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Viaggio al termine della notte

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«Ve lo dico io, gentucola, coglioni della vita, bastonati, derubati, sudati da sempre, vi avverto, quando i grandi
di questo mondo si mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in salsicce da battaglia... È il segnale... È
infallibile. È con l'amore che comincia.»

Viaggio al termine della notte (Voyage au bout de la nuit) è il primo romanzo


Viaggio al termine della notte
di Louis-Ferdinand Céline, pubblicato nel 1932.
Titolo originale Voyage au bout de
la nuit

Indice
Trama
Contenuto
Stile
Storia editoriale
Personaggi principali
Influenze
Edizioni
Note
Voci correlate
Altri progetti

Trama Autore Louis-Ferdinand


Céline
«...mi credevo un idealista, è così che uno chiama i propri 1ª ed. originale 1932
piccoli istinti vestiti di paroloni.[1]»
1ª ed. italiana 1933
Genere romanzo
L'opera, a sfondo autobiografico come tutti i romanzi di Céline, segue le
vicende di Ferdinand Bardamu. Giovane milite nella Prima guerra mondiale, Sottogenere semi-
si reca poi nell'Africa coloniale, dove si rende conto di persona del modus autobiografico
operandi dei colonizzatori francesi, e negli Stati Uniti del primo dopoguerra, Lingua originale francese
dove testimonia i prodromi del fordismo e della società di massa. Nella Protagonisti Ferdinand
seconda metà dell'opera ritorna in Francia, dove diventa medico e apre uno Bardamu
studio in un degradato sobborgo di Parigi (la fittizia La Garenne-Rancy), per
Coprotagonisti Robinson
poi finire a lavorare presso un istituto di igiene mentale. I disparati elementi
del romanzo sono tra loro connessi dai ricorrenti incontri con Léon Robinson,
un personaggio sventurato non meno che ambiguo, la cui esperienza è per certi versi parallela a quella di Bardamu.

Contenuto
Come il titolo stesso suggerisce, Voyage au bout de la nuit è un cupo,
nichilistico romanzo in cui si mescolano misantropia e cinismo. Il titolo
deriva da una strofa di una canzone dell'ufficiale svizzero, Thomas Legler[2]:
«La nostra vita è come il viaggio / di un viandante nella notte; / ognuno ha
sul suo cammino / qualcosa che gli dà pena.»

Céline esprime un pessimismo pressoché inconsolabile sulla natura umana,


sulle istituzioni umane, sulla società e sulla vita in generale. Verso la fine del
libro, il narratore Bardamu, che sta lavorando in un manicomio, sottolinea:
Louis-Ferdinand Céline, 1932
(FR) (IT)
«...je ne peux m'empêcher «...Non posso trattenermi
de mettre en doute qu'il dal dubitare che esiste una
existe d'autres véritables qualunque genuina
réalisations de nos realizzazione del nostro più
profonds tempéraments profondo carattere, tranne
que la guerre et la maladie, la guerra e la malattia,
ces deux infinis du quelle due infinità
cauchemar.» dell'incubo.»

(Voyage au bout de la
nuit - Paris: Folio plus
classiques, 2006, p.
442 )

Il romanzo, oltre a una dura critica alla società, rappresenta una satira nei confronti della professione medica e della vocazione alla
ricerca scientifica. Da notare che Céline volle dedicare il romanzo a Elizabeth Craig, ballerina americana di cui era innamorato, ma
che preferì rientrare inCalifornia.

Stile
Da un punto di vista letterario, il primo romanzo di Céline è notevole per un nuovo stile che sembra riflettere i discutibili protagonisti
e che avrebbe esercitato una considerevole influenza sulla letteratura francese successiva. Céline fa ampio uso di ellissi, iperboli e
parole gergali. L'opera godette di successo popolare e una larga approvazione da parte della critica quando fu pubblicato, nell'ottobre
del 1932, tanto che Albert Thibaudet, forse il più grande critico francese di quegli anni, disse che nel gennaio del 1933 il romanzo di
Céline era un comune argomento di conversazione serale.

Storia editoriale
Il romanzo venne mandato a Gallimard e a Robert Denoël. I lettori del primo editore esitarono. Benjamin Crémieux scrisse in una
nota: "Romanzo comunista contenente episodi di guerra raccontati molto bene. Scritto in francese argotico un poco esasperante, ma
in generale con molta verve. Bisognerebbe tagliarlo."[3] Il secondo editore invece reagì subito con entusiasmo, ma Céline aveva
mandato il dattiloscritto senza mettere il proprio indirizzo e Denoël non sapeva a chi rivolgersi per rintracciare l'autore. Contattò
allora l'ufficio della dattilografa che aveva messo il proprio timbro sulla busta. Riuscì a trovare l'autore e gli fece firmare un contratto
al limite della legalità: verrà infatti pagata la sua percentuale solo a partire dalle 4.000 copie vendute. Céline accettò ma impose che
non venisse cambiata una sola sillaba di quel che aveva scritto.

Ufficialmente il libro uscì il 17 ottobre 1932, ma qualche copia era già stata distribuita ai possibili recensori[4]. All'inizio ne vennero
stampate 3.000 copie. Nessuno poteva immaginare che da allora non sarebbe più uscito di stampa né che il titolo sarebbe passato a
Gallimard, che aveva esitato. Intanto, l'anno della pubblicazione venne mandato al
Premio Goncourt, ma non vinse.
L'opera è stata tradotta in italiano nel 1933 da Alex Alexis (pseudonimo di Luigi Alessio, 1902-1962), collaboratore di Gian Dauli
(pseudonimo di Giuseppe Ugo Malato, 1884-1945), direttore editoriale della Dall'Oglio. Dopo molte ristampe, la stessa casa, che ha
assunto a volte negli anni il nome Corbaccio fino a stabilizzarsi in questo, l'ha ripubblicata (per la prima volta nel 1992) in nuova
traduzione e con note diErnesto Ferrero.

Personaggi principali
Ferdinand Bardamu, narratore
Léon Robinson, errante e maledetto
Molly la bella, americana incontrata a Détroit
Lola, altra americana conosciuta a Parigi e ritrovata a Manhattan
Musyne, altra ragazza che suona il violino
Madelon, amante di Robinson (e una volta di Bardamu)
la signora Henrouille, vecchietta e suocera
Bébert, ragazzetto incontrato in periferia
La zia di Bébert
Roger Puta
Arthur Ganate, amico che all'inizio lo costringe a parlare
Dottor Baryton
Parapine
Sergente Branledore
Comandante Pinçon, vigliacco
Tenente Sainte-Engence, cavaliere
Tenente Grappa
Alcide, altro militare

Influenze
Kurt Vonnegut citò Viaggio come una delle sue influenze nelPalm Sunday, e le disavventure di Bardamu sembrano
aver avuto influenza anche sull'operaComma 22 di Joseph Heller.
Charles Bukowski fa riferimento al Viaggio in alcuni dei suoi romanzi e brevi storie e impiega le tecniche diprosa
mutuate da Céline. Bukowski aveva un'altissima considerazione di Céline ("Céline è il più grande scrittore degli
ultimi duemila anni", si legge inCompagno di sbronze, ed. Feltrinelli), e lo cita in altre due opere Hollywood,
(
Hollywood!, ed. Feltrinelli, e Women, ed. TEA) dove all'interno di un'intervista, riportata nell'opera, si legge:
" - perché ti piace Céline?
- perché si è tolto fuori le viscere e ci ha riso sopra. un uomo molto coraggioso.
- perché è importante il coraggio?
- è una questione di stile. L'unica cosa che ci è rimasta."

Giorgio Gaber ha citato il Viaggio nella sua canzone La strada. Questi i passaggi del libro:
"Val mica la pena agitarsi, aspettare basta, dal momento che tutto deve finire per passarci, nella strada. Quella sola conta in fondo.
[...] Nelle case, niente di buono. Quando una porta si chiude dietro un uomo, lui comincia sùbito a puzzare [...]. ...conosco per
esempio un farmacista, avenue de Saint-Ouen, cha un bel manifesto in vetrina, una bella réclame: Tre franchi la scatola per purgare
tutta la famiglia! Un affare! Giù rutti! Si fa tutto insieme, in famiglia." (Corbaccio 2012, p.394)

Anche la canzone La festa (Polli di allevamento 1978) è ricca di citazioni delViaggio. Questi i passaggi del libro:

"È la musica meccanica che viene giù dai cavalli di legno, dalle automobiline che non lo sono, dalle montagne che non sono russe..."
(p. 344)
"Però loro andavano avanti le cocche. Non avevano l'aria di capire tutta la mala azione jellatoria ai nostri danni che metteva in moto
la loro canzone... Si lamentavano di tutta la loro vita sgambettando, ridendo, a tempo giusto..." (p. 400)
"Nessuno in fondo le resiste alla musica. Non hai niente da fare col tuo cuore, lo regali volentieri. Bisogna sentire in fondo a ogni
musica l'aria senza note, fatta per noi, l'aria della Morte." (p. 330)
"Mai si davano per vinti, mai sembravano essere stati tanto felici. Certi arrivavano al delirio. Bisognava strapparli ai loro disastri. Gli
avessero dato la morte in premio per venti soldi si sarebbero precipitati su quell'aggeggio." (p. 345)

e questi alcuni versi tratti dalla canzone:

"Oppure in una fiera


felici come si ringiovanisse
coi pesciolini rossi
e con le solite montagne
che non sono russe
............
La musica da ballo
è l'unico linguaggio che riunisce il mondo
c'è chi ci gode smisuratamente
e c'è chi si lamenta della vita
sgambettando
E oltre le note si avverte
il senso dell'aria senza note
che è l'aria della morte.
............
gli si potrebbe dare in premio
un bel barattolo di merda
per duemila lire.
E senza esitare un momento
sarebbero pronti a scannarsi
per quel divertimento.
Son proprio deficienti gli uomini
ormai son proprio devastati
non riesci più a strapparli alla loro idiozia
ci sono incollati."

La citazione introduttiva diViaggio al termine della notteè stata usata come "epigrafe" del filmLa grande bellezza di
Paolo Sorrentino: «Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario: ecco la sua forza, va dalla vita alla morte.
Uomini, bestie, città e cose: è tutto inventato».
Al romanzo è ispirata la canzoneBardamù di Vinicio Capossela, dall'album Canzoni a manovella.
Il romanzo ha ispirato la canzonePablo de Il Teatro Degli Orrori, dall'album Il Mondo Nuovo, dove viene raccontata
la storia del militare Alcide che Bardamu incontra nell'Africa Coloniale. Il testo della canzone riprende proprio alcune
frasi tratte dal romanzo, e racconta appunto la storia di Alcide, che nella canzone viene chiamato Pablo, chefre of
tutti i suoi averi a sua nipote rimasta orfana, che non ha mai conosciuto.

Edizioni
Viaggio al termine della notte, trad. Alex Alexis (pseudonimo di Luigi Alessio, Collana Scrittori di tutto il mondo n.31,
Milano, Dall'Oglio, 1933-1982.

Collana I David n. 33, Dall'Oglio, 1966


Collana I Corvi n. 224.sezione scarlatta n. 43, Dall'Oglio, 1988-1990ISBN 88-7718-629-1.
Viaggio al termine della notte, trad. Ernesto Ferrero, Collana Scrittori di tutto il mondo, Milano, Corbaccio, 1992-2016
ISBN 88-7972-017-1 ISBN 978-88-7972-017-5. - Collana La Biblioteca di Repubblica. Novecento n. 54, Gruppo L'Espresso,
Roma 2002 ISBN 84-96075-78-8.

Collana TeaDue n. 1036, TEA, Milano 2002ISBN 88-502-0301-2


Collana I grandi scrittori, Corbaccio, Milano 2011ISBN 978-88-6380-172-9.
Note
1. ^ Voyage au bout de la nuit, 1932, traduzione enote di Ernesto Ferrero, Corbaccio, 1992ISBN 8879720171
2. ^ A suo dire a capo delle guardie diLuigi XVI durante l'assalto alle Tuilieres; in realtà, Legler era nato nel 1782 e
compose quel canto al servizio diNapoleone Bonaparte, durante la battaglia della Teresina: v. Copia archiviata, su
emiliosanfilippo.it. URL consultato il 24 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 1º febbraio 2016).
3. ^ Citato in Henri Godard, Céline, Gallimard, Paris 2011, p. 153.
4. ^ Frédéric Vitoux, La vie de Céline, Gallimard, Paris 2005, p. 375.

Voci correlate
I 100 libri del secolo dile Monde

Altri progetti
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