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HITLER...
Alla levatrice, Franziska Pointecker, non sfuggirono gli strani occhi azzurri
del neonato.
Il padre di Adolf era al suo terzo matrimonio.
Di origini contadine, come rivelava il suo aspetto rozzo e grossolano, era per
riuscito a salire alcuni gradini nella scala sociale ottenendo un impiego nella
dogana austriaca.
Si chiamava Alois.
Era nato illegittimo, nel giugno del 1837, e per questo motivo aveva portato
lungo un quarantennio il cognome della madre, Maria Anna Schicklgruber.
Soltanto da una dozzina d'anni, dal 1877, aveva potuto assumere il cognome di
Hitler in seguito a una tardiva quanto singolare legittimazione operata da un
parroco di Dollersheim sulla scorta di non meno strane dichiarazioni e
testimonianze.
Il contadino Johann Nepomuk Huttler, residente in un paesino della zona, Spital,
dov'era nata Klara, si era presentato al parroco per rivelargli che suo
fratello, il garzone mugnaio Johann Georg Hiedler (il cognome era diverso nella
grafia ma quasi identico nella pronuncia), era il vero padre di Alois.
Lo aveva confessato lo stesso Johann Georg; glielo aveva confermato la cognata
Maria Anna Schicklgruber, la quale aveva messo al mondo quel bambino cinque anni
prima di contrarre il matrimonio col garzone.
A quell'epoca Maria Anna abitava in un altro paesino di poche case nei pressi
della frontiera boema, Strones, appunto nel comune di Dollersheim, ed era da
qualche mese a servizio d'un piccolo signorotto terriero, Johann
Trummelschlager, che l'aveva assunta sebbene fosse incinta.
Sia Maria Anna, sia il marito Johann Georg Hiedler erano morti da molti anni da
ventinove lei, da diciannove lui, quando il contadino Johann Nepomuk Huttler
(fratello di Johann Georg Hiedler) rese queste dichiarazioni al parroco, col
sostegno di tre testimoni che, essendo analfabeti, le sottoscrissero con tre
croci ciascuno.
Senza andare per il sottile il parroco accettava il tutto, aggiornava" il
registro delle nascite di Dollersheim e accoglieva tra le varie versioni
grafiche del cognome quella di Hitler nel frattempo adottata dal dichiarante.
Tale versione era del resto non meno diffusa delle altre nella zona, e tutte
traevano origine da un ceppo ceco.
Non era cosa semplice fare chiarezza nell'intreccio degli ascendenti del neonato
Adolf.
Il padre Alois era davvero figlio del garzone mugnaio Johann Georg o lo era del
contadino Johann Nepomuk che si era presentato al parroco cos tardivamente? E
perch Nepomuk aveva preso soltanto allora quella decisione? Non si poteva
escludere che a manovrare i fili della vicenda ci fosse lo stesso Alois
Schicklgruber desideroso di lavare l'onta di essere figlio di nessuno, nel
momento in cui aveva raggiunto una discreta posizione nella scala sociale come
imperial-regio impiegato di dogana.
Ma c'era ancora un'ulteriore possibilit, per quanto pi remota.
E cio che Alois non fosse figlio n di Georg n di Nepomuk, ma lo fosse d'un
ricco commerciante ebreo di Graz, un certo Frankenberger presso il quale Maria
Anna era a servizio proprio nel periodo in cui fu ingravidata, e cio alla
vigilia di passare al servizio dell'ospitale Johann Trummelschlager.
Se Alois non era il frutto d'una unione con Frankenberger-padre poteva esserlo
di una passioncella ancillare di Frankenberger-figlio, diciannovenne, come era
possibile evincere dagli assegni mensili che il ricco commerciante aveva
corrisposto lungo quattordici anni per conto del proprio figlio alla un po'
troppo allegra Maria Anna.
In base all'ipotesi Frankenberger.., Adolf poteva dunque avere sangue ebraico
nelle vene.
Ma era soltanto una congettura.
I genitori del ragazzo erano imparentati tra loro, tanto che per convolare a
nozze dovettero chiedere la dispensa della Chiesa.
L'autorizzazione pervenne da Roma in quanto il vescovo di Linz se ne lav le
mani.
Klara era seconda cugina di Alois, aveva ventitr anni meno di lui, ed era anche
stata una sua giovanissima domestica.
Anche a Passau Si trattenne soltanto per un paio d'anni, dopo di che prese casa
nel piccolo villaggio di Hafeld sul Traun.
Adolf era un bimbetto di sei anni, gracile e malaticcio, che i genitori
ingozzavano quotidianamente di orribile olio di fegato di merluzzo, cosa che li
rendeva odiosi ai suoi occhi.
Sebbene cos delicato, lui non evitava di accapigliarsi nei prati lungo il fiume
con altri ragazzetti del luogo che si guerreggiavano in schiere opposte di
indiani e di cowboys.
Era anzi un capo e provava un gran piacere a menar le mani, a lanciar sassi
contro gli altri piccoli nemici.
Frequentava una scuola rurale delle vicinanze, a Fischlham, senza dar prova di
particolare diligenza.
Il padre si era messo in pensione con un certo anticipo e pensava di fermarsi a
Hafeld.
Aveva acquistato un appezzamento di terreno, con annessa bicocca, volendo
dedicarsi all'allevamento delle api, ma presto si disfece di tutto e si trasfer
un po' pi in l, a Lambach, tra Linz e Salisburgo.
Un antico monastero benedettino sovrastava la zona.
Adolf frequentava pi volentieri il coro dell'abbazia che le aule scolastiche.
Il canto era la sua passione. e i monaci lo accoglievano anche come chierichetto
pur riguardando con malcelato sospetto quel ragazzo magro, tutto nervi, dallo
sguardo spiritato.
I suoi movimenti erano rigidi e quasi meccanici.Dava l'impressione di essere
minato dalla tisi.
Il ragazzo, che esternava anche il desiderio di indossare la tonaca, sapeva
presentarsi umile e servizievole; mentre serviva messa si mostrava inebriato
dalla solenne e fastosa magnificenza delle cerimonie religiose che risuonavano
nelle navate dell'antica chiesa.
Dalla sommit di un colle l'abbazia dominava il corso del Traun, un fiume dalle
cui acque Adolf si sentiva magicamente attratto.
Alois non resistette a lungo neppure a Lambach che lasci per Leonding nella pi
immediata periferia di Linz.
Sballottato a destra e a sinistra per l'inquietudine del padre, Adolf era
costretto a cambiare amici e scuole, mentre Alois si consolava continuando ad
allevare api anche a Leonding, su un pi modesto pezzo di terra.
Con qualche sforzo il ragazzo entr in un istituto tecnico di Linz, e il suo
rendimento fu ancora pi scarso.
Rivelava per precocemente una fortissima sensibilit.
Era incantato dalla bella citt che si dispiegava sulle rive del Danubio e sulle
circostanti colline.
Cominci ad amarla e a commuoversi guardandola dalle finestre dell'aula
scolastica, mentre con la fantasia divagava in un mondo di sogni.
Dovette ripetere il primo anno nella Realschule di Linz, mentre al secondo anno
pot cavarsela soltanto con gli esami di riparazione autunnali.
Raggiungeva appena la sufficienza in geografia e storia, sebbene fosse convinto
di essere un campione proprio in quelle materie.
Mentre aveva buoni voti in disegno, era un disastro in lingua tedesca, in
matematica e in stenografia.
La storia era la sua materia prediletta, cos diceva; e, se giudicava sgradevoli
tutti i suoi professori, nutriva sentimenti di ammirazione per Leopold Potsch il
quale sui banchi della Realschule gli faceva apprezzare il racconto degli eventi
del passato per poter meglio interpretare il presente e prepararsi al futuro.
Alla scuola di Potsch egli si nutriva di pangermanesimo.
Il professore induceva i ragazzi a cantare sull'aria di Haydn le parole del
Deutschland uber alles, invece di quelle dell'inno asburgico, Dio conservi
l'imperatore Francesco, obbligatorio per gli austriaci.
Tutto ci nasceva dal fatto che in quella zona dell'Austria confinante con la
Baviera viveva una minoranza etnicamente legata all'impero germanico.
Era gente che si sentiva bavarese di sangue sebbene fosse austriaca dal punto di
vista statuale.
Adolf considerava gli altri professori come suoi nemici naturali.
Quanto solenne era il prospetto del palazzo, tanto tetra era la camera che si
apriva in un cortiletto sul retro.
Oltre tutto era una camera perennemente invasa dalle cimici. Ce ne sono
eserciti, e io affogo nel mio sangue esclamava Adolf, sfiduciato, al termine di
lunghe cacce.
Un giorno aveva dovuto mandare a disinfestare i suoi abiti, ed era rimasto
accovacciato sul letto con le sole mutande e una coperta sulle spalle nude.
Come aveva fatto credere alla vecchia signora polacca, Maria Zakreys, dalla
quale era a pensione, cos Adolf diede a intendere a Kubizek di essere stato
ammesso all'Accademia e di frequentarne le lezioni.
In verit il giovane, disilluso, proseguendo nelle abitudini di Linz, non si
alzava mai prima di mezzogiorno.
Il pomeriggio gironzolava per la citt o si sperdeva nell'immenso parco di
Schonbrunn.
Kubizek non si accorse subito delle menzogne dell'amico pur cominciando a
sospettare qualcosa.
Ma la mattina trovava il tavolo ingombro di disegni e di schizzi i pi
disparati, e pensava che si trattasse di esercitazioni richieste dall'Accademia.
I due giovani avevano molte idee in comune, particolarmente in campo musicale.
Con la differenza che Adolf faceva tutto come sospinto da una travolgente e
incontenibile forza misteriosa, con alti e bassi d'umore, con entuslasmi e
profonde depressioni che ogni volta sorprendevano l'amico.
Se per Kubizek la musica di Wagner era un godimento dello spirito, per Adolf era
una Begeisterung, una sconfinata infatuazione, tanto che il giovane si recava
per pi sere di seguito ad ascoltare, in estasi, la stessa opera.
Appollaiato sul loggione assistette a una trentina di repliche del Tristano e
Isotta.
Wagner era il musicista preferito.
Ne era letteralmente rapito, e ne aveva subto il fascino fin da quando,
ragazzetto dodicenne, aveva assistito a una rappresentazione del Lohengrin,
sconvolto dallo scontro di forze sovrumane che si svolgeva sulla scena.
Ma non trascurava le opere di Verdi, come la Traviata e l'Aida.
Aveva ammirazione per Mahler pur sapendolo ebreo.
Arricciava invece il naso al cospetto di Gounod e di Ciajkovskij.
La passione per Wagner lo indusse all'imitazione del grande maestro, e difatti
Adolf, che credeva di essere dotato d'estro musicale, si metteva al piano e
suonava ininterrottamente pretendendo che Kubizek traducesse sul pentagramma le
note delle sue insensate composizioni.
La resistenza dell'amico cedeva di fronte alla sua impetuosa insistenza, sicch
alla fine venne fuori un'opera, si fa per dire, cui Adolf assegn il titolo di
Wieland der Schmied, Wieland il Fabbro, lo stesso titolo che Wagner avrebbe
voluto attribuire a una composizione a fosche tinte, fitta di stupri e
assassinii, che per non condusse mai a termine.
Adolf era dunque dominato dal demone della musica, ma egualmente era travolto
dalla passione per l'architettura e l'urbanistica.
Come aveva immaginato di ricostruire a suo modo Linz, ora al centro delle sue
progettazioni profondamente innovatrici figurava Vienna.
La citt indubbiamente lo incantava con i suoi splendidi palazzi, le colonne
barocche, l'ineguagliabile Ring, ma la sua irrequietezza di fantasioso
architetto non gli dava tregua.
Sognava una nuova Vienna, monumentale e anche capace di risolvere il problema
sociale dei senzatetto per sottrarli ai loro tuguri, vergogna d'una citt
opulenta e festosa, ricca di industrie e di teatri.
La sua mente era in continua ebollizione tra fogli al segno, pentagrammi
musicali e appunti di filosofia, di storia, di mitologia soprattutto norvegese.
Pur soggiornando nella capitale continuava a riflettere su come costruire una
nuova Linz.
Gli amministratori comunali di quella citt si affannavano intorno al progetto
di un nuovo teatro che attirava le sue critiche, essendo egli sempre pi
convinto che il borgomastro e i suoi accoliti volessero limitarsi a rabberciare
la vecchia baracca e sapessero edificare un teatro come un ippopotamo sapeva
suonare il violino.
Non fu August Kubizek a stancarsi del suo caotico amico.
favorevoli sono sempre per gli autori ebrei, mentre le stroncature colpiscono
esclusivamente i tedeschi. Oltre la stampa prendeva di mira il parlamento e i
suoi componenti che chiamava fannulloni buoni a nulla.
Non aveva ancora vent'anni quando assistette per la prima volta a una seduta
della Camera dei deputati viennese e si conferm nell'idea che fra le ragioni
della disgregazione della monarchia austriaca figurasse in prima linea proprio
l'istituto parlamentare, il cui modello proveniva acriticamente
dall'Inghilterra, il paese della classica e inutile democrazia".
S'indign assistendo dalla tribuna allo spettacolo miserando che offriva una
massa quasi selvaggia" di persone che nell'aula gesticolavano e urlavano in una
gran confusione di favelle slave e dialettali (pochi parlavano in tedesco),
mentre al di sopra di loro un povero vecchio si sforzava di salvare, mediante il
suono del campanello, la dignit del luogo.
In una seconda visita trov una situazione completamente diversa: l'aula era
quasi vuota, i pochi deputati presenti o dormivano o sbadigliavano.
Adolf era arrivato nell'alloggio viennese della Sechshauserstrasse in agosto, ma
non pot rimanervi a lungo non sapendo come pagare l'affitto.
Girovagava per i vicoli innevati della citt in un inverno rigidissimo, e alfine
trov caritatevole accoglienza in un istituto per senzatetto, l'Obdachlosenasyl,
nei pressi del Sudbahnhof (e non lontano dal meraviglioso Palazzo del
Belvedere), confuso fra innumerevoli altri diseredati che disponevano per letto
d'un misero giaciglio e per cibo nient'altro che Kartofel.
Prendeva appunti nei suoi quadernetti; raccontava come avesse visto sfilare
davanti ai fastosi palazzi del Ring migliaia di disoccupati, e come sotto quella
via trionfale della vecchia Austria si accovacciavano nel fango delle fogne i
senzatetto.
Un povero non poteva essere ospitato nell'Obdachlosenasyl per pi di cinque sere
consecutive, sicch Adolf dovette presto mettersi nuovamente alla ricerca di un
qualsiasi altro rifugio.
La cosa non lo impressionava minimamente poich, con la sua forza di
autosuggestione, egli immaginava addirittura di vivere in fastose magioni.
Trov un'altra di quelle fastose magioni e non era che un ulteriore ospizio, un
asilo per soli uomini, un Mannerheim nella Meldemannstrasse, che aveva
individuato con l'aiuto d'un giovane amico, Rheinhold Hanisch, ramingo quanto
lui, conosciuto nel precedente Obdachlosenasyl della stazione sud.
Rheinhold divenne un po' il suo rappresentante di commercio.
Mentre Adolf ritraeva con puntiglio dalle cartoline illustrate e talvolta dalla
realt scorci viennesi preferibilmente foschi, l'amico si faceva in quattro per
smerciare i suoi acquarelli.
Erano quadretti di piccole dimensioni.
Spesso Rheinhold riusciva a piazzarli a buon prezzo presso le gallerie d'arte e
i corniciai, e appena tornava a casa con qualche soldo, Adolf abbandonava i
pennelli per riprenderli soltanto a peculio esaurito.
Rheinhold gli diceva che certamente avrebbe potuto guadagnare di pi se avesse
fatto l'imbianchino, essendo intensa l'attivit edilizia in citt fra nuove
costruzioni e restauri, ma lui, a quelle proposte, dava in escandescenze.
Urlava: Io sono un pittore, altro che un volgare imbrattamuri.
Sono un artista che ha studiato all'Accademia!.
Si applicava invece volentieri a disegnare cartelloni per reclamizzare questo o
quel prodotto, una marca di brillantina per capelli che egli stesso usava o una
polvere contro il sudore.
La polvere, di cui doveva decantare le salutari propriet igieniche, si chiamava
Teddy, ma il suo schizzo pubblicitario, che rappresentava due portalettere dai
piedi sudati, non piacque alla grande drogheria committente.
Gli and meglio con un cartellone dedicato a un lucido per scarpe e con un altro
che, pubblicizzando un detersivo mostrava il duomo di Santo Stefano in cima a
una bianca montagna di schiuma.
Disegnava cartelloni soprattutto perch credeva nella forza della pubblicit,
nella capacit persuasoria della propaganda.
Diceva che la propaganda era l'essenza d'ogni cosa, si trattasse di questioni
religiose o di pomate per capelli.
Dava somma importanza alla propaganda in un campo pi specifico, quello
politico, cui si interessava sempre pi avendo ormai compiuto vent'anni.
Ancora attratto dal barocco, fra i primi soggetti dei suoi dipinti bavaresi
apparve la Theatinerkirche, dalle solenni statue marmoree.
Nella sua nuova cameretta presa in affitto da un sarto, Josef Popp, nella
Schleissheimerstrasse ricre il suo usuale mondo di carte, di libri, di
pennelli, di squadre.
Intensa era la vita culturale e politica della citt, ma Adolf s'interessava pi
all'arte che ad altro, mentre gli si rivelava un'inclinazione per le dottrine
esoteriche.
In esse c'era una prima spiegazione della natura che faceva di lui un uomo
disposto a credere reale ci che immaginava, capace di autosuggestionarsi,
dotato di poteri paranormali.
Cominciava a credersi un veggente.
La sua natia Braunau era tradizionalmente una magica terra di sensitivi.
Vi era nato un celebre medium, Willy Schneider, che ebbe una balia in comune con
Adolf.
Un suo cugino partecipava agli esperimenti d'una sensitiva di Monaco, Frau
Stokhammes.
La Schleissheimerstrasse si trovava nel quartiere degli artisti, Schwabing.
A poca distanza da lui abitavano alcuni pittori, come Paul Klee e Vasilij
Kandinskij, che aprivano alla pittura nuove e sconvolgenti prospettive.
Adolf rimaneva per legato alla riproduzione piatta e pedante dei monumenti,
incapace di concepire e di compiere voli pi coraggiosi.
Nella stessa Schleissheimerstrasse avevano dimorato Lenin e ora a Monaco
vivevano altre personalit di rilievo, come lo scrittore Thomas Mann e il
drammaturgo Frank Wedekind.
Se ne stava pi che altro appartato, ma talvolta partecipava alle loro
manifestazioni artistiche o alle riunioni di gruppi occultistici.
Conduceva un'esistenza taciturna da misantropo, atteggiandosi a genio solitalio
nella sua immaturit giovanile, preso pi dai libri che dal cavalletto.
Quando non si rifugiava nella sua stanza, trascorreva il tempo in un angolo di
questa o quella birreria del quartiere leggendo giornali, ingoiando dolci,
colmando di schizzi il suo blocco, incuriosito dall'andirivieni di gente d'ogni
corrente artistica, d'ogni idea politica, dai comunisti agli anarchici.
Poi incontr un vecchio amico del Mannnheim, Josef Grenier, pi scannato che
mai, ed ebbe per lui un impeto di generosit, tanto da accoglierlo per un paio
di mesi nella propria camera.
La scelta di Monaco, a differenza del soggiorno inglese, aveva una ragione
precisa, sebbene Adolf ancora sfuggisse alla polizia austriaca che lo ricercava
come renitente alla leva.
Non fu cosa semplice mettergli le mani addosso.
Nessuno sapeva dove si trovasse, neppure la sorellastra Angela e la sorella
Paula, pi volte interrogate dalla polizia.
Egli aveva voluto allontanarsi da un paese come l'Austria per il quale prevedeva
con toni profetici, assumeva spesso atteggiamenti messianici, una fine certa e
imminente a causa della sua eterogeneit razziale.
Mentre vedeva nella Germania una nazione dal grande futuro, temeva per l'Austria
un fradiciume inarrestabile.
In tutto questo trovava un pretesto per giustificare la renitenza alla leva: non
voler prestare servizio militare in un esercito multinazionale e multirazziale
come quello asburgiCo.
Nel caos austriaco ravvisava la presenza di un agente patogeno dell'umanit:
l'ebraismo.
Bisognava combatterlo, come bisognava opporsi al dominio della Chiesa di Roma
che estendeva i suoi tentacoli soprattutto in quella capitale falsamente gaia.
La polizia austriaca fu alfine sulle sue tracce e, in forza d'un accordo di
estradizione con la Baviera, pot perseguirlo.
Avevano ormai scoperto il suo indirizzo, Schleissheimerstrasse 34, e sapevano
che abitava presso la famiglia del sarto Popp, sicch gli ordinarono di
presentarsi al distretto di Linz per essere immediatamente arruolato
nell'esercito austroungarico.
Ma nell'intestazione della notifica sbagliarono la grafia del cognome che
divenne Hietler.
Per meglio camuffarsi, i suoi animatori avevano istituito due distinte cerchie
di soci una era rigidamente riservata agli iniziati nelle arti esoteriche,
l'altra era aperta ai profani che non sospettavano nulla ma che tuttavia non
mancavano di sostenere finanziariamente l'associazione, come i fratelli
Walterspiel, proprietari del lussuoso albergo Quattro Stagioni,
VierJahreszeiten, dove la Thule si riuniva.
I cosiddetti esterni le conferivano prestigio in quanto stimati professionisti,
medici, avvocati, professori d'universit, funzionari dello Stato, giornalisti,
tutti convinti di dover operare contro il marxismo in nome della razza pura e
del pangermanesimo.
In Adolf si formava l'idea del nuovo partito che doveva avere per obiettivi il
benessere del popolo e la grandezza della patria.
Nei suoi appunti si proponeva di lottare per la purezza della razza tedesca e il
rafforzamento della nazione affinch la Germania potesse adempiere alla missione
di civilizzazione che il Creatore dell'universo le aveva affidato.
Lenti erano i tempi di realizzazione delle sue idee, e lUi continuava a oziare
nelle camerate della caserma.
Sicch, mentre cercava di fissare qualche idea nei suoi scartafacci, si
trastullava distribuendo a tre o quattro topolini affamati un po' di pane secco.
Cos offriva di s un'immagine umana e soccorrevole, in veste di ignoto
caporale.
I dirigenti della Dap gli inviarono un giorno una cartolina postale per
comunicargli di punto in bianco di averlo accolto nelle loro file.
Adolf, che non aveva avanzato alcuna richiesta d'iscrizione, si meravigli della
strana procedura che quella gente seguiva per acquisire aderenti, ma evit di
dare una risposta affrettata.
Volle stare un po' a vedere, intanto continuava a leggere un libretto, il mio
Risveglio politico.
Dal diario di un lavvratore socialista tedesco, che l'autore, proprio Drexler il
fondatore della Dap, gli aveva offerto al termine d'un suo infiammato discorso,
quello in cUi Si era scagliato contro la proposta di separare la Baviera dalla
Prussia.
Nell'opuscolo autobiografico di Drexler aveva ritrovato una tale consonanza con
alcune sue idee, specie nella condanna dell'ebraismo e dell'internazionalismo
antitedesco, da rimanerne favorevolmente impressionato.
Lo aveva altres colpito la congiunzione assai originale di due termini che l'ex
fabbro Drexler aveva operato da gran maniscalco, forse ispirandosi alla
formazione austriaca Nationalsozialisfische Arbeiterpartei: nazionalismo e
socialismo, eguale a nazionalsocialismo.
Non gli piaceva per l'uomo Drexler, sebbene questi avesse a sua volta un
temperamento da artista, come dimostrava il fatto che suonava la cetra in un
locale notturno.
Insieme all'annuncio dell'iscrizione, quelli della Dap lo pregavano di
partecipare a un'imminente riunione del Comitato direttivo del partito indetta
in una vecchia trattoria, l'Alter Rosenbad.
Il locale, a lui sconosciuto, si trovava in Herrenstrasse, ma a dispetto del
nome solenne di Via dei Signori, la strada e la trattoria gli apparvero
piuttosto squallide.
Fu accolto da quattro individui che lo invitarono a sedersi con loro intorno a
un tavolo al centro d'una saletta appartata, debolmente illuminata da una
lampada a gas.
Non ne ricav una buona impressione, e gi stava per andarsene quando intu che
quella gente, pur offrendo il disastroso spettacolo d'una mediocre e inane
conventicola, rappresentava in piccolo il diffuso bisogno d'una riscossa dei
tedeschi alla ricerca di un movimento nuovo che fosse qualcosa di pi e di
meglio dei grandi partiti storici succubi del parlamentarismo.
Adolf era incerto se associarsi o no a quelle persone.
Pensava di trovarsi di fronte al pi grave interrogativo della sua vita: entrare
o no nella Dap? Alla fine si decise per il s ritenendo che proprio da un
piccolo movimento potesse scaturire una Germania nuova.
Intendeva operare per una nuova visione del mondo, ma non mancava di chiedersi
se potevano bastargli le forze per realizzare un cos ambizioso progetto.
Una figura che per aveva bisogno di qualche ritocco, a cominciare dal vestiario
che, pur rimanendo sciatto, anzi bohmien, doveva conferirgli anche da borghese
un tono militaresco, ora che Adolf aveva lasciato l'esercito.
Gli sugger di fornirsi d'un frustino e di indossare uno di quei famosi
impermeabili da trincea, un trench, con tanto di cintura molto stretta alla
vita.
Cos pot abbandonare il suo lungo cappotto nero e il cappello a larghe falde
anch'esso nero, che lo facevano somigliare a un ebreo della Galizia, come diceva
Eckart.
Ormai in abiti borghesi e gi impegnato politicamente, Adlf prese in affitto due
piccole camere mobiliate dalla vedova Reichert, al 41 della Thierschstrasse che
si apriva in un discreto quartiere della citt.
Quelle stanzette erano un po' pi ordinate delle sue precedenti dimore, e vi
faceva bella mostra di s perfino un tappeto per ricoprire lo sbertucciato e
sbiadito linoleum del pavimento.
Sopra una mensola figurava un ritratto di Federico il Grande, re di Prussia, di
cui Adolf ammirava il genio militare.
Nella parete di fronte al letto c'era una libreria, zeppa di opere di storia e
di biografie, ma anche di romanzi.
Adolf sedeva sul letto accanto all'amico Eckart.
Parlavano a lungo insieme.
Discutevano sulle origini del potere ebraico e su come abbatterlo.
Ai loro occhi gli ebrei erano i responsabili di tutti i mali, i parassiti pi
spudorati e i bugiardi pi volgari.
Adolf ricordava come Schopenhauer avesse sentenziato che l'ebreo era un gran
maestro di menzogne>>.
Azzardava qualche excursus storico, non senza svarioni, come quando confondeva
Tiberio con Augusto.
Risaliva ai tempi della Bibbia, di Strabone e di Cicerone, li rappresentava a
suo arbitrio per mettere in luce l'influenza che gli ebrei esercitavano gi
allora sulla societ.
Scomodava Ponzio Pilato.
Diceva: Pilato contava pur qualcosa se rappresentava l'imperatore in Giudea.
Ma anche lui quando gli ebrei gli fecero capire che lo avrebbero messo nei guai
con Augusto, allontan da s il pericolo e immerse le mani in una bacinella
d'acqua esclamando: Non voglio impicciarmi d'una lite fra ebrei..
Il partito presentava agli occhi di Hitler un quadro spaventosamente triste.
Esso agiva nell'indifferenza della citt, sebbene i suoi dirigenti da lui
chiamati piccola gente senza nome, si affannassero a organizzare convegni e
dibattiti.
Adolf definiva inutile la minuscola formazione poich operava seguendo gli
stessi metodi parlamentaristici che egli rifiutava.
La Dap era essa stessa una sorta di parlamentino nel quale dominava il principio
della votazione, e se i grandi parlamenti diventavano rauchi a forza di
strillare sulle grandi questioni del giorno, in quella piccola cerchia bastava
un nonnulla a scatenare interminabili e inconcludenti diatribe.
Nel tentativo di suscitare un maggiore interesse della citt sul partito, i
membri del Comitato convocavano un paio di volte al mese un comizio pubblico.
Gli inviti erano scritti a mano o a macchina.
Non avendo denari per acquistare i francobolli li consegnavano personalmente
agli indirizzi dei probabili interessati, nell'ambito di amici e conoscenti.
Adolf era il pi volenteroso, e recapitava il maggior numero di inviti.
Ma l'affluenza della gente rimaneva scarsa.
Allora gli organizzatori ricorrevano al sotterfugio di aprire il dibattito con
un'ora di ritardo sull'orario prestabilito, speranzosi di veder arrivare qualche
ritardatario, ma si ritrovavano sempre in sette. Eravamo i soliti sette e
offrivamo uno spettacolo desolante commentava Adolf.
Eppure fu grazie al suo entusiasmo e alla sua capacit organizzativa se a poco a
poco il numero dei partecipanti ai dibattiti cominci a farsi pi consistente.
Nel giugno di quel 1920 le elezioni politiche rovesciarono i risultati dell'anno
precedente che avevano portato alla formazione dell'Assemblea costituente di
Weimar.
La cosa mand su tutte le furie i suoi avversari marxisti i quali tuttavia non
poterono far altro che suscitare vani tafferugli.
All'adunata, che si svolse nella fumosa sala delle feste della grande birreria
reale, l'Hofbrauhaus, accorse una folla di duemila persone bench il biglietto
d'ingresso costasse un marco.
Tutti potevano parteciparvi, aderenti, simpatizzanti e perfino avversari -, a
esclusione degli ebrei usurai e borsari neri che venivano accusati di strappare
fin l'ultimo pezzo di pane dalla bocca della povera gente.
Nel manifesto preparato da Hitler si indicava il capitalismo ebraico
internazionale come il nemico della Germania.
Il successo fu immenso.
Tra applausi scroscianti, ma anche tra i fischi e le proteste di numerosi
esponenti dell'estrema sinistra che si erano mischiati ai nazionalsocialisti,
Hitler lesse il programma del partito cui stava per indicare come insegna la
croce uncinata e per imporre un nuovo nome, quello di Nationalsozialistische
Deutsche Arbeiterpartei, Nsdap, Partito nazionalsocialista tedesco dei
laVoratori.
Egli assumeva atteggiamenti eccentrici, si muoveva accentuando i gesti com'era
necessario fare nei grandi loCali, ricorreva al patetico da assemblea, ricercava
il tafferuglio perch le scene di violenza attiravano l'attenzione dei giornali.
Ci chiamino pagliacci diceva ci dipingano PUre come delinquenti.
L'essenziale che parlino di noi. Dai contrasti che esplodevano nella sala
traeva occasione per aSpre intemerate e incontenibili aggressioni verbali cui
Seguvano grandi scazzottate fra i gruppi contrapposti.
Ma i suoi seguaci, organizzati in drappelli, avevano sempre la meglio, e ci
serviva a creare un alone di forza e di invincibilit intOrnO a quei primi
scalmanati nazionalsocialisti.
Tutto ci rientrava nei piani propagandistici che Hitler andava freddamente
preparando a tavolino, cos come studiava il momento propizio per comparire
teatralmente nella sala e inasprire i toni delle sue invettive facendosi
sommergre dalle acclamazioni o dalle urla di protesta.
Rientrava nello schema propagandistico anche la lunghezza estenuante dei suoi
discorsi pronunciati con accenti decisi e col volto accigliato.
Non si discostavva mai dal tema che intendeva sviluppare, e su di esso batteva e
ribatteva con argomentazioni a volte stringenti, a volte estrose.
Il Programma che Adolf leggeva quella sera si articolava in Verticinque punti,
tendenti a bloccare la marcia trionfale dell'ondata marxista.
Innumerevoli eranno i no contenuti in quel testo che Hitler chiam il programma
d'un'epoca no al marxismo, naturalmente; no al sistema parlamentre, alla
democrazia e ai suoi giullari accusati di vergognosa corruzione; no alla peste
dell'ebraismo.
Per attrarre l'attenzione dei ceti medi, ma anche delle classi popolari e
proletarie, si prospettavano alcune misure di carattere sociale
anticapitalistiche.
La confisca dei redditi non dlerivanti dal lavoro e dei profitti di guerra che
erano definiiti un tradimento ai danni del popolo.
Si sollecitava la Partecipazione agli utili delle grandi industrie, la
nazionaIIZzazione dei monopoli, la municipalizzazione dei grandi magazini,
l'abolizione delle rendite fondiarie con conseguente guente riforma agraria.
Si propugnava la creazione d'un'esercitO del popolo, d'unna stampa rigidamente
tedesca e d'una forte autorit centrale nello Stato.
Si stimolava l'insopprimibile aspirazione alla Grande Germania con l'unione di
tutti i tedeschi in un'unica nazione; si reclamava l'abolizione degli
ignominiosi trattati di pace; si proclamava il diritto a uno spazio vitale, a
territori coloniali che garantissero alla popolazione un decoroso sostentamento
e riscattassero la nazione dal disastro d'una guerra di cui il popolo non era
minimamente responsabile.
Erano, dunque, tesi in netta contrapposizione con le deprecate clausole del
trattato di Versailles che i vincitori avevano spietatamente imposto alla
Germania e che l'imbelle) governo di Berlino aveva accettato.
Sulle masse popolari persistevano gli effetti della crisi economica.
Mancava il pane, cresceva l'inflazione e ancora si assisteva agli angoli delle
strade allo spettacolo di bambini macilenti e denutriti.
Adolf, che si aspettava quel gesto, impose pesanti condizioni per rimanere.
Chiese e ottenne lo scioglimento del comitato direttivo, l'epurazione di tutti
gli elementi a lui sgraditi (vale a dire gli oppositori), la nomina per se
stesso a primo presidente del partito sottraendo la carica al suo ingenuo amico
Drexler, che non aveva mai apprezzato e infine l'attribuzione di pieni poteri
dittatoriali per guidare l'organizzazione a suo modo e deciderne scopi e
strategie.
Hitler, oltre che tenere a bada i dirigenti della Nsdap, intendeva imporre la
propria volont anche alle altre organizzazioni della destra che si dicevano
socialiste.
Tali movimenti cercavano di associarsi alla Nsdap, ma lui si opponeva
pretendendo che Si sciogliessero e che praticamente si annullassero nell'atto di
entrare nel partito.
Ci per poter pi facilmente dominarli e impedire che si coalizzassero ai suoi
danni.
A Berlino egli aveva svolto un'intensa attivit politica entrando in contatto
con alcuni importanti Fabrikanten, in rappresentanza della grande industria.
Su Monaco si era riflessa l'eco dei trionfi oratorii riscossi al Nationaler Klub
dove lo avevano accolto come il futuro Messia della Germania.
Anche questo fatto contribu alla resa dei dirigenti del partito, i quali gli
scrissero una lettera di piena sottomissione.
Senza mezzi termini gli riconoscevano una competenza politica eccezionale)>, una
straordinaria capacit oratoria, un raro spirito di sacrificio nel prodigarsi
per l'affermazione del partito; gli davano atto di aver operato accontentandosi
di ricevere in cambio esclusivamente soddisfazioni morali.
Lo invitavano perci a rientrare nelle file del partito dove lo attendeva la
carica di primo presidente con annessi poteri dittatoriali.
Gli attribuivano la facolt di dire l'ultima parola sul destino di Anton
Drexler, nel senso che doveva essere lui a decidere se Drexler, deposto dalla
carica di primo presidente, potesse o no rimanere nel comitato direttivo.
Soltanto se lui ne avesse reclamato l'espulsione, si sarebbe dovuto deferire la
questione al congresso nazionale.
Drexler, che aveva sopportato tutte le manovre dell'indocile e dispotico
compagno, perse per la pazienza di fronte a una sua nuova mossa.
Avendo Hitler convocato per suoi fini specifici una seduta straordinaria del
comitato esecutivo, Drexler denunciava alla polizia l'illegittimit della
procedura.
Gli organi di polizia osservarono che non era di loro competenza intervenire in
questioni squisitamente politiche, e allora i seguaci del deposto presidente
pubblicarono un opuscolo anonimo di poche pagine nel quale annoveravano le
malefatte hitleriane.
Il libello era intitolato: Adolf Hitler: ein Verrater?, Adolf Hitler: un
traditore? Vi si sosteneva che il capo nazionalsocialista fingesse di attaccare
gli ebrei, ma che in realt fosse di razza ebraica egli stesso e che, con
l'ausilio di una banda di criminali, perseguisse l'obiettivo di impadronirsi
della Germania per renderla turpemente" schiava del giudaismo internazionale.
Lo si dipingeva assetato di dominio e mosso da una sfrenata ambizione
egoistica.> lo si accusava di voler usare il partito nazionalsocialista come un
trampolino di lancio per i suoi scopi immorali.
Il tiranno andava perci abbattuto.
Gli accusatori puntavano i riflettori anche sulla sua vita privata, definendo
ambigui i suoi rapporti con le donne e rilevando come egli desse in
escandescenze quando si cercava di fare chiarezza sui suoi mezzi di
sostentamento e quando si voleva sapere quale fosse stata in passato la sua
professione.
In che cosa consisteva l'accusa di ambiguit nei rapporti con l'altro sesso? Si
diceva che Hitler si presentasse alle donne, sulle quali esercitava un grande
fascino, come il re di Monaco, e che in loro compagnia spendesse forti somme di
denaro.
Il testo dell'anonimo libello, stampato alla macchia, apparve sul Munchner Post
e ci consent a Hitler di querelare per diffamazione il giornale che fu
condannato a una pena pecuniaria.
appena trentanovenne, un traguardo cui mai nessun altro uomo politico in Italia
era giunto in cos giovane et.
Se gi a Roma il duce era soprannominato Provolone, per la forma del suo cranio,
a Monaco il Fuhrer meritava l'appellativo di Lupo", Wolf, per l'aggressivit del
suo temperamento.
Hitler diceva che Mussolini sarebbe stato annoverato fra i grandi uomini della
terra per aver salvato l'Italia dal marxismo; aveva annientato i bolscevichi e
non accettato una spartizione del pote re.
Egli si proponeva un identico obiettivo.
Confrontati a Mussolini gli statisti tedeschi di quegli anni gli apparivano
assai meschini.
E considerava buffo il fatto che ci avvenisse in una nazione in cui pochi
decenni prima aveva dominato un grande personaggio come Bismarck.
All'alba del '23 si verific un fatto di straordinaria gravit che sconvolse
profondamente lo Stato tedesco e che offr a Hitler il destro per dimostrare
quanto egli fosse abile e spregiudicato nell'agone politico.
Gli eserciti della Francia e del Belgio avevano invaso il distretto industriale
della Ruhr.
Questo bacino minerario costituiva per la Germania, che aveva gi perso la parte
pi ricca dell'Alta Slesia l'ultima risorsa della sua fallimentare economia.
Il governo parigino di Poincar, affiancato da Bruxelles, aveva proceduto
all'occupazione per costringere con la forza la Germania a effettuare la
consegna d'una certa quantit di carbone e di legname cos come le imponeva il
trattato di Versailles.
Formalmente il trattato autorizzava l'invasione, ma politicamente il gesto era
azzardato e pericoloso.
Poincar vi aveva fatto ricorso per odio inveterato nei confronti dei tedeschi,
e perch convinto che Berlino evitasse pretestuosamente le consegne.
In realt il governo tedesco aveva chiesto soltanto una proroga.
Un'inflazione sempre pi devastante aveva minato le basi della sua economia, la
carta moneta veniva calcolata a peso, priva com'era di valore.
Le tipografie non facevano in tempo a stampar banconote, e sempre pi grandi
erano le ceste cariche di marchi che le massaie dovevano trasportare al mercato
per i loro magri acquisti.
La tragica mossa franco-belga indusse il popolo tedesco a unirsi in un unico
fronte, con la sola eccezione dei nazionalsocialisti.
Il governo di Berlino organizz e diresse una campagna di resistenza passiva
affinch nessuno nella Ruhr producesse qualcosa sotto l'invasore.
Contro gli scioperi carbonieri, contro la guerriglia e gli atti di sabotaggio
orditi dai Frekorps, saltavano ponti stradali e linee ferroviarie, la Francia
us i tribunali militari e le armi.
Caddero uccisi tredici operai.
Parigi tent persino di favorire un movimento separatista per rendere
indipendenti i territori della Renania, annetterli alla Francia e attuare quindi
implicitamente l'antico piano di smembramento dello Stato tedesco immaginato a
Versailles.
Mentre tutta la Germania si univa contro l'invasore, ecco che Hitler assumeva
una posizione singolare.
Rifiutava di entrare nel vasto schieramento antifrancese, che egli definiva un
fronte di chiacchieroni nazionali e internazionali oltre che di imbroglioni, e
proclamava che i nemici della Germania si trovavano a Berlino, non a Parigi.
Era pura follia, diceva, voler lottare contro la Francia avendo il nemico
mortale nelle proprie file.
Sul Volkischer Beobachter scriveva: Sempre abbasso i criminali di novembre.
Sono loro i mortali nemici del popolo tedesco, i traditori della patria.
Essi si annidano nel cuore dello Stato e vanno spazzati via.
Noi non siamo contro i francesi, ma contro i criminali dell' 18.
I suoi strali pi appuntiti e intinti nel sarcasmo colpivano il cancelliere
Wilhelm Cuno che aveva dato avvio alla strategia della resistenza passiva.
Lo definiva dilettante della politica ed esoso commerciante.
Cuno presiedeva infatti una linea marittima, la Hamburg-Amerika-Linie, e
possedeva davvero una mentalit mercantilista.
Ben presto per la linea della fermezza inizialmente espressa da Nortz in difesa
dell'autorit dello Stato si indebol e lo stesso ministro degli Interni
Schweyer fin col cedere.
Hitler non aveva perduto il sostegno di autorevoli ambienti dell'esercito, la
Reichswehr, e forti di ci sia il generale von Epp, che gi si era distinto per
aver liberato Monaco dai rossi, sia Ernst Rohm s'incontrarono con il comandante
delle forze armate bavaresi, il generale von Lossovv, per convincerlo ad aver
fiducia nel Fuhrer.
Essi giuravano che l'unico obiettivo del capo nazista era di tenere
pacificamente anche se rumorosamente il primo congresso nazionale della Nsdap.
Von Lossovv parlament di persona con l'inquieto Fuhrer, il quale a sua volta lo
assicurava che avrebbe fatto muovere con accortezza i reparti delle SA e che la
consacrazione dei gagliardetti si sarebbe svolta senza enfasi.
Si profilava un compromesso in seguito alla mediazione di von Lossovv e al
lavorio delle connivenze filohitleriane.
Si poteva cio evitare una proibizione totale delle manifestazioni consentendo
che la consacrazione delle insegne si svolgesse al chiuso del circo Krone e non
nelle piazze cittadine come invece pretendevano i nazionalsocialisti.
Il Fuhrer si abbocc in proposito con il primo ministro dell'Alta Baviera,
Gustav von Kahr, ma rimaneva l'incertezza sul modo di far arrivare i reparti
d'assalto dalla stazione alla tenda del circo in quanto il governo si mostrava
deciso a evitare che le SA marciassero inquadrate nelle vie di Monaco.
Ma per una identit di fondo con i moti nazionalsocialisti, von Kahr, cedendo
alle pi varie pressioni e dando credito alle parole tranquillizzanti di Hitler,
gli lasci piena libert d'azione.
La sfilata si svolse fragorosamente sia nel Campo di Marte, sia lungo le vie
della citt in una gelida domenica squassata da interminabili tempeste di neve.
I muri erano tappezzati di manifesti col decreto governativo che proibiva la
manifestazione, ma ormai avevano perso ogni valore per l'incalzare degli eventi.
Gli stendardi hitleriani si consacrarono all'aperto fra grida di vittoria e
furenti invettive contro il governo repubblicano-giudaico di Berlino.
Il Fuhrer, dopo aver presenziato alla impressionante marcia delle SA nel vasto
spiazzo del Marsfeld, corse da una parte all'altra di Monaco, fra birrerie e
ristoranti, per arringare le folle fino a notte fonda con brevi e collerici
discorsi, senza tralasciare nessuno dei dodici punti prescelti per le adunate.
Il governo bavarese si era fatto battere, Hitler aveva segnato un punto a
proprio favore, l'autorit dello Stato subiva una profonda ferita.
Il Volkischer Beobachtero superava la crisi editoriale e appariva in edicola
tutte le mattine; il profugo russo Alfred Rosenberg, assunta la nazionalit
tedesca, ne diventava il caporedattore.
Nelle casse del partito affluivano sempre maggiori finanziamenti; il Fuhrer
acquistava un impermeabile nuovo e un'automobile rossa.
Mentre cresceva il prestigio personale del piccolo duce, s'ingrossavano le file
della Nsdap e delle SA; sorgeva una sua guardia del corpo chiamata Stosstrupp
Hitler>, Guardia d'assalto Hitler.
I nazisti della Nsdap si erano collegati con altre quattro formazioni
nazionaliste: la Reichsflagge, Bandiera del Reich del capitano Heiss; il
Kampfverband Niederbayern, Associazione di lotta della Bassa Baviera; i
Vatcrlandischen VereincMurlchen, Unioni patriottiche di Monaco; e il Bund
Oberland, Lega dell'Altipiano.
I loro maggiori esponenti entrarono a far parte di un comitato di coordinamento
che fu chiamato Arbeitgemeinschaft der Vaterlandischen Kampfverbande, Collettivo
di lavoro delle associazioni di lotta patriottiche.
Esso disponeva d'un capo militare nella persona del tenente colonnello in
congedo Hermann Kriebel, tenuto in particolare stima dal grande generale Erich
Ludendorff di cui era stato aiutante in guerra.
Inorgoglito, Hitler pensava orrmai di poter dettar legge in Baviera, ma la sua
raggiante ascesa sub un brusco arresto.
Si avvicinava la data del 10 maggio, e i partiti della sinistra preparavano le
consuete manifestazioni popolari per celebrare la ricorrenza della festa del
lavoro.
Hitler proclamava che le imminenti manifestazioni del 10 maggio non erano che
una copertura per un putsch bolscevico.
Non sarebbe stato difficile averle dalla sua parte perch erano come lui
disposte a tutto pur di sventare la minaccia bolscevica.
Del resto un'indicazione in tal senso era gi pervenuta dall'Italia con la
vittoria di Mussolini.
Hitler trascorse a Berchtesgaden giorni di macerazione nel considerare le
ambiguit dei governanti bavaresi e anche di inquietudine nella rinnovata
incertezza del futuro.
Tra i suoi avversari all'interno del partito si era portati a credere che il
romitaggio fra le Alpi salisburghesi fosse apparente.
Si diceva che fosse ricaduto nelle spire del godereccio Putzi, di quel
Hanfstaengl che gli aveva aperto le porte della buona societ bavarese, ma che
cercava sempre di gettargli tra le braccia qualche bella signora.
Si vociferava di orge tra nobildonne discinte e fiumi di champagne cui
partecipava un Adolf un po' corrucciato e un po' vitaiolo.
Preso da quel vortice, non avrebbe voluto incontrarsi neppure con l'antico
selvaggio Oskar Korner e col professore d'una volta, Gottfried Feder, che lo
esortavano a riprendere l'interrotta battaglia.
In quelle settimane di isolamento volontario gravava su di lui anche la minaccia
d'una condanna per i fatti eversivi del 10 maggio.
Ma tra le autorit bavaresi c'era sempre chi gli tendeva una mano, fosse il
guardasigilli Franz Gurtner, il quale non si faceva scrupolo di parlare dei
nazionalsocialisti come carne della nostra carne, o fosse il procuratore di
Stato che alla fine decideva d'insabbiare l'istruttoria sulla sua condotta
eversiva.
Il Fuhrer aveva inviato al procuratore un'abile autodifesa, corredata dalla
minaccia di trasmettere il documento ai giornali.
Si lamentava che da numerose settimane sulla stampa e al Landtag era oggetto di
spudorati insulti>.
Affermava di aver evitato di difendersi pubblicamente per carit di Patria ed
era perci grato al destino che con quel procedimento penale gli offriva
l'occasione di difendersi in un'aula di giustizia, dove avrebbe potuto
finalmente dire tutta la verit.
A Berlino si capiva che per cercare di trarre in salvo la democrazia nella
giovane repubblica tedesca bisognava anzitutto riallacciare i rapporti con la
Francia e ricominciare a pagare i danni di guerra.
Si diede perci vita a un nuovo governo, un ministero di coalizione cui
partecipavano anche i socialdemocratici, che pose fine alla rovinosa strategia
della resistenza passiva.
Ne era a capo il fondatore del partito popolare, Gustav Stresemann, un
conservatore che si adoperava per restituire il perduto vigore all'economia
tedesca, in mezzo a infinite diff;colt.
Il Reich era a struttura federalista e ci rendeva oltremodo articolata la
situazione.
Se a Berlino governava Stresemann, nei Lander della Sassonia e della Turingia
erano al potere i comunisti i quali avevano straordinariamente ottenuto
l'appoggio dei loro tradizionali nemici, i socialdemocratici.
Proprio dalla Germania centrale partiva una minaccia bolscevica, e il governo di
Berlino correva ai ripari.
Senza tanti riguardi per la legalit Stresemann ordin all'esercito di abbattere
il potere comunista.
Il generale von Seeckt, comandante in capo delle truppe, questa volta non si
tir indietro mentre non aveva voluto offrire i suoi servizi alla repubblica
quando tre anni prima si era trattato di bloccare il putsch di Kapp.
Un'insurrezione armata comunista venne infine repressa anche ad Amburgo, con
l'ovvio impiego di forze di polizia.
Hitler aveva lasciato Berchtesgaden con la consapevolezza di aver perso buona
parte del suo prestigio dentro e fuori il partito.
Ai primi di settembre i patrioti indissero a Norimberga una manifestazione per
celebrare la travolgente vittoria del 1870 a Sedan che i prussiani avevano
conseguito sui francesi.
Gli osanna, le tonanti ovazioni della folla non furono per lui, ma per il
generale Ludendorff, il leggendario condottiero dell'ultima guerra.
Hitler capiva che per riacquistare il terreno perduto doveva allearsi con il
vecchio eroe, sfruttarne la popolarit senza temere un'eventuale concorrenza del
generale che comunque di strategia politica era digiuno.
A malincuore, dovendo adattarsi a una diminuzione dei suoi poteri, costitu una
nuova alleanza paramilitare, una Lega di lotta tedesca, il Deutsche Kampfbund,
che comprendeva la Reichsflagge di Friedrich Heiss e il Bund Oberland di
Friedrich Weber.
Con la nascita di questo Kampfbund, che a sua volta aveva per obiettivo il
rovesciamento dell'odiata repubblica di Weimar, si stabil una piena identit di
vedute fra Hitler e Ludendorff, grazie ai buoni uffici del capitano Rohm che,
anche in nome d'una comune passione per la filosofia dell'occulto, si proponeva
di riportare in auge il capo nazista. Vi garantisco che l'impossibile riesce
sempre.
La cosa pi improbabile la pi sicura. Ripetendo questo slogan per far
coraggio a se stesso e per infondere fiducia ai seguaci, il Fuhrer diceva che
era giunto il momento di sfidare apertamente lo Stato.
Stava infatti per concludersi il terribile 1923 che aveva ridotto allo stremo il
popolo tedesco e che era cominciato con l'invasione del bacino minerario della
Ruhr.
Ancora ripensavano come il governo tedesco avesse risposto alla mossa francobelga con la resistenza passiva, una politica che praticamente aveva favorito
nel paese la crescita delle opposizioni di destra e di sinistra, soprattutto dei
comunisti che sfruttavano con particolare veemenza la tragicit della situazione
nel tentativo di imporre alla Germania una svolta leninista.
Il 1923 fu davvero un anno terribile a causa d'un'inflazione sfrenata e d'una
non meno sfrenata caduta dei costumi.
Stefan Zweig raccontava come ci furono giorni in cui al mattino aveva pagato il
giornale cinquantamila marchi e la sera centomila; per un biglietto del tram ci
volevano milioni; i lacci delle scarpe costavano pi che in passato le scarpe
stesse.
Dal punto di vista morale, tutti i valori apparivano sconvolti.
Berlino era diventata la Babele del mondo. Neppure la Roma di Svetonio aveva
conosciuto le orge berlinesi; le ragazzine si vantavano di essere pervertite;
essere sospettate di verginit a sedici anni era considerata una vergogna.
In Baviera, Hitler predicava odio, odio e ancora odio contro i criminali del
novembre '18, contro i giudei che portavano la Germania alla rovina; bisognava
che la nazione si svegliasse e li appendesse tutti alle forche: Noi vogliamo
impedire che la nostra Germania soffra la morte sulla Croce, cos come in
passato avvenne a un Altro.
Parlava dell'urgenza di suscitare una tempesta per restituire al popolo volont,
coraggio e potenza, Wille, Mut und Macht; rappresentava il premier nazionalliberale Stresemann come un tipico esemplare della vilt pacifista essendosi
arreso ai sopprusi della Francia.
Ma se Stresemann osteggiava fortemente i comunisti, non era meno duro con i
nazionalsocialisti.
Per questo motivo, diceva il Fuhrer, bisognava muoversi prima che fosse troppo
tardi.
Radun lo Stato maggiore del nuovo Kampfbund Rohm, Goring, Heiss, Weber,
Kriebel, reclamando per prima cosa il comando assoluto dell'organizzazione.
E l'ottenne.
Tutti dimostravano di aver nuovamente fiducia in lui.
Come lui, pensavano che l'ora X fosse giunta.
Rohm, che rivestiva ancora la divisa militare, lasci l'esercito e giur fedelt
al Fuhrer che li aveva elettrizzati con un discorso di due ore e mezzo.
Hitler pose in stato di allerta i quindicimila uomini delle SA e annunci la
convocazione di ben quattordici comizi nei pi disparati luoghi della citt per
sensibilizzare le masse ma anche per soppesarne gli umori.
Polemicamente diceva: Se Berlino non si mette in marcia per arrivare a Monaco,
sar Monaco a marciare su Berlino.
Un dato certo: non possono convivere una Germania del nord bolscevica e una
Baviera nazionale!.
Ormai pensava fermamente a un atto rivoluzionario da compiere col sostegno del
governo bavarese, che su questa strada sarebbe stato incoraggiato da una
prevedibile e vasta adesione popolare, per dare alla Germania intera un governo
nazionalista.
Si batteva per il raggiungimento di questo obiettivo assumendo maniacali
atteggiamenti messianici.
Si faceva un gran mormorare su questi suoi comportamenti.
Ne parlavano anche alcuni dei suoi pi fedeli sostenitori, compreso Dietrich
Eckart. Quello di Adolf diceva Eckart a Hanfstaengl un caso disperato di
Grossenwahn, megalomania.
L'ho sentito urlare: Devo marciare su Berlino, devo andare a Berlino come Ges
nel tempio per scacciarne a frustate i mercanti della disfatta. Sul programma
che Adolf si era proposto di attuare gravavano per molte incertezze che non
riguardavano esclusivamente i tempi d'attuazione.
Una sorpresa gli pervenne dal governo di Monaco in un quadro pi generale di
tensione nei rapporti fra il Reich e la Baviera.
A Berlino il cancelliere Stresemann aveva proclamato lo stato d'emergenza per
fronteggiare le inaudite violenze delle opposizioni.
A Monaco risposero con un identico provvedimento.
Per di pi il premier von Knilling affd i poteri dittatoriali all'ex ministro
von Kahr cui si affiancarono in un triumvirato altre personalit bavaresi, il
comandante della Reichswehr, von Lossow, e il capo della polizia, von Seisser.
Il triumvirato e Hitler avevano il comune obiettivo di abbattere la repubblica e
con essa il governo del cancelliere.
Si poteva quindi credere che fossero sostanzialmente alleati sebbene Kahr
puntasse a staccare la Baviera dal Reich per farne una monarchia da restituire
alla dinastia dei Wittelsbach.
Ci era inconcepibile agli occhi di Hitler, il quale tuttavia premeva sui
triumviri perch si decidessero a marciare su Berlino prima che Berlino
marciasse su Monaco.
Fra le due capitali la tensione era al culmine.
Esplose fra loro un conflitto di carattere costituzionale di cui il Volkischer
Beobachter forn lo spunto.
Su quel giornale erano apparse aspre critiche contro Stresemann, contro il capo
delle forze armate del Reich, generale von Seeckt, e il ministro della Difesa,
Gessler.
Il cancelliere chiese la soppressione del foglio nazionalsocialista, ma Kahr e
Lossow risposero negativamente e si giustificarono sostenendo che l'applicazione
del provvedimento avrebbe provocato disordini nelle piazze. Allora si dimetta
Lossow! fu la successiva richiesta di Berlino che ottenne per un nuovo rifiuto.
La tensione si aggrav ulteriormente quando Kahr non volle eseguire l'ordine di
trarre in ceppi i pericolosissimi comandanti di alcune squadre armate bavaresi
come il capitano Ehrhardt, detto l'eroe del putsch di Kapp; il capitano Heiss
della Reichsflagg e il tenente Rossbach, un omosessuale intimo amico di Rohm.
Ormai i triumviri potevano aspettarsi che Berlino decidesse di marciare su
Monaco per ristabilire la legalit costituzionale da loro cos scopertamente
violata.
Che fare? L'opinione di Hitler era di passare immediatamente al contrattacco.
Di fronte alle indecisioni del triumvirato si diceva pronto a muovere alla
conquista di Berlino con le sue formazioni paramilitari.
Kahr cercava di trattenerlo anche con le minacce.
Lossow lo metteva in guardia da uno smacco facendogli sapere che la Reichswehr
non si sarebbe lasciata trascinare in un nuovo e fallimentare putsch alla Kapp.
Hitler deve ancora dimostrare diceva di incarnare quel Mussolini tedesco che
crede di essere.
In quei giorni di fine settembre, il Fuhrer non riusciva a celare un profondo
nervosismo.
Quasi a placare se stesso volle recarsi a Bayreuth in visita alla famiglia
Wagner che nella Haus Wahnfried viveva celebrando il ricordo del grande
compositore, nell'esaltazione del mito germanico riflesso nella tetralogia
nibelungica.
Nel giardino della villa, davanti alla tomba del musicista, egli non seppe
contenere l'emozione.
A Bayreuth si trovavano Cosima Liszt, l'ottantaseienne e dispotica vedova di
Richard Wagner; suo figlio Siegfried con la moglie Winifred Williams, una
Ai tavoli sedevano austeri personaggi con robusti mustacchi e alti ufficiali con
scintillanti decorazioni, pi impegnati a bere birra dai loro Humpen, i boccali
di ceramica istoriata, che ad ascoltare il noioso e interminabile discorso che
il Generalkommissar, in una marsina nera troppo lunga per lui cos piccolo e
tondeggiante, leggeva dal palco con voce monotona.
Numerose e sorridenti erano le matrone in abiti eleganti.
All'esterno, uno sferragliare di camion si avvicinava all'edificio della
birreria senza che ci allarmasse le forze di polizia.
I camion trasportavano decine di uomini con la croce uncinata al braccio e
consistenti reparti delle SA in armi che, appena raggiunta il Burgerbrau, si
disposero tutt'intorno all'edificio.
Contemporaneamente, a bordo della sua Mercedes rossa arrivava il Fuhrer, pur
senza aver ricevuto l'invito.
Indossava l'inseparabile trench, con la cintura molto stretta alla vita, e gli
stivali.
Era affiancato da Rosenberg, da Anton Drexler e dalla sua personale guardia del
corpo Ulrich Graf, macellaio e lottatore come si poteva arguire dal suo fisico
muscoloso e plebeo.
Hitler, dopo aver concitatamente ordinato ai suoi uomini di piazzare una
mitragliatrice sulla porta della birreria, entr teatralmente a precipizio, da
grande attore isterico, nella sala fumosa.
Erano le 20,34.
Agitava una pistola, una Brovvning 08 che aveva tratto fulmineamente dalla tasca
posteriore dei calzoni, mentre era seguito da una squadra di nazisti con armi ed
elmetti.
Il rumore dei loro passi cadenzati e degli stivali sovrastava l'atterrito
vociare dei presenti. E Hitler! E Hitler! si sentiva esclamare qua e l fra i
tavoli.
A questa irruzione, Kahr interruppe la lettura del discorso.
Si mostrava sorpreso, e con lo sguardo cercava il capo della polizia, Seisser,
in realt pi sbalordito di lui.
Hitler salt su un tavolo.
Aveva in mano un boccale di birra.
Lo vuot senza staccarvi le labbra e poi lo scagli sul pavimento.
Gridava, ma nessuno ascoltava le sue parole nella grande baraonda che si era
scatenata nella sala.
Per imporre il silenzio, e per intimorire ulteriormente Kahr, spar un colpo di
rivoltella al soffitto.
Scese dal tavolo e si avvi verso il podio dove, affranto e smarrito, sedeva il
Generalkommissar.
Hitler, che non aveva ottenuto il silenzio assoluto, prese egualmente a parlare:
<.Achtung! La rivoluzione nazionale cominciata disse con voce gutturale.
Il chiasso non si era ancora placato, ed egli dovette ripetere la frase urlando.
Quindi prosegu: Questa sala occupata da seicento uomini armati di tutto
punto.
Nessuno pu uscirne..
Qualcuno esclam: E roba da Sud America!.
Con lo sguardo fiammeggiante, lui incalzava: Se non fate subito silenzio
ordiner di piazzare una mitragliatrice sulla galleria e di puntarla su di voi.
Sappiate che le caserme della Reichswehr e della polizia del Land sono in nostre
mani; le forze della Reichswehr e della polizia del Reich si vanno schierando
sotto le bandiere con la croce uncinata.
Il governo della Baviera e il governo del Reich sono stati rovesciati.
Ebert non pi presidente del Reich; Stresemann non pi cancelliere.
Io ho assunto la direzione politica del nuovo governo nazionale provvisorio!.
Possibile?" dicevano alcuni. Come potuto avvenire tutto ci tanto rapidamente?
mormoravano altri.
Gli ufficiali esclamavano: Era ora!.
Le proclamazioni di Hitler erano per prive di fondamento.
Egli affermava il falso con la maestria e la sicurezza di un grande attore che
reciti una parte irreale sul palcoscenico.
Sempre stretto nel suo trench e sempre agitando la pistola Hitler lasci la
saletta per tornare nella grande sala in ebollizione.
Sal di nuovo sul podio. Abbiamo formato un nuovO governo! proclam con voce
trionfante dall'alto dello scanno.
Tutti tacquero, e lui prosegu: Il nuovo governo della Germania si propone di
marciare con tutte le forze, quelle del Land di Baviera e di tutte le altre
province, contro la peccaminosa Babele di Berlino per salvare il popolo tedesco.
Uno scrosciante applauso accolse quelle parole, e sembrava che pi nessuno nella
sala avesse voglia di uscirne.
Molti gridarono: Heil Hitler!.
Incoraggiato dagli applausi e dalle grida, il Fuhrer disse: Vi comunico che
Kahr, Lossow e Seisser, nella stanza accanto, si sono schierati al nostro
fianco.
E con noi un grande eroe, Ludendorff! Approvate, voi, tutto ci?.
Gli applausi di consenso non avevano pi fine, ed egli a quel punto pronunci
alcune parole ispirate: Attuo adesso l'impegno che cinque anni or sono presi con
me stesso mentre giacevo invalido e cieco in un ospedale militare: l'impegno di
non concedermi un attimo di sosta fino a quando i criminali di novembre non
saranno abbattuti e fino a quando dalle macerie dell'infelice Germania di oggi
non risorger una Germania grande e potente, libera e splendente.
Amen.
Tutta la sala era con lui suggestionata dalle sue parole.
Seguito dalle ovazioni dei borghesi di Monaco privi ormai di qualsiasi facolt
di discernimento e orgogliosi di partecipare a un evento storico, torn dai
triumviri.
Come poco prima li aveva sospinti verso la saletta, ora li risospingeva nella
grande sala perch con la loro presenza dessero pubblica testimonianza
dell'accordo raggiunto.
I triumviri presero brevemente la parola dopo un intervento di Ludendorff il
quale disse che liberamente accettava le nuove responsabilit nel momento in cui
la nazione affrontava una grande svolta storica: Sono a disposizione del nuovo
governo nazionale tedesco!.
Ma ad alcuni presenti apparve contrariato per la prontezza con cui Hitler gli
aveva sottratto il ruolo di dittatore della Germania, un ruolo che egli pensava
di poter svolgere meglio e con maggiore autorevolezza di quel parvenu austriaco,
di quel piccolo e presuntuoso caporale.
Von Kahr fu estremamente conciso.
Si sofferm a ribadire il suo chiodo fisso, quello di esaltare la monarchia dei
Wittelsbach che finalmente sarebbe tornata sul trono.
Von Lossow e Seisser parlarono della riorganizzazione dell'esercito e della
polizia. intervenne infine l'ex capo della polizia bavarese Ernst Pohner che
Hitler designava fra i nuovi ministri a ricompensa delle protezioni della prima
ora.
Pohner non aveva il dono della parola; per di pi era balbuziente, un difetto
che gli si accentuava nei momenti di tensione.
Quella sera la balbuzie fu irrefrenabile, sicch il suo discorso divenne un
esilarante entr'acte in tanta tragedia.
Si era intorno alle 23,30 quando la riunione si sciolse.
Hitler, lasciandosi invadere dalla commozione, abbracciava Rohm e gli diceva:
Nasce una nuova epoca.
La vita sar migliore!.
Poi raggiunse precipitosamente la caserma del genio dove sembrava che le truppe
regolari avessero ingaggiato una battaglia con le squadre dei rivoltosi.
Egli aveva davvero vinto? Il suo putsch era alfine riuscito? Sembrava di s.
Il Fuhrer tuttavia si rese subito conto che quella sera qualcosa non aveva
funzionato.
Al termine della riunione si era infatti consentito ai triumviri di allontanarsi
dalla birreria senza scorta.
Von Scheubner-Richter, che la sapeva lunga da abile avventuriero qual era,
voleva trattenere von Lossow non fidandosene.
Ma era insorto Ludendorff, sdegnato. Vi proibisco,> grid di dubitare della
parola d'un ufficiale tedesco!" Lossow pot andarsene, e ovviamente
approfittarono dell'attimo di sbandamento anche Kahr e Seisser, i quali si
Gli unici ad eseguire un colpo di mano erano stati i reparti di Rohm che avevano
preso d'assalto e occupato il ministero della Guerra, ma ora gi si trovavano
accerchiati dalle truppe regolari.
Per primi cadevano prigionieri dell'esercito l'ex capo della polizia Pohner e il
comandante militare dell'organismo unitario delle organizzazioni patriottiche
rivoluzionarie, Hermann Kriebel.
A mezzogiorno del 9 novembre, la mattinata era plumbea, i reparti militarizzati
d'assalto dei ribelli, pi di tremila uomini con bandiere, gagliardetti e un
grande sfoggio di croci uncinate, lasciavano la stradina del Burgerbraukeller
per dirigersi verso la Feldherrnhalle e la Odeonsplatz, al centro della citt.
Avevano appena ascoltato un accalorato fervorino in cui il Fuhrer preannunciava
per la Germania un radioso destino.
Un altro gruppetto di animosi, in cerca di soldi, si era gettato sulle banconote
dello stampatore ebreo Parvus.
I ribelli, allineati per dodici, e protetti da un plotone di SA a cavallo,
raggiunsero il fiume Isar guidati da Hitler, Ludendorff, Goring, Rosenberg
elmetti in testa, pistole in pugno e stivaloni.
Un giovane, Heinrich Himmler, che rivelava una grande padronanza di s fra tanta
confusione, era riuscito a impossessarsi di alcune mitragliatrici, e ora
marciava in testa alla colonna sostenendo l'antico stendardo imperiale.
I cittadini si affollavano incuriositi ai bordi della strada.
In molti gridavano: Heil Hitler., Heil Ludendor!.
A breve distanza dal ponte, il Ludwigsbrucke, i marciatori si arrestarono,
mentre nutrite pattuglie di poliziotti caricavano minacciosi i mitra.
Con prontezza Goring grid: Se sparate uccideremo gli ostaggi in nostre mani!.
I poliziotti abbassarono le armi e i nazionalisti poterono procedere oltre fra
gli applausi della gente.
Su molti edifici e sul balcone del municipio erano apparse bandiere con la
svastica.
Sulla Marienplatz, davanti al palazzo municipale, Julius Streicher pronunciava
un duro discorso antisemita.
I nazionalisti marciavano e cantavano in coro coi cittadini: O Deuschland hoch
in Ehren, O Germania tanto onorata.
Nella sensazione di essere sostenuti dall'afflato popolare intendevano
raggiungere il ministero della Guerra per liberare Rohm e i suoi reparti
accerchiati dall'esercito.
Ma ben presto, giunti alla stretta imboccatura della Residenzstrasse che sfocia
nella Odeonsplatz, si trovarono di fronte a pi consistenti forze della
Landespolizei che avevano ricevuto l'ordine tassativo di non lasciare passare i
ribelli.
Part un colpo di fucile.
Chi lo spar? Esso fu comunque il segnale d'uno scontro breve, ma sanguinoso.
Hitler gridava ai poliziotti: Arrendetevi! Arrendetevi!.
Gli faceva eco la guardia del corpo Ulrich Graf: Non sparate.
E con noi Sua Eccellenza il generale Ludendorff.
E fu proprio lui, il gigantesco Graf, a cadere per primo mortalmente ferito.
Poi croll, colpito al cuore, von Scheubner-Richter.
Nella caduta l'ex ufficiale zarista trascin a terra Adolf che gli era accanto e
che si slog una spalla.
Le file dei nazionalisti si scompigliarono rapidamente nel darsi alla fuga.
Ludendorff si appiatt al suolo per evitare le fucilate, ma poi si rialz e,
torreggiante, riprese con fierezza il cammino verso i poliziotti che
continuavano a sputar fuoco.
Non lo segu nessuno.
Neppure Hitler, il quale, dopo aver strisciato sul terreno rasentando il
marciapiede della Residenzstrasse per porsi fuori tiro, fu raccolto da un medico
suo amico, caricato su un'autoambulanza e trasportato nela villa di Putzi
Hanfstaengl a Uffing, sul lago di Staffel.
Ferito all'inguine stramazz al suolo anche Goring.
Fu soccorso da una donna, Ilse Ballin, moglie d'un mobiliere ebreo.
Complessivamente diciotto furono i morti fra i marciatori, e tre fra i
poliziotti; un centinaio furono i feriti d'ambo le parti.
Furono gli ebrei a portare i negri sulle rive del Reno per imbastardire la razza
bianca da loro odiata e prenderne il posto.
Qui inseriva alcune considerazioni di eugenetica, scrivendo: Se la bellezza del
corpo non fosse oggi relegata in secondo piano dalle nostre ridicole mode,
sarebbe totalmente impossibile la seduzione di centinaia di migliaia di
fanciulle a opera di repellenti ebreucci dalle gambe corte.
Questi parassiti dai neri capelli crespi spiano per ore e ore, con
un'espressione di gioia satanica nel viso, le nostre bionde e ignare fanciulle
per sconciarle nel sangue, Blutschande.
Ecco perch, diceva, la purezza del sangue andava difesa con ogni mezzo,
evitando matrimoni misti, condannando la prostituzione, sradicando la sifilide,
concedendo il diritto alla procreazione esclusivamente alle persone sane.
Anche negli incontri con gli ammiratori che gli facevano visita a Landsberg si
parlava immancabilmente degli ebrei. Scrivendo il mio libro disse un giorno in
un'esaltazione parossistica mi sono accorto di essere stato finora troppo buono
con gli ebrei.
Se vogliamo abbatterli davvero dobbiamo essere pi spietati nei metodi di lotta,
e tener presente che Giuda la peste del mondo.
Il giudeo razza, ma non uomo.
L'uomo una creatura simile a Dio, il giudeo l'immagine del diavolo.
Trascorrevano cos i mesi della prigionia.
Sebbene Adolf non perdesse occasione per imporre la sua dispotica volont, il
direttore del carcere, Herr Leybold, ne tracciava profili rassicuranti destinati
a favorire una pi che sollecita concessione della libert provvisoria.
Leybold lo presentava alle autorit superiori come un uomo d'ordine, ligio alla
disciplina e sempre di buonumore; come un detenuto frugale che non rifiutava il
vitto del carcere, che non fumava e non beveva; come una persona modesta, docile
e senza pretese che non si lamentava mai, che non aveva vanit personali e che
sapeva esercitare una certa autorit sui compagni di pena.
Herr Leybold, toccando angoli pi riposti della personalit hitleriana,
testimoniava come egli sopportasse la perdita della libert meglio dei
prigionieri ammogliati.
Adolf non si sentiva attratto dalle donne, e riceveva le visite di amiche senza
alcun particolare entusiao, ma soltanto con la massima cortesia.
Nei rapporti al tribunale il direttore del carcere non mancava di affrontare
temi politici, e definiva il suo ospite un idealista.
Si diceva certo che Hitler, una volta in libert, avrebbe ripreso in pieno la
battaglia per rifondare e rianimare il suo movimento, ma che non si sarebbe pi
messo contro le autorit. Per raggiungere i suoi scopi si servir di tutti i
mezzi leciti, senza cercare di ripetere il tentativo d'impadronirsi del potere
con la forza. A suo giudizio, Adolf non nutriva neppure propositi di vendetta
contro chi lo aveva avversato e abbandonato nel novembre del '23.
In quelle parole risuonava l'eco di quanto lo stesso Hitler scriveva a chiusura
del libro al medesimo scopo di tranquillizzare le autorit bavaresi e di
ottenere pi facilmente la scarcerazione.
Adolf si mostrava tollerante e comprensivo con i triumviri che non lo avevano
pi seguito nel putsch: E inutile riaprire ferite non ancora cicatrizzate.
E insensato parlare di colpa a proposito di uomini che in fondo al cuore forse
amavano come noi il loro popolo ma non trovarono la via giusta da seguire.
Diceva di non voler portare la divisione fra uomini che forse un giorno
avrebbero formato con lui il vero fronte unitario dei tedeschi contro i nemici
del popolo: Io so che verr un tempo in cui anche quelli che allora ci
trattarono da nemici penseranno con rispetto a chi per il popolo tedesco marci
verso la morte.
Poteva mostrarsi longanime con i governanti e con la magistratura di Monaco
perch in molti si adoperavano per abbreviargli la detenzione.
Non erano ancora trascorsi nove mesi dal suo arrivo a Landsberg quando la
mattina del 20 dicembre fu restituito alla libert.
L'ordine di scarcerazione fu tanto improvviso che egli trov ad attenderlo sul
portone della fortezza soltanto uno striminzito nucleo di fedelissimi.
In effetti l'intero movimento nazionalsocialista, che aveva assunto nuove
sembianze in seguito al decreto di scioglimento, versava in condizioni critiche
Il contrasto port alle dimissioni di Rohm sia dalla carica di Oberst SA Fuhrer,
cio di capo supremo delle SA, sia dal partito.
Nella grande sala del Burgerbraukeller Hitler tenne un discorso di due ore
proponendosi come il capo assoluto del movimento, per dodici mesi. Fra un anno.
disse ne riparleremo e mi sottoporr al vostro giudizio.
Se avr fatto bene mi approverete, se avr fatto male me ne andr.
Ma fino a quella scadenza sia chiaro che a guidare il movimento sar io,
soltanto io, e che nessuno potr impormi condizioni. Non risparmi critiche e
accuse ai suoi avversari interni, indicandoli con nome e cognome; non evit di
biasimare le varie fazioni in lotta tra loro: Dovete dimenticare le vostre risse
personali.
Se non lo farete, io andr avanti col mio partito senza di voi.
Dal banco presidenziale Ma Amann url con foga: Siamo tutti con te, Hitler!
Basta con le divisioni!.
Gli antagonisti del contestato Fuhrer si sentivano sciogliere nell'animo le
avversioni e saltavano sui tavoli per unirsi alle incontenibili manifestazioni
di gioia dei nazisti che fra lacrime d'eccitazione avevano ritrovato in Adolf il
loro capo.
Il Fuhrer parlava con accanimento del morbo giudaico e si abbandonava a
descrizioni che egli stesso definiva orripilanti.
Orripilanti perch rivedeva quei luridi ebreucci passeggiare tranquillamente
nella Friedrichstrasse di Berlino al braccio di bionde e ignare fanciulle
tedesche.
Bisognava schiacciarli gli ebrei, cos come si dovevano schiacciare i marxisti.
Con brutalit! Quindi proruppe in un'invocazione: Se dovessi soccombere una
seconda volta, voglio che la bandiera uncinata diventi il mio sudario!.
Fu allora che alcuni dei suoi avversari pi autorevoli, gli Streicher, i Feder,
i Frick, gli Esser, i Buttmann sfilarono davanti alla tribuna per dichiararsi
pentiti e per acclamarlo vincitore.
Alla notizia del travolgente successo ottenuto da Hitler nel Burgerbrau e alla
lettura del suo infiammato discorso, il premier Held cap di aver sbagliato a
crederlo domato.
Si rese conto che il capo nazista era pericoloso quanto prima, pi di prima, e
gli viet di tenere comizi in pubblico per la durata d'un biennio.
Fu subito imitato dalle autorit di altri cinque Lander del Reich compresa la
Prussia.
L'interdizione non era per assoluta, non riguardava l'intera attivit politica,
tanto che egli pot continuare a scrivere sul Volkischer Beobachter i suoi
roventi articoli.
Diede anche alle stampe il primo volume del Mein Kamf in diecimila copie che
andarono a ruba.
Per alcune settimane si rinchiuse in una villa, l'Haus Wachenfeld, che aveva
preso in al`fitto sulle pendici dell'Obersalzberg.
Nella pianura sottostante si stendeva il villaggio di Berchtesgaden.
La villa era piccola, ma lo scenario delle Alpi bavaresi che si godeva dalle sue
finestre era tra i pi incantevoli d'Europa, con la visione del Konigssee.
Al termine del breve isolamento sull'Obersalzberg si dedic a una ferrea
riorganizzazione del partito.
Incontrava serie difficolt a causa dei persistenti contrasti con altri dirigen
ti e in particolare con quelli della Germania settentrionale, dove operava
Gregor Strasser.
Decise di modellare la struttura della Nsdap sull'esempio organizzativo dello
Stato, per cui, in rapporto al partito, suddivise il territorio nazionale in
distretti, Gaue, secondo un'antica voce tedesca, che equivalevano alle
federazioni politiche, Gaue appunto, e che corrispondevano alle circoscrizioni
elettorali della repubblica.
Ogni Gau era sottoposto agli ordini di un Gauleiter da lui espressamente
nominato.
A poco a poco faceva del partito uno Stato nello Stato allo scopo di aver pronto
uno Stato nuovo nel momento in cui avrebbe rovesciato il vecchio.
Cominci a rivolgere una particolare attenziOne alle donne e ai giovanissimi
attraendoli nelle file del movimento e organizzandoli in strutture ginniche,
Se non avessi visto sventolare sul tetto la bandiera con la svastica, avrei
pensato di trovarmi davanti al palazzo d'un cardinale di curia o d'un banchiere
ebreo ricco sfondato.
Trasfer nel suo studio della Casa Bruna il ritratto di Federico il Grande che
aveva nella Thierschstrasse e vi affianc i busti di Mussolini, di Bismarck e
del camerata scomparso Dietrich Eckart.
Aveva innalzato Eckart a martire della causa insieme ai caduti del fallito
putsch di Monaco i cui nomi erano incisi su targhe di bronzo affisse alle pareti
della stanza.
Un ritratto del camerata idolatrato figurava in un'altra sala dell'edificio
chiamata Fuhrerplatz, il posto del Fuhrer, una sorta di scantinato dove Hitler
si rifugiava o per raccogliersi in solitudine o per predicare alla presenza di
piccoli gruppi di adepti.
A ricordo del putsch conservava in una sala come sacri cimeli le bandiere del
sangue che nel novembre del '23 avevano guidato l'attacco sul Ludwigsbrucke di
Monaco.
Le bandiere elevate a reliquie erano in stridente contrasto con la professione
di legalit che Hitler andava proclamando per ottenere l'appoggio degli ambienti
moderati e conservatori della nazione.
Il 24 ottobre del '29, era un venerd, si verific un crollo di proporzioni
gigantesche alla Borsa valori di New York.
Fu un venerd nero per tutti poich la rovina di Wall Street scaten una crisi
economica a carattere mondiale.
La Germania fu particolarmente investita dall'ondata catastrofica che condusse
all'esaurimento dei prestiti stranieri e che comport il fallimento di alcune
banche oltre a un'impennata dell'inflazione e della disoccupazione in seguito
alla chiusura di molte industrie, sia grandi sia piccole.
Fra banchieri e imprenditori disperati, il suicidio fu una scelta obbligata.
Il numero dei disoccupati superava i tre milioni, le liste di povert non
avevano fine con dieci o dodici milioni di iscritti; si susseguivano gli
scioperi, gli operai stazionavano furibondi davanti alle fabbriche dai cancelli
chiusi, i contadini invadevano le sedi comunali.
Dilagava la violenza, si moltiplicavano gli scontri dei manifestanti con la
polizia.
Spesso agli angoli delle strade si rinvenivano le vittime di aggressioni mortali
di cui raramente si scopriva il responsabile.
Si era creato il clima che Hitler si augurava di veder sopraggiungere per poter
scagliare con maggiore efficacia i SUOi fulmini contro la giudaica repubblica,
causa di tutti i mali, e sommuovere a suo vantaggio le coscienze popolari con la
vibrante promessa di rovesciare la situazione.
Ma per ottenere questo risultato, diceva, i tedeschi dovevano unirsi a lui e
dargli fiducia.
Per prima cosa egli prometteva di stracciare in faccia ai criminali di Berlino
il trattato di Versailles, di restituire alla Germania il ruolo di grande
potenza, Grossmacht, com'era suo sacrosanto diritto. ..Deutschland uber alles..,
andava gri dando in ogni luogo.
I SUOi simili ripe teVanO il grido e si mischiavano ai sen za lavoro che in fila
chiedevano il sus sidio davanti ai centri d'assistenza.
Distribuivano un graffiante giornaletto propagandistico, Der Erwerbsloe.., Il
disoccupato, provocando scontri violenti fra gruppi di operai e reparti delle
SA, mentre Goebbels, che era stato elevato alla carica di
Reichspropagandaleiter, capo della propaganda per l'intera nazione, istigava
alla rissa.
In ogni angolo di strada Goebbels gridava a piena voce: Adolf Hitler si mangia
Karl Marx in un sol boccone.
Gregor Strasser gli dava man forte. Se tutto precipita verso la catastrofe..
diceva per noi va bene.
Va bene per la nostra rivoluzio ne. La crisi economica, insieme ai contrasti che
dilaniavano la grande coalizione guidata dal socialdemocratico Hermann Muller,
condusse alla caduta dell'ultimo ministero a base parlamentare della repubblica
di Weimar.
La fine della Grosse Koalition, una maggioranza che andava dai socialdemocratici
alla Deutsche Volkspartei, Partito popolare tedesco, apr la strada a un governo
All'atto di fare le sue dichiarazioni davanti alla Corte, richiam il suo stato
di testimone sottoposto a giuramento perch le sue parole acquistassero
solennit.
Disse: Ho giurato, qui, davanti a Dio onnipotente.
Poi, alzando il tono della voce, prosegu: Io vi dico che quando sar arrivato
legalmente al potere, proceder alla istituzione di tribunali di Stato cui
spetter il compito di giudicare secondo le leggi i responsabili della rovina
del popolo tedesco.
Allora probabilmente alcune teste cadranno in maniera del tutto legale.
Quanto erano credibili quelle dichiarazioni legalitarie, peraltro rese ambigue
dal richiamo a ci che sarebbe successo dopo? Era possibile assorbire nel gioco
del potere parlamentare il movimento hitleriano, legarlo mani e piedi al palo
della legalit con qualche offerta allettante? La Nsdap era comunque il secondo
partito al Reichstag, e il cancelliere Bruning non pot evitare di ricevere
Hitler a colloquio.
Il cancelliere gli invi un telegramma, e il Fuhrer, commentando il fatto con
Hess e con Rosenberg, esclam: Ora li tengo in pugno.
Ho ottenuto il loro riconoscimento.
Finalmente hanno capito che devono fare i conti con me.
Bruning si era illuso di poterlo piegare.
Difatti a Hitler bastava per il momento di essere preso in considerazione.
Anche l'incontro con il presidente della repubblica von Hindenburg non ebbe
sbocchi, sebbene il vecchio feldmaresciallo lo avesse invitato a desistere
dall'attaccare il governo.
Hindenburg, piuttosto seccato, fece sapere che al suo interlocutore, al piccolo
caporale boemo, avrebbe potuto offrire tutt'al pi il ministero delle Poste.
Altro che cancelliere del Reich! L'ala destra della Nsdap avrebbe visto con
favore un'intesa, certamente ternporanea, con le forze moderate della nazione, e
c'era chi ricordava come lo stesso Mussolini fosse stato costretto a passare
sotto le forche caudine d'un governo di coalizione prima d'imporre la dittatura
del partito unico.
All'interno della Nsdap, i ribelli che si opponevano al proclamato legalismo
hitleriano, operavano soprattutto a Berlino e in gran parte nelle file delle SA
rimaste indomite anche sotto Franz Pfeffer.
In questa situazione il Fuhrer si adoper per avere nuovamente con s Ernst Rohm
il quale, dopo il primo litigio con lui, se ne era andato a La Paz.
I mesi trascorsi in veste di istruttore militare del governo boliviano lo
avevano ammorbidito, e quindi non fu difficile indurlo a riprendere il comando
delle SA, ma in sottordine affinch Hitler potesse esercitare sulle
Sturmabteilungen il pi assoluto controllo.
Il Fuhrer non era soddisfatto di quella formazione ognora percorsa da brividi
ribellistici.
Le SA erano sempre pronte a menar le mani, ad aggredire nelle strade gli
avversari comunisti, a organizzare a loro piacimento rumorose manifestazioni di
protesta contro tutto e tutti senza ascoltare n il loro capo diretto, Pfeffer,
n lo stesso Hitler.
Le SA non erano infatti un'organizzazione compatta, ma si frazionavano in gruppi
e gruppetti che rispondevano soltanto agli ordini dei loro dirigenti locali.
Tra le file di quella milizia c'era anche chi pensava che il partito si nutrisse
realmente di princpi socialisti, e grande fu la delusione quando si cap quale
fosse il vero volto del Fuhrer e che lo scopo della sua battaglia consisteva
nella conquista del potere per il potere.
Proprio a Berlino, dove l'ala sinistra nazionalsocialista era particolarmente
forte, le SA osarono marciare sulla sede del partito.
La invasero, la devastarono e misero in fuga il vice del Gauleiter Goebbels che
fu costretto a rifugiarsi in una stazione di polizia.
Guidava la sommossa un capitano in congedo pi volte decorato in guerra, Walter
Stennes, il quale fra l'altro interpretava lo scontento dei suoi uomini.
A loro mancava l'essenziale, mentre Hitler a Monaco si dava alle spese pazze
come dimostrava l'acquisto dell'imponente Casa Bruna.
Stennes, che definiva se stesso un nazionalista rivoluzionario, appioppava ai
dirigenti nazionalsocialisti di Monaco i nomignoli spregiativi di mandarini e di
bonzi.
Poi era fuggito trascinandosi dietro Erna, mentre il povero Horst sopravviveva
per altre cinque settimane.
Horst Wessel si era posto con fervore al servizio delle squadre hitleriane fino
a meritare il comando d'un reparto di SA.
Aveva abbandonato gli studi regolari, ma aveva continuato a interessarsi di
storia, anzi di fantastoria.
Ravvisava in Hitler un predestinato, alla scuola d'un ingegnere austriaco, Hans
Horbiger, un visionario propugnatore d'una Cosmogonia glaciale da cui sarebbe
scaturita una grande personalit.
Lo stesso Hitler, cos come avveniva per Rosenberg e Himmler, si era incontrato
con Horbiger e gli si mostrava deferente, come sapeva esserlo quando voleva.
L'inno che ora i nazisti cantavano l'aveva composto lo stesso Wessel, versi e
musica, con la collaborazione dell'amico Hans Ewers: SA maNchiert mit
ruhigfestem Tritt.
Kameraden, dze Rotfront und Reaktion erschossen marschiern, Le SA marciano con
passo calmo e sicuro.
Camerati assassinati dai rossi e dai reazionari marciano spiritualmente nelle
nostre schiere.
Strada libera alle Camicie brune, strada libera all'uomo delle truppe d'assalto.
Il Fuhrer ne fece uno degli inni del partito, e in quel canto sublimava
interiormente la morte della piccola Geli che ancora lo prostrava.
Durante il canto si dipingeva sul suo volto l'immagine della disperazione, della
ferocia e della volont di combattere senza concedere tregua al nemico.
Appariva come un cavaliere dll'epocalis se che profetizzava infinite sventure,
ma indicava la strada per scongiurarle.
Abbracciate il verbo nazista e fonderemo in Germania un ordine nuovo senza ebrei
e senza bolscevichi diceva.
L'Apocalisse era lui, il Fuhrer, pronto a guidare tutti i tedeschi, dentro e
fuori la Germania.
Li avrebbe radunati come gli eletti della Bibbia.
Chiedeva alle masse piena fiducia e sacrifici fino allo spargimento del sangue.
I tedeschi lo ascoltavano rapiti, vedevano in lui il salvatore, atterriti da una
crisi economica che si era aggravata e da una disoccupazione che investiva ormai
sei milioni di persone, una massa di tanti Johann Pinneberg, il Kleiner Mann, il
piccolo uomo del romanzo di Hans Fallada.
Gli iscritti alla Nsdap nel solo 1931 erano saliti nel frattempo da
trecentottantanovemila a ottocentomila unit.
Con quella grande forza, diceva Hitler, avrebbe sradicato il marxismo dalla
Germania.
Polemizzava aspramente con il nemico: Se ci dicono che le nostre manifestazioni
sono una provocazione, ne faremo subito un'altra e imporremo sempre pi
brutalmente la nostra volont.
Se ci dicono che non dobbiamo scendere per le strade, vi scenderemo lo stesso.
Tutto ci avviene non per il semplice gusto della rissa, ma per risvegliare la
Germania.
Mi piacerebbe condurre una vita migliore di quella che sono costretto a fare
correndo in lungo e in largo per la nazione, ma la Germania non mi d tregua.
Ora poteva parlare in pubblico nell'intero territorio tedesco essendo scaduto il
decreto che glielo proibiva.
Con gli innumerevoli giri propagandistici a rullo compressore andava alla
ricerca sia di nuovi consensi di massa, Voglio arare l'intero nostro popolo, sia
di pi intensi contatti con i grandi agrari e i grandi industriali.
Per fare effetto su di loro.
apr bottega dirimpetto al palazzo della Cancelleria, trasferendosi dal consueto
alberghetto Sans Souci, dove alloggiava nelle sue soste a Berlino, al sontuoso
Kaiserhof dei miliardari sulla Wilhelmsplatz.
Raggiungeva senza posa ogni luogo della Germania e la sua mercedes era diventata
tanto popolare da suscitare curiosit ed entusiasmi, ma anche dissensi e
rumorosi contrasti.
Il suo girovagare senza fine, questo suo moto perpetuo era spesso preso di mira
negli spettacoli teatrali che ne facevano la caricatura fra l'ilarit del
pubblico.
Un'ilarit che spesso sconfinava nello scherno.
Per essere applicata, la proroga della presidenza doveva passare attraverso una
modifica costituzionale cui era necessaria la maggioranza dei due terzi del
Reichstag.
Ma avendo Hitler negato i suoi voti, si dovette accedere al responso popolare.
Adolf sapeva di giocare grosso contrapponendosi all'eroico feldmaresciallo,
tuttavia Goebbels lo spronava ad aver fiducia in se stesso. E un rischio. gli
diceva ma bisogna correrlo per non mostrarci deboli ora che siamo sulla soglia
del potere.. A rigore il Fuhrer non avrebbe potuto presentarsi candidato alle
elezioni essendo ancora privo della cittadinanza tedesca, ma qualcuno trov il
modo di aggirare l'ostacolo.
Nel Land del Braunschweig era al potere un governo di coalizione con un
esponente nazionalsocialista al ministero degli Interni, Ludwig Klagges, il
quale ebbe l'idea di nominare Hitler addetto presso la legazione del
Braunschweig a Berlino.
L'idea del ministro nazista consisteva in un sottile stratagemma che prendeva
spunto da una finzione costituzionale, l'esistenza di legazioni dei Lander nella
capitale del Reich.
Proprio in forza di quella nomina che gli attribuiva il rango di rappresentante
diplomatico del piccolo Stato, Adolf pot automaticamente diventare cittadino
tedesco a tutti gli effetti.
Sebbene si tendesse a dare per certa la rielezione di Hindenburg, il vecchio
feldmaresciallo non si trov a fronteggiare soltanto Hitler.
Apparvero sulla scena altri due candidati.
Uno era Theodor Dusterberg, un ex colonnello pressoch sconosciuto che
rappresentava i nazionalisti di Hugenberg e lo Stahlhelm, di cui era comandante
in seconda; l'altro era Ernst Thalmann, capo del partito comunista sceso in
campo in polemica con i socialdemocratici che avevano deciso di sostenere
Hindenburg ritenendolo l'unico baluardo contro una possibile vittoria dei
nazisti.
In vista del voto, Hitler accentu le manifestazioni di piazza con chilometriche
sfilate e con non meno interminabili discorsi che lo lasciavano in un bagno di
sudore per l'immane fatica che gli richiedevano.
Predicava un nuovo ordine, ma lo annunciava attraverso continui disordini allo
scopo di dimostrare quanto il governo fosse incapace di governare.
Durante la campagna elettorale entr personalmente in contatto con una massa di
oltre mezzo milione di cittadini cui rivolgeva il grido: Deutschland erwache!,
Germania risvegliati!.
Adott nuove forme di propaganda mettendo in circolazione, su autocarri forniti
di altoparlanti e di schermi cinematografici, montagne di dischi e film
destinati a suggestionare le popolazioni d'ogni luogo con la diffusione e la
martellante ripetizione dei gridi di guerra nazisti contro i bolscevichi e gli
ebrei. Juda verrecke!, Crepa giudeo! Massiccia era la presenza delle SA e delle
SS.
La citt di Berlino era accerchiata dai loro reparti, tutta la Germania appariva
come un territorio occupato dalle Camicie brune.
Alla vigilia delle votazioni, Goebbels scriveva sull'Angriff a tutta pagina:
Domani Hitler sar presidente del Reich.
Ma Hitler non vinse, e neppure Hindenburg raggiunse la necessaria maggioranza
assoluta per essere rieletto.
Bisognava tornare alle urne.
Il grande vecchio aveva rasentato la met pi uno dei votanti con il 49,6 per
cento, il che equivaleva a diciotto milioni e mezzo di suffragi; il Fuhrer aveva
ottenuto con il 30,1, pari a oltre undici milioni e trecentomila voti, un
successo politico di grande rilievo ma inadeguato al raggiungimento
dell'obiettivo.
Il candidato comunista si era fermato al 13,2 per cento, quello dei nazionalisti
semplicemente al 6,8.
Gongolavano gli esponenti della sinistra della Nsdap che erano stati espulsi
dalle file naziste per le loro tendenze filosocialiste.
Otto Strasser fece immediatamente tappezzare i muri di Berlino con un manifesto
in cui si rappresentava Hitler come un Napoleone che si ritira da Mosca.
La sottostante scritta diceva: La grande armata distrutta.
Hitler disse di non saper nulla di quelle carte e, per quanto non adottasse
sanzioni nei confronti dei complottatori nazisti, fece ancora una volta credere
di aver escluso dai suoi piani la violenza.
Precisava che talvolta ali estremiste prendevano il sopravvento e sfuggivano al
suo controllo.
In contrasto con Rohm non reag al provvedimento di Bruning, sebbene contenesse
misure molto severe, come l'occupazione e lo sgombro degli arsenali nazisti.
Ma con abilit riusc egualmente a salvare la struttura militare del suo
esercito incorporandolo nella Pol`tische Organisation.
In seno al governo del Reich non tutti approvavano il gesto del cancelliere
pensando sempre di potere eventualmente usare quei reparti ben addestrati contro
i bolscevichi, dopo aver addomesticato" Hitler con una proposta di governo, come
diceva e sperava Kurt von Schleicher, un ben noto generale della Reichswehr.
Heinrich Bruning perdeva perci l'indispensabile sostegno di Schleicher che era
l'eminenza grigia della politica tedesca cui praticamente doveva la propria
fortuna.
Von Schleicher era un personaggio che amava tramare nell'ombra, un'eminenza
grigia a tutti gli effetti, di nome e di fatto, come del resto svelava il suo
stesso cognome c strisciare.
Molte personalit come lui credevano, o fingevano di credere, al giuramento
legalitario offerto da Hitler nel famoso processo di Lipsia e al fatto che i
nazisti, quando arrivavano al potere, come Wilhelm Frick e Ludwig Klagges
nominati ministri degli Interni in Turingia e nel Braunschweig, giuravano
fedelt alla Costituzione della repubblica.
Una repubblica che anche i personaggi alla Schleicher intendevano abbattere.
Bruning s'illudeva ancora di poter salvare il suo governo e di impedire
un'apertura ai nazisti, se avesse ottenuto qualche successo in politica estera.
Era infatti in corso la conferenza di Ginevra sul disarmo.
Ma da Ginevra torn con un pugno di mosche, mentre Schleicher, d'accordo con il
presidente Hindenburg, gi gli scavava la fossa.
Lo strisciante Schleicher tramava per formare un nuovo governo spostato a destra
e magari per immettervi qualche esponente nazionalsocialista con la convinzione
che, aprendo le porte del potere alla Nsdap, se ne sarebbe neutralizzata la
carica sovvertitrice.
A questo scopo egli s'incontrava ripetutamente con Hitler, mentre Hindenburg
maltrattava Bruning che alla fine si ritrov sbalzato di sella.
Goebbels esultava: La bomba scoppiata.
Bruning si dimesso.
Il divieto delle SA sar abolito e il Reichstag sciolto.
Proprio il licenziamento del Reichstag era una delle principali condizioni poste
da Hitler per appoggiare un governo di suo gusto.
A Bruning successe un personaggio non meno intrigante di Schleicher, un
esponente della nobilt rurale cattolica della Westfalia, Franz von Papen, dal
passato burrascoso culminato nel 1915 con l'espulsione dagli Stati Uniti, dove
era addetto militare, per sospetto spionaggio.
Aveva cinquantatr anni, ancora bello e ben prestante, ed era andato sposo alla
figlia d'un industriale della Saar.
Form un ministero che subito merit il titolo di <gabinetto dei baroni poich
rappresentava gli agrari del Reichslandbund, grandi industriali e le formazioni
paramilitari dello Stahlhelm.
Ne fece ovviamente parte lo stesso Schleicher, mentre Hitler entrava nella
maggioranza parlamertare insieme ai tedesco-nazionali di Hugenberg e alla
Deutsche Volkspartei ormai schierati a destra: tutti speranzosi di migliorare le
loro posizioni col nuovo appello alle urne.
I socialdemocratici sulle pagine del Vorwarts, l'Avanti, commentavano con
amarezza e delusione l'evento: Una banda di monarchici feudali arrivata al
potere per la scala di servizio e con l'aiuto di Hitler.
Nemmeno i nazisti erano soddisfatti di quella soluzione perch il governo si
muoveva con lentezza.
Goebbels diceva: Dobbiamo sganciarci al pi presto da questo gabinetto borghese
di transizione.
Con maggior chiarezza Hitler parlava a von Papen: Voi siete alla testa d'un
governo temporaneo, mentre io lavoro per fare del mio partito il pi forte di
tutti.
Quel giorno il cancelliere sar io!.
Franz von Papen non godeva di alcun serio prestigio.
Era considerato un dilettante della politica, scacciato dal suo stesso partito,
il Zentnm.
Qualche merito lo aveva conquistato nel campo dell'equitazione, come un vanitoso
e superficiale gentiluomo di campagna.
Tuttavia, per decisione di Hindenburg, il cancelliere era lui.
E il 4 giugno del '32 sciolse il Reichstag.
Nel convocare i comizi elettorali restituiva piena legalit alle SA e alle SS
che ne approfittarono immediatamente per riaprire la spirale della violenza.
Le strade furono di nuovo teatro di scontri, con morti e feriti.
Il capo della Kommunistische Partei, Ernst Thalmann, defin il provvedimento di
von Papen un'aperta istigazione all'assassinio, ma gli rinfacciarono che anche i
suoi uomini erano responsabili di eccidi.
Con un colpo di Stato von Papen destitu in Prussia il governo del
socialdemocratico Otto Braun accusandolo di imbrigliare i reparti militarizzati
dei nazionalsocialisti e di lasciare invece libere di agire le formazioni armate
comuniste.
Col suo Preusser Schlag, colpo prussiano, e con la nomina ottenuta da Hindenburg
alla carica di commissario del Reich per la Prussia, il nuovo cancelliere
s'impossessava della pi imponente roccaforte della repubblica, con l'idea di
aver dato in tal maniera un nuovo contributo alla sperata restaurazione degli
Hohenzollern.
A differenza di quanto era avvenuto nel 1920 contro il putsch di Kapp, non ci fu
alcuna reazione.
Non si scossero n i socialdemocratici n il Centro e tanto meno i sindacati i
quali neppure tentarono di proclamare uno sciopero generale per il timore di non
essere seguiti dalla classe operaia alle prese con una disoccupazione
generalizzata.
Come statue di sale rimasero immobili anche i novantamila uomini ben addestrati
appartenenti alla formazione paramilitare Reichsbanner di piena osservanza
repubblicana.
Proprio nel Land di Prussia si erano verificate le mischie pi cruente fra
hitleriani e comunisti.
Il 17 luglio ad Altona (Amburgo) sei o settemila nazisti avevano invaso in armi
il quartiere operaio, e i rossi avevano tentato di fermarli con barricate e
rabbiose scariche di fucileria.
Nella domenica di sangue di Altona rimasero sul terreno diciannove morti e
duecentottantacinque feriti.
Nell'intero mese di luglio persero la vita trentotto nazisti e trenta comunisti.
In un clima di lotte selvagge, pi che di guerra civile, si svolsero il 31
luglio le nuove elezioni, mentre il Fuhrer ancora una volta attraversava in
aereo la Germania da una palte all'altra, toccando una cinquantina di citt,
sempre in preda a un'esaltazione parossistica che si trasmetteva alle masse e le
inebriava.
Il suo aereo era diventato un magico elemento della scenografia incantatrice,
con le luci della sera che si riflettevano sulle sue ali argentee.
I tedeschi ne seguivano in estasi il volo.
A Brandeburgo erano accorsi ad ascoltarlo sessantamila persone, altre
sessantamila lo avevano freneticamente applaudito a Potsdam.
In centoventimila lo avevano a lungo festeggiato nel grandioso Grunewald Stadion
di Berlino.
La tabella di marcia dei suoi spostamenti era studiata nei minimi particolari,
ma una volta, a causa d'una tempesta di pioggia e di vento, era arrivato alle
due e mezzo della notte.
Lo aspettavano a Stralsund, la citt sulle rive del Baltico che gli ricordava il
demoniaco Wallenstein.
Al suo arrivo, una massa di quarantamila persone era ancora l, sotto
un'incessante pioggia.
Al Grunewald Stadion riscosse uno strepitoso trionfo.
In attesa del suo arrivo era stato trasmesso dagli altoparlanti una sorta di
dialogo fra un solista e un folto coro.
Il solista chiedeva: Chi il responsabile della nostra miseria?, e i coristi
rispondevano: Il sistema!.
Il solista incalzava con una nuova domanda: Chi c' dietro il sistema?.
I coristi dicevano: Gli ebrei!, e cos via.
Solista: Che cos' per noi Adolf Hitler?.
Coro: Una fede!. Che cos'altro?, L'ultima speranza!. Che cos'altro ancora?, <Il
nostro Germania!, Coro: Risvegliati! .
Quello era il prologo, la preparazione al grande psicodramma collettivo cui
Hitler col suo discorso avrebbe chiamato la folla dello stadio a partecipare.
Cos la attraeva a s, la manipolava a suo piacimento.
Non amava molto dialogare con le masse, e riduceva all'essenziale, a poche
battute, il colloquio con loro.
Tuttavia, come avevano gi fatto d'Annunzio a Fiume e Mussolini sulle piazze
italiane, creava per le sue manifestazioni un apparato scenico che si imperniava
su una complessa e affascinante tecnica spettacolare.
Egli si esaltava al cospetto del pubblico, esibizionista e istrione qual era.
Ogni suo gesto, ogni suo pensiero tendeva alla teatralizzazione della sua vita.
Cercava di stabilire un rapporto col pubblico mediante una tecnica persuasoria
in un intreccio di argomentazioni oratorie e di apodittiche affermazioni.
Cercava il bagno di folla in cui legittimare i suoi poteri carismatici, cos
come la folla cercava il Capo in cui credere ravvisando in lui una proiezione
sublimata di se stessa.
In tale scambio risiedeva l'essenza dello spettacolo, della rappresentazione
all'aperto che prendeva caratteristiche politiche, militari e mistiche.
In quella rappresentazione ognuno aveva una sua parte da recitare.
L'intero rituale aveva un andamento spettacolare come in una recita drammatica
collettiva, come in una sacra rappresentazione.
I movimenti dei protagonisti, il Capo e il popolo, ciascuno interprete a suo
modo dell'evento vissuto, assumevano la cadenza d'uno spettacolo.
Con una sola e grande differenza: a teatro si rivivevano eventi di altri, negli
stadi i protagonisti della manifestazione vivevano le loro stesse vicende che
gi erano i fatti della loro storia.
Alla voce del Capo si univa l'immane respiro della massa, in un dialogo potente
di consenzienti.
Anche i gesti del Fuhrer si riflettevano sulle masse.
Se lui si piegava in avanti, gli altri si piegavano in avanti; avveniva perfino
che quando lui atteggiava la bocca in un sorriso beffardo o in un ghigno, gli
altri ne imitavano la smorfia.
Quando lui si sollevava sulle punte dei piedi e protendeva in alto le braccia
nello strappo conclusivo, gli altri scattavano fra grida febbrili.
Le elezioni per il Reichstag si conclusero con un nuovo e clamoroso balzo in
avanti dei nazionalsocialisti che raggiunsero il 37,4 per cento dei voti.
Il risultato era rafforzato dal fatto che nel frattempo essi avevano continuato
a mietere successi anche in provincia, nei Lander del Meclemburgo e dell'Assia,
con il 49 per cento e il 44 per cento dei voti.
La strepitosa vittoria ottenuta ai danni del Centro e della destra tradizionale
consent al partito di Hitler di conquistare il primo posto in parlamento
strappandolo ai socialdemocratici.
I nazisti balzarono dai centosette deputati delle precedenti consultazioni a
duecentotrenta, con un aumento di centoventitr seggi.
In assoluto il partito totalizzava tredici milioni e settecentoquarantaseimila
voti, mentre i socialdemocratici ne ebbero sette milioni e
novecentosessantamila.
Fu cos che persero il loro antico primato.
Migliorarono leggermente i comunisti che passarono dal 13,1 al 14,6 per cento.
Fece qualche progresso anche il Centro cattolico.
Ora Hitler doveva davvero dimostrare se voleva o no partecipare democraticamente
alla gestione del potere o se le sue affermazioni di legalit erano soltanto una
finzione.
Se lo chiedeva anche Goebbels: .Che cosa far il Fuhrer? Andr al governo
insieme al Centro? La scelta difficile.
Hitler non c'era mai stato, anzi non conosceva altri paesi oltre l'Austria, la
Germania e assai superficialmente l'Inghilterra.
Gli fece alcune domande sui pellirosse.
Ricordava come da ragazzo si appassionava alle fantastiche storie di Karl May,
uno scrittore tedesco d'avventure che si nascondeva sotto lo pseudonimo di Old
Shatterhand.
Aveva divorato i tre volumi sulle gesta del grande capo apache, Winnetou;
continuava a rileggere, come per un istintivo desiderio di sfuggire alla realt
e di costruirsi un proprio mondo, l'intera serie dedicata al West d'America.
Da poco aveva anche letteralmente ingoiato l'autobiografia di quel Karl May un
po' matto.
L'amico commerciante gli diceva come alla morte dell'avventuroso romanziere
avessero rinvenuto nella sua abitazione alcuni esemplari degli inverosimili
fucili descritti nei suoi libri.
Poi taceva vedendo Adolf sonnecchiare, ma lui saltava su dicendogli: Parlate,
parlate, non devo addormentarmi!.
Hitler dava tutto se stesso in una campagna elettorale che si presentava come
una decisiva prova d'appello.
Goebbels commentava: Noi abbiamo fatto quanto era in nostro potere.
Abbiamo compiuto uno sforzo disperato per salvare il partito dalla sconfitta.
Ora tocca al destino pronunciarsi.
La prova non riusc, il destino fu contro di loro.
I nazisti subirono un grave tracollo con la perdita di due milioni di voti, dal
37,4 al 33,1 per cento, e di trentaquattro deputati, pur rimanendo il primo
partito nel Reichstag e staccando di circa il 13 per cento i socialdemocratici
che si attestavano al secondo posto.
Guadagnarono sia i tedesco-nazionali di Hugenberg, dal 5,9 all'8,8, che
sostenevano il governo, sia i comunisti, dal 14,6 al 16,9 che lo avversavano.
La Kommunistische Partei non aveva mai ottenuto prima d'allora una cos vistosa
vittoria nella repubblica di Weimar, e ci divenne il cavallo di battaglia di
Hitler. Se domani crolliamo noi nazisti, dopodomani in Germania ci saranno altri
dieci milioni di comunisti diceva attribuendo alla suicida politica di von Papen
e soci l'incredibile affermazione comunista.
Spiegava che per questa ragione non avrebbe mai accettato di collaborare con
loro e che avrebbe sempre respinto le lusinghe di tutti.
Erano ancora le stesse lusinghe: un vicecancellierato e qualche piccolo
portafoglio.
In realt von Papen voleva dare molto meno.
Contando sui dinieghi di Hitler, si proponeva di continuare nella prassi dei
governi presidenziali emettendo un decreto dopo l'altro, licenziando un'ennesima
volta la Camera ed emendando la Costituzione per imporre un potere assoluto col
sostegno dell'esercito sul quale credeva di poter contare.
Un caro amico di Hindenburg, l'agrario von Oldenburg-Januschau la cui propriet
confinava con quella del presidente, diceva di saperla lunga: Sar marchiata a
fuoco sul popolo tedesco una Costituzione tale da lasciarlo sordo e muto.
Il vecchio cavallerizzo von Papen si vide sbarrare la strada dall'intrigante
generale di fanteria Schleicher pi che dal piccolo caporale boemo Hitler.
Von Schleicher temeva che il piano del pur traballante cancelliere avrebbe
potuto condurre a un'alleanza organica e non pi occasionale fra
nazionalsocialisti e comunisti.
Unendosi, i due estremismi sarebbero stati in grado di provocare un caos
inenarrabile e avrebbero offerto alla sempre in agguato Polonia l'occasione per
aggredire la Germania.
Bisognava perci correre ai ripari.
Il generale ebbe l'assenso di Hindenburg e gli fu facile provocare le dimissioni
di von Papen al quale tra l'altro negava l'appoggio dell'esercito.
Con il paese in agitazione, il vecchio presidente della repubblica convoc
Hitler a Palazzo.
Questa volta fu gentile con lui.
Gli offr una sedia e l'incarico di capeggiare un governo di concentrazione
nazionale.
E dire che fino a quel momento non gli avrebbe dato nemmeno il ministero delle
Poste.
Von Papen proseguiva per conto di Hindenburg nei sondaggi che avevano per
obiettivo la formazione d'un governo a maggioranza conservatrice guidato da
Hitler.
Ma la vecchia volpe ancora conduceva un complotto in proprio.
Sperava di poter battere il suo concorrente e di dar vita a un ministero
presidenziale appoggiato dai tedesco-nazionali.
Cos come Schleicher, l'altro complottatore, divisava addirittura di tradurre in
un carro bestiame piombato Hindenburg, suo figlio Oskar e i familiari nella
tenuta di Neudeck, per aver mano libera e imporre una dittatura militare.
Un piano assurdo.
Si era infatti gi avuta la notizia che l'esercito appoggiava la costituzione
d'un governo con Hitler cancelliere e von Papen vice.
Ma si verificava ancora un colpo di scena.
La mattina del 30 gennaio, un luned, arrivava a Berlino il generale von
Blomberg, proveniente da Ginevra dove rappresentava la Germania alla Conferenza
sul disarmo.
Alla stazione trov ad attenderlo due ufficiali che stranamente gli impartivano
ordini diversi.
Uno di essi era il maggiore von Kuntzen che lo invitava a raggiungere senza
indugio il comandante della Reichswehr, generale Hammerstein; l'altro era il
colonnello Oskar von Hindenburg che gli comunicava come suo padre, il capo dello
Stato, lo reclamasse immediatamente a Palazzo.
Von Blomberg segu Oskar per cui l'estremo tentativo compiuto da Schleicher,
bench gi dimissionario, di implicarlo in un colpo di mano anti-Hitlerianio con
la complicit di Hammerstein, non pot aver seguito.
Difatti a Palazzo il generale von Blomberg, primo tra tutti i colleghi di
governo, rese il giuramento di nuovo ministro della Difesa, proprio per mettere
fuori gioco Schleicher e Hammerstein, avversari non troppo occulti del ministero
HitlerPapen.
pARTE SECONDA.
le ore di Parsifal.
Quella stessa mattina del 30 gennaio il cancelliere designato Adolf Hitler e i
suoi ministri si riunirono brevemente nello studio di von Papen.
Poi, attraverso il giardino interno ricoperto di neve, raggiunsero il palazzo
presidenziale.
In attesa di essere ricevuti da Hindenburg per la cerimonia del giuramento,
sostarono nell'ufficio del segretario di Stato, Meissner, dove si misero a
discutere animatamente.
Pi che discutere bisticciavano.
Hitler protestava concitatamente poich gli avevano rifiutato la nomina a
commissario del Land di Prussia.
Ci, diceva, comportava un'enorme riduzione dei suoi poteri.
Aggiungeva che per superare una cos grave situazione di inferiorit sarebbe
stato costretto a indire immediatamente nuove consultazioni politiche generali
al fine di dotare il suo ministero della maggioranza assoluta in parlamento.
Tali affermazioni irritarono il capo dei tedesco-nazionali Hugenberg che
riaffermava la sua totale opposizione a riconvocare per l'ennesima volta in
breve tempo i comizi elettorali.
Lo scontro si faceva sempre pi aspro.
Von Papen, sulle spine, pi che temere, sperava di veder cadere il governo ancor
prima di formarsi, cosa che avrebbe rilanciato la sua candidatura.
La discussione parve alquanto placarsi dal momento in cui Hitler con accortezza
assicur che i risultati delle nuove elezioni non avrebbero influito sulla
composizione del governo in formazione. Vi do la parola d'onore! Non mi separer
da voi! disse.
Ma Hugenberg ancora protestava, resisteva come un caprone ostinato, cos egli si
autodefiniva, e allora von Papen bruscamente lo apostrof: ..Non vorrete
dubitare disse della parola d'onore d'un tedesco!.
Intervenne Meissner ricordando a quei ministri litigiosi la ragione per cui si
trovavano a Palazzo.
Il presidente li aspettava gi dalle 10 per il giuramento.
Il giorno successivo Hindenburg si trov di fronte alla richiesta del suo nuovo
cancelliere di mandare a casa i deputati.
Non perse tempo e indisse le elezioni per il 5 marzo.
A sera, fino a notte inoltrata, i nazisti scesero nuovamente in piazza per
esprimere tutto intero il loro entusiasmo; per acclamare con interminabili
fiaccolate e immensi fal il loro Fuhrer che mostrava alla nazione come si
potessero rapidamente bruciare le tappe verso un potere sempre pi saldo.
A morte, dunque, la democrazia paralizzante.
Marciavano a ranghi serrati in venticinquemila gli uomini armati delle SA e
delle SS in camicia bruna e in camicia nera, con la veemenza d'un torrente in
piena passavano sotto la porta di Brandeburgo, col braccio teso al suono e al
canto della Horst-Wessel-l.ied sfilavano davanti al palazzo presidenziale e alla
Cancelleria.
Il vecchio Hindenburg si appoggiava allo stipite della finestra.
Di tanto in tanto alzava una mano per uno stanco saluto.
Hitler era invece l'immagine stessa della forza e del vigore.
Chiamava a gran voce questo o quel camerata che riconosceva fra tanti nella
notte illuminata dalle torce.
Dava chiaramente a vedere come fosse divorato da un grande fuoco interiore, e
quel fuoco si trasmetteva alla massa dei manifestanti infiammandone gli animi.
La manifestazione popolare si era svolta in un clima di vertiginoso entusiasmo,
sulla falsariga d'un rituale magico e religioso ormai consueto.
Anche i dimostranti erano invasati dall'idea che il nuovo cancelliere non fosse
un qualsiasi uomo di governo, ma il loro Redentore inviato dalla Provvidenza
divina.
In un negozio della Unter den Linden di Berlino era esposto in vetrina un suo
ritratto fra le immagini di Ges Cristo.
Si diffondeva la convinzione, come diceva lo stesso Hitler ripetendo
un'esaltante espressione di Goebbels, che i nazisti non avrebbero pi lasciato
il potere se non da morti.
Le masse erano abbacinate.
Dal vittorioso giorno del 30 gennaio le gi sconfinate file hitleriane Si
avviavano a immedesimarsi con un popolo intero.
La macchina propagandistica del partito creava intorno al Fuhrer un alone di
magia, ne idealizzava la figura e faceva della sua azione politica una missione.
Lui non mancava di rivelare come la sera dell'incarico si fosse sentito
sospingere verso la meta da una forza sovrumana: Ero in vista del porto e ho
temuto di far naufragio, ma sono stato salvato dal volere divino.
L'attesa di un Capo che fosse inviato dalla Provvidenza, un'attesa in cui il
popolo tedesco viveva da tempo, aveva alfine compimento.
Si riconosceva al Capo il diritto di vita e di morte per costruire la Grande
Germania, legittimato da un'investitura divina a liberare il popolo dal male,
secondo la predicazione riformatrice di Calvino.Il singolo individuo si
confondeva in una superiore entit di gruppo, in una mitica realt collettiva.
Quel 30 gennaio Hitler era arrivato al traguardo anche grazie alla sua abilit
politica, alla mancanza di scrupoli e alla carica sovrumana di trascinatore e
manipolatore di folle, sia minacciando di rovesciare la repubblica di Weimar con
la violenza, sia brigando con i gruppi della conservazione, gli agrari, gli
industriali, i banchieri che perseguivano il suo stesso scopo eversivo.
L'ascesa dei nazisti era stata altres favorita dalle clausole capestro del
trattato di pace, si poteva dire che Hitler fosse nato a Versailles dalle
disastrose conseguenze per l'economia mondiale del venerd nero del '29, dalle
lotte intestine che attanagliavano i partiti della sinistra.
I comunisti, nella loro sudditanza alla politica del Cremlino, ritenevano che il
principale nemico da battere fosse la socialdemocrazia, chiamata da Stalin
socialfascismo, ed erano indotti a considerare una vittoria del nazismo come un
passaggio obbligato verso l'instaurazione della dittatura del proletariato.
Una teoria che si riassumeva nella formula del tanto peggio tanto meglio.
Agli occhi della classe operaia tedesca, indebolita da battaglie senza sbocco,
Hitler era giudicato una marionetta nelle mani di capitalisti morenti.
Presto quei fili sarebbero stati recisi, cos si credeva.
I tedesco-nazionali, che si erano alleati ai nazisti, si mostravano fiduciosi di
raggiungere i loro scopi.
La Germania aveva bisogno d'un governo dalla mano ferma, capace di liberarla dai
parlamenti perditempo, dai partiti inconcludenti, dagli ebrei e dai bolscevichi.
Lo Stato con me diceva per l'attuazione di questo programma, e cos
giustificava la sua violenza.
Nei piani di Hitler la campagna elettorale doveva approdare alla totale
sconfitta dei partiti d'opposizione.
Non potevano sfuggire alle persecuzioni neppure i centristi, tanto che il capo
dei sindacati cattolici Adam Stegerwald fu bastonato da una squadra di
picchiatori in camicia bruna e l'ex cancelliere Bruning dovette rifugiarsi in
una stazione di polizia per non essere a sua volta malmenato.
Tra gli avversari del nazismo si contarono in quei giorni cinquantuno morti,
mentre gli hitleriani ne lamentavano a gran voce diciotto.
Goring, che nella vasta Prussia deteneva la carica di ministro degli Interni,
una carica cui von Papen non aveva attribuito un eccessivo valo re, essendo lui
il commissario del Land oltre che vicecancelliere del Reich, si diede subito un
gran da fare.
Avvi una colossale purga spedendo a casa centinaia di burocrati troppo fedeli
alla repubblica, dal prefetto al fattorino, per sostituirli con uomini suoi che
provenivano dalle file delle SA, delle SS, degli Elmetti d'acciaio.
I nuovi furono chiamati i commissari onorari, ehrenamtliche Kommissare.
Diede quindi vita a un corpo parallelo di polizia, con bracciale bianco sulla
camicia bruna, manganello e pistola, in cui vennero inquadrati cinquantamila
nazisti prontti a tutto, pronti a spara re a vista su chiunque osasse opporsi al
regime.
Alla polizia di Stato impo se di instaurare i pi cordiali rappor ti con gli
organismi paralleli dei nazisti per cooperare al raggiungimento dei comuni
obiettivi.
I commissari onorari non avevano veste ufficiale.
Allora Goring per ovviare all'inconveniente, estese le dimensioni e rafforz i
poteri d'una particolare sezione della polizia berlinese addetta a reprimere le
azioni anticostituzionali.
Nasceva, in difesa del nuovo ordine, la Gestapo, la polizia segreta di Stato,
Geheime Staatspolizei, che Goring definiva uno strumento di precisione, per
combattere i comunisti ed eliminare i nemici della Nsdap e del Reich hitleriano.
La sera del 24 febbraio la nuova polizia irruppe nella sede del partito
comunista di Berlino, il Karl Liebknecht Haus.
Nel corso d'una devastante perquisizione si rinvennero nelle cosiddette
catacombe dell'edificio migliaia di opuscoli propagandistici abbandonati qualche
giorno prima dai dirigenti della Kpd nell'atto di rifugiarsi in Unione
Sovietica.
Si fece un gran chiasso affermando che quelle carte comprovavano l'esistenza
d'un complotto rivoluzionario dei comunisti intenzionati a rovesciare lo Stato,
ma non si riusc a impressionare oltre misura l'opinione pubblica.
Bisognava pensare a qualcosa di pi emozionante.
Intanto sul tavolo di Goring si allungava la lista dei comunisti da arrestare,
non appena se ne fosse presentata l'occasione propizia.
Hindenburg, il Grande Vecchio, cercava di resistere alle misure liberticide che
il cancelliere gli presentava per la firma.
Non aveva gradito la decisione di elevare la svastica a emblema nazionale della
Germania, e di queste cose discuteva a cena con von Papen, la sera del 27
febbraio, in una sala dell'aristocratico Herrenklub sulla Vosstrasse.
Il circolo fronteggiava il Reichstag.
Da una delle finestre von Papen vide all'improvviso levarsi un bagliore di
fiamme.
Mentre gi si sentivano le grida ella gente nelle strade, gli si avvicin
trafelato un cameriere per annunciargli che il Reichstag bruciava.
Hitler era a casa di Goebbels con altri camerati, per una cena distensiva dopo
una giornata di duro lavoro.
Ascoltavano un disco e si raccontavano le ultime storielle sarcastiche sul
regime che riguardavano anche loro.
Il cancelliere non disdegnava di sentirle raccontare e raramente se ne mostrava
contrariato.
Dichiar nulli i mandati dei deputati comunisti, estese ai governi dei Lander la
validit della legge sui pieni poteri, sostitu i gloriosi vessilli degli Stati
palatini con la bandiera nazista.
Tutto contribuiva ad accentuare nella Nsdap le caratteristiche del partito
dominante.
Aveva fatto precedere il processo di allineamento da un'occupazione sistematica
e violenta delle sedi dei governi regionali.
Le truppe d'assalto in camicia bruna arrestavano i ministri e ogni altro
funzionario che rifiutasse di adeguarsi al nuovo ordine.
Con un atto d'imperio che neppure i pi grandi autocrati tedeschi avevano osato
compiere, egli procedeva all'abolizione delle piccole patrie" che si stendevano
dalla Baviera al Baltico.
In un sol colpo cancellava la secolare struttura federale della Germania.
In ognuno dei diciassette Stati liberi, Freisaaen, fu insediato un governatore
nazista sicch i governi dei Lander non divennero che semplici entit
amministrative di un Reich unificato dalla sua mano di ferro.
In Prussia venne allontanato dalla carica di commissario del Reich lo stesso von
Papen, costretto a cedere l'incarico di Reichsstatthalter a Hitler.
Von Papen era stato abbandonato al suo destino anche dal capo dello Stato.
Hindenburg si mostrava entusiasta dell'uomo che un giorno chiamava con disprezzo
di casta prussiano il piccolo caporale boemo.
Riteneva perfino superfluo far partecipare von Papen, che pure era
vicecancelliere, ai suoi incontri col capo del governo. Non bisogna offendere
Hitler disse Hindenburg al povero von Papen.
La situazione di assoluta preminenza di cui godeva il nuovo cancelliere era
illustrata con chiarezza da Goring. .Nelle riunioni di governo diceva l'autorit
di Hitler appare indiscussa.
Non si vota pi.
E il Fuhrer che decide per tutti. Hitler proseguiva metodicamente
nell'attuazione del suo programma ammantandolo di legalit, per cui perseguitava
gli avversari sulla base di disposizioni di legge da lui approntate.
Molti capi nazisti, come Julius Streicher e non escluso Goebbels, ricorrevano
invece a metodi violenti pi sbrigativi.
Il loro bersaglio erano soprattutto gli ebrei.
Non era facile tenere imbrigliati i reparti delle SA, sicch si dovette loro
consentire di proclamare per il 1 aprile una giornata di boicottaggio dei
negozianti ebrei, aiquali si rivolgeva l'accusa, questo era il pretesto, di
fomentare l'odio delle altre nazioni contro la nuova Germania.
Le Camicie brune erano autorizzate ad affiggere sulle vetrine dei negozi gestiti
da israeliti grandi cartelli con la scritta Juden e con l'invito a non
effettuarvi acquisti.
Ma non pochi erano i casi in cui le squadre d'assalto andavano ben oltre
saccheggiando la merce e malmenando i proprietari sotto gli occhi indifferenti
della polizia.
L'opinione pubblica internazionale fu scossa da tali efferatezze.
Pi che mai Hitler si sent spinto a mettersi al riparo anche nella lotta
antiebraica dietro lo schermo della falsa legalit.
In quello stesso mese decise di promulgare le prime leggi razziali, in base alle
quali gli israeliti venivano espulsi dalle amministrazioni dello Stato, dai
servizi pubblici, dalle cattedre, dalla magistratura, dagli albi professionali
degli avvocati, dei medi ci, degli ingegneri.
Agli studenti ebrei si imponeva il numero chiuso, nel senso che sul totale della
popolazione studentesca soltanto l'1,5 per cento di loro era ammesso a
frequentare le scuole.
Il presidente Hindenburg ebbe un sussulto di dignit e invi una lettera al
cancelliere: Non capisco perch gli ebrei non possano servire la nazione in
tempo di pace nel campo delle loro attivit e professioni, se in tempo di guerra
furono degni di combattere e di versare il sangue in difesa della patria.
Hitler diede al presidente una risposta evasiva.
Si avvicinava il 1 maggio, giorno in cui da cinquant'anni si celebrava la Festa
dei lavoratori.
Nello stesso giorno del plebiscito egli indisse nuove elezioni politiche con una
lista unica, quella della Nsdap, e i tedeschi gli conferirono il 92 per cento
dei suffragi.
Si sospett che sui risultati avessero influito brogli e violenze.
Dava da pensare il fatto che, sui duemiladuecentoquarantadue detenuti di Dachau,
in duemilacentocinquantaquattro avevano votato per i nazisti.
Il cancelliere giocava grosso con la Societ delle nazioni.
Uscendone e svelando implicitamente il suo proposito di riarmarsi a dispetto del
divieto imposto dal trattato di Versailles, sapeva benissimo di sfidare le
potenze straniere.
Poteva aspettarsi l'annuncio di sanzioni e perfino l'invasione armata del
territorio tedesco.
Per contrastare questa eventualit Hitler ordin al generale Blomberg di tenersi
pronto sia sulle frontiere francesi, sia su quelle della Polonia e della
Cecoslovacchia.
Ma la situazione ebbe uno sviluppo diverso, tutto a suo vantaggio.
La proclamata predisposizione hitleriana alla pace offr alle forze
conservatrici di molti paesi l'occasione di prendere a loro volta le distanze
dalla Societ delle nazioni e dalla stessa Conferenza sul disarmo.
Fu una grande vittoria del Fuhrer che era riuscito a gettare lo scompiglio nelle
file dello schieramento antitedesco con una serie di mosse tanto azzardate
quanto spregiudicate.
All'indomani del plebiscito il cancelliere confuse ancora una volta le idee agli
avversari offrendo clamorosamente la pace alla Polonia, la nazione profanatrice
dei confini orientali della Germania.
Mentre con la Polonia non aveva voluto discutere neppure la repubblica di
Weimar, Hitler apr una trattativa con l'ambasciatore polacco a Berlino, Josef
Lipski.
Al termine di rapidi colloqui, i rappresentanti dei due paesi firmarono un
documento congiunto con l'impegno di affrontare la soluzione dei loro contrasti
attraverso negoziati e quindi con la rinuncia all'uso della forza.
Tutti si rallegravano che il Fuhrer avesse accantonato gli odi che derivavano
anche dalle ferite inferte alla Germania dall'infamante trattato di Versailles.
Quel trattato aveva strappato ai tedeschi i territori di Posen e parte della
Slesia per consegnarli al nuovo Stato polacco e aveva inserito fra il Reich e la
Prussia orientale un corridoio intitolato al nome della citt libera di Danzica.
C'era quanto bastava per mantenere estremamente tesi i rapporti fra le due
nazioni, e si poteva perci ben capire perch mai l'improvvisa acquiescenza
della Germania avesse sorpreso il mondo intero.
A met dicembre Hitler spiazz ancora una volta l'opinione pubblica con
destrezza e sorprese i rappresentanti delle grandi potenze occidentali mostrando
una grande competenza in politica estera.
Il lord Guardasigilli britannico Anthony Eden ravvisava in lui i tratti di una
certa eleganza; l'ambasciatore di Parigi a Berlino Francois-Poncet testimoniava
della sua assoluta onest.
Se il giudizio dell'ambasciatore francese poteva essere inficiato dalla sua
simpatia per il nazismo, il parere dell'esponente inglese, oltre tutto famoso
per la sua raffinatezza, dava da pensare.
N Eden si fermava al suo aspetto esteriore, e infatti lo giudicava
positivamente anche sul terreno politico. Non un semplice demagogo diceva ha
padronanza della materia e auspica un patto che assicuri per molti anni la pace.
Afferma che la Germania non ha interesse ad aggredire nessuno e che il suo
popolo da militarista sta trasformandosi in un sostenitore della pace.
Particolarmente autorevole era l'opinione dello storico londinese Arnold Toynbee
che ravvisava in lui una straordinaria lucidit di pensiero.
I francesi e gli inglesi proponevano di riaprire i negoziati sul disarmo.
Il Fuhrer, il quale in realt pensava soltanto al riarmo, disse che si erano
sprecate le migliori occasioni.
Ormai Berlino si dimostrava disponibile semplicemente a una cosiddetta riduzione
degli armamenti, e a patto che alla Germania fosse assicurato un contingente
stabile di trecentomila soldati di leva, pari a duecentomila unit in pi
rispetto agli obblighi derivanti dal trattato di pace.
Darr, che aveva scritto un libro, contadino, fonte di vita per la razza
nordica, una sorta di saga retorica dell'agricoltura considerata come un mito
della razza ariana, si era visto affidare un compito delicatissimo.
Hitler diceva che la situazione dell'agricoltura era disastrosa e che andava
rapidamente sanata se si voleva evitare la rovina del popolo tedesco.
Il nuovo ministro si mise subito al lavoro emanando leggi che, pur mirando a
migliorare le condizioni del contadino, tornavano a farne un moderno servo della
gleba.
Uno dei suoi provvedimenti riguardava l'ereditariet dei poderi.
Tutti i poderi che assicuravano il sostentamento d'una famiglia tedesca
diventavano inalienabili e andavano trasmessi senza spezzettamenti e ipoteche
per via ereditaria al primogenito del proprietario sul quale ricadeva l'obbligo
di mantenere i fratelli e le sorelle fino alla maggiore et.
Il podere poteva appartenere soltanto a individui di comprovata razza ariana da
oltre un secolo.
Gli agricoltori furono soddisfatti delle novit che li proteggevano dalle
speculazioni, e il cancelliere poteva aggiungere un ulteriore tassello al
mosaico sociale del consenso.
In seguito ad altri rimaneggiamenti e dimissioni, il rapporto di forze, che
inizialmente era di soli tre ministri nazisti su un totale di undici componenti
del governo, si rovesci a favore di Hitler.
Il Fuhrer non era pi prigioniero dei suoi non troppo riluttanti alleati.
Egli stesso si stup della rapidit con cui i partiti e ogni altra associazione
politica gli avevano lasciato il campo libero.
Disse: Mai avrei sperato in una vittoria cos rapida.
Di rimando uno storico osserv: E come se il popolo tedesco si fosse stancato
della libertn.
Il suicidio dei partiti democratici appariva come una soluzione predestinata,
necessaria per fare strada al nazismo.
Anche in chi non poteva definirsi nazista si era estesa una sorta di
aspettazione messianica per un ordine nuovo o diverso.
Hitler si presentava come il Redentore, non come un dittatore qualunque, per
salvare la Germania, la razza ariana e l'Europa.
In quelle settimane si approdava ufficialmente alla sua beatificazione laica,
all'assunzione nell'Olimpo della mitologia tedesca.
Gi nell'estate del '33 furoreggiava una sorta di sacra rappresentazione, la
Deutsche Passion, ia Passione tedesca, di Richard Euringer.
In questo dramma Hitler appariva in un alone di confuso misticismo, un po'
Milite Ignoto, un po' Cristo con il capo coronato di filo spinato.
Una moltitudine vociante, i responsabili dell'infamante novembre del '18, era
gi sul punto di flagellarlo e di affiggerlo alla croce, quando lui, chiamato a
salvare il popolo tedesco, la arresta con un grande gesto demiurgico e
conciliatore e con sulle labbra parole pacificatrici.
Quindi ascende al cielo, mentre proclama: Tutto si compiuto!.
Nel gennaio successivo, il ministro della Giustizia Otto Thierack lo definiva
Magistrato e Giudice Supremo, attingendo l'espressione al linguaggio iniziatico
della Santa Vehme, la setta segreta di assassini di origini medievali, con
pretese di associazione tribunalizia che attendeva l'avvento del Messia tedesco.
Un misterioso personaggio che si faceva chiamare Israel Monti e che figurava
come autorevole aderente d'una societ segreta bavarese, attribuiva a Hitler,
sempre su mandato della Santa Vehme, i titoli di Vendicatore e di Federico Re
del Mondo.
Gli era affidato un compito tanto gravoso quanto glorioso, quello di eliminare
dalla faccia della terra i nemici del popolo tedesco, i giudei e i bolscevichi,
per realizzare l'Impero Mondiale degli Ultimi Giorni in funzione salvifica e
rigeneratrice dell'universo.
Hitler, dunque, come Federico re del mondo.
Significativamente Fredericus Rex era il titolo d'un film che una decina d'anni
prima aveva suscitato scalpore a Monaco entusiasmando il giovane Adolf. Per
raggiungere grandi scopi nella vita dobbiamo essere disposti a tutto aveva detto
all'amico Putzi Hanfstaengl nel commentare la pi drammatica sequenza della
pellicola in cui Federico Guglielmo si dichiara pronto a far giustiziare il
proprio figlio ed erede.
Doveva sempre fare i conti con la forza autonoma della Reichswehr e con i
ribaldi delle SA, i quali erano i pi pericolosi, non essendo mai soddisfatti
dei successi ottenuti dal nazismo.
Mentre lui propugnava una elastica rivoluzione-evoluzione, i capi delle SA
reclamavano un bellicoso e rozzo proseguimento della lotta da loro chiamata
seconda rivoluzione.
I reparti armati delle SA contavano pi di quattro milioni di aderenti, agivano
di testa loro e non avevano interrotto l'antica pratica di menare le mani un po'
dovunque.
Anzi, erano andati ben oltre istituendo una propria magistratura e una polizia
da campo, la SAFeldpolizei.
Il Fuhrer cercava di bloccarne le iniziative pi indocili e aggressive, arrivava
a far chiudere alcuni fra i campi di concentramento pi barbari.
Altri campi furono trasferiti sotto il controllo delle SS che allora avevano
compiti ridotti rispetto alle SA.
In alcuni campi le SA costringevano gli internati a ingerire esclusivamente
salamoie di aringhe; in altri era in voga una sorta di tortura cinese che
consisteva nel sottoporre la testa del detenuto allo stillicidio dell'acqua; in
altri ancora si facevano ingoiare sigarette accese.
Gran parte dei disordini nel paese e dello stato di tensione creato dal
ripetersi di incontrollate manifestazioni di massa traeva origine dalla sinistra
del nazismo, appunto dalle SA.
Il loro capo Rohm intendeva creare difficolt ai capitalisti e alla destra
nazionalista col suo codazzo di Spiessburger, borghesucci.
In particolare, Rohm voleva sbarazzarsi dell'aristocrazia militare prussiana con
l'obiettivo di fondere la Reichswehr nelle formazioni d'assalto delle Camicie
brune, asservirla e farne una milizia del popolo.
Era perci in aperto contrasto con le idee del Fuhrer che vedeva nell'esercito
regolare del Reich un valido puntello del regime.
Ernst Rohm, figlio d'un impiegato statale, era una torva figura che vantava un
grande seguito fra i nazisti pi sfegatati ed estremisti.
Era un uomo corpulento con un viso tondo, segnato da cicatrici, su cui
spiccavano due piccoli occhi porcini.
Gli mancava un pezzo di naso, che gli era stato portato via da un colpo di
rivoltella, e ci completava il suo aspetto sinistro.
I capi nazisti confabulavano sulle sue perversioni, non esclusa l'omosessualit,
sulla sua predisposizione all'alcol e sui banchetti interminabili cui si
abbandonava, come un antico lanzichenecco saccheggiatore, al termine delle
spedizioni punitive contro gli ebrei e ogni altro oppositore.
Non gli mancava il fegato di attaccare ingiuriosamente, anche se nel segreto
delle sue conventicole, il Fuhrer e tutti i suoi pi fedeli seguaci, come
Goebbels, Goring, Himmler, Hess.
C'era sempre chi riferiva a Hitler i suoi discorsi, e cos la tensione fra i due
saliva paurosamente.
Rohm definiva il Fuhrer un porco che tradiva la rivoluzione nazionalsocialista
per accodarsi ai reazionari e ai generaloni della Prussia orientale, invece di
buttare a mare l'esercito imperiale comandato da vecchi bacucchi e costruire un
nuovo strumento militare, una vera e propria milizia.
Ai suoi occhi Hitler era rimasto un imbianchino e un piccolo borghese che amava
starsene fra i monti a giocare al buon Dio.
Quel poco che sapeva di strategia militare, aggiungeva, lo aveva imparato da
lui.
Hitler aveva una visione pi complessa della situazione.
Poich cercava come sempre di trarne tatticamente un vantaggio, reagiva con
prudenza e con decisioni tali da disorientare Rohm.
Gli affid un ministero, tuttavia senza portafoglio, e lo colm di lodi per come
guidava le SA, non senza mancare di ribadire il concetto che alle Camicie brune
spettava un compito eminentemente politico.
Sul Volkischer Beobachter appariva una lettera che il Fuhrer gli aveva inviato:
Il successo della nostra lotta e della nostra rivoluzione lo dobbiamo alla
strategia delle SA contro il terrore rosso.
All'esercito affidata la funzione di garantire i confini della patria, alle SA
quella di vigilare sulle conquiste della rivoluzione.
Grazie a voi, mio caro amico Ernst Rohm, benemerito del partito e dell'intero
popolo tedesco, e grazie al destino che ha voluto che voi foste mio compagno di
tante battaglie.
Non aveva ancora finito di scrivere la lettera che gi incaricava un dirigente
della Gestapo, Rudolf Diels, di condurre una severa inchiesta sul suo caro
amico.
Anche nei confronti delle SA esercitava una stessa doppiezza.
Infatti, mentre nella lettera a Rohm riconosceva come essenziale il loro
contributo, in alcune conversazioni di quei giorni le definiva un'accolita di
rachitici.
Hitler intesseva sempre migliori rapporti con la Reichswehr, esternandole
gratitudine per non averlo ostacolato sulla strada della conquista del potere.
Rohm invece assumeva contro di essa una dura posizione ufficiale.
Inviava un memorandum al ministero della Difesa, era quello il dicastero al
quale aspirava, altro che incarico senza portafoglio!, per chiedere che il
compito di difendere i confini nazionali fosse sottratto all'esercito e affidato
ai gloriosi reparti armati delle SA.
Non riservava quindi all'esercito che funzioni di addestramento militare.
Il Fuhrer allora convinse i capi della Reichswehr che, per replicare alla
manovra di Rohm, era quanto mai necessario rafforzare i legami tra l'esercito e
il partito.
Non c'era che una maniera per rendere questi legami evidenti a tutti: fare della
svastica il distintivo ufficiale della Reichswehr.
E cos fece.
Poi and oltre chiamando Adolf Hitler Kascrne l'edificio di Monaco, sede del 16
reggimento della riserva bavarese, noto come Reggimento List, nel quale egli
aveva militato da sconosciuto fante.
Esercitava tutta la sua valentia doppiogiochista per tener testa a Rohm e
neutralizzarne la pericolosit.
Ma non mancava di mettere in chiaro che l'unico capo era lui, il Fuhrer della
Germania.
Inizialmente il Fuhrer stato scelto dal destino; successivamente da una
comunit che gli fedele.
Nessun altro potr far valere un potere personale.
Il Fuhrer doveva essere sempre uno e uno soltanto per non ricadere nella follia
della democrazia, per salvaguardare la validit del principio gerarchico.
E siccome Rohm propugnava l'esigenza d'una seconda rivoluzione, forte dei suoi
quattro milioni di uomini corrispondenti a trenta divisioni, lui era costretto a
dire che la rivoluzione non era
finita.
Precisava per che non si poteva pensare, come pretendevano alcuni (cio Rohm e
seguaci), a un perenne stato di caos.
Per evitare il caos, la rivoluzione nazista affrontava i nemici uno alla volta.
Cos diceva Hitler, ed esclamava: Molti nemici, molta stupidit!.
Questa battuta poteva apparire come una risposta a un famoso slogan di
Mussolini, Molti nemici, molto onore, in realt era diretta contro Rohm.
Il Fuhrer cercava ancora di indurre il capo di Stato maggiore delle SA a pi
miti consigli, a rinunciare alla seconda rivoluzione e cio all'indicibile
pazzia d'un bolscevismo nazionale.
Rohm passava da una condizione di sfida a una di smarrimento.
Talvolta chiamava Hitler un <caporale ignorante, talaltra si diceva disposto a
ridurre le sue pretese e ad accontentarsi di far entrare nell'esercito soltanto
un piccolo contingente di Camicie brune.
Un giorno era pieno di vigore, un altro giorno si diceva ammalato, sofferente di
reumatismi e pronto a tirare i remi in barca, magari tornandosene in Bolivia.
Intanto se ne andava a passare le acque nella cittadina termale di Bad Wiessee,
nell'Alta Baviera, dove prese alloggio nell'Hanselbauer Hotel.
Lasciando Berlino aveva detto a Hitler che avrebbero potuto riparlare della
situazione in un incontro di capi delle SA fissato a Wiessee per il 30 giugno,
vigilia della licenza annuale delle sue truppe.
Nel pieno di questa altalena il ministro della Difesa von Blomberg rivelava a
Hitler che Rohm aveva intenzione di costituire un corpo speciale di SA armato di
mitra pesanti.
Si era dunque alla svolta, alla vigilia d'un colpo di mano delle Camicie brune?
Forse s, ma egualmente il Fuhrer teneva sotto controllo la situazione ed era
tranquillo tanto da lasciare la Germania per l'incontro a Venezia con Mussolini.
Particolarmente preoccupati si dissero invece i capi conservatori, a cominciare
dal presidente Hindenburg.
Nell'opinione pubblica tedesca serpeggiava il malcontento, e Hindenburg, sebbene
non rinunciasse a raggiungere la sua Neudeck per trascorrervi le vacanze estive,
incaric il vicecancelliere von Papen di prendere il toro per le corna.
Hitler si trovava in Turingia, a Gera, dove aveva chiamato a raccolta i pi
eminenti capi del partito per discutere sulla situazione internazionale alla
luce dell'incontro con il dittatore italiano.
In quella riunione si fu invece costretti a parlare dei problemi interni in
seguito a un vigoroso discorso di protesta pronunciato da von Papen
all'Universit di Marburg in Assia.
Il vicecancelliere, che puntava alla presidenza della repubblica, essendo assai
precarie le condizioni di salute di Hindenburg, pronunci dure parole per
stigmatizzare sia i metodi totalitari del nazismo sia la violenza esercitata
sugli oppositori e sugli strati pi indifesi della nazione.
Chiedeva anzitutto che si restituisse piena libert alla stampa, ricordando a
Hitler un'antica massima secondo la quale soltanto i deboli hanno paura delle
critiche.
Von Papen, consigliato dallo scaltro generale Schleicher, rappresentava le
inquietudini dei conservatori preoccupati dalle richieste sociali dell'ala
sinistra del movimento nazista.
Rivolse perci a Hitler un interrogativo: Abbiamo forse realizzato la
rivoluzione antimarxista per aprire le porte a un programma marxista?.
Dai nazisti pi accesi il Fuhrer veniva accusato di collaborare con l'esercito,
la grande industria, gli agrari, la burocrazia statale e la Chiesa.
Il discorso di von Papen sollev allarmi nella Nsdap e speranze tra gli
oppositori, sebbene rimanesse circoscritto nell'ambito dei vertici politici,
avendone Goebbels interrotto la trasmissione radiofonica e impedito ai giornali
di pubblicarlo.
La .<Frankfurter Zeitung, che aveva potuto riportarne fortunosamente qualche
passaggio, fu subito tolta dalla circolazione.
Se ne era per avuta un'ampia eco all'estero attraverso l'anticipata
distribuzione alle agenzie e ai corrispondenti stranieri avvedutamente
autorizzata dallo stesso von Papen.
Il testo dell'intervento non era tutta farina del suo sacco.
Gli avevano dato una mano a redigerlo il suo capo ufficio stampa Herbert von
Bose, lo scrittore protestante di destra Edgar Jung e il capo dell'Azione
cattolica Erich Klausener.
Il Fuhrer reag con rabbia. Sono dei poveri nani disse <e non ci mettono paura.
Vorrebbero far risprofondare nel sonno il popolo che ha aperto gli oocchi, ma
saranno spazzati via dalla nostra forza gigantesca. Von Papen rassegn le
dimissioni dalla carica di vicecancelliere essendo stato scavalcato da un
ministro sottoposto, Goebbels, che si era provocatoriamente permesso di vietare
la diffusione del suo discorso.
Poi precis che aveva parlato in nome di Hindenburg, sicch Hitler corse in volo
a Neudeck per tastare il polso al presidente.
Lo trov irritato, e il loro colloquio non si protrasse che per pochi minuti.
Hindenburg minacci l'applicazione della legge marziale qualora non fosse al pi
presto cessato il clima di intimidazione che gravava sulla Germania.
Disse: Affider all'esercito il controllo dello Stato.
La tensione era in buona parte il frutto delle inquietudini sollevate nel paese
dalle SA.
Bisognava in qualche modo affrontare la situazione, partendo anche
dall'interrogativo se realmente le Camicie brune di Rohm stessero preparando un
putsch antihitleriano in nome della seconda rivoluzione a sfondo populista.
La Reichswehr reclamava la soppressione delle SA che minacciavano di prenderne
il posto e di porsi come alternativa allo Stato.
Hitler, pi concretamente di von Papen, aspirava alla carica di presidente della
repubblica in sostituzione di Hindenburg.
Ma non fin di pronunciare questa frase che venne soppresso a revolverate da due
alti ufficiali delle SS, Theodor Eicke, il comandante del campo di
concentramento di Dachau, e il suo sottoposto l'SS Hauptsturmfuhrer Michael
Lippert.
Ad essi Rohm offriva il petto nudo in atto di disperato coraggio.
Era stato Rudolf Hess a favorire la rapidit dell'esecuzione, ricordando a
Hitler come Rohm lo avesse chiamato un porco traditore della rivoluzione.
Hess aggiungeva che il porco era Rohm, e che questo bastava per liberarsene
senza pensarci due volte.
Nell'albergo altri capi delle SA furono sorpresi a letto.
Alcuni vennero trucidati all'istante senza che si rendessero ben conto di che
cosa stesse succedendo.
Fra i primi cadde un comandante SA della Slesia, Edmund Heines, colto tra le
braccia di un ragazzetto.
Altre vittime designate furono eliminate nelle stesse condizioni critiche, per
cui il dramma si svolgeva in un clima di omosessualit e sangue, di erotismo e
morte.
Altri comandanti, come Julius Uhl e il conte von Spreti, vennero arrestati,
caricati su un camion e condotti nel carcere di Stadelheim.
L'albergo di Bad Wiessee doveva essere il luogo di raccolta per il convegno
delle SA organizzato da Rohm in quel 30 giugno, e molti capi delle Camicie brune
furono fermati e tratti in arresto mentre stavano per raggiungere la cittadina
sul Tegernsee.
Hitler personalmente procedeva alla loro identificazione e ne spuntava i nomi
nella eichsliste.
Sulla strada per Bad Wiessee caddero nella rete oltre centocinquanta capi delle
SA.
Ammassati su camion furono trasportati nella caserma di Lichterfeld e
immediatamente passati per le armi.
Non appena tornato nella capitale bavarese Hitler si precipit nella Casa Bruna
ormai presidiata unitamente dalle SS e dall'esercito a simboleggiare il nuovo
assetto raggiunto fra il partito e i generali prussiani.
Confabul con Goebbels per impartire alla Nsdap, alla stampa e alla radio gli
ordini necessari a giustificare il massacro.
Non emergeva con chiarezza l'esistenza d'un putsch delle SA cui si era dovuto
rispondere spietatamente per salvare lo Stato, ma si accennava all'esigenza
morale di estirpare un bubbone maligno, carico di omosessualit, ubriachezza e
corruzione di cui si erano resi responsabili Rohm e seguaci.
N furono colpiti soltanto loro.
In attuazione d'un piano denominato operazione Kolibri, vennero catturati e
fucilati durante la mattinata anche alcuni oppositori del regime che non avevano
alcun legame con le SA.
Ma i giustizieri vedevano Rohm in combutta con molti di loro, a cominciare dal
generale Schleicher e da Gregor Strasser che di conseguenza caddero
impietosamente assassinati.
Von Schleicher fu scovato dai sicari nella sua villa di NeuBabelsberg alla
periferia di Berlino, e l freddato insieme alla moglie che aveva impalmato da
pochi mesi.
Fu abbattuto dal piombo delle SS un altro generale, Kurt von Bredovv, ch'era
stato un collaboratore di von Kahr.
Von Papen riusc a salvarsi con la proteione di Hindenburg dandosi alla fuga,
mentre Herbert von Bose non fece in tempo a lasciare l'ufficio e pag con la
vita la fedelt al suo capo.
Anche un altro assistente di von Papen, il dirigente dell'Azione cattolica Erich
Klausener, fu sorpreso e ucciso nel suo ufficio al ministero delle
Cornunicazioni.
L'elenco degli assassinati si allungava con i nomi di von Kahr, che aveva avuto
il torto di stroncare il putsch nazionalsocialista della birreria di Monaco nel
'23, e di Gerhard Rossbach, che aveva terrorizzato la Baviera con un Freikors a
lui intitolato.
Si aggiungevano anche i nomi di paure Bernhard Stempfle, che pure aveva aiutato
Hitler nella stesura del Mein Kampf ma che forse sapeva qualcosa di troppo sulla
morte di Geli, e del critico musicale Willi Scmid.
Quest'ultimo cadde soltanto a causa d'una sfortunata omonimia con Willi Schmidt,
uno dei capi delle SAche appariva nella Reichsliste.
Il cadavere di padre Stempfle fu rinvenuto nei pressi di Monaco, nella foresta
di Harlaching dove era stato fatto a pezzi da Emil Maurice, l'uomo che era stato
scoperto da Hitler tra le braccia di Geli.
Il cadavere di von Kahr, a sua volta mutilato, fu ritrovato immerso in una
palude nei dintorni di Dachau.
Tragicamente comica fu invece la fine dell'SA Gruppenfuhrer di Berlino ed ex
cameriere d'albergo Karl Ernst, sorpreso con la moglie il giorno delle nozze
mentre dalla banchina marittima di Brema si accingeva a partire in luna di miele
verso Madera.
Lo accusavano di aver preparato atti di sabotaggio contro il regime, ma lui non
ne sapeva nulla.
Arrestato, credeva tanto inverosimile l'imputazione da continuare a motteggiare
con le SS pur avendo le manette ai polsi.
Fino a quando, contro il muro della caserma di Lichterfeld, dovette arrendersi
alla realt dei fucili pronti a sparare.
Tra gli stessi nazisti si ricordava come egli avesse partecipato all'incendio
del Reichstag e come ora fosse utile metterlo a tacere.
Alle quattro del pomeriggio Hitler ritenne conclusa la grande purga e torn a
Berlino.
Coloro che lo accolsero all'aeroporto videro in lui un uomo stravolto, pallido e
improvvisamente smagrito.
Alle sue spalle un po' curve il cielo al tramonto era rosso come il sangue,
similmente a una scenografia wagneriana.
Adolf cominci a trascorrere giornate particolarmente nervose, in preda a una
incontenibile frenesia.
Giocherellava in continuazione con le dita; aveva uno sguardo pi che mai
spiritato e il volto gonfio come per effetto dell'ingestione di strani
medicinali; soffriva d'un'insonnia ansiosa contro cui nulla potevano i
sonniferi; viveva nel terrore di essere da un momento all'altro avvelenato.
Con quell'eccidio, con quell'episodio di giustizia sommaria da tribunale della
Santa Vehme che comport almeno duecento vittime, il Fuhrer dava l'impressione
di essersi allontanato dalla linea della rivoluzione legale che si era prefisso
di seguire.
Ma il consenso che gli espressero il ministro della Difesa Blomberg e lo stesso
presidente Hindenburg tranquillizzarono l'opinione pubblica.
Hindenburg loaveva infatti ringraziato per aver stroncato un tentativo di
tradimento e salvato il popolo tedesco con la sua azione decisa e il suo
coraggioso intervento personale..
E siccome l'operazione era stata cruenta, sentenzi: Non v' nascita senza
sangue!.
In questo quadro, le misure del 30 giugno venivano presentate come atti di
legittima difesa del Reich.
Ma per prudenza se ne cancellavano le tracce e si vietava ai giornali di
pubblicare notizie e necrologi delle persone che si erano dovute sopprimere
mentre tentavano la fuga.
Il popolo applaudiva alla nuova notte di San Bartolomeo e ad Hitler che appariva
vittorioso alla finestra della Cancelleria.
Si levava soltanto qualche flebile voce di protesta, suggerita pi che altro da
ragioni di casta o corporative, come nel caso del vecchio feldmaresciallo von
Mackensen e del generale von Hammerstein che si lamentavano della tragica sorte
subita dai loro colleghi Schleicher e Bredovv, colpiti dall'infamante accusa di
tradimento.
A distanza di ben tredici giorni dalla notte dei lunghi coltelli, Hitler si
present sul palco della Krolloper, dove ancora si riuniva il Reichstag tra
futili stucchi e specchi dorati, per parlare di quell'evento.
Disse che, con il ridimensionamento delle SA il cui comando era stato affidato a
Viktor Lutze, la Reichswehr era ormai la sola e legittima organizzazione armata
dello Stato.
Ma non diceva il vero poich gi trattava con il Reichsfuhrer Himmler per fare
delle SS un forte e disciplinato organismo che avrebbe tenuto testa anche
all'esercito.
Hitler non rivelava apertamente i suoi piani bellici, anzi parlava di pace.
Al presidente degli ex combattenti francesi Jean Goy disse nel novembre, e le
sue dichiarazioni apparvero su <.Le Matin, di non avere scopi di dominio in
Europa.
Era piuttosto intenzionato a istituire un nuovo ordine sociale interno che gli
assicurasse la riconoscenza del suo popolo; la Germania gli avrebbe innalzato un
monumento morale, perenne come quelli che si costruiscono in marmo o in bronzo
ai generali vittoriosi.
In realt, trattava segretamente con l'Inghilterra per farsi autorizzare un
parziale riarmo e quindi vanificare ufficialmente le restrizioni del trattato di
Versailles.
L'affaire Dollfuss sopraggiunse per a incrinare le relazioni con Londra, oltre
che con la Francia e perfino con l'Italia di Mussolini, per cui le trattative si
fecero asmatiche.
Hitler, che gi aveva creato serie preoccupazioni ai governi delle democrazie
occidentali con l'abbandono della Societ delle nazioni, cercava di recuperare
un po' di credito all'indomani dell'assassinio del cancelliere austriaco,
consegnando al governo di Vienna gli attentatori nazisti fiduciosamente
rifugiatisi presso di lui.
Le democrazie europee non aspettavano altro che un suo gesto di buona volont
per riprendere un colloquio pi coerente, dominate dal timore di perdere il
contatto con la Germania la quale avrebbe potuto riarmarsi senza controlli.
I governi di Londra e Parigi speravano di tenere agganciato Hitler proponendogli
uno scambio diplomatico: qualora lui avesse accettato di estendere il patto di
Locarno di mutua assistenza ad altri paesi dell'Europa orientale, compresa
l'Urss, le democrazie occidentali gli avrebbero consentito di riarmarsi in
condizioni pressoch paritarie con le altre potenze.
Hitler si serviva invece di queste trattative per fare il suo gioco
approfittando della maldestra condotta dei governanti inglesi e france si 30che
davano l'impressione di non rendersi conto di quanto egli fosse pericoloso.
Il Fuhrer era favorito dal verificarsi di eventi anche luttuosi, come
l'assassinio del ministro degli Esteri francese Louis Barthout a lui ostile.
Il ministro era caduto assassinato a Marsiglia durante la visita di re
Alessandro I di Iugoslavia.
Gli era succeduto Pierre Laval un po' pi duttile, cosa che rendeva
imprevedibilmente pi facili le manovre hitleriane.
Gli inglesi non erano secondi ai francesi nel tendergli la mano.
Discutevano con la Germania su come stabilire un'intesa in tema di riarmo delle
forze aeree, e fu il ministro degli Esteri di Gran Bretagna sir John Simon a
offrire ai tedeschi condizioni di parit in aeronautica, a patto che Hitler
garantisse agli inglesi la superiorit negli armamenti navali.
Attraverso quelle trattative il Fuhrer perseguiva anche uno scopo pi sottile,
quello di far decadere le clausole del trattato di Versailles, inerenti il
divieto di riarmo, per il semplice fatto che se ne parlava intorno a un tavolo.
Mentre l'Europa orientale era percorsa da agitazioni e rivolgimenti che
inducevano all'affermazione o al rafforzamento di regimi autoritari attraverso
colpi di Stato ispirati ai princpi del fascismo e del nazismo, Hitler, sempre
in gran segreto, non mancava di riarmarsi.
Per prima cosa aveva portato da centomila a trecentomila i soldati della
Reichswehr.
Poi avvi la costruzione di due incrociatori da ventiseimila tonnellate, mentre
Versailles non gli permetteva di superare le sedicimila.
Ordinava che si diffondessero false informazioni e che si parlasse
esclusivamente di navi da diecimila tonnellate migliorate.
Si doveva invece mantenere il pi assoluto segreto sulla costruzione dei
sommergibili, in atto da qualche tempo.
Goring presiedeva all'apertura di fabbriche di gomma e di benzina sintetiche,
procedeva alla costruzione di aerei da guerra, sebbene il suo fosse un ministero
per l'Aeronautica civile.
Addestrava piloti militari affermando che si dedicavano semplicemente a voli
sportivi.
Una giovane e seducente regista berlinese che era stata attrice e danzatrice
classica, Leni Riefensthal, aveva celebrato l'empito militarista del Reich
hitleriano in un terrificante documentario cinematografico.
Glielo aveva richiesto espressamente il Fuhrer che aveva scelto per il film il
significativo titolo di Triumph des Willens, Trionfo della volont.
La Riefensthal esercitava con il suo dinamismo una forte influenza su Adolf, si
diceva che danzasse nuda davanti a lui -, ma si parlava soprattutto d'un loro
probabile matrimonio.
Questo era anzi considerato il vero probabile matrimonio del Fuhrer.
L'eventualit provocava l'irritazione non soltanto di Eva, la Pompadour, ma
anche di altre due candidate alle ambite nozze.
Una era la cantante d'opera Gretl Slezak, l'altra un'elegante arredatrice, Gerdy
Troost, giovane vedova del grande architetto Ludwig che aveva sostenuto Adolf
nella creazione della Casa Bruna.
Grazie alla sua posizione la Riefensthal aveva piena libert d agire.
Nel suo film, con una scenografia imponente e sinistra ideata da Albert Speer,
si magnificava la Germania.
La nazione appariva nell'atto della rinascita operata da Hitler, mentre si
squarciavano in cielo le fitte nubi che l'avevano a lungo avvolta impedendole di
vivere.
Mediante radicali innovazioni di tecnica cinematografica, la regista aveva
impiegato una trentina di macchine da ripresa alla ricerca di emozionanti
particolari nelle decorazioni e in ogni altro addobbo che convergevano sempre e
continuamente sul volto e sullo sguardo magnetico di Hitler.
L'idea della volont era simboleggiata da lingue di fuoco che lambivano il cielo
e dal cupo rimbombo regolare degli stivali militari.
Alle spalle del Fuhrer, imponente sulla tribuna, figurava un'immensa aquila
d'acciaio con una spada tra gli artigli.
Il film traeva spunto dal congresso del partito del '34, l'anno successivo alla
presa del potere; mostrava il Fuhrer osannato come un Messia da folle in delirio
lungo le strade imbandierate in una suggestiva Norimberga medievale e
glorificava la pura razza ariana attraverso le immagini di baldi giovani SS a
torso nudo.
Il film, prodotto dalla Nsdap, provocava negli spettatori effetti tanto
agghiaccianti sul bellicismo nazista da indurre Mussolini a vietarne la
proiezione in Italia.
Vi emergevano le caratteristiche della mistica e dell'estetica naziste, in un
miscuglio di elementi cristiani e pagani fra simboli di morte, come i teschi
delle Schutzstaffeln.
Himmler, il comandante di queste formazioni, aveva esumato l'Ordine dei
Cavalieri Teutonici.
In Westfalia, nel suo castello di Wewelsburg, promuoveva riti esoterici.
Quando un adepto di questa consorteria veniva a mancare, se ne rappresentava
l'anima come un getto di fumo che ascendeva al Walhalla.
L'entusiasmo popolare dei tedeschi testimoniava il loro pieno assenso al riarmo,
e non c'era da dubitarne.
Ma come avrebbero reagito gli altri paesi al cospetto delle gravi e provocatorie
vulnerazioni apportate da Hitler al trattato? Sorprendentemente, ma non troppo,
la Gran Bretagna se la cav con una semplice protesta formale, dichiarandosi
peraltro disposta a proseguire le trattative.
La Francia e l'Italia reagirono pi vivacemente.
Il nazismo e il fascismo non erano ancora strettamente uniti; anzi Mussolini,
temendo l'espansione tedesca, intrecciava relazioni con Londra e Parigi.
Pierre Laval, che aveva riassunto la presidenza del Consiglio, fece un viaggio a
Roma dove firm un accordo italo-francese per regolare il contenzioso coloniale,
e per operare in difesa dell'indipendenza austriaca.
Mussolini si rec a Londra per tesservi, sulla scorta dell'intesa con la
Francia, un'analoga rete antitedesca.
Al termine di questo lavorio diplomatico emerse l'idea d'un incontro fra i
rappresentanti dei tre paesi.
I colloqui si svolsero in Italia, a Stresa, o meglio all'Isola Bella sul Lago
Maggiore nei saloni di villa Borromeo che avevano ospitato Napoleone nel 1797.
Egli mostr tutto intero il suo compiacimento per aver intuito la soluzione.
Chiunque al mio posto disse al Quartier generale avrebbe perso il controllo dei
nervi.
Io ho barato.
Ci hanno salvato la mia incrollabile fermezza e il mio straordinario sangue
freddo. Quindi aggiunse parole sorprendenti sulle labbra d'un dittatore: Io
seguo il mio cammino con la precisione e la sicurezza d'un sonnambulo.
La passivit della Francia era suggerita non certamente dal fatto che lo
sconfinamento si verificava di sabato o dalla sopravvalutazione delle forze
dellla Wehrmacht, ma dall'esistenza di profonde divisioni interne che
paralizzavano quel paese.
L'opinione pubblica francese era fortemente condizionata dalla vivace propaganda
nazionalista del leader delle destre Charles Maurras, che gi si era chiesto
Mourir pour le Ngus? quando Mussolini aveva aggredito l'Etiopia, e ora
approvava le iniziative del Fuhrer.
N al governo di Parigi sfuggivano i sentimenti filohitleriani della popolazione
renana, di cui si era avuta un'ulteriore conferma nella mattinata del 7 marzo
con la festosa accoglienza riservata alle truppe tedesche.
Chi poi per ragioni traverse si opponeva a ricacciare con le armi la Wehrmacht
oltre il Reno, diceva che la piena sovranit tedesca sulla regione influiva poco
o niente sugli equilibri europei.
La cosa invece non corrispondeva a verit, e i tedeschi ben presto cominciarono
a fare della regione un campo trincerato.
Il premier conservatore Baldwin, con biasimevole humour britannico, sosteneva
che tutto sommato i tedeschi erano tornati nel loro orto dietro casa, e non
c'era tanto da scandalizzarsene.
Il Times, andava oltre.
Avendo Hitler rilanciato alla Francia e al Belgio la proposta d'un'intesa
venticinquennale garantita dalla Gran Bretagna e dall'Italia, il giornale
londinese scrisse di intravedere in quelle parole un'occasione per ricostruire
la pace.
Sarebbe bastato leggere con maggiore attenzione le proposte del Fhrer , ma
forse c'era chi non voleva farlo, per capire come contenessero l'inganno.
Difatti lui si diceva pronto alla smilitarizzazione di entrambi i versanti delle
frontiere tra la Francia e la Germania, cosa che avrebbe comportato per i
francesi la demolizione della linea Maginot, sulla quale riposavano tutte le
loro speranze di difesa contro un eventuale attacco dell'esercito nazista.
Sempre in quella turbolenta mattinata di marzo, verso mezzogiorno, Hitler si
present al Reichstag che ancora si adunava alla Krolloper, e annunci con
fierezza ai suoi deputati l'occupazione della Renania tedesca.
Anche quest'ultimo blitz confermava la sua fortunata tendenza all'inganno.
La platea del vecchio teatro fu scossa e pervasa da un'eccitazione
incontenibile.
Lui usava le armi, e parlava di pace, ma ne parlava con alterigia; i capi
nazisti applaudivano all'infinito e gridavano ossessivamente Heil Hitler!.
Offrivano uno spettacolo di spaventevole entusiasmo, mentre la folla si
precipitava compatta nelle strade per ringraziare con le lacrime agli occhi il
suo Fuhrer. Uomini del Reichstag tedesco, disse Hitler rivolgendosi ai seicento
deputati presenti nella platea della Krolloper, tutti nell'uniforme nazista con
stivaloni.
Tacque per un attimo, poi proseg: Viviamo in un'ora storica.
Il governo tedesco, per dare al suo popolo frontiere sicure, ha oggi ristabilito
l'assoluta sovranit della Germania sulla zona smilitarizzata della Renania.
Noi tutti ci uniamo in sacri giuramenti.
Primo: non cederemo a nessuna forza fino a quando non avremo restituito l'onore
al nostro pOploO.
Secondo: opereremo per una comprensione fra i popoli europei e in particolare
per l'amicizia con i nostri vicini occidentali.
Noi non coltiviamo mire espansionistiche in Europa n abbiamo interesse a
rompere la pace.
Egli si chiedeva quindi perch mai non sarebbe stato possibile superare le
secolari rivalit franco-tedesche e an teporre la ragione al risentimento; il
popolo tedesco non ave va alcun motivo di veder soffrire il popolo francese, e
quale vantaggio sarebbe potuto derivare alla Francia dalla sofferenza del popolo
tedesco? Non manc naturalmente di attaccare il nuovo patto franco-sovietico,
che del resto era in funzione antitedesca, e aveva buon gioco nel farlo.
Disse che la Francia aveva tradito la civilt europea alleandosi con il
bolscevismo asiatico: Ora il bolscevismo incombe pi che mai sull'Europa e ci
minaccia col suo regime fondato sull'odio.
Le democrazie occidentali si affannavano a protestare, ma non assumevano
efficaci iniziative per frenare l'invadenza del dittatore tedesco, cos come
avevano lasciato che il dittatore italiano marciasse sull'Etiopia.
A Londra, il nuovo ministro degli Esteri Anthony Eden non riusc nemmeno a
ottenere dal premier Baldwin che si stabilisse un contatto con lo Stato maggiore
francese per un esame della situazione.
Ma egli stesso, per quanto fosse un sincero avversario del nazismo, credeva che
l'occupazione della Renania non avrebbe comportato serie conseguenze. E vero
disse alla Camera dei Comuni che Hitler non ha rispettato i trattati, e di
questo occorre tener conto, ma di qui a temere per la convivenza pacifica degli
Stati in Europa, ce ne corre.
Hitler invece premeva il piede sull'acceleratore.
Propagandisticamente sfruttava al massimo una situazione che da un lato era
caratterizzata dal ripetersi dei suoi bluff spregiudicati, dall'altro lato
dall'inerzia degli avversari.
Esaltandosi al successo ottenuto col suo ultimo blitz gir in lungo e in largo
la Renania.
Le popolazioni esultanti gli tributavano accoglienze vivissime, e lui, davanti
al severo duomo gotico di Colonia, ringraziava riconoscente Dio e la Provvidenza
che lo avevano generosamente assistito.
Dall'alto d'un palco e al suono di tutte le campane della citt, attorniato da
cinquantamila tedeschi che lo acclamavano al colmo del fervore, esclam: Buon
Dio, sono felice che ogni cosa sia andata secondo i piani.
La vittoria spetta agli audaci perch Dio con loro.
Tramontava il sole quando al ritorno ripercorse in treno la Ruhr fitta di
miniere, di impianti industriali, di ciminiere che sprigionavano il fumo degli
altoforni infuocati e arrossavano il cielo.
Lo spettacolo suscit una grande emozione nel suo animo ancora commosso dalla
trionfale azione a sorpresa sulla Renania, e chiese di ascoltare al grammofono
un brano del Parsifal, l'opera wagneriana mistica e teosofica in cui un mondo
arido, immerso nell'oblio, viene riscattato dall'eroe attraverso la conquista
del Santo Graal.
Hitler era quasi caduto in deliquio al risuonare di quelle note.
In un soffio disse: Il Parsifal rappresenta la mia fede e la mia religione.
E la fine di ogni umiliazione.
Al suono delle campane di ogni citt e delle trombe di ogni reparto militare o
militarizzato, indisse nuove elezioni per ricevere dal popolo un plauso
indiscutibile sull'occupazione della Renania E l'ottenne nella misura del 98,8
per cento, pari a quarantaquattro milioni e mezzo di voti sui quarantacinque
milioni di tedeschi che si erano recati alle urne in quel 29 marzo.
Soltanto in cinquecentoquarantamila gli dissero ..no.
Poteva finalmente affermare che tutta la Germania era con lui.
A ogni sua prova di forza i tedeschi che lo seguivano diventavano sempre pi
numerosi.
In quella occasione, come in altre, in molti seggi si vot pubblicamente; ci
furono brogli e violazioni, ma nella sostanza il sostegno plebiscitario alla sua
azione era evidente.
Appariva chiaro come lui interpretasse la volont della nazione in chiave di
rivincita e di potenza.
Il passo successivo per affermare questa volont fu un'accorta manovra nei
confronti dell'Austria, una manovra che i nuovi governanti di quella nazione
favorivano con la loro palese ingenuit.
A Vienna un giovane esponente dei cristiano-sociali, Kurt von Schuschnigg, era
asceso alla carica di cancelliere in seguito all'assassinio di Dollfuss.
Per difendere l'indipendenza del suo paese dagli appetiti nazisti, ritenne che
non ci fosse altro da fare che tenersi buono il Fuhrer.
A lui, che per la corpulenza alla Falstaff sembrava uscito da una tela di von
Grutzner, Hitler affid la conduzione dell'economia tedesca con l'obiettivo di
preparare la nazione ad affrontare entro quattro anni una guerra contro
l'aggressione bolscevica in difesa della civilt occidentale.
Si cominci a parlare concretamente di un piano quadriennale nel giugno del '36,
con la certezza che i tedeschi avrebbero capito l'assoluta necessit di fare
sacrifici per opporsi al nemico.
Una vittoria del bolscevismo sulla Germania diceva il Fuhrer non avrebbe come
conseguenza soltanto una nuova Versailles, ma l'annientamento, lo sterminio del
popolo tedesco. N l'ex capitano d'aviazione n il caporale boemo avevano la
bench minima preparazione in economia.
Con la differenza che, mentre il caporale continuava sostanzialmente a
disinteressarsi di quella scienza, il capitano se ne sent avvinto anche perch
essere il dittatore" economico del Reich gli conferiva grande rilievo, ne
soddisfaceva la bramosia di potere e la vanit.
Hitler sapeva soltanto che per riarmare totalmente la nazione in tempi COS
stretti era giocoforza abbandonare ogni forma di liberalismo economico, in
aperto contrasto con i pi ragguardevoli banchieri e finanzieri filonazisti, non
escluso Hjalmar Schacht, uno dei fautori della sua ascesa al potere.
In una delle sue prime lettere, Schacht gli aveva scritto: Forse un giorno sar
rinchiuso in una fortezza.
Non importa.
Voi potrete sempre contare su di me.
Un virile Heil!.
Ora Schacht aveva qualche dubbio su di lui.
Hitler aveva fissato stringatamente gli obiettivi del piano economico.
Ordinava che l'esercito doveva essere in grado di entrare in azione entro
quattro anni, cos come, sempre in un quadriennio, l'economia doveva essere
pronta per la guerra.
In settembre, da Norimberga in occasione del congresso annuale del partito, i
tedeschi seppero ufficialmente che dovevano cominciare a tirare la cinghia. Fra
quattro anni disse il Fuhrer dalla tribuna la Germania dovr essere
assolutamente autonoma dai mercati esteri per i prodotti che possono essere
forniti dalle nostre industrie, quella chimica e quella meccanica, e dalle
nostre miniere.
Tutto questo sar in funzione delle esigenze d'un riarmo completo, e l'industria
dovr sobbarcarsi a questo onere. Poi tocc le corde del misticismo per creare
un diversivo nell'animo dell'uditorio. Prodigiosa disse l'ora che vi vede qui
uniti.
Un giorno voi udiste la mia voce, foste toccati nel profondo del cuore e
decideste di seguirmi.
Non ero allora che una voce, e voi l'avete seguita ignorando il mio volto.
Anche oggi, pur nella bellezza di questo nostro incontro, non tutti potete
scorgere bene il mio volto, e tanto meno io il vostro.
Ma io vi sento.
E voi mi sentite.
Vi dico che la religione del nostro popolo ci ha reso grandi, da piccoli che
eravamo.
Ci ha resi ricchi, ed eravamo poveri.
Ci ha forgiati e temprati nel coraggio, mentre un tempo navigavamo smarriti nel
mare dell'incertezza.
Non vedevamo nulla, ma quella fede ha fatto di noi degli indovini, e ci ha uniti
per sempre in un'anima sola. Dopo le sublimi giornate del Reichsparteitag, si
doveva pur tornare alla mediocrit quotidiana.
Le importazioni vennero drasticamente tagliate, mentre si costruivano grandi
impianti per la produzione di gomma e di combustibili sintetici.
Goring introduceva il criterio dell'autarchia in ogni campo e finanziava estrosi
esperimenti, anche nel tentativo di ricavare oro dal carbone.
Gli imprenditori presero a lamentarsi, costretti a produrre a ritmo accelerato
fra minuziosi controlli, nuove tasse e contribuzioni straordinarie da versare
nelle casse del partito.
giovani del Reich demandata, oltre che alla famiglia d'origine e alla scuola,
alla Giovent hitleriana che provveder a formarne il fisico, lo spirito e
l'intelletto negli ideali del nazionalsocialismo e in funzione degli interessi
nazionali; 3) La missione fondamentale di capo della Giovent hitleriana
affidata al Reichsjugendfuhrer che risiede a Berlino e risponde del suo operato
direttamente al Fuhrer e cancelliere del Reich.
Alla carica di Reichsjugendfuhrer fu nominato un ragazzotto di bella presenza ma
di non grande perspicacia, Baldur von Schirach.
Aveva appena ventisei anni, e si era fatto strada all'ombra di Himmler,
anch'egli molto giovane, tanto ch'era asceso ventottenne al grado di comandante
delle SS.
Von Schirach aveva cominciato come poeta, e tale inclinazione lo accomunava a
molti altri dirigenti del partito e del regime come gli architetti Rosenberg e
Speer, il romanziere Goebbels, il poeta Hans Frank, il musicista Walther Funk e
naturalmente lo stesso Hitler che aveva nutrito un po' tutte le passioni
artistiche prima di scoprire la travolgente vocazione per la politica.
In base alla legge sulla Hitle Jugend, von Schirach godeva di poteri tanto ampi
da invadere le stesse competenze del ministro degli Interni.
I giovani hitleriani, gli Hitleungen, formavano la pi grande organizzazione
giovanile del mondo con cinque milioni e quattrocentomila iscritti, pari al 60
per cento della popolazione giovanile tedesca.
Promulgata la legge, von Schirach si produsse in una lunga dichiarazione.
Abbiamo portato a termine disse l'unificazione della giovent tedesca.
E stata una dura battaglia, e forse in molti si domanderanno perch vi
attribuiamo tanta importanza.
Ebbene, il partito nazista ha sempre considerato essenziale per il futuro della
Germania la conquista dei cuori giovanili.
Ora abbiamo conquistato questi cuori, abbiamo reso felici i giovani garantendo
loro anni e secoli di sicurezza e di prosperit. L'organizzazione, che assumeva
sembianze precise nel quadro d'una legge, aveva in pratica gi un quindicennio
di vita essendo sorta nel '22 come Lega dei giovani nell'ambito della Nsdap.
Passando attraverso varie sigle e peripezie, era diventata il vivaio delle SA, e
difatti ogni 9 novembre, ricorrendo l'anniversario del putsch della birreria,
gli Hitlerjungen che avessero compiuto i diciotto anni venivano arruolati nelle
Camicie brune.
Era sempre vivo nella gente il ricordo della spettacolare parata che si era
svolta a Potsdam nell'ottobre di cinque anni prima, quando settantamila ragazzi
e ragazze avevano marciato per sette ore alla presenza del loro Fuhrer, in una
manifestazione che prese il nome di Giornata nazionale della giovent.
Vennero istituite delle Fuhrerschulen, cio delle scuole per la formazione dei
quadri dirigenti; si indisse fra gli Hitlerjungen un concorso nazionale
professionale con solenne distribuzione di premi ai ragazzi che si erano
particolarmente distinti in vari campi di attivit.
Von Schirach detestava il rozzo Rohm e, quando questi fu eliminato, ne
approfitt per affrancare la HJ dalle SA.
Sottoscrisse quindi un accordo con Himmler per attuare alcune forme di
collaborazione fra HJ e SS nel servizio di lavoro agricolo volontario e nel
recupero delle terre incolte.
In cambio la HJ metteva a disposizione di Himmler la propria polizia interna,
Strezfendiest, per meglio tenere sotto controllo il mondo giovanile.
Quando venne ripristinata la coscrizione obbligatoria, alla HJ fu affidata la
preparazione al servizio militare con un occhio di riguardo alla formazione
ideologica.
I corsi erano tenuti da ufficiali delle varie armi particolarmente fidati, ma
l'invadenza del Reichsjugendfuhrer von Schirach condusse a un epico litigio con
il tenente colonnello Erwin Rommel, uno dei docenti pi prestigiosi, il quale
abbandon le lezioni sbattendo la porta.
Nel '36 Hitler compiva quarantasette anni, e il giorno del compleanno gli HJ gli
si presentarono con un nuovo giuramento: Compir sempre il mio dovere per
assicurare devozione e fedelt al nostro Fuhrer in nome di Dio e per la gloria
della nostra bandiera.
vitale cui la Germania aveva diritto in proporzioni ben maggiori di ogni altro
paese.
Nella esposizione del Fuhrer si rivelava quel giorno tutta intera la sua lunga
ossessione, prossima ormai a uno sbocco drammatico: fare della Germania la
nazione egemone d'un'Europa asservita e di se stesso il pi grande dei tedeschi
di tutti i secoli.
Ci non si sarebbe potuto verificare se non attraverso una guerra.
Lo disse con estrema chiarezza: per risolvere i suoi problemi la Germania non
poteva non fare uso della forza poich ogni espansione urtava contro la
resistenza dei paesi invasi. Non vi sono terre senza un padrone e l'aggressore
deve sempre vedersela con l'antico padrone che sta per essere scacciato. Aveva
lungamente meditato sulle considerazioni che andava formulando e sugli obiettivi
che indicava.
Lo spazio da conquistare non si trovava in luoghi remoti, non assumeva la
fisionomia d'una colonia in Africa o in Asia; no, la Germania doveva espandersi
oltre le sue stesse frontiere, nel cuore dell'Europa.
La guerra era inevitabile, ma perch fosse condotta senza gravi perdite per il
popolo tedesco bisognava individuare il momento in cui colpire e in quale
direzione.
Diceva che le prime conquiste si potevano ottenere senza incrociare le armi,
mostrando un po' di fermezza, contando sulla debolezza e sulle difficolt delle
altre nazioni.
Indicava come primi obiettivi l'annessione dell'Austria e l'occupazione
dell'intera Cecoslovacchia, non soltanto dei Sudeti, da realizzare fulmineamente
entro pochi mesi, non oltre il '38.
Era sicuro che la Francia e l'Inghilterra non si sarebbero mosse e che anzi
avessero gi scontato la cancellazione del popolo cco dalla faccia dell'Europa.
Forse si poteva temere una reazione del dittatore italiano sull'Anschluss, ma
per neutralizzarla sarebbe bastato assentire a sue nuove espansioni.
Ne faceva comunque un problema legato alla persona di Mussolini. Un intervento
dell'Italia in difesa dell'Austria probabile soltanto se, quando si
verificher l'annessione, il Duce sar ancora vivo disse enigmaticamente.
Aggiunse che bisognava far durare il pi a lungo possibile la guerra civile
spagnola per tener viva nel Mediterraneo la tensione fra l'Italia, la Francia e
l'Inghilterra.
Era anzi augurabile che gi nel '38 esplodesse un conflitto fra l'Italia e uno
dei due paesi, se non con entrambi.
In tal caso la Germania avrebbe appoggiato Mussolini fornendogli anche le
necessarie materie prime.
Se impegnata contro l'Italia, la Gran Bretagna non sarebbe certo intervenuta in
difesa n dell'Austria n della Cecoslovacchia.
Ingoiando queste due nazioni, il Reich avrebbe potuto disporre di frontiere
strategicamente migliori, di altre dodici divisioni per il suo esercito, di
altri dodici milioni di tedeschi buoni per la guerra, di nuove riserve di
viveri.
Si ponevano altri problemi: fino a che punto la Francia e la Gran Bretagna
avrebbero lasciato la Germania libera di agire? Come si sarebbe mossa l'Unione
Sovietica? L'Inghilterra non era cos imbattibile come si credeva, disse Hitler.
Quindi ne elenc i punti deboli: dall'Irlanda all'India; dalla rivalit con
l'Italia nel Mediterraneo nonostante il gentlemen's agreement, a quella col
Giappone nei mari dell'Estremo Oriente.
La Francia non era in condizioni migliori, e difatti se non aveva preoccupazioni
sul piano internazionale, mostrava all'interno un assetto politico nient'affatto
stabile.
L'obiettivo del Lebensraum non appariva irraggiungibile a Hitler, purch la
guerra non si fosse scatenata oltre il 1943 o il 1945.
Si poteva gettare l'Europa nel caos anche prima, qualora se ne fosse presentata
l'occasione favorevole.
Nel '43 o al massimo nel '45, argomentava Hitler, l'armamento tedesco avrebbe
raggiunto il pi alto livello di preparazione, dopo di che le armi avrebbero
cominciato a invecchiare.
Quanto al segreto delle moderne armi speciali, non sarebbe stato possibile
mantenerlo per sempre, e del resto pi il tempo passava pi si consentiva al
nemico di armarsi.
La volont di guerra di Hitler, che si rivel in tutta la sua drammaticit in
quel freddo pomeriggio autunnale, non era certo una cosa nuova.
Bastava leggere il Mein Kampf per rendersene conto, ma ora essa prendeva corpo
in una precisa strategia che sgoment i capi militari riuniti alla
Wilhelmstrasse di Berlino.
Essi capirono che nella mente del loro Fuhrer, quel 5 novembre segnava
l'ingresso in un clima di guerra, sebbene non si fosse ancora individuata la
tattica da seguire.
I capi militari osarono contrapporsi con fermezza alla terrificante esposizione
di Hitler, ponendo in rilievo come la Germania non fosse in grado di affrontare
il rischio d'una guerra con la Francia e l'Inghilterra e come le sue stesse
difese sulle frontiere fossero troppo deboli.
Nei giorni immediatamente successivi a questa riunione Blomberg, Fritsch e
Neurath si consultarono fra loro per studiare il modo di ricondurre il Fuhrer
alla ragione.
Tutto si svolgeva in gran segreto, mentre Hitler proseguiva imperterrito
nell'attuazione dei suoi piani, tanto che il 6 novembre, cio all'indomani della
riunione alla Wilhelmstrasse, si pot estendere all'Italia il patto antiComintern che la Germania aveva l'anno prima firmato col Giappone.
L'alleanza impegnava apertamente i contraenti a battersi contro l'attivit
disgregatrice dell'Internazionale comunista, detta Comintern, che rappresentava
i partiti comunisti nel mondo; segretamente li obbligava a intervenire l'uno in
soccorso dell'altro per respingere eventuali attacchi sovietici.
L'adesione di Mussolini al patto fu sottoscritta a Roma dove non si sapeva nulla
di quanto si era detto alla Wilhelmstrasse di Berlino, e non ne sapeva nulla
neppure Ribbentrop che era arrivato nella capitale italiana per la cerimonia
della firma.
Galeazzo Ciano non mancava per di osservare che i tre su una medesima strada
che forse li avrebbe portati al combattimento.
Ribbentrop, scavalcando l'ambasciatore tedesco a Roma von Hassell verde dalla
bile, aveva anche sondato Mussolini sulla questione austriaca, e il duce, per la
prima volta possibilista, aveva detto: Lasciamo che le cose seguano il loro
corso.
A Berlino la ristrettissima cerchia di esponenti nazisti, quella che aveva
partecipato alla riunione del 5 novembre, era ancora e sempre in ambasce.
Le consultazioni segretissime fra Blomberg, Fritsch e Neurath continuavano.
Anzi Neurath, profondamente impressionato dai programmi di guerra esposti dal
Fuhrer, fu colpito da due attacchi cardiaci, e solo per miracolo pot salvarsi
dalla morte.
Il comandante in capo dell'esercito von Fritsch chiese e ottenne di parlare con
Hitler, il quale invece rifiut di ricevere il ministro degli Esteri Neurath col
pretesto di dover partire per Berchtesgaden.
Con Goring il Fuhrer si era sfogato per la lentezza con cui procedeva la
preparazione delle forze armate.
Non si limitava a definire prudenti e attendisti gli uomini cui aveva affidato
il grave compito di riarmare a ritmo accelerato la Germania, ma vedeva in loro i
rappresentanti d'un antico mondo di conservatori, di generali aristocratici che
a lui, piccolo caporale boemo, non erano mai piaciuti.
Diceva che soprattutto il ministero degli Esteri pullulava di dinosauri, di
strani mostri antidiluviani, di incartapecoriti diplomatici vecchia maniera.
Egli aveva bisogno dovunque di uomini nuovi, di rivoluzionari pronti a correre
ogni rischio al suo fianco per fare grande la Germania.
Non gli servivano individui come il ministro della Guerra von Blomberg che, lo
ricordava ancora, si era macchiato di tradimento e di codardia nel predisporre
il piano di ritirata dalla Renania, soggiogato dal timore d'una reazione
francese.
Eppure Blomberg gli era il pi vicino fra i generali.
Schernendolo, i colleghi lo chiamavano Gummi-Lovve, leone di gomma, o il
Sergente maggiore della Hitlerugend, che era il titolo d'un film di propaganda
nazista.
Schmidt era ignoto a Fritsch, ma ben noto alla polizia avendo trascorso alcuni
anni in galera con l'accusa di aver ricattato omosessuali danarosi.
Alle domande di Himrnler rispose affermando di essere in contatto con il barone
Fritsch da tre anni, e di averlo sorpreso una prima volta nei pressi della
stazione ferroviaria di Potsdam intento a pratiche innominabili con un figuro,
noto nell'ambiente degli omosessuali come ..Joe il bavarese.
Da allora, aggiunse Schmidt, il generale gli versava regolarmente una somma per
garantirsene il silenzio.
Durante il racconto di Schmidt, von Fritsch si era chiuso in un mutismo
inorridito, in tutta la nobilt delle sue antiche origini sassoni.
Quando per il Fuhrer gli chiese di dimettersi, egli rispose con un netto
diniego osservando che semmai avrebbe accettato il giudizio d'una corte d'onore
militare.
Quella era proprio la soluzione che si intendeva evitare perch da un'inchiesta
sarebbe potuta emergere la pretestuosit dell'accusa, e Hitler per l'intanto lo
sped in licenza illimitata.
Senza perdere tempo Fritsch oper in maniera tale da far scattare una pi seria
indagine sul suo caso.
Fin dalle prime battute dell'inchiesta apparve chiaro che l'alto ufficiale
ricattato da Schmidt non era von Fritsch ma un suo quasi omonimo, un certo
Frisch, sconosciuto capitano di cavalleria gi in pensione.
Al ricattatore non rimase che confessare di essere stato costretto a mentire
dalla Gestapo con una minaccia di morte, e alla morte del resto non sfugg a
causa della vendetta di Himmler.
La vecchia guardia dell'esercito prussiano ritenne che, in seguito allo
smascheramento di Himmler, stesse per approssimarsi la crisi delle non amate SS.
Si poteva prevedere che Hitler se ne sarebbe liberato cos come aveva fatto con
le SA.
Emergeva tuttavia il pericolo rappresentato dagli incontenibili propositi
bellici illustrati dal Fuhrer.
Forse non c'era altro da fare che tentare di rovesciarlo.
Questo pensavano le alte sfere dell'esercito, e cominciarono a circolare voci di
un putsch militare antihitleriano in coincidenza con il discorso che il Fuhrer
avrebbe pronunciato al Reichstag il 30 gennaio, quinto anniversario della presa
del potere.
Le mormorazioni giunsero all'orecchio di Hitler il quale rinvi sine die la
cerimonia celebrativa.
Nel frattempo riacciuffava le redini della situazione, e a ci aveva
indirettamente contribuito lo stesso Fritsch.
Nella difesa della sua onorabilit il barone si era comportato con fermezza, ma
non volle spingersi oltre sul terreno politico e fu anche la sua remissivit a
far abortire l'idea del colpo di mano antihitleriano che si era affacciata negli
ambienti del generale Ludwig Beck, capo di Stato maggiore dell'esercito.
Ancora una volta il fattore sorpresa si rivelava decisivo nella strategia del
Fuhrer.
Il 4 febbraio egli convocava il gabinetto e dopo un'interminabile seduta,
intorno alla mezzanotte, la radio trasmetteva il testo d'un decreto sottoscritto
da lui stesso e che diceva: Da questo momento, io Adolf Hitler, Fuhrer e
cancelliere del Reich, assumo personalmente il comando di tutte le forze armate.
La Germania veniva a trovarsi davanti a una svolta d'incalcolabile rilevanza,
determinata dalla decisione del dittatore di avocare a s le funzioni del
deposto Blomberg e di abolire il ministero della Guerra, cos da non avere pi
nessuno tra i piedi.
In luogo di quel dicastero istitu l'Oberkommando der Wehrrmacht, l'Alto comando
di tutte le forze armate esercito, marina, aviazione, e lo pose alle dipendenze
del generale Wilhelm Keitel, il quale, essendo a lui fedelissimo, si sarebbe in
pratica accontentato di svolgere il ruolo di suo capo di Stato maggiore.
Hitler lo convoc alla Wilhelmstrasse, ma lo volle in borghese.
Alla presenza di Keitel recit una delle sue scene altamente melodrammatiche in
cui era maestro. Lei, generale, gli disse prendendogli calorosamente le mani
<sar il mio unico fiduciario e consigliere nel comando della Wehrmacht che
assumo personalmente.
chiese il generale. No, rispose Hitler si sieda qui con me, e diede in una gran
risata.
Era una messa in scena per intimorire ulteriormente l'ospite che in una stanza
appartata gi vedeva l'Austria invasa dalle truppe germaniche.
Dopo una lunga attesa fu nuovamente introdotto alla presenza del Fuhrer. Voglio
farvi una concessione disse il dittatore. E la prima volta che torno sui miei
passi.
Vi do tre giorni di tempo per attuare quanto abbiamo concordato oggi.
Schuschnigg, pensando di scongiurare il pericolo dell'invasione, firm la carta
che gli mettevano sotto gli occhi.
Il Fuhrer torn ad essere amabile e lo preg di rimanere a cena, ma il
cancelliere, prostrato, prefer non accettare l'invito.
Fu accompagnato alla vicina frontiera da von Papen che lungo il tragitto lo
rassicurava dicendogli: Non si preoccupi.
Il Fuhrer fatto cos, ma, come lei ha visto, sa anche essere
straordinariamente cordiale.
Il presidente della repubblica austriaca Wilhelm Miklas, miope e pavido, si
mostr ancor pi arrendevole del suo cancelliere.
Accett tutte le imposizioni germaniche, pur cercando di opporsi alla nomina di
Seyss-Inquart a ministro.
Ma le voci di preparativi militari della Reichswehr alla frontiera lo fecero
capitolare.
Egli d'altronde nutriva stima per l'avvocato viennese come uomo perch andava a
messa tutte le domeniche.
Il 20 febbraio a Berlino si tenne quella riunione del Reichstag che si sarebbe
dovuta svolgere alla fine del mese precedente, ma che Hitler aveva rinviata
perch intento a rimaneggiare il vertice militare. Alle nostre frontiere disse
nel suo discorso premono dieci milioni di tedeschi a pieno titolo che vivono in
Austria e nei Sudeti.
Essi hanno diritto all'autodeterminazione; per noi doveroso proteggere questi
fratelli e garantire loro la libert di sentirsi spiritualmente e politicamente
tedeschi. A Vienna parl Schuschnigg.
Dalla tribuna del Bundestag austriaco, ma simile all'addomesticato Reichstag
germanico perch anch'esso espressione d'un partito unico, si mostr pi
coraggioso che nei colloqui con Hitler a Berchtesgaden.
Disse che non avrebbe fatto altre concessioni alla Germania e che avrebbe
fermamente difeso l'indipendenza della nazione austriaca.
Richiamandosi ai colori della bandiera d'Austria, esclam: Rosso-biancorosso,
fino alla morte!.
In realt il suo era un requiem.
Difatti von Papen telegraf a Berlino dicendo di non dare troppa importanza a
quel discorso.
A suo avviso Schuschnigg lo aveva pronunciato solo per ragioni interne, per
restare in sella nonostante tutto.
Durante la trasmissione radiofonica del discorso di Schuschnigg i nazisti
austriaci operavano alacremente.
Squadre di Camicie brune provocarono un tumulto in Stiria; dal pennone del
municipio di Graz ammainarono la bandiera rossa con la striscia bianca e
innalzarono un drappo con la svastica.
In ci tollerate e anche incoraggiate dalla polizia ormai nelle mani di SeyssInquart, il quale era gi corso a Berlino per prendere ordini personalmente dal
Fuhrer.
In Austria la situazione precipitava e l'economia sub il primo contraccolpo.
In molti, sia i cittadini austriaci sia i clienti stranieri, ritirarono i
depositi dalle banche, mentre i turisti esteri cancellavano le prenotazioni
negli alberghi o per timore delle sommosse o in odio al nazismo.
Arturo Toscanini, che viveva in esilio a New York da quando aveva rifiutato di
dirigere l'inno fascista Giovinezza al Comunale di Bologna, annunci che
quell'estate non avrebbe partecipato al Festival di Salisburgo.
Dall'esilio belga il pretendente al trono Otto d'Asburgo scrisse a Schuschnigg
scongiurandolo di affidargli la carica di cancelliere se questo poteva evitare
la fine dell'indipendenza austriaca.
In proposito Goring a Berlino, tra una telefonata e l'altra con Vienna, aveva
fatto di tutto per non mancare al gran ballo d'inverno che si teneva alla Casa
dell'aviazione.
Doveva incontrarvi l'ambasciatore cco Vojtec Mastny per rassicurarlo.
Andandogli incontro gli disse: Vi do la mia parola d'onore che la Cecoslovacchia
non ha nulla da temere dal Reich, ma anche il Reich vuol essere certo che la
Cecoslovacchia non mobiliter. Farete come con l'Austria? chiese preoccupato
Mastny. No, quelli sono aaffari di famiglia" rispose Goring.
Ma pochi minuti prima aveva dato ordine alla Luftwaffe di tenersi pronta.
Intanto Mastny, rassicurato dal feldmaresciallo, telegrafava a Praga, e il
presidente Edvard Benes s'impegnava formalmente a non mobilitare l'esercito
cecoslovacco. Al gran ballo d'inverno Goring s'intrattenne anche col consigliere
d'am basciata italiano Massimo Magistrati, cognato di Ciano.
C'era chi si chiedeva quanto in realt l'atteggiamento di Mussolini preoccupasse
Hitler che lo informava degli sviluppi bellici dell'operazione soltanto in
coincidenza con l'ordine di attaccare l'Austria.
Ma poich il dittatore italiano aveva mostrato irritazione per non essere stato
avvertito in anticipo nemmeno dell'incontro di Berchtesgaden con Schuschnigg, il
Fuhrer gli scrisse, in data 11 marzo, una lunga lettera autografa.
Doveva consegnargliela personalmente il principe Filippo d'Assia che aveva
legami con l'Italia, avendo sposato Mafalda, la secondogenita di ittorio
Emanuele III.
Il principe, proveniente da Berlino, era arrivato a Roma il 12 con un aereo
speciale.
Quando nella tarda serata s'incontr a palazzo Venezia con Mussolini e con Ciano
era gi successo tutto.
Schuschnigg aveva revocato il plebiscito e si era dimesso da cancelliere;
l'esercito germanico aveva gi violato i confini austriaci cancellando d'un sol
colpo dalla carta d'Europa una nazione sovrana e portando i confini della pi
grande Germania al Brennero con supremo disprezzo per ogni trattato
internazionale.
Tutto sommato a Mussolini importava poco la fine d'un paese libero, anzi diceva
a Ciano che con l'Anschluss si sarebbe fatta un po' di pulizia, eliminando un
<(equivoco geografico.
Il duce si preoccupava pi che altro della presenza delle truppe tedesche al
confine del Brennero, ma Ciano, alla lettura del documento, osservava: Quanto
Hitler ci scrive importante, una precisa dichiarazione sul riconoscimento
del Brennero come frontiera italiana.
Ci equivaleva alla conferma del trattato di Saint-Germain che nel '19 aveva
attribuito all'Italia il Sud Tirolo.
Il duce era contento e incaric Assia di informare il Fuhrer che l'Italia
seguiva con assoluta calma gli eventi.
Ciano prevedeva infine che la Gran Bretagna avrebbe accolto l'accaduto <con
indignata rassegnazione.
E cos fu.
A notte inoltrata, al termine del colloquio di palazzo Venezia, il principe
d'Assia chiam Hitler al telefono per dargli la buona notizia.
Disse, con una certa soddisfazione: Mein Fuhrer, il duce mi incarica di
comunicarvi che l'Austria gli indifferente.
Vi manda i suoi saluti.
E Hitler di rimando, con emozione: Dite a Mussolini che questo non lo
dimenticher mai, mai, mai, qualsiasi cosa accada.
Sono pronto a stipulare con lui gli accordi che vuole.
Non appena avr sistemato l'Austria, sar al suo fianco, contro tutti.
Non ho pi nulla da temere.
Ditegli che lo ringrazio dal profondo del cuore.
Mai, mai lo dimenticher.
Se un giorno fosse in pericolo o avesse bisogno di aiuto, pu essere certo che
accorrer al suo fianco.
Nella lettera del Fuhrer al dittatore italiano si diceva che a rendere
improcrastinabile l'impiego delle forze armate germaniche era la tragica
situazione interna austriaca e i pericoli che potevano derivarne.
che l'Urss non sarebbe mai accorsa in aiuto d'uno Stato borghese come la
Cecoslovacchia.
Inoltre da tempo i rapporti confidenziali provenienti dall'ambasciata tedesca a
Londra tranquillizzavano Hitler sulla sostanziale indifferenza del premier
Neville Chamberlain al destino di quella nazione.
Chamberlain aveva annunciato che su richiesta del governo cco avrebbe inviato a
Praga un negoziatore, nella persona di lord Walter Runciman, con l'incarico di
esaminare la questione dei Sudeti, la regione boema abitata da cittadini di
lingua tedesca che anelavano a ricongiungersi con il Reich.
Il loro capo, il filonazista Konrad Henlein, promuoveva disordini di piazza
seguendo il metodo gi collaudato dai nazisti austriaci per accelerare
l'annessione a Berlino.
Se Hitler era aduso alla menzogna, non gli era da meno Chamberlain come
dimostrava la missione di lord Runciman, una missione non richiesta da Praga ma
imposta a Benes dal governo inglese allo scopo di favorire l'annessione dei
Sudeti alla Germania e sgombrare il campo da un pretesto di guerra.
Il tutto a danno dei cecoslovacchi.
In questa manovra l'Inghilterra evitava di sostenere la Francia che, in forza
d'un trattato di alleanza con i cchi, avrebbe dovuto impedire l'occupazione
nazista dei Sudeti.
A Londra il Times giudicava inevitabile il nuovo Anschluss.
In Germania si gridava contro il governo di Praga, lo si accusava di calpestare
le sacrosante ragioni della minoranza tedesca.
Ancora una volta Hitler si precostituiva artificiosamente il diritto di
intervenire per evitare l'esplosione d'una guerra civile.
Il 13 settembre si diffuse una notizia che dest scalpore.
Si apprendeva che Chamberlain aveva comunicato al Fuhrer di essere pronto in
qualsiasi momento e senza alcuna formalit a raggiungerlo ovunque egli avesse
voluto per sciogliere il nodo cco.
La proposta del premier inglese sorprese il dittatore che disse, una volta
tanto, con accento sincero: Ich bin vom Himmel gefalen!, Cado dalle nuvole! Ma
si riprese subito e gli fece sapere di essere disposto a riceverlo l'indomani
pomeriggio al Berghof.
Chamberlain atterr all'aeroporto di Monaco alle 12 in punto del giorno 15.
A sessantanove anni aveva affrontato il suo primo viaggio in aereo, e appariva
provato nel fisico.
Su un'auto scoperta fu accompagnato alla stazione, dove sal su un treno
speciale, non senza sorprendersi piacevolmente per la calda accoglienza che la
popolazione gli tributava.
Meno piacevolmente not dal finestrino che sul binario opposto transitavano
alcuni convogli ferroviari carichi di truppe, armate di tutto punto.
Non poteva sospettare che si trattava d'una scenografia e che in entrambe le
manifestazioni c'era lo zampino di Goebbels.
Dopo un viaggio di tre ore l'ospite arriv al Berghof.
Era cominciato a piovere e lui apr il suo inseparabile ombrello.
Il Fuhrer lo attendeva in cima alla gradinata della villa, e l'esausto
Chamberlain prese a salire gli scalini con evidente fatica.
Dopo i convenevoli e un t corroborante ascesero nella stessa sala in cui sette
mesi prima si erano svolti i drammatici colloqui con il cancelliere austriaco
Schuschnigg.
Il Fuhrer parl per primo dilungandosi sui meriti della nuova Germania che da
anni operava per la pace in Europa, una pace che non poteva non passare
attraverso l'amicizia anglotedesca.
Purtroppo per, aggiunse, la dolorosa situazione in cui versavano i tre milioni
e oltre di tedeschi dei Sudeti gli imponeva di intervenire in loro difesa contro
la Cecoslovacchia, anche a costo di suscitare una guerra mondiale.
Se la Germania rischia di essere trasci nata in guerra, disse ancora senza con
sentire all'ospite di pronunciare neppure una parola io preferisco farla subito.
Ho quarantanove anni, e voglio condurre alla vittoria la mia nazione nella
pienezza dell'et virile. L'eventualit d'un conflitto mondiale naturalmente lo
rattristava, ma nulla lo avrebbe fatto recedere, neppure d'un solo passo, dalle
decisioni prese.
A Benes non rest che cedere: Siamo stati abbandonati disse in pubblico, e,
sfogandosi con gli amici, aggiunse un avverbio doloroso: Vilmente.
Il 22 settembre a Godesberg, sulle rive del Reno, il Fuhrer era in attesa di
Chamberlain che doveva portargli le risultanze della sua missione.
In preda al nervosismo, di buon mattino usc dall'albergo e si mise a camminare
sulla banchina del porto fluviale, dove aveva ormeggiato il suo yacht.
Il nervosismo era rivelato da violenti tic che colpivano la spalla destra e la
gamba sinistra, tanto da costringerlo a camminare sbilenco, zoppicando.
Aveva passato la notte senza chiudere occhio, e sul volto, pallidissimo, gli si
leggeva una profonda stanchezza.
A Berlino, prima di raggiungere la cittadina renana, aveva dato in escandescenze
mentre discuteva con alcuni collaboratori sulla questione cca.
Ancora una volta si era gettato a terra mordendo disperatamente i bordi di un
tappeto.
Da tempo lo chiamavano ormai il mangiatappeti.
Hitler aveva preso alloggio nell'albergo di Godesberg da lui preferito, il
Dreesen, che apparteneva a un vecchio camerata.
Si trovava l anche il giorno in cui decise di sterminare le SA di Rohm.
Il premier inglese arriv al tramonto, e fu subito introdotto nella stanza del
Fuhrer.
Questa volta Hitler consen che l'ospite parlasse per primo.
Charnberlaun si diffuse per circa un'ora a illustrare le innumerevoli resistenze
che aveva dovuto affrontare nel suo stesso governo oltre che con i francesi e i
cchi per ottenere il via libera" al distacco senza plebiscito dei Sudeti dalla
Cecoslovacchia.
Il Fuhrer, che fin dal momento dell'incontro aveva pronunciato appena qualche
mezza parola, chiese all'ospite: Siete, dunque, tutti d'accordo sul ritorno dei
Sudeti alla Germania?. S rispose tranquillamente Chamberlain, con un sospiro di
sollievo, certo di essere arrivato a una felice conclusione della tormentata
vicenda. Ebbene, disse d'un fiato Hitler con voce sicura mi rincresce
significarLe, Herr Chamberlain, che alla luce degli ultimissimi avvenimenti, il
suo piano non pi sufficiente. A quelle parole l'inglese temette di svenire e
di accasciarsi sul pavimento, ma trov ancora un po' di vigore per fare le sue
dimostranze: Sono deluso e sorpreso.
Le ho concesso tutto ci che Lei aveva chiesto! disse, e nelle sue parole Sl
avvertiva l'ansia di sapere che cosa volesse di pi quella furia.
Il dittatore tedesco, alzatosi dalla sedia, si era messo a passeggiare
istericamente su e gi per la stanza.
Elencava con indignazione gli ultimissimi avvenimenti che lo avevano costretto a
cambiare idea, ed erano le luttuose angherie cui era sottoposta la minoranza
tedesca in Cecoslovacchia oltre le pretese territoriali dei polacchi e degli
ungheresi.
Che cosa voleva di pi? chiedeva Chamberlain.
Hitler continuava nelle sue recriminazioni, e non si ferm che davanti a una
grande carta geografica dell'Europa appesa alla parete.
Indicando un punto della carta, disse: Occuper immediatamente il territorio dei
Sudeti!.
Il premier inglese quella sera si rinchiuse umiliato in albergo, rassegnato ad
affrontare la marea di critiche che lo avrebbe travolto al ritorno in patria.
Durante la notte riacquist la calma e decise di rimanere ancora per un po' a
Godesberg per non lasciare nulla di intentato.
Prese una penna e scrisse una lettera al Fuhrer, dandogli assicurazioni che si
sarebbe sforzato di convincere i cchi ad accettare le sue nuove richieste, pur
nutrendo poche speranze di riuscirci.
Ma era bene provare! Il premier, che cos facendo cercava di prendere tempo, fu
raggiunto l'indomani da un nuovo no di Hitler il quale aveva a sua volta preso
carta e penna.
Insistendo nella tattica dilatoria, Chamberlain gli chiese una particolareggiata
elencazione delle sue pretese; Hitler gli fece sapere di non rendersi conto
perch mai dovessero comunicare a distanza, e per iscritto, quando potevano
farlo a quattr'occhi.
In questo modo il Fuhrer avrebbe pi agevolmente dominato l'anziano
interlocutore.
Annunciava di aver preparato un decreto per impedir loro l'ingresso nei teatri,
nei cinema, nei circhi affinch gli ariani vi trovassero posto pi facilmente.
Descriveva con minuzia l'intollerabile eventualit nella quale un ariano si
fosse trovato a dividere un vagone letto con un ebreo.
Si diffondeva in una disamina da regolamento ferroviario, in un battibecco con
Goring che sembrava tolto di peso da una farsa di Feydeau. Mi sembra pi
ragionevole assegnare agli ebrei scompartimenti separati diceva il
feldmaresciallo. E se il treno sovraffollato? replic Goebbels.
Allora ogni treno conter una sola vettura per gli ebrei. E nel caso in cui sia
piena? Chi non trover posto rester a casa! url il feldmaresciallo, paonazzo
in volto. Mettiamo allora che sull'espresso per Monaco salgano pochi ebrei
sottilizz Goebbels e che gli altri vagoni siano zeppi.
E giusto che gli ebrei viaggino comodi e gli ariani no? E necessario stabilire
con un decreto che gli ebrei hanno diritto a un posto a sedere solo se tutti gli
ariani ne avranno uno. Ma quale decreto url Goring baster un calcio in culo!
Gli ariani occuperanno lo scompartimento e gli ebrei troveranno posto nel cesso.
Gi, e se un ariano avr bisogno della toilette? replic pi finemente Goebbels.
E aggiunse: E meglio che gli ebrei stiano in piedi nei corridoi. No, no, no! il
loro posto il cesso! url il feldmaresciallo.
Si giunse al giorno delle esequie di vom Rath.
Il 16 novembre la camera ardente fu allestita nella Rheinlandhalle di
Dusseldorf, un maestoso edificio pubblico sulle rive del Reno.
Anche in questa occasione fu predisposta una scenografia wagneriana.
Il catafalco sorgeva ai piedi di una grande aquila che teneva fra gli artigli
una svastica, ed era intensamente illuminato mentre il resto della sala era
immerso nella penombra.
A sera furono accese le torce.
Le voci gutturali e il secco sbattere dei tacchi dei soldati addetti alla
guardia d'onore si sommavano alle note dei Funerali di Sigfrido, forse il brano
pi emozionante del Cepuscolo degli dei.
Hitler fu nella Ruhr l'indomani mattina.
Entr in silenzio nella Rheinlandhalle.
Il suo volto era una maschera di dolore.
Senza che risuonassero i consueti Heil della folla, egli sost a lungo davanti
alla bara fra la madre di vom Rath e Ribbentrop.
All'improvviso, dopo essersi irrigidito nel saluto nazista, lasci la sala.
Durante tutta la visita non aveva pronunciato neppure una parola.
Via via gli ebrei venivano rinchiusi a migliaia nei campi di concentramento.
Diecimila israeliti della Germania centrale furono internati a Buchenwald, nei
pressi di Weimar, la citt di Goethe; diecimila, provenienti dall'Austria e dal
Sud della Germania, furono condotti a Dachau, presso Monaco; altri diecimila, ed
erano ebrei del Nord, furono portati a Sachsenhausen-Oranienburg, nelle
vicinanze di Berlino.
In quei campi affollatissimi le condizioni igieniche erano proibitive, e
avveniva che qualche detenuto affogasse negli escrementi, scivolando nei pozzi
neri che non venivano mai svuotati.
Il popolo tedesco era pi che mai fiero di Hitler, il quale, senza scatenare
guerre, era riuscito ad espandere il territorio del Reich.
Edvard BeneVs aveva raggiunto in esilio gli Stati Uniti per protesta contro gli
accordi di Monaco, e alla carica di presidente della repubblica cca era salito
Emil Hcha.
Quanto rimaneva della Cecoslovacchia era perci retto da un governo che faceva
ogni sforzo per compiacere il Fuhrer sperando di poter conservare cos la
propria indipendenza nazionale.
Negli ultimi giorni del '38 fu sciolto il partito comunista cco, il 21 gennaio
del nuovo anno il ministro degli Esteri, Frantisek Chvalkovsky, incontrava
Hitler a Berlino e subiva una sua sfuriata.
Il Fuhrer, mentre gli diceva che la Cecoslovacchia se l'era cavata grazie alla
moderazione" della Germania, aizzava i movimenti separatisti slovacco e ruteno,
e, ancora una volta, si precostituiva un pretesto che lo autorizzasse a
intervenire militarmente, come aveva gi fatto con l'irredentismo dei Sudeti.I
separatisti slovacchi avevano proclamato l'autonomia da Praga.
Il presidente Emil Hcha, che non poteva non perseguirli, fece arrestare
monsignor Josef Tiso, il capo del gover no autonomo di Bratislava.
Per Hitler fu un'occasione d'oro.
Aiut Tiso a fuggire e lo convoc a Berlino imponendogli di proclamare
l'indipendenza da Praga, con una dichiarazione dettatagli da Ribbentrop il 13
marzo.
Inoltre Tiso, cos com'era stato chiesto a Seyss-Inquart in occasione
dell'Anschluss, doveva inviare al Fuhrer un telegramma per sollecitarlo a
prendere sotto la sua protezione il nuovo Stato slovacco.
La trappola dell'alibi era pronta a scattare, e se ne avvide tristemente Hcha
nel suo incontro del giorno successivo con Hitler nella Cancelleria di Berlino.
Seguendo la traccia d'uno sperimentato copione, il Fuhrer lasci in anticamera
Hcha e il suo ministro degli Esteri fino all'una di notte.
Quindi li ammise nella sua stanza dopo averli fatti passare attraverso una
tortuosa serie di corridoi immersi nell'ombra.
Si fece trovare alla scrivania, con accanto Himmler e il generale Keitel.
La loro presenza non era casuale, e Hcha ne colse all'istante il minaccioso
significato.
L'anziano presidente, che non aveva potuto compiere il viaggio in aereo perch
ammalato di cuore, si abbatt pesantemente sulla sedia, e cominci a parlare.
Diceva di aver messo fiduciosamente nelle mani del Fuhrer la Cecoslovacchia, con
la certezza che non ne avrebbe vulnerato l'indipendenza.
Ma Hitler immediatamente lo deluse enumerando i tradimenti perpetrati ai danni
della Germania dal governo cco, nello spirito di Benes.
Lament che quel governo non aveva offerto alcun segnale di cambiamento, ragion
per cui alle sei della mattina, e cio di l a qualche ora, l'esercito e
l'aviazione del Reich avrebbero proceduto ad occupare l'intera Cecoslovacchia.
Ogni resistenza militare, precis, sarebbe stata stroncata senza indugio, mentre
un atteggiamento remissivo avrebbe offerto al paese la possibilit di ottenere
generose concessioni, dopo la rinascita conseguente all'annessione. Mancano
soltanto quattro ore replic impietrito Hcha come posso assicurare che nessuno
intervenga!, Il Fuhrer ribatt che la faccenda non lo riguardava pi, e che le
truppe erano gi in movimento.
Hcha fu colto da un attacco cardiaco, ma dopo un'iniezione si mostr pi forte
e deciso di prima.
Aveva ripreso tanto vigore da rifiutare di apporre la firma al protocollo
d'intesa che Hitler gli presentava mettendogli in mano una penna.
Le forze tornarono a mancargli e, sfinito dalle emozioni, dopo aver telefonato a
Praga ordinando di non resistere all'esercito tedesco, firm le carte che
sancivano la fine del suo paese.
Erano le 4 e mezzo del 15 marzo 1939. itler stesso aveva scritto il comunicato
col quale annunciava al mondo il tragico evento: Su richiesta del presidente
della repubblica cecoslovacca, e stante la grave situazione determinata nel
territorio slovacco dagli episodi delle ultime settimane, il Fuhrer del Reich ha
deciso di prendere sotto la sua protezione il popolo cco al quale garantir uno
sviluppo autonomo nel quadro delle sue caratteristiche etniche.
Non appena Hcha si era allontanato sulle sue gambe malferme, il Fuhrer irruppe
nella stanza delle segretarie, e, abbracciandole a una a una, disse: Ragazze
mie, il vecchio ha firmato.
Questa la pi bella alba della mia vita! Sono il pi grande tedesco di tutti i
tempi!.
Prima di concedersi un po' di riposo, sped un telegramma a Mussolini, con
l'annuncio dell'avvenuta occupazione.
Leggendolo, il duce disse a Ciano: Finir per diventare la favola degli
italiani.
Tutte le volte che Hitler conquista uno Stato, mi manda un telegramma.
Alle nove del mattino le truppe tedesche entravano a Praga.
In serata arriv Hitler prendendo possesso dello storico castello che domina la
citt e che era stato la residenza dei sovrani boemi.
Aveva posto le basi strategiche della marcia verso est; poteva muovere in tutta
tranquillit alla conquista dello spazio vitale, come era nei suoi programmi.
PARTE TERZA.
verso notte di Val purga.
L'Europa tratteneva il fiato sotto l'impressione che si stesse consumando
l'ultima estate di pace.
In Gran Bretagna il Primo lord dell'Ammiragliato Winston Churchill confermava la
volont di intervenire, ma in Francia, dilaniata dai contrasti interni, c'era
chi si rivolgeva un pilatesco interrogativo: <.Mourir pour Dantzig?.
Il 25 agosto il Fuhrer aveva gi ordinato al generale Keitel di far marciare le
truppe all'alba dell'indomani, quando ricevette un messaggio da Mussolini che fu
per lui una doccia fredda.
Il duce gli diceva: noi non siamo pronti a marciare, e potremo farlo soltanto
quando la Germania ci avr fornito tutto il materiale bellico e le materie prime
di cui abbiamo bisogno.
Il Fuhrer, sbraitando contro l'infedelt dell'alleato, fu costretto a revocare
l'ordine di attacco.
Era avvenuto che in coincidenza con la firma del patto d'acciaio, Galeazzo Ciano
aveva cominciato a prendere le distanze dal socio.
A Berlino, durante i colloqui che avevano preceduto la cerimonia della firma,
Ciano non era riuscito a far sancire per iscritto un impegno che Mussolini, su
pressioni di Vittorio Emanuele III, sollecitava a Hitler.
L'Italia voleva che la Germania s'impegnasse a non scatenare una guerra europea
prima di tre o quattro anni.
Ci perch a Roma si sapeva di non poter affrontare un conflitto di vaste
proporzioni a causa delle gravi deficienze militari che le forze armate italiane
avevano denunciato nell'impresa etiopica, nella guerra di Spagna e
nell'aggressione all'Albania.
Ma gi in quelle occasioni il Fuhrer aveva mostrato di aver fretta, mentre il
duce era apparso oscillante.
A volte diceva che scatenare una guerra sarebbe stata una follia, altre volte
sosteneva che l'onore lo obbligava a marciare con la Germania, anche per
pretendere la sua parte di bottino in Croazia e in Dalmazia.
Il Fuhrer aveva mostrato tutta la sua irritazione quando il conte Ciano aveva
compiuto un nuovo tentativo pacificatore ai primi di agosto incontrandolo a
Salisburgo.
Da quei colloqui il ministro italiano aveva riportato un'impressione disastrosa:
nessuno avrebbe fermato Hitler.
Era tornato a Roma disgustato) della Germania, dei suoi capi, del loro modo di
agire. Ci hanno ingannato e mentito.
E oggi stanno per tirarci in un'avventura che non abbiamo voluta. Sempre pi
sconvolto diceva: Il popolo italiano fremer d'orrore quando conoscer
l'aggressione contro la Polonia e, caso mai, vorr impugnare le armi contro i
tedeschi.
Non so se augurare all'Italia una vittoria o una sconfitta germanica.
Dato il contegno tedesco io ritengo che l'Italia abbia le mani libere, e
propongo di dichiarare la nostra neutralit,.
Ciano diceva a Mussolini che non ci si poteva fidare di Hitler. Conosco bene
quel pazzo! esclamava il duce, annuendo.
Il conte incalzava: Quell'energumeno cerca la scusa del corridoio", ma si
propone di prendersi tutto l'appartamento.
In ci forse d'accordo con l'orso sovietico. E un criminale! diceva ancora
Mussolini.
E Ciano: Siccome l'appetito vien mangiando, forse ha anche voglia di fare una
villeggiatura al mare, sull'Adriatico...
San Giusto)). Ci potrebbe procurargli un'indigestione" interrompeva Mussolini
bisognerebbe mandarlo in un campo di concentramento..
Il conte esprimeva pesanti giudizi anche su Ribbentrop che si faceva chiamare
von, ma che nobile non era avendo rubato il titolo alla zia Gertrud.
Lo definiva un idiota e un ignorante.
Hitler aveva intanto inviato una nota all'infedele alleato Mussolini per
comunicargli che non intendeva rinunciare all'azione militare e per chiedergli,
come annotava Ciano, tre cose: tenere segreta per un certo tempo la decisione
Hitler annunci l'inizio del Blitzkrieg, della guerra lampo, la mattina stessa
in un discorso al Reichstag.
Danzica era ed una citt tedesca disse impetuosamente.
Aveva affrontato, spieg, un problema creato dal diktat di Versailles in un
luogo in cui le minoranze tedesche erano state trattate nel modo pi crudele,
avendo la Polonia scatenato la lotta contro la citt libera di Danzica.
Ecco perch come nazionalista e soldato tedesco andava in guerra col cuore
forte; non voleva essere altro che il primo soldato del Reich.
Aveva indossato una divisa che gli era l a pi sacra e la pi cara.
E non la toglier che dopo la vittoria, oppure io non vedr questa fine! Vi
una parola che io non ho mai conosciuto e che si chiama capitolazione.
Deutschland, SiegHeil!.
Gli italiani appresero la notizia della loro neutralit, che Mussolini chiamava
non belligeranza ritenendola un'espressione pi maschia, da un bollettino del
Consiglio dei ministri.
La seduta consiliare era stata breve, ma animata.
Il duce disse di aver illustrato al Fuhrer l'impossibilit per l'Italia di
impegnarsi in una guerra prima del '42.
E siccome non voleva passare per fedifrago, n con il popolo tedesco n con gli
italiani, aveva chiesto al collega di essere lui a dire di non avere per ora
bisogno dell'aiuto militare italiano.
Sarebbe comunque potuto entrare in guerra soltanto se la Germania gli avesse
fornito il necessario materiale bellico.
A questo fine gli aveva inviato un lunghissimo elenco di richieste, e Hitler
aveva tratto l'impressione che l'Italia non avesse alcuna intenzione di seguirlo
in armi.
In seno al Consiglio dei ministri interloqu Dino Grandi. Ora disse dobbiamo
prepararci all'accusa di tradimento.
Ebbene, cominciamo col convincere noi stessi che noi siamo i atraditi e non i
atraditori" poich la Germania ha scatenato la guerra trascurando le nostre
indicazioni. Su pressioni francesi il duce proponeva a Hitler una conferenza per
non procedere oltre nel conflitto ora che Danzica era tedesca.
Il Fuhrer lo ringraziava dicendogli di non volerlo esporre nuovamente nel ruolo
di mediatore, mentre alla Cancelleria si commentava con ironia il gesto di
Mussolini.
Era proprio l'alleato fascista il solito idiota, temuto da Hitler, che spuntava
a offrire una insulsa mediazione rischiando di rompergli le uova nel paniere.
Sorprendentemente la prima giornata di guerra trascorse senza che l'Inghilterra
e la Francia reagissero all'attacco, mentre in Germania si approvava un decreto
che, per proseguire nella cosiddetta opera di risanamento del popolo tedesco,
consentiva la Gnadentot, la morte per grazia.
Con l'idea dichiarata di arrestare la degenerazione biologica della razza, ma
col proposito occulto di sterminare a migliaia gli avversari del regime, si
ammetteva l'eutanasia nei confronti dei malati inguaribili e di chiunque fosse
colpito da una malattia mentale.
Chamberlain, in piena incertezza, tard due giorni prima di inviare la
dichiarazione di guerra alla Germania, e oltre tutto lo fece soltanto sotto la
minaccia d'un voto di sfiducia della Camera dei Comuni.
La Francia si accod.
L'aggressione alla Polonia segnava l'inizio effettivo del secondo conflitto
mondiale, mentre l'occupazione di Praga dell'anno precedente ne era stato un
prologo gi carico di neri presagi.
Nel pomeriggio del 3 settembre, domenica, il Fuhrer diffuse un proclama al
popolo tedesco prendendo di mira l'Inghilterra e ignorando del tutto la Francia.
Dall'inizio del secolo disse l'Inghilterra conduce una politica di
accerchiamento e di aggressione della Germania.
Il vile trattato di Versailles fu il coronamento del sistematico piano di
umiliazione del nostro popolo.
Adesso l'Inghilterra si tolta la maschera e ci ha dichiarato guerra con un
misero pretesto. Quindi scrisse agli alleati, Mussolini e Stalin.
Fu comprensivo con le titubanze del primo e gentile con il secondo cui rivolse
l'invito di tenerglisi al fianco e di partecipare allo smembramento della
Polonia.
Alle 21 sal sul suo treno personale alla volta del fronte per assumere il
comando delle forze armate.
Alla stessa ora, nei pressi delle Ebridi, il sottomarino tedesco U 30 silurava
la nave civile inglese Athenia, diretta in Canada, provocando la morte di
centododici passeggeri, di cui ventotto di cittadinanza americana.
Immediatamente il Fuhrer trasmise via radio la prima delle sue menzogne di
guerra affermando che il transatlantico era stato sabotato per ordine del Primo
lord dell'Ammiragliato, Churchill, allo scopo di indurre gli Stati Uniti a
entrare in guerra.
Il suo treno speciale era una vera base militare viaggiante, ma rispetto ai
lussuosissimi convogli di cui si servivano Goring e Ribbentrop poteva apparire
modesto.
Ogni notte in territorio polacco il treno veniva fatto sostare nelle gallerie
ferroviarie per evitare al Fuhrer le incursioni aeree di cui aveva un sacro
terrore.
Il 5 settembre il generale Halder dichiarava che praticamente la Polonia era Fi
sconfitta.
Il giorno 6 le truppe tedesche entravano in Cracovia e il giorno 8 in Varsavia
che tuttavia non si arrendeva provocando l'irritazione del Fuhrer, il quale
giunse a Danzica il 19 per pronunciarvi un discorso dagli accenti napoleonici.
Varsavia resisteva ancora e non cadde che il 17 settembre, dopo innumerevoli
bombardamenti.
Hitler dovette aspettare tre giorni alle porte della citt prima di potervi
penetrare.
Cosa che in verit fece senza eccessivi trionfalismi, preoccupato per le terre
polacche che passavano nelle mani del difficile alleato Stalin.
Il Fuhrer era tanto accigliato da limitare a pochi minuti la sua presenza al
sontuoso ricevimento che i capi delle sue forze armate avevano allestito sotto
una tenda all'aeroporto militare della capitale polacca.
Di fronte alle mense riccamente imbandite disse: Io sono un soldato, e la
Germania in guerra.
Dunque d'ora in avanti manger lo stesso rancio dei soldati, e gir sui tacchi.
Fra le truppe si diffondeva la leggenda della sua sobriet, di un Hitler soldato
fra i soldati, e delle sue visite ai campi di battaglia.
I fotografi lo ritraevano durante le sue minuziose ispezioni, curvo sui convogli
ferroviari polacchi bombardati dalla Luftwaffe a misurare lo spessore delle
lamiere squassate dalle bombe.
E, notando che molti proiettili non avevano raggiunto l'obiettivo, raccomandava
di migliorare la mira.
Vaste zone della Polonia furono annesse al Reich, mentre quel che restava del
paese divenne un gGvernatorato affidato a Hans Frank.
A Occidente non si combattevano ancora vere e proprie battaglie.
Gli eserciti sulle rive del Reno si studiavano e si mormorava d'una sorta di
Sitzkrieg, guerra seduta.
Ma Hitler gi prevedeva come si sarebbero svolte le operazioni contro la Francia
e l'Inghilterra: Saarbrucken sar bombardata e forse distrutta.
Allora noi ci rifaremo su Mulhouse e la raderemo al suolo.
Se l'artiglieria francese punter su Freiburg, i tedeschi spareranno su Colmar.
Colpiremo in profondit e distruggeremo tutto.
Parlava come davanti a un plastico dei campi di battaglia: Lo spettacolo potr
essere interessante per la stampa straniera e per i fabbricanti d'armi, ma sar
terribile per chi lo subir.
La battaglia sempre pi dura coinvolger i mari, e ogni nazione Si dissanguer
per far fronte agli armamenti.
Ci sar un giorno una nuova frontiera franco-tedesca, ma sar disseminata di
ruderi e di cimiteri.
La Germania piangeva i suoi primi morti, ma Hitler gi si distanziava da essi
immerso nella propria ossessione.
Cominci a fissare le date per l'attacco a Ovest, che poi subivano continui
rinvii.
Descriveva come avrebbe distrutto la Francia, ma per l'Inghilterra non aveva
ancora un piano e ci lo innervosiva.
Cos, ai primi del gennaio '40, il duce invi al Fuhrer una lettera accorata che
Ciano definiva un ottimo documento, pieno di saggezza e di misura, ma che non
sarebbe servito a nulla.
Mussolini richiamava con decisione il collega tedesco alle sue responsabilit,
certo che non si potesse venir meno all'essenza della loro politica
anticomunista senza perdere il sostegno di tutte quelle forze in Europa che
apertamente od occultamente avevano sempre lasciato vivere e prosperare i loro
due regimi come baluardi contro l'espansione bolscevica.
Il duce scriveva che i popoli non comprendevano le fredde necessit della
politica, e molti camerati non riuscivano a dimenticare le efferatezze
bolsceviche della guerra di Spagna.
Un ulteriore avvicinamento della Germania all'Unione Sovietica avrebbe turbato
in profondit i sentimenti del popolo italiano.
Soltanto la sconfitta del bolscevismo poteva rappresentare la realizzazione
piena della rivoluzione nazista e di quella fascista.
Il duce rilanciava l'ipotesi d'un negoziato per sanare il conflitto con
l'Occidente e si offriva nuovamente come mediatore.
Alla lettura di quel documento il Fuhrer dette in escandescenze tali da rendere
necessario l'immediato intervento del suo medico personale, il dottor Theodor
Morell, che gli pratic un'iniezione calmante. Ditemi voi, dottore, come si pu
rispondere a un simile tradimento! si mise il Fuhrer disteso su un lettino Con
il silenzio rispose l'impassibile dottor Morell.
E cos si fece.
Mussolini attendeva in preda all'angoscia una risposta che non arrivava.
Nella grande incertezza che dominava il suo animo sulle scelte da compiere alla
luce dell'avvenuta spartizione del territorio polacco fra Hitler e Stalin, si
faceva flebilmente largo l'ipotesi di favorire la costituzione d'un blocco di
paesi neutrali danubiano-balcanici da riunire intorno all'Italia.
Mussolini era certo che il Fuhrer si sarebbe pentito di aver portato l'Unione
Sovietica nel cuore dell'Europa, mentre Ciano pensava che la Germania fosse
tragicamente imbottigliata.
Riteneva ormai probabile la formazione d'un'intesa antitedesca che associasse
l'Unione Sovietica all'Inghilterra e alla Francia.
Che cosa doveva fare l'Italia di fronte a questa eventualit? A guardare la
scena europea si poteva avere la sensazione che le parti in gioco cercassero
ancora di evitare un immane conflitto.
Perfino Hitler, a Danzica, aveva parlato implicitamente di pace, ma poi inviava
von Ribbentrop a Mosca, senza che Roma ne sapesse nulla.
Mussolini sollecitava notizie in proposito ed era sempre in attesa della
risposta alla lettera del gennaio, ma a Berlino, gli diceva Ciano, si
circondavano di mistero come sempre accadeva quando si preparavano a compiere un
colpo di mano all'insaputa degli italiani.
Hitler non evitava tuttavia di chiedere all'Italia alcuni sottomarini che
avrebbe voluto affiancare ai suoi mezzi navali e ai suoi aerei per attaccare la
Gran Bretagna.
Egli giurava sulla rapidit della guerra e sulla sua vittoria, mentre Mussolini
non nutriva le stesse certezze, ma confermava, sebbene controvoglia, la sua non
belligeranza.
Tornavano ad accentuarsi i contrasti fra tedeschi e italiani in Sudtirolo dove i
nazionalisti filohitleriani manovravano occultamente per un ricongiungimento
della regione al Reich.
Ciano accentuava il suo antigermanesimo, e il suocero lo lasciava fare,
indignato con Ribbentrop il quale andava dicendo che l'Inghilterra era entrata
in guerra avendo saputo della neutralit italiana.
Ciano sperava di liquidare definitivamente le relazioni fra Roma e Berlino, e
quindi cercava di riallacciare i rapporti con Parigi e Londra.
Questa poteva essere la risposta contro le prospettive d'una guerra mondiale e a
sostegno della ventilata alleanza antitedesca fra Urss, Gran Bretagna e Francia.
Gi si guardava agli Stati Uniti.
Gli americani, che nel '17 erano intervenuti nella Grande guerra, nutrivano di
nuovo profonde preoccupazioni per la piega degli eventi europei.
Roosevelt invi nel vecchio continente uno dei suoi pi fedeli collaboratori, il
sottosegretario di Stato Sumner Welles, alla ricerca d'uno spiraglio di pace.
Patto tripartito, sia per sondare le possibilit che l'Unione Sovietica gli
desse manforte nella ripresa della campagna d'Inghilterra.
Nel corso dei colloqui non faceva che ripetere all'ospite come gli inglesi
fossero sull'orlo del tracollo e come alle potenze del tripartito e all'Unione
Sovietica non rimanesse da fare altro che spartirsi i quaranta milioni di
chilometri quadrati dei possedimenti britannici. Ma se l'Inghilterra sta per
essere sconfitta replicava Molotov a che serve l'aiuto dell'Unione Sovietica? Il
Fuhrer, strabiliato per tanto ardire, mastic amaro, e rispose senza rispondere:
Resta da fare un piccolo lavoro.
Il ministro degli Esteri russo aveva ricevuto da Stalin l'incarico di indagare
sulla presenza delle truppe tedesche in Finlandia, la nazione invasa dall'Urss,
e non moll la presa finch Hitler non si disse disposto a ritirarle.
Nel bel mezzo di un ricevimento presso l'ambasciata sovietica nella Unter den
Linden, cui Hitler non volle partecipare, ci fu un allarme aereo e tutti
dovettero abbandonare le mense imbandite per rintanarsi nel rifugio sottostante.
Le esplosioni delle bombe che la Raf scaricava su Berlino facevano tremare
perfino le mura di quel bunker sotterraneo, e poich Ribbentrop ribadiva la
convinzione del Fuhrer sulla sconfitta della Gran Bretagna, Molotov lo
interruppe chiedendogli con un pizzico di pedanteria: Se l'Inghilterra gi
distrutta, come mai ci troviamo in questo rifugio? Di chi sono queste bombe di
cui sentiamo anche qui le esplosioni?.
Molotov non ebbe risposta, e se ne torn a Mosca deluso e preoccupato.
Tuttavia Stalin ancora mostrava di aver fiducia in Hitler, tanto che gli fece
sapere di essere disposto alle prospettate spartizioni purch non comportassero
l'invio di aiuti militari sovietici contro l'Inghilterra e purch il Fuhrer
accettasse alcune sue condizioni.
Insomma la Germania continuava a non trovare cobelligeranti nella guerra contro
la Gran Bretagna.
Le condizioni che Stalin poneva al collega tedesco consistevano nel rapido
ritiro delle truppe del Reich dalla Finlandia, nell'inclusione delle regioni a
sud di Batum e di Baku nella zona d'influenza sovietica oltre che nella rinuncia
di alcune pretese giapponesi sui bacini carboniferi e petroliferi dell'isola di
Sakhalin.
Il Fuhrer non diede una risposta, e incaric Ribbentrop, qualora Mosca gli
facesse fretta, di dire che le richieste di Stalin erano allo studio.
In privato bollava il dittatore sovietico con l'epiteto di ricattatore.
Gli aerei della Raf, dopo aver bombardato Berlino, si gettarono su Monaco.
L'attacco contro la citt culla del nazismo, disse Hitler, doveva essere
vendicato, e diede ordine alla Luftwaffe di distruggere interamente una citt
industriale inglese.
Il che avvenne il 14 novembre.
L'obiettivo fu Coventry.
Da quella devastazione i tedeschi coniarono un nuovo terrificante verbo,
coventriren, coventrizzare, cio radere al suolo.
Gli aerei inglesi seppero a loro volta rispondere con efficacia lanciandosi su
Amburgo, su Pilsen in Cecoslovacchia e sulla citt cirenaica di Bengasi.
Alfine nel dicembre il Fuhrer rivelava i suoi reali intenti sull'Urss. Occorre
diceva che l'esercito del Reich sia pronto a sconfiggere rapidamente l'Unione
Sovietica ancor prima della conclusione della campagna d'Inghilterra.
Tutti i preparativi devono essere pronti entro il 15 maggio 1941, nella massima
segretezza.
Egli proponeva una guerra lampo contro l'Urss essendo accantonata quella contro
la Gran Bretagna, e, per affrontare i rischi d'un conflitto di cui non vedeva
bene lo sbocco, puntava a impossessarsi delle ricchezze agricole e industriali
delle terre dell'Est.
Cosa che aveva sempre detto nell'indicare l'oriente come campo di espansione
della Germania nazista.
Era convinto che il regime bolscevico fosse profondamente odiato dalla
popolazione russa e soprattutto dai giovani, tanto da schiantarsi al primo
attacco vittorioso dei tedeschi.
Riteneva altres che neppure gli armamenti sovietici fossero in grado di
resistere all'urto massiccio della Wehrmacht, sebbene in proposito l'opinione
dei suoi generali fosse ben diversa.
Infine la sua incrollabile fiducia nella certezza della vittoria traeva origine
dalla convinzione che gli slavi appartenessero a una razza assolutamente
inferiore.
Invece i suoi generali, come diceva il maresciallo von Paulus, temevano la
creazione d'un secondo fronte e l'ingresso degli Stati Uniti in guerra, ma
soprattutto si chiedevano quale potesse mai essere la risposta dei russi, dei
quali sapevano ben poco, e se sarebbe stato davvero possibile sconfiggerli prima
d'un intervento americano.
Hitler proseguiva nella preparazione dell'attacco alla Russia su una linea che
si estendeva dal Baltico ai Carpazi.
A questa offensiva aveva attribuito il nome in codice di Operazione Barbarossa
ispirandosi a un mito del Medioevo germanico sui destini ultimi dei tedeschi.
In un'antica leggenda folclorica si narrava del barbarossa che riposava in un
sonno stregato tra le rupi della montagna turingia del Kyffhauser, in attesa del
ri sveglio per restituire alla Germania la gloria e i fasti imperiali.
Il contrasto fra Germania e Italia per il predominio sulla penisola balcanica,
un contrasto che non si era mai sopito, risorse con prepotenza in seguito alle
sconfitte subite dalle truppe del Littorio sul fronte greco-albanese.
Quelle sconfitte offrirono a Hitler l'occasione per allungare ulteriormente la
mano sui Balcani.
In pi si verificava in Iugoslavia una crisi che aveva origine da un complotto
militare di Pietro Il Karageorgevic che, diventato maggiorenne, riusciva a
sottrarre la reggenza al principe Paolo Karageorgevic.
La caduta del principe Paolo, che si era avvicinato a Hitler e a Mussolini col
patto di pacificazione adriatica e con l'adesione all'Asse, costitu il pretesto
per un intervento della Wehrmacht, e in meno di due settimane la Iugoslavia fu
occupata e quindi smembrata.
Questi eventi mettevano in forse l'avvio dell'Operazione Barbarossa nei termini
prestabiliti.
Nel gennaio dell'anno nuovo Hitler accoglieva Mussolini alla stazione innevata
di Puch, presso Berchtesgaden, confermandogli l'invio di rinforzi sia in Albania
sia in Libia e assicurandolo ancora una volta sulla possibilit di neutralizzare
un eventuale ingresso degli americani in guerra.
Il problema centrale rimaneva quello di eliminare dalla scena il pericolo
Russia.
E incalz: Quando scateneremo l'aOperazione Barbarossa" il mondo tratterr il
respiro!.
Contro l'Urss si proponeva di usare ogni mezzo fino al massacro. Sar guerra
totale, Vernichtungskrieg, disse ai suoi generali tornando a Berlino.
L'ordine era di distruggere Mosca e Leningrado, di costringere alla fame milioni
di russi.
Lo rivelava Goring a Ciano: Durante l'inverno moriranno venti o trenta milioni
di russi.
Nei campi in cui abbiamo radunato migliaia di prigionieri russi, gi avviene che
si mangino l'un l'altro.
E bene che lo facciano perch certe nazioni devono essere decimate.
In quelle operazioni condotte all'insegna del massacro non c'era spazio per la
bench minima forma di piet, neppure per i russi disposti ad arrendersi.
Hitler emanava alcune disposizioni che andavano sotto il nome di Decreto dei
commissari, Kommissarbefehl.
In base a quel decreto tutti i commissari politici sovietici, veri e propri
criminali, dovevano essere trucidati senza piet.
Proclamava che la guerra contro la Russia non poteva essere combattuta secondo
le tradizionali regole cavalleresche, essendo una guerra ideologica e razziale,
una lotta per la vita e per la morte contro il bolscevismo e gli ebrei.
In nome dei princpi del nazismo e dell'arianesimo annunciava che non sarebbero
stati perseguiti tutti quei soldati che avessero violato le cosiddette leggi
umanitarie internazionali.
A speciosa giustificazione di ci, disse ancora che la Russia non aveva voluto
aderire alla Convenzione dell'Aja e pertanto non aveva alcun diritto di
appellarvisi.
Gli invasori avevano raggriunto il Mar d'Azov, e il capo dei servizi stampa,
Otto Dietrich, prematuramente annunci la sconfitta della Russia.
Non aveva considerato che la resistenza sovietica, sia militare sia civile, era
quanto mai decisa a non farsi schiacciare e che nel mondo, gi dal luglio con il
patto fra l'Urss e l'Inghilterra, si era dato l'avvio alla formazione d'una
grande alleanza antinazista.
Hitler volle concentrare gli sforzi militari su Leningrado con l'idea di
abbattere al pi presto la citt-simbolo del leninismo.
Ordin al feldmaresciallo Fedor von Bock di arrestare l'avanzata verso Mosca, e
quando due mesi dopo riprese la marcia sulla capitale sovietica se la dovette
vedere con i rigori dell'inverno russo.
Ai generali che trovavano paradossale la decisione di non impadronirsi subito di
Mosca rispondeva con stizza: Soltanto degli ottusi idioti possono ritenere
essenziale l'occupazione di una inutile capitale.
Ai generali, che non capiscono nulla di economia, ricordo come ci servano pi i
cereali ucraini e le miniere del bacino del Donetz.
Si era poi tornati a puntare su Mosca, ma nel dicembre le truppe del generale
Hans von Kluge si scontrarono con una formidabile resistenza dei sovietici nelle
foreste a ovest della citt.
Ancora una volta cadeva l'illusione d'una guerra lampo, un'illusione che aveva
indotto il comando tedesco a non prevedere per i suoi soldati la fornitura di
equipaggiamenti invernali.
N poteva servire a qualcosa l'ordine di requisire in Germania le pellicce delle
signore e inviarle in Russia.
Nei territori conquistati il nazismo imponeva con mezzi terroristici il proprio
sistema politico e amministrativo.
Se ne occupava l'ideologo Alfred Rosenberg, nato in Estonia, e pertanto
considerato un grande conoscitore del mondo slavo.
In molti villaggi la gente, ostile a Stalin, accoglieva i tedeschi come
liberatori.
Inoltre numerose diserzioni che si erano verificate nelle file dell'Armata Rossa
avevano in qualche misura contribuito alle disfatte iniziali dei russi.
Nella sua azione di asservimento, Rosenberg avrebbe voluto riconoscere una certa
autonomia alle popolazioni sottomesse per conquistarne gli animi in funzione
antibolscevica, magari concedendo forme di libert religiosa e di indipendenza
economica.
Ma si trovava a dover contrastare gli ordini di Hitler che imponevano
esclusivamente violenza e distruzione.
Rosenberg ne usc sconfitto.
Inviso a Goebbels e ad altri capi del partito, perse potere nel suo incarico di
ministro per i Territori orientali occupati.
Sempre maggior peso acquistava invece Goring al quale nell'ambito del piano
quadriennale veniva affidato anche lo sfruttamento delle economie orientali.
In un memorandum il Fuhrer scriveva che lo sfruttamento agricolo dell'Urss a
vantaggio del Reich avrebbe provocato fra i russi milioni di morti per fame, ma
che ci lo lasciava del tutto indifferente.
I russi dovevano lavorare per la Germania se volevano bere un po' d'alcol, di
pessima qualit, e se non volevano finire nei campi di concentramento.
Il capo della Cancelleria nazista e suo fedele segretario, Martin Bormann,
incalz: Gli slavi lavoreranno per noi.
Se non lo faranno potranno anche crepare.
E inutile che i nostri medici li curino.
Lasciamo libere le donne russe di abortire; meno prolificano, meglio .
Non manderemo pi a scuola quella gente, basta che i russi sappiano contare fino
a cento.
Diamogli s da mangiare, ma in minima quantit e dopo che ci saremo serviti noi.
All'attuazione di questo piano di totale sfruttamento furono preposti dei
commissari del Reich con poteri illimitati.
Era il 7 dicembre del '41.
Alle 7,30 di un tranquillo mattino domenicale gli aerei giapponesi bombardarono
le navi della flotta americana nel Pacifico che, alla fonda nella baia di Pearl
Harbor, si accingevano all'usuale alzabandiera.
la citt che sulle rive del Volga si trovava al confine fra la Russia europea e
quella asiatica e che i tedeschi assediavano dai primi del mese di settembre.
Le forze tedesche, spalleggiate da truppe romene, ungheresi e italiane,
intendevano ritirarsi verso il Don per evitare l'accerchiamento, ma lui dava
l'ordine di non arretrare d'un palmo.
La Sesta armata di von Paulus, protagonista dell'assedio, subiva pesanti
perdite, e il dramma per Hitler risiedeva nel fatto che le truppe naziste si
trovavano accerchiate dopo essere riuscite a conquistare in combattimenti corpo
a corpo alcune posizioni nel cuore della citt fin sulla riva destra del Volga e
a fissare la bandiera con la svastica sulla sede del partito comunista.
Mussolini diceva che, se si voleva contenere la sconfitta, era indispensabile
arrivare a un accordo con la Russia o quanto meno cercare di attestarsi su una
linea che si potesse difendere con poche forze.
Bisognava inoltre concentrare gli sforzi in Nordafrica e nei Balcani.
A met dicembre queste proposte le portava Ciano a Hitler nella remota
Wolfsschanze, non essendo il duce in condizioni di salute tali da affrontare un
lungo e difficoltoso viaggio nel pieno dell'inverno in zone impervie, e non
volendo il Fuhrer n abbandonare la sua tana n affrontare di persona il
dittatore italiano.
Hitler si mostr ottimista.
Riteneva possibile tenere il fronte russo e contemporaneamente inviare rinforzi
in Africa, ma Ciano trasse dall'incontro una sensazione disastrosa.
Diceva che l'atmosfera a Gorlitz (Rastenburg) era diventata quanto mai pesante,
ancor pi che in altre occasioni. Alle non buone notizie militari si aggiungeva
la tristezza di quella foresta umida e la noia della vita collettiva nelle
baracche del Comando.
Anticamere piene di gente che fuma, che mangia, che chiacchiera.
Odore di cucine, di uniformi, di stivali. I tedeschi non nascondevano il disagio
per le notizie della rotta sul fronte russo e tendevano apertamente ad
attribuirne la colpa agli italiani.
Un collaboratore di Ciano, Mario Pansa, chiese a un assistente di Hitler, Walter
Hewel, alcuni ragguagli sulle perdite subite dall'VIII armata italiana sul Don.
La risposta fu molto secca: Niente perdite.
State scappando.
Il diplomatico italiano ebbe per il sangue freddo di replicare non meno
seccamente: Come voi a Mosca l'anno scorso!.
Si entrava nel 1943, e il nuovo anno non poteva cominciare peggio per le forze
del Tripartito non soltanto in Russia, ma un po' dovunque.
Tutto precipitava sia in Africa del Nord, sia nella lontana isola di
Guadalcanal, dove gli americani, strappando nuovamente ai giapponesi il
controllo del Mar dei Coralli, capovolgevano a proprio favore la situazione
strategica nel Pacifico.
L'8 gennaio il comandante del fronte russo del Don, generale Rokossovskij,
intim a von Paulus, asserragliato in Stalingrado e ormai privo di rifornimenti
e di contatti con l'esterno, di arrendersi entro ventiquattr'ore.
Von Paulus implor via radio il Fuhrer di concedergli libert d'azione, ma lui,
che aveva assunto a Rastenburg il comando personale di tutte le operazioni
militari, rispose: No e poi no! Arrendersi proibito.
La nostra resistenza eroica a Stalingrado sar un esempio imperituro per la
civilt occidentale.
Il giorno successivo i sovietici sferrarono con l'Operazione Anello un nuovo e
decisivo attacco su StalinFrado cui fecero seguire, con l'Operazione Scintilla,
un'offensiva su Leningrado.
Il 30 gennaio il generale tedesco comunicava a Hitler che la resa era imminente.
Non si mai verificato url il Fuhrer che un feldmaresciallo germanico sia
stato catturato dal nemico, e, sperando che una eccezionale promozione inducesse
von Paulus a resistere ancora, gli attribu via radio il pi alto grado
dell'esercito, appunto quello di feldmaresciallo.
La capitolazione era inevitabile e, per volere del fato, l'evento si verificava
esattamente a dieci anni dall'ascesa di Hitler a cancelliere.
Questa coincidenza impression fortemente il Fuhrer, il quale per, invece di
trarne ragioni di scoramento, ne ricevette una parossistica spinta a non
demordere e a credere ancora di aver fondato un Reich millenario.
Negli ambienti del Quirinale si parlava d'una sua possibile sostituzione con
Grandi, ma il passo avrebbe comportato una presa di distanza da Hitler.
Questa era un'operazione rischiosa, cos come si era rivelata fatale l'alleanza
con la Germania.
Delusi gli italiani dicevano: Se i tedeschi perdono, noi siamo perdenti; se
vincono, noi siamo perduti.
Non c'era da sperare che in un cannone speciale, in un'arma segreta di Hitler,
di cui si parlava da qualche tempo.
Il duce, tutti lo sapevano, temeva quanto mai lo sbarco del nemico in Sicilia,
un'azione preannunciata dagli angloamericani in una conferenza a Casablanca fin
dal gennaio di quell'anno per colpire direttamente l'Italia, l'anello pi debole
del sistema.
In quella conferenza, indetta da Roosevelt e Churchill, alla quale aveva
partecipato anche De Gaulle, gli alleati avevano deciso di subordinare la fine
della guerra alla resa incondizionata delle forze dell'Asse unconditional
surrender.
In tanta tragedia, Mussolini si attardava a distinguere dialetticamente fra
sbarco, penetrazione e invasione.
Diceva: Non appena il nemico tenter di sbarcare, dovr essere congelato su
quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga, la linea della sabbia, dove
l'acqua finisce e comincia la terra.
Se per avventura dovessero penetrare, bisogna che le forze di riserva si
precipitino sugli sbarcati, annientandoli sino all'ultimo uomo.
Di modo che si possa dire che essi hanno occupato un lembo della nostra patria,
ma l'hanno occupato rimanendo per sempre in una posizione orizzontale, non
verticale.
Col discorso del bagnasciuga, battigia!, Mussolini confermava i SUOi timori
sull'imminenza dello sbarco che infatti si verific il 10 luglio.
Ma quando gli angloamericani strinsero la Sicilia in una tenaglia e le
popolazioni li accolsero come liberatori, egli piomb in una sorta di
impenetrabile fatalismo da farlo apparire un Budda, disfatto e assente.
Il pacifismo dimostrato dal popolo italiano non sorprese oltre misura Hitler il
quale riteneva urgente istituire nella penisola una sorta di corte marziale o di
tribunale speciale per eliminare gli elementi indesiderabili, come aveva fatto
Stalin nel '41 in Russia.
Il Fuhrer scese in Italia e il 19 luglio incontr Mussolini a Feltre, nel
Bellunese, quando gi gli alti gerarchi del fascismo avevano reclamato la
convocazione del Gran consiglio perch si tornasse alla perduta collegialit
politica, al ripristino della legalit costituzionale.
Mussolini aveva esclamato: Ebbene convocher il Gran consiglio.
Diranno che s' riunito per discutere la capitolazione e impormi un
pronunciamiento, Hitler vide arrivare a San Fermo un uomo stanco e sfiduciato.
Parl per tre ore indicando, non senza rimproveri, le deficienze tecniche e
organizzative dell'esercito italiano, ma anche promettendo l'invio di rinforzi
in Sicilia e annunciando l'imminente impiego di potentissime armi segrete, tra
le quali un sommergibile modernissimo che avrebbe inflitto agli inglesi una
Stalingrado marittima.
Raramente Mussolini riusciva a inserirsi con una battuta o una frase, in
tedesco, nel torrenziale discorso del collega di cui pot interrompere la foga
soltanto con un annuncio sconvolgente.
Da Roma gli avevano comunicato che la citt era sotto un bombardamento aereo, il
suo primo bombardamento.
Per ventidue minuti le fortezze volanti americane sganciarono quintali di
esplosivo sul quartiere popolare di San Lorenzo, nella tarda mattinata di quel
caldo luned di luglio.
Sebbene avvilito, e senza ascoltare il suo capo di Stato maggiore generale
Ambrosio che gli consigliava di cogliere l'occasione per prospettare all'alleato
l'esigenza d'uno sganciamento dell'Italia, il duce prese congedo dall'ospite
dicendogli: La causa comune, Fuhrer!.
Per l'Italia fascista era giunta l'ora della resa dei conti.
La VII armata americana avanzava in Sicilia, e il generale Patton entrava in
Palermo alla testa delle sue truppe corazzate.
Ma che cosa avevo io in comune con quella donna? La sua conversazione non era un
granch, per non parlare poi del suo aspetto fisico.
I badogliani avevano trasportato Mussolini da Ponza all'isola della Maddalena e
quindi in un rifugio di Campo Imperatore sul Gran Sasso, a duemila metri di
quota.
Nel frattempo alcuni alti gerarchi del deposto regime, Alessandro Pavolini,
Roberto Farinacci, Renato Ricci, avevano raggiunto la Germania e a Rastenburg,
stimolati dallo stesso Hitler, avevano costituito un governo fascista
provvisorio che agisse in nome dell'ex duce.
Vi entr anche Vittorio, il figlio di Mussolini.
Nella prima riunione di quel governo in esilio si mise a punto un progetto
inteso a liberare il prigioniero.
L'attuazione del progetto, cui fu imposto nostalgicamente il nome di Piano 28
ottobre per riallacciarsi alla marcia su Roma del '22, fu per bloccata dal
Fuhrer, il quale aveva deciso che fossero i tedeschi a prendersi cura del
prezioso oggetto.
In Rommel si accentuava l'odio antitaliano. Gli italiani affermava meglio
averli nemici che amici.
Dobbiamo considerare l'Italia alla stregua degli altri territori occupati. Si
diceva quindi contrario alla liberazione immediata di Mussolini ritenendola un
ostacolo alla libert di movimento dei tedeschi.
Anche l'ammiraglio Raeder, ripescato in quei giorni, espresse l'opinione che il
duce dovesse restare in mani nemiche per evitare brutte sorprese.
Il feldmaresciallo Kesselring propendeva invece per la liberazione del
prigioniero purch fosse tenuto sotto stretta sorveglianza in una localit
segreta della Germania.
Goebbels rilevava che nemmeno dal punto di vista propagandistico quella
liberazione sarebbe servita a granch, mentre Goring, che aveva trascorso lunghi
periodi in Italia svolgendo presso il duce missioni speciali per la maggior
gloria del nazismo, disse che bisognava far causa comune con lui e strapparlo
subito agli antifascisti.
Gli alleati erano sbarcati a Salerno, e il Fuhrer si consultava coi suoi
generali sul modo migliore di difendere Roma.
Rommel non riteneva necessario farlo; per lui bastava attestarsi al di qua della
Valle Padana.
Kesselring sosteneva invece l'assoluta necessit di difendere la capitale
italiana, e Hitler fu d'accordo con lui.
Il Fuhrer tronc quindi la discussione e, assistito da Goring, si mise a
studiare personalmente il piano per la liberazione del duce.
Nell'apprendere dai suoi informatori che lo sfortunato ex collega si trovava sul
Gran Sasso, diede immediatamente ordine di trarlo in salvo.Disse: Mi annunciate
che guardato da cinquanta soldati italiani? Bene! Basteranno allora cinque o
sei soldati tedeschi!.
L'operazione fu affidata al capitano delle SS Otto Skorzeny, un austriaco
gigantesco e temerario, che aveva gi fatto un tentativo del genere alla
Maddalena, ma senza successo.
Alla testa d'un manipolo di SS, ora egli ci riprovava.
Mussolini viveva nella pi grande incertezza, ma si tranquillizz sulla sua
sorte quando apprese dalla radio che una clausola dell'armistizio prevedeva la
sua consegna, vivo, agli angloamericani.
Torn a preoccuparsi nell'apprendere che negli Stati Uniti intendevano trattarlo
come un fenomeno da baraccone e mostrarlo al pubblico sul palcoscenico del
Madison Square Garden di New York.
Otto Skorzeny raggiunse nel pomeriggio del 13 settembre la cima del Gran Sasso
con alcuni alianti, e riusc a prelevare con un lillipuziano aereo
FieselerStorch il prigioniero.
Piacevolmente sorpreso fu Mussolini da tanto ardire, assolutamente imbambolati
apparvero i carabinieri di guardia che non spararono neppure un colpo di fucile.
L'apparentemente impavida azione del capitano tedesco non incontr alcuna
resistenza, per il semplice fatto che i carabinieri avevano ricevuto dal
generale Roatta l'ordine di lasciar fare.
A un dito di quella mano portava un anello con l'iscrizione Finis initium che
testimoniava la sua appartenenza a un gruppo esoterico.
Nel febbraio del '44 gli uomini della resistenza si facevano pi attivi e
acquisirono insperatamente alla loro causa il pi popolare dei feldmarescialli,
Erwin Rommel, che aveva a sua volta maturato la decisione di doversi in qualche
modo liberare di Hitler.
Era per contrario ad assassinarlo perch, diceva, se ne sarebbe fatto
inopportunamente un martire.
Bisognava piuttosto trascinarlo davanti a un tribunale militare per chiamarlo a
rispondere dei suoi crimini.
Presso un altro cospiratore, il generale Speidel, si tenne in maggio una
riunione cui prese parte anche von Neurath, gi ministro degli Esteri e
governatore della Boemia.
Vi si discusse come abbattere il nazismo e come porre fine alla guerra,
arrivando alla conclusione che, una volta rovesciato Hitler, si sarebbe nominato
al suo posto Rommel.
Von Stauffenberg, che insisteva nell'idea di eliminare fisicamente il Fuhrer,
diede al suo piano il nome in codice di Valchiria.
Con uno scopo ben preciso si appropriava della terminologia wagneriana cara a
Hitler.
Le Valchirie erano le eroine della mitologia germanica che sorvolavano i campi
di battaglia per scegliere i guerrieri destinati alla morte.
E Valchiria" si chiamava un piano della milizia territoriale volto a reprimere
eventuali ribellioni dei lavoratori deportati in Germania dai paesi occupati.
I cospiratori speravano che cos la parola d'ordine Valchiria potesse risuonare
liberamente senza destare sospetti, ma Himmler, che continuava nel suo doppio
gioco cercando a sua volta di scalzare Hitler per sostituirglisi, faceva
arrestare von Moltke e molti altri membri del Kreisauer Kreis.
Inoltre diceva chiaro e tondo all'ammiraglio Canaris di sapere tutto sulla
congiura.
Non c'era pi tempo da perdere, anche perch il 4 giugno il generale americano
Clark aveva fatto il suo ingresso trionfale in Roma, tra l'entusiasmo della
folla accorsa in quella stessa piazza Venezia ch'era stata l'epicentro del mito
mussoliniano.
Il duce, il fedele alleato della Germania, era stato eliminato, e
Hitler in Europa si trovava ad affrontare gli eserciti di mezzo mondo.
I patrioti intendevano abbattere il nazismo prima che la Germania fosse
militarmente sconfitta, sicch von Stauffenberg affrett l'esecuzione del
progettato colpo di mano.
L'11 luglio si present all'ardimentoso colonnello l'occasione di agire dovendo
riferire al Fuhrer, che lo attendeva a Berchtesgaden, sulla situazione delle
truppe di riserva.
Von Stauffenberg aveva occultato fra le carte della sua borsa un ordigno
esplosivo, ma quando giunse al Berghof constat che quel giorno Hitler non aveva
al suo fianco Himmler, come invece avveniva usualmente.
Il piano prevedeva che egli dovesse sopprimere in un sol colpo l'intero
terzetto, Hitler, Goring, Himmler; quindi, mancando uno dei tre, il patriota
rinunci a far esplodere la bomba.
I cospiratori riesaminarono la questione e, al termine d'una concitata
discussione, decisero di procedere comunque, anche colpendo il solo Hitler.
Alcuni giorni dopo si present a von Stauffenberg una nuova possibilit di
agire, ancora in occasione d'una conferenza di Hitler.
Il colonnello raggiunse il Berghof per partecipare al convegno.
Portava con s nella borsa la bomba avvolta in una camicia da lavare e, prima di
entrare nella sala della riunione dove gi si trovava il Fuhrer, si allontan un
attimo per dare telefonicamente a Berlino il via all'insurrezione.
Ma quando torn indietro, Hitler non era pi al suo posto.
Aveva lasciato il Berghof per recarsi nella pi remota Wolfsschanze.
Il colonnello, che riceveva l'invito a recarsi nella Tana del lupo, ripartiva
con la bomba nella borsa.
La mattina del 20 luglio, dopo tre ore di volo, il suo aereo atterrava a
Rastenburg.
Mentre veniva ammesso alla presenza del Fuhrer nella ben protetta casamatta
delle riunioni, Lagebaracke, il colonnello azionava il congegno che entro dieci
minuti avrebbe fatto esplodere la bomba.
Nel prendere posto di fronte a Hitler fece scivolare la borsa sotto il tavolo
delle conferenze spingendola avanti con un piede.
Dopo qualche minuto usc disinvoltamente dalla sala, mentre il generale Keitel
lo rincorreva per annunciargli che di l a poco sarebbe spettato a lui prendere
la parola.
Il quel momento il capo di Stato maggiore dell'esercito, generale Heusinger,
diceva: I russi avanzano.
Se non ritiriamo subito le nostre forze dal lago Peipus, una catastrofe . .
. .
Non riusc a concludere la frase che si verific un'immane deflagrazione.
Erano le 12,42.
L'attentatore si trovava ormai a un centinaio di metri dalla Lagebaracke e vide
levarsi da essa alte lingue di fuoco, mentre alcuni corpi straziati venivano
catapultati dalle finestre nello spiazzo antistante.
Con la certezza che il Fuhrer e molti altri generali fossero morti, von
Stauffenberg si affrett a prendere il largo.
Contemporaneamente un altro congiurato, il generale Fellgiebel, tagliava le
comunicazioni telefoniche tra Rastenburg e l'esterno dopo aver annunciato a
Berlino che l'Operazione Valchiria aveva avuto successo.
Ma la realt era ben diversa.
Hitler era uscito pressoch indenne dall'esplosione.
E von Stauffenberg non lo seppe che al suo arrivo nella capitale.
L'esplosione aveva provocato all'istante un solo morto, lo stenografo Berger.
I generali Jodl, Bodenschatz e Heusinger se l'erano cavata con alcune ferite;
non sopravvissero invece alle gravi lesioni il generale Schmundt, il generale
Korten e il colonnello Brandt.
Hitler usc barcollante dalla baracca tra il fumo e la polvere, appoggiandosi al
generale Keitel.
Aveva i capelli bruciacchiati, l'uniforme lacera, il braccio destro contuso, ma
era salvo.
Ancora una volta la fortuna lo aveva assistito.
Vegliavano su di lui forze arcane? Non era successo qualcosa di simile nella
prima guerra mondiale? Egli si trovava in trincea, quando sent con chiarezza
una voce che gli diceva: Alzati e allontanati.
Ubbid come se avesse ricevuto un ordine militare e, portando con s la gavetta
con il rancio, si spost d'una ventina di metri.
Riprese a mangiare, ed ecco che una bomba si abbatt fragorosamente nell'angolo
in cui si trovava pochi minuti prima e dove l'esplosione uccise tutti gli altri
suoi commilitoni rimasti ai loro posti non avendo ricevuto l'avvertimento
misterioso.
Nella Lagebaracke certamente lo salvarono la sommariet del piano e
l'inadeguatezza dell'ordigno, ma anche il verificarsi d'un evento imprevedibile.
Infatti, pochi istanti prima dell'esplosione, uno dei generali presenti alla
conferenza aveva con un piede casualmente allontanato dal Fuhrer la borsa
contenente la bomba.
Al cospetto dello spettacolo disastroso si pens a un bombardamento aereo, ma
poi abbastanza facilmente si pot risalire a von Stauffenberg.
All'inizio ritennero il colonnello un isolato attentatore e non l'esponente
d'una pi vasta congiura.
Proprio nel pomeriggio di quel giorno Hitler attendeva l'arrivo di Mussolini a
Rastenburg.
Il duce era irritato dalla condizione di sudditanza in cui i tedeschi tenevano
la repubblica di Sal e arrivava nella Tana del lupo con un nutrito cahier de
dolances.
Lamentava gli arbtri dei Commissari supremi tedeschi; gli ostacoli opposti alle
amministrazioni italiane; l'adozione in tutta l'Italia settentrionale di
diciture bilingui, in italiano e in tedesco, e in Alto Adige delle sole diciture
tedesche; la sostituzione di funzionari governativi italiani con funzionari
tedeschi; l'indiscriminata occupazione militare da parte della Wehrmacht; le
requisizioni esose, le violenze, le feroci rappresaglie.
sue parole. Il colonnello conte Stauffenberg prosegu ha piazzato una bomba che
esplosa alla mia destra, a due metri di distanza da me.
L'ordigno ha ferito gravemente alcuni dei miei sinceri e leali collaboratori.
Uno di essi morto.
Io sono rimasto incolume, a parte qualche graffio e un'ustione.
Vedo in ci la conferma della missione che la Provvidenza mi ha affidato.
Dal giorno in cui mi sono stabilito nella Wilhelmstrasse svolgo con impegno e
secondo coscienza il mio dovere.
Da quando mi son reso conto che la guerra era inevitabile non ho conosciuto pi
n riposo n serenit e ho vissuto unicamente per il mio popolo. Quindi
proseguiva con sdegno: Mentre le armate tedesche sono impegnate in una dura
lotta, da noi come in Italia, sparuti gruppi pensano di poter sferrare alla
Germania una pugnalata nella schiena, come nel '18.
Questi usurpatori falliti vanno dicendo che io sono morto, ma voi, ora, sentite
la mia voce.
Essi non hanno nulla a che fare con la Wehrmacht e tanto meno col popolo
tedesco.
Vi assicuro che saranno sterminati senza piet.
Per restaurare l'ordine ho nominato il ministro del Reich, Himmler, comandante
dell'esercito di riserva.
E concludeva in tono pi disteso: Sono felice di potervi nuovamente salutare, e
di dirvi che sono ancora una volta sfuggito a un destino che non mi fa paura ma
che avrebbe provocato disastrose conseguenze per la Germania..
Immediatamente si scaten una terribile caccia all'uomo.
Le SS rastrellarono pi di settemila persone fra ufficiali e funzionari,
eseguendo duemila condanne a morte.
Egli aveva dato l'ordine di fare giustizia sommaria con la velocit d'un
fulmine. Impiccateli, ordin voglio vederli appesi a un uncino come bestie al
macello! Ogni
persona sospetta era trascinata davanti al Volksgerichtshof, il tribunale
popolare.
Il presidente del tribunale, Ronald Freisler, faceva durare i processi pochi
minuti, al che Hitler disse compiaciuto: Questo Freisler il nostro Vysinskij!.
In Russia Vysinskij si era a sua volta distinto per i metodi inumani con cui
aveva trattato i nemici dello stalinismo imputati nei processi di Mosca di
alcuni anni prima.
Nel carcere di Plotzensee furono filmate delle scene per mostrare lo
strangolamento di alcune persone che veniva effettuato con corde di pianoforte.
La pellicola fu inviata nella Wolfsschanze, e Hitler, assistendo al sinistro
spettacolo, pot gustare il sapore della vendetta.
Bastava un semplice sospetto per essere trucidati a un angolo della strada.
Furono uccisi anche molti innocenti, mentre, nella gran confusione del momento,
alcuni congiurati la fecero franca.
Non importava che i giustiziati fossero o no colpevoli, l'essenziale era
seminare terrore e morte per mettere in guardia quanti meditassero ancora di
sfidare il regime.
Dopo l'attentato, le condizioni di salute del Fuhrer si aggravarono.
Era afflitto da crampi allo stomaco, accusava acuti disturbi alla vista, cadendo
preda d'una cecit isterica che si protraeva per pi ore.
Preoccupanti si facevano le continue crisi di nervi.
Una notte confid a un'amica: Se queste atroci fitte allo stomaco non mi daranno
tregua, mi uccider.
Pales pensieri di morte anche a una conferenza di generali, il 31 agosto. La
guerra disse onon stata per me fonte di gioia.
Sono anni che vivo fuori dal mondo, senza assistere a un concerto o a uno
spettacolo teatrale.
Pu darsi che ora dovremo difendere il Reno.
Federico il Grande diceva che bisogna combattere fino a quando non si mette
fuori gioco l'ultimo dei nostri dannati nemici.
Adesso il nostro obiettivo sar una pace onorevole per i prossimi cinquanta o
cento anni.
Una pace comunque diversa dal diktat di Versailles.
Io difender con tutte le mie forze la Germania, mentre nel '18 non lo fece
nessuno.
Il destino vuole che io combatta ancora.
Morire per me sarebbe una liberazione, sarei finalmente libero dagli affanni,
dall'insonnia, dalle crisi che mi logorano i nervi.
Morire? E questione d'un momento, e arriva la quiete, la pace eterna.
Ma il destino vuole che io viva ancora. Le meditazioni sulla morte gli erano
suggerite anche dai cedimenti di molti generali.
Il feldmaresciallo von Kluge, comandante in capo del fronte ovest, si era ucciso
essendo stato sostituito nell'incarico per sospetta collusione con gli inglesi.
Prima di avvelenarsi gli aveva indirizzato un messaggio d'addio: Voi, Fuhrer,
avete compiuto il vostro dovere ingaggiando una nobile battaglia, ma ora dovete
essere cos forte da porre fine a una guerra ormai perduta.
Hitler era sempre pi dubbioso dello stesso Rommel che il 15 luglio aveva osato
implorarlo di cedere le armi.
L'eroismo delle truppe fuori discussione, gli aveva scritto il feldmaresciallo
ma la lotta impari ed prossima alla fine.
Vi prego di trarne le pi adeguate conclusioni.
Quale comandante in capo del gruppo delle armateB, mio preciso dovere dirvelo
apertamente. Non erano passati due giorni che Rommel, mentre in jeep si trovava
su un campo di battaglia in Normandia dove erano sbarcati gli angloamericani,
subiva un mitragliamento aereo e riportava gravi ferite alla testa, all'occhio
sinistro, agli zigomi.
Bench partecipe della cospirazione egli non pot prendere parte attiva alla
preparazione dell'attentato del successivo 20 luglio, e al termine della
convalescenza era tornato in agosto nella sua casa di Herlingen, nei pressi di
Ulm.
L si avvide di essere sorvegliato dagli agenti dell'SD, sicch per precauzione,
ogni volta che usciva col figlio quindicenne Manfred per una passeggiata nei
boschi, non mancava di fornirsi d'una pistola.
I sospetti che Hitler nutriva su di lui divennero concreti elementi di accusa in
seguito a una confessione estorta sotto tortura nel settembre a uno dei
congiurati che era caduto nella rete della Gestapo, il colonnello von Hofacker.
Questi rivel che Rommel, all'annuncio dell'attentato del 20 luglio, gli aveva
detto di comunicare alle persone di Berlino di contare su di lui.
Del resto, gi con il generale Speidel aveva aspramente criticato Hitler.
Quell'uomo aveva detto diventato completamente pazzo, e sfoga il suo sadismo
su tutti. In un profluvio d'improperi Hitler sentenzi che Rommel doveva essere
immediatamente giustiziato.
Ma poi, in considerazione della grande popolarit di cui il feldmaresciallo
godeva e dello scandalo che sarebbe derivato qualora lo avesse accusato di alto
tradimento, gli ordin di scegliere fra il suicidio e un infamante processo al
cospetto del tribunale del popolo.
Se avesse scelto il suicidio gli assicurava solenni funerali di Stato e ogni
genere di protezione per la sua fami glia.
A met ottobre due generali, Burgdorf e Maisel, si recarono a Herlingen con le
prove documentali della sua partecipazione alla congiura e una fiala di veleno.
La casa era gi accerchiata da cinque carri armati.
I due generali lessero a Rommel gli ordini del Fuhrer.
Subito dopo il feldmaresciallo sal al piano superiore per abbracciare la
moglie.
Quando ridiscese disse al figlio Manfred: Ho comunicato a tua madre che fra un
quarto d'ora sar morto.
Hitler mi accusa di alto tradimento, ma in virt dei servigi da me resi in
Africa mi concede di morire col veleno.
Questi due generali mi hanno portato una fiala il cui contenuto uccide in tre
secondi.
Ho accettato cosicch contro la mia famiglia non saranno prese le misure
previste per i traditori.
Avr solenni funerali di Stato.
Fra un quarto d'ora vi telefoneranno dall'ospedale di Ulm dicendovi che sono
stato colpito da una congestione cerebrale mentre mi recavo a una riunione.
Quando si scuoteva dal torpore dava in violente sfuriate contro coloro che non
eseguivano alla perfezione i SUOi ordini.
Nel sottosuolo della Cancelleria aveva fatto costruire una sorta di superbunker
in cemento armato a due piani collegati da una scala a chiocciola di tredici
scalini.
Non si allontanava mai da quel rifugio, mentre la citt era continuamente
bersagliata dai bombardieri nemici.
Al piano superiore dell'edificio si trovavano i locali di servizio, in tutto una
dozzina, con la cucina, le stanze per la servit, per gli ospiti e i militi SS.
Nel piano inferiore, il vero e proprio Fuhrerbunker, si aprivano venti stanze su
un corridoio di diciassette metri per tre.
L'insieme aveva qualche pretesa di eleganza.
Il corridoio era rivestito di boiserie e arricchito di antiche tele italiane.
Il suo appartamento era composto di sei stanze.
Uno spazio era riservato a Blondi, la lupa alsaziana che, come diceva Goebbels,
era vicina al Capo pi di ogni essere umano e che Adolf personalmente aveva
addestrato durante i lunghi soggiorrii nella Wolfsschanze.
Lo studio, l'angolo del bunker in cui Hitler si rifugiava pi a lungo, fungeva
anche da soggiorno, ed era arredato sobriamente.
Da un lato comunicava con la camera da letto e dall'altro con il bagno.
Su un piccolo scrittoio spiccava il consueto ritratto di Federico Il, con una
novit, la fotografia di Klara Polzl, la madre di Adolf, ripresa in un
atteggiamento un po' accigliato.
Il superbunker era dotato di numerose paratie stagne e di prese d'aria con grate
nascoste fra l'erba nel giardino della Cancelleria, strettamente sorvegliate da
SS in armi.
Era sempre pi difficile eseguire i suoi ordini, specialmente quelli militari.
Egli chiedeva mappe ognora pi particolareggiate, e impartiva disposizioni
spesso contraddittorie, senza che nessuno dei generali osasse fargli notare come
l'esercito del Reich esistesse ormai soltanto su quei fogli.
Inebetiti, i generali al suo cospetto non si azzardavano neppure a prendere
dalla tasca un fazzoletto.
Adolf ripeteva maniacalmente la stessa frase: Fucilate chiunque voglia
arrendersi!.
I suoi lunghi monologhi erano una croce per le persone, sempre le stesse, cui
era consentito partecipare ai funerei festini che immancabilmente avevano inizio
alle due di notte.
Martin Bormann, Magda e Josef Goebbels reprimevano gli sbadigli mentre lui
parlava senza sosta.
Quando gli ospiti riuscivano a congedarsi, Adolf rimaneva solo a compulsare
mappe finch, generalmente a mattina inoltrata, non lo coglieva un breve sonno.
Si svegliava sul tardi, faceva colazione, e a mezzogiorno era nuovamente a
colloquio con i generali.
Al termine della conferenza rimaneva ancora una volta solo finch Fraulein
Manzialy, la cuoca dietetica, non gli portava il pranzo fatto di minestre di
verdure, pannocchie di granturco lessate e imburrate, omelette al miele o alla
marmellata.
Il tutto condito con una decina di pillole.
Raramente tratteneva a pranzo qualche alto ufficiale.
Preferiva la compagnia delle segretarie che avevano il pregio di ascoltarlo
senza fiatare.
A met del gennaio '45 l'Armata Rossa lanci una irresistibile offensiva
raggiungendo le porte di Varsavia.
Lui reag minacciando di morte chiunque avesse soltanto pensato di lasciare la
capitale polacca nelle mani dei sovietici.
Il capo di Stato maggiore Guderian fu costretto a pronunciare una severa
autocritica e ad accettare una commissione di SS che indagava sul suo operato.
Mentre Guderian subiva pesanti interrogatori, i russi entravano in territorio
tedesco.
Era il 20 gennaio.
Avanzavano con sorprendente rapidit, per cui Adolf stim che, per ragioni
politiche, gli angloamericani fossero i primi a preoccuparsi di quei successi.
Si dilungava in ulteriori supposizioni.
Martin Bormann diceva che uomini e donne della Germania si sarebbero dovuti
incamminare verso una localit centrale del Reich e concentrarvisi in una sorta
di cerchio umano per essere pronti all'olocausto.
Scrisse alla moglie: Finiremo come i Nibelunghi, uccisi durante la festa di
corte nel palazzo di Attila.
Hitler non si dava pensiero dei superstiti.
A suo giudizio essi rappresentavano il marcio della nazione.
I migliori sarebbero morti con lui. Mi voglio presentare al Walhalla disse come
Odino, con un cospicuo tributo di sangue umano! In marzo, in attuazione del
piano Nero-Befehl, Ordine Nerone, dispose la distruzione di porti, strade,
installazioni militari e civili, impianti industriali e ogni altra attrezzatura
che si sarebbe potuta rivelare utile al nemico.
La sua volont distruttiva non aveva tregua.
Il nemico avrebbe dovuto trovare terra bruciata.
Ordinava la distruzione dei castelli, delle chiese, dei teatri e di ogni
monumento, insieme agli archivi dello stato civile e della contabilit bancaria.
Ordinava che fossero dati alle fiamme le scorte alimentari, il bestiame e le
fattorie.
Il dottor Morell lo seguiva passo passo.
Gli faceva dei prelievi di sangue con l'applicazione di sanguisughe.
Adolf gli diceva, alludendo al fatto che il medico non praticava la dieta
vegetariana: Coraggio, dottore, visto che le piace tanto la carne le preparer
dei sanguinacci col mio sangue. gue.
Le segretarie restavano le sue interlocutrici predilette. Lo sapete diceva loro
con che cosa si fanno i rossetti francesi che vi piacciono tanto? Con i liquami
delle fogne di Parigi.
Oppure ironizzava sul destino della Germania posthitleriana: Il Reich non avr
pi una guida perch Hess diventato pazzo.
Goring non mai piaciuto al popolo.
Himmler odiato dal partito, per non parlare della sua totale insensibilit
alla musica!.
All'improvviso Adolf cominci in quel bunker a mangiare smodatamente dolci.
Ormai non si nutriva che di cioccolata, chiedeva pi volte al giorno pezzi di
torta e si presentava in pubblico con la divisa unta di crema o con rimasugli di
cibo alle labbra.
Oppure irrompeva nella stanza delle segretarie per raccontare le prodezze della
lupa Blondi o per esclamare: Guardate, ora riesco a tenere il braccio
perfettamente fermo!.
Un giorno una stenografa, GertrudJunge, si present con un paio di guanti
lunghissimi e un cappello a larghe tese.
Adolf la guard e, con una espressione piccante, le disse che all'infuori di
quei due indumenti non avrebbe dovuto indossare altro.
Le sue residue illusioni erano alimentate da Goebbels che gli leggeva la
biografia di Federico il Grande, il re interamente re, every inch a King,
scritta shakespearianamente da Carlyle.
Il sovrano aveva deciso di avvelenarsi se entro il 15 febbraio (1762) le sorti
della guerra contro i russi non si fossero rovesciate a suo favore.
Il 12 febbraio moriva la zarina, e i prussiani, sfruttando quell'evento che
considerarono miracoloso, poterono passare al contrattacco, e vinsero. Re
coraggioso, abbi pazienza.
I giorni della tua sofferenza avranno certamente fine.
La stella della buona fortuna gi dietro le nuvole e presto briller per te.
Alla lettura di queste parole, gli occhi di Adolf si bagnavano di lacrime.
Quando poi il 13 aprile del '45 si diffuse la notizia della morte del presidente
americano Roosevelt, l'evento parve a loro un segno indubitabile del destino.
Goebbels si rivolse a Hitler gridando: Mein Fuhrer, la nostra zarina morta!
Era scritto nelle stelle!.
Adolf si commosse, convoc i militari e i funzionari che si trovavano nel
bunker. Questo il segno che aspettavo disse e voi non volevate credermi! Il
fatto fu festeggiato con fiumi di champagne che Goebbels era riuscito
avventurosamente a scovare nella capitale semidistrutta.
Nessuno mi ha mai detto la verit! e divent verde in volto come se stesse per
avere un colpo apoplettico.
Poco dopo ebbe un'altra dolorosa notizia secondo cui nella sua terra natale,
l'Austria, e in quella d'adozione, la Baviera, stava per esplodere una rivolta
antinazista.
Berger lo vide accasciarsi: Gli tremava una mano, gli tremava una gamba, gli
tremava la voce.
E diceva "Fucilateli tutti! Fucilateli tutti!.
Albert Speer torn nel bunker per prendere congedo dal dittatore praticamente
sconfitto.
Gli annunciava che non se l'era sentita di procedere alle distruzioni
ordinategli, e si meravigliava di non vederlo saltar su al colmo
dell'irritazione per essere stato disubbidito.
Speer aveva invece pensato di eliminare fisicamente lui immettendo del gas
venefico nelle prese d'aria del bunker, ma aveva dovuto rinunciare al progetto,
essendosi rivelato tecnicamente irrealizzabile.
Il colloquio fra Hitler e Speer venne interrotto da Martin Bormann che recava un
telegramma di Goring.
Martin aveva sul volto una strana espressione fra il contrito e il trionfante.
Nel telegramma Goring diceva che, avendo il Fuhrer deciso di restarsene nella
fortezza di Berlino, egli assumeva il comando assoluto del Reich.
Hitler inve violentemente contro Goring, mandando pi che mai in sollucchero
Bormann che lo detestava.
Fra urla sovrumane accus il feldmaresciallo di alto tradimento.
Parl di lui come di un uomo corrotto e drogato, di un grassone dall'animo
volgare.
Quindi lo degrad via radio e abrog il decreto del '41 col quale lo investiva
della successione al momento della sua morte.
Chiese di vedere immediatamente il generale Ritter von Greim che si trovava a
Monaco.
Il 26 aprile nell'atterraggio di fortuna a Berlino presso la porta di
Brandeburgo il generale fu raggiunto a un piede da una granata della contraerea
russa, e, arrivando al bunker, invece di presentarsi subito al cospetto del
Fuhrer si fece ricoverare in infermeria perch gli tamponassero la ferita.
Adolf prese quel gesto come una mancanza di riguardo per la sua persona e se ne
adont.
Tuttavia, uscendo dallo studiolo del Fuhrerbunker dove s'era rintanato ormai da
giorni, si rec nell'infermeria per incontrare il generale che trov disteso su
un lettino ancora sotto choc. Generale, gli disse sapete perch Vi ho chiamato?
No, mein Fuhrer! Goring mi ha traditol.
Ha tradito me e la patria.
E fuggito a Berchtesgaden dove credeva di essere al sicuro e da dove mi ha
inviato un telegramma offensivo, un ultimatum.
Si messo in contatto col nemico, ma io l'ho fatto arrestare, l'ho degradato ed
espulso dal partito.
Da questo momento siete voi il nuovo comandante in capo della Luftwaffe. Il
generale svenne.
Forse per la ferita, forse per l'annuncio.
Fu premurosamente assistito da una sua amica, Hanna Reitsch, che da Monaco era
arrivata con lui a Berlino.
Anzi, Hanna, temeraria collaudatrice di aerei oltre che campionessa del mondo di
volo a vela e unica donna decorata con la Croce di ferro, aveva pilotato lei
stessa l'aereo di von Greim.
L'aviatrice era famosa anche per aver proposto l'istituzione d'un corpo speciale
di piloti kamikaze che fossero pronti a gettarsi sugli obiettivi nemici con
aerei carichi di esplosivo.
Von Greim veniva nominato al grado di maresciallo, mentre sul suo antico
avversario Goring, oltre la sciagura politica, si abbatteva un formidabile
bombardamento che distruggeva il Berghof dove si era annidato.
La Cancelleria era gi bersaglio delle katjusce nemiche.
Hanna Reitsch diceva a Hitler: Non potete rimanere qui; presto Fuhrer, la
Germania ha bisogno della vostra vita e della vostra opera. No, mia cara
ragazza, io muoio per l'onore della nostra nazione.
Soltanto in quel momento Adolf si sent sospinto a fare di Eva, sua amante da
tredici anni, la propria moglie, a legalizzare la loro unione con una cerimonia
ufficiale, formalmente ineccepibile, ma rapida e sommaria come un rito di
guerra.
La sua decisione sorprese i presenti.
Lui non aveva mai acconsentito a sposare Eva adducendo a propria giustificazione
le assorbenti cure di governo.
In tutta fretta fu convocato nel bunker un consigliere comunale di Berlino,
Walter Wagner, che si trovava a combattere nelle file del Volkssturrn sulle
barricate attorno alla Cancelleria.
La cerimonia si svolse in piena notte, erano le due del 29 aprile, nella sala
delle conferenze.
Adolf cinquantaseienne ed Eva di ventitr anni pi giovane di lui, dopo aver
dichiarato di appartenere alla pura razza ariana e di essere immuni da malattie
ereditarie, come se davvero cominciasse per loro una lunga vita coniugale che
sarebbe stata allietata dalla nascita d'una numerosa figliolanza, si
apprestarono ad ascoltare le domande del celebrante.
Wagner si rivolse
a Hitler. Io chiedo a Lei, mio Fuhrer, se acconsente a unirsi in matrimonio con
Fraulein Eva Braun. S rispose Adolf.
Quindi Wagner si rivolse alla Braun: Io chiedo a Lei, Fraulein Eva Braun, se
acconsente a unirsi in matrimonio con il mio Fuhrer Adolf Hitler.
S rispose Eva.
Il celebrante consegn le fedi a entrambi, un po' larghe e rinvenute per caso in
un cassettone fra altri oggetti preziosi e chiss a chi appartenute.
Quindi depose su una panca il verbale della cerimonia cui si accostarono gli
sposi per firmarlo.
La sposa scrisse EvaB..., ma subito si riprese e, dopo aver cancellato con un
tratto di penna la sillabaB che la forza dell'abitudine le aveva suggerito,
aggiunse Hitler, nata Braun.
Goebbels e Bormann firmarono il documento in veste di testimoni.
Segu il rinfresco di nozze con un bicchiere di champagne per ognuna delle otto
persone sedute attorno al tavolo.
Adolf ed Eva erano al centro, cote cote.
Lo sposo era imbronciato, la sposa raggiante.
Felice, per un attimo, Eva ricord la spensieratezza d'un tempo quando con una
minuscola cinepresa Agfa filmava Adolf sulla terrazza del Berghof mentre
accennava a un passo di fox-trot o quando si faceva da lui sorprendere nell'atto
di emergere nuda dalle acque del Konigssee.
Ora li attorniavano Magda e Joseph Goebbels, Bormann, il generale Hans Krebs,
l'aiutante di campo della Wehrmacht generale Wilhelm Burgdorf, e una delle
segretarie, Gerda Christian, che sedendo mormor: Matrimonio di morte.
Adolf non sost a lungo a tavola.
Raggiunse il suo studiolo e, rivolto alla stenografa Gertrud Junge, le disse:
Dobbiamo continuare il nostro lavoro.
Si mise a dettarle rapidamente il suo testamento.
La mia sposa ed io scegliamo la morte piuttosto che cedere alla vergogna della
sconfitta e della cattura.
Desideriamo essere cremati l dove ho svolto per lunghi anni la mia missione nel
superiore interesse del popolo tedesco. Sul piano politico rivolgeva
un'invettiva contro chi gli aveva impedito di costruire l'impero dei mille anni.
Non vero diceva che nel '39 io abbia voluto la guerra.
Essa stata provocata da uomini politici internazionali di razza ebraica o al
servizio di interessi ebraici.
I responsabili di tutte le sciagure sono i capi del giudaismo internazionale.
Ma egualmente questa guerra verr ricordata come la pi gloriosa manifestazione
di forza e di tenacia d'un popolo, quello tedesco, defraudato del suo diritto
all'esistenza. Quindi proseguiva: Io resto a Berlino e non cadr nelle mani del
nemico che mi vuole come sua principale attrazione in uno spettacolo orchestrato
dagli ebrei per divertire le masse isteriche.
Io morir felice, fiero del valore che hanno dimostrato i nostri contadini, i
nostri operai, e altrettanto orgoglioso del contributo unico nella storia
offerto dalla giovent che porta il mio nome.