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Legge 25 giugno

1865, n. 2359 
L'applicazione della legge si limitò quindi ad una serie di Piani Regolatori edilizi o di MA! 
ampliamento delle maggiori città italiane, fra cui possiamo ricordare, oltre al primo
del Poggi per Firenze (1865), quelli di Genova (1877), Roma (1883), Bari (1884), i decenni successivi
Milano e Bologna (1889), Palermo (1891) 

vedono una limitata produzione di piani e di regolamenti edilizi, e una
la limitata applicazione della legge del 1865 finì per costituire un'importante occasione serie di provvedimenti ispirati sempre dalla logica dell'intervento
perduta, non solo per la mancata estensione della disciplina urbanistica a tutto il territorio "speciale" o settoriale. Si viene così configurando quel sistema
nazionale (Fubini), ma soprattutto perché invece di aumentare i poteri dei Comuni, dando loro intricato di competenze parziali. 
una responsabilità crescente in 2 ordine allo sviluppo urbano e gli strumenti per esercitarla, si
preferì procedere attraverso "leggi speciali" nei casi in cui era indispensabile la presenza di un
piano. 
Per esempio

La più nota legge speciale

la Legge n. 2892, del 1885, per il risanamento della città di Napoli, approvata
d'urgenza a seguito di una grave epidemia di colera. 

Essa è ricordata la Legge Luzzatti per le case popolari (1903) e dal Testo Unico del 1908, con
cui si ordina l'intera materia dell'edilizia economica e popolare e si
per un criterio di calcolo dell'indennità di esproprio differente da quello della Legge del istituiscono gli Istituti Autonomi per le Case Popolari. hanno di fatto
1865, criterio che poi venne esteso a una serie di altri casi e usato largamente fino ai nostri indebolito i poteri comunali, assegnando compiti nel settore abitativo a
giorni. 
organismi diversi da quelli incaricati della pianificazione urbana, e ponendo
le basi per una distinzione fra l’intervento privato (agevolato con altri
stabiliva che
strumenti) ed un intervento pubblico totalmente "sovvenzionato", rivolto ad
assegnare case in affitto ai più poveri. 
l'indennità fosse determinata non in base al valore di mercato, ma in base alla media fra questo e la
somma degli affitti percepiti nell'ultimo decennio, con l'intenzione evidente di elevare
l'indennizzo dovuto per quegli immobili (assai diffusi nella città di Napoli) che erano mantenuti in
pessime condizioni, e quindi avevano un valore di mercato ridotto, ma che procuravano alti redditi ai
proprietari per la drammatica richiesta di alloggi. 

nel caso di aree libere da edifici

nel caso di aree libere da edifici essa favoriva evidentemente l'ente pubblico, dimezzando il valore
dell'indennità di esproprio. 

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