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ANALISI DI UNO STANDARD JAZZ concetti generali. Quando si intraprende lo studio, ed in particolare
l’analisi di uno standard jazz, il problema più grande è la confusione a cui si va incontro. Infatti, lo studente o
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l’appassionato di turno che cerca informazioni in internet riguardo l’analisi dello standard jazz, spesso si imbatte
in spiegazioni che nella migliore delle ipotesi sono confusionarie ed incomplete. Queste spiegazioni talvolta non
sono il frutto di un metodo pensato, provato e strutturato, ma della propria esperienza di studio, o sarebbe
meglio dire di pratica jazzistica.
Lo studio è la comprensione di questa lezione prevedono una buona conoscenza di: tonalità, cadenze,
successioni armoniche, gradi della scala, sigle (in inglese). Se non si ricorda qualcosa o si ritiene la propria
conoscenza inadeguata, si suggerisce di ripassare tali argomenti, prima di andare avanti.
Analizzare uno standard jazz è un’operazione molto importante, in modo particolare ai fini dell’improvvisazione
(sarebbe sempre opportuno analizzare un brano prima di suonarlo), che è strettamente legata alla melodia, alle
strutture, agli accordi, alle progressioni, ai centri tonali, alle cadenze ed alle modulazioni; gli elementi che
costituiscono uno standard jazz. Per chiarirsi bene le idee è fondamentale porsi alcune domande.
Gli standard jazz sono brevi composizioni musicali, per lo più canzoni, appartenenti soprattutto al repertorio
americano, scritte in particolare tra gli anni ’30 e ’60. Questi standards, raccolti in una serie di voluminosi libri
intitolati real book (ne sono stati pubblicati numerosi) rappresentano un background imprescindibile di
formazione, di repertorio e di studio per tutti i musicisti jazz.
In maniera molto semplice. Generalmente ogni rigo è diviso in quattro misure (volutamente, per favorire la lettura
è la memorizzazione ritmico armonica in blocchi, ai fini dell’improvvisazione). Gli standards sono scritti
solitamente sul doppio pentagramma (chiave di violino e chiave di basso). Sul pentagramma in chiave di violino
è scritta la melodia, sul pentagramma in chiave di basso sono scritti gli accordi sotto forma di sigle (in inglese).
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ANALISI DI UNO STANDARD JAZZ concetti generali
L’analisi di uno standard jazz prevede alcuni passaggi fondamentali, che non devono necessariamente seguire
quest’ordine, ma per un’analisi completa nessuno di questi dovrà essere tralasciato.
Si possono avere anche delle strutture formate da più parti differenti, come ad esempio ABCD, oppure forme più
articolate in cui le A si alternano con altre parti differenti, ad esempio ABACADA.
Si prenda come esempio TAKE THE “A” TRAIN di Duke Ellington e si segua la melodia, meglio se con lo
spartito davanti. Si potrà notare che a b 9 il tema riprende esattamente come all’inizio, infatti le prime 8 misure si
ripetono esattamente per due volte. Il B si sviluppa nella tonalità di F mentre l’ultima A è uguale alle prime due.
Si può quindi affermare che ci si trova davanti ad una struttura AABA. L’unica differenza che c’è tra le prime
due A sta negli accordi dell’ultima battuta; la prima volta si ha una cadenza II – V che riporta alla tonalità
di C mentre la seconda volta si ha una cadenza II – V che riporta alla tonalità di F (primo accordo della B).
Il blues è senza dubbio la forma più conosciuta e più semplice, caratterizzata da una parte unica di 12 battute
(sia il maggiore che il minore), poiché non c’è alcuna ripetizione, la cui armonia è caratterizzata da cambi tipici,
che dettano legge. Quando si analizza un brano a volte si commette l’errore di contare le battute, ed in base a
questo dato emettere la “sentenza” sulla struttura. Beh, non è sempre così. Nella letteratura jazzistica esistono
brani di 12 misure che non sono dei blues (poiché i cambi armonici non sono quelli tipici del blues), un esempio
classico è il brano SOLAR di Miles Davis.
Ci sono tante altre forme, utilizzate per la scrittura degli standard jazz ma il concetto generale per
l’individuazione delle varie parti resta sempre lo stesso.
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ANALISI DI UNO STANDARD JAZZ concetti generali
Analisi armonica
Quando si parla di armonia la prima cosa a cui bisogna pensare è la tonalità del brano. Può succedere che nello
stesso brano si possono trovare più tonalità, o sarebbe meglio dire più centri tonali; caratterizzati nella maggior
parte dei casi da cadenze e/o modulazioni. In questi casi torna utile la struttura, infatti grazie ad essa si riesce a
avere una visione più chiara dei movimenti armonici, si riesce a capire se si tratta di cadenze, di progressioni o
di vere e proprie modulazioni. Si prenda come esempio AUTUMN LEAVES; l’impianto tonale (Bb e Eb in chiave
ci dice che possiamo essere nella tonalità di Bb maggiore oppure in G minore). Dal punto di vista jazzistico
possiamo analizzare l’armonia del brano in maniera differente.
Queste micro successioni di accordi non sono altro che i centri tonali di AUTUMN LEAVES. Dal punto di vista
dell’improvvisazione, identificare i centri tonali è di fondamentale importanza, anche perché semplificano molto
la vita. Infatti, si può decidere di improvvisare scegliendo la giusta scala per ogni centro tonale, evitando di
improvvisare applicando pedestremente la “regola” accordo=scala. Una volta che avremo ben identificato i
centri tonali si potranno scegliere le scale da utilizzare, eventuali sostituzioni armoniche da applicare e Cerca
quant’altro.
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Analisi melodica
La melodia è sicuramente l’elemento più caratterizzante dello standard jazz. Essa, a differenza delle successioni
armoniche e del ritmo (medium, up, ballad, bossa ecc.) è sempre diversa. Spesso la melodia è di grande aiuto
nell’improvvisazione, per due motivi principali:
Gli spunti improvvisativi che può offrire un tema sono veramente tanti e molto utili, specie se non si sono ancora
acquisite competenze improvvisative tali da gestire gli assoli in totale libertà; sia dal punto di vista del fraseggio
che della creatività. Molti musicisti, anche importanti, spesso iniziano i propri assoli proprio come se essi fossero
delle variazioni tematiche. Altre volte, vengono ripresi degli spunti melodici sotto forma di “citazione”, nel corso
dell’assolo, da cui lentamente ci si allontana a favore di fraseggi e di idee personali, ma sempre strizzando
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ANALISI DI UNO STANDARD JAZZ concetti generali
aiuta a non perderci nel chorus (cantiamo in mente la melodia mentre improvvisiamo)
Parliamoci chiaro, le strutture e le successioni armoniche si somigliano un po’ tutte. Questo può essere un
problema, poiché a volte alcuni cambi ed alcune successioni, generano una confusione tale che può portare
facilmente a perdersi nel chorus (nella struttura). In questi casi la melodia viene in aiuto, infatti se si riesce a
tenerla a mente, mentre si improvvisa, non si correrà il rischio di perdersi.
Niente di più semplice. Bisogna individuare quelle che sono le cellule melodiche principali (cellule formate da
poche note o brevi frasi) del brano e pensare a possibili variazioni, sia ritmiche che melodiche. Si prenda come
esempio FOUR di Miles Davis. La cellula melodica principale è la sequenza SIb – DO – RE, che non va pensata
solo come una successione di 3 crome su un intervallo di terza maggiore, ma anche come una sequenza
ritmica. Vediamo negli esempi quali sono le cellule melodiche presenti nel brano.
in questo primo esempio è evidenziata nel primo cerchio (partendo da sinistra), la cellula melodica
principale del brano. Nella seconda misura le note FA – MI – RE possono essere considerate una
risposta alla prima cellula, per moto contrario. Alla fine della seconda misura le note SIb – DO – REb
possono essere considerate come una variazione minore della cellula melodica principale
in questo secondo esempio si hanno una serie di cellule melodiche secondarie che rappresentano degli
spunti improvvisativi da poter sviluppare (b 8, 9, 10,11)
in questo terzo esempio (casella 2), quindi ultime 4 misure del chorus. In questo caso non si tratta di
cellule melodiche bensì di una piccola frase, più interessante dal punto di vista ritmico che melodico.
Anche in questo caso la frase può essere sicuramente sviluppata dal punto di vista improvvisativo.
Una volta identificate tutte le cellule, si potranno riutilizzare a nostro piacere. Volendo potrebbero anche essere Seleziona una categoria
utilizzate per scrivere una serie di patterns, da utilizzare poi nell’improvvisazione. In conclusione, avere piena
consapevolezza della struttura, dell’armonia e della melodia significa percorrere una strada in discesa verso
l’apprendimento della pratica improvvisativa.
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ANALISI DI UNO STANDARD JAZZ concetti generali
Suggerisco di provare ad analizzare qualche standard a propria scelta, seguendo questi steps:
scegliere lo standard => smontarlo => analizzarlo => rimontarlo => suonarlo
Mi auguro che questa breve lezione sia stata esaustiva e soprattutto utile. Se incontri delle difficoltà nell’analisi
degli standards che preferisci, o cerchi semplicemente un confronto, rispondi all’articolo oppure apri un nuovo
topic nel FORUM, ne parleremo insieme.
Ti è piaciuto l’articolo? L’hai trovato interessante? Mi piacerebbe conoscere la tua opinione in merito a questo
articolo. Per favore, lascia un commento. Il tuo feedback è importante e dà senso al mio impegno.
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