Sei sulla pagina 1di 9

HITLER POTEVA ESSERE SCONFITTO IL PRIMO SETTEMBRE 1939

a cura del blog Nuovo Ordine Mondiale


16 febbraio 2009

30 maggio 1939, Lucerna (Svizzera).


Rudolf Roessler, un emigrato tedesco trasferitosi in Svizzera mentre il nazismo dava la
scalata al potere nella sua patria, riceve due carissimi amici a casa sua. Fanno parte di un
gruppo di undici persone in tutto, compreso lo stesso Roessler: si sono conosciuti durante la
prima guerra mondiale, tutti militari sul campo. La loro amicizia è così salda che, quando il
nazismo inizia a prendere potere in Germania, giurano di fare tutto il possibile perché il loro
paese non cada nelle mani di personaggi che incarnano idee lontane anni luce dalla
tradizionale cultura germanica.

Roessler è emigrato in Svizzera nel 1933, a seguito della


promulgazione di una legge secondo cui il partito nazista sarà
l'unico partito politico tedesco: chiunque voglia tenere in vita
partiti già esistenti o fondarne di nuovi, rischia la prigione, i
lavori forzati o pene più gravi. Roessler è un giornalista e critico
teatrale, direttore del "Das Nationale Theater"; in agosto incontra
a Berlino un giovane svizzero, Xavier Schnieper, che sta
scrivendo una tesi in filosofia ed è buon conoscitore della
situazione geopolitica europea.
Schnieper, 23 anni, in primavera è stato reclutato da una filiale
dei servizi segreti svizzeri, comandati dal colonnello Roger
Masson. Vede in quello scarno ometto non semplicemente un
critico teatrale, ma un uomo dal temperamento forte e dai saldi
ideali, anche se un po' "a destra" per i suoi gusti... Ancora non sa
se potrà risultare utile, ma è Schnieper che consiglia a Roessler,
in quell'agosto del '33, di emigrare in Svizzera con la moglie.
Non può certo immaginare che quell'emigrato diverrà nel giro di pochi anni il nucleo più tenace
e segreto della resistenza tedesca, il centro di una rete fittissima di spionaggio internazionale,
grazie a cui informazioni vitali passeranno dalla Germania nazista agli Alleati e ai sovietici con
tempistiche ancor oggi impressionanti.

Dal 1934 Roessler dirige una piccola casa editrice a Lucerna, la Vita Nova Verlag, fondata da
alcuni amici svizzeri. Sotto lo pseudonimo di "Hermes" (il messaggero degli dei della mitologia
greca), pubblica diversi articoli sulla Germania, scritti con grande virulenza e dedicati alla
rovinosa ascesa del nazismo che sta portando la sua Germania verso il baratro. Dai suoi
fedelissimi amici rimasti in patria, riceve spesso lettere, in cui -secondo un codice che usa una
terminologia banale e quotidiana- questi gli passano informazioni su cosa accade in Germania.
Grazie a queste informazioni, potrà per esempio annunciare con un mese di anticipo
l'occupazione, da parte della Wehrmacht, della zona smilitarizzata della Renania (avvenuta il 7
marzo 1936), oltre a mostrare il vero volto della "prosperità" della Germania che all'estero
tanto impressiona.
Tutti i dieci amici di Roessler sono rimasti nelle fila dell'esercito, ufficiali dell'alto comando
tedesco: odiano il nazismo, vi vedono il tradimento dei princìpi e degli ideali tipici germanici;
hanno giurato di abbatterlo con ogni mezzo loro possibile.
E il mezzo arriverà presto, sotto forma di un comune radiotelegrafo. Che terrà in
comunicazione costante i dieci alti ufficiali con quel critico teatrale emigrato in Svizzera.
Il 30 maggio 1939 due di questi amici, insediati ai più alti livelli del comando tedesco come
generali, portano a Roessler una notizia terribile. Hitler, il 23 dello stesso mese, ha convocato il
suo quartier generale per annunciare che si dovrà occupare la Polonia, non più tardi di tre mesi.
Questo si traduce in una parola sola: guerra.

Roessler decide di tenersi in contatto con i suoi amici.


Organizzano una linea di resistenza segreta attraverso
l'uso del radiotelegrafo, con codici che mutano
continuamente.

Roessler sa di poter avere in mano informazioni di


capitale importanza per vincere quel nazismo che sta per
portare l'Europa nel baratro della guerra. Contatta
Schnieper, il quale lo presenta ai servizi segreti svizzeri.
Roessler comunicherà tutte le informazioni che gli
giungeranno dal centro di comando a Berlino, con l'unica
condizione di non rivelare mai i nomi dei suoi informatori.
Gli svizzeri accettano. A loro volta passeranno quelle
notizie di prima mano agli Alleati.
La Svizzera ha uno strano concetto di "neutralità": se da un lato si sente più vicina agli Alleati,
favorendone nel modo più "giustificabile" possibile i movimenti, dall'altro cerca di tenersi buona
la Germania nazista, per evitare ritorsioni che potrebbero anche tradursi in un'invasione
militare... Ma le banche svizzere accettano denaro da chiunque, sterline, dollari, marchi
tedeschi: il denaro non ha colore... soprattutto quando si tratta di capitali ingenti. Ma questa è
un'altra storia, a cui dedicheremo spazio in futuri articoli.

Torniamo al 1939, in una modesta casa alla periferia di Lucerna.


Il telegrafo di Roessler crepita all'improvviso la notte del 23 agosto: è nata la Linea Viking. Il
mattino stesso, i capi della Wehrmacht si sono riuniti in seduta straordinaria; il generale Halder
comunica l'ordine ricevuto il giorno precedente da Hitler: attacco alla Polonia il 26 agosto.
Roessler passa le informazioni ai servizi svizzeri. L'attacco sarà posticipato al 1° settembre per
una serie di iniziative diplomatiche di Francia e Gran Bretagna, ma in ogni caso la Svizzera e gli
Alleati sanno con tre mesi d'anticipo che la Polonia sarebbe stata invasa, e conoscono i dettagli
relativi al piano diversi giorni prima della sua attuazione.

Questo scenario si ripeterà centinaia e centinaia di volte nel corso dei mesi successivi, sempre
con maggiore tempestività e con una dovizia di particolari da far impallidire qualsiasi altra
linea di informazioni conosciuta.
L'intelligence svizzera saprà con anticipo ogni singola mossa dell'esercito tedesco, ogni piano
strategico e ogni movimento di truppe. Nessuna iniziativa di Hitler resterà segreta per più di
qualche ora... Giorno e ora di ogni attacco, quanti uomini, quanti e quali armamenti, quale
disposizione e strategia di movimento, quali comandanti, quanti rifornimenti e la loro
dislocazione, persino il morale delle truppe... Fino al più piccolo particolare, tutto verrà passato
in forma di punti e linee cifrati da Berlino a Lucerna.

Gennaio 1940.
Roessler viene a sapere delle intenzioni del Fuhrer di attaccare la Norvegia. A gennaio e
febbraio, mentre Hitler affretta i preparativi per l'invasione a nord, l'intelligence svizzera sarà
tenuta al corrente. Dal 26 febbraio, gli svizzeri conoscono ogni particolare del piano. E
informano doverosamente gli Alleati.
Il primo marzo, Hitler trasmette ai suoi generali le direttive per l'occupazione della Danimarca,
operazione da accorpare a quella contro la Norvegia. L'8 marzo, i servizi segreti svizzeri hanno
in mano i principali elementi di questo piano. Danimarca e Norvegia sono tempestivamente
avvertite ad ogni novità che giunge tramite Roessler direttamente da Berlino.
9 aprile 1940.
Il piano di attacco di Hitler viene messo in pratica con successo. Norvegia e Danimarca ne sono
"sorprese". Anche quando viene segnalata la flotta tedesca in avvicinamento alle coste. I due
paesi restano stranamente "apatici" e i nazisti piegano in breve tempo la resistenza. E' un
successo su tutta la linea.

Norvegia e Danimarca sapevano da tre mesi quali fossero le intenzioni del Fuhrer e quando
sarebbero state messe in atto.
La Danimarca ha avuto due diverse fonti di avvertimento: il 30 marzo, l'addetto militare
olandese a Berlino, colonnello Sas, viene avvertito della sorte che toccherà alla Danimarca sia
dall'intelligence svizzera che dal colonnello tedesco Oster, aiutante dell'ammiraglio Canaris
(capo dello spionaggio nazista, in seguito sospettato di tradimento), amico di Sas. Il quale
informa immediatamente l'addetto navale danese. Ma il governo danese non terrà in alcun
conto la vitale informazione, per quanto confermata dalle due fonti. Ugual sorte tocca alle
informative destinate alla Norvegia, partite il 25 marzo. Nemmeno il governo norvegese,
nonostante le insistenze degli ufficiali svizzeri, darà credito alla notizia.

Belgio, Olanda e Francia seguiranno lo stesso destino (dal


10 maggio 1940): come Danimarca e Norvegia, vengono
avvertite per tempo dei piani d'invasione di Hitler, ma
ugualmente restano immobili, rendendo quelle
informazioni lettera morta (e non solo le informazioni ma
migliaia di loro uomini e civili).

L'avanzata nazista in Europa potrebbe essere


arrestata prima ancora che abbia inizio, ma nessuno
dei paesi coinvolti muove un dito nonostante il
profluvio e la precisione dei dettagli forniti.

Roessler non si perde d'animo. Continuerà a trasmettere


ogni singola informazione che gli perviene dai suoi amici
nell'alto comando tedesco.
Il mattino Hitler comunica le sue decisioni e prima che
arrivi l'alba del giorno dopo gli svizzeri ne conoscono ogni
dettaglio.

Il 1940 potrebbe essere l'anno della totale disfatta del nazismo. Gran Bretagna, Francia e
gli altri paesi alleati potrebbero annientare l'esercito tedesco giocando d'anticipo, forti delle
precise e tempestive informazioni che giungono direttamente da Berlino.
Potrebbero stroncare sul nascere ogni velleità del Fuhrer.
Non lo fanno.
L'intera tragedia della seconda guerra mondiale, con i suoi 36 milioni di morti, le distruzioni di
intere città, gli strascichi post-bellici che porteranno fino alla guerra fredda... tutto poteva
essere evitato.

La campagna del '39-'40 poteva essere l'inizio e la fine degli obiettivi nazisti. E' stata invece
una continua serie di successi, ovunque Hitler mandasse le sue truppe, queste facevano tabula
rasa. E i governi sapevano. Sapevano tutto con largo anticipo.

31 luglio 1940, Berlino.


Hitler convoca i capi del suo stato maggiore e comunica la sua decisione irrevocabile di
attaccare la Russia.
Questa è un'idea fissa del Fuhrer fin dal '39, mai messa in atto per le pressioni dei suoi
generali. E' ancora in vigore il patto di non aggressione firmato a Mosca nell'agosto del 1939
("Patto Molotov-Ribbentrop"), inoltre intuiscono le difficoltà a cui andranno incontro spaccando
l'esercito su due fronti, entrambi terribilmente impegnativi. E l'inverno russo non è uno
scherzo...
Ma Hitler non può più aspettare, vuole allargare la guerra al fronte russo. Le materie prime dei
territori in mano ai sovietici sono per lui troppo preziose.

3 agosto 1940, Lucerna.


Roessler riceve l'informazione-bomba riguardante i piani nazisti per la Russia e un'ora dopo è
già nelle mani della centrale dello spionaggio svizzero. Gli svizzeri tentennano. Si preparano ad
archiviare questa notizia, così come fatto per le precedenti che riguardavano la Russia.
Roessler fa sapere che lui e i suoi compagni stanno rischiando la vita per la fine del nazismo, e
sono pronti ad aiutare chiunque pur di raggiungere questo scopo.
I servizi svizzeri dichiarano solomonicamente che non si metteranno mai in contatto con i russi.
Roessler chiede quindi se può avvertirli direttamente lui. Gli svizzeri non rispondono. Nasce così
la più grande rete di spionaggio russo in terra europea.

Dall'agosto del 1940, mentre continua a tenere informati gli svizzeri su tutto ciò che perviene
da Berlino, Roessler cerca il modo per mettersi in contatto con la Russia. I preparativi per
l'invasione nazista si fanno sempre più veloci. Urge trovare il modo per avvertire Stalin.

18 dicembre 1940, Berlino.


Hitler presenta l'Operazione Barbarossa ai suoi
generali: l'apertura del fronte russo.
I preliminari dovranno essere terminati entro il 15
maggio 1941. Questo piano perfetto non subirà
alcun cambiamento notevole. Per mantenere il
segreto, Hitler ordina che si facciano solo 9 copie
del piano, una per ogni esercito (Wehrmacht,
Luftwaffe, Kriegsmarine), le restanti sei rimarranno
al quartier generale dell'Oberkommando.
Otto giorni più tardi, il 26 dicembre, Roessler riceve
via telegrafo l'intero piano dell'Operazione
Barbarossa, fin nei minimi dettagli. Le trasmissioni
durano 48 ore, per decifrarle saranno necessarie 12
ore. Di fronte al piano decriptato, Roessler
sobbalza. I suoi compagni a Berlino corrono rischi
sempre maggiori per fargli avere quelle
informazioni, e lui non sa cosa farsene. Non ha
ancora trovato il modo di comunicare coi russi.

Nella primavera del 1941 gioca la sua ultima carta,


una opzione che non avrebbe mai voluto scegliere e
che ha un nome preciso: Christian Schneider, un suo connazionale dalle idee radicalmente
diverse dalle sue... Si mette in contatto con lui, si incontrano, Roessler gli fa capire la gravità
della situazione. E Schneider lo arruola immediatamente nella sua rete di spie russe. Nasce così
Lucy, nome in codice di Roessler all'interno della rete spionistica di Schneider.

Lucy diverrà presto il migliore agente sovietico in Svizzera, la spina nel fianco più dolorosa per i
nazisti. Tanto che Walter Schellenberg, capo dello spionaggio tedesco, farà di tutto per
arrivare a mettere le mani su quel nucleo di informatori che così efficacemente passano
informazioni vitali al nemico. Arriverà anche ad incontrare Roger Masson, il suo omologo
svizzero, concedendogli favori sempre maggiori in attesa di poterlo avere ben bene tra le sue
mani per farsi ricambiare con i nomi dei traditori... Ma il colonnello Masson, dopo mesi di
incontri segreti e vicendevoli schermaglie, non potrà fornirgli nemmeno uno di quei nomi:
perché non li conosce nemmeno lui.

Roessler fa la conoscenza di Alessandro Rado, residente a Ginevra, il direttore della centrale


di spionaggio russa in Svizzera: il suo nuovo capo.
Continua ad aggiornare gli svizzeri, che dal canto loro conoscono il nuovo status di
quell'impareggiabile informatore. Chiudono un occhio, o forse tutti e due, come sornionamente
decidono di fare quando si trovano in simili imbarazzanti situazioni.

27 marzo 1941, Lucerna.


Roessler riceve la notizia che Hitler rimanda di quattro settimane l'inizio dell'Operazione
Barbarossa, inizialmente prevista per il 15 maggio. I russi non si sono dimostrati interessati a
Lucy e alle sue straordinarie informazioni: anzi, il centro di spionaggio sovietico a Mosca ha
ordinato a Rado di non prendere in considerazione alcun messaggio che provenga da Lucy.
Questo oscuro personaggio non vuole far conoscere i nomi dei suoi informatori, inoltre non
vuole nemmeno essere pagato, perciò -agli occhi dei sovietici- risulta una spia molto sospetta.
Roessler fa spallucce. E' testardo. Per lui esiste solo l'annientamento del nazismo e non si cura
dell'incredulità, della diffidenza, dei sospetti dei destinatari delle sue informative. Continua a
lavorare, riceve e trasmette, elabora analisi strategiche per gli svizzeri, comunica ogni
dettaglio a tutti, alleati e sovietici.
Se i russi vogliono tenere in considerazione la sua trasmissione, l'Armata Rossa avrà quattro
settimane per organizzare un contrattacco.
Dal 27 marzo è in contatto quotidiano con i suoi compagni a Berlino. Informa innanzitutto
Schneider, alias Taylor, e poi gli svizzeri, i quali si accontentano di restare informati sugli
eventi.
Rado comunica comunque a Mosca questa essenziale informazione. Il 2 aprile gli arriva
perentorio l'ordine di smettere di "dare ascolto a quelle sciocchezze". Da quel momento, ogni
comunicazione che gli giunge da Lucy tramite Taylor si fermerà sul tavolo del suo ufficio.
Per tutto il mese di maggio e buona parte di giugno, Roessler continua a collezionare
informazioni vitali.

11 giugno 1941, Ginevra.


Rado riceve da Lucy una notizia terrificante: "Attacco generale contro territori occupati dalla
Russia, all'alba di domenica 22 giugno, ore 3:15".
Il giorno dopo, Rado telefona a un suo agente, l'inglese Alexander Foote, dicendogli di
trasmettere a Mosca l'informazione. Insieme a questa, Foote riceve anche il dossier con tutte le
comunicazioni avute da Lucy per più di un mese, immobilizzate
sulla scrivania di Rado come da ordini ricevuti da Mosca.
Il 14, poi il 16, 17 e 18 giugno 1940, Foote trasmette a Mosca
tutta la documentazione, ricevendo in risposta solo dei laconici
"Ricevuto".
I russi hanno nel frattempo avuto notizie simili da altre fonti, per
cui non manifestano più alcun sospetto su Lucy. La data del 22
giugno è confermata da quattro fonti indipendenti.
La sera del 21 giugno, la Germania dichiara guerra alla Russia.
Nove ore dopo, su un fronte di oltre mille chilometri, un'ondata di
fuoco si abbatte sulla Russia. E' iniziata la guerra sul fronte
orientale.

Agosto 1941, Mosca.


Le informazioni continuano a giungere puntuali dalla Svizzera. Lucy è in febbrile attività. I piani
nazisti per il fronte russo cambiano, Hitler vuole subito arrivare a Mosca, Roessler aggiorna
tempestivamente i sovietici ma un imprevisto si mette in mezzo a questo meccanismo perfetto:
Hitler stesso.
Con la imprevedibilità che lo caratterizza, il 18 agosto decide di cambiare tattica e prendere
Kiev. Dà carta bianca a Guderian, senza fornire i dettagli del piano d'attacco: si farà in modo
empirico, sul campo.
Dal 20 al 25 agosto, le truppe naziste sfileranno letteralmente lungo le linee tenute dai russi,
che ignari del mutamento di programma pensano a un diversivo dei tedeschi: aspettano
l'attacco in direzione Briansk-Mosca, per cui lasciano sfilare l'esercito nemico a sud.
Aspetteranno invano: Guderian giungerà in una Kiev sguarnita e attonita. Il successo è
completo. Come Kiev, cadranno Briansk e Viasma. L'esercito tedesco punta su Mosca. Ma è in
arrivo l'inverno russo, e Lucy ha in mano nuove sorprese...

Roessler, in quell'autunno del '41, fornisce ai russi diverse informazioni preziose, tra cui una
riguardante una nuova arma tedesca chiamata "V-1". Inoltre i nazisti stanno mettendo in
cantiere un missile da 10 tonnellate! Ma Lucy comunica anche le condizioni delle truppe
tedesche sul fronte orientale: mal equipaggiate, l'inverno russo ne sta piegando il morale
giocando a favore di Stalin.

Nonostante però i russi sapessero sempre cosa li aspettava, fino al 1942 si lasciano accerchiare
dai tedeschi come previsto dai piani nazisti. Un comportamento inspiegabile, che causa
migliaia di vittime e feriti.
Dalla metà del '42 l'Armata Rossa cambia tattica e sfrutta più profondamente le informazioni di
Lucy: improvvisamente si sottrae agli accerchiamenti tanto cari ai tedeschi, diviene mobile,
attira i nemici su terreni poco propizi ai mezzi blindati nazisti, impone anche l'ora della
battaglia e il luogo.
Inoltre introduce una nuova arma che sarà destinata ad essere sfruttata largamente in futuro:
l'arma psicologica. Una sapiente miscela di informazioni e minacce. In piena notte, gli
altoparlanti sovietici fanno sobbalzare le truppe nemiche con messaggi come questo:
"Panzergrenadier della 24° divisione, non ci incontrerete a sud di Voronej dopodomani, come vi
hanno detto i vostri capi. Non date per scontato l'accerchiamento: non ci saremo più. Fate
economia di pane, obici e benzina. Perché vi assedieremo. E si chiameranno fortunati quelli a
cui sarà rimasta una pallottola per farsi saltare le cervella."
Questa tattica avrà effetto soprattutto sui soldati semplici, provocando anche diversi casi di
follia.

In questo periodo, non passeranno più di 10 ore fra una decisione


presa a Berlino e la sua comunicazione a Mosca. Roessler diventa uno
dei personaggi più protetti della Svizzera.
Tra i generali nazisti c'è un certo sconcerto. Ma nessuno osa anche
solo immaginare che le talpe siano insediate ai più alti livelli del
comando militare tedesco. Una persona però ha l'intelligenza e
l'astuzia per inseguire qualunque pista paia promettente, anche la più
inverosimile... Walter Schellenberg, Brigadefuhrer delle SS e capo
dello spionaggio nazista. Da tempo è sulle tracce di diversi informatori.
A metà del '42, la sua squadra a Dresda intercetta diverse
comunicazioni criptate di cui non si sa nulla: gli esperti del
Brigadefuhrer riusciranno a scoprire che queste trasmissioni
clandestine sono indirizzate a un apparecchio localizzato in Svizzera.
Il cerchio si sta stringendo su Roessler, ma nessuno a parte
Schellenberg ancora lo sa.
Il tempo però gioca a sfavore dei nazisti: per stringere le maglie della
rete attorno a un apparecchio in particolare in Svizzera, a Schellenberg serve tempo, mentre sul
fronte orientale le truppe tedesche continuano a soffrire gli attacchi sovietici e il rigore
dell'inverno a cui i loro equipaggiamenti non sono preparati. I russi inoltre, ben informati da
Lucy, fiaccano i nemici tagliando le loro linee di rifornimento di munizioni, cibo e carburante.
Luglio 1943, Svizzera.
Walter Schellenberg ha messo in cantiere un'operazione colossale per mettere le mani sui
traditori della Germania nazista. Riesce a infiltrare diverse reti di spionaggio russe, tra cui
anche quella di Rado.
Roger Masson aumenta le protezioni per Roessler. E' un periodo decisivo per le sorti della
guerra. Per non insospettire Schellenberg, con cui ha avuto diversi incontri e dal quale ha
ottenuto molti importanti favori, cerca di anticiparne le mosse e fa arrestare alcune spie che
operano in Svizzera. E' una corsa contro il tempo, Schellenberg non deve arrivare a Roessler...
Nell'autunno del '43 la rete di Rado è caduta nella trappola di Schellenberg. Masson cerca di
proteggere il più a lungo possibile Roessler e Alexander Foote, suo ultimo contatto rimasto con
Mosca. Ma l'immunità non potrà prolungarsi molto, Masson sta giocando sul filo del rasoio
perché se Schellenberg scoprisse che i servizi svizzeri sono direttamente coinvolti nella
protezione di una spia sovietica, per la Svizzera non ci sarebbe scampo.

Alla fine anche Foote viene arrestato (per sua fortuna, non dall'intelligence nazista ma da
quella svizzera). Masson rassicura Roessler, che ora non può più comunicare con la Russia:
ormai l'esercito tedesco corre verso la disfatta sul fronte orientale, i sovietici hanno
saldamente le redini in mano. L'emigrato tedesco però può diventare utile sul fronte opposto,
passando le informazioni agli Alleati. I quali, però,
non prenderanno le sue trasmissioni con la dovuta
serietà come invece fecero i sovietici da quel giugno
del '42.
Eppure Roessler fornisce informazioni essenziali:
agli inglesi per esempio trasmette importanti notizie
sulle nuove armi V-1 e V-2, mentre continua a
tenere aggiornati gli svizzeri con le sue analisi della
situazione. A queste comunicazioni, gli Alleati non
riserveranno adeguato trattamento. Altro fatto
piuttosto ambiguo.

9 maggio 1944, Lucerna.


Il Brigadefuhrer Walter Schellenberg non ha desistito. Masson gli ha giocato un brutto tiro
sottraendogli diverse spie della rete di Rado, ma i suoi agenti in Svizzera hanno notato un
particolare: alcune spie russe si incontrano talvolta con un libraio di Lucerna. Schellenberg
vuole più informazioni. Si tratta di un emigrato tedesco! Il capo dello spionaggio nazista
sobbalza: vuole sapere chi è, da dove viene, perché non ha mai partecipato alle riunioni che il
partito nazista tiene in Svizzera... Il cerchio si stringe. Roger Masson questa volta non va per il
sottile: il 9 maggio fa condurre Roessler, sotto valida scorta, nella prigione di Losanna. Il
giovane Schneider e altri agenti russi vengono invece portati in quella di Ginevra. Schellenberg
è infuriato. Sa bene che una prigione è forse l'unico luogo inaccessibile per i suoi agenti.

20 luglio 1944, Berlino.


Fallisce un attentato al Fuhrer da parte di alti esponenti dell'esercito. Ma il nazismo ha
comunque i giorni contati.
Dal 16 settembre, gli uffici dello spionaggio svizzero tornano a vedere aggirarsi
quotidianamente Roessler. I suoi dispacci giacciono in una cassa, non si sa come farli avere a
chi... Ma la Germania sta capitolando, la guerra non durerà ancora molto.

A guerra finita, Roessler resta in Svizzera, continuando a dirigere la casa editrice Vita Nova
Verlag a Lucerna.
Il nazismo è stato sconfitto militarmente, ma non sono pochi i seguaci della mistica bruna che
si aggirano per l'Europa, aspettando solo il momento propizio per rialzarsi: ecco perché
Roessler accetta di diventare un informatore per la Cecoslovacchia, quando nella primavera del
1947 un ufficiale in borghese della legazione ceca in Svizzera, incaricato dai servizi sovietici,
gli chiede di riprendere servizio fornendo studi sulla situazione militare e strategica
dell'Europa.
Roessler contatta Xavier Schnieper, il giovane svizzero che l'aveva iniziato allo spionaggio nel
1933: diverrà il suo corriere.

Nel gennaio del 1953, Roessler è nella Germania Ovest. Stila una relazione di tredici pagine
sulla situazione militare europea, che manderà in Svizzera per farla poi giungere ai cechi. E' un
dossier compilato secondo le pubblicazioni ufficiali
che circolano negli ambienti della NATO, nessun
segreto di importanza capitale dunque, ma viene
scoperto e arrestato. La polizia svizzera era stata
informata da un alto funzionario tedesco che teneva
d'occhio Roessler. Viene imprigionato insieme a
Schnieper. Passano ben 242 giorni di prigione
detentiva prima del giudizio, il 2 novembre. La polizia
svizzera ha impiegato tutto questo tempo per
approntare il dossier... o forse per montare il caso,
come dicono alcuni?
Il processo dura tre giorni, gli imputati vengono
accusati di avere spiato la Repubblica Federale
Tedesca a vantaggio della Cecoslovacchia. La difesa
sostiene con diverse prove che non si trattava di
rapporti segreti, quanto di studi elaborati sulla base
di pubblicazioni accessibili al pubblico. Un anno di
carcere a Roessler, nove mesi a Schnieper. Molti
sostengono abbiano pagato troppo caro l'aver passato
informazioni a danno di uno stato straniero per
favorire un altro stato straniero...

Nel 1955 Roessler va a vivere a 10 chilometri da Lucerna, a Kriens. Morirà, dimenticato, nel
1958.
La più grande spia di tutti i tempi, che ha tenuto in mano i dettagli relativi a ogni singola
decisione di Hitler dal 1939 al 1945, è anche la più sconosciuta, ancor oggi.

Non si conoscono i nomi dei suoi dieci compagni che, dall'interno dell'alto comando nazista,
hanno segretamente lavorato per l'annientamento di Hitler. L'opera di Accoce e Quet ("La
guerre a été gagnée en Suisse", Paris, 1966), su cui si basa la maggior parte delle
informazioni usate per stilare questo articolo, riporta solo le iniziali dei loro nomi: troppo
rischioso rivelarli per esteso, sostengono gli autori, anche a distanza di vent'anni dalla fine
della guerra.
Questo impenetrabile mistero sulle identità dei più tenaci e temibili avversari del nazismo, ha
dato adito a voci che sostengono diverse ipotesi. Una è quella dello stesso Alexander Foote,
che ha pubblicato un libro ("Handbook for spies") in cui sostiene che Roessler fosse in realtà
una spia inglese, e che il fantomatico gruppo di informatori a Berlino fosse solo un escamotage
per far accettare ai sovietici informazioni che in realtà provenivano dalla Gran Bretagna...
Sinceramente, pur essendo quello dello spionaggio un mondo dove nulla è ciò che sembra, mi
pare piuttosto inverosimile una tale ipotesi, soprattutto dopo aver letto quanti e quali
particolari intessono la vicenda di Rudolf Roessler.

Resta un dato, però, davvero incontrastabile: il nazismo poteva incontestabilmente essere


sconfitto entro il 1940.
L'inedia degli Alleati di fronte alla massa enorme di informazioni e di dettagli su ogni singola
mossa del Fuhrer, è qualcosa che lascia sinceramente attoniti.
Ma forse non è poi così incredibile, questa vicenda: stiamo infatti parlando di interessi
economici e geopolitici enormi; di governi pronti a sacrificare la vita di migliaia di loro cittadini
in nome della politica e di interessi materiali; di movimenti sotterranei di sette esoteriche, o
pseudo tali, che hanno condizionato con la loro ideologia decisioni importanti da una parte e
dall'altra; di movimenti come il sionismo che avevano cinicamente tutto da guadagnare dalle
politiche nazifasciste; e stiamo parlando
inoltre di un paese come gli USA a cui, per
risollevarsi dalla depressione del '29, nulla
sarebbe stato più favorevole di una bella
guerra mondiale...
L'economia statunitense era allo sfascio, i
piani elaborati dal governo per far fronte
alla crisi, per loro stessa natura, non
potevano che sprofondare ancor più gli
USA nel baratro del debito. Investire nel
settore militare era il modo migliore per
mascherare il fatto che gli interventi
statali avrebbero portato al collasso
totale. L'economia USA avrebbe tirato un
sospiro di sollievo... anche se solo
temporaneo; e nel dopoguerra, a conti
fatti, il potere del nascente impero statunitense si sarebbe esteso forse ancor più di quanto si
potesse inizialmente sperare. Un impero fondato sul debito, però: condizione di cui oggi gli USA
stanno pagando pegno, a carissimo prezzo. Soprattutto da quell'agosto del 1971, che ha
segnato l'inizio della corsa più sfrenata verso l'inevitabile baratro che oggi inghiotte tutto il
mondo.
Ma questa... è un'altra storia. Che racconteremo a breve.

16 febbraio 2009
http://novoordo.blogspot.com/2009/02/hitler-poteva-essere-sconfitto-il-primo.html

---

RIFERIMENTI PRINCIPALI:

Pierre Accoce, Pierre Quet: "La guerra fu vinta in Svizzera". Longanesi, 1974.
http://it.wikipedia.org/wiki/Rudolf_Roessler
http://en.wikipedia.org/wiki/Lucy_spy_ring
http://www.nybooks.com/articles/1973
http://www.geocities.com/palingenesi2001/nazimagi/09.htm

---

NOTA:
In tedesco Rudolf Rößler, o Rössler, trascritto per lo più come Roessler.

---

PAROLE CHIAVE:
rudolf roessler, walter schellenberg, roger masson, alessandro rado, alexander foote, xavier
schnieper, lucy, linea viking, seconda guerra mondiale, spie, spionaggio, hitler, nazismo,
svizzera, germania, gran bretagna, francia, russia, stalin, fronte orientale, alleati, servizi
segreti, guerra psicologica, pierre accoce, pierre quet

Potrebbero piacerti anche