Sei sulla pagina 1di 4

TECNOLOGIA DELLE COSTRUZIONI

Gli strumenti urbanistici

Gli strumenti urbanistici di assetto ed attuativi sono:

Piano Urbanistico Regionale;


Piano Regolatore Generale;
P.R.P.C.;
Piano di Recupero;
P.E.E.P.;
P.I.P.

I. Piano Urbanistico Regionale

Evoluzione della pianificazione urbanistica. Esiste una gerarchia di piani urbanistici,


variamente disciplinati a seconda della loro estensione e del loro contenuto. I piani
urbanistici si possono dividere in due categorie:
- Piani urbanistici generali;
- Piani urbanistici speciali.

I piani urbanistici generali sono ripartiti in base alla estensione territoriale in:
- piani territoriali di coordinamento;
- piani intercomunali;
- piani comunali.
I piani urbanistici speciali sono:
- piani paesistici;
- piani formati dall’autorità militare;
- piani per le aree di sviluppo industriale;
- piani di zona per l’edilizia popolare;
- piani di trasferimento degli abitati.

II. Piano regolatore generale

È lo strumento fondamentale della disciplina urbanistica di un Comune. Esso ha le


caratteristiche di un progetto di massima che determina la futura configurazione del
territorio comunale e stabilisce le direttive e i vincoli necessari per attuarla, tenendo
conto delle condizioni peculiari e dell’ambiente e delle esigenze della popolazione. Il
P.R.G. può avere per oggetto il territorio di un solo Comune o di più Comuni riuniti in
forma associata.
L’art. 7 della legge n°1150 del 1942, stabilisce che il P.R.G. deve indicare:
vie di comunicazione(stradali, ferroviarie e navigabili);
zonizzazione del territorio;
aree destinate a spazi di uso pubblico;
aree per edifici pubblici o di uso pubblico;
i vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesaggistico;
le norme per l’attuazione del piano.
In più devono essere stabiliti:
limiti di densità edilizia, di altezza, di distanza tra fabbricati….;
l’obbligo di riservare nelle nuove costruzioni appositi spazi per parcheggi in misura
non inferiore a 1mq ogni 20mc di costruzione.
Documenti del P.R.G.(la legge urbanistica nazionale non detta questi documenti ma
sono emanati dalla regione). In linea generale un P.R.G. è formato:
da elaborati cartografici;
dal testo di norme tecniche di attuazione;
da una relazione illustrativa.
Formazione e validità del P.R.G.: la formazione è di competenza del Comune, il quale
può affidare tale compito al proprio ufficio tecnico o può avvelersi di professionisti
esterni, tale piano è approvato dalla regione. Il P.R.G. non ha una durata ben precisa.

III. Piani regolatori particolareggiati

Il PP è concepito dalla legge come mezzo di attuazione e di sviluppo esecutivo del PRG.
Esso precisa gli elementi del PRG che non hanno carattere essenziale e permanente
per lo sviluppo urbanistico complessivo, ma riguardano invece dettagli esecutivi
riferiti a ciascuna zona particolare. Risulta in ogni caso subordinato al PRG. Gli
elementi che devono comporre il PP consistono:
indicazione della rete stradale
masse e altezze delle costruzioni
edifici destinati a demolizione o ricostruzione
spazi riservati ad opere di interesse pubblico
suddivisione degli isolati in lotti fabbricabili
elenchi catastali degli espropri
profondità zone laterali ad opere pubbliche.
previsione di spesa.

Formazione. L’iniziativa per la formazione del piano particolareggiato spetta al


Comune, tranne se la Regione rende obbligatoria la compilazione del piano o che il
piano sia scaduto senza essere attuato nella sua totalità. Sono ammesse durante la
formazione, le opposizioni da parte dei proprietari.
I documenti che compongono il piano sono: una planimetria con la sistemazione
definitiva della zona, una relazione sulle soluzioni, un elenco descrittivo dei beni per
una possibile espropriazione e una relazione di previsione delle spese.
Approvazione e varianti. E’ consentito in sede di approvazione apportare modifiche al
piano particolareggiato in caso di opposizioni o per altri casi. La durata massima del
piano può essere di dieci anni; con il provvedimento di approvazione è fissata la
durata di ogni singolo piano, che con la stessa forma può essere prorogata. La
scadenza del termine comporta per il Comune l’obbligo di presentare un nuovo piano
particolareggiato. Le varianti ai piani particolareggiati devono essere approvate con la
procedura seguita per i piani stessi.

Effetti. Fin dal momento della sua adozione il piano particolareggiato determina
l’applicazione delle norme di salvaguardia. L’approvazione del piano comporta la
dichiarazione di pubblica utilità delle opere.
Espropri. I beni necessari per l’esecuzione o le trasformazioni degli impianti pubblici
volute dal PP, possono essere sottoposti, mediante esproprio, al trasferimento di
proprietà o alla costituzione di particolari vincoli o servitù. Gli altri vincoli, che di
regola non danno luogo all’espropriazione, rappresentano semplici limiti all’esercizio
del diritto di proprietà.

Comparti edificatori. Non sempre il complesso di aree edificabili formante un isolato


può essere impiegato per la costruzione di un solo edificio che utilizzi il complesso
stesso nella sua totalità. Si offre quindi ai Comuni, la possibilità di formare il comparto
edificatorio. Esso consiste in un aggregato di aree confinanti, appartenenti anche a
proprietari diversi, che ha per scopo l’attuazione di un complesso edilizio di carattere
unitario o la trasformazione dei fabbricati sul medesimo esistenti. Il sindaco, formato
il comparto, deve invitare i proprietari a far conoscere se intendano procedere da soli
o riuniti in Consorzio.

IV. Piani di recupero

Per legge i Comuni individuano le zone dove è necessario un intervento per recuperare
il patrimonio edilizio e urbanistico. Le zone sono individuate in sede di progettazione
del PRG o per delibera comunale. Gli scopi del piano sono la conservazione e il
recupero di immobili esistenti degradati, destinandoli anche a nuovi utilizzi. Il piano
dovrà essere dettagliato circa le tipologie e le modalità di intervento.

V. Piani per l’edilizia popolare ed economica

Scopo, natura e contenuto. I piani per l’edilizia popolare, istituiti dalla legge del 1962,
hanno il duplice scopo di assicurare delle aree per l’attività edilizia popolare e di
programmare quest’attività armonicamente nello spazio e nel tempo. Il piano di zona
ha la natura di uno strumento urbanistico ed ha il valore di piano particolareggiato.
Esso comporta la dichiarazione di pubblica utilità delle opere. Le aree da comprendere
nei piani vanno scelte tra le zone residenziali dei piani regolatori, o, in mancanza di
essi, di programmi di fabbricazione.
Il progetto di piano è costituito da:
una planimetria con le previsioni del PRG;
planimetria con gli elementi del piano;
un compendio delle norme urbanistiche;
elenchi catastali delle proprietà;
relazione illustrativa.

Procedura di formazione. La procedura passa per le seguenti fasi:


deliberazione di adozione del piano;
deposito del piano in segreteria comunale per 10 gg;
pubblicazione nell’albo comunale;
ricevimento delle opposizioni entro venti giorni dalla presentazione;
comunicazione del piano alle amministrazioni comunali;
trasmissione del piano alla Regione;
approvazione da parte della Regione;
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale;
notificazione dell’eseguito deposito.

Il piano ha una durata di quindici anni.

VI. Piani per insediamenti produttivi

Si prevede da parte dei Comuni la possibilità di acquisire aree nelle zone di


espansione, destinate ad insediamenti industriali, commerciali e turistici, con il fine di
indirizzare lo sviluppo e l’espansione dell’aggregato urbano e per incrementare le
attività produttive. Questi piani hanno il valore di piani particolareggiati.

Potrebbero piacerti anche