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NOTIZIE BIOGRAFICHE E BIBLIOGRAFICHE VERCORS

Vercors, pseudonimo di Jean Marcel Adolphe Bruller (Parigi, 26 febbraio 1902 – Parigi,
10 giugno 1991), è stato uno scrittore e illustratore francese. Divenne celebre in campo
letterario con Il silenzio del mare (Le Silence de la mer, 1942), un'opera di grande
successo. Dopo di esso pubblicò Il cammino verso la stella (La Marche à l'étoile, 1943) e,
nel 1946, un altro breve romanzo, Le armi della notte, che si richiamava a un episodio
della seconda guerra mondiale. Nel 1952 scrisse Animali snaturati (Les Animaux
dénaturés) e, successivamente, altri testi di narrativa, saggistica e teatro, sempre animati
dall'interesse per problemi morali ed esistenziali.

Figlio di Louis Bruller, un editore di origine ungherese (sui documenti di nascita Jean fu
registrato come Brüller, ma per tutto il resto della sua vita si firmò Bruller) e di Ernestine
Bourbon, francese, fu indirizzato dai genitori agli studi di ingegneria che seguì
mansuetamente senza manifestare troppo interesse e si diplomò ingegnere elettrico presso
l'École Bréguet di Parigi. Dopo aver scoperto la sua spiccata attitudine al disegno, con il
nome di Jean Bruller cominciò a pubblicare album di disegni satirici e a illustrare libri per
bambini.

La sua prima opera significativa, 21 ricette di morte violenta (21 recettes de mort
violente), era stata pubblicata nel 1922 a spese dell'autore e fu ristampata
successivamente da Tchou (Parigi, 1977).

Quando nel 1940 i tedeschi occuparono la Francia, molti scrittori francesi scelsero di
tacere come forma di protesta nei confronti del nemico. Anche lui al momento dell'invasione
nazista ritenne opportuno reagire con il più rigoroso silenzio creativo. Si avvicinò ai
comunisti ma solo per convenienza quando ormai l'invasione era iniziata. In questo
periodo accettò anche di entrare nella sezione francese dell'Intelligence Service,
organizzazione che però fu subito smantellata a causa del tradimento di un giovane
membro inglese. Fu da qui che ebbe inizio tutto.

Il figlio di un suo caro amico, Pierre de Lescure, era stato incaricato di trovare collaboratori
per una rivista clandestina La penseè libre, di cui era uscito allora il primo numero. Fondata
dai comunisti voleva essere una rivista aperta a scrittori di ogni provenienza purché decisi a
resistere. Se Pierre e Jean accettarono subito non fu così per numerosi altri scrittori, che
non intendevano compromettersi politicamente. Di fronte a tanti rifiuti, per non vedere fallire
la neonata rivista, i due decisero di redigere un intero numero da soli che invogliasse poi chi
aveva esitato. La necessità di un racconto da pubblicare in quel numero de Le penseè libre
portò a Il silenzio del mare (Le Silence de la mer), primo titolo pubblicato dall'allora
clandestina Éditions de Minuit a Parigi nel 1942.

Non avendo mai scritto niente prima, Jean Bruller sorprese se stesso per la rapidità con cui
il racconto gli uscì dalla penna. Il giorno pattuito si recò alla sede della rivista con il
manoscritto nascosto sotto il braccio. Scoprì arrivando che la Gestapo, la mattina stessa,
aveva fatto irruzione perquisendo ogni cosa. Il manoscritto si era salvato per miracolo (non
così per il racconto che aveva scritto contemporaneamente Lescure), ma era necessario un
nuovo editore. Nacquero allora le Éditions de Minuit. L'ex disegnatore Bruller conosceva
alcune persone fidate nel ramo della tipografia. Propose a Pierre di fondare una casa
editrice totalmente clandestina che diventasse organo della resistenza. Nessuno dei
componenti, per maggior sicurezza, conosceva gli altri. Jean Bruller aveva vari pseudonimi.
Drieu era quello che usava di preferenza, pago all'idea che se fosse successo qualcosa a
subire le conseguenze sarebbe stato Pierre Drieu La Rochelle, lo scrittore
collaborazionista, all'epoca direttore della Nouvelle Revue Française.

Tuttavia per l'autore di quel primo libro in corso di stampa, ci voleva un nome diverso da
ogni altro, perché neppure i familiari potessero capire chi lo aveva scritto. Il nome "Vercors"
piacque a Jean per la sonorità impressionante e perché al momento dell'invasione tedesca,
egli si era trovato ai piedi del massiccio che così si chiamava. Con i compagni aveva deciso
che se i tedeschi avessero attraversato l'Isère, al di là del quale erano giunti, si sarebbero
imboscati sul Vercors per non essere presi prigionieri. Il nome, da allora, aveva assunto per
lui un simbolo di libertà.

Il silenzio del mare


L'idea per il racconto nacque in Bruller da un fatto successogli poco tempo prima a
Villiers-sur-Morin, il paese dove egli aveva la casa di famiglia e dove era rimasto per tutto
il periodo della guerra. L'ufficiale tedesco che aveva presidiato la sua abitazione, gliel'aveva
resa al momento dell'armistizio con la più grande civiltà. Rientrandovi, Bruller aveva trovato
i tappeti rivoltati perché non si sporcassero, tutto in ordine. Di lì a poco, per strada, aveva
incontrato l'ufficiale che gli aveva sorriso. Lui, come reazione istintiva, non aveva risposto al
sorriso e aveva tirato dritto. Si era pentito subito e si era ripromesso di fare almeno un
cenno con il capo, se avesse dovuto incrociare ancora il tedesco. Quando questo accadde,
il caso aveva voluto che Bruller non fosse solo; un amico di principi fortissimi era al suo
fianco, per il quale un saluto in risposta all'ufficiale sarebbe stato inaccettabile. Dopo quelle
due volte, Bruller aveva ritenuto di non potere più cambiare atteggiamento: sorridere al
terzo incontro, sarebbe stato interpretato forse come un pentimento e una richiesta di scusa
per i due dinieghi. Si era così imposto, per forza di cose, l'intransigenza assoluta di voltare
in capo dall'altra parte ogni volta. Il tedesco, invece, aveva continuato a salutarlo
cortesemente per tutto il tempo in cui la truppa era stata al villaggio.

Quel piccolo libretto di 96 pagine che nacque per caso, stampato in trecentocinquanta
copie e diffuso clandestinamente sotto pseudonimo, trasformò il disegnatore Jean Bruller
nello scrittore Vercors. Fatto tradurre dallo stesso De Gaulle, venne paracadutato con gli
aerei sull'Inghilterra perché servisse ai soldati di incitamento. Questo romanzo fece
inaspettatamente la sua fortuna. Fu ristampato e diventò il simbolo della resistenza
francese, ma per Vercors, con il tempo, diventò anche la sua prigione. Scrisse altri romanzi
e racconti ma per i più rimase solo l'autore di quel capolavoro. Con gli anni divenne per lui
un assillo l'aver legato se stesso ad un simbolo. Pativa di essere stato dimenticato come
persona, era sicuro che la massa della gente lo ritenesse già morto da molto tempo, come
prova il fatto che mai venne invitato ad una trasmissione televisiva. Un record in negativo:
due volte sole in più di trent'anni.

Nel 1943 ebbe pronto il suo secondo libro. Un altro romanzo breve per via del limite
tassativo di 96 pagine: Il cammino verso la stella (Le Marche à l'étoile, Éditions de Minuit,
Parigi 1943). Per scrivere aveva preso ispirazione dalla storia di suo padre, che ancora
quindicenne aveva lasciato l'Ungheria a piedi per tornare in Francia, patria originaria di
famiglia.

Scrisse poi altri racconti sulla base delle sconvolgenti testimonianze di un amico deportato
a Oranienburg (Le songe, Poésie, Parigi 1949) e miracolosamente tornato in libertà, ma il
timore dell'urto emotivo di un resoconto così raccapricciante e la possibile sofferenza per
tutte le famiglie che avevano congiunti nei campi lo convinsero a pubblicare il tutto dopo la
guerra.

Alle conseguenze delle atrocità naziste sulla psiche di chi le aveva subite dedicò il lungo
racconto Le armi della notte (Les Armes de la nuit, Éditions de Minuit, Parigi 1944), nel
quale il protagonista è un superstite, tornato dal campo di Hochsworth, convinto di aver
oramai perso la sua qualità di uomo, con la conclusione di ritenere che il suo degrado
morale sia irreversibile. Dopo la pubblicazione ricevette molte lettere di superstiti che si
rivedevano nel personaggio del protagonista e chiedevano allo scrittore di cambiare la
chiusura del racconto o di scriverne un seguito. Rifiutavano l'idea che non ci fosse un modo
per ritrovare la qualità d'uomo e riemergere alla vita.

Dopo la guerra
La potenza del giorno (La puissance du jour, Albin Michel, Parigi 1951) fornì loro la
possibilità di sperare ancora. Un racconto che Vercors scrisse nel 1951; gli ci erano voluti
infatti quasi cinque anni per poter elaborare una riflessione filosofica sulla condizione degli
esseri umani che legittimasse il riscatto del protagonista. Per giungere alla conclusione era
dovuto passare dalla pubblicazione di saggi (Plus ou moins homme, Albin Michel, Parigi
1949) e dallo studio di Schopenhauer e Leopardi.

Sempre sulla scia dello stesso pensiero scrisse Animali snaturati (Les animaux dénaturés,
Albin Michel, Parigi 1952) e Sylva (Grasset, Parigi 1961).

Nel 1956 avvenne il divorzio tra lui e il partito comunista, con un libro che probabilmente
fu la causa della sua marginalizzazione da parte della sinistra in generale e, di conseguenza,
di tutti i mezzi di comunicazione. Con lo scritto, critico ed ironico, intitolato P.P.C. (P.P.C.,
Albin Michel, Parigi 1957), che ironicamente trasformava in Pour Prendre Congé (per
prendere congedo), intendeva congedarsi non solo dal movimento comunista ma dalla cosa
pubblica nella sua interezza.

In età avanzata era andato ad abitare in uno strano alloggio, piccolo e affacciato sulla via,
nell'Ile de la Citè, il cuore di Parigi. Sul finire della sua vita si occupò di traduzioni di testi
teatrali, inscenando l'Amleto, il Macbeth e l'Edipo re, e di altri grandi scrittori inglesi come
Coleridge ed Edgar Allan Poe.

Morì il 10 giugno 1991.

Opere principali tradotte in italiano

1922 21 ricette di morte violenta


1942 Il silenzio del mare
1943 Il cammino verso la stella
1944 Le armi della notte
1951 La potenza del giorno
1952 Animali snaturati
1957 P.P.C. Pour Prendre Congé
1961 Sylva

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