Sei sulla pagina 1di 2

PARTE PRIMA.

Tormentati dalla musica

In questa prima parte vengono descritti casi molto interessanti che vanno da una storia come quella
di un medico che dopo essere stato colpito da un fulmine diventa un musico lo quasi ossessivo da
analfabeta musicale pressoché completo qual’era prima, a storie dove i pazienti scatenano vere e
proprie crisi epilettiche se sentono determinate sinfonie, arrivando a pazienti che vivono
costantemente con allucinazioni musicali e ci propongono quindi   una visione molto diversa da
quella che normalmente deputiamo all’ascolto della musica o al suo apprezzamento che esprimiamo
anche nel pensare mentalmente a brani musicali. Inoltre quei motivetti che siamo abituati a
chiamare “i tormentoni”, che entrano nella nostra mente e sembrano non abbandonarci mai, in
molte persone diventano così invasivi nel loro pensiero da non permettergli più di condurre una
vita normale. Studi effettuati nel 2005, hanno evidenziato come immaginare musica possa
attivare la corteccia uditiva con un’ intensità quasi identica a quella che viene indotta
dall’ascolto reale. Gli studiosi hanno visto che immaginare la musica stimola anche la corteccia
motoria e immaginare l’atto di suonare stimola la corteccia uditiva. Questi studi accreditano
ancora di più quel fenomeno dell’Immagine mentale motoria che conosciamo e utilizziamo anche
come strumento terapeutico per facilitare il riapprendimento delle funzioni lese.

PARTE SECONDA. Le dimensioni della musicalità

Nella seconda parte l’autore affronta aspetti legati alla capacità o meno della comprensione della
musica, andando dai casi di orecchio assoluto a quelli, veramente incredibili, di amusia cocleare;
vengono presentati anche particolarità interessanti che variano molto tra loro. Esempio è il caso di
un paziente nato con problemi di vista gravissimi e che all’età di tre anni contrasse una
meningite che gli causò crisi epilettiche e gravi problemi cognitivi e motori. Sacks lo conobbe in
età adulta come “savant musicale”,  conoscitore di più di duemila opere di cui aveva imparato,
ascoltando le esecuzioni, la parte di ogni strumento e di ogni voce. Un altro caso molto
interessante è quello di un medico norvegese che in seguito alla rimozione di un neurinoma al
nervo acustico ha perso completamente l’udito all’orecchio destro e questo gli comportò non
tanto il cambiamento nella percezione delle qualità speci che della musica, come l’altezza e il
timbro dei suoni, ma piuttosto, ad essere compromessa era la ricezione emotiva della musica che
risultava stranamente piatta e bidimensionale. Questa drammatica esperienza viene analizzata in
una maniera molto propositiva per tutti coloro che a vario titolo si occupano di Ri-abilitare. Sacks
sostiene, infatti, che la percezione, non ha mai luogo esclusivamente nel presente, ma deve
attingere dall’esperienza del passato, e cita quell’esperienza che Edelman riconosce come
il “presente ricordato” 

PARTE TERZA. Memoria, movimento e musica

Sono riportati, casi molto signi cativi in cui si può ipotizzare come la musica possa diventare uno
strumento terapeutico non indifferente, si possono citare ad esempio i casi di afasia espressiva
immodi cabili da anni di terapia logopedica, che poi attraverso la musicoterapia a volte
ritrovano almeno il piacere di riuscire a comunicare attraverso l’uso di una parola cantata,
che sarà in grado di esprimere una comunicazione esistenziale, emozionale, fondamentale e
signi cativa per permettere alle persone affette da patologie di sentirsi vivi.

Un altro esempio è quello di pazienti parkinsoniani che attraverso l’ascolto di certe melodie
spesso vivono l’emozione di superare gli episodi di “blocco improvviso”  anche solo per quel
momento speciale della durata di un ballo: certo, rispetto ad una riorganizzazione post-lesionale,
che auspica un recupero delle funzioni per interagire con il mondo in molti contesti differenti ,siamo
comunque perdenti, ma a volte ci vogliono anche questi vissuti quando la sofferenza della malattia
fi
fi
fi
fi
fi
sembra superare ogni conoscenza scienti ca. Curiosa è anche la storia di un pianista viennese che
aveva perso il braccio destro nella prima guerra mondiale e a distanza di anni, ogni volta che
doveva mettere a punto una diteggiatura di una nuova composizione, il suo moncherino si
agitava come se tutto il braccio, dita comprese, prendesse parte attivamente al processo. Questo
caso apre tutto al campo dell’arto fantasma che nel caso del pianista ha avuto uno sviluppo
positivo ma, purtroppo molto spesso gli arti fantasma possono essere molto fastidiosi o
addirittura molto dolorosi. Un altro aspetto affrontato è stato quello della distonia focale dei
musicisti, problematica che il solo nome tende a terrorizzare i professionisti della musica. Sacks
mette in evidenza come questa disfunzione neurale sia molto più frequente di quanto non si dica e
spesso oltre a non venire diagnosticata se non dopo anni di peregrinare del musicista, ancora oggi
non ci siano delle prospettive terapeutiche così de nitive e risolutive.

PARTE QUARTA. Nella veglia e nel sonno. Sogni musicali

Interessante questa quarta parte in cui si evidenziano situazioni variamente incredibili come quelle
che sembrano confermare che la musica dei sogni è uguale a quella dello stato di veglia. Queste
conclusioni a cui arriva sembrerebbero inoltre confermate non solo dalle caratteristiche permanenti
di accuratezza e di qualità della memoria musicale nelle allucinazioni musicali e
nell’immaginazione, ma come queste caratteristiche sembrino permanere nonostante la nostra
mente possa essere devastata da amnesia e da demenza o dalle psicosi.

Sono interessanti anche gli studi che hanno messo in evidenza come in sindromi postcommotive, o
in esiti di coma, si possono veri care casi che risultano completamente indifferenti al valore
emotivo della musica. Interessante, inoltre, come la musica sia vista come strumento per uscire da
stati di anedonia, che esprimono un’insensibilità completa sia al piacere che alla tristezza. A volte,
infatti, la musica riesce ad abbattere tutte le resistenze emotive e permette il uire dei sentimenti, sia
di gioia che di dolore, permettendo spesso un ritorno alla vita.
fi
fi
fi
fl

Potrebbero piacerti anche