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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
Regione Siciliana
Assessorato del Territorio e dell’Ambiente
Dipartimento dell’Urbanistica
SOMMARIO
1. I Comuni sono tenuti ad adottare il Regolamento Edilizio Comunale ai sensi del comma 4
dell’articolo 29 della legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e ss.mm.ii., entro 120 gg. dalla data
di pubblicazione del “regolamento tipo edilizio unico”, approvato con decreto del Presidente
della Regione, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 2, comma 2, della legge regionale
10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.. Gli stessi possono apportare al “regolamento tipo edilizio
unico”, con apposita deliberazione del consiglio comunale, integrazioni al fine di adattare il
regolamento edilizio alle specifiche caratteristiche locali.
2. Nell’ambito della propria autonomia, il Comune attraverso il Regolamento Edilizio Comunale
individua i requisiti tecnici integrativi riferiti ad opere o impianti che, ancorché non
direttamente interessati dall’attività edilizia, tuttavia ad essa possono essere correlati.
3. Il Comune individua, inoltre, le procedure, in conformità alle leggi, per il rilascio e la
presentazione dei titoli abilitativi edilizi e le modalità di controllo degli stessi, rendendoli
pubblici sul proprio sito web.
della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e s.m.i., sulla base di una relazione del dirigente
dell’Ufficio tecnico comunale.
PARTE SECONDA
DISPOSIZIONI REGOLAMENTARI COMUNALI IN MATERIA EDILIZIA
Art. 5 – Lo Sportello Unico per l’Edilizia (SUE) e coordinamento con lo Sportello Unico per
le Attività Produttive (SUAP) e con altri Uffici comunali
1. La gestione unitaria dei procedimenti in materia edilizia disciplinati dal presente Regolamento
è garantita dallo Sportello unico per l’edilizia (S.U.E.), istituito al fine di assicurare celerità,
trasparenza e semplificazione dell’attività amministrativa.
2. Gli uffici dello Sportello unico, in quanto amministrazione procedente, svolgono attività di
assistenza, informazione e ricezione delle istanze, segnalazioni, comunicazioni,dichiarazioni,
denunce, e curano l’istruttoria e le definizione dei procedimenti finalizzati al rilascio dei titoli
abilitativi edilizi o comunque di ogni procedimento inerente la materia edilizia. Inoltre, in
conformità a quanto disposto dall’articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 25 novembre
2016, n. 222, assicurano agli interessati l’attività consultiva funzionale all’istruttoria dei
procedimenti.
3. Lo Sportello unico per le attività di propria competenza si raccorda con gli altri uffici comunali
e con le amministrazioni regionali e statali preposte al rilascio di pareri, nulla-osta,
autorizzazioni o atti di assenso comunque denominati, con riguardo anche agli atti di
programmazione e gestione del territorio.
4. In relazione e nel rispetto della normativa in materia di organizzazione del personale e di
gestione dei procedimenti amministrativi, nonché nell’ambito della propria autonomia
organizzativa sancita dal regolamento comunale concepito in attuazione dell’articolo 89,
comma 1 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 e s.m.i. (T.U.EE.LL.), vengono definiti i compiti
e le funzioni dei soggetti preposti alla formazione del titolo abilitativo che si identificano con
il “Responsabile dello Sportello Unico per l’Edilizia (S.U.E.)”, il “Responsabile dell’Area,
del Settore o del Servizio” e il “Responsabile del procedimento”.
5. L’ufficio cui si intesta l’adozione del titolo abilitativo espresso è quello del “Responsabile
dello Sportello Unico per l’Edilizia (S.U.E.)” o del “Responsabile dell’Area, del Settore o del
Servizio” cui compete la nomina del “Responsabile del procedimento” ed i poteri sostitutivi
nei confronti dello stesso. Il “Responsabile del procedimento” è il responsabile della specifica
unità organizzativa, o il funzionario della stessa allo scopo nominato, presso la quale è
incardinato il procedimento.
Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 10
REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
6. Nel caso in cui le strutture organizzative, aree, settori, servizi o semplici unità, siano prive di
dirigente, le relative funzioni sono assunte dal “Responsabile dello Sportello Unico” con i
poteri sostitutivi che gli competono.
7. L’attività di cui al precedente comma 2 è svolta dallo Sportello unico. Tutte le istanze,
segnalazioni, comunicazioni, dichiarazioni, denunce, nonché i relativi elaborati grafici ed atti
amministrativi sono presentati dall’interessato allo sportello con modalità telematica, e da
questo inoltrate alle altre amministrazioni coinvolte nel procedimento, mediante l’adozione
della medesima procedura elettronica di trasmissione e ricevimento.
8. In conformità a quanto disposto dall’articolo 5, comma 1-ter del D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.
nessuna corrispondenza potrà essere intrattenuta tra il richiedente e le amministrazioni
pubbliche interessate al procedimento diverse dal Comune, i cui atti possono essere comunque
acquisiti dall’interessato mediante le ordinarie procedure di accesso presso lo stesso Sportello
unico.
9. Gli atti di assenso comunque denominati possono essere acquisiti da parte dello Sportello
unico in quanto amministrazione procedente, o su richiesta motivata dell’interessato, anche
ricorrendo all’istituto della “conferenza dei servizi” disciplinato dagli articoli 14, 14-bis, 14-
ter e 14-quater della legge 7.8.1990, n. 241 e s.m.i. e dall’art. 7 del presente regolamento.
Sono fatte salve le disposizioni di cui all’articolo 12 del D.Lgs. 3.4.2006, n. 152 e dell’articolo
8 del D.P.R.S. 8 luglio 2014, n. 23 in caso di interventi da realizzarsi in variantealle previsioni
dello strumento urbanistico comunale, sia esso generale che attuativo.
10. Nell’ambito delle attività di monitoraggio ed ai soli fini statistici, il Responsabile dello
Sportello unico cura la tenuta e l’aggiornamento delle banche dati ricognitive dell’attività
edilizia comunale, del patrimonio edilizio e degli archivi dei provvedimenti e dei titoli
abilitativi, nonché i rapporti con il competente sportello telematico regionale (S.T.A.R.S.)
istituito in applicazione dell’articolo 17 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i..
Con apposito regolamento comunale sono stabilite le dotazioni tecnologiche e le modalità di
accesso alla rete telematica ed all’archivio informatico, nonché l’organizzazione ed il
funzionamento dello Sportello Unico per l’Edilizia contenente le modalità di gestione delle
pratiche edilizie e le specifiche tecniche degli elaborati progettuali anche ai fini
dell’aggiornamento della cartografia comunale.
11. Nell’ambito delle attività istituzionali ad esso ascritte lo Sportello unico curerà gli opportuni
raccordi con gli altri uffici comunali, anche decentrati, comunque coinvolti nel procedimento,
ed in particolare con gli uffici demografici (anagrafe e statistica) e di stato civile, urbanistica
e servizi informativi territoriali, vigilanza edilizia, centro storico, abusivismo e sanatoria,
polizia municipale, tributi e ragioneria, autorizzazioni occupazione suolo pubblico e con la
Segreteria generale.
12. L’esame delle istanze presentate per il rilascio del titolo abilitativo per la realizzazione e/o
trasformazione di strutture edilizie ed impianti produttivi finalizzati all’attività d’impresa
rimane riservata alla competenza dello Sportello unico per le attività produttive (SUAP),
ancorché il procedimento sia riferito ad opere edilizie, secondo i termini e le modalità stabilite
nell’ambito del procedimento unico di cui al DPR n. 160/2010 e s.m.i., recepito
nell’Ordinamento regionale con l’articolo 10 della legge 5 aprile 2011, n. 5.
1. Qualora in relazione alle prerogative sancite dall’articolo 6 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267 e s.m.i. recante il “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”,
l’Ordinamento comunale preveda la partecipazione al procedimento da parte di organi elettivi
periferici, anche mediante l’espressione di pareri di mera natura consultiva, questa dovrà
essere disciplinata con apposito regolamento di cui all’articolo 7 dello stesso decreto
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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
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legislativo n. 267 del 2000, ed assicurata nell’ambito della conferenza dei servizi all’uopo
convocata.
1. Le procedure di proroga e rinnovo dei titoli edilizi sono regolamentate dall’articolo 6, commi
2 e 3 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i, previa comunicazione motivata
dell’interessato da notificarsi prima della scadenza dei medesimi termini.
2. In conformità a quanto stabilito ai commi 4 e 6 dello stesso articolo 6 della legge regionale
10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i., la realizzazione della parte dell’intervento non ultimata nel
termine stabilito, ancorché prorogato, è subordinata al rilascio di nuovo titolo abilitativo o
presentazione di nuova segnalazione certificata.
1. Nei casi previsti dalla normativa vigente, il soggetto titolare del titolo o atto abilitativo, e al
pari i suoi successori o aventi causa, presenta allo sportello unico per l’edilizia la segnalazione
certificata di agibilità (S.C.A.) ai sensi dell’articolo 24 del D.P.R n. 380/2001 es.m.i..
2. La segnalazione deve essere presentata all’Amministrazione comunale, secondo la specifica
modulistica unificata, nella quale sono specificati i requisiti tecnici e soggettivi relativi al
titolo abilitativo, corredata almeno dalla documentazione prevista dal comma 5 del citato
articolo 24 del DPR 380/2001 e ss.mm.ii..
3. La proprietà o l’amministratore sono tenuti alla conservazione della documentazione di cui
al punto precedente ai fini della costituzione del fascicolo di fabbricato di cui all’articolo 17.
4. I SUE possono adottare, in relazione alle verifiche a campione, ai sensi del citato articolo 24,
comma 7, del DPR 380/2001 e ss.mm.ii., il sistema di controllo anche a campione, con una
percentuale minima del 10% delle S.C.A., con la verifica della documentazione ed ispezione
delle opere realizzate.
5. La mancata presentazione della segnalazione certificata di agibilità nel termine previsto dal
citato articolo 24, comma 2, del DPR 380/2001 e ss.mm.ii.., comporta l’applicazione della
sanzione pecuniaria amministrativa prevista dal comma 3 del medesimo articolo 24.
6. L’agibilità non può comunque essere certificata qualora siano ancora in corso interventi di
bonifica, e comunque prima del rilascio del certificato di avvenuta bonifica o suoi equipollenti.
In caso di monitoraggi da tenere attivi successivamente agli interventi di bonifica la
segnalazione certificata dovrà contenere l’atto di assenso dagli enti competenti per il
procedimento di bonifica. Lo stato di conservazione di coperture e manufatti contenenti
amianto dovrà essere adeguatamente monitorato e dovranno essere attuati, ove necessari, gli
interventi di bonifica, nel rispetto della normativa vigente.
7. É fatto obbligo ai proprietari di mantenere le costruzioni nelle condizioni igienico–sanitarie
di agibilità prescritte dalle leggi e dai regolamenti comunali; in caso di inosservanza delle
prescrizioni di cui in precedenza, l’Amministrazione comunale può ordinare i lavori di
risanamento necessari, ovvero dichiarare inagibile un immobile o parte di esso, su proposta
dell’Azienda U.S.L. ed ordinarne lo sgombero.
1. L’esercizio dell’attività edilizia o il rilascio del permesso di costruire per interventi edilizi è
subordinato all’esistenza delle opere di urbanizzazione primaria o all’impegno del soggetto
interessato di procedere alla realizzazione delle medesime contestualmente all’esecuzione
degli interventi edilizi.
2. Le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono definite dalla normativa nazionale e
regionale vigente. Non si considerano opere di urbanizzazione gli allacciamenti alla rete
pubblica di qualsiasi natura, le reti dei sottoservizi privati e i relativi manufatti, nonché la
viabilità di esclusivo interesse privato.
3. Le opere di urbanizzazione possono essere realizzate all’esterno del perimetro degli ambiti di
atti di programmazione negoziata, di piani attuativi o programmi di intervento, disciplinati da
convenzioni o atti unilaterali d’obbligo qualora siano funzionali e/o complementari alla
trasformazione urbanistica e alla riqualificazione significativa dell’ambito territoriale di
riferimento.
4. Le urbanizzazioni secondarie possono essere reperite, in tutto o in parte, in aree o, come
dotazioni territoriali, in attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale in edifici
pubblici o privati.
5. Le opere di urbanizzazione primaria e secondaria realizzate, su aree cedute gratuitamente al
Comune, a cura e spese del soggetto interessato, possono essere ammesse a scomputo totale
o parziale dall’ammontare della quota di contributo relativa agli oneri di urbanizzazione dovuti
per la realizzazione dell’intervento edilizio.
6. In ogni caso l’ultimazione delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie e dei servizi
pubblici e di interesse pubblico o generale deve essere contestuale e/o anticipata rispetto a
quella degli interventi edilizi privati. Non sarà comunque possibile certificare l’agibilità
dell’immobile privato prima della conclusione delle opere di urbanizzazione primaria e
secondaria salvo deroghe espressamente motivate e previste.
7. Le opere di urbanizzazione primaria funzionali all’intervento che vengono previste a
scomputo dai corrispondenti oneri di urbanizzazione devono essere realizzate anche qualora
i costi di tale realizzazione risultino superiori all’ammontare degli oneri dovuti per legge,
senza conguaglio.
8. L’Amministrazione comunale si riserva di individuare, mediante linee guida, le modalità
procedimentali che dovranno garantire la corretta e tempestiva realizzazione delle opere di
urbanizzazione e dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale nell’ambito dei
procedimenti urbanistici ed edilizi.
dell’inizio dei lavori ed esibiti, su richiesta, ai soggetti deputati alle attività di vigilanza
urbanistica edilizia.
4. In conformità a quanto previsto dall’articolo 11 della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e
s.m.i., “l’interessato può richiedere allo sportello unico di provvedere all’acquisizione di tutti
gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, o presentare
istanza di acquisizione dei medesimi atti di assenso contestualmente alla segnalazione”.
5. E’ fatto obbligo di dotarsi dei pareri di rito obbligatori in base a prescrizioni di norme di settore
in applicazione dell’articolo 3, commi 1 e 2, della legge regionale n.16/2016 e s.m.i., anche
per gli interventi relativi all’attività libera disciplinati dallo stesso articolo 3.
1. Le opere che si rendono necessarie al fine di evitare un pericolo imminente per l’incolumità
delle persone possono essere eseguite, anche in esecuzione di ordinanza comunale, senza
preventiva acquisizione del titolo abilitativo, sotto la responsabilità personale del committente
e del professionista incaricato.
2. Per le finalità di cui al comma 1, il proprietario deve dare immediata segnalazione dei lavori
allo Sportello Unico per l’Edilizia, attestando i presupposti legittimanti l’effettiva esistenza
del pericolo. Egli deve, altresì, presentare, entro venti giorni dall’inizio degli stessi, il progetto
e la corrispondente domanda di permesso di costruire o altro titolo edilizio, in relazione alla
natura dell’intervento.
3. Qualora, in seguito a verifica da parte dell’amministrazione, non venissero confermati i
presupposti di urgenza e pericolosità che hanno giustificato l’intervento, il proprietario si
impegna a demolire quanto realizzato ed a ripristinare lo stato dei luoghi, salvo che gli
interventi non possano essere comunque oggetto di procedimento in sanatoria.
4. Il soggetto richiedente, legittimato all’intervento, dopo la presentazione dell’istanza per
l’avvio del procedimento senza che allo stesso sia stato dato avvio, e comunque nel corsodel
procedimento, decorso il termine per la conclusione dello stesso o per l’adozione del
provvedimento espresso, può fare istanza affinché si proceda, nei tempi e nelle forme stabilite
dalla legge, in via sostitutiva nei confronti del responsabile del Procedimento o del Dirigente
che è rimasto inerte.
5. Il potere sostitutivo delle attività dei Responsabili del Procedimento spetta ai Dirigenti dei
Servizi; per gli atti attribuiti a questi ultimi, il potere sostitutivo spetta al Direttore
gerarchicamente sovraordinato.
6. Restano ferme le norme in materia di poteri sostitutivi regionali disciplinati dall’art. 49 della
legge regionale 11 agosto 2017, n. 16.
1. Come previsto dagli articoli 7 e 9 della legge n. 241/1990 e s.m.i., e dagli articoli 11 e 12 della
legge regionale 21 maggio 2019, n. 7, i soggetti interessati al procedimento possono produrre
memorie scritte e documenti.
2. Gli atti di partecipazione al procedimento di cui al presente articolo, sono redatti in carta libera
e senza alcun vincolo di forma, devono recare le generalità del soggetto proponente e devono
specificare nel dettaglio i motivi dell’istanza o della comunicazione e possono essereinoltrati
all’ufficio comunale competente anche in forma digitale.
3. La richiesta di accesso agli atti amministrativi è disciplinata dagli articoli da 22 a 28 della
legge n. 241 del 1990 e s.m.i.
1. Allo scopo di promuovere il “fascicolo del fabbricato” di cui all’art.32 della legge regionale
6 agosto 2021, n.23, lo stesso è redatto, in fase di prima applicazione, per le nuove costruzioni
oppure per le costruzioni oggetto di ristrutturazione edilizia o ampliamento, pubbliche o
private, realizzate dopo l’entrata in vigore della legge regionale 6 agosto 2021, n.23, da
professionisti abilitati e iscritti agli Ordini/Collegi professionali, su incarico del proprietario
o dell’amministratore del condominio. L’acquisizione presso gli uffici pubblici, a livello
centrale e locale, della documentazione tecnico-amministrativa necessaria allapredisposizione
del fascicolo del fabbricato, avviene senza oneri per la parte interessata.
2. Il fascicolo contiene, preferibilmente in forma digitale, i seguenti elementi fondamentali:
a) l’individuazione catastale e georeferenziazione dell’immobile;
b) titoli abilitativi relativi alla costruzione del fabbricato e delle successive modifiche
strutturali (compresi eventuali sopralzi), corredati dei relativi elaborati grafici;
c) documentazione relativa ad eventuali acquisizioni e scambi di diritti edificatori,
nonché atti di asservimento delle eventuali porzioni pertinenziali all'intero edificio;
d) copia del certificato di agibilità ovvero di Segnalazione certificata di agibilità (SCA)
con allegata la documentazione richiesta dalla normativa vigente;
e) copia dell’autorizzazione del Genio Civile;
f) elaborati tecnici relativi agli impianti comuni realizzati nel fabbricato ed agli interventi
di manutenzione e modifica degli stessi, corredati delle relative certificazioni di
conformità e dei relativi elaborati grafici;
1. Nel caso della C.I.L.A. e della S.C.I.A. la comunicazione di inizio dei lavori coincide con la
presentazione del titolo e pertanto dovranno essere contestualmente adempiuti tutti gli
obblighi di legge inerenti.
2. Per le Comunicazioni di Inizio Lavori Asseverate (C.I.L.A.) i Comuni possono disciplinare
le modalità di controllo a campione ai sensi art. 6 bis, comma 4, del D.P.R. 6 giugno 2001,
n. 380 e ss.mm.ii., nella misura minima del 10% rispetto al numero di quelle pervenute al
Comune, in un determinato periodo di tempo.
Le CILA selezionate a campione sono sottoposte a verifica istruttoria in ordine ai seguenti
quattro elementi:
- all’idoneità dell’istituto della CILA in relazione alla classificazione tecnico/giuridica
dell’intervento;
- alla conformità dell’intervento allo strumento urbanistico vigente;
- alla veridicità delle dichiarazioni sostitutive di certificazioni e di notorietà;
- alla veridicità di quanto dichiarato dal tecnico progettista nella relazione tecnica di
asseverazione.
Tutte le CILA/SCIA/SCA Agibilità trasmesse sono sempre sottoposte al controllo di verifica
di completezza documentale.
Le CILA non rientranti nei controlli a campione sono archiviate previo inserimento nel
programma telematico di gestione delle pratiche edilizie e controllo di verifica di completezza
documentale.
3. Nel caso del Permesso di Costruire i lavori devono avere inizio entro un anno dalla
comunicazione al richiedente dell’avvenuto rilascio del titolo, fatte salve diverse
Art. 19 – Varianti
1. Ove l’intervento edilizio non risulti ultimato nei termini indicati nei titoli edilizi, l’esecuzione
della residua parte è classificata come l’intervento originario, salvo che i lavori non ultimati
riguardino opere di finitura e l’impiantistica.
2. L’esecuzione delle opere mancanti, fermo restando quanto previsto dal successivo comma 3,
è assoggettata alla corresponsione della differenza dei contributi di costruzione, in relazione
alle variazioni tariffarie intervenute medio tempore e proporzionata all’incidenza economica
delle opere mancanti rispetto al costo totale dell’opera.
3. Solo qualora l’intervento non ultimato sia di nuova costruzione o di ristrutturazione con
demolizione e ricostruzione e le relative opere risultino già finite al rustico, ai fini
dell’istruttoria del procedimento edilizio dell’intervento di completamento, si terrà conto delle
sole opere mancanti che verranno qualificate di manutenzione straordinaria.
1. Coloro che per l’esecuzione dei lavori di cui all’art.18 del presente Regolamento, intendano
occupare temporaneamente il suolo, il sottosuolo e lo spazio pubblico devono rivolgere al
Comune apposita domanda secondo i regolamenti di settore vigenti. L’ufficio comunale
competente, nel rilasciare la concessione del suolo, fissa le norme e le prescrizioni da seguire
nel corso dell’occupazione, nonché il periodo massimo di durata della stessa. “L’occupazione
potrà essere effettuata dal momento della presentazione dell’istanza, corredata di tutti i
documenti necessari di cui al Regolamento della Pubblicità e delle ricevute di pagamento del
CUP qualora previste, fermo restando l’istruttoria che dovrà essere espletata dall’ufficio per
il rilascio della concessione” .
“E’ consentito, alle attività turistiche ricettive, riservare una area da destinare a carico e
scarico nel rispetto dei criteri che verranno adottati dall’Amministrazione attiva su
proposta degli Uffici competenti purché nelle immediate vicinanze della struttura.”
2. Al termine della concessione, il concessionario deve ripristinare l’area oggetto della
medesima.
3. L’occupazione permanente del suolo, del sottosuolo e dello spazio pubblico è concessa dal
Comune purché sia compatibile con le condizioni delle proprietà confinanti e con le esigenze
della viabilità.
4. L’autorizzazione è subordinata al pagamento di un canone di occupazione di spazi ed aree
pubbliche ed al versamento cauzionale per la rimessa in pristino, ove necessario, del
terrazzamento o della pavimentazione o della vegetazione, da effettuare entro il termine fissato
dall’autorizzazione stessa.
5. Trascorsi sessanta giorni dall’avvenuto ripristino del suolo pubblico manomesso, il deposito
cauzionale viene restituito per intero o in parte, a seconda che il ripristino sia stato eseguito a
regola d’arte o meno.
6. Il restauro del pavimento stradale, dei marciapiedi e di altri manufatti alterati dal titolare della
concessione o per causa di questi, viene eseguito dal Comune sotto la direzione dell’ufficio
tecnico a spese del titolare stesso, qualora questi non provveda alla esecuzione delle opere
entro il termine stabilito all’uopo dall’amministrazione comunale.
7. Nell’atto di autorizzazione, il Comune stabilisce le prescrizioni da seguire durante
l’esecuzione dell’opera, sia in prosieguo di tempo.
8. È vietato eseguire scavi nella pavimentazione di strade pubbliche o aperte al pubblico transito
per piantarvi pali, immettere o restaurare condutture del sottosuolo, costruire e restaurare
fogne e qualsiasi altro lavoro nel suolo pubblico senza l’autorizzazione del Comune, in cui
siano specificatamente indicate le norme da osservare nella esecuzione dei l avori. Il rilascio
della suddetta autorizzazione è subordinato alla presentazione della domanda indicante i
lavori che si intendono eseguire, al pagamento della relativa tassa, al deposito di garanzie da
effettuarsi presso la tesoreria del comune, sul quale lo stesso Comune avrà piena facoltà di
rivalersi delle eventuali penali e delle spese non rimborsate dagli interessati.
9. In occasione di lavori per l’apertura di passi carrabili, l’Amministrazione comunale potrà
chiedere ai privati la realizzazione degli stessi secondo le indicazioni che, di volta in volta,
verranno impartite dai competenti Uffici comunali e previa costituzione di apposita polizza
fideiussoria a garanzia del suolo pubblico, che sarà svincolata dall’Amministrazione solo ad
avvenuta constatazione della regolare ultimazione dei lavori. La constatazione sarà eseguita
entro 30 giorni dalla richiesta. altro articolo
10. I proprietari devono sostenere le spese di sistemazione e relativa pavimentazione dei
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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
Art. 22 – Comunicazioni di avvio delle opere relative a bonifica, comprese quelle per amianto,
ecc.
del suolo o per porre rimedio in via transitoria ad emergenze idrauliche. L’autorizzazione è
rilasciata previo parere tecnico del Gestore del Servizio Idrico Integrato.
1. Agli effetti dell’art. 3, comma 3, della l.r. 16/2016 e s.m.i. (attività libera asseverata), dell’art.
29 del DPR 380/2001 (permesso di costruire segnalazione certificata di inizio attività) e
dell’art. 64, commi 4 e 5 dello stesso DPR 380 (strutture) il committente, il tecnico
asseveratore , il progettista e il costruttore sono responsabili della conformità delle opere alla
normativa, alle previsioni degli strumenti urbanistici, nonché, unitamente al direttore dei
lavori, a quelle del titolo abilitativo e alle modalità esecutive stabilite da quest’ultimo.
2. Le eventuali sostituzioni del costruttore e del direttore dei lavori debbono essere
tempestivamente denunciate all’amministrazione comunale dal titolare e dagli interessati. I
subentranti sono tenuti a sottoscrivere il titolo abilitativo e gli elaborati di progetto, in difetto
risultando le suddette sostituzioni prive di effetto. In caso di sostituzione del direttore dei
lavori o del costruttore, i lavori devono essere sospesi fino alle suddette sottoscrizioni dei
subentranti.
3. Il progettista, nell’ambito della propria specifica competenza, ha la responsabilità diretta della
progettazione di tutte le strutture dell’opera e della conformità del progetto alle prescrizioni
delle leggi vigenti e degli strumenti urbanistici.
4. Il direttore dei lavori ed il costruttore, ciascuno per la parte di propria competenza, hanno la
responsabilità della conformità dell’opera al progetto, della qualità dei materiali impiegati,
nonché, per quanto riguarda gli elementi prefabbricati, della posa in opera.
5. Il direttore dei lavori, il costruttore e l’assistenza ai lavori hanno in ogni caso la piena
responsabilità della idoneità dei mezzi e dei provvedimenti od accorgimenti necessari per
evitare pericoli di qualsiasi genere che possono provenire dalla esecuzione dei lavori.
1. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 29 (Sicurezza e controllo nei cantieri, …), tutti
i cantieri dovranno essere installati secondo le regole di sicurezza e di custodia ed essere dotati
di tutti gli impianti antinfortunistici idonei, previsti dalle normative vigenti in materia di
prevenzione, segnalazione, protezione, allarme, antincendio, pericolosità, per la salvaguardia
degli operatori addetti e della sicurezza pubblica. Devono inoltre essere messiin atto tutti gli
accorgimenti atti a evitare inquinamento acustico, atmosferico, dei terreni, di falda, o di
qualsiasi altro genere.
2. Salvo quanto più restrittivamente previsto dal Piano di Sicurezza e Coordinamento del
cantiere e dal Regolamento Condominiale qualora si tratti di lavori all’interno di un edificio,
a maggior tutela del vicinato, le attività di cantiere possono essere svolte nei seguenti orari,
fatti salvi gli eventuali diversi orari previsti dai regolamenti locali:
- nei mesi da ottobre ad aprile tra le ore 7.30 e le ore 19.00 nei giorni feriali, il sabato dalle
ore 8.30 alle ore 13.00;
- nei mesi da maggio a settembre tra le ore 7.30 e le ore 19.30 nei giorni feriali, il sabato
dalle ore 8.00 alle ore 12.30.
I cantieri che necessitano di operare in orari diversi da quanto sopra indicato e i cantieri che
operano a ciclo continuo dovranno essere appositamente autorizzati.
3. I cantieri dovranno essere dotati delle attrezzature di servizio ai lavoratori, occorrenti e
prescritti dalle apposite normative. Le attrezzature di servizio per i lavoratori, realizzate nei
cantieri edili, destinate alla permanenza di persone, compresi i servizi igienici, devono essere
conformi alle norme igienico-sanitarie, sotto la responsabilità dell’assuntore dei lavori. Le
stesse devono essere costruite con materiali leggeri e la loro permanenza non potrà eccedere
quella prevista per la durata dei lavori cui sono funzionali. I relativi impianti di acqua
potabile e di fognatura devono, ove possibile, essere allacciati alle reti comunali; in caso
contrario il primo deve essere alimentato con acqua riconosciuta potabiledall’Unità operativa
competente dell’ASL e il secondo sostituito con bagni chimici o bottino mobile secondo le
prescrizioni vigenti. È vietato usare acqua dei canali pubblici e divergere o impedire il corso
degli stessi senza preventiva e formale concessione.
4. Nei cantieri interessati sia da lavori edili sia da lavori di bonifica dei terreni, devono essere
adottate tutte le precauzioni opportune al fine di evitare interferenze tra le due tipologie di
lavori. Le aree del cantiere interessate dai lavori di bonifica dei terreni non dovranno essere
sottoposte a rimaneggiamenti o escavazioni se non previo parere dell’ufficio competente.
5. L’avente titolo, prima di dar corso a interventi su aree poste in fregio a spazi pubblici o aperti
al pubblico, deve, previa comunicazione all’Amministrazione comunale, recintare
provvisoriamente l’area impegnata dai lavori o, comunque, adottare i diversi accorgimenti
tecnici secondo prescrizioni che saranno impartite dalle unità organizzative competenti; la
comunicazione deve essere corredata dal nulla-osta degli enti esercenti le condutture e i cavi
aerei e sotterranei eventualmente interessati.
6. In ogni caso devono essere adottati provvedimenti atti a salvaguardare l’incolumità pubblica,
ad assicurare il pubblico transito e a evitare la formazione di ristagni d’acqua. Le porte ricavate
nelle recinzioni provvisorie non devono aprirsi verso l’esterno e devono rimanere chiuse
quando i lavori non sono in corso. Qualora sia necessaria l’apertura verso l’esterno per
ottemperare alle norme vigenti in materia di sicurezza, le porte devono essere realizzate in
modo da non costituire intralcio e pericolo per il pubblico transito. Gli angoli sporgenti delle
recinzioni o di altre strutture di cantiere devono essere dipinti per tutta la loroaltezza a strisce
bianche e rosse con vernice riflettente e muniti di segnale illuminato a luce rossa che deve
rimanere acceso dal tramonto al levar del sole.
7. Le recinzioni provvisorie devono avere aspetto decoroso ed essere alte almeno 2 metri.
1. In conformità a quanto previsto all’articolo 20, comma 6, del DPR 380/2001 e s.m.i., gli
estremi del permesso di costruire sono indicati nel cartello esposto presso il cantiere, secondo
le modalità stabilite dal presente regolamento edilizio e fatti salvi ulteriori prescrizioni dettati
dai regolamenti comunali.
2. Per i lavori soggetti a titolo abilitativo, deve essere esposta in posizione ben visibile sul luogo
dei lavori e per tutta la durata degli stessi una tabella avente dimensioni minime di cm
……………. (60x90 o 40x60), recante le seguenti indicazioni:
- estremi della data di presentazione della comunicazione asseverata o della segnalazione
certificata di inizio attività;
- data e numero del permesso di costruire;
- il nome del titolare, del costruttore, del direttore lavori, del progettista, del calcolatore delle
opere strutturali, del coordinatore per la progettazione e del coordinatore per l’esecuzione dei
lavori (D.L. 494/96);
- il nome degli installatori degli impianti e, qualora sia previsto il progetto, il nome dei
progettisti degli impianti (D.P.R. 447/91);
- il nome dell’impresa assuntrice dei lavori e del responsabile del cantiere;
- il nome del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.
3. La tabella e le scritte sono esenti dal pagamento di tasse e di diritti comunali. Nei cantieri edili
devono essere tenuti a disposizione copia dell’eventuale titolo abilitativo e dei relativi
elaborati grafici. L’assuntore dei lavori deve essere presente in cantiere o deve assicurare la
presenza permanente in loco di persona idonea che lo rappresenti, quale responsabile di
cantiere.
Costituiscono tolleranze costruttive quanto prescritto all’art.34 bis del DPR n.380/2001 e ss.
mm.ii..
Art. 29 – Sicurezza e controllo nei cantieri, misure per la prevenzione dei rischi nelle fasi di
realizzazione dell’opera
1. Tutte le strutture provvisionali del cantiere edilizio (ponti di servizio, impalcature, rampe,
scale, parapetti o simili) devono avere requisiti di resistenza e di stabilità ed essere dotate di
protezioni per garantire l’incolumità delle persone e l’integrità delle cose; esse devono altresì
conformarsi alle vigenti disposizioni di legge per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
2. Le fronti dei ponti vanno chiuse con stuoie o graticci o altro mezzo idoneo e provviste di
opportune difese di trattenuta nonché di idonei strumenti per lo scarico dei materiali.
3. Le scale aeree, i ponti mobili o gli apparecchi di sollevamento non possono essere posti in
esercizio se non sono muniti di certificato di collaudo rilasciato dalle autorità competenti; ogni
altro macchinario impiegato nei cantieri edili deve rispondere alle norme di legge e alle
prescrizioni degli Enti cui è affidata la vigilanza in materia.
4. In caso di interruzione dei lavori, devono essere eseguite le opere necessarie a garanzia della
sicurezza, a tutela dell’ambiente, dell’igiene e del decoro. In difetto il Dirigente preposto
ingiunge gli opportuni provvedimenti, salva la facoltà di intervento sostitutivo a spese
dell’inadempiente.
5. Nel corso dei lavori devono essere messe in atto tutte le misure idonee a tutelare glieventuali
abitanti di altre unità immobiliari dell’edificio e degli edifici adiacenti.
6. L’Amministrazione può in caso di pericolo, idoneamente accertato, per le unità immobiliari
adiacenti, sospendere l’intervento, prescrivendo al titolare dello stesso o all’assuntore la
realizzazione di interventi di messa in sicurezza e ripristino necessari alla tutela degli immobili
adiacenti. La ripresa dei lavori può essere condizionata all’effettiva realizzazione degli
eventuali interventi di messa in sicurezza e ripristino necessari alla tutela degli immobili
adiacenti.
Art. 30 – Ulteriori disposizioni per la salvaguardia dei ritrovamenti archeologici e per gli
interventi di bonifica e di ritrovamenti di ordigni bellici
1. L’assuntore dei lavori, ove l’esecuzione dei lavori stessi comporti la manomissione
del sottosuolo pubblico o la costruzione di assiti o ponteggi su area pubblica, deve
richiedere preventivamente le opportune prescrizioni all’unità organizzativa competente e,
ove necessario, agli enti di erogazione dei servizi al fine di evitare ogni danno a
manufatti esistenti. L’autorizzazione è subordinata alla stipula di una polizza fideiussoria a
garanzia. Ultimati i lavori, nel corso delle opere di ripristino relative alle aree pubbliche, deve
essere garantita la sicurezza della circolazione pedonale e veicolare.
La riconsegna delle aree ha luogo, in contraddittorio fra le parti, con la redazione di apposito
verbale ovvero a seguito di perizia tecnica asseverata attestante il ripristino a regola d'arte
e corredata da documentazione fotografica “sottoscritta dal tecnico di fiducia della ditta
esecutrice”
Qualora le opere di ripristino non siano state correttamente eseguite, gli uffici competenti
ne ordineranno l’esecuzione con le opportune prescrizioni entro un termine
tecnicamente congruo, dopo di che procederanno all’escussione della polizza fideiussoria
ed all’esecuzione in danno dell’operatore.
2. I progetti che contemplano interrelazioni con opere viarie e/o strutture e spazi annessi (come
svincoli, rotatorie e banchine laterali), nonché quelli di sistemazione delle aree libere da
edificazione e verdi, devono uniformarsi agli standard prestazionali e ai contenuti tecnici delle
prescrizioni tecniche progettuali vigenti, approvate dai diversi Settori per le differenti
tipologie di opere e rese pubbliche sul sito del Comune.
3. La rimozione di alberi con circonferenza del fusto superiore a cm.150 misurata a cm.130 di
altezza presenti negli spazi privati e pubblici è vietata. Ove ciò non possa essere evitato
nell’ambito di interventi edilizi e urbanistici o nella realizzazione di opere pubbliche, la
rimozione deve essere adeguatamente motivata da una relazione progettuale ed agronomica
ed è subordinata all’inserimento nel lotto di intervento, o in un’area vicina, individuata
congiuntamente con il Comune, di un numero di esemplari adulti in relazione alla specie e
all’età della pianta rimossa, secondo una valutazione da richiedere al Settore cui compete la
gestione del Verde. La rimozione dovrà comunque essere precedentemente assentita
nell’ambito del procedimento di riferimento. Gli interventi di sostituzione compensativa, nelle
fasce periurbane o zone agricole, impiegano di preferenza specie arboree appartenenti alla
flora locale, mentre è in ogni caso vietato l’impianto di esemplari arborei o arbustivi
appartenenti a specie alloctone qualora queste esibiscano accertata o notoria attitudine
invasiva. Non potranno essere rimossi gli esemplari e le specie arboree soggetti a particolare
tutela.
Le disposizioni del presente comma non si applicano alle pratiche agricole.
1 Edificazione sul confine. Ove consentito dalle previsioni dello strumento urbanistico comunale,
è ammessa l’edificazione in corrispondenza con la linea di confine di spazi
Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 27
REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
privati di altra proprietà o di spazi pubblici secondo le modalità di cui all’art. 24 del presente
Regolamento, nei casi di:
- nuove costruzioni, conformi a previsioni di strumenti di programmazione negoziata, piani
urbanistici attuativi, progetti edilizi convenzionati per gli aspetti planivolumetrici;
- nuove costruzioni e ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione in aderenza a muri nudi
di fabbricati esistenti nei limiti della loro estensione;
- nuove costruzioni e ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione anche fuori sagoma e
sedime per le quali sia consentita in confine l’apertura di prospetti di locali abitabili e la
realizzazione, anche in aggetto, di fronti architettoniche compiute, a seguito di costituzione di
servitù registrate e trascritte;
-nuove costruzioni e ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione, anche di maggiore
estensione sia verticale che orizzontale, in aderenza a muri nudi di fabbricati esistenti, così
da realizzare un corretto inserimento edilizio e ambientale, in conformità all’art 2bis DPR
380/2001 e s.m.i.;
- autorimesse private di un solo piano fuori terra e di altezza non superiore a m. 3
all’estradosso della copertura;
- recinzioni di altezza massima pari a m. 3;
- cabine per impianti tecnologici e similari di altezza massima pari a m. 3 all’estradosso della
copertura;
- locali deposito rifiuti e locali tecnici di altezza massima pari a m. 3 all’estradosso della
copertura.
2. Sono unità immobiliari abitabili quelle in cui si svolge la vita familiare, lavorativa e sociale
degli individui, indipendentemente dalle caratteristiche costruttive che li configurano come
locali permanenti o precari.
3. Le caratteristiche di seguito precisate riguardano gli edifici di nuova edificazione, fermo
restando le norme di settore per le specifiche destinazioni.
4. Nei locali di abitazione devono essere garantite le seguenti misure:
- superficie di almeno mq. 9,00 per i locali abitabili (camere, locali pranzo, studi), il lato
minimo dovrà essere di almeno m. 2,00. I locali destinati a cucina devono avere una superficie
minima di mq 5,00, il posto di cottura e la cucina possono costituire con il soggiorno un unico
vano di almeno mq 16. In caso di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di edifici
esistenti, sono ammesse cucine in nicchia, cioè prive di finestra propria, in comunicazione
diretta con altro locale soggiorno di superficie minima pari a mq 14;
- l’alloggio deve avere una superficie minima utile di pavimento, comprensiva dei servizi non
inferiore a mq 38. L’alloggio monostanza, se per una persona, deve avere una superficieutile
abitabile minima, comprensiva di servizi non inferiore a mq 28 e non inferiore a mq 38,se per
due persone;
- oltre i due e fino a quattro abitanti deve essere garantita una superficie abitabile di mq 14,00
per ognuno di essi e di mq 10,00 per ciascuno dei successivi.
Per le attività turistiche ricettive si rimanda alla normativa di settore.
La superficie minima dei locali si misura al netto di murature, pilastri, tramezze, sguinci e
finestre.
Altezze minime:
L'altezza interna degli spazi ad uso abitativo è fissata in un minimo di m. 2,70;
- per i locali accessori, l'altezza è riducibile a m. 2,40, ulteriormente riducibile a m. 2,20 per
i locali di servizio (quali, ad es. depositi, magazzini, garage, ripostigli, w.c. di servizio
secondari, centrali termiche, ecc.) e va computata dall'altezza minima praticabile e pari a m.
1,80. È consentita l’altezza dei locali non inferiore a mt. 2,00 come deposito di merce non
deperibile;
- in caso di soffitto non orizzontale, il punto più basso utilizzabile nell'ambito di un locale
abitabile o di servizio non deve essere inferiore a m. 1,80. I locali e le parti dei locali con
altezza interna inferiore non possono concorrere a determinare la superficie utile del locale
stesso.
5. Fatto salvo il rispetto di normative speciali o differenti prescrizioni previste dai Comuni, i
locali destinati ad attività ad usi collettivi avranno un'altezza utile minima di m. 3,00 negozi,
uffici pubblici e aperti al pubblico, ristoranti, banche ecc.). Limitatamente ai locali aventi la
sola funzione di deposito, con accesso del solo personale, sono consentite altezze minime di
ml. 2,40.
6. I locali seminterrati costituiscono spazi agibili, quando possiedono tutti i seguenti requisiti:
- altezza media interna maggiore o uguale a m. 2,70;
- vespaio aerato di altezza minima m. 0,50, pavimento unito ed impermeabile, muri protetti
efficacemente contro l’umidità del terreno, resistenza termica conforme alle disposizioni di
legge vigenti in materia, rispetto degli indici di isolamento acustico fissati dalle norme vigenti.
L’altezza può essere ridotta a 25 cm. a condizione che venga maggiorata l’aerazionein modo
proporzionale fino a 1/50 della superficie del vespaio, con le griglie posizionate
orizzontalmente e a 1/100 delle stesse con le griglie posizionate verticalmente;
- scarico regolamentare delle acque mediante valvole antirigurgito, pompe di sollevamento o
mezzi analoghi e idonea ventilazione sfociante oltre il tetto.
Fatte salve le particolari normative vigenti per le specifiche destinazioni, detti locali possono
essere destinati ad usi che comportino permanenza di persone quali: magazzini di vendita,
uffici, mense, cucine per attività di ristorazione o similari, esercizi pubblici, ambulatori,
laboratori artigianali, servizi igienici, fermo restando quanto consentito dalla normativa
vigente.
La destinazione dei locali seminterrati ad attività lavorative è subordinata a specifico atto
autorizzativo dell’autorità sanitaria competente.
Gli stessi possono essere adibiti ad abitazione salvo i requisiti igienico-sanitari vigenti.
Il recupero volumetrico ai fini abitativi dei locali seminterrati esistenti è normato dall’art. 5
della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii..
7. I locali sotterranei possono essere adibiti ad abitazione salvo i requisiti igienico-sanitari
vigenti. Essi costituiscono spazi agibili quando possiedano tutti i requisiti di cui al comma 2
del presente articolo. La destinazione dei locali sotterranei ad attività lavorative è subordinata
a specifico atto autorizzativo dell’autorità sanitaria competente.
Il recupero volumetrico ai fini abitativi dei locali interrati esistenti è normato dall’art. 5 della
legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii..
8. Le scale di uso comune sono disciplinate, quanto a larghezza, dimensioni e chiusure, dalla
normativa nazionale e regionale vigente in materia di barriere architettoniche e di prevenzione
incendi. Deve in ogni caso essere garantita la corretta fruibilità e la possibilità del trasporto di
soccorso delle persone.
Le rampe delle scale possono avere massimo 12 alzate consecutive negli interventi di nuova
costruzione e 14 alzate consecutive negli interventi sul patrimonio edilizio esistente.
All’interno delle singole unità immobiliari è consentita la realizzazione di scale a chiocciola
o di altra tipologia che garantiscano comunque idonee caratteristiche di sicurezza e fruibilità.
Quando tali scale sono l’unico accesso agli altri piani dell’unità immobiliare con presenza di
locali agibili dovranno avere una larghezza della rampa di minimo cm. 80 e comunque deve
essere possibile il passaggio di un barellato.
Le scale interne chiuse che collegano più di due piani, compreso il piano terra, devono essere
aerate e illuminate direttamente dall’esterno mediante finestre di superficie non inferiore a
0,80 mq presenti in ogni piano servito o per mezzo di lucernario con apertura pari
almeno a 0,30 mq per ogni piano servito. Nei vani scala è fatto assoluto divieto di realizzare
l’apertura di finestre per l’aerazione dei locali contigui.
Sono escluse dalla regolamentazione del presente paragrafo le scale di sicurezza, per le quali
si applicano norme specifiche.
Nel caso di installazione di ascensori nei vani scala comuni degli edifici esistenti privi di
impianti di sollevamento, è consentita la riduzione della larghezza della rampa ad un minimo
di 85 cm, e comunque deve essere possibile il passaggio di un barellato.
Tra la rampa della scala a scendere e gli ingressi nei locali che danno sul pianerottolo di
distribuzione dovrà esserci una distanza minima di m. 0,50 calcolata sulla linea di sviluppo
della rampa. Tra la rampa della scala a scendere e gli ingressi prospicienti dovrà esserci una
distanza minima di m. 1,50.
9. I sottotetti a falde inclinate non vengono computati nel volume consentito se l’altezza massima
al colmo non supera metri 2,30 di altezza misurata tra il colmo del tetto e l’estradosso del
sottostante solaio piano. I sottotetti sono ambienti agibili, possono essere utilizzati quali locali
di sgombero ovvero locali tecnici a servizio dell’unità abitabile. Nel caso in cui il sottotetto
raggiunga l’altezza media interna di metri 2,70 e presenti i requisiti di abitabilità riguardo la
dimensione, l’illuminazione e la ventilazione, può essere abitabile e verrà computato nel
volume consentito. L’aerazione e l’illuminazione dei locali sottotetto può avvenire
esclusivamente mediante lucernari e/o con finestre da sottotetto, ricavate nelle falde del tetto
stesso, nonché da terrazza a tasca. Possono essere accessibile direttamente dall’unità
immobiliare sottostante o dal vano scala condominiale.
Il recupero volumetrico ai fini abitativi dei sottotetti esistenti è normato dall’art. 5 della legge
regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii..
10. I volumi tecnici emergenti dalla copertura possono essere realizzati esclusivamente per
documentate esigenze tecnologiche, funzionali e di sicurezza, non diversamente risolvibili e
devono avere dimensioni strettamente proporzionali all’ingombro delle apparecchiature da
alloggiare o della scala di accesso alla copertura.
Nel caso di installazione di apparati tecnici in copertura, gli stessi non dovranno essere
visibili dalle pubbliche vie oppure essere celati alla vista.
Gli edifici, per potersi considerare agibili, devono poter fruire, in misura adeguata alla loro
destinazione, almeno dei seguenti servizi essenziali:
- riscaldamento;
- distribuzione dell’acqua potabile;
- distribuzione dell’energia elettrica,
- raccolta e smaltimento delle acque meteoriche e delle acque nere;
- locali o spazi per la raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Secondo le specifiche disposizioni di legge o di regolamento, gli edifici oggetto di interventi
edilizi dovranno inoltre essere dotati:
- di sistemi di trasporto verticale delle persone e delle cose, secondo quanto previsto dalla
legislazione vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche;
- di sistemi di protezione dagli incendi;
- di impianto contro le scariche atmosferiche;
- di impianti di estrazione meccanica dell’aria e/o di condizionamento.
1. I requisiti prestazionali degli edifici sono riferiti alla compatibilità ambientale, all’efficienza
energetica e al comfort abitativo, finalizzati al contenimento dei consumi energetici e idrici,
La prestazione acustica è determinata dal rispetto dei valori di isolamento e dei limiti
ammissibili di cui al D.P.C.M. del 05/12/1997 e ss.mm.ii. fatte salve le disposizioni di cui alla
zonizzazione acustica del territorio comunale vigente.
8. Gli edifici, anche secondo quanto specificato dal presente comma, devono essere progettati,
realizzati e mantenuti in modo da rispettare la legislazione esistente in materia di
ecosostenibilità con riferimento ai consumi energetici, alle emissioni liquide e gassose, alla
tutela delle acque, alla tutela della qualità dei terreni, all’inquinamento acustico, al
conferimento dei rifiuti solidi.
Il Comune, secondo le competenze attribuitegli dalla legge, verifica che in sede di
progettazione, costruzione, manutenzione, cambio di destinazione e gestione degli edifici, sia
garantito il rispetto delle norme in materia di tutela ambientale.
Restano ferme le vigenti disposizioni legislative e regolamentari concernenti la tutela
ambientale in relazione a qualsiasi tipo o fonte di inquinamento, nonché in relazione
all’esistenza o all’insediamento di attività insalubri.
Fermo restando quanto previsto da norme di tutela dei corsi d’acqua, gli interventi di
trasformazione urbanistica ed edilizia su aree ove siano presenti corsi d’acqua dovranno essere
orientati alla loro conservazione e valorizzazione, nonché alla loro integrazione nella rete
ecologica comunale, con interventi quali, ad esempio: la pulizia e il consolidamento delle
sponde, la messa a dimora di filari alberati, il restauro dei manufatti esistenti (chiuse,
ponticelli, ecc.), la realizzazione di percorsi ciclopedonali.
9. I rifiuti solidi urbani di produzione domestica e simili, raccolti all’interno degli edifici e delle
relative aree di pertinenza, devono essere conferiti in modo differenziato, a cura degli abitanti
e/o addetti, in contenitori conformi alle disposizioni vigenti, collocati in appositi locali
deposito o aree allo scopo destinati.
Nelle nuove costruzioni devono essere previsti locali per il deposito dei rifiuti tali da garantire
il decoro dell’edificio e dell’ambiente circostante.
La realizzazione delle canne di caduta è vietata in tutti gli interventi edilizi.
Il locale deposito rifiuti deve essere destinato esclusivamente ad accogliere i contenitori dei
rifiuti solidi urbani, senza la permanenza di persone. L’integrità del contenitore deve essere
garantita sia nel locale deposito che durante il trasporto da questo ai punti di prelievo,
conformemente alle disposizioni vigenti.
Art. 34 – Dispositivi di aggancio orizzontali flessibili sui tetti (c.d. “linee vita”)
4. Il fascicolo del fabbricato di cui all’articolo 17 deve contenere le indicazioni circa la presenza
e le modalità di uso e manutenzione dei dispositivi di sicurezza di cui alla normativa di settore
vigente.
5. Nell’affidamento dei lavori di manutenzione, verifica o riparazione, il committente deve
informare l’appaltatore circa i dispositivi di sicurezza di cui alla normativa di settore vigente
esistenti nel fabbricato.
6. Tali notizie devono essere fornite, altresì, laddove non esista la possibilità di accesso alla
copertura, tramite apertura all’interno dell’edificio, e non esistano manufatti fissi per
accedervi.
Art. 36 – Incentivi
Art. 37 – Prescrizioni costruttive per l’adozione di misure di prevenzione del rischio gas radon
1. In attuazione delle disposizioni di legge ed in particolare del D.Lgs. n. 230/95 e s.m.i., ai fini
della prevenzione del rischio radon, nei luoghi di lavoro dove è obbligatoria la effettuazione
delle misurazioni delle concentrazioni di gas radon come previsto dal capo III bis del citato
D.Lgs. 230/95, dovrà essere assicurato per i lavoratori il rispetto dei pertinenti limiti di
esposizione.
2. I “Criteri ambientali minimi per l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova
costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici”, approvati con il DM
11.10.2017 rubricato “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore
della Pubblica amministrazione”, disciplinano le prescrizioni da attuarsi ai fini della
prevenzione del rischio che può derivare dalla esposizione al gas radioattivo.
Art. 38 – Dotazioni igienico sanitarie dei servizi e dei locali ad uso abitativo e commerciale
1. Fermo restando le disposizioni della normativa tecnica di settore, tutti gli edifici devono
essere, nel loro complesso ed in ogni locale, confortevoli, funzionali, salubri, sicuri. Essi non
devono provocare, inoltre, localmente o altrove, l’inquinamento delle acque, dell’aria, del
suolo.
2. .Le cucine e gli spazi di cottura devono avere le seguenti caratteristiche:
- pavimenti in materiale impermeabile, liscio, lavabile e resistente;
- soffitto rifinito con intonaco e pittura traspirante;
- parete ove sono ubicati il lavello ed il punto di cottura rivestiti in materiale impermeabile,
liscio, lavabile e resistente realizzato anche mediante elementi di arredo.
3. I servizi igienici devono avere le seguenti caratteristiche:
- pavimenti rivestiti in materiale impermeabile, liscio, lavabile e resistente e pareti sino ad
un’altezza di 180 cm rivestite in materiale impermeabile, liscio, lavabile e resistente o
tinteggiate con idropittura traspirante;
- soffitto rifinito con intonaco e pittura traspirante;
- l’ambiente contenente il vaso igienico deve essere delimitato da pareti a tutt’altezza e
serramenti; lo stesso dovrà essere disimpegnato dal locale cucina o da quello contenente
l’angolo cottura mediante disimpegno (antibagno, corridoio/ingresso o altro locale principale-
accessorio-servizio avente le medesime caratteristiche).
Dotazione minima di apparecchi sanitari:
- nel caso di abitazioni devono essere costituiti da lavabo, doccia o vasca, water e bidet, questi
ultimi realizzati anche in unico apparecchio;
- nel caso di unità immobiliari con altra destinazione, sarà previsto almeno un locale bagno
con wc e lavabo sospesi (nel rispetto della normativa in materia di eliminazione delle barriere
architettoniche);
- qualora l’unità immobiliare venga destinata ad un’attività aperta al pubblico (es. pubblici
esercizi, attività di servizio alla persona...) dovrà contestualmente essere dotata di un locale
bagno per disabili con le caratteristiche di cui al punto precedente.
Negli immobili aventi destinazione diversa dalla residenza, quando non regolamentati da
specifiche norme al riguardo, la superficie dei servizi igienici non deve essere inferiore a 2,00
mq e comunque adatta ad ospitare la dotazione minima di apparecchi sanitari necessari
(lavabo, water, eventuale doccia) e, qualora aperti al pubblico, almeno un servizio igienico
compatibile con le esigenze del disabile.
4. Tutte le unità immobiliari attrezzate con Ventilazione Meccanica Controllata (V.M.C.)
possono essere dotate in via esclusiva di servizio igienico cieco con aerazione attivata.
Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 34
REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
1. Le strutture sanitarie private accreditate con il Servizio sanitario regionale svolgono le attività
diagnostica, di laboratorio, ambulatoriale e clinica presso centri specialistici così identificati
(elenco non esaustivo):
a) ambulatori e consultori familiari
b) laboratori di analisi
c) centri di diagnostica, radiologia e medicina nucleare
d) centri di riabilitazione motoria
e) case di cura private
f) residenze socio sanitarie assistenziali (RSSA)
g) residenze sanitarie per disabili (RSD)
h) ambulatori e cliniche veterinarie.
2. Di norma, le tipologie di strutture di cui alle lettere a) e b) del comma 1 sono localizzate
all’interno di unità immobiliari residenziali; in ogni caso l’apertura di nuove strutture sanitarie
private deve essere prevista nell’ambito della programmazione sanitaria al fine di assicurare
l’equa distribuzione dei servizi sanitari essenziali alla collettività, anche attraverso la
localizzazione di strutture polivalenti.
3. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento
vigenti nonché in conformità con le previsioni degli strumenti urbanistici. Tutte le strutture
sanitarie private devono rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali propri delle analoghe
strutture pubbliche.
1. Le strutture sportive e destinate allo svago di cui al presente articolo, realizzate e gestite da
privati, possono costituire pertinenza (in quanto accessori) di immobili ad uso residenziale,
turistico-ricettivo, scolastico, o di altre strutture, ovvero possono costituire autonome
attrezzature, anche pluridisciplinari, che svolgono attività anche corrispondenti a quelle di
istituzioni pubbliche, presso centri specialistici così identificati:
a) impianti sportivi all’aperto e al chiuso in palazzetti (anche: piste permanenti per corse o
prove automobilistiche e motociclistiche, velodromi e pattinodromi, corse di cani e cavalli,
imp. bocciofili e tiro al bersaglio, piattello e arco, ecc.)
b) palestre sportive e centri di riabilitazione motoria
c) sale biliardo e bowling
d) parchi gioco privati.
2. Di norma, le tipologie di strutture di cui alle lettere a) e d) del comma 1 sono localizzate in
aree espressamente individuate e classificate dallo strumento urbanistico generale comunale
in relazione alle specifiche destinazioni.
b) sistemi di schermatura orizzontale con filari e/o siepi di specie vegetali autoctone;
c) indice di copertura della superficie coperta da serre sulla superficie del corpo aziendale
non superiore al 70%;
d) Distanze da confini (m. 3,00),
da strade: come previsto da codice stradale
da fabbricati residenziali (ml. 10,00)
da fabbricati non residenziali (ml. 3.00)
4. La fase di progettazione delle serre permanenti dovrà essere preceduta da opportuno studio
geomorfologico di dettaglio finalizzato alla descrizione particolareggiata del deflusso delle
acque superficiali e della circolazione delle acque sotterranee ( ante-opera e post- opera).
5. Nel caso di definitiva dismissione delle colture agricole le serre sia quelle temporanee che
quelle permanenti devono essere completamente rimossi da suolo.
6. I ricoveri per scorte aziendali, sono definiti come strutture assimilabili alle serre temporanee
con copertura in film plastico o telo opaco finalizzate al riparo delle scorte stagionali aziendali
(foraggi, paglie, ecc) al termine della quale la copertura viene rimossa o ripiegata oavvolta
lateralmente alla struttura. Sono prive di impianti. Per questi ricoveri si applicano le stesse
procedure elencate per le serre temporanee.
7. La realizzazione delle serre temporanee e dei tunnel stagionali rientrano tra gli interventi che
non richiedono titoli autorizzativi (interventi edilizia libera), per le serre permanenti si fa
riferimento alle specifiche disposizioni di legge (SCIA subordinata ad eventuali altri pareri e
nulla osta) e a quanto riportato alla precedente lettera c) e d) del comma 3.
Art. 46/bis Dotazioni igienico sanitarie per le strutture specializzate per l'agricoltura.
1. Le strutture specializzate per l'agricoltura (stalle, porcilaie, pollai, fienili, silos, concimaie),
devono rispettare la distanza di ml. 15,00 dalle residenze e dotarsi di tutti gli apprestamenti
utili per il controllo degli insetti e roditori.
2. Con riferimento ai reflui prodotti si richiama la normativa vigente in materia a cui, tali strutture,
devono sottostare ed in particolare, in sede di progettazione, saranno previsti:
a) reflui civili e assimilati: ogni insediamento che presenta questa tipologia di scarichi e che
non può smaltire direttamente nella rete fognaria pubblica dovrà essere dotato di sistema di
accumulo e di smaltimento secondo quanto previsto dal D. Lgs 152/2006 e ss. mm. e ii..Non
sono consentiti pozzi neri a perdere.
b) Reflui zootecnici. tutte le attività zootecniche devono essere dotate di idonee strutture per
la raccolta e lo stoccaggio dei reflui zootecnici (letame, liquame e acque piovane contaminate
dal contatto con letame e liquame) in conformità a quanto previsto dalla normativa di settore
(D. Lgs 152/2006, DDG n. 61/2007, DPR n. 59/2013, DPCM 08/05/2015 e ss. mm. e ii.). Lo
smaltimento degli stessi è disciplinato dalla normativa specifica per l'utilizzazione
agronomica dei reflui zootecnici (Dec. Ass. Territorio e Ambiente, Agricoltura e Sanità
17/01/2007 e ss. mm. e ii.).
c) Reflui della lavorazione e trasformazione. In relazione alla tipologia di attività svolta
dall'insediamento saranno previste le adeguate opere per la raccolta e lo stoccaggio dei reflui
in relazione alle specifiche norme di settore previste per caseifici, oleifici, enopoli,
lavorazione e trasformazione ortofrutta, impianti di produzione di energia da biomasse, ecc.).
1. Per la disciplina degli accessi dei veicoli dagli spazi pubblici agli spazi privati, e da questi
verso la viabilità esterna, si rinvia a quanto approfonditamente riportato all’articolo 53 del
presente Regolamento.
2. Si rinvia all’articolo 21 del presente Regolamento riguardo alla disciplina dell’occupazione
temporanea del suolo pubblico, così come l’interruzione della viabilità, alla concessione
comunale, alla durata e ripristino delle aree occupate, che formano oggetto del “Regolamento
comunale sull’occupazione del suolo pubblico”.
Art. 48 – Porticati
1. Il D.M. 30.11.1999, n. 557 rubricato “Regolamento recante norme per la definizione delle
caratteristiche tecniche delle piste ciclabili” ha definito le linee guida per la progettazione
degli itinerari ciclabili (Capo I) enunciandone finalità e criteri e stabilendo specifiche norme
con riguardo ai collegamenti urbani ed extraurbani, alle tipologie di intervento anche rispetto
alla sicurezza che le stesse offrono per l'utenza ciclistica, in particolare, classificando:
a) piste ciclabili in sede propria;
b) piste ciclabili su corsia riservata;
c) percorsi promiscui pedonali e ciclabili;
d) percorsi promiscui ciclabili e veicolari.
2. A detto regolamento si rinvia anche con riguardo agli standards progettuali, alla
localizzazione, alla segnaletica stradale, alle aree di parcheggio dei velocipedi.
1. Nella realizzazione di parcheggi pubblici o ad uso pubblico con parcamento a rotazione, ivi
compresi i parcheggi da realizzare in regime di concessione amministrativa, e di parcheggi
privati con più di 30 autovetture, quando l’accesso agli spazi destinati al ricovero dei veicoli
è assicurato tramite rampe, i manufatti devono avere le caratteristiche di cui alla vigente
normativa in materia di sicurezza per la costruzione e l’esercizio di autorimesse e simili.
2. I parcheggi dovranno sempre prevedere quote di posti a seconda delle destinazioni per:
a) autovetture (stallo minimo metri 5 x 2,50);
b) motorette, motociclette e biciclette (stallo minimo metri 2 x 1,00);
c) autocarri (stallo minimo metri 10 x 3,00).
Nelle aree industriali, magazzini e simili i posti autocarro dovranno essere distribuiti in modo
da consentire la sosta di autotreni.
3. I parcheggi a raso, sia pubblici che privati, devono essere progettati e realizzati con criteri di
riqualificazione ambientale. A tal fine la superficie delle aree a parcheggio deve consentire
l’assorbimento delle acque piovane. Nei parcheggi deve inoltre essere assicurata adeguata
piantumazione, così come prescritta dalle N.T. A. dello strumento urbanistico comunale e/o
del Regolamento del Verde.
4. Nelle aree di parcheggio devono essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50 o frazione
di 50, posti auto di larghezza non inferiore a m 3,20, e riservati gratuitamente ai veicoli al
servizio di persone disabili. Detti posti auto, opportunamente segnalati, devono essere ubicati
in aderenza ai percorsi pedonali e nelle vicinanze dell’accesso dell’edificio o attrezzatura. Al
fine di agevolare la manovra di trasferimento della persona su sedia a ruote in avverse
condizioni atmosferiche detti posti auto riservati sono, preferibilmente, dotati di copertura.
5. Nelle aree di parcheggio pubblico per i posti riservati ai veicoli al servizio di persone disabili,
disposti parallelamente al senso di marcia, la lunghezza deve essere tale da consentire il
passaggio di una persona su sedia a ruote tra un veicolo e l’altro. Il requisito si intende
soddisfatto se la lunghezza del posto auto riservato non eccede quella di un posto auto
ordinario.
1. L’utilizzazione delle aree pedonali private gravate da servitù di uso pubblico è disciplinata
dall’apposito regolamento comunale relativo all’utilizzo delle superfici ed alla occupazione
delle aree destinate ad uso pubblico di cui all’articolo 21 del presente Regolamento.
2. Le aree private aperte su spazi pubblici e sulla pubblica via, si considerano sottoposte a servitù
di uso pubblico quando le stesse non sono recintate o riservate in via esclusiva al godimento
del soggetto privato che ne ha la disponibilità; in tal caso, l’Amministrazione cura la
manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree dotandole di servizi pubblici quali la
pavimentazione, i sistemi di distribuzione e di raccolta delle acque, la pubblica illuminazione,
la sistemazione a verde, ecc.
similari. Tali progetti dovranno essere concordati e approvati dal Settore competente in
materia di marciapiedi ed arredo urbano.
3. Nel caso di nuova costruzione, ove sia prescritto l’arretramento di almeno 3 mt della linea di
altezza dell’edificio dal confine di proprietà verso lo spazio pubblico, l’area risultante
dall’arretramento deve essere prevalentemente destinata a verde, percorsi pedonali o al
parcheggio di biciclette con esclusione del transito e sosta dei veicoli, fanno eccezione i veicoli
in transito per accedere alla proprietà privata.
4. Nel caso di nuova costruzione, qualora le sedi stradali vengano realizzate a scomputo oneri,
la pavimentazione destinata a stalli di motoveicoli dovrà essere realizzata con materiali idonei
a garantire l’indeformabilità del suolo.
5. Nel caso di spazi privati come logge, portici, gallerie, asserviti all’uso pubblico, il privato è
tenuto, salvo diverse esplicite pattuizioni, a concorrere nella quota del 50% alle spese per il
decoro pubblico.
6. Nel caso di immobili interni che usufruiscono del marciapiede fronteggiante altri edifici, le
spese per la realizzazione dei progetti e degli interventi dei punti precedenti sono a carico di
tutti i proprietari in quote proporzionali.
7. Nel sottosuolo pubblico antistante gli edifici, in sede di marciapiede, possono essere
realizzate, previa richiesta di autorizzazione/concessione al competente Settore
dell’Amministrazione comunale, intercapedini per l’aerazione e illuminazione di locali
interrati a servizio del privato e per la contestuale posa di sottoservizi a rete quali linee
elettriche e di telecomunicazioni e botole di aerazione delle Centrali Termiche.
8. L’installazione di pensiline e passaggi coperti tramite occupazione di suolo pubblico,
necessita di preventivo assenso dell’Amministrazione Comunale ed è soggetta al pagamento
del canone ove dovuto e come richiesto dall’apposito regolamento.
1. L’accesso/uscita dei veicoli dagli spazi pubblici agli spazi privati e viceversa, o di pertinenza
delle costruzioni è realizzato tramite passi carrabili, provvisti delle caratteristiche
morfologiche e funzionali previste dalla legge, autorizzati dall’Amministrazione Comunalee
individuati con segnali di divieto di sosta con riferimento al Codice della strada.
2. Se la costruzione fronteggia più spazi pubblici, l’accesso è generalmente consentito da quello
di minor traffico.
3. L’accesso ad uno spazio privato tramite più passi carrabili è consentito quando giustificato da
esigenze di viabilità, sia interna sia esterna; l’accesso veicolare alle singole unità immobiliari
deve essere garantito dagli spazi interni comuni, salva comprovata impossibilitàstrutturale per
gli interventi sul patrimonio edilizio esistente.
4. I requisiti necessari per l’apertura di passi carrabili dovranno essere dimostrati dal progettista
nella documentazione tecnica allegata nelle tavole di progetto degli interventi. Un’apposita
tavola del medesimo progetto deve contenere l’evidenziazione dell’accesso allarete viaria,
completa della rappresentazione dello spazio pubblico e delle sue dotazioni di stato di fatto
(alberature, illuminazione pubblica, cartelli stradali, intersezioni stradali ecc.). Tale tavola
dovrà essere utilizzata ai fini del rilascio del numero identificativo dell’autorizzazione per
l’apertura del passo carrabile.
5. Per la realizzazione dei passi carrai non è possibile modificare il marciapiede se non per la
parte relativa alla cordonatura. Eventuali richieste di passo carraio da parte di attività situate
direttamente sul fronte strada, qualora necessario, dovranno comportare l’adeguamento delle
quote interne dei propri locali senza interferire con lo spazio del marciapiede neanche con
pedane mobili. In caso ciò non risulti tecnicamente possibile, non potrà essere concesso il
passo carraio.
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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
1. Per dehors si intende l’insieme degli elementi mobili, smontabili e facilmente rimovibili posti
in modo funzionale ed armonico sullo spazio pubblico o privato che costituiscono, delimitano
ed arredano lo spazio, per il ristoro all’aperto, annesso ad un locale di pubblico esercizio di
somministrazione.
2. I dehors sono costituiti dalle seguenti tipologie:
a) Tavoli e sedie.
b) Tavoli, sedie, ombrelloni.
c) Tavoli, sedie, pedane in legno e ombrelloni.
d) Tavoli, sedie, pedane in legno, ombrelloni ed elementi di delimitazioni costituite da
fioriere.
e) Strutture precarie chiuse, realizzate esclusivamente con le seguenti caratteristiche:
1) struttura di sostegno in materiali leggeri (metallo, pvc) con montanti sottili;
2) tamponatura realizzata completamente in vetro o policarbonato trasparente rigido
similvetro, ad esclusione dei montanti a sostegno della struttura. Tali tamponature
dovranno essere completamente apribili, ad anta con apertura verso l’interno o scorrevoli
complanari. Non sono ammesse porzioni della tamponatura cieche;
3) copertura in vetro antisfondamento o policarbonato trasparente rigido similvetro. In
questo caso, ai fini di protezione dall’irraggiamento solare nei periodi estivi è consentita
l’installazione di tende oscuranti retrattili da montare sopra la copertura. La copertura sarà
dotata di idoneo sistema di raccolta e convogliamento dell’acqua piovana. L’altezza
esterna della struttura non può superare i metri 3.50 dalla quota di calpestio esterna.
4) pavimentazione con pedana in legno.
3. La superficie massima dei dehors è pari al 50% della superficie di somministrazione del locale,
per un massimo di 50 mq. E’ consentita, comunque, una superficie minima di 18 mq per ogni
attività di somministrazione. Tutte le superfici sono subordinate al rispetto delle pertinenze,
arretramenti e distacchi del presente articolo.
4. I dehors, previsti all’interno della pertinenza esterna dell’attività, non devono
interferire con caditoie e pozzetti di ispezione di sottoservizi, “salvo che non ne venga
garantita la funzionalità e la costante accessibilità con adeguati accorgimenti,”, e possono
essere collocati nelle seguenti aree di suolo pubblico o privato ad uso pubblico:
a) nei marciapiedi, con larghezze di almeno m. 3.00, possono essere collocati dehors della
tipologia tipo a) di cui al comma 2;
b) nelle aree o strade pedonali, possono essere collocati qualsiasi tipologie di dehors
previste al comma 2;
c) nei porticati pubblici o privati ad uso pubblico, possono essere collocati dehors della
tipologia tipo a) di cui al comma 2;
d) nelle strade di categoria E e F, possono essere collocati dehors della tipologia tipo d) ed
e) di cui al comma 2.
5. I dehors, possono essere collocati all’interno della pertinenza esterna dell’attività, ricavata dalla
proiezione dei muri perimetrali dei locali dell’attività, come di seguito a seconda delle aree:
a) nei marciapiedi e nei portici, le occupazioni possono avvenire esclusivamente in
aderenza al fronte dell’edificio, garantendo la fascia di rispetto di passaggio pedonale;
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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
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b) nelle aree e strade pedonali, nei casi di area priva di marciapiede, l’occupazione può
avvenire aderente al fronte dell’edificio, nei casi di area provvista di marciapiede inferiore
a metri 3, l’occupazione può avvenire aderente al marciapiede con una larghezza ”massima”
pari ad ¼ della larghezza della strada (calcolata escludendo la larghezza dei marciapiedi)
“anche in presenza di occupazioni frontiste”; tali occupazioni dovranno comunque
garantire la fascia di rispetto per il passaggio pedonale e dei mezzi di soccorso di metri
3; questa deve essere prevista nella mezzeria della strada. I Comuni possono in tali aree,
redigere singoli progetti di decoro urbano, individuando specifiche aree per l’occupazione
di suolo pubblico, a seconda della configurazione delle singole aree;
c) nelle strade le occupazioni possono avvenire nel rispetto del Codice della Strada;
d) le collocazioni di dehors, privi di ombrelloni, possono avvenire anche sotto le eventuali
tende solari, collocate o da collocare;
“e) nei soli casi in cui sia dimostrata l’oggettiva impossibilità di utilizzare la diretta pertinenza
come sopra definita o che questa non sia sufficiente rispetto alla superficie consentita, l’ufficio
preposto concede, su espressa e dettagliata richiesta dell’interessato, la concessione per
l’occupazione della superficie restante nelle aree pubbliche comunali di prossima vicinanza, nel
rispetto del Codice della Strada, del Codice dei Beni Culturali, della normativa igienico-sanitaria
per la somministrazione all’esterno e dei diritti dei terzi. In particolare, potranno essere
prioritariamente utilizzati eventuali spazi limitrofi se non vi siano aperture ovvero, qualora ve
ne siano, nel limite del 100% dell’apertura più prossima e a condizione che l’utilizzo non
pregiudichi l’accesso all’unità immobiliare ovvero la visibilità dell’esercizio, la cui superficie
esterna è da intendersi come accordata solo negli orari di chiusura dell’esercizio che ne concede
l’assenso all’uso. L’assenso deve essere concesso per iscritto dai gestori delle attività adiacenti
o, in assenza, dai proprietari degli immobili adiacenti. Nel caso l’assenso dovesse venir meno
attraverso esplicita comunicazione e nel caso in cui i soggetti gestori delle attività adiacenti e/o
proprietari degli immobili adiacenti dovessero mutare, la concessione dello spazio aggiuntivo
deve intendersi decaduta. Sono esclusi gli spazi privati ad uso pubblico.”
f) E’ consentita l’occupazione di suolo pubblico nei marciapiedi con tavoli e sedie nell’area
determinata dalla proiezione della tenda solare che dovrà mantenere una distanza minima di
m.0.50 da eventuali ombrelloni presenti nei dehors. Dovrà essere garantita in ogni caso la fascia
di rispetto per il passaggio pedonale di m.2.00.
g) potrà essere consentita l’installazione di dehors anche in spazi e/o aree pedonali e/o verdi
posti di fronte o nelle adiacenze dell’esercizio, sempre nel rispetto delle norme igienico-sanitarie,
qualora il titolare assuma, per un periodo di tempo almeno pari a quello della concessione,
l’obbligo di provvedere alla manutenzione ordinaria di detti spazi/aree, previo parere dell’Ufficio
gestione verde urbani. Sono esclusi giardini storici e ville storiche
2.00 da arredi urbani, alberi, aiuole e comunque rispettare il Codice Civile o regolamenti
comunali.
8. Tutte le occupazioni di suolo pubblico, per garantire il decoro urbano e l’armonico
inserimento urbano dei dehors, ricadenti in ZTO A, ed in tutte le aree assoggettate a tutela
storico ambientale di cui al Codice dei Beni Culturali, dovranno essere sottoposte al parere
della Soprintendenza dei BB.CC.AA salvo specifico accordo fra il Comune e la stessa
Soprintendenza. Le occupazioni che interessano la sede stradale, dovranno rispettare il
Codice della strada e ottenere l’ordinanza per la delimitazione della sede stradale. Le
suddette occupazioni sono sottoposte alla disciplina del Canone Unico Patrimoniale e
relativo regolamento comunale.
9. Per svolgere l’attività di somministrazione nei dehors, dovrà comunque essere acquisito
relativo parere igienico sanitario preventivo di competenza della locale ASL in quanto
estensione di pubblico esercizio, luogo di lavoro e sosta di persone, nonché luogo di
somministrazione di cibi e bevande.
10. Il Comune per ravvisata necessità, può ordinare l’immediato sgombero della struttura
occupante lo spazio pubblico con ordinanza contingibile e urgente.
11. Tali strutture dovranno essere sottoposte a manutenzione periodica ad esclusiva cura e
responsabilità del titolare; qualora vengano meno a seguito di incuria, le caratteristiche tali
a garantire il decoro e la sicurezza degli spazi, il Comune ordinerà l’immediata rimozione
della struttura. La responsabilità civile per danni a terzi all’interno o all’esterno della
struttura direttamente collegati alla sua presenza sono a carico del titolare.
12. Nei dehors, quando chiusi, dovranno essere garantiti i requisiti minimi di salubrità e
benessere ambientale nel periodo estivo ed invernale;
13. Possono essere consentiti l’installazione di impianti di climatizzazione per raffrescamento
e riscaldamento nonché di illuminazioni esclusivamente con sistemi autoalimentati a
batteria, senza alcun impianto tecnologico fisso. I macchinari e sistemi di illuminazione
dovranno essere certificati CEE.
14. Non è ammessa l’affissione di cartelli pubblicitari o volantini o schermature di alcun
genere, fatta salva l’eventuale insegna con il nome del locale, la quale dovrà essere
autorizzata con apposito provvedimento.
15. Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali
regolamenti di Polizia Urbana, oltre al Codice Civile.
16. L’installazione di detti manufatti è in ogni caso limitata al periodo di esercizio dell’attività,
in caso di cessazione dell’attività la struttura andrà pertanto rimossa a carico del titolare
dell’attività.
17. La concessione è rilasciata dall’ufficio competente per l’occupazione del suolo pubblico e
dell’ufficio pubblicità e affissioni su istanza di parte corredata almeno della seguente
documentazione:
a) elaborato progettuale: planimetria 1:200 nella quale siano opportunamente evidenziati
tutti i riferimenti allo stato di fatto dell’area interessata, nonché l’indicazione dell’assetto
viario vigente nell’area su cui il dehors viene ad interferire e l’eventuale presenza di
segnaletica stradale, di fermate di mezzi pubblici, di passaggi pedonali, di chiusini per
sottoservizi e quant’altro possa rilevare;
b) elaborato progettuale in scala 1:50 e relazione tecnica descrittiva, in cui siano indicate le
caratteristiche della struttura nonchè piante, prospetti e sezioni quotati dell’installazione e
della distribuzione degli arredi e con i necessari riferimenti all’edificio per quanto riguarda
aperture, materiali di facciata ed elementi architettonici nonché ai materiali e colori degli
arredi. Gli elaborati devono essere redatti da un tecnico libero professionista iscritto all’Albo;
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d) documentazione fotografica dell’area da occupare e del contesto attorno all’area stessa con
planimetria dei punti di ripresa fotografica.
18. La concessione può avere durata massima di 3 anni ed il rilascio è subordinato al pagamento
del CUP e degli eventuali altri oneri dovuti, oltre che al rispetto delle norme e dei regolamenti
di settore. Le concessioni possono essere rinnovate nei casi in cui sussistano le condizioni di
compatibilità alle norme e ai regolamenti di settore. Il rinnovo, in presenza di perizia tecnica
che asseveri che nulla è mutato rispetto alla concessione originaria, avrà luogo
automaticamente purchè venga presentata la relativa istanza non oltre il sessantesimo giorno
antecedente la data della scadenza e salvo successiva verifica da parte dell’Ufficio
competente.
3. Per le aree di pertinenza degli edifici, le aree edificabili, ricadenti in zona urbana non ancora
edificate, devono essere recintate, sistemate e mantenute prive da vegetazione spontanea
incontrollata.
4. I muri dei fabbricati costruiti a filo stradale debbono essere rivestiti di materiale duro e
resistente all’usura e di facile ripulitura per un’altezza non inferiore a mt. 0,30 dal piano del
marciapiede o di mt. 0,50 da quello stradale, se non esiste il marciapiede.
5. Tutti i muri di fabbricati, ciechi e non visibili da spazi pubblici, quando non siano di
costruzione a faccia vista diligentemente eseguita, a taglio netto, o rivestiti in pietra naturale
o con materiale pregiato, devono essere intonacati e colorati nel rispetto dei valori ambientali
urbani.
Così come previsto dall’Intesa del 20 ottobre 2016, sancita ai sensi dell’articolo 8, comma 6 della
legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e i Comuni, concernente l’adozione dello
schema di regolamento edilizio-tipo di cui all’art. 4, comma 1-sexies del decreto del Presidente della
Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e ss.mm.ii., è prevista la possibilità di rimandare ad apposito
regolamento comunale che tratti la materia del Verde pubblico e privato, un modo specifico e
coordinato con tutte le altre norme vigenti di settore.
restauro delle aree perimetrate al fine della valorizzazione delle stesse. Si specifica pertanto
che qualsiasi intervento deve essere finalizzato al recupero e ripristino dei caratteri e degli
elementi salienti che distinguono parchi e giardini di notevole interesse; questo deve
verificarsi sia per quello che riguarda i giardini del centro storico ma deve essere garantito
anche per le aree del territorio urbano ed extraurbano.
3. In relazione ai vincoli discendenti dalle disposizioni di cui al Decreto legislativo n. 42 del
2004 e s.m.i., tutti gli interventi in tali aree sono subordinati alla redazione di un progetto
unitario supportato dal rilievo delle essenze e degli elementi di arredo, da sottoporre al parere
obbligatorio della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali. Le modifiche e le
introduzioni di nuovi elementi vegetali e/o di arredo dovranno essere congruenti e coerenti
con gli elementi esistenti che devono essere mantenuti. In particolare è prescritta la
conservazione degli elementi ornamentali, delle recinzioni, delle cancellate. Non sono
ammesse superfici in asfalto.
Si fa riferimento a quanto previsto dal Regolamento comunale del Verde, anche alla luce del
recente aggiornamento delle disposizioni attuative dello Studio Agricolo Forestale, approvato con
D.A. n. 119/Gab del 14 luglio 2021, a supporto del Piano Urbanistico Generale comunale TitoloVI
- Capo I della legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e ss.mm.ii..
1. Al fine di garantire la tutela ambientale del territorio devono essere sottoposte ad Indagine
Ambientale Preliminare (IAP) per la verifica dello stato di qualità del suolo e sottosuolo:
a) le aree e gli immobili dove storicamente siano state svolte attività industriali in genere o
inerenti il deposito, il commercio e l’utilizzo di sostanze pericolose (incluse, ad esempio, le
industrie insalubri, di cui all’articolo 216 del testo unico delle leggi sanitarie (Regio decreto
27.7.1934, n. 1265) e s.m.i. e i distributori di carburanti, da convertire a destinazioni d’uso
diverse o da riqualificare, mantenendo la funzione produttiva;
b) le aree e gli immobili con destinazioni produttive, industriali o artigianali da convertire a
usi di tipo residenziale, verde pubblico o assimilabili (nidi, scuole, etc.);
Per tutti gli interventi di cui al presente Capo IV si applicano le leggi di settore vigenti nonché il
regolamento comunale d’igiene e le circolari in materia emanate dalle competenti Autorità sanitarie.
3.1 Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile si introduce la contabilizzazione
individuale obbligatoria del consumo di acqua potabile, così da garantire che i costi per
l'approvvigionamento di acqua potabile sostenuti dall'immobile vengano ripartiti in base ai
consumi reali effettuati da ogni singolo proprietario o locatario, favorendo comportamenti
corretti ed eventuali interventi di razionalizzazione dei consumi.
3.2 Negli interventi di nuova costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici
esistenti che prevedano il rifacimento della rete di distribuzione dell’acqua potabile è
obbligatorio:
- la contabilizzazione individuale del consumo di acqua potabile;
- l’installazione di cassette di scarico dei vasi igienici con dispositivi per la regolazione del
flusso di acqua e di “flussi aerati”/riduttori di flusso per rubinetti e docce, fissi o direzionabili;
- negli edifici appartenenti alle categorie energetiche E.2, E.3, E.4, E.5, E.6, E.7 e E.8 elencate
all’articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, è obbligatoria, nei punti d’uso di acqua ed acqua
calda sanitaria (bocchelli lavabo, docce, WC, orinatoi) l’installazione di sistemi di erogazione
con tempi di apertura controllati, quali i sistemi di erogazione con apertura a tempo, o tramite
pedale o simile, o con controlli elettronici, l’adozione di dispositivi per la regolazione del
flusso d’acqua delle cassette di scarico dei gabinetti (dotatedi un dispositivo comandabile
manualmente che consenta la regolazione, prima dello scarico, di almeno due diversi volumi
di acqua: il primo compreso tra 7 e 12 litri e il secondo compreso tra 5 e 7 litri) e l’uso di
“flussi aerati/riduttori di flusso” per rubinetti e docce, fisse o direzionabili. Le prescrizioni del
presente comma si applicano anche ai serviziigienici comuni degli edifici di classe E1(3) di
cui all’art.3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412.
3.3 Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, per gli interventi di nuova
costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici esistenti che prevedano il
rifacimento della rete di distribuzione dell'acqua potabile, appartenenti alle categorie
energetiche E.1.2, E.1.3, E.2, E.3, E.4, E.5, E.6, E.7 e E.8 elencate all’articolo 3 del DPR26
agosto 1993, n. 412, è obbligatorio l’adozione di sistemi che consentano l’alimentazionedelle
cassette di scarico con le acque grigie provenienti dagli scarichi di lavatrice, vasche dabagno
e docce, per la categoria energetica E.1.1 l’adozione di tali sistemi è consigliabile.
Il requisito si intende raggiunto quando sia installato un sistema che consenta l’alimentazione
delle cassette di scarico con le acque grigie provenienti dagli scarichi di lavatrici, vasche da
bagno e docce, opportunamente trattate per impedire:
a. l’intasamento di cassette e tubature;
b. la diffusione di odori e agenti patogeni.
L’eventuale surplus di acqua necessaria per alimentare le cassette di scarico, dovrà essere
prelevata dalla rete di acqua potabile attraverso dispositivi che ne impediscano la
contaminazione. Le tubazioni dei due sistemi dovranno essere contrassegnate in maniera da
escludere ogni possibile errore durante il montaggio e gli interventi di manutenzione.
Per le nuove costruzioni il requisito è soddisfatto se:
a) i sistemi di captazione e di accumulo delle acque grigie assicurano un recupero pari al 70%
delle acque provenienti dagli scarichi di lavabi, docce, vasche da bagno, lavatrici;
b) sono predisposti filtri idonei a garantire caratteristiche igieniche (corrispondenti ai livelli
di qualità dell’acqua concordati con l’ASP) che le rendano atti agli usi compatibili all’interno
dell’edificio o nelle pertinenze esterne;
c) sono previsti per i terminali della rete duale (escluso il wc) idonei accorgimenti per evitare
usi impropri (colore, forma, posizione).
Per interventi riguardanti il sistema di approvvigionamento idrico sul patrimonio edilizio
esistente il requisito è soddisfatto se:
aa) il sistema di accumulo garantisce un recupero pari ad almeno il 50% delle acque grigie per
un uso compatibile esterno (e di conseguenza la rete di adduzione può essere limitata alle
parti esterne dell’organismo edilizio: es. irrigazione verde ornamentale);
bb) si prevedono per i terminali della rete duale esterna idonei accorgimenti per evitarne usi
impropri (colore, forma, posizione).
3.4. Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, si obbliga, fatte salve necessità
specifiche di attività produttive con prescrizioni particolari, l’utilizzo delle acque meteoriche,
raccolte dalle coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei
cortili e passaggi, usi tecnologici relativi (es. a sistemi di climatizzazione attiva/passiva).
3.5. Gli edifici di nuova costruzione e gli edifici interessati a interventi di manutenzione
straordinaria e ristrutturazione in cui è previsto il rifacimento dell’impianto idraulico, con
una superficie destinata a verde pertinenziale e/o cortile superiore a 80 mq, devono dotarsi
di una cisterna per la raccolta di acque meteoriche, il cui volume deve essere calcolato in
funzione dei seguenti parametri:
a. consumo annuo totale di acqua per irrigazione;
b. volume di pioggia captabile all’anno determinato a sua volta dalla superficie di raccolta
della copertura, dall’altezza annuale di pioggia, dal coefficiente di deflusso, efficienza del
filtro.
3.6. Il fabbisogno idrico dovrà essere calcolato in funzione del numero di abitanti, del tipo di
apparecchi irrigui utilizzati e di irrigazione prescelta (fabbisogno medio pari al 10% del
consumo totale annuo per persona). Verificato che il fabbisogno idrico sia inferiore alla
quantità di acqua piovana che può essere raccolta, il calcolo della capienza minima della
vasca dovrà essere effettuato tenendo conto del periodo secco medio (numero di giorni
consecutivi durante i quali si ha assenza di precipitazioni): Volume minimo vasca:
fabbisogno annuo x numero di giorni periodo secco/365. La cisterna dovrà essere dotata di
un sistema di filtrazione per l’acqua in entrata, di uno sfioratore sifonato collegato alla
fognatura per gli scarichi su strada per smaltire l’eventuale acqua in eccesso e di un
adeguato sistema di pompaggio per fornire l‟acqua alla pressione necessaria agli usi
suddetti.
3.7. L’impianto idrico così formato non può essere collegato alla rete idrica potabile e le sue
bocchette dovranno essere dotate di dicitura “acqua non potabile‟, secondo la normativa
vigente.
1. Per le zone non servite da fognatura comunale, lo smaltimento delle acque reflue deve
avvenire nel rispetto del D.Lgs n.152/2006 e successive modifiche.
2. Le modalità di scarico di acque reflue in Pubblica Fognatura sono definite dal “Regolamento
di Fognatura e Depurazione” approvato con Delibera di Consiglio Comunale.
3. L’ubicazione delle fosse settiche e/o tipo Imhoff deve essere esterna ai fabbricati e distante
almeno 1 metro dai muri di fondazione e non meno di 10 metri da qualunque pozzo, condotta
o serbatoio destinato ad acque potabili.
4. In tutti i manufatti destinati alla depurazione i liquami trattati devono essere esclusivamente
quelli provenienti dall’interno degli edifici con esclusione di immissioni di acque meteoriche.
5. Le acque meteoriche devono essere convogliate e allontanate dall’edificio così da evitare
l’impaludamento o danni, anche alle proprietà circostanti e possono recapitare sul suolo o
negli strati superficiali del sottosuolo. Sempre che non siano le condizioni di riuso come
riportate all’art.63. E’ vietato lo scarico di acque meteoriche in acque sotterranee.
6. I canali di gronda, le condutture verticali di scarico (o «calate») e le condutture interrate per
la raccolta e lo smaltimento delle acque piovane devono essere di materiale resistente ed
impermeabile, avere giunture a perfetta tenuta ad essere di numero ed ampiezza sufficiente
per ricevere e condurre le acque piovane fino alla pubblica fognatura bianca, o in mancanza
di questa, fino alla destinazione approvata dall’ufficio tecnico comunale.
7. Le coperture devono essere munite di canali di gronda lungo tutti i cornicioni, tanto verso le
aree di uso pubblico quanto verso i cortili ed altri spazi scoperti.
1. I rifiuti urbani devono essere smaltiti in conformità alle normative vigenti con particolare
riferimento al “Regolamento comunale” che prevede la raccolta porta a porta o il conferimento
a discarica mediante raccolta differenziata.
2. La progettazione delle nuove singole unità immobiliari e dei nuovi edifici dovrà altresì
indicare le modalità e dimensionamento dei contenitori e/o locali atti a consentire
esplicitamente la raccolta differenziata dei rifiuti, costituiti da appositi cassonetti atti a
contenere i recipienti o i sacchetti delle immondizie. Questi dovranno essere dimensionati per
raccogliere rifiuti differenziati almeno di tre giorni, calcolati in base al numero massimo di
utenti previsti nell’edificio, per lt. 1,7/abitante/giorno come indice minimo. Detti cassoni
devono essere sempre agevolmente accessibili dai mezzi di raccolta del servizio pubblico.
1. Ferme restando le norme vigenti in materia e le eventuali disposizioni più restrittive introdotte
a livello nazionale e regionale, il presente articolo promuove misure di sostenibilità
ambientale in edilizia, attraverso la riduzione dell’uso delle risorse non rinnovabili, lo
sviluppo delle fonti rinnovabili di energia e il contenimento dei carichi inquinanti in ambiente
lungo tutto il ciclo di vita delle costruzioni, migliorando al contempo il comfort degli spazi
interni e l’uso degli spazi esterni agli edifici.
2. Le disposizioni riportate nel presente articolo si applicano agli edifici di nuova costruzione e
agli interventi di ampliamento volumetrico, sostituzione edilizia, ristrutturazione riguardanti
l’intero edificio, restauro e risanamento conservativo di edifici esistenti. Esse riguardano tutte
le categorie di edifici definite dal DPR 412/93, art. 3, si raccordano alle leggi regionalie
nazionali vigenti e fanno riferimento ai requisiti in esse contenuti.
3. In tutti i progetti di nuova costruzione e di ristrutturazione rilevante di edifici esistenti, come
definite nel d.lgs. 3 marzo 2001, n.28, in tutte le categorie di edifici dalla E.1 alla E.8 è
obbligatorio prevedere l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti
rinnovabili in misura non inferiore a quanto previsto dalla normativa sovraordinata in materia.
Nel caso di un nuovo sistema di cogenerazione e di relativa rete di distribuzione delcalore (ed
eventualmente del freddo) devono essere rispettati i valori energetico- prestazionali definiti
dal Dlgs 20/2007.
4. Negli edifici di cui al comma 2, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 5, è possibile
installare, sulle coperture a falde inclinate esistenti o sulle coperture piane, pannellisolari,
anche con l'utilizzo di supporti - se esclusivamente finalizzati al raggiungimento
dell'inclinazione ottimale. In caso di realizzazione di nuovo edificio o di rifacimento completo
della struttura di copertura i pannelli dovranno risultare integrati nello spessore della falda e
non oltrepassare, in altezza, la linea di colmo. L'intera struttura dovrà conseguire, in ogni caso,
un idoneo inserimento architettonico e ambientale.
5. Nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, nella Zona “A” di cui al D.M. n.1444/68 e sugli
edifici di interesse storico individuati dallo strumento urbanistico, fatte salve eventuali norme
di tutela che ne impediscano il posizionamento, parziale o totale, è possibile installarepannelli
solari con le seguenti modalità:
- sulle coperture a falde, pannelli solari termici integrati nello spessore della falda e pannelli
solari fotovoltaici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda, aderenti
totalmente ad essa, senza l'utilizzo di supporti in elevazione.
In caso di realizzazione di nuovo edificio o di rifacimento completo della struttura di copertura
i pannelli, sia termici che fotovoltaici, dovranno risultare integrati nello spessore della falda e
non oltrepassare, in altezza, la linea di colmo; nei cortili e spazi aperti, anche con l'utilizzo di
supporti, se esclusivamente finalizzati al raggiungimento dell'inclinazione ottimale.
16. L’Amministrazione comunale, qualora accerti che lo stato di abbandono, di degrado urbano
e di incuria delle aree e/o degli edifici determina pericolo per la sicurezza, o per la salubrità
o l’incolumità pubblica, oppure disagio per il decoro e la qualità urbana, diffida i soggetti di
cui al precedente comma ad eseguire interventi di ripristino, pulizia e messa in sicurezza delle
aree, nonché di recupero degli edifici sotto il profilo edilizio, funzionale e ambientale. Ferma
restando ogni ulteriore valutazione, ai fini del presente articolo si presumono abbandonati gli
edifici che non siano manutenuti e utilizzati per più di cinque anni, ove tale non utilizzo
riguardi almeno il 90% delle loro superfici.
17. Entro 90 giorni dalla notificazione della diffida di cui al comma precedente i proprietari o i
titolari di diritti su detti immobili devono presentare progetto preliminare per l’esecuzione
degli interventi edilizi, per la sistemazione e la manutenzione, o per la riconversione
funzionale degli stessi in conformità alle previsioni dello strumento urbanistico generale
comunale, allegando una relazione che espliciti le modalità e i tempi per l’esecuzione degli
interventi di recupero urbano e di riqualificazione sociale e funzionale.
18. Decorso il termine di cui al precedente comma e constatata l’inerzia dei proprietari o dei
titolari di diritti su tali beni, l’Amministrazione comunale, fatte salve le sanzioni penali ed
amministrative previste dalle leggi in vigore, provvede in via sostitutiva all’esecuzione di
interventi di manutenzione e di pulizia degli immobili, nonché a mettere in sicurezza le aree.
Le relative spese sostenute dall’Amministrazione dovranno essere rimborsate dai proprietari
o titolari di diritti su tali beni entro trenta giorni dalla richiesta e, in difetto, tali spese saranno
riscosse coattivamente con la procedura prevista dalla normativa vigente. In caso di
inottemperanza agli ordini impartiti ai sensi del presente e del precedente articolo è prevista
una sanzione commisurata a € ……/mq di consistenza catastale degli immobili.
1. Gli interventi di nuova edificazione e di recupero degli edifici esistenti, ivi compresi i
manufatti delle aziende erogatrici di pubblici servizi, in particolare se prospicienti spazi
pubblici, devono garantire un corretto inserimento paesistico nel contesto urbano.
2. Fermo restando quanto già previsto al precedente articolo 70 gli interventi sulle facciate
devono essere realizzati con materiali di finitura e accorgimenti tecnici resistenti agli agenti
atmosferici.
3. Le sistemazioni esterne ai fabbricati costituiscono parte integrante del progetto edilizio. Il
progetto e la realizzazione delle superfici filtranti ed occupate concorrono al corretto
inserimento dell’intervento nel contesto urbano e alla valorizzazione dello stesso.
4. Il restauro e le coloriture delle fronti dei fabbricati esistenti degli edifici e dei muri formanti
unico complesso architettonico, anche se appartenenti a proprietari diversi, devono essere
eseguiti in modo da non turbare l’unità e l’armonia del complesso stesso. A tale scopo, le
coloriture parziali degli edifici sono vietate.
5. Il Comune può ordinare il rifacimento dell’intonaco o della tinteggiatura di prospetti di
fabbricati e di muri di cinta, ove lo richiedano esigenze ambientali o di decoro pubblico,
mediante intimazione ai proprietari, nella quale sia stabilito il termine per l’esecuzione dei
lavori.
6. Tutto quanto costituisca e completi la decorazione architettonica dei fabbricati, le mostre, i
graffiti e qualsiasi altra opera di carattere ornamentale, storico o che abbia valore estetico e
interesse storico non può essere asportato, spostato o comunque modificato senza la
preventiva autorizzazione del Comune e, se del caso, senza il consenso della competente
Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali.
7. Nel caso di demolizione o trasformazione di immobili, il proprietario è tenuto ad assicurare
che gli oggetti di cui al comma 6, siano convenientemente collocati nel nuovo edificio o in
Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 60
REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
luoghi prossimi o conservati in raccolte aperte al pubblico, nonché a predisporre tutti i rilievi
e calchi opportuni nell’interesse della tutela dei beni culturali.
8. In ogni caso è vietato collocare ceppi o edicole votive, o realizzare graffiti o murales, senza la
preventiva autorizzazione comunale.
1. Il presente articolo è riferito alle nuove costruzioni. I parapetti di ballatoi, terrazze, balconi,
scale, rampe, ecc. devono essere in materiali resistenti a garanzia della sicurezza e devono
avere un’altezza di almeno m 1,00 riferita al piano di calpestio adiacente.
2. Finestre con parapetti di altezza minore devono essere munite di ringhiere o di vetrature
antisfondamento e antiurto in modo da raggiungere un’altezza di almeno m 1,00.
3. La distanza tra le sbarre delle ringhiere, come pure la larghezza delle feritoie, non deve essere
superiore a m 0,10.
4. Ogni piano di calpestio prospiciente spazi situati ad una quota inferiore di almeno m 0,30 dal
piano di calpestio stesso, deve essere dotato di parapetto.
5. Il parapetto per dislivelli non superiori a m 1,00 può essere sostituito da passamano di altezza
non inferiore a m 1,00.
6. L’aggetto di bow windows, balconi, pensiline, insegne e simili è consentito ad altezza non
inferiore a m. 3,50 su marciapiedi e su aree pedonali, fermo restando la distanza minima tra
gli edifici di cui all’art.73, comma 1, del presente Regolamento.
7. Sono fatte salve altezze o caratteristiche diverse previste dalle specifiche disposizioni di legge
per determinate destinazioni d’uso degli ambienti ove questi vengono collocati. (es. locali di
pubblico spettacolo).
1. Fermo restando la disciplina delle distanze minime tra edifici, o dalle strade, stabilite dalle
N.T.A. dello strumento urbanistico generale comunale nonché dal Codice della Strada o da
specifiche norme di legge, può essere imposta, in sede di provvedimento amministrativo, una
distanza maggiore al fine di realizzare allineamenti con edifici preesistenti.
2. Per comprovati motivi estetici, funzionali, ambientali e di sicurezza del traffico, può essere
richiesta la costituzione di fronti unitari degli edifici o l’edificazione a confine, al fine di
costituire una cortina edilizia che dia continuità ai fabbricati.
3. L’allineamento con edifici o manufatti preesistenti è riferito alla costruzione più arretrata
rispetto al sedime stradale, all’interno dell’isolato, salvo che, per garantire il rispetto
dell’unitarietà compositiva o il mantenimento di caratteri formali, non risulti più conveniente
allineare la costruzione in progetto con una cortina più avanzata.
4. Le disposizioni di cui ai commi precedenti, valide per le edificazioni a confine sul fronte
pubblico, devono essere estese anche ai fronti interni qualora prospettino su spazi pubblici o
di uso pubblico.
5. Al fine di assicurare la confrontanza, cioè della distanza tra edifici, prima dell’inizio dei lavori
di nuova edificazione il titolare della SCIA o del permesso di costruire deve chiedere
all’Amministrazione comunale la determinazione degli allineamenti e delle quote cui dovrà
esattamente uniformarsi. Tale determinazione sarà effettuata entro trenta giorni dalla domanda
e risulterà dal verbale che sarà allegato agli atti di fabbrica. Trascorsi i trenta giorni senza
l’avvenuta determinazione dei punti fissi, si riterranno validi quelli di progetto.
6. Negli interventi di nuova costruzione e in quelli di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo
5, comma 1, lettera c), della legge regionale n.16/2016 e s.m.i., ferma restando la disciplina
del Codice della Strada e del Codice Civile, vanno osservate le distanze previste dagli
strumenti urbanistici comunali o dai piani attuativi
7. In presenza di allineamenti sul fronte stradale di fabbricati preesistenti, anche per effetto di
previgenti discipline urbanistiche, il Dirigente può imporre o autorizzare su richiesta
documentata dell’avente titolo, con provvedimento motivato, l’edificazione sull’allineamento
precostituito e prevalente dei fabbricati rispetto alla strada.
1. Per qualsiasi intervento edilizio devono essere precisati i colori oltre che i materiali, e le
finiture delle facciate, degli infissi e di tutti gli altri elementi architettonici esterni.
2. Il restauro e le coloriture delle fronti dei fabbricati esistenti degli edifici e dei muri formanti
unico complesso architettonico, anche se appartenenti a proprietari diversi, devono essere
eseguiti in modo da non turbare l’unità e l’armonia del complesso stesso.
3. Negli edifici che presentano prospetti intonacati è fatto obbligo di mantenere la finitura ad
intonaco e non è ammesso lasciare le facciate stonacate con finiture in pietrame o mattone
faccia vista; in particolare, non è ammesso lasciare a faccia vista elementi architettonici (archi
di scarico, piattabande, mazzette, ecc.) ovvero altre porzioni qualsiasi di muratura se non
armonizzate con il contesto architettonico della facciata. A tal fine, possono essere lasciati a
vista, al fine di rendere leggibili le varie stratificazioni edilizie, elementi architettonici più
antichi, solo se non alterano la conformazione formale del prospetto nella sua unitarietà
attuale, interventi di ripristino complessivo dell’assetto originario dell’edificio o di parti
consistenti di questo.
4. Tutti i prospetti intonacati devono essere tinteggiati. In ogni caso le superfici che prevedono
il rivestimento con intonaco, comunque visibili dal sedime pubblico, comprese le parti murarie
aggettanti e gli elementi accessori sopratetto (canne fumarie, fronti di comignoli, cartelle
parietali ecc.) dovranno essere intonacate.
5. Non è consentito che qualsiasi superficie intonacata rimanga a vista priva di coloritura e/o
tinteggiatura. Le coloriture parziali degli edifici sono vietate.
6. Per le opere di restauro e modifica dei prospetti esterni dei fabbricati, nella tinteggiatura
dovranno essere seguite le seguenti finalità generali:
- salvaguardia delle qualità dei materiali e dei colori mediante tecniche tradizionali;
- valorizzazione dei caratteri compositivi e di decoro urbano dei singoli edifici e
dell’accostamento degli stessi e riqualificare l’immagine urbana;
- utilizzo di coloriture storicizzate e compatibili con il contesto urbano e ambientale.
7. Il Comune può ordinare il rifacimento dell’intonaco o della tinteggiatura di prospetti di
fabbricati e di muri di cinta, ove lo richiedano esigenze ambientali o di decoro pubblico,
mediante intimazione ai proprietari, nella quale sia stabilito il termine per l’esecuzione dei
lavori.
8. Con apposito regolamento comunale definito “Piano del colore”, riferito agli edifici del centro
storico ed agli ambiti urbani circostanti, e se del caso a tutto l’abitato, sono definite latavola
cromatica dei colori (tavolozza) di riferimento, l’uso dei materiali e le tecniche di esecuzione,
nonché eventuali prescrizioni e sanzioni pecuniarie.
9. Con lo stesso regolamento, vengono altresì disciplinate, con particolare riguardo ai colori ed
al materiale da utilizzare, la collocazione sulle facciate di insegne, targhe, inferriate, bacheche
o vetrinette esposizione, tende frangisole, sistemi di illuminazione privata a servizio di esercizi
commerciali, la conservazione di vetrine coeve agli edifici sottoposti a tutela di cui al D. Lgs.
42/2004 s.m.i. o comunque tipiche di determinati periodi storici.
1. Gli infissi esterni, nei casi di sostituzione, dovranno mantenere nell’aspetto le forme e i colori
simili a quelli della tipologia originaria dell’unità edilizia.
2. É consentita la posa in opera di doppie finestre solo dove sia possibile realizzarle non a filo
esterno della facciata.
3. Le porte ed i portoni esterni, nei casi di sostituzione, dovranno mantenere nell’aspetto le forme
e i colori simili a quelli della tipologia originaria dell’unità edilizia.
4. Per le aree a destinazione terziaria è consentito l’utilizzo di infissi e vetrine in ferro, o alluminio
verniciato, per specifiche esigenze progettuali, prevedendoli a filo parete interna, se
coordinate e compatibili con l’impianto della facciata dell’unità edilizia.
3. In caso di mancata ottemperanza il Comune può ordinare la rimozione d’ufficio a loro spese.
4. Le autorizzazioni di cui al presente articolo possono essere revocate per ragioni di pubblica
utilità o di pubblico decoro.
5. Con apposito regolamento comunale sono definite le tipologie di insegne e cartelli pubblicitari
e definite le modalità di collocazione delle stesse.
6. Quando non ostacolino il libero transito o non impediscano la visuale in danno dei vicini, il
Comune può autorizzare dietro pagamento della relativa tassa e con l’osservanza delle
condizioni che riterrà opportune, caso per caso, l’apposizione, al piano terreno, a porte e
finestre di tende aggettanti nello spazio pubblico.
7. Tali tende sono di norma vietate nelle strade prive di marciapiede tranne che non siano di
esclusivo uso pedonale o lo consenta la particolare conformazione della viabilità, nel rispetto
del Codice della Strada.
8. Nelle strade fornite di marciapiede l’aggetto di tali tende deve, di regola, essere inferiore di
50 cm. della larghezza del marciapiede.
9. Le tende, le loro appendici ed i loro meccanismi non possono essere situati ad altezza inferiore
a ml. 2,20 dal suolo.
10. Per immobili soggetti a vincolo di cui al Codice dei beni culturali D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii.
il rilascio dell’autorizzazione è subordinato al nulla-osta della competente Soprintendenza per
i BB.CC.AA.
11. L’autorizzazione ad apporre tende di qualsiasi specie può essere revocata quando queste non
siano mantenute in buono stato e pulite.
1. Per muri di cinta devono genericamente intendersi le opere di recinzione, non suscettibili di
modificare o alterare sostanzialmente la conformazione del terreno, che assumono natura
pertinenziale in quanto hanno esclusivamente la funzione di delimitare, proteggere o
eventualmente abbellire la proprietà.
2. La realizzazione dei muri di cinta, nel rispetto dell’articolo 886 del Codice civile, è
disciplinata dalla legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e ss.mm.ii.
3. Nella realizzazione dei muri di cinta è fatto obbligo di rispettare le prescrizioni imposte da
leggi statali o regionali in materia antisimica e di tutela dal rischio idrogeologico, di sicurezza,
igienico-sanitaria, e di tutela paesaggistica-monumentale e dei parchi, delle riserve e dei
boschi.
4. E’ facoltà del Comune prescrivere che le aree di fabbrica in fregio a spazi pubblici siano chiuse
con muri di cinta di aspetto decoroso. I parchi ed i giardini privati e le zone private, interposte
tra fabbricati e strade o piazze pubbliche e da queste visibili, saranno recintati e mantenuti
Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 65
REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
5. Il Comune può ordinare il rifacimento dell’intonaco o della tinteggiatura del prospetto dei
muri di cinta, ove lo richiedano esigenze ambientali o di decoro pubblico, mediante
intimazione ai proprietari, nella quale sia stabilito il termine per l’esecuzione dei lavori.
Art. 84 – Progettazione dei requisiti di sicurezza per l’accesso e l’esodo dagli edifici
1. Tutti gli edifici oggetto di intervento devono essere visitabili e adattabili, oltre che accessibili,
secondo le indicazioni normative vigenti. Al fine di migliorare l’accessibilità negli edifici
esistenti in caso di necessità motivate da specifiche disabilità, sono consentite deroghe
all’articolo 32 del presente Regolamento. Nell’esecuzione di opere edilizie devono essere
osservate le prescrizioni delle norme vigenti in materia di superamento delle barriere
architettoniche.
2. In tutti gli interventi edilizi sulle unità immobiliari aperte al pubblico, a partire dagli interventi
qualificabili di manutenzione straordinaria, deve essere garantito il requisito di visitabilità per
gli spazi utilizzati dal pubblico. Gli accessi devono essere garantiti dal piano strada con
arretramento della porta di ingresso rispetto al filo della vetrina e la formazione diun piano
inclinato trattato con materiale antisdrucciolo e segnalato con colore visibile, di lunghezza
adeguata all’arretramento della soglia di ingresso, anche in deroga alle pendenze massime di
legge (con al massimo una pendenza del 15% per uno sviluppo massimo di 2 metri).
3. Qualora non sia possibile realizzare una soluzione per l’ingresso accessibile all’interno della
proprietà per l’eccessivo dislivello esistente o per altre questioni strutturali, è possibile
intervenire con una soluzione che insista sullo spazio antistante all’ingresso su suolo pubblico
con soluzioni di adeguata efficacia (rampe esterne, piattaforme meccaniche, rampe
removibili). A tal fine il progetto - a firma di un tecnico abilitato – dovrà essere presentato
all’Ufficio competente al rilascio delle autorizzazioni all’occupazione del suolo pubblico, e
dovrà individuare la soluzione più adatta, mantenibile a titolo gratuito, nel rispetto degli spazi
di passaggio sul marciapiede, della sicurezza, delle attrezzature/impianti pubblici e della
percezione da parte delle persone con disabilità sensoriale; in questo caso per l’occupazione
di suolo pubblico non sarà previsto alcun onere.
4. Qualora non sia possibile, per la ridotta larghezza del marciapiede, adottare una soluzione che
insista sullo spazio antistante l’ingresso su suolo pubblico, è possibile adottare la soluzione
provvisoria (scivoli mobili o altre soluzioni) di cui al successivo comma 5.
5. Tutte le attività di tipo commerciale, ricettivo, culturale, sportivo e per lo spettacolo, aperte
al pubblico che non presentino un ingresso accessibile sono tenute, entro 12 mesi dall’entrata
in vigore del presente regolamento, a dotarsi di una soluzione provvisoria, per garantire
l’accesso alle persone con disabilità, con scivoli mobili (o altra soluzione) ecampanello di
chiamata (visitabilità condizionata).
6. I condomini residenziali favoriscono le migliorie per l’accessibilità, privilegiando, ove
possibile, le soluzioni fruibili dal maggior numero di persone. Negli edifici residenziali
l’installazione di montascale (a pedana o seggiolino) non deve ridurre (in posizione di
chiusura) il passaggio della scala a meno di 85 cm.
7. L’installazione di elevatori a cabina per garantire l’accessibilità ai piani è ammessa ancheper
dislivelli superiori ai 4 metri, nel rispetto delle normative specifiche per questi impianti (D.lgs
27 gennaio 2010, n. 17).
8. Ai requisiti di accessibilità, visitabilità e adattabilità sono ammesse le deroghe previste dalla
legislazione vigente ed in particolare quelle relative:
- ai locali tecnici, l’accesso ai quali è riservato ai soli addetti;
- agli edifici residenziali con non più di tre livelli, compresi i piani interrati e porticati, per i
quali è consentita solo la deroga all’installazione di meccanismi per l’accesso ai piani
superiori, purché sia assicurata la possibilità tecnica di installazione in tempi successivi
(preferendo soluzioni che prevedano la futura installazione di elevatori/ascensori rispetto
all’installazione di servoscala); deve essere comunque assicurata l’accessibilità delle parti
comuni al piano terra e ai piani interrati;
- agli edifici, agli spazi ed ai servizi esistenti, per i quali è ammessa deroga in casi di
dimostrata impossibilità tecnica, connessa agli elementi strutturali o impiantistici;
- agli edifici soggetti a vincolo monumentale, solo nei casi in cui le opere di adeguamento
possano costituire pregiudizio ai valori storici ed estetici del bene tutelato. E’ fatta salva la
possibilità di intervenire comunque con opere provvisionali come previsto dalla normativa.
9. Tutti gli interventi edilizi (a partire da quelli di manutenzione straordinaria) devono essere
progettati e realizzati per migliorare il grado di fruibilità degli edifici esistenti, oltre che
secondo i criteri di accessibilità, visitabilità e adattabilità, con soluzioni conformi alla
normativa in materia di superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche e secondo
le indicazioni di buone prassi. Gli edifici di nuova costruzione (o completamente ristrutturati)
devono rispettare pienamente la normativa a garantire l’accessibilità.
2. Nel caso di serre e sistemi passivi per la captazione e lo sfruttamento dell’energia solare
realizzati sulle facciate non orientate in un angolo compreso tra ±45° rispetto alla direzione
sud, dovrà essere allegato, alla presentazione o alla richiesta del titolo, il file digitale (file.xml
o eventuali aggiornamenti) con il dettaglio del calcolo eseguito a dimostrazione della
riduzione del fabbisogno di cui sopra.
3. L’introduzione di impianti di riscaldamento o di raffrescamento comporta l’obbligo
dell’inserimento delle relative superfici nel calcolo della superficie lorda di pavimento.
1. Ai fini della rispondenza degli impianti termici, oltre alla osservanza delle specifiche norme
di settore, è necessario che ogni centrale termica, focolare, stufa, forno e simili, di qualunque
tipo purché non elettrico, abbia una canna fumaria propria, opportunamente dimensionata per
la eliminazione dei prodotti di combustione costruita con materiale impermeabile atto ad
evitare macchie screpolature o distacchi di intonaco sulla pareteesterna dei muri. Nel caso di
combustibile solido o liquido detta canna fumaria deve essere prolungata di almeno un metro
oltre il punto di uscita dal tetto. In caso di combustibile gassoso per quanto concerne il
dimensionamento ed il posizionamento del comignolo/terminale di scarico si applicano le
prescrizioni della norma UNI7129 valida al momento della realizzazione.
2. Per gli impianti elettrici, di cucina o di riscaldamento è sufficiente un'idonea aspirazione di
vapori anche a parete in maniera da non creare disturbo o disagio ai passanti e al vicinato e
comunque con scarico ad altezza non inferiore ai 2,30 mt. dal piano di calpestio. Quanto sopra
vale anche per i forni elettrici per la cottura della pizza quando, data la struttura dell'immobile,
non sia possibile realizzare la canna fumaria (dimostrabile con idonea documentazione) dopo
adeguata filtrazione.
3. Tutti i punti di cottura devono essere dotati, singolarmente o cumulativamente, di idonei
sistemi di aspirazione di fumi, odori e vapori. Eventuali canalizzazioni in canne fumarie
dovranno avere lo sfiato distante almeno 10 mt. dalle aperture degli edifici circostanti se poste
alla stessa quota o soprastanti.
4. I camini industriali e dei locali nei quali siano collocati forni per pane, pasticceria e simili,
sono soggetti alle norme dettate dalla legislazione in materia.
5. Possono essere equiparati ai suddetti, a giudizio dell'autorità comunale, i camini di forni, canne
fumarie di cucine di ristoranti, pizzerie e laboratori di gastronomia o di apparecchi di
riscaldamento che, per intensità di funzionamento e modalità di esercizio, siano suscettibili
di produrre analoghi effetti di disturbo.
6. Gli impianti termici siti negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati
ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione,
con sbocco sopra il tetto dell’edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica
vigente, nei seguenti casi:
a) nuove installazioni di impianti termici, anche se al servizio delle singole unità immobiliari
b) ristrutturazioni di impianti termici centralizzati
c) ristrutturazioni della totalità degli impianti termici individuali appartenenti ad uno stesso
edificio, trasformazioni da impianto termico centralizzato ad impianti individuali
d) impianti termici individuali realizzati dai singoli previo distacco dall'impianto
centralizzato
7. Le disposizioni del comma precedente possono non essere applicate in caso di mera
sostituzione dei generatori di calore individuali o qualora si adottino generatori di calore che,
per i valori di emissioni nei prodotti della combustione, appartengano alla classe meno
inquinante prevista dalla norma tecnica UNI EN 297 e comunque nei seguenti casi:
a) singole ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti, siti in stabili
plurifamiliari, qualora nella versione iniziale non dispongano già di camini, canne fumarie o
sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto dell’edificio,
funzionali ed idonei o comunque adeguabili alla applicazione di apparecchi con combustione
asservita da ventilatore
b) nuove installazioni di impianti termici individuali in edificio assoggettato dalla
legislazione nazionale o regionale vigente a categorie di intervento di tipo conservativo,
precedentemente mai dotato di alcun tipo di impianto termico, a condizione che non esista
camino, canna fumaria o sistema di evacuazione fumi funzionale ed idoneo, o comunque
adeguabile allo scopo
c) all’interno del centro storico quanto sopra potrà essere eseguito previo rilascio di parere
della Soprintendenza ai BB.CC.AA..
8. Limitatamente al centro storico, per i locali adibiti a preparazione e/o somministrazione di
alimenti e bevande; nel caso di diniego della Soprintendenza ai BB.CC.AA. o in caso di
comprovata impossibilità tecnica (opportunamente e dettagliatamente documentata), non sia
possibile la realizzazione di canne fumarie che sbocchino al di sopra della copertura, dovrà
essere installato un sistema alternativo il cui progetto, da depositare con la SCIA
amministrativa, dovrà essere asseverato dal tecnico progettista sull'abbattimento di odori e
fumi, in base alla tipologia degli alimenti trattati. In caso di emissioni moleste accertate dagli
enti competenti, l'esercente dovrà adeguare gli impianti e, in caso di mancato adempimento,
potrà essere limitata o inibita l'attività.
9. Gli impianti prospicienti la pubblica via dovranno essere direzionati in modo da non arrecare
molestia ai passanti. Lo scarico in uscita del sistema dovrà essere posizionato a congrua
distanza da finestre e/o affacci di terrazze e, comunque, in posizione tale da non creare
disturbo o disagi al vicinato.
Gli impianti dovranno essere conformi alla vigente normativa sul rumore.
I punti cottura che determinano emissioni di vapori o fumi dovranno essere dotati di idonei
sistemi di aspirazione di fumi e vapori canalizzati in canne fumarie aventi sbocco ad almeno
metri 1,5 sopra il colmo del tetto degli edifici distanti metri 10,00.
1. Si definiscono corti o cortili gli spazi scoperti, interni al corpo di fabbrica, posti anche su
diverse quote, delimitati per almeno i 4/5 del loro perimetro da fabbricati o muri di confine
tra i vari lotti di altezza superiore a m. 3, preordinati alla ventilazione e illuminazione di
ambienti abitabili
2. Nelle corti e nei cortili devono, comunque, essere rispettate le verifiche di cui all’articolo 73
del presente Regolamento relativamente alle distanze per gli interventi ivi previsti.
3. La loro superficie netta non deve essere inferiore ad un ottavo di quella delle pareti che li
delimitano e non possono avere lati inferiori a m. 4.
4. Nei cortili degli edifici esistenti deve essere consentito il parcheggio delle biciclette di chi
abita o lavora negli edifici da esso accessibili.
5. Nei cortili delle nuove costruzioni e degli interventi di sostituzione devono essere individuati
spazi idonei per il parcheggio delle biciclette di chi abita o lavora negli edifici da esso
accessibili nella misura di almeno un posto bicicletta/monopattino ogni unità immobiliare e
2,5 posti biciclette/monopattini ogni 100 mq. di superficie lorda del pavimento. Nel caso di
edifici produttivi tale indice è ridotto a un posto bicicletta/monopattino ogni 300 mq. di
superficie lorda di pavimento.
6. In tutte le corti e i cortili interni ai fabbricati, anche se di uso comune a più edifici, è permesso
l’inserimento di ascensori, al fine di garantire l’accessibilità verticale agli edifici esistenti,
anche in deroga alle prescrizioni vigenti in materia di distanze.
7. Nei cortili esistenti è favorito l’inserimento del verde anche tramite l’abbattimento di muri
di confine di cortili adiacenti; in ogni caso, la progettazione e la realizzazione di tutti gli spazi,
anche attrezzati, deve essere unitaria e in linea con norme che regolano la progettazione delle
aree a verde.
Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 71
REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)
1. La recinzione di aree private deve essere realizzata nel rispetto delle distanza dal ciglio stradale
ove prescritta ed in generale del Codice della Strada e, in ogni caso previa acquisizione del
necessario assenso dell’ente proprietario della strada stessa se diverso dal Comune.
2. In prossimità degli incroci stradali e delle curve cieche, le siepi e le recinzioni debbono essere
realizzate in modo da non ostacolare la visibilità e da non pregiudicare la sicurezza del
traffico; l’Amministrazione comunale può dettare all’occorrenza particolari prescrizioni per
il conseguimento di dette finalità.
3. Nella costruzione e nel rifacimento di recinzioni di pertinenza di edifici esistenti si dovrà
tenere conto degli allineamenti e delle caratteristiche costruttive e tipologiche delle recinzioni
e/o delle siepi ed alberature immediatamente adiacenti e prospicienti, oltreché adattarsi alle
caratteristiche storiche, tipologiche e di finitura del fabbricato di cui costituiscono pertinenza.
4. Nei progetti di nuove costruzioni la recinzione dovrà essere sempre adeguatamente
rappresentata e descritta; in particolare nella progettazione di complessi edilizi coordinati,
quali case a schiera o singole unità immobiliari appartenenti ad unico complesso o
lottizzazione, le recinzioni dovranno armonizzarsi in quanto a tipologia, dimensioni, materiali,
e colori e consistenza arborea ed arbustiva.
5. Le recinzioni esposte in tutto o in parte alla pubblica vista devono rispettare le norme generali
di decoro e di tutela del paesaggio. A tal fine non sono ammesse generalmente le recinzioni
costituite da blocchi di calcestruzzo o in c.a. lasciati a vista, ringhiere metalliche non
verniciate, salve particolari specifiche motivazioni e contesti.
6. Nelle aree a verde agricolo per le recinzioni si utilizzeranno tipologie e materiali tradizionali
(es. muri a secco, e/o, siepi, filari e alberature autoctone)
7. Con le recinzioni deve essere garantito il regolare deflusso delle acque meteoriche ed evitata
l’interruzione di fossi e canali scolo che potrebbe cagionare rischio idraulico.
8. La collocazione di recinzioni è normata dalla legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii.
1. Al fine di salvaguardare le tipicità locali, negli interventi sul patrimonio edilizio esistente che
riguardino l’esterno dell’edificio dovranno essere utilizzati materiali e tecniche costruttive
tradizionali, nel rispetto delle caratteristiche locali, e, ancorché realizzati con moderne
tecnologie, materiali da costruzione comunque riproducenti per grana e disegno le manifatture
tipiche della tradizione locale (tufo, roccia calcarea e materiali lapidei del luogo,rivestimenti
in gres porcellanato, campigiane in cotto locale per le pavimentazioni, coppi alla siciliana per
le coperture, ecc.).
2. Gli interventi in aree libere di particolare interesse paesaggistico e storico-culturale anche al
di fuori del tessuto urbano, dovranno prevedere il mantenimento dei muretti a secco, delle
pavimentazioni dei camminamenti, delle strutture in ferro quali recinzioni e cancelli, dei corpi
illuminanti, delle vasche e fontane e di ogni manufatto di vetusta costruzione che potràessere
oggetto di recupero funzionale.
3. Per gli interventi di nuova costruzione in aree non sottoposte a tutela verranno adottate
tecniche costruttive e materiali di moderna concezione, sempre nel rispetto delle norme sul
contenimento energetico e dei requisiti prestazionali di cui al Capo I del Titolo III del presente
Regolamento.
Art. 94 – Piscine
1. La realizzazione di piscine costruite in opera, con elementi prefabbricati o con altre tipologie
costruttive, sia interrate che fuori terra, è regolamentata dalla legge regionale 10 agosto 2016,
n. 16 e s.m.i..
2. Le piscine scoperte dovranno essere posizionate in modo tale da ridurre al minimo i
movimenti di terra e tenendo conto della struttura geomorfologica del suolo, degli allineamenti
esistenti (filari, struttura agraria, muri di recinzione e contenimento) e degli elementi relativi
al corretto inserimento ambientale, di cui si dovrà dare conto.
3. Il progetto per la loro realizzazione dovrà obbligatoriamente prevedere un sistema di
depurazione e ricircolo dell’acqua indicando comunque le fonti di approvvigionamento idrico,
le quantità di acqua prelevata ed il sistema di scarico delle acque reflue. Per ridurre l’impatto
ambientale tali manufatti dovranno avere il vano tecnico completamente interrato.
4. I bordi e la pavimentazione circostante dovranno essere realizzate con materiali antiscivolo.
1. Si intendono tettoie, come specificato nell’Allegato “A” - Quadro delle definizioni uniformi,
gli elementi edilizi di copertura di uno spazio aperto sostenuto da una struttura discontinua,
adibita ad usi accessori oppure alla fruizione protetta di spazi pertinenziali. Le strutture
verticali sono costituite da elementi verticali a sostegno di copertura rigida, ad andamento
orizzontale od obliquo, ricoperta con guaina ardesiata, tegole o laterizio.
2. Tali strutture devono essere autoportanti, fissate al suolo con staffe e viti e aperte su tutti i lati,
oppure fissate in aderenza per un lato alla facciata del fabbricato principale, nel qual caso
devono essere aperte su almeno due lati.
3. Rientrano nella presente classificazione i cosiddetti “Car Port”, destinati al ricovero di
automezzi. Queste strutture non dovranno avere dimensioni superiori a metri quadri 15 ed
un’altezza media di metri 2,70. L’eventuale sporgenza dalla struttura portante non dovrà
essere superiore a cm. 50 (cornice). E’ ammessa l’installazione di una sola struttura per ogni
unità abitativa.
4. Tali installazioni in tutte le aree soggette a vincolo paesaggistico di cui al D.lgs. n 42/2004
sono soggette al parere della Soprintendenza ai BB.CC.e AA..
5. Queste strutture, come anche la chiusura di verande, qualora rientrino nelle caratteristiche
suddette e risultino assentibili ai sensi dell’articolo 20 della legge regionale 16 aprile 2003,
n. 4, non comportano aumento di carico urbanistico; la loro installazione è normata della legge
regionale 10 agosto 2016, n. 16 e ss.mm.ii.
6. Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali
regolamenti comunali e al Codice Civile.
7. Si intendono schermature frangisole quelle strutture verticali rigide destinate esclusivamente
a fungere da riparo dall’irraggiamento solare diretto alle facciate e alle aperture dei fabbricati.
8. Dette strutture devono essere rimovibili e possibilmente regolabili al fine di regolare il
filtraggio della luce solare.
9. Questi manufatti non sono sottoposti alla disciplina sulle distanze di cui all’articolo 13 del
presente Regolamento.
10. Con apposito regolamento comunale sono disciplinate le procedure e le norme tecniche per
l’installazione di strutture precarie su suolo pubblico e la posa in opere su aree private di
manufatti aventi le caratteristica di precarietà di cui al presente articolo.
11. Si intendono verande, come specificato nell’Allegato “A” - Quadro delle definizioni uniformi,
i locali o spazi coperti aventi caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico, chiusi sui
lati da superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente
apribili. Le stesse non determinano aumento del carico urbanistico e non sono computate nel
volume del fabbricato.
12. Si definisce soppalco, come specificato nell’Allegato “A” - Quadro delle definizioni uniformi,
la partizione orizzontale interna praticabile, ottenuta con la parziale interposizione di una
struttura portante orizzontale in uno spazio chiuso. I Comuni, nel rispetto della
Art. 96 – Esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo delle trasformazioni e usi del
territorio
1. In relazione a quanto disposto dal Titolo II “Disciplina della esecuzione dei lavori” del
presente Regolamento, il committente delle opere si impegna a:
- garantire il rispetto della normativa vigente in materia di salute e sicurezza di cui al D.Lgs.
9.4.2008 n. 81 e s.m.i. “Attuazione dell’Articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, verificando l’idoneità
7. L’inosservanza di quanto stabilito al precedente comma 3 è sanzionata con una penale pari a
5.000 euro per ogni violazione fino ad un massimo di 50.000 euro.
Art. 100
Prevalenza sui regolamenti in vigore
Il Regolamento Edilizio Tipo, così come integrato con il presente provvedimento, prevale
sulle norme non compatibili dei vigenti regolamenti in materia, che rimangono vigenti per
tutte le norme rimanenti.
Ulteriori integrazioni al predetto Regolamento potranno essere apportate su proposta di
altri Uffici per le materie di relativa pertinenza.
Art. 101
Testo coordinato del nuovo Regolamento Edilizio Comunale
L’Area dello Sviluppo Economico provvederà, in seguito all’approvazione del presente
provvedimento, alla redazione integrale del testo coordinato del Regolamento Edilizio
Comunale, curandone la pubblicazione nel sito istituzionale e la comunicazione agli Uffici
dell’Amministrazione Comunale, Enti ed Istituzioni competenti.
ALLEGATO “A”
Effetto sul territorio degli interventi edilizi che comportano un aumento degli standard definiti nelle
quantità minime dal decreto ministeriale 2 aprile 1968, n.1444, con riferimento alle zone territoriali
omogenee. L'aumento del carico urbanistico si verifica tutte le volte in cui la previsione di nuovi
5- Carico urbanistico cu interventi edilizi o del mutamento di destinazione di uso degli interventi edilizi esistenti rende
necessario un aumento degli tandard di cui al comma 1. (art.24 legge regionale 1o agosto 2016,n.16
e ss.mm..i)
Infrastrutture, servizi, attrezzature, spazi pubblici o di uso pubblico e ogni altra opera di
6- Dotazioni Territoriali DT urbanizzazione e per la sostenibilità (ambientale, paesaggistica, socio-economica e
territoriale) prevista dalla legge o dal piano.
Impronta a terra dell'edificio o del fabbricato, corrispondente alla localizzazione dello stesso sull'area
7- Sedime di pertinenza.
Superficie risultante dalla proiezione sul piano orizzontale del profilo esterno perimetrale della
8- Superficie coperta sc costruzione fuori terra, con esclusione degli aggetti e sporti inferiori a 1,50 m.
Porzione di superficie territoriale o fondiaria priva di pavimentazione o di altri manufatti permanenti,
9- Superficie permeabile SP entro o fuori terra, che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente la falda
acquifera.
Rapporto tra la superficie permeabile e la superficie territoriale (indice di permeabilità
10- Indice di permeabilità IPT/IPF territoriale) o fondiaria (indice di permeabilità fondiaria).
11- Indice di copertura IC Rapporto tra la superficie coperta e la superficie fondiaria.
Somma delle superfici di tutti i piani fuori terra, seminterrati ed interrati comprese nel profilo
12 -Superficie totale ST
perimetrale esterno dell'edificio.
Somma delle superfici di tutti i piani comprese nel profilo perimetrale esterno dell'edificio escluse le
13 -Superficie lorda SL superfici accessorie.
Superficie di pavimento degli spazi di un edificio misurata al netto della superficie accessoria e di
14- Superficie utile su murature, pilastri, tramezzi, sguinci e vani di porte e finestre.
Superficie di pavimento degli spazi di un edificio aventi carattere di servizio rispetto alla
destinazione d'uso della costruzione medesima, misurata al netto di murature, pilastri,
tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre.
La superficie accessoria può ricomprendere, per esempio:
• i portici e le gallerie pedonali;
• i ballatoi, le logge, i balconi e le terrazze;
• le tettoie con profondità superiore a m 1,50; le tettoie aventi profondità inferiore a m. 1,50 sono
escluse dal computo sia della superficie accessoria sia della superficie utile;
• le cantine poste al piano interrato, seminterrato o al primo piano fuori terra e i relativi
corridoi di servizio;
15 - Superfide accessoria SA • i sottotetti accessibili e praticabili per la sola porzione con altezza pari o superiore a m 1,80, ad
esclusione dei sottotetti aventi accesso diretto da una unità immobiliare e che presentino i requisiti
richiesti per i locali abitabili che costituiscono superficie utile;
• i vani scala interni alle unità immobiliari computati in proiezione orizzontale, a terra, una sola volta;
spazi o locali destinati alla sosta e al ricovero degli autoveicoli ad esclusione delle
autorimesse che costituiscono attività imprenditoriale;
• le parti comuni, quali i locali di servizio condominiale in genere, i depositi, gli spazi comuni di
collegamento orizzontale, come ballatoi o corridoi. Gli spazi comuni di collegamento verticale e gli
androni condominiali sono esclusi dal computo sia della superficie accessoria sia della superficie
utile.
16- Superficie Somma della superficie utile e del 60% della superficie accessoria (SC=SU+60% SA).
complessiva
sc
Superficie risultante dalla somma delle superfici utili (SU) e delle superfici accessorie (SA) di
17- Superficie calpestabile
pavimento.
Conformazione planivolumetrica della costruzione fuori terra nel suo perimetro considerato in senso
18 - Sagoma verticale ed orizzontale, ovvero il contorno che viene ad assumere l'edificio, ivi comprese le
strutture perimetrali, nonché gli aggetti e gli sporti superiori a 1,50 m.
Volume della costruzione costituito dalla.somma della superficie totale di ciascun piano per la relativa
19 - Volume totale o altezza lorda.
volumetria-complessiva
Piano dell'edificio il cui livello di calpestio sia collocato in ogni sua parte ad una quota pari o superiore
a quella del terreno posto in aderenza all'edificio.
20- Piano fuori terra
Piano di un edificio il cui pavimento si trova a una quota inferiore (anche solo in parte) a quella del
terreno posto in aderenza all'edificio e il cui soffitto si trova ad una quota superiore rispetto al terreno
21- Piano seminterrato posto in aderenza all'edificio.
Piano di un edificio il cui soffitto si trova ad una quota inferiore rispetto a quella del terreno posto in
22- Piano interrato aderenza all'edificio.
Spazio compreso tra l'intradosso della copertura dell'edificio e l'estradosso del solaio del piano
23 - Sottotetto sottostante.
Partizione orizzontale interna praticabile, ottenuta con la parziale interposizione di una
24 - Soppalco struttura portante orizzontale in uno spazio chiuso.
E' il numero di tutti i livelli dell'edificio che concorrono, anche parzialmente, al computo della superficie
lorda (SL).
25- Numero dei piani
Differenza fra la quota del pavimento di ciascun piano e la quota del pavimento del piano
sovrastante.
26- Altezza lorda Per l'ultimo piano dell'edificio si misura l'altezza del pavimento fino all'intradosso del soffitto
o della copertura.
Lunghezza del segmento minimo che congiunge l'edificio con il confine di riferimento (di proprietà,
stradale, tra edifici o costruzioni, tra i fronti, di zona o di ambito urbanistico, ecc.), in modo che ogni
30- Distanze
punto della sua sagoma rispetti la distanza prescritta.
Sono volumi tecnici i vani e gli spazi strettamente necessari a contenere ed a consentire l'accesso alle
apparecchiature degli impianti tecnici al servizio dell'edificio (idrico, termico, di condizionamento e di
31- Volume tecnico climatizzazione, di sollevamento, elettrico, di sicurezza, telefonico, ecc.).
Costruzione stabile, dotata di copertura e comunque appoggiata o infissa al suolo, isolata da strade
o da aree libere, oppure separata da altre costruzioni mediante strutture verticali che si elevano
32 - Edificio senza soluzione di continuità dalle fondamenta al tetto, funzionalmente indipendente,
accessibile alle persone e destinata alla soddisfazione di esigenze perduranti nel tempo.
Per edificio unifamiliare si intende quello riferito ad un'unica unità immobiliare urbana di proprietà
33 -Edificio Unifamiliare esclusiva, funzionalmente indipendente, che disponga di uno o più accessi autonomi dall'esterno
e destinato all'abitazione di un singolo nucleo familiare.
Opera edilizia legata da un rapporto di strumentalità e complementarietà rispetto alla costruzione
34 - Pertinenza principale, non utilizzabile autonomamente e di dimensioni modeste o comunque rapportate al
carattere di accessorietà.
Elemento edilizio praticabile e aperto su almeno due lati, a sviluppo orizzontale in aggetto, munito
35 - Balcone di ringhiera o parapetto e direttamente accessibile da uno o più locali interni.
Elemento edilizio praticabile a sviluppo orizzontale, e anche in aggetto, che si sviluppa lungo il
36- Ballatoio perimetro di una muratura con funzione di distribuzione, munito di ringhiera o parapetto.
Elemento edilizio praticabile coperto, non aggettante, aperto su almeno un fronte, munito di ringhiera
37- Loggia/Loggiato o parapetto, direttamente accessibile da uno o più vani interni.
Elemento edilizio di copertura posto in aggetto alle pareti perimetrali esterne di un edificio e priva di
38- Pensilina montanti verticali di sostegno.
Elemento edilizio coperto al piano terreno degli edifici, intervallato da colonne o pilastri aperto su
39 - Portico/Porticato uno o più lati verso i fronti esterni dell'edificio.
Elemento edilizio scoperto e praticabile, realizzato a copertura di parti dell'edificio, munito di ringhiera
40- Terrazza o parapetto, direttamente accessibile da uno o più locali interni.
Elemento edilizio di copertura di uno spazio aperto sostenuto da una struttura discontinua, adibita
41- Tettoia ad usi accessori oppure alla fruizione protetta di spazi pertinenziali.
Locale o spazio coperto avente le caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico, chiuso
42- Veranda sui lati da superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente
apribili.
ALLEGATO “B”
Logo Comune
Protocollo n.
Al Comune di del
PEC:
______________________________________
__
FdF
FASCICOLO DEL FABBRICATO
(art. 32 della L.R. 23 del 06/08/2021 - immobili esistenti alla data del )
Cognome e
Nome
codice fiscale
pro
nato a v. stato
nato il
pro
residente in v. stato
n.
indirizzo C.A.P.
pro
con studio in v. stato
n.
indirizzo C.A.P.
Iscritto
all’ordine/coll
egio di al n.
fax.
Telefono cell.
posta
elettronica (Obbl
igatoria)
certificata
Cognome e
Nome
codice fiscale
pro
nato a v. _ stato
nato il _
pro
residente in v. stato
n.
indirizzo C.A.P.
PEC
Telefono
fisso /
cellulare
Cognome e
Nome
codice fiscale
pro
nato a v. _ stato
nato il _
pro
residente in v. stato
n.
indirizzo C.A.P.
PEC
Telefono
fisso /
cellulare
in qualità di
della ditta /
società
codice
fiscale /
p. IVA
pro indirizz
con sede in v. _ o
C.A.P.
PEC
(obbligatoria)
mail posta
elettronica
Telefono
fisso /
cellulare
DICHIARAZIONE PRELIMINARE
Lo scrivente tecnico abilitato, , dichiara che i dati che seguono sono desunti dagli elaborati
consegnati dal/dai proprietario/i/amministratore e/o reperiti nel corso dello svolgimento dell’incarico.
Dichiara altresì che gli accertamenti sono stati svolti sulla base dell’esame documentale e della visione
diretta dei luoghi, laddove possibile.
La presente non costituisce verifica sulla idoneità del manufatto e sulla sua sicurezza.
In fede
Data, Il tecnico
L’amministratore/La proprietà
DICHIARA
Paesaggistico
Storico
Sismico
Ferroviario
idrogeologico Forestale RdL 3267/1923
PAI
Fascia Rispetto Stradale
150 m. dalla battigia (art. 15 lett. a) L.R. 78/76)
altro
altro
descrizione
descrizione
h.1 Fabbricato
Numero di scale cortile interno Uno Più di Uno Nessuno
Numero piani fuori terra numero piani entro terra numero piani
seminterrati
Altezza massima
Note
i) Dati Catastali
i.1 Fabbricato
censito al catasto:
Terreno di pertinenza:
foglio n. mappale
Conformità SI/NO
k.1 Abitabilità/Agibilità
Rilasciata/Presentata in data n. Non Rilasciata Non Disponibile
l) Antincendio
m) Impiantistica
NO
n) Elaborati disponibili
o) Strutture
Legno
Ferro
Pietrame
Laterizio
Blocchetti di calcestruzzo
Muratura mista
Calcestruzzo armato
Calcestruzzo prefabbricato
...................................
Legno
Legno – laterizio
Ferro – laterizio
Laterocemento
Calcestruzzo armato
Calcestruzzo prefabbricato
Volte
...................................
Legno
Legno – laterizio
Ferro – laterizio
Laterocemento
Calcestruzzo armato
Calcestruzzo prefabbricato
...................................
Legno
Ferro
Pietra
Mattoni
Calcestruzzo armato
Elementi prefabbricati
...................................
r) Documentazione fotografica
s) Note varie
SOGGETTI COINVOLTI
1. proprietari (compilare solo in caso di più proprietari)
Cognome e
Nome
codice fiscale
pro
nato a v. stato
nato il
pro
residente in v. stato
n.
indirizzo C.A.P.
posta
elettronica
posta
elettronica
certificata