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Analisi della sonata no.

5 op 24 di Beethoven, secondo
mov. Adagio molto espressivo.

Beethoven compose 10 sonate per violino e pianoforte, apprezzava particolarmente il duo


cameristico. La Primavera è tra le più note e presenta delle innovazioni, come la presenza di
quattro tempi invece che tre, stabilite dal classicismo. Allegro, Adagio, Scherzo e Rondò
(quest’ultimo fa riferimento a Mozart).
1. Allegro: descrizione della stagione con tono gioioso e allegro, molto cantabile.
2. Adagio: ripresa espressiva e modifica del tema una quinta sotto.
3. Scherzo: breve durata, funge da introduzione
4. Rondò: carattere divertente, scambio di ruoli tra pianoforte e violino.

Nella prima misura è il pianoforte ad aprire la scena con un ritmo ternario nella
figurazione di quartine in tre gruppi. Queste accolgono la tonalità d’impianto, Sib
maggiore, assumendo un’andatura ascendente, tendente alla tonica, e poi
discendente per quarte o quinte. L’entrata è dolce ed espressiva col piano.
Dalla seconda battuta il canto è affidato alla mano destra del pianoforte, esponendo
il tema. Il violino fin qui assume un carattere riempitivo e secondario, suonando
nelle parti deboli delle misure, si nota la sua presenza ma è ancora debole. La
seconda nota è sempre sfuggente. E’ nota la problematica del legalo tra la prima
nota, più lunga, e la seconda di breve durata, appunto sfuggita. In un contesto
cameristico come questo è bene fraseggiare in maniera omogenea senza spezzare le
frasi.
Alla sesta misura si trova un crescendo accompagnato da un gruppetto e le
successive semibiscrome che scendono dopo nella misura in appoggiatura, sib, poi al
la. L’appoggiatura in si è marcata dalla dinamica del piano.
Alla decima misura il tema viene affidato al violino mentre il pianoforte sostiene
armonicamente con arpeggi sulla tonica in entrambe le mani. In questo pezzo
cameristico è bene che violino e pianoforte collaborino scambiandosi il ruolo di
esposizione del tema, quindi facendo attenzione all’intonazione da parte dello
strumento a corde e delle dinamiche da quello a tasti. E’ presente una forma di
canone per quinta (diapente), la frase eseguita dal pianoforte a misura 18-19 viene
ribadita una quinta sopra a 20-21 dal violino.
Nella misura 22 il pianoforte esegue dei bicordi col raddoppio al basso e il violino
riempie le pause in contrattempo ribadendo la tonalità di risoluzione (FaM) che in
questo caso fa risolvere la settima di quinta specie nella misura precedente.
A misura 23 l’arpeggio ascendente del pianoforte introduce la nuova tonalità, fa
maggiore, accompagnata con una scala ascendente del violino.
Da misura 25 a 28 la scala discendente viene affidata prima al violino e poi al piano,
scambiandosi di voce risolvendo di nuovo in Sib.
Alla misura 26 è importante il Mib perché rappresenta la settima dell’accordo che
scende al re, ritorna in SiB.
A misura 30 il pianoforte riprende il tema iniziale fino a misura 37 inserendo delle
variazioni al suo interno. Beethoven cerca di ammorbidire il suono procedendo in
modo congiunto tra le note, massimo a distanza di terze.
Il pezzo a misura 38 assume un carattere cupo passando in Sib minore riesponendo il
tema.
A misura 41 riassume un tono più gioioso e risolutivo.
A misura 54 il pianoforte fa un accenno al tema inserendo un inciso dal punto di
vista figurativo. Lo sfondo armonico alla fine risulta essere più tenebroso, alla misura
60 è presente un accordo in do minore, dopo delle cadenze perfette risolveranno
l’instabilità presente (cad. pefetta, V-I).
Da misura 64 a 68 entrami gli strumenti riportano lentamente l’attenzione alla
tonalità d’impianto. Scambio di frase tra pianoforte e violino con canone. Punto di
arrivo è l’arpeggio del pianoforte, raggiunto dalla scala discendente del violino.

Ludwig van Beethoven


Ludwig van Beethoven (Bonn, 16 dicembre 1770[4] – Vienna, 26 marzo 1827).
Le opere di Beethoven le possiamo ritrovare in 138 volumi (opus) da lui stesso
catalogate, anche quelle senza numero di opus (Werke ohne Opus = WoO) e le opere
dubbie o spurie.

Wilhem von Lenz propose una ripartizione stilistica ancora in uso della carriera di
compositore di Beethoven in tre "periodi" creativi:
 il primo (Early, 1770-1802), da op 2 a op 28 (classicismo)

 il mediano (Middle, 1803-1814) da op 31 a op 90 (intermedio)

 il tardo (Late, 1815-1827) da op 101 a 111 (pre-romantico)

Haydn ha composto più di cento sinfonie e Mozart più di quaranta. Rispetto a questi
ultimi, Beethoven non è stato altrettanto prolifico, componendo solo nove sinfonie e
lasciando alcuni abbozzi per una decima sinfonia mai realizzata; questa discrepanza
tra il numero delle sue sinfonie rapportate a quelle dei suoi diretti predecessori è
data dalla sua volontà e scelta di comporre prediligendo la qualità rispetto alla
quantità dei suoi lavori. Beethoven ha pubblicato trentadue sonate per pianoforte; a
queste bisognerebbe aggiungere la sonata incompleta woO 51, le tre sonate WoO
47, composte probabilmente nel 1783 e dette sonate all'elettore
(Kurfürstensonaten) in quanto dedicate al principe elettore Maximilian Friedrich von
Königsegg-Rothenfels. Per quanto riguarda le trentadue sonate con numero d'opera,
la loro composizione avviene nell'arco di circa vent'anni. Questo corpus compositivo,
in modo più evidente rispetto alle sinfonie, evidenzia l'evoluzione dello stile del
compositore nel corso degli anni. Le sonate nel corso degli anni si affrancano sempre
più dai dettami classici previsti dalla forma sonata; gradualmente le composizioni
guadagnano sempre più libertà di scrittura e diventano sempre più complesse. La
prima esecuzione delle sonate di Beethoven fu di Hans von Bulof.

La musica da camera
Per musica da camera si intendono le composizioni destinate ad un ristretto numero
di strumentisti e/o cantanti. Il genere ha subito diversi cambianti nel corso del
tempo, nel ‘700 si considerava come un’esecuzione di quartetto d’archi, violini, viola
e violoncello. Poi si aggiunsero il clavicembalo e gli strumenti a fiato. Come
strumento a tastiera venne aggiunto il pianoforte e quindi nacquero le prime
esibizioni in quanto genere cameristico. Nel barocco questo era considerato come
“sonata da camera” derivante dalla forma precedente di sonata prevedeva un basso
continuo da un elemento polifonico più una linea melodica. Nel classicismo e poi
romanticismo l’esecuzione cameristica diventa decisamente più libera, non fa più
utilizzo di basso continuo ovviamente e arricchisce l’organico con più suoni e altezze.
Il suono
Il suono è il prodotto delle onde emesse da un corpo elastico che si traduce in
vibrazione. Queste si propagano nell’aria, mezzo fondamentale in quanto nel vuoto
c’è assenza di suono. Esso è percepito in maniera soggettiva dall’uditore quindi
secondo delle variabili. Caratteristiche:
1. Altezza: frequenza delle vibrazioni. (numero delle onde).
2. Intensità: ampiezza dell’onda
3. Timbro: forma dell’onda, ci permette di distinguere i suoni.
Condivisione del suono:
La gestione dei suoni varia in base al numero e al contesto degli esecutori.
In un contesto solistico sarà ovviamente il solo esecutore a decidere sulla propria
performance, in uno cameristico essendoci più elementi deve svilupparsi un
pensiero comune mentre in un’orchestra il pensiero musicale è affidato al direttore
che ha il compito di gestire l’esecuzione di più elementi a seconda delle proprie
scelte.
Le problematiche:
Suonando, sia con la musica d’insieme che non, si riscontrano diverse problematiche
a seconda del proprio strumento.
1. Intonazione: problematica legata principalmente agli strumenti ad arco o a
fiato, corrisponde all’emissione di una nota facente riferimento ad un sistema
temperato. Se non eseguita correttamente può risultare calante o crescente,
creando dissonanza tra gli altri orchestrali.
2. Equilibrio: bilanciamento dei suoni tra più elementi, dinamiche e fraseggi
eseguiti al fine di creare un unico suono.
Il tempo
Scansione ritmica e metrica di un brano, è eseguita tramite le indicazioni di tempo
scritte ad inizio partitura (numero dei movimenti e valori di ognuno).
1. Semplice: suddivisione binaria
2. Composto: // // // ternaria
3. Misti: tempo irregolari, somma di un ternario pià binario ( es. il cinque quarti)

Ritmo
Emissione costante di suoni in un determinato tempo tramite pulsazioni ritmiche,
battiti regolari. Accenti:
1. Ritmici: battito sulla perfetta divisione metrica della battuta.
2. Melodico: pulsazione sonora variabile da un fraseggio, scelta personale.

1. Ritmo binario: forte-debole


2. Ritmo ternario: forte-debole-debole

Struttura fraseologica
1. Inciso: piccolo elemento di una battuta, corrisponde di solito ad inizio brano.
2. Semifrase: insieme di due o tre incisi (binaria o ternaria).
3. Frase: insieme di due o tre semifrasi (binaria o ternaria).
4. Periodo: insieme di due o tre frasi (binario o ternario).

Differenza tra una lettura ritmica e metrica:


Parliamo di lettura ritmica se ci soffermiamo solo sull’aspetto matematico e corretto
di una partitura, escludendo da ciò l’aspetto personale ed interpretativo.
Quest’ultimo incomincia dando un senso musicale a ciò che si espone, variabile dalle
proprie capacità e conoscenze. Il fattore interpretativo considera i seguenti elementi:
l’esitare, stringere e ritenere. E’ necessario studiare prima la corretta lettura ritmica
per poi dare un senso melodico al brano in questione.
Punto saliente: momento tensivo dell’intero brano, punto più importante al quale
tende il discorso musicale.
La cadenza: risoluzione di un periodo in movimento ad uno di riposo, conclusione di
una frase.

La forma sonata:
La sonata è una composizione esclusivamente strumentale.
La sonata barocca è una composizione polifonica riconducibile ad elementi sacri con
costruzione simile alle suites, la sonata da camera consisteva quasi interamente in
pezzi danzabili. Il termine sonata è applicato anche alla serie di 555 opere per
clavicembalo solo di D. Scarlatti, questi pezzi sono formati di un solo movimento che
comprende due soggetti compresi in un solo tempo utilizzando lo stesso tema. Si
parla di sonata dal 1740 al 1828, l'utilizzo di "sonata" come termine standard per
queste opere è databile agli anni settanta del XVIII secolo. Haydn etichetta la sua
prima sonata per piano come tale nel 1771. Nel periodo classico si stabilisce la
forma-sonata. Nell’epoca romantica invece la sonata viene considerata in forma più
concertistica e aperta. Nel ‘900 invece si considera in forma libera, prende piede
l’atonalità e abbraccia i pensieri impressionisti. La struttura della forma-sonata viene
solitamente definita come bitematica tripartita. La tripartizione comprende la
sezione di Esposizione (a volte preceduta da una Introduzione), quella di Sviluppo e
infine la Ripresa (a volte seguita da una Coda).

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