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H. Arendt M. Heidegger, Lettere 12925-1975,Edizioni di Comunit,2001, soc. N. 3, p.6..
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H.Arendt M. Heidegger, ib. lettera N. 43, p.48.
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1950, in una lettera alla moglie di Heidegger, Elfride, afferma di essersi sposata con
un uomo che non amava, giusto per sposarsi.3
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H. Arendt Heidegger, ib., lettera n. 49,p.55.
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invernali nell aria lieve del mezzogiorno.4,
.
Gi Hegel, nelle Lezioni sulla filosofia della storia, aveva osservato che Come la
guerra troiana linizio della realt della vita greca, cos Omero il libro
fondamentale per linizio della rappresentazione spirituale.
Tale caratteristica di originalit della guerra di Troia colta sia dalla Arendt che
dalla Weil; lIliade, per entrambe, costituisce la metafora per eccellenza della
condizione umana:
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H. Arendt, M. Heidegger, lettera n. 55 in Lettere 1925 1975, Edizioni di Comunit,1998, p. 63-65.
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e i corpi abbandonati preda ai cani,
banchetto agli uccelli. 5
Cos, intona Omero il suo poema e, nel XV canto, le parole che Ulisse rivolge ad
Agamennone ben sintetizzano la condizione umana:
Noi siamo
destinati da Giove
sin da fanciulli a penare
nel duro travaglio di guerra
sino a vecchiaia, finch ciascuno
di noi cada spento
5
Omero Iliade, I
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H. Arendt, Sulla violenza p. 11
7
H. Arendt, Sulla violenza, p. 23
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(dove tutti sono colpevoli nessuno lo ) e predomina la burocratizzazione del
potere per cui si affermato il dominio di un intricato sistema di uffici per cui
nessuno, n uno n i migliori, n i pochi n i molti, pu essere ritenuto
responsabile.Laffermarsi della burocrazia priva luomo della facolt dagire che,
secondo la Arendt, costituisce la dimensione specifica della identit umana.
La violenza nella societ odierna segno di un diffuso malessere che trae le proprie
origini dal venir meno della dimensione autenticamente politica, dimensione che la
Arendt individua nella polis greca.
Ci non significa che la Arendt proponga una visione mitizzante della polis, quasi
che il mondo greco costituisca una sorta di eden; la polis rappresenta un termine
di confronto con il mondo attuale; daltra parte lesperienza greca, non si pu
considerare come superata e totalmente conclusa; i temi della libert, della
responsabilit di ciascuno e della giustizia costituiscono il fulcro della meditazione di
Platone e di Aristotele e sono, tuttora, oggetto dindagine e riflessione (nellera della
globalizzazione delleconomia e della politica, la ricerca relativa a che cosa sia la
giustizia e la difesa della cittadinanza democratica appaiono irrinunciabili, onde
evitare la massificazione e la distruzione della coscienza individuale.
In Vita activa, opera di filosofia politica, apparsa negli U.S.A. nel 1958, la Arendt
fonda la sua indagine sulla categoria dellagire che contraddistingue luomo; occorre
osservare che nella riflessione arendiana lagire assume un valore ontologico: la
studiosa vuole proporre una nuova visione delluomo la cui essenza viene
individuata, appunto, nellagire, in opposizione alla visione dominante della
tradizione occidentale che ha sempre privilegiato il pensiero.
Lagire implica il rapporto con altri uomini: non pensabile, infatti, che chi agisce
non trovi conferma della sua azione nellinter-azione con altri, lazione... non mai
possibile nellisolamento; essere isolati significa essere privati della facolt di agire
Solo la dimensione politica pu costituire un efficace antidoto alla violenza poich
unicamente allazione politica strettamente connesso il discorso inteso come mezzo
attraverso cui gli uomini possono esprimersi sugli affari comuni in uno spazio
comune.8
La Arendt considera la polis quale modello ideale dellagire politico poich il
vivere- insieme degli uomini nella forma della polis sembrava garantire che le pi
futili attivit umane, lazione ed il discorso. e i meno tangibili e pi effimeri
prodotti umani, le gesta e le storie a cui danno vita sarebbero stati imperituri;
lagire ed il discorso, anzi, hanno forse preceduto la stessa fondazione della polis, se
gi Omero sostiene che Achille autore di grandi imprese e pronuncia grandi
discorsi , mentre la violenza muta ed ha solo natura strumentale e la vittoria
della violenza sfocia nel terrore che appare lunico mezzo per mantenere il potere e la
dominazione.
Il giudizio costituisce un elemento fondamentale dellattivit politica; mentre la
rivoluzione era (ed ) caratterizzata dalla violenza: vince chi usa la violenza con
maggior determinazione. La rivoluzione a strugle for power: essa divora i suoi
figli, una tempesta che tutto spazza via e sommerge.
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14) H. Arendt, Vita activa, pag.137, opera citata
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La violenza che connota la rivoluzione appare quando sulla scena politica compaiono
i poveri: la compassione suscitata dalle condizioni di miseria abietta e degradante
allorigine dei movimenti rivoluzionari tipici dellet moderna.
Infatti, a partire dal XVIII secolo, in diversi strati della societ europea, si diffuse
una innata ripugnanza a veder soffrire una creatura umana (Rousseau); da quel
momento la passione della compassione ha ossessionato e trascinato gli uomini
migliori di tutte le rivoluzioni Robespierre ha tolto la compassione alla sfera privata
e lha trascinata sulla pubblica piazza; ed il sentimento che corrisponde alla passione
della compassione , naturalmente, la piet.9
[Par piti, par amour pour lhumanit, soyez inhumains si sostiene in una petizione
presentata da una delle sezioni della Comune di Parigi alla Convenzione nazionale];
la piet appare come fonte di virt e, in quanto tale, possiede un enorme potenziale
di crudelt. Par piti, par amour pour lhumanit, soyez inhumains si sostiene in una
petizione presentata da una delle sezioni della Comune di Parigi alla Convenzione
nazionale]; la piet appare come fonte di virt e, in quanto tale, possiede un enorme
potenziale di crudelt.
Quando i malheureux appaiono sulla scena della storia, i bisogni reali
determinano lo sviluppo della rivoluzione.La rivoluzione francese stata un modello
per tutte quelle successive: da allora le masse oppresse dalla miseria sono state
utilizzate nella lotta politica. Ovviamente non sono i poveri ad avviare il processo
rivoluzionario; in Francia la rivoluzione ebbe avvio grazie allopera di uomini di
lettere, di teorici isolati, la decisione di promuovere lazione rivoluzionaria assunta
da un gruppo ristretto, non scaturisce da una deliberazione presa da tutta la comunit.
La Arendt nel saggio Sulla rivoluzione contrappone la rivoluzione francese a quella
americana e ritiene che solo questultima sia contraddistinta dalla partecipazione alla
vita pubblica, dallautogoverno, dalla libert politica. Ci non deve indurre a credere
che la Arendt abbia una visione acritica della rivoluzione americana, anzi evidenzia
come laffievolirsi dello spirito rivoluzionario non abbia consentito il realizzarsi di
istituzioni durature per la formazione di idee e pareri nel pubblico e sottolinea
come Jefferson sia forse lunico uomo politico ad essere consapevole che le
istituzioni non dovevano essere rese immutabili perch nulla immutabile se non gli
inalienabili diritti delluomo. Infatti, egli propose di inserire nella Costituzione una
clausola per un controllo a periodi determinati e di dare nella Costituzione una
clausola per un controllo a periodi determinati e di dare forza alle assemblee dove i
cittadini potessero esprimere, discutere, decidere e non avesse solo attuazione il
sistema della rappresentanza.
LArendt, indubbiamente convinta che sia illusorio considerare possibile una
quiete perfetta ed un sogno ritenere che possa essere eliminata totalmente la
guerra e la violenza. Come sostiene Kant, proprio della natura umana una
insocievole socievolezza; quindi lantagonismo ineliminabile e la pace
perpetua costituisce un fine ultimo cui tendere perch questo il nostro dovere.
Nelle lezioni tenute alla New School for Social Research, durante il semestre
autunnale del 1970, dedicate alle analisi della critica del giudizio (tali lezioni sono
9
15) H. Arendt, Sulla rivoluzione, pag.94 e seguenti, opera citata
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ora raccolta nel volume: Teoria del giudizio politico, curato da Ronald Benier, trad.
italiana di P.P. Portinaro, ed. Il Melangolo), la Arendt evidenzia come, al centro della
riflessione kantiana sulla filosofia della storia, stia il progresso incessante del genere
umano; tale processo non ha fine ed in esso trovano realizzazione le disposizioni
del genere umano che si sviluppano fino al punto pi alto, anche se il punto pi
alto, in un senso assoluto, non esiste.10
La destinazione ultima, in senso escatologico, non esiste; la libert e la pace
costituiscono dei fini ultimi a cui tende il processo storico, non mete conseguibili
una volta per tutte. Ci che contraddistingue luomo da tutte le specie animali non
solo il possesso del linguaggio e della ragione, ma anche il fatto che le sue
disposizioni sono capaci di uno sviluppo illuminato.11
La sfera politica, pertanto, sorge direttamente dallagire insieme, dal condividere
parole e azioni; condividere parole significa giudicare; e lanalisi della facolt del
giudizio doveva costituire la terza parte dellopera la Vita della mente (dopo Pensare
e volere) parte che la Arendt non pot comporre a seguito della morte improvvisa.
Giudicare implica la possibilit di comunicare gli uni con gli altri in merito alle
questioni che riguardano lumanit in generale; il giudizio , quindi, una facolt
razionale politicamente molto importante (sulla Rivoluzione pag. 264); infatti, il
giudizio correlato alla socievolezza delluomo ed implica la libert politica intesa
kantianamente come fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi.
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H. Arendt, Teorie del giudizio politico, pag.90-91, opera citata
17) H. Arendt, Teorie del giudizio politico, pag.97, opera citata
18) H. Arendt, Le origini del totalitarismo, pag. 589, opera citata
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Nei regimi totalitari viene elaborato il concetto di nemico oggettivo: gruppi,
categorie, classi vengono via via individuate quali oppositori del regime ed eliminate
in quanto potenzialmente pericolose: Lidentit del nemico oggettivo varia a
seconda delle circostanze: i governi totalitari si configurano come movimenti la cui
avanzata incontra sempre nuovi ostacoli che devono essere eliminati.13
La creazione del sistema oggettivo, insieme al partito unico, alla polizia segreta,
allestraniazione degli individui, al controllo di tutti i mezzi dinformazione, alla
burocratizzazione di tutti i gangli dello Stato e della societ civile costituiscono gli
elementi propri dei governi totalitari che vengono identificati dalla Arendt nel
nazismo e nello stalinismo. Secondo la Arendt il totalitarismo costituisce una delle
forme politiche specifiche della societ contemporanea e, bench sia crollata sia in
Germania che nell ex Unione Sovietica, tuttavia nelle moderne societ di massa pu
sempre risorgere: nessun sistema politico contemporaneo immune da tale
degenerazione (si pu osservare che quando si opera in nome di ideologie astratte e
fondamentalisteche proclamano la necessit di operare una trasformazione
integrale dellumanit il rischio del totalitarismo sempre presente. In tale
situazione viene meno una delle condizioni fondamentali dellagire politico: la
condivisione che scaturisce da un agire in comune).
La nozione di agire, quindi, si contrappone nettamente alle teorie politiche elaborate
da Carl Schmitt che nel suo scritto Le categorie del politico fonda lagire politico
sul conflitto, sul contrasto ogni contrasto religioso, morale, economico, etnico o di
altro tipo si trasforma in un contrasto politico, se abbastanza forte da raggruppare
effettivamente gli uomini in amici e nemici 14 Lo Schmitt elabora la dicotomia
amico/nemico e considera il nemico come nemico pubblico (hostis) non come
inimicus in senso lato; pertanto ogni raggruppamento politico si contrappone ad
un altro: un nemico; pertanto lazione politica caratterizzata dalla lotta, dallo
scontro un globo terrestre definitivamente pacificato, sarebbe un mondo senza pi la
distinzione fra amico e nemico e di conseguenza un mondo senza politica.15
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condivise; mentre, attualmente, sembra di nuovo prevalere un ricorso massiccio alla
forza ed alla guerra; tutti i raggruppamenti politici, indipendentemente dalla loro
ideologia, sembrano privilegiare lo scontro, lo spirito di lotta forse perch tutti sono
pervasi dal timore che il potere sfugga loro di mano e, illudendosi, credono che il
ricorso alla violenza costituisca un mezzo per mantenere quel potere che si sta
dissolvendo.
BIBLIOGRAFIA