Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1. URBANISTICA
1.1 CONCETTI INTRODUTTIVI
URBANISTICA: il termine urbanistica viene oggi usato per definire nel suo complesso la disciplina che studia
gli insediamenti sul territorio e che ne regolamenta lo sviluppo e le trasformazioni, approfondendo le parti
analitico-interpretative dei processi di accrescimento insediativo, le proposte di controllo e
regolamentazione e la conoscenza dei meccanismi di intervento e dei processi decisionali. Storicamente si è
affermato nel momento in cui il grande sviluppo insediativo in atto richiedeva strumenti di controllo e di
orientamento dell’urbanizzazione.
La disciplina urbanistica si attua attraverso uno studio (scientifico e pratico) che ha per oggetto il miglior
utilizzo e la tutela delle risorse naturali e territoriali al fine di garantire una corretta pianificazione degli
insediamenti umani.
Studio scientifico: analisi degli elementi che caratterizzano il più razionale assetto insediativo del territorio e
la forma dell’aggregato edilizio più idoneo alla vita in comune. Risultati in norme giuridiche.
Studio pratico: migliore realizzazione concreta di un centro abitato, di un complesso residenziale, produttivo
o di altro genere in un determinato territorio. Risultati negli strumenti urbanistici (urbanisti e tecnici).
RIFORMA TITOLO V DELLA COSTITUZIONE – LEGGE COSTITUZIONALE 18 OTTOBRE 2001 N. 3 – ART. 117 POTESTÀ
LEGISLATIVA.
Regolamenti UE sono direttamente applicati in ambito nazionale; le Direttive UE devono essere recepite con
apposito provvedimento.
PIANIFICAZIONE: si intende il governo dell’uso del territorio ad ampia scala, attraverso componenti tecnico-
scientifiche e socio-economiche. In Italia lo studio della città e del territorio è collegato prioritariamente
all’urbanistica.
Convenzione europea del paesaggio del 2000: adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a
Strasburgo; in Italia è entrata in vigore nel 2006. Paesaggio in ogni luogo e partecipazione degli abitanti.
Gli Stati devono: promuovere politiche di salvaguardia, gestione e pianificazione dei paesaggi coinvolgendo
le popolazioni interessate nei processi decisionali.
Principio fondamentale: la dimensione paesaggistica del territorio rappresenta ovunque una componente
essenziale dell’ambiente di vita delle popolazioni.
RECEP: organizzazione internazionale di tipo non governativo costituita dagli enti locali e regionali europei
che fanno parte di uno Stato membro del Consiglio d’Europa che ha sottoscritto la convenzione. Applica i
principi della Convenzione.
Convenzione di Faro del 2005: la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrino pienamente fra i diritti
umani ed in particolare nell’ambito del diritto dell’individuo a prendere liberamente parte alla vita culturale
della comunità e a godere delle arti, come previsto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del
1948 e dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966.
Le ipotesi riguardano: mobilità; criteri per le destinazioni d’uso; localizzazione di impianti di interesse
primario; criteri di dimensionamento, proporzionamento e normazione dei piani a livello inferiore; direttive
di politica urbanistica per la corretta gestione del territorio; vincoli di inedificabilità.
• Individuare zone e beni di interesse provinciale da destinare a particolare disciplina ai fini della difesa
del suolo e della sistemazione idrogeologica, della tutela delle risorse naturali, della salvaguardia di
ambienti fisici, storici e monumentali, ecc.
• Recepire direttive e/o prescrizioni e vincoli dei piani di settore di livello regionale
• Indicare criteri e indirizzi per i Comuni
In particolare, definisce:
Analisi urbanistiche
Sono l’insieme di ricerche e studi specializzati, svolti interdisciplinarmente, che esplicitano un quadro
generale e particolare delle problematiche esistenti sul territorio, da cui si parte per orientare le scelte di
trasformazione e gestione qualitativa e quantitativa della città. Hanno intento conoscitivo e operativo.
1. Disposizioni generali
2. Prescrizioni di attuazione
3. Previsioni e prescrizioni circa l’azzonamento.
Programma pluriennale di attuazione (P.P.A.)
Riguarda le parti del territorio comunale che saranno oggetto di trasformazione urbanistica e edilizia in un
periodo di tempo non inferiore a 3 e non superiore a 5 anni.
Contenuti:
Con la LEGGE 142/1990 E 241/1990 (modificata dal D.LGS. 127/2016) è stata introdotta la conferenza dei servizi
e l’accordo di programma: considerato una variante urbanistica con procedura semplificata. Viene utilizzata
nei casi di variante dello strumento generale per l’approvazione dei Programmi complessi.
10
• Schema di convenzione tipo per la cessione in diritto di superficie dei lotti edificabili
• Aree da cedere in proprietà
• Opere ed impianti antinquinamento
Elaborati
Uguali a quelli del P.P.
Procedura di approvazione
1. Autorizzazione del Comune
11
Contenuti
• Previsione di urbanizzazione secondaria tenente conto di servizi e attrezzature esistenti
• Rete stradale, arredo urbano e sistemazione esterna edifici
• Edifici destinati a demolizione, ricostruzione, restauro, nuove costruzioni e aree libere
• Destinazioni d’uso dei suoli
• Determinazione degli spazi per opere pubbliche
• Salvaguardia edifici storici, ecc.
• Elenchi catastali delle proprietà da espropriare e vincolare
• Valutazioni di spesa
• Determinazione articolazione spaziale degli edifici e relativi caratteri architettonici
• Individuazione eventuali comparti edificatori.
Elaborati
Uguali a quelli del P.P. se l’iniziativa è pubblica e del P.L. se l’iniziativa è privata.
13
14
1. Riconoscimento che i processi di crescita urbana hanno portato alla realizzazione di insediamenti di
scarsa qualità abitativa e sottodotati di servizi.
2. Disagio sociale conseguente.
3. Difficoltà ad operare interventi di riqualificazione senza l’apporto di enti privati.
Finalità
• Recupero edilizio e funzionale di quartieri degradati
• Ottenimento di più elevati standard di vivibilità dei quartieri residenziali.
Per concorrere al finanziamento pubblico il contratto di quartiere deve avere 2 elaborati:
1. Piano di recupero dell’area
2. Proposta di contratto di quartiere.
NON ha facoltà di variare il P.R.G. perché questo è incluso nei suoi documenti.
15
Accordo di programma
ART. 34 D.LGS. 267/2000
16
È una variante di uno strumento urbanistico generale. È previsto per la definizione e attuazione di opere di
interesse pubblico che richiedano l’azione integrata e coordinata di comuni, province, dell’amministrazione
regionale, di amministrazioni statali e di altri soggetti pubblici e privati.
Per verificare la possibilità di concordare l’accordo di programma, il presidente della giunta regionale o il
presidente della provincia o il sindaco convoca una conferenza tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni
interessate (conferenza dei servizi).
L’accordo consiste nel consenso unanime dei soggetti interessati, è approvato con atto formale del
presidente della Giunta regionale o del presidente della Provincia o del sindaco ed è pubblicato nel BUR.
All’accordo di programma vanno allegati gli elaborati grafici dell’eventuale variazione al P.R.G., oltre a:
• Relazione illustrativa che fissi obiettivi e criteri informatori del piano
• Rappresentazioni grafiche
• Norme di attuazione
• Elenchi catastali degli edifici e delle aree da espropriare.
Se all’accordo partecipano i proprietari delle aree interessate, l’accordo deve prevedere uno schema di
convenzione.
17
Piano urbano del traffico – art. 36 d.lgs. 285/1992 (Nuovo Codice della Strada)
I Comuni con più di 30.000 abitanti e altri comuni presenti in un elenco regionale sono obbligati alla
redazione del Piano urbano del traffico (PUT). È un insieme di interventi per il miglioramento delle condizioni
della circolazione stradale nell’area urbana, dei pedoni, dei mezzi pubblici e privati.
18
Arredo urbano
L’arredo urbano riguarda l’insieme degli elementi di finitura che fanno da completamento ad uno spazio
esterno ad uso collettivo con finalità sia pratiche che estetiche.
19
1990: legge 142 – ordinamento delle autonomie locali (Provincia); legge 241 – norme in materia di
procedimenti amministrativi
1992: legge 179 – norme per l’edilizia residenziale pubblica – Programmi integrati di intervento
1993: legge 493 – programmi di recupero urbano
20
N.T.A.
Indirizzo alla trasformazione delle città.
In ambito edilizio indicano la cornice in cui si inseriscono gli interventi definendo, zona per zona, in che
misura, con quali altezze e con che destinazione d’uso verrà realizzato.
Specificano le procedure attraverso le quali si attivano gli interventi.
21
23
Il permesso decade con l’entrata in vigore di contrastanti previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già
iniziati e vengano completati entro 3 anni dall’inizio lavori.
Ulteriore obbligo per il titolare del permesso è la presentazione entro 15 giorni dalla fine lavori, nei casi
previsti, della SCIA per agibilità.
Contributo per il rilascio del permesso di costruire
• Contributo per gli oneri di urbanizzazione
Va corrisposto al Comune all’atto del rilascio del permesso.
L’incidenza degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria è stabilita con deliberazione del
consiglio comunale in base alle tabelle parametriche che la regione definisce per classi di comuni.
Ogni 5 anni i comuni aggiornano gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria.
• Contributo per il costo di costruzione
Determinata all’atto del rilascio, è corrisposta in corso d’opera, comunque, entro e non oltre 60
giorni dalla ultimazione della costruzione.
Il costo di costruzione per i nuovi edifici è determinato periodicamente dalle Regioni con riferimento
ai costi massimi ammissibili per l’edilizia agevolata. Il contributo afferente al permesso di costruire
comprende una quota di detto costo variabile dal 5% al 20% determinata dalle Regioni in funzione
delle caratteristiche e delle tipologie delle costruzioni e della destinazione e ubicazione.
Procedimento per il rilascio del permesso di costruire
1. La domanda va presentata allo sportello unico corredata da:
• Attestazione concernente il titolo di legittimazione
• Elaborati progettuali richiesti
• Ulteriori documenti (eventuali)
• Dichiarazione del progettista abilitato che asseveri la conformità del progetto.
2. Lo sportello unico comunica entro 10 giorni al richiedente il nominativo del responsabile del
procedimento.
3. Entro 60 GIORNI dalla presentazione della domanda il responsabile cura l’istruttoria e formula una
proposta di provvedimento.
Durante l’istruttoria possono verificarsi:
• Richieste di modifiche di modesta entità al progetto – Da parte del responsabile, entro 60
giorni dalla presentazione della domanda. Se l’interessato accetta ha 15 giorni per integrare
la documentazione.
• Richieste istruttorie – Il termine di 60 giorni dalla presentazione della domanda può essere
interrotto solo una volta dal responsabile del procedimento e, comunque, entro 30 giorni
dalla presentazione della domanda stessa.
• Indizione conferenza dei servizi – Nei casi in cui sia necessario acquisire ulteriori atti di
assenso.
4. Il provvedimento finale positivo di rilascio è adottato dal dirigente o responsabile dell’ufficio entro
il termine di 30 GIORNI dal ricevimento della proposta di provvedimento. Decorso questo termine,
se il dirigente o il responsabile non oppone motivato diniego il permesso di costruire è rilasciato in
silenzio-assenso.
Dell’avvenuto rilascio del permesso è data notizia al pubblico mediante affissione all’albo pretorio.
Gli estremi del permesso devono essere riportati nel cartello di cantiere.
5. In caso di diniego della domanda, qualora il dirigente o responsabile abbia comunicato
preventivamente all’interessato i motivi, il termine per la comunicazione negativa è di 40 giorni.
Entro 10 giorni dal ricevimento della comunicazione l’interessato può presentare osservazioni.
24
25
26
Art. 64 – art. 70: progettazione, direzione lavori, esecuzione, responsabilità, collaudo statico e
vigilanza
L’esecuzione dei lavori deve avvenire sotto la responsabilità di un tecnico abilitato, iscritto all’albo, definito
direttore dei lavori. Il progettista ha la responsabilità diretta sulla progettazione, mentre il direttore dei
lavori e il costruttore la hanno sulla realizzazione, sulla qualità dei materiali e sulla posa in opera.
Prima dell’inizio dei lavori va presentata allo sportello la DENUNCIA DEI LAVORI da parte del costruttore con
indicazione e recapiti del committente, del progettista strutturale, del direttore dei lavori e del costruttore.
Allegati alla denuncia vanno consegnati il progetto strutturale e la relazione illustrativa. La denuncia dei lavori
deve essere conservata in cantiere dall’inizio delle opere.
A strutture ultimate, entro 60 giorni, il direttore dei lavori deposita allo sportello unico una RELAZIONE sugli
adempimenti degli obblighi di rispondenza dell’opera realizzata al progetto esecutivo strutturale, allegando
i certificati relativi alle prove dei materiali emessi dai laboratori ufficiali.
Con le nuove NTC 2018 tutte le nuove costruzioni, gli ampliamenti o ristrutturazioni globali devono essere
sottoposte a COLLAUDO STATICO da un ingegnere o architetto iscritto all’albo da almeno 10 anni, nominato
dal committente e che non sia intervenuto né nella progettazione né nella realizzazione dell’opera. Il collaudo
si svolge nei 60 giorni successivi alla realizzazione della struttura secondo l’iter regolato dalla LEGGE
1086/1971 e dal D.M. 9161/1972.
Art. 77 – art. 82: norme per il superamento delle barriere architettoniche.
28
29
4. REGIME VINCOLISTICO
4.1 TIPI DI VINCOLI
VINCOLO: speciale limitazione alla quale sono sottoposti determinati beni, mobili o immobili, di proprietà
pubblica o privata, a causa della loro rilevanza per il pubblico interesse. Il vincolo su un bene priva il relativo
proprietario di determinate facoltà. Il vincolo non incide sull’essenza del diritto di proprietà, ma pone limiti
a tale diritto.
Nella pianificazione urbanistica si distinguono 3 tipologie di vincoli:
1. VINCOLI CONFORMATIVI
Sono sovraordinati alle scelte di pianificazione territoriale e urbanistica, comunale e di livello
superiore, e derivano da norme, regolamenti o provvedimenti sovraordinati (es. vincolo
paesaggistico, forestale, idrogeologico, rischio idraulico, ecc.). Non prevedono inedificabilità
assoluta, non comportano indennizzi e non hanno scadenza temporale.
2. VINCOLI ESPROPRIATIVI
Sono legati all’atto di approvazione dello strumento urbanistico che preveda la realizzazione di
un’opera pubblica o di pubblica utilità. Comportano la perdita di proprietà privata con risarcimento
di un equo indennizzo.
3. VINCOLI URBANISTICO-EDILIZI
Si dividono in:
Vincoli di carattere urbanistico – azzonamento, destinazione d’uso del territorio, classificazione degli
interventi su edifici e aree libere, standard urbanistici.
Vincoli di carattere edilizio – parametri, indici e prescrizioni che regolano l’edificazione.
Vincoli di carattere procedurale – per esempio, l’obbligo di formare uno strumento urbanistico
esecutivo prima di richiedere il permesso di costruire.
30
5. NORMATIVE SPECIFICHE
5.1 LEGGI AMBIENTALI: QUADRO STORICO-LEGISLATIVO
La tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e storico è rimasta per lungo tempo affidata ai seguenti
testi legislativi fondamentali:
• R.D. 363/1913 – Antichità e Belle Arti
• Legge 1089/1939 – Legge sulla protezione delle cose d’interesse artistico e storico
Disciplina: la conservazione e l’alienazione delle proprietà sottoposte a vincolo; le scoperte
archeologiche, la riproduzione delle opere d’arte di proprietà dello Stato o di enti pubblici.
• Legge 1497/1939 – Tutela le bellezze naturali e panoramiche
Si introducono i Piani paesistici.
• Legge 431/1985 (legge Galasso)
Introduce disposizioni di significativo rilievo per la tutela delle zone di particolare interesse
ambientale introducendo obblighi per le regioni, tra cui: la redazione dei Piani paesistici (rientranti
nei Piani quadro). Ristabilisce gli usi civici: diritti d’uso che spettano a coloro che compongono una
determinata collettività; tale uso si manifesta in attività relative al godimento di un bene come
godere del pascolo, fare la legna o usare prodotti del bosco.
• Legge 349/1986
Istituisce il Ministero dell’ambiente e detta una disciplina specifica in materia di risarcimento del
danno ambientale.
• Legge 183/1989
Introduce una normativa organica per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo; gli
interventi vengono programmati attraverso i Piani di bacino.
• Legge 394/1991 in materia di tutela ambientale
Le aree protette sono disciplinate nei contenuti e nelle procedure di formazione dal Piano territoriale
del parco secondo la zonizzazione articolata in: zona di riserva integrale, zona di riserva orientata,
aree di protezione delle amministrazioni comunali o dei privati.
• Legge 344/1997 – Sviluppo e qualificazione degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale
• Legge 426/1998 – Nuovi interventi in campo ambientale
• Legge 490/1999 – Testo unico dei beni culturali e ambientali (sostituito da quello del 2004)
• Decreto aprile 2000 – Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali.
• Beni culturali in senso più ampio costituiti dai paesaggi italiani, LEGGE 1497/1939 e LEGGE GALASSO
431/1985
Piano paesaggistico
I piani paesaggistici regionali suddividono il territorio in ambiti omogenei, da quelli di elevato pregio
paesaggistico fino a quelli significativamente compromessi o degradati, ed in funzione dei vari livelli
attribuiscono a ciascun ambito un obiettivo di qualità paesaggistica che preveda: il mantenimento delle
caratteristiche, la riqualificazione delle aree compromesse, la salvaguardia delle caratteristiche
paesaggistiche e l’individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio.
Attraverso i piani paesaggistici devono essere individuate e salvaguardate:
• Aree ed immobili con cospicui caratteri di bellezze naturali, comprese quelle panoramiche
• Aree afferenti a territori costieri, o contigue a laghi, fiumi, torrenti e corsi d’acqua, oltre a zone di
interesse storico, artistico, architettonico e paesaggistico.
Iter di approvazione
Il piano è approvato con provvedimento regionale entro il termine fissato nell’accordo.
Dall’approvazione del piano le previsioni e prescrizioni sono immediatamente prevalenti sulle previsioni dei
piani territoriali ed urbanistici.
Gli interventi edilizi nelle aree sottoposte a vincolo di tutela paesaggistica sono subordinati ad una
obbligatoria preventiva autorizzazione, suddivisa a sua volta in procedura ordinaria e procedura
semplificata.
La richiesta di autorizzazione NON è prevista nei seguenti casi:
• Interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro
conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici
• Interventi inerenti l’esercizio dell’attività agro-silvo-pastorale che non comportino alterazione
permanente dello stato dei luoghi
• Per il taglio colturale, la forestazione/rinforestazione, ecc.
Possono rilasciare autorizzazioni paesaggistiche solo gli enti locali inclusi negli elenchi approvati dalle Regioni
e ritenuti idonei ad esercitare le competenze paesaggistiche loro attribuite.
PROCEDURA ORDINARIA – d.lgs. 42/2004
1. Il richiedente presenta istanza di autorizzazione paesaggistica all’Ente competente
2. Entro 40 giorni dalla ricezione l’Ente competente:
• Verifica la necessità dell’autorizzazione paesaggistica, la completezza della documentazione;
valuta la compatibilità paesaggistica e acquisisce il parere della Commissione Paesaggio
• Trasmette alla Soprintendenza la documentazione del richiedente, il parere della
Commissione Paesaggio, una relazione tecnica illustrativa con proposta di provvedimento
• Comunica al richiedente l’avvio del procedimento presso la Soprintendenza
33
34
• Per lavori che non abbiano determinato creazione di superfici utili o volumi o aumento di quelli
legittimamente realizzati
• Per l’impiego di materiali in difformità dall’autorizzazione paesaggistica
• Per i lavori comunque configurabili quali interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria
In questo caso:
1. Il proprietario presenta domanda all’autorità preposta
2. L’autorità si pronuncia sulla domanda entro il termine di 180 giorni previo parere vincolante della
soprintendenza (entro 90 giorni)
3. Accertata la compatibilità paesaggistica il trasgressore deve pagare una somma equivalente al
maggiore importo tra il danno arrecato e il profitto conseguito mediante la trasgressione
4. In caso di rigetto della domanda sono obbligatori la demolizione e il ripristino del bene originario.
35
36
37
5.2 ESPROPRIO
L’esproprio è un istituto di diritto pubblico in base al quale un soggetto, previo pagamento di una giusta
indennità, viene privato, in tutto o in parte, di uno o più beni immobili di sua proprietà per una causa di
pubblico interesse legalmente dichiarata.
Attraverso tale atto una pubblica amministrazione, per fini di pubblica utilità acquisisce il diritto di proprietà,
o altro diritto reale, su un bene privato.
38
Per l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica e popolare, l’indennizzo viene equiparato al
valore venale fissato al biennio precedente l’adozione del piano e depurato degli incrementi derivanti dalla
formazione ed attuazione del piano medesimo. La Corte Costituzionale nel 1965 dichiarò illegittimo tale
criterio in quanto, a causa della perdita di potere d’acquisto della moneta e dei tempi lunghi previsti per
l’attuazione del piano, l’indennità avrebbe potuto assumere un valore simbolico.
LEGGE 904/1965
Criterio previsto dalla legge di Napoli con una maggiorazione del 2% annuo per il periodo compreso tra
approvazione del piano e decreto di esproprio.
SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE 1968
Definisce incostituzionali i vincoli di inedificabilità preordinati all’espropriazione dettati dalla legge Ponte
765/1967 perché permanenti e non indennizzati, per questo motivo la loro validità giuridica non deve
superare i 5 anni dalla data di adozione.
LEGGE 1187/1968 – LEGGE TAMPONE
Introduce il principio che i beni assoggettati a vincoli preordinati all’espropriazione o a vincoli che comportino
l’inedificabilità, perdono ogni efficacia se entro 5 anni dalla data di approvazione del PRG non siano stati
approvati i relativi PP o autorizzati i PL convenzionati.
LEGGE 865/1971 – LEGGE SULLA CASA
L’indennizzo viene correlato al valore agricolo medio (VAM), cioè il valore agricolo con correzioni
parametriche relative alla collocazione dell’area nel contesto della città, al tipo di coltura praticata e alla
condizione lavorativa agricola dell’espropriato.
LEGGE 10/1977 – LEGGE BUCALOSSI
Introduce nuove disposizioni relative al procedimento di determinazione dell’indennità di esproprio,
decentrando a livello locale funzioni prima demandate ad organi statali.
SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE N.5 DEL 1980
Dichiara l’illegittimità delle disposizioni delle leggi 865/1971 e 10/1977 che commisuravano al valore agricolo
medio l’indennizzo per l’espropriazione di aree edificabili.
LEGGE FINANZIARIA 359/1992 – LEGGE AMATO
Riprende la legge di Napoli del 1885 e rapporta quindi l’indennità al valore di mercato; i vincoli urbanistici
decadono dopo 5 anni e possono essere reiterati per soli altri 5 anni previo ulteriore indennizzo.
SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE 179/1999
Stabilisce che la riproposizione del vincolo è possibile per soli altri 5 anni dopo la scadenza a condizione però
che venga motivata e venga pagato ai proprietari uno specifico ulteriore indennizzo per il solo fatto che il
vincolo viene riconfermato.
39
Cessione volontaria
Dichiarata la pubblica utilità dell’opera e fino alla data in cui è eseguito il decreto di esproprio, il proprietario
può stipulare con il beneficiario dell’espropriazione l’atto di cessione volontaria. In questo caso il
corrispettivo dell’atto di cessione:
• Se riguarda un’area edificabile, indennità = valore venale + 10%
• Se riguarda un’area legittimamente edificata, indennità = valore venale
• Se riguarda un’area non edificabile, indennità = valore agricolo medio della coltura praticata + 50%
• Se riguarda un’area non edificabile coltivata direttamente dal proprietario, indennità = valore
agricolo medio della coltura pratica moltiplicato per 3.
Retrocessione
Se l’opera pubblica o di pubblica utilità non è stata realizzata o cominciata entro 10 anni dal decreto di
esproprio, l’espropriato può chiedere che sia accertata la decadenza della dichiarazione di pubblica utilità e
che siano disposti la restituzione del bene espropriato e il pagamento di una somma a titolo di indennità.
41
Carico d’incendio Potenza termica della totalità dei materiali presenti all’interno di un’ambiente che
risultano essere combustibili e calcolati in kg di legno equivalenti: Kcal x kg legno
equivalente.
REI R = resistenza meccanica di un materiale al fuoco
E = tenuta al fumo, gas e vapori
I = isolamento termico
Le cifre che accompagnano di norma tale sigla indicano i minuti per i quali le
caratteristiche rimangono inalterate in presenza di un incendio.
Compartimento Area o porzione dell’edificio isolata e protetta dalle altre grazie a strutture e
dispositivi tagliafuoco. Un edificio suddiviso per compartimenti diminuisce il
rischio di propagazione di un incendio al suo interno.
Filtro Ambiente aerato naturalmente tramite un’apertura di almeno 1 mq o attraverso
sistemi di aerazione, delimitato da strutture REI e porte tagliafuoco: una in
comunicazione con gli ambienti dell’edificio, l’altra con la scala di sicurezza o la via
di fuga.
Luogo sicuro Luogo all’aperto, in diretto contatto con l’esterno, comunque protetto dal fuoco
con strutture REI aventi caratteristiche idonee a ricevere e contenere un numero
predeterminato di persone.
Scala protetta Scala delimitata da muri REI e porta tagliafuoco.
Scala a prova di fumo Scala delimitata da muri REI e disimpegnata da una zona filtro.
Vie di fuga Percorsi individuati e opportunamente segnalati all’interno dell’edificio che
devono condurre nel più breve tempo possibile all’esterno o ad un luogo sicuro.
LEGGE 818/1984
Rilascio del nulla osta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi (d.m. 1982). La
legge fornisce anche disposizioni generali di sicurezza degli edifici, modificate in parte da leggi successive, gli
edifici devono essere dotati di:
• Scala di sicurezza esterna a servizio di massimo 25 ml di corridoio
• Vie di fuga di massimo 25 ml con uscita a cielo aperto
• Segnaletica delle vie di fuga (colore verde e disegno bianco)
• Corridoi con larghezza non inferiore a 1,2 ml (con il d.m. 236/1989 si passa a 1,5 ml)
• Porte RE o REI 120/180 con modulo 60+60 cm oppure 90+30 cm con maniglione antipanico
• Naspo, lancia, estintore, ascia
• Determinazione del carico d’incendio e compartimentazione edificio
• Almeno 1 uscita di sicurezza ogni 100 persone.
D.M. 246/1987 – Norme di sicurezza antincendio per gli edifici di civile abitazione
42
La norma ha per oggetto i criteri di sicurezza antincendio da applicare a edifici di nuova costruzione o
ristrutturati destinati a civile abitazione, con altezza antincendio uguale o superiore a 12 ml. Gli edifici e le
caratteristiche di sicurezza alle quali devono attenersi vengono classificati in funzione della loro altezza
antincendio.
D.M. APRILE 1994 – Regola tecnica di prevenzione incendi per attrezzature turistico-ricettive
Suddivide le prescrizioni tra edifici con capienza fino a 25 posti letto e superiori a 25 posti letto.
D.P.R. 37/1998
Elimina la procedura del nulla osta provvisorio di cui alla legge 818/1984 e fissa nuove norme relative al
certificato di prevenzione incendi che deve essere richiesto dal titolare ed è obbligatorio per tutte le attività
che rientrano nelle categorie del d.m. 1982.
La richiesta per il rilascio del certificato prevenzione incendi viene redatta da un professionista iscritto negli
elenchi del Ministero dell’interno. La documentazione richiesta dai VV.F. consiste in:
• Relazione tecnica esplicativa
• Planimetria generale con viabilità esterna e fabbricati contigui
• Planimetria dell’intervento con le indicazioni delle procedure di emergenza e dei dispositivi
antincendio installati
• Sezioni e prospetti.
D.P.R. 151/2011 – Regolamento per la semplificazione di procedimenti in materia di prevenzione incendi
Prevede per le 80 attività indicate nella tabella allegata al decreto l’applicazione della SCIA.
Le attività da sottoporre a controlli di prevenzione incendi vengono suddivise in 3 categorie (A, B, C) sulla
base: delle percentuali di rischio incendio, della dimensione dell’impresa, del settore di attività, dell’esistenza
di specifiche regole tecniche, delle esigenze di tutela della pubblica incolumità.
Nella CATEGORIA A sono inserite attività dotate di regola tecnica, con limitato livello di complessità legato
alla consistenza dell’attività, all’affollamento e ai quantitativi di materiale presente. Alcuni esempi sono:
alberghi fino a 50 posti letto, scuole fino a 150 persone, aziende e uffici fino a 500 persone presenti, edifici
civili con altezza antincendio fino a 32 metri.
Non richiedono prima di iniziare i lavori il preventivo parere di conformità del Comando provinciale dei Vigili
del fuoco, né occorre attendere il certificato di prevenzione incendi. Finiti i lavori basta presentare allo
sportello unico delle attività produttive (SUAP) o al Comando una istanza, mediante SCIA commerciale
Nella CATEGORIA B sono inserite le attività presenti nella categoria A quanto a tipologia, ma caratterizzate
da un maggiore livello di complessità. Alcuni esempi sono: locali di spettacolo, teatri, palestre fino a 200
persone; alberghi e simili tra 50 e 100 posti letto; scuole da 150 a 300 persone; aziende e uffici da 500 a 800
persone; edifici civili con altezza antincendio tra 32 e 54 metri.
Preventivamente al titolo edilizio previsto occorre chiedere il preventivo parere di conformità presentando
il progetto al Comando VV.F. Il Comando entro 30 giorni può chiedere documentazione integrativa ed entro
60 giorni si pronuncia sulla conformità che dovrà essere allegata al titolo edilizio. Come per la categoria A,
l’istanza per l’inizio dell’attività viene presentata tramite SCIA.
Nella CATEGORIA C sono inserite le attività con un alto livello di complessità indipendentemente o meno
dalla presenza o meno di regola tecnica. Alcuni esempi sono: tutti gli edifici protetti dal d.lgs. 42/2004; teatri
oltre 200 persone; alberghi oltre 100 posti letto; scuole oltre 300 persone; aziende e uffici oltre 800 persone;
edifici civili oltre 54 metri di altezza antincendio.
43
Stessa procedura della categoria B, ma per questa categoria i controlli dei vigili del fuoco sono obbligatori.
Entro 15 giorni dalla visita obbligatoria con esito positivo viene rilasciato il certificato di prevenzione incendi.
D.M. AGOSTO 2011 – Nuove regole per l’iscrizione agli elenchi della legge 818/1984
Definisce le nuove procedure e i requisiti per l’iscrizione dei professionisti negli elenchi ministeriali. Il decreto
individua i requisiti per l’iscrizione in appositi elenchi del Ministero dell’interno dei professionisti iscritti in
albi professionali, nonché il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del d.lgs. 139/2006. Tali professionisti sono
autorizzati:
• Al rilascio delle certificazioni e delle dichiarazioni del d.lgs. 139/2006
• Alla redazione dei progetti elaborati con l’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio di cui
al d.m. 2007, nonché del relativo documento sul sistema di gestione della sicurezza antincendio.
Per l’iscrizione negli elenchi i professionisti devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
• Iscrizione all’albo professionale;
• Attestazione di frequenza con esito positivo del corso base di specializzazione di prevenzione incendi
di 120 ore con esame finale.
Questa attestazione non è richiesta:
• Ai professionisti appartenuti per almeno 1 anno ai ruoli dei direttivi e dirigenti, degli ispettori e dei
sostituti direttori antincendi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco
• Ai professionisti che comprovino di aver seguito durante il corso degli studi universitari, uno dei corsi
d’insegnamento in materia di prevenzione incendi previsti dal decreto. In questo caso è richiesto il
superamento dell’esame.
Per il mantenimento dell’iscrizione negli elenchi è obbligatorio effettuare corsi o seminari di aggiornamento
in materia di prevenzione incendi della durata di almeno 40 ore in 5 anni dalla data di iscrizione nell’elenco.
D.M. DICEMBRE 2012 – Impianti di protezione attiva contro l’incendio
Disciplina la progettazione, la costruzione, l’installazione e la manutenzione dei seguenti impianti installati in
attività soggette a controlli di prevenzione incendi:
• Impianti di rivelazione incendio e segnalazione allarme incendio
• Impianti di estinzione o controllo incendio (tipo automatico o manuale)
• Impianti di controllo del fumo e del calore.
Il decreto prevede i seguenti obblighi:
• Nella costruzione devono essere utilizzati prodotti conformi a specifiche comunitarie.
• La progettazione deve rispettare le disposizioni legislative vigenti. Il progetto deve contenere: schemi
e disegni planimetrici; relazione tecnica comprendente i calcoli di progetto e la descrizione
dell’impianto.
• Il progetto deve essere redatto da un tecnico iscritto ad albo professionale.
• L’installazione deve avvenire a regola d’arte con consegna della documentazione da parte
dell’impresa installatrice.
D.M. AGOSTO 2015 – Norme tecniche di prevenzione incendi ai sensi dell’art. 15 d.lgs. 139/2006
Nuovo Codice di Prevenzione Incendi. Strutturato in 5 articoli e 1 allegato tecnico:
• Art. 1 approvazione delle norme tecniche
• Art. 2 campo di applicazione
• Art. 3 requisiti e condizioni per l’impiego dei prodotti antincendio
• Art. 4 svolgimento e modalità di monitoraggio sull’applicazione delle norme tecniche da parte dei
VV. F
• Art. 5 disposizioni transitorie e finali
• Allegato tecnico diviso in: generalità, strategia antincendio, regole tecniche verticali, metodi.
D.M. OTTOBRE 2019 – Nuovo codice di prevenzione incendi
Nuove regole tecniche di prevenzione incendi in sostituzione di quelle allegate al d.m. 2015. Al progettista
spetta di assumere l’onere della valutazione del rischio e tracciare la strada da percorrere all’interno del
Codice.
D.M. SETTEMBRE 2021
Noto come Decreto Minicodice, chiude la riforma del d.m. marzo 1998. Si compone di 5 articoli e 1 allegato
che riporta i “Criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per
luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio”. Sono considerati luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio quelli
ubicati in attività non soggette e non dotate di specifica regola tecnica verticale, aventi i seguenti requisiti
aggiuntivi:
• Affollamento complessivo ≤ 100 occupanti
• Superficie lorda complessiva ≤ 1000 m2
• Piani situati a quota compresa tra -5 m e 24 m
• Senza materiali combustibili in quantità significative
• Senza lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio.
D.M. NOVEMBRE 2021
Riporta un nuovo allegato con una serie di modifiche al precedente allegato 1 del d.m. 2015.
45
48
STRATEGIA DI RISTRUTTURAZIONE A LUNGO TERMINE – Strategia che dovrà essere recepita nel Piano
nazionale integrato per l’energia e il clima e dovrà fissare obiettivi indicativi periodici per il 2030, 2040, 2050,
incluso il raggiungimento di un tasso annuale di ristrutturazione degli edifici al fine del miglioramento della
prestazione energetica pari almeno al 3%.
REQUISITI DEGLI EDIFICI – Modificato l’art. 4 del d.lgs. 192/2005.
• In fase di progettazione per la realizzazione di nuovi edifici o per la ristrutturazione importante, si
dovrà tenere conto della fattibilità tecnica, funzionale, ambientale ed economica dei sistemi
alternativi ad alta efficienza.
• I nuovi edifici e gli edifici esistenti in occasione della sostituzione del generatore di calore dovranno
essere dotati di dispostivi autoregolanti che controllino separatamente la temperatura in ogni vano.
• Nel caso di nuova installazione, sostituzione o miglioramento dei sistemi tecnici per l’edilizia, i
requisiti minimi comprenderanno il rendimento energetico globale.
RICARICA VEICOLI ELETTRICI – Edifici con più di 20 posti auto devono installare punti di ricarica.
PORTALE NAZIONALE SULLA PRESTAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI – Istituito presso ENEA con lo scopo
di fornire ai cittadini, alle imprese e alla pubblica amministrazione assistenza e informazioni: sulla prestazione
energetica degli edifici, sulle migliori pratiche per le riqualificazioni energetiche efficaci in termini di costi,
sugli strumenti di promozione esistenti per migliorare la prestazione energetica degli edifici, sugli attestati di
prestazione energetica (APE).
ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA (APE) – Modificato l’art. 6 del d.lgs. 182/2005. Ribadito che l’APE
vale 10 anni, è obbligatorio predisporre un verbale di visita da parte del certificatore e che ogni modifica
impiantistica obbliga ad una nuova APE. Modifiche riguardo il pagamento della sanzione amministrativa in
caso di omessa dichiarazione. Obbligo di presentare alla Regione competente la dichiarazione o la copia
dell’attestato di prestazione energetica entro 45 giorni.
AMBITI DI ESCLUSIONE DEL D.LGS. 192/2005
• Edifici vincolati (d.lgs. 42/2004)
• Edifici non influenti energicamente
CATASTO ENERGETICO – Sistema di rilevamento e catalogazione del comportamento energetico degli
immobili. È di competenza regionale e gestisce il registro degli APE relativi agli immobili presenti sul territorio
della Regione. Le funzioni sono quelle di recepire e archiviare le nuove pratiche e di offrire la consultazione
delle pratiche già redatte.
49
Normativa nazionale
LEGGE 447/1995 – LEGGE QUADRO SULL’ISOLAMENTO ACUSTICO
È la legge base italiana relativa all’acustica. Tratta di acustica ambientale e del suo inquinamento; si occupa
dell’isolamento acustico degli ambienti abitativi (requisiti acustici passivi); si occupa del clima acustico e
dell’impatto acustico. Quest’ultimo valuta in via previsionale quale sarà l’impatto di una futura opera o
attività sul territorio circostante.
D.P.C.M. NOVEMBRE 1997 – DETERMINAZIONE DEI VALORI LIMITE DELLE SORGENTI SONORE
Descrive e fissa i limiti di emissione ed immissione oltre ai valori di attenzione e di qualità. La classificazione
si basa sulla classificazione acustica del territorio comunale.
D.P.C.M. DICEMBRE 1997 – DETERMINAZIONE DEI REQUISITI ACUSTICI PASSIVI DEGLI EDIFICI
Documento di riferimento per l’acustica in edilizia. Definisce i valori acustici che un’unità immobiliare dovrà
considerare e rispettare riferiti ad unità adiacenti e con l’esterno. Vengono classificati gli ambienti abitativi
in 7 categorie.
Tra le norme UNI si ricorda:
• UNI 11532 – Caratteristiche acustiche interne di ambienti confinanti
• UNI 11367 – Classificazione acustica delle unità immobiliari
DECRETO GENNAIO 2017 – CRITERI AMBIENTALI MINIMI (CAM)
Nuove prescrizioni per garantire un certo comfort acustico negli ambienti interni, limitatamente a bandi di
gare di appalto di edifici pubblici.
D.LGS. 42/2017 – TECNICO COMPETENTE IN ACUSTICA
Specifica i requisiti richiesti per diventare tecnico competente in acustica (TCA) attraverso due casistiche:
Laureati triennali o magistrali ad indirizzo tecnico o scientifico rientranti nell’elenco dell’allegato 2; diplomati
di scuola media superiore ad indirizzo tecnico o maturità scientifica.
50
51
Quadro storico-normativo
LEGGE 118/1971 – NORME IN FAVORE DI MUTILATI ED INVALIDI CIVILI
LEGGE 13/1989 – DISPOSIZIONI PER FAVORIRE IL SUPERAMENTO E L’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEGLI
EDIFICI PRIVATI
Campo di applicazione
D.P.R. 503/1996 Nuove costruzioni e ristrutturazioni per edifici pubblici.
L. 13/1989 – D.M. 236/1989 Nuove costruzioni per: edifici privati residenziali, spazi esterni di
pertinenza a detti edifici.
Ristrutturazioni per: edifici privati preesistenti all’entrata in vigore del
decreto, spazi esterni di pertinenza a detti edifici.
Negli edifici residenziali plurifamiliari con più di 3 livelli fuori terra è richiesto che, per le unità immobiliari,
siano soddisfatti i requisiti di visitabilità e di adattabilità e per le parti comuni l’accessibilità.
Negli edifici residenziali plurifamiliari con non più di 3 livelli fuori terra è sufficiente che, per le unità
immobiliari, siano soddisfatti i requisiti di visitabilità e adattabilità e per le parti comuni l’adattabilità.
Negli edifici residenziali unifamiliari, quindi privi di parti comuni, è sufficiente che siano garantite visitabilità
e adattabilità.
52
La verifica di conformità del progetto viene compiuta dall’ufficio tecnico o dal tecnico incaricato dal Comune
prima del rilascio dell’autorizzazione edilizia.
53
Forme strutturali
Vantaggi e svantaggi delle diverse tipologie in relazione alla loro capacità deformativa e dissipativa.
• TELAI RESISTENTI A MOMENTO
Travi rigidamente connesse ai pilastri. Costituiscono una delle tipologie più utilizzate per realizzare
edifici in cemento armato. Un telaio per avere buona duttilità deve permettere la formazione di
cerniere plastiche solamente nelle travi e alla base dei pilastri. Si presta all’applicazione del modello
delle gerarchie delle resistenze; una struttura a telaio in cui le colonne hanno resistenza maggiore
rispetto alle travi permette che queste possano ruotare.
• TELAI CON CONTROVENTI CONCENTRICI O ECCENTRICI
Tipologia più utilizzata per la progettazione di edifici in acciaio con elevato numero di piani. Dal punto
di vista della duttilità strutturale, sotto l’azione delle forze laterali gli elementi di controvento
concentrici sono soggetti in prevalenza a forze assiali.
• SISTEMI A PARETE SINGOLA O ACCOPPIATE
La resistenza necessaria a sopportare le forze orizzontali dell’azione sismica è interamente attribuita
a pareti strutturali in muratura o cemento armato. Agli altri elementi strutturali spetta il solo
compito di reggere i carichi verticali.
• SISTEMI TELAIO PARETE
Costituiti da telai in cemento armato accoppiati a pareti in muratura o cemento armato, che
forniscono insieme la necessaria resistenza alle forze del sisma, mentre ciascuno porta la sua quota
di carichi verticali. L’accoppiamento unisce la duttilità del telaio alla rigidezza della parete.
• SISTEMI A NUCLEO
Nuclei in cemento armato. Questi offrono resistenza tridimensionale alle forze sismiche, conferendo
al sistema una rigidezza superiore a quella che si otterrebbe con le pareti isolate.
Regolarità strutturale
Durante l’azione del sisma viene introdotta un’accelerazione nella struttura che provoca la nascita di forze di
inerzia orizzontali. Si definisce centro di rigidezza o di resistenza (CR) il punto dove deve essere applicata la
risultante delle forze di taglio R, per avere solo una traslazione orizzontale relativa al piano. Se il centro di
massa e il centro di resistenza non coincidono, forza sollecitante e forza resistente troveranno una condizione
di equilibrio solo con la nascita di un momento torcente. La conoscenza del centro di massa e del centro di
resistenza e la minimizzazione della loro distanza è aspetto di fondamentale importanza per evitare effetti
torsionali sfavorevoli. Il punto dove, nel singolo piano, agisce la forza d’inerzia è il centro di massa (CM).
Regolarità planimetrica
Le dimensioni strutturali costituiscono in zona sismica un elemento di primaria importanza. Le forze inerziali
dovute al terremoto sono proporzionali alla massa della costruzione e pertanto al suo volume. Quindi come
indicazione generale: in zona a rischio sismico rilevante, realizzare organismi ragionevolmente contenuti.
Per quanto riguarda le scelte della pianta dell’edificio, forme rettangolari sono preferibili a forme a T, L e U,
in quanto strutture con angoli rientranti sono soggette ad una richiesta di duttilità distribuita in modo non
uniforme, salvo il caso in cui al cambio di direzione della pianta corrisponda un giunto tecnico.
Alcune regole nella configurazione planimetrica sono:
54
Regolarità altimetrica
La presenza di zone verticali rientranti o sporgenti dà luogo a situazioni di diversa rigidezza fra parti della
stessa struttura, questo produce stati deformativi differenziati che favoriscono l’insorgere di concentrazioni
di sforzo localizzato.
Conclusioni
Per le costruzioni antisismiche i criteri e le prescrizioni di cui tenere conto in sede di progettazione sono:
• Altezza massima degli edifici proporzionata al sistema costruttivo e al grado di sismicità
• Distanze minime tra edifici normate da apposite tabelle
• Modalità di giunzione tra edifici contigui attraverso giunti sismici
• Azioni sismiche orizzontali e verticali da considerarsi nel dimensionamento degli edifici e le loro
giunzioni
• Dimensionamento e verifica delle diverse parti di cui è composta una costruzione
• Tipologie costruttive per le strutture di fondazione e le parti in elevazione.
Per le nuove costruzioni le NTC 2018 prevedono che lo spostamento massimo della singola costruzione (Smax)
𝐻 𝑎𝑔
sia pari a 100 ∙ 𝑔
∙ 𝑆 con:
55
57
Materiali moderni
Oltre all’impiego di materiali tradizionali ha trovato sempre maggior interesse e uso l’impiego di materiali
compositi (FRP) costituiti da fibre ad altissima resistenza meccanica e resine polimeriche appositamente
studiate per il rinforzo e l’adeguamento statico e sismico di qualsiasi tipo di struttura.
Gli FRP (Fiber Reinforced Polymer, ovvero materiale polimerico fibrorinforzato) sono costituiti da fibre di
rinforzo immerse in una matrice polimerica. Le fibre possono essere disposte in tutte le direzioni in maniera
tale da ottimizzare le proprietà meccaniche nelle direzioni desiderate. I rinforzi sono costituiti da:
• Fibre di carbonio
• Fibre di vetro
• Fibre di basalto
• Fibre metalliche (acciaio ad altissima resistenza).
Gli FRP possono essere impiegati per:
• Ripristino e adeguamento statico e sismico di strutture dissestate o degradate
• Confinamento di elementi compressi o pressoinflessi
• Adeguamento sismico e restauro di strutture a volta
• Placcaggio nodi trave-pilastro.
58
6. OPERE PUBBLICHE
6.2 ARTICOLAZIONE NORMATIVA E PROCEDURALE DELLE OPERE PUBBLICHE
Introduzione e quadro storico
LEGGE 109/1994 – LEGGE QUADRO SUI LAVORI PUBBLICI (MERLONI) + REGOLAMENTO D.P.R. 554/1999
Prima legge ad apportare importanti modifiche al quadro normativo previgente risalente alla fine del 1800.
Le modifiche riguardavano gli aspetti strettamente connessi alla progettazione.
D.L. 163/2006 – CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI + D.P.R. 207/2010
Codice che abrogava la legge Merloni e nuovo regolamento in sostituzione del precedente.
D.L. 50/2016 – NUOVO CODICE DEGLI APPALTI
Abrogava il vecchio codice e il relativo Regolamento.
A partire dal 2019 il Codice viene modificato da: D.LGS. 56/2017 CORRETTIVO CODICE APPALTI, D.L. SBLOCCA
CANTIERI 2019, D.L. SEMPLIFICAZIONI 2020 E 2021.
Le figure professionali
Dirigente: soggetto titolare del potere decisionale e di spesa relativa alla gestione dell’appalto.
Responsabile unico del procedimento (RUP): figura professionale in possesso di titolo di studio adeguato
alla natura dell’intervento da realizzare. È nominato dal responsabile dell’unità organizzativa, tra i dipendenti
di ruolo dell’unità stessa, con competenze professionali adeguate in relazione ai compiti assegnati. La nomina
59
non può essere rifiutata. In mancanza di personale idoneo il ruolo può essere affidato all’esterno. Le LINEE
GUIDA N.3 DELL’ANAC ne specificano meglio i compiti:
Responsabile di singoli interventi, sovraintende e coordina tutte le fasi di un’opera pubblica, relative a
programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione. Formula proposte per la predisposizione del
programma triennale e dei relativi aggiornamenti; accerta la disponibilità delle aree e degli immobili; fornisce
all’amministrazione i dati relativi alle principali fasi del processo attuativo.
Di fatto il RUP è il project manager dell’opera pubblica.
Collegio consultivo tecnico: introdotto dal D.L. SEMPLIFICAZIONI 2020 per i contratti pari o sopra la soglia
comunitaria. Fino al 30 giugno 2023 è obbligatoria la costituzione di un collegio consultivo tecnico prima
dell’avvio dell’esecuzione con i compiti previsti per la sospensione dell’esecuzione dell’opera pubblica e con
funzioni di assistenza per la rapida risoluzione delle controversie tecniche che possono insorgere nel corso
dell’esecuzione del contratto stesso.
Progettazione
Fasi preliminari
Le fasi preliminari non sono disciplinate dal nuovo Codice, ma sono tuttora utilizzate.
1. STUDI DI FATTIBILITÀ
Oggi rinominato in documento di fattibilità delle alternative progettuali. È composto da una
relazione contenente:
- Caratteristiche funzionali, tecniche, gestionali, economico-finanziarie dei lavori da realizzare
- Analisi delle possibili alternative
- Verifica della possibilità di realizzazione mediante contratti di concessione
- Analisi dello stato di fatto
- Descrizione delle caratteristiche dell’opera da progettare.
2. DOCUMENTO PRELIMINARE DI PROGETTAZIONE (DPP)
È redatto dal RUP e deve indicare:
60
- Stato di fatto
- Obiettivi da perseguire ed esigenze da soddisfare
- Norme tecniche e vincoli da rispettare
- Impatti dell’opera sulle componenti ambientali
- Limiti finanziari da rispettare
- Tipologia di contratto individuata per la realizzazione dell’opera
- Se per l’appalto si seguirà una procedura aperta, ristretta o negoziata
- Se il contratto sarà stipulato a corpo o a misura
3. QUADRO ECONOMICO DETTO ANCHE QUADRO TECNICO ECONOMICO
In tutte le fasi di progettazione di un’opera pubblica è obbligatorio un quadro economico che riporti
la distinzione delle singole voci di spesa con i relativi importi. Il quadro economico riguarda tutte le
spese tecniche e tutte le altre spese necessarie per la realizzazione dell’opera.
Fasi progettuali
• PROGETTO DI FATTIBILITÀ TECNICO-ECONOMICA
Per opere > 1.000.000 serve per inserimento nel programma triennale e l’elenco annuale.
È redatto sulla base di indagini geologiche e geognostiche, verifiche preventive dell’interesse
archeologico, studi preliminari sull’impatto ambientale.
Individua la soluzione che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici; comprende tutte le indagini
e gli studi; schemi grafici e stime economiche. Evidenzia le aree impegnate, le relative fasce di
rispetto e le misure di salvaguardia ambientale. In caso di concorsi di progettazione e nei lavori con
specifiche soglie è previsto il preventivo documento di fattibilità delle alternative progettuali.
• PROGETTO DEFINITIVO
Serve per ottenimento permessi o per gara d’appalto se appalto integrato.
Contiene la quantificazione della spesa per la realizzazione, gli elaborati grafici, calcoli delle strutture
e degli impianti, relazioni, piano di sicurezza e coordinamento, schema di contratto e capitolato
speciale di appalto.
• PROGETTO ESECUTIVO
Serve per gara d’appalto e realizzazione.
Determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare, il relativo costo, il cronoprogramma coerente con
quello del progetto definitivo, il piano di manutenzione.
61
L’affidamento esterno alla P.A. è libero, unica discriminante è prevista per la progettazione di opere rilevanti
in cui il Codice prevede che le stazioni appaltanti debbano utilizzare risorse interne o avvalersi di concorsi di
progettazione.
Modalità concorsuali
Concorsi di progettazione
Sono procedure atte a fornire all’amministrazione, nel settore della pianificazione territoriale,
dell’urbanistica, dell’architettura e dell’ingegneria civile, un progetto tra quelli presentati in base ad una gara,
selezionato da una commissione giudicatrice. Il concorso di progettazione può prevedere 3 diverse modalità.
In unico grado Presentazione ideativa con Ammessa offerta del minor prezzo
complessità pari a un progetto di
fattibilità tecnica ed economica.
In due gradi previa 1° grado: progetto di fattibilità Solo offerta del miglior rapporto
adeguata motivazione tecnica ed economica. qualità/prezzo
2° grado: progetto definitivo
architettonico e di fattibilità
strutturale e impiantistica.
In due gradi per opere 1° grado: concorso di idee con Solo offerta del miglior rapporto
di grande complessità progetto di fattibilità tecnica ed qualità/prezzo
economica e rimborso spese per i
selezionati alla fase II.
2° grado: ammessi max 10
concorrenti, progetto definitivo
architettonico e di fattibilità
strutturale e impiantistica.
Concorsi di idee
Sono finalizzati all’acquisizione di proposte ideative da remunerare con il riconoscimento di premi. Il livello
degli elaborati è pari a quello del progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Il progetto premiato può essere posto a base di un concorso di progettazione o di un appalto di progettazione.
La stazione appaltante può affidare al vincitore la realizzazione dei successivi livelli di progettazione, con
procedura negoziata.
62
Affidamento lavori
L’affidamento dei lavori avviene attraverso gare d’appalto. Il vincitore stipula con la stazione appaltante
contratti d’appalto per l’esecuzione dei lavori, a cui corrisponde come contropartita il pagamento di un
prezzo, o contratti di concessione per l’esecuzione dei lavori a cui corrisponde come contropartita il
successivo temporaneo sfruttamento economico dell’opera realizzata.
Gli appalti pubblici di lavori sono appalti che possono prevedere:
• Sola esecuzione
• Progettazione esecutiva e esecuzione di lavori (appalto integrato)
• Progetto definitivo in sede di offerta e successiva progettazione esecutiva ed esecuzione lavori
(appalto integrato).
Il nuovo Codice prevede il divieto di ricorrere all’appalto integrato eccetto i casi di:
• Affidamento a contraente generale
• Finanza di progetto
• Affidamento in concessione
• Partenariato pubblico-privato
• Contratto di disponibilità.
Le concessioni di lavori pubblici sono invece contratti che possono prevedere:
• Esecuzione di lavori pubblici o di pubblica utilità
• Progettazione esecutiva ed esecuzione di lavori pubblici o di pubblica utilità
• Progettazione definitiva, esecutiva ed esecuzione di lavori pubblici o di pubblica utilità.
63
Documentazione di gara
La documentazione per la partecipazione alle procedure disciplinate dal Codice è acquisita esclusivamente
attraverso la Banca dati nazionale dei contratti pubblici, come previsto dalle modifiche del D.L. 77/2021.
È prevista anche l’istituzione del fascicolo virtuale dell’operatore economico nel quale sono presenti i dati
per la verifica dell’assenza di motivi di esclusione, l’attestazione SOA, oltre ai dati e documenti relativi ai
criteri di selezione che l’operatore economico deve caricare.
Soccorso istruttorio
Le carenze della domanda di partecipazione al bando di gara possono essere sanate attraverso la procedura
di soccorso istruttorio. In particolare, in caso di mancanza, incompletezza e di ogni altra irregolarità presente
nel documento di gara unico europeo, la stazione appaltante assegna al concorrente un termine non
superiore a 10 giorni.
Categorie e classifiche
Classificazione valida fino alla pubblicazione delle Linee guida ANAC.
La qualificazione in una categoria abilita l’impresa a partecipare alle
gare e ad eseguire i lavori nei limiti della propria classifica
incrementata di 1/5 (+20%).
Avvalimento
Il concorrente singolo, consorziato o raggruppato, in relazione ad una specifica gara di lavori, servizi, forniture
può soddisfare la richiesta relativa al possesso di attestazione della certificazione SOA, avvalendosi dei
requisiti di un altro oggetto o dell’attestazione SOA di un altro soggetto.
In relazione a ciascuna gara non è consentito che della stessa impresa ausiliaria si avvalga più di un
concorrente e che partecipino sia l’impresa ausiliaria che quella che si avvale dei requisiti.
64
accordo quadro sono aggiudicati secondo procedure aperte, ristrette o negoziate a seconda che
siano conclusi con uno o più operatori economici. L’accordo quadro risponde all’esigenza di
accorpare acquisti ripetuti e costanti nel tempo e anche di servizi tecnici.
• SISTEMA DINAMICO DI ACQUISIZIONE
Procedura di acquisizione interamente elettronica con cui le stazioni appaltanti acquistano beni e
servizi di uso corrente, generalmente disponibili sul mercato. Tale sistema è aperto per tutta la sua
durata a qualsiasi operatore economico che abbia fatto domanda di ammissione al sistema e soddisfi
i criteri di selezione. L’acquisto avviene a seguito di un confronto competitivo tra gli operatori
ammessi al sistema.
66
proposti nelle offerte sulla base di un giudizio tecnico sulla congruità, serietà, sostenibilità e realizzazione
dell’offerta.
La stazione appaltante esclude l’offerta solo se la prova fornita non giustifica sufficientemente il basso livello
dei prezzi proposti.
Il contratto di appalto
Passaggi che conducono all’aggiudicazione di un appalto:
• Inserimento dell’opera nel programma triennale
• Predisposizione della determina a contrarre
• Pubblicazione bando
• Svolgimento della gara
• Seduta pubblica per apertura offerte
• Proposta di aggiudicazione
• Verifica possesso dei requisiti
• Aggiudicazione efficace
• Comunicazioni ai partecipanti
• Obbligo del periodo di stand-still
• Stipula del contratto entro 60 giorni dall’efficacia del provvedimento di aggiudicazione.
CONTRATTO DI APPALTO (art. 1655 c.c.): contratto con il quale una parte assume, con organizzazione dei
mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio verso un
corrispettivo in denaro.
67
Subappalto
È il contratto con il quale l’appaltatore affida a terzi l’esecuzione di parte delle prestazioni o lavorazioni
oggetto del contratto di appalto.
Le stazioni appaltanti devono indicare nei documenti di gara le prestazioni o lavorazioni che devono essere
eseguite obbligatoriamente a cura dell’aggiudicatario e le opere per le quali è necessario rafforzare i controlli
delle condizioni di lavoro, della sicurezza dei lavori e prevenire il rischio di infiltrazioni criminali.
L’affidatario deposita il contratto di subappalto presso la stazione appaltante almeno 20 giorni prima della
data di effettivo inizio dell’esecuzione delle relative prestazioni.
Partenariato pubblico-privato
È un contratto a titolo oneroso con il quale una o più stazione appaltanti conferiscono a uno o più operatori
economici, per un periodo determinato in funzione della durata dell’ammortamento dell’investimento, un
complesso di attività consistenti nella realizzazione, trasformazione, manutenzione e gestione operativa di
un’opera, in cambio in alternativa:
• Della sua disponibilità
• Del suo sfruttamento economico
• Della fornitura di un servizio connessa all’utilizzo dell’opera stessa.
Nel partenariato pubblico-privato rientrano:
• La finanza di progetto
• La concessione di costruzione e gestione
• La concessione di servizi
• La locazione finanziaria di opere pubbliche
• Il contratto di disponibilità.
Finanza di progetto
Il project financing è un sistema che consente l’affidamento della progettazione, della realizzazione e della
gestione di un’opera pubblica mediante il concorso di un investitore privato, che finanzia il progetto facendo
leva sulla valenza tecnico-economica dello stesso, piuttosto che sulla capacità di indebitamento del soggetto
promotore dell’iniziativa.
Le attività realizzabili in operazioni di finanza di progetto possono essere classificate in base alla loro capacità
di ripagarsi in 3 tipologie principali:
• Progetto che si ripaga autonomamente (opera calda)
Ad esempio, le autostrade, i parcheggi, le linee ferroviarie.
• Progetto che si ripaga attraverso pagamenti della P.A. (opera fredda)
Ad esempio, scuole, cimiteri, ospedali.
68
Lavori in house
Con il termine affidamento in house viene indicata l’ipotesi in cui un committente pubblico, derogando al
principio di carattere generale dell’evidenza pubblica, invece di procedere all’affidamento di determinate
prestazioni all’esterno tramite gara, provvede in proprio all’esecuzione delle stesse.
Contraente generale
L’affidamento a contraente generale prevede che, per opere di grandi dimensioni, il soggetto aggiudicatore
affidi ad un soggetto dotato di adeguata capacità organizzativa, tecnico-realizzativa e finanziaria la
realizzazione dell’appalto, nel rispetto del progetto definitivo redatto dal soggetto aggiudicatore e posto a
base di gara, a fronte di un corrispettivo pagato in tutto o in parte dopo l’ultimazione dei lavori.
Il contraente generale, se composto da più soggetti, deve costituire una società di progetto per azioni o a
responsabilità limitata (srl).
Il soggetto aggiudicatore deve provvedere: all’approvazione del progetto esecutivo, alla nomina del direttore
dei lavori e dei collaudatori, al collaudo.
Esecuzione
L’esecuzione dei contratti aventi ad oggetto lavori, servizi, forniture è diretta dal RUP che controlla i livelli di
qualità delle prestazioni. Nella fase dell’esecuzione si avvale:
• Del direttore dei lavori
• Del coordinatore in materia di salute e di sicurezza durante l’esecuzione (CSE)
• Del collaudatore o della commissione di collaudo.
Gli atti mediante i quali il RUP impartisce alla direzione lavori e al coordinatore alla sicurezza indicazioni
specifiche sono detti disposizioni di servizio.
Gli atti mediante i quali il RUP e il DL impartiscono all’esecutore tutte le disposizioni ed istruzioni operate per
l’esecuzione delle prestazioni sono detti ordini di servizio.
69
Riserve
Il direttore dei lavori (DL) è preposto al controllo tecnico, contabile e amministrativo dell’esecuzione
dell’intervento affinché i lavori siano eseguiti a regola d’arte ed in conformità al progetto e al contratto. Per
queste attività può essere affiancato da uno o più direttori operativi e da ispettori di cantiere che formano
l’ufficio di direzione lavori e che operano sotto la sua esclusiva responsabilità.
Il direttore dei lavori ha la responsabilità dell’accettazione dei materiali e svolge anche le seguenti attività:
• Verifica il possesso e la regolarità da parte dell’esecutore della documentazione relativa ai dipendenti
• Verifica la validità del programma di manutenzione, dei manuali d’uso e dei manuali di manutenzione
• Provvede alla segnalazione al RUP dell’inosservanza, da parte dell’esecutore, degli obblighi legati al
subappalto
• Svolge, se in possesso dei requisiti, le funzioni di CSE.
I direttori operativi collaborano con il DL nel verificare che le lavorazioni di singole parti dei lavori da
realizzare siano eseguite regolarmente e nell’osservanza delle clausole contrattuali.
Gli ispettori di cantiere collaborano con il direttore dei lavori nella sorveglianza dei lavori in conformità delle
prescrizioni stabilite nel capitolato speciale d’appalto.
Il coordinatore in materia di salute e di sicurezza durante l’esecuzione (CSE) svolge i seguenti compiti
disciplinati dal D.LGS. 81/2008:
• Verifica l’applicazione delle disposizioni contenute nel piano di sicurezza e coordinamento (PSC)
• Verifica l’idoneità del piano operativo di sicurezza (POS)
• Adegua il PSC e il fascicolo in relazione all’evoluzione dei lavori
• Organizza la cooperazione tra i datori di lavoro
• Segnala al committente o al responsabile dei lavori le inosservanze alle disposizioni e alle prescrizioni
del PSC può proporre la sospensione dei lavori.
Collaudo
I contratti pubblici sono soggetti a collaudo per i lavori e a verifica di conformità per i servizi e per le forniture,
per certificare che l’oggetto del contratto sia stato realizzato ed eseguito nel rispetto delle previsioni
contrattuali e delle pattuizioni concordate in sede di aggiudicazione o affidamento.
Il collaudatore o la commissione di collaudo (3 persone) sono nominati tra i dipendenti della stazione
appaltante o di altre amministrazioni pubbliche. Il collaudatore deve avere 10 anni di iscrizione all’albo.
Il collaudo finale deve avere luogo non oltre 6 mesi dall’ultimazione dei lavori.
70
Contenzioso
Le controversie relative a diritti soggettivi derivanti dall’esecuzione dei contratti pubblici di lavori, servizi,
forniture, possono essere risolte, nel rispetto del Codice civile, mediante:
• ACCORDO BONARIO
Riguarda tutte le riserve iscritte nel registro di contabilità, nel limite massimo complessivo del 15%
dell’importo del contratto.
• TRANSAZIONE
Serve a risolvere le controversie relative a diritti soggettivi derivanti dall’esecuzione dei contratti
pubblici solo ed esclusivamente nell’ipotesi in cui non risulti possibile esperire altri rimedi alternativi.
• ARBITRATO
È una procedura di risoluzione delle controversie possibile a condizione che sia presente nel
contratto la clausola compromissoria. È possibile utilizzarla anche in caso di mancato accordo
bonario.
71
72