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Come Geltrude
istruisce i suoi figli
di Enrico Pestalozzi
Edizione di riferimento:
Come Geltrude istruisce i suoi figli, La Nuova Italia
Editrice, Firenze 1974
Sommario
Introduzione 1
Lettera prima 10
II 44
III 64
IV 77
V 86
VI 90
VII 98
VIII 145
IX 153
X 159
XI 178
XII 184
XIII 193
XIV 203
LETTERA PRIMA
1
È indubitabile che lo spirito umano non assimila le impres-
sioni che gli offre l’insegnamento qualunque sia la forma con
cui gli vengono offerte. L’arte di scoprire quelle forme che più
eccitano la sua capacità di assimilazione, è il meccanismo didat-
tico che ogni maestro può scoprire nella libera natura e appren-
dere in aiuto della sua arte.
II
III
IV
VI
VII
I
Studio dei suoni
b ab
g ab
sch ab
st ab e così via.
II
III
Aachen 8.
Aalen 3.
Abenberg 4.
Aberthan 11.
Aken 10.
Adersbuch 11.
Agler 1.
Ahrbergen 10.
Aigremont 8.
Ala 1.
Allenbach 5.
Allendorf 5.
Allersperg 2.
Alschaufen 3.
Alsleben 10.
Altbunzlau 11.
Altena 8.
Altenau 10.
Altenberg 9.
Altenburg 9.
Altensalza 10.
Altkirchen 8.
Altona 10.
Altorf 1.
Altranstädt 9.
Altwasser 13.
Alkerdissen 8.
Amberg 2.
Ambras 1.
Amöneburg 6.
Andernach 6.
Il padre è buono.
La farfalla è variopinta.
Gli animali cornuti sono erbivori.
Il tronco del pino è diritto.
2
Il criterio della divisione è dato: 1) dai verbi essere, avere,
volere, potere, dovere; 2) dal numero singolare e plurale.
Io conserverò.
Io non conserverò altrimenti la mia salute.
Dopo quanto ho sofferto io non conserverò altrimenti
la mia salute.
Dopo quanto ho sofferto nella mia malattia io non
conserverò altrimenti la mia salute.
Dopo quanto ho sofferto nella mia malattia io non
conserverò la mia salute se non col riguardo.
Dopo quanto ho sofferto nella mia malattia io non
conserverò altrimenti la mia salute se non col massimo
riguardo.
Dopo quanto ho sofferto nella mia malattia io non
conserverò altrimenti la mia salute se non col massimo
riguardo e temperanza.
Dopo quanto ho sofferto nella mia malattia io non
conserverò altrimenti la mia salute se non col massimo
riguardo e con una generale temperanza.
Io conserverò
tu conserverai, ecc.
Io conserverò la mia salute, ecc.
Ed ancora:
Io ho conservato,
tu hai conservato, ecc.
La forma
3
Io devo qui notare che l’A B C dell’intuizione si rivela co-
me il mezzo essenziale ed unico per raggiungere la capacità di
una valutazione esatta della forma di tutte le cose. Esso fu inve-
ce sino ad ora pienamente trascurato, tanto da non averne nep-
pure la più lontana idea. Per la conoscenza dei numeri e della
lingua non mancavano invece taluni di tali mezzi. Ora, la man-
canza di un mezzo di insegnamento elementare relativo alla for-
ma deve essere considerato non solo come una semplice lacuna
nell’istruzione, ma come la lacuna fondamentale che mina tutte
le nostre conoscenze, giacché essa si riferisce ad un campo a cui
le cognizioni numeriche e linguistiche devono essere subordi-
nate. Il mio A B C dell’intuizione deve rimediare a tale lacuna,
assicurando all’istruzione le basi sovra cui devono esser fonda-
ti tutti gli altri mezzi di insegnamento. Io prego tutti i tedeschi
che si sentono chiamati a formulare un giudizio sul mio meto-
do, a considerare queste idee come in esso fondamentali, tali
che dalla loro verità dipenda il valore di tutti i miei tentativi.
VIII
Aritmetica
bile che solo può dare a quella per sè vuota parola un si-
gnificato di verità. È, del resto, ciò che avviene per ogni
disciplina. Anche il disegno, separato dalla misurazione
d’onde esso deriva, perde l’intima verità della sua essen-
za, che solo lo rende efficace a guidare alla formazione di
concetti chiari.
Io comincio, fino nel Libro delle madri, a cercare di ri-
svegliare nei fanciulli la coscienza delle relazioni numeri-
che, derivandole dalle variazioni reali del più e del meno
che si presentano negli oggetti ch’essi hanno davanti agli
occhi. Le prime tavole di questo libro, infatti, contengo-
no una serie di oggetti che dànno al fanciullo l’idea del-
l’uno, del due, del tre ecc. fino al dieci, sulla base di in-
tuizioni precise. Faccio quindi notare ai fanciulli su que-
ste tavole gli oggetti che sono indicati come unità, poi co-
me doppi, tripli ecc. In seguito faccio riscontrar loro tali
rapporti sulle dita delle mani, con dei piselli, dei sassoli-
ni ed altri oggetti famigliari, e mi sforzo di rinnovare cen-
to e cento volte al giorno la loro coscienza, col domanda-
re, durante i facili esercizi di compitazione e sillabazio-
ne: quante sillabe ha questa parola? Quale è la prima, la
seconda, la terza? e via dicendo. In questo modo s’im-
prime nella mente del fanciullo con perfetta chiarezza la
forma originaria del calcolo, e gli divengono famigliari,
nella loro intima verità, i numeri, come espressione ab-
breviata dei rapporti stessi del calcolo, nè egli imprende
a farne uso prima d’aver posto nell’intuizione sensibile i
loro sicuri fondamenti. Indipendentemente dal vantag-
gio di far così dell’aritmetica la base per la formazione
di concetti chiari, è incredibile quanto questi sicuri fon-
damenti intuitivi facilitino il calcolo al fanciullo, e l’espe-
rienza ci dimostra che i principi dell’aritmetica sono in
generale difficili, perché non vien usato a loro riguardo,
come si dovrebbe, questa regola psicologica. Perciò io
devo estendermi un poco nella esplicazione particolare
del metodo.
1 11 11 11 ecc.
1 111 111 111 ecc.
1 1111 ecc.
IX
4
Anche il buono ed indulgente Lavater, pronto a riconosce-
re come nessun altro ciò che vi è di positivo in ogni condizione
del mondo, lo ammetteva. Alla domanda quali mezzi elementa-
ri per l’insegnamento dell’arte e la esatta determinazione intui-
tiva degli oggetti fossero in uso, egli rispose che non ne cono-
sceva alcuno e che era davvero incredibile come l’educazione
artistica in Europa fosse priva di basi.
XI
XII
tue attività pratiche, tu non sei solo il centro del loro svi-
luppo, tu determini, in molti casi, anche la forma ester-
na delle loro manifestazioni, ma sempre nei limiti che le
leggi del meccanismo fisico ti hanno posti. Come nel-
l’oceano infinito della natura inanimata la condizione, la
necessità, le circostanze determinano il nostro particola-
re modo di vedere, così nell’infinito oceano della natura
animata, che produce lo sviluppo delle tue forze, la con-
dizione, la necessità e le circostanze determinano il carat-
tere specifico di queste attività di cui tu particolarmente
ed unicamente hai bisogno.
Secondo questi particolari punti di vista deve appunto
esser determinata l’applicazione pratica delle nostre atti-
vità e ogni educazione che allontani l’applicazione del-
le nostre forze e attività pratiche dal centro individua-
le a cui si riferisce tutto ciò che l’uomo nel corso del-
la sua vita deve fare, sopportare, disporre e procurare, e
in tal modo tolga alle attività pratiche che ci son neces-
sarie l’essenziale impronta di individualità, che le con-
dizioni d’ambiente e la situazione personale esigono da
noi, ci mette in contraddizione con queste o ci rende ad
esse in un modo o nell’altro disadatti. Una tale educa-
zione deve essere considerata, in contrasto con una buo-
na ed umana educazione pratica, come una deviazione
dalle leggi della natura, dall’armonia di me con me stes-
so e con tutto ciò che è, e, conseguentemente, come un
impedimento alla formazione di me stesso, alla mia pre-
parazione professionale, all’educazione al dovere, come
una rinuncia, pericolosa alla mia essenza stessa, alla pura
e generosa coerenza delle mie condizioni positive di vita
con l’intima realtà della mia individualità. E ogni forma
d’insegnamento che porti in sè il germe di tanto male per
la vita umana, già così limitata, deve incutere ai genito-
ri, a cui sta a cuore la futura felicità dei propri figli, tanto
maggior timore, in quanto il danno incalcolabile prodot-
to dalla nostra apparente e superficiale coltura, ed anche
XIII
XIV
do; ora gli mostra Dio nel suo disegnare, nel suo misura-
re, nel suo calcolare; gli mostra Dio in ogni sua forza, ed
egli vede Dio nella perfezione di sè stesso; la legge del-
la perfezione è la legge della sua formazione; egli la rico-
nosce nei primi tratti disegnati con esattezza, in una li-
nea retta o curva. Sì, amico! nei primi tratti di una li-
nea tracciata con esattezza, nella prima espressione esat-
ta di una parola, nel suo petto si dischiude la prima com-
mossa coscienza della legge sublime: Siate perfetti come
è perfetto il padre vostro nei cieli. E poiché il mio meto-
do tende con tutte le energie alla perfezione di ogni sin-
golo atto, comincia sin dalla culla a imprimere con forza
e profondità nel petto del bambino lo spirito di questa
legge.
A questa prima legge della sua interna elevazione spiri-
tuale, se ne collega una seconda, con cui la prima è stret-
tamente intrecciata, quella cioè per cui l’uomo non è a
questo mondo per se stesso, ma può raggiungere la sua
propria perfezione solo per la perfezione dei suoi fratel-
li. Il mio metodo può veramente fare dell’unità di queste
due leggi sublimi una seconda natura nel fanciullo prima
ancora ch’egli distingua la destra dalla sinistra. Il fan-
ciullo educato secondo il mio metodo sa appena parla-
re che egli è già maestro dei suoi fratellini minori e aiuto
efficace per la mamma.
Amico, non è possibile di stringere in più salda unità
i sentimenti su cui si fonda la vera religione, di quello
che fa il mio metodo. Per suo mezzo io ho conservato
al fanciullo la sua madre e resa durevole l’influenza del
suo amore, per suo mezzo io ho collegato la religione
con la natura umana e assicurati i suoi fondamenti con
l’avvivare i sentimenti da cui sboccia la fede nel nostro
cuore. La madre e il Creatore, la madre e la Provvidenza
divina sono abbracciati dal fanciullo in un medesimo
sentimento. Per questo metodo il bimbo rimane per più
lungo tempo il figlio di sua madre e perciò il figlio di Dio;