In questi ultimi anni si parlato spesso, a proposito e a sproposito, di Yoga; anzi, questa
parola stata talmente profanata che oggi se ne diffida persino, anche se poi non si sa
esattamente che cosa veramente voglia dire.
La parola Yoga deriva dalla radice yuj che denota l'"atto di aggiogare" e, nel nostro caso
specifico, risolvere le turbolenze mentali e fisiche in modo da ottenere una perfetta unit
coscienziale la quale va oltre i limiti del pensiero, quindi di l dalle categorie del tempospazio. Vi sono, ovviamente, molti tipi di Yoga, dall'Hatha all'Asparsha metafisico.
Quello che stiamo trattando il Raja yoga codificato da Patajali, quello regale (raja)
che porta alla reintegrazione. Lo Yoga non una religione, come comunemente si
intende questo termine, invece una scienza, la scienza che studia l'ente nella sua
totalit; anche filosofia perch offre una visione della vita e della natura. In quanto
scienza di ordine sperimentale, quindi eminentemente pratico; in quanto filosofia
teoria, per cui esso consiste di teoria e prassi.
Lo Yoga, come qualunque Dottrina tradizionale, non cerca di convincere nessuno, non
impone ad alcuno le proprie convinzioni Filosofiche e la propria prassi; vive e si esprime
nella dignit di ci che . Se qualcuno ne ha un concetto errato e perch --soprattutto in
Occidente-- se ne fatto una semplice professione, un mercato, una parodia, degradando
ci che sacro, per quanto queste siano pur sempre eccezioni.
Alcuni poi, per semplice spirito di contraddizione, possono denigrare ci che non
comprendono; altri danno giudizi per "sentito dire", senza avere nozione o conoscenza
diretta della materia; altri poi --per interesse di parte-- hanno le loro ragioni per
denigrare; taluni, avendo paura del "diverso", del nuovo, della stessa sana ricerca
--psicologica, filosofica, ecc.-- fuggono e cercano di far fuggire altri che si lasciano
convincere per gli stessi motivi; altri ancora sono solo beghini, bigotti, in qualunque
campo dell'attivit umana, e temono il "diverso" anche perch pensano ingenuamente di
possedere la verit assoluta; altri non hanno alcuna istanza di nessun genere, vegetano
soltanto e naturalmente non possono ammettere che alcuni si avviino per qualche
ricerca; altri vivono solo di istinti-sentimenti-passioni e quando vedono che un certo tipo
di ricerca pu frustrare la loro condizione psicologica temono, si ribellano e
"condannano"; altri, essendo aggrappati al loro "io" bambino, fuggono per spirito di
autoconservazione.
Quanto si detto solo una semplice disamina di certi stati psicologici sia individuali sia
appartenenti, secondo la psicologia, all'"inconscio collettivo", e come tale va considerato
e meditato. D'altra parte non abbiamo detto niente di nuovo, tutto ci noto a filosofi,
psicologi e pedagoghi; noi abbiamo cercato di metterlo solo in evidenza.
A chi essenzialmente indirizzato lo Yoga? A coloro che, per esperienza diretta, per
intuizione superconscia, per fede nel principio di trascendenza, per maturit coscienziale,
per sete di ricerca della verit, ecc., possono sentire la "chiamata" alla comprensione di
s. Lo Yoga la scienza del conoscersi per Essere. Lo Yoga porta l'ente a ritrovarsi unit,
mentre l'individuo in genere molteplicit, dicotomia, conflittualit. Nel suo vivere tra
pensiero e azione v' sempre contraddizione, spesso opposizione; la coscienza viene
lacerata dall'irrequietezza delle energie psico-fisiche causando anche stati paranoici e
nevrosi di varia natura. Il Raja yoga colma le scissure, integra il mondo della dualit
abbracciando, con un colpo d'ala, la sfera del sensibile e dell'intelligibile. Il Raja yoga,
perseguito con lealt e vocazione, svela la Beatitudine e la Pienezza che sono della pura
Coscienza, di l da ogni oggetto-evento di ogni ordine e grado. Dal desiderio
appropriativo ed egoistico (amore di s) lo Yoga di Patahjali porta a svelare l'Amore che
si dona, si offre; Amore che non debolezza, passivit o passionalit, ma comprensione
sapiente e solare.
V' un'altra considerazione da fare ed questa: alcuni possono pensare che solo la
Tradizione orientale sia eminentemente pratica, realizzativa, interessata pi al Soggetto
ultimo che all'oggetto formale, pi diretta alla coscienza che all'erudizione mentale fine a
se stessa. Ci per pu essere molto riduttivo. In Occidente vi stata sempre una
Tradizione iniziatica la quale, per essere tale, si proposta la trasformazione effettiva,
pratica e vitale dell'ente.
Quella antica, per esempio, era una filosofia di ordine realizzativo, trasformante; aveva
come finalit non la semplice speculazione concettuale, ma la realizzazione di uno stile
di vita, di uno stato di coscienza. La dialettica filosofica era e dovrebbe essere un preciso
processo di liberazione dell'Anima dalle illusioni mondane, dalle proiezioni dianoetiche
e dai vari piaceri sensoriali; proponendo essa una visione del vero essere che anche
autentico Bene. Lungo il tempo, per, con la prevalenza della concezione materialistica e
positivista, tale concezione venuta a sfumarsi fino a perdere la stessa essenza del
filosofare per essere. Nell'epoca moderna asserire di vivere, di esprimere coerentemente
la filosofia di un Parmenide, Platone o Plotino potrebbe sembrare anacronistico, per cui
quei pochi che vogliono perpetuare la "visione di vita" della Tradizione filosofica
occidentale (l'Oriente direbbe: jana marga = via della Conoscenza, quella che la dea
propone a Parmenide) devono trovarsi in circoli chiusi e nel silenzio.
Cos, il Raja voga, per quanto poggi su una visione filosofica di vita, eminentemente
pratico, e il suo contesto operativo si sviluppa in cinque sequenze che abbracciano
l'interezza espressiva dell'ente.
Possiamo ancora dare una sintesi del contenuto dei quattro capitoli (pada) dell'opera.
Pada I
1-4 Definizione dello Yogadarshana.
5-11 I cinque tipi di modificazione mentale effetti che possono produrre (dolorosi e non
dolorosi). Loro classificazione.
12-14 Soppressione delle modificazioni mentali mediante l'abhyasa.
15-16 L'efficacia di vairagya (distacco consapevole).
17-18 Samprajnata e asamprajnata samadhi.
19 Varie possibilit di attuazione del samadhi.
20 Gli elementi basilari del samadhi.
21-23 Il samadhi si concede a chi ha una forte aspirazione, pratica diligentemente i
mezzi opportuni e si concede alla Divinit.
24-28 Viene trattata la Divinit (Ishvara)
29 Con la pratica di questi mezzi scompaiono gli ostacoli e la coscienza si ritrae
all'interno di s.
30-31 La fonte della distrazione della mente. Viksepa = esteriorizzazione della mente. Le
qualit che consentono di riconoscere la mente distratta.
32-39 Mezzi per eliminare gli ostacoli del viksepa.
40 I poteri psichici (siddhi) e loro limiti.
41 Si espone l'unita di conoscente, cognizione e conosciutu.
42 Savitarka samadhi.
43 Nirvitarka samadhi.
44 Savicara e nirvicara.
45-46 Gli oggetti sottili si estendono fino allo stadio alinga: quindi tutti i pratyaya che
possono essere meditati sul piano della prakriti. Questi oggetti grossolani e sottili fanno
parte della meditazione con seme.
47-48 Solo nello stato nirvicara si ha la "luce" (buddhi universale).
49 La conoscenza empirica differisce da quella intuitiva.
50 Sabija samadhi (con seme).
51 Nirbija samadhi (privo di serne).
Pada II
1 I preliminari dello Yoga (kriya): tapas, svadhyaya e isvarapranidhana.
2 I preliminari dello Yoga (kriya) conducono all'attenuazione dei klesha.
3-9 Teoria dei klesha e loro enumerazione. Loro fonte causale e l'avidya (ignoranza della
propria reale natura). Definizione di avidya.
10-11 Metodi di soluzione.
12-15 I klesha ci conducono in ogni sorta di esperienze conflittuali, sono generatori
di karma e rinascita. Per il Saggio discriminante l'esperienza conflitto e miseria.
16 La miseria futura pu essere evitata.
17 Occorre evitare l'unione o assimilazione del veggente col visibile.
18 Che cos' il visibile.
19 I quattro stadi dei guna.
20 Il veggente pura coscienza.
21, 23 Il visibile solo un mezzo non un fine.
22 Per il Liberato vivente il visibile come non esistesse pi.
24 Causa dell'identificazione col mezzo di prakriti e l'oblio del S.
25-28 Soluzione dell'identificazione.
29-55 Spiegazione degli otto mezzi Yoga.
Pada III
1-15 Continuazione della spiegazione degli otto mezzi fino all'ottavo mezzo
del samadhi. Che cos' il samyama.
16-56 Elencazione delle siddhi che si ottengono facendo samyama su determinati cakra.
Facolt di percezione e organi di senso pranici. Dominio sui paca-bhuta. Il non
attaccamento alle siddhi porta al kaivalya (III, 51).
Pada IV
1 Le siddhi sono il risultato della nascita, delle droghe, dei mantra, dell'ascesi e
del samadhi.
2-3 Solo ci che e in potenza pu manifestarsi. Le menti artificiali possono essere create
da quella naturale.
4-6 Le menti artificiali possono essere creatte da quella naturale
7-11 Nascita dei samskara, del karma, dei desideri, ecc. Loro meccanismo operativo.
Soluzione della loro causa (avidya).
12-15 Tesi della percezione mentale e del libero arbitrio.
16 Superamento del solipsismo.
17-21 La mente solo un veicolo relativo e il purusha testimone del movimento
mentale.
22 Autocoscienza della propria natura.
23-25 Natura di citta, intesa in senso ampio e delle vasana. Tutto ci che manifestato
dev'essare trasceso.
26 Viveka acquista il suo pi alto significato quando discerne ci che da ci che non .
27-28 Possono esserci pratyaya anche sul confine tra l'Essere e il non-essere. Occorre
eliminarli come e avvenuto con i klesha.
29 Chi capace di portare vairagya al suo estremo limite, anche nei confronti di sublimi
paradisi, attinge il dharma-megha-samadhi.
30 Segue cos la libert da tutti i karma e klesha.
31 Differenza tra conoscenza sensoriale e illuminazione.
32 I guna possono cessare di irretire la coscienza incarnata.
La coscienza, che normalmente affermiamo allo stato di veglia e oltre, rimane comunque
un mero riflesso della Coscienza assoluta o purusha, quindi quando parliamo
di purusha che s'identifica a... vogliamo riferirci a questo riflesso.
Gaudapada e Shamkara, nella Mandukya upanisad, hanno sviluppato tale tema e hanno
concluso che ogni cosa appare e scompare dall'orizzonte della nostra coscienza, ma non
quest'ultima. Se prendiamo i tre stati di veglia, sogno e sonno profondo senza sogni
constatiamo che allo stato di veglia siamo consapevoli del mondo oggettuale fisico; nello
stato di sogno sparisce quel mondo, ma non sparisce la coscienza perch questa
consapevole degli oggetti di sogno, e ci un'evidenza; nello stato di sonno senza sogni
sparisce l'oggetto di sogno, ma non sparisce la coscienza; difatti possiamo dire di essere
stati consapevoli di non aver sognato o avuto esperienze di alcun genere. Come si pu
notare, l'oggetto, nelle sue varie configurazioni e nei suoi gradi di realt, pu esserci ma
anche non esserci, eppure non scompare quella coscienza che appunto consapevole
della presenza e dell'assenza dell'oggetto, come consapevole della presenza o assenza
di un'idea-concetto, di un'emozione e dello stesso io empirico.
Se studiamo a fondo i meccanismi psicologici percettivi, constatiamo che, in linea di
massima, ci conosciamo tramite gli attributi della coscienza, non per via diretta di
consapevolezza. Gli attributi fungono da specchio e in esso ci riflettiamo e ci
conosciamo; sotto questa prospettiva che sosteniamo: "Io sono volitivo", "sono
emotivo", "sono mentale", "sono autoaffermativo", "sono debole", ecc. Secondo
lo Yoga noi ci conosciamo mediante iguna (qualit energetiche). tendenza dell'ente
definirsi come : "lo sono questo o quello", il "questo" o "quello" sono attributi-qualit
della coscienza, eppure c' uno stato in cui si ci che si senza alcuna aggiunta
qualitativa. Questa viene dopo il "ci che si e", ma purtroppo, nella totale
identificazione, arriviamo a considerarci non pi "sono ci che sono", ma il semplice
"questo", risultando con ci alienati (II, 6).
Il riflesso di coscienza incarnato -quella consapevolezza, cio, che ci fa riconoscere
come enti con un nome e una forma e collocati in un tempo-spazio ben definito- quando
si ricongiunge alla sua fonte si realizza in ci che il Vedanta denomina atman, la cui
natura pienezza (purnata), e lo Voga chiama purusha. Poich questo stato non pu
essere descritto con parole, essendo appunto fuori del quadro di riferimento qualitativo,
dev'essere direttamente realizzato; diremo, un fatto di attualizzazione coscienziale.
Possiamo considerare che il processo realizzativo Yoga consiste nel porsi in tale stato
purushico, trascendendo il mondo dei nomi e delle forme o mondo di maya; o,
meglio, integrando nella pura coscienza la dualit o dicotomia del samsara.