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Esame di stato Ing. Civile-Ambientale e Architettura -


Riassunti libro Ceccarelli
Ingegneria Edile-Architettura (Università di Pisa)

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1. URBANISTICA
1.1 CONCETTI INTRODUTTIVI
URBANISTICA: il termine urbanistica viene oggi usato per definire nel suo complesso la disciplina che studia
gli insediamenti sul territorio e che ne regolamenta lo sviluppo e le trasformazioni, approfondendo le parti
analitico-interpretative dei processi di accrescimento insediativo, le proposte di controllo e
regolamentazione e la conoscenza dei meccanismi di intervento e dei processi decisionali. Storicamente si è
affermato nel momento in cui il grande sviluppo insediativo in atto richiedeva strumenti di controllo e di
orientamento dell’urbanizzazione.
La disciplina urbanistica si attua attraverso uno studio (scientifico e pratico) che ha per oggetto il miglior
utilizzo e la tutela delle risorse naturali e territoriali al fine di garantire una corretta pianificazione degli
insediamenti umani.
Studio scientifico: analisi degli elementi che caratterizzano il più razionale assetto insediativo del territorio e
la forma dell’aggregato edilizio più idoneo alla vita in comune. Risultati in norme giuridiche.
Studio pratico: migliore realizzazione concreta di un centro abitato, di un complesso residenziale, produttivo
o di altro genere in un determinato territorio. Risultati negli strumenti urbanistici (urbanisti e tecnici).
RIFORMA TITOLO V DELLA COSTITUZIONE – LEGGE COSTITUZIONALE 18 OTTOBRE 2001 N. 3 – ART. 117 POTESTÀ
LEGISLATIVA.

Norme di primo livello Norme di secondo livello Norme di terzo livello


Legge D.M. Circolari
D.P.R. D.P.C.M. Interpretazioni
D.lgs. D.C.I. Ordinanze
D.L.
Regio Decreto

Regolamenti UE sono direttamente applicati in ambito nazionale; le Direttive UE devono essere recepite con
apposito provvedimento.

1.2 LEGISLAZIONE URBANISTICA E EDILIZIA


PRIMA LEGGE ITALIANA URBANISTICA: LEGGE 2359/1865; prescrive, per i Comuni con almeno 10.000
abitanti, di impostare un piano regolatore dell’esistente nucleo urbano indicante le linee da osservare nelle
costruzioni e ricostruzioni e l’obbligo della cessione immediata al Comune del terreno occorrente per la
costruzione delle strade pubbliche previste dal piano di ampliamento.
Primi piani urbanistici italiani: Firenze (1865), Roma (1873), Milano e Bologna (1889), Torino (1908).
Piani di risanamento: Napoli (1885) e Palermo (1894).
Più importanti piani regolatori approvati tra le due guerre: Bologna (1919), Catania (1923), Palermo (1925),
Ancona (1929), Roma (1931).

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PIANIFICAZIONE: si intende il governo dell’uso del territorio ad ampia scala, attraverso componenti tecnico-
scientifiche e socio-economiche. In Italia lo studio della città e del territorio è collegato prioritariamente
all’urbanistica.
Convenzione europea del paesaggio del 2000: adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a
Strasburgo; in Italia è entrata in vigore nel 2006. Paesaggio in ogni luogo e partecipazione degli abitanti.
Gli Stati devono: promuovere politiche di salvaguardia, gestione e pianificazione dei paesaggi coinvolgendo
le popolazioni interessate nei processi decisionali.
Principio fondamentale: la dimensione paesaggistica del territorio rappresenta ovunque una componente
essenziale dell’ambiente di vita delle popolazioni.
RECEP: organizzazione internazionale di tipo non governativo costituita dagli enti locali e regionali europei
che fanno parte di uno Stato membro del Consiglio d’Europa che ha sottoscritto la convenzione. Applica i
principi della Convenzione.
Convenzione di Faro del 2005: la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrino pienamente fra i diritti
umani ed in particolare nell’ambito del diritto dell’individuo a prendere liberamente parte alla vita culturale
della comunità e a godere delle arti, come previsto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del
1948 e dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966.

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2. ARGOMENTI SPECIFICI – URBANISTICA


2.1 ZONE OMOGENEE – DM 1444/1968
Zona omogenea: parte del territorio comunale che ha o per la quale si prevede, negli strumenti urbanistici,
una determinata destinazione d’uso.
Zona A Centro storico
Zona B Parti edificate diverse dalla zona A
Zona B1 PRG non prevede modificazioni dello SDF
Zona B2 Si richiedono interventi di ristrutturazione
Zona B3 Si richiedono interventi per ambiti significativi
Zona C Nuovi complessi insediativi (residenziali)
Zona D Nuovi insediamenti industriali, commerciali e direzionali
Zona E Si mantiene attività agricola
Zona F Attrezzature pubbliche

2.2 STANDARD URBANISTICI E RESIDENZIALI – LEGGE 765/1967 e DM 1444/1968


STANDARD URBANISTICI: rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti e gli spazi pubblici a loro
dedicati (verde pubblico e parcheggi in generale, per gli insediamenti residenziali anche attività collettive e
edilizia scolastica). Gli standard vanno osservati sia nella formazione di nuovi strumenti urbanistici, sia nella
revisione di quelli vigenti e vengono definiti per zone territoriali omogenee.
DM 1444/1968 – Per gli insediamenti residenziali gli standard sono fissati per assicurare la dotazione minima
di 18 mq ad abitante:
• 4,50 mq istruzione
• 2,00 mq attrezzature di interesse comune
• 9,00 mq spazi pubblici attrezzati a parco
• 2,50 mq parcheggi (aggiunta alle superfici a parcheggio previste dall’ART. 18 DELLA LEGGE N. 122/1989)
Nella formazione degli strumenti urbanistici si assume che ad abitante insediato o da insediare corrispondano
25 mq (80 mc vuoto per pieno) di superficie lorda abitabile (eventualmente maggiorati di 5 mq per
destinazioni non specificatamente residenziali ma connesse con le residenze).
Vedere Regione Toscana nella guida pratica.

2.3 OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA E SECONDARIA – LEGGE 847/1964


PRIMARIA SECONDARIA
Strade residenziali Scuole dell’obbligo e superiori
Spazi di verde attrezzato lungo le strade Mercati di quartiere
Illuminazioni pubbliche Parchi attrezzati di quartiere
Spazi di sosta e parcheggi Chiese, oratori, ecc.
Rete fognaria Impianti sportivi di quartiere
Rete di distribuzione dei servizi (luce, gas, acqua) Centri sociali ed attrezzature culturali e sanitarie
Biblioteche di quartiere

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2.4 TIPI DI EDILIZIA


1. EDILIZIA AGEVOLATA
Lo Stato interviene per favorire la costruzione di alloggi da destinare a prima casa, mettendo a
disposizione dei contributi, con la concessione di mutui agevolati.
2. EDILIZIA CONVENZIONATA
Viene attivata da imprese di costruzioni o cooperative che stipulano una convenzione con il Comune.
3. EDILIZIA SOVVENZIONATA
Gli enti territoriali o lo Stato si fanno totalmente carico delle costruzioni (ex IACP). Alloggi assegnati
alle famiglie bisognose, ovvero case popolari.
4. EDILIZIA RESIDENZIALE SOCIALE (E.R.S.)
Obiettivo di garantire una più ampia offerta di alloggi di qualità a canone convenzionato, integrando
iniziative di natura pubblica, attivazione di partenariato pubblico-privato.

2.5 I PIANI URBANISTICI


TERRITORIO: unità geograficamente riconoscibile o amministrativamente delimitata risultato di un insieme
di eventi naturali ed umani assai complessi.
PRINCIPALI FASI DELLA PIANIFICAZIONE
1° LIVELLO: TERRITORIALE
Ambito sovracomunale
Piano di coordinamento Regione
Piano paesistico Regione - Provincia
Piano area di sviluppo industriale Regione - Consorzi EE.PP.
Piano di bacino Città metropolitane
Piani dei parchi
Piani di settore
Piano area metropolitana
2° LIVELLO: GENERALE
Ambito comunale e intercomunale
Piano regolatore generale Comune
Piano regolatore intercomunale Comuni
Programma di fabbricazione Comune
3° LIVELLO: ATTUATIVO
Ambito infracomunale
Piano particolareggiato esecutivo Comune
Piano insediamenti produttivi Comune
Piani di zona Comune
Piano di recupero Privati
Piano di lottizzazione Privati

1. Piano di inquadramento o Piano quadro


Elaborato urbanistico che fissa obiettivi e linee programmatiche per definire l’assetto del territorio senza
imporre obblighi precisi.
Strumento di area vasta – ipotesi per grandi linee – durata illimitata.

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Le ipotesi riguardano: mobilità; criteri per le destinazioni d’uso; localizzazione di impianti di interesse
primario; criteri di dimensionamento, proporzionamento e normazione dei piani a livello inferiore; direttive
di politica urbanistica per la corretta gestione del territorio; vincoli di inedificabilità.

Piano territoriale di coordinamento regionale (P.T.R.)


Strumento fondamentale di pianificazione regionale – carattere conoscitivo e orientativo – scopo di definire
gli indirizzi per la pianificazione ai livelli provinciale e comunale.
Per la LEGGE GALASSO 431/1985 può avere anche valenza paesistica.
Contenuti
• Relazione
• Elaborati grafici e cartografici
• Norme di attuazione
Procedura di approvazione
1. Adottato con delibera Giunta regionale
2. Trasmesso al commissario di governo per il visto di esecutività
3. Pubblicato presso segreteria della Regione con pubblica comunicazione per un periodo prefissato
4. In questo intervallo di tempo si raccolgono osservazioni degli enti (NO privati cittadini)
5. Formulazione controdeduzioni con delibera giunta regionale
6. Viene approvato con legge del Consiglio regionale
7. Trasmesso per i controlli al Ministero dei lavori pubblici
8. Depositato presso ogni Comune per presa d’atto e visione
9. Pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione (BUR) diventando esecutivo.

Piano territoriale di coordinamento provinciale


Stabilisce indirizzi per lo sviluppo economico e sociale della provincia nel rispetto del P.T.R. – individua le
zone e i beni di interesse provinciale – indica criteri e indirizzi per i Comuni.
Nel rispetto del P.T.R. provvede a:

• Individuare zone e beni di interesse provinciale da destinare a particolare disciplina ai fini della difesa
del suolo e della sistemazione idrogeologica, della tutela delle risorse naturali, della salvaguardia di
ambienti fisici, storici e monumentali, ecc.
• Recepire direttive e/o prescrizioni e vincoli dei piani di settore di livello regionale
• Indicare criteri e indirizzi per i Comuni
In particolare, definisce:

• Fasce e zone di tutela relative a fiumi, canali, laghi, coste, ecc.


• Zone a destinazione agricola, forestale.
• Criteri per il dimensionamento delle strutture turistiche.
Contenuti
• Relazione programmatica
• Cartografia in scala non inferiore a 1:25.000 dello stato di fatto rilevante
• Documento di coordinamento dei piani di intervento per sistemazione idrogeologica e forestale
• Cartografia in scala non inferiore a 1:25.000 dell’intera provincia
• Norme di attuazione
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Piano territoriale paesistico


Strumento di pianificazione dei vincoli apposti a tutela del territorio per motivi ambientali – non ha finalità
urbanistica, ma di tutela.
Istituito da: ART. 5 LEGGE 1497/39; regolamento attuativo: 1357/1940.
LEGGE GALASSO 431/1985 ne amplia la finalità estendendo il vincolo paesaggistico anche a: territori costieri e
lacustri a 300m dalla battigia; fiumi, torrenti e corsi d’acqua; montagne oltre 1.600 m.s.l.m.; ghiacciai; parchi
e riserve nazionali/regionali; vulcani; zone di interesse archeologico; ecc.
Non si applica nelle zone omogenee A e B, nelle altre zone omogenee inserite nei P.P.A. e nei centri edificati
perimetrali ai sensi dell’ART. 18 LEGGE 865/1971.
Dopo il CODICE DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI D.LGS. 42/2004 diventa Piano Paesaggistico e la sua
predisposizione è a carico delle Regioni.

Piano di comunità montane (P.C.M.)


Introdotto da: LEGGE 1102/1971.
Scopo di arrestare il sottosviluppo e la migrazione della popolazione dalle aree montane, attraverso la loro
valorizzazione.
Limiti spaziali territori di più comuni: Comunità Montane. Le comunità montane sono unioni di comuni con
omogenee caratteristiche morfologiche e strutturali e con un’altezza rispetto al livello del mare superiore a
800m.
La LEGGE 142/1990 snatura il potere del piano lasciando solo finalità di proposta.

Piano di area di sviluppo industriale (P.A.S.I.)


LEGGE 634/1957 E D.P.R. 218/1978.
Disciplina la formazione delle aree e dei nuclei di sviluppo industriale – originariamente di competenza
statale, con il D.P.R. 616/1977 è attribuito alle Regioni.

Piano territoriale di area metropolitana (P.T.A.M.)


La LEGGE 142/1990 introduce la città metropolitana, ente territoriale sovracomunale.
Definisce l’assetto territoriale sovracomunale relativamente alle problematiche delle metropoli. La città
metropolitana acquisisce le funzioni della Provincia.
LEGGE 56/2014 – Riforma delle Province e delle città metropolitane.
Aree metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Reggio Calabria,
Trieste, Palermo, Catania, Messina, Cagliari.
Il P.T.A.M. deve da un lato rispettare le competenze pianificatorie dei singoli comuni compresi nell’area e
dall’altro attuare (come una provincia) lo sviluppo socio-economico. I suoi contenuti sono:
• Individuare zone di interesse metropolitano da sottoporre a particolare disciplina
• Recepire direttive o prescrizioni di piani settoriali regionali
• Fornire direttive per redigere i PT settoriali metropolitani e i piani urbanistici comunali
• Indicare indirizzi e criteri per i Comuni
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Piano territoriale di bacino


LEGGE 183/1989.

Piano del parco


LEGGE 394/1991.

2. Piano regolatore generale


Strumento di area media (comunale o intercomunale) – fissa modalità vincolanti di utilizzazione del suolo
sulla base di indirizzi provenienti anche da strumenti di livello superiore.

Analisi urbanistiche
Sono l’insieme di ricerche e studi specializzati, svolti interdisciplinarmente, che esplicitano un quadro
generale e particolare delle problematiche esistenti sul territorio, da cui si parte per orientare le scelte di
trasformazione e gestione qualitativa e quantitativa della città. Hanno intento conoscitivo e operativo.

Stato di attuazione del piano precedente.


Analisi urbanistiche ed edilizie
Stato di fatto sull’uso del suolo e crescita urbana.
Servono a fornire un quadro esatto delle
Rilievo urbanistico del territorio urbanizzato.
dinamiche e degli elementi caratterizzanti tutto il
Densità edilizie e rapporti di copertura.
territorio comunale.
Individuazione dei tessuti urbani.
Analisi della qualità urbana Dotazione di verde urbano e verde privato.
Servono a evidenziare tutti gli elementi che, per Individuazione della città storica, dei sistemi
valenza archeologica-monumentale, storica, insediativi e delle tipologie di riferimento.
funzionale, tipologica, contribuiscono a configurare
le diverse parti della città e del suo territorio.
Rete ecologica.
Catasto dei biotipi.
Analisi ambientali ed ecologiche
Vincoli ambientali, paesistici sovraordinati.
Servono a dare informazioni fondamentali relative
Vincoli e fasce di inedificabilità.
allo stato delle risorse ambientali con il diverso
Permeabilità dei suoli urbani.
grado di vulnerabilità in maniera tale da avere un
Impianti tecnologici.
quadro completo del sistema ambientale.
Livello di inquinamento acustico.
Analisi geologiche.
Analisi della mobilità
Analisi infrastrutturale esistente relativa alla
mobilità.
Valutazione del processo di piano
Valutare la fattibilità, la sostenibilità e l’impatto
ambientale derivanti da molteplici ipotesi di scelte
di piano.
Dati e informazioni statistiche
Quadro conoscitivo della popolazione residente,
del patrimonio abitativo, delle dinamiche di
crescita della popolazione.
Sintesi e restituzione delle analisi
Le analisi vengono restituite in elaborati che
variano di scala a seconda delle problematiche.

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Piano regolatore generale (P.R.G.)


Strumento obbligatorio – riguarda l’intero territorio comunale – tempo indeterminato – si attua con piani
attuativi.
Scopo di organizzare l’assetto comunale complessivo con un organico sviluppo del territorio.
Disciplinato dalla LEGGE 1150/1942, da provvedimenti successivi LEGGE 1187/1968 – LEGGE 765/1967 – LEGGE
94/1982 e dalle legislazioni regionali. Rilevante anche il D.M. LL.PP. 1444/1968.
Deve indicare:
• Rete principali vie di comunicazione
• Divisione del comune in zone omogenee
• Aree per edifici pubblici o di uso pubblico
• Vincoli nelle zone storiche, ambientali paesistiche
• Norme di attuazione del piano
Elaborati di progetto
• Preliminari – Analisi e inquadramento
• Progettuali – Grafici
• Progettuali normativi – N.T.A.
• Relazione tecnica generale
Procedura di approvazione
1. Adottato con delibera del Consiglio comunale
2. Depositato in segreteria comunale per 30 giorni
3. Raccolta di osservazioni e opposizioni per 30 giorni di deposito + 30 giorni (60 giorni)
4. Controdeduzioni da parte del consiglio comunale
5. PRG inoltrato alla Regione
6. Uffici regionali esaminano il PRG e formulano un parere consultivo obbligatorio
7. Regione approva o respinge il PRG, può anche chiedere delle modifiche
8. Provvedimento di approvazione del PRG viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale o sul Bollettino
Ufficiale della Regione ed entra in vigore dal giorno successivo.
Norme tecniche di attuazione (N.T.A.)
Accompagnano obbligatoriamente il P.R.G. – scopo di disciplinare l’attuazione del piano. Sono costituite da
un insieme di disposizioni o regole che hanno valore di vincoli parziali o totali che il Comune fissa.
LEGGE 1150/1942, integrata dalla LEGGE 1187/1968 (LEGGE TAMPONE).
Divise in tre parti:

1. Disposizioni generali
2. Prescrizioni di attuazione
3. Previsioni e prescrizioni circa l’azzonamento.
Programma pluriennale di attuazione (P.P.A.)
Riguarda le parti del territorio comunale che saranno oggetto di trasformazione urbanistica e edilizia in un
periodo di tempo non inferiore a 3 e non superiore a 5 anni.
Contenuti:

• Perimetro delle zone omogenee


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• Perimetro e destinazione delle aree per spazi pubblici


• Per i Comuni obbligati alla formazione del P.E.E.P., perimetro delle aree per edilizia economica e
popolare
• Periodo di validità
• Termini entro cui dovranno essere approvati gli strumenti urbanistici attuativi di iniziativa pubblica
• Preventivo di spese per opere di urbanizzazione, per l’espropriazione e per la progettazione dei P.P.
• Quadro generale delle risorse.
Varianti al P.R.G.
Di tipo TOTALE: riguardano tutto il comune e rappresentano un nuovo P.R.G.
Di tipo PARZIALE: variazioni di piccole zone. Queste riguardano:
• Individuazione zone di degrado
• Realizzazione di programmi di edilizia residenziale pubblica in attuazione di provvedimenti regionali
e statali
• Realizzazione di edilizia scolastica, universitaria, ospedaliera
• Realizzazione di edilizia di competenza del Ministero delle poste e telecomunicazioni
• Realizzazione di opere pubbliche
• Trasposizioni cartografiche e correzione di errori connessi all’assunzione di una nuova base
cartografica
• Modifiche alle norme tecniche di attuazione e al regolamento edilizio.
Le varianti non possono interessare le aree circostanti edifici vincolati (D.LGS. 42/2004).
Entrambi i tipi devono indicare nella relazione tecnica gli obiettivi da perseguire e contenere l’aggiornamento
dello stato di fatto, la verifica dei rapporti e i limiti di dimensione e lo stato di attuazione del piano.
La variante diventa efficace dopo la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.

Con la LEGGE 142/1990 E 241/1990 (modificata dal D.LGS. 127/2016) è stata introdotta la conferenza dei servizi
e l’accordo di programma: considerato una variante urbanistica con procedura semplificata. Viene utilizzata
nei casi di variante dello strumento generale per l’approvazione dei Programmi complessi.

Piano regolatore generale intercomunale (P.R.G.I.)


Relativo a più nuclei urbani contigui che formano un continuum urbanizzato indifferente rispetto ai confini
amministrativi. È facoltativo, salvo che la Regione non lo renda obbligatorio.
Stessi contenuti del P.R.G. – dura fino al successivo P.R.G.I.

Programma di fabbricazione (P.F.)


Previsto dalla LEGGE 1150/1942 per i piccoli comuni – allegato al regolamento edilizio.

3. Piano esecutivo o attuativo


Strumento di attuazione di un piano generale – stabilisce dettagliatamente gli obblighi per l’uso delle aree –
ambiti spaziali limitati – durata limitata.

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Piano particolareggiato (P.P.)


Validità 10 anni.
Concretizza le previsioni del P.R.G. – iniziativa pubblica. Si attua attraverso la formazione di comparti
edificatori formati dal comune o dai proprietari riuniti in consorzio.
Comparti edificatori: sono un istituto volto all’attuazione del piano particolareggiato mediante la
suddivisione dei terreni in unità fabbricabili da trasformare secondo specifiche prescrizioni.
L’attuazione del comparto può essere effettuata direttamente dai proprietari riuniti in consorzio quando
questo rappresenta il 75% (3/4) del valore (ART. 23 LEGGE 1150/1942).
Contenuti
• Relazione tecnica
• Norme tecniche di attuazione e prescrizioni speciali
• Elenco e delimitazione catastale aree comprese nel piano e quelle da espropriare
• Previsioni di spesa
• Schema di convenzioni
• Inquadramento territoriale
• Stralcio di P.R.G.
• Vincoli di salvaguardia per preminenze storiche, ambientali e paesaggistiche
• Elenco edifici destinati a demolizione, ricostruzione, restauro o bonifica edilizia
• Aree per attrezzature collettive
• Spazi destinati a insediamenti residenziali, commerciali, direzionali, ecc.
• Viabilità e spazi di sosta con dimensionamento
• Impianti tecnologici e reti di servizi
Elaborati
• Stralcio P.R.G. dell’area in oggetto (1:5000)
• N.T.A. del P.R.G.
• Planimetria stato di fatto
• Progetto P.P. su planimetria catastale
• Tavola delle lottizzazioni delle aree edificabili
• N.T.A. del P.P.
• Tipologie edilizie e profili regolatori
• Elenchi catastali delle proprietà da espropriare
• Piano finanziario
• Relazione illustrativa
• Verifica del rispetto degli standard edilizi e urbanistici.
Procedura di approvazione
1. Adottato con delibera dal Consiglio comunale
2. Depositato in segreteria comunale per 30 giorni
3. Raccolta di osservazioni e opposizioni per 30 giorni di deposito + 30 giorni (60 giorni)
4. Controdeduzioni
5. Se il P.P. è conseguente alle previsioni del P.R.G. viene approvato con delibera del consiglio
comunale. Se è in variante al P.R.G. viene inoltrato alla Regione e segue lo stesso iter del P.R.G.

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Piano di lottizzazione (P.L.)


Validità 10 anni.
Iniziativa privata. Attuazione previsioni del P.R.G. – regolamentazione dell’attività edificatoria sull’area
interessata da parte dei privati – realizzazione di opere di urbanizzazione.
Contenuti
Uguali a quelli del P.P.
Elaborati
Uguali a quelli del P.P. ad eccezione del fatto che NON si espropria nulla e manca la previsione della spesa
economica perché spende il privato.
Procedura di approvazione
uguale a quella del P.P. ad eccezione del fatto che non nasce dall’iniziativa pubblica; quindi, è il privato che
inoltra la richiesta di adozione e successiva approvazione al comune allegando il progetto di P.L. e lo schema
di convenzione.
Schema di convenzione
Al contrario del P.P. lo schema di convenzione fra comune e lottizzante contiene:
• L’impegno del lottizzante a realizzare gli interventi previsti in progetto entro 10 anni
• Garanzia finanziaria
• Impegno a sollevare la collettività dagli oneri per la realizzazione delle opere
• Impegno a cedere gratuitamente le aree per i servizi primari
• Impegno a cedere al comune parte delle aree per i servizi secondari
• Impegno a realizzare a proprie spese i servizi primari.
Convenzione (LEGGE 765/1967): è un contratto stipulato tra un privato ed un ente pubblico mediante il quale
ciascuna parte si obbliga a reciproci impegni in relazione all’uso edilizio di un’area, alla destinazione d’uso o
utilizzazione di un edificio, alla predisposizione di opere di urbanizzazione, ecc. Le convenzioni sono previste
per attuare: piani di lottizzazione residenziale, piani di zona, piani di recupero del patrimonio edilizio, edilizia
convenzionata.

Piano per gli insediamenti produttivi (P.I.P.) – art. 27 legge 865/1971


Validità 10 anni.
Iniziativa pubblica. Obiettivi di realizzazione e completamento di impianti produttivi di carattere industriale,
artigianale, commerciale e turistico mediante la cessione in proprietà o la concessione del diritto di superficie
per le aree precedentemente espropriate.
Contenuti
Uguali a quelli del P.P. ad eccezione ad eccezione di:

• Schema di convenzione tipo per la cessione in diritto di superficie dei lotti edificabili
• Aree da cedere in proprietà
• Opere ed impianti antinquinamento
Elaborati
Uguali a quelli del P.P.
Procedura di approvazione
1. Autorizzazione del Comune
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2. Adozione del comune


3. Pubblicazione per 10 giorni
4. Osservazioni per 20 giorni
5. Approvazione comunale
Procedura di attuazione
• Esproprio delle aree
• Opere di urbanizzazione da parte del comune
• Suddivisione in singoli lotti
• Cessazione o cessione (max 50% diritto di proprietà, min 50% diritto di superficie).

Piano di recupero (P.R.) – legge 457/1978


Validità 10 anni.
Iniziativa sia pubblica che privata. È previsto ove esistano precise esigenze di recupero edilizio e/o
urbanistico. La delimitazione del piano di recupero e le disposizioni per l’attuazione vengono deliberate
attraverso il P.P.A. o con provvedimento del consiglio comunale. Parere preventivo di competenza della
soprintendenza ai beni culturali e ambientali.
Limiti spaziali: porzione di città che viene riconosciuta come zona di recupero.

Contenuti
• Previsione di urbanizzazione secondaria tenente conto di servizi e attrezzature esistenti
• Rete stradale, arredo urbano e sistemazione esterna edifici
• Edifici destinati a demolizione, ricostruzione, restauro, nuove costruzioni e aree libere
• Destinazioni d’uso dei suoli
• Determinazione degli spazi per opere pubbliche
• Salvaguardia edifici storici, ecc.
• Elenchi catastali delle proprietà da espropriare e vincolare
• Valutazioni di spesa
• Determinazione articolazione spaziale degli edifici e relativi caratteri architettonici
• Individuazione eventuali comparti edificatori.
Elaborati
Uguali a quelli del P.P. se l’iniziativa è pubblica e del P.L. se l’iniziativa è privata.

Procedura per l’entrata in vigore


Se iniziativa pubblica:

1. Individuazione zona di recupero


2. Adozione del P.R.
3. Pubblicazione 30 giorni
4. Osservazioni 30 giorni
5. Approvazione da parte del consiglio comunale.
Se iniziativa privata:

1. Richiesta autorizzazione al Comune (proprietà di almeno 75% del valore catastale)


2. Adozione del P.R.
3. Pubblicazione 30 giorni
4. Osservazioni 30 giorni
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5. Approvazione da parte del consiglio comunale.


La LEGGE 457/1978 ha inoltre introdotto le categorie di intervento sul patrimonio esistente che vengono
specificate nel dettaglio e finalizzate a dare la possibilità di identificare gli interventi che si possono realizzare.
Esse sono:
• Manutenzione ordinaria
• Manutenzione straordinaria
• Restauro e risanamento conservativo
• Ristrutturazione edilizia
• Ristrutturazione urbanistica.

Piano per l’edilizia economica e popolare (P.E.E.P.) – legge 167/1962


Validità 10 anni inizialmente e poi 18 anni (+2 anni eventuali) con la LEGGE 457/1978.
Iniziativa pubblica. È finalizzato all’acquisizione di aree per l’edificazione di complessi di edilizia economica
di carattere pubblico.
Limiti spaziali: per la LEGGE 866/1971 il dimensionamento non potrà superare il 60% del fabbisogno abitativo
complessivo; la LEGGE 10/1977 stabilisce una quota minima del 40% e massima del 70%.
Obbligo di costituzione:

• Comuni con più di 50.000 mila abitanti


• Comuni capoluoghi di provincia
• Comuni inclusi in un elenco regionale.
Contenuti ed elaborati
Uguali a quelli del P.P. e del P.L.
Procedura di approvazione
Uguale a quella del P.P. tranne per i tempi; deposito di 10 giorni, osservazioni 20 giorni e approvazione del
consiglio comunale. Misure di salvaguardia per 3 anni dall’adozione.
Procedura di attuazione
Uguale al P.I.P.
1. Esproprio delle aree
2. Realizzazione opere di urbanizzazione
3. Lottizzazione
4. Cessazione o cessione – il comune può vendere tra il 20% e il 40% del diritto di proprietà, mentre tra
il 60% e l’80% deve cedere il diritto di superficie.

Piano regolatore cimiteriale


LEGGE 204/1951 E D.P.R. 285/1990. Normativa Regione Toscana: L.R. 29/2004.
È un elaborato previsionale per l’ordinato sviluppo del sistema cimiteriale comunale, tenendo conto che il
cimitero non è solo il luogo di conferimento ultimo della salma, ma un luogo di memoria collettiva.

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2.6 I PROGRAMMI COMPLESSI


I programmi complessi si collocano a metà strada tra il piano urbanistico tradizionale e il progetto edilizio,
con lo scopo di rispondere meglio alle nuove esigenze di rigenerazione delle città.
Le caratteristiche innovative sono:

• Durata relativamente breve


• Previsioni realisticamente fattibili con risorse finanziarie certe di provenienza pubblica e privata
• Ricorso al consenso delle varie parti
• Superamento della mono-funzionalità per singole zone.
Essi rappresentano un tentativo di risposta alla crisi degli strumenti urbanistici tradizionali e operano una
rottura decisa rispetto alla consueta separazione tra previsione urbanistica e attuazione edilizia, superando
anche la tradizionale frattura tra sfera pubblica e privata. Consentono di operare in variante al P.R.G.
Caratteristiche comuni a tutti i programmi complessi:

• Partecipazione contestuale di operatori pubblici e privati


• Esclusione dell’esproprio
• Impiego di questi strumenti in aree già urbanizzate con esigenze di riqualificazione.

a) Programmi integrati d’intervento (P.I.I.) – legge 179/1992


Soggetti interessati: enti pubblici e soggetti privati.
Disciplinati nel programma quadriennale di edilizia residenziale pubblica della LEGGE 179/1992, sono
strumenti di riqualificazione e rivitalizzazione di ogni ambito urbano degradato.
Finalità
• Realizzazione di nuovi edifici
• Potenziamento di infrastrutture pubbliche esistenti
• Realizzazione di opere pubbliche e di interesse pubblico
• Recupero del patrimonio edilizio esistente.
Ambiti territoriali
Aree già edificate e aree libere senza specifica destinazione per interventi di nuova edificazione.

b) Programma di recupero urbano (P.R.U.) – legge 493/1993


Soggetti interessati: enti pubblici e soggetti privati.
Finalità
• Ammodernamento di opere di urbanizzazione primaria e secondaria
• Realizzazione di edilizia di completamento e di integrazione di quella preesistente
• Manutenzione e risanamento dei fabbricati preesistenti
• Realizzazione di opere di arredo urbano.
Ambiti territoriali
Quartieri con edifici popolari e aree urbane adiacenti. I limiti sono confinati alla sola edilizia residenziale.

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Rapporti tra P.R.U. e P.R.G.


Il P.R.U. opera in variante rispetto al P.R.G.; è uno strumento attuativo che riunisce la fase generale a quella
attuativa. La pratica della concertazione avviene tramite l’Accordo di programma (LEGGE 142/1990). I
rappresentanti delle istituzioni pubbliche e i privati interessati si riuniscono in una riunione verbalizzata in
cui i partecipanti stabiliscono come variare al P.R.G. in quell’area.

c) Programma di riqualificazione urbana (P.RI.U.) – legge 179/1992 e d.m. 1994


Soggetti interessati: soggetti pubblici e operatori privati anche associati tra loro.
Strumento di programmazione e attuazione di interventi di riqualificazione nelle grandi aree urbane. Si
occupa dell’edilizia residenziale e opera per il miglioramento della qualità insediativa, relativa ad aree
soggette ad abbandono, degrado edilizio, urbanistico, ambientale, economico e sociale attraverso
l’integrazione fra intervento pubblico e privato.
Ambiti territoriali
Periferie indifferenziate, aree dismesse, insediamenti di edilizia residenziali pubblica.
Ammessi a finanziamento
• Comuni con più di 300.000 abitanti
• Comuni contermini a comuni con più di 300.000 abitanti
• Comuni capoluoghi di provincia
• Altri comuni con vaste attività industriali dismesse.
Rapporti tra P.R.U. e P.R.G.
Il P.RI.U. opera in variante rispetto al P.R.G. mediante accordi di programma per la LEGGE 142/1990.

d) Contratti di quartiere (C.d.Q.) – d.m. 22 ottobre 1997


Introdotti per 3 motivi:

1. Riconoscimento che i processi di crescita urbana hanno portato alla realizzazione di insediamenti di
scarsa qualità abitativa e sottodotati di servizi.
2. Disagio sociale conseguente.
3. Difficoltà ad operare interventi di riqualificazione senza l’apporto di enti privati.
Finalità
• Recupero edilizio e funzionale di quartieri degradati
• Ottenimento di più elevati standard di vivibilità dei quartieri residenziali.
Per concorrere al finanziamento pubblico il contratto di quartiere deve avere 2 elaborati:
1. Piano di recupero dell’area
2. Proposta di contratto di quartiere.
NON ha facoltà di variare il P.R.G. perché questo è incluso nei suoi documenti.

e) Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (P.R.U.S.S.T.) –


1998
Strumento complesso più importante.

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Soggetti che lo redigono: comuni, altri enti pubblici e soggetti privati.


Finalità
• Realizzazione di attrezzature collettive a sostegno dello sviluppo sostenibile del territorio
• Riqualificazione di aree centrali e periferiche degradate.
Il P.R.U.S.S.T. opera in variante rispetto al P.R.G. mediante accordi di programma.

f) Società di trasformazione urbana (S.T.U.) – legge 127/1997


Società miste pubblico-privato, create per realizzare interventi di trasformazione urbana in attuazione delle
previsioni urbanistiche. Possono essere costituite per iniziativa dei comuni e delle città metropolitane. È
prevista anche la possibilità di una eventuale partecipazione della Provincia e delle Regioni.
Introdotte per:

• Esigenza di operare interventi di riqualificazione di ambiti urbani degradati


• Onerosità di questi interventi, inaccessibile alle casse comunali
• Proprietà private nelle aree e difficoltà di acquisirle con esproprio.
NON hanno facoltà di deroga del P.R.G.

g) Piano città – legge 134/2012


Nasce da un’iniziativa del Ministero delle infrastrutture per la necessità di prendere in mano le politiche
urbane ormai senza finanziamenti e programmi da oltre 10 anni, attraverso partenariati pubblico-privato.
Progetti riguardano: social housing, edilizia scolastica, sedi amministrazioni pubbliche o forze dell’ordine.
Ambiti territoriali: aree dismesse e quartieri degradati.
I progetti vengono selezionati da una Cabina di Regia e vengono poi attuati con un contratto di valorizzazione.

Conferenza dei servizi e accordo di programma


Conferenza dei servizi
ART. 14 LEGGE 241/1990 E D.LGS. 127/2016

Le tipologie di conferenza dei servizi sono:


• Istruttoria: facoltativa e indetta dall’amministrazione procedente.
• Preliminare: indetta su richiesta dell’interessato, corredata da uno studio di fattibilità,
dall’amministrazione procedente per progetti complessi. Finalizzata a indicare al richiedente, prima
della presentazione di un’istanza o di un progetto definitivo, le condizioni per ottenere i necessari
atti di assenso.
• Decisoria: obbligatoriamente indetta dall’amministrazione procedente quando la conclusione del
procedimento è subordinata all’acquisizione di più pareri delle diverse amministrazioni.

Accordo di programma
ART. 34 D.LGS. 267/2000

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È una variante di uno strumento urbanistico generale. È previsto per la definizione e attuazione di opere di
interesse pubblico che richiedano l’azione integrata e coordinata di comuni, province, dell’amministrazione
regionale, di amministrazioni statali e di altri soggetti pubblici e privati.

Per verificare la possibilità di concordare l’accordo di programma, il presidente della giunta regionale o il
presidente della provincia o il sindaco convoca una conferenza tra i rappresentanti di tutte le amministrazioni
interessate (conferenza dei servizi).
L’accordo consiste nel consenso unanime dei soggetti interessati, è approvato con atto formale del
presidente della Giunta regionale o del presidente della Provincia o del sindaco ed è pubblicato nel BUR.
All’accordo di programma vanno allegati gli elaborati grafici dell’eventuale variazione al P.R.G., oltre a:
• Relazione illustrativa che fissi obiettivi e criteri informatori del piano
• Rappresentazioni grafiche
• Norme di attuazione
• Elenchi catastali degli edifici e delle aree da espropriare.
Se all’accordo partecipano i proprietari delle aree interessate, l’accordo deve prevedere uno schema di
convenzione.

2.7 LA PROPOSTA DI RIFORMA URBANISTICA DELL’INU


Ragioni che hanno limitato l’efficacia del P.R.G.:
1. Le città oggi non sono improntate sull’espansione, ma sulla trasformazione di parti di città.
2. Estrema rigidità del P.R.G. rispetto alla complessità delle trasformazioni delle città oggi.
3. L’esproprio come motore di attuazione.
4. Conseguenza dell’esproprio è il doppio regime dei suoli: pubblico per i suoli destinati
all’espropriazione e privato per le nuove espansioni residenziali.
1995 – INU elaborò un’ipotesi di riforma per sostituire la legge 1150/1942 mai approvata a livello nazionale,
ma utilizzata come input legislativo da alcune regioni (Toscana). Componenti di questa ipotesi di riforma:
• Piano strutturale comunale (PSC) – indeterminato, 10/15 anni
Semplifica i dettagli del P.R.G. articolando per sistemi: sistema ambientale, infrastrutturale e
insediativo. Non ha effetto sul regime giuridico degli immobili.
Si fonda su un modello attuativo perequativo e compensativo generalizzato in tutte le trasformazioni.
• Piano operativo comunale (POC) – 5 anni
Riguarda tutte le trasformazioni urbanistiche e le opere pubbliche che un sindaco vuole realizzare
nel suo mandato.
• Regolamento urbanistico edilizio – indeterminato
Rappresenta la parte normativa della pianificazione attraverso la disciplina delle modalità attuative
degli interventi di trasformazione, unitamente ad aspetti architettonici e igienico-sanitari.
2008 – INU ha proposto una nuova riforma statale del governo del territorio. Le ragioni sono:
1. Consolidare giuridicamente le innovazioni delle leggi regionali.
2. Superare il corpo legislativo della legge del 1942.
3. Non delegare alla sola pianificazione il governo del territorio, affiancando altri strumenti.
TOSCANA: P.S.C. con LEGGE REGIONALE 65/2014.

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2.8 PIANI DI SETTORE


Sono strumenti di pianificazione a carattere monotematico che disciplinano l’uso del territorio in riferimento
a specifici settori.

Bacini idrografici e piani di bacino – legge 183/1989


Per ogni bacino idrografico deve essere elaborato un piano di bacino che riguardi la difesa delle acque, la
conservazione, la difesa e la valorizzazione del suolo.
Bacini idrografici nazionali: 1-Po; 2-Tevere; 3-Arno; 4-Adige; 5-Volturno, Liri; 6-Isonzo.

Piano del parco – legge 394/1991


Tutela i valori naturali e ambientali affidati all’Ente parco. Suddivide il territorio in base al diverso grado di
protezione. È predisposto dall’Ente parco e adottato dalla Regione; ha validità di 10 anni.
Il piano suddivide il territorio in base al diverso grado di protezione, prevedendo:
1. Riserve integrali
2. Riserve generali orientate
3. Aree di protezione
4. Aree di promozione economica e sociale.
All’interno di questa classificazione vengono disciplinati: vincoli, destinazioni di uso pubblico o privato,
norme di attuazione; sistemi di accessibilità veicolare e pedonale; sistemi di attrezzature e servizi; indirizzi e
criteri per interventi sull’ambiente naturale.

Piano urbano del traffico – art. 36 d.lgs. 285/1992 (Nuovo Codice della Strada)
I Comuni con più di 30.000 abitanti e altri comuni presenti in un elenco regionale sono obbligati alla
redazione del Piano urbano del traffico (PUT). È un insieme di interventi per il miglioramento delle condizioni
della circolazione stradale nell’area urbana, dei pedoni, dei mezzi pubblici e privati.

Piano dei servizi


È un programma operativo che alcuni Comuni utilizzano per evidenziare particolari servizi, sia puntuali che a
rete, esistenti o previsti; discende direttamente dal P.R.G.; valido a tempo indeterminato.

Piano commerciale – legge 426/1971


Disciplina le attività commerciali allo scopo di favorire la razionalizzazione territoriale dell’organizzazione
distributiva. Deve anche suggerire la localizzazione dei centri commerciali, dei mercati rionali, ecc.

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Piano dei parcheggi – legge 122/1989 (legge Tognoli)


Fissa numerose disposizioni in materia di parcheggi nelle aree urbane. Il piano dei parcheggi può costituire
variante al P.R.G., senza obblighi precisi di procedura.

Arredo urbano
L’arredo urbano riguarda l’insieme degli elementi di finitura che fanno da completamento ad uno spazio
esterno ad uso collettivo con finalità sia pratiche che estetiche.

2.12 QUADRO RIEPILOGATIVO STORICO-LEGISLATIVO, URBANISTICO ED EDILIZIO


Elenco analitico delle principali leggi urbanistico-edilizie
Lo sviluppo urbanistico-edilizio in Italia prevede 5 macro-periodi nella sua storia:
1. PRIMA FASE DAL 1865 AL 1953 – dall’Unità d’Italia alla legge 1150/1942
1865: legge 2359 sull’esproprio, legge 2248 sulle opere pubbliche
1885: legge 2892 sulla città di Napoli
1895: r.d. 350/1895 regolamento sulle opere pubbliche
1939: legge 1089 (Tutela delle cose di interesse artistico e storico) e legge 1497 (Protezione delle bellezze
naturali)
1942: legge 1150 – PRG – PP – PL
Il primo decennio della legge 1150/1942.

2. SECONDA FASE DAL 1954 AL 1970


1954: inizia la prima stagione del PRG
1962: legge 167 – PEEP
1967: legge ponte integra la legge 1150/1942
1968: prima pronuncia di incostituzionalità sull’esproprio
1968: d.m. 1404 (distacchi) e 1444 (standard, zone omogenee)

3. TERZA FASE DAL 1971 AL 1979


1971: legge 865 sulla casa inaugura un decennio di riforme – Piano insediamenti produttivi (PIP)
1975: prime norme urbanistiche regionali
1977: legge Bucalossi stabilisce un nuovo regime dei suoli – Concessione edilizia; legge 616 delega alle regioni
in urbanistica
1978: legge 457 – Piano di recupero (PR)

4. QUARTA FASE DAL 1980 AL 1993


1980: il regime dei suoli e degli espropri è incostituzionale
Profondi mutamenti nelle dinamiche urbane; scoperta dei vuoti urbani.
1985: legge 47 – Primo condono edilizio – Abusi edilizi
1989: legge 13 – Disposizioni per il superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici
privati; d.m. 236 – accessibilità, visitabilità, adattabilità negli edifici privati e per l’edilizia residenziale pubblica

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1990: legge 142 – ordinamento delle autonomie locali (Provincia); legge 241 – norme in materia di
procedimenti amministrativi
1992: legge 179 – norme per l’edilizia residenziale pubblica – Programmi integrati di intervento
1993: legge 493 – programmi di recupero urbano

5. QUINTA FASE DAL 1994 AD OGGI


1994: legge 109 – legge Merloni sulle opere pubbliche; d.m. programmi di riqualificazione urbana; legge 724
– Secondo condono edilizio
2001: d.P.R. 327 – testo unico sull’esproprio; d.P.R. 380 testo unico sull’edilizia
2003: legge 326 – Terzo condono edilizio
2004: d.lgs. 42 – codice dei beni culturali e del paesaggio
2005: d.lgs. 192 – attuazione della dir. 2002/1991/Ce relativa al rendimento energetico in edilizia
2006: d.lgs. 152 – codice dell’ambiente; d.lgs. 163 codice degli appalti pubblici
2008: d.lgs. 81 testo unico della sicurezza
2015: legge 124 – riforma della P.A.; legge 221 – disposizioni in materia ambientale per promuovere misure
di green economy
2016: d.lgs. 50 nuovo codice appalti
2018: norme tecniche per le costruzioni
2019: legge 55 “Sblocca cantieri” e modifiche al T.U. edilizia relative alla normativa tecnica per l’edilizia ed
alle costruzioni in zone sismiche
2020: legge 120 – Decreto semplificazioni; legge 77 – Decreto rilancio; d.lgs. 48 prestazione energetica ed
efficienza energetica nell’edilizia
2021: legge 108 – Decreto governance PNRR o semplificazioni-bis

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3. NORMATIVE EDILIZIE COMUNALI


3.1 N.T.A. DEL PRG – REGOLAMENTO EDILIZIO (R.E.) – REGOLAMENTO D’IGIENE (R.I.)
I regolamenti locali sono di 3 tipi e definiscono tre specifici ambiti anche se spesso si intersecano e
sovrappongono:
1. Norme tecniche di attuazione del PRG (norme urbanistiche)
2. Regolamento edilizio (norme edilizie)
3. Regolamento d’igiene (norme igienico-sanitarie)

N.T.A.
Indirizzo alla trasformazione delle città.
In ambito edilizio indicano la cornice in cui si inseriscono gli interventi definendo, zona per zona, in che
misura, con quali altezze e con che destinazione d’uso verrà realizzato.
Specificano le procedure attraverso le quali si attivano gli interventi.

Regolamento edilizio – R.E.


Documento tecnico-amministrativo costituito da una serie di norme atte a disciplinare l’attività edilizia sotto
l’aspetto procedurale, estetico e igienico-sanitario, tecnico. Valido su tutto il territorio comunale.
Elenca dettagliatamente gli interventi ammissibili, le documentazioni richieste per i vari adempimenti, le
modalità di svolgimento degli stessi, le condizioni di rilascio delle procedure edilizie.
Il R.E. normalmente si articola in:
• Norme procedurali
• Norme per la progettazione delle opere
• Norme tecnologiche
• Inquadramento urbanistico
• Norme d’igiene
• Norme d’esecuzione
Nei Comuni dove vige il Programma di Fabbricazione il R.E. contiene anche le indicazioni urbanistiche che
rendono operativo il P.F.

Regolamento d’igiene – R.I.


È la prima forma di regolamentazione urbanistica introdotta da tutti gli stati italiani prima dell’unità.
Il regolamento post-unitario ancora vigente è stato emanato con il R.D. 45/1901.
In presenza di difformità tra R.E. e R.I. sulle norme igienico-sanitarie valgono le norme più recenti.

3.2 INTERVENTI EDILIZI


Introdotti dalla LEGGE 457/1978 (Piano di Recupero) e riportati anche nel T.U. DELL’EDILIZIA D.P.R. 380/2001.
Essi sono:
a) Manutenzione ordinaria
b) Manutenzione straordinaria

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c) Restauro e risanamento conservativo


d) Ristrutturazione edilizia
e) Interventi di nuova costruzione
f) Ristrutturazione urbanistica

3.4 TESTO UNICO DELL’EDILIZIA


D.P.R. 380/2001 aggiornato al 2021
Oggi ci sono 4 procedure principali:
• Attività edilizia libera
• Comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA)
• Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA)
• Permesso di costruire
Prevista anche la SCIA onerosa alternativa al permesso di costruire. Scompare la DIA, mentre la
Comunicazione di inizio lavori (CIL) rimane solo per un tipo di attività.
Promulgato anche il glossario unico contenente l’elenco delle 105 principali opere edilizie con la categoria di
intervento a cui queste appartengono: TABELLA A, SEZIONE II ALLEGATA AL D.LGS. 222/2016.

Sportello unico dell’edilizia – SUE


Questo ufficio cura tutti i rapporti fra il privato, l’amministrazione e le altre amministrazioni tenute a
pronunciarsi in ordine all’intervento edilizio.
Provvede in particolare:
• Ricezione delle segnalazioni certificate di inizio attività, delle domande per il rilascio di permesso di
costruire e di ogni altro atto di assenso comunque denominato, compreso il certificato di agibilità e i
progetti approvati dalla Soprintendenza.
• Fornire informazioni sulle materie di cui al punto precedente.
• Rilascio dei permessi di costruire, delle certificazioni, delle determinazioni provvedimentali.

Definizione degli interventi edilizi


ART. 3 D.P.R. 380/2001
1. INTERVENTI DI MANUTENZIONE ORDINARIA
Opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie a
integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti.
2. INTERVENTI DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA
Opere e modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, oltre a
realizzare e integrare servizi igienico-sanitari e tecnologici senza alterare la volumetria complessiva
degli edifici.
Sono compresi anche frazionamenti o accorpamenti di unità immobiliari con esecuzione di opere
anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari, purché non sia
modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso.
3. INTERVENTI DI RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO
Interventi volti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurare la funzionalità mediante un insieme
sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo
stesso, ne consentano anche il mutamento delle destinazioni d’uso.
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4. INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA


Interventi volti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che
possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente. Comprendono
anche interventi di demolizione e ricostruzione di edifici esistenti con diversa sagoma, prospetti,
sedime e caratteristiche planivolumetriche.
5. INTERVENTI DI NUOVA COSTRUZIONE
Interventi di trasformazione edilizia e urbanistica non rientranti nelle categorie definite ai punti
precedenti.
6. INTERVENTI DI RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA
Interventi volti a sostituire l’esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso.

Definizione dei nuovi titoli edilizi abilitativi


Il T.U. edilizia d.P.R. 380/2001 tratta i titoli abilitativi, con il D.LGS. 222/2016 sono state introdotte specifiche
modifiche ai titoli edilizi e alle procedure. La nuova procedura prevede:
• Attività di edilizia libera
• Comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA)
• Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) gratuita
• Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) onerosa alternativa al permesso di costruire oneroso
• Permesso di costruire (PDC) gratuito e oneroso
A questi si è aggiunta con il D.L. 77/2021 la CILAS per gli interventi in regime di Superbonus 110%, ad
esclusione di quelli che prevedano demolizione e ricostruzione.
Stato legittimo degli immobili: è quello stabilito dal titolo abilitativo che ne ha previsto la costruzione o da
quello che ha disciplinato l’ultimo intervento edilizio. Per gli immobili realizzati in epoca in cui non era
obbligatorio il titolo abilitativo edilizio, lo stato legittimo è quello desumibile dalle informazioni catastali di
primo impianto o da altri documenti probanti.

1. Permesso di costruire – PDC


Sono subordinati a permesso di costruire:
• Interventi di nuova costruzione
• Interventi di ristrutturazione urbanistica
• Interventi di ristrutturazione edilizia, che portino a organismi in tutto o in parte diversi dai
precedenti.
È rilasciato al proprietario dell’immobile o all’avente titolo dal dirigente o responsabile del competente
ufficio comunale.
È irrevocabile ed:
• Oneroso – casi di nuova costruzione o ristrutturazione edilizia con aumento di volumetria o slp
• Ridotto – caso dell’edilizia convenzionata
• Gratuito – in specifici casi (es. ristrutturazione e ampliamento in misura non superiore al 20% di
edifici unifamiliari).
Termine inizio lavori: entro 1 anno dal rilascio del titolo (deve essere comunicato dal DL).
Termine fine lavori: entro 3 anni dall’inizio lavori (deve essere comunicato dal DL).
Decorsi i termini il permesso decade tranne che, prima della scadenza, venga richiesta una proroga accordata
con provvedimento motivato.

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Il permesso decade con l’entrata in vigore di contrastanti previsioni urbanistiche, salvo che i lavori siano già
iniziati e vengano completati entro 3 anni dall’inizio lavori.
Ulteriore obbligo per il titolare del permesso è la presentazione entro 15 giorni dalla fine lavori, nei casi
previsti, della SCIA per agibilità.
Contributo per il rilascio del permesso di costruire
• Contributo per gli oneri di urbanizzazione
Va corrisposto al Comune all’atto del rilascio del permesso.
L’incidenza degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria è stabilita con deliberazione del
consiglio comunale in base alle tabelle parametriche che la regione definisce per classi di comuni.
Ogni 5 anni i comuni aggiornano gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria.
• Contributo per il costo di costruzione
Determinata all’atto del rilascio, è corrisposta in corso d’opera, comunque, entro e non oltre 60
giorni dalla ultimazione della costruzione.
Il costo di costruzione per i nuovi edifici è determinato periodicamente dalle Regioni con riferimento
ai costi massimi ammissibili per l’edilizia agevolata. Il contributo afferente al permesso di costruire
comprende una quota di detto costo variabile dal 5% al 20% determinata dalle Regioni in funzione
delle caratteristiche e delle tipologie delle costruzioni e della destinazione e ubicazione.
Procedimento per il rilascio del permesso di costruire
1. La domanda va presentata allo sportello unico corredata da:
• Attestazione concernente il titolo di legittimazione
• Elaborati progettuali richiesti
• Ulteriori documenti (eventuali)
• Dichiarazione del progettista abilitato che asseveri la conformità del progetto.
2. Lo sportello unico comunica entro 10 giorni al richiedente il nominativo del responsabile del
procedimento.
3. Entro 60 GIORNI dalla presentazione della domanda il responsabile cura l’istruttoria e formula una
proposta di provvedimento.
Durante l’istruttoria possono verificarsi:
• Richieste di modifiche di modesta entità al progetto – Da parte del responsabile, entro 60
giorni dalla presentazione della domanda. Se l’interessato accetta ha 15 giorni per integrare
la documentazione.
• Richieste istruttorie – Il termine di 60 giorni dalla presentazione della domanda può essere
interrotto solo una volta dal responsabile del procedimento e, comunque, entro 30 giorni
dalla presentazione della domanda stessa.
• Indizione conferenza dei servizi – Nei casi in cui sia necessario acquisire ulteriori atti di
assenso.
4. Il provvedimento finale positivo di rilascio è adottato dal dirigente o responsabile dell’ufficio entro
il termine di 30 GIORNI dal ricevimento della proposta di provvedimento. Decorso questo termine,
se il dirigente o il responsabile non oppone motivato diniego il permesso di costruire è rilasciato in
silenzio-assenso.
Dell’avvenuto rilascio del permesso è data notizia al pubblico mediante affissione all’albo pretorio.
Gli estremi del permesso devono essere riportati nel cartello di cantiere.
5. In caso di diniego della domanda, qualora il dirigente o responsabile abbia comunicato
preventivamente all’interessato i motivi, il termine per la comunicazione negativa è di 40 giorni.
Entro 10 giorni dal ricevimento della comunicazione l’interessato può presentare osservazioni.

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Riassumendo, i tempi di rilascio in silenzio-assenso del permesso di costruire variano tra:


• 60 + 30 = 90 giorni
• 120 + 30 = 150 giorni (maggiore complessità del progetto)
• 75 giorni per il permesso di costruire gratuito.

2. Segnalazione certificata di inizio attività onerosa – SCIA onerosa (alternativa al PDC)


In alternativa al PDC oneroso possono essere realizzati mediante SCIA onerosa:
• Interventi di ristrutturazione edilizia, che portino a organismi in tutto o in parte diversi dai
precedenti.
• Interventi di nuova costruzione o ristrutturazione urbanistica, se disciplinati da piani attuativi
• Interventi di nuova costruzione se diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali con precise
indicazioni plano-volumetriche.
Gli interventi realizzati mediante SCIA onerosa sono soggetti allo stesso regime giuridico e quindi a tutti gli
assolvimenti del PDC oneroso, compresi oneri di urbanizzazione e costo di costruzione.
Disciplina della SCIA onerosa
1. La SCIA onerosa va presentata allo sportello unico almeno 30 giorni prima dell’effettivo inizio dei
lavori, accompagnata dalla documentazione prevista anche per il permesso di costruire:
• Relazione che asseveri la conformità delle opere da realizzare
• Elaborati progettuali
• Attestazioni, asseverazioni o certificazioni relative alla sussistenza dei requisiti e dei
presupposti previsti.
• Indicazione dell’impresa esecutrice e del direttore dei lavori
2. Il dirigente o responsabile del competente ufficio comunale se entro 30 giorni dalla presentazione
riscontra l’assenza di una o più delle condizioni stabilite notifica all’interessato l’ordine motivato di
non effettuare l’intervento.
3. Se nei 30 giorni non ci sono comunicazioni dallo sportello unico alla scadenza si possono iniziare i
lavori.
4. Nel caso di vincoli ambientali, paesaggistici o culturali, di competenza comunale, il termine di 30
giorni decorre dal rilascio del relativo atto di assenso.
La sussistenza del titolo è provata con copia della SCIA onerosa depositata in cantiere da cui risulti:
• Data di ricevimento
• Elenco di quanto presentato a corredo del progetto
• Attestazione professionista abilitato
• Atti di assenso eventualmente necessari
• Obbligatoria comunicazione di inizio lavori ai sensi del D.LGS. 81/2008.
Termine efficacia: 3 anni dalla data di inizio lavori.
Adempimenti SCIA onerosa
• Obbligo di comunicazione inizio lavori entro 1 anno dalla scadenza dei 30 giorni di silenzio-assenso
• Obbligo di nuovo accatastamento prima della comunicazione di fine lavori
• Obbligo di comunicazione di fine lavori entro 3 anni dalla data di inizio lavori, con allegato certificato
di collaudo finale asseverato dal direttore lavori
• Obbligo di presentazione della SCIA per agibilità entro 15 giorni dalla data di fine lavori.

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3. Segnalazione certificata inizio attività gratuita – SCIA gratuita


Sono realizzabili mediante SCIA gratuita gli interventi non disciplinati da PDC, da SCIA onerosa e quelli non
riconducibili all’attività di edilizia libera. In particolare:
• Manutenzione straordinaria qualora riguardi parti strutturali o prospetti
• Restauro e risanamento conservativo qualora riguardi le parti strutturali
• Ristrutturazione edilizia, anche con demolizione e ricostruzione, ma senza aumento di volume o slp
• Ristrutturazione edilizia con cambio di destinazione d’uso
• Ristrutturazione edilizia con modificazioni della sagoma.
Disciplina della SCIA gratuita
Prevede che i lavori possono essere iniziati contestualmente alla presentazione con silenzio-assenso
immediato a condizione che l’intervento non necessiti di specifici atti di assenso.

4. Attività edilizia libera


Possono essere eseguiti senza titolo abilitativo i seguenti interventi:
• Manutenzione ordinaria, compresi interventi di installazione di pompe di calore di potenza inferiore
a 12 kW
• Interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche
• Opere temporanee per la ricerca nel sottosuolo
• Movimenti di terra per attività agricole
• Serre mobili stagionali
Dal 2016 rientrano anche:
• Opere di pavimentazione e finitura spazi esterni contenute entro l’indice di permeabilità
• Pannelli solari, fotovoltaici
• Aree ludiche senza fini di lucro ed elementi di arredo nelle aree pertinenziali degli edifici

5. Comunicazione di inizio lavori asseverata – CILA


Le attività di edilizia libera soggette a preventiva CILA sono:
• Interventi di manutenzione straordinaria non riguardanti parti strutturali e modifiche ai prospetti,
compresi frazionamenti o accorpamenti delle unità immobiliari
• Interventi di restauro e risanamento conservativo che non interessino parti strutturali.
L’interessato prima di iniziare i lavori deve trasmettere all’amministrazione comunale l’elaborato progettuale
e la CILA asseverata da un tecnico abilitato.
Con il D.L. 77/2021 convertito in LEGGE 108/2021 gli interventi agevolati con il Superbonus 110% sono
considerati manutenzioni straordinarie e possono essere realizzati previa presentazione della CILA
Superbonus – CILAS.

Comunicazione obbligatoria ai sensi del d.lgs. 81/2008


Ai sensi del D.LGS. 81/2008 T.U. sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, modificato dal D.LGS. 106/2009, nel caso
di opere disciplinate da permesso di costruire o SCIA onerosa e gratuita viene introdotto l’obbligo di
comunicazione da parte del committente o del responsabile dei lavori, prima dell’inizio dei lavori della
seguente documentazione:
• Copia della notifica preliminare
• Nominativo impresa esecutrice, del relativo DURC

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• Dichiarazione del committente attestante l’avvenuta verifica dell’idoneità tecnico-professionale


delle imprese affidatarie, delle imprese esecutrici e dei lavoratori autonomi
• Verifica sulle dichiarazioni dell’organico medio

3.5 REGIME SANZIONATORIO IN EDILIZIA


La vigilanza urbanistico-edilizia è disciplinata dal T.U. il quale prevede che sia a cura del dirigente o del
responsabile del competente ufficio, di concerto con ufficiali ed agenti di polizia locale.
Per opere difformi o senza titolo sono previsti:
• Sospensione dei lavori
• Demolizione
• Pagamento di sanzioni pecuniarie
• Segnalazione all’ordine professionale e all’autorità giudiziaria.
La responsabilità è del titolare del titolo o della procedura edilizia unitamente al progettista, al direttore dei
lavori e al titolare dell’impresa.
Le verifiche sull’attività edilizia si suddividono in:
• Controlli esterni – verifica dell’occupazione di spazio pubblico e del pagamento dei diritti di
occupazione e pubblicità; controllo esposizione del cartello e dello stato della recinzione.
• Controlli interni – verifica dell’esistenza dei disegni tecnici e relativi permessi o autorizzazioni; verifica
della sicurezza tramite il piano.
Per opere soggette a comunicazione o SCIA: sanzione amministrativa.
Per opere soggette a permesso di costruire o SCIA onerosa: regime sanzionatorio penale e amministrativo.

3.6 ULTERIORI PROCEDURE DISCIPLINATE DAL T.U. EDILIZIA


Certificato di agibilità
La nuova disciplina per l’agibilità è stata introdotta dal D.LGS. 222/2016.
Entro 15 giorni dalla fine dei lavori il titolare del permesso di costruire presenta allo sportello unico le
attestazioni tramite SCIA.
Gli interventi per i quali è prevista la segnalazione certificata sono:
• Nuove costruzioni
• Ricostruzioni o sopraelevazioni
• Singoli edifici o singole porzioni della costruzione
• Singole unità immobiliari
La segnalazione certificata che attesta agibilità deve essere corredata dalla seguente documentazione:
• Attestazione del direttore dei lavori o di un professionista abilitato
• Certificato di collaudo statico
• Dichiarazione di conformità delle opere realizzate alla normativa vigente in materia di accessibilità e
superamento barriere architettoniche
• Estremi dell’avvenuta dichiarazione di aggiornamento catastale
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• Dichiarazione dell’impresa installatrice per la conformità degli impianti installati


Oltre a quanto previsto nel T.U. sono richiesti:
• Attestato di qualificazione energetica (AQE)
• Eventuali obblighi relativi all’acustica
• Copia della SCIA antincendio.
L’utilizzo dell’immobile può essere iniziato dalla data di presentazione della SCIA con la documentazione.
La mancata presentazione della SCIA comporta una sanzione amministrativa pecuniaria.

Ulteriori argomenti trattati nel T.U. edilizia


Art. 52 – art. 63: norme tecniche con specifiche sui tipi di strutture e sistemi costruttivi.

Art. 64 – art. 70: progettazione, direzione lavori, esecuzione, responsabilità, collaudo statico e
vigilanza
L’esecuzione dei lavori deve avvenire sotto la responsabilità di un tecnico abilitato, iscritto all’albo, definito
direttore dei lavori. Il progettista ha la responsabilità diretta sulla progettazione, mentre il direttore dei
lavori e il costruttore la hanno sulla realizzazione, sulla qualità dei materiali e sulla posa in opera.
Prima dell’inizio dei lavori va presentata allo sportello la DENUNCIA DEI LAVORI da parte del costruttore con
indicazione e recapiti del committente, del progettista strutturale, del direttore dei lavori e del costruttore.
Allegati alla denuncia vanno consegnati il progetto strutturale e la relazione illustrativa. La denuncia dei lavori
deve essere conservata in cantiere dall’inizio delle opere.
A strutture ultimate, entro 60 giorni, il direttore dei lavori deposita allo sportello unico una RELAZIONE sugli
adempimenti degli obblighi di rispondenza dell’opera realizzata al progetto esecutivo strutturale, allegando
i certificati relativi alle prove dei materiali emessi dai laboratori ufficiali.
Con le nuove NTC 2018 tutte le nuove costruzioni, gli ampliamenti o ristrutturazioni globali devono essere
sottoposte a COLLAUDO STATICO da un ingegnere o architetto iscritto all’albo da almeno 10 anni, nominato
dal committente e che non sia intervenuto né nella progettazione né nella realizzazione dell’opera. Il collaudo
si svolge nei 60 giorni successivi alla realizzazione della struttura secondo l’iter regolato dalla LEGGE
1086/1971 e dal D.M. 9161/1972.
Art. 77 – art. 82: norme per il superamento delle barriere architettoniche.

Art. 83 – art. 94: norme per le costruzioni in zone sismiche


Nelle zone sismiche per procedere a costruzioni, riparazioni e sopraelevazioni bisogna darne preavviso
scritto allo sportello unico, che trasmette copia all’ufficio tecnico della Regione. Alla domanda viene allegato
il progetto in doppia copia firmato da un ingegnere o un architetto, oltre al direttore dei lavori. Il progetto è
sempre accompagnato da una dichiarazione del progettista che asseveri il rispetto delle norme tecniche per
le costruzioni.
Nelle zone sismiche (tranne quelle a bassa sismicità) non si possono iniziare i lavori senza preventiva
autorizzazione scritta del competente ufficio tecnico della Regione. L’autorizzazione è rilasciata entro 30
giorni dalla richiesta (silenzio-assenso).
Classificazione degli interventi in zone sismiche
1. Interventi rilevanti nei riguardi della pubblica incolumità – Adeguamento o miglioramento sismico
di costruzioni esistenti in località sismiche a media sismicità; nuove costruzioni che si discostino dalle
usuali tipologie; interventi in edifici di interesse strategico e opere infrastrutturali.

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2. Interventi di minore rilevanza nei riguardi della pubblica incolumità – Adeguamento o


miglioramento sismico di costruzioni esistenti in località sismiche ad alta e media sismicità;
riparazioni e interventi locali su costruzioni esistenti; nuove costruzioni diverse dal punto 1.
3. Interventi privi di rilevanza nei riguardi della pubblica incolumità.
Art. 107 – art. 121: norme per la sicurezza degli impianti.
Art. 122 – art. 135: norme per il contenimento energetico negli edifici.

3.7 ATTIVITÀ EDILIZIE E RELATIVE PROCEDURE


La corretta prassi di un incarico viene distinta in:
• Studio di fattibilità delle prestazioni richieste e verifica di conformità urbanistico-edilizia con
preventivo e disciplinare dell’incarico.
• Preventivo delle prestazioni professionali pattuite successivamente allo studio di fattibilità.
• Elaborazione progettuale
• Procedura o titolo abilitativo più adatto all’esecuzione dei lavori.
Attività preventiva alla presentazione in Comune della documentazione procedurale e/o autorizzativa:
1. Preventivo delle prestazioni professionali, che deve essere accettato attraverso la stipula con la
committenza di un disciplinare d’incarico, contratto con cui si stabiliscono patti e condizioni
relativamente all’oggetto dell’incarico e alle prestazioni richieste, alle modalità di calcolo
dell’onorario, alle tempistiche di assolvimento e relativi pagamenti.
2. Dopo il rilievo dell’immobile, verificata la conformità edilizia e valutate con il committente le
esigenze, si realizzano le ipotesi progettuali preliminari. Di ogni riunione con la committenza va fatto
un verbale firmato dalle parti, così come di ogni disegno realizzato e consegnato.
3. Quanto approvato nella fase preliminare viene trasformato, attraverso il progetto definitivo, nella
pratica edilizia comunale al fine dell’ottenimento delle autorizzazioni necessarie. Parallelamente, se
previsto dalla tipologia di opera, viene nominato il coordinatore della sicurezza in fase di
progettazione, che redige il piano di sicurezza e coordinamento (PSC).
4. La presentazione in Comune presso lo sportello unico per l’edilizia della richiesta di titolo abilitativo
deve avvenire prima dell’inizio dei lavori:
• si potrà iniziare immediatamente i lavori – CILA, SCIA
• 30 giorni dopo la presentazione – SCIA onerosa
• 90 o 150 giorni dopo la presentazione – Permesso di costruire.
5. Nei casi previsti va fatta la comunicazione di inizio lavori ai sensi del d.lgs. 81/2008.
6. Con la presentazione della comunicazione di inizio lavori, iniziano tutte le attività previste dalla
direzione lavori. Inoltre, affianca il direttore dei lavori il coordinatore della sicurezza in fase di
esecuzione, che verifica il rispetto di quanto disciplinato nel PSC.
7. Se il progetto è di nuova costruzione il committente nomina il collaudatore strutturale.
8. Se l’oggetto dell’incarico prevede anche, a fine lavori, l’Attestato di Prestazione Energetica (APE)
deve essere prevista un’altra figura professionale che è il certificatore energetico.

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4. REGIME VINCOLISTICO
4.1 TIPI DI VINCOLI
VINCOLO: speciale limitazione alla quale sono sottoposti determinati beni, mobili o immobili, di proprietà
pubblica o privata, a causa della loro rilevanza per il pubblico interesse. Il vincolo su un bene priva il relativo
proprietario di determinate facoltà. Il vincolo non incide sull’essenza del diritto di proprietà, ma pone limiti
a tale diritto.
Nella pianificazione urbanistica si distinguono 3 tipologie di vincoli:
1. VINCOLI CONFORMATIVI
Sono sovraordinati alle scelte di pianificazione territoriale e urbanistica, comunale e di livello
superiore, e derivano da norme, regolamenti o provvedimenti sovraordinati (es. vincolo
paesaggistico, forestale, idrogeologico, rischio idraulico, ecc.). Non prevedono inedificabilità
assoluta, non comportano indennizzi e non hanno scadenza temporale.
2. VINCOLI ESPROPRIATIVI
Sono legati all’atto di approvazione dello strumento urbanistico che preveda la realizzazione di
un’opera pubblica o di pubblica utilità. Comportano la perdita di proprietà privata con risarcimento
di un equo indennizzo.
3. VINCOLI URBANISTICO-EDILIZI
Si dividono in:
Vincoli di carattere urbanistico – azzonamento, destinazione d’uso del territorio, classificazione degli
interventi su edifici e aree libere, standard urbanistici.
Vincoli di carattere edilizio – parametri, indici e prescrizioni che regolano l’edificazione.
Vincoli di carattere procedurale – per esempio, l’obbligo di formare uno strumento urbanistico
esecutivo prima di richiedere il permesso di costruire.

Archeologico Ministero per i beni culturali e D.lgs. 42/2004


ambientali Prima: legge 1089/1939
Monumentale Ministero per i beni culturali e D.lgs. 42/2004
ambientali – Soprintendenza Prima: legge 1089/1939
beni ambientali ed architettonici
Paesaggistico Regione D.lgs. 42/2004
Prima: legge 1497/1939
Idrogeologico Regione previo parere del Corpo R.D. 3267/1923, mod. R.D.
forestale dello Stato 23/1926 e 215/1933

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5. NORMATIVE SPECIFICHE
5.1 LEGGI AMBIENTALI: QUADRO STORICO-LEGISLATIVO
La tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e storico è rimasta per lungo tempo affidata ai seguenti
testi legislativi fondamentali:
• R.D. 363/1913 – Antichità e Belle Arti
• Legge 1089/1939 – Legge sulla protezione delle cose d’interesse artistico e storico
Disciplina: la conservazione e l’alienazione delle proprietà sottoposte a vincolo; le scoperte
archeologiche, la riproduzione delle opere d’arte di proprietà dello Stato o di enti pubblici.
• Legge 1497/1939 – Tutela le bellezze naturali e panoramiche
Si introducono i Piani paesistici.
• Legge 431/1985 (legge Galasso)
Introduce disposizioni di significativo rilievo per la tutela delle zone di particolare interesse
ambientale introducendo obblighi per le regioni, tra cui: la redazione dei Piani paesistici (rientranti
nei Piani quadro). Ristabilisce gli usi civici: diritti d’uso che spettano a coloro che compongono una
determinata collettività; tale uso si manifesta in attività relative al godimento di un bene come
godere del pascolo, fare la legna o usare prodotti del bosco.
• Legge 349/1986
Istituisce il Ministero dell’ambiente e detta una disciplina specifica in materia di risarcimento del
danno ambientale.
• Legge 183/1989
Introduce una normativa organica per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo; gli
interventi vengono programmati attraverso i Piani di bacino.
• Legge 394/1991 in materia di tutela ambientale
Le aree protette sono disciplinate nei contenuti e nelle procedure di formazione dal Piano territoriale
del parco secondo la zonizzazione articolata in: zona di riserva integrale, zona di riserva orientata,
aree di protezione delle amministrazioni comunali o dei privati.
• Legge 344/1997 – Sviluppo e qualificazione degli interventi e dell’occupazione in campo ambientale
• Legge 426/1998 – Nuovi interventi in campo ambientale
• Legge 490/1999 – Testo unico dei beni culturali e ambientali (sostituito da quello del 2004)
• Decreto aprile 2000 – Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali.

Codice dei beni culturali e del paesaggio – d.lgs. 42/2004


Con la pubblicazione del D.LGS. 42/2004 lo Stato ha dato inizio alla procedura di verifica della sussistenza
dell’interesse culturale e del relativo vincolo sui beni immobili appartenenti a Stato, Regione, Province,
Comuni e ad ogni altro ente o istituto pubblico.
Il d.lgs. è suddiviso in 5 parti:
1. Disposizioni generali
2. Beni culturali: tutela, fruizione e valorizzazione
3. Beni paesaggistici
4. Sanzioni
5. Disposizioni transitorie, abrogazioni ed entrata in vigore.
Si dividono due tipologie di beni culturali:
• Beni culturali in senso stretto (interesse storico, artistico, archeologico, ecc.), LEGGE 1089/1939
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• Beni culturali in senso più ampio costituiti dai paesaggi italiani, LEGGE 1497/1939 e LEGGE GALASSO
431/1985

Tutela dei beni immobili


La TUTELA DIRETTA ha un diverso regime a seconda dell’appartenenza del bene.
Nel caso di appartenenza a Stato, Regione o enti pubblici sono sottoposte a tutela tutte le cose immobili
qualora sussistano due condizioni: l’autore non sia più vivente e la loro esecuzione risalga ad oltre 70 anni.
Nel caso di appartenenza a privati i beni immobili sono soggetti a tutela esclusivamente nel caso in cui sia
intervenuta la dichiarazione di interesse culturale da parte del Ministero. Tale procedura è avviata dal
sovrintendente. Il proprietario, avutane notizia ha 30 giorni di tempo per presentare le osservazioni. In caso
di vendita da parte del privato di un immobile vincolato, il trasferimento va denunciato al Ministero entro 60
giorni, dato che la dichiarazione di interesse culturale determina un diritto di prelazione all’acquisto in favore
dello Stato.
Per vincolo indiretto (TUTELA INDIRETTA) si intende quella serie di prescrizioni limitative che vengono
imposte a beni diversi da quello culturale oggetto di tutela diretta, ma che si trovano in relazione spaziale
con quest’ultimo. Il vincolo indiretto ha la finalità di tutelare il contesto del bene soggetto al vincolo diretto
assicurandone, attraverso prescrizioni destinate alle aree o edifici circostanti e non necessariamente
confinanti, il mantenimento dell’integrità, della prospettiva, della luce, delle condizioni di ambiente e decoro.
Nullaosta da allegare al titolo edilizio in caso di opere edili
Tutti gli immobili vincolati come bene culturale in caso di intervento edilizio devono avere preventiva
approvazione della sovrintendenza. La richiesta di nullaosta deve indicare:
• Domanda firmata dal proprietario o dall’avente titolo
• Legittimità edilizia, legittimazione dello stato di fatto
• 3 copie del progetto definitivo
• Perizia di spesa, ovvero computo metrico estimativo
• Relazione storico artistica
• Relazione tecnica degli interventi
• Documentazione di eventuali indagini conoscitive
• Documentazioni fotografica
Il tutto firmato da un architetto abilitato. Il rilascio avviene in 120 giorni dalla data di presentazione. Il
nullaosta rilasciato dalla soprintendenza va allegato alla CILA, SCIA, SCIA onerosa o al permesso di costruire.

Tutela dei beni paesaggistici


La Convenzione europea del paesaggio fissa dei principi fondamentali a cui gli stati firmatari devono
ottemperare nel rispetto del loro ordinamento. L’Italia ha recepito questi principi nel D.LGS. 42/2004.
Nella definizione di paesaggio all’articolo 131 sono mutuati tutti gli elementi contenuti nella convenzione: il
concetto del valore identitario culturale del paesaggio, l’identificazione del paesaggio nel territorio, la
valorizzazione del paesaggio come promozione della cultura, l’obbligo per le amministrazioni di attivare
iniziative di conoscenza e formazione.
Ogni piano paesaggistico deve garantire la conservazione degli elementi costitutivi e delle morfologie dei
beni paesaggistici, ma anche delle tipologie architettoniche che connotano quello specifico ambito. Il piano
deve inoltre:
• Prevedere interventi di recupero e riqualificazione di aree compromesse o degradate
• Individuare interventi di valorizzazione
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• Recuperare le misure utili all’inserimento corretto degli interventi di trasformazione


Parole chiave: tutela, fruizione e valorizzazione.
Procedura di dichiarazione di notevole interesse pubblico
La procedura è svolta su proposta di un ente pubblico territoriale da una apposita commissione composta
dal direttore regionale, dal soprintendente per i beni architettonici e da quello per i beni archeologici, nonché
da due responsabili preposti agli uffici regionali competenti in materia di paesaggio. Le commissioni valutano
entro 60 giorni la sussistenza di notevole interesse pubblico; decorso questo termine, entro 30 giorni il
componente della commissione o l’ente pubblico che ha assunto l’iniziativa può formulare la proposta di
dichiarazione direttamente dalla Regione.

Piano paesaggistico
I piani paesaggistici regionali suddividono il territorio in ambiti omogenei, da quelli di elevato pregio
paesaggistico fino a quelli significativamente compromessi o degradati, ed in funzione dei vari livelli
attribuiscono a ciascun ambito un obiettivo di qualità paesaggistica che preveda: il mantenimento delle
caratteristiche, la riqualificazione delle aree compromesse, la salvaguardia delle caratteristiche
paesaggistiche e l’individuazione delle linee di sviluppo urbanistico ed edilizio.
Attraverso i piani paesaggistici devono essere individuate e salvaguardate:
• Aree ed immobili con cospicui caratteri di bellezze naturali, comprese quelle panoramiche
• Aree afferenti a territori costieri, o contigue a laghi, fiumi, torrenti e corsi d’acqua, oltre a zone di
interesse storico, artistico, architettonico e paesaggistico.
Iter di approvazione
Il piano è approvato con provvedimento regionale entro il termine fissato nell’accordo.
Dall’approvazione del piano le previsioni e prescrizioni sono immediatamente prevalenti sulle previsioni dei
piani territoriali ed urbanistici.
Gli interventi edilizi nelle aree sottoposte a vincolo di tutela paesaggistica sono subordinati ad una
obbligatoria preventiva autorizzazione, suddivisa a sua volta in procedura ordinaria e procedura
semplificata.
La richiesta di autorizzazione NON è prevista nei seguenti casi:
• Interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di consolidamento statico e di restauro
conservativo che non alterino lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edifici
• Interventi inerenti l’esercizio dell’attività agro-silvo-pastorale che non comportino alterazione
permanente dello stato dei luoghi
• Per il taglio colturale, la forestazione/rinforestazione, ecc.
Possono rilasciare autorizzazioni paesaggistiche solo gli enti locali inclusi negli elenchi approvati dalle Regioni
e ritenuti idonei ad esercitare le competenze paesaggistiche loro attribuite.
PROCEDURA ORDINARIA – d.lgs. 42/2004
1. Il richiedente presenta istanza di autorizzazione paesaggistica all’Ente competente
2. Entro 40 giorni dalla ricezione l’Ente competente:
• Verifica la necessità dell’autorizzazione paesaggistica, la completezza della documentazione;
valuta la compatibilità paesaggistica e acquisisce il parere della Commissione Paesaggio
• Trasmette alla Soprintendenza la documentazione del richiedente, il parere della
Commissione Paesaggio, una relazione tecnica illustrativa con proposta di provvedimento
• Comunica al richiedente l’avvio del procedimento presso la Soprintendenza
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3. Entro 45 giorni dalla ricezione il Soprintendente:


• Non esprime parere, quindi l’Ente competente decorsi 60 giorni emette provvedimento
paesaggistico
• Esprime parere favorevole o favorevole con prescrizioni, quindi l’Ente competente entro 20
giorni dal ricevimento del parere emette provvedimento paesaggistico
• Esprime parere negativo, quindi il Soprintendente comunica agli interessati il preavviso di
diniego assegnando un tempo per le osservazioni; entro 45 giorni il Soprintendente
trasmette all’Ente competente il parere definitivo; in caso positivo questo emette
provvedimento paesaggistico
4. L’autorizzazione è immediatamente efficace con validità di 5 anni.
PROCEDURA SEMPLIFICATA – d.P.R. 31/2017
Prima disciplinata dal D.P.R. 139/2010, ora dal D.P.R. 31/2017.
Il procedimento semplificato di autorizzazione paesaggistica vale per i lavori di lieve entità. Gli interventi di
lieve entità sono attualmente 42, tra questi si menzionano:
• Incrementi di volume non superiori al 10% della volumetria originaria
• Realizzazione e modifica di aperture esterne o finestre su coperture riguardanti beni vincolati purché
eseguiti nel rispetto delle caratteristiche architettoniche, morfo-tipologiche, ecc.
• Interventi sui prospetti e sulle coperture diversi dal punto precedente comportanti alterazione e
modifica delle caratteristiche architettoniche.
In procedura semplificata si opera anche per il rinnovo delle autorizzazioni rilasciate in procedura ordinaria
e scadute da non più di 1 anno, relative ad opere non iniziate o non completate, a condizione che l’intervento
risulti conforme a quanto in precedenza autorizzato e alle prescrizioni di tutela eventualmente sopravvenute.
1. Il richiedente presenta istanza allo SUE compilata secondo un modello semplificato
2. Entro 20 giorni dalla ricezione dell’istanza l’amministrazione procedente:
• Verifica la necessità di autorizzazione paesaggistica semplificata, la completezza della
documentazione
• Valuta la compatibilità con i valori paesaggistici
3. L’amministrazione procedente:
• Esprime valutazione negativa, quindi entro 10 giorni comunica al richiedente preavviso di
diniego assegnando 15 giorni per osservazioni. Entro i successivi 20 giorni può non accogliere
le osservazioni oppure accoglierle e procedere con l’iter.
• Esprime valutazione positiva
4. L’amministrazione procedente entro 20 giorni trasmette alla soprintendenza: la documentazione
presentata dal richiedente, il parere della Commissione Paesaggio, una motivata proposta di
accoglimento
5. Entro 20 giorni dalla ricezione il soprintendente:
• Non esprime parere, quindi decorso il termine l’amministrazione procedente rilascia
l’autorizzazione
• Esprime parere favorevole, quindi l’amministrazione procedente decorsi 10 giorni adotta il
provvedimento
• Entro 10 giorni comunica preavviso di diniego, assegnando 15 giorni per osservazioni ed
entro i successivi 20 giorni può accogliere o meno le osservazioni.
AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA IN SANATORIA
L’autorizzazione paesaggistica in sanatoria può applicarsi solo nei seguenti casi:

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• Per lavori che non abbiano determinato creazione di superfici utili o volumi o aumento di quelli
legittimamente realizzati
• Per l’impiego di materiali in difformità dall’autorizzazione paesaggistica
• Per i lavori comunque configurabili quali interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria
In questo caso:
1. Il proprietario presenta domanda all’autorità preposta
2. L’autorità si pronuncia sulla domanda entro il termine di 180 giorni previo parere vincolante della
soprintendenza (entro 90 giorni)
3. Accertata la compatibilità paesaggistica il trasgressore deve pagare una somma equivalente al
maggiore importo tra il danno arrecato e il profitto conseguito mediante la trasgressione
4. In caso di rigetto della domanda sono obbligatori la demolizione e il ripristino del bene originario.

Codice dell’ambiente – d.lgs. 152/2006


Il codice è diviso in 8 parti:
1) Disposizioni comuni e principi generali
2) Procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d’impatto ambientale
(VIA) e per l’autorizzazione integrata ambientale (AIA)
3) Difesa del suolo
4) Gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati
5) Tutela dell’aria
5-bis) Disposizioni per particolari installazioni
6) Tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente
6-bis) Disciplina sanzionatoria
Le modalità di valutazione disciplinate e normate dal Codice sono:
• VAS – Valutazione ambientale strategica
• VIA – Valutazione d’impatto ambientale
• VIS – Valutazione d’impatto sanitario. Ha lo scopo di stimare gli impatti complessivi, diretti e
indiretti, che la realizzazione e l’esercizio del progetto possono procurare sulla salute della
popolazione.
• Valutazione d’incidenza. Procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre
qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o area geografica
proposta come sito della rete Natura 2000.
• AIA – Autorizzazione integrata ambientale

VAS – Valutazione ambientale strategica


È la valutazione delle conseguenze ambientali di piani e programmi, al fine di promuovere lo sviluppo
sostenibile.
Settori interessati dalla VAS: agricolo, forestale, della pesca; energetico; industriale; dei trasporti; gestione
di rifiuti e acque; telecomunicazioni; turistico.
Finalità e autorità competenti
L’autorità competente per la VAS:
• Individua e consulta i soggetti competenti in materia ambientale e il pubblico interessato
• Raccoglie ed esamina i pareri e le osservazioni
• Verifica e decide se assoggettare a valutazione

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• Valuta il piano o programma ed il rapporto ambientale e al termine esprime parere motivato


• Collabora con l’autorità procedente per revisionare il piano o programma e il rapporto.
L’autorità procedente, che elabora e adotta il piano o programma e può coincidere con il proponente si
occupa di:
• Trasmettere e mettere a disposizione i documenti
• Individuare e consultare i soggetti competenti in materia ambientale e il pubblico interessato
• Curare la pubblicazione dei documenti
• Collaborare con l’autorità competente per definire i contenuti del rapporto ambientale e revisionare
il piano o programma e il rapporto ambientale.
Procedura di VAS
La VAS deve essere avviata dall’autorità procedente contestualmente al processo di formazione del piano o
del programma e comprende:
1. Verifica di assoggettabilità
L’autorità procedente trasmette all’autorità competente un rapporto preliminare di assoggettabilità
o VAS. L’autorità competente trasmette il rapporto preliminare di assoggettabilità o VAS ai soggetti
competenti per acquisirne il parere. Il parere è inviato entro 30 giorni.
L’autorità competente tenuto conto delle osservazioni pervenute verifica l’impatto sull’ambiente e,
sentita l’autorità procedente, entro 90 giorni dalla trasmissione emette il provvedimento di verifica
assoggettando o escludendo il piano/programma dalla VAS.
2. Redazione del rapporto ambientale
Il proponente e/o l’autorità procedente entrano in consultazione (dura 90 giorni) con l’autorità
competente e gli altri soggetti competenti al fine di definire la portate e il livello di dettaglio delle
informazioni da includere nel rapporto ambientale. Nel rapporto ambientale devono essere
individuati e descritti gli impatti significativi che l’attuazione del piano proposto potrebbero avere
sull’ambiente e sul patrimonio culturale, nonché ragionevoli alternative che possono adottarsi.
3. Consultazione
Entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso al pubblico chiunque può prendere visione della
proposta di piano/programma e presentare proprie osservazioni.
4. Valutazione del rapporto ambientale e degli esiti della consultazione
Le autorità competente e procedente svolgono attività tecnico-istruttorie, acquisiscono e valutano
tutta la documentazione esprimendo proprio parere motivato entro 90 giorni dalla scadenza della
fase di consultazione.
5. Decisione
Tutta la documentazione è trasmessa all’organo competente all’adozione o approvazione del
piano/programma.
6. Informazione sulla decisione
La decisione finale è pubblicata sui siti web delle autorità interessate.
7. Monitoraggio
Il monitoraggio assicura il controllo sugli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione
dei piani/programmi approvati e la verifica del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità
prefissati.
La procedura di VAS per gli strumenti attuativi non in variante ai piani generali è esclusa se questi sono già
soggetti a VAS; in caso di strumenti attuativi in variante la VAS è obbligatoria.

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VIA – Valutazione d’impatto ambientale


Consiste in uno studio preventivo delle probabili ripercussioni che la realizzazione di un intervento
urbanistico, edilizio o di altro genere potranno avere sull’ambiente fisico.
Sono progetti assoggettati a VIA nazionale quelli a elevato rischio, come ad esempio: raffinerie di petrolio,
centrali termiche, impianti nucleari, acciaierie, impianti chimici, autostrade, tronchi ferroviari, aeroporti,
porti commerciali, dighe, ecc.
In sede statale l’autorità competente è il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Sono progetti assoggettati a VIA regionale quelli a rischio relativo, come ad esempio: impianti eolici, cave e
torbiere, impianti chimici integrati, ecc.
In sede regionale l’autorità competente è la pubblica amministrazione con compiti di tutela, protezione e
valorizzazione ambientale individuata secondo le disposizioni delle leggi regionali o delle province autonome.
Procedura di VIA
La valutazione d’impatto ambientale comprende:
1. Verifica di assoggettabilità (screening)
È una procedura preliminare, limitata ad alcuni specifici casi, volta a definire se il progetto deve
essere assoggettato a VIA. Può avere uno dei seguenti esiti: positivo con esclusione dalla procedura
di VIA, positivo con esclusione dalla procedura di VIA con prescrizioni, accertamento della necessità
di assoggettamento del progetto.
2. Definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale (SIA)
Il proponente deve fornire attraverso SIA un quadro completo dei possibili impatti assunti come
elementi di giudizio per l’ammissibilità dell’intervento.
3. Presentazione e pubblicazione del progetto
Il proponente presenta l’istanza di VIA; entro 15 giorni l’autorità competente verifica la
documentazione; successivamente, l’istanza e la documentazione sono pubblicate nel sito web
dell’autorità competente.
4. Svolgimento delle consultazioni
Entro 60 giorni dalla pubblicazione dell’avviso al pubblico, chiunque può prendere visione ed
esprimere pareri. Entro 15 giorni dal termine precedente, il proponente può presentare le
controdeduzioni.
5. Valutazione dello studio ambientale e degli esiti delle consultazioni
L’autorità competente valuta la documentazione acquisita tenendo conto dello studio di impatto
ambientale, delle eventuali informazioni supplementari fornite dal proponente, oltre ai risultati delle
consultazioni, delle informazioni raccolte e delle osservazioni e pareri ricevuti.
6. Decisione
Nel caso di progetti di competenza statale entro 60 giorni si adotta il provvedimento di VIA. Per i
progetti PNRR-PNIEC la commissione tecnica si esprime in 30 giorni.
7. Informazione sulla decisione
Il provvedimento di VIA è immediatamente pubblicato sul sito web dell’autorità competente e ha
efficacia temporale non inferiore a 5 anni.
8. Monitoraggio
Il proponente è tenuto a ottemperare alle condizioni ambientali contenute nel provvedimento di
verifica di assoggettabilità a VIA o nel provvedimento di VIA. L’autorità competente verifica
l’ottemperanza delle condizioni ambientali per identificare tempestivamente gli impatti ambientali.

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AIA – Autorizzazione ambientale integrata


È un provvedimento che mira a verificare la compatibilità ambientale di una determinata attività, adattando
interessi conservativi, di tutela ambientale, con interessi di sviluppo, di natura produttiva, senza che vi sia
una predeterminata gerarchia di carattere generale tra gli stessi.
Gli obiettivi prefissati riguardano la riduzione di emissioni inquinanti e rifiuti, l’uso efficiente dell’energia, la
prevenzione degli incendi.
I riferimenti normativi fondamentali sono: DIRETTIVA 2010/75/UE (europea) e CODICE AMBIENTE.
Le attività soggette all’AIA sono i settori energetico, industriale, chimico e di gestione dei rifiuti.
Il procedimento di AIA è simile a quello di VAS e VIA:
1. Domanda dell’interessato
2. Pubblicazione della domanda
3. Partecipazione del pubblico
4. Conferenza di servizi
5. Rilascio dell’autorizzazione
6. Pubblicazione del provvedimento
7. Controllo e monitoraggio.
L’autorità competente esprime le proprie determinazioni sulla domanda di AIA entro minimo 150 giorni dalla
presentazione della domanda. La durata dell’AIA è di 10 anni.

5.2 ESPROPRIO
L’esproprio è un istituto di diritto pubblico in base al quale un soggetto, previo pagamento di una giusta
indennità, viene privato, in tutto o in parte, di uno o più beni immobili di sua proprietà per una causa di
pubblico interesse legalmente dichiarata.
Attraverso tale atto una pubblica amministrazione, per fini di pubblica utilità acquisisce il diritto di proprietà,
o altro diritto reale, su un bene privato.

Profilo storico-normativo delle leggi sull’esproprio


LEGGE 2359/1865
Contempla l’esproprio solo per l’esecuzione di opere di pubblica utilità, fissando il criterio di determinazione
dell’indennità nel “giusto prezzo”, che secondo i periti avrebbe avuto l’immobile in una libera contrattazione
di compravendita.
LEGGE 2892/1885 – RISANAMENTO DELLA CITTÀ DI NAPOLI
Indennità di esproprio pari alla media tra il valore venale del bene da espropriare e la somma dei fitti riscossi
negli ultimi 10 anni.
LEGGE 429/1907 E R.D.L. 302/1939
Per terreni per impianti, reti ferroviarie o impianti sportivi si applica la legge di Napoli.
LEGGE 1150/1942
Ricorre alla legge del 1865, escludendo dalla valutazione sia gli incrementi di valore attribuiti all’approvazione
del PRG, sia quelli derivanti da lavori eseguiti sull’immobile dopo la pubblicazione del PP.
LEGGE 167/1962

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Per l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica e popolare, l’indennizzo viene equiparato al
valore venale fissato al biennio precedente l’adozione del piano e depurato degli incrementi derivanti dalla
formazione ed attuazione del piano medesimo. La Corte Costituzionale nel 1965 dichiarò illegittimo tale
criterio in quanto, a causa della perdita di potere d’acquisto della moneta e dei tempi lunghi previsti per
l’attuazione del piano, l’indennità avrebbe potuto assumere un valore simbolico.
LEGGE 904/1965
Criterio previsto dalla legge di Napoli con una maggiorazione del 2% annuo per il periodo compreso tra
approvazione del piano e decreto di esproprio.
SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE 1968
Definisce incostituzionali i vincoli di inedificabilità preordinati all’espropriazione dettati dalla legge Ponte
765/1967 perché permanenti e non indennizzati, per questo motivo la loro validità giuridica non deve
superare i 5 anni dalla data di adozione.
LEGGE 1187/1968 – LEGGE TAMPONE
Introduce il principio che i beni assoggettati a vincoli preordinati all’espropriazione o a vincoli che comportino
l’inedificabilità, perdono ogni efficacia se entro 5 anni dalla data di approvazione del PRG non siano stati
approvati i relativi PP o autorizzati i PL convenzionati.
LEGGE 865/1971 – LEGGE SULLA CASA
L’indennizzo viene correlato al valore agricolo medio (VAM), cioè il valore agricolo con correzioni
parametriche relative alla collocazione dell’area nel contesto della città, al tipo di coltura praticata e alla
condizione lavorativa agricola dell’espropriato.
LEGGE 10/1977 – LEGGE BUCALOSSI
Introduce nuove disposizioni relative al procedimento di determinazione dell’indennità di esproprio,
decentrando a livello locale funzioni prima demandate ad organi statali.
SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE N.5 DEL 1980
Dichiara l’illegittimità delle disposizioni delle leggi 865/1971 e 10/1977 che commisuravano al valore agricolo
medio l’indennizzo per l’espropriazione di aree edificabili.
LEGGE FINANZIARIA 359/1992 – LEGGE AMATO
Riprende la legge di Napoli del 1885 e rapporta quindi l’indennità al valore di mercato; i vincoli urbanistici
decadono dopo 5 anni e possono essere reiterati per soli altri 5 anni previo ulteriore indennizzo.
SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE 179/1999
Stabilisce che la riproposizione del vincolo è possibile per soli altri 5 anni dopo la scadenza a condizione però
che venga motivata e venga pagato ai proprietari uno specifico ulteriore indennizzo per il solo fatto che il
vincolo viene riconfermato.

Testo unico dell’esproprio – D.P.R. 327/2001 e s.m.i.


È la normativa vigente che regola il processo espropriativo.
In alcune regioni, tra cui la Toscana, è stato introdotto il principio della perequazione urbanistica, che di fatto
tenta di superare tutte le problematiche dell’esproprio.

Vincoli derivanti da piani urbanistici


Un bene è sottoposto a vincolo preordinato all’esproprio quando diventa efficace l’atto di approvazione del
piano urbanistico generale, o una sua variante, che preveda la realizzazione di un’opera pubblica o di pubblica
utilità. Il vincolo ha durata di 5 anni.

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Partecipazione degli interessati


Al proprietario del bene da espropriare deve essere inviato l’avviso dell’avvio del procedimento, almeno 20
giorni prima della delibera del Consiglio comunale nel caso di adozione di una variante dal PRG. Gli interessati
possono formulare entro i successivi 30 giorni osservazioni.

Atti che comportano la dichiarazione di pubblica utilità


La dichiarazione di pubblica utilità si intende disposta quando l’autorità espropriante approva il progetto
definitivo dell’opera pubblica o di pubblica utilità, oppure quando sono approvati il PP, il PL, il PR, il Piano
di ricostruzione, il PIP o il PZ. Il provvedimento che dispone la pubblica utilità può essere emanato fino alla
decadenza del vincolo preordinato all’esproprio (quindi entro 5 anni).

Determinazione provvisoria dell’indennità di espropriazione


Divenuto efficace l’atto di pubblica utilità, entro i successivi 30 giorni il promotore compila l’elenco dei beni
da espropriare, dei relativi proprietari e le somme che offre per le loro espropriazioni. L’elenco va notificato
a ciascun proprietario, che nei successivi 30 giorni può presentare osservazioni.
Valutate le osservazioni, l’autorità espropriante accerta il valore dell’area e determina in via provvisoria la
misura dell’indennità di espropriazione. Questa viene notificata al proprietario, che nei 30 giorni successivi
può comunicare irrevocabilmente che condivide la determinazione dell’indennità.
Decorsi 30 giorni dalla notificazione, in mancanza di comunicazione del proprietario, la determinazione
dell’indennità di espropriazione si intende concordata.

Determinazione definitiva dell’indennità di espropriazione in caso di mancata accettazione


L’autorità espropriante forma l’elenco dei proprietari che non hanno concordato la determinazione
dell’indennità e li invita singolarmente a comunicare entro i successivi 20 giorni se intendono avvalersi, per
la determinazione, del procedimento previsto dalla legge e, in caso affermativo, di designare un tecnico di
fiducia. In caso di accettazione del proprietario, l’autorità espropriante nomina un tecnico che insieme a
quello designato dal proprietario e a quello nominato dal tribunale civile, entro 90 giorni, presenti la relazione
di stima del bene. La relazione, adottata a maggioranza, è depositata presso l’autorità espropriante.
Se l’interessato accetta l’indennità risultante dalla relazione, l’autorità espropriante autorizza il pagamento
o il deposito.
Qualora il proprietario non abbia dato la tempestiva comunicazione di nomina del tecnico, l’autorità
espropriante chiede la determinazione dell’indennità alla commissione provinciale.
Riassumendo, la procedura varia a seconda che l’indennità sia o meno accettata. In caso di accettazione:
• Pagamento su presentazione di documentazione comprovante la proprietà
• Emanazione decreto di esproprio in alternativa all’atto di cessione
• Esecuzione decreto mediante immissione in possesso delle aree espropriate.
Una volta pagata l’indennità (direttamente al proprietario se accettata, con deposito alla Cassa depositi e
prestiti se non accettata) può essere emanato il decreto di esproprio, che viene notificato agli interessati
assiema all’avviso contente data e ora in cui sarà eseguito. La notifica deve avvenire almeno 7 giorni prima
della data prestabilita.

Contenuto ed effetti del decreto di esproprio


Il decreto di esproprio:
• È emanato entro il termine di scadenza della dichiarazione di pubblica utilità.
• Indica l’indennità e precisa se essa sia stata accettata dal proprietario o successivamente corrisposta,
o se essa sia stata depositata presso la Cassa depositi e prestiti.
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• Dispone il passaggio del diritto di proprietà o del diritto oggetto dell’espropriazione.


• È trascritto presso l’ufficio dei registri immobiliari.

Occupazione d’urgenza preordinata all’espropriazione


Nel caso in cui l’avvio dei lavori rivesta carattere di particolare urgenza, può essere emanato decreto
motivato che determina in via provvisoria l’indennità di espropriazione e che dispone anche l’occupazione
anticipata dei beni immobili necessari. Il decreto può anche essere emanato nei casi in cui:
• Gli interventi siano relativi ad infrastrutture strategiche
• Il numero dei destinatari sia superiore a 50.

Determinazione del valore del bene


• Esproprio per la realizzazione di opere private che non consistano in abitazioni dell’edilizia
residenziale pubblica
Indennità = valore venale del bene.
• Esproprio di un’area edificabile
Indennità = valore venale del bene.
Se l’area edificabile è utilizzata a scopo agricolo, spetta al proprietario coltivatore diretto anche
un’indennità pari al valore agricolo medio corrispondente al tipo di coltura effettivamente praticato.
• Esproprio di un’area legittimamente edificata
Indennità = valore venale del bene.
• Esproprio nel caso di incidenza di previsioni urbanistiche su aree comprese in zone edificabili
Indennità = entità del danno effettivamente prodotto.
• Esproprio di un’area non edificabile
Indennità = criterio del valore agricolo, tenendo conto delle colture effettivamente praticate e del
valore dei manufatti edilizi legittimamente realizzati.
Al proprietario coltivatore diretto spetta anche un’indennità pari al valore agricolo medio
corrispondente al tipo di coltura effettivamente praticato.

Cessione volontaria
Dichiarata la pubblica utilità dell’opera e fino alla data in cui è eseguito il decreto di esproprio, il proprietario
può stipulare con il beneficiario dell’espropriazione l’atto di cessione volontaria. In questo caso il
corrispettivo dell’atto di cessione:
• Se riguarda un’area edificabile, indennità = valore venale + 10%
• Se riguarda un’area legittimamente edificata, indennità = valore venale
• Se riguarda un’area non edificabile, indennità = valore agricolo medio della coltura praticata + 50%
• Se riguarda un’area non edificabile coltivata direttamente dal proprietario, indennità = valore
agricolo medio della coltura pratica moltiplicato per 3.

Retrocessione
Se l’opera pubblica o di pubblica utilità non è stata realizzata o cominciata entro 10 anni dal decreto di
esproprio, l’espropriato può chiedere che sia accertata la decadenza della dichiarazione di pubblica utilità e
che siano disposti la restituzione del bene espropriato e il pagamento di una somma a titolo di indennità.

Occupazione temporanea di aree non soggette ad esproprio


L’autorità espropriante può disporre l’occupazione temporanea di aree non soggette al procedimento
espropriativo, se ciò risulti necessario per la corretta esecuzione dei lavori previsti.

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5.3 PREVENZIONE INCENDI


Le principali norme sono le seguenti.
• D.M. FEBBRAIO 1982 – Categorie obbligate al rilascio del certificato prevenzione incendi
Indicava 97 categorie di attività per le quali, a causa della natura delle lavorazioni svolte, del carico
incendio o dell’elevato numero di persone presenti, si rendeva obbligatoria la richiesta del certificato
di prevenzione incendi da parte del titolare al Comando dei Vigili del fuoco.
Il D.P.R. 151/2011 ha modificato le categorie, portandole a 80, e gli obblighi per il rilascio del
certificato.
• D.M. NOVEMBRE 1983 – Termini, definizioni generali e simboli grafici di prevenzione incendi

Carico d’incendio Potenza termica della totalità dei materiali presenti all’interno di un’ambiente che
risultano essere combustibili e calcolati in kg di legno equivalenti: Kcal x kg legno
equivalente.
REI R = resistenza meccanica di un materiale al fuoco
E = tenuta al fumo, gas e vapori
I = isolamento termico
Le cifre che accompagnano di norma tale sigla indicano i minuti per i quali le
caratteristiche rimangono inalterate in presenza di un incendio.
Compartimento Area o porzione dell’edificio isolata e protetta dalle altre grazie a strutture e
dispositivi tagliafuoco. Un edificio suddiviso per compartimenti diminuisce il
rischio di propagazione di un incendio al suo interno.
Filtro Ambiente aerato naturalmente tramite un’apertura di almeno 1 mq o attraverso
sistemi di aerazione, delimitato da strutture REI e porte tagliafuoco: una in
comunicazione con gli ambienti dell’edificio, l’altra con la scala di sicurezza o la via
di fuga.
Luogo sicuro Luogo all’aperto, in diretto contatto con l’esterno, comunque protetto dal fuoco
con strutture REI aventi caratteristiche idonee a ricevere e contenere un numero
predeterminato di persone.
Scala protetta Scala delimitata da muri REI e porta tagliafuoco.
Scala a prova di fumo Scala delimitata da muri REI e disimpegnata da una zona filtro.
Vie di fuga Percorsi individuati e opportunamente segnalati all’interno dell’edificio che
devono condurre nel più breve tempo possibile all’esterno o ad un luogo sicuro.

LEGGE 818/1984
Rilascio del nulla osta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi (d.m. 1982). La
legge fornisce anche disposizioni generali di sicurezza degli edifici, modificate in parte da leggi successive, gli
edifici devono essere dotati di:
• Scala di sicurezza esterna a servizio di massimo 25 ml di corridoio
• Vie di fuga di massimo 25 ml con uscita a cielo aperto
• Segnaletica delle vie di fuga (colore verde e disegno bianco)
• Corridoi con larghezza non inferiore a 1,2 ml (con il d.m. 236/1989 si passa a 1,5 ml)
• Porte RE o REI 120/180 con modulo 60+60 cm oppure 90+30 cm con maniglione antipanico
• Naspo, lancia, estintore, ascia
• Determinazione del carico d’incendio e compartimentazione edificio
• Almeno 1 uscita di sicurezza ogni 100 persone.
D.M. 246/1987 – Norme di sicurezza antincendio per gli edifici di civile abitazione

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La norma ha per oggetto i criteri di sicurezza antincendio da applicare a edifici di nuova costruzione o
ristrutturati destinati a civile abitazione, con altezza antincendio uguale o superiore a 12 ml. Gli edifici e le
caratteristiche di sicurezza alle quali devono attenersi vengono classificati in funzione della loro altezza
antincendio.
D.M. APRILE 1994 – Regola tecnica di prevenzione incendi per attrezzature turistico-ricettive
Suddivide le prescrizioni tra edifici con capienza fino a 25 posti letto e superiori a 25 posti letto.
D.P.R. 37/1998
Elimina la procedura del nulla osta provvisorio di cui alla legge 818/1984 e fissa nuove norme relative al
certificato di prevenzione incendi che deve essere richiesto dal titolare ed è obbligatorio per tutte le attività
che rientrano nelle categorie del d.m. 1982.
La richiesta per il rilascio del certificato prevenzione incendi viene redatta da un professionista iscritto negli
elenchi del Ministero dell’interno. La documentazione richiesta dai VV.F. consiste in:
• Relazione tecnica esplicativa
• Planimetria generale con viabilità esterna e fabbricati contigui
• Planimetria dell’intervento con le indicazioni delle procedure di emergenza e dei dispositivi
antincendio installati
• Sezioni e prospetti.
D.P.R. 151/2011 – Regolamento per la semplificazione di procedimenti in materia di prevenzione incendi
Prevede per le 80 attività indicate nella tabella allegata al decreto l’applicazione della SCIA.
Le attività da sottoporre a controlli di prevenzione incendi vengono suddivise in 3 categorie (A, B, C) sulla
base: delle percentuali di rischio incendio, della dimensione dell’impresa, del settore di attività, dell’esistenza
di specifiche regole tecniche, delle esigenze di tutela della pubblica incolumità.
Nella CATEGORIA A sono inserite attività dotate di regola tecnica, con limitato livello di complessità legato
alla consistenza dell’attività, all’affollamento e ai quantitativi di materiale presente. Alcuni esempi sono:
alberghi fino a 50 posti letto, scuole fino a 150 persone, aziende e uffici fino a 500 persone presenti, edifici
civili con altezza antincendio fino a 32 metri.
Non richiedono prima di iniziare i lavori il preventivo parere di conformità del Comando provinciale dei Vigili
del fuoco, né occorre attendere il certificato di prevenzione incendi. Finiti i lavori basta presentare allo
sportello unico delle attività produttive (SUAP) o al Comando una istanza, mediante SCIA commerciale
Nella CATEGORIA B sono inserite le attività presenti nella categoria A quanto a tipologia, ma caratterizzate
da un maggiore livello di complessità. Alcuni esempi sono: locali di spettacolo, teatri, palestre fino a 200
persone; alberghi e simili tra 50 e 100 posti letto; scuole da 150 a 300 persone; aziende e uffici da 500 a 800
persone; edifici civili con altezza antincendio tra 32 e 54 metri.
Preventivamente al titolo edilizio previsto occorre chiedere il preventivo parere di conformità presentando
il progetto al Comando VV.F. Il Comando entro 30 giorni può chiedere documentazione integrativa ed entro
60 giorni si pronuncia sulla conformità che dovrà essere allegata al titolo edilizio. Come per la categoria A,
l’istanza per l’inizio dell’attività viene presentata tramite SCIA.
Nella CATEGORIA C sono inserite le attività con un alto livello di complessità indipendentemente o meno
dalla presenza o meno di regola tecnica. Alcuni esempi sono: tutti gli edifici protetti dal d.lgs. 42/2004; teatri
oltre 200 persone; alberghi oltre 100 posti letto; scuole oltre 300 persone; aziende e uffici oltre 800 persone;
edifici civili oltre 54 metri di altezza antincendio.

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Stessa procedura della categoria B, ma per questa categoria i controlli dei vigili del fuoco sono obbligatori.
Entro 15 giorni dalla visita obbligatoria con esito positivo viene rilasciato il certificato di prevenzione incendi.
D.M. AGOSTO 2011 – Nuove regole per l’iscrizione agli elenchi della legge 818/1984
Definisce le nuove procedure e i requisiti per l’iscrizione dei professionisti negli elenchi ministeriali. Il decreto
individua i requisiti per l’iscrizione in appositi elenchi del Ministero dell’interno dei professionisti iscritti in
albi professionali, nonché il rilascio delle autorizzazioni ai sensi del d.lgs. 139/2006. Tali professionisti sono
autorizzati:
• Al rilascio delle certificazioni e delle dichiarazioni del d.lgs. 139/2006
• Alla redazione dei progetti elaborati con l’approccio ingegneristico alla sicurezza antincendio di cui
al d.m. 2007, nonché del relativo documento sul sistema di gestione della sicurezza antincendio.
Per l’iscrizione negli elenchi i professionisti devono essere in possesso dei seguenti requisiti:
• Iscrizione all’albo professionale;
• Attestazione di frequenza con esito positivo del corso base di specializzazione di prevenzione incendi
di 120 ore con esame finale.
Questa attestazione non è richiesta:
• Ai professionisti appartenuti per almeno 1 anno ai ruoli dei direttivi e dirigenti, degli ispettori e dei
sostituti direttori antincendi del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco
• Ai professionisti che comprovino di aver seguito durante il corso degli studi universitari, uno dei corsi
d’insegnamento in materia di prevenzione incendi previsti dal decreto. In questo caso è richiesto il
superamento dell’esame.
Per il mantenimento dell’iscrizione negli elenchi è obbligatorio effettuare corsi o seminari di aggiornamento
in materia di prevenzione incendi della durata di almeno 40 ore in 5 anni dalla data di iscrizione nell’elenco.
D.M. DICEMBRE 2012 – Impianti di protezione attiva contro l’incendio
Disciplina la progettazione, la costruzione, l’installazione e la manutenzione dei seguenti impianti installati in
attività soggette a controlli di prevenzione incendi:
• Impianti di rivelazione incendio e segnalazione allarme incendio
• Impianti di estinzione o controllo incendio (tipo automatico o manuale)
• Impianti di controllo del fumo e del calore.
Il decreto prevede i seguenti obblighi:
• Nella costruzione devono essere utilizzati prodotti conformi a specifiche comunitarie.
• La progettazione deve rispettare le disposizioni legislative vigenti. Il progetto deve contenere: schemi
e disegni planimetrici; relazione tecnica comprendente i calcoli di progetto e la descrizione
dell’impianto.
• Il progetto deve essere redatto da un tecnico iscritto ad albo professionale.
• L’installazione deve avvenire a regola d’arte con consegna della documentazione da parte
dell’impresa installatrice.

Principali mezzi antincendio


Estintore carrellato Apparecchio contenente un agente estinguente che può essere
proiettato e diretto su un fuoco sotto l’azione di una pressione
interna. Portato e utilizzato su carrello.
Estintore portatile
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Idrante antincendio Attacco unificato, dotato di valvola di intercettazione ad apertura


manuale, collegato a una rete di alimentazione idrica. Può essere a
muro, a colonna soprasuolo o sottosuolo.
Impianto automatico di Insieme di apparecchiature destinate a rivelare, localizzare e
rivelazione d’incendio segnalare automaticamente un principio d’incendio.
Impianto fisso di estinzione Insieme di sistemi di alimentazione, di valvole, di condutture e di
(sprinkler) erogatori per proiettare o scaricare un idoneo agente estinguente.
L’attivazione e il funzionamento possono essere automatici o
manuali.
Lancia erogatrice Dispositivo provvisto di un bocchello di sezione opportuna e di un
attacco unificato
Naspo Attrezzatura costituita da una bobina mobile su cui è avvolta una
tubazione semirigida collegata ad una estremità con una rete di
alimentazione idrica in pressione e terminante all’altra estremità con
una lancia erogatrice munita di valvola regolatrice e di chiusura del
getto.
Tubazione flessibile Tubo la cui sezione diventa circolare quando è in pressione ed è
appiattito in riposo.

D.M. AGOSTO 2015 – Norme tecniche di prevenzione incendi ai sensi dell’art. 15 d.lgs. 139/2006
Nuovo Codice di Prevenzione Incendi. Strutturato in 5 articoli e 1 allegato tecnico:
• Art. 1 approvazione delle norme tecniche
• Art. 2 campo di applicazione
• Art. 3 requisiti e condizioni per l’impiego dei prodotti antincendio
• Art. 4 svolgimento e modalità di monitoraggio sull’applicazione delle norme tecniche da parte dei
VV. F
• Art. 5 disposizioni transitorie e finali
• Allegato tecnico diviso in: generalità, strategia antincendio, regole tecniche verticali, metodi.
D.M. OTTOBRE 2019 – Nuovo codice di prevenzione incendi
Nuove regole tecniche di prevenzione incendi in sostituzione di quelle allegate al d.m. 2015. Al progettista
spetta di assumere l’onere della valutazione del rischio e tracciare la strada da percorrere all’interno del
Codice.
D.M. SETTEMBRE 2021
Noto come Decreto Minicodice, chiude la riforma del d.m. marzo 1998. Si compone di 5 articoli e 1 allegato
che riporta i “Criteri generali di progettazione, realizzazione ed esercizio della sicurezza antincendio per
luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio”. Sono considerati luoghi di lavoro a basso rischio d’incendio quelli
ubicati in attività non soggette e non dotate di specifica regola tecnica verticale, aventi i seguenti requisiti
aggiuntivi:
• Affollamento complessivo ≤ 100 occupanti
• Superficie lorda complessiva ≤ 1000 m2
• Piani situati a quota compresa tra -5 m e 24 m
• Senza materiali combustibili in quantità significative
• Senza lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio.
D.M. NOVEMBRE 2021
Riporta un nuovo allegato con una serie di modifiche al precedente allegato 1 del d.m. 2015.

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5.4 CONTENIMENTO ENERGETICO


Quadro storico-normativo
A seguire l’elenco delle principali norme che si sono succedute, con maggiori specifiche a partire dal 2005,
anno che introduce l’effettiva obbligatorietà della Certificazione energetica degli edifici, oggi Attestato di
Prestazione Energetica (APE).
LEGGE 373/1976
Individua le norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici pubblici e privati,
regolando:
• Le caratteristiche di prestazione dei componenti
• L’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti termici
• Le caratteristiche di isolamento termico degli edifici da costruire o ristrutturare
LEGGE 10/1991
Individua le norme in materia di risparmio energetico. Nei Comuni con più di 50.000 abitanti i PRG devono
prevedere un piano d’uso delle fonti rinnovabili. Alla legge è allegata una tabella che contiene le regole
termiche per gli interventi da attuarsi negli edifici esistenti.
D.LGS. 192/2005, modificato e integrato dal d.lgs. 311/2006
Ambito di applicazione sono tutti gli edifici di nuova costruzione e gli interventi di ristrutturazione su edifici
dai 1000 m2 in su. Dall’8 ottobre 2005 gli immobili di nuova costruzione avevano 1 anno di tempo per dotarsi
della Certificazione energetica obbligatoria. Il certificato aveva validità 10 anni e obbligo di aggiornamento
ad ogni intervento di ristrutturazione che modifichi la prestazione energetica dell’edificio.
Con il D.LGS. 311/2006 viene estesa gradualmente la certificazione energetica a tutti gli edifici preesistenti
alla data dell’8 ottobre 2005, legando però la necessità di certificazione all’immissione sul mercato
immobiliare.
Obbligatorio anche l’Attestato di Qualificazione Energetica (AQE) che deve essere redatto dal direttore dei
lavori e presentato al Comune di competenza insieme alla dichiarazione di fine lavori e oggi anche tra i
documenti da allegare nella SCIA per agibilità.
Da gennaio 2007 l’attestato di certificazione energetica è necessario per accedere a incentivi e agevolazioni
di qualsiasi natura.
Da gennaio 2010 per i nuovi edifici di qualsiasi tipo diventa obbligatorio l’uso di fonti rinnovabili per la
produzione di almeno 50% dell’acqua calda sanitaria e di impianti fotovoltaici.
DECRETO GIUGNO 2009 – Linee guida per la certificazione energetica degli edifici
LEGGE 90/2013
Nuova norma che recepisce la direttiva 2010/31/UE dettando nuove regole sulla prestazione energetica degli
edifici nuovi e di quelli oggetto di notevoli ristrutturazioni tramite un aggiornamento del d.lgs. 192/2005.
Certificazione energetica – I requisiti professionali
I tecnici collaudatori devono essere iscritti ad Ordini o Collegi professionali ed abilitati alla progettazione di
edifici e di impianti. L’attestato assume valenza di atto pubblico (art. 481 codice panale) con responsabilità
diretta del tecnico abilitato.
Sono previsti accertamenti da parte della Regione, in particolare i controlli sono orientati alle classi
energetiche più efficienti e comprendono: documento di APE, valutazione di congruità e coerenza dei dati di
progetto con la metodologia di calcolo e i risultati espressi, ispezioni delle opere o dell’edificio.
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DECRETI GIUGNO 2015


Linee guida per la certificazione energetica degli edifici – Contiene la nuova disciplina per l’APE. Il nuovo
APE, uguale per tutto il territorio nazionale, dovrà garantire maggiori informazioni riguardo l’efficienza
dell’edificio e degli impianti. Le classi energetiche sono 10: dalla A4 alla G. L’APE dovrà indicare le proposte
per migliorare l’efficienza dell’edificio; il certificatore dovrà effettuare almeno 1 sopralluogo presso l’edificio
oggetto di attestazione.
Metodologie di calcolo delle prestazioni e requisiti minimi – Definisce le nuove modalità di calcolo della
prestazione energetica e i nuovi requisiti minimi di efficienza per i nuovi edifici e quelli sottoposti a
ristrutturazione. Il decreto punta a una futura applicazione delle norme omogenea in tutte le regioni. Inoltre,
aumenta gli standard energetici minimi per gli edifici nuovi e quelli ristrutturati con lo scopo di giungere a
realizzare edifici a Energia Quasi Zero previsti dalla direttiva 2010/21/UE. Il rispetto dei requisiti minimi va
verificato confrontando l’edificio con un edificio di riferimento.
Schemi per la relazione tecnica di progetto – Fornisce schemi e modalità di riferimento per la compilazione
della relazione tecnica (relazione ex legge 10/1991).
Relazione ex legge 10/1991
La relazione analizza il sistema Edificio-Impianto, è obbligatoria per tutti i lavori o interventi che interessino
il sistema involucro-impianto, come ad esempio:
• Edifici di nuova costruzione
• Demolizioni e ricostruzioni
• Ampliamenti superiori al 15% della volumetria preesistente e comunque superiori a mc 500
• Ristrutturazioni importanti di 1° e 2° livello
• Riqualificazioni energetiche
• Impianti termici di nuova installazione
• Ristrutturazione impianti termici esistenti.
Nella relazione vengono definiti i fattori tipologici e i dati tecnici e costruttivi dell’edificio, delle strutture e
degli impianti; vengono indicate le prescrizioni in materia di contenimento del consumo energetico da
rispettare in fase di costruzione. Si conclude con l’attestazione e le verifiche del rispetto delle prescrizioni.
Una copia della relazione deve essere presente in cantiere e al termine dei lavori il DL deve dichiarare la
conformità delle opere con le indicazioni contenute all’interno della relazione.
D.L. 34/2020 ART. 119 – SUPERBONUS 110% AGGIORNATO ALLA LEGGE DI BILANCIO 2022
Il Superbonus 110% è un provvedimento volto a incentivare la riqualificazione energetica e sismica degli
edifici. Sono previsti massimali di spesa riferiti a due tipologie di lavori distinti in trainanti e trainati. I lavori
trainanti sono:
• Isolamento termico sugli involucri
• Sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale
• Interventi antisismici
I lavori trainati sono:
• Efficientamento energetico
• Installazione impianti solari fotovoltaici
• Infrastrutture per ricarica veicoli elettrici
• Eliminazione barriere architettoniche.
La detrazione può essere fruita in 3 distinte modalità:
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• Ripartita in 4 quote annuali


• Ceduta totalmente a favore di istituti di credito e intermediari finanziari
• Fruita direttamente attraverso lo sconto in fattura da parte di fornitori di beni e servizi.
Gli adempimenti obbligatori sono:
• Salto di 2 classi energetiche o raggiungimento della A4 con predisposizione di APE ante e post-
intervento
• Asseverazioni specifiche relative agli interventi effettuati, ai requisiti tecnici e alla congruità delle
spese sostenute
• Pagamenti effettuati tramite bonifico
• Visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesti la sussistenza dei presupposti
che danno diritto al superbonus, rilasciato da commercialisti o similari.
Con la LEGGE DI BILANCIO 2022 le scadenze e le percentuali dei benefici previsti sono state prorogate (fino al
2025 con il 65%); sono stati prorogati al 31 dicembre 2024 anche: Bonus Casa 50-85%, Ecobonus 50-75%,
Sismabonus ordinario 50-85%, Bonus facciate 60%, Bonus Verde 36% fino a un tetto di spesa di 5.000 euro,
Bonus Mobili 50% fino a 10.000 euro per il 2022.
D.LGS. 48/2020 – ATTUAZIONE DIRETTIVA 2018/844/UE
Le novità più rilevanti sono le seguenti.
NUOVE DEFINIZIONI RELATIVE AGLI IMPIANTI – Modifiche alle definizioni del d.lgs 192/2005
Generatore di calore Parte dell’impianto termico che genera calore utile avvalendosi
di vari processi.
Sistema tecnico per l’edilizia Apparecchiatura tecnica di un edificio per il riscaldamento o
raffrescamento di ambienti, la ventilazione, la produzione di
acqua calda sanitaria, l’illuminazione integrata, l’automazione e
il controllo, la produzione di energia in loco o una combinazione
di questi.
Impianto termico Impianto tecnologico fisso destinato ai servizi di climatizzazione
invernale o estiva degli ambienti, con o senza produzione di
acqua calda sanitaria o destinato alla sola produzione di acqua
calda sanitaria.
Contratto di rendimento energetico o Accordo contrattuale tra il beneficiario e il fornitore di una
di prestazione energetica (EPC) misura di miglioramento dell’efficienza energetica.
Microsistema isolato Ogni sistema con un consumo inferiore a 500 GWh nel 1996, ove
non esiste alcun collegamento con altri sistemi.
Sistema di automazione e controllo Sistema comprendente tutti i prodotti, i software e i servizi
dell’edificio (BACS) tecnici che contribuiscono al funzionamento sicuro, economico
ed efficiente sotto il profilo dell’energia dei sistemi tecnici per
l’edilizia tramite controlli automatici e facilitando la gestione
manuale di tali sistemi.
Sistema o impianto di climatizzazione Complesso di tutti i componenti necessari a un sistema di
invernale o impianto di riscaldamento trattamento dell’aria, attraverso il quale la temperatura è
controllata o può essere aumentata.
Sistemi alternativi ad alta efficienza Ad esempio: sistemi di produzione di energia rinnovabile,
cogenerazione, teleriscaldamento e teleraffrescamento, pompe
di calore, sistemi ibridi e sistemi di monitoraggio e controllo
attivo dei consumi.

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STRATEGIA DI RISTRUTTURAZIONE A LUNGO TERMINE – Strategia che dovrà essere recepita nel Piano
nazionale integrato per l’energia e il clima e dovrà fissare obiettivi indicativi periodici per il 2030, 2040, 2050,
incluso il raggiungimento di un tasso annuale di ristrutturazione degli edifici al fine del miglioramento della
prestazione energetica pari almeno al 3%.
REQUISITI DEGLI EDIFICI – Modificato l’art. 4 del d.lgs. 192/2005.
• In fase di progettazione per la realizzazione di nuovi edifici o per la ristrutturazione importante, si
dovrà tenere conto della fattibilità tecnica, funzionale, ambientale ed economica dei sistemi
alternativi ad alta efficienza.
• I nuovi edifici e gli edifici esistenti in occasione della sostituzione del generatore di calore dovranno
essere dotati di dispostivi autoregolanti che controllino separatamente la temperatura in ogni vano.
• Nel caso di nuova installazione, sostituzione o miglioramento dei sistemi tecnici per l’edilizia, i
requisiti minimi comprenderanno il rendimento energetico globale.
RICARICA VEICOLI ELETTRICI – Edifici con più di 20 posti auto devono installare punti di ricarica.
PORTALE NAZIONALE SULLA PRESTAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI – Istituito presso ENEA con lo scopo
di fornire ai cittadini, alle imprese e alla pubblica amministrazione assistenza e informazioni: sulla prestazione
energetica degli edifici, sulle migliori pratiche per le riqualificazioni energetiche efficaci in termini di costi,
sugli strumenti di promozione esistenti per migliorare la prestazione energetica degli edifici, sugli attestati di
prestazione energetica (APE).
ATTESTATO DI PRESTAZIONE ENERGETICA (APE) – Modificato l’art. 6 del d.lgs. 182/2005. Ribadito che l’APE
vale 10 anni, è obbligatorio predisporre un verbale di visita da parte del certificatore e che ogni modifica
impiantistica obbliga ad una nuova APE. Modifiche riguardo il pagamento della sanzione amministrativa in
caso di omessa dichiarazione. Obbligo di presentare alla Regione competente la dichiarazione o la copia
dell’attestato di prestazione energetica entro 45 giorni.
AMBITI DI ESCLUSIONE DEL D.LGS. 192/2005
• Edifici vincolati (d.lgs. 42/2004)
• Edifici non influenti energicamente
CATASTO ENERGETICO – Sistema di rilevamento e catalogazione del comportamento energetico degli
immobili. È di competenza regionale e gestisce il registro degli APE relativi agli immobili presenti sul territorio
della Regione. Le funzioni sono quelle di recepire e archiviare le nuove pratiche e di offrire la consultazione
delle pratiche già redatte.

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5.5 ACUSTICA DEGLI EDIFICI


Alcuni concetti basilari legati all’acustica:
Decibel (dB) Unità di misura utilizzata per misurare l’intensità del suono.
Fonoassorbimento Attitudine dei materiali di attenuare le riflessioni sonore
all’interno di un ambiente, assorbendo parte delle onde.
Hanno alto fonoassorbimento i materiali fibrosi (lana di vetro e
di roccia, sughero, fibre ceramiche, ecc.); hanno basso
fonoassorbimento materiali ad elevata durezza e rigidezza
(metallo, vetro, calcestruzzo, laterizio, ceramica, intonaco).
Fonoisolamento Efficacia dei sistemi isolanti nella riduzione della trasmissione
del suono per via diretta o indiretta tra due ambienti.

Normativa nazionale
LEGGE 447/1995 – LEGGE QUADRO SULL’ISOLAMENTO ACUSTICO
È la legge base italiana relativa all’acustica. Tratta di acustica ambientale e del suo inquinamento; si occupa
dell’isolamento acustico degli ambienti abitativi (requisiti acustici passivi); si occupa del clima acustico e
dell’impatto acustico. Quest’ultimo valuta in via previsionale quale sarà l’impatto di una futura opera o
attività sul territorio circostante.
D.P.C.M. NOVEMBRE 1997 – DETERMINAZIONE DEI VALORI LIMITE DELLE SORGENTI SONORE
Descrive e fissa i limiti di emissione ed immissione oltre ai valori di attenzione e di qualità. La classificazione
si basa sulla classificazione acustica del territorio comunale.
D.P.C.M. DICEMBRE 1997 – DETERMINAZIONE DEI REQUISITI ACUSTICI PASSIVI DEGLI EDIFICI
Documento di riferimento per l’acustica in edilizia. Definisce i valori acustici che un’unità immobiliare dovrà
considerare e rispettare riferiti ad unità adiacenti e con l’esterno. Vengono classificati gli ambienti abitativi
in 7 categorie.
Tra le norme UNI si ricorda:
• UNI 11532 – Caratteristiche acustiche interne di ambienti confinanti
• UNI 11367 – Classificazione acustica delle unità immobiliari
DECRETO GENNAIO 2017 – CRITERI AMBIENTALI MINIMI (CAM)
Nuove prescrizioni per garantire un certo comfort acustico negli ambienti interni, limitatamente a bandi di
gare di appalto di edifici pubblici.
D.LGS. 42/2017 – TECNICO COMPETENTE IN ACUSTICA
Specifica i requisiti richiesti per diventare tecnico competente in acustica (TCA) attraverso due casistiche:
Laureati triennali o magistrali ad indirizzo tecnico o scientifico rientranti nell’elenco dell’allegato 2; diplomati
di scuola media superiore ad indirizzo tecnico o maturità scientifica.

Piano di zonizzazione acustica del territorio


Strumento programmatico di tutela dall’inquinamento acustico a cura del Comune. Suddivide il territorio
comunale in 6 classi ognuna con limiti di immissione acustica differenti.
• CLASSE I – Aree particolarmente protette
• CLASSE II – Aree prevalentemente residenziali
• CLASSE III – Aree di tipo misto
• CLASSE IV – Aree di intensa attività umana
• CLASSE V – Aree prevalentemente industriali

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• CLASSE VI – Aree esclusivamente industriali


Viene delegato ai Comuni di mappare il proprio territorio, identificando per ogni area la relativa classe,
definendo i limiti di immissione ed emissione diurno e notturno per ognuna.

Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) e acustica


L’ARPA è un ente pubblico, costituito e operante in ogni Regione. Le 19 ARPA regionali, più le 2 delle province
autonome di Trento e Bolzano e l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale)
compongono il SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) istituito dalla LEGGE 132/2016.
In ambito acustico esprime pareri sui piani di zonizzazione acustica, su valutazioni di clima ed impatto
acustico presentate ai Comuni, oltre a supportare tecnicamente Comuni e Province nelle attività di controllo
in materia di inquinamento acustico a titolo non oneroso.

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5.6 BARRIERE ARCHITETTONICHE


La normativa si prefigge di abbattere le barriere architettoniche in modo tale da consentire la fruibilità dei
luoghi secondo 3 modalità differenziate in base all’entità degli interventi eseguiti.
1. ACCESSIBILITÀ
Si intende la possibilità di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di
entrarvi agevolmente e di fruire spazi e attrezzature comuni in condizioni di adeguata sicurezza e
autonomia. L’accessibilità è obbligatoria per: spazi esterni, parti comuni di un edificio, luoghi di
lavoro, edifici pubblici.
2. VISITABILITÀ
Si intende la possibilità di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni
unità immobiliare. Nell’alloggio sono spazi di relazione quelli di soggiorno o pranzo, mentre nei luoghi
di lavoro, servizio ed incontro, sono quelli dove il cittadino entra in rapporto con la funzione svolta.
La visitabilità è obbligatoria per: residenza, sale per riunioni e spettacoli, locali per ristorazione,
strutture ricettive, luoghi di culto, ecc.
3. ADATTABILITÀ
Si intende la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di
renderlo completamente ed agevolmente fruibile a tutti. In fase di adattamento di un ambiente si
deve poter intervenire sul posizionamento e dimensionamento dei servizi, dei disimpegni, delle porte
e su sistemi di sollevamento.

Quadro storico-normativo
LEGGE 118/1971 – NORME IN FAVORE DI MUTILATI ED INVALIDI CIVILI
LEGGE 13/1989 – DISPOSIZIONI PER FAVORIRE IL SUPERAMENTO E L’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEGLI
EDIFICI PRIVATI

D.M. 236/1989 – REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL’ART. 1 DELLA LEGGE 13/1989


Prescrizioni tecniche necessarie a garantire accessibilità, adattabilità e visitabilità degli edifici privati e di
edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata ai fini del superamento e dell’eliminazione delle
barriere architettoniche.
LEGGE 104/1992 – LEGGE QUADRO PER L’ASSISTENZA, L’INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI DELLE PERSONE CON HANDICAP
D.P.R. 503/1996 – REGOLAMENTO RECANTE NORME PER L’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEGLI EDIFICI,
SPAZI E SERVIZI PUBBLICI

Campo di applicazione
D.P.R. 503/1996 Nuove costruzioni e ristrutturazioni per edifici pubblici.
L. 13/1989 – D.M. 236/1989 Nuove costruzioni per: edifici privati residenziali, spazi esterni di
pertinenza a detti edifici.
Ristrutturazioni per: edifici privati preesistenti all’entrata in vigore del
decreto, spazi esterni di pertinenza a detti edifici.

Negli edifici residenziali plurifamiliari con più di 3 livelli fuori terra è richiesto che, per le unità immobiliari,
siano soddisfatti i requisiti di visitabilità e di adattabilità e per le parti comuni l’accessibilità.
Negli edifici residenziali plurifamiliari con non più di 3 livelli fuori terra è sufficiente che, per le unità
immobiliari, siano soddisfatti i requisiti di visitabilità e adattabilità e per le parti comuni l’adattabilità.
Negli edifici residenziali unifamiliari, quindi privi di parti comuni, è sufficiente che siano garantite visitabilità
e adattabilità.
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La verifica di conformità del progetto viene compiuta dall’ufficio tecnico o dal tecnico incaricato dal Comune
prima del rilascio dell’autorizzazione edilizia.

Abbattimento delle barriere architettoniche in presenza di vincoli


Queste norme sono state inserite nel CODICE DEI BENI CULTURALI D.LGS. 42/2004 che ha ripreso quando previsto
dalle LEGGI 1497 E 1089 DEL 1939. In un edificio vincolato si può derogare dalla normativa sull’abbattimento
delle barriere architettoniche esclusivamente quando le opere previste creino grave pregiudizio, certificato
dalla Soprintendenza.

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5.8 PRESCRIZIONI PER EDIFICI IN ZONA SISMICA


Con l’ORDINANZA 3274/2003 estende il rischio sismico a tutto il territorio nazionale suddividendolo in 4 zone
classificate sulla base del picco di massima accelerazione orizzontale (Pga): dalla zona 1 a più alto rischio, alla
zona 4 a rischio minore.

Forme strutturali
Vantaggi e svantaggi delle diverse tipologie in relazione alla loro capacità deformativa e dissipativa.
• TELAI RESISTENTI A MOMENTO
Travi rigidamente connesse ai pilastri. Costituiscono una delle tipologie più utilizzate per realizzare
edifici in cemento armato. Un telaio per avere buona duttilità deve permettere la formazione di
cerniere plastiche solamente nelle travi e alla base dei pilastri. Si presta all’applicazione del modello
delle gerarchie delle resistenze; una struttura a telaio in cui le colonne hanno resistenza maggiore
rispetto alle travi permette che queste possano ruotare.
• TELAI CON CONTROVENTI CONCENTRICI O ECCENTRICI
Tipologia più utilizzata per la progettazione di edifici in acciaio con elevato numero di piani. Dal punto
di vista della duttilità strutturale, sotto l’azione delle forze laterali gli elementi di controvento
concentrici sono soggetti in prevalenza a forze assiali.
• SISTEMI A PARETE SINGOLA O ACCOPPIATE
La resistenza necessaria a sopportare le forze orizzontali dell’azione sismica è interamente attribuita
a pareti strutturali in muratura o cemento armato. Agli altri elementi strutturali spetta il solo
compito di reggere i carichi verticali.
• SISTEMI TELAIO PARETE
Costituiti da telai in cemento armato accoppiati a pareti in muratura o cemento armato, che
forniscono insieme la necessaria resistenza alle forze del sisma, mentre ciascuno porta la sua quota
di carichi verticali. L’accoppiamento unisce la duttilità del telaio alla rigidezza della parete.
• SISTEMI A NUCLEO
Nuclei in cemento armato. Questi offrono resistenza tridimensionale alle forze sismiche, conferendo
al sistema una rigidezza superiore a quella che si otterrebbe con le pareti isolate.

Regolarità strutturale
Durante l’azione del sisma viene introdotta un’accelerazione nella struttura che provoca la nascita di forze di
inerzia orizzontali. Si definisce centro di rigidezza o di resistenza (CR) il punto dove deve essere applicata la
risultante delle forze di taglio R, per avere solo una traslazione orizzontale relativa al piano. Se il centro di
massa e il centro di resistenza non coincidono, forza sollecitante e forza resistente troveranno una condizione
di equilibrio solo con la nascita di un momento torcente. La conoscenza del centro di massa e del centro di
resistenza e la minimizzazione della loro distanza è aspetto di fondamentale importanza per evitare effetti
torsionali sfavorevoli. Il punto dove, nel singolo piano, agisce la forza d’inerzia è il centro di massa (CM).

Regolarità planimetrica
Le dimensioni strutturali costituiscono in zona sismica un elemento di primaria importanza. Le forze inerziali
dovute al terremoto sono proporzionali alla massa della costruzione e pertanto al suo volume. Quindi come
indicazione generale: in zona a rischio sismico rilevante, realizzare organismi ragionevolmente contenuti.
Per quanto riguarda le scelte della pianta dell’edificio, forme rettangolari sono preferibili a forme a T, L e U,
in quanto strutture con angoli rientranti sono soggette ad una richiesta di duttilità distribuita in modo non
uniforme, salvo il caso in cui al cambio di direzione della pianta corrisponda un giunto tecnico.
Alcune regole nella configurazione planimetrica sono:
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• Configurazione compatta simmetrica nelle due direzioni ortogonali


• Rapporto Lx/Ly < 4, tra i lati di un rettangolo in cui è inscritto l’edificio
• Rientri e sporgenze non superiori al 25% della dimensione totale dell’edificio
• Solai infinitamente rigidi nel piano rispetto agli elementi verticali.

Regolarità altimetrica
La presenza di zone verticali rientranti o sporgenti dà luogo a situazioni di diversa rigidezza fra parti della
stessa struttura, questo produce stati deformativi differenziati che favoriscono l’insorgere di concentrazioni
di sforzo localizzato.

Conclusioni
Per le costruzioni antisismiche i criteri e le prescrizioni di cui tenere conto in sede di progettazione sono:
• Altezza massima degli edifici proporzionata al sistema costruttivo e al grado di sismicità
• Distanze minime tra edifici normate da apposite tabelle
• Modalità di giunzione tra edifici contigui attraverso giunti sismici
• Azioni sismiche orizzontali e verticali da considerarsi nel dimensionamento degli edifici e le loro
giunzioni
• Dimensionamento e verifica delle diverse parti di cui è composta una costruzione
• Tipologie costruttive per le strutture di fondazione e le parti in elevazione.
Per le nuove costruzioni le NTC 2018 prevedono che lo spostamento massimo della singola costruzione (Smax)
𝐻 𝑎𝑔
sia pari a 100 ∙ 𝑔
∙ 𝑆 con:

- H = altezza della costruzione


- ag/g = accelerazione di picco al suolo allo stato limite di salvaguardia della vita (SLV) espresso in
frazioni di accelerazione di gravità g
- S = coefficiente di amplificazione che tiene conto dell’amplificazione topografica e stratigrafica =
𝑆 = 𝑆𝑆 ∙ 𝑆𝑇

Principali norme tecniche specifiche

Fondazioni Di tipo continuo o tra loro collegate co un reticolo di travi.


Le palificazioni devono avere armatura continua per tutta la
lunghezza.
Sistema degli isolatori sismici (elastomerici o a scorrimento).
Struttura in setti di c.a. Spessore minimo dei setti: 15/20 cm.
Armature orizzontali e verticali su entrambe le facce del setto.
Passo minimo barre: 30 cm.
Diametro barre < di 1/10 dello spessore della parete.
Strutture intelaiate di c.a. Fondazioni continue.
Dimensione minima sezione trasversale pilastro: 30 cm.
Larghezza minima trave: 20 cm.
Nodo trave-pilastro: armature devono attraversare il nodo senza
giunzioni.
Struttura in muratura ordinaria Piante compatte e simmetriche rispetto ai due assi ortogonali.
Orizzontamenti e coperture mai spingenti.
Luce massima solai: 5 m.

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Fondazioni continue in c.a.


Aperture nei muri verticalmente allineate.
Sopra ogni apertura architrave in acciaio o c.a.
In ogni piano cordolo di intersezione tra pareti e solaio.
Struttura in muratura armata Stesse prescrizioni precedenti.
Armatura orizzontale con interasse massimo di 60 cm.
Armatura verticale ad ogni estremità, intersezione di pareti e con
interasse < 4 m.

Valutazione e progettazione di interventi su costruzioni esistenti


DUTTILITÀ: capacità di un materiale di deformarsi plasticamente sotto carico prima di giungere a rottura.
Nelle costruzioni esistenti in muratura soggette ad azioni sismiche si possono manifestare: meccanismi locali
o globali. La sicurezza della costruzione deve essere valutata nei confronti di entrambi i casi.

Criteri e tipi di intervento


Per tutte le tipologie costruttive, il progetto dell’intervento di adeguamento o miglioramento sismico deve
comprendere:
• Verifica della struttura prima dell’intervento
• Scelta del tipo di intervento
• Dimensionamento preliminare dei rinforzi
• Analisi e verifica della struttura post-intervento con determinazione del livello di azione sismica per
la quale viene raggiunto lo SLU.
Per le strutture in muratura dovranno essere valutati anche gli aspetti seguenti:
• Miglioramento collegamenti solai-pareti, copertura-pareti, ecc.
• Riduzione ed eliminazione delle spinte non contrastate di coperture, archi e volte
• Rafforzamento delle pareti attorno alle aperture.
Per le strutture in c.a. ed in acciaio si considereranno anche i seguenti interventi:
• Rinforzo di tutti o parte degli elementi
• Aggiunta di nuovi elementi resistenti
• Introduzione di un sistema strutturale aggiuntivo
• Eventuale trasformazione di elementi non strutturali in elementi strutturali
Per le strutture in acciaio potranno essere valutati i seguenti aspetti:
• Miglioramento della stabilità locale e globale della struttura
• Incremento della resistenza dei collegamenti
• Miglioramento dei dettagli costruttivi nelle zone dissipative e nei collegamenti trave-pilastro
• Introduzione di indebolimenti locali controllati, finalizzati ad un miglioramento del meccanismo
globale di collasso.

Tipi di dissesto negli edifici in muratura e analisi


• Dissesti dovuti a cedimenti verticali
La causa sta nel cedimento delle fondazioni o delle murature in elevazione.
• Dissesti dovuti a rotazione
Si hanno quando la muratura si inclina rispetto alla verticale. Può essere dovuto all’azione spingente
dei tetti, alla spinta delle volte o anche al cedimento del terreno.
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• Dissesti dovuti a schiacciamento


Avvengono quando l’elemento strutturale non è capace di resistere alla sollecitazione di
compressione a cui è sottoposto.
Definite le tipologie di dissesto e le relative cause, le operazioni da effettuarsi per verificarne la tipologia
sono:
1. Esame delle strutture portanti
2. Rilievo dell’intero quadro fessurativo
3. Definizione della natura del dissesto
4. Esecuzione di prove sperimentali per la definizione dell’evoluzione del fenomeno nel tempo
5. Ricerca delle cause perturbatrici
6. Studio delle opere di rinforzo.

Interventi di consolidamento e adeguamento sismico degli edifici in muratura


Interventi di fondazione
• Consolidamento dei terreni di fondazione con iniezioni di miscele, resine o altre sostanze chimiche.
• Allargamento della fondazione mediante cordoli in c.a.
• Realizzazione di sottofondazioni profonde
Interventi volti a incrementare la resistenza nei maschi murari
• Intervento scuci e cuci finalizzato al ripristino della continuità muraria lungo le linee di fessurazione
e al risanamento di porzioni di muratura gravemente deteriorate, quando presentino una buona
qualità, una certa regolarità e danneggiamenti circoscritti.
• Iniezione di miscele leganti al fine di migliorare le caratteristiche meccaniche della muratura da
consolidare, in presenza di lesioni diffuse e per murature che presentano vuoti interni e buone
caratteristiche meccaniche degli inerti.
• Placcaggio delle murature utile nel caso di murature gravemente danneggiate e incoerenti, sulle
quali non sia possibile intervenire efficacemente con altre tecniche o in porzioni limitate di muratura.
Questa tecnica è efficace solo nel caso in cui l’intonaco armato venga realizzato su entrambi i
paramenti e siano posti in opera i necessari collegamenti trasversali (barre iniettate).
Interventi volti a ridurre le carenze dei collegamenti: gli incatenamenti delle strutture in muratura
Gli incatenamenti costituiscono un sistema di rinforzo ampiamente sperimentato ed applicato in organismi
murari di tutti i tipi, anche molto antichi, e consiste nel rinforzo dell’edificio in muratura attraverso catene e
tiranti in grado di ricostituire e restituire un comportamento scatolare e monolitico della scatola muraria.
I diversi tipi di incatenamenti utilizzati nella pratica corrente sono:
• Inserimento di tiranti metallici disposti nelle due direzioni principali del fabbricato, a livello dei solai
e in corrispondenza delle pareti portanti, ancorati alle murature mediante capochiave.
• Perforazioni armate, appropriate nel caso di elementi non connessi, come zone d’angolo e
ricongiungimento di parti lesionate. Tecnica limitata a casi in cui non siano attuabili altre soluzioni a
causa della invasività di tali elementi e la dubbia efficacia.
• Cordoli in sommità alla muratura, soluzione indicata per legare le pareti e per migliorare
l’interazione con la copertura.
• Interventi sulle strutture ad arco o a volta realizzati con il ricorso alla tradizionale tecnica delle
catene, oppure con contrafforti o ringrossi murari.

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Materiali moderni
Oltre all’impiego di materiali tradizionali ha trovato sempre maggior interesse e uso l’impiego di materiali
compositi (FRP) costituiti da fibre ad altissima resistenza meccanica e resine polimeriche appositamente
studiate per il rinforzo e l’adeguamento statico e sismico di qualsiasi tipo di struttura.
Gli FRP (Fiber Reinforced Polymer, ovvero materiale polimerico fibrorinforzato) sono costituiti da fibre di
rinforzo immerse in una matrice polimerica. Le fibre possono essere disposte in tutte le direzioni in maniera
tale da ottimizzare le proprietà meccaniche nelle direzioni desiderate. I rinforzi sono costituiti da:
• Fibre di carbonio
• Fibre di vetro
• Fibre di basalto
• Fibre metalliche (acciaio ad altissima resistenza).
Gli FRP possono essere impiegati per:
• Ripristino e adeguamento statico e sismico di strutture dissestate o degradate
• Confinamento di elementi compressi o pressoinflessi
• Adeguamento sismico e restauro di strutture a volta
• Placcaggio nodi trave-pilastro.

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6. OPERE PUBBLICHE
6.2 ARTICOLAZIONE NORMATIVA E PROCEDURALE DELLE OPERE PUBBLICHE
Introduzione e quadro storico
LEGGE 109/1994 – LEGGE QUADRO SUI LAVORI PUBBLICI (MERLONI) + REGOLAMENTO D.P.R. 554/1999
Prima legge ad apportare importanti modifiche al quadro normativo previgente risalente alla fine del 1800.
Le modifiche riguardavano gli aspetti strettamente connessi alla progettazione.
D.L. 163/2006 – CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI + D.P.R. 207/2010
Codice che abrogava la legge Merloni e nuovo regolamento in sostituzione del precedente.
D.L. 50/2016 – NUOVO CODICE DEGLI APPALTI
Abrogava il vecchio codice e il relativo Regolamento.
A partire dal 2019 il Codice viene modificato da: D.LGS. 56/2017 CORRETTIVO CODICE APPALTI, D.L. SBLOCCA
CANTIERI 2019, D.L. SEMPLIFICAZIONI 2020 E 2021.

Articolazione e contenuti del nuovo Codice


Il nuovo Codice d.lgs. 50/2016 è articolato in 6 parti:
1. PARTE I – 4 titoli relativi a “Ambito di applicazione, principi, disposizioni comuni ed esclusioni”
2. PARTE II – 6 titoli attinenti ai “Contratti di appalto per lavori, servizi e forniture”
3. PARTE III – 1 titolo riferito ai “Contratti di concessione”
4. PARTE IV – 3 titoli riguardanti “Partenariato pubblico, privato e contraente generale”
5. PARTE V – 4 titoli relativi alle “Infrastrutture e insediamenti prioritari”
6. PARTE VI – articolata in 3 titoli concernenti le “Disposizioni finali e transitorie”.

Ambito di applicazione del Codice


Il Codice disciplina i contratti di appalto e di concessione delle amministrazioni aggiudicatrici e degli enti
aggiudicatori aventi ad oggetto: lavori, servizi e forniture; concorsi di progettazione; partenariato pubblico-
privato; settori speciali.
Per amministrazioni aggiudicatrici ci si riferisce a:
• Amministrazioni dello Stato
• Enti pubblici territoriali (Regioni, Comuni, ecc.)
• Altri enti pubblici non economici (Croce Rossa, Coni, ecc.)
• Organismi di diritto pubblico (Anas, Consip, ecc.)
• Associazioni, unioni, consorzi.
Enti aggiudicatori: comprendono le amministrazioni aggiudicatrici, le imprese pubbliche e i soggetti che, non
essendo amministrazioni aggiudicatrici o imprese pubbliche, operano in virtù di diritti speciali o esclusivi
concessi loro dall’autorità competente secondo le norme vigenti.
Impresa pubblica: impresa il cui capitale o patrimonio è conferito in tutto o in parte da uno o più soggetti
pubblici.

Le figure professionali
Dirigente: soggetto titolare del potere decisionale e di spesa relativa alla gestione dell’appalto.
Responsabile unico del procedimento (RUP): figura professionale in possesso di titolo di studio adeguato
alla natura dell’intervento da realizzare. È nominato dal responsabile dell’unità organizzativa, tra i dipendenti
di ruolo dell’unità stessa, con competenze professionali adeguate in relazione ai compiti assegnati. La nomina
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non può essere rifiutata. In mancanza di personale idoneo il ruolo può essere affidato all’esterno. Le LINEE
GUIDA N.3 DELL’ANAC ne specificano meglio i compiti:

Responsabile di singoli interventi, sovraintende e coordina tutte le fasi di un’opera pubblica, relative a
programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione. Formula proposte per la predisposizione del
programma triennale e dei relativi aggiornamenti; accerta la disponibilità delle aree e degli immobili; fornisce
all’amministrazione i dati relativi alle principali fasi del processo attuativo.
Di fatto il RUP è il project manager dell’opera pubblica.
Collegio consultivo tecnico: introdotto dal D.L. SEMPLIFICAZIONI 2020 per i contratti pari o sopra la soglia
comunitaria. Fino al 30 giugno 2023 è obbligatoria la costituzione di un collegio consultivo tecnico prima
dell’avvio dell’esecuzione con i compiti previsti per la sospensione dell’esecuzione dell’opera pubblica e con
funzioni di assistenza per la rapida risoluzione delle controversie tecniche che possono insorgere nel corso
dell’esecuzione del contratto stesso.

Programmazione delle opere pubbliche


Le amministrazioni aggiudicatrici devono provvedere all’adozione e al relativo aggiornamento annuale:
• Del programma biennale degli acquisti di beni e servizi di importo unitario > € 40.000
• Del programma triennale dei lavori pubblici di importo > € 100.000.
La disciplina in materia di programmazione dei lavori pubblici rimane immutata.
La realizzazione dei lavori con committente pubblico si svolge sulla base di un programma triennale e di suoi
aggiornamenti annuali, appositamente predisposto e approvato dalle pubbliche amministrazioni. Nel
programma triennale hanno precedenza lavori di manutenzione, di recupero del patrimonio esistente, di
completamento dei lavori iniziati.
Per i lavori di importo > € 1.000.000 è obbligatorio il progetto di fattibilità tecnico-economica.

Trasparenza nella partecipazione di portatori di interessi e dibattito pubblico


Per opere di alto impatto, sopra specifiche soglie, è obbligatoria l’indizione del dibattito pubblico, sulla base
del documento delle alternative progettuali o del progetto di fattibilità. La conferenza può essere convocata
dall’amministrazione aggiudicatrice o dall’ente aggiudicatore. Il dibattito pubblico deve concludersi entro 4
mesi dalla convocazione; l’esito è valutato in sede di predisposizione del progetto definitivo e discusso in
sede di conferenze di servizi.

Progettazione
Fasi preliminari
Le fasi preliminari non sono disciplinate dal nuovo Codice, ma sono tuttora utilizzate.
1. STUDI DI FATTIBILITÀ
Oggi rinominato in documento di fattibilità delle alternative progettuali. È composto da una
relazione contenente:
- Caratteristiche funzionali, tecniche, gestionali, economico-finanziarie dei lavori da realizzare
- Analisi delle possibili alternative
- Verifica della possibilità di realizzazione mediante contratti di concessione
- Analisi dello stato di fatto
- Descrizione delle caratteristiche dell’opera da progettare.
2. DOCUMENTO PRELIMINARE DI PROGETTAZIONE (DPP)
È redatto dal RUP e deve indicare:
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- Stato di fatto
- Obiettivi da perseguire ed esigenze da soddisfare
- Norme tecniche e vincoli da rispettare
- Impatti dell’opera sulle componenti ambientali
- Limiti finanziari da rispettare
- Tipologia di contratto individuata per la realizzazione dell’opera
- Se per l’appalto si seguirà una procedura aperta, ristretta o negoziata
- Se il contratto sarà stipulato a corpo o a misura
3. QUADRO ECONOMICO DETTO ANCHE QUADRO TECNICO ECONOMICO
In tutte le fasi di progettazione di un’opera pubblica è obbligatorio un quadro economico che riporti
la distinzione delle singole voci di spesa con i relativi importi. Il quadro economico riguarda tutte le
spese tecniche e tutte le altre spese necessarie per la realizzazione dell’opera.

Fasi progettuali
• PROGETTO DI FATTIBILITÀ TECNICO-ECONOMICA
Per opere > 1.000.000 serve per inserimento nel programma triennale e l’elenco annuale.
È redatto sulla base di indagini geologiche e geognostiche, verifiche preventive dell’interesse
archeologico, studi preliminari sull’impatto ambientale.
Individua la soluzione che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici; comprende tutte le indagini
e gli studi; schemi grafici e stime economiche. Evidenzia le aree impegnate, le relative fasce di
rispetto e le misure di salvaguardia ambientale. In caso di concorsi di progettazione e nei lavori con
specifiche soglie è previsto il preventivo documento di fattibilità delle alternative progettuali.
• PROGETTO DEFINITIVO
Serve per ottenimento permessi o per gara d’appalto se appalto integrato.
Contiene la quantificazione della spesa per la realizzazione, gli elaborati grafici, calcoli delle strutture
e degli impianti, relazioni, piano di sicurezza e coordinamento, schema di contratto e capitolato
speciale di appalto.
• PROGETTO ESECUTIVO
Serve per gara d’appalto e realizzazione.
Determina in ogni dettaglio i lavori da realizzare, il relativo costo, il cronoprogramma coerente con
quello del progetto definitivo, il piano di manutenzione.

Procedimento di verifica e validazione dei progetti


Ogni fase di progettazione è soggetta a verifica tecnica della documentazione progettuale, con riferimento
agli aspetti di affidabilità, completezza, leggibilità e compatibilità e successiva validazione.
È vietata l’attività di verifica a chi ha redatto il progetto o a chi ha svolto/svolgerà il coordinamento della
sicurezza, la direzione lavori o il collaudo.
La verifica e la successiva validazione possono essere svolte da strutture tecniche interne o esterne alla
stazione appaltante secondo specifiche soglie.

Esecuzione dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria


Le prestazioni relative alle 3 fasi di progettazione, alla direzione lavori, al coordinamento alla sicurezza in fase
di progettazione ed esecuzione, al collaudo, alle attività del RUP e del dirigente competente alla formazione
del programma triennale possono essere espletate: dagli uffici tecnici delle stazioni appaltanti, da organismi
di altre pubbliche amministrazioni o da soggetti esterni alla P.A.

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L’affidamento esterno alla P.A. è libero, unica discriminante è prevista per la progettazione di opere rilevanti
in cui il Codice prevede che le stazioni appaltanti debbano utilizzare risorse interne o avvalersi di concorsi di
progettazione.

Procedure di affidamento esterno


Il Codice per i servizi tecnici in caso di incarico esterno, fino al 30 giugno 2023, fissa le diverse procedure in
relazione all’importo di onorario posto a base di gara.

Riepilogo procedure nei settori ordinari: SERVIZI TECNICI


< € 140.000 Affidamento diretto Ammessa offerta del minor prezzo
Solo offerta del miglior rapporto
> € 140.000 < € 215.000 Procedura negoziata
qualità/prezzo
Solo offerta del miglior rapporto
> € 215.000 Procedura aperta o ristretta
qualità/prezzo

Modalità concorsuali
Concorsi di progettazione
Sono procedure atte a fornire all’amministrazione, nel settore della pianificazione territoriale,
dell’urbanistica, dell’architettura e dell’ingegneria civile, un progetto tra quelli presentati in base ad una gara,
selezionato da una commissione giudicatrice. Il concorso di progettazione può prevedere 3 diverse modalità.

In unico grado Presentazione ideativa con Ammessa offerta del minor prezzo
complessità pari a un progetto di
fattibilità tecnica ed economica.
In due gradi previa 1° grado: progetto di fattibilità Solo offerta del miglior rapporto
adeguata motivazione tecnica ed economica. qualità/prezzo
2° grado: progetto definitivo
architettonico e di fattibilità
strutturale e impiantistica.
In due gradi per opere 1° grado: concorso di idee con Solo offerta del miglior rapporto
di grande complessità progetto di fattibilità tecnica ed qualità/prezzo
economica e rimborso spese per i
selezionati alla fase II.
2° grado: ammessi max 10
concorrenti, progetto definitivo
architettonico e di fattibilità
strutturale e impiantistica.

Concorsi di idee
Sono finalizzati all’acquisizione di proposte ideative da remunerare con il riconoscimento di premi. Il livello
degli elaborati è pari a quello del progetto di fattibilità tecnica ed economica.
Il progetto premiato può essere posto a base di un concorso di progettazione o di un appalto di progettazione.
La stazione appaltante può affidare al vincitore la realizzazione dei successivi livelli di progettazione, con
procedura negoziata.

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Affidamento lavori
L’affidamento dei lavori avviene attraverso gare d’appalto. Il vincitore stipula con la stazione appaltante
contratti d’appalto per l’esecuzione dei lavori, a cui corrisponde come contropartita il pagamento di un
prezzo, o contratti di concessione per l’esecuzione dei lavori a cui corrisponde come contropartita il
successivo temporaneo sfruttamento economico dell’opera realizzata.
Gli appalti pubblici di lavori sono appalti che possono prevedere:
• Sola esecuzione
• Progettazione esecutiva e esecuzione di lavori (appalto integrato)
• Progetto definitivo in sede di offerta e successiva progettazione esecutiva ed esecuzione lavori
(appalto integrato).
Il nuovo Codice prevede il divieto di ricorrere all’appalto integrato eccetto i casi di:
• Affidamento a contraente generale
• Finanza di progetto
• Affidamento in concessione
• Partenariato pubblico-privato
• Contratto di disponibilità.
Le concessioni di lavori pubblici sono invece contratti che possono prevedere:
• Esecuzione di lavori pubblici o di pubblica utilità
• Progettazione esecutiva ed esecuzione di lavori pubblici o di pubblica utilità
• Progettazione definitiva, esecutiva ed esecuzione di lavori pubblici o di pubblica utilità.

Fasi delle procedure di affidamento


Prima di avviare le procedure di affidamento, le stazioni appaltanti devono manifestare la volontà ad
acquisire lavori, servizi e forniture e ciò avviene attraverso la determina a contrarre, atto dirigenziale che
individua gli elementi essenziali del contratto e i criteri di selezione degli operatori economici e delle offerte.

Requisiti dei partecipanti alle procedure di affidamento


I contratti pubblici possono essere affidati agli operatori economici, ovvero persone fisiche o giuridiche, enti
pubblici, raggruppamenti di tali persone o enti.

Qualificazione delle imprese


I soggetti esecutori di lavori pubblici devono essere qualificati in rapporto alle tipologie e all’importo dei
lavori, per lavori pubblici di importo superiore a € 150.000.
Il sistema unico di qualificazione è attuato da Società Organismi di Attestazione (SOA), private,
appositamente autorizzate. Le SOA verificano tutti i requisiti dell’impresa richiedente relativi alle attività
svolte negli ultimi 10 anni. I requisiti da verificare sono:
• Idoneità professionale
• Capacità economica e finanziaria
• Capacità tecniche e professionali
• Assenza di motivi di esclusione
• Certificazione di sistema di qualità
• Possesso di certificazione del rating di impresa rilasciata dall’ANAC.
La qualificazione delle SOA ha durata di 5 anni.

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Documentazione di gara
La documentazione per la partecipazione alle procedure disciplinate dal Codice è acquisita esclusivamente
attraverso la Banca dati nazionale dei contratti pubblici, come previsto dalle modifiche del D.L. 77/2021.
È prevista anche l’istituzione del fascicolo virtuale dell’operatore economico nel quale sono presenti i dati
per la verifica dell’assenza di motivi di esclusione, l’attestazione SOA, oltre ai dati e documenti relativi ai
criteri di selezione che l’operatore economico deve caricare.

Soccorso istruttorio
Le carenze della domanda di partecipazione al bando di gara possono essere sanate attraverso la procedura
di soccorso istruttorio. In particolare, in caso di mancanza, incompletezza e di ogni altra irregolarità presente
nel documento di gara unico europeo, la stazione appaltante assegna al concorrente un termine non
superiore a 10 giorni.

Documento di Gara Unico Europeo (DGUE)


Il DGUE consiste in un’autodichiarazione aggiornata come prova documentale preliminare in sostituzione dei
certificati rilasciati da autorità pubbliche o terzi, in cui si conferma che l’operatore economico soddisfa le
condizioni e i requisiti per partecipare all’appalto.

Categorie e classifiche
Classificazione valida fino alla pubblicazione delle Linee guida ANAC.
La qualificazione in una categoria abilita l’impresa a partecipare alle
gare e ad eseguire i lavori nei limiti della propria classifica
incrementata di 1/5 (+20%).

Categorie di opere generali e specializzate – Strutture, impianti e opere speciali


Nei bandi di gara, le opere e i lavori pubblici appartengono a una o più categorie di opere generali o ad una
o più categorie di opere specializzate corrispondenti alle categorie individuate nell’allegato A. Le categorie
per le quali l’impresa ottiene l’attestazione SOA sono riportate nel certificato della Camera di commercio,
industria e artigianato.
Le opere generali e specializzate, se di importo superiore a € 150.000, sono identificate con l’acronimo OG
(opere generali) e OS (opere specialistiche) ed uno specifico numero.

Avvalimento
Il concorrente singolo, consorziato o raggruppato, in relazione ad una specifica gara di lavori, servizi, forniture
può soddisfare la richiesta relativa al possesso di attestazione della certificazione SOA, avvalendosi dei
requisiti di un altro oggetto o dell’attestazione SOA di un altro soggetto.
In relazione a ciascuna gara non è consentito che della stessa impresa ausiliaria si avvalga più di un
concorrente e che partecipino sia l’impresa ausiliaria che quella che si avvale dei requisiti.

Oggetto del contratto e procedure di scelta del contraente


I contratti di appalto sono normalmente stipulati a corpo. È facoltà delle stazioni appaltanti stipulare a misura
i contratti di appalto di sola esecuzione di importo inferiore a € 500.000.

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Procedure per l’individuazione degli offerenti


• PROCEDURA APERTA
Qualsiasi operatore economico in possesso dei requisiti richiesti può presentare un’offerta. Termine
minimo per la ricezione delle offerte è di 35 giorni.
• PROCEDURA RISTRETTA
Qualsiasi operatore economico in possesso dei requisiti richiesti può presentare domanda di
partecipazione, ma soltanto gli operatori economici invitati possono presentare un’offerta.
• PROCEDURA COMPETITIVA CON NEGOZIAZIONE
Viene utilizzata:
- Per l’aggiudicazione di contratti per i quali una precedente procedura aperta o ristretta abbia
avuto soltanto offerte irregolari o inammissibili
- Per l’aggiudicazione di contratti in presenza di una o più delle seguenti condizioni:
l’amministrazione aggiudicatrice necessita di soluzioni immediatamente disponibili;
implicano progettazione o soluzioni innovative; l’appalto non può essere aggiudicato senza
preventive negoziazioni a causa della complessità.
Qualsiasi operatore economico può presentare domanda di partecipazione, ma solo gli operatori
economici invitati possono presentare un’offerta iniziale che costituisce la base per la negoziazione.
• PROCEDURA NEGOZIATA SENZA PREVIA PUBBLICAZIONE DI UN BANDO DI GARA
Può essere utilizzata:
- Se non è stata presentata alcuna offerta in una procedura aperta o ristretta
- Quando i lavori, servizi o forniture possono essere forniti unicamente da un determinato
operatore economico
- Per ragioni di estrema urgenza.
Le amministrazioni aggiudicatrici scelgono l’operatore economico che ha offerto le condizioni più
vantaggiose.
• DIALOGO COMPETITIVO
Viene utilizzato se presenti le stesse condizioni della procedura competitiva con negoziazione.
Qualsiasi operatore economico può presentare domanda di partecipazione, ma solo gli operatori
economici invitati (minimo 5 candidati) possono partecipare al dialogo. Le stazioni appaltanti
aggiudicano l’appalto all’offerente che presenta l’offerta con il miglior rapporto qualità/prezzo. Le
stazioni appaltanti possono prevedere premi o pagamenti per i partecipanti al dialogo.
• PARTENARIATO PER L’INNOVAZIONE
È utilizzabile nelle ipotesi in cui l’esigenza di sviluppare prodotti, servizi o lavori innovativi e di
acquistare successivamente le forniture, i servizi o i lavori che ne risultano non può essere soddisfatta
ricorrendo a soluzioni già disponibili sul mercato.
Qualsiasi operatore economico può presentare domanda di partecipazione, ma solo gli operatori
economici invitati possono partecipare alla procedura.
Il partenariato per l’innovazione è strutturato in fasi successive secondo la sequenza delle fasi del
processo di ricerca e di innovazione. La procedura prevede obiettivi intermedi che le parti devono
raggiungere e il relativo pagamento della remunerazione mediante congrue rate. Le amministrazioni
negoziano le offerte inziali e quelle successive, tranne quelle finali, per migliorarne il contenuto. Gli
appalti sono aggiudicati unicamente sulla base del miglior rapporto qualità/prezzo.
• ACCORDO QUADRO
È un accordo concluso da una o più stazioni appaltanti con uno o più operatori economici al fine di
stabilire le clausole relative agli appalti da aggiudicare durante un determinato periodo, individuando
in particolare prezzi ed eventuali quantità relative alla prestazione. La durata di un accordo quadro
non può superare i 4 anni per i settori ordinari e gli 8 anni per i settori speciali. Gli appalti basati su
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accordo quadro sono aggiudicati secondo procedure aperte, ristrette o negoziate a seconda che
siano conclusi con uno o più operatori economici. L’accordo quadro risponde all’esigenza di
accorpare acquisti ripetuti e costanti nel tempo e anche di servizi tecnici.
• SISTEMA DINAMICO DI ACQUISIZIONE
Procedura di acquisizione interamente elettronica con cui le stazioni appaltanti acquistano beni e
servizi di uso corrente, generalmente disponibili sul mercato. Tale sistema è aperto per tutta la sua
durata a qualsiasi operatore economico che abbia fatto domanda di ammissione al sistema e soddisfi
i criteri di selezione. L’acquisto avviene a seguito di un confronto competitivo tra gli operatori
ammessi al sistema.

Criteri di selezione delle offerte


I criteri di aggiudicazione degli appalti pubblici devono garantire la possibilità di una concorrenza effettiva e
le specifiche devono consentire la verifica delle informazioni fornite dagli offerenti al fine di valutarne il grado
di soddisfacimento dei criteri di aggiudicazione.
Il nuovo codice assegna una netta preferenza al criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. A
livello generale i parametri che definiscono l’offerta sono:
• Prezzo
• Qualità
• Pregio tecnico
• Caratteristiche estetiche e funzionali
• Caratteristiche ambientali e contenimento consumi energetici
• Costo di utilizzazione e manutenzione
• Termine di consegna o esecuzione
• Assistenza tecnica.
I documenti di gara elencano i criteri di valutazione e la ponderazione attribuita a ciascuno di essi. I contratti
relativi all’affidamento di servizi di natura tecnica e intellettuale di importo superiore a € 40.000 sono
aggiudicati esclusivamente sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Il criterio del minor prezzo può essere utilizzato dalle stazioni appaltanti, previa adeguata motivazione e con
indicazione dei criteri, riportati sul bando di gara, nei seguenti casi:
• Servizi e forniture con caratteristiche standardizzate o le cui condizioni sono definite dal mercato
• Servizi ad alta intensità di manodopera.

Riepilogo procedure nei settori ordinari: LAVORI


< € 150.000 Affidamento diretto Offerta del minor prezzo
> € 150.000 < € 1.000.000 Procedura negoziata senza bando Offerta del minor prezzo
> € 1.000.000 < € 5.382.000 Procedura negoziata senza bando Con almeno 10 inviti
Solo offerta del miglior rapporto
> € 5.382.000 Procedura aperta o ristretta
qualità/prezzo

Offerte anormalmente basse


Sono quelle offerte il cui ribasso è pari o superiore alla soglia di anomalia predeterminata. In questi casi gli
operatori economici devono fornire, su richiesta della stazione appaltante, spiegazioni sul prezzo o sui costi

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proposti nelle offerte sulla base di un giudizio tecnico sulla congruità, serietà, sostenibilità e realizzazione
dell’offerta.
La stazione appaltante esclude l’offerta solo se la prova fornita non giustifica sufficientemente il basso livello
dei prezzi proposti.

Ricorso alle aste elettroniche


L’asta elettronica è un sistema di aggiudicazione che può essere utilizzato nelle procedure aperte, ristrette,
competitive con negoziazione o negoziate senza previa pubblicazione di un bando di gara, quando le
specifiche dell’appalto possono essere fissate in maniera precisa e la valutazione delle offerte rispondenti
alle specifiche definite nel bando di gara sia effettuabile automaticamente da un mezzo elettronico, sulla
base di elementi quantificabili in modo tale da essere espressi in cifre o percentuali.

Il contratto di appalto
Passaggi che conducono all’aggiudicazione di un appalto:
• Inserimento dell’opera nel programma triennale
• Predisposizione della determina a contrarre
• Pubblicazione bando
• Svolgimento della gara
• Seduta pubblica per apertura offerte
• Proposta di aggiudicazione
• Verifica possesso dei requisiti
• Aggiudicazione efficace
• Comunicazioni ai partecipanti
• Obbligo del periodo di stand-still
• Stipula del contratto entro 60 giorni dall’efficacia del provvedimento di aggiudicazione.
CONTRATTO DI APPALTO (art. 1655 c.c.): contratto con il quale una parte assume, con organizzazione dei
mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio verso un
corrispettivo in denaro.

Capitolati d’appalto: contenuti


I capitolati sono documenti tecnici allegati al contratto di appalto che definiscono le specifiche delle opere;
sono distinti in capitolato generale e capitolato speciale.
Il capitolato generale è il documento che disciplina le condizioni più importanti e i rapporti contrattuali tra
la stazione appaltante e l’appaltatore. È finalizzato a uniformare le condizioni generali di tutti i contratti di
affidamento.
Il capitolato speciale definisce invece requisiti e qualità delle opere che devono essere realizzate, con
particolare attenzione alle caratteristiche dei materiali impiegati e alle modalità di esecuzione dei lavori. Varia
in base all’oggetto dell’intervento. È diviso in due parti: definizione tecnica ed economica dell’appalto,
modalità di esecuzione e norme di misurazione di ogni lavorazione.

Stipula del contratto d’appalto


A livello generale, espletata la gara e avvenuta l’aggiudicazione, la stipula del contratto di appalto o di
concessione ha luogo non prima di 35 giorni dall’invio dell’ultima delle comunicazioni del provvedimento di
aggiudicazione.

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Subappalto
È il contratto con il quale l’appaltatore affida a terzi l’esecuzione di parte delle prestazioni o lavorazioni
oggetto del contratto di appalto.
Le stazioni appaltanti devono indicare nei documenti di gara le prestazioni o lavorazioni che devono essere
eseguite obbligatoriamente a cura dell’aggiudicatario e le opere per le quali è necessario rafforzare i controlli
delle condizioni di lavoro, della sicurezza dei lavori e prevenire il rischio di infiltrazioni criminali.
L’affidatario deposita il contratto di subappalto presso la stazione appaltante almeno 20 giorni prima della
data di effettivo inizio dell’esecuzione delle relative prestazioni.

Infrastrutture e insediamenti prioritari


Per la pianificazione e la programmazione sono previsti il piano generale dei trasporti e della logistica e i
documenti pluriennali di pianificazione (DPP).
Per il finanziamento sono istituiti il Fondo per la progettazione di fattibilità delle infrastrutture prioritarie e
la project review delle opere già finanziate, nonché il Fondo da ripartire per la realizzazione delle
infrastrutture prioritarie in cui confluiscono le risorse disponibili nei vari Fondi.
Questa tipologia di lavori ha una normativa meno vincolante, poiché in teoria l’investimento pubblico
dovrebbe essere molto limitato.

Partenariato pubblico-privato
È un contratto a titolo oneroso con il quale una o più stazione appaltanti conferiscono a uno o più operatori
economici, per un periodo determinato in funzione della durata dell’ammortamento dell’investimento, un
complesso di attività consistenti nella realizzazione, trasformazione, manutenzione e gestione operativa di
un’opera, in cambio in alternativa:
• Della sua disponibilità
• Del suo sfruttamento economico
• Della fornitura di un servizio connessa all’utilizzo dell’opera stessa.
Nel partenariato pubblico-privato rientrano:
• La finanza di progetto
• La concessione di costruzione e gestione
• La concessione di servizi
• La locazione finanziaria di opere pubbliche
• Il contratto di disponibilità.

Finanza di progetto
Il project financing è un sistema che consente l’affidamento della progettazione, della realizzazione e della
gestione di un’opera pubblica mediante il concorso di un investitore privato, che finanzia il progetto facendo
leva sulla valenza tecnico-economica dello stesso, piuttosto che sulla capacità di indebitamento del soggetto
promotore dell’iniziativa.
Le attività realizzabili in operazioni di finanza di progetto possono essere classificate in base alla loro capacità
di ripagarsi in 3 tipologie principali:
• Progetto che si ripaga autonomamente (opera calda)
Ad esempio, le autostrade, i parcheggi, le linee ferroviarie.
• Progetto che si ripaga attraverso pagamenti della P.A. (opera fredda)
Ad esempio, scuole, cimiteri, ospedali.
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• Progetto che richiede una componente di contribuzione pubblica (opera tiepida)


Include iniziative in cui i ricavi da utenza non sono sufficienti a ripagare interamente l’investimento
per la loro realizzazione e in cui è necessario un contributo pubblico per consentirne la fattibilità
finanziaria.
L’affidamento avviene ponendo a base di gara un progetto di fattibilità predisposto dall’amministrazione
inserito nel programma triennale delle opere. Le offerte devono contenere: progetto definitivo, bozza di
convenzione, piano economico-finanziario asseverato da un istituto di credito, specificazione delle
caratteristiche del servizio e della gestione.

Concessioni di lavori pubblici


La concessione di lavori pubblici fa parte di quelle forme di coinvolgimento di capitali privati per la
realizzazione e gestione di opere di interesse pubblico che prende il nome, a livello generale, di partenariato
pubblico-privato.
La partecipazione a questa forma di appalto è riservata a imprese con capacità tecnico-economico-gestionale
rilevante e viene aggiudicata attraverso una procedura ristretta o un dialogo competitivo. Vale il principio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
La controprestazione consiste nel diritto di gestire funzionalmente e di sfruttare economicamente tutti i
lavori realizzati, per un periodo non superiore al periodo di tempo necessario per il recupero degli
investimenti insieme ad una remunerazione del capitale investito.

Lavori in house
Con il termine affidamento in house viene indicata l’ipotesi in cui un committente pubblico, derogando al
principio di carattere generale dell’evidenza pubblica, invece di procedere all’affidamento di determinate
prestazioni all’esterno tramite gara, provvede in proprio all’esecuzione delle stesse.

Contraente generale
L’affidamento a contraente generale prevede che, per opere di grandi dimensioni, il soggetto aggiudicatore
affidi ad un soggetto dotato di adeguata capacità organizzativa, tecnico-realizzativa e finanziaria la
realizzazione dell’appalto, nel rispetto del progetto definitivo redatto dal soggetto aggiudicatore e posto a
base di gara, a fronte di un corrispettivo pagato in tutto o in parte dopo l’ultimazione dei lavori.
Il contraente generale, se composto da più soggetti, deve costituire una società di progetto per azioni o a
responsabilità limitata (srl).
Il soggetto aggiudicatore deve provvedere: all’approvazione del progetto esecutivo, alla nomina del direttore
dei lavori e dei collaudatori, al collaudo.

Esecuzione
L’esecuzione dei contratti aventi ad oggetto lavori, servizi, forniture è diretta dal RUP che controlla i livelli di
qualità delle prestazioni. Nella fase dell’esecuzione si avvale:
• Del direttore dei lavori
• Del coordinatore in materia di salute e di sicurezza durante l’esecuzione (CSE)
• Del collaudatore o della commissione di collaudo.
Gli atti mediante i quali il RUP impartisce alla direzione lavori e al coordinatore alla sicurezza indicazioni
specifiche sono detti disposizioni di servizio.
Gli atti mediante i quali il RUP e il DL impartiscono all’esecutore tutte le disposizioni ed istruzioni operate per
l’esecuzione delle prestazioni sono detti ordini di servizio.
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Stato avanzamento lavori (SAL) e termini di pagamento


Lo stato di avanzamento lavori è l’atto contabile della DL funzionale al pagamento delle rate di acconto;
riassume tutte le lavorazioni e tutte le somministrazioni eseguite dall’inizio dell’appalto fino al momento di
emissione.
I pagamenti relativi agli acconti del corrispettivo di appalto sono effettuati nel termine di 30 giorni decorrenti
dall’adozione di ogni stato di avanzamento dei lavori, salvo che sia espressamente concordato nel contratto
un diverso termine, comunque non superiore a 60 giorni.

Criteri Ambientali Minimi (CAM)


Obbligo delle stazioni appaltanti di contribuire al conseguimento degli obiettivi ambientali previsti dal PAN
GPP attraverso l’inserimento, nella documentazione progettuale e di gara, delle specifiche tecniche e delle
clausole contrattuali contenute nei Criteri Ambientali Minimi.

Riserve
Il direttore dei lavori (DL) è preposto al controllo tecnico, contabile e amministrativo dell’esecuzione
dell’intervento affinché i lavori siano eseguiti a regola d’arte ed in conformità al progetto e al contratto. Per
queste attività può essere affiancato da uno o più direttori operativi e da ispettori di cantiere che formano
l’ufficio di direzione lavori e che operano sotto la sua esclusiva responsabilità.
Il direttore dei lavori ha la responsabilità dell’accettazione dei materiali e svolge anche le seguenti attività:
• Verifica il possesso e la regolarità da parte dell’esecutore della documentazione relativa ai dipendenti
• Verifica la validità del programma di manutenzione, dei manuali d’uso e dei manuali di manutenzione
• Provvede alla segnalazione al RUP dell’inosservanza, da parte dell’esecutore, degli obblighi legati al
subappalto
• Svolge, se in possesso dei requisiti, le funzioni di CSE.
I direttori operativi collaborano con il DL nel verificare che le lavorazioni di singole parti dei lavori da
realizzare siano eseguite regolarmente e nell’osservanza delle clausole contrattuali.
Gli ispettori di cantiere collaborano con il direttore dei lavori nella sorveglianza dei lavori in conformità delle
prescrizioni stabilite nel capitolato speciale d’appalto.
Il coordinatore in materia di salute e di sicurezza durante l’esecuzione (CSE) svolge i seguenti compiti
disciplinati dal D.LGS. 81/2008:
• Verifica l’applicazione delle disposizioni contenute nel piano di sicurezza e coordinamento (PSC)
• Verifica l’idoneità del piano operativo di sicurezza (POS)
• Adegua il PSC e il fascicolo in relazione all’evoluzione dei lavori
• Organizza la cooperazione tra i datori di lavoro
• Segnala al committente o al responsabile dei lavori le inosservanze alle disposizioni e alle prescrizioni
del PSC può proporre la sospensione dei lavori.

Collaudo
I contratti pubblici sono soggetti a collaudo per i lavori e a verifica di conformità per i servizi e per le forniture,
per certificare che l’oggetto del contratto sia stato realizzato ed eseguito nel rispetto delle previsioni
contrattuali e delle pattuizioni concordate in sede di aggiudicazione o affidamento.
Il collaudatore o la commissione di collaudo (3 persone) sono nominati tra i dipendenti della stazione
appaltante o di altre amministrazioni pubbliche. Il collaudatore deve avere 10 anni di iscrizione all’albo.
Il collaudo finale deve avere luogo non oltre 6 mesi dall’ultimazione dei lavori.

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Contenzioso
Le controversie relative a diritti soggettivi derivanti dall’esecuzione dei contratti pubblici di lavori, servizi,
forniture, possono essere risolte, nel rispetto del Codice civile, mediante:
• ACCORDO BONARIO
Riguarda tutte le riserve iscritte nel registro di contabilità, nel limite massimo complessivo del 15%
dell’importo del contratto.
• TRANSAZIONE
Serve a risolvere le controversie relative a diritti soggettivi derivanti dall’esecuzione dei contratti
pubblici solo ed esclusivamente nell’ipotesi in cui non risulti possibile esperire altri rimedi alternativi.
• ARBITRATO
È una procedura di risoluzione delle controversie possibile a condizione che sia presente nel
contratto la clausola compromissoria. È possibile utilizzarla anche in caso di mancato accordo
bonario.

Opere pubbliche relative ai beni culturali


DECRETO MINISTERO BENI CULTURALI 154/2017
È previsto che l’affidamento dei lavori riguardanti i beni culturali sia disposto sulla base del progetto
esecutivo, tranne eccezioni.
Le prestazioni relative alla progettazione di fattibilità, definitiva ed esecutiva devono essere ricoperte da un
architetto o da soggetto qualificato a restauratore di beni culturali.
Per la direzione lavori è necessario avvalersi di un architetto, restauratore qualificato o altro professionista
in possesso di un’esperienza di almeno 5 anni.

Autorità nazionale anticorruzione – ANAC


LEGGE 114/2014
Ha lo scopo di prevenire la corruzione nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, nelle società partecipate
e controllate anche mediante l’attuazione della trasparenza in tutti gli aspetti gestionali, nonché mediante
attività di vigilanza nell’ambito dei contratti pubblici, degli incarichi e comunque in ogni settore della pubblica
amministrazione che potenzialmente possa sviluppare fenomeni corruttivi.

Consiglio superiore dei lavori pubblici


Organo tecnico consultivo dello Stato con piena autonomia funzionale, organizzativa, che esprime il parere
obbligatorio sui progetti di fattibilità tecnica ed economica di lavori pubblici di competenza statale, o
comunque finanziati per almeno il 50% dallo Stato, di importo pari o superiore ai 50 milioni di euro.

Criteri Minimi Ambientali negli appalti pubblici


I CAM sono i requisiti ambientali ed ecologici definiti dal Ministero dell’ambiente volti ad indirizzare le
pubbliche amministrazioni verso una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti fornendo indicazioni per
l’individuazione di soluzioni progettuali, prodotti o servizi migliori sotto il profilo ambientale.
Servono quindi a garantire sostenibilità ambientale nelle opere pubbliche consentendo alla stazione
appaltante di ridurre gli impatti ambientali.
I CAM sono quindi requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo edilizio, volti a individuare la
soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita.

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Base normativa dei CAM edilizia


D.M. APRILE 2008 – PIANO D’AZIONE PER LA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEI CONSUMI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
(PAN GPP)
Ha l’obiettivo di massimizzare la diffusione del GPP presso gli enti pubblici.
D.M. DICEMBRE 2015
Definisce i CAM per l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione
e manutenzione e per la gestione dei cantieri della pubblica amministrazione.
D.M. OTTOBRE 2017
Modifica i criteri di base ed i criteri premianti introducendo numerose novità.
I CAM regolano quindi:
• Selezione dei candidati
• Condizioni delle pertinenze e delle infrastrutture nell’area intorno agli edifici
• Caratteristiche tecniche dell’edificio
• Caratteristiche di materiali ed impianti
• Svolgimento delle attività di cantiere
• Condizioni premianti
• Condizioni di esecuzione.
In tal senso le gare prevedono oggi che l’offerta sia caratterizzata dal rispetto e incremento percentuale dei
CAM, generando delle premialità in termini di punteggio ai fini dell’aggiudicazione della gara, con il criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

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