrativa accessoria della
sospensione della patente di guida da uno a due anni. Se il veicolo appartiene a persona estranea al
reato, la durata della sospensione della patente raddoppiata. Per i conducenti di cui al comma 1
dell'articolo 186-bis, le sanzioni di cui al primo e al secondo periodo del presente comma sono
aumentate da un terzo alla met. La patente di guida sempre revocata quando il reato commesso da
uno dei conducenti di cui alla lettera d) del citato comma 1 dell'articolo 186-bis, ovvero in caso di
recidiva nel triennio. Con la sentenza di condanna ovvero di applicazione della pena a richiesta delle
parti, anche se stata applicata la sospensione condizionale della pena, sempre disposta la confisca
del veicolo con il quale stato commesso il reato, salvo che il veicolo stesso appartenga a persona
estranea al reato.
Se il conducente in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze stupefacenti o
psicotrope provoca un incidente stradale, le pene sono raddoppiate.
Competente a giudicare dei reati di cui al presente articolo il tribunale in composizione monocratica.
Lammenda prevista aumentata da un terzo alla met quando il reato commesso dopo le ore 22 e
prima delle ore 7.
Al fine di acquisire elementi utili per motivare l'obbligo di sottoposizione agli accertamenti, gli organi
di Polizia stradale, secondo le direttive fornite dal Ministero dell'interno, nel rispetto della riservatezza
personale e senza pregiudizio per l'integrit fisica, possono sottoporre i conducenti ad accertamenti
qualitativi non invasivi o a prove, anche attraverso apparecchi portatili. Quando gli accertamenti
forniscono esito positivo ovvero quando si ha altrimenti ragionevole motivo di ritenere che il
conducente del veicolo si trovi sotto l'effetto conseguente all'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope,
i conducenti, nel rispetto della riservatezza personale e senza pregiudizio per l'integrit fisica, possono
essere sottoposti ad accertamenti clinico-tossicologici e strumentali ovvero analitici su campioni di
mucosa del cavo orale prelevati a cura di personale sanitario ausiliario delle forze di polizia.
Qualora non sia possibile effettuare il prelievo a cura del personale sanitario ausiliario delle forze di
polizia ovvero qualora il conducente rifiuti di sottoporsi a tale prelievo, gli agenti di polizia stradale,
fatti salvi gli ulteriori obblighi previsti dalla legge, accompagnano il conducente presso strutture
sanitarie fisse o mobili afferenti ai suddetti organi di polizia stradale ovvero presso le strutture
sanitarie pubbliche o presso quelle accreditate o comunque a tali fini equiparate, per il prelievo di
campioni di liquidi biologici ai fini dell'effettuazione degli esami necessari ad accertare la presenza di
sostanze stupefacenti o psicotrope. Le medesime disposizioni si applicano in caso di incidenti,
compatibilmente con le attivit di rilevamento e di soccorso.
Le strutture sanitarie, su richiesta degli organi di Polizia stradale, effettuano altres gli accertamenti sui
conducenti coinvolti in incidenti stradali e sottoposti alle cure mediche; essi possono contestualmente
riguardare anche il tasso alcoolemico previsto nell'articolo 186.
Le strutture sanitarie rilasciano agli organi di Polizia stradale la relativa certificazione, estesa alla
prognosi delle lesioni accertate, assicurando il rispetto della riservatezza dei dati in base alle vigenti
disposizioni di legge. Copia del referto sanitario positivo deve essere tempestivamente trasmessa, a
cura dell'organo di Polizia che ha proceduto agli accertamenti, al prefetto del luogo della commessa
violazione per gli eventuali provvedimenti di competenza.
Qualora l'esito degli accertamenti non sia immediatamente disponibile e gli accertamenti preliminari
(qualitativi non invasivi) abbiano dato esito positivo, se ricorrono fondati motivi per ritenere che il
conducente si trovi in stato di alterazione psico-fisica dopo l'assunzione di sostanze stupefacenti o

108
psicotrope, gli organi di polizia stradale possono disporre il ritiro della patente di guida fino all'esito
degli accertamenti e, comunque, per un periodo non superiore a dieci giorni. La patente ritirata
depositata presso l'ufficio o il comando da cui dipende l'organo accertatore.
Il prefetto, sulla base dell'esito degli accertamenti analitici, ovvero della certificazione rilasciata,
ordina che il conducente si sottoponga a visita medica e dispone la sospensione, in via cautelare, della
patente fino all'esito dell'esame di revisione che deve avvenire nel termine e con le modalit indicate
dal regolamento.

12. Comportamento in caso di incidente (art. 189)


L'utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, ha l'obbligo
di fermarsi e di prestare l'assistenza occorrente a coloro che, eventualmente, abbiano subito danno alla
persona (comma 1).
Le persone coinvolte in un incidente devono porre in atto ogni misura idonea a salvaguardare la
sicurezza della circolazione e, compatibilmente con tale esigenza adoperarsi affinch non venga
modificato lo stato dei luoghi e disperse le tracce utili per l'accertamento delle responsabilit (comma
2).
Ove dall'incidente siano derivati danni alle sole cose, i conducenti e ogni altro utente della strada
coinvolto devono inoltre, ove possibile, evitare intralcio alla circolazione, secondo le disposizioni
dell'art. 161. Gli agenti in servizio di polizia stradale, in tali casi, dispongono l'immediata rimozione di
ogni intralcio alla circolazione, salva soltanto l'esecuzione, con assoluta urgenza, degli eventuali rilievi
necessari per appurare le modalit dell'incidente (comma 3).
In ogni caso i conducenti devono, altres, fornire le proprie generalit, nonch le altre informazioni
utili, anche ai fini risarcitori, alle persone danneggiate o, se queste non sono presenti, comunicare loro
nei modi possibili gli elementi sopraindicati (comma 4).
Chiunque, nelle condizioni di cui al comma 1, non ottempera all'obbligo di fermarsi in caso di
incidente, con danno alle sole cose, soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una
somma da euro 294 ad euro 1.174. In tale caso, se dal fatto deriva un grave danno ai veicoli coinvolti
tale da determinare l'applicazione della revisione di cui all'articolo 80, comma 7, si applica la sanzione
amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da quindici giorni a due mesi.
Chiunque, nelle condizioni di cui comma 1, in caso di incidente con danno alle persone, non ottempera
all'obbligo di fermarsi, punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Si applica la sanzione
amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre anni. Nei casi di cui al
presente comma sono applicabili le misure previste dagli articoli 281, 282, 283 e 284 del codice di
procedura penale (misure coercitive), anche al di fuori dei limiti previsti dall'articolo 280 del
medesimo codice, ed possibile procedere all'arresto, ai sensi dell'articolo 381 del codice di procedura
penale, anche al di fuori dei limiti di pena ivi previsti.
Chiunque, nelle condizioni di cui al comma 1, non ottempera all'obbligo di prestare l'assistenza
occorrente alle persone ferite, punito con la reclusione da un anno a tre anni. Si applica la sanzione
amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per un periodo non inferiore ad un
anno e sei mesi e non superiore a cinque anni.
Il conducente che si fermi e, occorrendo, presti assistenza a coloro che hanno subito danni alla
persona, mettendosi immediatamente a disposizione degli organi di polizia giudiziaria, quando
dall'incidente derivi il delitto di omicidio colposo o di lesioni personali colpose, non soggetto
all'arresto stabilito per il caso di flagranza di reato.
Nei confronti del conducente che, entro le ventiquattro ore successive al fatto (incidente con danno
alle persone), si mette a disposizione degli organi di polizia giudiziaria, non si applicano le misure
coercitive.
Chiunque non ottempera alle disposizioni di cui ai commi 2, 3 e 4 soggetto alla sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 84 ad euro 335.

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L'utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi
danno a uno o pi animali d'affezione, da reddito o protetti, ha l'obbligo di fermarsi e di porre in atto
ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito
il danno. Chiunque non ottempera agli obblighi di cui al periodo precedente punito con la sanzione
amministrativa del pagamento di una somma da euro 410 ad euro 1.643. Le persone coinvolte in un
incidente con danno a uno o pi animali d'affezione, da reddito o protetti devono porre in atto ogni
misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso. Chiunque non ottempera all'obbligo
di cui al periodo precedente soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da
euro 82 ad euro 328.

110
TECNICA DI POLIZIA GIUDIZIARIA
I TESI LA TECNICA DELLE PERQUISIZIONI PERSONALI E
LOCALI

1. Generalit
a. Definizione di perquisizione
Atto di coercizione che consiste nella ricerca materiale, minuziosa e diligente, eseguibile anche
con luso della forza, del corpo del reato, di cose o tracce pertinenti al reato, oppure nella ricerca
della persona sottoposta alle indagini o di un evaso ovvero quando si pensa che in un determinato
luogo si possa eseguire larresto dellimputato.
Soggetto passivo di una perquisizione pu essere, quindi, sia lindagato che qualunque altra persona
che, per fondato motivo, si ritenga possieda occulti il corpo del reato o le cose pertinenti al reato
ovvero che questultime si trovino in un determinato luogo. La stessa regola vale per le
perquisizioni finalizzate a ricercare la persona sottoposta alle indagini o un evaso quando si pensa
che in un determinato luogo si possa eseguire larresto dellimputato.
Le perquisizioni possono essere (art. 247 e 352 C.P.P.):
Personali;
Locali;
Domiciliari.
Essa viene disposta dallAutorit Giudiziaria (Giudice per le indagini preliminari o Pubblico
Ministero) con decreto motivato (art. 247 C.P.P.).
La perquisizione, sia essa personale o locale, deve essere disposta dallAG con decreto motivato e
pu essere eseguita personalmente dal giudice o dal PM oppure delegata agli ufficiali di PG.
Organi competenti ad eseguire la perquisizione sono:
la stessa Autorit Giudiziaria che lha disposta;
gli Ufficiali di Polizia Giudiziaria da questa delegati.
Per quanto riguarda le perquisizioni negli uffici dei difensori, ad essi si applica come per le
ispezioni, lart. 103 c.p.p..
Presupposto essenziale per lemissione di un decreto di perquisizione la sussistenza di un fondato
motivo di ritenere che, sulla persona di taluno od in determinati luoghi, possano trovarsi il corpo del
reato o cose pertinenti al reato, ovvero che in detti luoghi possa eseguirsi larresto dellimputato o
dellevaso.
Non possono eseguirsi perquisizioni nelle sedi:
degli agenti diplomatici esteri;
dei consolari stranieri;
dei membri stranieri dei tribunali arbitrali;
dei capi e Ministri di stati che si trovano in Italia in visita ufficiale;
sulle navi da guerra estere
Negli immobili concessi in piena propriet alla S. Sede senza il suo consenso. Per eseguire
ricerche di persone o di cose pertinenti al reato nelle chiese e, in genere, negli altri edifici
destinati al culto baster darne avviso all'autorit ecclesiastica (art. 5 legge 25-03-1985 nr. 121.
Nuovo concordato tra Stato e Chiesa).
Non consentita la perquisizione:
a. nelle sedi che godono di extra-territorialit (ad es. le sedi degli agenti diplomatici accreditati
presso lo Stato italiano o presso la Santa Sede ovvero gli immobili di propriet della Santa Sede)

113
b. nel domicilio delle persone nei cui confronti il compimento dellatto subordinato ad apposita
autorizzazione (Parlamentari, Ministri, Giudici Corte Costituzionale) salvo che siano colte nella
flagranza di uno dei reati per i quali previsto larresto obbligatorio art.380 c.p.p.;
c. nelle banche ad iniziativa della polizia giudiziaria;
Non consentita senza aver dato avviso:
a. allautorit
ecclesiastica negli edifici aperti al culto salvo urgenza;
militare nelle caserme, navi, stabilimenti militari salvi i casi di urgenza e necessit;
b. al Capo dellufficio negli uffici pubblici.
b. Perquisizioni nel domicilio, limiti temporali (art. 251 C.P.P.)
La perquisizione in unabitazione o nei luoghi chiusi ad essa adiacenti, non pu essere iniziata
prima delle ore 07.00 e dopo le ore 20.00.
c. Deroghe ai limiti temporali
(1) Casi urgenti
La deroga ai limiti temporali, per le perquisizioni nel domicilio, deve essere contenuta nel
decreto motivato di perquisizione (art. 251 C.P.P.).
(2) Flagranza di reato ed evasione
Quando il ritardo nella esecuzione di una perquisizione domiciliare potrebbe pregiudicarne
lesito (art. 352 C.P.P.).
(3) In caso di esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere o di ordine di
carcerazione
Quando tali provvedimenti sono stati emessi nei confronti di persona imputata o condannata
per uno dei delitti previsti dallart. 380 C.P.P. ovvero al fermo di una persona indiziata di
delitto (art. 384 c.p.p.) e sussistono particolari motivi di urgenza che non consentono
lemissione di un tempestivo decreto di perquisizione (art. 352 C.P.P.).
(4) In caso di reati di maggiore gravit
Quando previsto larresto obbligatorio (art. 380 c.p.p.) o il fermo di indiziato di delitto (art.
384 c.p.p.) e sussistono particolari motivi di urgenza che non consentono lemissione di un
tempestivo decreto di perquisizione (art. 352 C.P.P.).
d. Perquisizione diniziativa da parte di Ufficiali di P. G.
Ai sensi dellart. 352 C.P.P., quando si ha fondato motivo di ritenere che sulla persona o in un
determinato luogo si trovino occultate cose o tracce pertinenti al reato che possano essere cancellate
o disperse, ovvero che in un determinato luogo si trovino tali cose o tracce o la persona sottoposta
alle indagini o levaso, possono essere effettuate perquisizioni personali o locali da parte di ufficiali
di P.G. nei seguenti casi:
nella flagranza di reato;
in caso di evasione;
quando si deve procedere allesecuzione di unordinanza di custodia cautelare nei confronti di
persona imputata per uno dei delitti previsti dallart. 380 C.P.P. e sussistono particolari motivi di
urgenza che non consentono lemissione di un tempestivo decreto di perquisizione;
quando si deve procedere allesecuzione di un ordine di carcerazione nei confronti di persona
condannata per uno dei delitti previsti dallart. 380 C.P.P. e sussistono particolari motivi di
urgenza che non consentono lemissione di un tempestivo decreto di perquisizione;

114
quando si deve procedere al fermo di persona indiziata di delitto; e sussistono particolari motivi
di urgenza che non consentono lemissione di un tempestivo decreto di perquisizione;
nella flagranza del reato, ovvero nei casi di esecuzione di ordinanza di custodia cautelare /ordine
di carcerazione quando sussistono i presupposti e le altre condizioni ivi previsti, gli Ufficiali di
Polizia Giudiziaria, adottando misure tecniche dirette ad assicurare la conservazione dei dati
originali e ad impedirne lalterazione, procedono altres alla perquisizione di sistemi informatici
o telematici, ancorch protetti da misure di sicurezza, quando hanno fondato motivo di ritenere
che in questi si trovino occultati dati, informazioni, programmi informatici o tracce comunque
pertinenti al reato che possono essere cancellati o dispersi;.
In casi di particolare necessit e urgenza, ai sensi dellart. 113 disp. att., possono procedere a
perquisizione anche gli agenti di polizia giudiziaria.
La polizia giudiziaria pu anche compiere diniziativa perquisizioni locali e personali:
ai sensi dellart. 103, comma 3 D.P.R. 309/90, quando, nel corso di operazioni di polizia per la
prevenzione e la repressione del traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope , ricorrano
motivi di particolare necessit ed urgenza che non consentano di richiedere lautorizzazione
telefonica al magistrato competente;
ai sensi dellart. 27 Legge n. 55 del 19/03/1990, in casi eccezionali di necessit ed urgenza che
non consentono un tempestivo provvedimento dellautorit giudiziaria, nel corso di operazioni
di polizia per la prevenzione e la repressione gli ufficiali dei reati previsti dagli artt. 416bis e
correlati, 648bis - 648ter e correlati. La facolt di effettuare perquisizioni concessa solo agli
ufficiali di polizia giudiziaria che ne danno notizia senza ritardo, e comunque non oltre le 48 ore,
al procuratore della Repubblica;
ai sensi dellart. 25bis della legge 356/92, quando gli ufficiali di P.G. abbiano fondato motivo di
ritenere che si trovino armi, munizioni o esplosivi, ovvero si sia rifugiato un latitante o un evaso
in relazione a taluno dei indicati nellart. 51, comma 3 bis c.p.p. ovvero ai delitti con finalit di
terrorismo. La speciale norma consente di effettuare perquisizioni locali di interi edifici o di
blocchi di edifici nonch di sospendere la circolazione di persone e di veicoli nelle aree
interessate;
ai sensi dellart. 5 L. n 205 del 25/06/1993, in casi di particolare necessit ed urgenza che non
consentano di richiedere lautorizzazione telefonica del magistrato competente, quando si
procede per reati commessi con finalit di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o
religioso anche da organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi le
medesime finalit. La facolt di procedere a perquisizione concessa solo agli ufficiali di polizia
giudiziaria.
Ai sensi dellart. 4 L. 22 maggio 1975, n. 152, nel corso di un operazione di polizia, in casi
eccezionali di necessit ed urgenza, che non consentono un tempestivo provvedimento
dellautorit giudiziaria, la polizia giudiziaria o anche ufficiali e agenti della forza pubblica
possono procedere a perquisizione personale di soggetti il cui atteggiamento o la cui presenza, in
relazione a specifiche o concrete circostanze di luogo o di tempo non appaiano giustificabili. Lo
scopo della perquisizione quello di accertare leventuale possesso da parte dei soggetti ritenuti
sospetti di armi, esplosivi o strumenti di effrazione.
ai sensi dellart. 41 del T.U.L.P.S., quando si ha notizia dellesistenza di armi, munizioni, o
materie esplodenti, non denunziate o comunque abusivamente detenute, allinterno di qualsiasi
locale pubblico o privato o in qualsiasi abitazione. Ufficiali e agenti di polizia giudiziaria hanno
lobbligo di procedere a perquisizione anche solo sulla base di un mero indizio o segnalazione
anonima, non essendo necessaria lesistenza di una notizia di reato n tanto meno la sussistenza

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di indizi di reit o anche solo di sospetti che siano qualificati dal riscontro di circostanze
obiettive1.
e. Perquisizione diniziativa: obbligo della P. G.
La Polizia Giudiziaria, ai sensi dellarticolo 352 del Codice di Procedura Penale, deve trasmettere
senza ritardo e comunque non oltre le quarantotto ore, al Pubblico Ministero del luogo dove la
perquisizione stata eseguita, il verbale delle operazioni compiute.
Qualora ricorrano i presupposti, il Pubblico Ministero convalider la perquisizione entro le 48 ore
successive.
I verbali di perquisizione e sequestro relativi alla ricerca del corpo del reato o cose pertinenti al
reato, delegati dallA.G. con decreto motivato sono trasmessi entro il terzo giorno dal compimento
dellatto (Art. 366 CPP).
f. Casi nei quali non pu essere effettuata la perquisizione
La perquisizione personale non pu essere effettuata nei confronti:
del Sommo Pontefice;
del Presidente della Repubblica;
dei soggetti che godono di immunit diplomatica o consolare;
dei Capi di Stato e dei Ministri degli Stati Esteri in visita ufficiale;
di soggetti rispetto ai quali il compimento dellatto soggetto ad autorizzazione (salvo
flagranza reati ex art 380): Ministri, Membri del parlamento, Giudici della Corte
costituzionale.
La perquisizione locale non pu essere effettuata:
nelle sedi che godono di extra-territorialit:
nelle sedi degli agenti diplomatici accreditati presso lo Stato italiano o presso la Santa Sede;
negli immobili di propriet della Santa Sede;
nel domicilio delle persone nei cui confronti il compimento dellatto subordinato ad apposita
autorizzazione (Parlamentari, Ministri, Giudici Corte Costituzionale), salvo che le persone
destinatarie dellatto siano colte nella flagranza di uno dei reati per i quali previsto larresto
obbligatorio art.380 c.p.p..
dalla p.g.:
di iniziativa, nelle banche;
in nessun caso,4 negli uffici dei difensori, ove pu procedere il solo p.m. se autorizzato dal
giudice. (103 C.p.p.);
senza aver dato avviso allautorit:
ecclesiastica negli edifici aperti al culto salvo urgenza;
militare nelle caserme, navi, stabilimenti militari salvi i casi di urgenza e necessit;
senza aver dato avviso al Capo dellufficio, negli uffici pubblici.
g. Approfondimenti

1
Cassazione Sez. IV, sent. n. 8919 del 28-09-1993 (cc. del 04-06-1993), Kila (rv 195189). Cassazione Sez. I, sent. n.
12728 del 29-12-1995 (cc. del 23-10-1995), Melis (rv 203334). Cassazione Sez. III, sent. n. 26847 del 15-06-2004
(ud. del 29-04-2004) (rv 229419).

116
La perquisizione essendo atto irripetibile condiziona le scelte successive del P.M., pertanto se il
P.M. ha gi assunto la direzione delle indagini occorrer concordare con questultimo la necessit di
effettuare lattivit.
Se la perquisizione effettuata in assenza dei presupposti di legge pu generare responsabilit
disciplinari e penali (art. 609 perquisizioni arbitrarie, art.610 violenza privata, artt.614-615
violazione di domicilio, art.16-17-18 Norme Attuazione c.p.p. procedimento disciplinare).
Sul rapporto tra perquisizione illegittima e sequestro eseguito nel corso o all'esito della stessa, va
ricordata l'affermazione delle Sezioni Unite (C., S.U., 27.3.1996, Sala, in CP, 1996, 3268, con
osservazioni di Vessichelli), secondo cui allorquando la perquisizione sia stata effettuata fuori dai
casi e dai modi previsti dalla legge, come prescritto dall'art. 13 Cost., si in presenza di un mezzo di
ricerca della prova che non compatibile con la tutela del diritto di libert del cittadino, con la
conseguenza che, non potendo essere qualificato inutilizzabile un mezzo di ricerca della prova, ma
soltanto la prova, la perquisizione nulla ed il sequestro eseguito all'esito di essa non utilizzabile
come prova nel processo, salvo che ricorra l'ipotesi prevista dall'art. 253, 1 co., nella quale il
sequestro del corpo del reato o delle cose pertinenti al reato, costituendo un atto dovuto, rende del
tutto irrilevante il modo in cui ad essi si sia pervenuti.
Nel caso si debba procedere a perquisizione e relativo sequestro di documentazione presso la P.A.
ed Enti Locali la documentazione rinvenuta ed utile ai fini probatori NON deve essere sequestrata
per assicurare il proseguimento dellattivit dellEnte stesso. Si proceder pertanto all acquisizione
documentale per copia conforme alloriginale con timbro dellEnte e firma del responsabile
dellUffico (ad es. il segretario comunale per quanto attiene ai comuni).
Qualora dovranno essere compiuti accertamenti tecnici sulla predetta documentazione (in caso ad
esempio di autenticit della firma) si proceder invece al sequestro in originale.

117
PERQUISIZIONI

ESECUZIONE
NORMA
PERSONALE GARANZIE DOCUMEN- CONVA- ANCHE FUORI
DI
PRESUPPOSTI FINALIT TIPO OPERANTE DIFENSIVE TAZIONE LIDA DAI LIMITI
LEGGE
TEMPORALI
Ufficiali di P.G.

Ricerca di cose o tracce Caso necessit


Verbale di Si
Flagranza di reato; pertinenti al reato, ricerca di Locale urgenza anche gli
art. 352 C.P.P. perquisizione Quando il ritiro
caso di evasione; evaso o di persona sottoposta e Agenti di P.G. Si 48 ore
co. 1 e 2 entro le 48 ore potrebbe pregiudicare
indiziato di delitto. alle indagini di P.G. e/o personale (113 norme di
al P.M. leffetto
fermo. attuazione)

Iniziativa
Gli Ufficiali di Polizia
Nella flagranza del Giudiziaria, adottando
reato, ovvero nei misure tecniche dirette ad
casi di esecuzione assicurare la conservazione
di ordinanza di dei dati originali e ad
Ufficiali di P.G.
custodia cautelare impedirne lalterazione,
in carcere o di un procedono altres alla
Caso necessit
ordine di perquisizione di sistemi Verbale di
urgenza anche gli
art. 352 c. 1 bis carcerazione per i informatici o telematici, perquisizione Si
Locale agenti di P.G. Si 48 ore
C.P.P. delitti di cui allart. ancorch protetti da misure entro le 48 ore Idem c.s.
(113 norme di
380 CPP, fermo di di sicurezza., quando hanno al P.M.
attuazione)
persona indiziata di fondato motivo di ritenere
delitto, quando che si trovino occultati dati,
Iniziativa
sussistono i informazioni, programmi
presupposti e le informatici o tracce
altre condizioni ivi comunque pertinenti al reato
previsti. che possono essere cancellati
o dispersi

118
Notizia o indizio
dellesistenza in
qualsiasi abitazione, Ufficiali ed Agenti
Verbale di
o locale pubblico Ricerca e sequestro del di P.G.
art. 41 Locale perquisizione
o privato di armi, materiale illegalmente Si 48 ore Si
T.U.L.P.S. e domiciliare entro 48 ore al
munizioni, materie detenuto
P.M.
esplodenti Iniziativa
illegalmente
detenuti
Ricerca di armi,
esplosivi strumenti di
Deve essere in
effrazione, di persone Verbale di
corso una Ufficiali ed Agenti
il cui atteggiamento o Personale perquisizione
art. 4 operazione di di P.G.
la cui presenza, in e Si entro 48 ore al 48 ore Si
L. 152/75 polizia e deve
relazione alle veicolare P.M. copia allo
esserci necessit Iniziativa
circostanze di tempo e interessato
ed urgenza
di luogo, non sia
giustificata

Esistenza di fondati
motivi che una
nave, o un Ufficiali di P.G. Verbale di
Ricerca di sostanze
art. 99 aeromobile, in Perquisizione Comandanti delle perquisizione
stupefacenti o Si 48 ore Si
D.P.R. 309/90 transito nelle acque del carico navi da guerra o in entro 48 ore al
psicotrope
territoriali o in alto servizio di polizia P.M.
mare sia adibita al
trasporto di droga

119
2 c.
2 c.
Controllo ed
Ufficiali ed Agenti Verbale entro 48
Operazioni di ispezione dei
di P.G. ore al P.M.
polizia per la mezzi di
repressione e Ricerca di sostanze trasporto, dei
art. 103 3 c.
prevenzione traffico stupefacenti o bagagli e degli Si 48 ore Si
D.P.R. 309/90 Ufficiali di P.G.
di stupefacenti. psicotrope effetti personali
Copia del
Fondati motivi di
verbale con esito
rinvenirlo 3 c.
al soggetto
perquisizioni in
Iniziativa
generale
Operazioni di Ufficiali ed Agenti
polizia, fondato 1c. di P.G.
motivo, necessit controllo ed
ed urgenza per la ispezione dei
prevenzione e Ricerca di armi, mezzi di
art. 27 repressione di munizioni o denaro trasporto, dei Verbale entro 48
Si 48 ore Si
L. 55/90 delitti di criminalit o valori di bagagli e degli ore al P.M.
organizzata (artt. provenienza illecita effetti personali;
416bis, 648bis e ter, 2 c.
628 c.3, 629 c.2, perquisizioni in Ufficiali di P.G.
289 bis e 630 C.P.) generale
Iniziativa

120
Concreti elementi
che si tratti di luogo
Ricerca di armi, Ufficiali di P.G.
di riunione di
munizioni, ordigni
art. 5 deposito o rifugio Verbale di
esplosivi o incendiari Delega
D.L. 122/93 per associazioni a Locale Si perquisizione 48 ore Si
ed emblemi o simboli
L. 205/93 scopo di entro 48 al P.M.
o materiali di Iniziativa in casi di
discriminazione
propaganda razziale urgenza
razziale etnica o
religiosa

Operazioni di polizia Controlli e ispezioni Verbale di


in province confine Mezzi di da parte Ufficiali ed controllo,
art. 12 c. 7
e in acque territoriali trasporto e su Agenti di P.G. ispezione o
D.lgv.25.7.199 Ricerca clandestini Si 48 ore Si
per il contrasto cose perquisizione
8 n. 286
immigrazione trasportate Perquisizioni solo entro le 48 ore al
clandestina Ufficiali di P.G. P.M.

Ricerca armi,
munizioni o
perquisizioni
esplosivi, ovvero si Verbale di
locali di interi
art. 25bis della possa essere rifugiato perquisizione
Fondato motivo edifici o Ufficiali di P.G. Si 48 ore Si
legge 356/92 un latitante per delitti entro le 12 ore al
blocchi di
di cui allart. 51 co. 3 P.M
edifici
bis o con finalit di
terrorismo

121
PERQUISIZIONI
NORME DI RIFERIMENTO

Art. 13 Costituzione Inviolabilit libert personale


Art. 14 Costituzione Inviolabilit del domicilio
Art. 247 C.P.P. Presupposti A.G. - delegate -
Art. 248 C.P.P. Ricerca cosa determinata
Art. 249 C.P.P. Perquisizioni personali modalit
Art. 250 C.P.P. Perquisizioni locali - modalit-
Art. 251 C.P.P. limiti temporali
Art. 252 C.P.P. cose rinvenute e sequestrate
Art. 348 C.P.P. Assicurazione delle fonti di prova
Art. 352 C.P.P. Presupposti P.G. - iniziativa-
Art. 356 C.P.P. Assistenza del difensore
Art. 357 373 C.P.P. Documentazione
Art. 431 C.P.P. Fascicolo del dibattimento in quanto atto non ripetibile
Art. 79 norme attuazione Persona dello stesso sesso
Art. 80 norme attuazione Disposizioni notifica perquisizioni locali
Art. 113 norme attuazione casi urgenti anche agenti P.G.
Art. 51 C.P. Adempimento di un dovere
Art. 609 C.P. Perquisizioni arbitrarie
Art. 610 C.P. Violenza privata
Art. 614 C.P. Violazione di domicilio
Art. 615 C.P. Violazione di domicilio commessa da p.u.
Art. 650 C.P. Inosservanza di provvedimenti (rif. 250 3 comma C.P.P.)

2. Perquisizione personale
a. Criteri generali
Per la perquisizione personale da eseguirsi su una donna, quando ci sia possibile e non comporti
ritardo nelle operazioni, necessaria l'opera di un' altra donna, qualora tra gli operanti dell' Arma
non vi sia personale femminile, che dovr essere edotta delle modalit di esecuzione.
b. Perquisizione di pi persone sospette:
riunire i "fermati" e sottoporli ad attenta vigilanza, imponendo loro di non fare movimenti e di
tenere le mani ben visibili;
farli muovere sempre UNO ALLA VOLTA verso il militare che esegue la perquisizione (e non
al contrario), nel frattempo sceso dal mezzo in condizioni di sicurezza ed equipaggiato con gli
indumenti protettivi in dotazione, sotto la costante protezione del militare addetto alla sicurezza;
evitare che il militare che esegue la perquisizione si frapponga tra le persone sotto controllo ed il
militare addetto alla sicurezza;
sorvegliare attentamente le persone gi perquisite e quelle che devono ancora esserlo, per evitare
che possano scambiarsi armi, refurtiva o altro.
Nel caso in cui uno o pi sospetti dichiarino di essere armati, occorre procedere come segue:
aumentare la distanza di sicurezza;
ricercare eventuali ripari e, se presenti, utilizzarli;
ordinare di afferrare l'arma esclusivamente con il pollice e l'indice della mano sinistra oppure
destra se il soggetto appare mancino;

122
ordinare al sospetto di estrarre l'arma lentamente e di poggiarla molto lentamente a terra, facendo
attenzione che il vivo di volata non sia mai rivolto verso il militare;
far allontanare l'arma verso il lato del sospetto con un calcio.
c. Perquisizione in ambiente chiuso:
allontanare il soggetto da perquisire da mobili o oggetti ove potrebbe nascondere ci che si
cerca;
evitare la vicinanza a finestre e balconi;
impedire l' uso dei servizi igienici, prima e durante la perquisizione.

3. Tecniche della perquisizione personale


Le tecniche di seguito descritte devono essere eseguite agendo sempre alle spalle del fermato:
in piedi:

l'individuo da perquisire sar posto, con le gambe molto divaricate , di fronte ad un muro od
altro ostacolo verticale, a distanza di m. l,20 circa, e costretto ad appoggiarvisi con le braccia
aperte;
il militare operante deve porsi sul fianco sinistro (o destro) del soggetto da perquisire con la
gamba sinistra (o destra) dietro alla corrispondente gamba del fermato;
al minimo tentativo di reazione, il militare flette la propria gamba sinistra (o destra) e, con il
ginocchio, provoca la flessione di quella del fermato e la conseguente perdita di equilibrio;
la perquisizione deve essere eseguita prima intorno alla vita per poi proseguire per tutta la met
destra (o sinistra) del corpo, dall' alto verso il basso, mantenendo costante il contatto tra la mano
ed il corpo del sospetto e controllando ogni particolare della persona;
qualunque cosa venga rinvenuta addosso al sospetto deve essere estratta, con la massima
attenzione, dal luogo in cui custodita al fine di accertarne la natura e successivamente lasciata
scivolare a terra. Nel caso in cui si percepisca la presenza di un' arma occultata sotto gli abiti, il
militare operante deve provvedere immediatamente all'ammanettamento del soggetto e solo
successivamente, in condizioni di sicurezza, recuperare l'arma e portare a termine la
perquisizione.
in ginocchio (in caso di presunta estrema pericolosit del perquisito):
l'individuo da perquisire deve essere posto in ginocchio con le gambe incrociate, le mani, a dita
incrociate, dietro la schiena ed il busto flesso in avanti quanto pi possibile;
per eseguire la perquisizione, il militare operante si pone in piedi, dietro al fermato, con
una gamba tra quelle dell' avversario;
al primo cenno di reazione, il militare flette la gamba e, con il ginocchio, spinge in avanti il
soggetto, provocandone la caduta.
a terra:
l'individuo da perquisire deve essere posto in posizione prona con le gambe divaricate, le braccia
distese e il palmo delle mani verso l'alto;
il militare operante si ponein ginocchio a cavallo del soggetto, piegandogli la gamba sinistra (o
destra) ed effettuando sulla stessa una leva con la propria gamba destra (o sinistra);
al primo cenno di reazione, eseguire una torsione del piede del soggetto.

123
particolari da controllare:
persona:
capelli (chiome fluenti, parrucche ecc.);
testa (cavit naturali, padiglioni auricolari, narici, bocca ed eventuali orecchini);
tronco (contenitori fissati sotto le ascelle, nel reggiseno, in sacche appositamente predisposte
al fine di far apparire uno stato di gravidanza);
arti superiori e inferiori (bendaggi o ingessature, tra le dita dei piedi e delle mani, sotto la
pianta del piede).
Capi di vestiario indossati:
copricapo (fodera interna, fasce interne ed esterne);
giacca (tasche interne ed esterne, fodera, imbottitura, risvolti, bavero) ;
camicia (taschini, polsini, imbottitura del colletto);
pullover (tasche, imbottiture, piegature dei maglioni tipo "dolce vita");
cravatte (fodera, nodo);
pantaloni (tasche, fodere interne, orli, risvolti, cucitura della vita);
scarpe (tacco, sotto la tomaia, fibbia);
altri capi di vestiario (slips, reggiseni, guaine, busti, guanti, sciarpe, calze, cinture ecc.);
oggetti portati sulla persona (pacchetti di sigarette, scatole di cerini, occhiali, custodia per
occhiali, portafogli, portamonete, monili ornamentali, orologi, porta pillole ecc.);
oggetti portati al seguito (borse e valige, ombrelli, macchine fotografiche, radio, strumenti
musicali ecc.).

4. Perquisizione di autoveicolo
Modalit esecutive:
far scendere dall'automezzo tutti gli occupanti che, riuniti in localit prossima allo stesso, devono
essere tenuti sotto controllo dal militare addetto alla sicurezza;
prima di procedere alla perquisizione del veicolo, perquisire i suoi occupanti;
far aprire il vano motore ed il bagagliaio dal conducente, sotto attento controllo;
impiegare un solo militare nella perquisizione, per evitare che possibili nascondigli siano controllati
da pi persone, al contrario di altri da tutti trascurati;
perquisire inizialmente la parte esterna, controllando in particolare i vani delle luci anteriori e
posteriori, il retro della targa, l'interno dei parafanghi e dei tubi di scappamento, la parte inferiore
della scocca, le ruote, la coppa copri mozzo, il lato interno dei cerchioni delle ruote, lo sportellino
ed il tappo del serbatoio (verificare la presenza di fili sottili che potrebbero sostenere oggetti
immersi nel serbatoio);
controllare successivamente labitacolo, esaminando il cruscotto e ogni vano (portacenere,
contenitore dell'accendino elettrico, prese di areazione), sedili e schienali, altoparlanti e impianto
radio, pannelli laterali, staccandoli ove necessario, tappetini, antine parasole, specchietto
retrovisore, imbottitura del tettuccio (controllo tattile) ecc.;

124
controllare, infine, il vano motore (coppa dell'olio, filtri dell'aria e dell' olio, batteria, contenitore per
il liquido del tergicristallo, ecc.) e il bagagliaio (doppi fondi; ruota di scorta, borse per attrezzi ecc.).
Nel procedere a tali operazioni buona norma utilizzare i guanti sia per proteggere le mani sia per
evitare di lasciare le proprie impronte su eventuali oggetti da sequestrare.
Le modalit esecutive descritte potranno essere adattate anche alle perquisizioni di motoveicoli.

5. Perquisizione domiciliare
L'esecuzione di una perquisizione domiciliare presuppone che tutte le persone che si trovano nell'
abitazione siano sotto il diretto controllo dei militari.
Pertanto, le azioni da compiere preventivamente non si discostano da quelle da porre in atto in caso di
interventi in abitazione.
In particolare, occorre:
svolgere attivit informativa preventiva per accertare:

conformazione dell'obiettivo (accessi, scale, finestre, cantine, cortili, ecc.), acquisendone anche
la planimetria;
pericolosit degli occupanti e degli eventuali coinquilini;
stabilire il numero dei militari necessari e l'ora in cui effettuare la perquisizione (tenendo conto delle
abitudini delle persone che vi abitano);
delimitare e controllare l'area interessata, con azione silenziosa , rapida e sincrona:
muovendo verso l'obiettivo in modo il meno appariscente possibile, specie in prossimit dello
stesso;
assegnando ad ogni militare un preciso settore di osservazione e di tiro, al fine di reagire
rapidamente ad azioni di fuoco e precludere ogni via di fuga;
realizzando il collegamento, possibilmente a mezzo radio, tra tutti militari;
controllando l'ingresso dell'abitazione per evitare che gli occupanti possano cercare rifugio in
locali diversi dello stesso stabile.
Assunto il dispositivo iniziale esterno e interno:
l'accesso ai locali deve essere effettuato, se possibile, evitando di farsi aprire dall'interno, ma
approfittando della presenza di uno degli occupanti che entra o esce dall'alloggio;
nel caso ci non sia possibile, il capo servizio, da posizione defilata, si qualifica, chiarisce il motivo
dell'intervento e intima agli occupanti di:
aprire contemporaneamente i battenti delle porte;
accendere tutte le luci (se in ore notturne) ;
far uscire dalle stanze tutte le persone, che si devono addossare ad una parete visibile dall'
esterno;
tra i militari ve ne deve essere SEMPRE almeno uno in uniforme, in modo da dare immediatamente
la sensazione, a chi apre, di trovarsi in presenza di Carabinieri;
non appena la porta viene aperta, si deve entrare con rapidit e tenere sotto controllo tutti i presenti;
il capo servizio deve provvedere agli adempimenti prescritti dal c.p.p. per lo svolgimento dell'atto;
prima di dare inizio alla perquisizione dell'abitazione si deve procedere a quella personale di tutti
presenti, secondo la modalit e le tecniche gi precedentemente illustrate;

125
poich chi abita l' appartamento ha il diritto di assistere alla perquisizione, deve essere attentamente
sorvegliato da un militare, affinch non possa sottrarre ci che si ricerca o darsi alla fuga. Ad
analoga sorveglianza devono essere sottoposte le altre persone presenti, da riunire in un locale gi
perquisito, impedendo loro di comunicare con l'esterno (uso di telefoni cellulari, ecc.);
nel caso in cui gli occupanti non aderiscano all'invito di aprire, si proceder all'IRRUZIONE
secondo le tecniche previste per tale azione.
a. Metodologia della perquisizione
La perquisizione domiciliare presenta notevoli difficolt per la larga disponibilit di nascondigli ove
possono essere occultati corpi di reato.
Si deve, pertanto:
prescegliere personale esperto, al fine di evitare di tralasciare l'esame di oggetti ove possono
essere celati corpi di reato;
impiegare un solo militare nella perquisizione di ogni locale, per evitare che alcuni possibili
nascondigli siano controllati da pi persone, al contrario di altri da tutti trascurati. Ove ritenuto
opportuno, possibile ripartire il locale in aree affidandone la perquisizione a singoli militari;
estendere la perquisizione anche a locali che non fanno parte integrante dell'abitazione (vano
scale, soffitte, box per auto, cabine per impianti di riscaldamento, giardini, ecc .);
procedere sempre con metodo, attenzione e concentrazione, senza trascurare nulla.

b. Particolari da controllare
In ogni locale necessario controllare:
muri, pavimenti e soffitti, esaminando:
rattoppi eseguiti di recente, crepe, fessure, mattonelle sconnesse, ecc.. per ricercare eventuali
nascondigli. A tale scopo, battendo sulle pareti, agevole individuare un nascondiglio per la
differenza di suono prodotta da un muro pieno e da un muro vuoto;
cassette ed interruttori di impianti elettrici, lampadari e radiatori degli impianti di
riscaldamento;
porte, finestre, terrazze e balconi, controllando:
stipiti e avvolgibili;
presenza sui davanzali di contenitori o sacchetti appesi, non visibili dall'interno;
vasi di fiori;
mobili:
scostandoli dalle pareti e controllandoli anche nella parte superiore ed inferiore;
svuotandoli completamente, per accertare l'eventuale presenza di doppi fondi ed esaminando
attentamente tutto ci che contengono;
controllando le imbottiture ed i cuscini di divani, poltrone e sedie;

libri, che possono celare doppi fondi o custodire banconote e/o documenti importanti tra le
pagine;
quadri (cornice e parte retrostante della tela), piante ornamentali, soprammobili e tendaggi, che
possono costituire ottimo nascondiglio;
vestiti, biancheria, borse, valige, ecc., custoditi negli armadi, ove possono essere occultati
armi, documenti o corpi di reato.
Nel vano cucina:
tutti gli elettrodomestici (frigorifero, lavastoviglie, stufe, forni, ecc.);

126
barattoli contenenti prodotti di largo consumo (zuccher, caff, sale, ecc.), bottiglie, scatole e
fustini di detersivo, salumi, pattumiere;
In bagno:
basamenti di sanitari (vasca da bagno, lavandini, ecc.) e contenitori della biancheria sporca;
scaldabagno, lavatrice, vaschette e sifoni degli scarichi;

armadietti contenenti cosmetici e medicinali.


Nel caso in cui, durante la perquisizione, siano rinvenuti denaro e/o oggetti di valore da
sottoporre a sequestro, necessario dare atto nel relativo verbale:
che il denaro e/o gli oggetti di valore sono stati mostrati alla persona sottoposta a perquisizione;
che quest' ultima ne ha constatato l'esatta entit.

6. Conclusioni
Le perquisizioni costituiscono un impegnativo banco di prova della capacit professionale degli
ufficiali e agenti di polizia giudiziaria. Lesecuzione dellatto pu comportare per i militari operanti
gravi rischi, specie quando loperazione diretta alla cattura di evasi o allarresto di pericolosi
delinquenti.
E perci indispensabile che gli operatori affinino la loro capacit tecnica anche attraverso lanalisi
dei pi significativi casi concreti riportati dagli organi dinformazione e curino costantemente
laddestramento dei dipendenti, che devono essere sensibilizzati su tutti gli accorgimenti idonei a
ridurre concretamente le possibilit di insuccesso e le probabilit di rischio per il personale.
Ci soprattutto necessario quando le perquisizioni, in particolare quelle diniziativa della polizia
giudiziaria, concedono poco tempo allorganizzazione, essendo preminente lesigenza di effettuare
latto di sorpresa e comunque con assoluta tempestivit.
Pertanto in questo particolare settore del servizio dIstituto, indispensabile creare una <<mentalit
specifica>>, in modo che, allevenienza si possa avere una reattivit sistematica, evitando cos di
affidarsi allimprovvisazione.

127
II TESI SERVIZIO DI OSSERVAZIONE - CONTROLLO -
PEDINAMENTO (O.C.P.)

1. Servizi di osservazione, controllo e pedinamento


L'evoluzione delle attivit criminali ha evidenziato una lievitazione di comportamenti trasgressivi di
gruppi di persone tra loro associate che spesso superano l'ambito locale, estendendo la loro azione in
pi localit del territorio nazionale e, a volte, di pi Stati.
Nell'azione di contrasto i servizi di osservazione, controllo e pedinamento - che devono essere sempre
integrati da intercettazioni telefoniche, analisi di documenti, sensibilizzazioni di fonti informative -
assumono particolare rilevanza, consentendo di documentare sia legami associativi che attivit
specifiche. Essi, tra i servizi di P.G., sono i pi difficili e gravosi, in quanto esigono resistenza,
costanza, pazienza, intuito, osservazione e affiatamento; richiedono, inoltre, un continuo addestramento
per ottenere anche la perfetta cognizione dei mezzi tecnici a disposizione, al fine di impiegarli con
naturalezza, evitando atteggiamenti scomposti che potrebbero essere notati.
Gli scopi principali di tali servizi sono:
acquisire informazioni sulla situazione individuata;
sviluppare tali informazioni per una efficace azione di contrasto anche diluita nel tempo;
concretizzazione del lavoro svolto in referti coerenti ed efficaci.
E una attivit, come si detto, complessa che necessita di:
strutture organizzate, omogenee ed addestrate;
accurata pianificazione preventiva;
consapevole e responsabile partecipazione individuale.
Le principali doti di un operatore dovranno essere:
professionalit;
ragionata determinazione;
consapevole importanza del ruolo assunto da ciascuno;
mentalit non protagonista.

2. Mezzi ed ausili tecnici


Nei servizi di o.c.p., ed in particolare durante gli appostamenti, vengono usati dei furgoni attrezzati,
chiamati in gergo BALENE, che permettono alloperatore di eseguire una osservazione puntuale e
precisa. Tali mezzi sono in dotazione fino a livello Reparti Operativi e possono essere richiesti per via
gerarchica, in caso di necessit. Il loro uso, per, deve essere oculato e ritenuto indispensabile onde
evitare che vengano bruciati.
Importanza assumono poi i collegamenti radio che possono essere efficacemente sviluppati attraverso
un appropriato uso degli apparati a disposizione.
Per una efficace osservazione trovano largo impiego gli apparati fotografici, in dotazione fino a livello
Reparto Operativo, con i loro accessori (visori notturni, teleobiettivi etc.), sistemi di ripresa video con
microtelecamere e trasmissione delle immagini a distanza ed apparati miniaturizzati di
radiolocalizzazione G.P.S. trasportabili.
a. Annotazione di P.G. e relazione di servizio
Se lattivit svolta nellambito di una indagine disposta dal P.M. loperatore dovr redigere una
annotazione di P.G. sulle attivit svolte.
Al termine del servizio il comandante dovr riunire il personale che ha operato, al fine di:

129
sviluppare l'addestramento continuo dei dipendenti, esaltandone spirito critico e capacit di
ragionamento;
favorire l'amalgama, evidenziando l'importanza dei ruoli dei singoli nel contesto del dispositivo
e del reparto;
costruire valida esperienza e corretta mentalit.
Nel caso che il servizio sia stato disposto diniziativa loperatore dovr redigere in aggiunta
allannotazione di P.G. anche una dettagliata relazione di servizio che sar la descrizione fedele
delle operazioni compiute nel turno, quello che si notato, nonch l'indicazione dei mezzi e del
personale impiegato nel corso di un servizio di o.c.p. Infatti secondo quanto disposto dallart. 115
delle disposizioni di attuazione del c.p.p. le annotazioni contengono lindicazione dellufficiale o
dellagente che ha svolto lattivit dindagine, il giorno, il luogo e lora in cui sono state eseguite e
la enunciazione succinta del loro risultato. Le annotazioni sono quindi indicazioni sommarie,
riassuntive di attivit investigativa di minor importanza e costituiscono appunti non utilizzabili in
dibattimento salvo differenti richieste delle parti di volta in volta valutate dal giudice. Sul punto si
evidenzia limportanza dellordinanza emessa in data 10 maggio 2006 dal Tribunale di Rimini in
composizione collegiale, nel proc. pen. n. 100/06 R.G.T., relativa allacquisibilit al fascicolo per il
dibattimento quale prova documentale, di atti genericamente definiti annotazione di P.G. o
relazione di servizio.
Il concetto fondamentale espresso dal Collegio quindi quello di ricollegare la decisione circa
lammissione o meno dellatto a quello della irripetibilit, cos come definita nella richiamata
ordinanza: Lirripetibilit si ricollegher solo a quegli atti (versati in apposito verbale), che, per la
loro natura di riscontro puntuale, asettico e contestuale di una realt spazio-temporale colta nella sua
non riproducibile istantaneit, non sono materialmente e soddisfacentemente rinnovabili nel
giudizio. E il caso, ad esempio, delle perquisizioni, dei sequestri, delle operazioni di intercettazioni,
degli arresti, dei fermi, delle rilevazioni urgenti di luoghi o su cose e persone, delle analisi di reperti
non pi disponibili. Sono invece escluse le relazioni di servizio, perch non sono atti irripetibili,
qualora riportino resoconti di attivit (pedinamenti, appostamenti, constatazioni e osservazioni), che
possono essere rievocate in contraddittorio dai verbalizzanti, consentendo di rimuovere filtri
soggettivi di ordine selettivo o interpretativo.
Rileva, in altri termini, con riferimento alla esatta individuazione dei verbali di atti non ripetibili
compiuti dalla polizia giudiziaria, indicati alla lettera b) dellart. 431 c.p.p., la distinzione sul piano
ontologico tra una situazione di fatto fotografata nel momento della sua immutabile realizzazione di
tipo statico e una situazione, viceversa, dinamica, percepita nel suo divenire e nei suoi rapporti
di correlazione ad altri eventi con linevitabile filtro sensoriale dl verbalizzante.
Ha quindi ritenuto, nel caso di specie, il giudicante, acquisibili quali atti irripetibili, prescindendo
dal nomem iuris ad essi attribuito, solo quegli atti aventi ad oggetto realt spazio-temporali colti
nella loro non riproducibile istantaneit (ad esempio: il verbale di identificazione di persona colta,
da sola ovvero insieme ad altri, in un determinato luogo ad una determinata ora, ovvero esiti di
accertamento), con esclusione delle annotazioni che contengono tanto elementi connotati da
irripetibilit, quanto parti non utilizzabili siccome contenenti valutazioni ovvero sintesi di
informazione.
Tale relazione:
soddisfa precise esigenze connesse alla possibilit di sfruttare gli elementi emersi ai fini
giudiziari;
consente di rendere ancora pi partecipi gli operatori delle attivit compiute e delle loro
motivazioni;
costituisce documento storico-operativo del reparto;
consente di stabilire lattualit dei collegamenti criminosi, specie per quanto attiene la
criminalit organizzata.

130
III TESI IL SERVIZIO DI IDENTIFICAZIONE: IL SEGNALAMENTO
FOTOGRAFICO - DATTILOSCOPICO - DESCRITTIVO

1. Generalit
Lidentificazione laccertamento dellidentit personale di un individuo attraverso i suoi
caratteri somatici e la verifica dei dati personali.
Infatti lidentit personale basata su documenti e su testimonianze non offre quella garanzia assoluta
che invece si ottiene attraverso il rilievo dei caratteri somatici del soggetto.
Con lavvio di EURODAC (European Dactyloscopie il database europeo delle impronte digitali per
coloro che richiedono asilo politico e per le persone fermate mentre varcano irregolarmente una
frontiera esterna dell'Unione Europea. Confrontando le impronte, gli Stati membri possono verificare
se un richiedente asilo o un cittadino straniero, che si trova illegalmente sul suo territorio, ha gi
presentato una domanda in un altro Stato membro o se un richiedente asilo entrato irregolarmente nel
territorio dell'Unione), lidentificazione si attua, principalmente, con la compilazione dei documenti di
segnalamento (mod. 266 e mod. 267), che vengono redatti per:
le persone arrestate;
le persone sottoposte a fermo di indiziato di delitto;
i cadaveri di sconosciuti;
le persone nei cui confronti vengono svolte le indagini (art. 349 c. 2 c.p.p.);
gli stranieri qualora vi siano motivi di dubitare della loro identit personale (D.lgs. 25 luglio 1998 n.
286 art. 6 c. 4).
LAutorit di P.S. ha facolt di ordinare che si proceda nei confronti delle persone pericolose o sospette
e di coloro che non sono in grado o si rifiutano di provare la loro identit (art. 4 TULPS e art 7 Reg.Es.
TULPS).
a. Scheda decadattiloscopica (mod. 266)
Nella compilazione della scheda decadattiloscopica viene in rilievo la pratica applicazione dei
principi fondamentali dellidentificazione.
Nel redigere il documento, la P.G. deve:
fare riferimento alla Guida Operativa AFIS, anche per la parte riguardate le generalit, nella
quale loperatore deve riportare solo i dati descritti nelle tabelle;
riportare con esattezza i dati relativi alle generalit del soggetto;
far risultare leggibili le impronte digitali (le creste si devono ben distinguere dai solchi);
eseguire le fotografie segnaletiche nelle dimensioni stabilite (un quinto della grandezza naturale)
di perfetto fronte.
La scheda si compone di tre parti che comprendono:
generalit del soggetto, motivo del segnalamento, indicazione circa linserimento o meno nel
sistema EURODAC, foto di perfetto fronte e il codice di transazione AFIS;
impronte per rotazione delle dita;
impronte per sovrapposizione (devono essere impresse simultaneamente le impronte delle
quattro dita lunghe di ogni mano e poi quelle relative ai due pollici).
b. Scheda dattiloscopica (mod.267)
Per la compilazione valgono le stesse regole della Scheda Decadattiloscopica.
Anchessa si compone di tre parti:

131
generalit del soggetto, motivo del segnalamento, gruppo etnico codice SDI ed il codice di
transazione AFIS;
connotati cromatici, connotati salienti, contrassegni e foto di perfetto profilo destro e perfetto
fronte;
sul retro vanno impresse le impronte palmari di entrambe le mani e la firma del segnalato.
c. Sistemi elettronici per il fotosegnalamento, lidentikit e larchiviazione delle immagini.
Multilase, Spis e Minilase
Consentono rispettivamente di:
(1) Multilase/Spis
effettuare in modo automatico tutte le operazioni del segnalamento del personale;
riprendere simultaneamente in un unico fotogramma il prospetto frontale e laterale del volto
di una persona;
comporre un identikit a colori automaticamente e correggerlo alloccorrenza manualmente
(uomo, donna, frontale e profilo);
stampare fotografie ed identikit su pellicole formato polaroid da 35 mm;
ricercare sia nellarchivio dei segnalati che in quello degli sconosciuti, persone con caratteri
somatici uguali a quelli della fotografia dellidentikit;
effettuare una seduta di riconoscimento sottoponendo al testimone gruppi omogenei di
nove segnalati per volta;
stampare a colori un cartellino fotosegnaletico di una persona;
stampare automaticamente il verbale della seduta di riconoscimento effettuata dal
testimone;
archiviare automaticamente su video cassetta VHS le foto associandovi un commento
sonoro.
(2) Minilase
comporre in modo automatico unidentikit ed, alloccorrenza, correggerlo manualmente;
trasmettere, via telefono, unidentikit al sistema principale di riferimento;
effettuare, collegato via modem con il MULTILASE o lo SPIS di riferimento, una seduta di
riconoscimento;
eseguire rilievi descrittivi e planimetrici del luogo del reato;
stampare i verbali di ricostruzione dellidentikit, della seduta di riconoscimento e del
sopralluogo.
d. Sistemi elettronici per il fotosegnalamento in dotazione allArma dei Carabinieri e loro
collegamento con il sistema AFIS (Circolare n.1218/181-8-2-1972 II Rep. Ufficio Operazioni del
12.4.2006)
Dal 2006 lAFIS collegato in rete al Reparto di Dattiloscopia Preventiva, che dipende direttamente
dal RACIS, ove sono dislocati numerosi terminali dellAFIS (Automated Fingerprint Identification
System) per soddisfare le esigenze di identificazione dei Reparti dellArma dei Carabinieri a livello
nazionale.
I terminali dellAFIS dislocati al suddetto reparto sono collegati con i Lase/Spis dei Comandi
Provinciali, dei Reparti Territoriali e delle Compagnie.
I comandi territoriali sono abilitati alla sola trasmissione dei documenti di segnalamento.
Lelaborazione e la comparazione delle impronte digitali avviene tramite i terminali dellAFIS siti
al Reparto di Dattiloscopia Preventiva.

132
e. Casellario centrale di identit
Istituito presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale (Roma) responsabile della gestione
dei cartellini fotosegnaletici archiviati, avvalendosi del Sistema Automatico di Riconoscimento
delle Impronte (AFIS), che consente di memorizzare le fotografie, le immagini delle impronte
digitali e i dati anagrafici e biometrici delle persone sottoposte a rilievi.

2. Il segnalamento descrittivo
Consiste nel rilievo, nella registrazione e nella conseguente descrizione dei caratteri somatici i
quali si suddividono in:
connotati: caratteri normali, comuni a tutte le persone e rilevabili dallesame esterno dellindividuo
(es.: naso, occhi, statura, etc.);
connotati salienti: connotati che, per il loro interesse segnaletico (apprezzabile differenza tra
individuo ed individuo), emergono sugli altri e vengono descritti con pi cura;
contrassegni: caratteri anomali (es.: cicatrici, nei, porri, macchie, etc.) che non si riscontrano su
tutte le persone e assumono, pertanto, notevole importanza ai fini della identificazione.
Tuttavia, potendo uno stesso contrassegno riscontrarsi in pi persone, da solo non sufficiente per
lidentificazione.
I caratteri somatici possono riguardare:
la forma, le dimensioni, la direzione, il colore, etc. di parti del corpo o di loro segmenti (caratteri
morfologici );
le funzioni di organi o di parti determinanti di essi (caratteri funzionali).
3. Il segnalamento fotografico
Il segnalamento fotografico consiste nel fotografare il soggetto di perfetto fronte e di perfetto
profilo destro.
Il motivo delle due pose risiede nel fatto che il profilo offre la possibilit di rilevare le caratteristiche
del naso, dellocchio, e soprattutto, dellorecchio (che deve essere sempre visibile), mentre la foto di
fronte mostra le caratteristiche fisionomiche pi appariscenti al primo sguardo, agevolando cos
lidentificazione immediata.
Le suddette fotografie vengono eseguite con lapparato SPIS PHOTO che componente integrante
dei sistemi elettronici per il fotosegnalamento, lidentikit e larchiviazione delle immagini
MULTILASE e SPIS gi in dotazione a tutti i Comandi Provinciali/Reparto Territoriale e di
Compagnia.. Lapparecchiatura SPIS PHOTO consente di ritrarre contemporaneamente, in un unico
programma, il volto di un soggetto di fronte e di profilo.
Il sistema corredato da una macchina fotografica a tecnologia tradizionale e da una telecamera
digitale a colori, ad alta risoluzione, che direttamente interfacciata al software del MULTILASE o
dello SPIS in dotazione.
Tramite questultima vengono archiviati, nella banca dati, alcuni punti del volto prestabiliti che
costituiscono la base di confronto per il successivo riconoscimento automatico dello stesso soggetto.
La foto segnaletica di perfetto profilo sinistro viene eseguita quando il soggetto presenta un
contrassegno in tale parte del volto e, in ogni caso, per i cadaveri di sconosciuti.
4. Segnalamento dattiloscopico
Il segnalamento dattiloscopico consiste nel rilevare e nel fissare le impronte digitali del segnalato nelle
apposite caselle della Scheda Decadattiloscopica (mod. 266) e del Modello 267.
Insieme alle impronte digitali delle singole dita della mano destra e sinistra, sono rilevate le impronte
simultanee delle quattro dita lunghe e del pollice delle due mani sulla Scheda Decadattiloscopica,
nonch le impronte palmari sul retro del Modello 267.

133
Per il rilievo delle impronte digitali, si impiega la cassetta dattiloscopica, in dotazione a tutti i
comandi dellArma, che presente nella valigia per criminalistica.
Le operazioni da compiere, una volta predisposte le attrezzature, sono le seguenti:
si fanno lavare e poi asciugare bene le mani del segnalando, per eliminare le eventuali impurit nei
solchi papillari;
si spalma mediante il rullo di gomma, sulla tavoletta dattiloscopica, una piccola quantit di
inchiostro tipografico di colore nero;
si prendono, una per volta, le dita (pollice, indice, medio, anulare, mignolo della mano sinistra e poi
della mano destra) del segnalando tra il pollice e lindice della propria mano, le si fanno poggiare
sulla tavoletta dattiloscopica e, poi, ruotare sulla lastra in modo da cospargere dinchiostro il
polpastrello di ciascun dito, i margini laterali e parte della seconda falange;
si ripete, dito per dito, lo stesso movimento sulla scheda decadattiloscopica, avendo cura di
effettuare il movimento di rotazione in un unico senso ed una sola volta;
si ripete loperazione simultaneamente per le quattro dita lunghe della mano destra e poi per quelle
della mano sinistra nonch di entrambi i pollici sulla scheda decadattiloscopica e, infine, con
lintera mano (sinistra e destra) il rilievo delle impronte palmari sul retro del modello 267;
si ripulisce bene la tavoletta dattiloscopica (con uno apposito spray contenuto nella valigia) e si
chiude accuratamente il tubetto contenente linchiostro tipografico.

134
IV TESI GLI STUPEFACENTI: GENERALIT - LE PRINCIPALI
SOSTANZE STUPEFACENTI

1. Classificazione degli stupefacenti


La gamma degli stupefacenti molto estesa e la variet dei loro derivati grande.
La classificazione pi comune, come gi detto, quella che li suddivide in 3 gruppi fondamentali:
sedativi;
stimolanti;
allucinogeni.
Gli stessi possono essere di origine:
vegetale;
semisintetici;
sintetici.
a. Sedativi
(1) Oppio
La parola oppio deriva dal greco e significa succo.
In effetti il prodotto della condensazione allaria di un succo lattiginoso ottenuto per
incisione delle capsule non ancora mature del papavero sonnifero.
Il papavero viene coltivato in tutti quei paesi che vanno dalla penisola balcanica alla Cina; in
pratica in quella fascia simile per condizione climatica e che favorisce in condizione ottimale
tale tipo di coltivazione (Laos, Birmania, Tailandia, Triangolo doro, Iran, Pakistan,
Afghanistan, Iugoslavia, Turchia).
Il lattice che fuoriesce dalle capsule incise viene raccolto e confezionato in pani del peso
variabile da 200 g a 2 Kg; piuttosto malleabile inizialmente, con il tempo diviene sempre pi
duro e con caratteristiche fisiche di fragilit alla frattura.
Il colore normalmente bruno varia a seconda della provenienza. Di odore forte simile a quello
dellammoniaca o dellurina fermentata di sapore amaro.
Nelloppio sono presenti numerosi alcaloidi, anche se non tutti ad azione stupefacente. Tra
questi troviamo la morfina, la codeina e la tebaina, mentre la narcotina e la papaverina sono
sostanze che hanno solo azione farmacologica. Inoltre loppio contiene sostanze neutre come :
resine, gomma, zucchero, sali minerali, acido solforico, acido acetico, acido lattico, acido
meconico.
Loppio oltre che fumato pu essere assunto per via orale, masticato sotto forma di palline o
ingerito misto ad alimenti per lo pi dolcissimi o mescolato a bevande quali il the o caff,
spesso viene unito a piccole quantit di hashish od altre sostanze del tipo allucinogeno.
(2) Morfina
La morfina il principale alcaloide delloppio ed stata isolata come sostanza attiva, nel 1803,
ricavata attraverso procedimenti chimici piuttosto complessi.
Uno di questi prevede, in grandi linee, la triturazione delloppio insieme ad acqua di calce (o
ammoniaca) in modo che la morfina si solubilizza formando un sale di calcio per poi farla
precipitare in presenza di cloruro di ammonio.
La morfina grezza una polvere granulare il cui colore varia dal bianco sporco al marrone
scuro e ci dipende dal tipo di procedimento adottato per lestrazione.

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La morfina che una sostanza potentemente analgesica, antidolorifica e sedativa,
considerata lo stupefacente per eccellenza in quanto modulo di riferimento di tutte le sostanze
stupefacenti. Viene usata per via intramuscolare o endovena ed anche inalata.
Effetti: la morfina agisce prepotentemente sul sistema nervoso centrale , provocando un certo
senso di benessere, euforia, annullando anche le percezioni di dolore. Labuso produce grave
dipendenza fisica e psichica e porta a dolorose crisi astinenziali.
La resa in morfina varia a seconda dei procedimenti ma, per rendere meglio lidea si pu dire
che mediamente da 10 Kg di oppio si ricava 1 Kg di morfina da questultima quantit,
opportunamente raffinata, si pu ricavare circa 200- 250 grammi di eroina. Per ovvi motivi la
trasformazione avviene per lo pi nelle zone di produzione.
(3) Eroina
Nel 1874, in Germania, nelleffettuare studi sulla struttura fisica della morfina e con lintento
di ricercare nuove qualit farmacologiche senza indurre dipendenza, veniva sintetizzata
leroina, sottoponendo la morfina allazione dellanidride acetica.
La sostanza si presenta sotto forma di polvere cristallina, bianca, inodore, finissima e molto
solubile in acqua.
Attualmente si trovano in commercio tre tipi principali di eroina: la bianca o tailandese, che
la qualit pi pregiata, la rosa che proviene dalla Birmania e la Brown sugar, che si presenta in
granelli di colore avana tipo zucchero bruciato.
Quindi nelleroina di strada sono presenti oltre ai prodotti dovuti alla lavorazione primaria,
sostanze adulteranti e diluenti (procaina-lidocaina-caffeina - metaqualone lattosio - mannite -
glucosio - saccarosio - acido citrico, bicarbonato etc.).
Modalit duso: leroina pu essere fiutata, iniettata con ago ipodermico, sia sotto pelle che nei
muscoli che in vena. Agisce immediatamente sul sistema nervoso centrale, determina
assuefazione rapida e consente difficilmente il recupero dellintossicato.
Il soggetto in situazione di overdose caratterizzato e soggetto a miosi (restringimento) delle
pupille, repressione del respiro , coma.
Luso cronico di morfina ed eroina porta a tossicodipendenza e tossicomania.
(4) Metadone
Il metadone uno stupefacente antagonista di origine sintetica prodotto in Germania nel 1971.
Ha caratteristiche farmacologiche simili alla morfina (morfinosimile), si presenta sotto forma
di polvere cristallina bianca o di sciroppo e di sapore amaro.
In dosi particolari viene impiegato per uso medico (contro la tosse etc.), ma la sua notoriet
dovuta nellapplicazione della terapia di mantenimento o a quella di disintossicazione di
tossicodipendenti e tossicomani da oppiacei.
Presenta i sottonotati vantaggi:
pu essere somministrato pi a lungo in quanto meno tossico della morfina a favore del
metadone con un rapporto da 1:3;
pu essere somministrato sia per via orale che parenterale o rettale;
ha maggiore durata di azione (circa 24 ore) rispetto alla morfina (circa 8 ore);
la sindrome di astinenza da metadone si manifesta pi lentamente ed meno intensa e
prolungata di quella da morfina (i sintomi sono assenti fino al trentatreesimo giorno di
astinenza).
(5) Barbiturici
Vengono cos definiti i derivati dellacido barbiturico.
Usati in medicina come sedativi, ipnotici ed antiepilettici.

136
Il maggiore impiego dei barbiturici in medicina quello con azione depressiva ed ipnotica, che
induce al sonno e non in grado di alzare la soglia dolorifica ma di ottundere parzialmente la
sensibilit al dolore.
Molti suicidi sono dovuti ad ingestioni consistenti di tali sostanze.
Luso continuo di barbiturici caratterizzato da una dipendenza psichica che porta
naturalmente a dipendenza fisica .
Linterruzione delle assunzioni provoca segni tipici di astinenza simili a quelli da alcool con
forme di delirium tremens, talvolta pi gravi di quelli da oppiacei.
(6) Tranquillanti
Farmaci di diversa composizione chimica che riducono lansia, la tensione e lagitazione senza
alcun effetto significativo sullo stato di coscienza o sulla percezione.
Tali farmaci portano a dipendenza fisica e psichica simili a quella dei barbiturici, anche se la
dipendenza fisica risulta essere molto pi modesta.

b. Stimolanti
(1) Cocaina
La cocaina si ottiene dalle piante della coca (erythroxylon coca) che originaria ed coltivata
sugli altopiani della Cordigliera delle Ande dellAmerica meridionale, in particolare nella
Bolivia, Per, Colombia; anche se in minor misura viene altres coltivata anche in Ecuador e in
Argentina, cos come nelle Indie Orientali di Silon, Madras e Giava.
La cocaina viene estratta dalle foglie secche.
La cocaina una polvere bianca cristallina, fioccosa, incolore, di sapore amaro, molto
solubile in alcool e poco in acqua fredda. Essendo igroscopica spesso si presenta in grumi o a
blocchi.
Nelluso corrente, infatti, il cloridrato di cocaina a contatto delle mucose (lingua e narici)
provoca sensazione di freddo e di insensibilit. Essa pu essere anche inalata oppure assunta
per iniezione sottocutanea o endovena o per vie orali.
La cocaina agisce sul sistema nervoso centrale, sia come anestetico che come stimolante.
Quando viene sniffata gli effetti, si manifestano dopo qualche minuto circa : si avverte una
sensazione di benessere, di ebbrezza euforica, di ipersensibilit emotiva e di percezione delle
immagini e dellattenzione, senso di sicurezza, di onnipotenza ed esaltazione, senza ombra di
stanchezza. Spesso il cocainomane indotto a sopravvalutare le sue reali condizioni con
conseguente pericolosit sociale a causa di possibili azioni inconsulte.
La sostanza d modesta dipendenza fisica, ma moltissima si rivela quella psichica.
(2) Crack
E un tipo particolare di stupefacente in quanto deriva dalla cocaina frantumata cio trattata
con sostanze chimiche che evidenziano i componenti genetici (sali) della sostanza stessa.
Tale sostanza che valutata per tossicit ed effetti 5 o 6 volte superiore al cloridrato di cocaina,
viene fumata (pipette di vetro o sigarette) spesso mescolata a tabacco o marijuana.
Lazione uguale ma pi intensa a quella della cocaina, entra in circolo nel giro di 10 II ma
svanisce come effetti nel giro di 10 minuti, per cui, il soggetto, tende a ripetere le assunzioni.
(3) Anfetamine
Gli anfetaminici sono dei farmaci che al pari della cocaina hanno una potente azione stimolante
sul sistema nervoso. Aumentano lo stato di vigilanza, esaltano lumore e leuforia,
diminuiscono il senso della fatica, danno maggiore capacit di concentrazione, di loquacit ed
iperattivit.
Luso non medico di anfetamine diffuso con motivazioni tipicamente strumentali; nel campo
sportivo, ad esempio, ne stato fatto largo impiego per raggiungere risultati atletici di alto
livello.

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Frequenti inoltre sono le intossicazioni di simpamina fra gli studenti in occasione degli
appuntamenti degli esami.
c. Allucinogeni
(1) Canapa indiana
La canapa indiana una pianta erbacea annuale di altezza variabile da 1 a 2 metri, con fusto
del diametro di circa 3 cm, con foglie palmari e seghettate riunite in gruppi da 3 a 7.
La cannabis indica (indiana) cresce lungo tutta la fascia equatoriale .
Le zone di maggiore produzione sono:
Medioriente: Turchia, Siria, Libano;
Asia centrale: Iran, Pachistan, Afganistan, India, Nepal;
Africa: Marocco, Nigeria, Ghana, Zaire;
America centrale: Colombia, Messico del sud.
I derivati che si ottengono dalla canapa indiana sono : hashish, marijuana ed olio di hashish.
La sommit fiorite delle piante femminili di canapa indiana presentano peli che secernono una
resina con alto contenuto di THC (tetraidrocannabinolo), mentre le foglie che vengono tritate e
lavorate come il tabacco, hanno un contenuto inferiore di sostanza attiva (marijuana).
Sia la resina che le foglie vengono lavorate e confezionate in pani o tavolette che si presentano
con colori variabili a seconda della zona di produzione e vanno dal grigio verdastro al giallo
scuro tendente al marrone o al rosso al bruno intenso.
Lolio di hascisc viene ottenuto con vari procedimenti sia per distillazione che mediante
ripetute estrazioni con solventi (il pi comune luso della benzina) fino ad eliminazione delle
parti vegetali.
Nelluso corrente lolio di hashish viene spalmato con uno o due gocce su una normale
sigaretta o meglio ancora se di marijuana.
(2) LSD
La pi potente tra le molecole allucinogene indubbiamente la dietilammide-25 dellacido
lisergico (LSD) chiamata comunemente acido. Viene ottenuto per modificazione chimica
dellacido lisergico. E una molecola che si trova in natura in un fungo parassita di alcune
graminacea della segala cornuta .
LLSD una sostanza incolore, inodore, solubile in acqua ed alcool viene assunta per via orale
: se liquido basta qualche goccia su una zolletta di zucchero o su un pezzetto di carta
assorbente, se solido in piccole compresse chiamate a seconda della forma : micropunte,
piramidi, vulcani o venduta in capsule.
La tolleranza molto forte mentre non esiste o quanto meno insignificante la dipendenza
fisica e psichica.
Luso di LSD porta a: disturbi psichici, turbe della memoria nonch fenomeni di schizofrenia.
Inoltre il cos detto fenomeno Flash-back che consiste nel rivivere a distanza di tempo e
improvvisamente, le stesse sensazioni avute durante il viaggio, senza per altro avere fatto uso
di sostanze stupefacenti.
(3) Ecstasy
In questi ultimi anni sta avendo grande diffusione sul mercato italiano ed internazionale un
nuovo tipo di stupefacente lM.D.M.A. noto comunemente col nome di ecstasy.
Questa sostanza del tipo anfetaminico ed allucinogeno, malgrado fosse stata scoperta nel 1914,
comincia a diffondersi negli anni 70 divenendo preoccupante ai giorni nostri in quanto
diffusa fra i pi giovani.
LEcstasy, di facile produzione e di basso costo, facilmente reperibile; viene venduta in
pillole variamente colorate.

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Aumenta lattivit ipersensoriale e di resistenza provocando in caso di abuso i danni tipici delle
sostanze anfetaminiche ed allucinogene.
(4) Inalanti
Gi tra gli antichi Greci era praticata linalazione di vapori di spezie o gas naturali allo scopo
di ottenere uno stato di ebbrezza che poteva raggiungere anche lestasi.
Anche ai giorni nostri la pratica di inalare sostanze volatili tossiche divenuta molto diffusa
specie in quelle fasce di et giovanissime che si aggirano dai 13 ai 15 anni.
Molte sono le sostanze in commercio i cui vapori se inalati danno effetti psicotropi. Tra le
sostanze pi comuni troviamo : etere, benzina, cloroformio, protossido di azoto, anestetici
vari, vernici, collanti, cherosene, gas liquidi, acetone, trielina, etc. che sprigionano allaria
vapori che hanno tutte le caratteristiche della droghe.
Infatti sono sostanze tossiche che incidono sul sistema nervoso centrale.
Numerose sono le morti dovute a questa pratica.
d. Ultime droghe
Negli ultimi tempi si sta registrando nel mercato degli spacciatori lingresso di nuovi tipi di
stupefacenti, particolarmente pericolosi.
Trattasi del COBRET o KOBRET e dello SHABOO. Droghe utilizzate specialmente da
giovanissimi, acquistabili a prezzi modici.
Tali sostanze costituite da misture e scarti delle principali sostanze stupefacenti (eroina-cocaina),
provocano gravi danni allindividuo e risultano molto spesso pi dannose per la salute, per gli effetti
incontrollabili.

139
V TESI ATTIVITA TECNICO SCHENTIFICE: POLIZIA
SCIENTIFICA. IL SERVIZIO CARABINIERI
INVESTIGAZIONI SCIENTIFICHE

1. Il Servizio Carabinieri Investigazioni Scientifiche


a. Generalit
La polizia giudiziaria risente, pi che nel passato, della necessit di filtrare costantemente indizi e
valutazioni al vaglio severo della prova. Di qui il ricorso alla scienza, ai suoi mezzi in continua evo-
luzione ed alla loro possibilit di fornire risultati scientificamente validi e giuridicamente ricono-
sciuti e accettati. In questo quadro lArma dei Carabinieri, da sempre in prima fila nella lotta alla
criminalit, oltre a dotare i comandi periferici ai vari livelli delle strumentazioni tecniche gi esa-
minate ha costituito e potenziato un Centro di Investigazioni Scientifiche, in Roma, organizzato a
sviluppare attivit di supporto tecnico-operativo diretta a soddisfare le esigenze di indagine scienti-
fica rappresentate dalla Magistratura e da tutti i comandi e reparti dellArma.
a. Procedure
Le richieste di attivazione (analisi su reperti e/o interventi sul posto) del Raggruppamento o dei Re-
parti Investigazioni Scientifiche, in relazione al grado di accertamento, devono sempre essere inol-
trate per il tramite dei Comandi Provinciali/Reparti Territoriali o dei Reparti equipollenti
dellorganizzazione speciale.
Le aliquote Carabinieri delle Sezioni di Polizia Giudiziaria devono trasmettere le proprie istanze, o
quelle disposte dallAutorit Giudiziaria, ai Comandi dai quali dipendono.
Tutti i Comandi retti da ufficiali devono inviare le richieste urgenti, motivate da concrete esigenze
operative, direttamente agli organi tecnici, informando la scala gerarchica fino a livello Comando
di Corpo.
I1 Raggruppamento ed i Reparti Investigazioni Scientifiche segnalano tempestivamente ai Comandi
richiedenti gli accertamenti:
per i quali i tempi di risposta siano superiori alla settimana;
completati e pronti per essere ritirati;
I reperti devono sempre essere:
prelevati, confezionati e trasmessi:
in modo tale da evitare alterazioni o distruzioni, applicando, con estrema cura, le precise
procedure indicate nella pubblicazione "Le indagini Tecnico Scientifiche nell'Arma dei Ca-
rabinieri - Vademecum Tecnico Operativo - I 11 bis" del Comando Generale dellArma;
in ossequio alle norme di legge previste ed alle eventuali specifiche disposizioni della Magi-
stratura competente;
in particolare, deve esserci sempre, il nulla osta dell A.G. trattandosi nella maggioranza dei
casi, di accertamenti tecnici irripetibili previsti dallart. 360 C.P.P.
recapitati e ritirati a mezzo corriere;
accompagnati da una breve sintesi dellevento e del contesto giudiziario, in modo da agevolare
lo sviluppo dello specifico accertamento richiesto.

141
DIRITTO PENALE E LEGGI SPECIALI
(NOZIONI)
I TESI IL DIRITTO PENALE: I REATI IN GENERALE

1. Il diritto penale, nozione e carattere


Il diritto penale costituisce quel complesso di norme giuridiche con cui lo Stato, mediante la
minaccia di una sanzione (pena), proibisce determinanti comportamenti umani che considera
contrari ai fini che esso persegue (reati). Pertanto, pu affermarsi che la funzione del diritto penale
la difesa della societ dai reati.

2. La norma penale
a. Definizione ed elementi costitutivi
Per norma penale si intende ogni disposizione di legge che vieta o impone una determinata condotta
e che prevede l'inflizione di una sanzione penale in caso di trasgressione.
Gli elementi costitutivi della norma incriminatrice sono:
il precetto: comando o divieto di compiere una determinata azione;
la sanzione: conseguenza giuridica che deriva dalla inosservanza del precetto.
Inoltre, va precisato che la norma penale :
perfetta quando contiene sia il precetto che la sanzione;
imperfetta quando contiene solo il precetto o solo la sanzione;
in bianco quando contiene una sanzione determinata ma un precetto generico, il quale dovr
essere specificato da elementi futuri determinati non dalla legge, ma dallautorit
amministrativa;
integratrice quando, non contenendo n la sanzione n il precetto, mira esclusivamente a
delimitare il contenuto e la portata di altre norme penali o a disciplinarne lapplicabilit.
b. Caratteri della norma penale
Sono:
limperativit, in quanto la norma, una volta posta in essere, diviene obbligatoria per tutti coloro
che si trovano nel territorio dello Stato;
la statualit, in quanto la norma penale deriva soltanto dallo Stato. Non non possono avere
natura penale le norme previste negli Statuti degli enti (pubblici o privati) dello Stato, n quelle
contenute nelle convenzioni internazionali.
c. Destinatari della norma penale
Secondo la dottrina tradizionale i destinatari della norma penale sono indistintamente tutti i
consociati.
Alla luce di questo concetto va precisato che il diritto penale un ramo del diritto pubblico poich
tutela linteresse pubblico dello stato alla conservazione e al progresso della collettivit sociale,
mediante la sanzione delle condotte illecite ritenute particolarmente lesive degli interessi
fondamentali e dei beni giuridici di elevata rilevanza.

3. Concetto di reato
Il reato ogni fatto umano per il quale prevista una sanzione penale. La dottrina penalistica distingue
due diverse nozioni di reato:
formale, secondo cui reato ogni fatto umano al quale lordinamento giuridico ricollega una
sanzione penale, vale a dire una pena inflitta dalla Autorit giudiziaria a seguito di un procedimento

145
giurisdizionale (c.d. pena criminale);
sostanziale, secondo cui reato ogni fatto socialmente pericoloso.

4. Differenze tra il reato e gli altri illeciti


Lordinamento giuridico pu configurare un comportamento umano contrario ad una norma come
illecito penale, illecito civile o illecito amministrativo. La distinzione dellillecito penale dallillecito
amministrativo si fonda esclusivamente su elementi formali ossia in base al tipo di sanzione prescelta
dal legislatore e dallorgano - giurisdizionale o amministrativo - competente ad infliggere la sanzione.
Analogamente, si ritiene che il reato (illecito penale) possa essere distinto dallillecito civile
esclusivamente in base al criterio della sanzione: pena per il reato e risarcimento del danno, risoluzione
del contratto, restituzione, etc. per lillecito civile.

5. Delitti e contravvenzioni
I reati si distinguono in due grandi categorie, secondo la diversa pena per essi rispettivamente stabilita:
delitti e contravvenzioni.
Quanto al criterio di distinzione lart. 17 C.P. stabilisce che:
i delitti sono reati per i quali sono stabilite le pene dellergastolo (art. 22 C.P.), della reclusione
(art. 23 C.P.) e della multa (art. 24 C.P.);
le contravvenzioni sono reati per i quali sono stabilite le pene dellarresto (art. 25 C.P.) e
dellammenda (art. 26 C.P.).
Lergastolo, la reclusione e larresto sono pene detentive, mentre la multa e lammenda sono pene
pecuniarie.

6. Il soggetto attivo del reato


Il soggetto attivo del reato colui (o coloro, nel caso di concorso) che pone (o che pongono) in
essere il comportamento vietato dalla norma incriminatrice.
In relazione al soggetto attivo, distinguiamo:
reati comuni: quelli posti in essere da qualunque soggetto, indipendentemente da particolari
caratteristiche soggettive. In tali ipotesi la norma, di regola, fa riferimento a chiunque (ad es.:
lomicidio);
reati propri: quelli posti in essere solo da soggetti che rivestono una determinata, qualifica
giuridica o naturalistica, ovvero che si trovano in una determinata situazione (cos, solo un
pubblico ufficiale, la cui nozione contenuta nellart. 357, o un incaricato di pubblico servizio,
secondo la nozione dellart. 358, possono commettere il delitto di peculato, art. 314; solo chi
testimone in un processo pu commettere il reato di falsa testimonianza, art. 372, etc.).

7. Il soggetto passivo del reato


Il soggetto passivo del reato (nel codice si parla di persona offesa dal reato) il titolare del
bene o dellinteresse che la norma giuridica tutela e che pertanto leso dal comportamento
umano costituente reato (es.: soggetto passivo del delitto di ingiuria la persona che viene offesa).
Soggetto passivo pu essere un singolo individuo ovvero una persona giuridica, ivi compreso lo Stato
(es.: nei reati contro la personalit dello Stato, nei reati contro lamministrazione della giustizia, etc.).
Quando un reato lede o pone in pericolo pi beni - interessi, appartenenti a persone distinte, si dice
plurioffensivo (es. la calunnia offende nello stesso tempo lo Stato nel suo interesse alla regolare
amministrazione della giustizia e la persona falsamente incolpata).

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8. Il Codice Penale
Lattuale codice fu approvato con il R.D. del 19 ottobre 1930, n. 1398 ed entrato in vigore il 1 luglio
del 1931. Esso si suddivide in tre libri.
Il libro primo tratta dei reati in generale (artt. 1-240); i libri secondo e terzo sono dedicati
rispettivamente ai delitti (artt. 241-649) ed alle contravvenzioni (artt. 650-734bis).

9. Le leggi speciali e complementari


Attualmente, per quanto attiene la materia penale il codice non pi sufficiente ad adempiere ai
compiti per i quali fu preparato; infatti nel corso degli anni sono state emanate moltissime leggi penali
speciali e complementari che hanno introdotto nuove figure di reato o modificato reati gi previsti dal
codice, rendendo frammentaria e complessa la conoscenza, linterpretazione e lapplicazione del diritto
penale.
Tra le leggi speciali complementari si richiamano, ad esempio, la legge 24 novembre 1981, n. 689, in
materia di depenalizzazione; la legge 20 febbraio 1958, n 75, in materia di prostituzione, cos come
modificata dalla L. 3 agosto 1998, n. 269 e dalla legge 6 febbraio 2006 n. 38; il DPR 9 ottobre 1990, n.
309 e successive modifiche, in materia di stupefacenti, etc..

10. I principi del diritto penale (cenni)


Il diritto penale regolato da principi generali posti a garanzia del cittadino. In particolare:
Principio di legalit, previsto dallart. 25 commi 2 e 3 Cost. e dal codice penale agli artt. 1 e 199, e
sue ulteriori articolazioni:
Principio della riserva di legge, secondo cui i reati possono essere introdotti nellordinamento
solo con leggi o atti aventi forza di legge (dello Stato: cd. statualit);
Principio di tassativit e sufficiente determinatezza, secondo cui la norma penale deve essere
formulata in modo tale da consentire una chiara, univoca ed agevole individuazione del
comportamento penalmente sanzionato;
Divieto di analogia, secondo cui il giudice non pu estendere analogicamente le norme che
sanciscono l'applicazione di pene e non pu irrogare pene al di fuori dei casi espressamente
previsti dalle leggi;
Principio di irretroattivit, previsto dall'art. 25 comma 2 cost., e dall'art. 2 comma 1 C.P.,
secondo cui non si pu essere puniti per un fatto che al tempo in cui lo si commesso non
costituiva reato. Lart. 2 c.p. regola la delicata problematica legata alla successione delle leggi
penali nel tempo (vedasi paragrafo 11).
Principio di obbligatoriet (art. 3 cp), secondo cui la legge penale italiana obbliga tutti coloro che,
cittadini o stranieri, si trovano nel territorio dello Stato, fatte salve talune eccezioni espressamente
previste.
Principio di colpevolezza o personalit della responsabilit penale (art. 27 Cost.): si pu essere
responsabili solo per fatto proprio colpevole;
Ignoranza della legge penale (art. 5 C.P. come modificato a seguito della sentenza Corte Cost. n.
364 del 1988), secondo cui nessuno pu invocare a propria scusa lignoranza della legge penale, a
meno che non si tratti di ignoranza inevitabile.

11. I limiti di efficacia della legge penale


La legge penale ha dei limiti temporali e spaziali di efficacia:
limiti temporali: in generale, nel caso di successioni di leggi penali, vale il principio secondo il
quale la nuova legge penale si applica solo ai fatti compiuti dopo la sua entrata in vigore. Lart. 2
C.P. prevede 4 distinte situazioni:

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nessuno pu essere punito per un fatto che non costituiva reato al tempo in cui fu commesso
(comma 1);
nessuno pu essere punito per un fatto che, secondo una legge entrata in vigore dopo che lo
aveva commesso, non costituisce reato (cd. abolitio criminis); nel caso in cui il soggetto sia
stato condannato (cio la sentenza sia passata in giudicato), ne cessano lesecuzione e gli effetti
penali (comma 2);
il caso in cui una persona stata condannata a pena detentiva e la legge posteriore prevede
esclusivamente la pena pecuniaria; in tal caso la pena detentiva inflitta si converte
immediatamente nella corrispondente pena pecuniaria, ai sensi dellart. 135 c.p. (comma 3);
nel caso, infine, in cui la legge in vigore al momento in cui fu commesso il fatto sia stata
soltanto modificata da una successiva, si applicher fra le due quella pi favorevole al reo in
concreto, a meno che sia stata pronunciata sentenza irrevocabile.
limiti spaziali: la legge penale italiana si applica solo se un reato stato commesso nel territorio
dello Stato, salvo talune eccezioni stabilite dagli artt. 7, 8, 9 e 10 C.P.. Il reato, in base allart. 6
comma 2 del codice penale, si considera commesso nel territorio dello Stato, quando lazione o
lomissione, che lo costituisce, ivi avvenuta in tutto o in parte, ovvero si ivi verificato levento
che la conseguenza dellazione od omissione.

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II TESI IL REATO: ELEMENTO OGGETTIVO, SOGGETTIVO E
ANTIGIURIDICITA

1. Gli elementi del reato

Nel reato si distinguono elementi essenziali ed elementi accidentali.


Gli elementi essenziali sono quelli senza i quali il reato non si perfeziona.
Essi sono:
lelemento oggettivo che rappresentato da:
condotta;
evento;

rapporto di casualit.
lelemento soggettivo che rappresentato invece dal legame psicologico tra il fatto ed il suo autore.
Esso pu assumere le forme del dolo, della colpa o della preterintenzione;
lantigiuridicit, ossia lassenza di cause di giustificazione che rendano il comportamento di specie
rispettoso dellordinamento giuridico.
Gli elementi accidentali sono invece quelli la cui presenza non indispensabile per la sussistenza del
reato. Fra di essi individuiamo le circostanze, che influiscono sulla minore o maggiore gravit della
pena.

2. Elemento oggettivo
a. La condotta
E il comportamento umano che si manifesta esteriormente e pu consistere in:
azione (c.d. reati di azione) si identifica nel comportamento (movimento del corpo) con il quale
un soggetto trasgredisce il divieto previsto nella norma penale;
omissione (c.d. reati di omissione o omissivi) quando si concretizza in una omissione del
soggetto. Per aversi reato necessario che il soggetto ometta di compiere unazione che, per
legge, aveva lobbligo giuridico penalmente sanzionato di compiere (es: omissione di soccorso)
e che era possibile compiere.
La condotta pu esaurirsi in un solo istante (reati istantanei, come ad esempio il furto), oppure
proseguire per un certo tempo e determinare il protrarsi della situazione dannosa o pericolosa (reati
permanenti, come ad esempio il sequestro di persona), ovvero ripetersi in maniera seriale, affinch
assuma rilevanza penale (reati abituali, come i maltrattamenti o lo sfruttamento della prostituzione).
b. Levento
Si tratta delleffetto o del risultato della condotta posta in essere dal soggetto. Ad esempio, nel
delitto di lesione personale, di cui all'art. 582 del C.P., l'evento la malattia.
In altri reati, invece, levento non richiesto, ma sufficiente il compimento di una determinata
azione od omissione. In questi casi ci troviamo di fronte ai reati di pura condotta, come ad
esempio levasione o il rifiuto di atti di ufficio.
Infine, ci sono dei reati, i cosiddetti reati aggravati dallevento, in cui il verificarsi di un evento
rispetto al fatto che gi di per s costituisce reato, incide sulla gravit del reato; si pensi, ad esempio,
con riferimento al reato di omissione di soccorso, di cui all art. 593 C.P., allevento morte della
persona ferita e non soccorsa che costituisce aggravante del reato di omissione di soccorso
comportando il raddoppio della pena.

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c. Il rapporto di causalit
Solo nei reati in cui previsto un evento, per aversi reato occorre un terzo elemento: un nesso
causale tra la condotta posta in essere e levento da essa determinato, ossia un rapporto causa-
effetto.
Pertanto lautore di un fatto previsto dalla legge penale come reato punibile solo se la condotta che
egli ha tenuto ha causato levento.
In questo contesto, i criteri fondamentali possono cos essere sintetizzati:
in base agli artt. 40 e 41 commi 1 e 2 C.P., una condotta causa dellevento quando senza di
essa levento stesso non si sarebbe verificato;
in base allart. 41 commi 1 e 3 C.P., il rapporto di causalit non escluso dal fatto che a
determinare levento abbiano concorso anche delle concause estranee alla condotta del reo;
il rapporto di causalit escluso unicamente nei casi in cui alla condotta del reo sopravviene una
causa a carattere eccezionale la quale per esclusiva forza propria, in grado di cagionare
levento. Ma in tal caso, se l'azione o l'omissione precedentemente commessa dal soggetto attivo
costituisce per s un reato, si applica la pena per questo stabilita.

3. Elemento soggettivo
Lelemento soggettivo del reato consiste nella colpevolezza del soggettivo attivo e cio nella
riferibilit della condotta e dellevento alla volont del soggetto attivo.
Nessuno pu essere punito per unazione od omissione prevista dalla legge come reato, se non lha
commessa con coscienza e volont.
Quando non esistono la coscienza e la volont della condotta il soggetto attivo non punibile; ci
avviene quando il fatto stato commesso per:
forza maggiore, cio una forza esterna a cui lagente non era in grado di opporsi;
costringimento fisico, cio una violenza esercitata da altri ed alla quale il soggetto non poteva
resistere o sottrarsi;
caso fortuito, ovvero un fatto imprevisto ed imprevedibile, del tutto estraneo alla volont del
soggetto.
Lelemento soggettivo pu avere le seguenti forme fondamentali: il dolo e la colpa
I delitti sono punibili solo se commessi con dolo, salvo che la punibilit per colpa sia espressamente
stabilita.
Agisce con dolo il soggetto attivo che prevede e vuole sia la condotta che levento, dai quali la legge fa
dipendere lesistenza del reato stesso.
La colpa si caratterizza, invece, per il fatto che presuppone la mancanza, nellagente, della volont di
provocare levento.
Per la sussistenza della colpa occorrono due elementi: la mancanza di volont dellevento ed il fatto
che il reato si verifica per negligenza, imprudenza, imperizia (cosiddetta colpa generica) o per
inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline (cosiddetta colpa specifica).
Lelemento soggettivo pu avere anche la forma della preterintenzione che consiste nel cagionare un
evento pi grave di quello voluto. Il codice penale disciplina espressamente una sola figura di reato
preterintenzionale e cio lomicidio preterintenzionale (art. 584): esso si verifica quando lagente, con
atti diretti a commettere il delitto di percosse o lesioni, cagiona la morte non voluta di un uomo.
a. Il dolo in particolare
Lart. 43, comma 1, definisce che un reato doloso o secondo lintenzione, quando levento
dannoso o pericoloso, quale risultato dellazione o dellomissione e da cui la legge fa dipendere
lesistenza del reato stesso, dallagente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione
od omissione.

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Sono voluti i risultati verso i quali:
la volont del colpevole era intenzionalmente e direttamente indirizzata (dolo diretto);
la volont non era direttamente indirizzata, ma che il colpevole ha comunque accettato di poter
determinare allorch, nel prevederli come probabili o possibili conseguenze della sua condotta,
ha egualmente tenuto questa agendo anche a costo di cagionarli (dolo eventuale).
Il dolo non va confuso con il movente: questultimo la ragione intima per la quale la volont
criminosa sorta nellanimo di chi ha commesso il fatto. Nelle ipotesi in cui il movente elemento
essenziale del reato, il dolo richiesto non pi generico, ma specifico. Pertanto, il dolo specifico
quando la norma assume un fine specifico ad elemento essenziale del reato (es.: nel furto c il dolo
specifico di trarre profitto) la cui realizzazione per non necessaria per lesistenza del reato.
b. La colpa in particolare
Un reato colposo, o contro lintenzione, quando levento, anche se preveduto, non voluto
dallagente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di
leggi, regolamenti, ordini o discipline.
Le regole di condotta che possono anche non essere scritte, ma dettate solo dalla coscienza sociale;
se sono inosservate per colpa, questultima si denomina colpa generica. La colpa generica pu
derivare da imprudenza, negligenza o imperizia. La colpa specifica consiste invece nella
inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline.
Un principio generale va evidenziato: losservanza delle regole cautelari scritte fa venire meno la
responsabilit colposa solo quando, a carico di chi ha commesso il fatto non residuano margini di
colpa generica.

4. Lantigiuridicit
Secondo la c.d. concezione tripartita, per aversi il perfezionamento del reato deve, altres, ricorrere il
requisito dellantigiuridicit, ossia che quel comportamento in concreto tenuto non risultava richiesto
dallordinamento e perci conforme ad esso.
In estrema sintesi, in presenza di una condotta astrattamente conforme al modello descritto dalla norma
incriminatrice, non deve ricorrere una causa di giustificazione, come ad esempio la legittima difesa o
ladempimento di un dovere, che rende lecito il contegno in rilievo.

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III TESI LE FORME DI MANIFESTAZIONE DEL REATO: IL
TENTATIVO - CIRCOSTANZE ATTENUANTI ED
AGGRAVANTI - IL CONCORSO

1. Generalit
Il reato pu manifestarsi in forme diverse che riguardano principalmente:
il numero di coloro che lo commettono; in tal caso il reato si distingue in:
reato monosoggettivo;
reato plurisoggettivo, a concorso necessario (es. rissa, associazione per delinquere, etc.) o
eventuale (es. furto);
il grado di realizzazione del fatto (si distingue in reato consumato o reato tentato);
il livello di gravit (si distingue in reato semplice o circostanziato).
2. Il reato circostanziato
Le circostanze sono elementi accidentali del reato (cio non essenziali). Esse si limitano ad incidere
sulla sua gravit ed hanno la funzione di adeguare la pena al caso concreto.
Le circostanze si suddividono in:
Aggravanti e attenuanti, in particolare:
aggravanti, determinano un aggravamento della pena. Le circostanze aggravanti comuni sono
previste dall'art. 61 C.P.;
attenuanti, determinano, invece, unattenuazione della pena e sono previste dallart. 62 C.P.;
esistono poi le attenuanti generiche, la cui applicazione disciplinata dallart. 62bis CP;
Oggettive (che riguardano la modalit della condotta, la gravit delloffesa, la qualit della persona
offesa art. 70 co. 1 C.P.) e soggettive (che riguardano lintensit del dolo o il grado della colpa, la
qualit del colpevole, i rapporti tra colpevole ed offeso, la persona del colpevole art. 70 co. 2
C.P.);
Ad effetto comune o ad effetto speciale: sono ad effetto comune quelle che comportano un
aumento o una diminuzione non superiore ad un terzo della pena base; sono ad effetto speciale le
circostanze che comportano un aumento o una diminuzione della pena superiore ad un terzo;
Comuni (cio applicabili a qualsiasi reato) e speciali (riferibili ad un solo reato o ad un gruppo di
reati).
3. Il reato consumato e tentato
A seconda del grado di realizzazione, il reato si distingue in:
reato consumato, quando lautore realizza completamente gli elementi essenziali previsti dalla
norma penale;
reato tentato, (dicesi anche tentativo) , invece, quello che non realizza pienamente il fatto previsto
dalla norma, poich, per cause indipendenti dalla volont dellagente, si interrompe in una fase
precedente.
Il delitto tentato costituisce una figura autonoma di reato, qualificato da una propria struttura, che si
ottiene dalla combinazione della specifica norma incriminatrice con la disposizione contenuta
nellart. 56 C.P..
Il tentativo punibile solo con riferimento ai delitti dolosi. Il tentativo, che si colloca tra la fase
della preparazione e quella dellesecuzione, descritto dallart. 56 C.P. e consiste nel compimento
di atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere un delitto non seguiti, per, dalla
consumazione di questo.

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La mancata consumazione del reato deve essere collegata a cause umane, naturali, occasionali,
indipendenti dalla volont dellagente. Se il mancato potenziamento del delitto dipende dalla
volont dellagente, si tratter, a seconda dei casi, di desistenza (art. 56 comma 3 C.P.), cio
quando lagente interrompe volontariamente lazione criminosa) o di recesso attivo o
ravvedimento operoso (art. 56 comma 4 C.P.), ossia quando il verificarsi dellevento impedito
dalla condotta dello stesso agente. Pertanto, nellipotesi di recesso, il ravvedimento operoso segue la
realizzazione della condotta, ma precede, impedendolo, il verificarsi dellevento.

4. Il concorso di persone nel reato


Quando il reato commesso da pi persone, si parla di concorso di persone nel reato. Il concorso di
persone nel reato pu essere:
necessario: si verifica per quei reati che, per la loro natura, devono essere commessi
necessariamente da due o pi persone (ad esempio la rissa, l'associazione per delinquere, etc.);
eventuale: ricorre per tutti quei reati che possono essere commessi indifferentemente da una o pi
persone (ad esempio il furto, la rapina, l'omicidio, etc.).
Il concorso di persone prevede che gli accordi tra i concorrenti siano occasionali e diretti alla
commissione di uno o pi reati determinati. Il concorso si differenzia dai reati associativi
(associazione per delinquere nelle varie ipotesi) che presuppongono invece lesistenza di un accordo
stabile, diretto allattuazione di un programma delittuoso, precedente e comunque autonomo rispetto
agli accordi particolari relativi ai singoli delitti.
Nei delitti colposi, invece, quando l'evento stato cagionato dalla cooperazione di pi persone, si
verifica la cooperazione nel delitto colposo, disciplinata dall'art. 113 del c.p..
Il concorso eventuale di persone presuppone che esistano i seguenti requisiti:
pluralit di agenti (almeno due);
la realizzazione degli elementi oggettivi del reato, quantomeno nella forme del reato tentato: non
sono infatti punibili n il semplice accordo a commettere il reato, n la semplice istigazione,
semprech il reato non venga commesso (art. 115 C.P.). In talune ipotesi, come ad esempio nella
istigazione alla corruzione (art. 322 C.P.), listigazione o laccordo sono considerati autonome
figure di reato;
il contributo minimo di ciascun concorrente alla realizzazione del reato comune;
la consapevolezza e la volont di concorrere con altri alla realizzazione di un fatto criminoso.
Relativamente al tipo di condotta apportata, il concorso di persone :
materiale, se il correo partecipa attivamente al compimento di atti che costituiscono la condotta
illecita;
morale, se il correo partecipa al reato apportando un contributo che di natura intellettiva
(istigatore o ideatore del reato che sia). Persino la sola presenza sul posto pu configurare
un'ipotesi di concorso morale, se funge da stimolo per gli autori del reato od infonde loro un
senso di sicurezza.
L'elemento soggettivo del concorso pu essere:
doloso, se sussistono la coscienza e volont di contribuire con la propria condotta alla realizzazione
di un illecito penale;
colposo, se non sussiste la volont di commettere il reato, ma solo volont di porre in essere una
condotta di natura colposa, cui consegue un evento che il risultato della cooperazione di pi
comportamenti colposi.

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5. Il concorso di reati
Si ha concorso di reati quando un soggetto viola pi volte la legge penale e deve perci rispondere di
pi reati.
Il concorso di reati pu essere:
materiale o formale;
omogeneo o eterogeneo.
Il concorso materiale consiste in una pluralit di violazione della legge penale mediante una pluralit di
condotte; il concorso formale consiste in una pluralit di violazioni della legge penale mediante una
sola condotta. In caso di concorso formale, lagente sar punito con la pena che dovrebbe infliggersi
per la violazione pi grave aumentata sino al triplo.
Sia il concorso materiale che quello formale pu essere omogeneo (quando le condotte o la condotta
comportano pi violazioni della stessa disposizione di legge), oppure eterogeneo (quando le condotte o
la condotta comportano la violazione di differenti disposizioni di legge).

6. Il reato continuato
Tale figura si verifica quando, con pi azioni od omissioni, esecutive del medesimo disegno criminoso,
si commettono, anche in tempi diversi, pi violazioni della stessa o di diverse disposizioni di legge.
Lidentit del disegno criminoso si realizza quando il soggetto sin dalla prima violazione, ha un
progetto criminoso unitario e rivolto a un determinato scopo, come nellesempio in cui Tizio commette
il furto di unauto da utilizzare, poi, in una rapina.
Anche in tal caso, lagente sar punito con la pena che dovrebbe infliggersi per la violazione pi grave
aumentata sino al triplo.

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IV TESI LE CAUSE DI ESCLUSIONE DEL REATO

1. Generalit
Per cause di esclusione del reato si intendono quei fatti in presenza dei quali un comportamento, che
costituisce normalmente reato, diviene lecito ed esente da pena.
Le cause di esclusione del reato si suddividono in:
oggettive e vengono denominate cause di giustificazione o scriminanti o esimenti;
soggettive e sono denominate scusanti o cause di esclusione della colpevolezza.

2. Le cause oggettive di esclusione del reato (cause di giustificazione o scriminanti)


Le cause di giustificazione, previste dallart. 50 allart. 54 C.P. sono:
a. Il consenso dellavente diritto (art. 50)
una causa di giustificazione generale in base alla quale non punibile chi lede o pone in pericolo
un diritto col consenso della persona che pu validamente disporne.
Il consenso affinch abbia efficacia, deve possedere i seguenti requisiti:
deve essere prestato prima che il fatto venga commesso;
deve essere prestato in modo libero e spontaneo da un soggetto capace e titolare dellinteresse
protetto dalla norma;
deve avere per oggetto un diritto disponibile. La vita non un diritto disponibile, infatti lart. 579
C.P. punisce lomicidio del consenziente.
b. Lesercizio di un diritto o adempimento di un dovere (art. 51)
Esercizio di un diritto
Non punibile chi commette fatti costituenti reato nellesercizio di un diritto.
La causa di giustificazione dellesercizio di un diritto opera solo quando:
lautore del fatto titolare di un diritto;
il diritto esercitato nei limiti consentiti.
Affinch operi questa causa di giustificazione necessario che il fatto previsto come reato da
una norma penale debba essere stato determinato dalla necessit di esercitare un diritto. Occorre,
inoltre, un rapporto di proporzione tra interesse protetto dal diritto ed interesse leso.
Adempimento di un dovere
Non punibile chi commette fatti costituenti reato nelladempimento di un dovere, quando il
dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorit; esso
deve provenire da una Autorit pubblica e non da una autorit privata.
Lordine deve essere legittimo da un punto di vista formale e sostanziale. Un ordine legittimo
dal punto di vista formale, quando emanato da un soggetto munito del relativo potere, diretto
al soggetto competente ad eseguirlo ed provvisto dei requisiti di forma previsti dalla legge.
Infine, un ordine legittimo dal punto di vista sostanziale quando sussistono i presupposti
previsti dalla legge per la sua emanazione.
c. Difesa legittima (art. 52)
Non punibile chi ha commesso un fatto costituente reato, perch vi stato costretto dalla necessit
di difendere un diritto, proprio od altrui, dal pericolo attuale di unoffesa ingiusta, sempre che la
difesa sia proporzionata all'offesa.
Gli elementi costitutivi della legittima difesa sono unaggressione ingiusta e una reazione legittima.

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L'aggressione deve presentare i seguenti caratteri:
oggetto dell'offesa deve essere un diritto (di natura personale o patrimoniale) proprio o altrui;
l'offesa deve essere ingiusta, ossia contraria ai precetti dell'ordinamento, oppure arrecata al di
fuori di una qualsiasi norma che la imponga o l'autorizzi;
il pericolo dell'offesa deve essere attuale, ossia incombente o perdurante. Per pericolo deve
intendersi la probabilit di un danno. Inoltre, secondo la giurisprudenza, la determinazione
volontaria dello stato di pericolo esclude la configurabilit della legittima difesa.
La reazione legittima quando necessaria, inevitabile, idonea a neutralizzare l'offesa e vi
proporzione fra difesa e offesa.
La proporzione deve esistere fra il male minacciato e quello inflitto, nonch fra i mezzi a
disposizione dellaggredito e quelli da lui usati.
Il concetto di proporzionalit stato riconsiderato dal legislatore che con la L. 13 febbraio 2006 n.
59, ha modificato lart. 52 introducendo due nuovi commi.
In particolare, l'art 52, al comma secondo prevede che, nei casi previsti dall'art. 614, primo e
secondo comma (violazione di domicilio), sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma
dell'art. 52 (legittima difesa), se taluno, legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati, usa
un'arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo, al fine di difendere:
la propria o altrui incolumit;
i beni propri o altrui, quando non vi desistenza e vi pericolo di aggressione.
Il codice penale stabilisce, inoltre, che la medesima disposizione si applica quando il fatto si
verifichi allinterno di luoghi in cui venga esercitata unattivit commerciale, professionale o
imprenditoriale.
Al riguardo giova rammentare recente giurisprudenza che ha evidenziato come le modifiche
apportate dalla legge 13 febbraio 2006 n. 59 allart. 52 c.p., hanno riguardato solo il concetto di
proporzionalit, fermi restando i presupposti dellattualit delloffesa e dellinevitabilit delluso
delle armi come mezzo di difesa della propria o dellaltrui incolumit; di conseguenza, la reazione a
difesa dei beni legittima solo quando non vi sia desistenza e, anzi, sussista un pericolo attuale per
lincolumit fisica dellaggredito o di altri.
d. Uso legittimo delle armi (art. 53)
Luso legittimo delle armi una scriminante propria: pu essere applicata solo nei confronti dei
pubblici ufficiali, appartenenti alle forze dellordine, ossia quei pubblici ufficiali che, per motivi di
ufficio, possono portare armi senza licenza.
Gli elementi delluso legittimo delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica sono:
uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, al fine di adempiere ad un dovere
dufficio;
la necessit di respingere una violenza o di vincere una resistenza, o di impedire la
consumazione dei delitti di strage, di naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro
ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata e sequestro di persona;
proporzione.
Luso legittimo delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica deve essere oltre che necessario
anche proporzionato.
Al riguardo la giurisprudenza ha evidenziato che, perch possa riconoscersi la scriminante in esame,
occorre, nellordine che:
non vi sia altro mezzo possibile;
tra i vari mezzi di coazione venga scelto quello meno lesivo;
luso di tale mezzo venga graduato secondo le esigenze specifiche del caso, nel rispetto del
fondamentale principio di proporzionalit, da ritenersi operante, pur in difetto di espresso

158
richiamo, anche con riguardo alla suddetta scriminante (Cass. pen., sez. IV, 10/01/2008, n. 854).
e. Stato di necessit (art. 54)
Ricorrendo il pericolo attuale di un danno grave alla persona (es.: per il bene della vita o
dellincolumit personale) e purch la situazione di pericolo non sia stata causata dallo stesso
soggetto (con dolo o colpa), il soggetto pu compiere in danno di un terzo unazione che
normalmente costituisce reato, sempre che questa sia assolutamente necessaria per salvarsi e sia
proporzionata al pericolo.
Perch ricorra lo stato di necessit occorre dunque:
lesistenza di una situazione di pericolo attuale, da cui possa derivare un danno grave alla
persona, la quale non abbia causato la situazione di pericolo, n sia tenuta ad esporsi;
unazione lesiva assolutamente necessaria per salvarsi e proporzionata al pericolo.

3. Le cause soggettive di esclusione del reato (scusanti)


Esse consistono in alcune forme di errore.
Lerrore consiste in una falsa rappresentazione della realt e pu incidere sulla fase ideativa del
reato o sulla fase esecutiva del reato.
Nel caso in cui incida sulla fase ideativa si distingue in:
Errore sul diritto: lerrore sul diritto una forma di ignoranza o di erronea interpretazione della
norma giuridica:
quando si tratta di ignoranza o di erronea interpretazione della legge penale, lerrore di diritto
non scusa tranne che si tratti di ignoranza inevitabile;
lerrore di diritto non scusa neppure quando riguarda una legge, che sebbene diversa dalla legge
penale, ha la funzione di integrarla;
quando per si tratta di errore su legge diversa da quella penale, esso pu scusare ed escludere la
responsabilit quando cagiona un errore sul fatto che costituisce reato (art. 47 comma. 3 C.P.). In
questi casi, lerrore di diritto si risolve in un errore sul fatto e cio su uno degli elementi
costitutivi del fatto reato.
Errore sul fatto: a differenza dellerrore sul diritto, lerrore sul fatto non riguarda lignoranza o
lerronea interpretazione di una norma giuridica, ma lignoranza o lerronea interpretazione di un
dato della realt. Esso pu essere determinato anche dallaltrui inganno. L'errore sul fatto che
costituisce reato esclude la punibilit dell'agente (ossia soggetto attivo), ma, se l'errore stato
determinato da colpa dell'agente, la punibilit non sar esclusa quando il fatto preveduto dalla
legge come delitto colposo.
Quando, invece, lerrore incide sulla fase esecutiva, il reato viene definito reato aberrante. Il legislatore
conosce due ipotesi di reato aberrante:
aberratio ictus (art. 82 C.P.): si verifica quando, per errore nelluso dei mezzi o di esecuzione del
reato o per altra causa, viene cagionata offesa a persona diversa da quella alla quale loffesa era
diretta. Lautore del fatto risponde come se avesse commesso il reato in danno alla persona che
voleva offendere;
aberratio delicti (art. 83 C.P.): si verifica quando, per errore nelluso dei mezzi di esecuzione del
reato o per altra causa, si cagiona un evento diverso da quello voluto; lautore del fatto risponde a
titolo di colpa dellevento non voluto quando il fatto previsto dalla legge come delitto colposo. Se
per lautore del fatto provoca sia levento voluto che quello diverso, risponde a titolo di dolo con
riguardo allevento voluto e a titolo di colpa con riguardo a quello diverso.
Nellambito delle scusanti si annoverano altres:
la coazione morale, di cui allart. 54, c. 3, c.p., che si riconosce quando lazione criminosa
commessa sotto laltrui minaccia, ma con leffetto che, in tal caso, del fatto commesso dalla persona
minacciata risponde chi l'ha costretta a commetterlo;

159
lordine criminoso insindacabile, di cui allart. 51, c. 4, c.p., in ragione del quale non punibile
chi esegue lordine illegittimo, quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla sua
legittimit. Il fatto rimane antigiuridico, ma viene imputato al soggetto che ha emanato lordine;
lignoranza (o errore) inevitabile scusabile della legge penale, a seguito della sentenza della
Corte costituzionale n. 364/88, in funzione della quale non si pu psicologicamente pretendere un
comportamento conforme al diritto.

160
V TESI LE CAUSE DI ESTINZIONE DEL REATO E DELLA PENA

1. Generalit
Alla commissione di un reato segue la punibilit del suo autore e cio lapplicazione delle sanzioni
penali stabilite dalla legge in relazione al fatto reato che si verificato.
La punibilit viene per meno quando intervengono:
le cause di estinzione del reato, le quali escludono lapplicazione della pena a chi ha commesso un
reato e di conseguenza limitano la potest punitiva dello Stato;
le cause di estinzione della pena, che, invece, non incidono sulla potest punitiva dello Stato, ma
solo sulla pena gi inflitta con sentenza definitiva di condanna.
a. Le cause di estinzione del reato
Le cause di estinzione del reato sono:
la morte del reo prima della condanna (art. 150 C.P.);
lamnistia propria, che un provvedimento di clemenza con il quale lo Stato rinuncia a punire
determinate categorie di reati commessi entro un termine fissato (art. 151 C.P.);
la prescrizione del reato, che la rinuncia dello Stato a far valere la sua pretesa punitiva dopo
che trascorso un certo tempo dal verificarsi del reato e presuppone che non sia intervenuto
nessun giudicato (art. 157-161 C.P.);
loblazione nelle contravvenzioni, cio lo spontaneo pagamento di una somma di denaro pari ad
una quota parte dellammenda prevista. Ha l'effetto di degradare il reato ad illecito
amministrativo (art. 162 e 162 bis C.P.);
nei delitti punibili a querela della persona offesa, la remissione della querela, che costituisce la
revoca della querela precedentemente proposta (art. 152 C.P.);
la sospensione condizionale della pena, che la sospensione dellesecuzione della pena inflitta
dal giudice con la sentenza di condanna a condizione che, entro un certo periodo di tempo, il
condannato non commetta altri reati. Qualora ne commetta, egli sconter la vecchia e la nuova
pena. Se invece non ne commette, il reato, per il quale la condanna stata sospesa, viene
dichiarato estinto (art. 163 e 168 C.P.);
il perdono giudiziale, vale a dire la rinuncia dello Stato a condannare il colpevole, un minore di
anni 18 imputabile che mai sia stato condannato per delitto, che non abbia commesso un grave
reato e che si presume si asterr dal commetterne altri (art. 169 C.P.);
la sospensione del processo con messa alla prova, che la sospensione del processo a carico di
un minore con il suo affidamento ai servizi minorili per un periodo di prova. Nel caso di esito
positivo della prova vi sar la dichiarazione di estinzione del reato (artt. 28 e 29 del D.P.R. n.
448/1988);
il patteggiamento, permette lestinzione del reato ove sia stata irrogata una pena detentiva non
superiore a due anni soli o congiunti a pena pecuniaria, se, entro un certo termine a seconda
che si tratti di delitti (5 anni) o di contravvenzioni (2 anni), limputato non commette un reato
della stessa indole (art. 445 co. 2 C.P.P.).
b. Le cause di estinzione della pena
Le cause di estinzione della pena sono:
la morte del reo avvenuta dopo la condanna (art. 171 C.P.);
lamnistia impropria: un atto di clemenza generale con cui lo Stato rinuncia alla pena per quei
reati il cui accertamento giurisdizionale passato in giudicato (art. 151 C.P.);

161
la prescrizione della pena (art. 172 - 173 C.P.);
lindulto, che costituisce un provvedimento a carattere generale con il quale vengono condonate
in tutto o in parte le pene inflitte per tutti i reati o per alcune categorie di essi (art. 174 C.P.);
la grazia, che un atto di clemenza particolare del Presidente della Repubblica con il quale
viene condonata in tutto o in parte una pena principale (art. 174 C.P.);
la non menzione della condanna nel certificato del Casellario Giudiziario che la possibilit di
non fare menzione di una condanna, non particolarmente grave, nel certificato penale richiesto
da privati (art. 175 C.P.);
la riabilitazione, cio lestinzione delle pene accessorie e di ogni altro effetto penale della
condanna, decorso un certo tempo dallesecuzione della pena principale (art. 178 - 181 C.P.);
la liberazione condizionale, un premio concesso al condannato che, durante il periodo di
detenzione, ha dato prova costante di buona condotta (art. 176 - 177 C.P.).

162
VI TESI LEGGE 20 FEBBRAIO 1958 NR. 75 ABOLIZIONE DELLA
REGOLAMENTAZIONE DELLA PROSTITUZIONE E
LOTTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DELLA
PROSTITUZIONE ALTRUI

1. La prostituzione
a. Cenni storici
La prostituzione stata per lungo tempo tollerata dallo Stato italiano, che si limitava a sorvegliare
tale attivit, soprattutto al fine di evitare il diffondersi di malattie veneree; il codice penale, agli artt.
531-536, garantiva tale sorveglianza, punendo il lenocinio, lo sfruttamento della prostituzione e la
tratta di donne e di minori.
Tale sistema fu radicalmente mutato dalla legge 20-2-1958 n. 75, proposta dalla senatrice Merlin
(dalla quale il nome di legge Merlin), che ha introdotto una nuova e radicale regolamentazione della
materia, cos riassumibile:
abolizione delle case di prostituzione;
divieto di apertura di case di prostituzione;
non punibilit della prostituta in quanto tale;
divieto di qualsiasi attivit tesa a consentire, favorire o agevolare la prostituzione.
b. Il concetto di prostituzione e di case di prostituzione
Prostituzione lattivit abituale di un uomo o di una donna che consente a reiterate
prestazioni sessuali previo compenso. Ad essa connessa lidea di unabitualit di prestazioni
sessuali ad un numero indeterminato (ancorch selezionato) di persone, abitualit che, se
dordinario dovuta a scopo venale, pu derivare da mero vizio.
Per aversi prostituzione, dunque, occorre:
labitualit delle prestazioni sessuali;
il fine di lucro.
Sono, per converso, indifferenti a tal fine:
il sesso del soggetto che si prostituisce;
la natura delle prestazioni sessuali (pu trattarsi del coito completo vero e proprio, del coito
incompleto o di qualsiasi altra prestazione sessuale normale o anormale);
la cerchia pi o meno vasta delle persone cui si concede.
Casa di prostituzione qualsiasi spazio circoscritto, composto di uno o pi ambienti, nel quale
si trovino o convengano appositamente una o pi persone disposte a prostituirsi con chiunque
col accede per finalit lussuriose.
Sono, peraltro, indifferenti ai fini del concetto:
il numero e lampiezza della camera;
il decoro e la funzionalit dellarredamento;
la stabilit o periodicit della dimora delle persone che esercitano la loro attivit di
prostituzione.
Se ne ricava che non pu considerarsi esistente una casa di prostituzione tutte le volte in cui un
soggetto riceva persone nel proprio domicilio per avere con esse rapporti carnali, anche per
mercede.

163
c. Esercizio di casa di prostituzione
E previsto nei nn. 1 e 2 del secondo comma dellart. 3 della legge Merlin, e consiste nel fatto di
chiunque abbia la propriet o lesercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di
prostituzione, o comunque la controlli, o diriga o amministri, ovvero partecipi alla propriet,
esercizio, direzione o amministrazione di essa, nonch nel fatto di chiunque che, avendo la
propriet o lamministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di
esercizio di una casa di prostituzione.
I frequentatori della casa sono esenti da responsabilit, in quanto non si pu sostenere che essi
partecipino allandamento funzionale dei locali, limitandosi ad usufruire dellattivit sessuale che
ivi viene svolta.
Infatti, si tratta di reato proprio che richiede una particolare qualit del soggetto attivo risolventesi in
una posizione giuridica o di fatto nei confronti della casa per come organizzata.
d. Tolleranza abituale della prostituzione
E previsto dal n. 3 del citato secondo comma dellart. 3 e consiste nel fatto di chiunque, essendo
proprietario, gerente o preposto ad un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande,
circolo, locale da ballo o luogo di spettacoli o loro annessi e dipendenze, o qualunque locale aperto
al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o pi persone che,
allinterno del locale stesso, si danno alla prostituzione.
Soggetti attivi del delitto possono essere soltanto coloro che rivestono una particolare posizione
giuridica (proprietario, gerente o preposto, come il portiere di un albergo) e che hanno lobbligo di
restare vigilanti per impedire lo svolgimento della prostituzione.
Labitualit riferita alla tolleranza, non gi alla presenza nel locale delle persone che si
prostituiscono.
Per la sussistenza del delitto richiesto che la prostituzione avvenga nel locale, per cui non sussiste
tale delitto quando il gestore del locale tollera la presenza di persone che vi si recano abitualmente
per adescare clienti, ma poi si prostituiscano altrove.
e. Induzione alla prostituzione e lenocinio
Sono previsti dai nn. 4 e 5 del citato articolo.
Risponde di tale delitto chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione o
ne agevoli a tal fine la prostituzione nonch chiunque induca alla prostituzione una donna di
maggiore et, o compia atti di lenocinio, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico,
sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicit.
Si ha reclutamento quando si ingaggia una persona allo scopo di farle esercitare la prostituzione
(esempio: lorganizzazione delle c.d. ragazze squillo).
Si ha agevolazione quando in qualsiasi modo si renda pi facile lesercizio della prostituzione. Va
puntualizzato che la persona agevolata non deve essere gi dedita alla prostituzione, perch
altrimenti si configurerebbero gli estremi del favoreggiamento della prostituzione.
Si ha induzione quando si spinga taluno, senza uso di violenza o minaccia, ma con la sola opera
della persuasione, ad esercitare la prostituzione.
Il lenocinio, infine, consiste in qualsiasi attivit intermediaria svolta dal soggetto per procurare
clienti a chi si prostituisce.
f. Tratta di persone da destinare alla prostituzione
prevista dai n. 6 e 7 dellarticolo citato. Consiste nel fatto di chiunque induca una persona a
recarsi nel territorio di un altro Stato o, comunque, in luogo diverso da quello della sua abituale
residenza, al fine di esercitarvi la prostituzione, ovvero si intromette per agevolarne la partenza,
nonch del fatto di chiunque esplichi una attivit in associazioni ed organizzazioni nazionali od
estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della
prostituzione, ovvero in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo agevoli o favorisca lazione e gli
scopi delle predette associazioni ed organizzazioni.

164
E questa una particolare forma di favoreggiamento che pu essere commessa con qualsiasi mezzo,
non violento n minaccioso, purch idoneo allo scopo (induzione qualificata).
g. Favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione
Trattasi di fattispecie enucleata dal n. 8 del citato articolo consistente nel fatto di chiunque in
qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui.
Favoreggiamento si ha quando il soggetto compia una qualsiasi attivit idonea a rendere pi
agevole lesercizio dellaltrui meretricio; esso pu espletarsi nelle pi svariate forme, tra le quali
quella dellaccompagnamento non occasionale della prostituta sui luoghi prescelti per lesercizio
dellattivit (cos Cass. 27-6-1969).
Non necessaria labitualit.
Lo sfruttamento, invece, consiste nel fatto di chi, sia pure occasionalmente e per un solo caso,
profitti indebitamente, in qualsiasi modo, anche solo accettando ci che gli viene dato, dei guadagni
in denaro o delle altre utilit economiche che chi si prostituisce si procura facendo commercio del
proprio corpo; anche qui non richiesto il principio dellabitualit.
h. Sanzioni
Le ipotesi di reato contemplate nellart. 3 prevedono la pena della reclusione da 2 a 6 anni e della
multa da 258 a 10,329 euro.
Si procede dufficio.
Le misure cautelari coercitive sono applicabili. Larresto in flagranza facoltativo, il fermo non
consentito.
i. Circostanze aggravanti comuni a tutti i delitti
Tutti i delitti fin qui esaminati sono aggravati e le pene conseguentemente raddoppiate (art. 4):
se il fatto commesso con violenza, minaccia, inganno;
se il fatto commesso ai danni o di persona in stato di infermit o minorazione psichica,
naturale o provocata;
se il colpevole un ascendente, un affine in linea retta ascendente, il marito, il fratello o la
sorella, il padre o la madre adottivi, il tutore;
se al colpevole la persona stata affidata per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di
vigilanza, di custodia;
se il fatto commesso ai danni di persone aventi rapporti di servizio domestico o dimpiego;
se il fatto commesso da pubblici ufficiali nellesercizio delle loro funzioni;
se il fatto commesso ai danni di pi persone;
se il fatto commesso ai danni di una persona tossicodipendente.
Laddove ricorrano pi aggravanti, larresto obbligatorio, mentre resta facoltativo nel caso in cui ne
ricorra una sola. sempre consentito il fermo.
j. Ipotesi di sanzione amministrativa
Lart. 5 della legge Merlin prevede come sanzione amministrativa:
il fatto di chi in luogo pubblico o aperto al pubblico inviti al libertinaggio in modo scandaloso o
molesto;
il fatto di chi segue per via le persone, invitandole con atti o parole al libertinaggio.
La sanzione da 15 a 92 euro.

165
2. Legge 3 agosto 1998, n. 269: norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della
pornografia, del turismo sessuale in danno dei minori, quali nuove forme di riduzione in
schiavit (cenni)
La legge 269/98, genericamente conosciuta come legge anti pedofilia, ha predisposto una speciale
tutela per i minori contro ogni forma di sfruttamento e violenza sessuale, introducendo nel codice
penale nuove fattispecie di reato.
Il dato unificante della nuova disciplina va individuato nel divieto, in ogni forma sanzionato, dello
sfruttamento sessuale dei minori: infatti il legislatore ha qualificato quali forme di moderna schiavit
tutti gli episodi di sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali. Il bene giuridico tutelato non
pi il buon costume e la pubblica moralit bens l'equilibrato e corretto sviluppo della personalit del
minore e la sua integrit psico-fisica: l'individuazione di un simile bene giuridico il frutto della
moderna consapevolezza delle devastanti conseguenze, fisiche e morali, che potrebbe subire il minore
per tutto il corso della sua vita.
In tale contesto la prostituzione costituisce solo una delle varie forme di sfruttamento della sessualit
del minore: dallentrata in vigore della legge 269/98 la prostituzione minorile non pi sanzionata
come una delle circostanze aggravanti previste dalla legge Merlin, bens, pi gravemente, nel codice
penale.
Infatti la suddetta legge apport le seguenti modifiche:
fu inserito, nel codice penale, lart. 600 bis Prostituzione minorile;
fu abrogato, nellart. 4, n. 2, della legge 75/58 (legge Merlin), il riferimento allaggravante della
minore et.
Successivamente la previsione legislativa, inserita nellart. 600 bis c.p., stata oggetto di sostanziali
correttivi apportati dalla:
legge 6 febbraio 2006, n. 38 Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei
bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet;
legge 1 ottobre 2012, n. 172 Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa
per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, fatta a Lanzarote il 25
ottobre 2007, nonch norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Attualmente lultimo provvedimento legislativo del 2012, nellintento di contrastare con maggiore
efficacia la prostituzione minorile, ha completamente riscritto e rimodulato lart. 600 bis, che ora
punisce, nel primo comma, con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da euro 15.000 a euro
150.000 chiunque:
recluta o induce alla prostituzione una persona di et inferiore agli anni diciotto;
favorisce, sfrutta, gestisce, organizza o controlla la prostituzione di una persona di et inferiore agli
anni diciotto, ovvero altrimenti ne trae profitto.
In particolare si integrato il novero delle preesistenti condotte rilevanti (reclutamento, induzione,
favoreggiamento e sfruttamento gi incriminate nella legge Merlin) attribuendo rilievo a gestione,
organizzazione e controllo della prostituzione minorile, condotte richiamanti una gestione
imprenditoriale dell'attivit prostitutiva, cui affiancata una formula di chiusura diretta ad ampliare
ulteriormente le tutele dei minori, sanzionando qualunque fatto diretto a trarre altrimenti profitto
dall'attivit prostitutiva minorile, lasciando cos aperta l'individuazione di condotte residuali da
sanzionare penalmente essendo, la scelta del legislatore, un tentativo di non lasciare possibili vuoti di
tutela.
Un ulteriore dato innovativo che viene in rilievo attiene l'aggravamento sanzionatorio anche della pena
pecuniaria, la cui forbice stata notevolmente innalzata.
Nel secondo comma dellart. 600 bis punito, salvo che il fatto costituisca pi grave reato, chiunque
compie atti sessuali con un minore di et compresa tra i quattordici e i diciotto anni, in cambio di un
corrispettivo in denaro o altra utilit, anche solo promessi. La sanzione costituita dalla reclusione da
uno a sei anni e dalla multa da euro 1.500 a euro 6.000.

166
Con la disposizione in esame si vuole minare all'origine il fenomeno illecito, colpendo anche la
domanda di prostituzione minorile. Infatti viene sanzionata, per la prima volta, la condotta del
cliente.
La criminalizzazione del cliente di minore dedito alla prostituzione costituisce la vera novit, rispetto al
dettato della legge Merlin, essendo finalizzata a reprimere in modo fermo il fenomeno della
prostituzione minorile sanzionando gravemente non solo l'offerta di prostituzione minorile ma anche la
richiesta di tali prestazioni.
La norma non prevede che l'iniziativa sia presa dal cliente ma punisce anche colui il quale accetta la
proposta del minore che, data la giovane et, non in grado di valutare il disvalore della sua condotta e
di vittima di un sistema che lo rende un moderno schiavo.
Si provveduto ad attribuire rilievo anche alla mera promessa di un corrispettivo per la prestazione
sessuale, oltre a prescindere dalla tipologia di compenso per l'attivit prostitutiva, potendo anche
trattarsi di corrispettivo o compenso che non necessita pi del requisito dell'economicit.
Lart. 602 ter del codice penale, anchesso di recente riscritto, prevede una lunga serie di aggravanti
speciali che portano a diversi aumenti di pena se le condotte riferite al reato di prostituzione minorile
sono commesse:
con violenza o minaccia;
approfittando della situazione di necessit del minore;
in danno di un minore degli anni 16;
da un ascendente, dal genitore adottivo, o dal loro coniuge o convivente, dal coniuge o da affini
entro il secondo grado, da parenti fino al quarto grado collaterale, dal tutore o da persona a cui il
minore stato affidato per ragioni di cura, educazione, istruzione, vigilanza, custodia, lavoro,
ovvero da pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio nell'esercizio delle loro funzioni,
ovvero ancora se commesso in danno di un minore in stato dinfermit o minorazione psichica,
naturale o provocata;
mediante somministrazione di sostanze alcoliche, narcotiche, stupefacenti o comunque
pregiudizievoli per la salute fisica o psichica del minore, ovvero se commesso nei confronti di 3 o
pi persone;
da pi persone riunite;
da persona che fa parte di unassociazione a delinquere e al fine di agevolarne lattivit;
con violenze gravi o se dal fatto deriva al minore, a causa della reiterazione delle condotte, un
pregiudizio grave;
con lutilizzo di mezzi atti ad impedire lidentificazione dei dati di accesso alle reti telematiche.
La legge 172/2012, di ratifica della convenzione di Lanzarote, ha altres inserito, nel codice penale,
lart. 602 quater che dispone che quando i delitti contro la personalit individuale sono commessi in
danno di un minore degli anni 18, il colpevole non pu invocare a propria scusa l'ignoranza dell'et
della persona offesa, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile, cio non ascrivibile nemmeno alla
colpa (come nel caso in cui il minore esibisca un documento falso attestante invece la maggiore et)
onere di prova che ricadr comunque sul reo.

167
VII TESI LEGGE 8 FEBBRAIO 1948 NR. 47 DISPOSIZIONI SULLA
STAMPA E NORMATIVA CONNESSA

1. Disciplina legislativa in materia di stampa


a. Larticolo 21 della costituzione
Uno dei pi importanti ed incisivi mezzi di manifestazione del pensiero la stampa. Lart. 21
Cost. sancisce in materia i seguenti principi:
esclude ogni forma dautorizzazione preventiva. Chi intende pubblicare un libro o uno stampato
non deve chiedere alcun consenso preventivo per poterlo diffondere (art. 21, comma 2);
esclude ogni forma di censura successiva (art. 21, comma 2);
disciplina le ipotesi di sequestro dello stampato, che una misura repressiva posta in essere per
impedire la diffusione (art. 21, commi 3 e 4);
prevede la possibilit che la legge stabilisca dei controlli sui mezzi di finanziamento della
stampa periodica (art. 21, comma 5);
prevede la facolt del legislatore di adottare controlli preventivi e mezzi repressivi contro la
stampa che offenda il buon costume (art. 21, ultimo comma).
Attualmente, abolita lautorizzazione, stato adottato un sistema di registrazione dei periodici
presso la Cancelleria del Tribunale nella cui circoscrizione deve avvenire la pubblicazione.
Questa registrazione non incide sulla libert di stampa in quanto un atto dovuto che non implica
alcuna valutazione discrezionale da parte del Tribunale.
Lo scopo della registrazione solo quello di consentire lidentificazione dei responsabili della
testata nel caso in cui siano commessi dei reati attraverso lo stampato.
Quanto al sequestro delle pubblicazioni esso possibile solo per atto motivato dellautorit
giudiziaria nel caso di delitti per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso
di violazione delle norme che la legge prescrive per lindicazione dei responsabili.
Al di fuori di questi due casi la Corte Costituzionale ha ritenuto inapplicabile ogni tipo di sequestro
di stampati.
Quando per vi sia una assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dellautorit
giudiziaria, il sequestro della stampa periodica pu essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria,
che entro le 24 ore devono fare denuncia allautorit giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle
24 ore successive, il sequestro sintende revocato e privo di ogni effetto (art. 21, IV comma, Cost.).

2. Concetto di stampe o stampati e adempimenti richiesti


Si considerano stampe o stampati tutte le riproduzioni tipografiche o ottenute comunque con
mezzi meccanici o fisico - chimici, che siano in qualsiasi modo destinate alla pubblicazione (art. 1
L. 47/1948).
Chi pubblica stampati deve provvedere ad indicare su ognuno di questi il luogo e lanno di
pubblicazione, nonch il nome e il domicilio dello stampatore e delleventuale editore (art. 2 L.
47/1948).
Per i giornali, per le pubblicazioni delle agenzie di informazioni e per i periodici di qualsiasi altro
genere, sono previste, oltre alle indicazioni gi citate, anche quelle relative
del luogo e della data della pubblicazione;
del nome del proprietario e del direttore o vice direttore responsabile.
Per periodici devono intendersi quegli scritti che vengono pubblicati a periodi sia fissi sia imprecisati,
ma che non costituiscono tuttavia ununica opera.

169
3. La figura del direttore responsabile e i reati commessi a mezzo stampa
Qualsiasi giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile. Si ricordi a questo
proposito lart. 57 del Codice Penale (reati commessi col mezzo della stampa), che, fatta salva la
responsabilit dellautore della pubblicazione, e fuori dei casi di concorso, prevede la punibilit a
titolo di colpa del direttore o del vicedirettore responsabile che omette di esercitare il controllo sul
contenuto del periodico da lui diretto, necessario ad impedire che col mezzo della pubblicazione siano
commessi reati.
Si considera reato commesso col mezzo della stampa quello posto in essere da chiunque si avvalga
della stampa come mezzo di pi ampia ed accessibile diffusione del pensiero e delle immagini. Per tale
categoria di reati il proprietario della pubblicazione e leditore rispondono civilmente in solido con gli
autori del reato.
Sono invece reati di stampa quelli che violano il regime stabilito per disciplinare la produzione, a
mezzo della stampa, di scritti, immagini o disegni figurativi e la loro diffusione.
Gli artt. da 16 a 20 della L. 47/1948 prevedono i suddetti reati di stampa e puniscono quindi attivit
quali: la stampa clandestina, lomissione di indicazioni obbligatorie sugli stampati, le false
dichiarazioni nella registrazione dei periodici, ed altre ancora.
Infine, da porre in evidenza che lart. 596 bis C.P. sancisce che se il delitto di diffamazione, di cui
allart. 595 C.P., commesso col mezzo della stampa, le disposizioni dellart. 596 C.P. si applicano
anche al direttore o vice-direttore responsabile, alleditore e allo stampatore, per i reati preveduti negli
art. 57, 57 bis e 58 C.P..
Larticolo ora richiamato stato aggiunto nel Codice Penale dallart. 4 della L.4 marzo 1958, n.127;
nel caso di diffamazione commessa con il mezzo della stampa consistente nellattribuzione di un fatto
determinato, si applicano le disposizioni di cui allart.13 della L.3 febbraio 1948, n.47.

4. Altre disposizioni in materia di stampa e televisione (cenni)


a. Legge 6 febbraio 1996, n. 52 (Disposizioni per ladempimento di obblighi derivanti
dallappartenenza dellItalia alla C.E.)
In particolare lart. 9 comma 1 dispone che: Agli effetti degli articoli 3 e 4 della legge 8 febbraio
1948, n. 47, riguardanti rispettivamente il direttore responsabile ed il proprietario di giornali o altri
periodici, i cittadini degli Stati membri della Unione Europea sono equiparati ai cittadini italiani.
b. Legge 17 luglio 1975, n. 355 (Esclusione dei rivenditori professionali della stampa periodica e
dei librai dalla responsabilit derivante dal C.P. e dalla L. 47/948)
Sancisce la non punibilit per i reati previsti dallart. 528 C.P. (pubblicazioni e spettacoli osceni) e
dagli artt. 14 (pubblicazioni destinate allinfanzia o alladolescenza) e 15 (pubblicazioni a contenuto
impressionante o raccapricciante) della legge 8 febbraio 1948 n.47, nonch per lillecito
amministrativo previsto dallart. 725 C.P. (commercio di scritti, disegni o altri oggetti contrari alla
pubblica decenza), dei rivenditori professionali della stampa periodica e dei librai per il solo fatto di
detenere, rivendere o esporre, nellesercizio normale della loro attivit, pubblicazioni ricevute dagli
editori e distributori autorizzati.
Tale esclusione non si applica nel caso in cui:
i predetti soggetti operino di concerto con editori o distributori al fine specifico di diffondere
stampa oscena;
siano esposte in modo da renderle immediatamente visibili al pubblico, parti palesemente oscene
delle pubblicazioni o quando dette pubblicazioni siano vendute a minori di anni 16.
c. Legge 6 agosto 1990, n. 223 (Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato)
In particolare lart. 30 prevede:
in caso di trasmissioni radiofoniche o televisive che abbiano carattere di oscenit, la punibilit ex
art. 528 comma 1 C.P. del concessionario privato o della concessionaria pubblica o della persona

170
delegata al controllo della trasmissione;
lapplicabilit degli art. 14 e 15 legge 8 febbraio 1948 n. 47;
responsabilit a titolo colposo dei soggetti preposti al controllo sul contenuto delle trasmissioni;
lapplicabilit dellart. 13 legge 8 febbraio 1948 n. 47 in tema di diffamazione commessa
attraverso trasmissioni consistenti nellattribuzione di un fatto determinato.
d. D.Lgs. 31 luglio 2005, n. 177 (Testo unico della radiotelevisione)
Lart. 32 comma 1, come sostituito dal comma 2 dell'art. 5, D.Lgs. 15 marzo 2010, n. 44, dispone
che i fornitori di servizi di media audiovisivi soggetti alla giurisdizione italiana offrono ai
destinatari di un servizio un accesso facile, diretto e permanente almeno alle seguenti informazioni:
il nome del fornitore di servizi di media;
l'indirizzo geografico di stabilimento del fornitore di servizi di media;
gli estremi del fornitore di servizi di media, compresi l'indirizzo di posta elettronica o il sito
Internet, che permettono di contattarlo rapidamente, direttamente ed efficacemente;
il recapito degli uffici dell'Autorit e dell'Autorit garante della concorrenza e del mercato,
preposti alla tutela degli utenti.

171
DIRITTO PROCESSUALE PENALE
(NOZIONI)
I TESI LA MAGISTRATURA

1. Generalit
Il codice di procedura penale si apre con la normativa intitolata al giudice, proprio per segnalare la
centralit della funzione giurisdizionale, che quella di gran lunga preminente nel processo. Tocca al
giudice, infatti, risolvere la controversia fra P.M. ed imputato, esprimendo la sua valutazione sugli
elementi raccolti nel processo.
Nellassolvere questo compito il giudice gode di ampia indipendenza sia interna che esterna: egli
soggetto solo alla legge.
Il giudice, per definizione organo super partes, non deve propendere n per laccusa n per la difesa
(carattere di imparzialit).

2. Organi
Gli organi ai quali affidata lamministrazione della giustizia nella materia penale sono:
Giudice di pace;
il Tribunale ordinario;
la Corte dAssise;
la Corte dAppello;
la Corte dAssise dAppello;
la Corte Suprema di Cassazione;
il Tribunale per i minorenni;
il Magistrato di sorveglianza;
il Tribunale di sorveglianza.

a. Il Giudice di Pace
Proseguendo lungo la strada iniziata con il decreto n 51 del 1998 il Legislatore ha provveduto a
disciplinare la competenza penale del Giudice di Pace e a dettare le norme che regolano il
procedimento relativo. Si fa riferimento alla legge delega 24/11/1999 n. 468 e al successivo D.Lgs.
attuativo 28/8/2000, n. 274.
La normativa in esame persegue diversi obbiettivi. Da una parte, punta ad alleggerire il carico di
lavoro dei magistrati ordinari attraverso l'attribuzione di una lunga serie di reati minori alla
competenza del Giudice di Pace; dall'altra, intende valorizzare lo strumento conciliativo anche in
campo penale, predisponendo dei mezzi che consentano al giudice di ricercare la composizione
pacifica del conflitto. Non va inoltre dimenticato il tentativo di restituire effettivit alla sanzione
penale, mediante scelte sanzionatorie innovative, quali la permanenza domiciliare e il lavoro di
pubblica utilit. Il procedimento innanzi al giudice di Pace si caratterizza, poi, per la massima
semplificazione delle forme con la conseguente riduzione dei tempi del procedimento nonch per
l'esaltazione del ruolo della polizia giudiziaria nella fase di indagini preliminari e nel controllo
dell'adempimento degli obblighi del condannato. In particolare, nelle indagini preliminari, la polizia
giudiziaria assume un ruolo propulsivo essendo autorizzata a compiere gli atti investigativi ritenuti
necessari ed essendo la funzione del P.M. limitata a un controllo a posteriori.

175
b. Il Tribunale ordinario in composizione monocratica ed in composizione collegiale
Il Tribunale competente, a seguito della riforma del giudice unico e della conseguente
soppressione delle Preture, per tutti i giudizi di primo grado con imputati maggiorenni allepoca
della commissione del reato.
Giudica sia in composizione collegiale per reati con pene superiori a anni 10 di reclusione (con la
presenza di tre giudici togati che concorrono in pari misura alla deliberazione della sentenza), sia in
composizione monocratica, nei procedimenti riguardanti i reati di minore gravit (puniti con pene
fino a dieci anni di reclusione nonch per il reato previsto dallarticolo 73 del D.P.R. 309/90).
I Tribunali di maggiori dimensioni sono articolati in sezioni (alcune delle quali possono essere
dislocate in sede staccata). In tal caso sono istituite anche apposite sezioni alle quali sono addetti i
magistrati che esercitano le funzioni di giudice per le indagini preliminari.
La circoscrizione territoriale del Tribunale denominata circondario.
c. La Corte DAssise
Alla Corte dAssise sono devoluti i procedimenti per alcuni delitti di particolare gravit (tra i quali
lomicidio, il sequestro di persona a scopo di estorsione, i delitti contro la personalit dello Stato
puniti con pene superiori ai dieci anni).
Si tratta di un organo collegiale a composizione mista: due giudici togati e sei giudici popolari.
La sua circoscrizione territoriale denominata circolo.
d. La Corte DAppello
La Corte dAppello decide circa le impugnazioni avverso le sentenze emesse dal Tribunale
Ordinario, dal Tribunale per i Minorenni (con apposita Sezione specializzata) e dal giudice per le
indagini preliminari.
E articolata in sezioni, alcune delle quali possono essere dislocate in sede staccata:
Giudica in composizione collegiale, con la presenza di tre giudici togati.
La circoscrizione territoriale della Corte dAppello denominata distretto.
e. La Corte DAssise DAppello
Decide circa le impugnazioni avverso le sentenze emesse dalla Corte dAssise e del giudice per le
indagini preliminari nei procedimenti di competenza della Corte dAssise.
E composta da:
un magistrato con funzioni di presidente di sezione della Corte di Appello;
un magistrato della Corte di Appello;
sei giudici popolari.

f. La Corte di Cassazione
Ai sensi dellOrdinamento Giudiziario, la Corte Suprema di Cassazione, quale organo supremo
della giustizia, ha, per ci che attiene la giurisdizione penale, il compito di assicurare lesatta
osservanza e luniforme interpretazione della legge, nonch di dirimere i conflitti di competenza.
Essa principalmente giudice del diritto, ed in tale veste esercita il controllo di legittimit sulle
sentenze pronunciate dai giudici di merito, non potendo estendere il suo sindacato alla valutazione
dei fatti.
Ha sede in Roma e giurisdizione su tutto il territorio dello Stato.
La Corte di Cassazione giudica a sezioni semplici col numero invariabile di cinque votanti e
giudica a sezioni unite col numero invariabile di nove votanti (per risolvere o prevenire contrasti
interpretativi insorti tra le sezioni e per decidere su questioni di particolare rilevanza).

176
g. Il Tribunale per i Minorenni
Istituito in ogni sede di Corte dAppello o di Sezione staccata di Corte dAppello, competente per
i reati commessi dai minori degli anni diciotto1.
E un organo collegiale, composto da due magistrati togati e due membri laici, un uomo e una
donna, scelti fra i cultori di discipline specifiche quali biologia, psichiatria, antropologia criminale,
pedagogia e psicologia.
h. Il Magistrato di Sorveglianza
Organo monocratico, inquadrato negli Uffici di Sorveglianza, ha una serie di competenze, tra cui:
vigilare sulla organizzazione degli istituti di prevenzione e pena;
esercitare la vigilanza diretta ad assicurare che lesecuzione della custodia degli imputati sia
attuata in conformit delle leggi e dei regolamenti;
sovrintendere allesecuzione delle misure di sicurezza personali;
provvedere al riesame della pericolosit sociale, nonch allapplicazione, trasformazione o
revoca della misure di sicurezza, nonch sulla revoca delle dichiarazioni di delinquenza
abituale, professionale e per tendenza;
provvedere sulle licenze ai detenuti semiliberi, sui permessi e sulle modifiche relative
allaffidamento in prova al servizio sociale e alla detenzione domiciliare.
i. Il Tribunale di Sorveglianza
Il Tribunale di sorveglianza, istituito presso ogni distretto di Corte dAppello e in ciascuna
circoscrizione di sezione distaccata di Corte dAppello, competente per:
laffidamento in prova al servizio sociale;
la detenzione domiciliare;
la semilibert;
la liberazione condizionale;
la riduzione di pena per la liberazione anticipata;
la revoca o cessazione dei predetti benefici.
Il Tribunale composto da tutti i magistrati di sorveglianza in servizio nel distretto e da
professionisti esperti in psicologia, servizio sociale, pedagogia, psichiatria e criminologia clinica.
I provvedimenti sono adottati da un collegio composto da due magistrati togati e da due esperti.

1
Art. 3 D.P.R. n. 448 del 1988.

177
II TESI GENERALIT SUL PROCESSO PENALE

1. Funzioni e caratteri del procedimento penale


Il procedimento penale assolve due funzioni fondamentali, legate da uno stretto vincolo di consequen-
zialit logica e giuridica:
accertare la commissione di un fatto previsto dalla legge come reato, le sue modalit e lidentit
degli autori;
applicare agli autori del reato cos accertato le sanzioni previste dalla legge penale (pene, misure di
sicurezza).
Nel perseguire tali finalit, il procedimento deve contemperare due diverse esigenze, talvolta conflit-
tuali:
attuare la pretesa punitiva dello stato con la massima efficacia e sollecitudine possibile;
apprestare un sistema di garanzie idoneo a prevenire la commissione di errori nellaccertamento e
ad assicurare il rispetto dei diritti e delle libert fondamentali delle persone coinvolte nel processo
stesso.
Al fine di rispondere alle esigenze sopra menzionate, si ritenuto di disciplinare il procedimento, in
tutti i suoi aspetti (soggetti, articolazione e modalit di svolgimento delle varie fasi, contenuto e forma
dei singoli atti dei quali esso si compone) con un articolato complesso di norme giuridiche, di rango
legislativo, raccolte in un codice.

2. Il Codice di Procedura Penale


Il Codice di Procedura Penale attualmente vigente stato introdotto nel 19881 ed entrato in vigore il 24
ottobre 1989; a differenza del precedente (a carattere inquisitorio), ha unimpostazione di matrice ten-
denzialmente accusatoria.
Il modello accusatorio, a cui il nuovo codice di rito si ispira, caratterizzato dallattuazione di alcuni
fondamentali principi, quali:
la separazione netta tra lorgano deputato ad effettuare le indagini (pubblico ministero) e quello a
cui devoluta la decisione finale (giudice), che assume una veste imparziale e si pone in posizione
di equidistanza tra accusa e difesa, alle quali garantita la possibilit di competere ad armi pari;
la formazione della prova in un pubblico dibattimento (oralit) e nel pieno contradditorio delle
parti, davanti ad un giudice terzo; il medesimo che sar poi chiamato ad assumere la decisione fina-
le (immediatezza);
il principio dispositivo, in base al quale le prove sono disposte a richiesta di parte e non dufficio
dal giudice.
La soluzione adottata dal legislatore, pur ispirata allaffermazione dei principi test menzionati, preve-
de anche una serie di correttivi e di eccezioni, tali da temperare la natura accusatoria del processo,
conferendogli un carattere misto accusatorio e riproponendo, nel nuovo contesto, degli schemi propri
del codice previgente.
Il testo originario nel codice ha poi subito, nel corso del primo decennio di vita, una serie ulteriore di
interventi legislativi, mossi da intenti non sempre omogenei. In particolare, si mirato ad una pluralit
di obiettivi, quali:
correggere alcune incongruenze e risolvere dei difetti di coordinamento;

1
D.P.R. 22/09/1988 n. 447.

179
armonizzare la normativa con i principi contenuti nella Costituzione, anche a seguito delle numero-
se declaratorie di illegittimit costituzionale pronunciate dalla Consulta (cd. principio del giusto
processo);
assicurare una migliore efficacia dello strumento processuale a fronte di gravi minacce allordine e
alla sicurezza pubblica, riconducibili in particolare allattivit delle pi gravi forme di criminalit
associativa, quali quella di tipo mafioso, quella eversiva e quella dedita al traffico di sostanze stu-
pefacenti;
assicurare una effettiva parit tra accusa e difesa, nel pieno rispetto delle garanzie per
lindagato/imputato come modificato dalla legge 7 dicembre 2000, n. 397, recante: Disposizioni
urgenti in materia di indagini difensive.

3. Articolazione del procedimento penale


Il procedimento penale vigente si articola in due fasi fondamentali, tra le quali tracciata una netta se-
parazione, la fase delle indagini preliminari e la fase processuale vera e propria (il processo in senso
stretto costituisce la parte giurisdizionale del procedimento penale). Vi sono poi dei procedimenti al-
ternativi che si discostano dal modello ordinario tipico, costituendo delle semplificazioni (ad esempio
il giudizio direttissimo ed il giudizio immediato non prevedono la fase delludienza preliminare).
a. Fase delle indagini preliminari
Le indagini preliminari sono svolte, nellambito delle rispettive attribuzioni, dal pubblico ministero
e dalla polizia giudiziaria, al fine di acquisire tutti gli elementi necessari al P.M. per decidere se e-
sercitare lazione penale, formulando limputazione, o chiedere piuttosto larchiviazione.
In questa fase sono anche possibili interventi da parte del giudice per le indagini preliminari, com-
petente per determinati provvedimenti, quali lautorizzazione allesecuzione di intercettazioni, la
convalida di arresto in flagranza e fermo, lemissione di provvedimenti cautelari, lacquisizione di
prove non rinviabili al dibattimento nelle forme dellincidente probatorio. In questa fase, il Giudice
per le indagini preliminari svolge una funzione di garanzia e controllo con particolare riferimento al
rispetto dei diritti dellindagato.
Lesercizio dellazione penale da parte del P.M. costituisce latto introduttivo del processo penale
dando inizio al momento giurisdizionale del procedimento penale.
Nellordinamento italiano lazione penale pubblica ( cio attribuita in regime di monopolio ad
un rappresentante dello stato, il P.M.), obbligatoria2 (non essendo cio consentito al titolare del
relativo potere di compiere valutazioni di opportunit), e irretrattabile (una volta esercitata non pu
pi essere ritirata, dovendosi necessariamente addivenire ad una pronuncia giurisdizionale espressa
in forma di sentenza).
Essa comporta la formulazione dellimputazione, ossia lattribuzione del fatto-reato a uno o pi
soggetti determinati, a seguito della quale la persona sottoposta ad indagini (indagato) assume la
veste di imputato.
Lesercizio dellazione penale pu avvenire in varie forme. Quelle ordinarie sono la richiesta di
rinvio a giudizio nel procedimento davanti al tribunale in composizione collegiale ovvero il decreto
di citazione a giudizio in taluni casi di procedimento davanti al Tribunale in composizione mono-
cratica.
Esito alternativo delle indagini preliminari la richiesta di archiviazione, atto indirizzato al giudice
per le indagini preliminari con la quale il p.m. chiede di porre fine al procedimento penale.
Presupposti dellarchiviazione sono linfondatezza della notizia di reato, linidoneit degli elementi
acquisiti durante le indagini a sostenere laccusa in giudizio, la mancata individuazione degli autori
del reato.
Il G.I.P., nel decidere sulla richiesta di archiviazione, pu:

2
Lart. 112 cost. cos recita: <<Il Pubblico ministero ha lobbligo di esercitare lazione penale>>.

180
accoglierla con decreto di archiviazione;
ovvero, in caso di opposizione della persona offesa o di discordanza colla richiesta del P.M., pu
disporre unudienza camerale, con la partecipazione di tutti gli interessati, a seguito della quale pu
decidere di:
ordinare al P.M. di compiere ulteriori accertamenti;
respingere la richiesta di archiviazione, ordinando al P.M. di formulare limputazione (cd. impu-
tazione coatta);
accogliere la richiesta del P.M. emettendo ordinanza (e non decreto) di archiviazione.
b. Fase processuale
(1) Udienza preliminare
La fase processuale, si apre con ludienza preliminare, che si tiene davanti al giudice
delludienza preliminare (G.U.P.), in camera di consiglio. A seguito delle pi recenti riforme,
finalizzate alla massima imparzialit, le funzioni di G.U.P. non possono essere svolte da magi-
strati che hanno emesso provvedimenti in veste di G.I.P. nellambito del medesimo procedi-
mento. Ludienza preliminare manca nei procedimenti davanti al tribunale in composizione
monocratica per i quali prevista la citazione diretta, improntati ad una maggiore speditezza.
Le funzioni delludienza preliminare sono quelle di:
costituire un filtro delle imputazioni, impedendo che ipotesi accusatorie non sorrette da a-
deguati elementi di prova giungano in dibattimento, con inutile dispendio di energie e ri-
schio di formazione di un prematuro giudicato assolutorio, tale da precludere ulteriori ini-
ziative in caso di sopravvenienza di nuovi elementi;
garantire allimputato il diritto ad un controllo giurisdizionale sulla fondatezza dellaccusa,
in modo tale da evitargli eventualmente un pubblico dibattimento a fronte di unaccusa non
adeguatamente sostenuta;
realizzare una piena attuazione del diritto alla prova, consentendo alla difesa di chiedere
lacquisizione di eventuali elementi probatori inutilmente richiesti al p.m. durante le inda-
gini;
consentire la scelta dei riti differenziati tesi ad evitare il dibattimento (patteggiamento, giu-
dizio abbreviato).
Ludienza preliminare ha due possibili esiti. Il giudice pu infatti decidere di accogliere le ri-
chieste del p.m., emettendo un decreto di rinvio a giudizio, o di disattenderle, pronunciando
sentenza di non luogo a procedere.
(2) Giudizio
Il giudizio si apre con gli atti preliminari al dibattimento. Successivamente si compie
listruttoria dibattimentale, fase durante la quale si attua la formazione della prova nel con-
traddittorio delle parti, mediante ricorso ad uno o pi, dei sette mezzi di prova tipici previsti
dal codice (testimonianza, esame delle parti, confronti, ricognizione, perizia, esperimento giu-
diziale e documenti) o facendo ricorso ad un mezzo di prova atipico3, e con lacquisizione,
mediante contestazioni o letture, delle sole risultanze delle indagini preliminari di cui con-
sentita lutilizzabilit ai fini della decisione finale. Si passa poi alla discussione finale, durante
la quale il P.M., i difensori e le parti civili espongono al giudice le proprie conclusioni.
Il giudizio termina con la deliberazione della sentenza da parte del giudice. Le sentenze pos-
sono essere di condanna o di proscioglimento. Queste ultime si suddividono in sentenze di non
doversi procedere (pronunciate quando lazione penale non doveva essere iniziata o prosegui-
ta) e sentenze di assoluzione vere e proprie, che vertono nel merito. Vi poi una pluralit di

3
Ossia non contemplati dal codice.

181
formule assolutorie, a seconda delle cause che hanno determinato il proscioglimento: il fatto
non sussiste, limputato non lo ha commesso, il fatto non costituisce reato o non previsto dal-
la legge come reato, il reato commesso da persona non imputabile. Inoltre il giudice pronun-
cia sentenza di assoluzione anche quando manca, insufficiente o contraddittoria la prova in
ordine alla sussistenza del fatto-reato o alla commissione del medesimo da parte dellimputato.
(3) Impugnazioni
Avverso le sentenze di primo grado, tanto di condanna che di proscioglimento, il p.m. e
limputato possono proporre appello per motivi sia di merito che di legittimit o, in alternativa,
ricorrere direttamente per Cassazione per soli motivi di legittimit.
Il giudizio di appello costituisce il secondo grado di giurisdizione e si svolge davanti all Corte
di Appello o, per le sentenze emesse dalla Corte dAssise, davanti alla Corte dAssise
dAppello. La corte pu accogliere lappello, riformando totalmente o parzialmente la senten-
za impugnata, o respingerlo, confermando la pronuncia di primo grado. Unico rimedio avverso
le sentenze pronunciate in appello il ricorso per Cassazione.
Il giudizio di Cassazione si svolge davanti alla Corte di Cassazione che, nei casi pi importan-
ti, giudica a sezioni unite. Tale giudizio verte esclusivamente sulla legittimit e non suscetti-
bile di ulteriori impugnazioni. Esiti possibili del ricorso sono il rigetto o laccoglimento, nelle
due forme dellannullamento senza rinvio e dellannullamento con rinvio. In questultimo caso
la causa prosegue davanti ad altra sezione della Corte dAppello che ha pronunciato la senten-
za annullata, la quale chiamata a sostituire i capi della sentenza cassata, applicando i principi
di diritto affermati dalla Cassazione.
Contro le sentenze passate in giudicato (non pi appellabili n ricorribili per Cassazione) vi
poi un mezzo straordinario di impugnazione, la revisione, esperibile in una limitata serie di ca-
si, elencati tassativamente (es. sopravvenienza dopo la condanna di nuove prove non valutate
in precedenza).
c. Procedimenti speciali (riti alternativi)
Funzioni dei procedimenti speciali, o riti alternativi, quella di snellire il processo nelle sue forme
ordinarie (procedimento davanti al tribunale in composizione collegiale o monocratica), saltando,
in presenza di taluni presupposti, una delle sue fasi realizzando, cos, economie processuali.
In particolare nel giudizio abbreviato e nellapplicazione della pena su richiesta delle parti (pi
comunemente noto come patteggiamento) viene omesso il dibattimento, mentre nel giudizio imme-
diato e nel giudizio direttissimo (che ha luogo in caso di arresto in flagranza di reato e imputato reo
confesso)4 manca ludienza preliminare.
d. Procedimento cautelare
In talune circostanze si rende necessario, tanto nella fase delle indagini preliminari quanto in quella
processuale, attivare un procedimento incidentale finalizzato alladozione di misure cautelari, senza
attendere la conclusione del procedimento.
Tali misure possono essere personali o reali. Le misure personali si suddividono a loro volta in mi-
sure coercitive, quando determinano una limitazione della libert personale dellindagato/imputato
(divieto di espatrio, divieto e obbligo di dimora, obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria,
arresti domiciliari, custodia cautelare in carcere o in luogo di cura, allontanamento dalla casa fami-
gliare), e misure interdittive, quando incidono sul medesimo soggetto o privandolo di alcuni suoi
poteri o facolt. Le misure cautelari reali non incidono su persone ma su cose, che vengono sottrat-
te alla libera disponibilit affinch garantiscano il pagamento della pena pecuniaria, delle spese di
procedimento o dei danni nei confronti della parte civile (sequestro conservativo), o per impedire

4
Oltre ai casi di rito direttissimo previsti dalle leggi speciali.

182
che si aggravino o protraggano le conseguenze del reato commesso o che si agevoli la commissione
di altri reati (sequestro preventivo).
Presupposti per lapplicazione delle misure cautelari personali sono la sussistenza di gravi indizi di
colpevolezza, la presenza di un delitto per il quale prevista una determinata pena edittale, e la pre-
senza di almeno una delle tre esigenze cautelari. Queste ultime sono riconducibili nellalveo di tre
fattispecie:
pericolo di inquinamento probatorio (es. falsificazione di documenti, intimidazione o suborna-
zione di testimoni);
pericolo di fuga;
pericolo di reiterazione del reato (pericolosit sociale).
Le misure cautelari vengono applicate, su richiesta del P.M., dal G.I.P. durante le indagini prelimi-
nari, o dal giudice davanti al quale il processo si svolge nei rimanenti casi. Avverso le ordinanze
che dispongono una misura cautelare coercitiva5 possibile proporre istanza di riesame diretta al
tribunale del riesame (ossia il tribunale del luogo nel quale ha sede la corte di appello o la sezione
distaccata della corte di appello nella cui circoscrizione compreso lufficio del giudice che ha e-
messo lordinanza) o, in alternativa ricorso diretto per cassazione per soli motivi di legittimit. Av-
verso le decisioni del tribunale del riesame possibile soltanto ricorrere per cassazione. Il P.M e il
difensore possono, in qualsiasi momento, richiedere al giudice che ha emesso la misura di revocarla
o sostituirla qualora, a seguito di fatti sopravvenuti o comunque successivamente emersi, manifesti
unattenuazione o unaccentuazione delle esigenze cautelari.

5
Art. 309 c.p.p..

183
III TESI LA POLIZIA GIUDIZIARIA

1. Funzioni
Ai sensi degli artt.55 e 347 C.P.P., la Polizia Giudiziaria deve, anche di propria iniziativa:
prendere notizia dei reati e informare tempestivamente lautorit giudiziaria (attivit informativa);
impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori (attivit impeditiva preventiva);
ricercarne gli autori (attivit assicurativa);
compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova (attivit assicurativa);
raccogliere quantaltro possa servire per lapplicazione della legge penale (attivit investigativa).

2. Organizzazione

Il principio cardine che regola i rapporti tra la polizia giudiziaria e lautorit giudiziaria espresso nel
dettato normativo di cui allart. 109 Cost. che recita testualmente: Lautorit giudiziaria dispone
direttamente della polizia giudiziaria. La Costituzione sancisce dunque il principio della diretta
dipendenza della P.G. alla A.G. A questo principio si ispirano due norme fondamentali del nostro
ordinamento giudiziario:

- La legge delega per il nuovo codice di procedura penale (art. 2 L. 16/02/1987 n. 81);

- Art. 83 dellordinamento Giudiziario che introduce il principio della subordinazione della p.g. al
p.m. oltre ad affrontare il tema dei rapporti con la p.g. - Recita infatti: il p.m. indipendente e
appartenente allordine giudiziario in quanto A.G. dispone direttamente della p.g..

Si tratta in sostanza di una dipendenza funzionale: permangono, infatti, i vincoli gerarchici e


ordinamenti della p.g. al proprio corpo di appartenenza che fanno da contrappeso alla piena operativit
del principio. Ne risulta una p.g. servente dal punto di vista delle funzioni ma dipendente nella carriera
e nellordinamento dalle proprie amministrazioni.
Dunque, la Polizia Giudiziaria non rappresenta un autonomo corpo di polizia alle esclusive dipendenze
della magistratura, ma la norma prevede tre differenti livelli di collegamento funzionale ed
organizzativo e di disponibilit tra i diversi organi di polizia giudiziaria e l'Autorit giudiziaria: il
rapporto pi intenso con le sezioni istituite presso ogni procura, indi con i servizi, infine con la
categoria residuale comprensiva di tutti gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria appartenenti a vari
organi.

La polizia Giudiziaria si articola nelle sezioni, dipendenti dalle procure della Repubblica, e nei servizi
(art. 56 c.p.p.) oltre a particolari organismi di p.g. previsti dalle leggi speciali.

Il principio della dipendenza funzionale degli organi di p.g. dalla.g. ha ricevuto attuazione attraverso
varie disposizioni del c.p.p., fra cui gli artt. 55 e 56 c.p.p., nonch gli artt. 58 e 59 c.p.p. Lassetto dei
rapporti cambia a seconda che si tratti di Sezione di P.G. o di servizi. Nel primo caso la direzione e il
coordinamento dellattivit spetta al capo dellufficio (art. 9, 1co. disp.att. c.p.p.) mentre lufficiale
pi alto in grado o con qualifica superiore responsabile del personale dellaliquota. Quanto ai servizi,
il principio di dipendenza sancito dagli artt. 56 lett. a) e 58 3 co. c.p.p. sebbene con una formula
diversa da quella dellart. 9 disp. att. c.p.p. : la chiave ermeneutica per cogliere la differenziazione
stabilita nel disposto dellart. 59 c.p.p. laddove per i servizi previsto solo un rapporto di

185
responsabilit tra il dirigente del servizio e il procuratore della repubblica presso il tribunale circa
lattivit svolta da lui stesso e dal personale dipendente.

Meno vincolante, sotto il profilo della dipendenza funzionale ed organizzativa, e perci definito di
dipendenza a carattere generico ed occasionale, il rapporto tra la magistratura requirente (e anche
giudicante, come sopra precisato) e gli altri organi di polizia giudiziaria, diversi dai servizi e dalle
sezioni, cui la legge fa obbligo di compiere indagini a seguito di una notizia di reato.

Lorganizzazione della p.g. si articola attraverso organi direttivi, esecutivi ed ausiliari. Gli organi
direttivi sono il procuratore generale presso la corte di appello e il procuratore della repubblica presso
il tribunale, ai sensi del disposto di allart. 58 c.p.p. Gli organi esecutivi sono gli ufficiali ed agenti di
p.g., ex art. 57 c.p.p. Gli ausiliari sono contemplati nellart. 348, 4 co. c.p.p.

Servizi di polizia giudiziaria


I servizi sono organismi della P.A. di cui il P.M. si avvale con carattere di continuit e preferenza.
L'ufficiale preposto ai servizi responsabile verso il Procuratore della Repubblica, presso il Tribunale ove
ha sede il servizio, dell'attivit di polizia giudiziaria svolta da lui stesso e dal personale dipendente.
Con l'espressione servizi di polizia giudiziaria previsti dalla legge il legislatore si riferito agli
omonimi organismi che il dipartimento della pubblica sicurezza sarebbe tenuto ad istituire ed organizzare
ex art. 17, L. 1.4.1981, n. 121. Tuttavia essendo tale previsione rimasta lettera morta, il richiamo deve
intendersi effettuato a tutti gli uffici e le unit, variamente denominati, cui affidato ai sensi dell'art. 12
disp. att. il compito di svolgere, in via prioritaria e continuativa, le funzioni indicate nell'art. 55 c.p.p., e
cio: a livello locale, ai servizi istituiti presso le questure e i commissariati di pubblica sicurezza (squadra
mobile e squadra di polizia giudiziaria) e presso i comandi dei carabinieri (reparto operativo e nucleo
operativo) e della guardia di finanza (nuclei di polizia tributaria); a livello interprovinciale ed anche
centralizzato, dalla Direzione investigativa antimafia e dai servizi centrali e interprovinciali delle forze di
polizia in materia di criminalit organizzata : S.C.O. della polizia di Stato, R.O.S. dell'arma dei carabinieri
e S.C.I.C.O. della guardia di finanza.
Nellarma dei carabinieri sono servizi di p.g. quelli indicati nella circolare n. 205/123-75-1974 datata 13
gennaio 2000 dellufficio Ordinamento del Comando Generale.
Sezioni di polizia giudiziaria
Le sezioni di p.g. sono articolazioni interne della Procura della Repubblica.
Assai pi stretto il rapporto tra la magistratura inquirente e il personale delle sezioni di polizia
giudiziaria, che il legislatore ha inteso delineare come continuo, immediato e di fiducia. Alle stesse,
istituite presso tutte le Procure della Repubblica, sono incluse quelle presso il Tribunale per i minorenni.
Alle sezioni, ai sensi dell'art. 58, 3 co., si rivolgono direttamente per il compimento di attivit
istituzionali non solo i magistrati del P.M. ma tutti i giudici, anche svolgenti funzioni civili, del Tribunale
e della Corte d'Appello, oltre che delle Corti d'Assise e di Assise d'Appello (art. 58, 3 co.).
Ufficiali e Agenti di p.g.
Dal punto di vista della ampiezza - per materia, nel tempo e nello spazio - delle attribuzioni, si suole
comunemente definire p.g. a competenza generale la Polizia di Stato, i Carabinieri, la Guardia di Finanza,
il Corpo Forestale dello Stato e quello di Polizia Penitenziaria, a causa della legittimazione dei rispettivi
appartenenti a svolgere le funzioni di investigazione con riferimento alla ricerca ed all'accertamento di
qualsiasi reato. Categoria eterogenea e residuale quella degli ufficiali ed agenti di p.g. a competenza
limitata o settoriale ex art. 57, 3 co., persone cio cui le funzioni di p.g. sono riconosciute nei limiti del
servizio cui sono destinate e secondo le rispettive attribuzioni. Discorso a parte va fatto per le guardie
delle province e dei comuni (art. 57, 2 co., lett. b), poich agli agenti di polizia municipale e provinciale

186
spetta una competenza generale quanto a materia, ma limitata nel tempo e nello spazio., cio
limitatamente allambito territoriale dellente di appartenenza e quando sono in servizio. Con la
conseguenza che fuori dal servizio gli appartenenti alla polizia municipale non possono svolgere attivit
di p.g. nemmeno in presenza di reati perseguibili dufficio. In tali casi essi hanno gli stessi poteri
attribuiti al privato dallart. 383 c.p.p. Sul piano territoriale, la qualit di agente di p.g. viene mantenuta
oltrech quando sono in servizio nel comune di appartenenza, anche fuori da questo territorio in caso di
flagranza di reato commesso nellambito del territorio di pertinenza, e nelle missione esterne di soccorso.
Sono ufficiali di p.g. a competenza generale, riferita cio a qualsiasi reato, i soggetti elencati allart. 57 1
co. lett. a) c.p.p.:
Ufficiali superiori e inferiori, marescialli e brigadieri dei Carabinieri, della Guardia di
Finanza e del Corpo Forestale dello Stato, dirigenti, commissari, ispettori e sovrintendenti
della Polizia di Stato, ispettori e sovrintendenti della Polizia Penitenziaria, sindaci dei
comuni ove non abbiano sede uffici di polizia.
ufficiale di p.g. a competenza generale sebbene nei limiti territoriali del comune, il sindaco del comune
ove non abbia sede un ufficio della P.S., un comando stazione dei carabinieri o della Guardia di Finanza
Sono agenti di p.g. a competenza generale i soggetti elencati allart. 57 2 co. lett a) c.p.p.:
I carabinieri, le guardie di finanza, gli assistenti e agenti della Polizia di Stato, della
Polizia Penitenziaria, le Guardie Forestali e, nellambito territoriale dellente di
appartenenza, il personale delle Polizie Municipali durante il servizio.
Vi sono poi altre categorie di persone alle quali, a differenza di quelle sopra elencate (ufficiali e agenti di
p.g. a competenza generale), leggi e regolamenti conferiscono le medesime funzioni limitatamente ai
servizi cui sono destinati e nellambito delle rispettive attribuzioni (ufficiali e agenti di p.g. a competenza
limitata).
Le guardie giurate esercitano funzioni di p.g. solo nellambito della prevenzione e repressione di reati
aventi ad oggetto beni mobili e immobili soggetti alla loro vigilanza .
Tra le guardie giurate sono riscontrabili anche le guardie zoofile che, pur non essendo pi identificabili
come agenti della p.s., conservano la qualifica di pubblici ufficiali ai sensi dellart. 57 c.p.p. mentre le c.d.
guardie venatorie non sono altro che soggetti privati che non rivestono la qualifica di agenti di p.g.

3. Attivit
Lattivit svolta dalla polizia giudiziaria suscettibile di essere classificata in vario modo.
a. Attivit di iniziativa, delegata ed esecutiva
Per quanto attiene ai rapporti con il pubblico ministero, lattivit di P.G. si suddivide in:
(1) Attivit di iniziativa
Si tratta di attivit compiuta dalla P.G. senza il conferimento di una delega espressa da parte
del P.M.. Si ripartisce in:
attivit autonoma, compiuta dopo lacquisizione della notizia di reato, sino a quando il
P.M. non abbia impartito le sue direttive dindagine;
attivit guidata, svolta nellambito delle direttive impartite dal P.M.;
attivit successiva, compiuta sulla base di elementi successivamente emersi a seguito di
attivit guidata o delegata;
attivit parallela, svolta dalla P.G., indipendentemente ma non in contrasto con le direttive
ricevute dal P.M., sulla base di proprie idee investigative.

187
(2) Attivit disposta o delegata
Consiste nellattivit compiuta dalla polizia giudiziaria su investitura del P.M., il quale, pur
avendo la facolt di svolgerla in prima persona, ritiene di invece di affidarla allaltro organo
delle indagini.
Essa pu comprendere anche atti che la P.G. non ha la facolt di compiere a iniziativa. La
delegabilit degli atti alla P.G. sempre consentita, fatta eccezione per i casi in cui vi un
espresso divieto:
interrogatorio dellarrestato in flagranza, del fermato e dellindagato che non si trovi in
stato di libert;
confronto con persona che non si trovi in stato di libert;
ispezioni, perquisizioni e sequestri negli uffici dei difensori;
apertura della corrispondenza sequestrata;
perquisizione presso banche;
accertamenti tecnici non ripetibili;
ispezioni personali.
(3) Attivit esecutiva
Si tratta di quellattivit che la P.G. chiamata a svolgere in esecuzione di provvedimenti
emessi dallautorit giudiziaria, e che questultima non avrebbe il potere di compiere
personalmente o direttamente (es. notificazioni, accompagnamenti coattivi, esecuzione di
ordini di custodia cautelare o di carcerazione).
b. Attivit tipica e atipica
Per attivit tipica si intende il compimento di atti di indagine corrispondenti ad un modello
legalmente predeterminato, nel rispetto della disciplina prevista (es. perquisizioni, ispezioni,
intercettazioni, etc.).
Lattivit di indagine pu anche discostarsi dai modelli tipizzati nel codice e nelle leggi speciali,
estrinsecandosi, qualora le circostanze lo richiedano, in atti ed attivit non espressamente previsti,
senza incontrare alcuna limitazione positiva purch non sia svolta in violazione di divieti di legge
(es. appiattamenti, servizi di Osservazione Controllo - Pedinamento).

188
IV TESI I SOGGETTI PROCESSUALI

1. I soggetti processuali
Caratteristica dei soggetti processuali la titolarit (soggettivit) di determinati poteri e facolt sia
nella fase delle indagini preliminari, sia nei vari stadi del processo in senso stretto.
Sono soggetti del procedimento penale:
c.d. necessari:
il giudice che chiamato a risolvere le controversie tra il P.M. e limputato. E soggetto
processuale in senso stretto, poich organo imparziale ed estraneo agli interessi in conflitto;
il pubblico ministero (P.M.) che laccusatore;

l indagato/persona sottoposta alle indagini.


Pubblico Ministero e indagato/persona sottoposta alle indagini assumono le vesti di parti
processuali, rispettivamente con la formulazione dellaccusa e con la formale incriminazione
(diventando imputato). Ci in quanto entrambi i soggetti non sono imparziali ma hanno un
preciso interesse ad addivenire ad una pronuncia giurisdizionale in loro favore, quindi assumendo
vicendevolmente una posizione di parit dialettica con la controparte.
la Polizia Giudiziaria, della quale dispone il P.M. e che ha funzione di ricercare le fonti di prova e
di svolgere attivit ed accertamenti per consentire al pubblico ministero di stabilire la fondatezza
della notizia di reato;
il difensore, per mezzo del quale limputato esprime il suo inviolabile diritto di difesa
soggetti/parti che possiamo definire eventuali e la cui presenza non indispensabile:
la persona offesa dal reato;
il civilmente obbligato per la pena pecuniaria;
la parte civile ed il responsabile civile;
il testimone, il perito, il consulente tecnico, linterprete etc..

189
V TESI LE INDAGINI PRELIMINARI

1. Generalit
La collocazione delle indagini nella fase pre-processuale del procedimento evidenziata dalla loro
aggettivazione come preliminari.
Linesistenza di una fase di istruzione anticipata rispetto al dibattimento spiega linesistenza di un
giudice istruttore preposto alle indagini (invece presente nel codice di procedura penale del 1930,
precedente a quello attuale) e lesistenza, di contro, di un giudice per le indagini preliminari (G.I.P.)
incaricato di interventi episodici relativi a singoli atti. Invero, la direzione delle indagini preliminari
(cfr. art. 327 CPP.) spetta al P.M..
Dallesito delle indagini, e sulla loro base, viene formulata limputazione, che latto di avvio del
processo. E nel processo (rectius pubblico dibattimento) si trasformeranno in prova le risultanze
delle indagini preliminari, tecnicamente chiamate fonti di prova, che ivi saranno riprodotte per lo
pi oralmente verificate ed acquisite.

2. Prova e fonti di prova


Il vigente codice di procedura si caratterizza, fra laltro, per lassetto dato alla prova, tema centrale del
processo.
La prova che si forma in dibattimento consiste nel mezzo dimostrativo della veridicit di un fatto.
Prova penale ci che d certezza dellesistenza o del modo di essere del reato, oggetto dellazione
penale.
Gli atti delle indagini preliminari, raccolti o compiuti dallufficio di accusa (P.M. e P.G.), non
costituiscono prove, n forniscono verit certe, e per questo, come prima accennato, prendono il nome
di fonti di prova.
Tuttavia, gli atti di indagine sono utilizzabili, nella fase investigativa, trattandosi dellunica verit ivi
esistente, sia pure indiziaria.

3. Finalit delle indagini


Le finalit delle indagini sono:
Acquisizione di fonti di prova per il dibattimento; la P.G. ricerca, innanzitutto, le c.d. fonti di
prova, personali e reali (es.: identificazione di persona informata sui fatti, sequestro del corpo di
reato) ai fini della loro utilizzazione immediata nelle indagini e futura nel processo (es.:
testimonianza, perizia);
acquisizione di indizi di reit; trattasi della raccolta diretta di frammenti di prova (indizi), idonei a
essere subito posti a base di convincimento (ad es.: sommarie informazioni testimoniali) e a
trasformarsi poi in prova nel processo (ad es.: testimonianza).

4. Il termine per le indagini preliminari


I termini delle indagini preliminari dall'iscrizione nell'apposito registro della notizia di reato e del
nome della persona alla quale il reato attribuito a condizione che quest'ultima sia compiutamente
identificata, non essendo sufficiente al riguardo la semplice indicazione del nome e del cognome
Il termine di durata delle indagini preliminari decorrono dall'iscrizione nell'apposito registro della
notizia di reatoe del nome della persona alla quale il reato attribuito a condizione che quest'ultima sia
compiutamente identificata, non essendo sufficiente al riguardo la semplice indicazione del nome e del

191
cognome1 (art. 405, comma 2). Salvo quanto previsto dallart. 415 bis , il pubblico ministero richiede il
rinvio a giudizio entro sei mesi dalla data in cui il nome della persona sottoposta alle indagini iscritto
nel registro delle notizie di reato. Il termine di un anno se si procede per taluno dei delitti indicati
nellart. 407 comma 2 lettera a), e cio per delitti gravi o di criminalit organizzata.
Entro tali termini il P.M. deve chiedere il rinvio a giudizio o larchiviazione; se non in grado di
formulare una delle due richieste, pu chiedere la proroga al giudice per le indagini preliminari. Su
richiesta del P.M. il termine pu essere prorogato pi volte dal G.I.P. fino ad arrivare ad una durata
massima delle indagini preliminari rispettivamente di due anni per i delitti pi gravi o di criminalit
organizzata e di diciotto mesi per tutti gli altri.

5. Attivit della P.G.


La P.G., in quanto soggetto del procedimento, anche se non parte del processo penale, titolare di
autonome funzioni investigative, che esercita mediante attivit dindagine sia diniziativa che guidata
dal P.M..
a. Attivit di iniziativa e guidata
Nella sua attivit di ricerca delle prove, la P.G. pone in essere:
solo atti di iniziativa, fino a che il P.M. non assume la direzione delle indagini;
atti sia di iniziativa che guidati dal P.M. quando costui impartisce mere direttive;
atti sia di iniziativa che delegati dal P.M. quando il magistrato delega il compimento di
specifici atti.
b. Direttive del p.m. ed autonomia della P.G.
(1) In assenza di direttive del P.M.
Vi sempre uno spazio di tempo tra il momento in cui la P.G. acquisisce la notizia di reato e
la riferisce al P.M. ed il momento in cui il P.M. interviene. Peraltro, il P.M., pur dopo la
segnalazione, pu non dare direttive.
In ogni caso, la P.G.:
ricerca ed assicura le c.d. fonti di prova reali: cose e tracce pertinenti al reato, stato dei
luoghi;
ricerca le c.d. fonti di prova personali: persone informate (potenziali testi), in grado di
riferire circostanze rilevanti sul fatto-reato e sul colpevole;
(2) In presenza di direttive e/o di atti delegati dal P.M.
In questo caso, liniziativa della P.G. non scompare, ma ridotta. La P.G. deve eseguire le
direttive ricevute e compiere gli atti specificamente delegati, ma pu anche seguire ulteriori
piste. Peraltro, anche nellambito delle indagini oggetto delle direttive del P.M., possono
emergere risultati non previsti dal P.M. ed allora la P.G. ha facolt di operare autonomamente,
purch non in contrasto con quelle direttive, riferendone subito al P.M..

1
C., Sez. II, 26. 9. 2007

192
VI TESI GLI ATTI DI POLIZIA GIUDIZIARIA

1. Documentazione dell'attivit di Polizia giudiziaria


L'art. 357 c.p.p. distingue gli atti per i quali la p.g. deve redigere verbale da quelli per i quali tale
forma di documentazione non prevista come obbligatoria.
I verbali (processi verbali) costituiscono la modalit di documentazione pi completa, in virt della
valenza di atto pubblico (in quanto redatto dall'operatore di Polizia giudiziaria mentre esercita funzioni
di pubblico ufficiale) che gode di fede privilegiata fino a querela di falso, anche se il giudice ne pu
disattendere il contenuto.
I verbali possono essere redatti informa integrale; in tal caso si riproducono interamente tutte le
domande e le risposte e vengono trascritte le dichiarazioni di coloro che hanno preso parte al
compimento dell'atto di indagine.
Possono essere redatti anche informa riassuntiva e tale modalit comporta la parziale riproduzione
delle domande e risposte delle dichiarazioni dei soggetti di cui sopra.
Ai sensi dell'art. 136 c.p.p., requisiti minimi indefettibili del verbale sono il luogo di redazione, la data
comprensiva di giorno, mese, anno e, quando necessario ai termini di legge (poich esistono, a titolo
esemplificativo, termini correlati da rispettare), l'orario in cui cominciato e chiuso, nonch le
generalit delle persone qualificabili intervenuti, l' indicazione delle cause, se conosciute, della
mancata presenza di coloro che sarebbero dovuti intervenire, la descrizione di quanto l' eventuale
ausiliario ha fatto o ha constatato o di quanto avvenuto in sua presenza nonch le dichiarazioni
ricevute da lui da altro pubblico ufficiale che egli assiste.
Quanto ad ogni dichiarazione contenuta nel verbale, deve essere indicato se stata resa
spontaneamente ovvero a domanda, ed in tal caso deve essere riprodotta anche la specifica domanda,
se stata oggetto di dettatura, o se stata resa a seguito di autorizzazione a consultare note scritte.
Il verbale, previa lettura, sottoscritto alla fine di ogni foglio dal pubblico ufficiale che lo ha redatto,
dal giudice eventualmente presente, e dalle persone intervenute, anche quando le operazioni non siano
esaurite e vengano rinviate.
Se taluno degli intervenuti non desideri o non sia in grado di sottoscrivere, deve esserne fatta
menzione, con l'indicazione del motivo, ovvero precisando se il soggetto si rifiutato di motivare la
sua scelta di non firmare.
essenziale non vi sia incertezza sulle persone intervenute, poich viceversa il verbale
tassativamente nullo, al pari dell'ipotesi denegata manchi la sottoscrizione del pubblico ufficiale che ha
redatto il verbale, ex art. 142 c.p.p.
Il verbale obbligatorio per i seguenti atti:
sommarie informazioni dell'indagato;
sommarie informazioni testimoniali;
perquisizioni e sequestri;
operazioni relative all'identificazione dell'indagato e delle altre persone;
acquisizione di plichi e corrispondenza ed apertura degli stessi;
sospensione dell'inoltro di corrispondenza;
accertamenti e rilievi sullo stato delle cose e delle persone;
descrizione di fatti e situazioni, fino a quando il P.M. non abbia impartito direttive per lo
svolgimento delle indagini;
accompagnamento per l'identificazione;
elezione di domicilio;
atti di arresto in flagranza;

193
fermo di indiziato di delitto ad iniziativa della polizia giudiziaria.
La documentazione posta a disposizione del P.M., con le istanze o le denuncie e le querele presentate
per iscritto, i referti, il corpo del reato e le cose ad esso pertinenti.
Le annotazioni sono atti informali normalmente utilizzati dalla p.g. in fase di indagini preliminari; tale
attivit di polizia giudiziaria non suscettibile di utilizzazione probatoria.
Secondo quanto disposto dall'art. 115 disp. att. c.p.p., le annotazioni contengono l'indicazione
dell'ufficiale o dell'agente di polizia giudiziaria che ha compiuto le attivit di indagine, il giorno l'ora
ed il luogo in cui sono state eseguite e l'enunciazione succinta del loro risultato.
Le annotazioni, quindi, sono indicazioni sommarie, riassuntive di attivit investigativa di minor
importanza e costituiscono appunti non utilizzabili in dibattimento.
Quando la p.g., assumendo dichiarazioni, ovvero per il compimento dell'atto, si aie di altre persone,
annota altres le relative generalit e le altre indicazioni personali utili per l'identificazione.
La relazione di servizio atto atipico che consiste nella segnalazione da parte dell'ufficiale o
dell'agente di p.g., al responsabile dell'ufficio, istituto o reparto delle risultanze dell'attivit espletata e
degli accertamenti eseguiti.
La relazione assimilabile alle annotazioni ed documentazione relativa alle indagini preliminari,
inserita nel fascicolo del P.M.
Pu essere letta in dibattimento ed acquisita al relativo fascicolo quando le dichiarazioni in essa
contenute siano difformi da quelle rese da un teste nel dibattimento al fine di valutarne la credibilit
(art. 550, comma 3, c.p.p.).
Non pu invece essere oggetto di testimonianza da parte della p.g. qualora essa si riferisca a
dichiarazioni rese dall'indagato, essendovi un generale divieto di testimonianza in tale caso (art. 62
c.p.p.), a garanzia dello stesso.

194
DIRITTO DI POLIZIA
I TESI ORDINE E SICUREZZA PUBBLICA LA POLIZIA DI
SICUREZZA

1. Generalit
La Polizia di sicurezza consiste nel complesso delle azioni che gli organi dello Stato svolgono
preventivamente al fine di assicurare il mantenimento dellordine e della sicurezza pubblica.
Per ordine pubblico sintende, quindi, quello stato generale della societ nel quale le istituzioni, le
strutture democratiche ed i diritti costituzionali dei cittadini sono garantiti da ogni attentato tendente
a modificarli od a renderli inoperanti mediante luso o la minaccia illegale della forza.
Per sicurezza pubblica sintende, invece, la tutela della sicurezza personale dei singoli cittadini, della
loro incolumit e dellintegrit della propriet dai pericoli derivanti da ogni comportamento illecito
di singoli o di gruppi.

2. Le fonti della legislazione di polizia


Le fonti delle disposizioni legislative, attraverso le quali lo Stato raggiunge lo scopo di pervenire al
mantenimento dellordine pubblico e della sicurezza pubblica sono:
la Costituzione della Repubblica, entrata in vigore il 1 gennaio 1948, che contiene, nella prima
parte (artt. 13-15), i principi fondamentali relativi alle libert politiche e civili dei cittadini;
il T.U. delle Leggi di Pubblica Sicurezza, emanato con R.D. 18 giugno 1931, n. 733 che costituisce
la fonte pi importante della vigente legislazione sulla polizia di sicurezza.
Esso ha subito, negli ultimi anni, profondi mutamenti, sia per nuove leggi che per numerose
sentenze della Corte Costituzionale che ne hanno abrogato molte disposizioni;
il Regolamento per lesecuzione del T.U. delle Leggi di Pubblica Sicurezza, approvato con R.D. 6
maggio 1940, n. 635, che si ricollega appunto al T.U. del 1931 allo scopo di esplicarne il contenuto
con disposizioni particolari e dettagliate, agevolando lesatta ed uniforme applicazione della legge;
leggi modificative delle fonti di cui ai due alinea precedenti;
leggi speciali in materia di Pubblica Sicurezza.

3. Organizzazione della Pubblica Sicurezza (Vds. schema)


Gli organi dello Stato, a cui la legge demanda il compito di mantenere lordine e la sicurezza pubblica,
fanno capo al Ministero dellInterno e si suddividono in organo centrale e organi periferici:

ORGANO CENTRALE
a. Il Ministro dellinterno
Il Ministro dellinterno Autorit Nazionale di Pubblica Sicurezza ed il responsabile della tutela
dellordine e della sicurezza pubblica, materie nelle quali, inoltre, titolare dellalta direzione dei
servizi e del coordinamento dei compiti e delle attivit delle forze di polizia.
Presiede il Comitato Nazionale dellOrdine e la Sicurezza Pubblica, quale organo consultivo, su
ogni questione di carattere generale relativa alla tutela dellordine e della sicurezza pubblica.
(1) Amministrazione della sicurezza pubblica
Il Ministro per espletare i propri compiti, in materia di O.P. e S.P., si avvale

197
dellAmministrazione della pubblica sicurezza che una amministrazione civile costituita da
organi/uffici centrali (dipartimento della P.S.) e periferici (prefetture, questure, commissariati
distaccati).
Essa esercita le proprie funzioni anche attraverso autorit locali di P.S. non appartenenti
allamministrazione della P.S. (sindaci) e si avvale di ufficiali e agenti di P.S. anche
dipendenti da altre amministrazioni (Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia locale etc..).
(2) Dipartimento della Pubblica Sicurezza
Tale Dipartimento istituito nellambito del Ministero dellInterno e provvede allattuazione
della politica dellordine pubblico e della pubblica sicurezza, nonch al coordinamento
tecnico-operativo delle Forze di Polizia.
Da esso dipende il corpo della Polizia di Stato.

ORGANI PERIFERICI
b. Il Prefetto
Il Prefetto autorit provinciale di pubblica sicurezza e rappresenta il governo nella provincia.
Ha la responsabilit generale dellordine e della sicurezza pubblica nella provincia e sovrintende
allattuazione delle direttive emanate in materia.
A tali fini, il Prefetto deve essere tempestivamente informato dal Questore e dai Comandanti
provinciali dellArma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza su quanto, comunque, abbia
attinenza con lordine e la sicurezza pubblica della provincia (art. 13, L. 1.4.1981, n. 121).
Dispone della forza pubblica e pu chiedere lintervento delle Forze Armate; pu altres adottare,
nel caso durgenza e per grave necessit pubblica, i provvedimenti indispensabili per la tutela
dellordine pubblico e della sicurezza pubblica (art. 2 T.U. delle leggi di P.S.).
Nellesercizio delle attribuzioni di Autorit provinciali di P.S., il Prefetto si avvale, quale organo di
consulenza, del Comitato Provinciale per lOrdine e la Sicurezza Pubblica.
Tale organo, presieduto dallo stesso Prefetto, costituito dal Questore, dal sindaco del comune
capoluogo e dal presidente della provincia, dai Comandanti provinciali dellArma dei Carabinieri,
del Corpo della Guardia di Finanza e del Corpo forestale dello Stato, nonch dai sindaci degli
altri comuni interessati, quando devono trattarsi questioni riferibili ai rispettivi ambiti territoriali
(art. 20, L. 1.4.1981, n. 121).
Il prefetto vigila altres sullandamento delle pubbliche amministrazioni adottando in caso di
urgente necessit, i provvedimenti indispensabili per il pubblico interesse.
c. Il Questore
Il Questore autorit provinciale di pubblica sicurezza.
Ha la direzione, la responsabilit ed il coordinamento, a livello tecnico operativo, dei servizi di
ordine e di sicurezza pubblica e dellimpiego a tal fine della forza pubblica e delle altre forze
eventualmente poste a sua disposizione.
Per tale scopo deve essere tempestivamente informato dai comandanti locali dellArma dei
Carabinieri e della guardia di Finanza su quanto, comunque, abbia attinenza con lordine e la
sicurezza pubblica (art. 14 L. 1.4.1981, n. 121).
Esercita inoltre tutte le attribuzioni deferite dalle leggi alla sua competenza, oltre quelle delegategli
dal Prefetto (sempre, ad esempio, nel campo del rilascio di autorizzazioni).
d. Lautorit locale di P.S.
Sono autorit locali di pubblica sicurezza il Questore nel comune capoluogo di provincia e i
funzionari preposti ai commissariati di polizia aventi competenza negli altri comuni.
Ove non siano istituiti commissariati di polizia, le attribuzioni di autorit locale di pubblica
sicurezza sono esercitate dal Sindaco quale ufficiale di Governo.

198
Quando eccezionali esigenze di servizio lo richiedono, il Prefetto, o il Questore su autorizzazione
del Prefetto, pu inviare funzionari della Polizia di Stato, nei comuni ove le attribuzioni di autorit
locale di pubblica sicurezza sono esercitate dal sindaco quale ufficiale di Governo, per assumere
temporaneamente la direzione dei servizi di pubblica sicurezza. Resta in tale caso sospesa la
competenza dellautorit locale di pubblica sicurezza.
Le autorit provinciali di pubblica sicurezza, ai fini dellordine e della sicurezza pubblica e della
prevenzione e difesa dalla violenza eversiva, sollecitano, la collaborazione delle amministrazioni
locali e mantengono rapporti con i Sindaci dei comuni.

ORGANIZZAZIONE DELLA PUBBLICA SICUREZZA

ORGANI ORGANO
PERIFERICI CENTRALE

AUTORIT MINISTRO
AUTORIT LOCALI
PROVINCIALI DELLINTERNO(1)
DI P.S.
DI P.S. (AUTORIT NAZIONALE
DI P.S.)

QUESTORE
PREFETTO(2) Nel comune capoluogo
di provincia

COMMISSARIO DI P.S.
QUESTORE(3) Nel comune ove ha sede
lufficio distaccato di P.S.

SINDACO
Nei comuni ove non esiste
ufficio distaccato di P.S.

(1)
Il Ministero dellInterno ha fra laltro la responsabilit dellordine pubblico e della pubblica sicurezza sullintero territorio della Repubblica.
(2)
Il Prefetto autorit provinciale di P.S. ed il responsabile dellO.P. e della P.S. nellambito della provincia. Dispone della forza pubblica e
pu richiedere limpiego delle Forze Armate.
(3)
Il Questore Autorit di P.S.. Ha la direzione tecnica di tutti i servizi di polizia di sicurezza nella provincia

199
4. Ufficiali ed Agenti di P.S.
Lautorit di P.S. si avvale, per lassolvimento dei compiti ad essa attribuiti, di organi direttivi
(ufficiali di P.S.) e di organi esecutivi (agenti di P.S.).
a. Ufficiali di P.S.
La qualifica di ufficiali di pubblica sicurezza compete a:
gli appartenenti al ruolo dei Dirigenti e dei Commissari della Polizia di Stato;
gli Ufficiali dellArma dei Carabinieri;
gli Ispettori superiori sostituti uff. di P.S. della Polizia di Stato (anche quando assumono la
denominazione di Sostituti Commissari) ed i Marescialli aiutanti sostituti uff. di P.S. dei
Carabinieri, (anche quando assumono la qualifica di Luogotenenti), nei casi previsti dal D.Lgs.
12 maggio 1995, n. 198;
il Sindaco del comune privo di ufficio di pubblica sicurezza, al quale compete la qualifica
permanente di ufficiale di P.S., ai sensi degli artt. 6 e 12 del R.D. 31 agosto 1907, n. 690;
il personale appartenente al ruolo direttivo ordinario del Corpo di polizia penitenziaria al
quale attribuita la qualifica di sostituto ufficiale di pubblica sicurezza (art. 6, D.Lgs. 21
maggio 2000, n. 146);
il personale del ruolo direttivo dei funzionari del Corpo forestale dello Stato che riveste la
qualifica di sostituto ufficiale di pubblica sicurezza (art. 3, L. 31 marzo 2000, n. 78 e art. 2,
D.Lgs. 3 aprile 2001, n. 155).
I suddetti sono considerati permanentemente in funzione (art. 12 R.D. 31.8.1907, n. 690).
b. Agenti di P.S.
Sono agenti di pubblica sicurezza in funzione permanente, nel senso che la qualifica ha carattere
permanente e non limitata allorario di servizio (art. 17 R.D. 31 agosto 1907, n. 690):
gli Ufficiali della Guardia di finanza;
gli ispettori ed i sovrintendenti dellArma dei Carabinieri e della Guardia di finanza;
gli ispettori, sovrintendenti, assistenti e agenti della Polizia di Stato;
i Carabinieri, gli agenti della Guardia di finanza;
gli appartenenti al Corpo Forestale dello Stato (art. 13 del D.L.vo 12 marzo 1948, n. 804);
gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria;
Sono agenti di pubblica sicurezza solo nellesercizio delle loro funzioni o a titolo individuale o
previo riconoscimento (decreto del Prefetto o del Ministro dellInterno):
gli appartenenti al Corpo dei Vigili del fuoco;
gli appartenenti alla Polizia locale cui la qualifica sia stata conferita dal Prefetto, ai sensi
dellart. 5 della legge 7 marzo 1986, n. 65;
le guardie campestri, daziarie, boschive e le altre dei comuni, costituiti in forza di regolamenti e
deliberati ed approvati nelle forme di legge e riconosciuti dal Prefetto;
le guardie telegrafiche e di strade ferrate ed i cantonieri, purch posseggano i requisiti
determinati dal regolamento e prestino giuramento innanzi al Prefetto;
altri agenti destinati dal Governo alla esecuzione ed allosservanza di speciali leggi e
regolamenti dello Stato (art. 18 legge 31 agosto 1907, n. 690).
Agiscono con le funzioni di agenti di pubblica sicurezza i militari posti a disposizione dei prefetti.

200
5. Componenti delle forze di polizia
La legge n. 121/81, che ha sancito il nuovo ordinamento dellAmministrazione della P.S., allart. 16
espressamente prevede le varie componenti delle forze di polizia cui spetta lo svolgimento delle
funzioni di polizia, ai fini della tutela dellordine e della sicurezza pubblica.
Queste sono:
Polizia di Stato;
Arma dei Carabinieri, forza armata in servizio permanente di pubblica sicurezza;
Corpo della Guardia di Finanza, per il concorso al mantenimento dellordine e della sicurezza
pubblica.
Vengono, altres, considerati forze di polizia e possono essere chiamati a concorrere nellespletamento
di servizi di ordine e sicurezza pubblica:
la Polizia Penitenziaria;
il Corpo Forestale dello Stato.
Le forze di polizia possono essere utilizzate anche per il servizio di pubblico soccorso.

201
II TESI I DOCUMENTI DI IDENTIFICAZIONE

1. Generalit
In base alle leggi di pubblica sicurezza, la carta didentit considerata mezzo di identificazione ai fini
di polizia (art. 288 del Regolamento di esecuzione al T.U.L.P.S.); vi sono tuttavia altri documenti
definiti titoli equipollenti alla carta didentit, che son ritenuti validi per lidentificazione. Essi sono:
il passaporto;
la patente di guida;
il libretto di porto darmi;
la tessera di riconoscimento postale.
Lart. 292 del Regolamento indica altres documenti validi per lidentificazione:
la tessera di riconoscimento degli ufficiali in aspettativa per riduzione dei quadri;
la tessera di riconoscimento di cui sono muniti gli impiegati civili e militari dello stato e i loro
familiari.
Il successivo art. 293 considera equipollenti alla carta didentit anche qualsiasi altro documento di
riconoscimento munito di fotografia e rilasciato da unAmministrazione dello Stato, nonch le tessere
di riconoscimento munite di fotografia e di timbro a secco da chiunque rilasciate, quando lidentit del
titolare risulti convalidata da dichiarazione scritta di un organo dellAmministrazione dello Stato.
Il D.P.R. 445/2000 Testo unico sulla documentazione amministrativa allart. 35 sancisce che sono
documenti equipollenti:
la patente;
il passaporto;
la patente nautica;
il libretto di pensione;
il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici;
il porto darmi.
Si considerano inoltre titoli equipollenti le tessere di riconoscimento munite di fotografia e timbro o
altra segnatura equivalente rilasciate da unamministrazione dello Stato.
A differenza di quanto disposto dal Reg. di esecuzione del T.U.L.P.S., dunque, la nuova disposizione
contiene un elenco aggiornato dei documenti equipollenti.
Nellambito dellattivit di polizia, pertanto, lidentificazione pu essere svolta sia con la carta
didentit che con qualsiasi altro titolo equipollente.
previsto che tutti i documenti di identit e di riconoscimento abbiano validit fino alla data del
compleanno del titolare, immediatamente successiva alla scadenza che sarebbe altrimenti prevista per il
documento stesso.

2. La carta didentit
a. Generalit
La carta didentit, che in alcuni Paesi europei obbligatoria e rilasciata dallo Stato, nel nostro
ordinamento facoltativa; ci significa che munirsi della carta didentit non obbligatorio, ma
costituisce un diritto del cittadino. Il suo rilascio demandato ai Comuni.
Lart. 3 del T.U.L.P.S., infatti, prevede che il Sindaco tenuto a rilasciare la carta didentit su
modello conforme stabilito dal Ministero dellinterno.
La carta di identit deve essere munita della fotografia della persona a cui si riferisce ed ha la

203
seguente durata:
10 anni per i maggiorenni;
5 anni per i minori di et compresa fra tre e diciotto anni;
3 anni per i minori di et inferiore a tre anni.
Le carte didentit (art. 289 del Regolamento) sono rilasciate su esemplari forniti dal dallIstituto
Poligrafico e Zecca dello Stato Officina Carte Valori alle Prefetture (in Trentino Alto Adige e Val
dAosta, agli organi delle Province Autonome), che poi provvedono alla distribuzione ai Comuni e
sui quali esercitano unattivit di vigilanza.
La carta didentit deve essere rilasciata dopo rigorosi accertamenti sulla identit del richiedente da
eseguirsi, ove sia necessario, a mezzo degli organi di polizia. Essa contiene:
la fotografia a mezzo busto e senza cappello del titolare;
il codice alfa-numerico progressivo;
il timbro a secco;
lindicazione delle generalit e dei connotati e contrassegni salienti e, se il richiedente
straniero, della cittadinanza.
b. Caratteristiche del documento
Il modello della carta didentit, allegato al Regolamento del T.U.L.P.S., stato sostituito con altro
modello pi sicuro ai fini della contraffazione.
Sia in caso di rilascio, che in occasione del rinnovo, il competente ufficio comunale compila due
cartellini, dei quali, uno viene conservato nella segreteria del Comune in apposito schedario, laltro,
entro ventiquattro ore dal rilascio o dal rinnovo, viene trasmesso alla Questura della Provincia, ove
viene inserito, in ordine alfabetico sillabico, in apposito schedario (Schedario delle carte didentit),
che deve essere sempre tenuto aggiornato (art. 290 del Regolamento).
A norma dellart. 1 del D.P.R.. 6 agosto 1974, n. 649, linteressato che richieda lequipollenza al
passaporto (validit per lespatrio) oltre a essere munito dellassenso dellesercente la potest dei
genitori o della persona che esercita la tutela (nel caso di minore) deve sottoscrivere la dichiarazione
di non trovarsi in alcuna delle condizioni ostative al rilascio del passaporto indicate dallart. 3 della
legge 21 novembre 1967, n. 1185.
In mancanza della sottoscrizione di tale dichiarazione, il competente ufficio del Comune dovr
apporre sulla carta didentit lannotazione documento non valido ai fini dellespatrio. La validit
per lespatrio per limitata agli Stati membri dellUnione Europea ed a quelli con i quali vigono
accordi internazionali particolari.
Bench non sia obbligatorio munirsi della carta didentit, n portarla al seguito, lart. 4 del
T.U.L.P.S. prescrive che lAutorit di pubblica sicurezza ha la facolt di ordinare che le persone
pericolose e sospette si muniscano, entro un dato termine, della carta didentit e la esibiscano ad
ogni richiesta degli ufficiali ed agenti di P.S..
c. Carta di identit elettronica
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 437/99 introduce il Regolamento recante
caratteristiche e modalit per il rilascio della carta di identit elettronica dove sono dettate le regole
tecniche e di sicurezza relative alle tecnologie e ai materiali utilizzati per la produzione delle carte
di identit, specificando, inoltre, le caratteristiche fisiche e grafiche del supporto materiale, nonch
le modalit di verifica da parte delle autorit provinciali di pubblica sicurezza, nellottica di
garantire lintegrit, laccessibilit, e la riservatezza delle informazioni contenute nel documento.
Tali regole sono adeguate, in relazione alle esigenze dettate dalla evoluzione delle conoscenze
scientifiche e tecnologiche, con cadenza almeno biennale. Le ultime regole tecniche relative alla
carta d'identit elettronica sono state emanate con decreto del Ministro dellInterno, in data 8
novembre 2007.

204
La carta di identit elettronica deve contenere, con immediata visibilit e memorizzati con modalit
informatiche di sicurezza, i seguenti dati:
dati identificativi della persona;
cod. fiscale;
dati di residenza;
cittadinanza;
fotografia;
eventuale indicazione di non validit ai fini dellespatrio;
codice alfa-numerico identificativo del documento, data del rilascio, e data di scadenza;
sottoscrizione del titolare o di uno degli esercenti la potest genitoriale o la tutela.
La carta di identit elettronica pu contenere i dati desunti dalle liste elettorali e comunque tutti
quelli necessari per la certificazione elettorale. Al fine di semplificare lazione amministrativa
possono essere ricompresi anche i dati amministrativi del Servizio sanitario nazionale. Nel caso in
cui i dati abbiano natura sensibile questi possono essere inseriti nei documenti solo su richiesta
dellinteressato.
La carta di identit elettronica pu, inoltre, contenere le informazioni e le applicazioni occorrenti
per la firma digitale secondo quanto stabilito dalle regole tecniche di cui al decreto del Presidente
della Repubblica 10/11/97, n. 517 (Regolamento recante criteri e modalit per la formazione,
larchiviazione e la trasmissione di documenti con strumenti informatici e telematici), nonch gli
elementi necessari per generare la chiave biometrica.
In caso di smarrimento sono previste procedure di interdizione delloperativit, telefonando
direttamente al numero telefonico verde 800-456456.
La data a decorrere della quale i comuni possono rilasciare la carta di identit elettronica in
sostituzione dello stesso documento su supporto cartaceo e del documento di identit elettronico
stabilita con Decreto del Ministro dellinterno. Trascorsi cinque anni dalla data stabilita con tale
decreto la carta di identit verr rilasciata soltanto su supporto informatico.
Un nuovo documento digitale unificato sostituir la carta d'identit elettronica, la tessera sanitaria,
la carta nazionale/regionale dei servizi e offrir al cittadino la possibilit di accedere in via
telematica ai servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche. Appositi decreti stabiliranno le
modalit attuative del nuovo documento, che verr rilasciato a partire dai prossimi anni (art. 1, D.L.
18 ottobre 2012, n. 179).

3. Il passaporto
a. Generalit
Il passaporto considerato documento che consente di identificare una persona, quale titolo
equipollente alla carta di identit, in base alla disposizione dellart. 292 del Regolamento di
esecuzione al T.U.L.P.S. e dellart. 35 del D.P.R. 445/2000, anche se la sua fondamentale e
primaria finalit, da un punto di vista giuridico, quella di abilitare il cittadino ad uscire dal
territorio della Repubblica (validit per lespatrio) ed a rientrarvi.
Infatti, ribadendo quanto sancito dallart. 16 della Costituzione, secondo il quale ogni cittadino
libero di uscire dal territorio nazionale e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge, lart. 1 della
legge 21 novembre 1967, n. 1185 considera, appunto, il requisito del possesso del passaporto uno
degli obblighi posti dalla legge per poter espatriare, in mancanza del quale lespatrio ritenuto
clandestino.
Il passaporto valido per tutti i Paesi riconosciuti dal Governo Italiano tuttavia, a domanda
dellinteressato pu esser reso valido anche per gli Stati i cui Governi non sono riconosciuti,
mediante lesplicita indicazione su di esso delle localit di destinazione.
Lautorit competente al rilascio, rinnovo, ritiro e restituzione del passaporto il Ministero degli
Affari Esteri e, per sua delega, il Questore e i Sindaci dei comuni di residenza dei richiedenti (art.4

205
Legge 24.11.2000 n. 340) - in casi eccezionali, gli ispettori di frontiera. Allestero sono, invece,
delegati i rappresentanti diplomatici e consolari.
Lart. 3 della succitata L. 1185/67 elenca una serie di cause ostative al rilascio del passaporto. Sulla
base di tali normative non possono ottenere il passaporto le sottonotate categorie di persone:
coloro che sono sottoposti alla potest dei genitori o alla potest tutoria, qualora non abbiano
lassenso di questi, o se, affidati ad altra persona, in mancanza dellassenso di questa o
dellautorizzazione del giudice tutelare;
il richiedente con prole minore che non ha lassenso dellaltro genitore da cui non sia
legalmente separato o, in assenza, lautorizzazione del giudice tutelare;
coloro che debbano espiare una pena restrittiva della libert personale o soddisfare, salvo il
nulla osta dellautorit giudiziaria procedente, una multa o unammenda non convertite in pena
restrittiva della libert personale;
coloro che sono sottoposti ad una misura di sicurezza detentiva o ad una misura di
prevenzione;
coloro che, risiedendo allestero, al ventesimo anno di et, non abbiano regolarizzato la loro
posizione in rapporto allobbligo del servizi militare.
b. Caratteristiche del documento
Il Ministro degli Affari Esteri in data 6 giugno 1984 ha emesso il decreto che istituisce il nuovo
Passaporto Europeo Uniforme, di colore rosso amaranto il quale, dal 1 gennaio 1985, ha sostituito
il precedente tipo di libretto, di colore verde.
Esistono vari tipi di passaporto che di seguito sono elencati:
(1) Passaporto ordinario
in base allarticolo 24 della Legge 3/2003 i passaporti ordinari, rilasciati dopo lentrata in
vigore della legge stessa, hanno una validit di dieci anni; per i minori di et inferiore a
tre anni, la validit del passaporto di tre anni; per i minori di et compresa tra tre e
diciotto anni, la validit del passaporto di cinque anni;
individuale e pu essere ottenuto da tutti i cittadini in possesso della cittadinanza
italiana, salvo le cause ostative prima accennate; per i minori di et inferiore agli anni
quattordici, luso del passaporto subordinato alla condizione che viaggino in compagnia
di uno dei genitori o di chi ne fa le veci, oppure che venga menzionato sul passaporto, il
nome della persona, dellente o della compagnia di trasporto a cui i minori medesimi sono
affidati. (art. 14);
indica nome, cognome, luogo e data di nascita, residenza del titolare;
ne descrive le caratteristiche somatiche e ne contiene la fotografia firmata ed autenticata
(art. 15).
(2) Passaporto collettivo (art. 20)
Il passaporto collettivo pu essere rilasciato: per motivi culturali, religiosi, sportivi, turistici,
od altri previsti da accordi internazionali, a gruppi da cinque a cinquanta persone, i cui
nominativi saranno trascritti sul passaporto. Solo il capogruppo dovr essere munito di
passaporto individuale, mentre i componenti della comitiva dovranno avere con s un
documento di identificazione valido. Tale passaporto, non rinnovabile, valido per il solo
viaggio allestero per il quale stato richiesto e la sua validit non pu superare i quattro mesi.
(3) Passaporto diplomatico e Passaporto di servizio
Trattasi di documenti che vengono rilasciati dal Ministero degli Affari Esteri.
Il passaporto diplomatico viene rilasciato alle alte cariche politiche, civili e militari dello Stato,
al personale della carriera diplomatica e della carriera direttiva amministrativa del Ministero

206
degli Affari Esteri, agli addetti militari presso le rappresentanze diplomatiche, alle personalit
ed ai funzionari che fanno parte di Consigli ed Organismi internazionali.
Il passaporto di servizio, invece, rilasciato ai membri del Senato e della Camera dei Deputati,
al personale non direttivo dellAmministrazione degli Affari Esteri destinato a recarsi allestero
per servizio, al personale direttivo e non direttivo di altre amministrazioni dello Stato e di
alcuni enti che deve recarsi allestero per motivi di servizio.
(4) Passaporto elettronico
A partire dal 26 ottobre 2006 le Questure e gli Uffici Consolari italiani all'estero rilasciano il
nuovo modello di passaporto, di tipo elettronico, che offre standard pi elevati di sicurezza.
Infatti il passaporto elettronico dotato di particolari caratteristiche di stampa
anticontraffazione (la fotografia del titolare stampata direttamente sulla pagina del
documento) e di un microprocessore senza contatto inserito allinterno della copertina
semirigida che consente la registrazione dei dati, certificati elettronicamente, riguardanti il
titolare del documento e l'Autorit che lo ha rilasciato. Nella memoria del microprocessore
sono inseriti ulteriori dati, in formato digitale, quali le impronte digitali (dito indice di ogni
mano) e l'immagine del volto (fotografia) del titolare.

4. La patente di guida
Anche la patente di guida rappresenta, ai sensi dellart. 292 del Regolamento di esecuzione al
T.U.L.P.S. , titolo equipollente alla carta didentit per lidentificazione delle persone.
Siffatto documento, per, in via primaria e per naturale destinazione giuridica, abilita alla guida di
autoveicoli e motoveicoli, secondo quanto sancito dal 1 comma dellart. 116 del D.lgs. 285/1992
(Nuovo codice della strada).
Il modello e le caratteristiche della patente (art. 308 del Regolamento di esecuzione) sono quelle
indicate dalle direttive comunitarie.
Il medesimo art. 116 C.d.S. , dispone che non si possono guidare autoveicoli e motoveicoli senza aver
conseguito la patente di guida rilasciata dal competente ufficio provinciale del Dipartimento dei
trasporti terrestri (fino al 1 ottobre 1995 era rilasciata dal Prefetto).
a. Patente di guida formato carta di credito
Con decreto del Ministro dei Trasporti, pubblicato sulla G.U. nr.181 del 5 agosto 1998 che
recepisce una direttiva della Comunit europea, stato introdotto nellordinamento italiano il
modello plastificato della Patente di guida formato carta di credito. Nel nuovo modello non vengono
pi riportati per esteso ed in chiaro gli abituali campi del vecchio modello quali: cognome, nome
etc, ma i dati sono riportati in corrispondenza di specifici codici numerici, allo scopo di
semplificare le operazioni di controllo su strada da parte degli organi di polizia europei.
Non pi possibile inserire nessun tipo di annotazione mentre possibile gestire le variazioni di
residenza e le conferme di validit con le modalit in vigore.
b. Nuova patente di guida formato carta di credito (2013)
Il 19 gennaio 2013, in concomitanza con lentrata in vigore della terza direttiva UE sulla patente di
guida, stato introdotto il nuovo modello di patente di guida europea, con un formato uniforme per
tutti i paesi dellUnione e maggiori accorgimenti di sicurezza anticontraffazione come, ad esempio,
la presenza di un ologramma, il fondo arabescato, elementi ottici e incisioni al laser.
Per limitare il numero di differenti patenti europee in circolazione (oltre 100 modelli in materiale
plastico o cartaceo che spesso riportano fotografie non pi attuali) e proteggerli meglio dalle frodi,
al momento del rinnovo, saranno progressivamente sostituiti tutti i modelli di patente precedenti per
giungere alla loro completa sostituzione. Verranno inoltre aboliti i tagliandi adesivi di
aggiornamento perch la patente dovr essere ristampata a ogni rinnovo o aggiornamento.

207
Lunico modello europeo di patente di guida rilasciato sar quello appena entrato in vigore, in
policarbonato, del tipo carta di credito, con requisiti standard in materia di informazioni, facile da
riconoscere ed esaminare in tutta lUnione europea.

5. Il libretto di porto darmi


a. Generalit
Il libretto di porto darmi, ai sensi dellart. 292 del Regolamento di esecuzione al T.U.L.P.S. e
dellart. 35 del D.P.R. 445/2000, considerato, analogamente ai documenti in precedenza
esaminati, titolo equipollente alla carta didentit.
Al fine di evitare possibili confusioni necessario distinguere tra licenza e libretto per porto
darmi.
La licenza infatti consiste in un foglietto bollato e vidimato ed lautorizzazione di polizia che
consente, in base allart. 42 del menzionato T.U., di portare fuori della propria abitazione e delle
sue appartenenze armi lunghe da fuoco, rivoltelle o pistole di qualsiasi misura e bastoni animati
con lama non inferiore a 65 centimetri.
Il libretto personale, invece, il documento consistente in una copertina nella quale viene inserita
la suddetta licenza.
Al fine, pertanto, di verificare la legittimit del porto delle suddette armi, deve essere controllata la
validit della licenza. Questultima, inoltre, essendo priva di fotografia, non sufficiente da sola a
dimostrare la sussistenza dellautorizzazione in favore di chi la possiede; necessario, pertanto, che
il foglio della licenza sia sempre accompagnato dal libretto.
Il libretto, invece, qualora privo di licenza, ovvero con annessa licenza scaduta, non pu
autonomamente dimostrare la presenza del titolo al porto darmi. In tal caso ha esclusiva valenza
quale documento di identificazione della persona.
In virt del citato art. 42 del T.U.L.P.S., il rilascio della licenza:
per il porto di arma lunga da fuoco (fucile per uso di caccia) di competenza del Questore della
provincia in cui il richiedente ha la sua residenza;
per il porto di pistola o di rivoltella di qualsiasi misura e di bastone animato con lama non
inferiore a 65 centimetri (per la difesa personale) viene, invece, rilasciata dal Prefetto della
medesima provincia.
b. Caratteristiche del documento
Il libretto personale consiste in un foglio piegato in tre parti, composto di sei facciate, di colore
bianco, con il frontespizio della prima facciata di colore marrone chiaro, stampato presso lIstituto
Poligrafico e Zecca dello Stato - Officina Carte Valori:
sulla prima pagina, sotto lindicazione del tipo di licenza cui si riferisce (porto darmi, per
pistola, rivoltella e bastone animato, ovvero porto di fucile per uso caccia) impresso il numero
codice alfa-numerico del documento, composto da sei cifre, e, dopo un trattino, da una lettera;
la seconda pagina contiene la fotografia (a capo scoperto e a mezzo busto), di fianco la firma
del richiedente ed in basso gli estremi e la firma del rilascio (i dati sono protetti da una pellicola
trasparente adesiva riportante dei motivi olografici);
in terza e quarta pagina sono indicati, rispettivamente, le generalit (protette da una pellicola
trasparente adesiva riportante dei motivi olografici) ed i connotati;
in quinta e sesta pagina sono riportate le avvertenze con i relativi riferimenti normativi.
Ha validit di sei anni ed in caso di rinnovo, viene rilasciato un nuovo libretto.

6. Altri documenti di identificazione


Lart. 292 del Regolamento di esecuzione al T.U.L.P.S., come gi sottolineato, considera titolo
equipollente alla carta didentit, ogni documento munito di fotografia e rilasciato da

208
unAmministrazione dello Stato (riconoscibile dal timbro tondo di stato), fissando cos due condizioni
(la presenza della fotografia e la provenienza da una pubblica amministrazione) necessarie per far s
che il documento di riconoscimento possa dimostrare la identit di una persona.
Esempio il citato art. 292 considera equipollenti alla carta didentit:
le tessere di riconoscimento degli ufficiali in aspettativa per riduzione di quadri;
le tessere di riconoscimento rilasciate dalle Amministrazioni di appartenenza ai dipendenti civili e
militari dello Stato (tessera mod. AT e BT), in attivit di servizio ed in quiescenza, nonch ai loro
familiari (coniuge, figli minori degli anni 21 e figli maggiori degli anni 21 a carico del dipendente).
Tali documenti, con validit di dieci anni, possono essere convalidati una sola volta per un eguale
periodo di tempo.
La tessera di riconoscimento, oltre ad essere valida ai fini dellidentit personale del titolare, abilita
anche a recarsi allestero, quale titolo valido per lespatrio, nei Paesi con i quali vigono particolari
accordi internazionali in materia di riconoscimento della carta didentit.
Essa deve indicare: lAmministrazione rilasciante, il titolo accademico, il nome, il cognome, la
qualifica o il grado, il luogo e la data di nascita, la residenza, lo stato civile dellintestatario; deve
descriverne le caratteristiche somatiche e contenere la firma e la fotografia munita del timbro
dellufficio competente al rilascio. Per il personale in quiescenza deve essere indicato lo stato di
pensionato del titolare.
Sulle tessere dei familiari vanno indicate, in aggiunta, la relazione di parentela con il dipendente ed
il nome, cognome, qualifica o grado di questultimo.

209
III TESI LE MISURE DI PREVENZIONE PERSONALI (NOZIONI)

1. Generalit
Dalla stratificazione legislativa esistente, in materia di misure di prevenzione trae origine la Legge 13
agosto 2010 n.136 che, allart. 1, delega il Governo allemanazione di un Codice delle Leggi Antimafia
e delle Misure di Prevenzione affinch, previa ricognizione della normativa esistente, provveda a
coordinarla ed armonizzarla. Il Decreto Legislativo 6 settembre 2011, n. 159 d attuazione alla delega
riorganizzando le disposizioni ed abrogando le leggi in precedenza in vigore.
Le misure di prevenzione sono provvedimenti di competenza dellautorit amministrativa o
dellautorit giudiziaria e sono adottati nei confronti di persone ritenute pericolose.
Le misure di prevenzione sono:
avviso orale (art. 3 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159);
rimpatrio con foglio di via obbligatorio del Questore (art. 2 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159);
sorveglianza speciale di P.S. (art. 6 co.1 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159);
sorveglianza speciale di P.S. con divieto di soggiorno (art.6 co.2D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159);
sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno(art.6, co.3D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159);
sorveglianza speciale di P.S. e sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nei confronti
di soggetti indiziati di appartenere ad associazioni mafiose (art. 6 co.1e 3 D.Lgs. 6 settembre 2011,
n. 159);
da considerarsi inoltre misura di prevenzione il divieto di accesso ai luoghi ove si svolgono
competizioni sportive (art. 6 L. 13 dicembre 1989, n. 401).

2. Avviso orale (Art. 3 D.Lgs.6 settembre 2011, n. 159)


Si tratta di un atto con cui linteressato viene avvisato che esistono indizi sul suo conto ed invitato a
tenere una condotta conforme alla legge.
Autorit competente ad emettere il provvedimento:
Il Questore nella cui provincia la persona dimora.
Destinatari (Art. 1 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159)
Si applica a:
coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici
delittuosi;
coloro che, per la condotta ed il tenore di vita, sulla base di elementi di fatto, debba ritenersi
vivano abitualmente, anche in parte, con i proventi di attivit delittuose;
coloro che, per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, siano dediti
alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l'integrit fisica o morale dei
minorenni, la sanit, la sicurezza o la tranquillit pubblica.
Con l'avviso orale il Questore pu imporre alle persone che risultino definitivamente condannate per
delitti non colposi il divieto di possedere o utilizzare, in tutto o in parte, qualsiasi apparato di
comunicazione radiotrasmittente, radar e visori notturni, indumenti e accessori per la protezione
balistica individuale, mezzi di trasporto blindati o modificati al fine di aumentarne la potenza o la
capacit offensiva, ovvero comunque predisposti al fine di sottrarsi ai controlli di polizia, armi a
modesta capacit offensiva, riproduzioni di armi di qualsiasi tipo, compresi i giocattoli riproducenti
armi, altre armi o strumenti, in libera vendita, in grado di nebulizzare liquidi o miscele irritanti non
idonei ad arrecare offesa alle persone, prodotti pirotecnici di qualsiasi tipo, nonch sostanze
infiammabili e altri mezzi comunque idonei a provocare lo sprigionarsi delle fiamme,nonch

211
programmi informatici ed altri strumenti di cifratura o crittazione di conversazioni e messaggi.
(Comma cos modificato dal comma 33 dellart. 3, L. 15 luglio 2009, n. 94).
Sanzioni penali
Il contravventore alle disposizioni di cui all'articolo 3, commi 4 e 5, punito con la reclusione da
uno a tre anni e con la multa da euro 1.549 a euro 5.164.. Gli strumenti, gli apparati, i mezzi e i
programmi posseduti o utilizzati sono confiscati ed assegnati alle Forze di polizia, se ne fanno
richiesta, per essere impiegati nei compiti di istituto (art. 76 co. 2 D.Lgs. 6 settembre 2011, n.
159).
Contenuto della proposta
Lufficio di P.S. od il Comando dei Carabinieri che ritenga di segnalare il comportamento di un
soggetto, invia al Questore una proposta nella quale devono essere messi in evidenza i seguenti
elementi di fatto che consentono di valutare la eventuale pericolosit sociale:
ambiente familiare;
ambiente sociale;
luoghi, esercizi pubblici malfamati dove stato notato;
frequentazione di pregiudicati;
posizione ed attivit lavorativa;
tenore di vita (auto usate, telefono cellulare, possesso di imbarcazioni, frequentazione di case da
gioco, etc.);
mezzi di sussistenza ed indicazioni delle presumibili fonti;
tutte le altre informazioni ritenute utili per meglio lumeggiare la condotta del soggetto.

3. Rimpatrio con foglio di via obbligatorio (art. 2 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159)
Tale misura di prevenzione consiste nellallontanare una persona ritenuta pericolosa da uno o pi
comuni diversi da quelli di residenza o di abituale dimora.
Autorit competente ad emettere il provvedimento
Il Questore nella cui provincia il soggetto pericoloso si trova (pu essere delegato un funzionario
della Questura).
Destinatari (art. 1 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159)
Si applica alle persone che si trovino fuori dal proprio comune di residenza e siano pericolose per la
sicurezza pubblica, se in base ad elementi di fatto:
sono ritenuti abitualmente dediti a traffici illeciti delittuosi;
per il tenore di vita sono ritenuti vivere abitualmente anche in parte, con i proventi di attivit
delittuose
per il comportamento, sono ritenuti dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in
pericolo lintegrit fisica o morale di minorenni, la sanit, la sicurezza o la tranquillit pubblica.
Effetti
Il soggetto non pu fare ritorno nel comune da cui stato allontanato per un periodo non superiore a
tre anni, se non ottiene la preventiva autorizzazione del Questore che ha emesso il provvedimento.
Durata
Un periodo non superiore a tre anni.

212
Inosservanza
Il contravventore alle disposizioni di cui all'articolo 2, punito con l'arresto da uno a sei mesi. Nella
sentenza di condanna viene disposto che, scontata la pena, il contravventore sia tradotto al luogo del
rimpatrio (Art. 76 co. 3 D.Lgs.6 settembre 2011, n. 159).
Contenuto della richiesta
Lufficio di P.S. ed il Comando dei Carabinieri devono inviare al Questore una nota con la proposta
di provvedimento nella quale debbono essere indicati:
elementi di fatto pregressi: precedenti penali, relazioni di servizio, risultanze alla Banca Dati FF.
di Polizia e note varie;
elementi di fatto attuali: frequenza di luoghi e locali malfamati, compagnia di pregiudicati, etc.;
mancanza di lavoro o di redditi ufficiali, o manifesta insufficienza rispetto al tenore di vita;

ogni altra circostanza utile per la valutazione della pericolosit del soggetto.

4. Sorveglianza speciale di P.S. (art. 6 co.1 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159)


una misura di prevenzione con la quale si impongono al soggetto ritenuto pericoloso determinate
prescrizioni che limitano la sua libert personale.
Si procede direttamente senza preventivo avviso orale.
Autorit competente ad emettere il provvedimento
Il Presidente del Tribunale del capoluogo di provincia ove dimora la persona da sottoporre alla
misura (art. 5 co.4 D.Lgs.6 settembre 2011, n. 159).
Titolarit della proposta. Competenza (art. 5 D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159).
La proposta, adeguatamente motivata, pu essere avanzata:
dal Procuratore Nazionale Antimafia (per le persone dimoranti nellintero territorio nazionale);
dal Direttore della Direzione Investigativa Antimafia (per le persone dimoranti nellintero
territorio nazionale);
dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale del capoluogo di Distretto per le persone
che vi dimorano (ad eccezione di quelle di cui allart.4 lett. c) e lett. i) e cio coloro che,
abitualmente, sulla base di elementi di fatto, debba ritenersi siano dediti al delitto, vivano del
provento di delitti ovvero mettano in pericolo l'integrit fisica o morale dei minorenni, la sanit,
la sicurezza o la tranquillit pubblica nonch le persone indiziate di avere agevolato gruppi o
persone che hanno preso parte attiva, in pi occasioni, alle manifestazioni di violenza in
occasione di manifestazioni sportive);
dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale del Circondario per le persone che vi
dimorano indicate nell art.4 lett. c) e lett. i) e cio coloro che, abitualmente, sulla base di
elementi di fatto, debba ritenersi siano dediti al delitto, vivano del provento di delitti ovvero
mettano in pericolo l'integrit fisica o morale dei minorenni, la sanit, la sicurezza o la
tranquillit pubblica nonch le persone indiziate di avere agevolato gruppi o persone che hanno
preso parte attiva, in pi occasioni, alle manifestazioni di violenza in occasione di manifestazioni
sportive);
dal Questore della Provincia ove la persona dimora.
Destinatari (art. 4 D.Lgs.6 settembre 2011, n. 159)
gli indiziati di appartenere alle associazioni di cui all'articolo 416-bis c.p.;
i soggetti indiziati di uno dei reati previsti dall'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura
penale ovvero del delitto di cui all'articolo 12-quinquies, comma 1, del decreto-legge 8 giugno
1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356;

213
coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici
delittuosi;
coloro che, operanti in gruppi o isolatamente, pongano in essere atti preparatori, obiettivamente
rilevanti, diretti a sovvertire l'ordinamento dello Stato, con la commissione di uno dei reati
previsti dal capo I, titolo VI, del libro II del codice penale o dagli articoli 284, 285, 286, 306,
438, 439, 605 e 630 dello stesso codice nonch alla commissione dei reati con finalit di
terrorismo anche internazionale;
coloro che abbiano fatto parte di associazioni politiche disciolte ai sensi della legge 20 giugno
1952, n. 645, e nei confronti dei quali debba ritenersi, per il comportamento successivo, che
continuino a svolgere una attivit analoga a quella precedente;
coloro che compiano atti preparatori, obiettivamente rilevanti, diretti alla ricostituzione del
partito fascista ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 645 del 1952, in particolare con l'esaltazione
o la pratica della violenza;
coloro che, fuori dei casi indicati nelle lettere d), e) ed f), siano stati condannati per uno dei
delitti previsti nella legge 2 ottobre 1967, n. 895, e negli articoli 8 e seguenti della legge 14
ottobre 1974, n. 497, e successive modificazioni, quando debba ritenersi, per il loro
comportamento successivo, che siano proclivi a commettere un reato della stessa specie col fine
indicato alla lettera d);
gli istigatori, ai mandanti e ai finanziatori dei reati indicati nelle lettere precedenti. finanziatore
colui il quale fornisce somme di denaro o altri beni, conoscendo lo scopo cui sono destinati;
le persone indiziate di avere agevolato gruppi o persone che hanno preso parte attiva, in pi
occasioni, alle manifestazioni di violenza di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n.
401.
Effetti
Lapplicazione della sorveglianza speciale di P.S. fa decadere licenze amministrative, il passaporto
viene ritirato, la carta didentit resa non valida per lespatrio e la patente di guida revocata.
Se si tratta di persona indiziata di vivere con il provento di reati, il tribunale prescrive di darsi, entro
un congruo termine, alla ricerca di un lavoro.
La persona sottoposta a misura di prevenzione deve fissare la propria dimora e farla conoscere
allautorit di P.S. e non pu allontanarsi da essa senza aver preventivamente dato avviso
allautorit medesima.
Non pu associarsi abitualmente alle persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misure
di prevenzione o di sicurezza.
Non pu rincasare la sera pi tardi e non pu uscire la mattina pi presto di una data ora senza
comprovata necessit e, comunque, senza averne data tempestiva notizia allautorit di P.S..
Non pu detenere n portare armi, , non pu partecipare a pubbliche riunioni.
Durata
Da un minimo di un anno a un massimo di cinque anni
Il procedimento di prevenzione pu essere instaurato e definito anche se linteressato detenuto.
Lesecuzione per differita al termine della pena detentiva o alla cessazione della libert vigilata.
Violazione degli obblighi inerenti alla Sorveglianza speciale di P.S. (art. 75 co.1 D.Lgs. 6
settembre 2011, n. 159)
Il contravventore agli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale punito con l'arresto da tre mesi
ad un anno.
Contenuto della proposta
Lufficio di P.S. od il Comando dei Carabinieri invia direttamente la richiesta allAutorit
Proponente, descrivendo il comportamento del soggetto proposto.

214
5. Sorveglianza speciale della Pubblica Sicurezza con divieto di soggiorno (art. 6 co.2 D.Lgs. 6
settembre 2011, n. 159)
un provvedimento con il quale si impongono al soggetto ritenuto pericoloso tutte le prescrizioni
relative alla Sorveglianza speciale di P.S. con aggiunta del divieto di soggiorno in uno o pi comuni
diversi da quelli di residenza o di dimora abituale e in una o pi province ovvero, con riferimento ai
soggetti di cui all'articolo 1, lettera c), il divieto di avvicinarsi a determinati luoghi, frequentati
abitualmente da minori (comma cos modificato dall art. 6, comma 1, L. 1 ottobre 2012, n. 172).
Autorit competente ad emettere il provvedimento
(Vds. sorveglianza speciale di P.S. di cui al precedente paragrafo 4)
Titolarit della proposta. Competenza.
(Vds. sorveglianza speciale di P.S. di cui al precedente paragrafo 4)
Destinatari
coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici
delittuosi;
a coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che
vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attivit delittuose;
coloro che per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono
dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l'integrit fisica o morale
dei minorenni, la sanit, la sicurezza o la tranquillit pubblica;
coloro che, operanti in gruppi o isolatamente, pongano in essere atti preparatori, obiettivamente
rilevanti, diretti a sovvertire l'ordinamento dello Stato, con la commissione di uno dei reati
previsti dal capo I, titolo VI, del libro II del codice penale o dagli articoli 284, 285, 286, 306,
438, 439, 605 e 630 dello stesso codice nonch alla commissione dei reati con finalit di
terrorismo anche internazionale;
coloro che abbiano fatto parte di associazioni politiche disciolte ai sensi della legge 20 giugno
1952, n. 645, e nei confronti dei quali debba ritenersi, per il comportamento successivo, che
continuino a svolgere una attivit analoga a quella precedente;
coloro che compiano atti preparatori, obiettivamente rilevanti, diretti alla ricostituzione del
partito fascista ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 645 del 1952, in particolare con l'esaltazione
o la pratica della violenza;
coloro che, fuori dei casi indicati nelle lettere d), e) ed f), siano stati condannati per uno dei
delitti previsti nella legge 2 ottobre 1967, n. 895, e negli articoli 8 e seguenti della legge 14
ottobre 1974, n. 497, e successive modificazioni, quando debba ritenersi, per il loro
comportamento successivo, che siano proclivi a commettere un reato della stessa specie col fine
indicato alla lettera d);
gli istigatori, ai mandanti e ai finanziatori dei reati indicati nelle lettere precedenti. finanziatore
colui il quale fornisce somme di denaro o altri beni, conoscendo lo scopo cui sono destinati;
alle persone indiziate di avere agevolato gruppi o persone che hanno preso parte attiva, in pi
occasioni, alle manifestazioni di violenza di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n.
401.
Effetti
Gli effetti sono i medesimi della sorveglianza speciale, con laggiunta del divieto di soggiorno in
determinati luoghi nonch, con riferimento ai soggetti di cui all'articolo 1, lettera c), il divieto di
avvicinarsi a determinati luoghi, frequentati abitualmente da minori.
Alle persone sottoposte a questa misura di prevenzione consegnata una carta di permanenza che
debbono portare con se ed esibire ad ogni richiesta degli ufficiali ed agenti di P.S.

215
Durata
Da un minimo di un anno ad un massimo di cinque anni.
Violazione degli obblighi inerenti al divieto di soggiorno (art. 75 co. 2 e 3 D.Lgs. 6 settembre
2011, n. 159)
Se l'inosservanza riguarda gli obblighi e le prescrizioni inerenti al divieto di soggiorno, si applica la
pena della reclusione da uno a cinque anni ed consentito l'arresto anche fuori dei casi di flagranza.
Nell'ipotesi indicata nel comma 2 gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria possono procedere
all'arresto anche fuori dei casi di flagranza.

6. Sorveglianza speciale della pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno (art. 6 co.3 D.Lgs. 6
settembre 2011, n. 159)
La sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale
costituisce una misura di prevenzione autonoma rispetto alla sorveglianza speciale (mentre il divieto di
soggiorno costituisce una semplice modalit accessoria della sorveglianza).
Autorit competente ad emettere il provvedimento
(Vds. sorveglianza speciale di P.S. di cui al precedente paragrafo 4)
Titolarit della proposta. Competenza.
(Vds. sorveglianza speciale di P.S. di cui al precedente paragrafo 4)
Destinatari:
gli indiziati di appartenere alle associazioni di cui all'articolo 416-bis c.p.;
i soggetti indiziati di uno dei reati previsti dall'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura
penale ovvero del delitto di cui all'articolo 12-quinquies, comma 1, del decreto-legge 8 giugno 1992, n.
306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356;
i soggetti di cui all'articolo 1;
coloro che, operanti in gruppi o isolatamente, pongano in essere atti preparatori, obiettivamente
rilevanti, diretti a sovvertire l'ordinamento dello Stato, con la commissione di uno dei reati
previsti dal capo I, titolo VI, del libro II del codice penale o dagli articoli 284, 285, 286, 306,
438, 439, 605 e 630 dello stesso codice nonch alla commissione dei reati con finalit di
terrorismo anche internazionale;
coloro che abbiano fatto parte di associazioni politiche disciolte ai sensi della legge 20 giugno
1952, n. 645, e nei confronti dei quali debba ritenersi, per il comportamento successivo, che
continuino a svolgere una attivit analoga a quella precedente;
coloro che compiano atti preparatori, obiettivamente rilevanti, diretti alla ricostituzione del
partito fascista ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 645 del 1952, in particolare con l'esaltazione
o la pratica della violenza;
coloro che, fuori dei casi indicati nelle lettere d), e) ed f), siano stati condannati per uno dei
delitti previsti nella legge 2 ottobre 1967, n. 895, e negli articoli 8 e seguenti della legge 14
ottobre 1974, n. 497, e successive modificazioni, quando debba ritenersi, per il loro
comportamento successivo, che siano proclivi a commettere un reato della stessa specie col fine
indicato alla lettera d);
gli istigatori, ai mandanti e ai finanziatori dei reati indicati nelle lettere precedenti. finanziatore
colui il quale fornisce somme di denaro o altri beni, conoscendo lo scopo cui sono destinati;
le persone indiziate di avere agevolato gruppi o persone che hanno preso parte attiva, in pi
occasioni, alle manifestazioni di violenza di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n.
401.

216
Effetti
Gli stessi della sorveglianza speciale di P.S., con laggiunta del divieto di allontanarsi dal comune di
residenza o di dimora abituale, senza lautorizzazione preventiva del Tribunale che ha disposto la
misura.
Alle persone sottoposte a questa misura di prevenzione consegnata una carta di permanenza che
debbono portare con s ed esibire ad ogni richiesta degli ufficiali ed agenti di P.S.
Durata
Da un minimo di un anno ad un massimo di cinque anni.
Violazione degli obblighi inerenti allobbligo di soggiorno (art. 75 co. 2 e 3 D.Lgs.6 settembre
2011, n. 159)
Se l'inosservanza riguarda gli obblighi e le prescrizioni inerenti allobbligo di soggiorno, si
applica la pena della reclusione da uno a cinque anni ed consentito l'arresto anche fuori dei casi di
flagranza.
Nell'ipotesi indicata nel comma 2 gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria possono procedere
all'arresto anche fuori dei casi di flagranza.

7. Misure di prevenzione nei confronti di indiziati di appartenere ad associazioni mafiose o


di tipo mafioso (art. 6 co .1 e 3 D.Lgs.6 settembre 2011, n. 159)
Le misure di prevenzione nei confronti di indiziati indiziati di appartenere ad associazioni mafiose o di
tipo mafioso sono:
Sorveglianza speciale della P.S. (art. 6 co .1 D.Lgs.6 settembre 2011, n. 159);
Sorveglianza speciale della P.S. con obbligo di soggiorno (art. 6 co . 3 D.Lgs.6 settembre 2011, n.
159).
Nei confronti di una specifica categoria di soggetti (gli indiziati di appartenere alle associazioni di cui
all'articolo 416-bis c.p.), le misure di prevenzione della sorveglianza speciale di P.S. e dellobbligo di
soggiorno, possono essere proposte dal Procuratore Nazionale Antimafia, dal Procuratore della
Repubblica presso il Tribunale del Distretto, dal Direttore della DIA o dal Questore.
Concettualmente si tratta degli analoghi provvedimenti gi esaminati:
la proposta, oltre che dal Questore, pu essere avanzata anche dal Procuratore Nazionale Antimafia,
dal direttore della DIA e dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale del Distretto, a cui i
Comandi dellArma possono direttamente inviarla;
oltre che limitazioni nella libert di circolazione, possono essere adottate anche misure patrimoniali
ed economiche;
pu essere applicata sia la misura della sorveglianza speciale di P.S. semplice, sia la forma
qualificata dallobbligo di soggiorno nel comune di residenza o dimora abituale.
a. Destinatari
Gli indiziati di appartenere alle associazioni di cui all'articolo 416-bis c.p..
b. Autorit competente
Questa misura di prevenzione, richiesta al Tribunale del capoluogo di provincia dove il soggetto
dimora.
c. Effetti
Questa misura di prevenzione ha un doppio effetto:
lisolamento economico e la limitazione di attivit;
linasprimento delle sanzioni, nelleventualit che siano commessi determinati reati.

217
d. Durata
Non pu essere inferiore ad un anno, n superiore a cinque.
e. Violazione degli obblighi inerenti allobbligo di soggiorno (art. 75 co. 2 e 3 D.Lgs. 6 settembre
2011, n. 159)
Se l'inosservanza riguarda gli obblighi e le prescrizioni inerenti allobbligo di soggiorno, si
applica la pena della reclusione da uno a cinque anni ed consentito l'arresto anche fuori dei casi di
flagranza.
Nell'ipotesi indicata nel comma 2 gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria possono procedere
all'arresto anche fuori dei casi di flagranza.

8. Art.6 Legge 13 dicembre 1989 n.401 Divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono
competizioni sportive
un provvedimento con cui ad un soggetto vietato accedere a determinati luoghi connessi con lo
svolgimento di manifestazioni sportive.
Allo stesso soggetto pu essere aggiunta la prescrizione di presentarsi ad un ufficio o comando di
polizia, nell'orario in cui si svolgono le competizioni agonistiche.
a. Destinatari
La norma prevede diverse categorie di destinatari.
In primo luogo si applica nei confronti delle persone che risultano denunciate o condannate anche
con sentenza non definitiva nel corso degli ultimi cinque anni per uno dei reati di cui:
all'art. 4, primo e secondo comma, della legge 18 aprile 1975, n. 110 (porto d'armi ed oggetti atti
ad offendere);
allart.5 della legge 22/05/75 nr. 152 (uso di caschi protettivi). (introdotto dalla L. 19 ottobre
2001 nr. 377);
allart.2/2 del Decreto Legge 26/04/93 nr. 122, (discriminazione, odio e violenza per motivi
razziali, etnici, nazionali o religiosi) (introdotto dalla L. 19 ottobre 2001 nr. 377);
allart. 6-bis, commi 1 e 2 della presente legge (lancio di materiali pericolosi, scavalcamento,
invasione di campo in occasione di manifestazioni sportive;
allart. 6-ter (Possesso di artifizi pirotecnici in occasione di manifestazioni sportive);
all'art. 2-bis del decreto-legge 8 febbraio 2007, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 4
aprile 2007, n. 41 (Divieto di striscioni e cartelli incitanti alla violenza o recanti ingiurie o
minacce);
al libro II, titolo V e titolo VI, capo I, del codice penale (delitti contro l'ordine pubblico e dei
delitti di comune pericolo mediante violenza), nonch per i delitti di cui all'articolo 380 del
codice di procedura penale, comma 2, lettere f (delitto di rapina previsto dall'articolo 628 del
codice penale e di estorsione previsto dall'articolo 629 del codice penale) ed h (delitti
concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope puniti a norma dell'art. 73 del D.P.R. 9 ottobre
1990, n. 309).
In secondo luogo si applica nei confronti delle persone, che risultino denunciate per aver preso parte
attiva a episodi di violenza in occasione o a causa di manifestazioni sportive e che, nelle medesime
circostanze, abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza.
La disposizione stata estesa dall'art. 2/2 del D.L. 26 aprile 1993, n. 122, anche alle persone
denunciate o condannate per uno dei reati previsti dall'art. 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654.

218
In questi casi, introdotti dal D.L. 122/93, le persone denunciate o condannate per uno dei reati
previsti dall'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654 (atti di discriminazione per motivi
razziali), per uno dei reati previsti dalla legge 9 ottobre 1967, n. 962 (prevenzione e repressione del
delitto di genocidio), o per un reato aggravato ai sensi dell'articolo 3 del presente decreto, nonch di
persone sottoposte a misure di prevenzione perch ritenute dedite alla commissione di reati che
offendono o mettono in pericolo la sicurezza o la tranquillit pubblica, ovvero per i motivi di cui
all'art. 4, comma 1, lettere da d) ad h) del D. Lgs. 6 settembre 2011, n. 159, si applica la
disposizione di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n. 401, e il divieto di accesso
conserva efficacia per un periodo di cinque anni, salvo che venga emesso:
provvedimento di archiviazione;
sentenza di non luogo a procedere o di proscioglimento;
provvedimento di revoca della misura di prevenzione;
ovvero se concessa la riabilitazione ai sensi dell'articolo 178 C.P. o dell'art. 70 del D. Lgs. 6
settembre 2011, n. 159.
Indipendentemente da una eventuale denuncia o condanna, il divieto di andare allo stadio pu essere
disposto nei confronti di chi, in occasione o a causa di manifestazioni sportive, sulla base di
elementi oggettivi, abbia tenuto una condotta finalizzata alla partecipazione attiva ad episodi di
violenza in occasione o a causa delle manifestazioni stesse. Il divieto di cui al presente comma pu
essere disposto anche per le manifestazioni sportive che si svolgono all'estero, specificamente
indicate, ovvero dalle competenti Autorit degli altri Stati membri dell'Unione europea per le
manifestazioni sportive che si svolgono in Italia. Il divieto di cui al presente comma pu essere,
altres, disposto nei confronti di chi, sulla base di elementi di fatto, risulta avere tenuto, anche
all'estero, una condotta, sia singola che di gruppo, evidentemente finalizzata alla partecipazione
attiva ad episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione, tali da porre in pericolo la sicurezza
pubblica o a creare turbative per l'ordine pubblico nelle medesime circostanze di cui al primo
periodo. Il divieto per fatti commessi all'estero, accertati dall'autorit straniera competente,
disposto dal questore della provincia del luogo di residenza ovvero del luogo di dimora abituale del
destinatario della misura. Il divieto pu essere disposto anche nei confronti di soggetti minori di
diciotto anni che abbiano compiuto il quattordicesimo anno di et. Il provvedimento notificato a
coloro che esercitano la responsabilit genitoriale.
b. Prescrizioni
II Questore pu disporre il divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono competizioni sportive
(cos come modificato dall'art. 1, D.L. 20 agosto 2001, n. 336) specificamente indicate. Pu anche
disporre il divieto di accesso ai luoghi, pure specificamente indicati, interessati al transito, alla sosta
o al trasporto di coloro che partecipano o assistono alle competizioni medesime. Al divieto di
accesso, il Questore pu aggiungere la prescrizione di presentarsi ad un determinato ufficio o
comando di polizia, nell'orario in cui si svolgono le competizioni per le quali il divieto stato
notificato. Se viene aggiunta questa prescrizione, la notifica del provvedimento del Questore deve
contenere l'avviso che l'interessato ha facolt di presentare (personalmente o a mezzo del difensore),
memorie o deduzioni al giudice per le indagini preliminari. Per gravi e comprovate esigenze il
Questore pu autorizzare l' interessato a comunicare per iscritto il luogo ove egli sia reperibile
durante lo svolgimento di specifiche manifestazioni agonistiche.
c. Autorit competente
Il Questore territorialmente competente ad assumere i provvedimenti previsti dall'art. 6 della legge
n. 401 del 1989 e succ. modd. conseguenti a turbative nello svolgimento di manifestazioni
agonistiche quello del luogo in cui queste ultime si sono tenute. (Cassazione Penale Sez. I, sent.
n. 26064 del 18-06-2003).

219
d. Forma
Il provvedimento del divieto di accesso deve essere semplicemente notificato. Se per stata
aggiunta anche la prescrizione di presentarsi ad un ufficio di polizia, occorre notiziare
immediatamente l'ufficio del Pubblico Ministero. Si tratta del Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale o del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, se l'interessato
persona minore di et, competenti con riferimento al luogo in cui ha sede l'ufficio di Questura. Il
P.M., se ritiene che sussistano i presupposti di legge, chiede, entro quarantotto ore dalla notifica del
provvedimento, la convalida al GIP (giudice per le indagini preliminari). Le prescrizioni imposte
cessano di avere efficacia se il pubblico ministero con decreto motivato non avanza la richiesta di
convalida entro il termine predetto e se il giudice non dispone la convalida nelle quarantotto ore
successive. Se il provvedimento adottato nei confronti di un minorenne occorre notiziare il P.M.
presso il tribunale per i minorenni competente per territorio, e la convalida effettuata dal GIP del
medesimo tribunale (vedi Corte cost. 7 maggio 1996, n., 143).
Nel giudizio di convalida, il giudice per le indagini preliminari pu modificare le prescrizioni.
e. Durata
N il divieto di accesso n la prescrizione di presentarsi, possono avere durata inferiore ad un anno e
superiore a cinque anni.
Inoltre i provvedimenti sono revocati o modificati qualora siano venute meno o siano mutate le
condizioni che ne hanno giustificato lemissione.
In caso di condotta di gruppo la durata del divieto di accesso non pu essere inferiore a tre anni nei
confronti di coloro che ne assumono la direzione.
Nei confronti della persona gi destinataria del divieto sempre disposta la prescrizione di
presentarsi ad un determinato ufficio o comando di polizia, nell'orario in cui si svolgono le
competizioni per le quali il divieto stato notificato e la durata del nuovo divieto e della
prescrizione non pu essere inferiore a cinque anni e superiore a otto anni.
La prescrizione comunque applicata quando risulta, anche sulla base di documentazione
videofotografica o di altri elementi oggettivi, che l'interessato ha violato il divieto di accesso. Nel
caso di violazione del divieto di accesso, la durata dello stesso pu essere aumentata fino a otto
anni.
Decorsi almeno tre anni dalla cessazione del divieto di cui al comma 1, l'interessato pu chiedere la
cessazione degli ulteriori effetti pregiudizievoli derivanti dall'applicazione del medesimo divieto. La
cessazione richiesta al questore che ha disposto il divieto o, nel caso in cui l'interessato sia stato
destinatario di pi divieti, al questore che ha disposto l'ultimo di tali divieti ed concessa se il
soggetto ha dato prova costante ed effettiva di buona condotta, anche in occasione di manifestazioni
sportive.
f. Inosservanza
Il contravventore alle disposizioni del divieto di accesso e dell'inottemperanza alla prescrizione di
presentarsi ad un ufficio di polizia punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da
10.000 euro a 40.000 euro
Con la sentenza di condanna per i suddetti reati e per quelli commessi in occasione o a causa di
manifestazioni sportive o durante i trasferimenti da o verso i luoghi in cui si svolgono dette
manifestazioni il giudice dispone, altres, il divieto di accesso nei luoghi in cui si svolgono
manifestazioni sportive e l'obbligo di presentarsi in un ufficio o comando di polizia durante lo
svolgimento di manifestazioni sportive specificamente indicate per un periodo da due a otto anni, e
pu disporre la pena accessoria di cui all'articolo 1, comma 1-bis, lettera a), del decreto-legge 26
aprile 1993, n. 122 (obbligo di prestare un'attivit non retribuita a favore della collettivit per
finalit sociali o di pubblica utilit).

220
DIRITTO PENALE MILITARE
I TESI LE PERSONE SOGGETTE ALLA LEGGE PENALE
MILITARE IN TEMPO DI PACE

1. Generalit
Al pari della legge penale comune, la legge penale militare obbliga tutti coloro che, cittadini o
stranieri, si trovano nel territorio dello Stato (art. 3. C.P.). Tutti infatti possono violare in ogni sua
parte la legge penale militare, non fosse altro che concorrendo con le persone particolarmente soggette
(art. 14/1 C.P.M.P.).
Non tutti per hanno, rispetto alla legge penale militare, una soggezione di pari estensione:
opportuna, in proposito, la distinzione di due grandi categorie: appartenenti alle Forze Armate ed
estranei alle Forze Armate; ad esse si aggiunge una categoria intermedia: militari di fatto ed affini
alle Forze Armate.
Diverse sono ora le fonti normative che danno la definizione di Forze Armate: lart. 2 del c.p.m.p.
che ricomprende sotto la denominazione di militari gli appartenenti allEsercito, alla Marina,
allAeronautica ed al Corpo della Guardia di Finanza; il titolo IV del libro I del Codice
dellOrdinamento militare, che indica e disciplina espressamente le Forze Armate individuandole
nellEsercito italiano, nella Marina Militare, nellAeronautica Militare e nellArma dei carabinieri.

2. Gli appartenenti alle forze armate


Lindividuo entra a far parte delle Forze Armate allatto dellarruolamento e ne esce allatto del
suo congedo assoluto (quando cio per lui cessano definitivamente gli obblighi del servizio militare)
(art. 8 C.P.M.P.). La sua appartenenza alle Forze Armate pertanto delimitata da questi due
momenti.
Gli appartenenti alle Forze Armate possono essere militari in servizio ovvero militari in congedo
illimitato.
a. Militari in servizio (o considerati in servizio)
Lindividuo arruolato e posto in congedo illimitato (in attesa di chiamata) gi appartenente alle
Forze Armate; egli diventa, ai fini della soggezione alla legge penale militare, militare in
servizio nel momento stabilito per la sua presentazione alle armi (indipendentemente dalla sua
effettiva presentazione) e tale rimane fino al momento del congedo illimitato(1).
Il militare, tra questi due momenti, pu essere materialmente assente dalle armi. Se lassenza
legittima ed dovuta a licenza (ancorch illimitata), infermit, detenzione preventiva o altro
analogo motivo, la posizione non muta: egli ancora, pur durante lassenza, un militare in
servizio (art. 3 C.P.M.P.).
Se lassenza di maggior rilievo - ufficiali di carriera che non prestino servizio effettivo per
sospensione dallimpiego, aspettativa, militari di ogni grado in assenza arbitraria (allontanamento
illecito, diserzione, mancanza alla chiamata) - il militare, pur non essendo durante lassenza
propriamente in servizio, tuttavia considerato in servizio, (art. 5, nn. 1, 2, 3 C.P.M.P.).
I militari in servizio ed i militari considerati in servizio sono pienamente soggetti alla legge
penale militare (art. 1 C.P.M.P.), ossia possono essere soggetti attivi di tutte le fattispecie
incriminatrici militari.
b. Militari in congedo

(1)
Il momento finale per la soggezione piena della legge penale militare , per sottufficiali di carriera e per ufficiali, quello della notifica del
provvedimento di collocamento fuori servizio e, per sottufficiali di complemento e militari di truppa, quello del loro effettivo congedamento.

223
I militari nella posizione di congedo - sia prima del servizio (dallarruolamento al momento
stabilito per la presentazione), sia dopo (fino al congedo assoluto) - appartengono alle Forze
Armate e sono variamente soggetti alla L.P.M. in dipendenza delle seguenti tre situazioni:
(1) Militari in congedo, considerati in servizio (art. 5, nn. 4, 5, 6 C.P.M.P.)
I militari in congedo sono considerati in servizio e, come tali, sono pienamente soggetti alla
L.P.M., nei seguenti casi:
quando scontano una pena di reclusione militare (in uno stabilimento militare di pena o
altrove);
quando si trovano in detenzione preventiva in un carcere militare, per reato soggetto alla
giurisdizione militare (hanno rilevanza tanto il luogo della detenzione, quanto la causale);
negli altri casi espressamente indicati dalla legge o dai regolamenti.
(2) Militari in congedo illimitato, presi in considerazione come tali (art. 7 C.P.M.P.)
I militari in congedo illimitato, fuori dei casi in cui sono considerati in servizio, sono soggetti
alla legge p.m. limitatamente a taluni reati:
reati di tradimento, con esclusione di quelli consistenti in offese e vilipendio, e reati di
spionaggio concernenti notizie militari segrete;
procurata infermit o simulazione di infermit, a condizione che segua un richiamo alle
armi, e a decorrere dal momento stabilito per la presentazione (artt. 157-160);
istigazione a commettere reati militari (art. 212 C.P.M.P.), con talune limitazioni (art.
214);
insubordinazione, abuso di autorit, purch a causa del servizio militare prestato ed entro
due anni dalla cessazione di esso (art. 238).
(3) Militari in congedo, considerati estranei alle forze armate (art. 13 C.P.M.P.)
Fuori dei casi in cui sono considerati in servizio (v. sopra com.1) o in cui sono presi
espressamente in considerazione (v. sopra com.2), i militari in congedo sono considerati,
estranei alle Forze Armate e come tali soggetti alla L.P.M. nei limiti in cui, come si vedr, vi
sono soggetti gli estranei. La equiparazione valida anche ai fini della soggezione alla
giurisdizione penale militare: gli obiettori in servizio civile sono militari in congedo, ma
considerati estranei.

3. Gli estranei alle Forze Armate


Sono propriamente estranei alle Forze Armate le persone che non sono mai state arruolate o che, se
lo hanno fatto, sono gi, per qualsiasi motivo (et, salute, indegnit) nella posizione di congedo
assoluto.
Sono considerate estranei alle Forze Armate tutte le persone diverse dai militari in servizio (o
considerati tali), fuori dei casi in cui esse sono prese in specifica considerazione ai fine della
soggezione alla L.P.M. (art. 13) (per i militari in congedo v. sopra com. 3).
Gli estranei sono limitatamente soggetti alla L.P.M. e precisamente nei seguenti casi:
concorso (con militari in servizio o con altre persone prese in specifica considerazione) nella
commissione di un reato militare (art. 14/1 C.P.M.P.);
commissione di uno dei reati militari indicati nellart. 14/2 C.P.M.P.:
contro la fedelt e la difesa militare: comunicazione allestero di notizie n segrete n riservate
(art. 94);

224
violazione di doveri inerenti a speciali servizi: abuso nel lavoro delle officine militari (art. 136);
contro militari in servizio: forzata consegna (art. 140), resistenza, minaccia o ingiuria a
sentinella (art. 141), violenza a sentinella (art. 142), impedimento a portatori di ordini militari
(art. 145);
contro la disciplina: attivit sediziosa (art. 182), raccolta di sottoscrizioni per rimostranza o
protesta (art. 184/1), adunanza di militari (art. 184/2);
commissione di un reato militare in cui il soggetto attivo non sia indicato con una specifica
qualificazione (ma con chiunque o simili) (nel codice militare di pace solo gli artt. 155 e 166
C.P.M.P.).

4. Posizioni intermedie tra appartenenza ed estraneit alle Forze Armate


a. Militari di fatto
Pu accadere che taluno sia stato arruolato con atto nullo o che sia trattenuto alle armi malgrado
la sua incapacit (originaria o sopravvenuta) di appartenere alle Forze Armate. In tal caso egli -
nel periodo che precede la dichiarazione di nullit o di incapacit - un militare di fatto in senso
lato.
Militare di fatto in senso stretto chiunque, senza averne n diritto n obbligo (es.:
incorporato per errore o con frode) si trovi a prestare materialmente servizio alle armi.
Ai militari di fatto, in senso lato o stretto, si applica pienamente la L.P.M.(essi possono realizzare
tutte le fattispecie incriminatrici militari) esattamente come ai militari in servizio o considerati tali.
Quanto alla appartenenza alle Forze Armate, si pu ritenere appartenente il militare di fatto in
senso lato, dato che la legge nega effetto retroattivo alla dichiarazione che annulla larruolamento o
dichiara la incapacit (art. 16 C.P.M.P.); non cos invece il militare di fatto in senso stretto, che
un estraneo inserito in un reparto militare.
b. Affini alle Forze Armate
Talune persone sono specificamente indicate quali soggetti alla L.P.M., sulla base di una certa
affinit con gli appartenenti alle Forze Armate ed in virt di una espressa e specifica disposizione
di legge .
Le situazioni prese in specifica considerazione sono:
persone imbarcate su navi o aeromobili militari, con un particolare incarico ed un rango, che
risulta dallordine di imbarco. Esse sono pienamente soggette alla L.P.M. (art. 11, n. 2);
piloti e capitani di navi mercantili o di aeromobili civili (art. 11, n. 1), e mobilitati civili: essi
sono soggetti alla L.P.M. limitatamente ai reati che, rispetto ad essi, sono previsti dal C.P.M.P.;
iscritti ai corpi civili militarmente ordinati (Vigili del fuoco, guardie forestali, appartenenti alla
Polizia di Stato) nei casi preveduti dalle rispettive leggi speciali;
assimilati ai militari (cappellani), soggetti alla L.P.M. limitatamente ai casi di imbarco,
servizio presso unit dislocate fuori del territorio nazionale e mobilitazione.

5. La giurisdizione

Ai sensi dellart. 103 Cost., in tempo di pace, i reati militari sono rimessi alla cognizione dei tribunali
militari soltanto se commessi da appartenenti alle Forze armate, questultimi intesi non nellaccezione
codicistica risalente al 1941, bens nei termini indicati dalla sentenza della Corte costituzionale n. 429
del 1992, ossia di soggetti menzionati dallart. 3 (militari in servizio alle armi) e dallart. 5 (militari

225
considerati in servizio alle armi) c.p.m.p. [si veda supra para sub 2., a. e b., (1)]. In tutti gli altri casi,
ricorre la giurisdizione del giudice ordinario.
Nellipotesi di connessione tra reato comune e reato militare, ove il reato comune risulti pi grave (art.
16, c 3, c.p.p.), entrambe le fattispecie sono attratte alla competenza del giudice ordinario (art. 13, c. 2,
c.p.p.). Viceversa, il reato militare sar conosciuto dal tribunale militare, se commesso da militare
nelle condizioni di cui agli artt. 3 e 5 c.p.m.p., il reato comune, sempre, dal giudice ordinario (Sez.
Unite, sentenza 25 ottobre 2005, n. 5135).
Nel caso di concorso tra intraneo ed estraneo, il primo comparir avanti al tribunale militare, se
militare nelle condizioni di cui agli artt. 3 e 5 c.p.m.p., il secondo avanti il tribunale ordinario.

226
II TESI IL REATO E LE PENE MILITARI

1. Reato militare e trasgressione disciplinare


a. Reato militare
Qualunque violazione della legge penale militare reato militare. E' questa la definizione
formale contenuta nel codice penale militare di pace (art. 37/1).
Lo stesso codice distingue, dagli altri reati militari, il:
reato esclusivamente militare costituito da un fatto che, nei suoi elementi materiali costitutivi,
non , in tutto o in parte, preveduto come reato dalla legge penale comune (art. 37/1 2).
Esempi: la diserzione (art. 148), la mancanza alla chiamata (art. 151), la violata consegna (artt.
118, 120), etc.;
mentre la dottrina qualifica:
reato obiettivamente militare ogni altro reato militare in cui l'elemento materiale costitutivo
per contro preveduto in tutto o in parte come reato dalla legge penale comune, in cui cio la
fattispecie militare assorbe almeno una fattispecie comune.
Esempi: insubordinazione (artt. 186 e 189), percosse tra militari (art. 222), furto militare (art.
230), peculato militare (art. 214(1)), diserzione immediata del militare che abbandona il
posto facendosi sostituire (art. 149 n.5(2)), etc.
La distinzione tra reati esclusivamente e reati obiettivamente militari ha notevoli riflessi pratici. In
particolare, i reati esclusivamente militari sono richiamati espressamente dal C.P.M.P.:
in tema di attenuanti: solo ad essi applicabile l'attenuante del servizio breve (art. 48/2);
in tema di recidiva, dichiarata facoltativa tra reati comuni e reati esclusivamente militari (art.
57); ma ormai la recidiva sempre facoltativa (art. 99 C.P. modificato dal D.L. 11.4.1974 n.
220, salva lipotesi del c. 5), si che il richiamo non ha pi importanza pratica;
in tema di istigazione a commettere reati militari (artt. 12 e 214): che l'istigazione si riferisca a
reati esclusivamente militari una delle ipotesi in cui soggetto attivo pu essere un militare in
congedo illimitato. Inoltre, nelle convenzioni internazionali riguardanti l'estradizione, i reati
esclusivamente militari sono normalmente esclusi.
La distinzione, infine, pu avere rilevanza anche in tema di amnistia o indulto e di concorso di
estranei nel reato militare.
b. Reati militari punibili dufficio o a richiesta
La punibilit di ufficio - e cio ad esclusiva iniziativa del pubblico ministero militare che,
comunque, sia venuto a conoscenza del reato - la regola.
La punibilit a richiesta - e cio a seguito di un'espressa dichiarazione di volont di una pubblica
autorit - l'eccezione.
Il potere di richiesta attribuito (art. 260):
al Ministro da cui dipende il militare colpevole, per i reati da questo commessi in territorio
estero (che non sia di occupazione, soggiorno o transito) o in violazione di doveri generali
inerenti al comando;

(1)
Negli esempi che procedono, lintero elemento materiale preveduto dalla legge penale comune (per linsubordinazione, in particolare
nellipotesi delittuosa di reati contro la persona o contro lonore).
(2)
In questo esempio, solo una parte della condotta - la sostituzione con altre persona, e non anche laltra parte, abbandono del servizio -
preveduta dalla legge penale comune come reato (art. 494 C.P.).

227
al Comandante del Corpo (o di altro ente superiore) da cui dipende il colpevole per i reati
militari punibili nel massimo con pena non superiore a sei mesi di reclusione militare ed
inoltre per due reati specificamente indicati, che consistono in danneggiamento di particolare
tenuit (artt. 168 e 169(3) ).
La presentazione della richiesta soggetta a termine: tre mesi per il Ministro(4), un mese per il
Comandante di Corpo, a decorrere dalla data di conoscenza del fatto.
La richiesta, una volta presentata, non pu pi essere revocata.
c. Reato e trasgressione disciplinare
Ogni violazione dei doveri del servizio e della disciplina militare, non costituenti reato, costituisce
trasgressione disciplinare militare, soggetta a sanzioni amministrative (sanzioni di stato, quali la
perdita del grado per rimozione o retrocessione, la sospensione disciplinare dall'impiego o dalle
funzioni del grado; sanzioni di corpo quali richiamo, rimprovero, consegna).
Ma la violazione dei doveri del servizio o della disciplina pu costituire anche reato: in tal caso
essa potenzialmente va soggetta ad una duplice sanzione: quella disciplinare e quella penale. Il
campo delle trasgressioni meramente disciplinari, che cio non costituiscono reato (art. 38),
peraltro molto vasto, essendo numerosi i doveri di servizio e di disciplina imposti ai militari, la cui
violazione repressa solo in via disciplinare.
Reato militare e trasgressione disciplinare si distinguono essenzialmente per:
formulazione del precetto: tassativa per il reato, collegata, tramite clausola di rinvio, ad altra
norma che pone uno specifico dovere per la trasgressione (la consegna di rigore pu essere
inflitta solo per comportamenti specificamente previsti);
soggetto attivo: l'estraneo pu essere chiamato a rispondere di un reato militare (non fosse altro
che in caso di concorso), ma non di una trasgressione disciplinare;
tipo ed effetto della sanzione: la pena inflitta per un reato militare ha effetti penali generali
(recidiva, ostacolo alla sospensione condizionale, etc.); la punizione disciplinare ha effetti solo
nell'ambito delle Forze Armate.

2. Circostanze aggravanti e attenuanti nel reato militare


a. Le circostanze applicabili al reato militare
Il codice penale militare prevede talune circostanze comuni, applicabili cio alla generalit dei reati
militari. Ma tali circostanze non sostituiscono le circostanze comuni previste dal codice penale
(comune), bens si aggiungono ad esse.
Per conseguenza il reato militare aggravato o attenuato dalle:
circostanze aggravanti o attenuanti comuni previste dal codice penale agli artt. 61, 62, 62 bis
(fatta eccezione per l'attenuante della provocazione, della quale si parler a parte);
circostanze aggravanti e attenuanti comuni previste dal codice penale militare di pace agli
articoli 47 e 48.
La legge penale militare, inoltre, prevede numerose circostanze specifiche, per singoli reati militari.
b. Circostanze aggravanti comuni previste nel codice penale militare
L'elencazione contenuta nell'art. 47 ed esse possono cos indicarsi:

(3)
Con la sentenza n. 499 del 13.12.1991 la Corte Costituzionale ha dichiarato lincostituzionalit dellart. 260 CPMP limitatamente alla
previsione che la richiesta di procedimento sia avanzata dal Comandante del corpo allorch questi si identifica con la parte offesa del reato
(provveder unAutorit Superiore).
(4)
La legge penale militare non fissa alcun termine per la proposizione della richiesta da parte del Ministro; pertanto esso desumibile dalla
legge penale comune (art. 128 c.p.) che lo fissa in mesi tre dal giorno in cui il Ministro ha avuto notizia del fatto che costituisce reato.

228
la codardia, l'avere cio commesso il fatto per timore di un pericolo al quale il colpevole aveva
il dovere giuridico di esporsi (es.: sentinella che abbandona il posto perch impaurita da un
attacco terrorista);
la posizione di responsabilit che si ha rivestendo un grado o esercitando un comando: non
richiesto che il reato sia stato commesso a causa o con l'abuso di questa posizione;
la particolare lesione del servizio, che si riscontra quando il reato commesso con le armi di
dotazione militare (al singolo militare o al reparto) o durante un servizio militare (si intende, un
particolare servizio al quale il militare stato comandato) ovvero ancora a bordo di una nave o
di un aeromobile militare (applicabile anche ad estranei);
la particolare lesione della disciplina, che si riscontra quando il reato commesso alla presenza
di tre o pi militari (scandalo in ambiente militare) ovvero in luoghi in cui possa verificarsi
pubblico scandalo (con ripercussioni cio sulla pubblica opinione), ovvero ancora all'estero da
militare che vi si trova per servizio o che vestiva (ancorch indebitamente) l'uniforme.
c. Circostanze attenuanti comuni previste nel codice penale militare
L'elencazione contenuta nell'art. 48 ed esse possono cos indicarsi:
eccesso di zelo, nell'adempimento di un dovere;
servizio breve: l'avere prestato servizio per un tempo che ancora non raggiunga i trenta giorni
circostanza attenuante, ma solo per i reati esclusivamente militari;
reazione a modi non convenienti di altro militare (es.: sono considerati modi non convenienti
l'eccessiva rigidezza del superiore, l'apostrofare con espressioni che, senza essere ingiuriose,
denotano scarso riguardo, etc.): va distinta dalla provocazione, che richiede uno stato d'ira
determinato da un fatto ingiusto altrui;
ottima condotta militare o provato valore: l'applicazione dell'attenuante, quando ne ricorrano gli
elementi, lasciata alla discrezionalit del giudice e si dice perci facoltativa.
d. La provocazione
L'avere agito in uno stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui costituisce, in diritto penale
comune, l'attenuante comune della provocazione (art. 62, n. 2, C.P.). Cos anche in diritto penale
militare; ma, per taluni reati (insubordinazione, ammutinamento, rivolta, abuso di autorit) la
diminuzione di pena supera quella prevista per le altre attenuanti comuni.
Come gi nel diritto penale comune, anche nel diritto penale militare la provocazione (art. 228)
costituisce causa di esclusione della punibilit per ingiuria (art. 226) e diffamazione (art. 227).
(Es.: superiore che rivolge all'inferiore espressioni ingiuriose; superiore che usa violenza
all'inferiore, sia pure per piegarlo all'obbedienza).

3. Concorso di persone nel reato militare


In tema di concorso di persona nel reato militare, da rilevare che, alle aggravanti previste dal C.P.
(artt. 110, 111, 112, 113 cpv.), si aggiunge un ulteriore aggravante: superiore che concorso nel reato
con un inferiore (art. 58 C.P.M.P.), aggravante che ha un effetto particolare: essa comporta,
indipendentemente dalla pena inflitta, la pena accessoria della rimozione.
Un cenno merita il concorso di estranei con militari. Il C.P.M.P. (art. 14/1) assoggetta alla legge
penale militare gli estranei che concorrono con militari in un reato militare, ma bisogna stabilire se,
per aversi concorso, sia richiesto che l'estraneo conosca la qualit militare del compartecipe. Una tale
conoscenza certamente necessaria per concorrere in un reato esclusivamente militare: senza di essa
l'estraneo non pu riconoscere il significato illecito della propria condotta. La conoscenza della qualit
militare del compartecipe non invece necessaria per aversi concorso in un reato obiettivamente
militare: l'estraneo infatti ha consapevolezza di concorrere in un reato (comune), se questo poi cambia

229
titolo per le qualit personali di uno dei concorrenti (militare), il mutamento del titolo si estende anche
a lui (artt. 117 C.P. e 14 n. 1 C.P.M.P.).

4. Cause di giustificazione del reato militare


a. Generalit
Vi sono situazioni - oggettive o soggettive - nelle quali il fatto, mancando dellelemento
dellantigiuridicit, non costituisce reato. Queste situazioni sono variamente denominate nella
legge e nella dottrina: esimenti, scriminanti, cause di esclusione della punibilit, cause di
giustificazione. Nel codice penale esse sono indicate negli articoli dal 45 al 55 e sono: consenso
dell'avente diritto, esercizio di un diritto o adempimento di un dovere, difesa legittima, uso
legittimo delle armi, stato di necessit. Tra queste, talune hanno, nel sistema penale militare,
unautonoma disciplina (uso legittimo delle armi, legittima difesa, casi particolari di necessit
militare); per altre opportuno che sia richiamato qualche aspetto particolarmente rilevante per la
loro applicazione ai reati militari (adempimento di un dovere, errore su legge diversa da quella
penale, stato di necessit).
b. Cause di giustificazione previste dalla legge penale comune
(1) Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere art. 51 C.P.
L'art. 51 C.P. Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere applicabile anche ai reati
militari. Ne deriva, come prima conseguenza, che l'esercizio di un diritto divenuto
espressamente una causa di giustificazione anche per il reato militare (es.: militare che, in
un reclamo, offende il prestigio del superiore).
Particolare importanza ha, in diritto penale militare, l'adempimento di un dovere imposto da un
ordine del superiore. Dispone l'art. 51 C.P. che se un fatto costituente reato commesso per
ordine dell'autorit, del reato risponde sempre il pubblico ufficiale che ha dato l'ordine; ma
risponde altres chi ha eseguito l'ordine, salvo che, per errore di fatto, abbia ritenuto di
obbedire ad un ordine legittimo. Non punibile - aggiunge l'art. 51 - chi esegue l'ordine
illegittimo, quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla legittimit dell'ordine.
Quest'ultima disposizione sembra riferirsi al militare, legato pi di ogni altro alla disciplina
gerarchica. Ma in realt nemmeno al militare negato ogni sindacato sull'ordine, che
diventa per lui vincolante solo quando proviene da un superiore competente ed attinente al
servizio o alla disciplina, quando cio espressione del rapporto disciplinare o di servizio
che lega il superiore allinferiore. Quando questi requisiti - o anche quelli di forma, se
imposti - mancano manifestamente, l'obbedienza non dovuta e quindi non scusa l'eventuale
commissione di un reato.
L'art. 729/2 del D.P.R. 90/2010 pone un obbligo di disobbedienza: Il militare al quale viene
impartito un ordine manifestamente rivolto contro le istituzioni o la cui esecuzione costituisce
comunque manifestamente reato, ha il dovere di non eseguire l'ordine e di informare al pi
presto i superiori. Se in queste condizioni l'inferiore obbedisce, egli risponde del reato
commesso in esecuzione dell'ordine.
(2) Errore su legge diversa dalla legge penale (art. 47/3 C.P. e art. 39 C.P.M.P.).
L'art.5. C.P. dispone che nessuno pu invocare a propria scusa lignoranza della legge
penale (tranne che si tratti d ignoranza inevitabile, come stabilito dalla Corte
Costituzionale); la regola valida ovviamente anche per il reato militare, per il quale l'art. 39
C.P.M.P. aggiunge nessuno pu invocare a propria scusa l'ignoranza dei doveri inerenti al
suo stato militare.
L'art. 47 C.P. pone, come scusa giustificatrice, l'errore sul fatto che costituisce reato, anche
quando esso provenga da un errore su una legge; purch, precisato, questa legge non sia

230
penale. A questo limite un altro va aggiunto in diritto penale militare: purch la legge non
contenga norme riguardanti i doveri inerenti allo stato militare.
Sono doveri inerenti allo stato militare quelli che riguardano il comportamento essenziale del
militare: rispetto della gerarchia, presenza nel reparto, etc..
La Corte costituzionale, con sentenza n. 61 del febbraio 1995, ha dichiarato costituzionalmente
illegittimo lart. 39 del C.P.M.P. nella parte in cui non esclude dallinescusabilit
dellignoranza dei doveri inerenti allo stato militare lignoranza inevitabile, cos trasponendo
nel diritto penale militare i contenuti della sentenza n. 364/88 dello stesso Giudice delle leggi,
riferiti alla mitigazione della disciplina dellerrore sulla legge penale.

(3) Stato di necessit (art. 54 C.P.)


La disposizione per la quale non punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato
costretto dalla necessit di salvare s o altri dal pericolo attuale di un danno grave alla
persona, pericolo da lui non volontariamente causato e non altrimenti evitabile, non si
applica a chi ha un particolare dovere di esporsi al pericolo. E' questo, sempre, il caso del
militare? o, almeno, del militare nell'adempimento di un servizio? La risposta che il dovere
di esporsi al pericolo in relazione allo scopo del servizio e va quindi valutato caso per caso.
(Es.: una sentinella al deposito munizioni, in caso di incendio che minaccia di estendersi al
deposito, non scusabile se abbandona il posto quando ancora sussista la possibilit e la
esigenza di una vigilanza; ma quando questa sar divenuta inutile, per l'inesorabile
approssimarsi delle fiamme, non ci sar pi ragione di pretendere che la sentinella rimanga
immobile in stoica attesa della morte).
c. Cause di giustificazione previste dalla legge penale militare
(1) Uso legittimo delle armi (art. 41 C.P.M.P.)
L'art. 53 C.P. dichiara non punibile il pubblico ufficiale che al fine di adempiere un dovere
del proprio ufficio, fa uso ovvero ordina di far uso delle armi o di altro mezzo di coazione
fisica, quando vi costretto dalla necessit di respingere una violenza o di vincere una
resistenza all'autorit.
Non sempre il militare un pubblico ufficiale: da ci la necessit di estendere a lui,
espressamente, quando si tratta di adempiere un dovere di servizio, questa causa di
giustificazione, applicabile non solo ai reati militari (es.: coazione fisica operata nei confronti
di militare che resiste, attivamente o passivamente, all'esecuzione di un ordine di cattura), ma
anche ai reati comuni.
(Es.: militare di guardia che spara contro due malfattori armati che tentano di penetrare in
una polveriera: usa legittimamente le armi, per adempiere un dovere di servizio, costrettovi
dalla necessit di respingere una violenza).
(2) Difesa legittima (art. 42 C.P.M.P. e art. 52 C.P.)
L'art. 52 C.P. dichiara non punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla
necessit di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un'offesa
ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.
L'art. 42 C.P.M.P. stabilisce che, per i reati militari, si applica una disciplina diversa secondo
la quale non punibile chi ha commesso il fatto costituente reato militare per esservi stato
costretto dalla necessit di respingere da s o da altri una violenza attuale ed ingiusta,
sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.
La differenza sta in questo: che mentre per il codice penale comune difendibile, anche con
atti previsti come reato, ogni diritto che corra pericolo di essere ingiustamente offeso, per il
codice penale militare sono difendibili solo i diritti che possono essere offesi da una

231
violenza attuale e ingiusta: dunque diritti concernenti la vita, l'integrit personale, la libert
fisica, secondo il significato conferito dallart. 43 C.P.M.P., alla nozione della violenza (infra).
Non solo, ma mentre, per l'art. 52 C.P., attuale deve essere il pericolo dell'offesa, per l'art.
42 C.P.M.P. attuale deve essere la violenza, s che preclusa la difesa preventiva.
Ma poich una violenza consumata non pu essere pi respinta, violenza attuale va intesa
anche come violenza imminente (Es.: non necessario attendere che l'aggressore spari il
primo proiettile per reagire difensivamente), cos come chiarito dalla Corte costituzionale
nella sentenza 3 giugno 1987, n. 225.
Eccezionalmente - e con riferimento ai soli reati di insubordinazione e di abuso di autorit - la
legittima difesa opera come causa di giustificazione (o come diminuente) anche quando il fatto
sia commesso non per respingere una violenza attuale ed ingiusta, ma per difendere i propri
beni in particolari e gravi circostanze di pericolo per la persona. Va in ogni caso rispettata la
proporzione tra offesa e difesa. (Es.: un militare, fatto segno ad un colpo di arma da fuoco da
parte di altro militare, spara a sua volta e ferisce l'aggressore: non punibile perch ha agito
per difesa legittima).
(3) Casi particolari di necessit militare (art. 44 C.P.M.P.)
Non punibile il militare che ha commesso un fatto costituente reato per esservi stato
costretto dalla necessit di impedire l'ammutinamento, la rivolta, il saccheggio, la
devastazione o, comunque, fatti tali da compromettere la sicurezza del posto, della nave o
dellaeromobile. La causa giustificativa si applica anche ai reati comuni ed ad ogni militare
(pur se non comandato ad un particolare servizio).
(Es.: Un militare interviene per impedire che un altro militare faccia saltare con la dinamite
un deposito di munizioni. Se egli in servizio di sentinella, il suo intervento, diretto a
respingere una violenza nell'adempimento di un dovere, costituisce uso legittimo delle armi;
se egli non di servizio, il suo intervento, diretto ad impedire un fatto che compromette la
sicurezza del posto, si inquadra tra i casi particolari di necessit militare).
d. Eccesso colposo (art. 45 C.P.M.P.)
Anche per le cause di giustificazione previste nel C.P.M.P., come per quelle previste nel codice
penale comune (art. 55 C.P.), ipotizzabile l'eccesso colposo: esso si verifica - nella difesa
legittima, nell'uso legittimo delle armi e nei casi particolari di necessit militare - quando si
eccedono colposamente i limiti stabiliti dalla legge.
(Es.: un militare, aggredito da un caporale, valuta negligentemente, non tenendo conto di rilevanti
elementi, l'entit della violenza e decide di reagire con la baionetta, invece che con un bastone, che
era a sua disposizione e che sarebbe bastato per respingere la violenza. Avendo ferito il caporale,
chiamato a rispondere di insubordinazione con violenza; il suo reato non trova completa
giustificazione nella difesa legittima, della quale egli ha colposamente ecceduto i limiti e, poich la
lesione personale preveduta anche nella ipotesi colposa, egli condannato per insubordinazione,
ma con la pena prevista per la lesione colposa).
e. Nozione di violenza in diritto penale militare (art. 43 C.P.M.P.)
L'art. 43 C.P.M.P. d - in occasione dell'espressione usata in tema di uso legittimo delle armi e di
difesa legittima, ma valevole per tutto il sistema penale militare - la nozione di violenza, con una
elencazione degli atti in essa compresi: l'omicidio, ancorch tentato o preterintenzionale, le
lesioni personali, le percosse, i maltrattamenti e qualsiasi tentativo di offendere con le armi.
Vi un rinvio a specifiche ipotesi di reato, tranne che per i maltrattamenti, che vanno intesi come
atti che investono fisicamente la persona, diversi dalle percosse (es.: lasciare al freddo, alla fame,
alla sete; sottoporre a snervanti interrogatori; legare ad un albero, imbavagliare, chiudere in una
stanza, etc.).

232
5. Le pene militari

a. Pene militari principali


La sola pena militare principale - nella legge penale militare di pace - la reclusione militare (art.
22), che si estende da un mese a ventiquattro anni (art. 26); essa si differenzia dalla reclusione
(comune) essenzialmente per i modi di esecuzione ( scontata in uno stabilimento militare), e per le
pene accessorie che l'accompagnano (ad essa non consegue mai la degradazione).
Il sistema penale militare assume, tra le pene principali, anche quelle comuni dell'ergastolo e della
reclusione (art. 22 C.P.M.P.).
Il codice penale militare non utilizza n l'arresto, n le pene pecuniarie; questultime sono state
talora utilizzate in leggi penali militari speciali.
b. Pene militari accessorie (art. 24 C.P.M.P.)
Le pene militari accessorie - per la cui applicazione cio non richiesta un'espressa dichiarazione
del giudice - conseguono, nei casi stabiliti dalla legge, a condanne per reati militari e per reati
comuni e si cumulano con le pene accessorie comuni.
(1) Pene militari accessorie perpetue
(a) Degradazione (art. 28 C.P.M.P.)
Consegue a condanne inflitte da qualsiasi giudice per reati militari o per reati comuni:
quando inflitta la pena dell' ergastolo o della reclusione (comune) non inferiore a
5 anni;
quando il condannato dichiarato delinquente abituale, professionale o per
tendenza.
Non consegue mai alla reclusione militare di qualsiasi durata. E' accompagnata sempre
dalla interdizione perpetua dai pubblici uffici. Si applica ai militari di qualsiasi grado, in
servizio o in congedo ed il suo effetto principale quello di privare il condannato della
sua qualit di militare, facendolo diventare estraneo alle Forze Armate. Non si applica
alle persone estranee alle Forze Armate le quali tuttavia, per effetto della interdizione
perpetua dai pubblici uffici, non possono mai rivestire la qualifica di militare. Il degradato
inoltre privato della capacit di prestare qualunque servizio, incarico, opera per le Forze
Armate e perde le decorazioni.
(b) Rimozione (artt. 29 e 33 C.P.M.P.)
Consegue:
in relazione alla durata della pena, alla reclusione militare superiore a tre anni per
Ufficiali, Marescialli, Brigadieri, Appuntati, Carabinieri;
indipendentemente dalla durata della pena:
alla condanna per reati specificamente indicati dalla legge, militari (es. rivolta,
diserzione) o comuni (es. truffa, usura);
alla condanna per concorso in reato militare con un inferiore (art. 58).
Priva il condannato del grado militare e lo fa discendere alla condizione di semplice
soldato o di militare di ultima classe.
(2) Pene militari accessorie temporanee
Quando non sia preveduta la rimozione, accompagnano l'espiazione della reclusione militare
e durano quanto questa. Esse sono:

233
(a) La sospensione dal grado (art. 31 C.P.M.P.)
Si applica a marescialli, brigadieri appuntati e carabinieri e consiste nella privazione
temporanea del grado.
(b) La sospensione dall'impiego (art. 30 C.P.M.P.)
Si applica agli ufficiali in servizio permanente e consiste nella temporanea privazione
dell'impiego.

(3) La pubblicazione della sentenza di condanna (art. 32)


Consegue alla condanna all'ergastolo. Avviene mediante affissione nei luoghi indicati dalla
legge, ma il giudice pu cambiare le modalit o disporre che la pubblicazione non abbia luogo.

6. Applicazione ed esecuzione delle pene (sostituzioni e differimenti)


Secondo il sistema del codice penale militare (artt. 27, 63, 64, 65):
il militare in servizio condannato per reato militare o comune non pu scontare altra pena
detentiva che la reclusione militare. Perci, in caso di condanna per reato che comporta come pena
la reclusione (comune), o questa convertita in reclusione militare di pari durata (sempre,
quando si tratta di reato militare, solo nei confronti dei militari in servizio permanente quando si
tratta di reato comune) ovvero l'esecuzione differita alla cessazione del servizio militare di leva
(nei confronti dei militari in servizio temporaneo, quando si tratti di reato comune).
Ma se la condanna alla reclusione (comune) comporta come pena accessoria la degradazione, il
militare cessa di essere tale e perci trattato come un estraneo alle Forze Armate.
l'estraneo alle Forze Armate, condannato per reato militare, non pu scontare altra pena che
quella comune. Perci, in caso di condanna per reato militare che comporta la reclusione militare,
questa convertita in reclusione (comune) di pari durata. La regola si applica non solo a coloro che
erano estranei al momento della commissione del reato, ma anche a quelli che lo sono divenuti
successivamente al reato o anche alla condanna (per riforma, per degradazione, per congedo
assoluto) nonch ai militari di fatto.

7. Cause di estinzione del reato e della pena

Le disposizioni del codice penale (comune) sulla estinzione del reato e della pena ... si osservano
anche per il reato e per le pene militari (art. 66 C.P.M.P.), con talune precisazioni o deroghe:
in tema di prescrizione (causa estintiva del reato e della pena, per decorso del tempo) per i reati di
diserzione e di mancanza alla chiamata, se l'assenza perduri, i termini decorrono dal giorno in
cui il militare ha compiuto l'et per la quale cessa in modo assoluto l'obbligo del servizio
militare, a norma delle leggi sul reclutamento (art. 68 C.P.M.P.);
la sospensione condizionale della pena si estende, come per la legge penale comune, anche alle
pene accessorie previste dal C.P.M. (art. 166 C.P. come modificato dall'art. 4 legge 7.2.1990, n.
19);
la non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziario pu essere concessa,
ferme le altre condizioni, quando inflitta la reclusione militare (originaria o sostitutiva alla
reclusione) per una durata non superiore a tre anni (per la legge comune, non superiore a due
anni); inoltre, non sono di ostacolo alla concessione le pene accessorie che possono accompagnare
una condanna alla reclusione militare (rimozione e sospensione) (art. 70 C.P.M.P.);
la riabilitazione militare (art. 72 C.P.M.P.) si aggiunge alla riabilitazione comune (artt. 178-181
C.P.), se si vogliono estinguere le pene accessorie e gli altri effetti penali militari, conseguenti a

234
condanne sia per reati militari, sia per reati comuni. Per chiedere la riabilitazione militare, bisogna
avere gi ottenuto la riabilitazione comune;
amnistia, indulto, grazia, anche quando estinguono la pena accessoria della rimozione, non
restituiscono il grado perduto per effetto della condanna; salvo che il decreto disponga altrimenti.
Nemmeno la riabilitazione militare restituisce il grado, salvo che la legge disponga diversamente
(art. 73 C.P.M.P.). Il grado pu essere riacquistato solo con le normali procedure di avanzamento o
con il particolare procedimento di reintegrazione;
applicazione delle pene su richiesta delle parti, decorsi cinque anni dalla sentenza definitiva che
ha applicato il c.d. patteggiamento, il reato estinto se il militare non commette un delitto della
stessa indole.

8. Misure amministrative di sicurezza


Le disposizioni della legge penale comune relative alle misure amministrative di sicurezza si
osservano anche in materia penale militare (art. 74 C.P.M.P.) salvo talune deroghe, la pi notevole
delle quali riguarda la sospensione, durante il servizio militare, della esecuzione delle misure di
sicurezza ordinate sia in applicazione della legge penale militare, sia in applicazione della legge penale
comune, tranne - aggiunge la disposizione (art. 76 C.P.M.P.) - che si tratti di misure curative (ricovero
in una casa di cura e di custodia o in un manicomio giudiziario o in un riformatorio) o di confisca. Ne
risulta che la sola misura detentiva di sicurezza che sospesa l'assegnazione ad una colonia agricola
o casa di lavoro, quando, si intende, essa non sia connessa a condanna che comporti la degradazione.
Le misure personali non detentive sono tutte sospese; esse infatti appaiono incompatibili con gli
obblighi militari (divieto di soggiorno) o con il servizio militare (libert vigilata).
Delle misure patrimoniali, solo la cauzione di buona condotta soggetta a sospensione; non vi
ragione di sospendere la confisca, che concerne non la persona, ma le cose.

235
STORIA DELLARMA
I TESI PRE ESSE STORICHE S LLE ORI I I DELLAR A DEI
CARABINIERI

1. I servizi di Polizia nel Regno Sardo


Nel XVIII secolo il regno sardo comprendeva, oltre la Sardegna, ceduta a Vittorio Amedeo II in
cambio della Sicilia, i ducati di Savoia, di Aosta e del Monferrato, il principato del Piemonte, Nizza,
Oneglia, la Val Sesia, la Val dOssola, Novara, Voghera, Tortona, Alessandria e la Lomellina.
Dopo Vittorio Amedeo II si succedettero sul trono Carlo Emanuele III, Vittorio Amedeo III, Carlo
Emanuele IV e Vittorio Emanuele I, che sar appunto il fondatore dellArma dei Carabinieri.
In quel tempo i servizi di polizia nel regno non erano disimpegnati da un unico corpo, bens
variamente rispetto ai territori, alle diverse epoche e alle situazioni locali.
Tralasciando le istituzioni minori, vanno ricordati i Vicariati, i Soldati di Giustizia, il Corpo degli
Invalidi, le Guardie Urbane ed i Dragoni.
I Vicariati erano sovraintendenze generali di polizia, con compiti anche sussidiari quali lannona,
ledilizia ed i lavori pubblici.
I Soldati di Giustizia (milizia piemontese istituita sin dal 500) verso la met del 700 comprendevano
circa 200 uomini, ripartiti in brigate (famiglie di giustizia), al comando di un capitano generale di
campagna. Le brigate erano distribuite nei centri pi importanti ed avevano soprattutto i compiti della
repressione dei reati e della cattura dei rei.
Il Corpo degli Invalidi, costituito nel 600 con sei compagnie di stanza in altrettante citt, alla fine del
XVIII secolo comprendeva circa 3.800 soldati non pi validi al servizio attivo, agli ordini di impiegati
governativi, col compito preminente della vigilanza delle citt mediante servizi di pattuglia.
Nella citt di Torino, oltre ad una settantina di invalidi facenti parte del Corpo delle Guardie
Urbane, vi erano, alle dipendenze del Vicariato, una ventina di guardie civiche (soprattutto per i
servizi donore) ed una decina di arcieri di citt, incaricati della custodia delle carceri e di concorrere
alla repressione dei crimini.
In Sardegna, infine, la sicurezza delle strade e delle campagne era affidata ai Dragoni, istituiti nel
1726 con tre compagnie di invalidi piemontesi. I Dragoni (tutti volontari), che facevano parte
integrante dellEsercito, nel 1776 presero il nome di Corpo dei Dragoni leggeri di Sardegna.
Nel 1798, caduta la cittadella di Torino e partito il Sovrano, i francesi vi costituirono un governo
provvisorio, che decret la formazione di un Corpo di Gendarmeria Nazionale, sul modello di quello
francese, per tutelare la sicurezza pubblica, col concorso della Guardia nazionale.
Lanno successivo, respinti momentaneamente i francesi, gli austrorussi, vittoriosi alla Trebbia ed a
Novi, ripristinarono nominalmente la Monarchia Sabauda e la Gendarmeria Nazionale fu soppressa.
Dopo Marengo (1800), tornati i Francesi, il servizio di polizia venne affidato a quattro battaglioni
speciali per tutto il territorio piemontese (si trattava di formazioni provvisorie, che si trasformarono
ben presto in Corpo della Gendarmeria Piemontese).
Era la seconda volta che esso veniva costituito dai Francesi, ma nel ripristinarlo si stabil che doveva
far parte di un piccolo esercito di nuova formazione e che fosse pertanto alle dipendenze della
Segreteria di Guerra, pur essendovi un Ministero di polizia. Lintera forza fu composta di Piemontesi.
Successivamente i Francesi ritennero opportuno sopprimere nuovamente il Corpo sostituendolo con
un apposito distaccamento della Gendarmeria Francese, denominata, dopo il 1800, Gendarmeria
Imperiale, che svolse il servizio di polizia sino alla restaurazione (1814).

2. La Gendarmeria Francese
Appare indispensabile, a questo punto, accennare alle lontane origini della Gendarmeria Francese,
poich la costituzione del Corpo dei Carabinieri Reali avvenne proprio sulla base dellordinamento di
tale Gendarmeria, di cui fu adottata larticolazione territoriale ancora oggi sostanzialmente in vigore e
la dottrina dimpiego. opportuno esaminare, inoltre, a quali necessit ha risposto, in antico, la

239
creazione in Francia di quella che poi divenuta la Gendarmeria e perch e come il suo statuto,
fondamentalmente militare fin dalle origini, abbia dovuto adattarsi, attraverso levoluzione degli
ordinamenti, a due categorie di compiti, civili e militari, dando vita a quel carattere polivalente cos
efficace in ogni circostanza, ma anche cosi complesso.
Nel Medio Evo, in Francia i poteri politico, amministrativo e giudiziario derivavano dal potere
militare. Il comandante militare riceveva, insieme al possesso della terra, il potere di governare, ossia
di amministrare politicamente i territori, mantenendovi lordine mediante attivit di polizia e di
giustizia. Egli assolveva tale compito con laiuto efficace, sebbene brutale, dei suoi luogotenenti, fra i
quali ripartiva le cariche della sua casa, dei suoi possedimenti e, se si trattava del re, dei suoi Stati.
Nacquero cos i Grandi Uffici quindi, i Grandi Ufficiali, fra cui quello di Maresciallo,
comandante di una frazione dellesercito regio, al quale il re delegava poteri giudiziari sui teatri di
guerra.
Il Maresciallo aveva sul suo esercito i poteri di polizia e di giustizia, in particolare per reprimere gli
eccessi delle truppe ai danni della popolazione, servendosi di un prvt (letteralmente: preposto).
Per esercitare la duplice funzione di polizia e di giustizia militare i prvts, che erano chiamati anche
magistrati armati o giudici di spada, disponevano di truppe ordinate in compagnie comandate da
ufficiali di spada (costituivano lorgano di polizia) e ufficiali di toga , esperti in diritto che
costituivano, sotto la presidenza dello stesso prvt,il tribunale prvtale.
Linsieme dei due ordini, perch alle dipendenze del Maresciallo, veniva chiamato marchauss e
seguiva lesercito nei suoi spostamenti.
Con la costituzione degli eserciti permanenti fu necessario istituire anche prvts provinciali, con il
compito di occuparsi delle truppe in guarnigione, il che costituiva il punto di partenza della
competenza territoriale dei prvts.
Alla fine del V secolo lattivit della marchauss si esercitava dunque sia sulle truppe territoriali
che su quelle operanti.
Nel 1536 Francesco I, volendo reprimere efficacemente il brigantaggio che imperversava sulle strade
di Francia, estese lautorit dei prv ts ai delitti di strada , quali che fossero i loro autori, militari o
civili, vagabondi o con fissa dimora. La magistratura armata vedeva cosi accrescere i propri compiti di
protezione e giudiziari e con ci aveva origine il carattere misto (civile e militare) delle attribuzioni di
un corpo fondamentalmente militare.
Unaspra concorrenza, causa di numerosi conflitti di attribuzioni, oppose in seguito la giustizia del
prvt a quella ordinaria, fino a quando levoluzione delle idee e delle concezioni sociali e filosofiche
port, nel 1670, alla subordinazione della prima alla seconda e, un secolo dopo, alla sua soppressione,
insieme alle altre giurisdizioni speciali.
Inizialmente le compagnie della marchauss erano di stanza nei capoluoghi pi importanti ed
eseguivano, al completo o ripartite in distaccamenti, cavalcate ogni tre mesi lungo itinerari
opportunamente scelti sul territorio della provincia. Tali servizi divennero sempre pi frequenti ed i
distaccamenti mobili aumentarono di numero, previa diminuzione della forza. Ma i gravi difetti
rivelati dalle marchauss provinciali, conseguenza delle paghe insufficienti, della venalit o della
ereditariet delle cariche, della esiguit degli effettivi, della mancanza di controllo gerarchico sui
prvts, imposero una profonda riforma, che fu attuata in periodi successivi dal 1720 al 1791.
I distaccamenti cessarono di essere saltuari e mobili, dando vita invece allordinamento in brigate
(stazioni) di 4 o 5 uomini, dislocate permanentemente lungo le grandi strade, ciascuna avente
giurisdizione su una decina di leghe di strada. Pi severe condizioni di reclutamento, una disciplina
militare pi precisa, la soppressione delle cariche ereditarie, lobbligo di far vistare, dagli ufficiali
municipali o notabili dei luoghi visitati, le feuilles de service durante i giri quotidiani
(perlustrazioni)1, laumento progressivo della densit delle stazioni, il riordinamento delle compagnie
e delle tenenze nonch listituzione delle divisioni (gruppi), con la conseguente istituzione di un
controllo gerarchico, furono le tappe del progressivo perfezionamento dellIstituzione, che allinizio

1
Da la feuille deriva il termine foglia, rimasto a lungo nel gergo dei carabinieri, per indicare appunto il documento da portare nei servizi
esterni e che anni fa anchessi erano tenuti a far vistare dai sindaci dei paesi visitati.

240
del secolo VIII, pur restando sotto lalto comando nominale dei Marescialli di Francia, gi
dipendeva di fatto dal Ministro della Guerra.
Nel contempo vennero localmente aumentati i poteri delle autorit militari, politiche e giudiziarie,
sebbene le ultime due potessero rivolgere alla marchauss solo richieste e non ordini. La
rivoluzione del 1789 soppresse la giustizia prvtale, ma conserv la vecchia istituzione della
marchauss adattandola, con il nome di Gendarmeria2, ai nuovi principi democratici ed
allorganizzazione ammimistrativa, giudiziaria e militare interamente rifatta nellambito uniforme del
dipartimento (provincia).
LAssemblea Nazionale conserv il carattere dellIstituzione che, con il nome, eredit dal corpo scelto
dellesercito regio il primo posto fra le Armi e conferm le sue attribuzioni di forza protettrice,
attribuendo agli ufficiali la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria.
Con Napoleone I (legge del 28 germinale anno VI) la Gendarmeria venne infine definita forza
militare al servizio della legge, incaricata di vegliare sulla sicurezza pubblica, assicurare il
mantenimento dellordine e garantire lesecuzione delle leggi.

2
Sotto la monarchia la gendarmeria (da gente darme) era un corpo di cavalleria pesante della casa del re.

241
II TESI LA FONDAZIONE DEL CORPO

1. La restaurazione in Piemonte e listituzione del Cor o dei Carabinieri1


Nel 1814, in seguito allinvasione della Francia da parte degli eserciti coalizzati, il Senato di Parigi
dichiar decaduto Napoleone I dal trono di Francia. Questi, il 21 aprile 1814, sottoscrisse a
Fontainebleau latto di abdicazione, partendo per lesilio nellisola dElba, ove sbarc il 4 maggio.
Da allora, ma ancor di pi dopo la battaglia di Waterloo (18 giugno 1815), conseguenza dei nuovi
orientamenti politico-religiosi prevalsi al Congresso di Vienna, si and affermando in Europa il
principio della Restaurazione, che riassumeva le aspirazioni di ritorno al potere delle vecchie classi
dominanti prima del 1789, il bisogno di pace e di ordine sentito dalle popolazioni stremate dalla
Rivoluzione e dalle guerre, il ritorno agli ideali di fedelt dinastica.
Restaurazione implicava il riconoscimento dellassolutismo di diritto divino contro le rivendicazioni
della sovranit popolare. Nel regno sabaudo Vittorio Emanuele I, tornato a Torino il 20 maggio 1814
dopo circa quindici anni di esilio in Sardegna, ordin nei suoi stati il ritorno alle condizioni anteriori
allinvasione francese, distribuendo le cariche secondo le indicazioni del vecchio annuario di corte.
In Piemonte furono ripristinati i fori speciali ecclesiastici e militari, le innumerevoli giurisdizioni
feudali, fu abolito lo stato civile, fu reintrodotta la tortura, fu restaurata la esclusiva legale dei nobili
per le cariche di Corte e quella effettiva per gli alti gradi dellesercito; furono inoltre epurate le
Universit. Da tutto ci deriv un regime di vessazione alla cittadinanza ed in particolar modo alla
classe popolare e mercantile.
Dobbiamo per tenere presente che in Piemonte labitudine ad una seria amministrazione, attraverso i
regimi, si mantenne; i nobili di prima della rivoluzione francese erano una classe privilegiata ma non
parassitaria e nel loro nucleo essenziale si erano adattati bene al nuovo regime. Un esempio di ci si
pu riscontrare nelle vicende delle famiglie nobili pi note come la famiglia Balbo che, rientrata in
Piemonte dopo una breve emigrazione, entr nelle carriere napoleoniche (Prospero diresse
lUniversit e il giovane figlio Cesare fu auditore al Consiglio di Stato).
Nella classe dirigente quindi, accanto ai servitori di corte, erano entrati alcuni efficienti diplomatici ed
amministratori dellet napoleonica (come il San Marzano, Michele di Cavour, il Generale
napoleonico Gifflenga) che mostrarono diligenza e dedizione al lavoro.
Lesercito piemontese fu ricostituito nei suoi vecchi reggimenti, tenendo come principio costante il
ritorno alle forme ed agli organici del 1789; il re, il 28 giugno, dichiar abolita la coscrizione e venne
costituito a Torino un grande deposito per raccogliere i soldati che volessero riprendere servizio.
Il 13 luglio 1814 Vittorio Emanuele I eman le regie Patenti con le quali creava il corpo dei
Carabinieri e la Ispezione Generale di Buon Governo. Prima di tale decreto la Segreteria di Guerra
era stata incaricata di porre allo studio il ripristino dellesercito e, contemporaneamente, la
costituzione di un corpo di truppe per la pubblica sicurezza, che doveva far parte dellesercito.
del giugno 1814 un Progetto di istituzione di un corpo militare per il mantenimento del buon
ordine2 firmato da Luigi Prunotti, in cui erano previsti: un organico di 20 ufficiali, 169 sottufficiali,
656 soldati, dei quali 8 trombettieri e 408 uomini a cavallo; Reparti previsti erano uno Stato Maggiore
e 4 squadroni, ognuno dei quali composto di 2 compagnie, una a piedi ed una a cavallo. I militari
arruolati in questo corpo dovevano controllare giornalmente le strade principali e secondarie,
mediante marce e pattuglie, con lobbligo di segnalare ogni novit su un apposito registro; dovevano
ricercare i malfattori e vigilare sugli oziosi, i vagabondi ed ogni persona sospetta; erano inoltre
autorizzati a visitare alberghi, osterie, anche di notte, se le esigenze del servizio lo richiedevano. Di
ogni operazione di servizio doveva essere compilato un processo verbale .

1
Testo tratto da Alvaro Calanca Storia dellArma dei Carabinieri Vol. I pagg. 13-30.
2
R. DENICOTTI, Delle vicende dellArma dei Carabinieri in un secolo dalla Fondazione del Corpo (13 luglio), Appendice, Roma, Tip.
dellUnione Editrice, 1914, p. 5.

243
I militari da arruolare dovevano saper leggere e scrivere ed avere unet compresa tra i 25 e i 40 anni;
se si considera che in quegli anni solo pochi erano coloro che sapevano leggere e scrivere, si pu
notare con quali difficolt potessero essere arruolate queste truppe scelte, che inoltre dovevano aver
fatto almeno quattro campagne militari al servizio del regno sardo. Nel documento si trova scritto
infatti (capitolo III, titolo II): si propongono in ordine ai soldati le presenti condizioni senza di cui
niuno vi potr essere ammesso; cio : dessere in et danni insino a comprensivamente, saper
ben leggere e scrivere, aver fatto quattro campagne sotto li stendardi di S.S.M.M..
La commissione che prepar questo progetto si rifece alla Gendarmeria francese, dalla quale trasse
origine e fisionomia il corpo dei Carabinieri3.
. Mentre si compivano da parte del Prunotti gli studi per la formazione di un corpo militare per il
mantenimento del buon ordine, il servizio di ordine pubblico nel regno sardo era disimpegnato dai
corpi di polizia originariamente piemontesi: invalidi e guardia urbana. Il primo fu costituito alla fine
del 600 a Vercelli; nel 1708 era suddiviso in sei compagnie, di stanza in altrettante citt. Nel 1750
aveva 2000 uomini, che alla fine del 700 salirono a circa 3000; loro compito preminente era la
vigilanza allinterno delle citt maggiori, mediante servizio di pattuglie, e non furono soppressi al
rientro di Vittorio Emanuele I. Una sessantina di uomini di tale corpo, inquadrati da bassi-ufficiali
dellesercito, costituirono (editto 8 marzo 1782 di Vittorio Amedeo III) un nuovo organismo di
sicurezza per la citt di Torino, che prese il nome di Corpo delle Guardie Urbane, con compiti
esclusivi di polizia.
Si pu trovare traccia del servizio di polizia disimpegnato dalle guardie urbane nella descrizione che
ci d Le Courrier de Turin (20 maggio 1814) dellentrata in Torino di Vittorio Emanuele I: La
Piazza Castello, la via detta di Po, la spianata, il ponte, il sobborgo erano occupati da una triplice
fila di Guardie Urbane a piedi, e di truppe di S. . lImperatore dAustria. Uno squadrone di Guardie
Urbane a cavallo si era recato sino a oncalieri allincontro di S. . che vi arriv verso le dieci,
accompagnata dal nobile suo corteggio. Scese la Maest Sua di carrozza a mezzo cammino da
oncalieri a Torino, e mont a cavallo. Giunta allingresso del sobborgo, venne incontrata da S.E. il
signor Luogotenente Generale conte di Bubna, dal signor Generale degli Ulani Imperiali conte di
Neipperg, e dal loro Stato maggiore, dai Generali e Nobili piemontesi e dai signori Sindaci e
Decurioni... Savvi quindi Vittorio manuele verso la apitale passando sotto larco trionfale
chera stato innalzato in capo alla via Po. Lo precedeva uno squadrone di cavalleria Imperiale
Austriaca, cui teneva dietro un altro squadrone della Guardia Urbana a cavallo.
E ancora: Ieri mattina il piissimo Monarca, preceduto da un distaccamento della Guardia Urbana,
ricossi al Santuario della Consolata... Questa sera S.M. ritorn verso le sei alla Consolata, ove
assistette al solenne Te Deum, ed alla Benedizione del S.S. Sacramento. La Guardia Urbana a piedi
faceva ala allingresso della hiesa, la quale quantunque vasta, era tuttavia troppo ristretta per
contenere il gran concorso di popolo....
Infine: Questa mattina la Guardia Urbana di Torino comandata dal signor Marchese di Roddi, ebbe
lonore di far la mostra avanti a S.S.R. . ricevendo dalla presenza dellamatissimo Sovrano il pi bel

3
I francesi, gi nella seconda met del 700, avevano provveduto al servizio per la sicurezza della citt ed al servizio per la sicurezza delle
strade (da cui deriva la Gendarmeria francese ed il corpo dei Carabinieri).
La Gendarmeria francese, organizzata spontaneamente al tempo della crisi che segu il 14 luglio 1789, regolarizzata da molteplici leggi
dellAssemblea Costituente di cui la principale era quella del 1791, fu al tempo stesso un corpo civile e militare; in guerra seguiva lesercito e in
tempo di pace era destinata alla tutela dei beni pubblici e privati, alla vigilanza sulle prigioni, sulle coste e sugli arsenali marittimi, alla repressione
del vagabondaggio e della delinquenza, alla dispersione degli assembramenti illegali e sediziosi. Sicuramente il Prunotti si rifece al decreto
istitutivo del 10 marzo 1791 (Art. 4) nel preparare il progetto ed il primo ordinamento territoriale della Gendarmeria francese (divisioni,
compagnie, tenenze e stazioni) sostanzialmente rimasto intatto nel corpo dei Carabinieri fin dalla sua fondazione. Successivamente (1815) si
segu il sistema adottato dalla Gendarmeria Francese anche per conteggiare gli assegni spettanti ai militari e per il controllo esercitato dagli
ufficiali sui comandi dipendenti. La polizia nel Piemonte durante loccupazione francese era stata affidata, per decreto di Napoleone datato 23
giugno 1800, a quattro battaglioni speciali che avevano nome Piemonte, Monferrato, Saluzzo, Aosta: si trattava di formazioni provvisorie, che si
trasformarono ben presto in Corpo della Gendarmeria Piemontese . Nellagosto la gendarmeria era in funzione, costituita in una brigata (fanteria
e cavalleria), ma nel 1801 i francesi ritennero opportuno sopprimere la Gendarmeria Piemontese, sostituendola integralmente, nel servizio di
polizia, con un apposito distaccamento della Gendarmeria Nazionale Francese che poi quella che vi rest definitivamente fino alla
Restaurazione, denominandosi, dopo il 1804, Gendarmeria Imperiale

244
premio delle fatiche e delle cure che ella ebbe per mantenere in ogni occasione la pubblica Sicurezza.
Settecento e pi militi trovavansi riuniti nel campo fuori di Porta Nuova...4.
Vittorio Emanuele I, al suo rientro a Torino, volle mantenere la sicurezza pubblica con misure da
stato dassedio : ne lesempio un manifesto del Revel, governatore della citt, in data 9 giugno
1814: Sulle doglianze fatte da S.E. il signor Generale conte Bubna comandante in capo larmata
austriaca qui stazionata, che vi esistono subornatori per indurre i soldati austriaci alla diserzione,
S.M., volendo ovviare con tutti li mezzi pi efficaci, e pi rigorosi ad un tale disordine, comanda
quanto segue:
1 Si prescrive a tutti li giusdicenti, e Sindaci comunitativi dinvigilar sugli andamenti delle persone,
massime forestiere, le quali usassero mezzi diretti, od indiretti, per sovvertire le truppe, e portarle
alla diserzione.
2 Sar cura de giusdicenti, e delle amministrazioni suddette di far procedere allarresto di quelle
persone, che venissero a scoprirsi colpevoli di tale delitto, con formarne un verbale, e
trasmetterlo immediatamente ai rispettivi Prefetti delle Province, i quali li faranno passare senza
indugio alla Segreteria di Stato per gli affari interni per essere tali subornatori sottoposti al
rigore delle leggi.
3 Inoltre S.M. ordina larresto di tutte le persone che direttamente, o indirettamente, con promesse,
o dissuasioni, od altri mezzi impedissero, o tentassero di impedire il reclutamento delle truppe di
S.M., o cercassero di farne per potenze esterne... (9 giugno 1814, firm. Revel, Orecchia segr.).
Lo studio del progetto, iniziato dalla Segreteria di Guerra, pass ad una apposita commissione,
presieduta da Francesco David, che perfezion quanto era gi stato progettato e stabil che il nuovo
corpo dovesse chiamarsi dei Carabinieri reali; defin poi nelle varie parti la materia della sua
organizzazione, del reclutamento, dei compiti e limiti del servizio e tutto fu compendiato in un
regolare Progetto provvisorio distruzione pel corpo dei Carabinieri reali (16 giugno 1814). Il nome
di carabiniere era gi esistente nellesercito piemontese con il significato di portatore di carabina.
Nel 1790 costituiva gi un grado, nel Reggimento cavalleggeri, tra il Brigadiere ed il soldato;
ricostituito lesercito piemontese fu decretato che una delle sei compagnie di ogni battaglione di
Cacciatori prendesse il nome di Carabinieri.
In tale progetto risulta evidente come Ispezione di Buon Governo e corpo dei Carabinieri fossero due
istituti ben distinti: il Buon Governo aveva la soprintendenza Generale della polizia, con qualche
ingerenza anche nel campo giudiziario e amministrativo. I Carabinieri costituivano la forza militare
organica attraverso la quale si attuavano le determinazioni del Buon Governo, ma che di per se stessa
garantiva losservanza delle leggi, la difesa delle istituzioni, lesercizio della giustizia, lordine
pubblico.
Le Regie Patenti del 13 luglio 1814 comprendevano sedici articoli, dei quali dieci sono dedicati alla
formazione del Buon Governo e sei al corpo dei Carabinieri.
Nel preambolo si legge: Per ricondurre, ed assicurare viemaggiormente il buon ordine e la pubblica
tranquillit, che le passate disgustose vicende hanno non poco turbata a danno de buoni, e fedeli
sudditi Nostri, abbiamo riconosciuto essere necessario di porre in esecuzione tutti quei mezzi, che
possono essere confacenti per scoprire, sottoporre al rigor della Legge i malviventi, e male
intenzionati, e prevenire le perniciose conseguenze, che da soggetti di simil sorta, infesti sempre alla
Societ, derivare ne possono a danno de privati, e dello Stato. Abbiamo gi a questo fine date le
Nostre disposizioni per instabilire una direzione Generale di Buon Governo, specialmente incaricata
di vegliare alla conservazione della pubblica e privata sicurezza, e andare allincontro di qu
disordini, che potrebbero intorbidarla.
E per avere con una forza ben distribuita i mezzi pi pronti, ed adattati, onde pervenire allo scopo,
che ce ne siamo prefissi, abbiamo pure ordinata la formazione, che si sta compiendo, di un Corpo di
Militari per buona condotta, e saviezza distinti, col nome di Corpo dei Carabinieri Reali, e colle

4
Courrier de Turin, 4 giugno 1814, Raccolta cit., p. 309.

245
speciali prerogative, attribuzioni, ed incombenze analoghe al fine che ci siamo proposti per sempre
pi contribuire alla maggiore felicit dello Stato, che non pu andare disgiunta dalla protezione, e
difesa de buoni, e fedeli Sudditi nostri, e dalla punizione de rei.
Larticolo I riguardava gli oziosi ed i vagabondi e disponeva che in caso di recidiva venissero aggiunti
tre anni di carcere alla pena gi disposta.
Larticolo Il disponeva che gli avvocati presso i Consigli di Giustizia e presso le Prefetture
trasmettessero allUfficio di buon Governo il nome ed il luogo di provenienza degli individui usciti
dalle carceri, perch fosse possibile tenerli sotto sorveglianza.
Larticolo III stabiliva che nelle citt in cui fossero destinati commissari o sottocommissari di Buon
Governo venissero create anche carceri di deposito per assicurarvi le persone arrestate.
Larticolo IV decretava che lufficio di Buon Governo doveva indagare se gli individui arrestati
fossero colpevoli ed in caso contrario doveva provvedere che fossero immediatamente rilasciati.
Larticolo V stabiliva che gli ispettori di Buon Governo dovessero essere informati dei processi
iniziati presso i tribunali del regno sardo ed inoltre dovevano essere portati a conoscenza del nome,
cognome e luogo di provenienza degli imputati.
Di particolare interesse per il corpo dei Carabinieri larticolo sei, il quale stabiliva che le deposizioni
dei Carabinieri avevano la stessa forza delle deposizioni dei testimoni.
Larticolo VII stabiliva che chiunque, transitando da una provincia allaltra, fosse stato sorpreso senza
il regolare certificato di buona condotta venisse sottoposto a tre giorni di arresto.
Larticolo VIII decretava che nessun individuo potesse uscire dal territorio del regno sardo se
sprovvisto di passaporto; i contravventori a questo ordine andavano soggetti alla pena pecuniaria di 50
scudi da dividersi fra la truppa, che aveva eseguito larresto, e le congregazioni di carit esistenti nel
luogo dellarresto.
Larticolo I decretava che chiunque, provenendo dallestero, avesse portato con s lettere sigillate,
dovesse consegnarle al primo posto di dogana incontrato nel regno, sotto pena dellarresto da
applicarsi anche alle persone a cui le lettere fossero indirizzate.
Larticolo stabiliva che qualora gli ufficiali di Buon Governo avessero dovuto procedere a qualche
perquisizione domiciliare, venissero seguite determinate norme: era richiesto lintervento del giudice
oppure del sindaco della citt e se questo o, in sua assenza, uno degli amministratori si fossero rifiutati
di intervenire alla perquisizione, andavano soggetti alla multa di dieci scudi.
Larticolo I riguardava i rapporti dei Carabinieri con le autorit civili e militari, le quali non
potevano distogliere i primi dalle loro funzioni se non in caso durgenza, richiedendone lopera
sempre per iscritto e dichiarandone i motivi.
Larticolo II stabiliva lappartenenza dei Carabinieri allesercito ed il loro collocamento al primo
posto fra gli altri venendo subito dopo le guardie del corpo, con attribuzione ai Carabinieri di tutte
le prerogative derivanti da quella priorit organica.
Larticolo III decretava norme per lassistenza ai Carabinieri da parte dei governatori, comandanti di
piazza, comandanti delle truppe e delle milizie, oltrech dei comuni.
Larticolo IV stabiliva sanzioni gravissime per coloro che avessero opposto resistenza ai Carabinieri
nellesercizio delle loro funzioni.
Larticolo V decretava che se il Presidente del Buon Governo avesse ritenuto opportuno ottenere un
salvacondotto per qualche reo, la richiesta dovesse essere indirizzata al primo presidente del Senato
sotto la cui giurisdizione si trovava il reo, con facolt a questo magistrato di aderire alla richiesta, se le
circostanze lo avessero permesso.
Larticolo VI infine stabiliva speciali organi giurisdizionali per i Carabinieri che si fossero resi
responsabili di reati, sia militari sia comuni. Se il reato fosse stato militare, il Consiglio di Guerra
doveva essere composto dal governatore di Torino, quale presidente, dal comandante dei Carabinieri,
da un ufficiale del corpo, da due maggiori e dal capitano pi anziano della guarnigione, con
lintervento dellUditore Generale di guerra per listruttoria del processo; se il reato fossestato misto
oppure comune la commissione doveva essere composta dagli stessi membri, con laggiunta di due
senatori del Senato di Torino al posto dei due maggiori.

246
Con un biglietto dei primi di agosto 1814 si stabiliva la pianta dei comandi del corpo dei Carabinieri
da costituire: dodici divisioni (nelle principali citt); cinquanta ufficiali, compreso il comandante
(colonnello) e quartier mastro (ufficiale preposto allamministrazione). Delle divisioni furono per
impiantate soltanto sei (Torino, Cuneo, Alessandria, Nizza, Novara e Savoia) e gli ufficiali
effettivamente nominati furono 27.
Un cenno particolare meritano i principi che diedero luogo alla scelta dei primi 25 ufficiali destinati al
Corpo. La maggioranza di essi aveva infatti prestato servizio nelle armate napoleoniche e portava alte
decorazioni guadagnate sui campi di battaglia sotto le bandiere francesi. Tenuto conto che la
Restaurazione aveva portato in tutta Europa ad un ritorno integrale allordine di cose antecedente
alloccupazione francese (con abolizione del Codice Napoleonico, ripristino dellantica legislazione e
dei privilegi feudali, ritorno alla fustigazione, etc.), laver prescelto tali ufficiali prova ulteriormente
che listituzione del nuovo Corpo innov profondamente la pubblica amministrazione in fatto di
polizia.
E principi, criteri e strutture - non meno che uomini - derivanti dalloccupazione francese, ma
riconosciuti eccellenti e quindi valorizzabili nel ripristinato ordine di cose, ad onta dei pregiudizi
negativi e di ripudio del nuovo, che pur prevalevano nellintero processo di restaurazione del regno,
sono agevolmente rintracciabili negli elementi costitutivi del Corpo dei Carabinieri.
Gli ufficiali destinati al corpo dei Carabinieri appartenevano quindiper l80 per cento allancien
rgime, mentre per il 20 per cento provenivano da coloro che avevano prestato servizio nellesercito
francese.
Circa i compiti di servizio dei Carabinieri, essi andavano sempre pi determinandosi, ma rimanevano
preminenti quelli della sicurezza pubblica e dellordine pubblico, della polizia giudiziaria, della
raccolta di notizie, di controllo dellopinione pubblica.
Nellagosto 1814 venne approvato un regolamento per la istituzione del Buon Governo e del corpo dei
Carabinieri, il quale stabiliva la dipendenza del corpo dal Presidente Capo del Buon Governo, che solo
poteva ordinare la distribuzione dei Carabinieri nelle province e proporre le nomine e le promozioni
alla Segreteria di Guerra.
I Carabinieri dovevano procedere allarresto delle persone sorprese in flagrante delitto o gravemente
sospette dello stesso e di ogni altro individuo su richiesta dellautorit giudiziaria, ma fuori di questi
casi non potevano eseguire alcun arresto.
Erano considerate come persone gravemente sospette le persone inseguite da clamori pubblici,
quelle che avessero portano armi insanguinate che facessero presumere un delitto, le persone che si
trovassero nelle vicinanze del luogo del delitto di cui non fosse stato ancora scoperto lautore, i
militari che viaggiassero senza essere muniti di carte di riconoscimento in modo da far sorgere il
sospetto di diserzione, i vagabondi che si trovassero sul luogo dellincendio, furto o altro simile
delitto.
Erano invece considerate come sorprese in flagrante delitto le persone che avessero esercitato violenza
sulla persona o sulla roba altrui; gli incendiari, assassini o sediziosi, raggruppati ed armati; coloro che
avessro portato armi proibite, ladri di campagna, di raccolti, di frutta, di legna, di bestiame; quelli che
avessero danneggiato i boschi, gli alberi, le siepi, i fossi, i canali e coloro che avessero tenuto
pubblicamente giochi proibiti.
I Carabinieri inoltre dovevano pattugliare le strade di grande comunicazione e secondarie, prendere
ogni possibile informazione sui pubblici delitti notificandoli alle autorit competenti; dovevano
ricercare e inseguire i malfattori, vigilare sui mendicanti e vagabondi, compilando un processo verbale
di ogni operazione di servizio da trasmettere al giudice e contemporaneamente al Presidente Capo del
Buon Governo.
I Carabinieri potevano entrare nelle locande, osterie o altre case aperte al pubblico, anche di notte, ma
non potevano compiere ricerche nelle case private senza essere accompagnati dal commissario o
sottocommissario di Buon Governo.
Ogni arresto compiuto fuori di questi casi sarebbe stato considerato come detenzione arbitraria e chi lo
avesse eseguito sarebbe stato trattato come colpevole di tale delitto; lo stesso si intendeva per qualsiasi

247
arresto fatto legittimamente quando ad esso non fosse seguito, entro 24 ore, la traduzione degli
arrestati alle autorit competenti.
Erano gli stessi compiti prescritti nel progetto per listituzione di un corpo militare per il
mantenimento del buon ordine, preparato dal Prunotti, che deve essere considerato il vero creatore del
corpo dei Carabinieri.
I prefetti ed i giudici dovevano comunicare riservatamente ai comandanti dei Carabinieri tutte le
notizie ad essi pervenute e giudicate utili agli effetti del mantenimento del buon ordine e della
sicurezza pubblica. Si pu notare che nonostante la diretta dipendenza dal Buon Governo e la intesa
permanente coi prefetti ed i magistrati, il corpo dei Carabinieri aveva una certa indipendenza, essendo
libero di prendere, nellambito dei suoi statuti, tutte le iniziative necessarie.
Con Viglietto 9 agosto 1814 si davano disposizioni per luniforme, larmamento, larruolamento e la
disciplina dei Carabinieri. Luniforme consistette in un vestito o giusta-corpo (abito corto di panno
turchino con code) tutto abbottonato, con colletto e paramani celesti, fodera rossa, bottoni dargento,
alamari a fiocchi dargento al colletto, pantaloni turchini, cappello bicorno, molto alto. A questultimo
venne aggiunto, dal 17 marzo 1818, un bordo dargento ed un pennacchio turchino e rosso e fu
prescritto che gli ufficiali portassero le distinzioni del grado al colletto, paramani ed una catenella al
colletto. Tutti avevano spalline e cordellini dargento: in complesso luniforme era gi quella ancora
oggi portata. Circa larmamento, i Carabinieri nel 1814 vennero dotati di una carabina corta e di due
pistole (quelli a cavallo), di un fucile corto da cacciatore (quelli a piedi), tutti portarono sciabola ed un
cinturone a tracolla. I Carabinieri avevano gli stessi vantaggi delle truppe di cavalleria ed erano
soggetti ai regolamenti militari dellesercito; nel corpo potevano essere arruolati solo giovani di
buona reputazione ed erano da preferirsi quelli che sapessero mediocremente scrivere. Per quanto
riguarda la disciplina militare, essa dipendeva dal Colonnello Comandante del corpo, che aveva la
facolt di licenziare quei brigadieri e Carabinieri, tanto a piedi che a cavallo, i quali fossero stati
riconosciuti negligenti nello svolgimento del servizio, informandone per prima la Segreteria di
Guerra. Il Viglietto determinava infine il numero degli ufficiali (27) e stabiliva che i 13 sottufficiali
dovessero essere 137, fra quelli a piedi e quelli a cavallo, e gli uomini di truppa 639 (in totale 803
unit). Il primo ad essere nominato, sia pure provvisoriamente, Presidente del Buon Governo fu il
Luogotenente Generale Giorgio Des Geneys. Giorgio Andrea Des Geneys, fratello di Alessio
Maurizio e Matteo, che al pari di lui giunsero a coprire le massime cariche militari del regno di
Sardegna, era nato a Chiomonte nel 1758; entr nella Marina Sarda durante il regno di Carlo
Emanuele III e nel 1773 fu nominato Guardiamarina. La sua attivit si dispieg maggiormente dal
1815 in poi, dopo lannessione di Genova al regno sardo: fu governatore di Genova durante il 1821 e
Comandante Supremo della Marina piemontese durante i regni di Carlo Felice e Carlo Alberto. Mor a
Genova l8 gennaio 1839.
Nellagosto dello stesso 1814 si ebbe la nomina del primo effettivo Presidente della Ispezione
Generale di Buon Governo nella persona del Generale Giuseppe Thaon di Revel e quella
contemporanea di vicepresidente, il Colonnello Carlo Lodi di Capriglio: il Generale Thaon di Revel
va quindi considerato il primo Comandante Generale dei Carabinieri.
Il Presidente Capo proponeva per essi le nomine e promozioni alla Segreteria di Guerra; erano di sua
competenza anche i provvedimenti aventi contenuto giuridico o politico, la vigilanza, la disciplina e
lindirizzo generale.
Il corpo ebbe anche un suo comandante effettivo, con il grado di Colonnello, nella persona di Luigi
Provana di Bussolino, proveniente dal Reggimento Aosta: a lui spettava regolare la vita interna dei
reparti, di perfezionarne lorganizzazione, di assicurarne il funzionamento, di provvedere
allamministrazione. quindi in lui che bisogna vedere il sapiente artefice dellorganizzazione
concreta del Corpo dei Carabinieri nella sua fase costitutiva.
Il 5 ottobre 1814, essendo stata soppressa la carica di Vicepresidente Capo del Buon Governo, il
Colonnello Lodi di Capriglio assunse il comando del Corpo, in sostituzione di Provana di Bussolino.
.

248
249
Il luogotenente Generale Giorgio Des Geneys, primo Presidente provvisorio del Buon Governo

2. Carabinieri e Buon Governo


Con le Regie Patenti del 18 gennaio 18155 si dispose la fusione dei Carabinieri e del Buon Governo ed
il Corpo venne ad avere funzioni dispositive ed esecutive allo stesso tempo. Le attribuzioni degli
ispettori, commissari e vice-commissari di Buon Governo vennero quindi attribuite agli ufficiali dei
Carabinieri, gli ispettori e sottoispettori del Buon Governo, creati con le patenti del 13 luglio 1814,
vennero soppressi. Le varie autorit, per tutto ci che si riferiva alla pubblica sicurezza, dovevano
corrispondere con i Carabinieri, a seconda dei comandi e dei gradi.
Di conseguenza il Colonnello Lodi di Capriglio ebbe anche lattribuzione di Presidente Capo del
Buon Governo; un ufficiale di Stato Maggiore dei Carabinieri era incaricato della loro disciplina; con
lo stesso provvedimento fu aumentato lorganico del Corpo, portato da 776 a 1200 uomini, fu stabilita
in 12 anni la fermaper i nuovi arruolati e si determin un premio di ingaggio di 150 lire per i
militari a piedi e di 350 per quelli a cavallo. Furono quindi aumentati gli ufficiali e creati ex-novo i
Maggiori, non contemplati dalla tabella 9 agosto 1814: essi, quali vicepresidenti nelle provincie,
avevano il comando delle divisioni ed erano specialmente incaricati di esercitare un controllo diretto
sulle compagnie; mantenevano relazioni con le varie autorit giudiziarie, politiche e militari, con
lobbligo di riferire ogni novit al colonnello comandante del corpo. Di altri ufficiali di diversi gradi
sarebbe stato stabilito il numero secondo loccorrenza.

5
Si voleva dare una stesura definitiva alle singole determinazioni che erano state adottate con i Viglietti del luglio, agosto e settembre 1814

250
Successivamente furono stabilite le indennit varie, gli alloggi di servizio, le forme di contabilit; in
data 30 giugno 1815 fu poi pubblicato un Regolamento di disciplina e di servizio interno per il Corpo
dei Carabinieri Reali.

Modello della prima uniforme dei Carabinieri (Archivio di Stato di Torino)

Con la fusione dei due istituti - Carabinieri e Buon Governo -, il Corpo ebbe accentrati in s poteri che
lo sottraevano alla sfera dazione di altre autorit quali i governatori, gli avvocati fiscali, i giudici, etc.,
e la sua opera finiva per essere soggetta soltanto allautocontrollo, cosa che cre situazioni delicate,
qualche ostilit, prevenzioni e diffidenza, pregiudizievoli indubbiamente ai fini di polizia: infatti tutte
le incombenze relative al Buon Governo vennero adempiute dagli ufficiali del corpo dei Carabinieri e
sia le autorit giudiziarie che quelle militari6 ed amministrative dovevano corrispondere con essi per
ci che riguardasse la pubblica sicurezza. Specialmente i Governatori ed i comandanti di piazza,
che avevano giurisdizione di frontiera, reclamavano diritti di precedenza nel regolare la questione dei
passaporti e non sopportavano che questa materia fosse trattata dai Carabinieri; daltra parte agli
ufficiali del corpo venne a mancare a poco a poco quellenergia della quale dovevano dar prova in

6
Nelle stesse patenti si incluse la disposizione che esonerava i Carabinieri dal servizio di Presidio, norma che anche oggi in vigore

251
funzioni delicatissime e la stessa disciplina militare, nei rapporti coi governatori militari che erano
stati posti quasi in sottordine al corpo, paralizzava tutte le iniziative di questo.

3. La creazione del Ministro di Polizia e la separazione delle funzioni dei Carabinieri


dallis ezione Generale del Buon o erno (15 ottobre 1816) 8

Ci port di nuovo alla separazione dei due istituti con le Regie Patenti del 15 ottobre 1816 ed alla
creazione, al posto del Buon Governo, di un vero e proprio Ministero di Polizia, essendosi
riconosciuto che per rendere pi utile e pi conforme alle provvide mire, che ci siamo proposte, un s
interessante Stabilimento, sia conveniente di staccare intieramente le attribuzioni proprie della
Polizia, da ogni corpo di forza armata, che per la sua naturale istituzione essenzialmente destinata
ad eseguire gli ordini, che le vengono, dalle stabilite Autorit, legalmente comunicati.
Furono istituiti gli ufficiali di polizia coi gradi di ispettore, sotto-ispettore e commissario e nelle
citt non sede di ufficiale di polizia le relative attribuzioni furono devolute ai sindaci.
Gli ufficiali di polizia avevano a disposizione, come prevedeva lart.28 per lesercizio della
medesima, i Carabinieri Reali e gli agenti locali di polizia. Avevano altres la facolt di richiedere
qualunque forza armata, di cui potessero abbisognare.
Fu conservato il Vicariato della citt di Torino e vennero regolati con apposite norme i rapporti con gli
ufficiali di polizia.
Di particolare interesse due articoli delle stesse Regie Patenti del 15 ottobre:
art. 1: Il orpo dei arabinieri Reali istituito per assicurare nellinterno dello Stato la
conservazione dellordine e lesecuzione delle leggi, secondo le norme infra espresse. Una
vigilanza attiva, non interrotta e repressiva costituisce lessenza del suo servizio;
art. 5: Ogni qualvolta i Carabinieri Reali dovranno riunirsi alle truppe linea a piedi, ed a
cavallo, ed alle milizie per qualunque servizio di loro spettanza, prenderanno sempre la diritta, e
marceranno alla testa delle colonne.
Istituito il Ministero di Polizia, venne nominato Primo Segretario per gli affari di polizia il Conte Lodi
di Capriglio, che venne promosso a Maggior generale di Cavalleria e che lasci pertanto il comando
del Corpo dei Carabinieri, venendo sostituito in tale carica dal Colonnello Giovanni Battista
dOncieu de la B tie, che proveniva dalla carica di Aiutante Generale Capo dello Stato Maggiore
dellesercito piemontese .
Nella stessa data, 15 ottobre 1816, fu approvato un decreto che riuniva in un solo regolamento le
determinazioni precedenti riguardanti i Carabinieri; il corpo veniva a dipendere dalla Segreteria di
Guerra per il materiale, il personale e la disciplina, mentre era sottoposto al Ministero di polizia per
quanto concerneva il servizio di pubblica sicurezza.
Nei tre anni successivi furono pubblicati un Regolamento per le guardie donore (1817) ed il primo
regolamento di amministrazione e di contabilit per il Corpo (1819). Inoltre, il l gennaio 1820,
vennero istituite sei Suddivisioni di prima classe comandate da marescialli dalloggio, le future
sezioni di 1 classe comandate da Sottotenenti.

8
Testo tratto da Alvaro Calanca Storia dellArma dei Carabinieri Vol. I Pag. 33-35.

252
III TESI LE PRIME PROVE

1. Con il Corpo di ispezione del 1815


Nel 1815, Napoleone, lasciata allimprovviso lisola dElba e ritornato sul suolo della Francia, allarm
le potenze europee, che si prepararono a fronteggiare la nuova situazione.
Truppe francesi si avvicinavano alla frontiera del Piemonte ed il Sovrano, avendo al Congresso di
Vienna aderito alla lega dei grandi Stati europei ed essendosi accordato con lAustria, prepar un
Corpo di spedizione di 15.000 uomini, al Comando del Generale De Latour.
Ne faceva parte un piccolo contingente di carabinieri, composto da due Ufficiali, il Luogotenente
Taffini dAcceglio ed il sottotenente Cavassola, 5 sottufficiali e 27 militari di truppa, dei quali 19 a
cavallo.
I francesi battevano due strade: la prima per la Savoia, che attaccarono in tre punti diversi,
impegnando anche i pochi carabinieri di presidio ai posti di frontiera, senza peraltro che lazione si
sviluppasse in profondit; laltra nel Delfinato, dipartimento del Varo, con caposaldo nella citt
fortificata di Grenoble. Fu qui che i piemontesi spinsero maggiormente le loro forze, appoggiate da
quelle austriache.
Il Reparto di Carabinieri mosse da Torino per il Moncenisio il 25 giugno, ed il 5 luglio era, con le altre
forze, a pochi chilometri da Grenoble.
Sprovvisto di artiglieria dassedio, il generale De Latour tent di impadronirsi della piazzaforte con un
colpo di mano. I Carabinieri, con le altre truppe di cavalleria, erano agli ordini del Generale Gifflenga,
che il mattino del 6, in un momento critico dellazione, ordin due cariche di cavalleria, una delle
quali affidata per lappunto ai Carabinieri.
Lanciatisi decisamente allattacco, la loro azione ebbe pieno successo. In un rapporto inviato a Torino
il Generale De Latour scrisse: Maggiori di ogni elogio sono il valore, lintrepidezza, lordine e la
maestria per cui si distinsero luminosamente nellattacco di Grenoble le truppe ed i picchetti di
cavalleria (Comandati dal conte Lisio) e dei Carabinieri Reali, comandati dal Sottotenente cav.
Cavassola.
Il Carabiniere Alessio, che nei giorni precedenti era stato fatto prigioniero, riuscito a fuggire, venne
ferito durante la carica e proposto per la medaglia dargento.
Il 12 ottobre 1815, il corpo di spedizione ebbe lordine di rientrare in Piemonte e con esso torn in
sede il drappello di Carabinieri, che onorevolmente e per la prima volta aveva portato la nuova divisa
sul campo di battaglia.

2. I Moti Rivoluzionari del 1821


I moti rivoluzionari di sei anni dopo costituirono per il giovane Corpo unaltra importante prova delle
sue qualit peculiari della sua efficiente organizzazione militare.
E noto come il 10 marzo 1821 reparti dellesercito si sollevarono nella cittadella di Alessandria,
chiedendo la Costituzione di Spagna del 1812.
Il moto insurrezionale si estese rapidamente e il 12 la stessa cittadella di Torino pass agli insorti.
Vittorio Emanuele I non volle cedere, anche per non venir meno allimpegno assunto con gli altri
sovrani europei allatto della restaurazione, ma non volle neanche che si spargesse sangue tra
piemontesi, sicch abdic a favore del fratello Carlo Felice.
Trovandosi per questi a Modena, affid lo stesso giorno la temporanea reggenza al principe
ereditario Carlo Alberto, ed il mattino del 13 part, con la famiglia, alla volta di Nizza.
Indotto da molti consiglieri liberali, Carlo Alberto concesse la Costituzione, ma venne sconfessato tre
giorni dopo da Carlo Felice, che gli ordin di ritirarsi a Novara, ove quella parte dellesercito, rimasta
fedele al Sovrano, si era concentrata al Comando del Generale De Latour.
In tali difficili e delicate contingenze, il Corpo dei Carabinieri decise, inizialmente, di non lasciare
Torino, per non abbandonarla in balia dei rivoltosi e tutelare sinch possibile lordine pubblico.

253
Alieni dal fare politica, i Carabinieri, senza venir meno al giuramento prestato, restarono al loro posto
e la loro presenza nella citt rassicur tutti e fu da tutti invocata.
Scrissero in tal senso al comandante del Corpo, colonnello Cavassanti, i due
sindaci di Torino, supplicandolo perch le forze ai suoi ordini continuassero a svolgere il loro servizio.
Soltanto laggravarsi della situazione, il sentirsi ad un certa momento sospettati e la destituzione del
luogotenente colonnello Des Geneys da parte del reggente di Guerra e Marina rese impossibile al
comando del Corpo ed ai suoi uomini lulteriore permanenza nella capitale. Fu cos che circa 300
carabinieri, coi propri ufficiali e sottufficiali, si ritirarono a Novara, mettendosi agli ordini del generale
De Latour, comandante delle truppe fedeli, che presero il nome di Armata Reale.
Lopera di sobillazione, che non manc di essere esercitata anche tra le fila del Corpo durante la
permanenza a Torino, port solo ad alcune defezioni, che furono sanzionate con pene esemplari.
Conseguenti ai moti del 21 furono la soppressione del Ministero di Polizia ed una rielaborazione
dellordinamento del Corpo dei Carabinieri, perch, adeguatamente rafforzato e perfezionato, potesse
svolgere nuovamente quei pi vasti compiti di polizia che gi aveva avuto tra il 1815 e il 1818, ma in
una sfera di nuovi rapporti con il dicastero dellInterno, con le alte magistrature dello Stato e con gli
altri organi aventi anchessi compiti di polizia.
A tale riordinamento provvidero le Regie Patenti di Carlo Felice del 12 ottobre 1822, con le quali si
determinarono ex novo le prerogative del Corpo dei Carabinieri e le sue attribuzioni. Se ne stabil pure
la composizione organica, il reclutamento, le relazioni con le altre autorit civili e militari, le sanzioni
penali, con listituzione del tutto nuova di un organo a pi alto livello quale fu lIspezione Generale
dellArma (attuale Comando Generale). Vennero inoltre istituiti gli allievi Carabinieri; si trattava
di cento aspiranti con meno di quattro anni di servizio militare o volontari che non avessero ancora
prestato alcun servizio.
LIspezione Generale dellArma - si usa la parola Arma per la prima volta, ma nel significato di
milizia e come sinonimo di Corpo - era retta da un Ispettore generale (Luogotenente Generale) e da un
Sotto Ispettore (Maggiore Generale o Colonnello) e disponeva di ufficiali per i vari uffici.
Primo Ispettore Generale fu il colonnello gi comandante del Corpo, dOncieux de la Btie, Sotto
Ispettore il colonnello Cavassanti, anchegli gi Comandante del Corpo quale successore del
dOncieux e sostituito in tale carica dal Colonnello Maurizio Des Geneys.
Per la Sardegna, furono istituite due divisioni con un Colonnello Comandante in 2 (dipendente dal
Colonnello Comandante del Corpo); e ci in sostituzione dei Cacciatori Reali, cui era affidato il
servizio di polizia nellIsola 1.

1
Sia dal 1808, a sostituire g1i antichi Dragoni, era costituito il Corpo dei Cavalleggeri di Sardegna su 6 squadromi, ridotti a 4 nel 1815.
Tale Corpo venne a sua volta sostituito, nel 1818, dai Moschettieri di Sardegna (truppa a piedi) e, lanno dopo, dai Cacciatori Reali di
Sardegna, a piedi ed a cavallo.
Da tener presente un altro corpo militare di polizia, la Gendarmeria Genovese, che era gi in vita nel territorio dellex repubblica, quando
quella regione pass, come ducato, allo Stato Sardo, nel dicembre 1814. Con la denominazione di Reale Gendarmeria, il corpo continu,
sia pure ridotto, a funzionare anche dopo che venne istituita in Genova una divisione di Carabinieri. Nel 1819 esso venne ulteriormente
ridotto negli organici e nei compiti, sino ad estinguersi del tutto alla fine del 1822.

254
Carabinieri in un disegno di F. Gonin, tratto dal manoscritto Unformi dellEsercito Sardo del 1838 (Biblioteca
reale Torino)

Il REGOLAMENTO GENERALE, previsto dalle Regie Patenti del 13 ottobre 1822 e pubblicato
subito dopo, riun in un solo testo, sapientemente rielaborate, integrate ed esposte, tutte le precedenti
disposizioni riguardanti le potest giuridiche, lordinamento, la disciplina, il servizio,
lamministrazione, luniforme e laccasermamento del Corpo, e quel regolamento fu in vigore
ininterrottamente, salvo aggiornamento, fino al 1892. Con i provvedimenti del 1822 lorganico del
Corpo fu portato a 2.900 unit (2.024 a piedi, 876 a cavallo) e 100 allievi carabinieri, per un totale di
3.000 uomini, sottufficiali compresi (gli ufficiali furono portati a 100).
Nel 1830 i nuovi moti rivoluzionari in Francia allarmarono il governo piemontese, per cui si provvide
a rinforzare i posti di frontiera ed a stabilire servizi di vigilanza nei punti pi opportuni, aumentando la
forza dei Carabinieri e mettendo a disposizione del Corpo 118 soldati di cavalleria, distribuiti nelle
varie stazioni, con cambio di mese in mese (primo esperimento di truppe in servizio di pubblica
sicurezza aggregate ai Carabinieri).
Morto Carlo Felice il 27 aprile 1831, Carlo Alberto, suo successore, apport subito importanti
modifiche nellordinamento dei Carabinieri (Regie Patenti del 9 febbraio 1832), fra cui la
soppressione dellIspezione Generale, sostituita con un Comando Generale, e, per ragioni di
economia, delle due divisioni della Sardegna (venendo nuovamente affidato il servizio di polizia
nellIsola ai Cavalleggeri di Sardegna); nonch la suddivisione del Corpo, previa abolizione delle
divisioni, in 9 compagnie, 32 luogotenenze e 320 stazioni, ripartite nei 7 governi o divisioni militari
dei territori di terraferma. Le divisioni (gruppi) vennero per ripristinate lanno seguente, con un
nuovo ritocco degli organici.

255
3. Scapaccino: Prima medaglia doro al V.M. dellEsercito Italiano
Nel frattempo la Carboneria prima, e la Giovane Italia poi, tenevano vigile il governo piemontese sia
allinterno che alle frontiere, temendosi colpi di mano promossi dallesterno. E fu appunto quanto si
verific nel febbraio 1834, con il tentativo dinvasione della Savoia da parte di bande composte da
esuli piemontesi e da stranieri, al comando del generale di origine genovese Girolamo Ramorino,
secondo un piano preordinato con Mazzini, e che tendeva, col presupposto di una contemporanea
sollevazione militare e di popolo, ad instaurare la repubblica nel Piemonte, come si era gi tentato nel
1821.

Leroica morte del Carabiniere Giovanni Battista Scapaccino, il 3 febbraio 1834, in un quadro di F. Gonin
ordinato da Carlo Alberto per ricordare lepisodio

Lazione fu iniziata da quattro diversi punti della frontiera, tre dei quali, per varie ragioni, furono
appena attraversati senza ulteriori sviluppi; lo stesso Ramorino abbandon limpresa.
La quarta colonna, invece, ebbe qualche successo e riusc ad occupare labitato di Les Echelles, a poca
distanza da Chambery. Occupata la caserma dei Carabinieri e fatti prigionieri il brigadiere comandante
e due suoi uomini, gli insorti bivaccavano alle porte dellabitato, allorch, verso le 21 del 3 febbraio, si
verific un eroico episodio, che ebbe per maggiore protagonista il carabiniere Giovanni Battista
SCAPACCINO.
Egli ritornava, a cavallo, da Chambery ove si era recato latore di corrispondenza, ed era del tutto
ignaro degli avvenimenti. Venne cos a trovarsi in mezzo agli occupanti che, sbucati da ogni parte lo
circondarono, intimandogli con le armi puntate di gridare viva la repubblica, riconoscendo per sua
la Bandiera che essi portavano. Lo Scapaccino, per tener fede al giuramento prestato, grid invece
viva il re, e, ponendo mano alla pistola, diede di sprone al cavallo per farsi largo.
Due colpi di fucile lo fulminarono.
La spedizione si concluse rapidamente con lo sbandamento degli invasori per larrivo di truppe da
Pontebelvicino.

256
Il Corpo ebbe cos nuovi titoli di merito e fu premiata la condotta di quei suoi uomini e
particolarmente del carabiniere Scapaccino, alla cui memoria venne concessa la medaglia doro al
valor militare (lalta onorificenza era stata istituita nel 1833, per cui egli da considerarsi la prima
medaglia doro dellArmata Sarda e, di conseguenza, dellEsercito Italiano). Ai suoi genitori venne
accordata una pensione vitalizia.
Furono, inoltre, decorati di medaglia dargento al valor militare e promossi Brigadieri, il Carabiniere
Carlo Gandino - che, addetto ad un posto di frontiera e latore di un messaggio, era capitato tra gli
insorti ma era riuscito a sottrarsene, lanciando il suo cavallo al galoppo, noncurante dei colpi di fucile
sparatigli contro - ed il carabiniere Feliciano Bobbio, che, prigioniero nella caserma di Les Echelles,
riusc ad atterrare con un pugno colui che lo teneva in custodia sotto minaccia delle armi, e, saltando
dalla finestra, a raggiungere con un cavallo di posta il comando militare di Pontebelvicino, dando
lallarme e riferendo sulla situazione.
Nei primi decenni di vita del Corpo, anche se non si ebbero quelle complesse manifestazioni di
delinquenza associata che furono fenomeni propri della seconda met del secolo XIX e, ancor pi, di
quello attuale, il compito dei Carabinieri nella ricerca ed arresto di malfattori e delinquenti non fu
meno impegnativo.
Una Circolare Periodica, che dal 1818 venne stampata mensilmente ed inviata ai comandi
dipendenti, riportava i fatti importanti nel campo, punto, della repressione dei delitti.
Era, ed , la guerra che i Carabinieri sostengono ogni giorno nelle citt, nei borghi, nelle campagne;
guerra silenziosa, che ha anchessa i suoi eroi e la sua lunga schiera di Caduti, che si apre con il
Carabiniere Giovanni Boccaccio, ucciso da un colpo di fucile durante unoperazione di servizio presso
Vernante, il 23 aprile 1815, a soli otto mesi dallistituzione del Corpo.
Un vera banda criminale fu quella di Lungosantino, che rese per parecchio tempo precaria la
situazione nellalto Novarese.
La cattura del capobanda, nel 1829, cost la vita ad un Carabiniere.
Nella Savoia, nellAstigiano, nelle campagne di Cuneo e dIvrea, ove la delinquenza era
particolarmente attiva, si ebbero 24 militari tra morti e feriti nel corso dei servizi di repressione.

4. Lepidemia di colera del 1835


Sempre in quellepoca, in occasione dellepidemia di colera del 1835, si affermarono nella pubblica
considerazione anche labnegazione e lalto spirito umanitario dei Carabinieri, qualit divenute poi
tradizionali per lintero Corpo. Il terribile morbo esplose, alla fine di giugno, tra i forzati del
penitenziario di Villafranca, estendendosi poi al territorio di Nizza, per cui si pens subito di isolare
tutta la zona tra il Varo ed il Roia con un cordone sanitario.
Il contagio si diffuse, per, in tutta la Liguria e nelle Province di Cuneo e di Alessandria, con decine di
decessi al giorno. In autunno lepidemia tendeva a declinare, ma si riaccese nella primavera del 1836,
estendendosi ancora di pi. I Carabinieri furono largamente impiegati in ogni genere di servizi, quali
la sorveglianza sulle persone in transito, lisolamento di zone o di singole abitazioni, il trasporto degli
infermi, i servizi presso gli ospedali, i lazzaretti ed altri centri di ricovero, le disinfezioni e lassistenza
alle famiglie colpite.
Fu talmente largo limpiego di carabinieri nei vari compiti contingenti, da rendere necessaria la
distribuzione di apposite istruzioni a stampa sulla profilassi da adottare per evitare il contagio e sul
modo di soccorrere gli ammalati.
In territorio di Sestri Levante i colpiti dal morbo venivano nascosti dai congiunti, per sottrarli a pretesi
avvelenamenti. Il comandante della stazione si port allora di casa in casa, riuscendo a sfatare il
tragico pregiudizio e rendendo possibile lassistenza medica.
In altre localit persone morte di colera poterono essere seppellite soltanto per mano di Carabinieri,
essendosi altri rifiutati di farlo.
Numerosi poi i casi in cui gli ammalati abbandonati a se stessi, sopravvissero solo perch individuati
da Carabinieri e da essi assistiti.

257
Decine di episodi si ebbero a Santo Stefano dAveto, Montessoro, S. Olcese, Rocca Grimalda,
Torriglia, Soriasco, Matterana, sulla riviera di Levante.
Parroci, Magistrati, Autorit militari e civili fecero autorevole testimonianza dei meriti dei militari del
Corpo. Sul finire del 1836 la Gazzetta di Genova faceva le pi alte lodi per lopera dei Carabinieri
durante la lunga epidemia, scomparsa poi nellautunno avanzato del 1837.
Per la sua opera il Corpo ebbe lelogio del Sovrano.
Tre anni dopo, nel 1839, i Carabinieri furono chiamati ad affrontare una ben diversa calamit: le
inondazioni di vaste zone intensamente abitate, a causa dello straripamento del Po, della Dora, del
Sesia, del Polcevera e dellAreto. Lopera di soccorso, resa sempre in circostanze disperate, salv da
sicura morte intere famiglie, infermi non in grado di muoversi, donne e bambini, nonch bestiame,
masserizie e derrate.
I Carabinieri si distinsero specialmente a Staffarda, Longhiasco, Paesana, Bressana, Casale
SantAmbrogio, Zinasco, Mede, Rivarolo Genovese e Baveno. Nel 1841 vennero istituiti i
Carabinieri Veterani, in soprannumero alla forza ordinaria; tale categoria era composta solo da
Marescialli, Brigadieri ed Appuntati, tutti a piedi. I Carabinieri semplici che vi transitavano erano
promossi Appuntati.
Allinizio erano solo 41 uomini, al comando di un Maresciallo dalloggio capo, col grado di
Sottotenente nellArmata. Tale forza fu mandata a servire in Sardegna, suddivisa tra i vari Comandi di
Piazza dellIsola, con il compito dellesecuzione di speciali servizi di polizia.
Nel 1848 fu creata in tutto lo Stato sardo una Amministrazione di sicurezza pubblica e venne
stabilito che il servizio esecutivo doveva essere affidato a Compagnie e distaccamenti di Carabinieri
Veterani.
Lorganico di tale forza, sempre in soprannumero rispetto a quello del Corpo dei Carabinieri, fu
elevato a 10 ufficiali e 690 uomini di truppa, compresi i Veterani della Sardegna, saliti nel frattempo a
127 unit.
I Carabinieri Veterani cessarono di funzionare nel 1852, con la istituzione di un Corpo di Guardie di
Pubblica Sicurezza, che assunse per s le attribuzioni che erano state gi proprie dei Veterani, i quali,
peraltro, non scomparvero del tutto, ma furono riordinati in un solo Corpo con gli Invalidi, per i
compiti affidati a questi ultimi.
Nello stesso periodo in cui si ebbero i Carabinieri Veterani un nuovo ordinamento del Corpo dei
Carabinieri Reali (1843) port a sensibili mutamenti sia nei Comandi Territoriali con laumento di 6
Compagnie e di 14 Stazioni che negli organici degli ufficiali e della truppa, che previdero un
Colonnello Comandante in 2 agli ordini del Comandante Generale, 63 ufficiali e 2190 uomini,
compresi i sottufficiali e 80 allievi carabinieri.
Il 1 febbraio 1845, venne istituito il grado di VICEBRIGADIERE in luogo di quello di Appuntato di
1 classe (gli appuntati rimasero di un unico grado).

5. I Carabinieri nella guerra di Crimea (1854-56)2


Nel 1853 lo zar Nicola I di Russia, successore di Alessandro I, adducendo come pretesto la protezione
dei luoghi santi, invi un ultimatum al sultano ed inizi le ostilit contro la Turchia, che, debole
militarmente, si trov in difficolt fin dallinizio del conflitto; Francia e Inghilterra intervennero a
fianco della Turchia, mentre lAustria, dichiar la propria neutralit in quanto aveva stipulato un
patto segreto con lInghilterra e la Francia, in forza del quale le veniva assicurato lo status quo in
Italia, purch conservasse la neutralit.
Le operazioni di guerra si protraevano per la resistenza russa, mentre il colera si era diffuso tra le forze
alleate; ci spinse Francia e Inghilterra a fare pressioni sul Piemonte, il quale invi nel lontano teatro
di guerra un corpo di spedizione di 15.000 uomini.

2
Testo tratto da Alvaro Calanca Storia dellArma dei Carabinieri Vol. II pagg. 91-93.

258
Il piccolo corpo di spedizione diede prova di valore in special modo il 16 agosto 1855 sulla Cernaia
(un piccolo fiume presso Sebastopoli), quando le nostre truppe salvarono lo schieramento alleato e
Sebastopoli in seguito, investita in forze, fu presa; nel frattempo era morto Nicola I e il successore,
Alessandro Il, accolse la mediazione austriaca. Fu convocato un congresso europeo a Parigi e il
trattato finale (30 marzo 1856) garanti lindipendenza e la integrit territoriale dellImpero turco.
Il Corpo dei Carabinieri prese parte alla spedizione con un Distaccamento; presso il Quartier generale
principale fu istituito un Comando Superiore Carabinieri, che era formato da un drappello a piedi ed
uno a cavallo, mentre presso ciascuna delle due Divisioni fu istituito un Comando Superiore dei
Carabinieri, con un drappello a piedi; tre stazioni vennero poi istituite a Jarri Koi, a Balaklava e a
Costantinopoli e un Distaccamento Carabinieri venne posto presso il Comando dArmi di
Costantinopoli.
I Carabinieri,in Crimea, furono impiegati nelle operazioni militari e nei servizi di guida e di scorta e si
comportarono valorosamente nella difesa della Roccia dei Piemontesi. Notevole fu laiuto che i
militari del corpo diedero nel soccorrere i soldati piemontesi colpiti dal colera; svolsero inoltre, in
special modo i militari delle stazioni, servizi di polizia giudiziaria, ricevendo numerosi riconoscimenti
dalle autorit piemontesi, inglesi, francesi e turche.
Al termine del conflitto il Capitano Emanuele Trotti, comandante del distaccamento Carabinieri
presso il corpo di spedizione sarda in Crimea (1855-1856), fu insignito della Legion dOnore francese
e della Croce di Cavaliere dellOrdine dei S.S.
Maurizio e Lazzaro e ai sottufficiali e Carabinieri furono attribuite 4 Medaglie Militari francesi, 4
Medaglie Militari ottomane, 37 Medaglie di Crimea inglesi e 27 Medaglie di Crimea sarde.

259
IV TESI LE ERRE PER LI DIPE DE A E L ITA
NAZIONALE
1. La carica di Pastrengo
Dopo la concessione dello Statuto (4 marzo 1848) da parte di Carlo Alberto, il Corpo fu chiamato, alla
stregua di tutti gli altri enti civili e militari, a prestare giuramento con la nuova formula costituzionale,
e i Carabinieri vi adempirono con la massima lealt e nelle forme pi solenni. Nei piccoli paesi, i
militari delle stazioni locali, in grande uniforme e in armi, lo fecero dinanzi ai Sindaci, quali esponenti
del potere civile e rappresentanti del popolo.
Il Ministro della Guerra, in uno speciale ordine del giorno per il giuramento,
appunto, dei Carabinieri, afferm: La funzione giover presso lo spirito pubblico a far riconoscere
nei Carabinieri Reali altrettanti cittadini che efficacemente cooperano ad assicurare lordine pubblico,
palladio della vera libert, e che per debito di proprio uffizio sono i legali esecutori degli ordini delle
autorit giudiziarie e di Governo, delle discipline a cui la pubblica sicurezza affidata: i cittadini,
insomma, nei quali per virt di militar contegno e di costante vigilanza, tutti riconoscono il merito di
mantenere il rispetto alle leggi e la protezione alle propriet e delle persone, cardini impreteribili di
qualunque civile consorzio. Il 23 marzo 1848 si ebbe la dichiarazione di guerra allAustria.
Il comando in capo dellesercito piemontese, composto da 2 Corpi di esercito e 1 divisione di riserva,
fu assunto da Carlo Alberto.
Il Corpo dei Carabinieri mobilit 3 squadroni, della forza complessiva di 280 uomini, di scorta al
Sovrano e al suo Quartier Generale, e 3 mezzi squadroni (154 uomini) per essere addetti alle tre
Grandi Unit con compiti di polizia militare. Comandante di tutti i Carabinieri mobilitati fu il
colonnello Conte Avogadro di Valdengo. I tre squadroni di scorta, che, al comando del maggiore
Alessandro Negri di Sanfront, costituiva anche un piccolo reparto di impiego tattico, ebbero modo di
distinguersi particolarmente a Pastrengo il 30 aprile, nellazione svolta per sloggiarne gli austriaci ed
occupare labitato.
Il 29 aprile gli austriaci occupavano le posizioni strategiche di Pastrengo e di Bussolengo. Per il
mattino seguente era prevista una nuova azione nemica e i piemontesi si erano preparati ad una
controazione, avente per obiettivo per lappunto Pastrengo.

La carica dei Carabinieri a Pastrengo il 30 aprile 1848, in un quadro


di Sebastiano De Albertis (Museo Storico dellArma Roma)

261
Le posizioni austriache dovevano essere attaccate da tre punti diversi, da parte del 2 Corpo e della
divisione di riserva. Iniziata lazione, Carlo Alberto la seguiva dalla sommit del Colle della
Mirandola; ma, preoccupato di un ritardo ad avanzare da parte del centro e volendo rendersi conto
della situazione, scese col seguito nella zona sottostante, constatando che la melmosit del terreno,
attraversato dal torrente Tione, straripato, era la causa del ritardo, specie da parte delle artiglierie e
delle altre armi a cavallo.
Dati gli ordini del caso, anzich ritornare sulla Mirandola, il Sovrano prosegu verso la sommit delle
colline denominate le Bionde, che erano pi vicine a Pastrengo. Ma una decina di Carabinieri, che
precedevano in servizio di avanscoperta, vennero improvvisamente fatti segno a scariche di fucileria e
ci rivel la presenza di nemici a poca distanza, in numero ed in posizioni non facilmente
individuabili al momento.
Il pericolo per il Sovrano, anche di un possibile accerchiamento, era pi che evidente. A questo punto
il maggiore Negri di Sanfront coi suoi squadroni di CC si diede a battere la zona antistante per
attaccare lavversario e, superato al galoppo il Sovrano ed il suo seguito, caric in tre successive
riprese gli austriaci. Carlo Alberto segu lazione continuando ad avanzare sul terreno gi battuto dagli
squadroni, nello stesso tempo in cui entrava in azione il reggimento Genova Cavalleria e altre truppe
attaccavano dai punti prestabiliti.
Gli austriaci, sorpresi da quella carica inattesa, abbandonarono le loro posizioni dopo poche ore,
ripiegando su Bussolengo. Pastrengo fu cos occupata dai piemontesi nella stessa giornata del 30
aprile.
Il mattino del 1 maggio i Carabinieri, e poi la brigata Savoia, occuparono anche Bussolengo.
Successivamente gli Squadroni Carabinieri di scorta si distinsero nel fatto darme presso Verona (6
maggio), nellazione del 24, 25 e 27 luglio sulle alture di Custoza e a Valeggio, e il 4 agosto fuori le
porte di Milano e nelliniziato assedio di Peschiera.
Per le prove date nella campagna del 1848, sospesa con il noto armistizio del 9 agosto, la Bandiera
dellArma fregiata di una medaglia dargento al V.M. per la carica di Pastrengo e di due medaglie di
bronzo al V.M. (in commutazione di menzioni onorevoli concesse ai tre squadroni di scorta,
rispettivamente il 10 maggio ed il 23 agosto 1848).

2. La difesa di Casale Monferrato


Nel 1849 i Carabinieri dovettero organizzare e disimpegnare servizi di informazione sulle forze
nemiche, provvedere a servizi nelle retrovie, costituire drappelli per i Quartieri Generali delle otto
divisioni e fornire un reparto di 50 uomini a cavallo, al comando del capitano De Magistris, per la
scorta al Sovrano e per il Quartier Generale principale. Comandante superiore dei Carabinieri
mobilitati fu, come nel 1848, il colonnello Conte Avogadro di Valdengo.
Iniziate le operazioni, i Carabinieri si segnalarono un po dappertutto, e nella battaglia di Novara del
23 marzo due uomini dello squadrone di scorta caddero colpiti a morte; un altro militare, il carabiniere
Ruffo, latore di un messaggio, assalito e ferito dagli austriaci, riusc a disimpegnarsi e portare a
compimento la sua missione. Il 25 marzo ebbe luogo lepica difesa di Casale Monferrato.
Il mattino era giunto da Alessandria, di scorta a carri di munizioni, un drappello di Carabinieri agli
ordini del luogotenente Vittorio Morozzo Magliano di S. Michele. Consegnato il carico al comando
del forte, il drappello fu esortato a rimanere in Casale, per concorrere con le poche truppe del forte,
otto Carabinieri della stazione locale, alcune decine di guardie nazionali ed un certo numero di
volenterosi cittadini, alla difesa della citt, sulla quale avanzavano truppe austriache.
Il Morozzo decise coi suoi uomini di restare e volle essere posto alla difesa del ponte sul Po, verso il
quale pi premevano gli austriaci.
Ritenendo di ampliare la difesa costituendo sulla sinistra del fiume una testa di ponte, il Morozzo,
postosi arditamente a capo di una parte dei difensori, si port con essi sullaltra sponda, rispondendo
al fuoco del nemico, che rallent la sua avanzata. Il successo fu, per, di breve durata e il prode
ufficiale cadde ferito a morte. Gli austriaci, peraltro, non spinsero a fondo il loro successivo attacco,

262
essendo giunta la notizia che a Vignale era stato concordato larmistizio, onde quella sera stessa
ripiegarono verso il Sesia.
In seguito alla vittoria austriaca ed alla conseguente situazione politica, gli ex gendarmi dei ducati, che
erano transitati nel Corpo dei Carabinieri, poterono chiedere il congedo e rimpatriare, cosa che
avvenne per buona parte di essi 2.
Anche i reparti territoriali esistenti in quelle province e, per un accordo in tal senso con lAustria,
lasciativi dopo larmistizio, cessarono progressivamente di funzionare ed i Carabinieri rimpatriarono.
Ma sino a quando rimasero sul posto sostennero con ogni mezzo le popolazioni locali, vessate dagli
austriaci.
Meritevole di menzione la ferma condotta del capitano Filippo Ollandini, che tenne spesso testa
allaustriaco Maresciallo Thurn, il quale tent in tutti i modi di allontanare i Carabinieri dal
Piacentino, senza riuscirvi fino a quando la situazione Generale non consigli il governo piemontese a
ritirarli.
La guerra perduta esasper gli animi in tutto lo Stato e le varie correnti politiche si mossero reciproche
accuse, che degenerarono in tumulti di piazza. I fatti pi gravi si ebbero a Genova, sollevatasi contro i
pubblici poteri il 27 marzo 1849.
Invaso il palazzo ducale e formatosi un triumvirato, il governatore militare, per evitare pi gravi danni
e altro spargimento di sangue, ritenne di venire a patti con esso. Fra i Carabinieri, che si erano
impegnati con tutte le loro forze nel sedare i tumulti e mantenere lordine, trov la morte il maggiore
Ceppi di Bairolo, comandante della divisione di Genova, che un gruppo di insorti aveva accecato ed
ucciso, trascinandone poi per le vie il cadavere. Numerosi furono anche i militari feriti. Giunte altre
truppe al comando del Generale La Marmora, la sollevazione fu presto repressa e lordine ristabilito.
Nel 1852, con un decreto del 19 marzo, si lasci immutata la denominazione di Corpo dei
Carabinieri Reali, con un comandante col grado di Generale, ma venne ridotto lorganico dei militari
a cavallo. La forza era, in quellepoca, di 1 colonnello, 2 ten. colonnelli, 4 maggiori, 68 ufficiali
inferiori e 2973 uomini, compresi i sottufficiali e 95 allievi. I cavalli erano 620. Era comandante del
Corpo il maggiore Generale Lovera di Maria che conserv la carica per ben 19 anni e precisamente
dal 1848 al 1867.
Nel 1853, fu stabilito che il grado di sottotenente fosse riservato ai marescialli in possesso di
determinati requisiti; i luogotenenti erano tratti, invece, per un terzo dai sottotenenti e per due terzi dai
luogotenenti di altri Corpi.
Nel 1853, previo scioglimento del Reggimento Cavalleggeri di Sardegna fu ripristinato nellIsola il
servizio dei Carabinieri, ma con uno speciale organismo militare, che prese il nome di Corpo dei
Carabinieri Reali di Sardegna.
La forza di tale Corpo, accessorio di quello dei Carabinieri di terraferma, fu di 1 colonnello
comandante, 32 ufficiali, 823 uomini fra sottufficiali, militari a cavallo ed allievi Carabinieri. Lo
scompartimento prevedeva 1 stato maggiore, 2 divisioni, 6 compagnie, 12 luogotenenze e 114
stazioni.
I Carabinieri Reali di Sardegna durarono sino al 24 gennaio 1861, data sotto la quale avviene
listituzione del Regio Esercito Italiano e il nuovo ordinamento dei Carabinieri, cui fu riconosciuto il
rango di Arma. Sorse cos la legione di Cagliari e lArma fu quindi lerede delle tradizioni militari dei
Cavalleggeri di Sardegna, incorporati nei Carabinieri Reali di Sardegna e poi acquisiti nei propri
organici. Fu cos che due ufficiali dei Cavalleggeri, decorati di medaglia doro al valor militare,
vennero considerati quali decorati dellArma stessa: il capitano Gerolamo Berlinguer, che aveva
ottenuta lalta ricompensa nel 1835 per un importante servizio di polizia giudiziaria, ed il capitano
Agostino Castelli, decorato nel 1840 per aver organizzata e diretta, con esito positivo, una spedizione
contro il brigantaggio nella zona di Orgosolo.

2
Durante la campagna, essendo stata decretata dai vari governi provvisori lannessione al Piemonte dei Ducati di Piacenza, Parma e Guastalla, di
Modena e Reggio, venne stabilito fra laltro che i Carabinieri piemontesi assorbissero, previa selezione, i vari Corpi di gendarmeria dei Ducati,
quali i Dragoni Piacentini, quelli Parmensi ed i Gendarmi lombardi e modenesi. Furono, inoltre, istituiti comandi di Carabinieri nei territori di
Parma e Piacenza.

263
Il Generale Federico Costanzo Lovera di Maria, Comandante del Corpo dei Carabinieri Reali per diciannove
anni, dal 1848 al 1867, in un ritratto del tempo attribuito al Gonin

3. Il Corpo dei Carabinieri Reali dal 1848 al 1861. La Circolare di Massima n. 168 del 26
ottobre 1850 34
Dal 1848 al 1867 il Corpo dei Carabinieri Reali venne comandato dal Generale Federico Costanzo
Lovera di Maria, che si adoper in ogni modo per rafforzare il Corpo in questi anni cruciali della
Storia dItalia.

3
Testo tratto da Alvaro Calanca Storia dellArma dei Carabinieri Vol. II pagg. 85-91.

4
interessante notare come, nel 1848, anche nel Regno di Napoli fosse stata istituita una milizia con caratteristiche molto simili a quelle dei
Carabinieri.
A Napoli Ferdinando II di Borbone, spinto dalle dimostrazioni liberali che si erano svolte nella citt, il 29 Gennaio 1848 prese liniziativa
delle riforme e concesse una Costituzione.
NellAtto sovrano, stilato da Francesco Paolo Bozzelli, si parla della istituzione della cosiddetta Guardia Nazionale , che aveva il compito
di difendere la Costituzione ed i diritti in essa consacrati; doveva mantenere lobbedienza alle leggi, conservare e ristabilire lordine e la pace
pubblica, secondare le milizie di linea nella difesa delle frontiere e delle coste, assicurare lindipendenza e lintegrit del territorio nazionale.
La Guardia Nazionale, cos come quella urbana, doveva essere reclutata tra i proprietari, professori, impiegati, capi darte e di bottega,
agricoltori e doveva essere posta esclusivamente sotto lautorit dei sindaci, dei sottointendenti e degli intendenti: non poteva prendere le
armi senza una richiesta dellautorit civile.
A Napoli il parlamento, eletto alla fine di Aprile, si riun, ma il 15 maggio scoppi un conflitto tra i deputati, che non volevano giurare sulla
troppo ristretta costituzione concessa dal re, il sovrano e il Ministero; i reggimenti borbonici, specialmente quelli svizzeri, vennero a conflitto
con i sostenitori dei deputati, che avevano innalzato barricate e su di esse si batterono per unintera giornata. Conseguenza della vittoria regia
fu lo scioglimento della Camera, il richiamo del corpo di spedizione diretto verso la Lombardia, la repressione di una insurrezione nelle
Calabrie e labolizione della Guardia Nazionale. Il 16 maggio fu sciolta la Guardia Nazionale di Napoli, mentre i decreti di scioglimento che
riguardavano le rimanenti citt del regno furono decisi tra la fine del 48 e linizio del 49.

264
Il 26 ottobre 1850 il Comandante del Corpo dei Carabinieri invi a tutte le stazioni dellArma la
Circolare di massina n. 168, che trattava delle principali discipline ed incombenze del Corpo dei
Carabinieri; questa circolare era una ristampa con modificazioni della circolare di massima n. 26, che
era stata inviata a tutte le stazioni del corpo il 12 maggio 1837.
Al Generale Lovera stava a cuore la buona reputazione dei Carabinieri e dispose che in tutte le
stazioni la suddetta circolare venisse letta in brigata riunita, anche in previsione di un rafforzamento
del Corpo che non sarebbe stato difficile ottenere dal governo piemontese, se i Carabinieri avessero
svolto nel migliore dei modi il servizio ad essi affidato.
Il Generale Lovera voleva evitare che i Carabinieri potessero commettere degli arbitri, non
conoscendo alla perfezione i loro compiti o potessero deviare dalla retta via per animosit e soverchio
rigore; in particolare la circolare n. 168 trattava dei compiti di polizia giudiziaria affidati ai
Carabinieri, la conoscenza dei quali si rendeva difficile in quanto il codice penale comune e il codice
di procedura criminale non erano stati diramati a tutte le stazioni.
Lart. 132 della suddetta circolare disponeva che quando i Carabinieri dovevano fare una
perquisizione domiciliare, anche di giorno, dovevano richiedere lassistenza dei Sindaci del luogo, i
quali non potevano rifiutarsi di fornire il loro aiuto; le richieste dovevano contenere il grado e la
residenza del richiedente e doveva essere specificato se la perquisizione domiciliare era effettuata per
servizio oppure ordinata e in tale caso doveva essere spiegato lordine. Tale richiesta doveva
contenere, infine, il nome e cognome dellindividuo da perquisire e il motivo della perquisizione.
chiaro che, dando uniformit agli atti connessi al servizio di polizia giudiziaria, il Generale Lovera
intendeva evitare qualsiasi screzio tra i Carabinieri e le autorit locali.
I contumaci, come gli individui sorpresi in flagrante, dovevano essere consegnati allautorit
giudiziaria, mentre i militari, che si erano resi colpevoli di un delitto militare, dovevano essere
consegnati allUditore di guerra.
Una distinzione veniva fatta per gli individui arrestati come sospetti, faziosi o vagabondi, i quali
dovevano essere presentati alla Autorit Giudiziaria locale, mentre le persone arrestate perch
sprovviste di documenti, dovevano essere subito accompagnate avanti allAutorit politica del luogo.
Per quanto riguarda la traduzione dei detenuti, i Carabinieri non potevano essere impiegati per
trasferire i detenuti, una volta che questi fossero stati gi depositati nelle carceri, ma avevano
lobbligo, comunque, quando arrestavano un individuo, di presentarlo allAutorit competente, dalla
quale ricevevano, se del caso, la richiesta per una ulteriore destinazione. I militari renitenti o assenti
senza licenza dovevano essere consegnati al Comandante della Provincia, ma disposizioni posteriori
introdussero queste distinzioni: i renitenti dovevano essere presentati allintendente della Provincia
alla quale appartenevano. I sottufficiali e i soldati arrestati, dopo aver oltrepassato di otto giorni la loro
licenza, erano considerati disertori e dovevano essere presentati allUditore di Guerra. I sottufficiali e i
soldati arrestati, una volta terminata la licenza, ma prima che trascorressero gli otto giorni, dovevano
essere presentati al Comandante militare della Provincia e potevano essere direttamente tradotti anche
al corpo al quale appartenevano.
Dispone lart. 237 della suddetta circolare che i Carabinieri, avendo come obbligo di visitare i comuni
dipendenti da una Stazione una volta al mese, in tali circostanze sono tenuti ad introdursi negli
alberghi, nelle osterie, nei caff, anche durante la notte, nelle ore in cui rimangono ancora aperti, con il
compito di controllare i registri, che non possono essere rifiutati; essi devono accertarsi che siano
chiusi nelle ore stabilite e che dopo queste non vi si trattenga gente a mangiare a bere o a giocare e che
nei giorni festivi non siano aperti nel tempo dei Divini Uffizi. Qualora i Carabinieri rilevino una
infrazione ai regolamenti, devono prima richiamare i contravventori alla loro osservanza e solo in caso
di recidiva dovranno denunziarli alla Autorit politica locale, tramite un processo verbale. Queste
norme non sono valide nei riguardi dei viaggiatori di passaggio, i quali possono essere alloggiati negli
alberghi in qualunque ora, restando ferma, per, la necessit che siano muniti dei documenti necessari,
in difetto dei quali devono essere obbligati a presentarsi alla Autorit politica locale.
Larticolo 574 della circolare n. 168 del 1850 dispone che la intolleranza e il litigio devono essere
estranee ai militari del corpo; lunione, larmonia, la civilt, la deferenza sono qualit che un

265
Carabiniere pu facilmente acquistare, quando persuaso che con questi mezzi pu ottenere
nellespletamento dei propri doveri, un eccellente risultato.
Il Generale Lovera, evidentemente, si era posto come fine lampliamento dei quadri del Corpo da
raggiungere attraverso la stima e il rispetto che i Carabinieri potevano avere da parte delle popolazioni
e delle Autorit. La discussione fra gli individui di una stazione, continua la suddetta circolare, che
sono destinati a convivere e ad aiutarsi in tutte le occasioni, estingue la forza morale; il cattivo
comportamento nei riguardi degli abitanti li inaspriscono contro il Corpo e contro il Governo stesso; la
mancanza di riguardo verso le Autorit ritarda il servizio ed impedisce le mutue relazioni.
Il Carabiniere non deve mai fare giustizia da s, ma deve sempre ricorrere ai superiori e pene severe
sono stabilite per chi manca ai propri doveri. Lalterco fra i Carabinieri era punito con cinque giorni di
sala di disciplina per il promotore ed altrettanti di arresti in caserma per gli altri; qualora ne fossero
seguite delle minacce o i militari fossero trascesi a vie di fatto, la pena era dai 15 ai 30 giorni di sala di
disciplina a pane ed acqua. Uno sgarbo usato, qualunque ne fosse la causa, verso le Autorit, era
punito con una pena non inferiore a 15 giorni di arresti in sala di disciplina.
I Carabinieri erano considerati, come lo sono ancora oggi, sempre in servizio e poich erano incaricati
spesso di missioni molto delicate, dovevano essere sottoposti nel loro servizio alle stesse misure
rigorose, che i regolamenti militari prescrivevano per le sentinelle che violassero il segreto della
consegna o la parola dordine. Per quanto riguarda il codice di procedura criminale lart. 44, riportato
nella circolare citata, disponeva i compiti della polizia giudiziaria che doveva ricercare i reati di ogni
genere, doveva raccogliere le prove e doveva rimettere gli autori ai Tribunali incaricati di giudicarli;
essa era esercitata dalle guardie campestri e dagli agenti di polizia, dagli ufficiali e sottufficiali dei
Carabinieri, dai commissari di polizia e dai sindaci.
I Commissari di polizia, gli Ufficiali e i sottufficiali dei Carabinieri e i sindaci erano tenuti ad
informarsi di qualunque crimine, delitto e contravvenzione, fossero commessi sul territorio ove
esercitavano le loro funzioni; essi dovevano ricevere anche le denunzie e le querele relative ai reati di
azione pubblica e la querela, che avevano per oggetto reati di azione privata. Le notizie acquisite
dovevano essere comunicate subito al Giudice di Mandamento.
Gli articoli del codice penale comune riportati nella circolare n. 168 riguardavano in particolare gli
oziosi, i vagabondi ed i mendicanti e vi si disponeva che tali persone, qualora fossero sorprese con
scalpelli, lime, grimaldelli od altri arnesi atti a forzare porte, finestre, steccati o recinti, dovevano
essere puniti, se non davano valide giustificazioni, con il carcere da sei mesi a tre anni; nel caso poi
che un mendicante o vagabondo, questuando, avesse operato atti di violenza, doveva essere punito con
il carcere da uno a tre anni. Per quanto riguardava i genitori o tutori che prestassero i loro figli o
amministrati, perch altri se ne servissero per mendicare, dovevano essere puniti con il carcere fino a
tre mesi e con lammonizione.

I Carabinieri nella Guerra di Crimea


Nel 1853 lo zar Nicola I di Russia, adducendo a pretesto la protezione dei Luoghi Santi, ove erano
avvenuti furti e danneggiamenti di Reliquie cristiane, invi un ultimatum al Sultano di Costantinopoli
ed inzi quindi le ostilit contro lImpero Ottomano. Debole militarmente, la Turchia si trov in
difficolt fin dallinizio del conflitto; Francia ed Inghilterra intervennero allora a finaco dei Turchi per
limitare la potenza russa nella regione, mentre lAustria dichiar la propria neutralit5.
Le operazioni di guerra, concentratesi nella penisola di Crimea, si protraevano per la resistenza russa,
mentre il colera, diffusosi tra le truppe alleate, mieteva pi vittime dei combattimenti. Ci spinse
Francia ed Inghilterra a fare pressione sul piccolo Piemonte, guidato da Camillo Benso Conte di
Cavour, che aveva molti amici nei governi alleati: il Regno di Sardegna invi nel lontano teatro di
guerra un corpo di spedizione di 15.000 uomini. Una piccola armata, che diede tuttavia prove di
valore, in special modo il 16 agosto 1855, quando salv lo schieramento alleato che assediava

5
LImpero Austriaco aveva sottoscritto un patto segreto con le altre due nazioni europee assicurando la propria
neutralit in cambio dellassicurazione che lo status quo in Italia non venisse toccato

266
Sebastopoli resistendo e respingendo una manovra dellesercito zarista lungo il fiume Cernaia. Anche
in seguito a tale battaglia la capitale crimea dovette soccombere ai rinnovati attacchi degli assedianti;
morto nel frattempo Nicola I, il successore Alessandro II accolse la proposta di mediazione austriaca,
pertanto venne convocato un Congresso europeo a Parigi6, nel corso del quale cavour riusc
brillantemente a portare la situazione italiana, bench informalmente, allattenzione delle grandi
Potenze europee.
Il Corpo dei Carabinieri prese parte alla spedizione con un Distaccamento di 70 uomini; presso il
Quartier Generale venne istituito un Comando Superiore Carabinieri, composto da un drappello a
piedi ed uno a cavallo; vennero in seguito costituite tre Stazioni a Jani Koi, a Balaklava ed a
Costantinopoli, mentre un Distaccamento Carabinieri venne posto presso il Comando dArmi, sempre
a Costantinopoli. I Carabinieri vennerro impiegati in operazioni militari e nei servizi di guida e di
scorta e si comportarono valorosamente nella difesa della Roccia dei Piemontesi. Notevole fu
laiuto che i militari del Corpo diedero nel soccorrere i soldati piemontesi colpiti dal colera; svolsero
inoltre, in special modo gli appartenenti alle Stazioni, servizi di polizia giudiziaria ricevendo numerosi
riconoscimenti dalle autorit piemontesi, inglesi, francesi e turche.
Al termine del conflitto il Capitano Emanuele Trotti, comandante del Distaccamento Carabinieri
presso il corpo di spedizione sarda in Crimea, fu insignito della Legion dOnore francese e della Croce
di Cavaliere dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro; ai sottufficiali e carabinieri vennero attribuite 4
Medaglie Militari francesi, 4 ottomane, 37 Medaglie di Crimea inglesi e 27 Medaglie di Crimea sarde.

4. La seconda uerra dindi endenza


Nel corso della seconda guerra dindipendenza del 1859, i Carabinieri, per essere utilizzati al massimo
nei compiti di polizia militare, non costituirono, come per la precedente campagna, reparti speciali di
scorta al Sovrano ed al suo Stato Maggiore.
Si formarono invece dei drappelli addetti alle Grandi Unit e si determin per i Carabinieri un
ampliamento dei loro compiti di polizia militare, quali previsti dal regolamento per le truppe in
campagna.
Ebbe preminenza il servizio delle informazioni, affidato ad uno scelto gruppo di ufficiali e
sottufficiali, e quello non meno importante dellavvistamento del nemico e delle segnalazioni. In
particolare i militari provvidero allavvistamento e segnalazione delle prime mosse del nemico
(compito della stazione di S. Martino Siccomario, che avrebbe dovuto fra laltro abbassare in tempo le
portiere del ponte di Mezzana Corti); alla protezione dei telegrafi alla frontiera; al controllo e
segnalazione dei reparti nemici transitanti da Magenta a Novara, da Abbiategrasso a Vigevano e
Cassolnuovo, da Pavia a Gravellona ed oltre (compito affidato a sottufficiali isolati, in appostamento
sulle rive del Po); al servizio della corrispondenza, effettuato da una catena di piccoli posti di
Carabinieri tra Pallanza e Biella.
Tutto il servizio informazioni, per la prima volta organizzato tecnicamente e organicamente dal
Tenente Colonnello di S.M. Giuseppe Govone, si avvantaggi pi che altro dellopera dei Carabinieri.
Fra i tanti episodi merita una speciale citazione il comportamento di un brigadiere, che riusc a fornire
al Generale Cialdini, comandante della 4 divisione, importantissime notizie sulle mosse del nemico
oltre il Sesia. Il sottufficiale pass da solo, con una piccola imbarcazione, il fiume in piena e ne torn
con le notizie desiderate.
In tutte le battaglie i compiti affidati ai Carabinieri vennero assolti in modo esemplare, per cui,
chiusasi la campagna con laccordo franco-austriaco ed il successivo patto di Villafranca dell11
luglio, su proposta dello Stato Maggiore e dei comandanti delle divisioni operanti vennero concesse a
militari del Corpo ben 20 Medaglie dArgento al V.M. e 25 menzioni onorevoli, commutate poi in
Medaglie di Bronzo al V.M..
Nel Ducato di Modena, proclamata la decadenza di quel Sovrano quindi lannessione al Piemonte, il
territorio fu presidiato da truppe piemontesi, mentre i Carabinieri provvidero allordine pubblico ed ai

6
Venne sancita definitivamente lindipendenza e lintegrit territoriale dellImpero turco dalle mire russe

267
servizi di polizia, con lausilio delle superstiti Gendarmerie locali e della Guardia nazionale.
Altrettanto nel Ducato di Parma e Piacenza.
Il trattato di Villafranca prevedeva per il ritiro dai ducati di tutti i funzionari civili e dei contingenti
militari piemontesi. Ma se fossero stati rimpatriati anche i Carabinieri sarebbe stato possibile un
ritorno degli spodestati sovrani, con grave pregiudizio per il processo unitario in corso.
Il Commissario straordinario del governo piemontese a Modena, Luigi Carlo Farmi, acclamato dal
popolo dittatore il 28 luglio 1859 e rimasto, come tale, a capo del movimento nazionale, chiese
quindi che rimanessero anche i Carabinieri. Il governo piemontese non poteva per dare un tale
ordine, per rispetto ai trattati, tuttavia fece sapere confidenzialmente al comandante dei Carabinieri in
Modena, Maggiore Giuseppe Formenti, tramite il comandante del Corpo, Tenente Generale Lovera di
Maria, che se i Carabinieri vi fossero rimasti per loro spontanea determinazione avrebbero contribuito
a risolvere favorevolmente una difficile situazione. Fu deciso in tal senso, il che sostenne lazione del
Farini, che port poco dopo al plebiscito per lannessione al Piemonte. Venne costituito anche un
contingente locale di forze militari, sulla base di quattro reggimenti e unit minori, e la dittatura del
Farini si estese anche a Reggio, mentre Parma e Piacenza si adeguavano anchesse alla situazione di
Modena.
L8 agosto, indetti i comizi per unassemblea costituente della Romagna ed eletti i deputati del popolo,
vennero da questi proclamate la caduta della sovranit austroestense e lannessione di quelle province
al costituendo regno dItalia.
I Carabinieri piemontesi, che avevano conservato tenenze e stazioni in tutto il territorio, contribuendo
con la loro opera ai felici eventi, vi restarono definitivamente, nuclei originari delle future divisioni
Carabinieri di Bologna, Forl, Modena e Parma, istituite il 16 gennaio 1860.
Nello stesso 1859 veniva inviato da Torino, a disposizione del Commissario straordinario del regno
sardo nelle terre toscane, il Maggiore dei Carabinieri Filippo Ollandini, con il compito ufficiale di
riorganizzare la Gendarmeria locale.
Con decreto del Commissario del 18 giugno, lOllandini fu nominato comandante della Gendarmeria
Toscana e promosso Tenente Colonnello, comandante della legione dei Carabinieri Toscana,
nuova denominazione assunta dalla vecchia Gendarmeria granducale, rapidamente trasformata.
Lo speciale corpo fu suddiviso in tre reparti principali, con sedi a Firenze, Livorno e Siena.
Il 16 gennaio 1860, dintesa col governo provvisorio toscano cui era a capo Bettino Ricasoli, il
governo sardo costitu per a Firenze una regolare divisione dei Carabinieri, come distaccamento del
Corpo piemontese e quasi contemporaneamente vennero costituite altre due divisioni a Livorno e
Siena.
Avvenuto il plebiscito, l11 marzo 1860, e proclamata lunione della Toscana al regno sardo, la forza
della legione dei Carabinieri Toscani venne incorporata dallArma nella istituenda legione di Firenze,
costituita ufficialmente il l aprile 1861.
Nel 1860 lArma aument dunque i suoi organici, assorbendo le forze, debitamente selezionate, delle
ex gendarmerie. In particolare vennero assunti 15 ufficiali e 360 uomini di truppa del corpo dei
gendarmi delle ducato di Parma (i vecchi Dragoni) ed alcune centinaia di uomini della guardia
municipale di Modena, anchessi gi Dragoni di quel ducato.
Nelle Romagne liberate, infine, circa mille gendarmi pontifici, divenuti in un primo tempo
Carabinieri delle Romagne , passarono anchessi nei Carabinieri piemontesi. Soltanto in Lombardia,
sciolta la gendarmeria di marca austriaca, non vi furono assorbimenti di sorta, ma si prefer indire
arruolamenti volontari. A tal fine fu inviato in quella regione il colonnello Arnulfi.

5. Lim resa aribaldina del 1860


Limpresa garibaldina del 1860, che port Garibaldi, dopo lo sbarco e le prime vittorie in Sicilia, ad
assumervi, il 14 marzo, la dittatura , in nome del re dItalia, trova anchessa riscontro nella storia
dellArma.

268
Nelle citt siciliane conquistate dalle forze garibaldine si rese infatti necessario provvedere al servizio
di polizia ed a ci provvide un apposito reparto, organizzato, inquadrato e diretto da ufficiali e
sottufficiali dei Carabinieri piemontesi.
La missione fu affidata al maggiore Saverio Massiera, il quale, dimessosi temporaneamente dal
Corpo, si port in Sicilia con un certo numero di ufficiali, sottufficiali e Carabinieri.
Venne cos formata una legione Carabinieri reali di Sicilia, che nei mesi successivi si organizz in
reggimento, mentre alla fine di novembre venne anche istituito un Comando superiore del Corpo.
Secondo lorganico, approvato l8 ottobre, il Corpo doveva comprendere 73 ufficiali, 1.426 militari a
piedi (dei quali 183 sottufficiali) e 901 a cavallo (di cui 154 sottufficiali). Gli arruolamenti dovevano
essere fatti tra i nativi dell Isola e tra e appartenenti alla Gendarmeria borbonica.
Queste forze assicurarono un efficiente servizio di polizia, che and estendendosi nel territorio man
mano che procedevano le operazioni militari, nonostante le enormi difficolt contingenti. Lanno
successivo costituivano gi una delle pi grandi ed organizzate legioni dei Carabinieri del nuovo Stato
unitario.
Per quanto riguarda la campagna in Umbria e nelle Marche, nei 18 giorni di operazioni, che videro la
rapida occupazione delle principali citt, tra cui Perugia, e dopo le vittorie di Castelfidardo e di
Ancona, alcune centinaia di Carabinieri mobilitati, inquadrati nei consueti drappelli, disimpegnarono i
tradizionali compiti di polizia militare fra le fila ed al seguito dellesercito in campo.
Per essersi distinto il 14 settembre 1860 nella presa di Perugia, il Capitano Camillo Goutry (gi
ufficiale dei Bersaglieri, poi transitato nei Carabinieri) venne decorato dellOrdine Militare dItalia.
Identici compiti ebbero i Carabinieri nellultima fase della campagna nellItalia Meridionale
(conclusasi con lintervento di forze regolari piemontesi, che si incontrarono con le colonne
garibaldine risalite dalla Calabria) e specialmente durante i combattimenti del Macerone e del
Garigliano, e nellultima battaglia di Mola di Gaeta, il 13 febbraio 1861.

6. La nuo a or anizzazione dellArma


Preceduta dal R.D. 24 gennaio 1861 per il riordinamento dellEsercito con la legge del 7 marzo 1861
si costitu il Regno dItalia e lantica Armata Sarda assunse la denominazione di Regio Esercito
Italiano.
Il Corpo dei Carabinieri fu, in tali decreti, denominato ARMA. Inoltre le aumentate circoscrizioni e
lincorporazione dei contingenti delle gendarmerie degli e Stati richiese un totale riordinamento,
sulla base di nuovi, adeguati organici. Lo scompartimento previde, oltre ad un Comitato - composto di
un Presidente, col grado di luogotenente Generale e di quattro maggiori generali e relativi uffici - 13
legioni territoriali, con capoluoghi a Torino, Genova, Cagliari, Milano, Bologna, Firenze, Napoli,
Chieti, Bari, Salerno, Catanzaro, Palermo ed Ancona, oltre ad una legione allievi a Torino. Le legioni,
corrispondenti alle varie regioni geografiche, vennero contrassegnate da numeri ordinari (quella allievi
fu la 14) e ripartite in 36 divisioni, 103 compagnie e squadroni, 191 luogotenenze e plotoni e circa
1.600 stazioni.
Gli ufficiali erano 503; i sottufficiali 3.868, di cui 974 a cavallo; la truppa 13.078, di cui 3.323 a
cavallo; gli allievi Carabinieri 1.012.
Il Comitato dellArma sostitu il Comando Generale del Corpo, onde il maggiore Generale Federico
Costanzo Lovera di Maria divenne Presidente del Comitato,
col grado di luogotenente Generale. I quattro maggiori generali facevano parte dello stesso Comitato
quali membri coadiutori del Presidente nei vari rami dei servizio. Le Legioni vennero costituite man
mano che si pot disporre della forza relativa e di quantaltro necessario allaccasermamento e
funzionamento dei comandi. Una citazione particolare meritano la 7 legione (Napoli) e la 12
(Palermo). La storia della legione di Napoli ebbe inizio il 23 ottobre 1860, con larrivo nella citt di un
contingente di ufficiali, sottufficiali, appuntati e Carabinieri, agli ordini del maggiore Generale
Arnulfi, per tutelare lordine e la sicurezza pubblica nei territori e borbonici da poco liberati. Lo
speciale contingente, di circa 500 uomini, fu denominato Corpo dei Carabinieri Meridionali e
furono ad esso aggregati alcuni reparti delle Gendarmeria ancora in funzione. Il 25 novembre 1860

269
fu determinata lorganizzazione, in Napoli, di un reggimento Carabinieri, ma la disposizione non fu
attuata perch, col riordinamento dellEsercito, sorse la legione di Napoli, comprendente le divisioni
di Napoli, Terra di Lavoro, Benevento e Molise. La forza originaria della legione comprese, oltre ai
Carabinieri assegnati dal Comando Generale, anche uomini della disciolta Gendarmeria, soldati dei
vari Corpi dellEsercito, ammessi al passaggio nellArma, nonch volontari arruolati tra i cittadini e
militari.
Il maggiore Generale Arnulfi, con la speciale qualifica di Ispettore delle legioni meridionali
dellArma, provvide con tale complessa forza non solo a costituire, il 1 luglio 1861, la legione di
Napoli, ma a fornire i primi nuclei alle istituende legioni di Chieti, Bari, Salerno e Catanzaro. Nel
1868 la legione di Napoli singrand con il territorio cedutole dalla soppressa legione di Salerno, ma
nel 1877 perdette la divisione di Campobasso, passata alla legione di Roma.
Per quanto riguarda la 12 legione di Palermo, sono gi note le vicende militari e politiche del 1860 e
lopera compiuta dal maggiore dei Carabinieri piemontesi Saverio Massiera, inviato nellisola a
collaborare nella formazione del Corpo dei Carabinieri di Sicilia, per il servizio di polizia nelle citt
liberate dai garibaldini.
Pi tardi il governo di Torino mand a Palermo il maggiore Generale Serpi, col titolo di Ispettore. Egli
vi rimase sino allagosto 1864, provvedendo allorganizzazione dei comandi dellArma nellIsola.
La legione si form il 6 marzo 1861, con le forze gi preparate dal Massiera e con numerosi militari
fatti affluire dalle altre legioni, nonch con arruolamenti volontari, per i quali nello stesso anno fu
istituito a Palermo un Deposito provvisorio, con 600 allievi Carabinieri8.
Negli anni della formazione e dellassestamento dello Stato unitario, manifestazioni di piazza,
disordini, sollevazioni e attentati caratterizzarono un po dovunque la vita italiana. Sopiti, infatti, gli
ardori risorgimentali, crisi politiche, economiche e sociali, conflitti di interessi fra Nord e Sud, fra
vecchi e nuovi istituti, vecchie e nuove leggi, tra province e comuni, tra il cittadino e lo Stato,

8
Ecco, in breve, alcune notizie sulla costituzione delle altre legioni:
1 Torino: inizi la sua vita il 1 novembre 1861. Nella stessa caserma occupata sin dal 1814 ed ancor oggi capoluogo legionale. Nel 1865
incorpor buona parte del territorio e del personale della soppressa legione di Genova;
2 Genova: formata il 1 ottobre 1861, fu disciolta il 15 novembre 1865; il personale ed il territorio (divisioni di Genova, Massa Carrara, Porto
Maurizio, Alessandria e Pavia) passarono alle vicine legioni di Torino, Milano e Firenze;
3 Cagliari: estendendosi definitivamente in Sardegna, lArma assorb il Corpo dei Carabinieri Reali della Sardegna ed il 18 agosto 1961 sorse
la legione di Cagliari;
4 Milano: istituita il 18 agosto 1861, comprese le preesistenti divisioni di Milano, Brescia, Como e Cremona. Quattro anni dopo incorpor la
divisione di Pavia e la Compagnia di Piacenza
5 Bologna: costituita ufficialmente il 1 giugno 1861, gi esisteva di fatto per effetto delle annessioni dei territori emiliano e romagnolo
avvenute nel 1856. Nel 1860 i Carabinieri piemontesi incorporarono i Carabinieri delle Romagne. Alla fine del 1865 la legione di Bologna si
estese su di una parte del territorio della legione di Ancona, soppressa quellanno;
6 Firenze: la divisione Carabinieri istituita a Firenze nel gennaio 1860 dai governo piemontese, quando ancora non era stato effettuato il
plebiscito, unitamente alle due divisioni di Livorno e Siena, create successivamente, costituirono, il l aprile 1861, la 6 legione, nella quale
confluirono, attraverso la legione Carabinieri Toscana organizzata dal colonnello Ollandini, anche i componenti delle Gendarmeria
granducale. Nel 1865 la legione di Firenze (citt divenuta capitale provvisoria del regno dItalia) si estese alle province di Massa e Perugia, gi
assegnate ad altre legioni. Dopo il 1870 e fino al 1874, anno di costituzione della legione di Roma, la 6 legione di Firenze ebbe giurisdizione
anche su tutta la provincia di Roma
8 Chieti: fu istituita il l luglio 1861, con giurisdizione sulle province di Chieti, lAquila e Campobasso. Disciolta nel 1868, fu assorbita da
quella di Bari;
9 Bari: istituita anchessa il l luglio 1861, ebbe allinizio due sole divisioni, divenute tre nel 1864 e sei nel 1868, con lassorbimento della
legione di Chieti, dalla quale eredit non solo personale e territorio, ma anche il poderoso compito di combattere ed eliminare il vasto fenomeno
di brigantaggio pseudo - politico, che divamp in tutta lItalia Meridionale dopo la caduta del regno di Napoli;
10 Salerno: istituita il 1 luglio 1861, con giurisdizione sulle province dei Principati Citeriore ed Ulteriore e della Basilicata, fu disciolta li 19
novembre 1868, data sotto la quale cedette territorio e personale alle legioni di Napoli e Catanzaro;
11 Catanzaro: fu istituita, anchessa, il l luglio 1861, con giurisdizione su Calabria e Basilicata. Alla fine del 1868 ricevette, come gi detto,
parte della forza e del territorio della disciolta legione di Salerno. Nel 1877 fu soppressa - in seguito allistituzione della legione di Piacenza, ed
il territorio della legione di Catanzaro fu passato a quella di Bari;
13 Ancona: istituita il 24 gennaio 1861, comprendeva le tre divisioni di Ancona, Macerata e Perugia. Nel 1865 venne soppressa, ma fu
ripristinata nel 1885, con le divisioni di Ancona, Chieti e Foggia e, pi tardi (1898), di Macerata;
14 Allievi: istituita il 24 gennaio 1861, ebbe sede a Torino, con una forza iniziale di 1.234 uomini. Assorb man mano gli organici dei
Depositi legionali, che erano stati istituiti nel 1862 presso le legioni territoriali per il reclutamento locale di volontari. Con decreto del 10
ottobre 1885 venne trasferita a Roma, ove inizi a funzionare nel novembre successivo. Primo comandante della legione fu il T. Col. Emanuele
Trotti, cadato vittima del dovere per essere intervenuto ad esortare i dipendenti a mettersi in salvo, in occasione di un incendio scoppiato nei
pressi della caserma, rimanendo con essi ucciso da un improvviso crollo.

270
crearono situazioni di emergenza pressoch continue. Formatisi i nuovi partiti, fu spesso necessario
affrontarli, allorquando con manifestazioni collettive o individuali si posero contro le leggi o
minacciarono la sicurezza dello Stato e dei suoi istituti.
Dopo i moti repubblicani nella Savoia del 1848 e 1849, con disordini e tumulti a Chambery ed
Annecy e quelli insurrezionali in Val dAosta del 1853, con il disarmo della Guardia nazionale e
scontri con le truppe, lo stesso anno si erano avute agitazioni politiche in varie localit del Piemonte,
manifestazioni di immigrati da altri Stati, a Milano, Stradella, Broni, Mezzanino, La Spezia e Sarzana;
e di l a pochi anni i moti mazziniani a Genova.
Altri gravi avvenimenti che impegnarono lArma furono le manifestazioni popolari a Torino (nel
1864) contro il governo, per il trasferimento della Capitale a Firenze, le agitazioni per motivi elettorali
e quelle delle ferrovie napoletane (nel 1887), i disordini nel Beneventano del 1892, nuovi moti
insurrezionali a Palermo (Fasci siciliani) ed in altri centri dellIsola fra il 1893 ed il 1894, i moti
anarchici a Massa Carrara dello stesso 1894, i disordini a Firenze e provincia del 1898 ed i gravi
tumulti del 1899 in varie citt, specie dopo le condanne che ne seguirono da parte dei tribunali di
guerra.
Alcune situazioni meritano maggiori precisazioni, essendo inquadrate fra i tentativi per la liberazione
del Veneto, cui miravano militanti del partito dazione, dintesa con mazziniani e garibaldini.
Nel 1862 si dovette procedere allarresto del garibaldino Francesco Nullo, per impedire un tentativo di
spedizione nel Veneto, ancora sotto la sovranit austriaca, e della quale iniziativa il governo
piemontese non poteva assumersi la responsabilit.
Larresto venne eseguito da militari dellArma a Palazzolo, dordine del Ministro degli interni,
pervenuto tramite il prefetto di Bergamo. La stessa sera del 15 maggio la folla si raccolse dinanzi alle
carceri di Brescia, chiedendo la scarcerazione del Nullo. I soldati di guardia furono costretti ad usare
le armi e si ebbero 4 morti e numerosi feriti tra i civili. LArma affront la grave situazione che ne
segu e ferm circa cento giovani affluiti nella zona per la progettata spedizione. Nel 1864, sebbene
fossero stati concepiti con ladesione di Benedetto Cairoli, varie considerazioni avevano finito per
convincere della opportunit di rinunziare a nuovi progetti per la liberazione del Veneto. Si ebbe per
una inattesa iniziativa da parte di friulani, che, rotti gli indugi, attaccarono gli austriaci a Spilimbergo,
bloccando la gendarmeria locale, impossessandosi delle armi e procedendo oltre. La notizia riaccese
gli animi, mentre lAustria, nelladottare immediate misure militari, richiamava il governo italiano al
suo obbligo di evitare il formarsi di bande di volontari alla frontiera.
Tocc ai Carabinieri il non facile e ingrato compito di vigilare in quella zona, in collaborazione con
reparti di altre Armi, appositamente inviati. Un contingente di volontari riusc, tuttavia, a portarsi oltre
confine, ma le truppe austriache ebbero rapidamente ragione degli insorti friulani ed i nuclei di
volontari provenienti dal bergamasco ripiegarono nella zona di confine e vennero rastrellati da soldati
e Carabinieri.
La complessa situazione venutasi a creare in Sicilia, nei primi anni successivi al suo riscatto dalla
sovranit borbonica, registr, com noto, conflitti di opinioni, rivalit politiche, grave crisi
economica, arbitrii ed abusi di vario genere, disoccupazione, errori di governo. Ci port
irrimediabilmente ai gravissimi turbamenti dellordine pubblico in provincia di Palermo, fra il 16 ed il
24 settembre 1866, sfociati anche in atti ed episodi di delinquenza comune.
Si tratt sostanzialmente di una grave sommossa popolare contro il governo, che era a Firenze,
abilmente condotta e capeggiata da elementi spinti dai pi disparati motivi palesi ed occulti.
Nel piano dazione era previsto di occupare Palermo, travolgere le truppe del presidio, paralizzare la
forza pubblica e specie i Carabinieri, proclamare un governo provvisorio e provocare la sollevazione
dellintera Isola, in attesa di aiuti dallestero, con il fine ultimo di instaurare un regime autonomo.
I moti cominciarono allalba del 16, allesterno di Palermo, passando subito allinterno; a sera la citt
era in mano ai rivoltosi. Furono presi ostaggi, depredati palazzi, saccheggiati negozi e inferte gravi
perdite allesercito ed alle forze dellordine impegnati a fondo nella lotta. Col giungere dal continente
di truppe di marina e poi di altre ingenti forze di terra e infine del Generale Raffaele Cadorna con

271
pieni poteri, la ribellione pot essere progressivamente domata e lordine ristabilito del tutto nei giorni
23 e 24 settembre.
Le perdite dellesercito furono di 53 morti, fra cui sette ufficiali, 255 feriti e 24 dispersi. Per lArma
dei Carabinieri si tratt di unaltra prova della sua saldezza morale, della sua fedelt al dovere, della
sua abnegazione sino al supremo sacrificio.
La legione di Palermo, al comando del colonnello Eduardo Sannazzaro di Giarolle, era composta in
quellanno delle divisioni di Palermo (su tre compagnie e 87 stazioni, con circa 800 uomini), Messina
e Caltanissetta (allincirca di identica forza), nonch di un Deposito.
Dove, naturalmente, lArma fu pi provata fu nella citt di Palermo, ove il colonnello Sannazzaro
assunse personalmente la direzione delle operazioni, compiendo, con le forze ai suoi ordini, veri
prodigi di resistenza, difesa delle porte, rifornimenti per le truppe, soccorso ai feriti.
A Pian dei Porrazzi caddero tre Carabinieri. In citt, il tenente Lamponi, il sottotenente Gori ed il
maresciallo Biffignandi sostennero, alla testa dei propri Carabinieri, vere battaglie con gli insorti,
scardinando barricate e difendendo opere pubbliche.
Negli scontri cadde il brigadiere Giovanni Beata.
I componenti della stazione di Piano del Carmine si aprirono il passaggio con una carica alla
baionetta, per raggiungere la caserma principale, ove arrivarono decimati. Presto i moti divamparono
anche in provincia. Il capitano Del Brenna sgomin alcune sanguinarie bande lanciate contro Piana dei
Greci; il sottotenente Casablanca difese per quattro giorni Partinico dallinvasione; altrettanto il
tenente Cappona a Corleone, il tenente Malvezzi ad Alia, il tenente Guelfi a Termini Imerese.
Ma i fatti pi gravi si verificarono a Misilmeri, ove, dopo due giorni di resistenza, i Carabinieri della
stazione furono trucidati; a Villabate, ove pure due Carabinieri vennero trucidati e gli altri fatti
prigionieri; e ad Ogliastro, ove il comandante della stazione, brigadiere Taroni, visti cadere tre dei
suoi Carabinieri, si diede la morte quando gli insorti stavano per ghermirlo, subito imitato nel
disperato atto dai quattro militari superstiti. Da ricordare, infine, leroico episodio del carabiniere
Giuseppe Busachelli, a Monreale: caduto in mano agli insorti, ripet il gesto del carabiniere
Scapaccino e venne barbaramente ucciso.
Il bilancio delle perdite dellArma, nella settimana dellinsurrezione, fu di 53 morti e varie decine di
feriti.
Numerosi i decorati e quelli citati allordine del giorno. Il colonnello Sannazzaro di Giarolle fu
insignito della croce di cavaliere dellOrdine Militare di Savoia.
Il Generale Cadorna scrisse concisamente: I Carabinieri, come sempre, si distinsero per coraggio e
zelo.
Con i decreti 9 del 24 gennaio del 1861, che fissavano un nuovo organico, si ebbe anche un pi
adeguato assetto ordinativo dellArma; si sent lesigenza della creazione di un organo a livello
regionale, che facesse da tramite fra le esigenze locali del territorio ed il Comando centrale. Furono
cos istituite le Legioni territoriali che erano il corrispettivo dei Reggimenti dellEsercito,
comandate da un Colonnello e con una amministrazione autonoma.
Tali Legioni dipendevano dal Comitato dellArma, che era composto da un Presidente, 4 membri ed
un Segretario, ed avevano il comando sulle Divisioni, rette da Tenenti Colonnelli o Maggiori, sulle
Compagnie rette da Capitani, sulle Luogotenenze comandate dai Luogotenenti e sulle stazioni, rette da
Marescialli o Brigadieri e che erano disposte, come lo sono ancora oggi, capillarmente su tutto il
territorio nazionale.
Nel 1862 termin quel processo di ristrutturazione dellArma, per cui essa ebbe la linea ordinativa
tuttora in vigore.
La ragione per cui si era reso necessario il passaggio al vertice da un Organismo accentrato ad uno
collegiale fu che non si volevano privare i militari provenienti dalle regioni appena annesse al Regno
di Sardegna, dei loro comandanti, a favore degli ufficiali piemontesi.

9
Testo tratto da Alvaro Calanca Storia dellArma dei Carabinieri Vol. II pagg. 100-106.

272
I generali che facevano parte del Comitato dellArma furono Ferdinando Martini di Mont Beccaria,
gi Comandante in 2 (questa carica non fu pi prevista), Antonio Martino Massidda, che era stato
Comandante del Corpo speciale dei Carabinieri di Sardegna; Giovanni Serpi, gi Comandante del
Corpo provvisorio dei Carabinieri di Sicilia (1860); Trofimo Arnulfi, che era stato comandante del
Corpo provvisorio dei Carabinieri di Napoli (1860). Presidente del Comitato dellArma fu il Maggior
Generale Federico Costanzo Lovera di Maria, che era stato fino a quel momento Comandante
Generale e che fu a capo del Corpo dei Carabinieri, divenuto poi Arma, dal 1 ottobre 1849 al 1
luglio 1867. Segretario fu nominato il Tenente Colonnello Emanuele Veggi.
Il R.D. 24 gennaio 1861 dispose che doveva essere principale dovere del Comitato prendere tutte le
disposizioni ritenute necessarie per dare eguale impulso al servizio di tutte le legioni, mantenere la
stessa osservanza dei Regolamenti e far s che ogni ramo del servizio, sia per quel che riguarda la
disciplina sia per lamministrazione, procedesse con regolare uniformit ed armonia. A tal proposito i
Membri del Comitato dovevano svolgere girate dispezione , per informare il Ministro e lo stesso
Comitato dei provvedimenti che si rendeva necessario prendere per il migliore svolgimento del
servizio.
Per quel che riguarda le girate dispezione interessante notare come questo termine cominciasse ad
essere usato il 16 giugno del 1814 nel Progetto distruzione provvisoria per il Corpo dei Carabinieri,
ad indicare il controllo che due Carabinieri a cavallo dovevano effettuare del territorio delle brigate
(stazioni) nelle quali sarebbe stato diviso il corpo. La Determinazione del re Vittorio Emanuele I del 9
novembre conferm tale termine, insieme con gli altri elementi fondamentali del servizio dei
Carabinieri, come le corrispondenze per la traduzione dei detenuti, i punti di riunione per lo
scambio di notizie , e le visite dispezione .
Il 16 ottobre 1822, con il Regolamento Generale del Corpo, il termine girata fu completato in
girata dispezione , nellart. 190 e seguenti: tale attivit aveva il compito di riconoscere se i
Carabinieri si comportavano, durante il loro servizio, con esattezza e zelo e se godevano della dovuta
stima nelle loro residenze. Veniva poi dettagliatamente elencato quanto doveva essere ispezionato.
Le Brigate dovevano essere visitate dai luogotenenti comandanti di tenenza e dai capitani, che
avevano stazioni dirette, una volta ogni due mesi improvvisamente, mentre le girate
dispezione dovevano essere fatte dai comandanti di divisione (odierno Gruppo) e di Legione con
lobbligo di effettuarle quattro volte allanno da parte dei luogotenenti e dei capitani sopra indicati.
Con il R.D. del 24 gennaio 1861 le girate dispezione vennero poi estese ai singoli membri del
Comitato dellArma.
Il funzionamento del Comitato era quello di un organo collegiale. Le deliberazioni erano prese a
maggioranza di voti e in caso di parit prevaleva quello del Presidente; le decisioni erano trascritte a
verbale dal Segretario, il quale aveva anche lobbligo di ricevere le istanze che i Comandi dipendenti
inviavano allOrgano Centrale, come oggi nei compiti del Capo di Stato Maggiore del Comando
Generale.
Il R.D. 10 gennaio 1862 dispose che su cinque Ufficiali Generali, i quali componevano il Comitato,
tre potessero rivestire il grado di Luogotenente Generale. Il motivo di tale disposizione era, come
scriveva il Ministro della guerra dellepoca, che la carriera degli Ufficiali Generali dei Carabinieri era
in pi ristretta sfera limitata in paragone con gli ufficiali delle altre Armi; bisognava trovare quindi
qualche rimedio che rendesse questa differenza meno sensibile.
Il Ministro della Guerra Della Rovere, con nota n. 179 del 31ottobre 1861, disponeva che i Maggiori
Generali del Comitato Trofimo Arnulfi e Giovanni Serpi avessero il titolo provvisorio di Ispettori dei
Carabinieri.
Il Generale Arnulfi, con sede a Napoli, aveva giurisdizione sulle legioni meridionali di Napoli, Chieti,
Bari, Salerno e Catanzaro, mentre il Generale Serpi, con sede a Palermo, aveva giurisdizione su quella
di Palermo; essi esplicavano le funzioni del Comitato provvedendo alle cose interne e riferendo
quelle che necessitavano di una disposizione ministeriale.

273
Il Governo, considerato che, per i compiti affidati ai suddetti generali, solo tre membri potevano
essere presenti alle riunioni del Comitato, elev a 5 i membri del Comitato stesso, con il grado di
Luogotenenti Generali o Maggiori Generali.
Il R.D. 6 giugno 1866 dispose il trasferimento del Comitato dellArma a Firenze e, successivamente, il
R.D. 4 dicembre 1870 ne modific la struttura: Presidente doveva essere un ufficiale con il grado di
Luogotenente Generale, tre Maggiori Generali dovevano esserne i membri, un Luogotenente
Colonnello o Maggiore doveva avere la funzione di Segretario, mentre due ufficiali inferiori dovevano
esserne i sottosegretari.
Il 29 giugno 1882 la legge sullordinamento dellesercito, in seguito alla quale fu emanato il R.D. 16
novembre 1882, dispose la soppressione del Comitato dellArma, che torn ad avere un organo di
comando individuale, cos composto: un Comandante con il grado di Tenente Generale, un
comandante in 2 con il grado di Maggior Generale ed un ufficio di Segreteria.
Per quanto riguarda luniforme, il 15 ottobre 1864 furono portati dei cambiamenti in quella degli
ufficiali e vennero stabiliti per essi tre tipi di montura, grande, ordinaria (piccola per gli altri militari) e
piccola. Con questo tipo di uniforme, indossata per servizi di fatica, ispezioni e fuori servizio, fu
prescritto invece dellabito il cappotto o frack (come lo si chiamava), che era una specie di
redingote turchina con doppia bottoniera di 11 bottoni per parte, lunga fino a 10 centimetri dalle
ginocchia.
Si ebbe un cambiamento del colore dei guanti, che da gialli divennero bianchi per tutti e per gli
ufficiali fu adottata la feluca, il cappello a due punte che veniva indossato perpendicolarmente alla
fronte, come ancora oggi, quando gli ufficiali indossano la grande uniforme speciale; chiaro che la
introduzione di questo copricapo nella divisa propria degli ufficiali da far risalire a questa data
(1864), perch nel Regolamento del 1833 non si fa cenno ad alcuna differenza tra il cappello da
carabiniere e quello da ufficiale.
Invariato rimase, per gli ufficiali ed i militari a cavallo, luso del mantello, mentre per quel che
riguarda le buffetterie, si aggiunse nel 1864 la fondina di cuoio marrone per il revolver, che venne
dato in dotazione ai Carabinieri nel 1861; le sciabole rimasero praticamente le stesse. In effetti questi
mutamenti sulla uniforme rispondevano al principio di un necessario adattamento alle nuove dottrine
di impiego, seguite alladozione delle armi che, prima a percussione, furono poi ad ago e a retrocarica.
Negli anni 1864-1875 la Grande Uniforme, che corrisponde alla Grande Uniforme speciale indossata
oggi dagli Ufficiali dei Carabinieri era cos composta: abito in panno turchino con fodera e risvolti
scarlatti, al colletto e ai paramani due alamari ricamati in argento, guanti bianchi di pelle scamosciata,
pantaloni con sottopiede e doppia banda scarlatta, agli stivaletti speroni dargento, sul capo la feluca
con cappietto dargento e, sulla coccarda tricolore, granata e fiamma doro, il tutto sormontato da un
ampio pennacchio rosso bleu a salice piangente.
La Grande Uniforme del Carabiniere Guardia del Re era in questo periodo (1878-1900) cos costituita;
tunica in panno turchino a doppio petto, paramani e colletti rossi con alamari dargento, spalline
bianche, guanti bianchi con crespine fin sotto i gomiti, pantaloni aderenti in pelle scamosciata bianca,
stivaloni lucidi alla moschettiera con speroni sagomati a rotelle dargento, corazza in lamiera dacciaio
battuta a martello e brunita, con al centro una raggiera dorata e stellone sormontato dal monogramma
U (Umberto I), che si ripeteva sullelmo, anchesso in acciaio; la grande sciabola ricurva, con il
guardavano riccamente ornato, ancora oggi in dotazione esclusiva allo speciale reparto.
Nel 1814, lanno della fondazione del Corpo, i Carabinieri ebbero una uniforme che nelle linee
ricordava molto da vicino quella dei Corpi di Cavalleria. Il Capitano Camillo Beccaria, comandante
della Gendarmeria reale piemontese chiese al re che i gendarmi facessero uso al collo degli alamari
dargento .
La piccola uniforme di Carabinieri a piedi nel 1814 era di panno turchino scuro, a un petto, con
cravatta rossa e alamari dargento con fiocchetto, pi una fila di 9 bottoni di metallo bianco. Le
spalline, i paramani e il colletto erano blu-celesti. Il cappello a due punte, con coccarda azzurra. La
bandoliera e il budriere si incrociavano sul petto, fermati da una placca di ottone, con stemma balzato
in argento. Questa piccola tenuta ordinaria era chiamata surtout. Il Regolamento per le Uniformi

274
descriveva tutti i vari tipi di tenute per Carabinieri a piedi, per quelli a cavallo, per sottufficiali e
ufficiali.
La Grande Uniforme Ridotta di colore turchino. La lucerna, cio il cappello a due punte, nero, con
cappietto dargento e coccarda tricolore. La marsina, a doppio petto chiusa da due file di nove
bottoni e ha due code con risvolti di panno scarlatto, controspalline turchine e paramani a punta
filettati di rosso. Sul colletto gli alamari dargento con le stellette. I pantaloni sono anchessi turchini,
con una banda scarlatta. La bandoliera bianca e la giberna di cuoio nero, con una granata di ottone su
panno rosso. La Grande Uniforme,invece, anche questa di panno turchino, ma con pennacchio rosso
e blu, spalline di metallo bianco frangiato e cordelline bianche.
La Piccola Uniforme del Carabiniere negli anni 1843-1870 aveva i pantaloni di panno turchino, senza
sottopiede e con una sola banda scarlatta, elemento che tuttora distingue i Carabinieri a piedi da quelli
a cavallo, che portano invece la doppia banda; sul cappello figurava la coccarda tricolore istituita nel
1848; il moschetto mod. 1844 era munito di baionetta triangolare a ghiera, tipica della fanteria. La
Piccola Uniforme veniva indossata quotidianamente per lo svolgimento di tutti i servizi, eccettuate le
scorte donore, per le quali era prevista la Grande Uniforme.

7. La terza uerra dIndi endenza


Alla terza guerra dindipendenza del 1866 lArma concorse con 110 uomini e 72 cavalli presso il
Quartier Generale del re, nonch 25 drappelli a piedi ed a cavallo, al comando di ufficiali subalterni,
distribuiti tra i quattro Corpi desercito, le 20 divisioni ed il Corpo volontari con compiti di polizia
militare e scorte.
Altri 23 Carabinieri, con un ufficiale, erano aggregati alla Guardia nazionale mobile (difesa della
Valtellina).
Ai Carabinieri furono assegnati anche compiti di vigilanza al confine, esplorazione, guardia ai valichi
e difesa dei passi. Si distinsero in modo particolare il drappello addetto alla divisione volontari,
concorrendo alla difesa della stretta di Incudine di Edolo, in Val Camonica, ed il drappello addetto alla
15 divisione.
I Carabinieri furono anche in prima linea, tra i soldati combattenti a Custoza,
Monzambano, Monte Croce, Condino, Borgo, Levico e Primolano.
Il Generale Garibaldi, comandante della divisione volontari, elogi la condotta dei dipendenti
Carabinieri, in una lettera indirizzata al comandante, capitano Caravadossi.
Nel 1867 lArma dovette nuovamente assumersi10, per ben due volte, il difficile ed increscioso
compito di fermare Garibaldi, prima e dopo i suoi tentativi di invasione dello Stato Pontificio.
Necessit politiche del momento imponevano al Governo Italiano tali misure, che lArma dovette
mettere in esecuzione; e mai come in quellanno ed in quelle circostanze i Carabinieri dettero prova di
alto senso di responsabilit.
Il primo dei due fermi ebbe luogo il 24 settembre. Si tratta di un episodio pi che di un fatto storico:
Garibaldi fu raggiunto in un albergo di Sinalunga (Siena) dal tenente Federico Pizzuti, senza che
loperazione provocasse resistenza o proteste da parte del Generale.
Il secondo fu di portata ben diversa ed ebbe luogo il 5 novembre a Figline Valdarno, vicino Firenze.
Garibaldi transitava per quella localit, reduce da Mentana, con un treno carico di volontari ai suoi
ordini. Erano con lui i suoi due figli, nonch Stefano Canzio, Basso, Crispi e diversi altri.
Il Governo, su cui pesava la responsabilit delle imprese garibaldine, ricche sempre di conseguenze ed
incognite, ordin allArma di procedere al fermo del convoglio ed al suo dirottamento verso La
Spezia, nel cui forte avrebbe dovuto essere internato e trattenuto il Generale, in attesa di ulteriori
decisioni.

10
Enoto che nel settembre 1849, in esecuzione di precisi ordini del governo, i Carabinieri avevano dovuto procedere al fermo, a Chiavari, del
Generale Garibaldi, reduce dalla difesa di Roma ed ivi di passaggio, accompagnandolo a Genova, da dove poi mosse per il suo secondo esilio,
Si tratt di una dura necessit politica di quellanno cruciale, ed i riguardi usati dal Capitano Basso, incaricato delloperazione, alla persona del
Generale furono da questultimo ricambiati nei confronti dei Carabinieri.

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Incaricato di eseguire limportante servizio fu il maggiore Deodato Camosso, che ebbe ai suoi ordini
un battaglione di Carabinieri allinterno della stazione ferroviaria e un battaglione di bersaglieri
allesterno.
Loperazione ebbe fasi altamente drammatiche, ma gli ordini legittimi del Governo ebbero completa
esecuzione, senza dover ricorrere alla forza; il treno giunse regolarmente a La Spezia, ove solo
Garibaldi e qualche suo fido restarono nel forte del Varignano.
Il Governo riconobbe, in documenti ufficiali, gli alti meriti del maggiore Camosso e quindi dellArma;
ma a riconoscerli fu pure il Generale Garibaldi, che nei giorni passati nel forte, sotto la sorveglianza
dello stesso
Camosso, divenne suo amico e lo preg, come riferito in un rapporto confidenziale al comandante
della legione di Firenze, di dimenticare le maniere dure e non convenienti che aveva usato con lui e
coi suoi Carabinieri a Figline allatto del fermo, e quindi a La Spezia, definendo, quello dei militari
dellArma, comportamento da perfetti gentiluomini .
Fu lo stesso Camosso a fare da intermediario fra il Governo ed il Generale, fino allaccordo che
consent a questultimo di partire per Caprera, il mattino del 26 novembre, a bordo dell Esploratore ,
salutato con lonore delle armi dai Carabinieri e dai militari del forte.

Con listituzione in Roma della legione, i Carabinieri si stabilirono nella caserma di Piazza del Popolo, attuale
sede del Comando Legione Lazio. Nella Foto, lingresso della Caserma in una rara immagine che risale al 1885

276
8. I Carabinieri in Roma capitale
Non vi furono fatti importanti nella campagna del 1870, che portarono al completamento dellUnit
dItalia.
Dopo il 20 settembre 1870, gli ufficiali dei Carabinieri che si trovarono in Roma quali comandanti dei
reparti mobilitati del Corpo di spedizione, provvidero ad organizzare il servizio dell Arma nella citt
e nella provincia, valendosi degli stessi uomini che avevano preso parte alla campagna. La forza
dipendeva dalla legione di Firenze.
Il 1 gennaio 1874 venne finalmente istituita la legione di Roma, con giurisdizione sulle province di
Roma, Ancona, LAquila, Ascoli Piceno, Macerata e Perugia. In seguito vi furono modificazioni nella
giurisdizione che, nel 1884, risultava stabilizzata con le divisioni di Roma, Perugia, LAquila, Teramo
e Campobasso. Nello stesso 1874 il Comitato dellArma si trasfer a Roma.
Figura degna di nota, per quegli anni, quella del tenente Giacomo Acqua, gi decorato della croce
dellOrdine Militare di Savoia, guadagnata nelle campagne contro il brigantaggio nellAbruzzo, prima
del suo passaggio nellArma dei Carabinieri.
Egli fu tra gli ufficiali che organizzarono, nei primi momenti, i servizi di polizia in Roma capitale.
Qualche anno dopo cadde eroicamente in conflitto con alcuni banditi, nelle vicinanze di Roma.
Sintitola al nome del valoroso ufficiale la caserma di Piazza del Popolo, che accolse le prime forze
dellArma nella capitale, divenendo poi sede, nel 1874, della legione di Roma. Una citazione
particolare merita listituzione dei Corazzieri . Il 1 settembre 1867, soppressa la Compagnia delle
Guardie del Corpo di Sua Maest, venne preposto al servizio dei regi palazzi e delle scorte reali uno
speciale drappello di Carabinieri a cavallo, che entr in funzione in occasione delle nozze del principe
ereditario Umberto con Margherita di Savoia e apparve per la prima volta in pubblico nel servizio
donore del corteo principesco, che ebbe luogo a Firenze il 2 marzo 1868.
I militari erano 80 e vestivano elmo nero con criniera e corazza nera crociata sul petto, pantaloni
bianchi scamosciati e manopole bianche, stivaloni alti alla scudiera e speroni argentei. La corazza
veniva sovrapposta allabito di grande uniforme da carabiniere e relative spalline.
Nel 1870, perfezionato e portato a 100 uomini e 5 ufficiali, il reparto, chiamato comunemente dei
Corazzieri, venne considerato uno squadrone dipendente dalla legione di Firenze prima, e da quella
di Roma poi, con la denominazione ufficiale di Squadrone Guardie del Re11.
In seguito alle aumentate esigenze di servizio in tutto il territorio nazionale e per recenti diminuzioni
di organico, si venne ben presto a lamentare una grave carenza di personale rispetto alle necessit
contingenti, per cui l8 ottobre 1870 venne istituita la speciale categoria dei Carabinieri aggiunti. Si
trattava di soldati di fanteria e cavalleria, comandati a prestare servizio con i Carabinieri e quindi
alloggiati nelle stesse caserme dellArma, sottoposti alla stessa disciplina ed allo stesso regolamento
interno. Molti furono quelli che passarono, poi, nelle file degli effettivi dellArma.
Nel maggio 1881, conseguita la copertura degli organici, la categoria venne abolita.
In seguito, per, nei casi di bisogno, si ricorse nuovamente a tale sistema e sempre con risultati
soddisfacenti.
Nel 1873 vi fu un nuovo riordinamento dellEsercito. Per quanto riguardava lArma si ebbe 1
Comitato, con un Generale Presidente e tre generali membri, 11 legioni territoriali (soppresse quelle di
Salerno e Chieti), oltre la legione allievi, per un totale di 466 ufficiali e 19.725 sottufficiali, appuntati
e Carabinieri.

9. Larma dei Carabinieri dal al 1900


Il 26 agosto del 1860 il Comandante la Divisione dellArma di Firenze, colonnello Della Torre,
inviava al Generale Lovera una lettera, nella quale faceva cenno della necessit sorta in Toscana di
sostituire con un manuale per i Carabinieri la circolare di massima n. 168 e, in particolare, il Prefetto e
il Governatore Generale della Toscana avrebbero preferito mantenere in vigore il Regolamento della

11
Oggi autonomo, quale Comando Carabinieri Guardie del Presidente della Repubblica.

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Gendarmeria Toscana; si fa notare che il Prefetto ora si mostra amante delle Leggi Toscane di
Polizia, da lui biasimate quando apparteneva alla Magistratura. Si mette in evidenza che esisteva un
disaccordo fra il comando di legione e le Autorit politiche sui riguardi dovuti ai militari del corpo e
attende istruzioni soprattutto per il bene pubblico, in considerazione del fatto che, continuando tale
situazione, un ufficiale dellArma avrebbe avuto lo stesso potere di un Commesso di Polizia.
La parte finale della lettera si sofferma sulla critica che il Prefetto faceva allarticolo 128 del
Regolamento Generale del Corpo, da lui considerato una enormit; in special modo la restituzione
della visita del Delegato di Polizia ad un ufficiale dei Carabinieri era considerata una umiliazione. Pur
tuttavia gli ufficiali dei Carabinieri sotto le sue dipendenze continuavano a recarsi in visita dai
Delegati di Polizia e lo stesso colonnello comandante della Legione di Firenze, giornalmente, si
recava a far visita al Prefetto per mantenere le relazioni di servizio in buon accordo.
Di notevole interesse una relazione che il Governatore Generale della Toscana Ricasoli invi il 28
settembre 1860 al Ministro dellInterno Farmi, che aveva per oggetto il servizio dei Reali Carabinieri
in Toscana.
Le divergenze gi esistenti fra il Comando dei Carabinieri in Toscana e le autorit locali, messe in
evidenza dalla lettera del colonnello Della Torre, trovano in questo documento piena conferma.
Il Governatore Ricasoli evidentemente non aveva compreso che il particolare servizio svolto dai
Carabinieri imponeva a loro il pieno rispetto dei Regolamenti
Piemontesi, anche nelle pi normali incombenze, con un apporto altrettanto impegnativo e fattivo a
soluzioni militari e politiche di grande portata, che trova inconfutabile documentazione nei pubblici
Archivi e in maggior copia in quelli della stessa Arma.
La relazione del Governatore Ricasoli richiama lattenzione del Ministro dellInterno su alcuni
elementi che rendono difficili i rapporti fra il Corpo dei Carabinieri, da lui pur definito nobilissimo, e
le Autorit locali.
In primo luogo, secondo il Ricasoli, i Carabinieri pretendevano di mantenere una assoluta
indipendenza nei riguardi dei Delegati di Governo, i quali, a differenza dellordinamento Piemontese,
erano dei veri Magistrati di Polizia e rappresentanti dei Prefetti nei rispettivi Circondari. Lamenta il
Governatore Generale che i Carabinieri esigevano richiesta scritta per qualsiasi incombenza di
servizio; in realt essi non facevano che rispettare le disposizioni sancite nelle Regie Patenti del 12
ottobre 1822, le quali nellart. 34 disponevano che fazione delle Autorit giudiziarie, economiche e
politiche sovra i Carabinieri Reali per ci che concerne limpiego di questa forza pubblica, per la
esecuzione delle leggi, e per la conservazione della pubblica tranquillit, non potr esercitarsi
altrimenti che per iscritto, ed in forma di richiesta.
La seconda critica che il Ricasoli rivolge ai Carabinieri nellespletamento del loro servizio riguarda i
rapporti da essi tenuti con le Autorit giudiziarie, dato che essi oppongono frequentemente difficolt
di forma e perfino di legalit nel dare sfogo a richieste dei R.R. Procuratori, alle quali loro dovere
di soddisfare prontamente.
Anche in questo caso i Carabinieri erano tenuti ad osservare norme precise: lart. 35 delle Regie
Patenti del 1822 prescriveva che le richieste fatte ai Carabinieri dovevano contenere la qualit
dellautorit richiedente e loggetto della richiesta; non vi si dovevano inserire termini imperativi,
come ad esempio, mandiamo, ordiniamo ecc. e dovevano essere sempre dirette al Comandante dei
Carabinieri del luogo, ove dovevano essere eseguite. I Carabinieri non dovevano dar corso alle
richieste non fatte in conformit di questo articolo.
La terza ragione dellinconveniente deplorato consisteva, secondo il Ricasoli, nel concetto che gli
ufficiali dellArma venuti dal Piemonte avevano, cio che i Carabinieri dovevano attenersi, nello
svolgimento del servizio a loro affidato, esclusivamente alle norme vigenti nelle antiche Province del
Regno; tale tesi poteva trovare giustificazione per quel che riguardava lorganizzazione militare del
Corpo, ma non aveva ragion dessere per il servizio di polizia e nellesercizio della attivit giudiziaria
affidata ai Carabinieri. Non ammetteva il Governatore Generale che, secondo questa opinione, fossero
venuti a cessare molti degli antichi doveri spettanti alla Gendarmeria Toscana. In verit queste
divergenze erano causate dal fatto che il Comando Generale del Corpo aveva costituito in Toscana,

278
nel gennaio del 1860, un Corpo dei Carabinieri Piemontesi, che in poco tempo assorb i Carabinieri
Toscani precedentemente istituiti; chiaro che questi Carabinieri venuti dal Piemonte dovevano
necessariamente seguire le norme del regno di Sardegna.
Nella parte finale della relazione il Ricasoli fa cenno ad una circolare istruttoria che il Governo della
Toscana aveva preparato, per richiamare i Carabinieri allosservanza dei loro principali doveri, ma
questa circolare aveva come difetto fondamentale di essere desunta, quasi per intero, dal Regolamento
toscano del 10 aprile 1856, il quale, anche se non abolito, era stato ormai del tutto superato dalla
legislazione del Regno sardo.
In Sicilia, come nelle altre province del Regno delle Due Sicilie, la pubblica sicurezza era affidata a
reparti della Gendarmeria borbonica. Dopoch Garibaldi liber lisola e fu nominato Dittatore e
Comandante in capo le forze nazionali in Sicilia, il 14 luglio 1860 venne costituito un Corpo dei
Carabinieri in Sicilia, che divenne nellottobre dello stesso anno Carabinieri Reali di Sicilia e
coesistette nellisola con i Carabinieri piemontesi, arrivati dopo il plebiscito di annessione della Sicilia
al Regno di Sardegna. Il 29 di dicembre 1860 i due Corpi vennero unificati e fu costituito un
Comando Generale dei Carabinieri Reali in Sicilia: Palermo divenne sede del comando della 12a
legione (6 marzo 1861), ed ebbe alle sue dipendenze le tre Divisioni di Palermo Caltanissetta e
Messina, uniche in tutta la Sicilia; a queste poi si aggiunsero quelle di Catania nel 1864 e di Trapani,
Siracusa e Girgenti (Agrigento) nel 1870.
Nel decreto del prodittatore Mordini, con il quale fu istituito nellottobre del 1860 il Corpo dei
Carabinieri in Sicilia, viene in primo luogo precisato il carattere politico-militare del corpo, che,
prerogativa dei Carabinieri fin dai primi anni della sua istituzione, si mantenuto fino ai nostri giorni;
ad esso veniva data la qualifica di primo corpo militare dello Stato. interessante notare che lart. 4
affidava il Comando supremo del Corpo al Prodittatore, mentre le retribuzioni, cos come gli onori e
le distinzioni, competenti a questo capo erano stabiliti in un regolamento organico.
Il 1861 un anno fondamentale nella storia dellArma; lesercito viene organizzato dal Governo nel
nuovo Stato con i Decreti del 24 gennaio. Al Corpo dei Carabinieri, al quale viene attribuita la nuova
denominazione di Arma, viene assegnato il primo posto tra tutte le Armi dell Esercito.
La forza dellArma costituita di 503 ufficiali e di 17.958 tra sottufficiali e militari di truppa 12.
Vengono istituite quattordici legioni, tredici delle quali territoriali (Torino, Genova, Cagliari, Milano,
Bologna, Firenze, Napoli, Chieti, Bari, Salerno. Catanzaro. Palermo, Ancona) ed una allievi.
Per quanto riguarda il reclutamento degli Allievi Carabinieri, fu istituita a Torino il 16 febbraio 1861
la Legione allievi, che sostitu il precedente deposito allievi .Larruolamento degli allievi Carabinieri
doveva sottostare a tredici condizioni:
1) avere unet tra i 19 ed i 26 anni;
2) saper leggere e scrivere almeno mediocremente;
3) appartenere ad una onesta famiglia;
4) non essere ammogliato o vedovo con prole;
5) essere di una statura di almeno 170 cm. per lArma a piedi e di 172 cm per quella a cavallo;
6) non essere ascritto per causa di punizione ad un corpo disciplinare;
7) non essere incorso in pena criminale e correzionale per condanna profferta dai Tribunali ordinari o
dai Consigli di guerra;
8) produrre un certificato di buona condotta legalizzato dallIntendente, e qualora avesse gi
servito, il foglio di Congedo ed il certificato di buona condotta, rilasciato dal Consiglio di
Amministrazione a cui ha appartenuto;
9) non essere stato riformato alla visita di leva, n rimandato dal Corpo per inabilit:
10) se lallievo era minorenne, doveva produrre lassenso del padre ed, in difetto, quello della madre
ed in mancanza di entrambi, quello del tutore;
11) presentare il certificato di aver soddisfatto allobbligo di leva se per et il candidato appartenesse
ad una classe che gi forn il contingente;

12
Cos distinti: a piedi: sottufficiali 2894, Carabinieri 9755, allievi 841
a cavallo: sottufficiali, Carabinieri 3323, allievi 171

279
12) esibire la situazione di famiglia;
13) essere fornito di un certificato di idoneit morale rilasciato dal comandante locale dellArma del
circondario in cui risiede. Queste erano le doti necessarie per poter aspirare a divenire carabiniere,
ed esse ne faranno una forza del tutto speciale, organicamente salda, moralmente ineccepibile,
professionalmente aggiornata, fondata sul culto del dovere e sullo spirito di Corpo.
La Legione Allievi ebbe il compito di istruire ed educare i giovani arruolati nellArma, secondo la
tradizione dellantico Corpo, per alimentare gli effettivi delle Legioni Territoriali.

280
V TESI LE OPERAZIONI CONTRO IL BRIGANTAGGIO FRA 1860
ED IL 1870

1. I Carabinieri nella lotta contro il brigantaggio1


Con lUnit dItalia i Carabinieri dovettero sostenere la lotta al brigantaggio nellItalia Meridionale,
attivit che si svolge in un arco di tempo che va dal 1860 al 1900 e oltre.
Tale fenomeno, che in primo tempo (1860-1870) ha carattere politico, va man mano scomparendo per
prendere laspetto di delinquenza comune. I Carabinieri sostennero questa lunga campagna proprio
quando lArma regia estendeva la sua organizzazione territoriale su tutta la penisola e subiva
allinterno una profonda trasformazione.
Si visto come per poter entrare a far parte dei Carabinieri fosse necessario saper leggere e scrivere,
almeno mediocremente. Se si pone lattenzione al fatto che in quel tempo in alcune regioni il 90 per
cento della popolazione era ancora analfabeta, si pu comprendere come nelle campagne e nei centri
pi sperduti della penisola i carabinieri, proprio perch sapevano leggere, divenissero, oltre che i
tutori dellordine, anche gli interpreti della legge.
I Carabinieri affrontarono in questo periodo anche il fenomeno del banditismo, che assunse in alcuni
momenti laspetto di una vera e propria guerra civile; particolarmente pericolosi erano gli ex-militari
borbonici, che si erano dati alla macchia dopo lunificazione della penisola. Tali soldati godevano
della omert della popolazione, ma pur tuttavia, prima della fine del 1800, il banditismo venne
sconfitto e tra le bande che vennero quasi distrutte si possono ricordare quella di Cosimo Mazzeo,
detto Pizzichicchio oper nelle Puglie, quella di Domenico Tiburzi, brigante maremmano, quella
del bandito Giuseppe Mussolino, operava in Calabria, il brigante pi famoso del secolo, per larresto
del quale il Governo italiano spese la cifra record di un milione di lire e da ricordare infine, il famoso
bandito Giuseppe Nicola Summa, soprannominato Ninco Nanco che spadroneggiava nella zona di
Potenza.
Il Brigantaggio in breve tempo si diffuse nellItalia meridionale, anche per li aiuti in denaro ed in armi
che gli venivano dallo Stato pontificio, nel quale si erano rifugiati i Borboni detronizzati. Alfredo
Oriani ci ha dato una acuta analisi del sorgere di questo fenomeno sociale. Le prime bande erano
manipoli degli eserciti borbonici congedati da Garibaldi, che dalla condizione di gendarme, unico
ufficio dei soldati sotto il governo di Ferdinando II e di Francesco II, passavano a quella di bandito.
Il momento non poteva essere per loro pi propizio; i municipi abbandonati a s medesimi, disciolta la
polizia, la guerra ancora accesa, il saccheggio facile, preti, signori e re complici del disordine per
speranza di recupero.
Allinfuori delle pi grosse citt, ove la cultura delle idee aveva sviluppato litalianit del sentimento,
tutto il resto del paese si sentiva conquistato come da signoria straniera.
Infatti laccentramento del nuovo governo in queste province abituate alla rilassatezza dellantico
regime, si annunciava al sentimento insubordinato delle masse come una servit: il servire
nellesercito piemontese fuori dai confini del reame differiva troppo dal servire nella milizia
borbonica, che non aveva in questo secolo mai dato vere battaglie; laumento delle imposte,
inintelligibile allo spirito oscuro della moltitudine, diventava spogliazione; la guerra dellItalia al papa
si mutava nella superstizione popolare in guerra di religione; lunit italiana minacciava
dannullamento lindividualit napoletana rimasta distinta da ogni altra in tutti i lunghi periodi della
storia italica. Il popolo napoletano non era pi affine ai piemontesi di Vittorio Emanuele che ai
francesi di Murat; ma quelli, invece che mercenari ai servigi di una dinastia desiderosa di fondarsi nel
paese, erano tutta lItalia del Nord, che invadeva il Mezzogiorno preparandosi a mutarlo, battendogli
gi sullintelletto e sul cuore col martello della modernit.
La reazione scoppi feroce, spontanea, simultanea.

1
Testo tratto da Alvaro Calanca Storia dellArma dei Carabinieri Vol. II pag. 106-111.

281
Lunit c, ma il popolo non vede n benefici, n cambiamenti nellordine sociale, vede solo nuove
leggi fatte osservare da funzionari settentrionali agiati ed onesti. Il carabiniere ed il magistrato
sono per lui i simboli dellunit dItalia, alla quale continua a pagare il tributo di sette anni di servizio
militare di leva, in applicazione della legge piemontese.
Il fenomeno del brigantaggio imponente e pu disporre di capi abili, capaci di esercitare autorit e
prestigio, come il famoso Carmine Donatelli, di Rionero, detto Crocco e quel Jos Boriez di origine
catalana, venuto volontariamente dalla Spagna con la convinzione di combattere una causa sacrosanta.
Il brigantaggio si diffonde nella Campania e nella zona appenninica, che oggi fa parte delle province
di Campobasso, Caserta e Benevento.
Il Parlamento nomina una commissione di studio sulla questione meridionale presieduta da
Giuseppe Massari, e composta dagli ex garibaldini Bixio, Sirtori, Saffi e di altri parlamentari
meridionali. La relazione, presentata il 4 maggio 1863, pone come causa di tutte le diserzioni e le
fughe, delle rivolte dei singoli e dei gruppi, la miseria. Il contadino si legge nella relazione sa che
le sue fatiche non gli fruttano benessere e prosperit, sa che il prodotto della terra annaffiata dai suoi
sudori non sar suo e si crede e si sente condannato a perpetua miseria, e listinto della vendetta sorge
spontaneo nellanimo suo. Loccasione si presenta; egli non se la lascia sfuggire; si fa brigante. Il
brigantaggio diventa in tal guisa la protesta selvaggia e brutale della miseria contro antiche e secolari
ingiustizie. Lintervento del governo pronto ed alla fine del 1865 il fenomeno stroncato nel suo
aspetto pi appariscente di rivolta armata.
Fra i militari dellArma che si distinsero nella lotta al Brigantaggio emergono alcune figure che sono
passate alla leggenda, come Chiaffredo Bergia, che da semplice carabiniere, termin la sua carriera
con il grado di capitano insignito dellOrdine militare di Savoia, di una medaglia doro, tre medaglie
di argento e due di bronzo al valor militare e diciannove encomi solenni. Nato a Paesana, in provincia
di Cuneo nel 1840, aveva come campo di operazione lAbruzzo e il Molise ed usava una tecnica
personale contro i briganti: si travestiva da monaca, da cacciatore, o da vecchio vagabondo e, dopo
aver studiato le abitudini dei briganti, al momento opportuno li sorprendeva e li colpiva.
Nella lotta al brigantaggio i carabinieri furono sempre presenti per lo pi in appoggio ai reparti
regolari dellesercito, dislocati nel Meridione.
Un episodio nel quale i carabinieri ebbero modo di distinguersi fu quello che nel 1861 vide la citt di
San Marco in Lamis, un centro del Gargano, occupata dai briganti, che per circa tre giorni imposero
agli abitanti la loro legge.
In un documento che descrive un avvenimento relativo a quelle giornate, troviamo scritto: I
galantuomini per non deposero mai le armi, e notte e giorno; che anzi, dopo la nuova di Viesti, tutti
si unirono per la notte nelle case lungo la Piazza. In tale stato, adunque, era S. Marco, quando
finalmente, la sera del 2 agosto, ad ore 23, stando tutti in attenzione di rinforzo per lo timore dei
briganti, alla volta della Cappella di S. Matteo si veggono molti armati. Sulle prime si credevano
briganti, ma poi, riconoscendo taluni con laiuto dei telescopi, si distinsero bene i bersaglieri ed una
compagnia di guardie mobili a cavallo. Nel mattino seguente arriva ancora una compagnia del 62, la
quale prende la guardia e toglie via ogni timore nella popolazione. Questa stessa notte, porzione della
truppa parte per la contrada Tre Querce in dove, unita allaltra che muoveva da Sannicandro e da
Cagnano, assalgono una casetta, riferita per luogo di convegno di briganti, e, facendo fuoco,
ammazzano il padre e il fratello del brigante Michele Battista (alias Incotticello), con un altro che ivi
faticava alla giornata, e bruciano tutta laia col grano che vi era. La spia non fu falsa, perch i briganti
poco prima ne erano usciti, fatti accorti dello avvicinarsi della forza dallabbaiare dei cani.
La forza che sempre era in movimento, specialmente per le falde dei monti verso la Puglia, nel giorno
otto sostenne un altro attacco nel Calderoso, ed uccise tre briganti; mettendo in fuga il resto per la
salita della Torre, ove il Del Sambro fu quasi per essere trapassato dalla lancia di un soldato che solo
fino a quel luogo e lontano dai suoi lo inseguiva alla coda del cavallo. I strapazzi continui per
sostenuti dai soldati nella corrente canicola apportarongli non lievi nocumenti nella salute, per cui tra i
molti infermi che vi erano, uno ne mor emottiaco nel giorno dieci, e fu precisamente il sergente che
veniva fatto prigioniero dai briganti nel palazzo di Tardio.

282
Linfelice mor senza il conforto della religione di Cristo, perch non pot ricevere i sacramenti, ma fu
gratuitamente accompagnato il cadavere da tutto il clero.
Lo spirito del popolo intanto sempre protervo, sempre indocile, sempre restio alla minima osservanza
delle leggi, ad onta del rigore in cui si viveva, non era mica ancora tranquillo. Arrivavano nel mattino
del giorno l vari carabinieri da San Severo, e tosto una voce allarmante nel popolaccio annuncia che
qui erano venuti per arrestare tutti i giovani plebei per farli soldati. Niente di tutto questo. E pure se lo
fosse stato, modo strano, avrebbe dato a conoscere, come di gi lo dicevano, che essi eligevano
piuttosto farsi briganti che soldati. Furono per questo obbligati i parrochi a girare per le rispettive
parrocchie e persuadere gli sconsigliati padri a far ritornare i loro figli, perch in contrario sarebbero
stati trattati come veri briganti, incontrandoli la truppa. Riusc questaltra volta il persuaderli e nel
giorno dopo tutti si ritirarono. In questo medesimo giorno 4 guardie di Sannicandro accompagnarono
qui in arresto varie persone parenti di briganti; ritornandosene in Sannicandro, in quelle vicinanze, con
una sola scarica furono uccisi dai briganti che, postati, li attendevano.
Intendete bene da questo fatto come e quanto timore dovevano avere i braccianti tutti che menar
dovevano quasi tutti i giorni in campagna, della banda malevola, se questa sapeva fare immediata
vendetta ancora di chi chiamato veniva dalla giustizia a prestare il suo servizio.
Ma per Iddio di tratto in tratto ne sapeva fare anche delle sue, come nel giorno 15, quando infuse
tanto coraggio a tre individui di San Giovanni Rotondo, i quali seppero eludere la vigilanza dei
briganti, entrare inosservati nella masseria dei signori De Plato ed ucciderne due, che in compagnia di
sette venivano per riceversi un ricatto.
Il 7 Novembre 1862 si verific uno scontro a fuoco nei dintorni del bosco di Ripalta fra i soldati, con
il rinforzo di quindici guardie nazionali, e circa 300 briganti. Nello scontro mor anche un carabiniere,
che faceva parte del distaccamento; lepisodio cos viene descritto dal capitano della Guardia
Nazionale Alfonso de Palma in una lettera inviata al sindaco di Poggio Imperiale.

2. Il brigantaggio nelle province meridionali


Il brigantaggio nelle province meridionali fra il 1860 ed il 70 un fenomeno storico ampiamente
studiato nei suoi due aspetti, quello politico e quello della criminalit comune, ed interessa
ovviamente anche la storia dellArma, che fu chiamata a combatterlo, con ingenti forze e per molti
anni, in Campania, Abruzzo, Puglia, Lucania e Calabria 2.
In tali operazioni i Carabinieri agirono sia con servizi appositamente compiuti dalle singole stazioni e
dai comandi di ufficiale, nelle cui giurisdizioni i fatti delittuosi vennero perpetrati, sia insieme a
reparti di altre Armi e con squadriglie e servizi appositamente creati.
Il Governo, infatti, di fronte alla gravit della situazione, decise ladozione di severi provvedimenti
repressivi, attraverso un piano operativo, che prevedeva limpiego di ingenti forze dellEsercito e della
forza pubblica e la concessione di pieni poteri ai comandanti. Nel contempo dava vita ad un piano per
il risanamento sociale dellambiente attraverso un miglioramento delle condizioni economiche delle
popolazioni.
Infiniti sono gli episodi e le figure che rientrano nellaspetto politico di quel brigantaggio, che
raggiunse proporzioni imponenti, fino a mettere in crisi il nuovo Stato unitario.
Un piccolo esercito di ex borbonici e di briganti comuni, formato dallex colonnello pontificio de
Lagrange, dallex ufficiale Luvar e dal pregiudicato Giorgi. occup Cittaducale ed Antrodoco,
spingendosi fino alle porte de LAquila, dopo aver tentato di unirsi alle bande guidate dallex generale
Scotti, napoletano, mosso dal Molise e liberare lAbruzzo.

2
Per il suo valoroso comportamento nella lotta contro il banditismo gi nel 1856 il maresciallo Efisio Scaniglia aveva meritato lOrdine Militare
dItalia.

283
Copertina del settimanale LEmporio Pittoresco del 18 settembre 1864, che riproduce militari dellArma in
servizio nellaula della Corte dAssise di Bologna, durante il dibattimento di un famoso processo

Il tedesco Carlo Mayer oper nella zona di Formia, lasciandovi la vita.


Lo spagnolo Jos Borjes sbarc in Calabria con un manipolo di conterranei, per tentare di restaurare i
Borboni sul trono, ma, rimasto inascoltato dalle popolazioni, si un al brigante Crocco, da cui venne
rapinato e disarmato.
Tuttavia non si diede per vinto e con altri banditi della Basilicata continu a scorazzare per la
Campania e lAbruzzo, fino a quando fu catturato e fucilato da una compagnia di Bersaglieri.
Lo spagnolo Rafael Tristany ag, per fini legittimisti, nel Molise e in Calabria, unendosi al brigante
Chiavone, che fece fucilare quando si accorse che il bandito meditava di sopprimerlo per
impossessarsi delle sue armi e del suo denaro.
Ma molto pi numerosi sono i fatti e le tipiche figure che rientrano nel secondo aspetto - quello della
delinquenza comune - del grave fenomeno del brigantaggio meridionale nel decennio 1860-70 ed
alcuni famigerati nomi di briganti, autori di crimini pi efferati, sopravvissero per lunghi anni: Caruso,
La Gala, Chiavone, Crocco, Ninco- Nanco (alias Nicola Summa), Cannone, Fuoco, Pizzichicchio,
Sardullo, Argentieri, Coppa, De Lellis, Martone, Masini, Noce, Scarpino, Ciccone, Calamattei e

284
Garofalo. Chiavone, ex guardaboschi e soldato borbonico, autonominatosi generale napoletano, mise
insieme una banda armata, vestita di uniformi francesi, e scorazz per la Campania, commettendo
gravi delitti, fino a quando venne fatto uccidere, nel 1863, dal Tristany. I fratelli La Gala, di Nola,
evasi dal carcere, commisero con la loro banda crudelt inaudite e continue rapine tra Avellino e
Salerno. Sostennero anche vari scontri con le truppe che agivano nel territorio e, dopo una serie di
drammatiche vicende, finirono dinanzi alla Corte dAssise di S. Maria Capua Vetere.
Carmine Donatello, detto Crocco, ex militare ed ex recluso, costitu una banda di disertori, renitenti e
pregiudicati (un migliaio di uomini con 300 cavalli) e, sovvenzionato dai Borboni, cre una situazione
di estremo pericolo tra lOfanto, Avellino e Matera. Si unirono a lui, in posizione subordinata, altri
feroci capibanda, quali Caruso, Ninco-Nanco, Franco, Florio, Mancino; e non mancarono sanguinosi
scontri con squadriglie dellArma e con altre forze.
Nel 1863 Crocco si firmava Comandante lArmata Francescana; nel 1864 dovettero intervenire le
brigate di fanteria Pisa e Cremona a liberare la zona, ma Crocco riusc sempre a sottrarsi alla
cattura. E quando fu ridotto a mal partito, sconfin nello Stato Pontificio, ove venne processato. Dopo
il 1870, sub altro processo ad opera della giustizia italiana; la condanna a morte fu poi commutata
nellergastolo.

Le banditesse Filomena Pennacchio, Giuseppina Vitale e Maria Giovanna Tito esponenti del banditismo
femminile meridionale, tipico della seconda met dellOttocento

Ninco-Nanco, crudele e spietato, ebbe per teatro dei suoi misfatti (fra cui luccisione di diversi
carabinieri) la zona di Monticchio, Melfi Lagopesole. Braccato da truppe e squadriglie dellArma,
venne ucciso da una guardia nazionale durante un conflitto a fuoco.
Una terribile banda fu quella dei briganti Fuoco, Cannone e Ciccone, che disponevano di molte armi e
di cani ammaestrati. Nel 1864, in un accanito scontro nella zona di Cassino fra la banda ed un reparto
misto di fanti e carabinieri, vi furono diversi militari morti, e fra essi lo stesso comandante, il tenente
Pirzio Biroli.

285
Mesi dopo Cannone attacc una pattuglia di carabinieri, uccidendo il sottufficiale e facendo scempio
del cadavere.
Triste notoriet ebbero la banda Pizzichicchio, Trinchera, Maniglia, nel Barese, nel Tarantino e nel
Salento; e la banda Ciarullo nel Principato Citeriore (Salernitano).
Erano continui assalti alle fattorie, uccisioni, vendette, estorsioni, rapine e furti. Le popolazioni
vivevano in uno stato miserando e di permanente allarme. La distruzione di tali bande fu merito di due
ufficiali dellArma: il Capitano Francesco Allisio, che, a capo di una colonna mobile mista, attacc la
banda Pizzichicchio a Martina Franca, sterminandola con una carica finale; ed il Capitano Salvatore
Frau, che attacc la banda Ciarullo presso Campagnano e con un assalto alla baionetta riusc a snidarla
da alcune impervie grotte e distruggerla. Ai due ufficiali fu concessa la croce dellOrdine Militare di
Savoia.
Tra il 1863 ed il 1864 il brigantaggio nelle province meridionali cominci a perdere ogni carattere
politico, assumendo sempre pi forme esclusive di delinquenza comune. In tale periodo acquistarono
triste notoriet, per il numero e la gravit dei delitti, anche alcune donne, mogli o amiche di banditi,
quali Filomena Soprano, la Pennacchio, la Oliviero, la Vitale, la Tito, Rosa Pezzigni, Anna
Caltabellotta, la Casale, Maria Capitanio, Rosa Reginella ed altre.
Contemporaneamente alle bande organizzate, numerose altre formazioni e migliaia di criminali
(calcolati in circa 20.000) operarono in quegli anni nelle province dellex regno delle Due Sicilie.
Nella campagna contro il brigantaggio, durata ben dieci anni, lArma sub la perdita di un centinaio di
uomini, tra morti e feriti.
Furono concesse 371 medaglie dargento al valor militare, 478 di bronzo al V.M. ed un migliaio di
encomi solenni. Oltre ai capitani Allisio e Frau, fu concesso lOrdine Militare di Savoia anche al:
Luogotenente Stefano De Giovannini, per aver dato battaglia, il 13 gennaio 1867, per pi di unora,
con sei soli dipendenti, a circa 50 banditi, riuscendo a sgominarli ed a liberare 13 guardie nazionali
prese in ostaggio;
Luogotenente Giacomo Acqua, per aver soccorso, il 16 dicembre 1861,un Ufficiale e 22 lancieri
accerchiati in un cascinale, dato alle fiamme da circa 200 banditi, liberandoli da sicura morte.

3. Chiaffredo Bergia
Ma la figura di maggior rilievo fu senzaltro quella di Chiaffredo Bergia. Nato a Paesana (Saluzzo) nel
1840, inizi la carriera quale semplice Carabiniere. Promosso sottufficiale, acquist larga notoriet per
il coraggio e le imprese contro il banditismo nel Mezzogiorno, specialmente in Abruzzo e Capitanata.

Una fotografia del 1872 di Chiaffredo Bergia con la famiglia

286
Per i suoi meriti di servizio, il Bergia sal rapidamente nei vari gradi di sottufficiale e nel 1880 fu
nominato ufficiale.
Tra i servizi pi famosi il conflitto con la banda Tamburini (1863), larresto del bandito Giorgiantonio
e luccisione del bandito Palombieri (1868), la cattura di tre evasi dal castello di Bari (1869), il
conflitto e lo sterminio della banda Pomponio-DAlena (1870), leliminazione della banda Croce di
Tola, con la successiva uccisione del bandito Del Guzzo (1872), la cattura dei banditi Lonnini e Rosa
(1872) e quella degli evasi Delledonne, Colaneri, Berardi e De Angelis (1872).

La cerimonia svoltasi il 21 febbraio 1897, a Firenze, nel corso della quale vennero decorati i militari distintisi nei
conflitti a fuoco che portarono alleliminazione del brigante Tiburzi e della sua banda

Alla fine della carriera egli era insignito della croce di cavaliere dellOrdine Militare dItalia, di una
medaglia doro al valor militare e di 3 dargento e 2 di bronzo pure al valor militare. Nel suo stato di
servizio figurano una promozione per meriti speciali, 15 menzioni onorevoli e decine di encomi.
Chiaffredo Bergia, alla cui memoria intitolata la caserma sede della legione di Bari, mor in quella
citt nel 1892, avendo raggiunto il grado di Capitano.
A partire dal 1860 lArma fu anche impegnata in numerosi cicli operativi contro il banditismo che
infieriva nella Maremma toscana.
Una decina furono i banditi di pi larga notoriet e due le bande pi attive:
di Enrico Stoppa, omicida e rapinatore, braccato dai Carabinieri, che affront in un conflitto a fuoco
il 9 dicembre 1860, uccidendo un Brigadiere e un Carabiniere e ferendo un altro militare. Ferito a
sua volta, riusc a dileguarsi, espatriando e tornando due anni dopo per compiere una serie di
vendette. Pi tardi si arruol nelle milizie dello Stato Pontificio, morendovi;
di Domenico Tiburzi, che stabil in tutta la Maremma una specie di signoria, a base di omicidi ed
estorsioni, alternati a gesti di liberalit e grossolana giustizia, coadiuvato dai suoi luogotenenti
Biagini e Fioravanti. Catturato il Biagini, venne la svolta del Tiburzi, che si vantava autore di 17
omicidi. Sorpreso dai carabinieri in una campagna in localit Le Forane (Orbetello), cadde nel
conflitto a fuoco che ne segu, il 23 ottobre 1896. Il Fioravanti, riuscito a fuggire, fu ucciso per
vendetta lanno seguente da altro bandito.

287
In Sicilia, dopo la repressione dei gravi moti di Palermo del 1866 e le severe misure adottate, non si
ebbero che fenomeni di delinquenza comune, con punte pi o meno alte dopo il 1870.
Ebbe per alcuni anni triste notoriet la banda Maurina, che imperava tra Catania e Messina, con delitti
ed imposizioni.
Era capeggiata da tale Rinaldi ed impegn lArma in una lunga attivit di polizia, fino a che venne
distrutta durante uno scontro a fuoco con una squadriglia comandata dal Brigadiere Venturi.

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VI TESI LARMA NEGLI ULTIMI DECENNI DEL XIX SECOLO

1. Concessione allArma della Bandiera


Nel 1880 lorganico degli ufficiali fu portato da 466 a 519; la forza complessiva rimase pressoch
invariata in 19.708 uomini, ma integrata da 600 Carabinieri aggiunti. Sette anni dopo la forza
raggiungeva le 24.000 unit, di cui 590 ufficiali.
Il reclutamento avveniva fra iscritti di leva, volontari e soldati di altri Corpi. La ferma era di nove
anni, dei quali quattro in congedo illimitato. Furono altres istituite le tre successive rafferme a
premio.
Nessuna variante nel numero delle legioni. Vi fu per un supplemento allorganico di 2 ufficiali e 250
militari, da adibirsi agli arsenali marittimi, a disposizione del Ministero della Marina.
Una legge del 1882, riguardante tutto lEsercito, abol il Comitato dellArma, istituendo al suo posto
un Comando dellArma dei Carabinieri, al quale era destinato un Tenente generale, con un
Comandante in 2 (maggiore generale). La denominazione dur breve tempo essendo stata poi mutata
definitivamente, nel 1883, in dellArma dei Carabinieri Reali, con un Comandante generale ed un
Comandante in 2. Nel 1887 fu soppressa la carica di Comandante in 2 e istituiti due generali
addetti.
Il 1 maggio 1892 vennero approvati un Regolamento Organico ed un Regolamento distruzione e di
servizio per lArma. Entrambi sostituirono loriginario regolamento del 1822, che, saltuariamente
aggiornato, era rimasto in vigore per ben settant anni.
La nuova regolamentazione fece proprie le norme morali, i concetti fondamentali, i principi e le regole
istituzionali dellantica edizione, ma dovette armonizzarsi con le leggi e le procedure del tempo.
Nel 1894 venne concessa la BANDIERA alla legione allievi Carabinieri, dello stesso modello stabilito
per le truppe di fanteria. La cerimonia della consegna ebbe luogo in forma solenne, sul piazzale della
caserma Macao, il mattino del 14 marzo, ed a riceverla fu il colonnello Romano Scotti, Comandante
della legione allievi.
Moralmente, sin da quel momento, fu quella la Bandiera dei Carabinieri.
Lappartenenza allintera Arma verr, invece, sancita in tempi relativamente recenti (R.D. luglio
1932).

Il 14 marzo 1894, alla presenza del Re Umberto I venne consegnata solennemente alla Legione Allievi Carabinieri
di Roma la Bandiera di guerra, considerata sin dallora e divenuta poi il sacro Vessillo dellArma tutta.

289
2. Occupazione dellEritrea
Il 5 febbraio 1885, con gli 800 bersaglieri del Saletta, sbarcati subito dopo i 100 marinai della R.N.
Castelfidardo, tocc per la prima il suolo dellAfrica un reparto di Carabinieri. Fra un drappello di
10 uomini, che costitu il primo nucleo dellArma in Eritrea.
Al comando del Tenente Antonio Amari di S. Adriano, il nucleo, denominato Sezione Carabinieri
Reali dAfrica, rest tale sino al l luglio 1887, quando i suoi uomini passarono a far parte della
costituenda Compagnia Carabinieri Reali dAfrica, al comando del Capitano Antonio Boj, ai cui
ordini erano tre ufficiali subalterni e 93 sottufficiali, appuntati e CC (capoluogo: Massaua).
Valorosi precursori di quella prima conquista coloniale italiana possono, per, considerarsi i quattro
Carabinieri che nel 1882, tre anni prima della spedizione del Saletta, su richiesta del Ministero degli
Esteri, erano stati inviati ad Assab ad impiantare una stazione, per la tutela di un nostro ufficio
commerciale.
Di propria iniziativa, quei militari, nelle solennit, mettevano il pennacchio sul casco coloniale e le
granate ed alamari sulle giubbe di tela (tale lorigine delle uniformi coloniali dellArma).
Gli stessi Zapti ebbero origine dai basci-bozuk (denominazione turca di indigeni arruolati per
combattere), dei quali per primo si serv ad Assab il maresciallo Enrico Cavedagni, Comandante della
stazione, per servizi particolari. E fu ancora il Cavedagni che provvide a varie incombenze
preparatorie dello sbarco di Massaua, avvenuto, come si detto, nel febbraio 1885.
Il 26 gennaio 1887 ebbe luogo la sfortunata battaglia di Dogali e linsuccesso militare cre una
situazione difficile, che per i Carabinieri dellEritrea rappresent un periodo di dure prove. Ma nel
1888, giunto il generale di San Marzano e riprese con pieno successo le operazioni militari, si allarg
ben presto tutta la vasta zona di occupazione, onde fu necessario aumentare lefficienza organica della
compagnia Carabinieri, arruolando militari ausiliari indigeni, che presero appunto il nome di Zapti
(due plotoni di 25 uomini ciascuno). Sin dai primi istanti si rivelarono ottimi elementi, fedeli e di
sicuro impiego in ogni circostanza.
Il 1 gennaio 1890 il territorio occupato prese ufficialmente il nome di Colonia Eritrea e la
compagnia Carabinieri fu portata a 125 uomini; oltre i 52 zapti, di l a poco posti agli ordini di un jus
basci (equivalente ad ufficiale subalterno).
La compagnia fu chiamata ad assumere lintero servizio di pubblica sicurezza della colonia, in seguito
alla soppressione della delegazione di P.S. ed allo scioglimento del relativo Corpo di guardie indigene.
Inoltre lArma disimpegn il servizio e resse lamministrazione del reclusorio di Assab.
Nel marzo 1895 il comando della compagnia si trasfer da Massaua ad Asmara. Alcuni anni dopo la
forza del reparto fu aumentata ad un Capitano Comandante, 2 tenenti, 13 sottufficiali, 30 Carabinieri,
oltre agli indigeni (1 ufficiale, 5 sottufficiali, 7 graduati e 100 zapti).
Il servizio dei Carabinieri in Eritrea fu quanto mai oneroso, rischioso e vario: polizia giudiziaria,
ordine pubblico, sicurezza delle persone e degli istituti, servizio delle informazioni e compiti civili e
amministrativi, polizia militare e partecipazione diretta alle operazioni delle truppe.
Fra i fatti darme cui parteciparono i Carabinieri, i pi importanti furono:
quelli di Coatit e Senaf (13-16 gennaio 1895);

290
Nella strenua difesa del forte di Makall del 1896 si distinse il Carabiniere Eugenio Bianchi, che sotto il
grandinare del piombo nemico, port a spalle un cannone sopra unaltura e lo mise, con laiuto di qualche
compagno, in batteria (disegno di Vittorio Pisani)

la difesa del forte Makall (7-20 gennaio 1896), nel corso della quale si distinsero il brigadiere
Francesco Arca, gi decorato di due medaglie dargento al v.m., il carabiniere Giuseppe
Evangelisti ed il pari grado Eugenio Bianchi (questultimo sotto il fuoco nemico usc per
recuperare un cannoncino da montagna, che riport nel forte, da solo, sulle spalle);
la battaglia di Cassala (febbraio 1896), ove i Carabinieri, al comando del Tenente Candido
Celoria, si segnalarono per la valorosa condotta contro i Dervisci;
la difesa dellassediato forte di Adigrat (marzo-maggio 1896), cui presero parte gli 11 militari
della locale stazione;
la battaglia di ADUA (1 marzo 1896), durante la quale caddero sul campo il Tenente Alessandri
ed il vicebrigadiere Vigan.
Per la giornata di Adua il Capitano Amenduni, Comandante della compagnia, fu decorato della
medaglia dargento al V.M.
Altra serie di scontri sostenne lArma in Eritrea, sin dai primi giorni delloccupazione, con ribelli,
predoni, razziatori e pirati.
Il 13 luglio 1918 la compagnia cess di esistere quale reparto dipendente dal comando del R. Corpo
truppe coloniali dEritrea, in seguito alla riforma integrale delle forze di polizia, attuata dal governo
della colonia. Fu infatti istituito un Corpo di polizia, alle dirette dipendenze del governatore, con
personale misto, di cui facevano parte anche i Carabinieri, diminuiti per di numero, Il primo
Comandante del Corpo di polizia fu il Capitano dei Carabinieri Ferdinando Rizzi, che conserv la
carica per diversi anni.
Allatto della soppressione della compagnia Carabinieri, i Caduti i (nazionali e indigeni) erano 27 e
ben 44 i decorati al valore.

291
3. Carabinieri nellisola di Creta
Verso la fine del 1897, nellisola di Creta, uninsurrezione delle genti di fede cristiana per sottrarsi al
potere del governo ottomano rivel una critica situazione interna, che allarm le maggiori potenze
europee, interessate alla conservazione dellordine nel Mediterraneo Orientale. Italia, Francia,
Inghilterra e Russia decisero, quindi, dinviare nelle acque cretesi proprie squadre navali, dando
mandato ai rispettivi ammiragli di eliminare nellIsola i dissidi e riordinare la vita su basi stabili.
La Gendarmeria ottomana fu giudicata elemento di attrito e non adatta al compito e si pens di
sostituirla.
Fu progettata, allora, la costituzione di un reggimento di gendarmeria, con contingenti
militari forniti dalle quattro Potenze. Per lItalia sbarcarono alcuni reparti di
fanteria, nonch un Capitano e due subalterni dellArma, che avrebbero dovuto assumere la direzione
tecnica dellistituendo corpo.
Di l a poco giunse, per, anche un drappello di Carabinieri italiani (36 uomini di cui 6 sottufficiali
seguiti, alla fine del 1897, da altri 20 uomini, di cui 10 a cavallo).
Linsurrezione nellIsola, anche se latente, permaneva ed i disordini si susseguivano, con fatti
sporadici di estrema gravit.
Venne, pertanto, accantonato il progetto di una gendarmeria internazionale e si adottarono altre misure
di pi immediata e pratica attuazione. Suddiviso il territorio in 4 settori, uno per ciascuna delle quattro
Potenze, fu assegnato al presidio dei Carabinieri italiani il settore comprendente i dipartimenti di La
Canea, Capocorona, Vamos, Sfakia, Candano e Kisamo.
Al comando dei Carabinieri era il Capitano Federico Craveri. che dimostr di possedere capacit e
abilit tali da guadagnare la fiducia delle popolazioni locali, onde nel 1898 il Consiglio dei consoli e
degli ammiragli si trov daccordo nel riprendere il progetto del reggimento di gendarmeria,
affidando al Craveri il compito di organizzarlo. Non appena pronto, le Potenze avrebbero ritirato
dallIsola le proprie forze in servizio di pubblica sicurezza.
Contemporaneamente lAssemblea cretese istitu ex novo una Gendarmeria cretese , di cui
sintendeva affidare lorganizzazione ed il comando allo stesso Capitano Craveri.
Sopravvenuti altri avvenimenti politici e mutati gli orientamenti della diplomazia europea circa il
futuro di Creta, nel novembre 1898 i quattro ammiragli assunsero il governo provvisorio dellIsola e
decisero la completa evacuazione delle truppe ottomane ed il contemporaneo arruolamento di
indigeni, per costituire con essi, nei quattro settori, una Guardia Civica per la sicurezza pubblica.
Tali provvedimenti ebbero carattere contingente, in quanto restava sempre allo studio il progetto di
istituzione della Gendarmeria cretese, quale regolare e stabile corpo di polizia locale.
Intanto il Capitano Craveri aveva organizzato nel settore italiano la Guardia Civica, impiantando 30
stazioni territoriali, comandate, a seconda dellimportanza, da un sottufficiale dellArma o da un
semplice carabiniere, o anche da un graduato del Corpo, alle dipendenze del sottufficiale dei
Carabinieri Comandante della stazione vicina.
Nellaprile 1899, per concorde determinazione delle quattro Potenze, fu nominato Alto Commissario
dellIsola il principe Giorgio di Grecia, che, ritenendo non pi procrastinabile listituzione della
Gendarmeria al posto della Guardia Civica, ottenne dal governo italiano linvio di un altro contingente
di ufficiali e sottufficiali dellArma, per costituire ed inquadrare il nuovo organismo. Giunsero cos 5
tenenti, equiparati a capitani, 12 marescialli dalloggio, equiparati a sottotenenti, e 51 tra brigadieri e
vicebrigadieri.
La Gendarmeria cretese venne formata sul modello dellArma dei Carabinieri ed inizi ufficialmente
la sua attivit il 25 giugno 1899, mentre tutte le altre gendarmerie estere lasciavano lIsola.
Il nuovo Corpo, comandato dallo stesso Craveri, comprendeva 5 compagnie, articolate in tenenze,
sezioni e stazioni. Il reclutamento avveniva fra elementi locali, prescelti per doti fisiche e morali, e fu
anche impiantata a La Canea una Scuola Allievi Sergenti. Inoltre, il comando del Corpo prepar e
mise in vigore una regolamentazione, ricalcata su quella dellEsercito italiano e dellArma.

292
Allinizio del secolo la Gendarmeria cretese era organizzata su 1 Stato Maggiore, 5 compagnie, 5
tenenze, 11 sezioni e 99 stazioni, con una forza complessiva di 60 militari dellArma e 1095 militari
indigeni.
Ottima prova diede il Corpo in occasione dei moti insurrezionali del marzo 1905, connessi alle lotte
tra fazioni interne dellIsola e protrattisi sino al mese di novembre.
Per il coraggio dimostrato in tale occasione, il Tenente Giovanni Battista
Carossini fu decorato dellOrdine Militare dItalia.
La missione dei Carabinieri a Creta dur fino al 31 dicembre 1906, quando i quadri italiani della
Gendarmeria vennero sostituiti da elementi attinti da quella ellenica.
Agli ufficiali partenti i gendarmi cretesi offrirono in dono la loro prima Bandiera, conservata tuttora
nel Museo Storico dellArma. Le varie Potenze espressero il loro pi vivo elogio per lopera svolta dai
Carabinieri italiani in oltre nove anni di permanenza nellIsola.

4. Nuove epidemie di colera


Il colera, che fra il 1854 ed il 1856 aveva colpito varie regioni italiane ma soprattutto la Sardegna,
riapparve pochi anni dopo (1867-1868) un po ovunque e richiese allArma nuovi sacrifici e nuovi atti
di vero eroismo, tanto che furono concesse 2 medaglie doro individuali pro-salute pubblica.
Sul finire dellestate 1882 le piogge torrenziali fecero straripare fiumi e torrenti nel Veneto. Le
famiglie colpite furono migliaia e lopera di soccorso richiese lintervento delle truppe e delle forze di
polizia, con particolare impegno da parte dei locali comandi dellArma.
In seguito allo straripamento dellAdige - lacqua in alcuni punti raggiunse tre metri di altezza - si
ebbero episodi gravissimi ed i Carabinieri si distinsero per valore e abnegazione; i salvataggi di vite
umane si contarono a decine, ad opera dei militari delle stazioni di Zevio, Thiene, Piove di Sacco,
Scardovara, Adria e degli altri reparti della zona. Da ricordare leroica impresa del carabiniere Poli,
che il 5 ottobre, in territorio di Adria, rischi la vita per salvare quella di una vecchia di 87 anni,
sordomuta, e di una povera inferma di 77 anni, abbandonate entrambe in un casolare, nella immensa
distesa delle acque: vi si rec da solo e riport, una per volta, le due infelici, reggendole sulle spalle.
Lanno successivo un disastroso terremoto distrusse Casamicciola e, in parte, Forio e altri centri
dellisola dIschia e lArma si prodig ancora una volta per soccorrere quelle popolazioni. Ne

293
testimonianza una deliberazione del superstite Consiglio della citt distrutta, con la quale si
elogiavano i Carabinieri per lo slancio, loperosit e labnegazione dimostrati nellopera di soccorso.
Ancora nel 1896 si ebbero inondazioni a Molinella e Zena Vecchia (Ferrara) per la rottura degli argini
del Reno, ingrossato dalle piogge.
Lopera di soccorso da parte dellArma fu ancora una volta esemplare.
Nel 1884 una nuova epidemia di colera colp lintera Nazione e soprattutto la Lombardia, la Liguria,
la Toscana e lUmbria, cui si aggiunsero poi la Campania ed il Piemonte.
Nel 1885 il morbo raggiunse la Sicilia e, tra il 1887 e il 1889, fu ancora attivo nei territori di Ancona,
Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Napoli, Roma, Torino e Verona.
Lintera popolazione, giornalmente decimata, visse in uno stato di depressione e di ansia. Lazione
sanitaria fu svolta attraverso lisolamento delle zone colpite con cordoni sanitari, listituzione di
lazzaretti pubblici, la profilassi pubblica e privata, la sorveglianza sulle comunicazioni, gli scali
ferroviari e marittimi e i luoghi di assembramento, lattuazione rigorosa delle norme di polizia
sanitaria, il controllo dei mercati, pubbliche rivendite, servizi di igiene, etc..
Come sempre, lArma fu prodiga in ogni genere di intervento e non le mancarono pubbliche
attestazioni e ricompense individuali.

5. Gli ultimi anni del secolo


Anche gli ultimi anni del secolo videro i Carabinieri impegnati nella lotta contro il crimine.
Il 1 novembre 1897, a Montorgiali (Grosseto), in localit Madonna delle Querce, un nucleo di
Carabinieri, al comando del Capitano Giacheri e del Tenente Tirindelli, a conclusione di lunghe
indagini riusc ad abbattere, nel corso di una vera battaglia, quasi tutti i componenti della banda
Albertini, Menichetti, Ranucci e Ansuini, resasi tristemente famosa, come quella di Tiburzi, nella
Maremma toscana. Nel conflitto a fuoco cadde il brigadiere Sebastiano Preta.
In Calabria, ove dominava con la sua rete di connivenze lonorata societ - associazione delittuosa
simile alla mafia siciliana e alla camorra napoletana nel 1899 ebbero qualche popolarit le
gesta e la figura di Giuseppe Musolino, che, evaso dal carcere di Gerace, si rese colpevole di altri
delitti durante una movimentata latitanza. La sua cattura avvenne, per caso, ad opera di militari della
legione di Ancona nel 1901.
Anche in Puglia vi furono fenomeni sporadici di delinquenza organizzata, che lArma combatt
efficacemente. Da menzionare la banda dei fratelli Frattaruolo, che negli anni 1895-96, dopo un primo
delitto, sinsedi nel Gargano (Foggia), acquistando presto triste fama per i continui reati commessi in
tutta la regione.
La banda fu sgominata da speciali squadriglie, dopo lunghi servizi e numerosi conflitti a fuoco.
Nellavellinese si distinse particolarmente il Capitano Raimondo Pistis, decorato dellOrdine Militare
dItalia per la distruzione, nel 1873, della banda capitanata da Manzi-Surno.
In Sardegna la situazione present, invece, carattere di gravit e di continuit, che costrinse lArma ad
unattivit incessante. Tra le centinaia di operazioni compiute vanno ricordate luccisione in conflitto
del bandito Paolo Criscialuzzu (1893), la cattura dei famigerati Onaro e Moro, che dal 1878 al 1881
avevano svolto unimpressionante attivit delittuosa, e luccisione del bandito Salvatorangelo Dettori,
avvenuta l8 aprile 1899.
Spiccano, fra i tanti militari dellArma impegnati nellIsola, le figure del Capitano Giuseppe Petella,
del brigadiere Lussorio Cau e del carabiniere Lorenzo Gasco.
Il primo, Comandante della Compagnia di Nuoro, aveva gi dato ripetute prove di valore personale, di
capacit organizzativa e di abilit nella lotta quotidiana contro il brigantaggio di quelle impervie zone.
Suo braccio destro era il brigadiere Lussorio Cau.
Nel maggio 1899 il Capitano Petella organizz e diresse unazione in grande stile per liberare il
territorio dal sanguinario bandito Vincenzo Fancello, detto Berrina, e dai suoi numerosi complici e
favoreggiatori.

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Loperazione si concluse con un centinaio di arresti, operati in una sola notte. Nei mesi successivi altri
75 criminali si arresero alla giustizia ed infine il Berrina, rimasto alla macchia, venne ucciso in
conflitto a fuoco.
Ma loperazione in cui rifulsero maggiormente labilit ed il valore del Capitano Petella e del
brigadiere Cau fu quella che si svolse il 10 luglio 1899 ad Orgosolo (NUORO) che port alluccisione
in conflitto di quattro criminali, i temutissimi banditi Serra-Sanna e loro seguaci, ed al ferimento
dellaltro dei cinque ricercati. Per tale operazione, nota come il conflitto di Morgogliai, al Capitano
Petella poi decorato dellOrdine Militare dItalia durante la 1 guerra mondiale - venne conferita la
medaglia dargento al valor militare, mentre al brigadiere Cau fu concessa la medaglia doro al V.M.
per leccezionale coraggio dimostrato (il sottufficiale, che era gi decorato di una medaglia dargento
per la cattura di altri tre pericolosi pregiudicati, partecip, poi, come ufficiale, alla 1 guerra mondiale,
guadagnandosi unaltra medaglia dargento ed una di bronzo al V.M).

Nel 1886 sorse a Milano la Societ di mutuo soccorso fra congedati e pensionati dei Carabinieri.
Successivamente anche in altre citt si costituirono analoghe Societ, ma indipendenti fra loro, finch, nel
1926, si giunse alla fusione di tutti i sodalizi esistenti nella Federazione Nazionale del Carabiniere, che circa
dieci anni dopo si chiamer Associazione Carabinieri in congedo, e, nel 1957 Associazione Nazionale
Carabinieri

295
Il Carabiniere Lorenzo Gasco si era meritato, nel 1893, una medaglia dargento al valor civile per il
salvataggio di una giovane, caduta in un pozzo. In Sardegna rivel qualit eccezionali nella lotta
contro il brigantaggio. Assegnato alle squadriglie mobili che operavano nel Nuorese, nel 1898, in un
conflitto a fuoco vicino a Dorgali, sostenuto in condizioni del tutto sfavorevoli con efferati banditi,
riusc a sgominarli, partecipando lanno dopo allazione conclusiva contro la banda Berrina.
Il 10 luglio 1899 partecip col Capitano Petella al conflitto che distrusse la banda Serra-Sanna. Altri
meriti vennero riconosciuti al Gasco nei primi anni del nuovo secolo e, quando nel 1907, lasci il
servizio col grado di maresciallo maggiore, era decorato dellOrdine Militare dItalia, di tre medaglie
dargento al valor militare e di una medaglia dargento al valor civile.
Sempre in Sardegna rifulse il coraggio del maggiore Eugenio Baratono, decorato dellOrdine Militare
dItalia per una brillante operazione di servizio compiuta a Sassari il 29 maggio 1894 e conclusasi con
la cattura di due pericolosi latitanti.
Circa il fenomeno della delinquenza il secolo si chiudeva, dunque, con un bilancio positivo e una
situazione progressivamente migliorata.
Col consolidarsi dello Stato unitario e col perfezionarsi degli organi della pubblica amministrazione,
la delinquenza ebbe forme e proporzioni normali, anche se dissimili da regione a regione.
Lordine pubblico, invece, con lo sviluppo assunto dalla lotta politica e col crescere e lacuirsi dei
problemi di ordine sociale ed economico, venne frequentemente turbato, in misura pi o meno grave.
LArma, ormai saldamente organizzata, continu a svolgere al servizio del Paese la sua attivit
caratterizzata dallassoluto senso del dovere, che comportava allo stesso tempo fermezza e
moderazione, da cui lappellativo antonomastico di Benemerita.

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VII TESI ALLINIZIO DEL NUOVO SECOLO

1. Premessa
Il secolo XX si apr nel vasto quadro delle particolari situazioni venutesi a creare dopo luccisione di
re Umberto I il 29 luglio 1900, a Monza, ad opera dellanarchico Bresci.
Nel campo dellordine e della sicurezza pubblica, i fatti pi importanti nei quali lArma fu impiegata
furono i gravi disordini a Parma, nel 1908, in seguito a scioperi per ragioni di lavoro; quelli del 1912 a
Comacchio, motivati dalla disoccupazione; la settimana rossa del 1914 ad Ancona, durante la quale
partiti estremisti tentarono linsurrezione contro i poteri dello Stato; i disordini e le uccisioni dello
stesso anno a Molinella, nel corso dello sciopero indetto dalle leghe dei lavoratori, e gli scontri che ne
seguirono tra scioperanti e braccianti, inviati dal Veneto.
Ed ancora, i moti insurrezionali e antimilitaristi di Cesena, sempre nel 1914, con scioperi di protesta
per i fatti di Ancona, i gravi atti di sabotaggio agli impianti di comunicazione a Rimini, Cesenatico e
altri centri della Romagna, e, infine, le manifestazioni favorevoli allintervento dellItalia in guerra,
con scontri tra interventisti e neutralisti, e disordini in molte citt.
Dopo quanto era stato innovato, nellordinamento dellArma, coi provvedimenti del 1880, 1882 e
1887, coordinati e riassunti nel Regolamento Organico e nel Regolamento distruzione e di servizio
del 1892, non vi furono, sino a tutto il 1906, varianti di rilievo nella struttura organica e nel
funzionamento dellArma stessa.
Nel 1907 venne, invece, istituita in Roma la Scuola allievi ufficiali Carabinieri reali, destinata a
provvedere allabilitazione al grado di sottotenente effettivo dellArma, mediante appositi corsi, dei
marescialli e brigadieri aventi determinati requisiti ed ammessivi per concorso. La Scuola cess poi di
funzionare nel 1925, essendosi preferito formare i sottotenenti dei Carabinieri, tratti sempre dai
sottufficiali, nella Scuola militare di Modena, divenuta successivamente Accademia militare di
fanteria e cavalleria.

2. Il terremoto Calabro-Siculo del 1908


Nel 1908 il terremoto calabro-siculo impegn ingenti forze dellArma per un lungo periodo e lopera
dei Carabinieri, spesso eroica, venne premiata con la concessione di una medaglia doro di
benemerenza alla Bandiera e di numerose ricompense individuali.
Il terremoto ebbe come epicentro Messina e colp anche Reggio Calabria e le fasce costiere
settentrionale ed orientale della Sicilia, per un centinaio di chilometri. La prima manifestazione della
catastrofe si ebbe allalba del 28 dicembre.
Sotto le macerie delle caserme dellArma, 11 militari sui 23 presenti al capoluogo di Messina - allora
divisione della legione di Palermo - lasciarono la vita o rimasero gravemente feriti. I 12 superstiti,
con gli scampati delle altre stazioni, si dettero con slancio sovrumano allopera di soccorso, in attesa
di adeguati rinforzi, che cominciarono a giungere il giorno successivo.
Distrutte le comunicazioni, gli ospedali, le scorte alimentari - morte in gran parte le autorit locali,
nonch i funzionari e gli addetti ai pubblici servizi - la situazione nella citt ridotta ad un ammasso di
rovine, prospiciente Reggio e negli altri centri abitati colpiti dal sinistro, fu disperata ed estremamente
angosciosa.
I primi contingenti dellArma destinati a operazioni di soccorso mossero dalle legioni di Palermo e di
Bari; successivi rinforzi vennero forniti anche da altre legioni.
Non si tratt, per lArma, della sola opera di soccorso o della collaborazione alla ripresa dei servizi pi
essenziali e urgenti, ma essa dovette combattere strenuamente contro una vera ondata di
saccheggiatori, piombati sulle rovine alla ricerca di valori e di beni da depredare. Tra laltro, distrutte
le carceri, gran numero di delinquenti di ogni sorta era tornato allo stato libero.
Per salvare i valori del Banco di Sicilia a Messina, attaccato da criminali specializzati, le Forze
dellOrdine dovettero, ad esempio, sostenere un violento conflitto a fuoco con i malviventi.

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Si rese cos necessario lo stato dassedio, proclamato dallAutorit militare l8 gennaio 1909 per le
citt di Messina e Reggio e relativi circondari, e listituzione di un apposito tribunale militare di
guerra.
In tale eccezionale periodo, durato sino al 14 febbraio (data di cessazione dello stato dassedio),
lArma fu infaticabile ed eroica nello svolgimento dei pi svariati e difficili compiti, onde la sua
Bandiera venne fregiata, come gi
detto, di una medaglia doro di benemerenza, ufficialmente istituita per tale grande disastro nazionale.
Anche due appartenenti allArma, il maggiore Carlo Tua ed il vicebrigadiere Mario Realacci,
ricevettero, individualmente, lalta decorazione, mentre 32 medaglie dargento, 82 di bronzo, sempre
di benemerenza, 33 menzioni onorevoli e 1029 encomi solenni premiarono i particolari meriti di
altrettanti militari tra ufficiali, sottufficiali e Carabinieri.

3. Carabinieri in Somalia e in Libia


Nel 1908 gli ascari, adibiti in Somalia a compiti di polizia al soldo della Societ anonima
commerciale del Benadir e riorganizzati poi come Corpo, passarono a far parte di un pi organico
Corpo di polizia, la cui formazione fu affidata allArma dei Carabinieri, che invi in quelle lontane
terre il capitano Oddone ed alcuni sottufficiali.
Lo speciale reparto prese la denominazione ufficiale di Corpo di polizia della Somalia e venne
posto alle dipendenze dirette del Governatore, ma, per quanto rifletteva la disciplina ed il
funzionamento generale, anche del Comando truppe della colonia.
Entr poco dopo in vigore un regolamento di servizio, ma il Corpo, sia per la duplice dipendenza
per esso statuita sia per i criteri prevalsi nella interpretazione delle norme relative alle sue sfere di
competenza, fin per essere un organismo sotto vari aspetti difettoso e di limitata efficienza.
Rest in tali condizioni sino al 1923, nonostante la capacit ed il valore degli ufficiali che ne fecero
parte. La forza era di 1 Capitano comandante, 4 marescialli dalloggio, 8 brigadieri e 400 uomini di
truppa (questi ultimi tutti indigeni).
Con decreto del 24 dicembre 1923 la denominazione del reparto venne mutata in Corpo Zapti della
Somalia italiana, con appartenenza effettiva allArma dei Carabinieri.
Segu un migliore inquadramento del personale e vari aumenti di organici, tanto che nel 1927 la forza
era di 72 militari dellArma, al comando di un capitano, e 1.500 indigeni.
Nel 1911, con r. decreto del 24 dicembre, veniva determinata per lArma la sostituzione del
Regolamento organico e del Regolamento di istruzione e di servizio con due nuovi regolamenti,
comprendenti tutti gli aggiornamenti operati dopo il 1892 e con ampio adeguamento alle nuove
esigenze.
Essi furono riuniti in ununica pubblicazione, edita nel 1912, il Regolamento organico e
Regolamento generale dellArma dei Carabinieri Reali.
Nello stesso anno la ferma venne ridotta da 5 a 3 anni per larruolamento volontario e vennero
migliorate le condizioni di carriera.
Il 16 ottobre 1911, con le prime truppe del generale Caneva, sbarcate alla Giuliana, toccarono la terra
di Libia anche 4 sezioni mobilitate, che costituirono il primo nucleo dei Carabinieri in quella regione
africana.
Ma lArma fu presente nelle operazioni della grande impresa sin dal 5 ottobre, rappresentata - con
missione quanto mai ardua - dallallora capitano Federico Craveri, fatto richiamare in servizio,
essendo gi in posizione ausiliaria, dallammiraglio Cagni, che aveva il comando in capo della
spedizione navale italiana.
Compito del Craveri era quello di sbarcare coi primi marinai e provvedere al servizio di polizia nella
citt di Tripoli, servendosi dei gendarmi turchi, ancora sul posto, da assoldare immediatamente,
facendoli agire ai propri ordini per lattuazione degli infiniti compiti che si presentavano nella
eccezionale contingenza.
Il Craveri si disimpegn con grande abilit e rese inestimabili servizi in quella fase delicata
delloccupazione, come riconobbe lo stesso ammiraglio Cagni nei suoi rapporti.

298
Le sezioni mobilitate, invece, provvidero al servizio di polizia militare per il Corpo di spedizione.
Il 21 ottobre giunse, poi, a Tripoli una missione di ufficiali dellArma, capeggiata dal colonnello
Enrico Albera, col compito di studiare e organizzare un regolare servizio territoriale dei Carabinieri in
Libia, da estendersi col progredire delloccupazione.
Tale missione divenne presto il Comando Superiore dei Carabinieri Reali, che ebbe il compito di
provvedere alla sicurezza della citt, allorganizzazione di una gendarmeria indigena, nonch alla
direzione del carcere.
Lefficienza dei primi reparti di Carabinieri a Tripoli ebbe il suo collaudo nelle tragiche giornate del
23 e 24 ottobre, in cui esplose una rivolta di arabi in citt e dintorni; un battaglione del 2 Reggimento
bersaglieri, assalito a tradimento nella vicina oasi di Sciara-Sciat, venne pressoch distrutto, mentre
altri arabi armati spargevano il panico nella citt, incitando la popolazione alla rivolta.
Lo stesso giorno 24, quattro ufficiali dellArma, con alcuni Carabinieri e 4 compagnie di fanteria,
stabilirono il contatto, nelloasi, col battaglione bersaglieri attaccato e tornarono con esso in citt,
rastrellando arabi insorti e disarmando la popolazione locale.
Tocc allArma di provvedere anche alla custodia di ben 5.000 indigeni arrestati per la rivolta e per lo
sterminio dei bersaglieri.
Il 1 novembre giunsero dallItalia i primi 100 Carabinieri e, poco tempo dopo, ne arrivarono altri 350,
da adibire tutti al servizio di istituto.
Questa forza permise al Comando Superiore di non valersi ulteriormente di militari delle sezioni
mobilitate, salite nel frattempo a 6, e di costituire, col personale metropolitano test giunto, la
divisione Carabinieri reali di Tripoli, che inizi a funzionare il 10 novembre 1911, con 4 compagnie
territoriali.
Le attribuzioni furono molteplici e di speciale importanza: dalla polizia giudiziaria alle funzioni di
conciliatori in questioni civili; dalla determinazione dei provvedimenti relativi allapertura di esercizi
pubblici alla vigilanza sullilluminazione pubblica e sul servizio di nettezza urbana; dal controllo delle
persone in arrivo e in partenza allordine pubblico.
Il Comando Superiore cess di funzionare l8 febbraio 1912, onde il servizio
dellArma rest esclusivamente affidato alla divisione di Tripoli, la quale provvide ad estendere il suo
raggio dazione, mediante limpianto di nuovi comandi nei territori che venivano man mano occupati.
Per quanto riguarda la Cirenaica, linizio del servizio da parte dei Carabinieri fu contemporaneo a
quello di Tripoli e venne disimpegnato a partire dallo stesso 19 ottobre 1911, da parte di una sezione
Carabinieri mobilitata, entrata con le prime truppe nella citt di Bengasi.
Il 5 novembre sbarcarono altre 2 sezioni Carabinieri, mentre a Derna il servizio ebbe inizio il 24
novembre ed a Tobruk il 4 gennaio 1912.
Lo scompartimento dei comandi territoriali della Cirenaica previde 1 compagnia a Bengasi, con alle
dipendenze 3 tenenze, 7 stazioni, 3 posti di riconoscimento e 1 reparto a cavallo per i servizi
mobilitati; 1 compagnia a Derna, con 1 sezione e 5 stazioni; 1 sezione provvisoria a Tobruk, nonch
tenenze ad Ain Zara e Tagiura.
Circa i fatti darme e le operazioni militari pi importanti, ai quali i Carabinieri parteciparono coi loro
reparti mobilitati nellAfrica settentrionale durante la campagna italo-turca, bisogna ricordare, oltre
alle operazioni iniziali per 1occupazione di Tripoli e di Bengasi, la presa di Homs ed i combattimenti
di SciaraSciat, anche quelli di Bu-Meliana e Sidi-Messri (26 ottobre 1911), di Ain-Zara (4 dicembre),
di Tobruk (22 dicembre), la battaglia di Ain-Zara (2 gennaio 1912), quella delle Due Palme (12
marzo, nella quale cadde combattendo valorosaMente il Brigadiere Bartolomeo San Lorenzo,
medaglia dargento al valor militare alla memoria, sul campo) la conquista di Zuara (5 agosto) e La
battaglia di Zanzur (20 agosto).
Alla Bandiera dellArma, per la parte valorosamente recitata dai Carabinieri nella campagna libica
1911-1912, venne concessa la medaglia dargento al valor militare.
Il 27 marzo 1913 si form la legione Carabinieri della Libia, con la divisione di Tripoli e quella, di
nuova formazione, di Bengasi. Con decreto del 22 gennaio 1914, per, questultima divenne autonoma
e la legione, con la denominazione ufficiale di legione Carabinieri della Tripolitania, ebbe soltanto la

299
divisione di Tripoli, alla quale se ne aggiunse, poi, una seconda costituita a Misurata. Nel marzo 1915
furono soppresse la legione della Tripolitania e la divisione di Misurata, per cui anche per la
Tripolitania si ebbe una divisione autonoma.
Col cessare della campagna vennero sciolte le sezioni mobilitate, il cui personale pass ai comandi
territoriali gi in funzione. Allepoca, le due divisioni di Tripoli e Bengasi avevano alle dipendenze
ognuna circa 70 comandi, dei quali una quindicina retti da ufficiali.
Nel febbraio 1915, in seguito alle notizie che giungevano sulla guerra in Europa e per le operazioni
che si svolgevano nello stesso Mediterraneo, venne a determinarsi fra le popolazioni indigene una
situazione fortemente ostile allItalia, per cui le nostre truppe sgomberarono il Fezzan, il Giofra e la
Sirtica, mentre in tutta la Tripolitania scoppiava violenta la rivolta degli arabi, i quali, istigati dalla
Germania attraverso lalleata Turchia, proclamarono la guerra santa contro gli italiani. Si dovettero
successivamente abbandonare altri immensi territori e non poche furono in quel periodo le stazioni
dellArma - specie le pi isolate - che vennero assalite da masse di ribelli e sopraffatte.
Da ricordare il sacrificio del maresciallo Girolamo Zenone e di 13 Zapti a Bir- Nemua, caduti dopo
una disperata difesa.
Altro doloroso episodio fu quello di Tharuna, ove una nostra colonna in ritirata venne sterminata dai
ribelli; fra i morti vi furono tutti i componenti del locale distaccamento dellArma, il sottotenente
Varoli, il maresciallo Margarone, altri 3 sottufficiali e 18 militari indigeni.
Nello stesso periodo si ebbe leroica resistenza del presidio di Zintan, con la morte di vari sottufficiali
dellArma e zapti che ne facevano parte. E, ancora, il grave episodio di Tect, localit impervia
attraverso la quale, per il tradimento della guida, fu fatta passare una colonna di 800 soldati, al
Comando del Maggiore Ghisini, di cui facevano parte 9 sottufficiali dellArma, un carabiniere e 28
zapti, al comando del tenente Testani.
Lefficienza dei primi reparti dellArma in Libia ebbe il suo collaudo a Sciara-Sciat, nelle tragiche
giornate dellottobre 1911, allorch quel presidio fu improvvisamente attaccato. Caddero,
combattendo, anche quattro Carabinieri, in onore dei quali venne eretto, nel luogo, questo
monumento.
Il proditorio assalto delle masse ribelli ebbe ragione delle forze italiane e tra centinaia di nostri caduti
vi furono 3 sottufficiali ed uno zapti, oltre ad un brigadiere ferito.
Ma altre numerose pagine di autentico valore scrissero i Carabinieri in Tripolitania durante le
estenuanti marce delle nostre colonne in ritirata, nel corso delle quali i militari si prodigarono in tutti i
modi, sino al sacrificio supremo, e gli zapti provarono in modo luminoso la loro fedelt allItalia e
allArma.
Negli ultimi mesi del 1915 non si ebbero avvenimenti importanti; cos nel 1916, anno in cui, per la
difesa delloasi di Tripoli e della fascia costiera rimasta allItalia, venne costituito uno Squadrone
Zapti di manovra.
Anche in Cirenaica fu creato pi tardi un uguale reparto; ma nella Libia orientale la rivolta degli
indigeni non ebbe lo stesso carattere assunto in Tripolitania e si manifest con episodi isolati di
ribellione e spesso di comune attivit di predoni.
Negli anni 1915 e 1916, e maggiormente dopo laccordo del 1917 coi Senussi, la Cirenaica visse in
relativa tranquillit, se si eccettuano, per i reparti dellArma, gli ormai consueti scontri con ribelli e
predoni.
La situazione rimase stazionaria sino al 1922, anno in cui, scoperta la malafede dei Senussi, ebbe
inizio un altro duro periodo per i reparti dellArma dellintera divisione di Bengasi.
Nei primi decenni del 1900 lArma continu a svolgere, in madrepatria, intensa attivit di polizia
giudiziaria, specie nei periodi di recrudescenza della criminalit in Sardegna, Sicilia e Calabria.
Tuttavia non si verificarono situazioni tali da richiedere vere e proprie campagne contro il banditismo,
come alla fine dell800.

300
4. Missioni di Carabinieri allestero
Allinizio del secolo fu pure particolarmente significativa lattivit dellArma in Paesi stranieri,
talvolta molto lontani dalla Patria.
Mentre, come si visto, durava ancora la missione dei Carabinieri a CRETA, nel 1900, durante la
rivolta dei Boxer, si rese necessario inviare a TIENSIN (in Cina) truppe italiane per la protezione delle
concessioni dei connazionali. Fece parte della spedizione un drappello di due sottufficiali e 12 militari
dellArma, che rimase addetto alla Legazione italiana anche dopo la cessazione della speciale
contingenza, distinguendosi in varie circostanze per la sua attivit.
Nel 1904, su richiesta del governo ottomano, alcuni ufficiali dei Carabinieri vennero inviati in
missione nella penisola balcanica, col compito di riorganizzare la Gendarmeria macedone e
controllarne loperato.
Gli ufficiali furono alle dipendenze di un generale della Stato Maggiore italiano e vennero dislocati a
Salonicco, Monastir, Okrida, Kastoria. Qualcuno pass anche a Costantinopoli con incarichi
particolari.
Anche in tale occasione lArma diede ottima prova, tanto che il raggio dazione degli ufficiali si estese
ad altri settori dellimpero, mentre uno speciale compito venne affidato in via permanente al
colonnello Enrico Albera, col titolo di aggiunto militare dItalia a Costantinopoli.
La missione termin nel 1911, per lo scoppio della guerra italo-turca.
Fra il 1909 ed il 1911, a richiesta di quel governo, alcuni ufficiali e sottufficiali dei Carabinieri
vennero inviati anche nel CILE col compito di riorganizzare il Corpo di polizia cileno (Carabineros)
sul modello dellArma.
Contemporaneamente il governo greco, memore di quanto lArma aveva fatto anni prima a Creta,
chiese a quello italiano alcuni ufficiali dei Carabinieri, per affidare loro il riordinamento organico e
disciplinare della gendarmeria ellenica. La missione, al comando di un colonnello, si rec ad Atene
nel 1911, rimanendovi fino allinizio della prima guerra mondiale.
Nel 1913, in ALBANIA, un ufficiale dellArma ebbe il compito di riorganizzare la polizia e la
Gendarmeria, mentre alcuni militari scortarono una commissione italiana tecnico-forestale ed altra
commissione militare sanitaria. Altri due ufficiali svolsero accertamenti a largo raggio relativi allo
sgombero delle truppe serbe dallAlbania.
Nella prima occupazione di Valona, tra il 25 ed il 28 dicembre 1914, sbarc anche una sezione
Carabinieri, cui si aggiunsero altri reparti con il progressivo estendersi delloccupazione.

5. Loccupazione delle isole Egee


Il 4 e 5 maggio 1912 ebbero luogo anche i primi sbarchi di truppe italiane a RODI, nellEgeo. Il corpo
di occupazione, al comando del generale Ameglio, comprendeva Carabinieri mobilitati per la guerra
italo-turca, i quali, pochi di numero da principio, andarono rapidamente aumentando, sino a costituire
nuclei organici per il servizio di polizia in quelle isole.
Lopera dellArma si rese pi necessaria in quanto motivo proclamato delloccupazione era stato il
contrabbando di guerra fra Turchia e Cirenaica, che lalto comando italiano aveva necessit di
reprimere. In realt, fin dagli ultimi anni dell800 lItalia aveva estesa la sua politica estera a nuovi
interessi, specie nel bacino mediterraneo, con assunzione da parte del governo di alcuni impegni,
anche di carattere militare.
Loccupazione delle Isole Egee non fu ovunque pacifica e in qualche punto si dovette combattere
strenuamente, come a Psito, il 16 maggio 1912, dove anche i Carabinieri si fecero onore.
Estendendosi loccupazione italiana nelle altre isole - lintero arcipelago comprende 14 isole, 40
isolotti e gran numero di scogli, con una popolazione che, allora, era di circa 100.000 abitanti - si
estese anche in esse il servizio dei Carabinieri, che, dove fu possibile, impiantarono piccoli comandi.
Lintero contingente dellArma fu dapprima alle dipendenze esclusivamente delle autorit militari, ma
con lo stabilizzarsi delloccupazione e la nomina di un governatore (pi tardi vi fu un Reggente per

301
lisola di Coo e 5 delegati per altre isole maggiori), i Carabinieri dellEgeo ebbero dipendenza diretta
ed esclusiva dallo stesso governatore.
Lo scoppio della guerra mondiale paralizz la vita nelle isole dellEgeo e non vi furono avvenimenti
importanti e mutamenti amministrativi di rilievo fino a guerra finita. Nel settore dell assistenza e
soccorso per pubbliche calamit, occorre ricordare, per quegli anni, quanto lArma fece in occasione
del tragico terremoto che, il mattino del 13 gennaio 1915, distrusse completamente labitato di
Avezzano, nonch altri centri della Marsica. Ben 10.710 persone trovarono la morte sotto le rovine, e
tra esse trenta tra sottufficiali e militari dellArma. Il disastro colp materialmente lintera regione
marsicana e moralmente tutto il Paese.
La zona colpita rientrava nella giurisdizione della legione di Roma - non essendovi ancora, a quel
tempo, le legioni del Lazio e di Chieti - onde dalla Capitale affluirono numerosi reparti dei
Carabinieri, non solo per concorrere allopera di salvataggio delle persone rimaste sepolte dalle
macerie, ma per provvedere alle infinite incombenze proprie della polizia ed all attuazione delle
misure di emergenza disposte dal governo e dalle autorit locali.
Il trasporto dei feriti, i lavori di sgombero e di demolizione, il recupero delle vittime, lorganizzazione
dei ricoveri per i senza tetto, riattivazione dei servizi pubblici, richiesero alcuni mesi nel corso dei
quali lArma diede sempre la propria assidua e generosa collaborazione.

6. Il primo centenario dellArma


Lanno precedente, il 13 luglio 1914, listituzione aveva celebrato nelle forme pi solenni il suo primo
centenario.
Nella Capitale, ove i festeggiamenti assunsero particolare importanza, fu inaugurato, nel cortile della
caserma della legione allievi, a ricordo della ricorrenza, un monumento in marmo, opera dello scultore
Enrico Tadolini.
LArma, salda e compatta nei suoi ranghi, si preparava cos ad affrontare le dure prove della prima
guerra mondiale.

302
VIII TESI LARMA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

1. La battaglia del Podgora


Il 24 maggio 1915, in seguito allentrata in guerra dellItalia a fianco delle Nazioni Alleate, lArma,
attuando i piani di mobilitazione, costitu, con personale in servizio e in parte richiamato dal congedo,
un reggimento ed un gruppo squadroni (quali unit dimpiego) e numerose sezioni (poi in continuo
aumento) assegnate per servizi di polizia militare al Comando Supremo, allIntendenza Generale, ai
Comandi dArmata, alle Intendenze dArmata, nonch ad ogni comando di divisione di fanteria e
cavalleria.
Le sezioni agivano non solo nelle retrovie, ma anche nelle posizioni di prima linea, nei posti di
medicazione, negli sbocchi dei camminamenti, nei punti di obbligato passaggio, lungo le strade e le
direttrici di marcia delle truppe operanti. Tra i compiti assegnati lesecuzione dei bandi per i militari e
per le popolazioni civili, il recapito di ordini, i servizi di sicurezza in sosta ed in marcia, la polizia
giudiziaria per i reati militari e comuni, la vigilanza sanitaria, lassistenza ai feriti, lordine interno dei
centri abitati, la sicurezza delle comunicazioni, la prevenzione e la repressione dello spionaggio, la
repressione della diserzione e la prevenzione degli sbandamenti, etc..
Dal canto suo il reggimento carabinieri, completata la costituzione1 a Treviso, si trasfer ad Udine,
sede del Comando Supremo, presso il quale rimase il I Battaglione impiegato in servizi di sicurezza e
di protezione esterna della citt.
Il 4 luglio 1915, iniziandosi la 2 battaglia dellIsonzo, il Comando del Reggimento, con il 2 e 3
battaglione si spost verso Cormons, passando alle dipendenze del VI Corpo dArmata, per essere
impiegato in operazioni sul fronte del Podgora.
Lasciata la Banda ed il carreggio, i due Battaglioni con la Bandiera raggiunsero, il 7 luglio, alcune
trincee fronteggianti quota 240, ad essi cedute dal 360 Reggimento fanteria e passando agli ordini
della brigata Pistoia.
La posizione si divideva in due settori: quello di destra comprendeva due trincee coperte a distanza di
circa 150 metri da quelle nemiche, mentre il settore di sinistra disponeva di una sola trincea scoperta.
Il nemico dominava nettamente la posizione con le sue artiglierie postate oltre lIsonzo, sul
S.Gabriele, sul S.Daniele e sul Monte Santo, nonch col fuoco immediato di fucileria e mitragliatrici.
Il Reggimento era appoggiato da un pezzo di artiglieria someggiata, da due batterie da 75 mm e da una
sezione mitragliatrici del 36 reggimento fanteria.
Nei giorni successivi venne preparato il terreno per unazione che avrebbe avuto come obiettivo la
conquista di quota 240. Di fronte ai massicci reticolati piantati dagli austriaci sulle pendici del
Podgora, i Carabinieri disponevano, per, soltanto di poche pinze tagliafili, di rudimentali maschere
antigas e di appena 50 bombe a mano.
Per lintera giornata del 18, con diverse sortite, Carabinieri e genieri tentarono di aprire varchi nei
reticolati nemici, ma la inadeguatezza dei mezzi e laccresciuta reazione di fuoco avversaria
consentirono limitati effetti.
Il giorno 19, alle ore 11, previa preparazione di artiglieria, il 3 Battaglione Carabinieri mosse
allassalto allarma bianca. Con gravi perdite, il Battaglione raggiunse i reticolati nemici; alle 13 il
Comando del Reggimento fece entrare in azione altre due compagnie del Battaglione, trattenendo in
riserva lultima compagnia con la Bandiera.
Il fuoco nemico sbarrava inesorabilmente lavanzata agli attaccanti, i quali, alle 15, ricevettero
lordine di fermarsi sulle posizioni raggiunte e di rafforzarvisi come meglio possibile. Alle 15,20, con
lappoggio di tre Compagnie del 36 fanteria, lassalto stava per essere ripetuto, ma un ordine del

1
Su 3 Battaglioni di 3 Compagnie ciascuno, con la Bandiera e la Banda dellArma. Forza iniziale: 65 Ufficiali e 2.500 Sottufficiali,
Appuntati e Carabinieri.

303
Comando del VI Corpo dArmata arrest le operazioni, in vista del grande squilibrio di forze e
dellassoluta impossibilit di raggiungere lobiettivo.
Il bilancio della giornata fu di 1 ufficiale morto e 6 feriti, 52 morti, 137 feriti ed 11 dispersi fra i
Sottufficiali, Appuntati e Carabinieri, su 33 Ufficiali e 1.300 uomini che avevano partecipato
allazione.
Nei giorni successivi i due battaglioni vennero impiegati in nuove operazioni, subendo altre perdite.
Ma il reggimento era anche provato da unepidemia gastroenterica di forma violenta, tale che in pochi
giorni ben 355 uomini vennero ricoverati allospedale, mentre il resto del reggimento fu posto in stato
di isolamento a Castelletto.
La percentuale delle perdite subite e la condotta degli uomini nel combattimento, malgrado la
deficienza di mezzi dattacco e la sproporzione delle forze, rese meritevoli i militari dellArma dei pi
alti riconoscimenti del loro valore. Il Comandante della brigata Pistoia scrisse in un suo dispaccio
che lattacco conferm il valore tradizionale dei Carabinieri, i quali se non riuscirono nella
difficilissima impresa, stettero per saldi ed impavidi sotto la tempesta di piombo e di ferro che
imperversava da ogni parte e che fece numerose vittime. La 2 battaglia dellIsonzo ebbe termine il 3
agosto 1915 con scarsi, anche se favorevoli, risultati per le nostre armi.
Con lo svilupparsi successivo delle operazioni sui due settori tridentino e giulio, si present lurgente
necessit di aumentare le forze dellArma da adibire al servizio di polizia militare presso le varie unit
dellesercito operante, onde il reggimento venne sciolto ed i tre battaglioni, divenuti autonomi, furono
assegnati, rispettivamente, il 1 al Comando Supremo, il 2 alla 3 Armata ed il 3 alla 2 Armata. Il 1
Battaglione custod anche la Bandiera dellArma, dopo lo scioglimento del Reggimento ed assicur un
complesso di servizi inerenti al funzionamento ed alla sicurezza del Comando Supremo, seguendone
spostamenti e vicende.
Dal canto suo la Banda dellArma, assurta ormai a ben meritata rinomanza, inizi una serie di servizi
in Patria e allestero. Nel 1916 venne inviata a Parigi, a rappresentare lItalia in un festival
internazionale di bande militari; i concerti, tenuti al Trocadero, a Les Invalides ed ai Jardins des
Tuileries, ebbero grande successo.
Lanno successivo il complesso si rec a Lione ed a Saint-Etienne, pro Croce Rossa.
Nel 1918 fu poi a Londra, ove tenne concerti alla presenza dei Sovrani dInghilterra.
Pass quindi a Birmingham, Sheffield, Blackburn, Newcastle, Edimburgo, Liverpool e Southampton.
Nel viaggio di ritorno sost a Le Havre, per un concerto sempre a favore della Croce Rossa.
Contemporaneamente allo scioglimento del reggimento furono costituite 3 Compagnie autonome ed il
gruppo squadroni venne impiegato nei vari servizi di polizia militare.
Il 2 e 3 battaglione, nel corso della 3, 4 e 5 battaglia dellIsonzo, dallottobre 1915 al marzo 1916,
assicurarono il servizio di polizia militare sul campo di battaglia, in prossimit delle trincee di prima
linea o fra i rincalzi.

Limprovvisato cimitero alle pendici del Podgora

304
Particolare attivit svolse il 3 battaglione nella primavera del 1916, durante la ripresa delloffensiva
generale da Plezzo al mare, ed insieme alle sezioni addette alle Grandi Unit si distinse per la sua
opera e per atti di valore individuali.
Da ricordare lordine del giorno del 18 dicembre 1915 del comandante del VI Corpo dArmata, nel
quale era detto: Nelladempimento delle loro complesse mansioni, nella diuturna azione da essi
svolta, oscura e talvolta ingrata, la quale ben spesso richiede il sacrificio che rimane ignoto, non sogno
di gloria li guidava, ma la rettitudine di cui forgiata la loro coscienza, lalto sentimento del dovere
che fa loro compiere con semplicit gli atti eroici, la fedelt alle istituzioni, che dote non mai
smentita delle tradizioni della loro Arma.
Nel 1916, in seguito alla costituzione di una nuova Annata, di 11 Corpi dArmata e di 15 Divisioni di
fanteria e cavalleria, vennero formate altre 27 sezioni Carabinieri.
Si giunse cos, nel maggio 1916, ad un completo riordinamento dellArma presso lesercito operante,
sulla base di:
Comando Supremo: 2 sezioni2 ;
Comandi dArmata: 1 Colonnello, Comandante dei Carabinieri dellArmata, e 1 sezione;
Comandi di Corpo dArmata: 1 Tenente Colonnello o Maggiore, Comandante dei Carabinieri del
Corpo dArmata, nonch 1 sezione e 2 plotoni;
Comandi di divisione di fanteria: 1 Capitano, Comandante dei Carabinieri della divisione, nonch 1
sezione ed 1 plotone;
Comandi di divisione di cavalleria: 1 subalterno e 1 sezione;
Intendenza Generale: 1 Colonnello, ispettore generale delle retrovie, e 2 sezioni;
Intendenze dArmata: 1 tenente colonnello o maggiore, ispettore delle retrovie dArmata, e 2
sezioni.
AllIspettorato generale delle retrovie ed agli organi dipendenti furono, ,in particolare, affidati compiti
di sicurezza, piantonamenti, vedette per la difesa contraerea, ronde negli abitati, perlustrazioni sulle
vie ordinarie e linee di tappa, vigilanza sugli operai impiegati in opere militari, servizi di polizia sui
treni, corrieri postali, scorte ai valori, repressione di reati in danno dellAmministrazione militare, etc..

La Sezione Carabinieri ciclisti addetta al Comando Supremo

2
Le sezioni erano costituite da 20 militari a cavallo e ciclisti, i plotoni da soli militari a piedi, con una forza pressoch uguale a quella delle sezioni.
In seguito furono costituiti nuclei di 6 militari per i Comandi di Brigata e Reggimento.

305
2. Le operazioni del 1916-17
Il 15 maggio 1916 ebbe inizio loffensiva austriaca sul fronte tridentino, che si svolse in quattro fasi
ed impegn duramente le nostre forze, particolarmente quelle della 1 e della 4 Armata.
Le maggiori esigenze che ne derivarono per lArma mobilitata portarono allo scioglimento dei
battaglioni presso la 2 e 3 Armata, nonch delle 3 compagnie autonome, ed alla costituzione, invece,
di 39 nuovi plotoni.
La controffensiva italiana - iniziatasi il 16 giugno e conclusasi con le fortunate operazioni al Pasubio,
Monte Zebio e Como di Vallarsa - richiese la costituzione di altri 24 plotoni Carabinieri.
Dal 27 luglio al 4 agosto vi fu il grande concentramento di forze italiane sul fronte giulio, per la 6
battaglia dellIsonzo. Rotto il fronte austriaco il 6 agosto, conquistati il Sabotino e il San Michele -
azioni alle quali presero parte sezioni e plotoni Carabinieri addetti al VI ed allXI Corpo dArmata - ed
apertasi la via per Gorizia, occorreva disporre di truppe celeri da lanciare allinseguimento
dellavversario oltre lIsonzo. Fu cos che, ai 18 squadroni di cavalleria, raccolti in tutta fretta, si
aggiunsero i due squadroni carabinieri addetti al Comando Supremo (e proprio ad essi tocc lonore,
18 agosto, di entrare per primi in Gorizia).
Il secondo semestre del 1917 fu, anche per i carabinieri, un periodo di intensa attivit, con la 10
battaglia dellIsonzo (la 7, 8 e 9 si erano svolte negli ultimi mesi del 1916, portando le estreme
posizioni italiane ad appena 17 chilometri da Trieste) l11 e quindi la 12 purtroppo infausta,
dellAlto Isonzo fra Tolmino e Plezzo, in cui si verific il tragico cedimento nel settore di Caporetto.
In tale periodo si formarono i reparti dassalto (Arditi) e numerosi carabinieri chiesero di farne parte;
ma le crescenti esigenze degli specifici compiti affidati allArma costrinsero il Comando Supremo, su
proposta del Comando Generale, a vietare lulteriore trasferimento di nostri militari in tali Reparti. Da
notare, inoltre, che durante il conflitto ben 115 fra ufficiali e militari dellArma passarono, a domanda,
nelle nascenti forze aeree e numerosi fra essi conseguirono il brevetto di pilota, partecipando con
onore alle varie operazioni aeree. I decorati al valore furono decine. Al sottotenente Ernesto Cabruna
fu concessa la medaglia doro al valor militare.

1916 Una pattuglia di Carabinieri a cavallo percorre al galoppo labitato di Gorizia, il giorno della liberazione.

Loffensiva austro-tedesca, iniziata il 24 ottobre 1917, port il 27 alla rottura dellala sinistra del
fronte giulio ed alla penetrazione delle forze nemiche nel territorio nazionale. Durante il ripiegamento,
che assunse carattere e proporzioni gravi, le qualit morali, militari, fisiche, umane del Carabiniere si

306
rivelarono in misura mai prima raggiunta e lazione dei reparti, come la condotta di ciascuno, rifulsero
di valore, di eroica fermezza e di eccezionale resistenza fisica.
Duplice fu lopera dellArma in quelle tristi giornate: da una parte quella dei Reparti Territoriali della
zona invasa o comunque impegnata; dallaltra, quella dei Reparti mobilitati presso le grandi e piccole
unit dellEsercito operante.
Per quanto riguarda lArma territoriale, va considerata lazione della divisione (Gruppo) di Udine,
dipendente dalla legione territoriale di Verona, con le sue Compagnie, Tenenze e Stazioni, e della 1
legione provvisoria autonoma, costituita, su due divisioni (gruppi) nel 1916, con sede ad Udine, per
limpianto di Comandi Territoriali nella zona veneto-giuliana via liberata dalle truppe italiane.
Iniziatasi loffensiva nemica, i vari comandi della legione provvisoria adottarono provvedimenti di
emergenza, sia per operare un opportuno sganciamento, che per far fronte alle situazioni locali, quali
la protezione dellesodo dalle zone attaccate o in pericolo, e lintervento nei confronti delle truppe
sbandate. Negli abitati, lungo le strade e negli accampamenti, i Carabinieri si prodigarono senza riposo
e spesso senza vitto, ultimi ad allontanarsi quando il nemico incalzava dappresso.
Contemporaneamente, il personale della divisione territoriale di Udine, lasciate le sedi, costitu prima
uno sbarramento lungo il Tagliamento, per fermare gli sbandati e mantenere lordine, e poi, fuso con
forze della legione provvisoria, ripieg sulla linea Casarsa-Latisana, per analogo servizio di
arginamento e per la salvaguardia della popolazione e delle propriet.
Il 6 novembre 1917 si riunirono in Padova - ove nel frattempo si era trasferito anche il Comando
Supremo - le due divisioni della legione provvisoria, che si ricostitu con una forza di 14 ufficiali e
circa 600 sottufficiali, appuntati e CC.
Nel frattempo, per coordinare lazione dei reparti mobilitati con quelli territoriali, il Comando
Generale dellArma invi a Padova il comandante del I Gruppo legioni territoriali. Dal canto suo il
Comando Supremo ripristin presso di s il Comando Superiore Carabinieri Reali, soppresso il 1
novembre 1915, e che ebbe alle dipendenze tutti i reparti dellArma nella zona di guerra.
Le forze territoriali vennero impiegate per lo sbarramento sul Tagliamento, affidato alla divisione
territoriale di Udine, sulla Livenza, affidato alla 1 legione provvisoria autonoma, e sul Piave, affidata
al gruppo squadroni ed al Battaglione a disposizione del Comando Supremo.
I Reparti mobilitati dellArma seguirono, invece, le sorti delle unit dellEsercito alle quali erano
addetti, adempiendo, anche nelle circostanze pi difficili i compiti loro affidati, oltre a partecipare
direttamente ad azioni belliche ed a collaborare coi Reparti territoriali in particolari servizi.
Attestatosi lesercito italiano sulla riva destra del Piave, poteva considerarsi chiusa la dolorosa pagina
di Caporetto, nella quale lazione dellArma si afferm in modo eccezionale, come attesta, fra gli altri
riconoscimenti, quanto scrisse, il 23 novembre, lIspettore per il movimento di sgombero presso il
Comando Supremo: Con animo grato e con riconoscenza di generale italiano, segnalo lopera di
sublime sacrificio, compiuta con la pi illuminata religione del dovere, dai numerosi Reparti e
comandi dellArma che operarono dal fronte di battaglia alla Zona di Monselice, Colli Euganei, fiume
Brenta, nel difficile periodo in cui gli sbandati della 2 Armata ripiegavano verso linterno.
Sino alla fine del maggio 1918 si svolse lopera di riordinamento e di assestamento dellEsercito sulla
linea di resistenza, che nella pianura era segnata dal Piave. Nello stesso periodo anche lArma, cos
provata nei mesi precedenti, riordin e potenzi il complesso delle sue forze mobilitate, le quali
andarono sempre aumentando.
Infatti le 80 sezioni dei primi giorni di guerra salirono, alla fine del 1917, a 168 ed i plotoni a 257, per
un totale di 488 ufficiali e 19.556 sottufficiali, appuntati e CC. LArma forn anche sue unit per i
servizi di polizia militare in collaborazione con gli speciali reparti delle unit alleate, destinate ad
integrare (in seguito agli accordi di Rapallo e di Peschiera del novembre 1917) quelle italiane nel
proseguimento della guerra sul nostro fronte.
Si ebbero, cos, 9 plotoni carabinieri addetti ai due Corpi dArmata francesi, 1 sezione e 8 plotoni,
nonch 31 ufficiali, con i due Corpi dArmata angloamericani, ed un reparto con la divisione
cecoslovacca.

307
Tali reparti seguirono le vicende belliche delle Grandi Unit alle quali erano addetti e la loro opera fu
ampiamente apprezzata dai comandanti alleati.

3. La controffensiva Italiana
La formidabile nuova offensiva austriaca del giugno 1918 rappresent anche per lArma una delle
punte massime dellattivit dei suoi reparti, come lo attestano gli atti di valore e le perdite. Inoltre,
lIspettorato delle retrovie dovette provvedere ad organizzare, con i carabinieri, nuovi sbarramenti per
la raccolta di sbandati ai ponti, agli scali ferroviari ed agli altri passaggi obbligati. Anche le Case del
Soldato, organizzate al fronte, vennero affidate a personale dellArma delle Intendenze di Grandi
Unit.
Il 19 giugno inizi la controffensiva italiana con azione convergente sul Montello ma, per quanto la
resistenza prevalesse, i mutamenti continui e sensibili della situazione contingente consigliarono gli
austriaci a ripassare il Piave nella notte del 23 giugno. La battaglia sul Piave poteva dirsi vinta.
Nellimminenza dellultima grande battaglia dottobre, IIspettorato delle retrovie dovette assicurare la
perfetta disciplina delle retrovie, rinforzando gli sbarramenti con pattuglie mobili, e, a battaglia
iniziata, provvedere a ricevere sia i prigionieri italiani liberati, guidandoli in posti prestabiliti, che
quelli austriaci, ammontanti a varie decine di migliaia.
Passato il Piave il 26 ottobre e rotto il fronte nemico, il 29 le truppe italiane entrarono a Vittorio
Veneto. Gli austriaci erano ovunque in ritirata e gli italiani lanciati allinseguimento. Il 3 novembre la
1a armata liberava Trento; a sera i bersaglieri sbarcavano a Trieste e con essi i carabinieri occorrenti
per i primi servizi.
Il 4 novembre 1918, alle ore 15, veniva firmato larmistizio di Villa Giusti.
Limmane conflitto era finito.
Nel tracciare una pur rapida sintesi della partecipazione dei Carabinieri alla prima guerra mondiale,
non vanno dimenticati quei reparti che prestarono la loro opera presso altre Forze Armate e su altri
fronti.
Sin dal 1879 gli arsenali e gli stabilimenti della Marina Militare disponevano di nuclei di militari
dellArma, per i servizi di vigilanza e di sicurezza. La forza, inizialmente composta di due ufficiali e
250 militari, and sempre aumentando ed i nuclei originari, progressivamente adeguati nella struttura
e nel funzionamento alle crescenti esigenze delle forze navali, ebbero dipendenza prima da un
Ufficio e poi da un Comando Carabinieri del Ministero Marina.
Durante la guerra 1915-18 crebbero i compiti di tali reparti per la difesa del segreto militare, la
sicurezza delle basi, la polizia nellinterno delle opere e delle caserme o in particolari contingenze.

308
Carabiniere di guardia allimbocco di un camminamento

4. Carabinieri nei Balcani e in Francia


Nei Balcani, la situazione fu dominata, verso la fine del 1915, dal salvataggio dellesercito serbo
attraverso lAlbania ed il trasporto di quelle forze in territorio italiano.
Loperazione si svolse in condizioni difficili e ad essa partecip personale dellArma, che, sempre in
Albania, ebbe anche il compito di assistenza e successivo trasporto allAsinara dei prigionieri austriaci
catturati dai serbi; per tale servizio venne costituito, alle dipendenze dellArmata Navale, uno speciale
reparto composto da 9 ufficiali e 150 tra sottufficiali appuntati e CC. Nel 1916 vi erano in Albania un
Comando Carabinieri presso il XVI Corpo dArmata, 4 sezioni addette al Corpo dArmata ed alle 3
divisioni, nonch, a Valona, due sezioni su 10 stazioni per il servizio territoriale.
A tali forze si aggiunse successivamente uno squadrone a cavallo, che provvide allistituzione di
numerose stazioni in tutto il territorio albanese.
Nel giugno 1918 furono costituiti, alle dipendenze del Comando Carabinieri del suddetto Corpo
dArmata, il Comando Carabinieri per lAlbania meridionale e quello della Piazza di Valona,
entrambi retti da ufficiali superiori. La forza dellArma in Albania super, in tal modo, i 1.400 uomini,
con ben 130 stazioni territoriali contro le 10 originarie.
Dopo larmistizio, lArma rimase in Albania con un Comando Superiore, 3 divisioni (gruppi), una
Direzione di polizia ed un Nucleo distaccato a Corf.
Sul fronte macedone, negli anni 1916 e 1917, oper la 35 divisione italiana, con una sezione ed un
plotone carabinieri. Nel luglio 1918, le operazioni condotte dal XVI Corpo dArmata in Albania, oltre
allallargamento del territorio di occupazione nel settore di Valona, furono tese al collegamento con le
forze alleate dellArme dOrient, che agiva in Macedonia e che aveva incorporato la 35 divisione
italiana.

309
Seguirono larmistizio con la Bulgaria (29 settembre) e con la Turchia (31 ottobre), che arrest
lavanzata degli Alleati diretti a Costantinopoli, cui partecipava una Brigata della 35 divisione, con un
plotone Carabinieri.
In Francia, con il II Corpo dArmata, passato nel 1918 a combattere sul fronte occidentale a fianco
delle forze alleate, operarono anche due sezioni ed un plotone Carabinieri, che parteciparono a tutte le
operazioni e che si batterono eroicamente a Bligny, ad Epernay e poi allo Chemin des dames.
Sempre in Francia, nei primi mesi del 1918, decisa la costituzione di 200 compagnie - circa 60.000
unit - di lavoratori italiani, tratti dagli uomini alle armi e destinati alla sistemazione difensiva del
fronte francese, vennero assegnati allIspettorato Generale delle T.A.I.F. (Truppe Ausiliarie Italiane in
Francia) una sezione e cinque plotoni carabinieri, con numerosi ufficiali. Le T.A.I.F. cessarono la loro
opera nel 1919.
Anche nelle retrovie del settore tenuto dalle truppe americane in Francia operarono compagnie
ausiliarie campali. Con esse furono due ufficiali e 70 militari dellArma per il servizio di polizia
militare.

5. Con il Corpo di spedizione in Palestina


Nel 1917, col Corpo di spedizione inglese in Palestina, oper un piccolo contingente italiano,
composto da 1 compagnia bersaglieri e da un reparto di 100 carabinieri, che prese parte attiva alla 3
battaglia di Gaza dellottobre 1917.
Inoltre, nel 1918, dopo la pace russo-tedesca di Brest-Litowski, per ricostituire un fronte contro la
Germania dal nord, lIntesa invi un Corpo di spedizione in Murmania, di cui fece parte un
battaglione italiano di formazione, con una sezione carabinieri.

6. La Missione in Siberia del Maggiore Cosma Manera


Nello stesso anno un Corpo di spedizione italiano, comprendente una sezione Carabinieri, fu inviato
anche in Siberia.
Ivi fu affidato al maggiore dei carabinieri Cosma Manera, nellambito della Missione militare italiana,
il compito della ricerca, identificazione e recupero di varie migliaia di ex prigionieri di guerra del
disfatto esercito austro-ungarico, ma nativi del Trentino, Alto Adige e Venezia Giulia. Se si
considerano le condizioni caotiche in cui si trovava a quel tempo il territorio russo, e le non poche,
sorde ostilit che ostacolavano lazione dellItalia e dei suoi Alleati, lopera svolta dallufficiale
assume notevole importanza.
Una prima ricerca consent di concentrare a Kirsanoff alcune migliaia di soldati e 57 ufficiali. In attesa
di trovare il modo di far rimpatriare gli uomini, essi vennero moralmente riabilitati dal maggiore
Manera e, mediante un provvisorio inquadramento su 3 battaglioni, inseriti nuovamente nella vita
militare.
Divenuta insostenibile la situazione locale, lufficiale prese la decisione ardita di far partire gli uomini
alla spicciolata, usufruendo dei pochi treni per la Siberia, sperando di trovare a Vladivostok possibilit
dimbarco. Il viaggio nelle terre siberiane, estremamente avventuroso, dur circa due mesi, ma tutti
riuscirono a ritrovarsi a Vladivostok, ove purtroppo, svanita ogni speranza dimbarco, si present il
grave problema dellaccasermamento e della sussistenza per circa 3.000 uomini. Risolto anchesso, si
dovette proseguire per altre basi, raggiungendo cos Tien-Tsin e Pechino, ove il reparto si stabil, con
la forza ripartita tra le due grandi citt cinesi.
I limiti del compito iniziale affidato allufficiale vennero cos notevolmente superati per il corso degli
eventi. Infatti, rintracciati gli uomini, questi non potevano essere rimpatriati ed il Manera concep
allora ed attu mirabilmente lidea di trasformare una massa passiva e abulica di ex prigionieri in una
vera, attiva ed efficiente formazione militare sotto la Bandiera italiana.
Nel marzo 1918 il Corpo Volontari del maggiore Manera era una realt ed il capo della Missione
militare italiana in Siberia inform i Ministri della Guerra e degli Esteri che, in caso di operazioni

310
militari in Siberia, lItalia poteva contare sul reparto del Manera, adeguatamente armato per
concessione del comandante delle truppe francesi dislocate in quel settore.
Pochi mesi dopo il Ministero della Guerra decise di potenziare il reparto Manera, autorizzando
larruolamento volontario di 10 ufficiali e circa 900 militari. Con tale integrazione si pot disporre in
Estremo Oriente di una regolare unit dellEsercito, ottimamente inquadrata, addestrata e pronta per
qualsiasi impiego. Sicch il 6 settembre 1918 il maggiore Manera poteva consegnare i suoi volontari
al comandante del Corpo di spedizione truppe italiane in Estremo Oriente.
Rimasto disponibile, il maggiore Manera fu trasferito a Tokio, per sostituire laddetto militare presso
lAmbasciata italiana in Giappone, temporaneamente assente (incarico che egli svolse lodevolmente
per alcuni mesi). Ma le autorit italiane in Estremo Oriente, essendo state informate che altri ex
prigionieri nativi delle terre redente si aggiravano per limmensa Russia, ritennero necessario che
lopera di ricerca e di recupero fosse ripetuta e nuovamente affidata al maggiore Manera.
Questa volta limpresa presentava difficolt maggiori, sia perch si doveva lottare contro i comitagi
jugoslavi che, con larghezza di mezzi, agivano per analoga ricerca dei prigionieri che contendevano
allItalia, sia perch i proprietari di terre e di fabbriche, presso cui i soldati sbandati lavoravano,
cercavano con ogni mezzo di opporsi al recupero degli uomini da parte dellufficiale italiano. Il
maggiore Manera riusc, tuttavia, a superare ogni difficolt ed in breve ebbe ai suoi ordini altre
migliaia di ex prigionieri, costituendo con essi, nella baia di Gornostaj, una regolare formazione su 8
compagnie ed un reparto speciale. La formazione prese il nome di Legione Redenta e sotto labile
comando del Manera, che rimpatri nel 1920, divenne presto un reparto modello, tanto da essere
definita la pi bella unit del luogo. Successivamente il maggiore Manera fu a capo di una missione
italiana nel Turkestan, dal settembre 1920 allagosto 1921.

1918 Carabinieri a Gerusalemme, in servizio di guardia alla Basilica del Santo Sepolcro.

311
7. Le attivit dellArma sul fronte interno
Ma se i reparti e servizi mobilitati dellArma parteciparono direttamente alle operazioni belliche sui
vari fronti, tutte le rimanenti forze furono ugualmente impegnate, dovendo provvedere allordinario
servizio distituto, al quale si aggiunsero, aggravandone la portata, i tanti compiti derivanti dallo stato
di guerra, quali la prevenzione e la repressione della propaganda disfattista fra le truppe e nel Paese e
del sabotaggio ad opera di emissari nemici, la sicurezza delle strade ferrate e losservanza dei bandi
sulloscuramento (specie sulla fascia costiera), lassistenza e la vigilanza agli uffici di censura, la
vigilanza sulle opere militari, il servizio dei corrieri speciali, in Italia e allestero, i servizi relativi alle
operazioni di reclutamento, di richiamo, di avviamento dei complementi al fronte, di requisizione, la
vigilanza sui militari in licenza, i controlli sulle forniture militari e le concessioni in genere, etc..

1917 Un gruppo di Carabinieri e Bersaglieri in visita alle Piramidi dEgitto

Da ricordare leroico comportamento del Brigadiere Martino Veduti che in servizio di vigilanza ad
una polveriera a Lugo (Ravenna) il 14 agosto 1918, accortosi che una bomba con miccia accesa era
stata collocata, a scopo di attentato, vicino ad un deposito di esplosivi, percepita la gravissima
situazione, afferrava senza esitazione lordigno, strappandone la miccia coi denti e sventando cos
limminente esplosione (medaglia doro al V.M.).
Inoltre, allatto della mobilitazione, dovendosi istruire in poche settimane circa 200.000 uomini delle
varie Armi, il Capo di SM dellEsercito dispose che oltre 50 ufficiali dei Carabinieri, anche se titolari
di Comandi Territoriali, concorressero allistruzione delle reclute per accelerarne lavvio al fronte.
Come gi accennato, assunsero capitale importanza e vaste proporzioni alcuni servizi disimpegnati in
collaborazione con i reparti addetti allIntendenza Generale ed alle Grandi Unit: la repressione della
diserzione ed il servizio delle tradotte.
I servizi di repressione della diserzione, sia in zona di guerra che nel Paese, durarono fino al 1919 e
lArma dov provvedervi anche con squadriglie appositamente costituite, impegnando cospicue forze.
Il territorio nazionale fu diviso in regioni e settori, nei quali i rastrellamenti di disertori e di renitenti
vennero operati dalle stazioni, dalle squadriglie e da truppa ausiliaria.
Si verificarono ben 719 conflitti a fuoco, nei quali lArma ebbe 22 militari caduti e 189 feriti.
Complessivamente furono arrestati 93.532 disertori e renitenti, mentre altri 35.000 si costituirono e
142.000 militari furono riaccompagnati ai Corpi per assenze arbitrarie.
Il servizio delle tradotte, in funzione durante tutto il conflitto, interess lintera rete ferroviaria
nazionale, con migliaia di convogli da e per il fronte, e richiese il concorso diretto dellArma, che

312
provvide allimpianto di 69 posti di polizia presso le stazioni ferroviarie. Per tale servizio vennero in
totale impiegati circa 3.500 uomini.
Analoghi servizi vennero attuati sui piroscafi-tradotta.
Da ricordare lepisodio del carabiniere Giovanni Burocchi, il quale, al termine del conflitto e durante
limpresa dannunziana di Fiume, comandato con altro Carabiniere di scorta ad una nave mercantile e
trovandosi in navigazione nelle acque di Fiume, dovette affrontare un audace colpo di mano di arditi
fiumani, lasciandovi eroicamente la vita, per essersi opposto al dirottamento del piroscafo per non
venir meno alla consegna ricevuta (medaglia doro al valor militare alla memoria).
In proposito, il protrarsi delleccezionale situazione della citt di Fiume, costituitasi in Stato
indipendente, rese necessarie misure di forza da parte del governo italiano per lopposizione di
DAnnunzio allesecuzione del trattato di Rapallo.
A sbloccare la citt e il suo territorio venne chiamata la 45 divisione di fanteria, alla quale, data la
delicatezza della situazione, si ritenne opportuno assegnare un Reggimento Carabinieri di formazione,
su tre Battaglioni.
Tali forze, scontratesi negli ultimi giorni del 1920 con quelle che occupavano la citt, riuscirono infine
nel loro intento, ottenendo la resa dei volontari dannunziani.

8. Lepidemia spagnola
Fra il 1917 ed il 1918 ogni regione dItalia fu colpita da una epidemia (spagnola), caratterizzata
dallestrema contagiosit, dalla violenza dei fenomeni morbosi, dalla rapidit del decorso della
malattia e da alta mortalit.
Per quanto decimata anchessa per lingente numero di militari morti o degenti nelle caserme o in
luoghi di cura, lArma mobilit tutte le sue forze al servizio del Paese, che, gi in profonda crisi per la
lunga campagna di guerra, si trov improvvisamente a dover fronteggiare quella non meno grave della
salute pubblica.
Come gi durante le epidemie coleriche, tocc al personale dellArma, affiancato dalle altre forze di
polizia, assicurare lattuazione delle misure di emergenza nel campo della profilassi come in quello
dellassistenza, nello sforzo sia di isolare i centri di contagio che di mantenere lordine pubblico e
impedire ogni evasione dagli obblighi imposti ai cittadini da decreti e disposizioni contingenti.
Lopera dellArma fu, sotto ogni aspetto, preziosa e risolutiva, e non mancarono ricompense ed
encomi individuali.
Se si considera che allinizio della guerra lorganico dellArma, territoriale compresa, era di 680
ufficiali, 6.700 sottufficiali e 23.920 graduati e carabinieri e se si calcola che con i trattenuti ed i
richiamati la forza in servizio fu, negli anni successivi, quasi raddoppiata, risulta chiaro che il
contingente mobilitato rappresent effettivamente un contributo enorme dato dallIstituzione alle
operazioni belliche. Infatti, allepoca dellultima battaglia dellIsonzo, tale contingente era di 488
ufficiali e 19.556 Sottufficiali, Appuntati e Carabinieri, con un ulteriore aumento nel corso del 1918.
Il tributo di sangue pagato fu di circa 1.400 morti e 5.000 feriti.
Le ricompense conferite a reparti e singoli militari operanti in Patria e allestero si riassumono nelle
seguenti cifre: 200 encomi solenni collettivi, 1 Ordine Militare d Italia, 4 medaglie doro (compreso il
vicebrigadiere Fedele Piras, che merit lalta decorazione nel giugno 1918 quale caporale di fanteria,
transitando successivamente nellArma), 304 dargento, 831 di bronzo, 801 croci di guerra al valor
militare, 8.182 croci al merito di guerra, 6.247 encomi solenni individuali. Si ebbero, inoltre, 236
promozioni per merito di guerra e 2 per meriti eccezionali.
Il Comando Supremo, in una pubblicazione ufficiale dal titolo La battaglia di Vittorio Veneto 24
ottobre - 4 novembre 1918, afferm: Impavidi, come sempre, al loro posto di dovere, nellinfuriare
della battaglia, forti delle loro eroiche tradizioni, i Carabinieri Reali furono costante esempio di alto
senso di abnegazione, e, cogliendo con entusiasmo loccasione di partecipare direttamente al
combattimento, diedero prova di fulgido valore....
Infine, con r. decreto del 5 giugno 1920, veniva concessa la medaglia doro al valor militare alla
Bandiera dellArma, con la seguente motivazione: Rinnovell le sue pi fiere tradizioni con

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innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di fulgido eroismo, dando validissimo
contributo alla radiosa vittoria delle Armi dItalia. 1915 - 1918.
Nei primi tre anni di guerra fu Comandante Generale il Ten. Generale Gaetano Zoppi, il quale per ne
ebbe solo il titolo, avendo retto il comando effettivo di Grandi Unit in guerra.
Durante tale periodo fu, di fatto, a capo dellArma il Maggiore Generale, poi
Tenente Generale, Luigi Cauvin, nella qualit di Comandante Generale interinale, fino al luglio 1916;
e di Comandante in 2 dal 1 agosto3. Nominato Comandante Generale il 3 gennaio 1918, tenne la
carica fino al 24 agosto 1919.
Per quanto riguarda lorganizzazione dellArma, va ricordato che il 5 ottobre 1916 erano state istituite
le legioni di Catanzaro, Genova e Messina (per le prime due si trattava di una ricostituzione), nonch,
in Firenze, la scuola allievi sottufficiali Carabinieri reali, per abilitare al grado di vicebrigadiere gli
appuntati e i Carabinieri aventi determinati requisiti ed ammessivi per concorso.
I corsi, che avevano ordinariamente durata inferiore ad un anno, ebbero inizio, per, a causa della
guerra, soltanto il 5 gennaio 1920, sostituendo quelli che, precedentemente, si tenevano allo stesso
fine presso ciascuna legione. Nel 1928 cambi la denominazione in quella di Scuola Centrale
Carabinieri Reali, divenuta poi, nel marzo 1952, Scuola Sottufficiali Carabinieri.
Sempre durante la guerra furono reclutati 18.000 carabinieri ausiliari, quale forza aggiuntiva a
quella organica, con ferma fino a sei mesi dopo la conclusione della pace (venivano tratti dai militari
delle altre Armi dellEsercito).
Inoltre, particolare importanza ebbe, nel 1917, listituzione provvisoria, per la durata della guerra, di
cinque Gruppi di legioni, coi rispettivi comandi a Milano, Bologna, Roma, Napoli e Palermo,
ciascuno dei quali riuniva tre legioni territoriali.
Dal V Gruppo dipendevano anche le due divisioni della Libia. I Gruppi di legioni, al comando di
maggiori generali, divennero stabili e furono elevati a sette, nel 1919, con laggiunta di Trieste e
Firenze.

3
Con regio decreto 9 luglio 1916 fu infatti istituita, in via provvisoria per la durata della guerra, la carica di Comandante dellArma dei Carabinieri
Reali, da conferirsi ad un Tenente Generale o Maggiore Generale.

314
IX TESI IL PRIMO DOPOGUERRA

1. I conflitti Sociali e Politici


Nei primi anni del dopoguerra, conflitti sociali e politici produssero continui e gravi turbamenti
dellordine pubblico, per i quali i Carabinieri furono duramente impegnati in tutto il Paese.
Gi fra il 1917 e il 1919 si erano avute agitazioni operaie a Torino, Genova e in altri centri liguri,
promosse da rivendicazioni economiche e normative e sfociate in scioperi, saccheggi e occupazioni di
fabbriche.
In Emilia, lacuirsi della lotta politica fece registrare scioperi generali e gravi violenze specie nelle
campagne di Modena, con attentati ai treni e scioperi ferroviari. A Bologna vi furono, dopo
larmistizio, manifestazioni contro il carovita e scioperi di carattere politico. Scioperi generali e
disordini si ebbero a La Spezia, Campoligure, Chieti e in genere in tutto il Paese, per protesta contro la
pace di Versailles. Manifestazioni violente furono organizzate da partiti estremisti, con formazioni di
squadre rosse e di comitati di salute pubblica.
Nel 1919 si ebbero gravi disordini a Novara, Milano, Brescia, Roma, Piombino, Viareggio, Cosenza,
Venezia, ove si verificarono anche incidenti fra militari italiani e francesi. In varie localit della Puglia
vi furono scioperi ferroviari e gravi agitazioni.
In Piemonte aggressioni a militari, comizi e violente dimostrazioni.
Nel 1920, a Milano, nel corso di un tentativo di moto rivoluzionario (con barricate, violenze e
saccheggi) venne ucciso il brigadiere Giuseppe Ugolini, che rifiut di consegnare le armi ai rivoltosi
(medaglia doro al valore militare alla memoria).
Nello stesso anno si verificarono nuovi disordini e tentativi insurrezionali a La Spezia, con assalto al
deposito munizioni della Marina, che il carabiniere Leone Carmana difese da solo, tenendo a bada col
fuoco del suo moschetto gli assalitori, fino al sopraggiungere dei rinforzi (medaglia doro al valor
militare). Ad Ancona un battaglione bersaglieri si ammutin nella caserma Villarey, sgomberata poi
da un battaglione Carabinieri.
Nel 1921 nuova sommossa popolare a Castellammare di Stabia e in vari comuni della Campania, con
occupazione di sedi municipali e conflitti a fuoco, durante i quali, vittima del dovere, cadde il
maresciallo Clemente Carlino.
Nel frattempo si affermava il fascismo ed avevano inizio, quasi ovunque, scontri anche a fuoco tra le
squadre fasciste e formazioni dei partiti di estrema sinistra, mentre si intensificavano gli scioperi.
Episodi particolarmente gravi si registrarono ad Ancona, nelle maggiori citt della Toscana, a Roma,
in molte localit della Campania, a Bari ed in Sicilia.
Leccezionale periodo si concluse nel 1922 con la marcia su Roma e i noti avvenimenti che ne
seguirono.
Durante il triennio 1919 - 1922 lArma fu impegnata in 233 speciali operazioni di servizio, in
occasione di sommosse, attentati, conflitti, scioperi, etc. Caddero in servizio 43 militari e 474
riportarono ferite.
Per atti di valore individuale furono concesse 2 medaglie doro, 55 dargento e 62 di bronzo al V.M.,
nonch centinaia di encomi solenni.
In diretto rapporto con tale situazione, lordinamento dellArma sub, sino al 1930, notevoli
mutamenti, fra cui la costituzione, nel 1920, di 18 battaglioni mobili autonomi, per le esigenze della
sicurezza dello Stato e dellordine pubblico. I battaglioni, di 750 uomini circa, su tre compagnie a
piedi ed una ciclisti, furono poi soppressi nel 1923.
Si ebbero inoltre:
la costituzione definitiva delle legioni gi provvisorie di Trento e Trieste (1921);
lassorbimento da parte dellArma (R.D. 31.12.1922, n.1680) del Corpo della R. Guardia per la
P.S. e del Corpo degli agenti di investigazione, con la conseguente elevazione della forza
dellArma a 75.000 uomini, dei quali 12.000 costituirono un ruolo a parte specializzato per i

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servizi tecnici, di vigilanza e di indagini in abito civile, alle dirette dipendenze dellAutorit e
degli Ufficiali di pubblica sicurezza (1922);
la ricostituzione della legione allievi di Torino (1923);
il distacco dallArma, a decorrere dal 10 luglio 1925, dei militari del ruolo specializzato, che
passarono alle dirette dipendenze del Ministero dellInterno, per la costituzione del Corpo degli
Agenti di Pubblica Sicurezza (R.D.L. 2.04.1925, n. 382);
listituzione del servizio dei Carabinieri presso lAeronautica;
listituzione del Museo Storico, trasformato in ente morale con R.D. del 13 dicembre 1925.

6 giugno 1937 Inaugurazione del Museo Storico dellArma nel palazzo di Piazza Risorgimento in Roma, gi
sede della scuola Ufficiali Carabinieri

Nel 1926 furono istituiti gli Ispettorati di Zona, in sostituzione dei Gruppi di legioni, nonch, in
Roma, un Raggruppamento battaglioni e gruppo squadroni Carabinieri Reali. Lanno successivo fu
soppressa la legione di Salerno ed istituite quelle di Perugia e del Lazio.
Nel luglio 1929 lArma comprendeva: un Comando Generale, sei Ispettorati di Zona una Scuola
Centrale (gi allievi sottufficiali) in Firenze, una legione allievi a Roma (essendo stata nuovamente
soppressa quella di Torino), 20 legioni territoriali e 1 Banda. Inoltre, alle dipendenze della legione
territoriale di Roma, due battaglioni, un gruppo squadroni, uno squadrone Carabinieri Guardie del Re
(un altro battaglione era alle dipendenze della legione di Palermo).

316
Il 4 giugno 1936 furono poi istituiti i comandi di Divisione (1 Pastrengo in Milano e 2
Podgora in Roma), ripartendo fra esse lintera Arma territoriale. La 3 divisione Ogaden in
Napoli venne, infine, istituita il 22 dicembre 1938.
Di conseguenza, il reparto territoriale fino allora chiamato divisione (ossia parte di legione) assunse
la denominazione di gruppo. Nel contempo gli Ispettorati di Zona divennero Brigate, sempre in
numero di sei.

2. I Carabinieri nella Repubblica di San Marino


Nel 1921, su richiesta del Governo della Repubbica di San Marino e in attesa che potesse costituirsi
un corpo di Gendarmeria locale, fu inviato a prestare servizio in quel territorio un reparto dellArma,
composto da 20 militari, al comando di un ufficiale subalterno. Sulla divisa grigio-verde italiana
vennero applicate, sotto gli alamari e sulle manopole, le mostrine bianco-azzurre, simbolo della
Repubblica del Titano.
Il distaccamento, i cui uomini venivano sostituiti ogni sei mesi, cess di funzionare il 2 febbraio 1936
dopo circa tre lustri di servizio.
La Repubblica, a riconoscimento dei meriti del reparto, concesse 6 medaglie di benemerenza a singoli
militari ed una medaglia doro alla Bandiera dellArma. Nelle prime ore del 23 luglio 1930 un
violento terremoto colp la provincia di Potenza e le zone circostanti. Epicentro del movimento
tellurico fu la zona a nordest del vulcano spento del Vulture. Gravemente colpiti i comuni di Melfi,
Rapolla, Barile, Rionero, Atella, Ripa candida, nonch vari centri dellAlta Irpinia e le province di
Napoli, Salerno e Benevento.
Le legioni di Catanzaro e Napoli fecero immediatamente affluire nelle localit sinistrate, a mezzo di
autocarri, forze dellArma prelevate in gran parte dai nuclei legionali, dal battaglione allievi di Gaeta e
da quello territoriale di Roma. Infaticabili nei salvataggi e nel mantenere lordine tra la popolazione,
in centinaia di episodi i Carabinieri misero in evidenza, ancora una volta, il loro alto senso del dovere
ed il loro spirito umanitario.
Particolarmente intensa fu, in quegli anni, lattivit della Banda dellArma, a dirigere la quale, nel
1926, fu chiamato il maestro Luigi Cirenei.
Si ebbe, con lui, una sostanziale riforma nei criteri della preparazione e dellesecuzione, con un arduo
rinnovamento del repertorio. Cos perfezionata, la Banda conquist sempre maggiori successi a Liegi
(1928), Parigi (1934), Bruxelles (1935), Valence sur Rhne ed Aix-lesBains (1935) e, pi tardi, in
varie citt della Germania, della Svizzera e dellAustria.

3. Le operazioni contro il Banditismo in Sicilia, Calabria, Sardegna e Campania


In quegli anni lArma fu impegnata anche in operazioni di polizia giudiziaria di particolare importanza
in Sicilia, Calabria e Sardegna, per leliminazione del banditismo del tipo tradizionale, che ebbe tra i
suoi maggiori esponenti:
i fratelli Salvatore e Giuseppe Rapisarda (1914 - 1922), autori di reati di vario genere, che
indossavano spesso labito talare e il saio (Salvatore venne catturato, e Giuseppe cadde in conflitto
a fuoco con militari dellArma);
il feroce bandito sardo Samuele Stocchino (1920 - 1928), pi volte omicida e rapinatore, che riusc
a sfuggire per lungo tempo alle ricerche, ma venne ucciso in conflitto a San Gavino;
la banda Stragges (1922), attiva nel territorio di Nicastro (Calabria), combattuta a lungo e
sterminata in conflitto;
la banda Pollastro, il cui capo, Giuseppe, addestratosi in Francia ai metodi del banditismo pi
moderno e associatosi al pregiudicato Massaro, comp fra il 1923 ed il 1926 numerosi delitti in
Liguria e in Lombardia (i due banditi vennero infine catturati a Ventimiglia). Nei vari conflitti a
fuoco che lArma sostenne con la banda caddero 5 militari e 7 riportarono ferite;

317
la banda di Giovanni Dino, attiva in varie localit della Sicilia, liquidata con la cattura dei quattro
componenti (1925);
la banda di Giovanni Sacco, che oper nel territorio di Agrigento, eliminata con la cattura dei
banditi al termine di un conflitto a fuoco (1926);
i famigerati banditi sardi Serra, Puggioni e Pirarba, autori di impressionanti crimini, eliminati in
un conflitto a fuoco (1927);
la banda di Onorato Succu, attiva a Mamoiada (NUORO) e distrutta in un conflitto a fuoco (1927),
nel corso del quale vennero uccisi il capobanda ed il bandito Carta (arrestati gli altri);
la banda Succu (Santino e Salvatore), Liandru, Corrias e Floris, attiva nel territorio di Orgosolo e
responsabile delluccisione del maresciallo comandante della stazione Carabinieri, fu eliminata
dopo lunghe indagini e vari conflitti a fuoco, nellultimo dei quali vennero uccisi Salvatore Succu,
Corrias e Liandru, mentre il Floris venne catturato. Santino Succu cadde nel corso di un
successivo conflitto (1928 - 1929);
i banditi sardi Cuccu e Lenzu, attivi nella zona di Serbariu, eliminati in conflitto (1928);
la banda Civello, attiva nella zona di Gratteri (Palermo), eliminata dopo lunghe indagini e vari
scontri a fuoco (1929).
Tre particolari campagne contro la criminalit meritano una speciale menzione. La prima (1921 -
1924) contro un banditismo avente carattere e teatro del tutto nuovi, quali lIstria e la stessa citt di
Trieste; la seconda (1924 - 1928) condotta in Sicilia contro la mafia; la terza, nello stesso periodo,
nella Campania.
Il banditismo istriano ebbe dapprima un solo nome, Giovanni Collarich, al quale si aggiunse poi
quello di Giugovaz. La banda da essi formata commise numerosi ed efferati omicidi, fra cui quello di
un carabiniere, rapine, aggressioni, violenze.
Trovava di volta in volta rifugio oltre il vicino confine iugoslavo, da cui le difficolt per la cattura dei
componenti e la loro lunga latitanza, nonostante lintervento nelle operazioni di ingenti forze di altre
Armi e lazione infaticabile dei Carabinieri. Collarich venne arrestato in un cinematografo di Trieste,
da un comandante di tenenza della citt, mentre Giugovaz fu catturato nelle vicinanze di Trieste, nel
corso di un violento e prolungato scontro a fuoco.
La campagna contro la mafia in Sicilia fu condotta in profondit e con ogni mezzo, specie nelle
zone di Canicatt, Favara, Palermo, Casteltermini, S.Biagio, Platone, Acquaviva, Mussomeli, Sertera,
Campofranco, Burgio, Milocca e Villafranca Sicula. Dur circa quattro anni (periodo del prefetto
Mori) e vi partecip lintera Arma territoriale della Sicilia, nonch il battaglione mobile di Palermo. I
risultati furono notevoli e portarono, almeno per alcuni anni, ad una radicale bonifica delle zone pi
soggette ad arbitrii, vendette, uccisioni, eseguite coi sistemi dellorganizzazione segreta.
Infine in Campania, fra il 1922 ed il 1928, lArma fu impegnata a liberare alcune zone del Casertano,
Aversano, Avellinese e Nolano da una vasta rete di delinquenza comune, che funzionando coi sistemi
e la tecnica di analoghe consorterie, quali appunto la mafia siciliana, rendeva critiche le condizioni
della sicurezza pubblica.
Lenergica, perseverante ed abile azione dei comandi territoriali dellArma e dei servizi speciali
appositamente organizzati, ebbero ragione di centinaia di individui, tra capi camorra, gregari, complici
e favoreggiatori, sicch nel 1929 lintero territorio pot dirsi interamente liberato.
La delinquenza organizzata fu particolarmente attiva anche in Sardegna, ove fra decine di criminali
che, con delitti efferati, impegnarono lArma in una dura campagna repressiva, vanno ricordati i
fratelli Pintore, Antonio Congiu, Francesco Pittau ed un altro Liandru.
Giovanni e Antonio Pintore, da Bitti, spietati e abili nel preparare ed eseguire delitti di ogni sorta,
riuscivano anche a dileguarsi con estrema rapidit, grazie a numerosi favoreggiatori.
Congiu, il pi feroce bandito dellepoca, associatosi a Pintore e ad altri, commise raccapriccianti
delitti, di cui teneva uno speciale inventario, da lui stesso definito cartellino del lavoro. Il suo
campo dazione era la zona di Bittidda, nel Nuorese, dove, dopo essere sfuggito pi volte alla cattura,
fu infine eliminato nel febbraio 1934.

318
Pittau, attivo nellIglesiente con una banda da lui formata e della quale faceva parte anche una donna,
Maria Mura, dopo aver commesso specie rapine ed abigeati, fu catturato con lintera banda il 13
novembre 1933.
Giovanni Battista Liandru fu catturato e condannato per numerosi delitti. Rinchiuso nella colonia
penale di Mamone, riusc ad evadere nel 1944, approfittando della situazione contingente.
Nel 1938 si verificarono altri due episodi di fulgido eroismo.
La notte del 4 maggio i Carabinieri Antonio Lorusso e Francesco Cal, in servizio presso lArsenale
militare marittimo di Taranto, al fine di assicurare alla giustizia tre pericolosi malfattori che, sorpresi
in flagrante tentativo di furto, cercavano scampo a bordo di un battello, non esitavano a lanciarsi in
acqua completamente vestiti, riuscendo ad aggrapparsi allimbarcazione.
In tale posizione i due militari sostennero una lotta disperata contro i malfattori, uccidendone uno.
Sopraffatti, trovavano morte gloriosa nel mare. Alla loro memoria fu concessa la medaglia doro al
valor militare.
Il 13 dicembre lappuntato Leandro Veri, della stazione di Laigueglia (Savona) durante le ricerche di
uno sconosciuto che, armato di fucile da guerra e di una baionetta, aveva minacciato una guardia
giurata, avvistato il ricercato, non esitava ad inseguirlo da solo e ad ingaggiare una violenta
colluttazione, venendo per gravemente ferito in pi parti del corpo con un colpo di mitraglia.
Malgrado lincessante perdita di sangue, riprendeva linseguimento del ricercato, raggiungendolo
nuovamente ed ingaggiando nuova colluttazione, finch, esausto, cadeva con lavversario che, ancora
in grado di reagire, tentava di colpirlo con la baionetta. Il sopraggiungere di altro militare poneva fine
alla lotta con luccisione del ricercato. Trasportato in ospedale, leroico graduato decedeva dopo
alcuni giorni di atroci sofferenze (medaglia doro al valor militare alla memoria).

4. Carabinieri nella Saar


Contemporaneamente si aveva lattiva partecipazione dei Carabinieri al plebiscito della Saar. Alla fine
del 1934, la Societ delle Nazioni, stabilito che le sorti del conteso bacino carbonifero dovessero
essere decise da un plebiscito delle popolazioni interessate, raggiunse un accordo circa le forze militari
e di polizia che avrebbero dovuto presidiare lintero territorio oggetto del provvedimento ed assicurare
un tranquillo svolgimento delle relative operazioni di voto.
I contingenti internazionali, destinati a costituire la Saarforce, furono forniti dalla Gran Bretagna (1
battaglione di fanteria dellEast Lancashire Regiment), dallItalia (1 reggimento di Granatieri di
Sardegna ed 1 battaglione di Carabinieri), dallOlanda e dalla Svezia (piccoli reparti di
rappresentanza). Comandante in capo della Saarforce fu nominato il generale di divisione inglese
Brind (il contingente italiano era comandato dal generale di brigata Visconti Prasca ed il battaglione
Carabinieri dal tenente colonnello Emilio Peano).
Il battaglione Carabinieri part da Roma il 20 dicembre 1934, giungendo a Sulzbach, nei pressi di
Saarbruchen, il 22 dicembre.
Era costituito da 17 ufficiali, 53 sottufficiali e 280 militari di truppa, su tre compagnie.
Dopo una serie di servizi di rappresentanza, di preparazione ed altri ordinari di presidio, nei giorni 13,
14 e 15 gennaio 1935 ebbero luogo quelli relativi allo svolgimento delle votazioni. Al battaglione dei
Carabinieri fu assegnata la vigilanza di 81 seggi; ultimate le operazioni di voto, si provvide a ritirare le
urne ed a scortarle, a mezzo di autocolonne e treni speciali, sino a Saarbruchen.
Tutto si svolse nel pi perfetto ordine e la presenza dei Carabinieri italiani assicur, sia allinterno
delle sezioni che nelle varie cittadine, il normale svolgimento delle attivit.

319
X TESI OLTREMARE

1. Le operazioni di grande polizia in Libia


Nel 1917 erano riprese, in Tripolitania, le attivit militari delle nostre truppe ed alle operazioni, che si
svolsero un po dappertutto, partecip sempre lo squadrone zapti di manovra, costituito, come si
visto, nel 1916, con una forza organica di 140 uomini a cavallo.
Lo squadrone provvide ai servizi di sicurezza in marcia delle varie colonne, continuamente in
movimento.
Da ricordare, anche, lo scontro sostenuto il 20 settembre 1917 dallo squadrone contro ingenti forze
ribelli a Fonduk-Bengascir, in difesa di un gruppo della colonna Cassinis, la quale, partita da Zuara e
puntando su Zanzur, aveva il compito del sistematico rastrellamento della vasta zona fra le due
localit. Lazione sostenuta dallo squadrone zapti fu la pi importante dellintera giornata. La massa
dei nemici era compatta, formata da arabo-turchi al comando di ufficiali turchi. I militari dello
squadrone, messo piede a terra, aprirono il fuoco contro il nemico, tenendolo a bada sino
allintervento di altre forze, che ne determinarono la rotta.
Nel 1918, specie nel territorio di Zuara, numerose furono le grandi operazioni di polizia per la
protezione degli indigeni fedeli, del bestiame e dei raccolti.
Lanno successivo si ebbe con i ribelli la pace di Azizia e per un po di tempo la situazione rimase
stazionaria.
Nel 1922 vennero, per, decise ed attuate le grandi operazioni per la riconquista della Tripolitania.
I primi militari che il 22 gennaio sbarcarono a Misurata furono i Carabinieri e ad essi spett una parte
molto importante nellintero ciclo di operazioni, specialmente da parte dello squadrone zapti di
manovra che, nel luglio 1921 era stato, dal comando della divisione, completamente riorganizzato e
portato alla massima efficienza.
Numerose furono le operazioni di grande polizia svolte anche negli anni successivi e cos gli scontri
isolati, i servizi di polizia militare, etc., nelle localit pi estreme dellimmenso territorio.
Particolarmente importante, nel 1923, la carica di Sidi-Bu-Argub, brillantemente sostenuta dallo
squadrone zapti, agli ordini del tenente Contadini, contro una agguerrita massa di ribelli, bene armati
e trincerati su impervie colline della zona di Gefara di Azizia. Vennero uccisi 120 ribelli col loro capo,
rastrellati 80 fucili, nonch un ingente quantitativo di munizioni, cavalli e muli.

Una Sezione Carabinieri cammellata in servizio di perlustrazione

321
Lo squadrone fu citato allOrdine del giorno ed al tenente Contadini venne concessa la medaglia
dargento al V.M..
Ed ancora la carica di Sidi-El Girani, del 2 febbraio 1923, contro 700 ribelli, e, due giorni dopo, quella
nei pressi di Tarkuna contro 900 ribelli, appoggiati da intenso fuoco di mitragliatrici e da un pezzo di
artiglieria. Memorando anche lo scontro di Gars-Garabulli del 19 settembre 1923.
Dopo di che la ribellione and spegnendosi.
A conclusione dei brillanti servizi resi dallo squadrone zapti di manovra negli anni 1922 e 1923,
venne concessa alla Bandiera dellArma dei Carabinieri, per la divisione della Tripolitania, la croce di
guerra al V.M. con la seguente motivazione Strumento armonicamente perfetto di abilit
professionale e di efficienza bellica, partecipando, con alto sentimento del dovere, fulgido spirito di
sacrificio, esemplare ardimento a tutte le fasi della campagna, contribuiva brillantemente al successo
finale, direttamente o indirettamente riaffermando in ogni incontro coi ribelli le glorie pi pure
dellArma. Tripolitania, campagna contro i ribelli, 1922 - 1923.
Altro periodo di importanti operazioni si ebbe nellinverno 1927 - 1928 e culmin con la dura
battaglia per la conquista dei pozzi e delle alture di Tagrift, cui partecip uno dei due nuclei
Carabinieri reali di polizia, costituiti in quel tempo e posti a disposizione delle due principali colonne
operanti in Tripolitania, che, in collegamento con le truppe della Cirenaica, avrebbero dovuto
assicurare il dominio italiano sino al 29 parallelo.
Per la divisione della Tripolitania, che con i suoi comandi territoriali e con lo squadrone zapti aveva
reso servizi incomparabili, venne concessa alla Bandiera dellArma altra croce di guerra al V.M., con
la seguente motivazione Fedele alle gloriose tradizioni militari dellArma, affermava le sue qualit di
tenace ardimento e di capacit bellica, concorrendo anche con i suoi reparti a tutte le operazioni che
condussero allintera occupazione della colonia e conseguendo altres frazionata nelle sue stazioni fin
nelle remote regioni, col valore e con le opere dei suoi componenti, preziosi risultati ai fini della
sicurezza generale della colonia stessa.
Tripolitania, 24 maggio 1923 - 25 marzo 1930.
Per quanto riguarda la Cirenaica, nel primo dopoguerra la situazione era alquanto diversa da quella
della Tripolitania, non essendovi stata n la grande rivolta degli indigeni, n sensibili ripiegamenti
delle forze nazionali di occupazione.
Dopo il 1921, per, essendosi rivelato fallace laccordo coi Senussi, si ritenne opportuno istituire nella
colonia i cosiddetti campi misti di polizia che dovevano riunire insieme Carabinieri e milizie
indigene, ma che si dimostrarono presto insufficienti ed anche pericolosi per i continui tradimenti.
Cosicch, sciolti tali campi nel 1923 venne istituito anche in Cirenaica uno squadrone zapti di
manovra, che, come quello della Tripolitania, oper mirabilmente in numerose contingenze fra il 1923
ed il 1924, mentre i Carabinieri della divisione partecipavano a tutte le operazioni militari.
Tale squadrone ebbe il battesimo del fuoco a Suani-el-Bedin, il 15 gennaio 1924, e si distinse
particolarmente durante il ciclo di operazioni sul Gebel Abid e n el gravoso e rischioso servizio di
polizia nella piana bengasina, che sostenne senza soste dal 5 aprile al 24 giugno 1924.
Altre prove della grande efficienza del reparto si ebbero nelle operazioni sul Gebel Auaghir, dal 9 al
19 marzo 1925, e, per ultimo, nella occupazione dei lontani centri carovanieri di Msus Saunno e Giof-
el-Matar, nel marzo del 1927.
Per la divisione della Cirenaica venne concessa alla Bandiera dellArma una medaglia di bronzo al
valor militare con la seguente motivazione: Frazionata nelle sue stazioni sia nelle pi lontane e
disagiate localit della colonia, esemplare per vigile e costante attaccamento al dovere, perfetta nella
coesione e nellorganizzazione, assolse sempre egregiamente i complessi compiti del suo servizio di
istituto e, per meglio concorrere alla sicurezza della colonia, prese brillantemente parte coi suoi reparti
mobilitati a tutte le azioni belliche della campagna, segnando col valore, labnegazione e il tributo di
sangue dei suoi componenti una nuova fulgida pagina di storia per la propria Arma. Cirenaica 1923 -
1924.

322
Nel 1936 le due divisioni autonome di Tripoli e di Bengasi cambiarono la loro denominazione
ufficiale rispettivamente in gruppo Carabinieri reali della Libia occidentale (Tripoli) e gruppo
Carabinieri reali della Libia orientale (Bengasi).
Quattro anni dopo, lArma territoriale in Africa Settentrionale comprendeva un Comando Superiore
dei Carabinieri della Libia, con sede a Tripoli, quattro gruppi territoriali (Tripoli, Bengasi, Misurata e
Derna), due compagnie comando, 11 compagnie territoriali, una compagnia mobile, 32 tenenze, 5
sezioni, 135 stazioni, oltre a 3 nuclei mobili, un reparto di scorta, un reparto cammellato e 2 scuole
allievi Carabinieri libici, a Tripoli e Bengasi 1.

2. Il Corpo dei Carabinieri di Rodi e Castel Rosso


Per quanto riguarda le Isole Egee, il trattato di Parigi del 1920 prevedeva gravi misure restrittive per la
sovranit italiana in tale settore.
NeI frattempo, per, le forze dellArma in Egeo erano gi da tempo quelle di una compagnia, con un
capitano comandante e alcuni subalterni.
Nellinterno dellisola di Rodi i pochi rudimentali presidi dei primi tempi erano stati soppressi, in
seguito allimpianto di due tenenze, ridotte poi a sezioni, con una quindicina di stazioni.
A tali forze erano affidati i compiti di polizia militare, polizia giudiziaria, pubblica sicurezza,
vigilanza delle strade, tutela del patrimonio forestale e del servizio postale, concorso
allamministrazione della giustizia e numerose altre incombenze, quali il servizio dei passaporti,
quello degli imbarchi e sbarchi, della tutela del buon costume e della pubblica igiene.
In applicazione dellaccordo di Parigi, col quale le isole minori e quelle di Rodi e Castelrosso -
questultima occupata nel marzo 1921 - erano state promesse alla Grecia, con un governatore italiano
per le due maggiori, si ebbe la creazione di un corpo autonomo di polizia, denominato Corpo dei
Carabinieri di Rodi e Castelrosso, costituito da elementi indigeni, prevalentemente di religione
ortodossa (alcuni dei quali raggiunsero il grado di vicebrigadiere), inquadrati da sottufficiali italiani,
comandati da un tenente.
Il Corpo ebbe vita per poco pi di un anno, dato il ristagno nellesecuzione degli accordi di Parigi, e
nelle Isole torn a funzionare, col suo pieno organico, la compagnia Carabinieri reali dellEgeo.
I successivi progressi dellintero possedimento riguardarono anche gli organici e il servizio dei
Carabinieri, per cui il 1 aprile 1937 la compagnia fu elevata a gruppo, con dipendenza dalla legione
di Bari.

3. Carabinieri in Somalia
In Somalia, ove, come s visto, gli ascari erano stati organizzati da personale dellArma in un
Corpo di polizia della Somalia alle dipendenze del Governatore, nel 1923 furono inquadrati in un
Corpo zapti della Somalia Italiana, con appartenenza effettiva allArma dei Carabinieri e con una
forza di circa 1.600 uomini, tra nazionali ed indigeni.
Operazioni di un certo rilievo si ebbero in quella lontana colonia nel 1924, contro agguerrite cabile
ribelli (Galgial e Baddi Addo) e contro altre trib ostili della zona di Dai-Dai. Vi parteciparono 120
zapti, al comando di un tenente. Nello stesso anno, 300 zapti concorsero valorosamente alle
operazioni che portarono alloccupazione della Somalia settentrionale.
Nel settembre 1925 reparti zapti concorsero alla conquista del territorio di Obbia e allazione di
Ordio.
Sostenendo cruenti conflitti allarma bianca, forti contingenti di zapti presero parte allavanzata nel
territorio di Gallacaio, Garad e Sinedog ed alloccupazione dellAlta Migiurtinia, eseguendo
rischiose e ardite ricognizioni nella zona di Bender Cassim.

1
In conseguenza degli eventi bellici del periodo 1941 - 1943, tali comandi si sciolsero progressivamente, onde col cessare della sovranit italiana
in Africa Settentrionale si chiuse anche per lArma dei Carabinieri la storia coloniale. Nel Periodo post-bellico i militari dellArma clic ancora si
trovavano in Africa Settentrionale continuarono, temporaneamente, alle dipendenze delle autorit di occupazione e dintesa col governo italiano, a
svolgere la propria opera nellordinario campo dei servizi di polizia, onde venne costituito un Comando Carabinieri, soppresso poi definitivamente
il 17 dicembre 1951.

323
Fatto di particolare importanza fu leroica resistenza ad ingenti forze, opposta il 29 ottobre 1926 dai
componenti della stazione di Merca, comandata dal maresciallo capo Alfio Fiorina. Dopo aver
affrontato animosamente i ribelli con pochi dipendenti indigeni, caduti uno dopo laltro, leroico
sottufficiale sostenne ancora da solo la difesa della caserma, sino allestremo sacrificio.

Eritrea Una Sezione di Zapti in perlustrazione

Il medesimo giorno una colonna di 500 zapti ed ascari, agli ordini del Capitano comandante del
Corpo degli zapti, represse, dopo aspri combattimenti, una vasta rivolta; lazione si concluse con una
vera e propria battaglia, in localit Fiddarot, con la piena vittoria delle nostre forze. Tra i molti ribelli
rimasti uccisi sul campo vi fu lo stesso capo indigeno.
Nel 1933 il Corpo zapti della Somalia Italiana fu trasformato in Compagnia Carabinieri reali
della Somalia Italiana, elevata poi a gruppo nel 1935, con capoluogo a Mogadiscio.
Nel 1925, per effetto dellaccordo di Londra, venne costituito in Mogadiscio anche il Regio Corpo di
Zapti, composto da due ufficiali, 7 sottufficiali e 130 zapti, e destinato al Corpo di occupazione dei
territori dellOltre Giuba, ceduti dalla Gran Bretagna allItalia.
Uno speciale plotone misto zapti-guardie provvide ai servizi donore e di scorta allAlto
Commissario.
Raggiunto il territorio assegnato, la forza venne ripartita in quattro centri al comando di sottufficiali
dellArma.
Il servizio disimpegnato nellOltre Giuba fu quello consueto delle colonie, non essendovi state attivit
belliche; ma particolari e delicati servizi richiesero la sicurezza dei presidi italiani e lattuazione delle
ordinanze di governo. ll Corpo si disimpegn bene in tutto con ottimi risultati ottenendo i pi alti
riconoscimenti.

4. La guerra dEtiopia
Attiva fu la partecipazione dellArma alla guerra dEtiopia.
Nellaprile 1935 venne costituito il Comando Superiore Carabinieri Reali presso il Comando
Superiore dellAfrica Orientale, al quale ultimo furono assegnate cinque sezioni ed un nucleo per
ufficio postale, mentre una sezione zapti venne assegnata al Comando del Corpo dArmata Indigeno.
In breve tempo lArma mobilit tutti i reparti previsti, nella misura di 2 sezioni da montagna, 1
sezione a cavallo ed un nucleo per ufficio postale per ciascun Corpo dArmata e divisione dislocati in
Africa Orientale. Altre sezioni furono addette alle Unit Lavoratori.

324
Inoltre, in Somalia, vennero formate, con truppe indigene, due Bande, della forza complessiva di 23
ufficiali e di circa 1.100 fra sottufficiali, appuntati e CC.
Fu istituito anche un Comando Carabinieri di Intendenza, per il coordinamento dei servizi di polizia
militare nelle retrovie e per compiti informativi.
Col progressivo affluire in Africa Orientale delle Grandi Unit e dei vari reparti speciali, lArma ebbe
presto a fianco delle truppe operanti 55 sezioni da montagna, 6 a cavallo e 6 miste, 3 sezioni zapti e
23 nuclei, nonch 3.143 zapti e 2.500 dubat, inquadrati da ufficiali e sottufficiali.
Il 5 ottobre 1935, tre giorni dopo lo scoppio delle ostilit, piccoli nuclei di Carabinieri entrarono per
primi ad Adua e Macall precedendo i reparti di fanteria.
Nel gennaio 1936, nella difesa di Passo Uarieu, si distinsero particolarmente la 312 e 302 sezione,
che parteciparono valorosamente, con altre sezioni, alle operazioni nel Tembien.
Un mese dopo, nella zona di Neghelli (Malca Guba), durante un combattimento tra una colonna
italiana e forze nemiche, cadde il brigadiere Salvatore Pietrocola, decorato alla memoria di
medaglia doro al valor militare.
Profilatasi la minaccia dellinvasione della Colonia Eritrea da parte dellarmata abissina di ras
Immer, una divisione italiana provvide allo sbarramento del settore di accesso; quattro Bande
indigene, costituite durgenza, operarono sulla fronte e sui fianchi del IV Corpo dArmata.

Partenza dalla stazione Termini di Roma delle Bande autocarrate Carabinieri per la guerra dAbissinia

5. Le bande autocarrate nellOgaden


Da ricordare il combattimento, durato otto ore, tra la Banda comandata dal brigadiere Meloni e forze
abissine di gran lunga superiori. Caduto lufficiale comandante dello scaglione, il Meloni, rimasto
ferito, continu la strenua lotta e, fatto prigioniero, lasci i suoi uomini in condizioni di combattere
ancora, sino alla rottura dellaccerchiamento.
Avviata la campagna verso la fase conclusiva, venne determinata la formazione di speciali reparti
dellArma da impiegare in operazioni tattiche; furono le Bande autocarrate, costituite in Roma in
numero di 4, articolate ciascuna su due centurie ed un plotone comando, per un totale di 1.000 uomini.
I reparti partirono il 25 febbraio 1936 e toccarono Obbia il 10 marzo. Il 12 aprile fu costituito il
Comando Raggruppamento Bande.
La piccola localit di Gunu Gadu rappresentava una posizione avanzata del campo trincerato
dellOgaden, ben munito di armi e di mezzi e tenuto da oltre 30.000 abissini.
Le Bande ebbero lordine di attaccare, eliminare il baluardo e confluire poi a

325
Dagabur. Il combattimento, svoltosi il 24 aprile, fu breve ma aspro, e registr non pochi atti di valore,
fra cui quelli fulgidissimi del capitano Antonio Bonsignore, caduto alla testa dei suoi uomini, e dei
Carabinieri Vittoriano Cimmarusti e Mario Ghisleni, tutti insigniti di medaglia doro al valor militare.
La colonia avanz poi su Bullale, espugnandola il 29 aprile ed occupando il giorno successivo
Dagabur.
Per le esigenze dellintera campagna in A.O. lArma richiam dal congedo circa 12.000 uomini. I suoi
reparti mobilitati giunsero a 78 sezioni, oltre i nuclei, le Bande autocarrate e quelle di irregolari
indigeni.
Nel corso della campagna si ebbero 208 Caduti e circa 800 feriti.
Quali ricompense individuali furono concesse 4 medaglie doro, 49 dargento, di bronzo e 435 croci di
guerra al valor militare.
La Bandiera dellArma venne insignita della Croce di Cavaliere dellOrdine
Militare dItalia, con la seguente motivazione Durante tutta la campagna, diede innumerevoli prove
di fedelt, abnegazione, eroismo; offr olocausto di sangue generoso; riafferm anche in terra dAfrica
le sue gloriose tradizioni; diede valido contributo alla vittoria. Guerra Italo-Etiopica, 3 ottobre 1935 -
5 maggio 1936.
Alla fine della campagna i territori dellAfrica Orientale Italiana ebbero un nuovo assetto
amministrativo e lArma fu chiamata a nuovi onerosi compiti, sia per leliminazione della guerriglia in
varie zone, operando congiuntamente con altre Armi dellEsercito o in modo autonomo, sia per
garantire il nuovo ordinamento politico-militare.
Ci richiese limpianto su base territoriale delle forze di polizia ed il loro sollecito funzionamento,
nonch un attivo concorso per lattuazione dei compiti specifici di ogni organo della pubblica
amministrazione.
Si ebbe in tal modo, per lA.O.I., un organico ed un ordinamento del tutto propri; i reparti mobilitati si
trasformarono progressivamente in reparti territoriali. Le Bande autocarrate, risalite dallOgaden,
conservarono invece la propria struttura. Ad Addis Abeba venne poi istituita una Scuola allievi zapti.
Avvenimenti salienti di quel periodo furono un attacco in massa di ribelli nel luglio 1936, affrontato
validamente e represso dalla 1 e 3 Banda, ed il ciclo di rastrellamenti a largo raggio, durante il quale
unimportante operazione si ebbe il 26 ottobre nei pressi del grande Akachi, ad opera di un reparto di
50 Carabinieri e zapti.

Carabinieri e Zapti nellOgaden. Per la campagna dEtiopia alla Bandiera dellArma fu concessa la croce di
cavaliere dellO.M. dItalia

326
Dopo aver sequestrato grossi quantitativi di armi e munizioni, venne assalito sulla via del ritorno da
oltre 300 ribelli. Limpari lotta mise alla prova il valore e la resistenza delle forze dellArma, che
attaccarono i ribelli anche alla baionetta, riuscendo infine a sganciarsi. Nello scontro caddero 15
militari.
Un periodo particolarmente grave e faticoso fu quello, durato circa due mesi, che segu allattentato al
generale Graziani, il 12 febbraio 1937.
Il 10 settembre dello stesso anno alcune centinaia di ribelli attaccarono la stazione dellArma di Arbi-
Cebr (Beghemeder). Vi trovarono la morte tutti i Carabinieri e gli indigeni del piccolo presidio.
Cadde anche il carabiniere Giovanni Pazzaglia, alla cui memoria fu concessa la medaglia doro al
valor militare con la seguente motivazione Carabiniere di una stazione sede di residenza in territorio
di recente conquista, trovandosi lontano dalla sede e venuto a conoscenza di gravi sintomi di ribellione
serpeggianti nella giurisdizione della propria stazione, insistentemente chiedeva di raggiungerla. Due
giorni dopo il suo arrivo, attaccato il fortino da preponderanti forze ribelli, addetto allunica
mitragliatrice di cui disponevano i difensori, per ben sette ore di accanito combattimento, con mano
salda e cuore intrepido, teneva testa al nemico facendone strage. Esaurite le munizioni, unico
nazionale ancora illeso fra i difensori, rendeva inservibile larma e, sublime esempio di consapevole
eroico sacrificio, si adunava con i superstiti attorno alla bandiera innalzata al cielo al centro del fortino
e, fronte al nemico, trovava morte gloriosa.
Nel 1938, come negli anni successivi, analoghi avvenimenti si verificarono un po ovunque,
impegnando duramente lArma.
La cattura del brigante Tull, che terrorizzava le popolazioni di Gorf-Salult e che agiva anche sul
piano politico in segrete e complicate intese con i capi ribelli, richiese allArma lunghi, pazienti e
rischiosi servizi, coronati infine da successo.
Nellagosto 1938 vi fu il sanguinoso scontro di Mendide, nel distretto di Snaa, tra circa 700 ribelli a
cavallo ed una piccola colonna di truppe, alla quale erano stati aggregati i militari della stazione di
Mendide, 1 maresciallo e 7 dipendenti, dei quali caddero i Carabinieri Antonino Alessi e Mario Galli,
medaglia doro al valor militare alla memoria il primo, e di bronzo, pure alla memoria, il secondo.
Sebbene verificatosi dopo il 10 giugno 1940 (data dello scoppio della seconda guerra mondiale trattata
in altro capitolo), si ricollega a tali avvenimenti il grave episodio di Marmarefi, nello Scioa, ove il
Carabiniere Savino Cossidente trov eroica morte nel generoso tentativo di difendere, da solo, la
caserma attaccata da un gruppo di ribelli (medaglia doro al valor militare).
Nello stesso Scioa ag un Battaglione Carabinieri di manovra per operazioni a largo raggio contro
ribelli e predoni.
Nel 1940 il territorio etiopico ebbe un nuovo assetto politico-amministrativo, articolato in
governatorati, e lArma adatt ad esso il suo ordinamento 2. La forza era di circa 100 ufficiali, 750
sottufficiali, 1.012 tra appuntati e Carabinieri e 3.500 militari indigeni.
Dal 1936 al 10 giugno 1940 furono concesse a militari dellArma numerose ricompense individuali,
fra cui sei medaglie doro al valor militare.

6. Carabinieri in Spagna e in Albania


Nel 1937, col contingente di forze italiane in Spagna, vi furono inizialmente, per il servizio di polizia
militare, tre sezioni e una compagnia Carabinieri, ripartita poi anchessa in sezioni. In totale circa 500
uomini. Un colonnello dellArma fu nominato Ispettore dei servizi di polizia.
Anche in Spagna i Carabinieri seguirono le sorti delle unit italiane alle quali erano addetti.
Polizia militare e assistenza alle popolazioni richiesero attivit particolari, specie nei periodi delle
battaglie di Malaga, Guadalajara, Santander, Ebro, Levante, Catalogna e Madrid.
Nellintera campagna vi furono 9 morti e 33 militari dellArma feriti.

2
Comando Superiore ad Addis Abeba; un reparto servizi speciali (I compagnia ed squadra); 6 gruppi (Addis Abeba, Gondar, Gimma, Harrar,
Asmara e Mogadiscio), articolati ciascuno su 4 compagnie Scuola Allievi zapti.

327
Furono concesse 13 medaglie dargento, 45 di bronzo, 105 croci di guerra al valor militare, nonch 43
promozioni per merito di guerra.
Il 7 aprile 1939, col Corpo di spedizione italiano, sbarcarono in Albania 16 fra sezioni e plotoni
mobilitati dellArma, che parteciparono a tutte le operazioni, provvedendo ai servizi di polizia
militare, nonch ad assicurare lordine e la sicurezza pubblica nei vari centri.
Il 24 maggio 1939 il governo albanese affid il comando della Gendarmeria locale al generale dei
Carabinieri Crispino Agostinucci, che provvide ad un primo riordinamento del Corpo, assorbito poi
integralmente dallArma.
Nel giugno vennero sciolti le sezioni ed i plotoni mobilitati, per costituire, anche con militari albanesi,
i reparti territoriali: due legioni (Tirana e Valona), alle dirette dipendenze del Comando Superiore
Carabinieri in Albania ed articolate in 10 gruppi, 41 compagnie, 45 tenenze e un numero vario di
stazioni. La forza era di 111 ufficiali, 650 sottufficiali e 3.088 appuntati e CC. Fra i compiti svolti in
quel periodo furono preminenti il rastrellamento delle armi fra la popolazione civile, la vigilanza alle
frontiere terrestri e marittima ed il ristabilimento della sicurezza pubblica, specie sulle montagne.
Nelle regioni settentrionali vi erano, infatti, circa 300 pericolosi latitanti armati e responsabili di
numerosi gravi reati.
LArma si prodig attivamente anche nelle pubbliche calamit, quali il terremoto nella regione di
Malakastra, del 9 agosto 1939, e, il mese dopo, le inondazioni per lo straripamento dei fiumi Erten e
Holti.
Il 1 settembre 1943 la Gendarmeria albanese, riorganizzata come corpo autonomo, subentr nelle
attribuzioni dei Carabinieri. Sotto la stessa data il personale dellArma venne impiegato per la
costituzione di battaglioni mobilitati, riuniti in due Raggruppamenti battaglioni mobilitati, sciolti
per gli avvenimenti conseguenti allarmistizio dell8 settembre 1943.

328
XI TESI LARMA NELLA SECONDA GUERRA MONDIALE 10
GIUGNO 1940 8 SETTEMBRE 1943

1. I Carabinieri presenti su tutti i fronti


LArma partecip alle operazioni belliche con 36 Battaglioni, 1 Battaglione paracadutisti, 1
Squadrone a cavallo, 1 Gruppo autonomo, 19 Compagnie autonome, 1 Nucleo per la base tradotte,
410 Sezioni (miste, alpine, per laeronautica, celeri e motorizzate), nuclei per i vari uffici postali,
nonch con Comandi Carabinieri presso i Gruppi di Armate, Armate, Corpi dArmata, Intendenze,
basi navali ed aeree, Divisioni e Brigate.
I reparti, posti tempestivamente in approntamento secondo i progetti di mobilitazione e le richieste
dello SME entrarono progressivamente nella campagna a cominciare dal 10 giugno 1940 e, seguendo
le varie unit dellEsercito e delle altre Forze Armate alle quali erano addetti, svolsero la loro opera su
tutti i fronti e settori ai quali si estese lazione bellica, compiendo servizi di polizia militare sia sui
campi di battaglia che nelle retrovie e nei territori occupati, servizi speciali (a seconda delle necessit
contingenti), servizi ordinari di polizia giudiziaria, di ordine pubblico, di sicurezza e di assistenza alle
popolazioni civili dei territori nazionali e di quelli occupati, nonch azioni belliche vere e proprie, a
fianco delle altre Armi.
I Carabinieri furono, pertanto, presenti su tutti i fronti: occidentale, dellAfrica Settentrionale,
dellAfrica Orientale Italiana, balcanici (greco-albanese, albanese-jugoslavo e giuliano-jugoslavo), in
Russia, in Corsica e sulle coste dellintera penisola delle isole, delle Colonie e dei Possedimenti.
Inoltre il Comando Carabinieri per la Marina, comprendente nel 1941 1 compagnia
servizi speciali, 1 compagnia Ministero Marina, 3 compagnie Arsenali (La Spezia, Taranto e Pola) e 3
tenenze con un organico di 28 ufficiali, 281 sottufficiali e 1.059 appuntati e CC, provvide, in
collaborazione coi reparti mobilitati dellArma presso le varie unit operanti, nonch coi comandi
territoriali, ai servizi di polizia militare e di sicurezza nellambito stesso della Marina, specie nei porti,
arsenali, depositi, opifici, laboratori ed opere di difesa costiera. Tali forze parteciparono anche ad
operazioni dirette, in occasione di offensive aeree, navali, attentati e sbarchi da parte del nemico.
Per i servizi resi dai reparti addetti alla Marina furono concesse 50 ricompense al valore ed encomi
solenni. Per la sua efficace azione di comando il Colonnello Romolo Di Furia fu decorato dellOrdine
militare dItalia. Anche presso lAeronautica i Carabinieri provvidero ai servizi di polizia militare e di
sicurezza, con nuclei, drappelli e sezioni presso le Grandi Unit Aeree.
Lordinamento del Comando Carabinieri per lAeronautica comprese un Centro di polizia militare in
Roma, quattro Comandi Carabinieri presso le Z.A.T. (Zone Aeree Territoriali), con alle dipendenze i
rispettivi Comandi Carabinieri delle Squadre e Divisioni aeree e le sezioni, Comandi Carabinieri
aeronautica per lAlbania, la Sardegna e la Sicilia, un Comando Carabinieri 5 Squadra Aerea in
Africa Settentrionale, ed infine un Comando Carabinieri presso il C.A.T..
Nel 1940, la forza di tali reparti era di 48 ufficiali, 246 sottufficiali e 4.295 appuntati e CC.
Successivamente furono aumentate le sezioni e il personale, sia per le nuove esigenze (Grecia, Egeo,
Tunisia, etc.), che per il potenziamento del servizio controinformativo.
Come per la guerra 1915-18, ma di dimensioni considerevolmente superiori, i compiti svolti dai
comandi e reparti territoriali dellArma in rapporto diretto .o indiretto con la mobilitazione, con le
operazioni militari, con le offese nemiche aeree e navali, in una parola con lo stato di guerra
dellintero Paese rientrano, con un coefficiente proprio, nel consuntivo di opere, di sacrifici, di meriti,
nei quali si compendia la partecipazione dellArma alla 2 guerra mondiale.
Al gi lungo elenco dei compiti assolti durante il primo conflitto mondiale vanno aggiunti, per lintera
campagna, le predisposizioni per gli attacchi aerei e la disciplina delle popolazioni, anche per il
funzionamento dei rifugi nei centri urbani; i servizi di pubblico soccorso alle popolazioni colpite da
attacchi aerei o navali e quelli di sicurezza e di ordine pubblico in occasione degli sbarchi alleati; la
vigilanza relativa alla radio (apparecchi riceventi e trasmittenti) tra la popolazione civile;

329
lapplicazione delle leggi restrittive delle attivit pubbliche e private, in rapporto allo stato di guerra,
specie per il contingentamento dei consumi e relativo tesseramento, gli alloggi, i trasporti, etc.; ed
infine ladempimento di compiti eccezionali in rapporto ai grandi rivolgimenti politici del 25 luglio
1943 e periodo successivo, nonch lattuazione di tutte le misure determinate dal nuovo Governo per
la sicurezza dello Stato e la tutela dellordine pubblico.
Per quanto riguarda le operazioni belliche vere e proprie, le due Armate dislocate sul fronte
occidentale sostennero, dal 21 al 24 giugno 1940, quella che fu chiamata la battaglia delle Alpi.
Spettarono alle sezioni e nuclei dellArma i compiti propri di polizia, specie nelle retrovie.
Particolarmente efficiente fu, da parte dei Carabinieri, il servizio informativo sulle difese avversarie e
quello di guida e di scorta nella zona di frontiera e nellintero teatro delle operazioni.
Nello stesso anno venne costituito a Torino un reggimento Carabinieri mobilitato, che non prese
parte per alle operazioni sul fronte occidentale e venne successivamente trasferito in Albania, ove il
comando fu sciolto ed i Battaglioni impiegati in modo autonomo.

2. Le operazioni in Africa settentrionale ed Orientale


In Africa Settentrionale, fino dallinizio della guerra, esistevano, alle dipendenze del Comando
Superiore Carabinieri della Libia, i reparti territoriali, fissi e mobili, nazionali, indigeni e misti,
previsti dallordinamento del tempo di pace.
Con la guerra lArma mobilit progressivamente 118 sezioni, ripartite tra le unit costitutive della 10
Armata, quattro Battaglioni, di cui uno paracadutisti, nonch reparti speciali minori e servizi vari.
Anche i reparti territoriali furono mobilitati concorrendo alle operazioni, specie nelle zone pi
avanzate e trasformandosi spesso in reparti speciali mobili. Seguendo le sorti delle Grandi Unit cui
erano addette, le sezioni parteciparono a tutte le operazioni, in prima linea e nelle retrovie, con compiti
di polizia militare ed altri incarichi.
Due Battaglioni operarono nel 1941: il XIX e quello paracadutisti. Il primo perdette, il 18 settembre,
ben 78 militari nellaffondamento delle motonavi Nettunia e Oceania; nel dicembre sostenne vari
scontri contro commandos nemici e nel deserto del Gebel si fece pi volte onore, tagliando la strada
alle note camionette dei britannici. Prese parte, inoltre, agli accaniti combattimenti che si svolsero
nella zona tra Maragua e Marsa Brega e partecip agli ultimi combattimenti nella zona sirtica
(dicembre 1942), con azione di copertura del XXI Corpo dArmata durante la ritirata da El-Alamein.
Il Battaglione Carabinieri paracadutisti, costituito a Roma il 1 luglio 1940, su tre compagnie e posto
in approntamento il 1 gennaio 1941, venne inviato in Africa Settentrionale, senza per essere
impiegato dal cielo. Dislocato al bivio di Eluet el Asel, nella zona a sud del villaggio G.Berta, dove
confluivano le piste provenienti da El Meckili e da Chaulan, il 19 dicembre 1941 resistette
valorosamente ad impetuosi attacchi del nemico e, accerchiato, con estremo impeto ed ingenti perdite,
riusc ad aprirsi un varco ricongiungendosi alle altre forze italiane.
Per il valoroso comportamento del reparto fu concessa una medaglia dargento al valor militare alla
Bandiera dellArma.
Nel settembre 1942, negli accaniti combattimenti a Tobruk, fu attivamente impegnato il XVIII
Battaglione Carabinieri, che concorse validamente a respingere le forze da sbarco nemiche, catturando
1.500 prigionieri.
La notte sul 14 settembre si verific, nei pressi di Sidi Rezegk, un interessante episodio: in
concomitanza con lazione delle forze da sbarco a Tobruk, il piano britannico prevedeva un attacco di
camionette dallinterno del deserto verso la costa, allo scopo di distrarre forze dalla difesa della
piazzaforte. Sei camionette vennero avvistate da un piccolo distaccamento isolato di appena undici
Carabinieri, che, con abile azione di fuoco, riusc a far credere al nemico di trovarsi di fronte a forze
superiori, inducendolo a ritirarsi.
Lo stesso XVIII Battaglione partecip, nel dicembre, alla difesa della base di Tobruk, a fianco di un
Battaglione di bersaglieri e combatt valorosamente dopo il ripiegamento sulla linea di Buerat (zona
sirtica).

330
3. Cheren e Amba Alagi
Sui fronti dellAfrica Orientale Italiana, lArma partecip a tutte le operazioni militari con la 3
compagnia dEritrea, cinque gruppi e reparti minori.
La 3 compagnia dEritrea concorse attivamente, nel marzo 1941, alla difesa di Cheren, distinguendosi
particolarmente nella riconquista di quota 1.702, abbandonata da altro reparto, e ag ancora con valore
nei combattimenti del 15-18 marzo, a quota Forcuta, sul cosiddetto Panettone di Cheren, contro
cinque Battaglioni speciali inglesi, appoggiati dal fuoco di artiglieria e da aerei. In tali combattimenti
rifulse la condotta personale del brigadiere Attilio Basso, caduto, del tenente Giovanni Luigi Satta,
gravemente mutilato, e del Capitano Felice Levet (medaglia doro al valor militare ai primi due e
dargento al terzo).
Il 1 gruppo, nato dalla trasformazione di una compagnia autonoma Carabinieri e zapti costituita a
Gondar alla fine del 1940, si articol, nel marzo 1941, su due compagnie, con una forza di 7 ufficiali,
219 sottufficiali e Carabinieri e 180 militari indigeni, quasi tutti eritrei. E il gruppo della battaglia di
Culqualber!
Il II gruppo, di forza e struttura pressoch uguali a quelle del I, venne costituito nellaprile 1941, con
la trasformazione in unit maggiore della 3 compagnia dEritrea.
Il grosso delle forze italiane, ritiratesi in un primo tempo ad Asmara, fu costretto il 1 aprile 1941 ad
uscirne sotto la pressione britannica, ripiegando sullAmba Alagi, ove resistette strenuamente fino al
17 maggio, data in cui il Duca dAosta decise la resa, ottenuta con lonore delle armi.
Il II gruppo Carabinieri partecip alla difesa attiva, sostenendo numerosi scontri: il 2-6 maggio per la
riconquista di Passo Fallaga; l8 maggio per la difesa dellAmbetta e il 14 per quella del Passo
Toselli. Infine una compagnia di arditi , composta in maggioranza da Carabinieri, oper dappertutto
senza soste, sino al momento della capitolazione.
Il III gruppo combatt il 5 giugno 1941 allOmo Bottego e in altre localit e ancora nello stesso mese
di giugno durante il ripiegamento delle forze italiane su Gimma.

19 maggio 1941 Le truppe italiane agli ordini del Duca dAosta, lasciano la fortezza naturale dellAmba Alagi
ed il nemico rende lonore delle arma al loro eroico, leggendario valore. Nella foto: sfila la 4 Compagnia del II
Battaglione

Il IV gruppo combatt, tra il 12 maggio e i primi di giugno, a Uondo, Omo Bottego, Soddu, Lago
Margherita e Gimma. Nella battaglia dellOmo Bottego cadde sul campo lo stesso comandante,
maggiore Alessandro Morelli (medaglia dargento al valor militare).
Il V gruppo combatt, nello stesso maggio 1941, a Dilla, Umbo, poi a Didabo e ancora allOmo
Bottego.

331
I Carabinieri nella battaglia di Culquaber (Africa Orientale 21 novembre 1941)

4. La battaglia di Culquaber
Dopo la caduta di Debra Tabor, il 6 luglio 1941, la localit di Sella Culqualber rappresentava un
caposaldo delle difese gondarine.
Il I gruppo Carabinieri, che si era gi fatto onore sulle alture di Plagir, sostenendovi scontri violenti
con gli inglesi, part da Gondar il 6 agosto per raggiungere Sella Culqualber, ove si trovavano altre
truppe, con le quali venne organizzato un importante caposaldo.
Sino alla fine di ottobre le forze del caposaldo aumentarono la resistenza ai ripetuti attacchi nemici,
sferrando frequenti reazioni offensive, fra cui importantissima quella sullAmba Mariam, nella
seconda quindicina di ottobre.
Lo sforzo avversario per eliminare il caposaldo si accentu sempre pi con intense e micidiali azioni
di fuoco. Un attacco da terra e dal cielo particolarmente accanito venne respinto dalla 1 compagnia
del gruppo Carabinieri il mattino del 5 novembre.
Fra il 9 e l11 novembre altro attacco massiccio fu validamente sostenuto dalla 2 compagnia,
schierata a nord-ovest, sul costone dei Roccioni.
Attacchi pressoch ininterrotti si susseguirono fino a quando il nemico riusc a consolidarsi, il 13
novembre, sulle Ambe di Culqualber.
Nei due giorni che precedettero la battaglia decisiva laviazione avversaria, con una cinquantina di
apparecchi continuamente in volo, e lartiglieria sempre in azione batterono senza tregua il caposaldo,
distruggendone le opere.
Alle ore 3 del 21 novembre lavversario inizi lattacco generale, che Carabinieri e zapti
contrastarono per molte ore con estremo accanimento, sorretti soltanto dalla disperata volont di non
cedere. Ogni uomo si distinse per fulgido valore e le perdite furono numerose.
Il bollettino di guerra del Quartier Generale delle Forze Armate n.539 del 23 novembre 1941 cos si
esprimeva: In Africa Orientale, nel pomeriggio del 21 novembre, gli indomiti reparti di Culqualber e
di Fercaber, dopo aver continuato a combattere anche con le baionette e le bombe a mano, sono stati
infine sopraffatti dalla schiacciante superiorit numerica avversaria. Nella epica difesa si
gloriosamente distinto, simbolo del valore dei reparti nazionali, il Battaglione Carabinieri reali, il
quale, esaurite le munizioni, ha rinnovato fino allultimo i suoi travolgenti contrattacchi allarma
bianca.
Quasi tutti i Carabinieri sono caduti.....

332
Varie decine furono le ricompense al valore concesse alla memoria dei Caduti ed ai superstiti.
La medaglia doro al valor militare fu conferita; alla memoria, al Comandante del Battaglione,
maggiore Alfredo Serranti, caduto nel pieno dellazione in mezzo al suo reparto. Eguale ricompensa al
Carabiniere Poliuto Penzo, rimasto accecato.
Alla Bandiera dellArma fu concessa la medaglia doro al valor militare con la seguente motivazione:
Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare un caposaldo di vitale importanza,
vi diventava artefice di epica resistenza. Apprestato saldamente a difesa limpervio settore affidatogli,
per tre mesi affrontava con indomito valore la violenta aggressivit di preponderanti agguerrite forze,
che conteneva e rintuzzava con audaci atti controffensivi, contribuendo decisamente alla vigorosa
resistenza dellintero caposaldo, ed infine, dopo aspre giornate di alterne vicende, a segnare, per
lultima volta in terra dAfrica, la vittoria delle nostre armi. Delineatasi la crisi, deciso al sacrificio
supremo, si saldava graniticamente agli spalti difensivi e li contendeva al soverchiante avversario in
sanguinosa impari lotta corpo a corpo, nella quale comandante e Carabinieri, fusi in un eroico blocco,
simbolo delle virt italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dellArma. A.O.,
agosto-novembre 1941.
Eliminata la posizione di Culqualber, non rimasero che le truppe asserragliatesi a Gondar, fra le quali
un contigente di Carabinieri, nonch un gruppo-bande formato dallArma. Con la caduta di Gondar, il
27 novembre 1941, cessava definitivamente la guerra in Africa Orientale.
Al Comandante Superiore dei Carabinieri in A.O.I., generale Leonetto Taddei, fu concesso, per
lintera campagna, lOrdine militare dItalia, mentre per lazione dellArma in tutti i settori furono
centinaia le medaglie dargento e di bronzo al valor militare, le croci di guerra al valor militare e le
promozioni per merito di guerra individualmente conferite.

5. Sul fronte Greco-Albanese e nei Balcani


Sul fronte greco-albanese operarono, nelle varie epoche, zone e contingenze, 14 Battaglioni, 96
sezioni e 35 nuclei Carabinieri addetti alle unit della 9 ed 11 Armata, nonch il Comando Superiore
Carabinieri dellAlbania - cui era preposto il Generale di Divisione Crispino Agostinucci, insignito, al
termine delle operazioni su tale fronte, dellOrdine Militare dItalia - ed i Comandi Carabinieri delle
Armate, dei Corpi dArmata e delle Divisioni per un totale di 106 ufficiali, 280 sottufficiali e 5.800
appuntati e CC, oltre ad uno squadrone a cavallo.
Il 20 e 21 novembre 1940 il III Battaglione combatt con la Divisione alpina Julia a Ponte Perati,
contendendo al nemico il terreno metro per metro; lo stesso Battaglione, passato a disposizione
dellVIII Corpo dArmata e raggiunta una estrema e insidiata posizione di montagna, riusc a tenerla
sino al 10 dicembre, difendendosi tenacemente a quota 1.117 ed infliggendo notevoli perdite al
nemico. Portatosi poi a Klisura, resist eroicamente a formidabili attacchi, per proteggere il
ripiegamento delle altre truppe.
A Bregianit (Klisura) il 16 dicembre 1940 cadde, alla testa di una compagnia del Battaglione, il
tenente Maggio Ronchey (medaglia doro al valor militare).
A fianco di altri reparti, il III Battaglione combatt il 15, 16 e 17 dicembre alla passerella di Klisura,
sulla Vojussa; e il giorno 23 a Chiarista ed a Panarit, ove la lotta dur fino al 31, riuscendo ad
occupare la posizione.
La battaglia di Klisura culmin il 1 e 2 gennaio 1941, con i combattimenti che il Battaglione, passato
alla Divisione Bari, sostenne per la conquista del caposaldo di quota 287, da cui altri reparti erano
stati costretti a ritirarsi. Lattacco, dopo breve fuoco di artiglieria, fu condotto a bombe a mano ed il
Battaglione, ridotto a 6 ufficiali e 150 militari, riusc a battere lavversario molto superiore di numero,
nel cuore della notte (la quota fu raggiunta, infatti, alle ore 2,30); allalba reag prontamente ad un
contrattacco sferrato dai greci, riuscendo a consegnare, secondo i piani, il caposaldo riconquistato ad
altre truppe. Per leroico episodio fu concessa una medaglia di bronzo al valor militare alla Bandiera
dellArma.
Dal canto suo la 54 sezione mista Carabinieri partecip col 71 reggimento fanteria ai combattimenti
di Monastir (quota 711) del 7 marzo.

333
Infine, il 14 aprile, il maggiore Rocco Lazazzera, addetto allVIII Corpo dArmata e che aveva
costituito un Battaglione dassalto, cadde alla testa del reparto durante la controffensiva nemica
(medaglia doro al valor militare).
Conclusasi loccupazione della Grecia con larmistizio del 21 aprile 1941, cessarono le operazioni
belliche su quel fronte.
Ad Atene fu istituito un Comando Superiore Carabinieri, alle cui dipendenze passarono tutte le forze
dellArma dislocate in Grecia.
Alle operazioni sul fronte albanese-jugoslavo lArma partecip con 5 Battaglioni e le sezioni addette
alle unit dellEsercito provenienti dallAlbania.
Le azioni salienti furono loccupazione di Korcia, Struga e Okrida, dopo i combattimenti del 17, 18 e
19 aprile 1941; la resistenza, al posto di confine di Kukes, di un piccolo nucleo di Carabinieri, che,
attaccato da due Battaglioni nemici e catturato, riusc in seguito a fuggire; gli scontri sostenuti da un
plotone di Carabinieri con reparti jugoslavi, dopo aver resistito nella zona di Prekali; i combattimenti
sostenuti tra il 9 e l11 aprile al fiume Drin dalla 153 sezione mista; il valido concorso, nello stesso
periodo, alloccupazione di Dibra e della provincia omonima, da parte del XIII Battaglione, che si
schier, poi, lungo la frontiera jugoslava, da Miresk a Ostreni Piccolo, sostenendo duri scontri con
reparti regolari jugoslavi e bande armate irregolari.
Mentre le operazioni in Grecia erano in fase avanzata, la 2 Armata italiana muoveva dalla regione
giuliana per occupare la Slovenia occidentale e la Dalmazia e togliere alla Jugoslavia il contatto con
lAdriatico.
LArma partecip a tali operazioni con 7 Battaglioni e con numerose sezioni, fra le quali quelle
addette alle unit della 2 Armata.
Nella prima fase, ossia alloperazione di allineamento difensivo delle divisioni di confine, per
salvaguardare il territorio nazionale, presero parte le sezioni Carabinieri addette alle unit del V e XI
Corpo dArmata e al raggruppamento alpino.
Nella seconda fase (azioni offensive in direzione della vecchia Serbia) non manc il contatto con le
truppe nemiche. Vinta ogni resistenza, venne occupata Lubiana e lalta valle della Sava, mentre il V
Corpo dArmata si spingeva verso la conca di Prezid e il Corpo dAnnata autotrasportato, da Fiume,
per Sebenico e Spalato, concludeva le operazioni il 17 aprile a Ragusa, dove le forze italiane del Nord
si congiunsero con quelle che, avanzando dal Sud (Albania), avevano occupato il Montenegro.
Nelloccupazione di Spalato (14 aprile 1941) e della zona costiera spalatina venne particolarmente
impegnato il IX Battaglione Carabinieri, che sosterr pi tardi combattimenti con forze ribelli e
prender parte, sotto altra denominazione, alla lotta partigiana.
Alloccupazione della Dalmazia, di Zagabria e di Spalato, dal 6 al 18 aprile, concorse pure il XII
Battaglione.
Dopo loccupazione della Grecia, della Slovenia-Dalmazia e del Montenegro, tutti i reparti mobilitati
dellArma nei Balcani, compresi quelli gi sul piede territoriale in Albania, formarono un complesso
di forze che, potenziate e coordinate, rimasero in piena attivit a fronteggiare le situazioni locali, sia
nella lotta contro la guerriglia condotta da formazioni irregolari ostili, sia nellordinario servizio
distituto fra le popolazioni delle varie zone1 .
Particolare menzione merita il XIV Battaglione, che dal l aprile 1941 oper sul fronte Giulio con la 2
Armata. Dopo aver partecipato a tutte le operazioni sulla fascia di frontiera, raggiunse il 16 aprile la

1
Albania: Comando Superiore, 2 legioni territoriali (Tirana e Valona) e relativi reparti, nonch quelli speciali e quelli mobilitati presso le varie
unit; Grecia: Comando Superiore, comandi e reparti stabilizzati su base territoriale per il servizio ordinario, nonch reparti mobilitati presso le
unit di occupazione;
Slovenia-Dalmazia: Comando Carabinieri del Comando Superiore FF.AA.; XII e XIV Battaglione e 9 sezioni con la 2 Armata; XXIII Battaglione
e 10 sezioni con il V Corpo dArmata; XIV Battaglione, 2 compagnia del XX Battaglione e 14 sezioni col VI Corpo dArmata: 11 sezioni con
lXI Corpo dArmata; XX Battaglione (meno la 2 compagnia e 7 sezioni con il XVIII Corpo dArmata.
Con una parte di tali forze vennero costituiti, per il servizio territoriale, 2 comandi di gruppo, 3 compagnie, 6 tenenze, 32 stazioni, nonch un
nucleo informativo e vari posti fissi e di blocco; Montenegro: il Comando Carabinieri del Montenegro alle cui dipendenze erano tutti i reparti e
servizi dellArma operanti nella regione. Svolsero attivit particolari il XXIV Battaglione, dal quale furono tratti gli elementi per una piccola rete
di comandi territoriali, nonch lXI Battaglione, addetto alla 5 Divisione Pusteria.

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citt di Lubiana, ove prese sotto il proprio controllo tutto il servizio di polizia, istituendo i primi uffici
italiani.
Trasformatosi in reparto territoriale, il Battaglione si scisse in 4 compagnie, 8 tenenze, 72 stazioni e 34
posti di controllo, per un totale di 1.516 uomini dellArma e 500ex gendarmi jugoslavi. Moltissimi i
servizi resi, alcuni di eccezionale importanza.
In 28 mesi di dura lotta, il Battaglione ebbe 40 Caduti e 72 feriti.
Il XX Battaglione fu duramente provato nei vari combattimenti che si svolsero tra il 25 settembre e il
13 ottobre 1941 nel settore di Drvar (Croazia).
Anche il 1942 ed il 1943 furono anni cruciali per i Carabinieri operanti nei Balcani, impegnati
continuamente contro agguerrite formazioni ribelli. Nel giugno 1942 il XXII Battaglione sostenne
lurto di un consistente attacco a Kistanie e nel sanguinoso scontro trovarono la morte, col prefetto di
Zara, il comandante del Battaglione, Capitano Umberto Buonassisi, ed alcuni Carabinieri.
Il IX Battaglione combatt, fra laprile 1942 ed il luglio 1943, contro i ribelli a Castelvetturi, a
Caponeto, a Ponte Briberio, nellisola di Solta, in quella di Curzola, a Crocote ed a Okruk.
Il 27 luglio 1943, una colonna di Carabinieri sostenne un cruento combattimento con preponderanti
forze ribelli, nel corso del quale cadde anche il comandante della colonna, Capitano Festucci.
Nel periodo tra il primo sbarco in Albania (1939) e larmistizio dell8 settembre 1943 vennero
concesse ad ufficiali e militari dellArma, per la loro valorosa azione sul fronte greco, in territorio
albanese e in Balcania, 9 medaglie doro al valor militare. Oltre al maggiore Rocco Lazazzera ed al
tenente Maggio Ronchey, gi citati, vanno ricordati:
il Carabiniere albanese Raliaman Gjanaj, caduto per servizio distituto;
il Carabiniere Alfredo Gregori, catturato da ribelli a Veli-Dolac, mentre eseguiva un censimento, si
rifiutava decisamente di unirsi ai loro canti (avrebbe macchiato il suo onore di Carabiniere italiano)
e persisteva nel suo fermo atteggiamento anche il giorno dopo, venendo per questo barbaramente
ucciso il 7 novembre 1941;
il Vicebrigadiere Bruno Castagna, in uno scontro a Monte Maljnjek con ribelli superiori di numero,
resistette strenuamente sino a quando ebbe munizioni.
Catturato, rifiut di rinnegare la sua fede e affront fieramente la morte il 15 maggio 1942 al grido di
Viva lItalia;
il Vicebrigadiere Giovanni Calabr, il 22 settembre 1942, a Kbasica-Crnomrlj, ferito gravemente
mentre transitava con una autocolonna attaccata dal nemico e decimata, assumeva il comando dei
superstiti e continuava la lotta con le bombe a mano; nel recuperare una mitragliatrice da un
autocarro in fiamme, cadeva ucciso nellatto di prestarsi col suo corpo straziato come sostegno ai
compagni per raggiungere agevolmente larma;
lAppuntato Sabato De Vita, unico graduato della stazione rurale dellArma di Barmash, in
Albania, attaccata la notte del 28 dicembre 1942 da ingenti forze ribelli, rifiutava di arrendersi ed
apriva coi suoi compagni il fuoco, sino allesaurimento delle munizioni. Trovatosi al centro di un
violento incendio, saltava da una finestra e proseguiva la lotta tra le fiamme, scagliando contro gli
assaltatori le ultime bombe a mano nellatto stesso in cui veniva colpito a morte da scariche di
mitragliatrici;
il Carabiniere Raffaele Porrani, nel luglio 1943, addetto ad una colonna mobile impegnata in
Grecia, in azione di controguerriglia, si distinse per coraggio e valore. Bench ferito continu a
combattere anche allarma bianca. Catturato, rifiut di togliersi gli alamari, dichiarando con
fierezza di appartenere allArma.
Condannato a morte insieme al comandante, conserv il suo fiero contegno
sino allultimo istante;
il Maggiore Livio Duce, comandante di Battaglione dellArma sulle montagne greche dellAttica,
catturato dopo aver sostenuto col suo reparto un accanito combattimento contro soverchianti forze
nemiche, subiva, sebbene due volte ferito, una dura prigionia dallagosto 1943 al gennaio 1944,
venendo sottoposto a continue sevizie materiali e morali. Per essersi rifiutato di sottoscrivere una

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falsa dichiarazione atta a trarre in inganno altri reparti italiani, veniva fucilato e moriva da soldato
donore.

6. Con il corpo di spedizione in Russia


Sul fronte russo, fra il luglio 1941 ed il marzo 1943, operarono 43 sezioni Carabinieri addette alle
varie unit costituenti il C.S.I.R. (Corpo di spedizione italiano in Russia), divenuto poi ARMIR
(Armata italiana in Russia). Su tale fronte oper anche il XXVI Battaglione, partecipando, tra il 26
dicembre 1942 e il 17 gennaio 1943, nella zona di Belowodsk, a violenti combattimenti e quindi al
ripiegamento verso Gomel.
Sul Bug, sullOriol, sul Dnieper, come poi sul Don, i Carabinieri dettero prova di eccezionale
resistenza, di esemplare disciplina, di autentico valore. Ma fu dopo la seconda battaglia del Don che,
nellazione di fiancheggiamento e di copertura delle unit in ritirata, lazione delle sezioni e del
Battaglione Carabinieri fu particolarmente valorosa.
Attraverso 800 chilometri di steppa gelata, con temperature spesso di 50 sotto zero, ufficiali,
sottufficiali e Carabinieri non furono soltanto di esempio nel sopportare le pi dure sofferenze, ma
eseguirono sino allultimo i loro servizi, sempre pi rischiosi e difficili.
Varie centinaia furono, fra i militari dellArma, i morti, i feriti, gli invalidi ed i dispersi.
Durante il difficile, estenuante ripiegamento di una grande unit, cui era addetto, attraverso la
sconfinata vallata di Arbusow, in un momento estremamente critico a causa dellaccerchiamento
effettuato dalle truppe avversarie e del micidiale fuoco delle loro armi automatiche e delle artiglierie,
il Carabiniere Giuseppe Plado Mosca, bench estenuato, si lanciava per primo dietro un soldato che, a
cavallo, agitando un drappo tricolore, caricava il nemico. Trascinati dal loro esempio, alcune centinaia
di uomini effettuarono un travolgente assalto allarma bianca, riuscendo a rompere il ferreo
accerchiamento e ad aprirsi un varco. A Plado Mosca, caduto nellazione, cos come al soldato, fu
concessa la medaglia doro al valor militare.
La stessa decorazione al valore fu concessa, per la campagna di Russia, al Capitano Dante Jovino ed al
tenente Salvatore Pennisi. Combattenti fra i pi audaci e provati, caddero prigionieri del nemico,
rimanendo in Russia ben undici anni. In cos lungo periodo, dando prova delle loro incorruttibili,
sovrumane qualit di soldati e di italiani, non cedevano a lusinghe e minacce con le quali si tendeva a
farne proprio strumento e subivano con inenarrabili sofferenze fisiche e morali una condanna quali
criminali di guerra. Venivano, infine, liberati e tornavano in Patria con intatto onore.
Con le truppe italiane sbarcate in Corsica l11 novembre 1942 erano il XXIX Battaglione Carabinieri
e una compagnia del XXVI, nonch le sezioni addette alle varie unit del corpo di spedizione. Con
parte di tali forze fu organizzato lordinario servizio di polizia e a coordinare i servizi dellArma
nellisola fu costituito un Comando Carabinieri della Corsica.
E noto che loccupazione era ancora in atto alla data dell8 settembre 1943, risolvendosi poi con
lazione contro i tedeschi.
Loffensiva alleata contro lItalia si esplic anche con centinaia di massicci bombardamenti aerei su
numerosi centri della penisola.

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Roma, 21 luglio 1943 Un momento dei solenni funerali del Comandante Generale dellArma, Gen. C. dA.
Azolino Hazon e del Capo di S.M. Colonnello Ulderico Barengo

Nel bombardamento di Roma del 19 luglio 1943, anno in cui loffensiva dal cielo venne ovunque
intensificata, restarono vittime delloffesa nemica il Comandante Generale dellArma, Generale di
Corpo dArmata Azolino Hazon, ed il Capo di Stato Maggiore, colonnello Ulderico Barengo, che si
erano recati nel quartiere San Lorenzo durante lattacco aereo per rendersi immediatamente conto
della situazione e controllare il funzionamento delle misure di difesa civile. Alla loro memoria fu
concessa la medaglia dargento al valor militare.
Gli Alleati, riusciti a sbarcare il 10 luglio 1943 nella zona sud-orientale della Sicilia, avanzarono su
due direttrici, verso Nord-Est e verso Catania. Mentre le forze italiane combattevano ancora e in tutta
lIsola la situazione era assai critica e confusa, i comandi territoriali delle legioni Carabinieri di
Palermo e Messina non cessarono mai di funzionare, sia pure precariamente, mutando sedi ed
adattando lattivit alle circostanze e alle esigenze del momento.
Loccupazione dellisola fu completata il 18 agosto e i comandi Carabinieri furono chiamati a dare,
per primi, una collaborazione di fatto alle forze alleate, venendo nel contempo lasciati in condizioni di
continuare a svolgere lordinario servizio distituto. Nel frattempo, in seguito alla caduta del fascismo,
furono adottate in tutto il territorio nazionale eccezionali misure dordine per fronteggiare la
situazione ed assicurare lordinata applicazione degli atti del nuovo Governo.
Tra le forze di polizia lArma fu quella che, per la sua natura militare ed il suo speciale
inquadramento, venne maggiormente impiegata, specie nei settori pi delicati. Il 3 settembre le truppe
alleate sbarcarono a Reggio Calabria, iniziando lavanzata verso Roma.
Segu, l8 settembre 1943, larmistizio con gli Alleati.

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XII TESI LARMA NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE E NELLA
RESISTENZA

1. Gli avvenimenti successivi allArmistizio


Gli avvenimenti successivi allarmistizio dell8 settembre 1943 comportarono il trasferimento al sud
degli Organi Centrali dello Stato, lentrata in guerra dellItalia a fianco degli Alleati, loccupazione
tedesca dellItalia centrale e settentrionale, listituzione della Repubblica Sociale Italiana, linizio
dei movimenti clandestini di resistenza e della lotta per la liberazione del territorio nazionale.
LArma partecip, in misura diversa, a tali avvenimenti e lazione dei Carabinieri, collettiva o
individuale, manifesta o clandestina, fu spesso determinante. Reparti o singoli militari eseguirono
ordini legittimi o, nellimpossibilit di riceverli, agirono diniziativa.
Il 12 settembre, appena quattro giorni dopo larmistizio, veniva costituito a Bari un primo Comando
destinato ad assumere funzioni direttive e di coordinamento delle forze dellArma con il nome di
Comando Carabinieri Reali Italia Meridionale (aveva alle dipendenze le legioni di Bari, Catanzaro
e, pi tardi, Napoli).
Nel contempo il Comando Generale, dichiarato sciolto il 9 settembre ma rimasto in vita a svolgere
qualche limitata attivit, fu trasferito al nord, ove cess presto di funzionare in seguito allistituzione
della Guardia nazionale repubblicana.
La situazione nel Meridione era particolarmente difficile: in Sicilia, in seguito agli sbarchi degli
Alleati ed alla loro rapida avanzata, la vita e lopera dellArma territoriale non potevano essere
efficacemente controllate da Bari, per cui si ag molto diniziativa; in Calabria, pur essendovi lo stato
armistiziale, si registr quasi ovunque una violenta reazione delle truppe tedesche, pur in fase di
progressivo ripiegamento; in Puglia, attacchi, distruzioni, espoliazioni e uccisioni da parte dei tedeschi
che, dopo aspri combattimenti coi presidi italiani e le popolazioni locali, occuparono le popolose citt
della fascia litoranea Bari-Barletta, mentre si preparavano a resistere sulla dorsale di Altamura.
Vennero attaccate molte caserme dellArma, alcune delle quali incendiate e gli uomini fatti
prigionieri.
Con gli sbarchi alleati a Taranto ed a Monopoli la lotta divenne pi accanita e le forze dell8 Armata
inglese attaccarono i tedeschi, respingendoli sempre pi verso il nord. Fra le varie azioni, quella
vittoriosa sostenuta nella zona del Gargano da un Battaglione autocarrato di allievi Carabinieri e un
gruppo di Carabinieri reduci dalla Dalmazia, che affrontarono e dispersero prevalenti forze
motorizzate germaniche.
Con lallontanamento progressivo delle truppe tedesche, le legioni di Bari e
Catanzaro provvidero sollecitamente a riorganizzarsi e si rafforz lazione di coordinamento del
Comando CC RR. Italia Meridionale in Puglia, Lucania e Calabria.
In Sicilia esisteva, nel frattempo, con analoghe funzioni, il Comando Superiore Carabinieri Reali della
Sicilia, istituito il 3 agosto, non appena ultimata loccupazione alleata dellIsola. Aveva sede a
Palermo, con alle dipendenze tutti i reparti della Sicilia.
Migliorata la situazione, fu possibile al Generale Giuseppe Poich costituire a Bari un nuovo organo
di Comando per lArma di tutte le regioni del sud. Il nuovo organismo assunse, il 15 novembre, la
denominazione di Comando Arma Carabinieri Reali dellItalia Liberata ed alle sue dipendenze
passarono le legioni di Bari, Catanzaro, Napoli e Cagliari, nonch i Comandi Carabinieri della 7
Armata e delle forze armate della Sardegna.
Il 5 dicembre 1943 cess di funzionare il Comando Superiore CC RR della Sicilia ed il 9 successivo
tutta lArma dellItalia Meridionale venne riordinata su: Comando Arma CC RR dellItalia Liberata
(con funzioni di Comando Generale per quel territorio), Comando della 3 Divisione Ogaden,
ricostituito in Napoli, comandi della V Brigata di Napoli (legioni di Napoli e Catanzaro) e VI di
Palermo (legioni di Palermo e Messina), nonch le legioni di Cagliari e Bari.

339
Si provvide, nel contempo, al reclutamento di 600 vicebrigadieri e 8.000 Carabinieri. Dopo la
formazione del nuovo governo a Salerno e nella presumibile imminenza di unazione decisiva per la
liberazione di Roma, venne poi concentrata a Napoli una forza di 3.000 militari dellArma
(Contingente R), che prese poi parte attiva alle operazioni militari, entrando in Roma con le truppe
alleate nella notte sul 5 giugno.
L11 giugno 1944 venne, poi, ricostituita la legione territoriale di Chieti. Da notare che il Comando
CC RR dellItalia Meridionale prima, e dellItalia Liberata poi, in attuazione di direttive del Governo e
dello Stato Maggiore dellEsercito, da un lato collaborarono alla ricostituzione dellEsercito nazionale,
dallaltro fornirono ogni aiuto alle forze alleate, nella loro avanzata verso lItalia Centrale.
In seguito alla proclamazione dellarmistizio e al contemporaneo allontanamento da Roma dei
supremi organi dello Stato, le forze armate italiane, in ossequio agli ordini emanati dal Governo
legittimo, si trovarono a dover fronteggiare la reazione di quelle germaniche.
I reparti mobilitati dei Carabinieri, inquadrati nelle varie unit dellEsercito, ne seguirono anche le
sorti: laddove esse si sciolsero o subirono la cattura, anche i Carabinieri si sbandarono o vennero fatti
prigionieri.
Lo stesso avvenne per i battaglioni, le sezioni ed i nuclei dellArma che, all8 settembre, si trovavano
nella Slovenia-Dalmazia, in Albania, in Grecia, in Corsica, in Francia, nonch in Sardegna e nelle
isole minori italiane.
Una situazione ben distinta si present per i comandi territoriali dellArma e per quelli che negli stessi
territori stranieri di occupazione si erano stabilizzati su base territoriale, per lordinario servizio
distituto.
Rimasti in un primo tempo quasi tutti in funzione per assicurare lordine pubblico e per assistere le
popolazioni agirono in molti casi diniziativa, privi comerano di collegamenti con gli organi
superiori.
I comandi tedeschi manifestarono diffidenza verso tali reparti territoriali, adottando un po dovunque
gravi misure e tollerando soltanto quelli che ad essi conveniva non eliminare, sia pure
temporaneamente, per ragioni di sicurezza interna; di altri, invece, tentarono di ottenere la
collaborazione; altri ancora furono attaccati, con conseguente distruzione delle caserme, cattura e
deportazione dei militari.
A Napoli, 14 militari della stazione Porto, catturati come ostaggi nella loro caserma il 12 settembre
1943, nel pomeriggio del 15 vennero uccisi a raffiche di mitra, unitamente a due civili, nella localit
campestre Casaluce-Fertilia (Aversa).
A Roma, fra l8 e il 10 settembre, un battaglione (600 uomini) della legione allievi Carabinieri ed uno
squadrone (200 uomini appiedati) del gruppo squadroni Carabinieri di Roma, posti a disposizione
della divisione Granatieri di Sardegna, combatterono strenuamente nel settore della Magliana, sino
a quando giunse lordine di cessare il fuoco. Il Comandante della 4 Compagnia, Capitano Orlando De
Tommaso (medaglia doro al valor militare) e cinque allievi, nonch 20 tra graduati e Carabinieri
dello squadrone caddero nei violenti scontri, mentre 18 uomini rimasero feriti.
Nel settore di Monterotondo, concorsero pure alla difesa di Roma i Carabinieri mobilitati addetti alla
divisione Piave, nonch i militari dei locali reparti territoriali.

2. Il Vice Brigadiere Salvo DAcquisto


E si giunge ad uno degli episodi pi fulgidi della storia dellArma. Il 22 settembre 1943 al
vicebrigadiere Salvo DAcquisto, sottufficiale addetto alla stazione di Torre in Pietra, a pochi
chilometri da Roma, ancora in funzione sebbene priva ormai di contatti coi comandi superiori, si
presentarono alcuni soldati tedeschi, che, dopo averlo percosso, lo costrinsero a seguirli a Torre di
Palidoro, ove si trovavano 22 civili presi come ostaggi.
Il sottufficiale seppe, allora, che doveva essere fucilato con tali ostaggi, per rappresaglia in seguito
allo scoppio di una bomba, avvenuto, non si sa come, nella predetta Torre, gi posto fisso della
Finanza, e che aveva causato la morte di un tedesco ed il ferimento di altri due. Le 23 vittime
designate furono costrette a scavarsi la fossa, ma leccidio venne evitato per leroico sacrificio che il

340
DAcquisto volle fare di se stesso, accusandosi di essere lunico autore del presunto attentato,
donde la sua immediata fucilazione.
Alla sua memoria venne concessa la medaglia doro al valor militare.
Ma vi sono numerosi altri episodi da ricordare, sia pure sinteticamente.
A Nola, Benevento, Casoria e in altre localit della Campania si svolsero conflitti a fuoco tra
Carabinieri e truppe tedesche. Altri scontri si ebbero a Teramo, Tortona, Tolmino, Cremona e Reggio
Emilia.
A Bolzano i Carabinieri difesero per unintera notte la sede del Comando del Corpo dArmata. Ad
Orte un manipolo di Carabinieri difese e salv il Comandante della 5 Armata. A Terni, occupata il 10
settembre, i Carabinieri difesero la fabbrica darmi, salvando la cassaforte con cinque milioni.
A Milano si ebbe la strenua difesa della stazione ferroviaria centrale da parte di una quarantina di
Carabinieri, che, al Comando di un ufficiale, attaccarono decisamente i tedeschi, superiori di numero,
riuscendo a catturare 60 prigionieri, tra cui cinque ufficiali.
In Sardegna, a La Maddalena, i tedeschi, che avevano occupato la piazzaforte, dovettero combattere, il
13 settembre, contro marinai e Carabinieri, che resistevano in un fortino. Caddero tre Carabinieri.
Infine, alla liberazione di Napoli, il 1 ottobre 1943, concorsero, coi cittadini, molti militari dellArma
rimasti in citt anche dopo loccupazione tedesca.
In Roma, nonostante la dichiarazione di citt aperta e gli impegni formalmente assunti, lAlto
Comando tedesco, daccordo con le autorit militari della Repubblica sociale italiana, il mattino del 7
ottobre 1943, fatti radunare nelle caserme di via Legnano, piazza del Popolo, Podgora e Castro

22 settembre 1943 Olocausto del Vicebrigadiere Salvo DAcquisto (quadro di Vittorio Pisani)

Pretorio il maggior numero possibile di ufficiali, sottufficiali, Carabinieri ed allievi, ottenne che si
procedesse al loro disarmo (motivo dichiarato delladunata); dopo di che, bloccate le uscite con reparti
dotati di armi pesanti, i militari vennero catturati e deportati in massa in Germania.
Eguale sorte tocc ad altri minori reparti. Alcune migliaia di uomini, per, riuscirono a sottrarsi alla
cattura, rimanendo successivamente alla macchia o passando a militare nelle formazioni clandestine di
resistenza, sino alla liberazione.

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Disarmo e deportazione subirono, in epoche diverse, anche altre forze dellArma nellItalia
Settentrionale, in special modo delle legioni di Milano (blocco della caserma di via Moscova), Torino,
Genova, Alessandria e Padova.

3. Sui vari fronti


In Corsica, tra gli effettivi del VII Corpo dArmata italiano di occupazione operavano ancora, l8
settembre, le sezioni Carabinieri addette alle GG.UU. ed il XXIX battaglione. I reparti dellArma,
per, non disimpegnavano ormai che compiti militari, essendo tornato ai francesi il servizio di polizia.
Le ostilit tra italiani e tedeschi furono immediate e si combatt in varie localit, specialmente a
Bastia, nel settore di Casamozza, .di Sanfirmano, Pontenuovo, etc..
Con lo sbarco di truppe francesi ad Ajaccio e lentrata in azione degli alleati il 29 settembre, il XXIX
battaglione venne impiegato nelle operazioni militari. Dopo sei giorni di combattimenti, i tedeschi
abbandonarono lisola ed il battaglione pass in Sardegna, dopo aver sostenuto uno scontro a fuoco
con i ribelli corsi, sulla rotabile Propriano-Sartene.
In Slovenia-Dalmazia, a Lubiana, Zagabria, come in tutta la regione, i reparti mobilitati dellArma
seguirono le sorti delle unit dellEsercito cui erano addetti.
Col disgregarsi di queste ultime, sotto lincalzare della violenta reazione tedesca allarmistizio e con
lazione sempre pi attiva delle forze partigiane jugoslave, una parte dei militari italiani fin nei campi
di concentramento e laltra si sband e visse alla macchia, quando non form gruppi autonomi di
resistenza o si inser in formazioni partigiane iugoslave o si affianc ad esse con unit proprie.
A Cattaro, il 14 settembre, gli italiani combatterono contro i tedeschi. Vi partecip il XXV battaglione
Carabinieri, che si era trasformato in gruppo territoriale, con una Compagnia a Cattaro e una a
Castelnuovo.
I tedeschi vi giunsero dal Montenegro ed i Carabinieri parteciparono ad una prima resistenza alle porte
della citt e poi a duri scontri al centro, venendo infine sopraffatti con le altre truppe. La 2
Compagnia, per, pot imbarcarsi e rimpatriare.
Il maresciallo capo Francesco Gallo fu fatto prigioniero dai tedeschi e internato nel campo di Dobrota
(Dalmazia), ove mor, dopo sette mesi di atroci, eroiche sofferenze, per non aver voluto passare nelle
forze nazi-fasciste. Alla sua memoria fu concessa la medaglia doro al valor militare.
A Spalato era stanziato il IX battaglione Carabinieri, anchesso trasformatosi in gruppo territoriale,
con compagnie a Sebenico, Spalato e Tra. L8 settembre il reparto si scisse: circa cento Carabinieri si
imbarcarono, riuscendo a rimpatriare, altri si sbandarono, mentre buona parte di essi costitu un nuovo
battaglione, per iniziativa ed al Comando del maggiore Luigi Venerandi, quale formazione partigiana
affiancata alle forze jugoslave che occuparono la citt. Il nuovo reparto prese il nome di Battaglione
Garibaldi, piccola unit del tutto distinta dallomonima divisione italiana partigiana, ma che svolse
egualmente valorosa azione di resistenza, onde il maggiore Venerandi, a guerra finita, venne insignito
dellOrdine Militare d Italia. Eguale ricompensa fu concessa al maggiore Attilio Venosta, per aver
costituito il nerbo di un reparto italiano che, a fianco delle formazioni jugoslave, combatt
valorosamente, rafforzando il prestigio italiano in terra straniera.
Anche nel Montenegro la situazione si fece precipitosamente e gravemente precaria.
Le due valorose unit italiane, la divisione di frontiera da montagna Venezia e la divisione alpina
Taurinense, pur decimate negli effettivi, rifiutarono di arrendersi ai tedeschi e affrontarono violenti
attacchi aerei e terrestri, fino a quando stremate ma non vinte - fusero i resti delle loro forze, dando
vita ad una salda unit che si affianc alle formazioni di Tito per il proseguimento della lotta. Di tale
unit passarono a far parte le residue forze della 2 Compagnia del XXIV battaglione Carabinieri e
quattro delle sezioni gi addette alle divisioni Venezia e Taurinense.
Questa nuova formazione prese il nome di divisione partigiana italiana Garibaldi e come tale
continu a combattere strenuamente ed eroicamente contro i tedeschi, sino al marzo 1945.
Per lazione svolta dai reparti Carabinieri della Garibaldi venne concessa alla Bandiera dellArma
una medaglia dargento al valor militare, con la seguente motivazione: Degni eredi delle gloriose
tradizioni dellArma dei Carabinieri, gi duramente provati prima e dopo larmistizio, rifiutando

342
reiterate offerte di resa, si univano ad altri reparti dellesercito che avevano iniziata la impari lotta
contro il tedesco.
Partecipavano con essi ininterrottamente a lungo e sanguinoso ciclo operativo in terra straniera, fra
inenarrabili stenti e privazioni, sempre primi l dove il rischio era maggiore. Decimati negli effettivi,
ma centuplicati nello spirito, resistevano fino al compimento della leggendaria impresa, unicamente
sostenuti dalla inestinguibile fede nei destini della Patria, ad onore e vanto dellArma Fedelissima.
Jugoslavia, settembre 1943 - marzo 1945. In Albania, invasa dalle forze tedesche giunte dalla
Bulgaria, Serbia e Grecia, gli italiani si trovarono a doverne fronteggiare la violenta reazione, oltre
quella delle correnti albanesi ostili allItalia.
Da osservare che alla fine del marzo 1943 i Carabinieri in Albania erano stati esonerati dalle funzioni
di polizia e dal servizio d istituto in tutto il territorio, per cui le forze dellArma avrebbero dovuto
essere ridotte a 7 Battaglioni e 13 Compagnie, compresa quella addetta alla 9 Armata. Tale riduzione
non era stata, per, ancora operata l8 settembre, per cui la maggior parte dei Comandi esistenti erano
ancora attivi ed operanti: 2 Legioni, 8 Battaglioni, Comandi Carabinieri del IV e XXV Corpo
dArmata, sezioni mobilitate presso le sei divisioni della 9 Armata e 2 Sezioni del Gruppo Armate
Est.
Con la notizia dellarmistizio inizi la reazione tedesca. Venne da essi imposta la resa e, dopo tentativi
di resistenza armata da parte italiana, le varie unit dellEsercito si disgregarono e le truppe furono in
parte catturate, in parte riuscirono a rimpatriare ed in parte si sbandarono, dandosi alla macchia o
inserendosi nelle formazioni partigiane. I reparti mobilitati dellArma subirono la stessa sorte.
I Comandi territoriali della legione di Valona, dopo loccupazione della zona da parte tedesca,
lasciarono che ufficiali e gregari tentassero di raggiungere le truppe del Montenegro o passassero a
combattere con i partigiani. Apparteneva a tale legione il carabiniere Filippo Bonavitacola, che,
militando fra i partigiani albanesi, ma caduto in seguito nelle mani dei tedeschi, riusc ad evadere da
un campo di prigionia della Slovacchia ed a riprendere la lotta con bande di partigiani russi e
slovacchi, alle quali si era aggregato. Caduto nuovamente prigioniero, venne fucilato a Branova, l8
dicembre 1944. Alla sua memoria fu concessa la medaglia doro al valor militare.
Anche una parte del personale della legione di Tirana riusc a sbandarsi; altra parte cadde nelle mani
del nemico ed una colonna di circa 2.000 prigionieri italiani dei vari corpi, di cui pi di mille
Carabinieri, con alla testa il Colonnello Giulio Gamucci, Comandante della legione, fu avviata verso
la Bulgaria. Attaccata una prima volta da partigiani albanesi e ridotta di forze per il passaggio di circa
700 uomini fra le file degli stessi partigiani, la colonna cadde pi tardi, durante la ripresa del lungo
viaggio, in una imboscata di altra formazione partigiana albanese, che riusc a trascinare con se un
centinaio di uomini, tra i quali lo stesso Colonnello Gamucci, raggiungendo la zona di Burreli, ove il
16 ottobre 1943 furono tutti fucilati.
I rimanenti militari della colonna finirono nei campi di prigionia in Germania. Quanto ai Carabinieri
sbandati nel settore di Tirana o affluiti da altre localit, una parte di essi venne riunita dal Colonnello
Gino Carrai, gi addetto alla 9 Armata, e organizzata in una formazione di resistenza, che prese il
nome di Risorgimento.
Il Reparto si inser e combatt valorosamente in seno ad una formazione pi grande, denominata
Truppe italiane della montagna (9 zone, della forza ciascuna di un battaglione), alla quale si
affiancarono i partigiani albanesi della montagna. Il Reparto Carabinieri, di circa 200 uomini, venne
articolato in nuclei organici.
Le Truppe della montagna resistettero sino alla fine della guerra.
In Grecia, sopraffatte rapidamente da quelle germaniche, le truppe italiane si disgregarono, cadendo in
parte prigioniere. I molti sbandati tentarono di raggiungere altre regioni o si inserirono in formazioni
partigiane greche.
I reparti mobilitati dellArma subirono la stessa sorte e il Comando Superiore Carabinieri della Grecia
cess di esistere, come del resto tutti gli altri Reparti Territoriali.

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Nelle isole vi furono tentativi di resistenza, come a Corf, ove si trovavano la 30 sezione Carabinieri
addetta alla divisione Acqui ed il VII battaglione Carabinieri, ma presto i tedeschi riuscirono a
prevalere e ad occupare il territorio.
A Cefalonia, leroica resistenza ed i combattimenti sostenuti dalla stessa divisione Acqui, che in un
primo tempo erano stati coronati da successo, si conclusero, per lintervento di ingenti forze tedesche,
con la resa dei reparti italiani, dopo 13 giorni di sanguinosi combattimenti.
Tra i 400 ufficiali catturati (con oltre 5.000 uomini tra sottufficiali e soldati) e fucilati dai tedeschi,
affrontarono la morte con serena fierezza tre ufficiali dellArma:
il Capitano Giovanni Maria Gasco, Comandante della 2 Compagnia del VII Battaglione (che
aveva assunto ordinamento territoriale su due tenenze e 13 stazioni, con capoluogo ad Argostoli);
il Tenente Alfredo Sandulli Mercuro, Comandante della 27 sezione mista Carabinieri addetta alla
Divisione;
il SottoTenente Orazio Petruccelli, Comandante di plotone del VII Battaglione, titolare di una delle
due tenenze.
Con essi trovarono eroica morte altri 20 sottufficiali e Carabinieri, gi in forza alla 2 Compagnia ed
alla 27 sezione.
Per il valore dimostrato negli scontri venne concessa la medaglia doro al valor militare alla
memoria al Tenente Sandulli Mercuro e al sottoTenente Petruccelli (medaglia dargento al v.m., pure
alla memoria, al Capitano Gasco).
Fra laltro il Petruccelli, nel corso delle trattative, sfidando un picchetto armato tedesco, era riuscito ad
ammainare la bandiera germanica sulla piazza di Argostoli, innalzando nuovamente quella italiana.
Numerose le medaglie dargento e di bronzo al valor militare concesse ai sottufficiali e Carabinieri
caduti.
NellEgeo non si ebbero, invece, fatti rilevanti: le forze italiane rimasero sul posto con le autorit ed i
funzionari civili, fino allarrivo degli Alleati.

4. La Partecipazione dei Carabinieri alla Resistenza


A Roma, dopo l8 settembre, si costitu il fronte della resistenza, al Comando del Generale Roberto
Bencivenga e in esso confluirono cospicue forze militari, sbandati e ricercati, italiani di pura fede e di
ogni classe sociale.
Accanto ai vari movimenti, gruppi e formazioni agirono anche nuclei di Carabinieri e,
successivamente, il Fronte Clandestino di Resistenza dei Carabinieri (F.C.R.C.), agli ordini del
Generale Filippo Caruso; aveva le sue forze dislocate nellItalia centrale, con gravitazione sulla
Capitale, e si articolava in un Raggruppamento Territoriale ed un Raggruppamento Mobile;
entrambi strettamente collegati con le formazioni partigiane operanti nelle altre regioni.
I militari dellArma, ufficiali compresi, sfuggiti alla cattura dei tedeschi nel periodo delloccupazione,
furono in Roma oltre 7.000 e la maggioranza di essi riusc a portare con se armi e munizioni.
I primi nuclei, di forza variabile, facevano capo al Capitano Aversa (in collegamento col Colonnello di
SM Montezemolo) e al Capitano Blundo, che si appoggiava al Generale Tommasi (a contatto col
Ministero della Guerra).
La banda Manfredi, il battaglione Hazon, la banda Filippo, il gruppo Montesacro e la banda Mosconi
assorbirono varie centinaia di Carabinieri, sino a quando furono costituite lorganizzazione Frignani-
Aversa (6 nuclei regolari, comandati da ufficiali o sottufficiali) e quella De Sanctis-Blundo-Bersanetti
(15 nuclei, comandati da ufficiali e sottufficiali).
Tali movimenti si inserirono nel Fronte Militare di Resistenza e quindi agirono nella sfera dazione del
Comando militare clandestino della citt di Roma e zone limitrofe.
Le due maggiori formazioni (De Sanctis-Blundo-Bersanetti e Frignani-Aversa), nel novembre 1943, si
fusero in una unica organizzazione, che trov nel Generale Filippo Caruso il suo capo, col maggiore
Ugo De Carolis Capo di SM. La banda venne divisa in 2 raggruppamenti:

344
il primo territoriale (personale sbandato nella Capitale), della forza di 2.850 uomini
(Comandante Ten. Col. Frignani e vice Comandante Cap. Aversa);
il secondo mobile (personale di varia provenienza) della forza di 2.900 uomini, su 21 compagnie
di formazione e 2 reparti speciali (Comandante Ten. Col. Bersanetti e Vice Comandante Cap.
Blundo).
Il Raggruppamento Territoriale era suddiviso in 6 nuclei, per complessive 50 squadre, distribuite nei
vari quartieri (il Raggruppamento Mobile, comprendeva 16 nuclei, per complessive 90 squadre).
Dintesa col Colonnello Montezemolo, che teneva il collegamento con lo Stato Maggiore Generale al
sud, furono affidati ai Carabinieri del fronte clandestino in Roma importanti e delicati compiti quali la
trasmissione di ordini, la raccolta di notizie, il riconoscimento degli obiettivi da difendere, atti di
sabotaggio (ferrovie, strade, ponti, comunicazioni telegrafiche e telefoniche e stazioni radio), la
propaganda, leliminazione di lettere compromettenti dagli uffici di censura, lassistenza al personale
e la difesa in genere dalla polizia tedesca.
Numerose le azioni compiute (specie sabotaggi) e preziose le informazioni fornite. Ma con le prime
delazioni (e le notizie sullorganizzazione ottenute dalla polizia tedesca e da quella fascista)
cominciarono gli arresti, le prime dolorose prove nelle varie carceri, specie Regina Coeli e nelle
tragiche celle di via Tasso.

5. Leccidio delle fosse Ardeatine


Durante i nove mesi delloccupazione tedesca, la cattura di militari dellArma, del fronte clandestino
in Roma e la eliminazione di molti di essi mediante fucilazione in seguito a sentenze, per rappresaglia
ed altre cause, furono pressoch continue. Si ebbero (tra ufficiali, sottufficiali, appuntati e Carabinieri)
85 Caduti, 42 feriti, 129 arrestati, nonch una cinquantina di morti per ferite, malattie, bombardamenti
aerei, etc..
Il 24 marzo 1944, per rappresaglia in seguito allattentato operato dai partigiani la sera precedente in
via Rasella - in cui rimasero uccisi 32 soldati tedeschi - si verific a Roma il tragico eccidio delle
Fosse Ardeatine.
Le vittime della rappresaglia - militari, civili, ostaggi comuni, ebrei - in numero di 335, vennero
prelevate in massima parte da Regina Coeli e da via Tasso, portate al posto stabilito ed ivi trucidate.
Tra gli uccisi, ben 11 appartenevano allArma: Ten. Col. Giovanni Frignani, Ten. Col. Manfredi
Talamo, Magg. Ugo De Carolis, Cap. Raffaele Aversa, Cap. Genserico Fontana, Ten. Romeo
Rodrigues Pereira, Maresciallo Francesco Pepicelli, Brig. Candido Manca, Brig. Gerardo Sergi,
carabiniere Augusto Ronzini e corazziere Calcedonio Giordano.
Tutti militavano nelle organizzazioni clandestine di resistenza della Capitale e, gi da tempo detenuti,
avevano subito sevizie e privazioni, senza mai venir meno alla loro fede.
Alla memoria di ciascuno di essi fu concessa la medaglia doro al valor militare.
Non tutti i militari dellArma che si dettero ad attivit clandestine in Roma appartennero alla banda
Caruso. Alcune migliaia militarono in altre bande e formazioni, che in numero di 51 operarono in citt
e fuori.
NellItalia centrale e settentrionale vi furono formazioni costituite esclusivamente da militari
dellArma, mentre Carabinieri fecero parte anche di altre formazioni partigiane. Di particolare
importanza la brigata V a Firenze, formata dal Corpo Volontari della libert (divisione Giustizia e
Libert), che ebbe nei suoi ranghi numerosi ufficiali e soldati sbandati dei vari reparti dellEsercito,
fra cui 15 ufficiali dellArma.
Numerosi i nuclei di Carabinieri partigiani in tutto il Piemonte e in Lombardia. A Milano funzion,
poi, lassociazione clandestina Gerolamo, la quale nelle incerte, drammatiche ultime giornate della
occupazione, riun ben 4.000 uomini, posti subito a disposizione delle autorit al momento della
liberazione.
A Bergamo si ebbe - attivissima e salda - la Brigata Carabinieri Patrioti Barba, mentre nella
Valtellina numerosi Carabinieri agirono agli ordini del valoroso Ten. Col. Edoardo Alessi, gi
Comandante del battaglione Carabinieri paracadutisti in Libia e pluridecorato, il quale condusse la

345
lotta clandestina con eroico impegno, lasciando la vita in uno scontro col nemico (medaglia dargento
al V.M. alla memoria).
Pure Venezia e Padova conobbero lopera ardimentosa ed attiva dei Carabinieri partigiani, riuniti in
gruppi o inseriti in altre formazioni, quali le divisioni partigiane Osoppo Friuli, Natisone e
Giustizia e Libert.
Da ricordare, tra le forze operanti interamente dellArma, la banda Marcello e il IV Btg. Carabinieri
Giarnieri.
Eroica la figura del Generale dei Carabinieri in congedo Giuseppe Dezio, che, a Padova, il 28 aprile
1945, dopo avere offerto la sua vita in cambio di quella di ostaggi, senza peraltro che ci gli venisse
concesso, venne egualmente fucilato (medaglia dargento al V.M. alla memoria).

6. Gli eroi di Fiesole


Tra i tanti militari dellArma che, come si visto, nellintero territorio nazionale occupato, si
distinsero per impeto combattivo e continua partecipazione alla lotta sino al sacrificio supremo, sono
da ricordare i seguenti, decorati tutti di medaglia doro alla memoria:
Brigadiere Alberto Araldi (Piacenza, 6 gennaio 1944): oper con grande ardimento e valore, e,
catturato, venne condannato a morte e fucilato. Mor al grido di Viva lItalia;
Carabiniere Fortunato Caccamo (Roma, 3 giugno 1944): catturato e sottoposto a torture, non trad la
sua fede e venne fucilato;
Brigadiere Enrico Zuddas (Roma, 4 giugno 1944): costitu un nucleo di resistenza e comp rischiose
missioni. Di scorta ad un superiore, per difenderlo, attacc a colpi di pistola alcuni agenti della
polizia nemica, venendo gravemente ferito. Decedette in ospedale dopo grandi sofferenze, ma con
intatta fede;
Carabiniere Vittorio Tassi (Radicofani, 17 giugno 1944): Comandante di banda partigiana da lui
stesso organizzata, arrestato con altri 5 partigiani, ne sostenne linnocenza, accusandosi per essi e
venendo fucilato;
Carabiniere Fosco Montini (Sarsinia, 13 luglio 1944): comp rischiose imprese nemiche, resist alle
sevizie per non tradire la causa, venendo fucilato;
Carabiniere Alberto La Rocca, carabiniere Vittorio Marandola e Carabiniere Fulvio Sbarretti
(Fiesole, 12 agosto 1944): iscritti al fronte clandestino di resistenza di Firenze, ma ancora in servizio
alla stazione di Fiesole, prevedendo la loro cattura da parte dei tedeschi, lasciata di sera la caserma e
sotterrate le armi e le munizioni, si tennero nascosti sino alla sera successiva nelle vicine grotte
dellanfiteatro romano.
Appreso, per, che se non si fossero presentati sarebbero stati fucilati 10 ostaggi presi tra i cittadini,
decisero di tornare al loro posto e affrontare la sorte.
Arrestati e rinchiusi nel sotterraneo di un albergo, ne vennero fatti uscire dopo meno di unora e,
appena allaperto, uccisi con tre scariche di fucile mitragliatore, mentre partiva da uno di essi il
grido di Viva lItalia;
Carabiniere Andrea Marchini (Monte Carchio-Toscana, 15 dicembre 1944): caposquadra di
partigiani, di ritorno da una rischiosa missione oltre le linee nemiche, attaccato da un reparto
tedesco, sostenne la lotta presso un campo minato. Mutilato di un piede dallo scoppio di una mina,
continuava a combattere, sino a che non veniva colpito a morte;

346
Fiesole, 12 agosto 1944 Leroica morte dei Carabinieri La Rocca, Marandola e Sbarretti

Carabiniere Domenico Bondi (Ciano dEnza, 26 gennaio 1945): dopo aver


compiuto assidua e rischiosa attivit partigiana, venne catturato e sottoposto a tortura. Non trad
per la sua fede e, qualificandosi con fierezza Carabiniere e partigiano, mor fucilato, al grido di
Viva lItalia;
Fiesole, 12 agosto 1944 Leroica morte dei Carabinieri La Rocca, Marandola e Sbarretti.
Carabiniere Lorenzo Gennari (Bibbiano-Reggio Emilia, 19 aprile 1945): Comandante di una esigua
pattuglia di quattro uomini, non esitava ad accettare combattimento con preponderanti forze
avversarie. Accerchiato e ferito, non abbandonava la lotta, tenendo a bada il nemico con il tiro
calmo e preciso di unarma automatica, per dar modo ai suoi partigiani di salvarsi.
Nellimminenza della liberazione della Capitale, il fronte di resistenza e quindi le bande Carabinieri,
in rapporto alla situazione della citt quale si sarebbe presentata al momento del trapasso dei poteri,
ebbero precise direttive di mantenere lordine e la legalit, di fornire guide ed avanguardie alle
truppe alleate, di impedire saccheggi, rappresaglie e sinistri e di tutelare persone ed averi.
Il 29 maggio - sette giorni prima dellentrata degli Alleati - vennero arrestati dai tedeschi i capi del
fronte militare di resistenza e tra essi il Generale Caruso.
Portato in via Tasso, ove gi si trovava da vari mesi il brigadiere Angelo Joppi, attivissimo partigiano,
e sottoposti entrambi, continuamente ma invano, ad indicibili torture perch facessero delle
rivelazioni, vennero (insieme ad altro ufficiale) condannati alla fucilazione, che doveva essere eseguita
nelle prime ore del 4 giugno.
Costretti per a lasciare precipitosamente Roma la stessa mattina, i tedeschi abbandonarono le prigioni
di via Tasso, troncando tutte le operazioni in corso, sicch le esecuzioni non ebbero luogo.
Al Generale Caruso ed al brigadiere Joppi venne concessa la medaglia doro al valor militare.
Va, infine, ricordato un significativo episodio: la Bandiera dellArma, il mattino in cui venne
disarmato e deportato il personale della Legione Allievi di Roma, fu nascosta sotto la sabbia in un

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terrazzo della caserma; successivamente fu presa in consegna dal Generale in congedo Giuseppe
Boella ed occultata nei sotterranei del Museo Storico dellArma, fino alla liberazione.
Il mattino del 14 novembre fu solennemente restituita nelle mani del Comandante Generale, Generale
Taddeo Orlando.

7. I martiri di Tarvisio
Dopo l8 settembre 1943, mentre al Sud Italia si ricostituiva il Governo legittimato, al Nord,
Mussolini, dopo la sua liberazione, instaurava il Governo della Repubblica Sociale Italiana.
Primo atto di questultimo Governo, visto lo stato di cobelligeranza con i Tedeschi, fu la
riorganizzazione dellesercito le cui forze in opposizione allarmistizio entrarono in combattimento
contro gli angloamericani nel febbraio del 1944. In questo contesto lArma venne ridotta nel numero
ed inglobata nella Guardia Nazionale Repubblicana, organismo creato alla fine del 1943 per
inquadrare un consistente numero di militari sbandati di tutte le armi dellEsercito, con compiti di
difesa interna del territorio.
Nelle Stazioni rimasero i Carabinieri con le loro divise e i loro comandanti. Come unico riferimento di
uno Stato legittimo che non cera.
In questo scorcio storico un drappello di Carabinieri costituivano un presidio a difesa della centrale
idroelettrica di Bretto in Friuli Venezia Giulia. Il 23 Marzo 1944 i partigiani presero in ostaggio il
Vicebrigadiere Dino PERPIGNANO, Comandate del presidio mentre stava rientrando negli
alloggiamenti e sotto la minaccia delle armi, lo costrinsero a pronunciare la parola dordine che
permise loro di entrare con facilit, nel presidio, ove catturarono tutti i Carabinieri e saccheggiarono le
dotazioni.
I dodici militari furono deportati nella Valle Bausizza e rinchiusi in un fienile ove, attraverso il cibo
nel quale era stata sciolta soda caustica e sale nero, furono avvelenati e la loro agonia si protrasse fra
atroci dolori per ore ed ore.
Stremati e consumati dalla febbre, Dino PERPIGNANO, Pasquale RUGGIERO, Domenico DEL
VECCHIO, Lino BERTOGLI, Antonio FERRO, Adelmino ZILIO, Fernando FERRETTI, Ridolfo
CALZI, Pietro TOGNAZZO, Michele CASTELLANO, Primo AMENICI, Attilio FRANZON, quasi
tutti ventenni e impiegati solo a guardia della centrale, furono costretti a marciare fra inenarrabili
sofferenze e sacrifici fino a Malga Sala ove vennero abbattuti.
Ora le spoglie di questi Carabinieri Martiri sono composte e riposano, in una torre medievale di
Tarvisio le cui chiavi sono conservate da alcune suore di un vicino convento. Il loro estremo
sacrificio, subito per mantenere il giuramento prestato di fedelt alle Istituzioni ed alla legge stato
solennemente ricordato di recente alla presenza di Autorit civili, militari e religiose.

8. La liberazione
Dopo la liberazione di Roma e lavanzata delle truppe alleate verso lItalia centrale e settentrionale,
lazione coordinata fra le forze regolari e quelle partigiane si fece sempre pi stretta. In tali regioni
lArma era stata sostituita dalla guardia nazionale repubblicana e il Comando Generale, trasferito al
nord il 15 gennaio 1944, era stato convertito in ufficio stralcio con sede a Brescia.
Col progredire dellavanzata alleata, i comandi dellArma si ricostituirono man mano che le varie
localit venivano liberate. Ci fu possibile non soltanto per i contingenti precostituiti di Carabinieri
(nuclei organizzativi), destinativi quali immediati presidi dellordine e della sicurezza pubblica, e che
arrivavano con le prime truppe, ma anche per la presentazione spontanea ai comandi dei militari
affluiti da tutte le parti (organizzazioni clandestine, sbandati, etc.).
Finiva in tal modo la lotta di resistenza e quindi leroica e larga partecipazione ad essa delle forze
dellArma.
Nel 1944 il Governo, da Brindisi, affront il compito di ricostituire le Forze Armate nazionali, che, in
virt della dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre 1943, erano state considerate dagli
Alleati quali cobelligeranti.

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Il Comando Arma Carabinieri dellItalia Liberata mise a disposizione del nuovo Esercito 11 comandi
Carabinieri presso gli Alti Comandi e le Grandi Unit1 , 5 compagnie2, 36 sezioni mobilitate3 , 1
sezione paracadutisti per la divisione Nembo, 1 sezione per il campo riordinamento n. 3 e 12 nuclei
per i servizi speciali4 .
Una formazione speciale fu, come si detto, il Contingente R, costituito a Napoli con circa 3.000
uomini. Durante i mesi che precedettero la liberazione di Roma, il contingente, formatosi
progressivamente, forn frequentemente uomini per i pi svariati servizi. Particolarmente importante il
temporaneo invio di un reparto di 150 uomini alla testa di sbarco di Anzio-Nettuno, a disposizione
della X Armata americana, il 9 febbraio 1944. Esso ebbe compiti particolari, quali levacuazione della
popolazione civile, la viabilit, la polizia di sicurezza in genere, etc., e sub con le truppe alleate
numerosi attacchi aerei, perdendo 5 uomini.
La notte sul 5 giugno lintero contingente R, al seguito delle truppe alleate, entr a Roma,
assicurandovi lordine e la sicurezza pubblica ed iniziando senza indugio il ristabilimento dei comandi
e reparti dellArma nella Capitale.
Anche alle grandi battaglie di Montecassino, Cassino, linea gotica, etc., combattute dalle Armate
britanniche 8 e 10, dalla 5 Armata americana, dalle forze di altri Paesi alleati (polacchi, francesi,
etc.) e dal Corpo di Liberazione Italiano, parteciparono sempre reparti o elementi isolati dellArma
con incarichi speciali.
Nel corso dellintera campagna di guerra 1940 - 1945, lArma ebbe 3.520 Caduti, 578 dispersi e circa
15.000 feriti.
Le ricompense individuali furono numerosissime: 5 Ordini militari dItalia, 47 medaglie doro al valor
militare, 285 dargento, 764 di bronzo e 1.587 croci di guerra al V.M..
Alla Bandiera dellArma vennero concesse una medaglia doro al V.M. per il I gruppo Carabinieri
A.O. (Culqualber), due dargento per il battaglione Carabinieri paracadutisti (Gebel-via Balbia-A.S.) e
per i reparti Carabinieri della divisione italiana partigiani Garibaldi (Jugoslavia) ed una medaglia di
bronzo al V.M. per il III Battaglione Carabinieri mobilitato (Klisura-fronte greco).
Completata la liberazione del territorio nazionale e terminato il conflitto, lArma riordin i propri
quadri, comandi e reparti, e, con la ripresa dei servizi distituto, partecip attivamente alla
ricostruzione del Paese.

1
7 Armata, VII, IX e XXI Corpi dArmata, Comando Corpo Italiano di Liberazione, divisioni "Calabria", "Cremona, "Friuli" e "Sabaudia",
Comando Militare e Comando Aeronautico Sardegna, IV zona aerea, Comando Militare Campania, Ministero della Guerra;
2
Due compagnie per campi riordinamento n.2 e 3, la 16 autonoma, la 3 riserve e la 1 per gli Alleati;
3
Comando Supremo, Stato Maggiore Esercito, Comando FF.AA. Campania, Intendenza 7 Armata, Comando XII Corpo dArmata (Sardegna),
Comandi XXXI e IX Corpi dArmata, varie divisioni di fanteria,. Corpo Italiano di Liberazione, gruppi di combattimento Friuli, Cremona,
Legnano e Mantova, vari comandi di Zona, reparti e servizi speciali dellAeronautica,XV Gruppo Armate Alleate, divisioni I.F.A.H.C.;
4
Divisioni di fanteria, Comandi militari di Palermo, della Sardegna, della Puglia, di Roma-Ludovisi e allA.M.G. Rear 8 Armata.

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XIII TESI IL SECONDO DOPOGUERRA

1. Il banditismo in Sardegna e in Sicilia


Gli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, con la caotica situazione
del Paese ed il perdurare della confusione tra il lecito e lillecito, videro manifestazioni di banditismo
nelle sue forme tradizionali. Fra il 1947 ed il 1950 due formidabili ceppi di criminalit, in Sardegna e
in Sicilia, acquistarono rapidamente importanza e preoccuparono lopinione pubblica e le stesse forze
di polizia, ancora in fase di riorganizzazione.
In Sardegna, la zona infestata fu ancora quella del Nuorese, epicentro Orgosolo, ove si deplorarono
omicidi e vendette di ogni genere. Si giunse a far circolare liste di proscrizione e le popolazioni ne
furono terrorizzate. Presto furono sulla bocca di tutti i nomi di Liandru, Liandreddu, Francesco Sini,
Antonio Sanna, dei fratelli Tandeddu e di altri.
Il 12 agosto 1949 venne assalita unautovettura che trasportava dieci milioni di lire destinati alle paghe
di operai; dei militari dellArma che la scortavano, tre rimasero uccisi, uno rest accecato e tre
riportarono gravi ferite. Gli assalitori, mascherati, riuscirono a dileguarsi.
LArma della provincia, adeguatamente rinforzata, fu interamente mobilitata e, mentre venivano
organizzate battute e servizi dogni genere, si prepar un piano operativo per la cattura dei criminali,
che progressivamente raggiunse gli obiettivi.
Nel maggio 1950 venne catturato Liandreddu e nel luglio Liandru. Questultimo - come si detto in
altro capitolo - evaso nel 1944 dalla colonia penale di Mamone, era colpito da undici mandati di
cattura per triplice omicidio, otto tentati omicidi, rapine aggravate, sequestri di persone, estorsioni e
delitti dogni sorta.
Con Liandru caddero, nello stesso periodo, nelle mani della giustizia vari complici, fra cui il
famigerato Giuseppe Dettori Liandru.
Nel settembre dello stesso anno un altro grave episodio funest lisola, impressionando lintero Paese:
a Sa Ferula, a sei chilometri da Nuoro, venne assalita lautovettura che trasportava denaro per operai;
dei Carabinieri di scorta, tre furono uccisi ed uno gravemente ferito. Fu merito dellArma la sollecita
scoperta degli autori dellimpresa delittuosa e la loro cattura.

19 luglio 1949 A San Mauro Torinese viene inaugurato il primo collegio dellOpera Nazionale di Assistenza
per gli Orfani dei Militari dellArma dei Carabinieri (O.N.A.O.M.A.C), ente morale che, sostenuto
prevalentemente con i contributi volontari dei militari in servizio, raccoglie ed educa nei sui numerosi collegi
oltre mille bambini dambo i sessi.

351
Nellaprile 1951 venne catturato un altro esponente della banda, Francesco Sini, sul quale pendeva
una taglia di due milioni.
Ma la situazione non poteva dirsi ancora normalizzata. Infatti, appena un mese dopo l8 maggio, un
terzo gravissimo episodio, ossia un agguato ad un automezzo dellArma, si verific a GENNA E
PETTA. La macchina trasportava sei Carabinieri in servizio di vigilanza stradale e si recava incontro
alla corriera postale di TORTOLI (NU). Proditorie scariche di mitra uccisero due Carabinieri e ne
ferirono un terzo. Ne segu un violento scontro, ma i fuorilegge, protetti dalla nebbia, ebbero ragione
dei militari e, assalita e svaligiata la corriera, riuscirono a dileguarsi. Le indagini portarono
per alla identificazione ed allarresto dei responsabili e nella zona torn una relativa normalit.
Alcuni anni dopo si ebbe, sempre ad Orgosolo, un ennesimo episodio di fulgido eroismo da parte di un
militare dellArma. Il maresciallo capo Ettore DAmore, comandante della locale stazione, al fine di
mantenere fermi il prestigio e la forza della legge e di stroncare ogni velleit delittuosa che avrebbe
peggiorato la gi grave situazione della pubblica sicurezza nella zona, l11 settembre 1959, da solo
affrontava un temibile malvivente armato, autore di una lettera estorsiva. Colpito a morte, il
maresciallo DAmore trovava ancora la forza di scagliare una bomba a mano che metteva in fuga il
malvivente, rendendone vana lazione criminosa.
Alla memoria del valoroso sottufficiale veniva concessa la medaglia doro al valor militare.
In Sicilia, il pi vasto e clamoroso fenomeno di delinquenza organizzata fu indubbiamente, nel
secondo dopoguerra, quello della banda Giuliano.
Le gesta del capobanda, Salvatore Giuliano, ebbero inizio quando ancora la guerra non era finita.
Avendo ucciso proditoriamente un carabiniere, nel dicembre 1943, egli si era dato alla macchia
cercando alleanze tra i criminali gi in piena attivit e dei quali presto divenne il capo. Nel solo 1944
si rese responsabile di ben sei omicidi.
Per i contatti avuti con il movimento separatista siciliano tent di ammantare di politica la sua attivit
criminosa e venne cos a crearsi, in Italia e allestero, il mito Giuliano.
Il numero degli omicidi, rapine, sequestri di persona sali rapidamente.
Sotto il fuoco della banda caddero numerosi ufficiali, sottufficiali e Carabinieri delle forze che
operavano nelle zone di Partinico, Montelepre, Carini, Alcamo, Piana dei Greci.
Fra le gesta criminali della banda Giuliano vanno ricordati gli assalti alla caserma dellArma di Piazza
dellOcchio ed alla stazione radio di Palermo, lassalto ed il saccheggio di un treno, tra Trapani e
Palermo, il sequestro dellindustriale Virga e di altri, la strage di Portella della Ginestra del 1 maggio
1947 nella quale Giuliano, appostatosi con alcuni gregari in luogo adatto, apr il fuoco a raffiche di
mitra sulla piccola folla affluita per una sagra tradizionale, causando numerosi morti e feriti - ed infine
lagguato di Bellolampo, del 19 maggio 1949, contro un autocarro di Carabinieri, fatto saltare
mediante lo scoppio di una mina, abilmente collocata sotto il piano stradale: sette militari rimasero
uccisi ed altri feriti.
La gravit della situazione port alla costituzione, il 26 agosto 1949, del C.F.R.B. Comando forze
repressione banditismo - posto al Comando del colonnello Ugo Luca, nello stesso giorno fu soppresso
lIspettorato di P.S. per la Sicilia. Il C.F.R.B. era suddiviso in 3 raggruppamenti con sede ad Alcamo,
Montelepre e Corleone.
Ebbe inizio, cos, una nuova fase di investigazioni, ricerche e provvedimenti repressivi, secondo un
piano che, attraverso leliminazione progressiva dei singoli elementi operanti nellorbita di Giuliano
ed il taglio di tutte le convivenze, mirava allisolamento del capobanda, come premessa logica di
quella perdita di potenza che, sola, avrebbe potuto farlo cadere, vivo o morto, nelle mani della
Giustizia. Il che avvenne, infatti, a Castelvetrano, la notte del 5 luglio 1950.
Per una valutazione concreta dellazione condotta dallArma in Sicilia, nella lunga campagna contro il
banditismo del secondo dopoguerra, basti ricordare che dal 27 agosto 1949 al 10 luglio 1950 furono
sostenuti 24 conflitti a fuoco, nel corso dei quali sette banditi furono uccisi e quattro feriti. Furono
effettuati 473 arresti ed operate oltre 25 mila perquisizioni domiciliari.
Fra i banditi eliminati o catturati vi furono Nunzio Badalamenti e Madonna Castrenze (62 mandati di
cattura per 23 omicidi ed altri reati minori), Francesco Morreale (11 mandati di cattura, per un

352
omicidio e 24 rapine), Giuseppe Cucinella, uno dei pi feroci luogotenenti di Giuliano, Francesco
Mortillaro, Rosario Candela, Frank Mannino, Antonio Lombardo, capo della banda Labruzzo, da lui
stesso ucciso (19 mandati darresto per 16 omicidi e 67 rapine). Prima ancora erano stati catturati
Giuseppe Campo, Vincenzo Musso, Antonio Canzonieri, Giuseppe Candela e Giuseppe Delizia.
Le perdite dellArma furono di ottanta uomini caduti ed un centinalo di feriti.
Altro eroico episodio si ebbe a Corleone alcuni anni dopo. L8 settembre 1959, il Carabiniere
Clemente Bovi, mentre a bordo di un automezzo privato ed in abito civile tornava alla propria stazione
dopo aver fruito un permesso presso la famiglia, veniva fermato, a notte alta ed in aperta campagna,
da sei malfattori che, come gi fatto con altre dieci persone da essi rapinate e trattenute, gli imposero
di scendere dalla macchina e di sdraiarsi bocconi.
Il Bovi, pur sotto la minaccia delle armi spianate, si portava dun balzo al di l della scarpata che
fiancheggiava la strada e, con singolare ardimento, ingaggiava da solo con i banditi un violento
conflitto a fuoco, uccidendone uno e ferendone probabilmente un altro, finch, colpito al petto da una
fucilata, si abbatteva esanime al suolo, dopo aver volto in fuga i malviventi.
Per leroico comportamento, spinto sino al consapevole olocausto della vita in difesa delle leggi,
veniva concessa alla sua memoria la medaglia doro al valor militare.

2. I Carabinieri in Somalia
Dopo la fine delle ostilit, lArma ebbe un ulteriore periodo di attivit in terra dAfrica, ma in clima
politico e militare del tutto diverso, per i grandi rivolgimenti prodotti dalla seconda guerra mondiale e
lesecuzione dei vari trattati internazionali.
Fu per lappunto in forza di un deliberato dellONU che lItalia, ricevuto in amministrazione fiduciaria
il territorio dellex Somalia italiana, vi ritorn ed i Carabinieri vi costituirono il gruppo territoriale
della Somalia, che si era formato parzialmente a Napoli e le cui forze si imbarcarono nel febbraio
1950.
Lorganico del reparto, unico organo di polizia nel periodo dellamministrazione fiduciaria, era di un
tenente colonnello comandante, 25 ufficiali, 150 sottufficiali e 356 appuntati e Carabinieri.
A Mogadiscio ebbero sede il Comando del gruppo e della compagnia del Benadir e Basso Giuba,
comprendente le tenenze di Mogadiscio, Merca e Chisimajo (le altre tre compagnie ebbero
giurisdizione nel restante territorio).
Nel maggio 1950 vennero poi costituiti un nucleo mobile di frontiera ed un altro nucleo in
Mogadiscio.
Alla fine del 1953 fu stabilito un nuovo ordinamento dei comandi territoriali, con un reparto celere di
polizia a Mogadiscio; e si ebbe la riduzione delle compagnie da quattro a tre.
Successivamente venne organizzato e perfezionato un Comando forze di polizia della Somalia, che
il 14 dicembre del 1958 venne formalmente trasferito alle dipendenze del governo locale. Da quel
momento il gruppo Carabinieri continu a funzionare in modo autonomo, riducendosi, nel 1959, ad
una compagnia autonoma, che rimase in vita sino al momento della totale indipendenza della Somalia.
Anche in tale periodo i militari dellArma, al servizio dellItalia e delle Nazioni Unite, ebbero le loro
vittime del dovere; fra gli altri ricorderemo il Mar. Magg. Flavio Salacone e il carabiniere Luciano
Fosci, che, con lIspettore della Polizia Somala Auod Salim, furono barbaramente uccisi il 1 agosto
1952, a Chisimajo, durante una manifestazione di piazza inscenata da elementi somali irresponsabili.
Nellincrescioso incidente rimasero feriti anche il Ten. Valerio Moratti, un sottufficiale, nonch otto
agenti somali.
LArma garant, dunque, lordine e la sicurezza indispensabili per la creazione di uno Stato autonomo
ed indipendente ed assolse tutti quei compiti di carattere organizzativo, didattico ed addestrativo,
necessari per consentire la formazione di una efficiente polizia autoctona.
E cos, nel corso di una significativa cerimonia svoltasi a Mogadiscio, il tenente colonnello Alfredo
Arnera consegnava nelle mani del tenente colonnello somalo Mohamed Abscir Mussa la Bandiera
delle Forze di Polizia e con essa il Comando del Corpo.

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Mogadiscio, dicembre 1958 momento della cerimonia durante la quale il Ten. Col. dei Carabinieri Alfredo
Armera cedette il Comando delle Forze di Polizia della Somalia al Ten. Col. Mohamed Abscir Mussa.

3. Alluvioni e inondazioni del 1951


LArma aveva gi dato ampia testimonianza della propria partecipazione, sempre generosa e spesso
eroica, allopera di soccorso in occasione di grandi calamit pubbliche, quando, nel 1951, si
verificarono lalluvione e le inondazioni che colpirono particolarmente il Polesine, la Bassa Ferrarese
ed il Delta Padano.
Le prime avvisaglie si ebbero nel Veneto il 9 novembre, con la rottura degli argini del Brenta e del
Bacchiglione e lallagamento della periferia di Padova. Il disastro si estese alla provincia di Vicenza e
quindi si concentr nel Basso Polesine, ove, con la falla di Occhiobello e quelle successive lungo la
statale Ferrara-Rovigo, milioni di metri cubi dacqua limacciosa sommersero e distrussero tutto.
In una lunga tournee svolta nel 1956 negli Stati Unti, la Banda dellArma suscit in decine e decine di
citt lentusiasmo pi sincero e lusinghieri giudizi dai critici, specie per il suo concerto al Carnegie
Hall di New York. Fra le pi recenti missioni allestero della Banda va anche ricordata la sua
partecipazione allEsposizione internazionale del 1970 in Giappone.
Furono prima colpite Occhiobello, S.Maria Maddalena, Canaro, Polesella, Arqu Polesine, e quindi
lacqua fu alle porte di Rovigo, su tre quarti della provincia, poi ad Adria, a Cavarzere e in provincia
di Venezia.
In Lombardia le piene del Po, Adda, Ticino e fiumi minori portarono allallagamento di circa 15.000
ettari di terreno. Le zone di S. Rocco, Senna Lodigiana, S.Vittore Olona, Briosco, i comuni periferici
di Milano e ancora Gallarate, Fagnano, Corla, Castellanza, Como e provincia, Casalmaggiore nel
Cremonese, furono le pi colpite.
Nel Trentino i maggiori danni si registrarono nel basso Sarca, in Valsugana, nel Comelio,
nellAgordino e nel Cadore. Particolarmente critica fu la situazione a Riva del Garda, per lo
straripamento del torrente Albola.
NellEmilia il ciclone del 9 novembre su Piacenza e le successive piogge produssero straripamenti e
inondazioni in tutta la provincia, nonch in quella di Parma. Prime ad essere colpite le localit di
Sarmato, Borgonovo Val Tidone, Villanova dArda, Castel S.Giovanni. Con lo straripamento del Po
furono investiti in pieno i paesi di Mortizza e Sorbito (Piacenza), Polesine Parmense, Zobello,
Roccabianca, Sissa, Mazzano inferiore, Colorno. Nella sola Emilia vennero salvate, con il concorso
dellArma, circa 8.800 persone e recuperati 1.750 quintali di masserizie, 1.650 capi di bestiame e 62
natanti.

354
In Piemonte, per lo straripamento del Tanaro, Bormida e di vari torrenti, furono colpiti molti comuni
del Biellese. Cassanova Elvo fu travolta e sommersa dalle acque.
Colpite anche diverse localit delle province di Alessandria, Asti e Cuneo.
Particolarmente tragica fu la situazione nel Monferrato (comuni di Nizza, Canelli di S.Stefano Belbo e
Incisa Scapaccino).
Anche in Calabria unalluvione a carattere ciclonico, tra il 15 ed il 19 ottobre 1951, trasform in una
inaccessibile palude vasti territori delle province di Reggio e di Catanzaro. Crollati vari ponti, rese
inabitabili centinaia di abitazioni e lintero comune di NARDODIPACE, nel Catanzarese, sito a picco
su burroni franosi, cancellate strade e sentieri, distrutti impianti telegrafici e fonti di rifornimento
alimentari, lintera regione ne risult profondamente colpita.
Negli stessi giorni un violentissimo nubifragio si abbatt sulle province della Sicilia orientale,
territorio della legione di Messina. Particolarmente colpita fu la Piana di Catania e nella stessa citt un
crollo caus la morte di 15 persone. Anche nellisola si ebbero caduta di ponti, ingenti danni alle
comunicazioni, centri isolati, vittime.
Infine, in Sardegna, una catastrofe si abbatt sui tre paesi di Muravera, S.Vito e Villaputzu, posti sulle
due sponde del Flumendosa, nella pIaga del Sarrabus. La notte del 14 ottobre piogge torrenziali
sommersero del tutto la zona. Essendo straripato il fiume, gli abitanti, abbandonati i tre paesi, si
trovarono in ricoveri di fortuna, con pochi viveri. Ma con essi erano i militari della stazione
Carabinieri, che compirono sforzi sovrumani per assistere un po tutti.
Ovunque lArma fu in prima linea nellopera di soccorso sia per iniziativa immediata dei comandi
delle zone sinistrate, che in una gara ininterrotta di ardimenti operarono centinaia di salvataggi e di
ricuperi di beni, sia in preordinate operazioni a vasto raggio eseguite da migliaia di Carabinieri, fatti
affluire dalle varie legioni, e compiute in collegamento con le altre forze militari, di polizia e dei vigili
del fuoco.
A riconoscimento dellopera svolta dai Carabinieri, oltre alla concessione di numerose ricompense
individuali, encomi solenni ed elogi, il 24 settembre 1953 venne conferita la medaglia doro al valor
civile alla Bandiera dellArma, con la seguente motivazione: In occasione delle alluvioni verificatesi
nel Polesine, lArma dei Carabinieri, confermando le sue tradizionali virt di abnegazione e di
altruismo, dava il suo generoso contributo di uomini e di mezzi nellardua opera di soccorso a quelle
popolazioni. Ovunque presenti, durante la disperata difesa iniziale; sereni ed eroici, poi, di fronte al
dilagare delle acque che tutto invadevano e sommergevano, gli ufficiali, i sottufficiali ed i Carabinieri
dei reparti territoriali, pur con le caserme isolate ed allagate, si prodigavano con immediato slancio e
sprezzo del pericolo in favore delle popolazioni, affrontando situazioni drammatiche e intervenendo
anche con Reparti Mobili, in nobile e ardimentosa gara con le altre organizzazioni di soccorso, nelle
localit maggiormente colpite, per salvare e difendere, ricuperare e rincuorare.
Suscitavano, per tale comportamento, la riconoscenza e lammirazione del Paese. Polesine, novembre-
dicembre 1951.
Nellultima decade di gennaio e nei primi giorni di febbraio del 1954 violente bufere di neve si
abbatterono sulla regione abruzzese-molisana.
Nellalto Vastese e nella zona di Agnone (Campobasso) la neve si ammass per oltre 7 metri. Decine
di comuni e frazioni restarono di conseguenza isolati per circa venti giorni. Bloccati sulle strade
autocarri e autocorriere; con pochi viveri, senza assistenza medica e medicinali, centinaia di persone,
fra le quali non poche donne, vecchi e bambini. Gelo e freddo intenso rendevano il disastro ancora pi
esteso e profondo.
LArma delle zone interessate, unitamente a contingenti di rinforzo, fra cui sciatori e racchettisti, dette
largo contributo allorganizzazione ed esecuzione dei soccorsi, dei salvataggi, degli sblocchi,
dellassistenza diretta, della riattivazione dei mezzi indispensabili alla vita delle popolazioni colpite.
Della loro profonda riconoscenza si resero interpreti i prefetti di Benevento, Chieti e Campobasso.

355
4. Il glaciale inverno del 1956
Identico flagello, ma in proporzioni ancora pi vaste, colp molte regioni durante il glaciale inverno
del 1956. Solo nellItalia centro-meridionale vennero impegnati, in servizi speciali e nellopera di
soccorso, circa 12.000 Carabinieri, di cui 500 sciatori.
Le citt e le zone colpite sin dai primi di febbraio appartenevano alle province di Catanzaro e di
Pescara; e ancora i comuni di Nicosia (Enna), Cittanova (Reggio Calabria), alcuni comuni della
provincia di Campobasso, Camigliatello Silano, Floresta e Capizzi (Messina) del tutto isolati,
Castronovo di Sicilia (33 persone assiderate salvate da una pattuglia di Carabinieri), Rose di Cosenza
(15 famiglie bloccate con numeroso bestiame, senza viveri, foraggi e vestiario, raggiunte e soccorse da
militari dellArma), alto Molise (soccorso a casolari sparsi e a 3 autocorriere bloccate).
In provincia di Arezzo furono numerosi i casi di soccorso da parte dellArma a comuni e frazioni
totalmente isolati e in condizioni estreme per mancanza di viveri, indumenti e medicinali.
Centinaia di altre localit di tutta lItalia conobbero leroico slancio dei Carabinieri.
I grandi nemici: lisolamento e il gelo. Cos a Cammarata (Agrigento), a Mignano Montelungo
(Caserta), a S.Pietro in Bagni (Forl), a Chiusi Verna (Arezzo), a Motta Montecorvino (Foggia), a
Stazzema (Lucca), a Cadreas (Sassari), ove un nucleo di Carabinieri con pochi ferrovieri port in
salvo i passeggeri di un treno rimasto bloccato da una frana.
Non manc lazione di soccorso in varie localit montane delle regioni del Nord, ma esse, meglio
attrezzate contro i rigori invernali quasi sempre intensissimi, non presentarono, come quelli del
Centro-Sud, eccezionali aspetti di pericolo e di bisogno.
A coronamento dellopera resa in quella campagna di pubblico soccorso, i militari distintisi
nelladempimento del dovere ricevettero varie centinaia di ricompense individuali, encomi, elogi,
attestazioni di riconoscenza da parte delle popolazioni, mentre alla Bandiera dellArma venne
concessa altra medaglia doro al valor civile, con la seguente motivazione: Nelle eccezionali
avversit atmosferiche dello scorso inverno lArma dei Carabinieri offriva il suo generoso,
instancabile contributo allorganizzazione dei soccorsi, alleviando sensibilmente la situazione di
disagio delle popolazioni colpite.
In tale opera, spesa senza risparmio di energie, in condizioni particolarmente difficili e con elevato
spirito di sacrificio, lArma ancora una volta rendeva al Paese una testimonianza altissima di suprema
dedizione al dovere. Febbraio 1956.
Nellagosto 1962 numerosi comuni e vaste zone dellIrpinia vennero colpite e devastate da forti e
ripetute scosse telluriche, con perdite di vite umane, centinaia di infortunati ed ingentissimi danni.
Come nelle precedenti analoghe circostanze, i comandi Carabinieri delle localit colpite ed altre forze
fatte sollecitamente affluire sul posto simpegnarono nellopera di soccorso e di assistenza e nella
tutela dellordine pubblico, ricevendone alti riconoscimenti.
Nel 1963 si verificarono nuovi disastri in varie regioni e specialmente nelle zone montane, per
abbondanti nevicate, gelo e totale isolamento di alcune localit.
LArma rinnov gli episodi di abnegazione e di altruismo, che avevano motivato la concessione della
seconda medaglia doro al valor civile alla Bandiera, nel 1956. E la riconoscenza delle popolazioni
soccorse le venne espressa dalle rispettive rappresentanze civili; 200 Sindaci, convenuti a Roma nel
giorno della festa dellArma di quellanno, vollero infatti consegnare personalmente ai rispettivi
comandanti di stazione, nel corso della solenne cerimonia celebrativa, le deliberazioni di benemerenza
dei propri Consigli comunali.

356
Dai terremoti alle inondazioni, agli episodi di ogni giorno, il Carabiniere presente ovunque

5. Il disastro del Vajont


Pure nel 1963 il Paese fu funestato dal disastro del Vajont; la morte e la distruzione colpirono
particolarmente labitato di Longarone, sommerso dalle acque del bacino artificiale, la cui diga
sinfranse per la frana caduta dal monte Toc. Due sottufficiali dellArma ed un carabiniere, con le
rispettive famiglie, perdettero la vita tra la popolazione locale.
Lopera di soccorso da parte dei Carabinieri sintetizzata nella motivazione della medaglia dargento
al valor civile concessa alla Bandiera: Ufficiali, sottufficiali e militari dellArma dei Carabinieri si
sono prodigati, senza soste e oltre ogni limite, tra insidie e difficolt innumeri, nel soccorrere le
popolazioni colpite dal disastro del Vajont. LArma dei Carabinieri ha cos confermato, ancora una
volta, le sue nobili tradizioni di incondizionato attaccamento al dovere, di generoso sprezzo del
pericolo e di eroica abnegazione.
Autunno 1966. Tragiche alluvioni si abbattono su vaste regioni e centri urbani, tra i quali Firenze, con
perdite di vite umane e ingentissimi danni anche al patrimonio storico e artistico.
I Carabinieri sono ancora una volta primi nella gara di umana solidariet, tanto che, oltre a meritare
numerosi riconoscimenti individuali, vedono con orgoglio fregiare la propria Bandiera di una terza
medaglia doro al valor civile, con la seguente motivazione: In occasione di violente alluvioni
abbattutesi sul territorio nazionale lArma dei Carabinieri, confermando le sue elette virt di suprema
dedizione al dovere, indomito spirito di sacrificio ed alto senso di solidariet umana, dava
elevatissimo contributo allopera di soccorso alle popolazioni colpite. Ufficiali, Sottufficiali e
Carabinieri dei reparti territoriali, meccanizzati e delle specialit paracadutisti, elicotteristi e
sommozzatori, profondendo nella lotta contro linfuriare degli elementi ogni risorsa fisica, tecnica e
morale, si prodigavano con appassionato slancio ed eroico sprezzo del pericolo nel salvataggio di
migliaia di vite umane e nel recupero di ingenti quantitativi di materiali. La loro opera meritava ancora
una volta lammirazione e la riconoscenza unanime del Paese.

6. Il terremoto nella Sicilia occidentale


E, poi, ancora palpitante il ricordo del tragico terremoto che nel gennaio 1968 colp la Sicilia
Occidentale. Il Sottosegretario di Stato al Ministero della Sanit scrisse in tale occasione al

357
Comandante Generale dellArma: LArma Benemerita ha scritto unaltra pagina meravigliosa di
eroismo e di sacrificio in occasione dellimmane sciagura che ha colpito la Sicilia...
I suoi meravigliosi soldati, pur con rischio personale grandissimo, sono stati i primi ad accorrere tra le
macerie delle case distrutte dal terremoto, tra i resti pericolanti delle chiese, delle scuole, delle case.
Sono stati i primi a prodigarsi ed a sacrificarsi, a salvare vite umane, ad estrarre morti e feriti dalle
macerie, a facilitare laccesso ai rifornimenti, ad organizzare i soccorsi, a portare il plasma.
Autorit, medici, infermieri, soccorritori civili e soprattutto la povera gente colpita dal terremoto
hanno avuto il conforto della presenza e dellassistenza continua del Carabiniere.
Ho visto ufficiali, graduati, Carabinieri con le divise intrise di sangue, sporche di polvere, scavare ed
estrarre feriti e morti dalle macerie.
E cos stato nelle tre province terremotate: cos a Montevago come a Gibellina, a Salemi come a
S.Margherita Belice, a Poggioreale come a S.Ninfa; paesi in cui lArma con i suoi comandi territoriali
ha ancorato la sua nobile presenza di sempre fin dalla notte del 14-15 gennaio; notte in cui, da soli,
sottufficiali e Carabinieri, con alla testa i loro ufficiali di ogni grado, furono e restarono
coraggiosamente con le loro popolazioni, affiancandole, sostenendole, rischiando, salvando,
sollecitando ed organizzando i primi soccorsi. Anche lapparire delle prime tende con lo stemma dello
Stato, quelle delle stazioni dei Carabinieri distrutte dal sisma, laddove ogni pubblico servizio era
paralizzato od inerte, e laddove tutto era desolazione, distruzione e morte, valse a rassicurare i cittadini
terrorizzati e smarriti.
Lazione dei militari dellArma dei Carabinieri, le cui benemerenze in pace ed in guerra hanno
costituito e costituiscono prezioso patrimonio della Nazione, rester nel ricorrente ricordo delle
popolazioni dei centri colpiti dal terremoto a testimonianza della sintesi mirabile tra lassolvimento del
dovere ed i sentimenti di umana, civile solidariet .
Fra le decorazioni concesse a militari dellArma per atti di valore compiuti in seguito al terremoto
della Sicilia Occidentale spicca la medaglia doro al valor civile alla memoria del carabiniere
ausiliario Nicol Cannella: In occasione di disastroso movimento sismico, che aveva provocato
numerosissime vittime, oltre ad ingenti danni, si prodigava per pi giorni, con coraggio ed
abnegazione non comuni, in estenuanti e rischiose operazioni di soccorso in favore delle popolazioni
colpite. Sorpreso da nuova violenta scossa tellurica, noncurante del grave pericolo incombente,
continuava la propria azione incitando a viva voce gli altri soccorritori con lui operanti a porsi al
riparo, finch, travolto dalle macerie di ruderi circostanti, faceva olocausto della vita. Esempio
mirabile di altissimo senso del dovere e di elette virt civiche. Gibellina (Trapani), 25 gennaio 1968.

Sicilia gennaio 1968 Militari del Reparto di soccorso del XII Battaglione Carabinieri di Palermo ricercano le
salme dei dispersi fra le macerie di Gibellina

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XIV TESI LARMA NELLITALIA CONTEMPORANEA

1. Il terrorismo Altoatesino
Alla fine della prima Guerra Mondiale il Trattato di Saint Germain sanc lannessione allItalia di una
fascia di territorio gi appartenente allimpero Austro-Ungarico, spostando il confine al Brennero con
il conseguente inglobamento della popolazione autoctona di lingua tedesca.
I governi succedutisi nei primi anni del dopoguerra tentarono di non inasprire lostilit del gruppo
etnico tedesco. Eventi successivi, tuttavia, portarono Italia ed Austria alla necessit di definire,
allindomani del secondo conflitto mondiale, una soluzione concordata circa lassetto politico
dellAlto Adige, in grado di salvaguardare da un lato i diritti acquisiti dallItalia e tutelare dallaltro i
gruppi etnici tedesco e ladino.
Nonostante il Parlamento avesse approvato lo Statuto Speciale per il Trentino Alto Adige,
laspirazione ad una maggiore autonomia a livello provinciale (Bolzano) sfoci nei primi anni 60 in
una campagna terroristica che colp linee ferroviarie, elettriche e telefoniche, nonch numerosi edifici
pubblici e privati.
Tra gli obiettivi dei terroristi, purtroppo, le Istituzioni dello Stato impegnate nella tutela dellordine e
della legalit e tra queste, in particolare, lArma, in quegli anni duramente impegnata con i reparti
territoriali e speciali nella tormentata regione di confine.
Vanno ricordati il carabiniere Vittorio TIRALONGO, caduto il 3 settembre 1964 in una proditoria
aggressione terroristica a Selva dei Molini; il Brigadiere Giuseppe VISCIONE ed i carabinieri
Oliviero DE TOMMASO, Antonio FALSO, Giuseppe PORCU, Cesare GIACOBETTI e Vincenzo
GABRIELE, rimasti gravemente feriti in unimboscata il 9 settembre successivo sulla provinciale
Rasun-Anterselva; il Carabiniere Salvatore PATORNITI, ferito durante unoperazione di servizio il 10
settembre dello stesso 1964, a Montassilone di Gais; i Carabinieri Luigi DE GENNARO e Palmerio
ARIU, assassinati proditoriamente dai terroristi il 26 agosto 1965 a Sesto Pusteria.
Il 25 giugno 1967 un altro nome si aggiungeva al gi lungo elenco: quello del Capitano t.SG
Francesco GENTILE, che trovava la morte a Passo Cima Vallona, da vero soldato e Comandante,
mentre insieme ai suoi uomini era impegnato in unoperazione di bonifica successiva ad unesplosione
presso lennesimo traliccio.
Alla memoria dellufficiale stata concessa la Medaglia dOro al Valor Militare.
Dopo questo tragico episodio non si ebbero pi gravi atti terroristici in Alto Adige. A livello politico,
nel novembre 1971, furono approvate le norme del cosiddetto pacchetto, elaborate da una
Commissione speciale, detta dei Diciannove, sulla base di intese precedentemente intercorse tra
Italia ed Austria.
Lentrata in vigore il 20 gennaio 1972 del pacchetto, sostanzialmente finalizzato alla composizione
delle vertenze interetniche nella regione, fu prodromica ad un netto regresso del fenomeno terroristico.
Una recrudescenza dellattivit eversiva, verso la met degli anni 80, fu superata con una rinnovata
collaborazione con le Autorit austriache, che operarono larresto del noto altoatesino Karl Ausserer,
promotore ed organizzatore del gruppo terroristico Ein Tirol.

2. Gli anni di piombo


La fine degli anni 60 fu periodo di grandi mutazioni e fratture culturali e sociali. I movimenti di
contestazione, sorti nei ghetti e nelle universit californiane, si estesero con grande rapidit in Europa.
Le contestazioni studentesche, saldatesi con unampia protesta operaia, sfociarono progressivamente
in scontri di piazza, con gravi conseguenze per lordine pubblico.
Le forze dellordine dovettero rapidamente affrontare lemergenza, adeguando dispositivi e modalit
dintervento alle nuove realt.

359
Tra gli altri provvedimenti tesi a fronteggiare la situazione lArma, allo scopo di conferire ai
Battaglioni Mobili Carabinieri migliori capacit dintervento in occasione delle molteplici e
diversificate situazioni di perturbamento dellordine pubblico, elabor nuovi principi circa
larticolazione e la manovra delle forze che portarono a configurare, nellambito di ciascuna
compagnia fucilieri dei battaglioni, una apposita unit dimpiego costituita dal plotone dintervento.
Il passaggio di alcune frange della contestazione alla lotta armata segn linizio del periodo dal
terrorismo, rosso e nero, che ebbe a mietere centinaia di vittime.
Numerosi sono stati gli ufficiali, i sottufficiali, gli appuntati e carabinieri che in quel periodo, in ogni
angolo dItalia, hanno svolto con alto senso del dovere e tenacia la loro missione contro il terrorismo e
la violenza, in difesa dello Stato e della comunit nazionale.
Il 31 maggio 1972 a Peteano, il Brig. Antonio FERRARO ed i Carabinieri Franco DONGIOVANNI e
Donato POVEROMO, saltarono in aria per la deflagrazione di una bomba posta allinterno di
unautovettura segnalata come sospetta da una telefonata anonima.
La formazione pi temibile del terrorismo di sinistra fu quella delle Brigate Rosse, costituitasi come
partito armato allinizio degli anni 70.
Ma tanti altri furono i gruppi responsabili di centinaia di attentati a magistrati, giornalisti, imprenditori
e appartenenti alle Istituzioni dello Stato, e tra questi alle Forze dellordine: Prima Linea ed i Nuclei
Armati Proletari, per la sinistra, Avanguardia Nazionale, Ordine Nuovo, Nuclei Armati Rivoluzionari
e Terza Posizione, per la destra.
LArma, al fine di rendere pi incisiva lattivit di contrasto al fenomeno eversivo, costitu a Torino,
nel 1974, un Nucleo Speciale di P.G., per lesclusivo svolgimento, su scala nazionale, di indagini
particolarmente complesse; lanno successivo, con listituzione di altre sezioni e sottosezioni speciali
anticrimine, inizi il processo evolutivo della catena anticrimine dellArma.
In pochi mesi le indagini condotte dalle sezioni anticrimine Carabinieri portarono a conseguire
rilevanti risultati, concretizzatisi nella individuazione e nellarresto di decine di terroristi.
I capi storici delle BR, Curcio e Franceschini, furono assicurati alla giustizia nel settembre del 1974;
tra gli arresti degli anni successivi, ancora Curcio - nel frattempo evaso clamorosamente dal carcere di
Casale Monferrato - a Milano nel gennaio 1976.
Numerosi covi B.R. vennero individuati ed in uno di questi, nel corso di un conflitto a fuoco con un
brigatista, per il Maresciallo Maggiore Felice MARITANO, Medaglia dOro al Valor Militare
(Robbiano di Mediglia, Milano - 15 ottobre 1974).
Il Brigadiere Andrea LOMBARDI, Medaglia dOro al Valor Militare, venne ucciso da un gruppo di
terroristi che aveva coraggiosamente affrontato riuscendo a sventare una grave rapina (Argelato,
Bologna - 5 dicembre 1974).
Il Tenente Umberto ROCCA, Medaglia dOro al Valor Militare, il Maresciallo Maggiore Rosario
CATAFFI, e gli Appuntati Giovanni DALFONSO e Giovanni BARBERIS, nel corso di un servizio
in cui venne localizzato e liberato lindustriale Vallarino GANCIA, sequestrato a scopo estorsivo dalle
B.R. il giorno prima, vennero fatti segno di violenta aggressione armata da parte di terroristi. Nel
conflitto a fuoco il graduato perdeva la vita, lufficiale rimaneva gravemente ferito, mentre la terrorista
Mara CAGOL veniva uccisa (Arzello di Melazzo, Alessandria - 5 giugno 1975).
LAppuntato Antioco DEIANA, Medaglia dOro al Valor Civile, venne proditoriamente assassinato
assieme al Procuratore della Repubblica di Genova, Francesco COCO, con colpi darma da fuoco
esplosi da appartenenti alle BR. (Genova, 8 giugno 1976).
Il Brigadiere Giovanni LAI, Medaglia dOro al Valor Civile, venne investito in pieno dalla
deflagrazione di un ordigno esplosivo mentre tentava coraggiosamente di trasportarlo in un luogo
isolato, per impedire che potessero essere coinvolti nello scoppio i numerosi cittadini presenti in una
piazza cittadina (Brescia, 16 dicembre 1976).
Il Maresciallo Maggiore Oreste LEONARDI e lAppuntato Domenico RICCI, entrambi Medaglia
dOro al Valor Civile, addetti al servizio di sicurezza dellon. Aldo MORO, vennero trucidati con
numerosi colpi darma da fuoco durante lefferata aggressione perpetrata da un gruppo di brigatisti per

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sequestrare lex Presidente del Consiglio, nel giorno che segn lapice della lotta terroristica (Roma,
16 marzo 1978).
Il 30 agosto 1978 le Autorit di Governo - con decreto del Presidente del Consiglio - assegnavano al
Generale di Divisione Carlo Alberto DALLA CHIESA gi nominato lanno precedente Coordinatore
dei Servizi di Sicurezza degli Istituti di Prevenzione e Pena, compiti speciali operativi a livello
nazionale con finalit di lotta al terrorismo eversivo. Sulla scorta della positiva esperienza acquisita
dalle Sezioni Anticrimine Carabinieri, furono adottate metodologie operative differenziate rispetto a
quelle utilizzate per il contrasto della criminalit comune: di rilievo, la ricerca di informazioni
qualificate e capillari che dai comandi territoriali venivano fatte affluire costantemente agli analisti, ai
quali spettava il compito di approfondirle e sfruttarle in modo scientifico e coordinato.
La tradizionale mentalit operativa sub una profonda trasformazione: le indagini si protrassero per
mesi con estenuanti servizi di osservazione e pedinamento di persone, in qualche modo legate ai
militanti delle organizzazioni terroristiche, con lobiettivo ultimo di risalire alla individuazione delle
basi clandestine, sacrificando spesso larresto ed il sequestro immediati allo scopo di incidere a fondo
sullaspetto associativo (tali tecniche sono state successivamente utilizzate nel contrasto alla
criminalit organizzata).
In occasione di arresti i militari operanti, facendo leva su una legislazione premiale per i pentiti,
instauravano con il terrorista un dialogo che si prefiggeva di portarlo alla crisi ideologica ed alla
preziosa collaborazione processuale.
Inizi cos un lento sgretolamento ideologico e militare delle formazioni terroristiche che port alla
loro definitiva sconfitta.
Prima di questa per furono molti altri i caduti. Il Ten. Col. Antonio VARISCO, Medaglia dOro al
Valor Civile, che per lungo tempo aveva retto il comando del Reparto Carabinieri presso il Palazzo di
Giustizia riscuotendo unanime stima e simpatia, rimase vittima di uno spietato agguato tesogli dai
terroristi in Lungotevere Arnaldo da Brescia (Roma, 13 luglio 1979).
Il Maresciallo Vittorio BATTAGLINI e il Carabiniere Mario TOSA, entrambi Medaglia dOro al
Valor Civile, mortalmente feriti da colpi darma da fuoco proditoriamente esplosi da terroristi alle loro
spalle (Genova, 21 novembre 1979). Il Ten. Col. Emanuele TUTTOBENE e lAppuntato Antonio
CASU, medaglie dOro al Valor civile, trucidati dai terroristi (Genova, 20 febbraio 1980).
Il Gen. Enrico GALVALIGI, stretto collaboratore del Gen. DALLA CHIESA nel delicato compito di
coordinare i servizi di sicurezza degli Istituti di Pena (tra i provvedimenti adottati in quei mesi va
ricordata listituzione dei carceri speciali), venne vigliaccamente ucciso sotto casa dai brigatisti
(Roma, 31 dicembre 1980): in quei giorni era in corso il rapimento del giudice Giovanni DURSO e
solo 2 giorni prima gli uomini dei G.I.S., con una fulminea operazione, erano intervenuti a Trani per
mettere fine alla violenta rivolta allinterno del carcere in cui i terroristi detenuti avevano preso in
ostaggio 18 agenti di custodia.
Il Brigadiere Pietro CUZZOLI e lAppuntato Ippolito CORTELLESSA (nel 1980), lAppuntato Enea
CODOTTO e il Carabiniere Luigi MARONESE (1981), concludono il lungo e triste elenco dei caduti
dellArma nella lotta al terrorismo.
Gli ultimi fuochi di paglia si ebbero con gli assassinii del Prof. Ezio TARANTELLI (marzo 1985) e
dellex sindaco di Firenze Lando CONTI (marzo 1986), la sanguinosa rapina a un furgone postale in
via Prati dei Papa a Roma ove vennero uccisi due agenti della Polizia di Stato (febbraio 1987), e le
vere e proprie esecuzioni del Generale dellAeronautica Licio GIORGIERI (marzo l987) e del
Senatore Roberto RUFFILLI (aprile 1988).
Autori di questi ultimi episodi gli appartenenti ai due tronconi in cui si erano scisse le B.R., lunione
dei comunisti combattenti e il partito comunista combattente, questultimo annientato allalba del 7
settembre 1988 con larresto da parte dei Carabinieri di 21 terroristi e la scoperta di 5 covi in Roma e
provincia; alloperazione conclusiva, cui si giunse dopo mesi di serrate indagini, parteciparono pi di
200 militari. LArma aveva contribuito in modo determinante alla riaffermazione dello Stato.
Lo Stato aveva vinto la sua battaglia pi dura, contro un nemico spesso senza volto, grazie al diuturno
sacrificio di tanti suoi servitori, tra i quali un posto di primo piano occupano i militari dellArma per

361
labnegazione, la tenacia e la determinazione dimostrati nello sforzo per riaffermare le Istituzioni,
nellinteresse dellintera collettivit.

3. Le grandi calamit naturali

a. Il terremoto del 1976 in Friuli


Nella serata del 6 maggio 1976, preceduta da un forte boato, vi fu una serie di violentissime
scosse telluriche, calcolate tra il 9 ed il 10 grado della scala Mercalli, che colp la regione del
Friuli: furono coinvolti 119 Comuni, perirono un migliaio di persone, circa 3.000 i feriti e danni
per quasi 3.000 miliardi, con 80.000 persone senza tetto.
I Carabinieri furono fra i primi soccorritori nellatmosfera di smarrimento e terrore alimentato dal
ripetersi continuo delle scosse sismiche: molte le persone che, imprigionate nelle macerie delle
case crollate, imploravano aiuto.
La mancanza di notizie, determinata dalla completa interruzione della rete telefonica e telegrafica,
e le ricerche affannose dei familiari dispersi da parte degli scampati contribuivano a creare grande
confusione.
A Majano e Buja, le zone che inizialmente sembravano pi colpite, vennero inviati rinforzi di
militari.
Il personale addetto ai collegamenti, incurante del rischio, si prodig in ogni possibile aiuto,
mentre una Compagnia di formazione, subito approntata attraverso il recupero del personale
domiciliato fuori caserma, si trasfer immediatamente nelle zone interessate.
Il 13 Battaglione CC Friuli Venezia Giulia raggiunse in brevissimo tempo le zone pi colpite
nella provincia di Udine.
Il 4 Battaglione CC Veneto intervenne il giorno successivo con 3 plotoni di soccorso ed una
sezione sanitaria nei comuni di Clauzetto, Vito dAsio, Pinzano e Casiacco e li rimase fino alla
fine del mese.
Il 7 Battaglione CC Trentino Alto Adige intervenne con un aliquota di militari nei centri di
Pordenone e Spilimbergo con specifici compiti antisciacallaggio.
Gli elicotteri dellArma furono indispensabili per raggiungere comuni rimasti isolati dal resto del
mondo: Gemona, Osoppo, S.Daniele del Friuli.
Il giorno successivo al tragico evento venne costituito in Udine, alle dipendenze del comandante
della III Brigata, il Centro di Coordinamento dei Soccorsi dellArma, che schier subito nella zona
circa 3.000 militari con oltre 600 mezzi.
Sebbene principalmente impegnati nellopera di soccorso alle vittime, sin dal primo momento i
militari vennero chiamati ad assolvere anche altri urgenti compiti, tra cui lo sgombero delle vie di
comunicazione dalle macerie, il controllo della viabilit, la disciplina del traffico delle colonne di
soccorso, la ripartizione degli aiuti, la vigilanza delle abitazioni incustodite, lindividuazione e
larresto degli sciacalli.
Per tutti vi furono gravosissimi turni di servizio ai quali presero parte anche carabinieri feriti che
rifiutavano la sostituzione.
Anche i militari del N.A.S. vennero impegnati nella circostanza per il prelievo di campioni e per
analisi chimiche estemporanee, dirette a prevenire linsorgere di malattie infettive.
Le grosse difficolt nelle comunicazioni telefoniche, seriamente danneggiate, sugger la
mobilitazione dellapparato delle trasmissionii della III Brigata Carabinieri di Padova e di una
equipe di tecnici proveniente dal Comando Generale.
Il riconoscimento dellopera umanitaria prestata dai Carabinieri in tale occasione si manifest con
la concessione di 378 encomi solenni. Ma la ricompensa pi bella fu certamente quella attribuita
dal Paese tramite la decisione del Presidente della Repubblica che, con decreto del 18 maggio

362
1977, concesse alla Bandiera dellArma dci Carabinieri la Medaglia dOro al Valore dellEsercito,
con la seguente motivazione: In occasione di grave movimento tellurico, che aveva provocato la
distruzione di interi centri abitati con numerosissime vittime ed ingentissimi danni, lArma, fedele
alle sue secolari tradizioni di assoluta dedizione al dovere e di generoso altruismo, offriva
determinante contributo alla complessa e rischiosa opera di soccorso. Ufficiali, Sottufficiali e
Carabinieri dei reparti territoriali e dei contingenti mobili fatti tempestivamente affluire in luogo,
con il validissimo concorso delle unit speciali dellArma, pur nella drammatica situazione
determinata dal reiterarsi di violente scosse, si prodigavano infaticabilmente in coraggiosi
interventi che consentivano il salvataggio di un gran numero di cittadini e recavano ai sinistrati la
pi valida assistenza morale e materiale, riscuotendo lammirazione e la riconoscenza unanime di
autorit e popolazioni. Friuli Venezia Giulia, 6 maggio 1976 - 30 aprile 1977.
b. Il terremoto del 1980 in Irpinia
Il 23 novembre 1980, alle ore 19.50, un sisma, con scosse sino al 9 grado della scala Mercalli,
colp la Campania e la Basilicata distruggendo interi centri abitati e seminando morte e
disperazione: paesi come S.Angelo dei Lombardi, Laviano, Muro Lucano, Pescopagano, Balvano,
Genzano di Lucania divennero in poche ore tristemente famosi.
Nella provincia di Avellino, Salerno e Potenza accorsero nelle ore immediatamente successive al
fenomeno sismico i reparti di soccorso dei Battaglioni Carabinieri di Bari, Napoli e Roma, guidati
dai militari delle unit stanziali.
Tali reparti di soccorso - costituiti in ognuno dei battaglioni mobili CC in base alla legge 996 del
1970 - furono in grado di allestire rapidamente presidi sanitari, posti di medicazione urgente e
cucine da campo: ma il loro contributo fu utile anche nel versante delle comunicazioni,
bruscamente interrotte, attraverso la rapida costituzione di una rete di trasmissioni che consent di
poter informare le Autorit centrali e gestire, quindi, con maggior cognizione di causa quella
tremenda tragedia che cost la vita a migliaia di persone e ne lasci senza tetto decine di migliaia.
Anche lArma pag un forte tributo: perirono nel terremoto il Comandante della Compagnia di
S.Angelo dei Lombardi e 3 militari dello stesso reparto, il Comandante della Stazione di Montoro
Superiore ed un militare della Stazione di Lioni.
Numerosi i militari feriti e molti anche i lutti fra i congiunti dei militari. Nella gara di solidariet
che coinvolse tutti, Militari, Vigili del Fuoco, volontari della Protezione Civile e non, lArma
impegn subito pi di 7.000 uomini, elicotteri e mezzi di vario tipo.
Superato il primo momento in cui lo sforzo maggiore era rivolto allindividuazione dei
sopravvissuti fra le macerie, le energie dellArma vennero dirottate verso la prevenzione e
repressione dello sciacallaggio ed il trasferimento dei detenuti dalle numerose carceri presenti
nella zona.
La nostra organizzazione territoriale - dichiar allANSA lallora Comandante Generale
dellArma, Gen. Umberto CAPUZZO - si cala perfettamente non solo nelle strutture
amministrative ma anche nelle caratteristiche morfologiche del nostro Paese. I nostri Carabinieri,
da sempre abituati a dividere con le popolazioni dei pi piccoli paesi le gioie e le sofferenze, non
sono stati fermati dalle caserme distrutte, dalle loro famiglie sepolte. Un maresciallo dopo aver
estratto morta la moglie e la figlia non si perso danimo ed ha continuato a scavare per tirar fuori
i feriti. Sei nostri militari sono morti. La moglie del Capitano Antonio PECORA, rimasto ucciso,
ha dato alla luce un bambino il giorno dopo il terremoto.
Ventiquattro ore dopo il terremoto, quando ho visitato le zone colpite sono rimasto pienamente
soddisfatto per ci che i Carabinieri avevano fatto e stavano facendo e pi di ogni altra ragione per
i sentimenti che ho visto esprimere verso i Carabinieri dal popolo colpito dalla catastrofe.
Per lopera svolta nelle zone disastrate nei giorni immediatamente successivi al sisma e nei mesi
seguenti stata concessa allArma, con D.P.R. 21.4.82, la Medaglia dOro al Valore dellEsercito,
con la seguente motivazione: nel solco di una secolare consuetudine di dedizione al dovere ed
umana solidariet, lArma dei Carabinieri, in occasione di violentissimo e disastroso sisma che

363
aveva provocato la distruzione di numerosi centri abitati densamente popolati, forniva
determinante apporto alle operazioni di soccorso, sviluppate in condizioni proibitive per la
immane entit della catastrofe e la tormentata morfologia della zona. Ufficiali, Sottufficiali,
Appuntati e Carabinieri, in drammatica gara con il tempo prodigandosi in tempestivi interventi al
limite di ogni risorsa fisica e morale, mentre la zona veniva ulteriormente sconvolta da successive
e ripetute scosse telluriche, proseguivano poi la loro opera nei mesi seguenti in attivit di
assistenza e di concorso alla ricostruzione, riscuotendo ancora una volta la riconoscenza e
lammirazione delle autorit e delle popolazioni. Campania Basilicata, 23 novembre 1980 - 31
luglio 1981.

4. La lotta alla criminalit organizzata


Dagli anni 60 la criminalit organizzata profondamente cambiata:
la tradizionale sfera dazione si ampliata comprendendo nuove attivit illecite ad alto profitto,
prima fra tutte il traffico di sostanze stupefacenti;
i pi agevoli rapporti internazionali hanno consentito di portare allestero buona parte della
cospicua liquidit ottenuta dalle attivit delinquenziali, allo scopo di riciclare il denaro
illecitamente acquisito ed intrecciare relazioni daffari con strutture criminali straniere, sfruttando
proprie teste di ponte in altri Stati (specie negli U.S.A., in Sud America e nel Centro Europa);
ha potuto contare sulla connivenza di alcuni personaggi negli apparati pubblici centrali e locali per
ottenere parti significative degli appetibili appalti pubblici;
ha perduto le fondamentali regole di quel codice donore che, verosimilmente, permeava in
passato le organizzazioni mafiose.
Dopo la strage di Ciaculli del 30 giugno 1963, in cui perirono, per lesplosione di un auto bomba
destinata ad un boss mafioso, il Ten. Mario MALAUSA, il Mar. Calogero VACCARO, i Car. Eugenio
ALTOMARE e Marino FARDELLI, un poliziotto e due artificieri, vi fu un ondata emotiva e di
sdegno in tutta Italia. Il Parlamento istitu pochi mesi dopo la Commissione Parlamentare dinchiesta
sul fenomeno della mafia in Sicilia e due anni dopo var la legge n. 575, Disposizioni contro la
mafia.
Nel 1964 venne arrestato Luciano LIGGIO, considerato uno dei pi influenti capi mafia,
successivamente scarcerato e nuovamente arrestato nel 1974 a Milano.
Ad un periodo di relativa tranquillit e conclusisi favorevolmente per la mafia i processi contro le
organizzazioni criminali palermitane, venne deciso un riassestamento di Cosa Nostra sotto la direzione
di alcuni boss: si trattava dei BONTATE, RIINA e BADALAMENTI.
Nel 1971 venne assassinato il Procuratore Capo della Repubblica di Palermo, SCAGLIONE.
Le incessanti indagini ed il contributo di alcuni pentiti, che non accettavano le nuove connotazioni
assunte dalle organizzazioni mafiose, - il primo fu VITALE, un modesto uomo donore, nel 1973 -
consentirono di ricostruire lorganigramma della mafia, strutturata in famiglie, mandamenti e
commissioni, cosa confermata successivamente da BUSCETTA e CONTORNO: a tal proposito le
rivelazioni dei collaboratori di giustizia aprirono un varco decisivo nel muro di silenzio che
proteggeva impenetrabile la Mafia ed i suoi tanti misfatti.
Nel 1979 in provincia di Catania, nel corso di un servizio di traduzione di un pericoloso mafioso,
alcuni appartenenti alla medesima cosca con lintento di liberare il detenuto, facevano fuoco sulla
scorta composta dal V.Brig. Giovanni BELLISSIMA e dagli Appuntati Salvatore BOLOGNA e
Domenico MARRARE, uccidendoli: tutti i militari sono stati decorati con Medaglia di Bronzo al
Valor Civile.
Nello stesso anno vennero uccisi il Segretario Regionale D.C. REINA, il giudice TERRANOVA ed il
capo della squadra mobile palermitana Boris GIULIANO; nel 1980 il Presidente della Regione
MATTARELLA ed il Procuratore Capo della Repubblica di Palermo COSTA.
Il 4 maggio di quellanno il Comandante della Compagnia Carabinieri di Monreale, Cap. Emanuele
BASILE, viene assassinato sotto gli occhi della moglie e della figlia.

364
Lufficiale, cui stata concessa la Medaglia dOro al Valor Civile, aveva contribuito in maniera
decisiva alla scoperta della linea di traffico della droga che collegava la Sicilia agli Stati Uniti.
proprio a partire dalla fine degli anni settanta che la Sicilia non pi un semplice luogo di transito
del traffico della droga ma vi vengono installate vere e proprie raffinerie.
Nel periodo di apparente tregua nella lotta contro lo Stato che dur 20 mesi vi fu un avvicendamento
ai vertici dei clan; i perdenti INZERILLO, BONTADE e GAMBINO furono rimpiazzati dai GRECO,
MARCHESE e dai Corleonesi, in una vera e propria guerra di reciproco annientamento.
Il 16 giugno 1982, con lobiettivo di eliminare fisicamente il boss FERLITO, un commando di mafiosi
uccide anche la scorta che stava eseguendo il servizio di traduzione del detenuto da Enna a Trapani:
cadono nella circostanza lApp. Silvano FRANZOLIN, i Car. Luigi DI BARCA e Salvatore RAITI,
tutti M.O.V.C..
Lescalation mafiosa spinse il Governo ad inviare, nel marzo 1982, il Gen. Carlo Alberto DALLA
CHIESA a Palermo quale Prefetto.
Il Generale chiese poteri veri - che non gli vennero concessi - e, nonostante ci, in poche settimane, la
sua presenza aiut a stilare il rapporto dei 162, una vera e propria mappa del crimine organizzato.
Laboriose indagini portarono alla scoperta del mondo delle false fatture e dei contributi pubblici finiti
nelle tasche di alcuni notabili, nonch di alcune relazioni fra mafia, imprenditori e politici. Il Prefetto
venne barbaramente eliminato per mano mafiosa il 2 settembre 1982, a Palermo, con la moglie e
lagente di scorta. Alla memoria venne decorato della Croce di GrandUfficiale dellOrdine Militare
dItalia, per quanto fatto nellArma nella lotta al terrorismo e per gli alti meriti conseguiti in tutti gli
anni di servizio. Venne decorato anche di Medaglia dOro al Valor Civile quale Prefetto.
Era improrogabile un deciso intervento legislativo per fronteggiare il fenomeno mafioso e dopo pochi
giorni venne approvata - dopo essere stata osteggiata per mesi - la legge Rognoni La Torre. Il
provvedimento, che porta il nome del deputato LA TORRE assassinato nellaprile 82, consentir di
svolgere adeguate indagini patrimoniali ed attuare misure di prevenzione a carattere patrimoniale (nel
1994 sono stati sequestrati a presunti boss beni per 1.800 miliardi di lire di cui pi di 1.000 in Sicilia, e
confiscati 107 miliardi, di cui 33 nellisola).
Contestualmente allapprovazione di quella legge, oltre alla istituzione della Commissione
parlamentare sul fenomeno della mafia e della figura dellAlto
Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa, si introduceva nel codice
penale lart. 416 bis, che stabiliva la tipizzazione giuridica dellassociazione mafiosa. Ma lazione
mafiosa dei mesi che seguirono continu ad essere agghiacciante: nel gennaio 1983 venne ucciso il
magistrato di Trapani CIACCIO MONTALTO e il 28 luglio dello stesso anno un attentato
dinamitardo con la tecnica dellauto bomba dilani il consigliere istruttore del Tribunale di Palermo
CHINNICI, insieme al portiere della sua abitazione e alla scorta, composta dal Maresciallo Mario
TRAPASSI e dallApp. Salvatore BARTOLOTTA, Medaglie dOro al Valor Civile.
Il 14 giugno 1983 viene trucidato il Cap. Mario DALEO, Medaglia dOro al Valor Civile, subentrato
al Cap. BASILE nel delicato incarico di Comandante della Compagnia di Monreale.
Nellaprile 1985, nellesplosione di unautobomba con la quale si voleva eliminare lo scomodo
magistrato della Procura di Trapani, PALERMO, rimasero uccisi due gemellini e la loro madre mentre
transitavano casualmente nel luogo prescelto per lattentato.
Nellestate 1985 viene decapitata la squadra mobile di Palermo con lassassinio dei Commissari
MONTANA e CASSARA.
Dopo larresto di personaggi di spicco della mafia siciliana, quali Michele GRECO e Pippo CALO,
unitamente al prezioso contributo di nuovi collaboratori della giustizia, si arriva ai maxi processi in
cui vengono giudicati centinaia di appartenenti alle cosche.
Allinizio degli anni 90, anche in conseguenza del mutato assetto geopolitico, il crimine organizzato
accentua la tendenza alla internazionalizzazione, sospinto principalmente da due motivi: la
disponibilit di grandi volumi di danaro, frutto dei cospicui proventi del traffico di stupefacenti, ma
anche del contrabbando e delle estorsioni, e la necessit di reinvestire in settori produttivi
delleconomia legale (riciclaggio).

365
Nel dicembre 1990, al fine di sviluppare una pi aderente azione di contrasto ed in attuazione del D.
L. 13 novembre 1990 n. 324, che prevede lindividuazione di servizi centrali ed interprovinciali delle
FF.PP. destinati ad assicurare il collegamento delle attivit investigative in materia di criminalit
organizzata, viene costituito dallArma dei Carabinieri il Raggruppamento Operativo Speciale, che nel
1993 sar autore dellarresto di uno dei capi indiscussi di Cosa Nostra, Tot RIINA.
Nel 1991 con D.L. 29 ottobre 1991, n. 345, convertito con modifiche dalla Legge 30 dicembre 1991,
n.410, viene istituito il Consiglio generale per la lotta alla criminalit organizzata, organismo
collegiale presieduto dal Ministro dellInterno e composto dai vertici delle Forze di Polizia, dei Servizi
di Informazione e Sicurezza e dal Direttore della DIA, che ha il compito di determinare gli indirizzi
generali nelle strategie di contrasto alla criminalit organizzata; con lo stesso provvedimento viene
inoltre istituita, nellambito del Dipartimento della pubblica sicurezza, la Direzione Investigativa
Antimafia, organismo interforze con precipue funzioni di prevenzione ed investigazione in materia di
criminalit organizzata di tipo mafioso.
Nel novembre 1991, allo scopo di coordinare le indagini nei procedimenti per reati di criminalit
organizzata, viene istituita, nellambito della Procura Generale presso la Corte di Cassazione, la
Direzione Nazionale Antimafia, al cui vertice viene posto il Procuratore nazionale antimafia, articolata
su Procure Distrettuali Antimafia istituite in sede di Corte dAppello.
Nellaprile 1992 viene vigliaccamente ucciso in una imboscata ad Agrigento il Maresciallo Maggiore
A Giuliano GUAZZELLI, Medaglia dOro al Valor Civile, profondo conoscitore delle cosche che
operavano nella zona.
Si arriva cos alla terribile estate 1992 in cui vengono assassinati, impiegando ingenti quantitativi di
esplosivi, i magistrati FALCONE a Capaci e BORSELLINO a Palermo, unitamente alle loro scorte:
simboli della lotta alla mafia degli ultimi anni i due magistrati erano riusciti, anche grazie ad un
coinvolgimento personale totale, a ricostruire gran parte del pianeta Piovra.
La gravissima situazione determinatasi in Sicilia e la necessit di una pronta risposta dello Stato alla
sfida mafiosa sugger leccezionale impiego di contingenti delle Forze Armate quale ausilio allazione
delle Forze dellOrdine; con D.L. 25 luglio 1992, n.349, i Prefetti delle provincie siciliane furono
autorizzati ad avvalersi, nellambito di operazioni di sicurezza e controllo del territorio e di
prevenzione di delitti d criminalit organizzata, di contingenti delle Forze Armate. Ai militari venne
attribuita, nella particolare circostanza, la qualifica di agente di p.s.. Tale provvedimento, reiterato e
tuttora in vigore, stato successivamente ripreso, per periodi limitati, anche in Calabria, Campania e
Puglia.
I frutti dellincessante impegno delle Forze dallOrdine si sono concretizzati con larresto di
personaggi di vertice della mafia, quali RIINA e PULVIRENTI da parte dei Carabinieri nel 1993,
SANTAPAOLA dalla Polizia di Stato nel 1994 e BAGARELLA dalla DIA nel 1995, BRUSCA dalla
Polizia di Stato nel 1996, GIUFFRE dai Carabinieri nel 2002 e PROVENZANO dalla Polizia di Stato
nel 2006.
Attualmente, lassenza di conflittualit tra le cosche nelle province, oltre ad essere effetto di una
precisa strategia adottata da Cosa Nostra, potrebbe essere determinata soprattutto dal ruolo
incontrastato assunto dai leader allinterno della stessa organizzazione. Tali considerazioni sono
ritenute valide anche dopo larresto di PROVENZANO, gi capo indiscusso dellorganizzazione
criminale, che era riuscito nellopera di mediazione tra i boss reclusi in carcere e i capi emergenti
interessati alla gestione immediata delle attivit illecite sul territorio. La non belligeranza tra le
cosche, nonch la volont mafiosa di non contrapporsi violentemente allo Stato, appaiono le linee
guida ritenute indispensabili per la sopravvivenza, il continuo ammodernamento e lulteriore
rafforzamento dellorganizzazione. In sostanza si consolidata la strategia intesa a portare Cosa
Nostra fuori dal momento di crisi apertosi con il cosiddetto periodo stragista in favore della pi
lungimirante strategia dellinabissamento.
La comunit internazionale, allarmata dalla rapida crescita e dallestensione geografica del crimine
organizzato, che inficia i processi di sviluppo e la qualit della vita, in sede di conferenza ONU sul

366
crimine organizzato tenuta a Napoli nel novembre 1994 ha avvertito la necessita di porre in essere un
piano dazione globale contro la criminalit organizzata transnazionale.
A tal fine si intensificano i rapporti tra gli Stati per realizzare unarmonizzazione delle legislazioni,
una maggiore cooperazione internazionale a livello investigativo e giudiziario ed unefficace azione di
prevenzione e controllo del riciclaggio dei proventi criminali.
Con la loro prepotente presenza sul territorio, Cosa Nostra Siciliana, Camorra, Ndrangheta e Sacra
Corona Unita costituiscono un enorme impero daffari e non disdegnano di instaurare fra loro rapporti
di collaborazione, continuativi o solamente occasionali.
Lattivit della Sacra Corona Unita - minore rispetto alle altre grandi organizzazioni criminali -
prevalentemente operante nellarea pugliese nel contrabbando dei tabacchi lavorati esteri, nello
spaccio di sostanze stupefacenti, accesso a finanziamenti pubblici per il tramite di finte cooperative
agricole e commerciali, prostituzione, traffico darmi, estorsioni e usura. Comprovati i contatti
operativi con gruppi della criminalit albanese.
Lattivit della Ndrangheta, operante prevalentemente in Calabria, rivolta specialmente al settore
delle estorsioni, usura, riciclaggio, appalti pubblici e dellaccaparramento dei flussi di denaro pubblico
sottoforma di erogazioni assistenziali e previdenziali o di contributi comunitari per la produzione
agricola. Negli ultimi tempi emerso chiaramente lo spessore e limportanza che questa realt
criminale ha assunto nel panorama della criminalit organizzata internazionale e transnazionale,
portandola ad operare in una posizione di quasi assoluto monopolio in Europa nel campo del traffico
di sostanze stupefacenti. Evidente conseguenza della tendenza alla centralizzazione delle famiglie
che, da microcosmi a struttura familiare e localistica, sembrano assumere i caratteri di cellule
interdipendenti e collegate al vertice da strutture sovraordinate. Tra i suoi omicidi pi eclatanti, quello
del giudice SCOPELLITTI, dellex Presidente delle FF.SS. LIGATO e del sovrintendente di polizia
AVERSA, trucidato con la moglie nel gennaio 1992.
La Camorra, caratterizzata da una connotazione pulviscolare, con numerose aggregazioni criminali,
costituite anche da pochi affiliati, disposte ad allearsi con il sodalizio al momento vincente, che se da
un lato determina un inasprimento dette tensioni tra clan, dallaltro ne accentua la capacit di
sopravvivenza in ragione della loro capillare presenza. Grande risalto ha avuto negli anni 2004/2006 la
c.d. faida di Scampia, scoppiata allinterno del clan Lauro quando alcuni affiliati decisero di
mettersi in proprio nella gestione del traffico illecito di stupefacenti (c.d. scissionisti). Uno dei capi
storici, Ciro MAZZARELLA, tra i fautori, dopo aver superato i conflitti del passato, dellalleanza tra
i due cartelli MISSO-MAZZARELLA-SARNO e la c.d. Alleanza di Secondigliano per la
divisione di buona parte dei traffici illeciti della citt di Napoli e provincia. Tra le altre province della
regione, spicca Caserta, in mano al gruppo dei Casalesi. Lorganizzazione criminale aveva
precedentemente subito un ridimensionamento a seguito dellarresto di esponenti di spicco quali
BARDELLINO, NUVOLETTA e ALFIERI, arrestati dai Carabinieri nel 1993 e della collaborazione
del boss GALASSO. Ancora in carcere il capo storico della Nuova Camorra Organizzata, CUTOLO.
In alcune province della Sicilia, a partire dalla fine degli anni 80, in contrapposizione alle cosche
dominanti dei corleonesi, aveva preso consistenza una nuova struttura criminale denominata Stidda,
costituito da un agglomerato di cellule gangeristico-mafiose, che si resa responsabile degli omicidi
del giudice LIVATINO, nel settembre 1990, e del Mar. GUAZZELLI, nellaprile 1992. Per quanto
concerne i rapporti tra Cosa Nostra e Stiddari esiste una stabile tregua. Questultimi gruppi
continuano a gestire autonomamente, senza conflitto, i propri interessi criminali.

5. Limpegno quotidiano contro il crimine


Lattivit quotidiana dei carabinieri investe una moltitudine di settori: lazione preventiva, spesso
silenziosa e non visibile ma continua e costante, sovente frutto di personali sacrifici e dedizione al
dovere, volta a garantire e tutelare la pacifica convivenza dei cittadini e larmonico sviluppo della
societ, nel rispetto dei diritti costituzionalmente riconosciuti. In tale contesto, allattivit preventiva

367
assicurata da un capillare controllo del territorio si associa una attivit diretta allindividuazione degli
autori dei reati.
I Carabinieri, oltre allattivit di prevenzione programmata sulla base delle differenti realt locali,
sono spesso attivati dai cittadini tramite lutenza telefonica di pronto intervento e dai dispositivi di
allarme installati presso particolari obiettivi, direttamente collegati con le centrali operative: numerosi
sono stati, purtroppo, i caduti mentre intervenivano anche liberi dal servizio, con alto senso del dovere
e cosciente sprezzo del pericolo, nel corso di rapine in istituti di credito, uffici postali ed esercizi
pubblici.
Ma sono tante le situazioni in cui i nostri militari, intervenendo audacemente, hanno rischiato la
propria vita per il bene della collettivit.

368
XV TESI LARMA PROIETTATA VERSO IL FUTURO

1. Adeguamento alle nuove realt


Nel corso degli anni loriginaria articolazione dellArma si via via modificata adattandosi
allevoluzione del contesto sociale e alle sempre nuove esigenze di carattere operativo (art. 12 del
D.Lgs. n. 297/2000).
Allorganizzazione territoriale, che rappresenta il fulcro dellattivit distituto, si sono affiancati nel
tempo Reparti ad alto livello di specializzazione per la salvaguardia di specifici interessi della
collettivit.
Lesperienza maturata dallArma in tali settori ha trovato riconoscimento nel decreto del Ministro
dellInterno 12 febbraio 1992 che, oltre a stabilire le modalit di coordinamento delle Forze di Polizia,
ha attribuito allArma dei Carabinieri i seguenti comparti di specializzazione:
Antisofisticazioni e Sanit;
Ecologia;
Tutela Patrimonio Artistico e Culturale;
Tutela del Lavoro;
Tutela Norme Comunitarie e Agroalimentari;
Banca dItalia;
Ministero degli Affari Esteri.

2. Partecipazioni alle missioni di pace allestero


La dimensione internazionale dellArma, peraltro storicamente consolidata, si nel corso degli ultimi
anni ulteriormente sviluppata evidenziando la duttilit della peculiare organizzazione che
contraddistingue la nostra Istituzione.
LArma ha infatti dimostrato di poter svolgere con successo i compiti affidati dallAutorit Politica,
sia come Forza Armata, sia come organismo militare con funzioni di polizia, contribuendo in maniera
rilevante ad incrementare il prestigio internazionale del nostro Paese.
I Carabinieri hanno operato e operano allestero:
con compiti di Polizia Militare o come reparti darma combattente;
autonomamente quale forza armata in servizio permanente di polizia, sotto legida dellONU, nel
contesto di operazioni di peace-keeping e nei programmi di assistenza per la ricostituzione delle
istituzioni civili di alcuni Paesi fuori area.
LArma stata/ presente in:
LIBANO: alla missione di pace del Contingente italiano (ITALCON), durata dallagosto 1982 al
marzo 1984 e ripartita in due periodi intervallati di soli tredici giorni, identificati come LIBANO
1 e LIBANO 2, lArma ha preso parte con Unit dellallora 1 Battaglione Carabinieri
Paracadutisti TUSCANIA , alle quali erano affidati compiti specificamente operativi, e con un
plotone rinforzato del 3 battaglione Carabinieri LOMBARDIA, incaricato della polizia militare.
I Carabinieri del Btg. CC par. TUSCANIA hanno assolto, evidenziando particolare
professionalit, i compiti istituzionali previsti per la Forza Multinazionale di Pace distinguendosi per
affidabilit e competenza. Inoltre, hanno garantito la sicurezza dellambasciata dItalia a Beirut
anche dopo la partenza del contingente, sino al 6 marzo 84.
I Carabinieri del plotone P.M. hanno assolto compiti relativi a:
polizia giudiziaria militare e comune;
infortunistica stradale;

369
scorta autocolonne;
scorta personalit;
vigilanza e sicurezza alla sede del Comando Contingente;

sicurezza degli accampamenti e delle installazioni logistiche, e pattugliamenti notturni con


compiti di controllo e collegamento delle postazioni.
Dei 75 militari italiani feriti nel corso delloperazione 13 gli appartenenti allArma. Tra essi il Ten.
Col. Armando TALARICO, nel frangente Comandante del battaglione di formazione par.
FOLGORE, che comprendeva Carabinieri paracadutisti ed altri Reparti della Brigata par., al quale
stata concessa la Medaglia di Bronzo al V.M..
Dal febbraio 1986 lArma inoltre presente nel Paese mediorientale nellambito della missione
UNIFIL (United National Interim Force in Lebanon), istituita con la risoluzione adottata dal
consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel marzo 1978 con un nucleo incaricato di svolgere
compiti di polizia militare.
LONU a seguito della crisi dellestate 2006 tra Israele/Hezbollah ha previsto il potenziamento del
contingente UNIFIL per prevenire la ripresa delle ostilit.
LItalia partecipa alla missione Internazionale con un contingente militare nellambito della
Operazione Leonte.
NAMIBIA: nellambito della missione UNTAG (United Nations Transitino Assistance Group -
Gruppo delle Nazioni Unite di Assistenza alla Transizione), effettuata dal marzo 1989 allaprile
1990 per controllare la fase di transizione verso lindipendenza della Namibia, unaliquota di
Carabinieri Paracadutisti inserita nellorganico dello squadrone elicotteri nazionale ha svolto
funzioni di P.M..
GOLFO PERSICO: per tutta la durata del conflitto un contingente dellArma stato impegnato
nellassolvimento di compiti di Polizia Militare presso la Base Aerea di EL DHAFRA, negli Emirati
Arabi Uniti.
KURDISTAN: dallaprile 1991 a ottobre 1991, a seguito delle risoluzioni del Consiglio di
Sicurezza dellONU finalizzate a dare avvio ad operazioni di soccorso umanitario alle popolazioni
curde, veniva pianificata la missione internazionale PROVIDE COMFORT. Nellambito del
contingente nazionale -ITALPAR Airone 1 e 2 - i Carabinieri paracadutisti hanno svolto in Zakho
(Iraq) funzioni di P.M. e in Silopi (Turchia) hanno costituito aliquota operativa di riserva della
compagnia di ITALPAR inquadrata nel Reparto Internazionale di Intervento Rapido.
ALBANIA: nel quadro delloperazione Pellicano, durata dal settembre 1991 al dicembre 1993 e
finalizzata a fornire assistenza alla popolazione albanese, i militari dellArma hanno svolto compiti
di P.M. presso i Centri Logistici di Durazzo e Valona, scorte ad autocolonne ed interventi in caso di
incidenti stradali.
SOMALIA: nel dicembre 1992, in ottemperanza alla risoluzione ONU, iniziava loperazione
multinazionale denominata RESTORE HOPE, nellambito della Missione UNOSOM, intesa a
ristabilire le condizioni d sicurezza necessarie per garantire un minimo di assistenza umanitaria alle
popolazioni somale decimate dalla fame, malattie e scontri tra fazioni.
In tale contesto, dal dicembre 1992 allaprile 1994, nellambito delloperazione IBIS 1 e IBIS
2, i Carabinieri paracadutisti, inseriti inizialmente con specifici compiti di P.M. e difesa della
delegazione italiana presso lAmbasciata, hanno via via ampliato le proprie aree di competenza e
sono stati impiegati, con laggravarsi della situazione, quale riserva dintervento in operazioni ad
elevato rischio normalmente affidate alle forze speciali. In tale quadro nel luttuoso combattimento
del 2 luglio 93 avvenuto al check point PASTA, costato la vita ad un Ufficiale e ad un soldato
del contingente italiano oltre a numerosi feriti, lintervento di unaliquota di CC par. risultata
fondamentale per lo sganciamento dei militari delle altre unit bloccate sotto il fuoco nemico e per il
recupero dei caduti e dei feriti. I Carabinieri sono stati inoltre quotidianamente impegnati nel
mantenimento della sicurezza pubblica, garantendo, in particolare, il regolare flusso degli aiuti

370
interna-zionali con scorte ai convogli umanitari, o i controlli antirapina ed antibanditismo sulla
principale via di comunicazione (via Imperiale) che attraversava il territorio assegnato al
contingente italiano. Negli scontri a fuoco, il pi grave dei quali presso il summenzionato
PASTA, sono rimasti feriti complessivamente un Ufficiale e quattro militari dellArma.
Per la meritoria opera svolta dai Carabinieri paracadutisti sono state concesse le seguenti
benemerenze:
una Medaglia dArgento al Valore dellEsercito alla Bandiera;
due medaglie di bronzo al V.M.;
cinque medaglie dargento al VE.;

una croce di bronzo al M.E.;


dieci encomi solenni dal Capo di SME;
ventisei encomi semplici;

trentotto elogi.
MOZAMBICO: i Carabinieri, appartenenti al Nucleo CC addetto alla Brigata Alpina
TAURINENSE, impegnata per loperazione ITALFOR Albatros nellambito della missione
ONUMOZ (United Nations in Monzambique), hanno esercitato, dal marzo 1993 al settembre 1994,
funzioni di Polizia Militare nellambito del Contingente incaricato di garantire la sicurezza del
corridoio di Machipanda-Beira.
BOSNIA - ERZEGOVINA: a seguito dellapprovazione del Piano di Pace per la Bosnia-
Erzegovina, sottoscritto dalle Parti belligeranti a Parigi il 14 dicembre 1995 (accordi di Dyton), la
NATO ha ricevuto dalle Nazioni Unite il mandato per la sua applicazione. Nel contingente
nazionale inquadrato nellIFOR (Implementation Force Forza di Implementazione) ha operato a
Sarajevo, a partire dal gennaio 1996, unaliquota del 1 Reggimento CC Paracadutisti Tuscania
con compiti di polizia militare e funzioni operative. Un plotone rinforzato del 13 Btg. CC F.V.G.
ha svolto compiti di P.M. a Sarajevo dal giugno 1996, nellambito del Corpo dArmata
Multinazionale di Reazione Rapida.
Unaltro contingente del Comando Carabinieri AFSOUTH (Forze Alleate Sud Europa), dal
dicembre 1995, era incaricato di garantire la sicurezza del Quartier Generale dellIFOR in Sarajevo.
Raggiunti gli obiettivi militari, cio principalmente il mantenimento del cessate il fuoco, IFOR
concluse il suo compito, sostituita dalla SFOR (Stabilization Force Forza di Stabilizzazione),
istituita nel dicembre del 1996 sulla base di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
LArma partecip alla missione SFOR con MSU (Multinational Specialized Unit Unit
Multinazionale Specializzata) giunta in teatro operativo nellapri le del 1998.
Nel luglio 2004, lONU accoglie la decisione della NATO di concludere SFOR. A questa subentra,
nel dicembre 2004, EUFOR (European Union Force Forza dellUnione Europea), con la missione
denominata ALTHEA. Nellambito di EUFOR, opera il Reggimento IPU (Integrated Police Unit
Unit Integrata di Polizia) costituito in prevalenza da militari dellArma e completato da personale
rumeno, olandese e turco, per il contrasto alle organizzazioni criminali, raccolta ed analisi delle
informazioni, localizzazione a cattura criminali di guerra, attivit estremistiche di tipo islamico,
traffico darmi. Il Reggimento IPU (che ha sostituito quello MSU, nellambito della precedente
missione NATO-SFOR), aveva sede presso Camp Butmir, alla periferia di Sarajevo.
Mostar

Il Memorandum of Understanding (MOU protocollo dintesa) siglato dagli Stati membri


dellUnione Europea e delle parti in causa il 5 luglio 1994 a Ginevra, nellistituire
unAmministrazione delle UE per la zona demilitarizzata della citt di Mostar, ha previsto la
costituzione di una forza di polizia unificata (composta da croati, musulmani ed elementi della
polizia della UEO) alle dipendenze dellAmministratore Europeo di Mostar.
Compito del contingente di polizia fornito dai Paesi UEO (WEUPOL

371
Western European Union Police), di cui facevano parte i militari dellArma, era quello di
provvedere ad organizzare, addestrare, supervisionare e monitorizzare le varie funzioni di polizia
svolte dai membri della polizia locale, e favorire il processo dintegrazione delle polizie croata e
musulmana, Unitamente ai Carabinieri, presenti a Mostar dal marzo del 94, il contingente
WEUPOL era costituito da appartenenti a forze di polizia prevalentemente a status militare:
polizia federale di frontiera tedesca, marechausse olandese, gendarmeria francese, guardia civil
spagnola, polizia portoghese, polizia inglese e gendarmerie del Belgio e del Lussemburgo.
Nel mese di ottobre 1996 il contingente rientr in Italia, i compiti della WEUPOL venivano fatti
propri dalla IPTF (International Police Task Force Forza Speciale di Polizia Internazionale) con
sede a Sarajevo, nellambito della missione UNMIBH (United Nations Mission in Bosnia
Herzegovina) avviata nel dicembre del 1995 con risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Per
lesigenza veniva costituito il Reparto Carabinieri IPTF, dislocato a Brcko.
Nel gennaio 2003, IPTF stata sostituita dalla missione EUPM (European Union Police Mission
Missione di Polizia dellUnione Europea) che assolve i medesimi compiti, a mezzo unit di
controllo presso le varie strutture di polizia della Bosnia-Erzegovina. Alla missione, condotta sotto
legida dellUnione Europea, e aperta al contributo di Paesi terzi, contribuisce anche lArma.
La Multinational Specialized Unit (MSU)
Nel 1998, con la formazione della MSU (Unit Multinazionale Specializzata) una importante
svolta viene attuata nei presupposti concettuali della formazione e dellimpiego di Forze di Polizia
multinazionali.
LArma dei Carabinieri stata lispiratrice e la protagonista concreta del
sostanziale mutamento nella caratterizzazione e nelle modalit operative di quelle Polizie. La
MSU ha costituito, e costituisce ancora, un elemento di assoluta novit nel quadro delle operazioni
a supporto della pace: una unit con compiti sicuramente complessi e articolati, una
commistione di incombenze di forza militare e di polizia civile in un territorio con etnie diverse,
soprattutto sostanzialmente armate, che solo Forze di Polizia a ordinamento militare sono
professionalmente preparate ad affrontare. Ad imporla fu il clima socio-politico che si era creato
in Bosnia. Nonostante la prolungata presenza di truppe straniere e organi di Polizia
multinazionale, la situazione in Bosnia-Erzegovina diveniva sempre pi instabile, anche a causa di
una criminalit organizzata, dalle complesse ramificazioni, finanziariamente molto forte, che in
qualche modo influenzava le vicende politiche del territorio e inquinava profondamente il tessuto
economico e sociale della popolazione.
Vi era un vuoto di competenze, con riflessi sul livello operativo, derivante dai diversi compiti
istituzionali di SFOR e di IPTF; vuoto che impediva di preparare efficacemente in Bosnia le
premesse ad una stabilit necessaria per i Balcani e per lEuropa stessa: la SFOR, come Forza
militare, non era addestrata per gestire situazioni civili di crisi e la IPTF non aveva alcun compito
operativo, in quanto doveva solamente monitorare e istruire la Polizia locale, agendo disarmata.
Presa coscienza della situazione, e allo scopo di migliorare la presenza multinazionale in Bosnia,
in una riunione del 20 febbraio 1998 i sedici Ministri degli Affari Esteri della NATO decidevano
di creare una unit di pubblica sicurezza per i casi di emergenza: una Forza di Polizia
professionale, a ordinamento militare, particolarmente addestrata per operare in situazioni civili di
grande instabilit. Veniva cos autorizzata la costituzione di una MSU, formazione a livello di
Reggimento.
Gi alla fine del 1997 lArma, per le sue caratteristiche istituzionali e per la generale stima goduta
a livello internazionale, consolidata in un gran numero di brillanti operazioni allestero, fu
coinvolta in prima istanza dagli Alti Comandi della Nato nella progettazione della nuova Forza, di
cui era in realt lispiratrice. Non si tratt pi solamente di partecipare a formazioni con compiti e
caratteristiche gi decise altrove. LItalia, e quindi lArma, quale sua espressione
professionalmente indicata per tale compito, partecipava alla costruzione concettuale, ordinativa e
alla organizzazione operativa di una speciale Forza di Polizia internazionale di assoluta nuova
concezione. Un Reparto di Carabinieri ne doveva formare lossatura centrale, di 300-400 unit.

372
Ai Carabinieri venne chiesto anche di provvedere alladdestramento individuale e di reparto delle
unit straniere, appartenenti o non alla NATO, che avessero contribuito alla Forza. Dovevano
garantire quasi integralmente la motorizzazione, le trasmissioni, lequipaggiamento e il vestiario,
larmamento antisommossa, lassistenza sanitaria, il servizio di amministrazione e tutta la restante
eventuale logistica, prevista e necessaria. Il Comando dellUnit Specializzata sarebbe stato
inserito nella catena di Comando e di Controllo determinata dalla Nato per la SFOR.
In sede di costituzione della MSU stato rilevantissimo lo sforzo prodotto dal Comando Generale,
oltre che per la parte concettuale e organizzativa, anche per il necessario coordinamento con le
altre nazioni partecipanti, per preparare i Memorandum dIntesa (MOU - Memorandum of
Understanding) e gli accordi tecnici necessari per le forniture di supporto logistico in territorio
italiano e presso la base logistica di Butmir (un piccolo sobborgo a pochi chilometri da Sarajevo),
tra i Ministeri della Difesa italiano e di ciascuna nazione partecipante allUnit.
La MSU fu modellata come una Unit, Composta da elementi di polizia a status militare, con
connotati spiccatamente operativi e con una componente logistica ridotta allessenziale; una Unit
con una struttura agile che ne garantisse una rapida mobilit e un altrettanto rapido impiego; una
Unit che doveva essere sganciata dagli schemi tradizionali della organizzazione convenzionale
delle Forze terrestri: una novit assoluta, si sottolinea ancora una volta, nel panorama delle Polizie
multinazionali fino allora attivate.
In Italia la MSU prendeva corpo il 27 febbraio 1998. In quella data fu costituito il Reparto
Carabinieri MSU, con sede a Gorizia, presso il 13 Battaglione Carabinieri Friuli-Venezia
Giulia. Il nucleo avanzato della
missione arriv in Bosnia il 24 aprile 1998.
In via definitiva, i compiti istituzionali dellUnit sono quelli di osservare e promuovere la
sicurezza pubblica, in accordo con il Comando di SFOR (raccogliere informazioni, analizzare
levoluzione della situazione sul campo, identificare abituali perturbatori dellordine pubblico); di
assistere il ritorno dei profughi e dei rifugiati e di facilitare linsediamento dei Governi eletti dalle
minoranze. La MSU deve anche contribuire alla gestione delle situazioni di crisi, prevenendo
attivit di disturbo nelle aree a pi alto rischio, coordinandosi con la IPTF e assicurando il rispetto
delle direttive dellAlto Rappresentante delle Nazioni Unite (OHR - Onu High Representative).
Per lUnit ammesso luso graduale della forza, secondo le diverse esigenze dellordine
pubblico. Conseguentemente allapporto costruttivo dato allideazione e alla progettazione
dellUnit, fu deciso in sede NATO che lintera responsabilit della costituzione, del
funzionamento, dellimpiego e del Comando della MSU sarebbe stata dellArma.
altres interessante sottolineare, ai fini della valutazione del prestigio raggiunto dallItalia nel
settore dimpiego delle Polizie Civili e Militari multinazionali, che fu dato allArma il compito di
individuare i requisiti delle forze che avrebbero dovuto essere impiegate in Bosnia per la MSU
e di procedere alla valutazione delle forze messe a disposizione dai Paesi non NATO.
La MSU non viene assolutamente coinvolta nelladdestramento delle Polizie locali, a meno che
non riceva espressa richiesta dalla IPTF, in modo da evitare qualsiasi confusione possibile con i
compiti di questultima.
La IPTF ha stabilito una Cellula di Coordinamento presso il Comando della MSU, per i raccordi
auspicati e necessari.
Nel quadro del controllo del territorio a fini informativi, per prevenire possibili turbative alla
stabilit e alla sicurezza, sono previsti pattugliamenti lungo la rete stradale e nei centri urbani,
anche con lo scopo preciso di avere una visibilit capillare sul terreno, ottenendo cos non solo il
consenso ma anche, ove possibile, laiuto delle popolazioni civili. Le pattuglie si muovono in
coordinamento con la IPTF e la Polizia locale, ma conservano la propria autonomia sulla scelta
degli itinerari, degli orari e delle modalit operative. importante altres per le componenti della
MSU mantenere regolari rapporti con le municipalit locali. Per quanto riguarda limpiego in
attivit di ordine pubblico, questo avviene su ordine del Comando di SFOR.

373
SALVADOR: lArma stata presente in Salvador dallagosto 1991 al settembre 1995 nellambito
della missione ONUSAL (United Nations Observer Mision in el Salvador - Osservatori delle
Nazioni Unite in Salvador). I compiti devoluti al Contingente sono consistiti essenzialmente nella
vigilanza in generale circa il rispetto dei diritti umani nel Paese, nelle indagini su specifiche denunce
e nella predisposizione di raccomandazioni sulle misure dirette ad eliminare violazioni. Fornire
inizialmente assistenza e collaborazione alla Polizia locale quindi, curare la formazione e
laddestramento dei componenti della polizia nazionale civile.
CAMBOGIA: a seguito della firma del Trattato di Pace per la Cambogia, avvenuta nell ottobre
1991, lONU ha dato corso, dal luglio 1992 alla missione UNTAC (United Nations Transitional
Authorithy in Cambodia Autorit Transizionale delle Nazioni Unite in Cambogia). Alla missione,
la pi impegnativa sino ad allora nella storia dellONU con pi 20.000 uomini schierati, lItalia ha
partecipato con un contingente dellArma dei Carabinieri giunto in teatro nel luglio 1992. Il Reparto,
inquadrato nella componente della polizia civile (Uncivpol-United Nations Civilian Police) e
distribuito per nuclei in 9 province della Cambogia, ha svolto compiti di controllo del territorio ed
assistenza a favore della popolazione, supervisione delloperato della polizia cambogiana con
facolt di svolgere indagini autonome nonch vigilanza sul libero svolgimento delle consultazioni
elettorali svoltesi nel maggio 93. Laliquota dellArma risultata una delle pi qualificate
professionalmente fra quelle delle 46 nazioni presenti; molti dei nostri militari sono stati posti a
capo di teams operativi o incaricati di delicate incombenze.
I Carabinieri si sono fatti apprezzare molto per la proficua opera investigativa, per la protezione
offerta alle inermi popolazioni dei villaggi pi sperduti e la concreta assistenza offerta in ogni
situazione.
LAmbasciatore Yasushi Akashi, Segretario Generale Aggiunto dellONU e Capo della Missione,
ha espresso parole di grande apprezzamento e di profonda ammirazione per loperato dei nostri
militari, soprattutto per la notevole carica di umanit, per lalta efficienza e per lencomiabile spirito
di servizio posto in ogni attivit operativa, precisando che la presenza del Carabiniere stata, in ogni
team, elemento aggregante e migliorativo. Nel luglio 1993 il contingente rientrava in patria.
SOMALIA: nel quadro dei nuovi orientamenti emersi in ambito ONU che tendono a raccordare,
nelle operazioni di peace keeping, il momento militare rappresentato dallintervento di
contingenti multinazionali con il momento civile mirato alla ricostruzione delle strutture civili, il
nostro Paese stato invitato a partecipare al programma di ricostituzione della Polizia Somala. La
richiesta non ha colto impreparata lArma, che, sulla base delle esperienze internazionali acquisite,
ha predisposto per lesigenza una apposita aliquota di militari.
Dal mese di aprile 94 i Carabinieri hanno cooperato nello staff integrato internazionale di
UNCIVPOL (United Nations Civilian Police) con il compito di:
varare il programma addestrativo degli istruttori di Polizia Somala;
fornire consulenza e monitoraggio sulladdestramento della Polizia territoriale condotto dagli
istruttori somali, nonch sullattivit di polizia vera e propria svolta nelle stazioni territoriali.
Nel novembre dello stesso anno il contingente stato fatto rientrare in Patria e la missione non ha
avuto seguito a causa dellaggravarsi delle condizioni di sicurezza nel Paese.
PALESTINA
TIPH (Temporary International Presence in the city of Hebron)
Storicamente la missione fa seguito alla prima TIPH che fu presente ad Hebron dal maggio
allagosto del 1994 per monitorare la situazione della citt dopo il massacro nella Moschea
dAbramo del febbraio dello stesso anno, in applicazione dellaccordo firmato da Israele e OLP il
2 maggio antecedente. A questo impegno presero parte oltre, allItalia, la Norvegia e la
Danimarca. LArma stata presente con un contingente a cui sono stati devoluti compiti di
pattugliamento, raccolta dati sul benessere della popolazione e su possibili violazioni ai diritti
umani fondamentali.

374
La TIPH 2 stata voluta dal Governo dIsraele e dallAutorit Nazionale Palestinese, firmatari
dellAccordo Interinale sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza del 28 settembre 1995. Il 21
gennaio 1997, fu firmato dalle due parti un nuovo accordo, riguardante la TIPH 2, dove si
enunciava lo scopo della missione e la durata del mandato (sei mesi). A questo fece seguito un
Memorandum dIntesa siglato ad Oslo il 30 gennaio 1997 dalle sei Nazioni partecipanti alla
missione. Il 1 febbraio 1997 la TIPH 2 divenne operativa sul terreno, naturale prosecuzione della
TIPH1.
L'area di responsabilit della missione la citt di Hebron. La TIPH 2 pu operare indistintamente
sia nell'area sotto controllo palestinese che in quella sotto controllo israeliano. Alla missione
partecipano Danimarca, Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia. LArma ha fornito un
contingente che costituisce lunico contributo nazionale alla missione.
Valico di Rafah
L'Unione Europea, nel quadro del "Palestinian Civil Police Development Programme" condotto
dall'EU COPPS (EU Coordination Office for Palestinian Police Support), ha avviato una missione
di assistenza delle Autorit palestinesi nella gestione del valico confinario di Rafah (Rafah
Crossing Point - RCP) nella Striscia di Gaza.
L'Italia stata designata da parte della Unione Europea della responsabilit del Comando della
missione europea "EU Border Assistance Mission on the Gaza-Egypt Border-Crossing - Rafah/EU
BAM Rafah" presso il valico di Rafah, al confine fra la striscia di Gaza e l'Egitto.
Tale nuovo impegno europeo scaturisce da un'intesa siglata il 15 novembre 2005 dall'Autorit
Palestinese ed Israele, che comprende due accordi denominati "Agreement on Movement and
Access" e "Agreed Principles for Rafaj Crossing", al momento applicabile solo al "Rafah Crossino
Point" (RFC, sul confine Gaza-Egitto) ma suscettibile in futuro di applicazione a tutti gli accessi
alla Striscia e da e per la West Bank. La missione volta ad assistere le Autorit Palestinesi nella
gestione del valico di Rafah (Rafah Crossing Point RCP) con lEgitto, chiuso allatto del
disimpegno israeliano dallarea.
Il contingente ha compiti di monitoraggio e assistenza presso il valico, nonch di istruzione
(mentoring) della polizia locale destinata al controllo, al fine di garantire il rispetto degli accordi e
lo sviluppo progressivo della Road Map. Il personale non armato ed ospitato nella vicina citt
di Askelon, in Israele. Il Capo Missione un Generale dei Carabinieri con alle dipendenze
personale dellArma, come contingente nazionale autorizzato a partecipare alla missione.
GUATEMALA: le Nazioni Unite, in ossequio alla risoluzione dellAssemblea Generale approvata
nel settembre del 1994, hanno avviato la missione MINUGUA (United Nations Verification
Mision in Guatemala - Missione di verifica delle Nazioni Unite in Guatemala) con compiti di:
verifica del rispetto degli accordi firmati tra il Governo del Guatemala e il movimento guerrigliero
di opposizione UNRG (Union Nacional Revolucionaria Guatemalteca);
cooperazione ed assistenza per il rafforzamento delle istituzioni che lavorano per i diritti umanitari
in Guatemala.
LArma, su richiesta delle Nazioni Unite, dal luglio 1995 al dicembre 2001 ha partecipato alla
missione con 2 Ufficiali ed 8 sottufficiali inseriti nella struttura di Polizia Civile (UNCIVPOL); in
particolare i Carabinieri assolvevano incarichi di osservatori di polizia ed operavano disarmati nei
vari centri regionali e sub-regionali con lo specifico compito di controllare il rispetto dei diritti
umani e dei succitati accordi di pace.
KOSOVO
MSU (Multinational Specialized Unit - Unit Multinazionale Specializzata)

Nel febbraio 1999 la crisi kosovaro-albanese al culmine. I Carabinieri sono impegnati in Kosovo
con la KVM (Kosovo Verification Mission - Missione di Verifica in Kosovo), come osservatori
militari, sotto bandiera OSCE (Organization for Security and Cooperation in Europe -
Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa). Sono nel contempo impegnati in

375
Albania con le tre Missioni UEO-MAPE, Bilaterale e DIE, e in Bosnia principalmente nella MSU-
SFOR. Lintervento in Albania, che doveva essere richiesto dallo stesso Governo albanese, era
previsto per contrastare il flusso di armi che arrivava allEsercito di Liberazione del Kosovo, il
noto UCK, che con questi supporti contribuiva a perpetuare la instabilit dellarea.
Quellintervento si concretizz nellAFOR. Le Forze Armate serbe e i rappresentanti della NATO
avevano firmato in quel periodo un Accordo Tecnico-Militare (Military-Technical Agreement -
MTA), in seguito al quale il Consiglio Atlantico aveva autorizzato la presenza in Kosovo di una
Forza multinazionale, la KFOR (Kosovo Force - Forza per il Kosovo), alla quale partecipavano
Paesi membri della NATO e non. Loperazione era individuata in ambiente militare con il nome di
Joint Guardian e aveva come compito principale quello di verificare e imporre, se necessario
con la forza, i termini del MTA. Questo doveva avvenire in attesa di un Accordo di Pace, che
consentisse un rientro ordinato e sicuro dei profughi e una soluzione pacifica della crisi in
Kosovo.
La NATO riteneva di poter impiegare circa 1.000 uomini e di costituire una MSU (Multinational
Specialized Unit - Unit Multinazionale Specializzata) a supporto. Nel marzo 1999 si procedette
alla formazione del Reparto, dovendo fare questa volta sempre pi ricorso anche a militari
volontari della territoriale, essendo gi stata attivata la MSU-SFOR-Bosnia, alla quale
partecipavano sia il 7 Battaglione Trentino-Alto Adige che il 13 Battaglione Friuli-Venezia
Giulia. Per il personale selezionato per il Kosovo fu previsto il consueto periodo di
addestramento presso il 7 Battaglione Trentino-Alto Adige che comprendeva Diritto
internazionale umanitario, procedure della NATO, tecnica della circolazione stradale,
caratteristiche specifiche della Polizia Militare internazionale e una serie di conferenze di
approfondimento sulla situazione nei Balcani.
Un Nucleo Avanzato per la MSU-KFOR lasciava lItalia nel luglio 1999.
Il Reggimento MSU della KFOR, con sede a Pristina, costituito prevalentemente da Carabinieri
e da contributi multinazionali. I suoi compiti sono similari a quelli dellUnit gemella che ha
operato in Bosnia-Erzegovina con la SFOR.
CIU (Criminal Intelligence Units Unit Specializzate contro la Criminalit Organizzata)
Nel luglio 2000 le Nazioni Unite hanno invitato lItalia a partecipare al programma per la
costituzione in Kosovo di Unit specializzate contro la criminalit organizzata (CIU). Sono
presenti, oltre allItalia, la Gran Bretagna, la Francia, la Germania e gli Stati Uniti.
La nuova missione che le Nazioni Unite hanno inteso attivare, di supporto alla missione delle
Nazioni Unite per lAmministrazione Provvisoria in Kosovo (UNMIK United Nations Interim
Administration Mission in Kosovo), anche di supporto per quanto riguarda i conflitti interetnici.
La sede a Pristina.
La nuova Unit, specializzata per la lotta al crimine, di cui fanno parte personale dellArma e della
Polizia di Stato, stata costituita come organo specializzato della UNMIK Police, per compiti di
intelligence e soprattutto di analisi dei fenomeni criminali e delle notizie raccolte su tali fenomeni
dalle strutture operative nel settore investigativo sulla criminalit, quali la Polizia Militare della
KFOR (Kosovo Force) e la MSU-KFOR, alla quale stata attribuita la competenza investigativa
nel quadro della struttura organizzativa della KFOR, anche successivamente alla assunzione di
responsabilit da parte della Missione ad interim (UNMIK). In effetti la MSU avr questi compiti,
allo stato degli accordi attuali, fino alla completa assunzione delle responsabilit di governo da
parte della autorit locali.
ALBANIA
FMP(Forza Multinazionale di Protezione Militare)
Nel 1997 lOSCE (Organization for Security and Cooperation in Europe - Organizzazione per la
Sicurezza e la Cooperazione in Europa), aveva espresso la volont di fare ogni possibile sforzo per
dare assistenza nel settore dei diritti democratici. La stessa Albania aveva chiesto a livello
ufficiale consistenti aiuti a riguardo. Anche il Consiglio della UE (Unione Europea) aveva

376
dichiarato di voler avere un ruolo di prima linea sia per riportare la nazione alla stabilit
necessaria, sia per garantirle assistenza umanitaria, economica e sociale. Nel settore delicato e
critico della sicurezza, veniva deciso di provvedere alla costituzione di una Forza di Polizia che
potesse contribuire efficacemente allobbiettivo di un ritorno a condizioni di legalit sostanziale.
A seguito della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del marzo 1997, su
richiesta di aiuto formulata dallo stesso Governo albanese a causa dellaggravamento della crisi
del Paese delle Aquile, dovuto anche al crollo delle societ finanziarie, era stata decisa la
formazione di una Forza Multinazionale di Protezione militare (FMP), per rendere possibile e
facilitare la distribuzione degli aiuti umanitari che erano arrivati in Albania e per garantire un
ambiente sicuro alle numerose missioni e alle organizzazioni internazionali l operanti, incluse
quelle di volontariato.
La Forza di Protezione doveva condurre loperazione in modo neutrale e imparziale.
LItalia, che sul piano politico aveva svolto una attivit considerevole ormai nota come
diplomazia preventiva per risolvere il problema a livello diplomatico, e sul piano militare
aveva lavorato con grande tempestivit alla pianificazione dellintervento militare, ebbe lincarico
di guidare la Forza Multinazionale. Tutte le nazioni partecipanti Francia, Grecia, Turchia,
Spagna, Romania, Austria, Danimarca dovevano firmare, prima dellavvio dellintervento, un
accordo bilaterale con lAlbania. A queste nazioni si aggiunsero in un secondo momento la
Slovenia e il Belgio. In tutto furono messi a disposizione della Forza 3.500 uomini. LItalia
contribu, a partire dal mese di aprile 1997, nellambito della missione ALBA con 2.500 unit,
ed in particolare lArma forn personale del il 1 Reggimento Paracadutisti Tuscania che far
rientro in Patria il successivo agosto 1997.
MAPE (Multinational Advisors Police Element - Gruppo di Polizia Multinazionale Consultiva)
La Missione MAPE-UEO si configura come una missione di assistenza tecnica a favore del
Governo albanese, organizzata dallUnione Europea Occidentale (UEO).
La nuova missione, iniziata nel maggio del 1997, risult composta di personale appartenente alle
Polizie di tutta Europa, che formarono cos una Forza di Polizia internazionale sotto egida UEO,
con compiti di consulenza giuridica e di addestramento della Polizia Civile albanese. Questo un
chiaro esempio di missione di assistenza tecnica decisa in ambito Nazioni Unite, ma devoluta per
la sua attuazione a una organizzazione regionale pi direttamente interessata a risolvere i
problemi, per garantire una stabilit in quel delicato settore.
La MAPE svolgeva il proprio mandato in quattro aree principali di intervento: organizzazione e
formazione, ordine pubblico, polizia di frontiera, logistica e comunicazioni. Il piano operativo era
stato articolato in due fasi, centrato nei settori prioritari di ordine pubblico, della polizia di
frontiera e della formazione (Accademia di Polizia). Tre le aree di intervento individuate come le
pi importanti: aiuto umanitario; addestramento delle Forze dellOrdine; consolidamento delle
strutture democratiche dellAlbania.
A seguito di una riorganizzazione della missione deciso dalla UEO, nellaprile del 1999 un
Ufficiale Generale dellArma venne nominato comandante operativo (Operational Commander).
La MAPE si chiusa nel giugno 2001: a questa missione hanno partecipato le Forze di Polizia di
28 Paesi europei. Da parte italiana, oltre allArma, elementi appartenenti alla Polizia di Stato e alla
Guardia di Finanza: una collaborazione interforze, molto importante per lapporto delle diverse
professionalit, maturate nel corso dellespletamento dei propri compiti istituzionali.
DIE (Delegazione Italiana di Esperti per le Forze Albanesi)
Nel quadro generale degli aiuti che da varie parti arrivavano allAlbania, il Governo italiano, in
base ad accordi bilaterali con il Governo albanese, avviava progetti concreti di assistenza per le
Forze Armate e le Forze di Polizia albanesi.
Nellambito della cooperazione professionale svolta a livello internazionale, una collaborazione
fu avviata in seguito ad un accordo bilaterale tra Italia e Albania per un Gruppo Italiano di Esperti
(GIE). Questo accordo dette lavvio subito dopo alla Delegazione Italiana di Esperti (DIE) In base

377
allarticolo 2 del Protocollo di Applicazione dellAccordo Italia-Albania, nelle ipotesi ordinative
fu previsto un Reparto di Polizia Militare, da impiegare anche a supporto della Polizia Civile per il
controllo del territorio e la salvaguardia dellordine e della sicurezza pubblica. Tra i compiti da
assolvere era in programma anche lassistenza nella riorganizzazione della Polizia Militare
albanese.
Nel corso della collaborazione fu elaborato un progetto dettagliato per le unit di Polizia Militare;
per la definizione della struttura di Polizia Militare albanese; per lorganizzazione,
laddestramento e lequipaggiamento di una Compagnia di Interventi Speciali. Fu programmato
un prioritario approfondimento della conoscenza dellorganizzazione dellArma dei Carabinieri,
con visita di delegazioni albanesi in Italia. Furono previsti: lo sviluppo di attivit addestrativa
mediante corsi e seminari in Italia e in Albania; la consulenza per listituzione in loco di enti che
potessero provvedere a compiti addestrativi della Polizia Militare; il sostegno concettuale per la
stesura di una manualistica che riflettesse lesperienza degli elementi dottrinali e procedurali
propri dellArma; la costituzione di un laboratorio di Polizia Scientifica; la cessione di materiali
per le dotazioni dellunit di Polizia Militare, per le esigenze delle Istituzioni di formazione e per
il laboratorio. Fu segnalata la massima disponibilit per altre eventuali esigenze, individuate e
comunque specificamente richieste dalla parte albanese. Limpegno dellArma nel settore prevede
dunque concretamente: lillustrazione in loco dellorganizzazione e dellattivit della Polizia
Militare per i quadri dellistituendo reparto; visite in Italia di elementi della Polizia Militare
albanese a Reparti specializzati dei Carabinieri quali, ad esempio, il Tuscania, il Nucleo
Antisofisticazioni, o il GIS (Gruppo dIntervento Speciale); linvio in Italia di unit albanesi per
seguire corsi di addestramento nei servizi di scorta alle autorit; la preparazione allimpiego dei
kit di criminalistica e infortunistica stradale per i controlli del traffico; la formazione di un Plotone
dIntervento. Limpegno nella riorganizzazione della Polizia Militare albanese ha fornito motivi di
soddisfazione allItalia e allArma dei Carabinieri. Difatti, le locali autorit politiche hanno
individuato nellArma dei Carabinieri il modello organizzativo di riferimento per listituzione di
un nuovo corpo di polizia, la Guardia dello Stato Albanese.
LA MISSIONE BILATERALE INTERFORZE. IL REPARTO CARABINIERI ALBANIA
La Missione Bilaterale Interforze di Polizia Italia-Albania stata una missione attivata nel
quadro delle iniziative bilaterali, che ha operato su territorio albanese dal mese di ottobre 1997, a
seguito di Protocollo dIntesa siglato tra il Ministero dellInterno italiano e il suo omologo
albanese, composta da appartenenti alle tre Forze di Polizia italiane (Polizia di Stato, Arma dei
Carabinieri, Guardia di Finanza).
Una delle caratteristiche che contraddistingue questa missione di assistenza che la consulenza e
laddestramento, attivit di supporto e sostegno, a favore delle FF.PP. albanesi,si saldano con le
attivit di carattere operativo svolte dalla stessa Polizia albanese per prevenire e reprimere la
criminalit, utilizzando mezzi e materiali forniti dallItalia. La missione terminata nel dicembre
2001.
TIMOR EST
La missione, autorizzata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione del
settembre 1999, contemplava, se fosse stato necessario, luso della forza. La INTERFET
(International Force in East Timor Forza Internazionale di Pace a Timor Est) doveva essere
considerata una Forza di interposizione tra la milizia anti-indipendentistica e il Fronte Nazionale
Indipendentista, nei confronti delle Filippine, che avevano scatenato a Timor Est una violenta
guerriglia.
Il contingente italiano doveva concorrere, nellambito della forza multinazionale, a garantire
condizioni di sicurezza tali da permettere lassistenza umanitaria alle popolazioni e fornire
protezione e supporto alla Missione delle Nazioni Unite a Timor Est (Unamet), al fine di consentire
il ritorno allordine e allefficienza necessari per la stabilit dellarea. LItalia partecip con una
solida componente delle quattro FF.AA. Del Gruppo tattico Folgore che part, fecero parte anche

378
6 marescialli e 15 appuntati dei Carabinieri. Inoltre il contingente del Tuscania partecip con un
Plotone di paracadutisti (30 Carabinieri paracadutisti con un ufficiale) e 2 o 3 elementi per la Polizia
Militare, per fornire assistenza tecnico-giuridica al Comandante del contingente, per limpiego nelle
particolari missioni di Polizia Militare in ambiente nazionale e internazionale ed eventualmente
monitorizzare e sostenere lazione degli organi di Polizia locale e internazionale, se venivano
previsti. Il Contingente rientr nel mese di marzo 2000.
SOMALIA-ERITREA
A seguito dell accordo per la cessazione delle ostilit, firmato nel giugno 2000 da Etiopia e Eritrea,
il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvava linvio di una missione di pace, la UNMEE
(United Nations Mission Ethiopia - Erithrea - Missione delle Nazioni Unite per lEtiopia e lEritrea).
Gli scopi che la Missione ONU in Etiopia ed Eritrea si prefiggeva principalmente erano quelli di
stabilire e mantenere i contatti tra le due parti; monitorare leffettivo rispetto della cessazione delle
ostilit e del rischieramento delle Forze etiopiche; monitorare la posizione delle truppe etiopiche
dopo il ritiro; monitorare il rispetto della Zona Temporanea di Sicurezza (Temporary Security Zone,
Tsz) decisa fra le parti contendenti, e la loro posizione, in modo che i due schieramenti fossero a una
distanza minima di 25 chilometri lungo tutti i 900 del confine; coordinare e attivare le procedure di
sminamento degli ordigni rimasti inesplosi.
Le Forze Armate italiane hanno partecipato alla missione con una strutturata componente terrestre,
aerea e marittima.
LArma ha partecipato alla missione con una Compagnia di Polizia Militare
La Polizia Militare della UNMEE ha garantito, nellarea di propria competenza, il rispetto della
legge, dellordine e della disciplina interna della Forza ONU. Ha svolto inoltre gli altri consueti
compiti della Polizia Militare: indagini su reati, compreso quello di detenzione e uso di stupefacenti;
assistenza e coordinamento con la Polizia locale e la Polizia Civile delle Nazioni Unite;
pattugliamenti e loro pianificazione; garanzia della sicurezza del Quartier Generale della missione;
controllo del traffico e mantenimento della sicurezza stradale; garanzia del rispetto delle norme
stradali, quali decise localmente o ivi utilizzate per lunga consuetudine.
Il contingente rientrato in Patria nel luglio del 2005.
AFGHANISTAN
LArma contribuisce, sempre in ambito ONU, alla missione ISAF (International Security and
Assistance Force) in Afghanistan, con una aliquota di Carabinieri inquadrata nella Compagnia di
PM Multinazionale di stanza a Kabul. Inoltre, ad Herat opera il TEAM MENTORS, ununit
composta da Ispettori dellArma che ha il compito di guidare e monitorare le attivit di
addestramento della Afghan National Police (ANP). Sempre in tale contesto operativo, il Gruppo di
Intervento Speciale dellArma ha proceduto alladdestramento della Guardia del corpo dellex
Sovrano afgano, Zahir Shah, rientrato in Patria il 18 aprile 2002 dopo oltre 30 anni di esilio in Italia.
IRAQ
Il Reggimento MSU, dislocato in AN Nasiriyah nellambito della Operazione Antica Babilonia,
svolgeva compiti di controllo del territorio (raccolta informazioni in materia di ordine e sicurezza
pubblica), attivit di contrasto alla criminalit organizzata e anti-terrorismo, pattugliamento mirato,
assistenza e consulenza alla locale Polizia.
Il contingente rientrato in Patria nel dicembre del 2006.
A seguito dellapprovazione del Nord Atlantic Council (giugno 2007) del progetto di addestramento
della Iraq National Police (INP), a partire dalla met di giugno 2007 iniziata limmissione a
Baghdad di elementi dellArma dei Carabinieri destinati a formare lunit di addestramento della
forza di polizia irachena denominato Carabinieri Training Unit (CCTU). La missione conclusa.
SUDAN
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con Risoluzione del marzo 2005, autorizzava ad
avviare la missione UNMIS "United Nation Mission in Sudan", al fine di supportare
l'implementazione dellaccordo di pace (Comprehensive Peace Agreement - CPA) firmato nel

379
gennaio 2005 tra il Governo Sudanese e il Movimento Popolare per la Liberazione del Sudan
(Sudan People's Liberation Movement/Army - SPLM/A).
L'Italia, dalla fine di giungo alla seconda met di dicembre 2005, ha partecipato alla missione
UNMIS con un Contingente Nazionale (Task Force "Leone") L'operazione in ambito nazionale fu
denominata Operazione "NILO". Larma vi ha contribuito con personale del 1 Reggimento
Carabinieri Paracadutisti Tuscania.
CIPRO
Nel marzo 1964, con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, veniva istituita
la missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus).
Il mandato attuale di UNFICYP consiste nel prevenire un ritorno allo scontro interetnico tra le etnie
greche e turche residenti nellisola, nonch contribuire alla stabilizzazione ed al mantenimento della
legge e dellordine (collaborando con le forze dellordine di ambedue gli Stati).
LItalia partecipa ad UNFICYP dal luglio 2005, avendo autorizzato la partecipazione di militari
dellArma dei Carabinieri presso il Quartier Generale della Forza a Nicosia, inseriti nella
componente UNPOL con lincarico di Police Officers e compiti di monitoraggio presso le stazioni
di Polizia.
CONGO
Con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 28 luglio 2003, le Nazioni
vennero invitate a supportare il processo di stabilizzazione e di mantenimento della sicurezza nella
Repubblica Democratica del Congo mediante la costituzione e laddestramento di una Integrated
Police Unit (IPU) congolese (a Kinshasa), e venne concordata unassistenza da parte della missione
ONU MONUC (United Nations Organisation Mission in the Democratic Republic of Congo).
La missione, avviata il 30 aprile 2005 e conclusa il 30 giugno 2007, si configurata come Missione
di rafforzamento delle strutture di pianificazione e di gestione delle capacit esecutive della polizia
locale, con compiti di addestramento della IPU (circa 1.000 u.) e, al termine di questo, di
monitoraggio, supervisione e consulenza della stessa. Alla missione hanno contribuito, oltre
allItalia, le seguenti Nazioni: Portogallo, Francia, Belgio, Svezia, Svizzera, Turchia, Olanda,
Canada ed aperta al contributo dei Paesi membri e candidati della UE nonch ai Paesi terzi.
Con lAzione Comune n. 405 del 12 giugno 2007, il Consiglio della UE ha istituito la missione
EUPOL RD CONGO, in luogo della precedente missione EUPOL KINSHASA. La missione
contribuisce alla riforma ed alla ristrutturazione della polizia nazionale congolese fornendo un
sostegno alla creazione di una forza di polizia vitale, professionale e multietnica/integrata con il
pieno coinvolgimento delle autorit congolesi, contribuisce a migliorare linterazione tra la polizia
ed il sistema giudiziario penale. Per lItalia sono stati autorizzati a partecipare 4 Sottufficiali
dellArma dei Carabinieri.
Per limpegno profuso dai Carabinieri nelle missioni allestero e nello specifico, in Libano, Iraq,
Albania, Cambogia, Somalia e Mozambico, nel periodo che va dal 1982 al 1993, la Bandiera
dellArma stata decorata nel 1994 della Medaglia dOro al Valore dellEsercito.

3. Cooperazione di Forze di polizia Europee


In un regime di scambi commerciali internazionali e flussi finanziari a livello globale, facilitato dalla
agevole libert di movimento delle persone, appare ormai evidente come il crimine organizzato non
trovi pi sostanziali difficolt nella realizzazione di affari che vadano oltre i confini nazionali,
specie nei settori del narcotraffico, della criminalit economico-finanziaria, del traffico di armi e della
immigrazione clandestina.
La criminalit organizzata ha adeguato le proprie strutture per operare all'interno di realt diverse da
quelle di origine. Oggi, infatti, i sodalizi criminosi, per compiere attivit illecite in via permanente su
territori diversi, devono interagire con i gruppi delinquenziali locali ed adottare procedure in grado di
integrarsi con questi ultimi, ridurre il livello di conflittualit e massimizzare i guadagni. A tal fine
occorrono contatti preliminari, scambio di esperienze e di "modus operandi" tra clan endogeni e quelli

380
provenienti dall'estero, cambiamento di mentalit, individuazione di reciproci interessi illeciti e
capacit di concludere accordi.
L'espansione delle attivit malavitose a livello internazionale, peraltro, agevolata dall'impiego di
sofisticati mezzi informatici e telematici (es.: rete internet), tanto da configurare uno scenario
criminale del tutto nuovo ed in continua evoluzione, denominato attualmente con il termine
onnicomprensivo "cybercrime".
Si rende necessaria quindi un'azione politica, giudiziaria ed investigativa il pi possibile concertata fra
i Paesi pi interessati dal problema.
Particolarmente sentite sono le esigenze delle Forze di Polizia dei diversi Paesi di conoscersi
reciprocamente, scambiarsi informazioni, studiare strategie di contrasto comuni, pur considerando le
differenti legislazioni che si tenta tuttavia di armonizzare.
La cooperazione di polizia pu estrinsecarsi in un ampio ventaglio di attivit: tuttavia nello scambio
di informazioni, puntuale e completo, che si pongono le basi per un concreto coordinamento a livello
internazionale ed in questo settore che negli ultimi anni si maggiormente insistito. Un obiettivo
considerato oggi prioritario l'apprendimento delle lingue, al quale viene riservato sempre maggiore
spazio nella formazione.
I primi tentativi in tema di cooperazione di polizia in Europa risalgono addirittura agli inizi del secolo
scorso.
La cooperazione si estese a livello continentale verso la fine dell'800 con l'accordo sulla creazione di
centrali nazionali per la lotta contro il terrorismo e l'anarchismo, che prevedeva lo scambio di
informazioni fra centrali a cadenza mensile. Altro momento importante fu il I Congresso
Internazionale di Polizia Giudiziaria tenuto nel Principato d Monaco nell'aprile 1914: alla riunione
parteciparono funzionari di polizia, ufficiali di giustizia e giudici non solo d'Europa ma anche
dell'America Centrale, dell'Africa del Nord e del Medio Oriente, per mettere a punto un sistema di
scambio di informazioni strutturato in rapporto alla criminalit internazionale.
Nel 1923 si tenne a Vienna il II Congresso Internazionale di Polizia giudiziaria in cui si decise la
creazione della Commissione Internazionale di Polizia Criminale , la futura INTERPOL, cui
partecipavano 34 paesi.
In quegli anni venne creato anche un ufficio internazionale per la lotta contro il falso nummario ed una
rete radio internazionale.
Dopo la pausa nei lavori determinata dal secondo conflitto mondiale fu ridato impulso alla
cooperazione e nel 1956 il CIPC evolse nell'attuale Organizzazione Internazionale di Polizia
Criminale (OIPC), meglio conosciuta come INTERPOL. Questa ha, quali attivit principali,
l'assistenza giudiziaria (per le estradizioni, le rogatorie internazionali, la ricerca di catturandi e le
indagini di P.G.), lo scambio rapido e sicuro di informazioni di interesse per la P.G., l'assistenza
sociale (sotto forma di rintraccio di minori e rintraccio per comunicazioni urgenti a cittadini in transito
in Paesi esteri), l'organizzazione e la partecipazione a corsi formativi e a conferenze internazionali.
Lorganizzazione si articola su una struttura centrale con sede a Lione (Francia) ed una struttura
periferica rappresentata dagli Uffici Centrali Nazionali. In Italia tale Unit collocata in seno al
Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia, posto alle dipendenze della Direzione
Centrale della Polizia Criminale (2^ e 3^ Divisione).
Dal 1960 in poi sono stati diversi i tentativi di cooperazione fra forze di polizia europee in settori
specifici (il teppismo da stadio, i controlli doganali, il traffico di stupefacenti, la criminalit
organizzata), tutti per limitati ad uno scambio di informazioni operative.
Inoltre, vi sono stati diversi accordi bilaterali e multilaterali, fra Paesi limitrofi e non.
I Paesi dell'Unione Europea hanno manifestato la volont di non limitare l'integrazione al solo
spazio economico, prevedendo anche uno spazio giu-diziario che garantisca la sicurezza interna e
la stabilit comune, premessa ineludibile per lo sviluppo della unione politica. Il Trattato sull'Unione
europea (Maastricht, 7 febbraio 1992) dedica il Titolo VI alle "Disposizioni relative alla cooperazione
nei settori della Giustizia e degli Affari Interni - G.A.I.", prevedendo all'art. 29 che la cooperazione di
polizia, finalizzata alla prevenzione ed al contrasto contro il terrorismo ed il traffico di droga dovesse

381
essere sviluppata da parte degli Stati membri attraverso lo scambio di informazioni in seno ad un
Ufficio europeo di polizia (EUROPOL). Il 26 luglio 1995, gli Stati membri firmavano la
Convenzione che istituiva l'Ufficio europeo di polizia, entrata definitivamente in vigore nel luglio del
1999, a seguito della ratifica da parte di tutti i Paesi aderenti.
LUnit Nazionale Europol collocata in seno al Servizio per la Cooperazione Internazionale di
Polizia (4^ Divisione).
Diverse sono state, prima di Maastricht, le forme di cooperazione a livello intergovernativo
comunitario disciplinate dal diritto internazionale e tutte pi o meno marcatamente finalizzate alla
lotta contro il terrorismo, la criminalit organizzata, l'immigrazione clandestina, il traffico di armi, il
riciclaggio di denaro sporco ed il narcotraffico: il Club dei Cinque, il Comitato dei direttori dei
servizi di sicurezza , il Gruppo ad hoc immigrazione, il Gruppo Pompidou, il Gruppo di lavoro
per la rotta balcanica ed il Gruppo Trevi.
Il Gruppo Trevi, sebbene abbia esaurito il suo mandato con l'entrata in vigore del Trattato di
Maastricht, ha ricoperto un ruolo molto importante per la cooperazione di polizia. Esso trae origine da
una decisione del Consiglio Europeo adottata nel corso di una riunione tenutasi a Roma nel
dicembre 1975; questa dava mandato ai Ministri dell'Interno e della Giustizia dei Paesi dell'allora CEE
d affrontare i problemi di sicurezza generale che avessero interconnessioni sotto il profilo
comunitario.
Successive riunioni individuavano i settori di cooperazione e le competenze specifiche di due Gruppi
di Lavoro, che nel corso degli anni venivano portati a quattro, appositamente costituiti per seguire,
rispettivamente, il fenomeno terroristico, le problematiche attinenti allo sviluppo tecnico e
tecnologico in materia di Polizia, l'analisi dei gravi atti di violenza e del crimine organizzato in genere
e lo studio delle misure compensative da adottare per prevenire i deficit di sicurezza conseguenti
alleliminazione delle frontiere interne alla Comunit.
La complessit delle problematiche trattate ha comportato la necessit di ripartire le attivit tra
Sottogruppi: di particolare rilievo il Sottogruppo E.D.I.U., istituito nel 1990 per sviluppare le
problematiche connesse alla creazione di un organismo di polizia europea.
Questo Sottogruppo ha assunto un ruolo rilevante nell'ambito della Cooperazione Trevi tanto che nel
1991 stato deciso di costituire un Gruppo ad hoc di lavoro (E.D.I.U./EUROPOL) allo scopo di
accelerare lo studio per attuare il progetto.
L'attivit del Gruppo Trevi, prima del suo scioglimento, si concretizzata con l'accordo sottoscritto a
Copenaghen il 2 giugno 1993 ed entrato in vigore nell'ottobre successivo che prevedeva la
costituzione di E.D.U. (European Drugs Unit Unit Europea anti Droga), con sede a l'Aja.
Successivamente, in data 10 marzo 1995 veniva adottata l'Azione Comune 95/73/GAI, che attribuiva
ad EDU compiti di scambio di informazioni tra gli organismi di polizia degli Stati membri e di analisi
dei fenomeni criminali di cui all'art. 29 del trattato, nonch in materia di traffico di materiale
radioattivo, di autoveicoli, di immigrazione clandestina e di riciclaggio connesso con le citate attivit
illecite.
Il Trattato di Roma del 25 marzo 1957, istitutivo della CEE, prevedeva la libera circolazione di
persone e merci nella Comunit. Allo scopo di dare concreta attuazione a quanto all'epoca stabilito
alcuni Paesi della Comunit Europea firmarono, nel giugno 1985, l'Accordo di SCHENGEN con il
quale si volevano limitare i controlli e rendere pi fluido l'attraversamento delle frontiere comunitarie.
L'Accordo prevedeva misure applicabili a breve e lungo termine; tra le prime, la graduale
soppressione dei controlli alle persone e la riduzione di quelli relativi alle merci in transito per le
frontiere comunitarie, tra le seconde, il contestuale potenziamento dei controlli ai confi-ni esterni. Per
rendere operative le norme dell'Accordo, nel giugno 1990 veniva sottoscritta la relativa Convenzione
di Applicazione.
Di particolare rilievo per le Forze di Polizia sono il Titolo III della Convenzione, I capitolo che tratta
la Cooperazione tra le forze di polizia, ed il Titolo IV, primi due capitoli, relativi all'istituzione del
Sistema Informativo Schengen (SIS).
In materia di Cooperazione si prevedono, tra l'altro:

382
l'Assistenza tra le forze di polizia, ai fini della prevenzione e della repressione dei reati, attraverso
gli organi centrali incaricati, da ciascuna Parte, per la collaborazione internazionale tra polizie;
l'Osservazione oltre confine, che consente agli agenti d una delle Parti con traenti di proseguire
un servizio di osservazione oltre il confine nazionale normalmente previa richiesta inoltrata ad
un'Autorit designata da ciascuna delle parti contraenti e competente ad accordare
l'autorizzazione;
l'Inseguimento oltre confine, attuabile solo nei confronti di una persona colta in flagranza di
commissione o partecipazione alla commissione dei reati che vengono precisati nelle
Dichiarazioni tra gli Stati.
Per quanto concerne il Sistema Informativo Schengen (SIS), costituito da una rete di banche dati
nazionali (N.SIS) intercollegate tramite una banca dati centrale (C.SIS) ubicata a Strasburgo. La
banca dati nazionale inserita nell'Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle FF.PP..
Il sistema informativo consente alle autorit designate dalle parti, per mezzo di una procedura
d'interrogazione automatizzata, d disporre di alcune categorie di dati relative a persone o oggetti.
Una ulteriore struttura di scambio informazioni denominata S.I.R.E.N.E.
(Supplementary Information Request at the National Entries - Domanda di informazioni
Complementari attraverso i Centri Nazionali di Introduzione Dati) fornisce, a richiesta, maggiori
notizie qualora vi sia stato un responso positivo ad una consultazione.
E inserita nellambito del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia (5^ Divisione).
a. Centri Comuni di Cooperazione di Polizia e Dogana (C.C.P.D.)
Istituiti nel quadro di accordi bilaterali o multilaterali stipulati tra lItalia e altri Paesi confinanti
quali la Francia (Modane-Freney e Ventimiglia), la Svizzera (Chiasso), lAustria (Thrl-Maglern) e
la Slovenia, per le esigenze di cooperazione internazionale di polizia nelle zone di confine. I Reparti
dellArma possono attivare direttamente la C.C.P.D. esclusivamente nelle ipotesi in cui le
informazioni richieste siano relative ad accertamenti urgenti riguardanti i territori transfrontalieri
individuati nei trattati ed accordi bilaterali, avendo tuttavia cura di informare immediatamente la
Divisione SIRENE (art. 39 paragrafo 1 e 3 della Convenzione di Schengen) (Circ. nr. 24/22-50-2-
2007, datata 02/02/2009 del Comando Generale Arma - II Rep. - SM - Uff. C.O.).

4. La Cooperazione Internazionale Militare


L'Arma dei Carabinieri, in quanto Forza militare, sviluppa da tempo relazioni e cooperazione
internazionale militare con le Forze Armate o le Forze di Polizia ad ordinamento militare di numerosi
Paesi, in particolare dell' area est europea o mediterranea. La cooperazione internazionale militare,
strumento principe per perseguire e consolidare la stabilit internazionale ai fini della sicurezza
nazionale, si sviluppa nellambito delle direttive ministeriali in merito alla politica militare,
informativa e di sicurezza, coordinata dallo Stato Maggiore della Difesa al fine di realizzare un
indirizzo comune ed armonico per tutte le Forze Armate. Viene sviluppata inizialmente mediante
scambi di visite di delegazioni che hanno lo scopo di accrescere la conoscenza reciproca e stabilire
contatti, anche personali, utili a costruire un contesto di fiducia e ad esplorare ulteriori forme di
cooperazione addestrativa, logistica o operativa e nei vari settori di comune interesse.
Il riordino dell'Arma ed il nuovo rango di Forza Armata, intervenuti con il d.lgs. 5 ottobre 2000, n.
297, hanno impresso ulteriore impulso a tale settore. Si sono cos sviluppate nuove relazioni
istituzionali, in particolare, con le Polizie Militari e le Forze di Polizia ad ordinamento militare, inoltre
sono state avviate o consolidate cooperazioni di natura operativa nei diversi Teatri con
l'inquadramento di contingenti stranieri nei reparti MSU e di Polizia Militare a guida dell' Arma.
In primo luogo, stato intensificato lo scambio delle esperienze nei settori della formazione e
reclutamento del personale, dell'organizzazione del servizio e delle nuove tecnologie con le Forze di
Polizia ad ordinamento militare di altri Stati, allargando ad altri partners le intese gi raggiunte con la
Gendarmeria Nazionale francese e la Guardia Civile spagnola nel 1994.

383
Si cos giunti, nel mese di ottobre 1999, alla formalizzazione dell' Accordo FIEP (acronimo delle
iniziali dei primi quattro Paesi firmatari - Francia, Italia, Spagna e Portogallo) cui aderiscono, oltre
all'Arma dei Carabinieri, la Gendarmeria Nazionale francese e la Guardia Civile spagnola, la Guardia
Nazionale Repubblicana portoghese, la Gendarmeria turca, la Koninklijke Marechausse olandese, la
Gendarmeria Reale marocchina e la Gendarmeria rumena, nonch la Gendarmeria Nazionale
Argentina e i Carabineros del Cile, in qualit di membri associati.
Numeroso anche il personale militare straniero che chiede di accedere ai corsi ed alle attivit
addestrative gestite dall' Arma, aperte alla partecipazione estera.
Inoltre, dal 9 settembre 2005, in vigore l'Accordo tra il Governo italiano e quello Cileno sulla
cooperazione tecnica e mutua assistenza tra l'Arma dei Carabinieri e i Carabineros del Cile, che
prevede forme di cooperazione nel campo della Difesa e della Sicurezza, da sviluppare anche
attraverso l'invio di ufficiali di collegamento nei due Stati. Inoltre sono previste attivit di
addestramento in aree di comune interesse, fra cui la lotta alla criminalit ed al terrorismo, le nuove
tecnologie e la pubblica informazione, nonch lo sviluppo di programmi per partecipare alle
operazioni di mantenimento della pace.
Concludendo, ad oggi i Paesi interessati alle relazioni o alla cooperazione bilaterale militare con
l'Arma, il cui numero in costante aumento, sono Estonia, Lettonia, Slovacchia, Croazia, Slovenia,
Serbia, Montenegro, Bulgaria, Ungheria, Romania, Albania, Uzbekistan, Ucraina, Tunisia, Giordania,
Egitto, Eritrea, Qatar, India, solo per citarne alcuni. Ad essi si aggiungono i Paesi aderenti alla NATO
ed all'Accordo FIEP.

5. COESPU (Centro di Eccellenza per le Stability Police Units)


Il 1 marzo 2005 lArma dei Carabinieri ha istituito in Vicenza, nella Caserma Gen. A.Chinotto, il
Centro di Eccellenza per le Stability Police Units (CoESPU).
Questo Centro trae la sua origine da un'iniziativa italiana, sostenuta dai Paesi del G8, e fa parte di un
pi ampio progetto della Comunit Internazionale che mira ad offrire assistenza tecnica e finanziaria
al fine di incrementare le capacit globali per le operazioni di sostegno della pace (PSOs Peace
Support Operations), con particolare attenzione ai paesi africani.
Il perdurare dei conflitti in molti paesi in via di sviluppo, un fenomeno che diventato endemico in
alcune parti dell'Africa, pone l'interrogativo su come mantenere la pace e la stabilit al fine di
promuovere lo sviluppo sociale e la crescita economica nel futuro.
Molte iniziative sono state progettate per stimolare lo sviluppo e incoraggiare il buon governo, per
favorire la creazione di associazioni regionali e creare relazioni politiche con paesi sviluppati e
democratici.
In quest'ottica i leader mondiali hanno riconosciuto che cruciale poter sviluppare le capacit di
assicurare efficacemente la stabilit nei paesi che escono da periodi di crisi.
Ci considerato, i leader dei paesi del G8 al vertice di Kananaskis del 2002 hanno preso l'impegno di
"fornire assistenza tecnica e finanziaria, in modo da garantire che le Nazioni africane e le
Organizzazioni regionali e sub-regionali siano in grado di impegnarsi in modo pi efficace per
prevenire e risolvere i conflitti violenti del continente". Al vertice di Sea Island del 2004, i leader del
G-8 hanno adottato formalmente un piano d'azione denominato "Espansione della capacit Globale
nelle Operazioni per il supporto della Pace" che mira proprio ad aumentare la capacit globale di
sostegno alle PSO, particolarmente nei paesi africani.
Il G-8 Action Plan prevede in particolare di addestrare circa 75.000 "peacekeeper" internazionali; si
considerata l'opportunit che il 10% di questi (circa 7.500) sia composto da forze di polizia "tipo-
Carabinieri/gendarmeria" (ovvero forze di polizia a status militare), specializzate nella gestione della
transizione da una situazione di post-crisi ad un contesto pi stabile per la ricostruzione.
Chiaramente, l'ambizioso progetto del G-8 richieder un accrescimento delle competenze di
peacekeeping in quei Paesi le cui forze potrebbero essere disponibili per lo sviluppo delle operazioni
di supporto della pace. Sar necessario promuovere la creazione di forze tipo
Carabinieri/Gendarmeria, che siano preparate per un dispiegamento rapido, logisticamente

384
indipendenti, in grado di interoperare con componenti militari e con la capacit di stabilire una forte
presenza di polizia in ambienti ostili.
Il COESPU:
inquadrato nel Comando Generale dellArma dei Carabinieri e dipende direttamente dal Vice
Comandante Generale;
retto da un Generale di Brigata/Divisione dellArma;
si occupa inoltre dello sviluppo della dottrina per limpiego di unit ndi polizia in operazioni di
supporto della pace, in collaborazione con il Dipartimento di Peacekeeping delle Nazioni Unite, con
i maggiori centri nazionali ed internazionali di peacekeeping e con diverse universit.

6. EUROGENDFOR (Gendarmeria Europea)


La Forza di Gendarmeria Europea una iniziativa multinazionale alla quale concorrono Italia,
Francia, Spagna, Olanda e Portogallo, paesi che hanno forze di polizia a statuto militare, e che pu
essere impiegata nelle aree di crisi - nel quadro di operazioni a sostegno della pace - quale strumento
specializzato di polizia, a supporto di operazioni militari o per favorire la transizione
all'amministrazione civile. La Forza, sulla base della dottrina elaborata dall'Arma per le Multinational
Specialized Units (MSU) e di quella sviluppata in ambito Unione Europea per le Integrated Police
Units (IPU), in grado di proiettare in tempi rapidi una componente operativa per la gestione
dell'ordine e della sicurezza pubblica e per il controllo del territorio, nonch una specializzata nella
lotta contro il crimine. L'Arma dei Carabinieri, oltre alla sede del Quartier Generale in Vicenza
(caserma Gen. A.Chinotto, con supporto logistico ed amministrativo a cura del COESPU), fornisce
ad EUROGENDFOR il maggior contributo in termini di personale.
Mentre il coordinamento politico-militare di EUROGENDFOR spetta al Comitato Interministeriale di
Alto Livello (CIMIN), composto dai rappresentanti dei Ministri responsabili dei cinque Paesi
partecipanti, il Comando e la direzione del Quartier General Permanente, organo incaricato della
pianificazione operativa e della condotta delle missioni cui EGF partecipa, sono assegnati a rotazione
a ciascuno dei cinque Paesi.

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