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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.

29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

Regione Siciliana
Assessorato del Territorio e dell’Ambiente
Dipartimento dell’Urbanistica

REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO


Art.2 legge regionale 10 agosto 2016 n.16 e s.m.i. - Art.29 legge regionale 13 agosto 2020,
n.19 e s.m.i.

Aggiornato con le disposizioni normative di cui al DL n.76/2020 convertito in legge n.


120/2020 e alla legge regionale 6 agosto 2021, n.23

con integrazioni del Comune di Palermo


approvato con deliberazione del Consiglio Comunale n. 7 del 20
gennaio 2023
(art. 99 comma 4 del presente Regolamento)

Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 1


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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

SOMMARIO

PARTE PRIMA - PRINCIPI GENERALI E DISCIPLINA GENERALE DELL’ATTIVITÀ


EDILIZIA
TITOLO I – NORME GENERALI

Capo I – Oggetto del Regolamento Edilizio


Art. 1 – Ambito di applicazione
Art. 2 – Competenze del Comune
Art. 3 – Aggiornamento del Regolamento Edilizio
Art. 4 – Riferimenti a leggi e regolamenti da osservare nell’attività edilizia

PARTE SECONDA - DISPOSIZIONI REGOLAMENTARI COMUNALI IN MATERIA


EDILIZIA

TITOLO I - DISPOSIZIONI ORGANIZZATIVE E PROCEDURALI

Capo I - Organizzazione degli uffici: SUE, SUAP e organismi consultivi


Art. 5 – Lo Sportello Unico per l’Edilizia (SUE) e Coordinamento con lo Sportello Unico per le
Attività Produttive (SUAP) e con altri Uffici comunali
Art. 6 – Organi consultivi, Commissioni e Comitati

Capo II – Altre procedure e adempimenti edilizi


Art. 7 – Autotutela e riesame dei titoli abilitativi rilasciati o presentati
Art. 8 – Certificato di destinazione urbanistica
Art. 9 – Proroga e rinnovo dei titoli abilitativi
Art. 10 – Agibilità, sospensione dell’uso e dichiarazione di inagibilità
Art. 11 – Opere di urbanizzazione
Art. 12 – Oneri di urbanizzazione e costo di costruzione: criteri applicativi e rateizzazioni
Art. 13 – Pareri preventivi
Art. 14 – Ordinanze, interventi urgenti e straordinari, e interventi sostitutivi
Art. 15 – Partecipazione al procedimento
Art. 16 - Pubblicità, trasparenza ed economicità del procedimento amministrativo
Art. 17 – Il “Fascicolo del fabbricato”

TITOLO II – DISCIPLINA DELLA ESECUZIONE DEI LAVORI


Capo I - Norme procedimentali sull’esecuzione dei lavori
Art. 18 – Inizio, differimento e fine dei lavori
Art. 19 – Varianti
Art. 20 – Mancata ultimazione dei lavori
Art. 21 – Occupazione di suolo pubblico (emendato)
Art. 22 – Comunicazioni di avvio delle opere relative a bonifica, comprese quelle per amianto,ecc.

Capo II - Norme tecniche sull’esecuzione dei lavori


Art. 23 – Principi generali dell’esecuzione dei lavori
Art. 24 – Punti fissi di linea e di livello
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Art. 25 – Conduzione del cantiere e recinzioni provvisorie


Art. 26 – Cartelli di cantiere
Art. 27 – Criteri da osservare per scavi e demolizioni
Art. 28 – Tolleranze costruttive
Art. 29 – Sicurezza e controllo nei cantieri, misure per la prevenzione dei rischi nelle fasi di realiz-
zazione dell’opera
Art. 30 – Ulteriori disposizioni per la salvaguardia dei ritrovamenti archeologici e per gli interven-
ti di bonifica e di ritrovamenti di ordigni bellici
Art. 31 – Ripristino del suolo e degli impianti pubblici a fine lavori (emendato)

TITOLO III – DISPOSIZIONI PER LA QUALITÀ URBANA,


PRESCRIZIONI COSTRUTTIVE E FUNZIONALI
Capo I - Disciplina dell’oggetto edilizio
Art. 32 – Caratteristiche costruttive e funzionali degli edifici
Art. 33 – Requisiti prestazionali degli edifici
Art. 34 – Dispositivi di aggancio orizzontali flessibili sui tetti (c.d. “linee vita”)
Art. 35 – Requisiti e parametri prestazionali integrativi degli edifici soggetti a flessibilità
progettuale (prefabbricazione, legno, acciaio, alluminio, vetro)
Art. 36 – Incentivi
Art. 37 – Prescrizioni costruttive per l’adozione di misure di prevenzione del rischio gas radon
Art. 38 – Dotazioni igienico sanitarie dei servizi e dei locali ad uso abitativo e commerciale
Art. 39 – Strutture sanitarie private
Art. 40 – Edilizia privata scolastica e per l’infanzia
Art. 41 – Strutture ricettive
Art. 42 – Strutture e attrezzature per lo sport e lo svago
Art. 43 – Strutture per la ristorazione e somministrazione (emendato)
Art. 44 – Strutture di intrattenimento
Art. 45 – Strutture per attività produttive agricole, artigianali, commerciali e industriali
Art. 46 – Strutture specializzate per l’agricoltura
Art. 46 bis - Dotazioni igienico sanitarie per le strutture specializzate per l'agricoltura.

Capo II - Disciplina degli spazi aperti, pubblici o di uso pubblico


Art. 47 – Strade e viabilità
Art. 48 – Porticati
Art. 49 – Piste ciclabili
Art. 50 – Aree per parcheggio
Art. 51 – Piazze e aree pedonalizzate
Art. 52 – Passaggi pedonali e marciapiedi
Art. 53 – Passi carrai ed uscite per autorimesse
Art. 54 – Dehors su suolo pubblico e privato ad uso pubblico (emendato)
Art. 55 – Servitù pubbliche di passaggio sui fronti delle costruzioni
Art. 56 – Recinzioni di spazi pubblici
Art. 57 – Numerazione civica

Capo III - Tutela degli spazi verdi e dell’ambiente


Art. 58 – Aree verdi
Art. 59 – Parchi urbani e giardini di interesse storico e documentale
Art. 60 – Orti urbani
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Art. 61 – Parchi e percorsi in territorio rurale, sentieri


Art. 62 – Tutela del suolo e del sottosuolo

Capo IV - Infrastrutture e reti tecnologiche


Art. 63 – Approvvigionamento idrico
Art. 64 – Depurazione e smaltimento delle acque
Art. 65 – Raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati, aree ecologiche
Art. 66 – Distribuzione dell’energia elettrica e del gas
Art. 67 – Ricarica dei veicoli elettrici
Art. 68 – Produzione di energie da fonti rinnovabili, da cogenerazione e reti di teleriscaldamento
Art. 69 – Telecomunicazioni e impianti di ricezione satellitare

Capo V - Recupero urbano, qualità architettonica e inserimento paesaggistico


Art. 70 – Pubblico decoro, manutenzione e sicurezza delle costruzioni e dei luoghi
Art. 71 – Facciate degli edifici ed elementi architettonici di pregio
Art. 72 – Elementi aggettanti delle facciate, parapetti e davanzali
Art. 73 – Allineamenti, arretramenti e confrontanza
Art. 74 – Piano del colore
Art. 75 – Coperture degli edifici
Art. 76 – Illuminazione pubblica
Art. 77 – Intercapedini e griglie di aerazione
Art. 78 – Serramenti esterni degli edifici
Art. 79 – Insegne commerciali, mostre, vetrine, tende, targhe (emendato)
Art. 80 – Cartelloni pubblicitari
Art. 81 – Muri di cinta
Art. 82 – Beni culturali ed edifici storici
Art. 83 – Cimiteri monumentali e storici
Art. 84 – Progettazione dei requisiti di sicurezza per l’accesso e l’esodo dagli edifici

Capo VI - Elementi costruttivi:


Art. 85 – Accessibilità, visitabilità e adattabilità degli edifici. Superamento barriere architettoniche
Art. 86 – Serre bioclimatiche
Art. 87 – Produzione del calore e climatizzazione
Art. 87 bis - Centrali termiche, forni, canne fumarie e camini
Art. 88 – Impianti di illuminazione
Art. 89 – Corti e cortili
Art. 90 – Cavedi, pozzi luce e chiostrine
Art. 91 – Recinzioni private
Art. 92 – Materiali, tecniche costruttive degli edifici
Art. 93 – Disposizioni relative alle aree di pertinenza
Art. 94 – Piscine
Art. 95 – Tettoie, verande ed altri accessori a corredo degli immobili

TITOLO IV – VIGILANZA E SISTEMI DI CONTROLLO


Art. 96 – Esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo delle trasformazioni e usi del territorio
Art. 97 – Vigilanza durante l’esecuzione dei lavori
Art. 98 – Sanzioni per violazioni delle norme regolamentari

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TITOLO V - NORME TRANSITORIE


Art. 99 – Entrata in vigore, e disposizioni transitorie e finali
Art, 100 – Prevalenza sui regolamenti in vigore (aggiunto)
Art. 101 – Testo coordinato del Nuovo regolamento Edilizio (aggiunto)

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

PARTE PRIMA - PRINCIPI GENERALI E DISCIPLINA GENERALE DELL’ATTIVITÀ


EDILIZIA

TITOLO I – NORME GENERALI

Capo I – Oggetto del Regolamento Edilizio

Art. 1 – Ambito di applicazione

1. Il Regolamento edilizio comunale (REC) è uno strumento normativo obbligatorio di carattere


tecnico operativo, che è approvato separatamente dal piano urbanistico comunale del quale
costituisce comunque parte integrante e sostanziale.
2. Il REC, così come disposto dalla legge regionale 13 agosto 2020, n.19, all’art. 29, comma 2,
contiene le norme tecniche relative alle modalità di costruzione e modificazione dei manufatti
edilizi e al recupero del patrimonio edilizio esistente, nonché le norme, generali e specifiche,
di carattere tecnico-estetico, igienico-sanitario, sulla sicurezza e vivibilità degli immobili e
delle loro pertinenze, sulla sicurezza degli impianti, sul risparmio energetico, sulla
eliminazione delle barriere architettoniche, sulla prevenzione dei rischi, in conformità alle
disposizioni di leggi nazionali e regionali vigenti, le quali prevalgono sulle norme del REC in
quanto di rango superiore.
3. Per gli interventi edilizi relativi ad edifici o impianti pubblici o di interesse pubblico, sono
ammesse deroghe al presente Regolamento, secondo le modalità e le procedure indicate dalla
normativa nazionale e regionale, in attuazione di quanto disposto dall’articolo 14 del
D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i. come recepito dinamicamente dall’articolo 1 della legge regionale
10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i..

Art. 2 – Competenze del Comune

1. I Comuni sono tenuti ad adottare il Regolamento Edilizio Comunale ai sensi del comma 4
dell’articolo 29 della legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e ss.mm.ii., entro 120 gg. dalla data
di pubblicazione del “regolamento tipo edilizio unico”, approvato con decreto del Presidente
della Regione, in attuazione di quanto previsto dall’articolo 2, comma 2, della legge regionale
10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.. Gli stessi possono apportare al “regolamento tipo edilizio
unico”, con apposita deliberazione del consiglio comunale, integrazioni al fine di adattare il
regolamento edilizio alle specifiche caratteristiche locali.
2. Nell’ambito della propria autonomia, il Comune attraverso il Regolamento Edilizio Comunale
individua i requisiti tecnici integrativi riferiti ad opere o impianti che, ancorché non
direttamente interessati dall’attività edilizia, tuttavia ad essa possono essere correlati.
3. Il Comune individua, inoltre, le procedure, in conformità alle leggi, per il rilascio e la
presentazione dei titoli abilitativi edilizi e le modalità di controllo degli stessi, rendendoli
pubblici sul proprio sito web.

Art. 3 – Aggiornamento del Regolamento Edilizio

1. Eventuali norme regolamentari di legge intervenute successivamente all’approvazione del


REC prevalgono sulle norme dello stesso, in quanto di carattere superiore; l’aggiornamento
o adeguamento del REC a mutate norme di legge, è atto dovuto. Tali modifiche sono approvate
con apposita deliberazione del Consiglio comunale, ai sensi dell’art. 2, comma 2,
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della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e s.m.i., sulla base di una relazione del dirigente
dell’Ufficio tecnico comunale.

Art. 4 – Riferimenti a leggi e regolamenti da osservare nell’attività edilizia

1. Ai fini del presente Regolamento Edilizio si richiamano le norme di legge e di regolamento


relative:
a) alle definizioni uniformi dei parametri urbanistici ed edilizi contenute nella scheda
“Quadro delle definizioni uniformi”, allegata al presente regolamento, di cui alla “Intesa, ai
sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le
Regioni e i Comuni concernente l’adozione del regolamento edilizio-tipo di cui all’articolo
4, comma 1-sexies del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001,
n. 380.” del 20 ottobre 2016 (in G.U.R.I. 16.11.2016, Serie generale n. 268), modificata
secondo la legislazione regionale (Allegato A);
b) alle definizioni degli interventi edilizi e delle destinazioni d’uso (artt. 3 e 23ter, DPR 6
giugno 2001, n. 380 e s.m.i.; art. 26, LR 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.);
c) alla classificazione delle attività edilizie e dei titoli abilitativi (attività edilizia libera,
permesso di costruire, segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) – artt. 3, 5 e 10, LR
16/2016 e s.m.i., corrispondente con il “glossario” delle opere edilizie e delle categorie
d’intervento a cui le stesse appartengono (art. 1, comma 2, del DLgs 25 novembre 2016, n.
222);
d) alla modulistica unificata edilizia, agli elaborati e alla documentazione da allegare alla
stessa ( LR 16/2016 e s.m.i.);
e) ai requisiti generali delle opere edilizie, attinenti:
e.1. ai limiti inderogabili di densità, altezza, distanza fra i fabbricati e dai confini (DM 2 aprile
1968, n. 1444; artt. da 873 a 899 del Codice Civile) e alle deroghe previste da disposizioni di
legge (art. 18, LR 16/2016 e s.m.i.; art. 2bis, DPR 380/2001);
e.2. al rispetto delle distanze imposte dai vincoli:
- stradale (art. 16, 17, 18 e 19, DLgs 30 aprile 1992, n. 285 e s.m.i. – Codice della strada;
DPR 16 dicembre 1992, n. 495);
- idrogeologico (RD 30 dicembre 1923, n. 3267; art. 61, c.5, DLgs 3 aprile 2006, n. 152);
- ferroviario (art. 49, DPR 11 luglio 1980, n. 753);
- aeroportuale (art. 3, comma 1, DLgs 9 maggio 2005, n. 96 – revisione della parte
aeronautica del Codice della navigazione ex RD 30 marzo 1942, n. 327);
- cimiteriale (art. 338, RD 27 luglio 1934, n. 1265, come modificato dall’art. 28, comma 1,
lett. a) e b), della legge 1 agosto 2002, n. 166);
- dai boschi e dalle fasce forestali (art. 10, LR 6 aprile 1996, n. 16, e s.m.i.); art. 15, comma
1, lett. e) LR 12 giugno 1976, n. 78, e s.m.i.);
- di arretramento dalla battigia del mare (art. 15, comma 1, lett. a) LR 78/1976);
- dei corsi d’acqua (corpi idrici superficiali) (TU 25 luglio 1904, n. 523 e s.m.i.);
- degli acquedotti e impianti di depurazione (art. 46, comma 1, LR 15 maggio1986, n. 27 e
s.m.i.);
- degli elettrodotti (art. 6, DPCM 8 luglio 2003);
- dei gasdotti (D.M. Sviluppo Economico 17 aprile 2008);
- del demanio marittimo (artt. 54 e 55, RD 30 marzo 1942, n.327 Codice della navigazione);
- del demanio pubblico armentizio: regie trazzere (RD 30 dicembre 1923, n. 3244 e s.m.i.;
DPR 24 luglio 1977, n. 616; LR 28 luglio 1949, n. 39 e s.m.i.);

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

- sugli usi civici (L 16.6.1927, n. 1766 e s.m.i.);


e.3. alle servitù militari (DLgs 15 marzo 2010, n. 66);
e.4. alle strade pubbliche (DLgs 30 aprile 1992, n. 285 e s.m.i.) ed agli accessi stradali (DM
19 aprile 2006);
e.5. alle zone interessate da stabilimenti a rischio di incidente rilevante (DPR 1 agosto 2011,
n. 151 e s.m.i.);
e.6. ai siti contaminati (DLgs 3 aprile 2006, n. 152 e s.m.i., parte quarta);
f) alla disciplina relativa agli immobili soggetti a vincoli e tutele di ordine ambientale (DLgs
3.4.2006, n. 152 e s.m.i.; D.P.R. n.353/97) paesaggistico e storico culturale (DLgs 22.1.2004,
n. 42 e s.m.i. e DPR 13 febbraio 2017, n. 31, L.R. 6 maggio 2019, n.5), territoriale (LR
13.08.2020, n.19 e s.m.i.), delle zone sismiche (L. 2.2.1974, n. 64 e s.m.i.), dei parchi e delle
riserve (LR 6 maggio 1981, n. 98 e s.m.i.), idrogeologico (RD 30 dicembre 1923, n. 3267 e
s.m.i.), forestale e della vegetazione (LR 6 aprile 1996, n. 16 e s.m.i.), delle acque e delle
risorse idriche (DLgs 3.4.2006, n. 152 e s.m.i. parte terza);
g) alle discipline settoriali aventi incidenza sull’attività edilizia, relative ad atti di
programmazione e pianificazione:
- programmi commerciali (DLgs 31 marzo 1998, n. 114 e s.m.i., Titolo III);
- mercati rionali (DLgs 31 marzo 1998, n. 114 e s.m.i., Titolo X);
- piano urbano del traffico e disciplina dei parcheggi (DLgs 30 aprile 1992, n. 285 e s.m.i.,
art. 36; L 24 marzo 1989, n. 122 e s.m.i.);
- piano delle edicole (DLgs 24 aprile 2001, n. 170 e s.m.i.; DA 23 giugno 2016, n. 1911/8);
- piano delle farmacie e parafarmacie (art. 32, L 22 dicembre 2011, n. 214 e art. 11, L 24
dicembre 2012, n. 27);
- pubblicità (DLgs 30 aprile 1992, n. 285 e s.m.i., art. 23; DPR 9 luglio 2010, n. 139 e s.m.i.,
Allegato 1, punto 15);
h) alla normativa sui requisiti tecnici di carattere generale delle opere edilizie in materia di:
- superamento delle barriere architettoniche (art. 11, DM 14 giugno 1989, n. 236; DPR 24
luglio 1996, n. 503; DPR n. 380/2001 e s.m.i., Parte II, Capo III; L 9 gennaio 1989, n. 13 e
s.m.i.);
- collaudo delle opere in conglomerato cementizio armato, normale e precompresso ed a
struttura metallica (art. 67, DPR n. 380/2001);
- realizzazione, installazione e conformità degli impianti tecnologici (DM dello sviluppo
economico 22.1.2008, n. 37 e s.m.i.);
- dichiarazione di conformità dell'impianto termico e dell'isolamento termico, ai fini del
contenimento dei consumi energetici e della certificazione energetica (DLgs 19 agosto 2005,
n. 192 e s.m.i.);
- prevenzione incendi (DPR 1.8.2011, n. 151; DM Int. 3.8.2015 e DM Int. 21.2.1017);
- prevenzione e protezione dai rischi di caduta dall’alto (DPCM 17.11.2007; DLgs 9.4.2008,
n. 81; DA 5.9.2012, n. 1754);
- inquinamento acustico (L 26 ottobre 1995, n. 447 e s.m.i.. DPCM 05.12.1997 e ss.mm.ii.);
- allaccio scarichi in pubblica fognatura (DLgs 3.4.2006, n. 152 e s.m.i., parte quarta, Titolo
III, Capo III);
- emissioni in atmosfera (DLgs 3.4.2006, n. 152 e s.m.i., parte quinta);
- trasporto a rifiuto di sfabbricidi e bonifica siti inquinati (DLgs 3.4.2006, n. 152 e s.m.i.,
parte quarta, Titolo III, Capo III);
i) alle prescrizioni specifiche stabilite dalla normativa statale e regionale per alcuni
insediamenti o impianti quali:
- gestione dei rifiuti (DLgs 3.4.2006, n. 152 e s.m.i. parte quarta);
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- installazioni particolari (DLgs 3.4.2006, n. 152 e s.m.i. parte quinta-bis);


- esalazioni insalubri (art. 216 e segg. RD 27 luglio 1934, n. 1265 e s.m.i.);
l) ulteriori regolamenti comunali (inerenti a Sportello Unico per l’Edilizia, occupazione del
suolo pubblico, pubblicità e affissioni, orti urbani, fognatura e depurazione, rifiuti urbani e
assimilati, controllo dei campi elettromagnetici, immobili abusivi, contributo di costruzione,
piano del colore, regolamento del Verde, …) ;
m) ad ogni altra disposizione avente carattere normativo o regolamentare in materie comun-
que attinenti la disciplina edilizia ed urbanistica.

PARTE SECONDA
DISPOSIZIONI REGOLAMENTARI COMUNALI IN MATERIA EDILIZIA

TITOLO I - DISPOSIZIONI ORGANIZZATIVE E PROCEDURALI

Capo I – Organizzazione degli uffici: SUE, SUAP e organismi consultivi

Art. 5 – Lo Sportello Unico per l’Edilizia (SUE) e coordinamento con lo Sportello Unico per
le Attività Produttive (SUAP) e con altri Uffici comunali

1. La gestione unitaria dei procedimenti in materia edilizia disciplinati dal presente Regolamento
è garantita dallo Sportello unico per l’edilizia (S.U.E.), istituito al fine di assicurare celerità,
trasparenza e semplificazione dell’attività amministrativa.
2. Gli uffici dello Sportello unico, in quanto amministrazione procedente, svolgono attività di
assistenza, informazione e ricezione delle istanze, segnalazioni, comunicazioni,dichiarazioni,
denunce, e curano l’istruttoria e le definizione dei procedimenti finalizzati al rilascio dei titoli
abilitativi edilizi o comunque di ogni procedimento inerente la materia edilizia. Inoltre, in
conformità a quanto disposto dall’articolo 1, comma 3, del decreto legislativo 25 novembre
2016, n. 222, assicurano agli interessati l’attività consultiva funzionale all’istruttoria dei
procedimenti.
3. Lo Sportello unico per le attività di propria competenza si raccorda con gli altri uffici comunali
e con le amministrazioni regionali e statali preposte al rilascio di pareri, nulla-osta,
autorizzazioni o atti di assenso comunque denominati, con riguardo anche agli atti di
programmazione e gestione del territorio.
4. In relazione e nel rispetto della normativa in materia di organizzazione del personale e di
gestione dei procedimenti amministrativi, nonché nell’ambito della propria autonomia
organizzativa sancita dal regolamento comunale concepito in attuazione dell’articolo 89,
comma 1 del D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 e s.m.i. (T.U.EE.LL.), vengono definiti i compiti
e le funzioni dei soggetti preposti alla formazione del titolo abilitativo che si identificano con
il “Responsabile dello Sportello Unico per l’Edilizia (S.U.E.)”, il “Responsabile dell’Area,
del Settore o del Servizio” e il “Responsabile del procedimento”.
5. L’ufficio cui si intesta l’adozione del titolo abilitativo espresso è quello del “Responsabile
dello Sportello Unico per l’Edilizia (S.U.E.)” o del “Responsabile dell’Area, del Settore o del
Servizio” cui compete la nomina del “Responsabile del procedimento” ed i poteri sostitutivi
nei confronti dello stesso. Il “Responsabile del procedimento” è il responsabile della specifica
unità organizzativa, o il funzionario della stessa allo scopo nominato, presso la quale è
incardinato il procedimento.
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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

6. Nel caso in cui le strutture organizzative, aree, settori, servizi o semplici unità, siano prive di
dirigente, le relative funzioni sono assunte dal “Responsabile dello Sportello Unico” con i
poteri sostitutivi che gli competono.
7. L’attività di cui al precedente comma 2 è svolta dallo Sportello unico. Tutte le istanze,
segnalazioni, comunicazioni, dichiarazioni, denunce, nonché i relativi elaborati grafici ed atti
amministrativi sono presentati dall’interessato allo sportello con modalità telematica, e da
questo inoltrate alle altre amministrazioni coinvolte nel procedimento, mediante l’adozione
della medesima procedura elettronica di trasmissione e ricevimento.
8. In conformità a quanto disposto dall’articolo 5, comma 1-ter del D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.
nessuna corrispondenza potrà essere intrattenuta tra il richiedente e le amministrazioni
pubbliche interessate al procedimento diverse dal Comune, i cui atti possono essere comunque
acquisiti dall’interessato mediante le ordinarie procedure di accesso presso lo stesso Sportello
unico.
9. Gli atti di assenso comunque denominati possono essere acquisiti da parte dello Sportello
unico in quanto amministrazione procedente, o su richiesta motivata dell’interessato, anche
ricorrendo all’istituto della “conferenza dei servizi” disciplinato dagli articoli 14, 14-bis, 14-
ter e 14-quater della legge 7.8.1990, n. 241 e s.m.i. e dall’art. 7 del presente regolamento.
Sono fatte salve le disposizioni di cui all’articolo 12 del D.Lgs. 3.4.2006, n. 152 e dell’articolo
8 del D.P.R.S. 8 luglio 2014, n. 23 in caso di interventi da realizzarsi in variantealle previsioni
dello strumento urbanistico comunale, sia esso generale che attuativo.
10. Nell’ambito delle attività di monitoraggio ed ai soli fini statistici, il Responsabile dello
Sportello unico cura la tenuta e l’aggiornamento delle banche dati ricognitive dell’attività
edilizia comunale, del patrimonio edilizio e degli archivi dei provvedimenti e dei titoli
abilitativi, nonché i rapporti con il competente sportello telematico regionale (S.T.A.R.S.)
istituito in applicazione dell’articolo 17 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i..
Con apposito regolamento comunale sono stabilite le dotazioni tecnologiche e le modalità di
accesso alla rete telematica ed all’archivio informatico, nonché l’organizzazione ed il
funzionamento dello Sportello Unico per l’Edilizia contenente le modalità di gestione delle
pratiche edilizie e le specifiche tecniche degli elaborati progettuali anche ai fini
dell’aggiornamento della cartografia comunale.
11. Nell’ambito delle attività istituzionali ad esso ascritte lo Sportello unico curerà gli opportuni
raccordi con gli altri uffici comunali, anche decentrati, comunque coinvolti nel procedimento,
ed in particolare con gli uffici demografici (anagrafe e statistica) e di stato civile, urbanistica
e servizi informativi territoriali, vigilanza edilizia, centro storico, abusivismo e sanatoria,
polizia municipale, tributi e ragioneria, autorizzazioni occupazione suolo pubblico e con la
Segreteria generale.
12. L’esame delle istanze presentate per il rilascio del titolo abilitativo per la realizzazione e/o
trasformazione di strutture edilizie ed impianti produttivi finalizzati all’attività d’impresa
rimane riservata alla competenza dello Sportello unico per le attività produttive (SUAP),
ancorché il procedimento sia riferito ad opere edilizie, secondo i termini e le modalità stabilite
nell’ambito del procedimento unico di cui al DPR n. 160/2010 e s.m.i., recepito
nell’Ordinamento regionale con l’articolo 10 della legge 5 aprile 2011, n. 5.

Art. 6 – Organi consultivi, Commissioni e Comitati

1. Qualora in relazione alle prerogative sancite dall’articolo 6 del decreto legislativo 18 agosto
2000, n. 267 e s.m.i. recante il “Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali”,
l’Ordinamento comunale preveda la partecipazione al procedimento da parte di organi elettivi
periferici, anche mediante l’espressione di pareri di mera natura consultiva, questa dovrà
essere disciplinata con apposito regolamento di cui all’articolo 7 dello stesso decreto
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legislativo n. 267 del 2000, ed assicurata nell’ambito della conferenza dei servizi all’uopo
convocata.

Capo II - Altre procedure e adempimenti edilizi

Art. 7 – Autotutela e riesame dei titoli abilitativi rilasciati o presentati

Si applica quanto previsto dalla normativa vigente in materia edilizia ed amministrativa.

Art. 8 – Certificato di destinazione urbanistica

1. L’Amministrazione Comunale rilascia ai richiedenti, entro il termine di 30 giorni dal


ricevimento della relativa domanda e previa corresponsione dei dovuti diritti di segreteria, il
certificato urbanistico che specifica, per l’immobile oggetto della richiesta, le previsioni degli
strumenti urbanistici vigenti e adottati, la sussistenza di eventuali vincoli sovra ordinati,
nonché le modalità di intervento previste, la sussistenza di eventuali convenzioni urbanistiche
e/o di atti di asservimento agli indici urbanistici, se a conoscenza del Comune, e le
informazioni relative all’eventuale cessione di diritti edificatori, se a conoscenza del Comune.
2. L’unità organizzativa competente all’istruttoria edilizia, è comunque tenuta alla verifica
dell’attualità del certificato in relazione alla normativa successivamente intervenuta, nonché
ad eventuali variazioni degli strumenti di pianificazione urbanistica.
3. Se previsto dal Comune, esso può essere sostituito da un’attestazione resa dal progettista, nel
caso corredata da opportuna documentazione, riguardante i contenuti di cui al precedente
comma 1.
4. Il certificato di destinazione urbanistica ha validità di un anno se non siano intervenute
modificazioni agli strumenti urbanistici (art.30, comma 3 DPR 380/2001 e ss.mm.ii.).

Art. 9 – Proroga e rinnovo dei titoli abilitativi

1. Le procedure di proroga e rinnovo dei titoli edilizi sono regolamentate dall’articolo 6, commi
2 e 3 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i, previa comunicazione motivata
dell’interessato da notificarsi prima della scadenza dei medesimi termini.
2. In conformità a quanto stabilito ai commi 4 e 6 dello stesso articolo 6 della legge regionale
10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i., la realizzazione della parte dell’intervento non ultimata nel
termine stabilito, ancorché prorogato, è subordinata al rilascio di nuovo titolo abilitativo o
presentazione di nuova segnalazione certificata.

Art. 10 – Agibilità, sospensione dell’uso e dichiarazione di inagibilità

1. Nei casi previsti dalla normativa vigente, il soggetto titolare del titolo o atto abilitativo, e al
pari i suoi successori o aventi causa, presenta allo sportello unico per l’edilizia la segnalazione
certificata di agibilità (S.C.A.) ai sensi dell’articolo 24 del D.P.R n. 380/2001 es.m.i..
2. La segnalazione deve essere presentata all’Amministrazione comunale, secondo la specifica
modulistica unificata, nella quale sono specificati i requisiti tecnici e soggettivi relativi al
titolo abilitativo, corredata almeno dalla documentazione prevista dal comma 5 del citato
articolo 24 del DPR 380/2001 e ss.mm.ii..
3. La proprietà o l’amministratore sono tenuti alla conservazione della documentazione di cui
al punto precedente ai fini della costituzione del fascicolo di fabbricato di cui all’articolo 17.

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4. I SUE possono adottare, in relazione alle verifiche a campione, ai sensi del citato articolo 24,
comma 7, del DPR 380/2001 e ss.mm.ii., il sistema di controllo anche a campione, con una
percentuale minima del 10% delle S.C.A., con la verifica della documentazione ed ispezione
delle opere realizzate.
5. La mancata presentazione della segnalazione certificata di agibilità nel termine previsto dal
citato articolo 24, comma 2, del DPR 380/2001 e ss.mm.ii.., comporta l’applicazione della
sanzione pecuniaria amministrativa prevista dal comma 3 del medesimo articolo 24.
6. L’agibilità non può comunque essere certificata qualora siano ancora in corso interventi di
bonifica, e comunque prima del rilascio del certificato di avvenuta bonifica o suoi equipollenti.
In caso di monitoraggi da tenere attivi successivamente agli interventi di bonifica la
segnalazione certificata dovrà contenere l’atto di assenso dagli enti competenti per il
procedimento di bonifica. Lo stato di conservazione di coperture e manufatti contenenti
amianto dovrà essere adeguatamente monitorato e dovranno essere attuati, ove necessari, gli
interventi di bonifica, nel rispetto della normativa vigente.
7. É fatto obbligo ai proprietari di mantenere le costruzioni nelle condizioni igienico–sanitarie
di agibilità prescritte dalle leggi e dai regolamenti comunali; in caso di inosservanza delle
prescrizioni di cui in precedenza, l’Amministrazione comunale può ordinare i lavori di
risanamento necessari, ovvero dichiarare inagibile un immobile o parte di esso, su proposta
dell’Azienda U.S.L. ed ordinarne lo sgombero.

Art. 11 – Opere di urbanizzazione

1. L’esercizio dell’attività edilizia o il rilascio del permesso di costruire per interventi edilizi è
subordinato all’esistenza delle opere di urbanizzazione primaria o all’impegno del soggetto
interessato di procedere alla realizzazione delle medesime contestualmente all’esecuzione
degli interventi edilizi.
2. Le opere di urbanizzazione primaria e secondaria sono definite dalla normativa nazionale e
regionale vigente. Non si considerano opere di urbanizzazione gli allacciamenti alla rete
pubblica di qualsiasi natura, le reti dei sottoservizi privati e i relativi manufatti, nonché la
viabilità di esclusivo interesse privato.
3. Le opere di urbanizzazione possono essere realizzate all’esterno del perimetro degli ambiti di
atti di programmazione negoziata, di piani attuativi o programmi di intervento, disciplinati da
convenzioni o atti unilaterali d’obbligo qualora siano funzionali e/o complementari alla
trasformazione urbanistica e alla riqualificazione significativa dell’ambito territoriale di
riferimento.
4. Le urbanizzazioni secondarie possono essere reperite, in tutto o in parte, in aree o, come
dotazioni territoriali, in attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale in edifici
pubblici o privati.
5. Le opere di urbanizzazione primaria e secondaria realizzate, su aree cedute gratuitamente al
Comune, a cura e spese del soggetto interessato, possono essere ammesse a scomputo totale
o parziale dall’ammontare della quota di contributo relativa agli oneri di urbanizzazione dovuti
per la realizzazione dell’intervento edilizio.
6. In ogni caso l’ultimazione delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie e dei servizi
pubblici e di interesse pubblico o generale deve essere contestuale e/o anticipata rispetto a
quella degli interventi edilizi privati. Non sarà comunque possibile certificare l’agibilità
dell’immobile privato prima della conclusione delle opere di urbanizzazione primaria e
secondaria salvo deroghe espressamente motivate e previste.
7. Le opere di urbanizzazione primaria funzionali all’intervento che vengono previste a
scomputo dai corrispondenti oneri di urbanizzazione devono essere realizzate anche qualora

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i costi di tale realizzazione risultino superiori all’ammontare degli oneri dovuti per legge,
senza conguaglio.
8. L’Amministrazione comunale si riserva di individuare, mediante linee guida, le modalità
procedimentali che dovranno garantire la corretta e tempestiva realizzazione delle opere di
urbanizzazione e dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale nell’ambito dei
procedimenti urbanistici ed edilizi.

Art. 12 – Oneri di urbanizzazione e costo di costruzione: criteri applicativi e rateizzazioni

1. Il contributo di costruzione previsto dalla legge è composto dagli oneri di urbanizzazione


primaria e secondaria, dalla quota commisurata al costo di costruzione.
2. I costi degli oneri di urbanizzazione sono determinati con deliberazione del Consiglio
Comunale e riferite alla superficie lorda di pavimento o al volume oggetto di intervento. Il
contributo sul costo di costruzione è determinato secondo le modalità stabilite dalla normativa
vigente.
3. In caso di presentazione di segnalazione certificata di inizio dei lavori per interventi
comportanti la corresponsione del contributo di costruzione, il relativo calcolo deve essere
allegato alla segnalazione medesima.
4. Le componenti del contributo, il cui ammontare viene verificato in sede istruttoria, possono
essere versate anche in soluzioni rateali, secondo le modalità e con le garanzie stabilite con
determinazione dirigenziale.
5. Gli interventi di recupero abitativo dei sottotetti, di ristrutturazione edilizia, anche con
demolizione e ricostruzione, di traslazione di superfici e volumi fuori sagoma nell’ambito di
ristrutturazione edilizia, di ristrutturazione urbanistica, ove ammessi, sono soggetti al
pagamento del contributo di costruzione secondo le tariffe approvate dal Consiglio Comunale.
6. In caso di mutamento di destinazione d’uso, qualora dovuto, il pagamento del contributo di
costruzione è assoggettato alle previsioni del presente articolo, ivi comprese quelle in tema di
rateizzazione.
7. Con apposito regolamento comunale è determinata la quantificazione del contributo di
costruzione per le diverse categorie e tipologie di interventi, determinata in applicazione
degli articoli 7, 8 e 9 della legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.; con lo stesso
regolamento sono disciplinate le modalità di versamento delle somme dovute a titolo di
contributo e la destinazione dei proventi.

Art. 13 – Pareri preventivi


1. Le amministrazioni preposte al rilascio di pareri, autorizzazioni, nulla-osta o atti di assenso
comunque denominati, ai fini dell’espressione dell’avviso di propria competenza, si
atterranno esclusivamente alla valutazione sulla ammissibilità e sulla compatibilità dello
stesso con lo stato dei luoghi degli interventi per i quali è richiesto il titolo abilitativo, in
relazione alle specifiche competenze dell’amministrazione stessa. Detti atti di assenso sono
resi su richiesta dell’interessato direttamente dall’amministrazione comunale procedente.
2. Qualora non resi in precedenza i pareri preventivi delle amministrazioni di cui al comma 1
sono espressi in seno alla conferenza dei servizi convocata dal responsabile dello Sportello
unico per l’edilizia (S.U.E.) in conformità a quanto disposto dall’articolo 5, comma 1-bis del
D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i..
3. Con riferimento alle attività libere di cui all’articolo 3, della legge regionale 10 agosto 2016,
n.16 e s.m.i., i pareri preventivi richiesti dalle norme di tutela devono essere acquisiti prima

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dell’inizio dei lavori ed esibiti, su richiesta, ai soggetti deputati alle attività di vigilanza
urbanistica edilizia.
4. In conformità a quanto previsto dall’articolo 11 della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e
s.m.i., “l’interessato può richiedere allo sportello unico di provvedere all’acquisizione di tutti
gli atti di assenso, comunque denominati, necessari per l’intervento edilizio, o presentare
istanza di acquisizione dei medesimi atti di assenso contestualmente alla segnalazione”.
5. E’ fatto obbligo di dotarsi dei pareri di rito obbligatori in base a prescrizioni di norme di settore
in applicazione dell’articolo 3, commi 1 e 2, della legge regionale n.16/2016 e s.m.i., anche
per gli interventi relativi all’attività libera disciplinati dallo stesso articolo 3.

Art. 14 – Ordinanze, interventi urgenti e straordinari, e interventi sostitutivi

1. Le opere che si rendono necessarie al fine di evitare un pericolo imminente per l’incolumità
delle persone possono essere eseguite, anche in esecuzione di ordinanza comunale, senza
preventiva acquisizione del titolo abilitativo, sotto la responsabilità personale del committente
e del professionista incaricato.
2. Per le finalità di cui al comma 1, il proprietario deve dare immediata segnalazione dei lavori
allo Sportello Unico per l’Edilizia, attestando i presupposti legittimanti l’effettiva esistenza
del pericolo. Egli deve, altresì, presentare, entro venti giorni dall’inizio degli stessi, il progetto
e la corrispondente domanda di permesso di costruire o altro titolo edilizio, in relazione alla
natura dell’intervento.
3. Qualora, in seguito a verifica da parte dell’amministrazione, non venissero confermati i
presupposti di urgenza e pericolosità che hanno giustificato l’intervento, il proprietario si
impegna a demolire quanto realizzato ed a ripristinare lo stato dei luoghi, salvo che gli
interventi non possano essere comunque oggetto di procedimento in sanatoria.
4. Il soggetto richiedente, legittimato all’intervento, dopo la presentazione dell’istanza per
l’avvio del procedimento senza che allo stesso sia stato dato avvio, e comunque nel corsodel
procedimento, decorso il termine per la conclusione dello stesso o per l’adozione del
provvedimento espresso, può fare istanza affinché si proceda, nei tempi e nelle forme stabilite
dalla legge, in via sostitutiva nei confronti del responsabile del Procedimento o del Dirigente
che è rimasto inerte.
5. Il potere sostitutivo delle attività dei Responsabili del Procedimento spetta ai Dirigenti dei
Servizi; per gli atti attribuiti a questi ultimi, il potere sostitutivo spetta al Direttore
gerarchicamente sovraordinato.
6. Restano ferme le norme in materia di poteri sostitutivi regionali disciplinati dall’art. 49 della
legge regionale 11 agosto 2017, n. 16.

Art. 15 – Partecipazione al procedimento

1. Come previsto dagli articoli 7 e 9 della legge n. 241/1990 e s.m.i., e dagli articoli 11 e 12 della
legge regionale 21 maggio 2019, n. 7, i soggetti interessati al procedimento possono produrre
memorie scritte e documenti.
2. Gli atti di partecipazione al procedimento di cui al presente articolo, sono redatti in carta libera
e senza alcun vincolo di forma, devono recare le generalità del soggetto proponente e devono
specificare nel dettaglio i motivi dell’istanza o della comunicazione e possono essereinoltrati
all’ufficio comunale competente anche in forma digitale.
3. La richiesta di accesso agli atti amministrativi è disciplinata dagli articoli da 22 a 28 della
legge n. 241 del 1990 e s.m.i.

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Art. 16 – Pubblicità, trasparenza ed economicità dell’azione amministrativa

1. L’Amministrazione comunale, nell’esame e rilascio dei titoli abilitativi, si attiene ai principi


di pubblicità, trasparenza, partecipazione, efficacia ed efficienza, di amministrazione digitale,
di definizione e individuazione delle responsabilità, nel rispetto di quanto previsto dalla
normativa vigente, anche con riferimento agli atti e documenti già in suo possesso,
provvedendo qualora conveniente per consentire la celerità dell’azione amministrativa alla
riunione dei procedimenti amministrativi connessi in ragione della natura degli interessi
pubblici e/o privati coinvolti nei medesimi procedimenti.
2. L’Amministrazione Comunale, provvede all’aggiornamento periodico del proprio sito
internet istituzionale, nel rispetto delle disposizioni normative e regolamentari in materia di
pubblicità e trasparenza, mediante pubblicazione:
- della modulistica che l’interessato deve presentare per ogni procedimento edilizio,
unitamente all’elenco degli atti e documenti da allegare;
- dell’elenco degli uffici anche decentrati ove è possibile presentare i progetti di opere edilizie
o chiedere informazioni sugli interventi in corso di esecuzione;
- delle disposizioni di legge e regolamentari, le circolari, le disposizioni interne, le determine
e gli atti attinenti l’attività edilizia e la sua disciplina, nonché l’elenco completo della
documentazione richiesta e le modalità operative delle procedure;
- l’elenco dei procedimenti riguardanti le richieste di formazione di titolo abilitativo;
- l’elenco delle autorizzazioni, nulla-osta o pareri necessaria ai fini della presentazione o del
rilascio del titolo abilitativo;
- i nominativi del Responsabile del Procedimento e del Dirigente cui è attribuito il potere
sostitutivo nel caso di inerzia nella conclusione del procedimento;
- l’organigramma delle strutture competenti per i procedimenti ed i recapiti telefonici e di
posta elettronica, anche certificata.

Art. 17 – Il “Fascicolo del fabbricato”

1. Allo scopo di promuovere il “fascicolo del fabbricato” di cui all’art.32 della legge regionale
6 agosto 2021, n.23, lo stesso è redatto, in fase di prima applicazione, per le nuove costruzioni
oppure per le costruzioni oggetto di ristrutturazione edilizia o ampliamento, pubbliche o
private, realizzate dopo l’entrata in vigore della legge regionale 6 agosto 2021, n.23, da
professionisti abilitati e iscritti agli Ordini/Collegi professionali, su incarico del proprietario
o dell’amministratore del condominio. L’acquisizione presso gli uffici pubblici, a livello
centrale e locale, della documentazione tecnico-amministrativa necessaria allapredisposizione
del fascicolo del fabbricato, avviene senza oneri per la parte interessata.
2. Il fascicolo contiene, preferibilmente in forma digitale, i seguenti elementi fondamentali:
a) l’individuazione catastale e georeferenziazione dell’immobile;
b) titoli abilitativi relativi alla costruzione del fabbricato e delle successive modifiche
strutturali (compresi eventuali sopralzi), corredati dei relativi elaborati grafici;
c) documentazione relativa ad eventuali acquisizioni e scambi di diritti edificatori,
nonché atti di asservimento delle eventuali porzioni pertinenziali all'intero edificio;
d) copia del certificato di agibilità ovvero di Segnalazione certificata di agibilità (SCA)
con allegata la documentazione richiesta dalla normativa vigente;
e) copia dell’autorizzazione del Genio Civile;
f) elaborati tecnici relativi agli impianti comuni realizzati nel fabbricato ed agli interventi
di manutenzione e modifica degli stessi, corredati delle relative certificazioni di
conformità e dei relativi elaborati grafici;

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g) indicazioni circa la presenza e le modalità di uso e manutenzione dei dispositivi di


sicurezza predisposti per gli interventi di manutenzione, corredati dei relativi elaborati
grafici;
h) relazione energetica di cui al D.lgs 192/2005 (ex legge 10/1991);
i) certificati di prevenzione incendi, o altro previsto dalla medesima normativa, corredati
dei relativi elaborati grafici.
3. L’Amministrazione comunale può stabilire di ampliare ai fabbricati esistenti la redazionedel
fascicolo del fabbricato, in tal caso lo stesso conterrà i dati di cui alla scheda allegata al
presente Regolamento (Allegato “B”).
4. Il fascicolo del fabbricato è tenuto dal proprietario o dall’amministratore del condominio,che
dovranno trasmetterlo al Comune di appartenenza anche a seguito di eventuali aggiornamenti.
In caso di vendita il suddetto fascicolo è consegnato al nuovo proprietario; analogamente è
consegnato nel caso di subentro di un nuovo amministratore condominiale.
5. Fermo restando quanto previsto ai precedenti commi 3 e 4, tutte le pratiche edilizie presentate
dopo la data di entrata in vigore del presente Regolamento e per qualsiasi tipo di intervento,
nonché le certificazioni acquisite, dovranno essere conservate dal proprietario relativamente
alla singola unità immobiliare, o dall’Amministratore nel caso di condomini, i quali dovranno
consegnarne copia ai successivi acquirenti in caso di vendita e al successivo Amministratore
in caso di modifica dell’incarico.

TITOLO II – DISCIPLINA DELLA ESECUZIONE DEI LAVORI

Capo I - Norme procedimentali sull’esecuzione dei lavori

Art. 18 – Inizio, differimento e fine dei lavori

1. Nel caso della C.I.L.A. e della S.C.I.A. la comunicazione di inizio dei lavori coincide con la
presentazione del titolo e pertanto dovranno essere contestualmente adempiuti tutti gli
obblighi di legge inerenti.
2. Per le Comunicazioni di Inizio Lavori Asseverate (C.I.L.A.) i Comuni possono disciplinare
le modalità di controllo a campione ai sensi art. 6 bis, comma 4, del D.P.R. 6 giugno 2001,
n. 380 e ss.mm.ii., nella misura minima del 10% rispetto al numero di quelle pervenute al
Comune, in un determinato periodo di tempo.
Le CILA selezionate a campione sono sottoposte a verifica istruttoria in ordine ai seguenti
quattro elementi:
- all’idoneità dell’istituto della CILA in relazione alla classificazione tecnico/giuridica
dell’intervento;
- alla conformità dell’intervento allo strumento urbanistico vigente;
- alla veridicità delle dichiarazioni sostitutive di certificazioni e di notorietà;
- alla veridicità di quanto dichiarato dal tecnico progettista nella relazione tecnica di
asseverazione.
Tutte le CILA/SCIA/SCA Agibilità trasmesse sono sempre sottoposte al controllo di verifica
di completezza documentale.
Le CILA non rientranti nei controlli a campione sono archiviate previo inserimento nel
programma telematico di gestione delle pratiche edilizie e controllo di verifica di completezza
documentale.
3. Nel caso del Permesso di Costruire i lavori devono avere inizio entro un anno dalla
comunicazione al richiedente dell’avvenuto rilascio del titolo, fatte salve diverse

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disposizioni legislative; pertanto è necessario presentare la comunicazione di inizio dei lavori


con tutti gli adempimenti connessi entro tale data.
4. L’inizio dei lavori, ai sensi dell’articolo 6, comma 2, della legge regionale n. 16/2016 e s.m.i.,
deve intendersi riferito a concreti lavori edilizi. Pertanto, i lavori debbono ritenersi "iniziati"
quando consistano nel concentramento di mezzi e di uomini, cioè nella compiuta
organizzazione del cantiere e nell’innalzamento di elementi portanti o nell’esecuzione di scavi
coordinati al getto delle fondazioni del costruendo edificio. L’Amministrazione comunale
vigilerà affinché il termine di decadenza del permesso non venga eluso con ricorso ad
interventi fittizi e simbolici.
5. Nel caso di interventi assentiti con permesso di costruire, il termine di inizio lavori può essere
prorogato, previa comunicazione motivata ex art. 6, comma 2, legge regionale 10 agosto 2016,
n.16 e successive modificazioni.
6. Nel caso di opere pubbliche o di interesse pubblico generale il cui finanziamento sia previsto
in più esercizi finanziari, in presenza di comprovate motivazioni di ordine finanziario, detto
termine può essere prorogato sino alla concessione del finanziamento, senza alcun aggravio
istruttorio.
7. Decorsi inutilmente i termini per l’inizio dei lavori ed in assenza di provvedimento di proroga,
il titolo edilizio decade, con diritto del richiedente alla restituzione dei contributi versati, fatte
salve diverse disposizioni legislative.
8. Prima dell’inizio dei lavori, per le pratiche di permesso di costruire, deve essere presentata la
comunicazione relativa alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
9. La segnalazione certificata di inizio attività conserva efficacia per tre anni a decorrere
dall’inizio dei lavori, fatte salve diverse disposizioni legislative finalizzate ad eventuali
proroghe.
10. Per tutti gli interventi realizzati mediante S.C.I.A., ultimate le opere, dovrà essere
presentata allo sportello unico la comunicazione di fine dei lavori corredata di un certificato
di collaudo finale a firma di un tecnico abilitato, con il quale si attesta la conformità
dell’opera al progetto presentato, secondo il modello pubblicato sul sito web del Comune.
L’unità organizzativa competente all’istruttoria del titolo originario potrà accertare
l’avvenuta regolare realizzazione delle opere e la compatibilità delle eventuali variazioni al
progetto inizialmente approvato.

Art. 19 – Varianti

Si applica quanto previsto dalla normativa vigente in materia edilizia ed amministrativa.

Art. 20 – Mancata ultimazione dei lavori

1. Ove l’intervento edilizio non risulti ultimato nei termini indicati nei titoli edilizi, l’esecuzione
della residua parte è classificata come l’intervento originario, salvo che i lavori non ultimati
riguardino opere di finitura e l’impiantistica.
2. L’esecuzione delle opere mancanti, fermo restando quanto previsto dal successivo comma 3,
è assoggettata alla corresponsione della differenza dei contributi di costruzione, in relazione
alle variazioni tariffarie intervenute medio tempore e proporzionata all’incidenza economica
delle opere mancanti rispetto al costo totale dell’opera.
3. Solo qualora l’intervento non ultimato sia di nuova costruzione o di ristrutturazione con
demolizione e ricostruzione e le relative opere risultino già finite al rustico, ai fini
dell’istruttoria del procedimento edilizio dell’intervento di completamento, si terrà conto delle
sole opere mancanti che verranno qualificate di manutenzione straordinaria.

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

Art. 21 – Occupazione di suolo pubblico

1. Coloro che per l’esecuzione dei lavori di cui all’art.18 del presente Regolamento, intendano
occupare temporaneamente il suolo, il sottosuolo e lo spazio pubblico devono rivolgere al
Comune apposita domanda secondo i regolamenti di settore vigenti. L’ufficio comunale
competente, nel rilasciare la concessione del suolo, fissa le norme e le prescrizioni da seguire
nel corso dell’occupazione, nonché il periodo massimo di durata della stessa. “L’occupazione
potrà essere effettuata dal momento della presentazione dell’istanza, corredata di tutti i
documenti necessari di cui al Regolamento della Pubblicità e delle ricevute di pagamento del
CUP qualora previste, fermo restando l’istruttoria che dovrà essere espletata dall’ufficio per
il rilascio della concessione” .
“E’ consentito, alle attività turistiche ricettive, riservare una area da destinare a carico e
scarico nel rispetto dei criteri che verranno adottati dall’Amministrazione attiva su
proposta degli Uffici competenti purché nelle immediate vicinanze della struttura.”
2. Al termine della concessione, il concessionario deve ripristinare l’area oggetto della
medesima.
3. L’occupazione permanente del suolo, del sottosuolo e dello spazio pubblico è concessa dal
Comune purché sia compatibile con le condizioni delle proprietà confinanti e con le esigenze
della viabilità.
4. L’autorizzazione è subordinata al pagamento di un canone di occupazione di spazi ed aree
pubbliche ed al versamento cauzionale per la rimessa in pristino, ove necessario, del
terrazzamento o della pavimentazione o della vegetazione, da effettuare entro il termine fissato
dall’autorizzazione stessa.
5. Trascorsi sessanta giorni dall’avvenuto ripristino del suolo pubblico manomesso, il deposito
cauzionale viene restituito per intero o in parte, a seconda che il ripristino sia stato eseguito a
regola d’arte o meno.
6. Il restauro del pavimento stradale, dei marciapiedi e di altri manufatti alterati dal titolare della
concessione o per causa di questi, viene eseguito dal Comune sotto la direzione dell’ufficio
tecnico a spese del titolare stesso, qualora questi non provveda alla esecuzione delle opere
entro il termine stabilito all’uopo dall’amministrazione comunale.
7. Nell’atto di autorizzazione, il Comune stabilisce le prescrizioni da seguire durante
l’esecuzione dell’opera, sia in prosieguo di tempo.
8. È vietato eseguire scavi nella pavimentazione di strade pubbliche o aperte al pubblico transito
per piantarvi pali, immettere o restaurare condutture del sottosuolo, costruire e restaurare
fogne e qualsiasi altro lavoro nel suolo pubblico senza l’autorizzazione del Comune, in cui
siano specificatamente indicate le norme da osservare nella esecuzione dei l avori. Il rilascio
della suddetta autorizzazione è subordinato alla presentazione della domanda indicante i
lavori che si intendono eseguire, al pagamento della relativa tassa, al deposito di garanzie da
effettuarsi presso la tesoreria del comune, sul quale lo stesso Comune avrà piena facoltà di
rivalersi delle eventuali penali e delle spese non rimborsate dagli interessati.
9. In occasione di lavori per l’apertura di passi carrabili, l’Amministrazione comunale potrà
chiedere ai privati la realizzazione degli stessi secondo le indicazioni che, di volta in volta,
verranno impartite dai competenti Uffici comunali e previa costituzione di apposita polizza
fideiussoria a garanzia del suolo pubblico, che sarà svincolata dall’Amministrazione solo ad
avvenuta constatazione della regolare ultimazione dei lavori. La constatazione sarà eseguita
entro 30 giorni dalla richiesta. altro articolo
10. I proprietari devono sostenere le spese di sistemazione e relativa pavimentazione dei
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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

marciapiedi fronteggianti le rispettive proprietà nel caso di manomissione e danneggiamento


degli stessi per lavori edilizi eseguiti all’interno delle singole proprietà e nel caso di
manomissione autorizzata del suolo pubblico, devono provvedere alla sua sistemazione e
mantenimento, fermo restando l’obbligo di ripristino del marciapiede a propria cura e spese
nel caso di rinuncia e/o revoca di passo carrabile.
11. I proprietari devono garantire l’igiene, il decoro e la pulizia dei marciapiedi fronteggianti le
rispettive proprietà. Qualora ciò non avvenga l’Amministrazione potrà intervenire in
sostituzione, fatta salva ogni azione di rivalsa nei confronti dei proprietari.
12. L’installazione di pensiline e passaggi coperti tramite occupazione di suolo pubblico
finalizzati all’esecuzione dei lavori di cui all’art. 18, necessita di preventivo assenso
dell’Amministrazione comunale ed è soggetta al pagamento del canone ove dovuto e come
richiesto dall’apposito “Regolamento comunale sulla occupazione del suolo pubblico”.
13. I manufatti provvisori, a servizio dei cantieri, sono fabbricati in struttura leggera e facilmente
amovibili, destinati ad assolvere ad esigenze meramente temporanee e come tali non sono
considerati nuove costruzioni e la loro permanenza è collegata alla durata dei lavori.
14. Nei casi di forza maggiore o per motivi urgenti, speciali e imprevedibili di rilevante interesse
pubblico, oppure quando occorra provvedere senza indugio all’esecuzione di lavori,
l’occupazione è consentita, eccezionalmente, anche prima di avere presentato la domanda e
conseguito il rilascio del provvedimento di concessione. L’occupante ha l’obbligo di dare
immediata comunicazione dell’occupazione all’ufficio comunale competente e deve
presentare la domanda di concessione in sanatoria, entro il terzo giorno lavorativo seguente
all’inizio dell’occupazione. La quietanza di pagamento deve essere esibita al momento del
rilascio della concessione. Nell’ipotesi di accertamento negativo delle ragioni di cui al
presente comma, l’occupazione si considera abusiva.

Art. 22 – Comunicazioni di avvio delle opere relative a bonifica, comprese quelle per amianto,
ecc.

1. I proprietari hanno l’obbligo di mantenere le costruzioni in condizioni di agibilità, di decoro,


di idoneità igienica e di sicurezza socio-ambientale, assicurando tutti i necessari interventi.
2. È altresì obbligo, nel caso di manufatti contenenti amianto, darne comunicazione al Comune
ai fini del censimento regionale e, qualora ne sussistano i presupposti, porre in essere tutti gli
interventi prescritti dalla normativa nazionale e regionale.
3. Il recupero urbano, la riqualificazione sociale e funzionale delle aree e/o degli edifici sono
valori di interesse pubblico da tutelare mediante attività a difesa della qualità urbana, del
decoro e dell’incolumità pubblica.
4. I proprietari o i titolari di diritti su tali beni devono provvedere alla custodia, alla
manutenzione e al decoro degli stessi, anche al fine di evitare fenomeni di degrado urbano,
occupazioni abusive, nonché situazioni di pericolo per l’ordine pubblico, l’integrità fisica della
popolazione e la sicurezza urbana. Le aree devono essere adeguatamente recintate e sottoposte
ad interventi periodici di pulizia, cura del verde, e, se necessario, di disinfestazione o di
derattizzazione. In particolari situazioni di rischio dovute alla presenza di amianto, serbatoi,
linee di raccolta e smaltimento delle acque si deve provvedere al mantenimento in efficienza
e sicurezza delle strutture interessate o alla loro bonifica.
5. Nei cantieri interessati sia da lavori edili sia da lavori di bonifica dei terreni, devono essere
adottate tutte le precauzioni opportune al fine di evitare interferenze tra le due tipologie di
lavori. Le aree del cantiere interessate dai lavori di bonifica dei terreni non dovranno essere
sottoposte a rimaneggiamenti o escavazioni se non previo parere dell’ufficio competente.
6. E’ ammesso, compatibilmente con le caratteristiche e lo stato dei condotti, lo scarico a tempo
determinato in fognatura di acque di falda solo se prelevate nel quadro di interventi dibonifica
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del suolo o per porre rimedio in via transitoria ad emergenze idrauliche. L’autorizzazione è
rilasciata previo parere tecnico del Gestore del Servizio Idrico Integrato.

Capo II - Norme tecniche sull’esecuzione dei lavori

Art. 23 – Principi generali dell’esecuzione dei lavori

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1. Agli effetti dell’art. 3, comma 3, della l.r. 16/2016 e s.m.i. (attività libera asseverata), dell’art.
29 del DPR 380/2001 (permesso di costruire segnalazione certificata di inizio attività) e
dell’art. 64, commi 4 e 5 dello stesso DPR 380 (strutture) il committente, il tecnico
asseveratore , il progettista e il costruttore sono responsabili della conformità delle opere alla
normativa, alle previsioni degli strumenti urbanistici, nonché, unitamente al direttore dei
lavori, a quelle del titolo abilitativo e alle modalità esecutive stabilite da quest’ultimo.
2. Le eventuali sostituzioni del costruttore e del direttore dei lavori debbono essere
tempestivamente denunciate all’amministrazione comunale dal titolare e dagli interessati. I
subentranti sono tenuti a sottoscrivere il titolo abilitativo e gli elaborati di progetto, in difetto
risultando le suddette sostituzioni prive di effetto. In caso di sostituzione del direttore dei
lavori o del costruttore, i lavori devono essere sospesi fino alle suddette sottoscrizioni dei
subentranti.
3. Il progettista, nell’ambito della propria specifica competenza, ha la responsabilità diretta della
progettazione di tutte le strutture dell’opera e della conformità del progetto alle prescrizioni
delle leggi vigenti e degli strumenti urbanistici.
4. Il direttore dei lavori ed il costruttore, ciascuno per la parte di propria competenza, hanno la
responsabilità della conformità dell’opera al progetto, della qualità dei materiali impiegati,
nonché, per quanto riguarda gli elementi prefabbricati, della posa in opera.
5. Il direttore dei lavori, il costruttore e l’assistenza ai lavori hanno in ogni caso la piena
responsabilità della idoneità dei mezzi e dei provvedimenti od accorgimenti necessari per
evitare pericoli di qualsiasi genere che possono provenire dalla esecuzione dei lavori.

Art. 24 – Punti fissi di linea e di livello

1. Prima di iniziare i lavori per interventi oggetto di prescrizioni planivolumetriche (piani


urbanistici o titoli abilitativi convenzionati), l’avente titolo è tenuto a richiedere al Dirigente
preposto all’unità organizzativa che ha curato l’istruttoria relativa allo strumento plani
volumetrico, la ricognizione della linea di confine tra gli spazi pubblici e l’area di pertinenza
della costruzione. Nell’esecuzione dell’opera, l’avente titolo deve attenersi ai punti fissi di
linea e di livello che gli dovranno essere comunicati entro venti giorni dalla presentazione
della domanda di cui sopra.
2. Prima di iniziare gli scavi per nuove costruzioni, anche su aree che non confinino con spazi
pubblici, ovvero per costruzioni previste da strumenti di pianificazione esecutiva, l’avente
titolo è tenuto a contrassegnare, mediante segnalazioni o picchettature, la collocazione sul
terreno delle costruzioni stesse, conformemente alle previsioni di progetto. Tali picchettature
dovranno essere comunicate all’unità organizzativa competente e restare esposte per un
periodo di almeno 10 giorni da tale comunicazione, trascorso tale termine i lavori possono
essere iniziati.
3. Le operazioni di cui al comma 1 possono essere eseguite da personale del Comune oppure
da diverso personale messo a disposizione dal titolare e dall’assuntore dei lavori, sotto la
direzione di un funzionario comunale indicato dal Responsabile del Procedimento. Le
operazioni di cui al comma 2 sono eseguite dall’assuntore dei lavori, salva la possibilità di
verifica da parte degli uffici comunali. Delle operazioni di cui al comma 1 è redatto verbale
che viene sottoscritto anche dalle parti private per presa d’atto; tutte le spese sono a carico del
richiedente. Le costruzioni private non possono occupare il suolo pubblico salva formale
concessione; dette costruzioni devono essere progettate e costruite in modo da non trasmettere
spinte orizzontali permanenti verso il suolo pubblico.

Art. 25 – Conduzione del cantiere e recinzioni provvisorie

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1. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 29 (Sicurezza e controllo nei cantieri, …), tutti
i cantieri dovranno essere installati secondo le regole di sicurezza e di custodia ed essere dotati
di tutti gli impianti antinfortunistici idonei, previsti dalle normative vigenti in materia di
prevenzione, segnalazione, protezione, allarme, antincendio, pericolosità, per la salvaguardia
degli operatori addetti e della sicurezza pubblica. Devono inoltre essere messiin atto tutti gli
accorgimenti atti a evitare inquinamento acustico, atmosferico, dei terreni, di falda, o di
qualsiasi altro genere.
2. Salvo quanto più restrittivamente previsto dal Piano di Sicurezza e Coordinamento del
cantiere e dal Regolamento Condominiale qualora si tratti di lavori all’interno di un edificio,
a maggior tutela del vicinato, le attività di cantiere possono essere svolte nei seguenti orari,
fatti salvi gli eventuali diversi orari previsti dai regolamenti locali:
- nei mesi da ottobre ad aprile tra le ore 7.30 e le ore 19.00 nei giorni feriali, il sabato dalle
ore 8.30 alle ore 13.00;
- nei mesi da maggio a settembre tra le ore 7.30 e le ore 19.30 nei giorni feriali, il sabato
dalle ore 8.00 alle ore 12.30.
I cantieri che necessitano di operare in orari diversi da quanto sopra indicato e i cantieri che
operano a ciclo continuo dovranno essere appositamente autorizzati.
3. I cantieri dovranno essere dotati delle attrezzature di servizio ai lavoratori, occorrenti e
prescritti dalle apposite normative. Le attrezzature di servizio per i lavoratori, realizzate nei
cantieri edili, destinate alla permanenza di persone, compresi i servizi igienici, devono essere
conformi alle norme igienico-sanitarie, sotto la responsabilità dell’assuntore dei lavori. Le
stesse devono essere costruite con materiali leggeri e la loro permanenza non potrà eccedere
quella prevista per la durata dei lavori cui sono funzionali. I relativi impianti di acqua
potabile e di fognatura devono, ove possibile, essere allacciati alle reti comunali; in caso
contrario il primo deve essere alimentato con acqua riconosciuta potabiledall’Unità operativa
competente dell’ASL e il secondo sostituito con bagni chimici o bottino mobile secondo le
prescrizioni vigenti. È vietato usare acqua dei canali pubblici e divergere o impedire il corso
degli stessi senza preventiva e formale concessione.
4. Nei cantieri interessati sia da lavori edili sia da lavori di bonifica dei terreni, devono essere
adottate tutte le precauzioni opportune al fine di evitare interferenze tra le due tipologie di
lavori. Le aree del cantiere interessate dai lavori di bonifica dei terreni non dovranno essere
sottoposte a rimaneggiamenti o escavazioni se non previo parere dell’ufficio competente.
5. L’avente titolo, prima di dar corso a interventi su aree poste in fregio a spazi pubblici o aperti
al pubblico, deve, previa comunicazione all’Amministrazione comunale, recintare
provvisoriamente l’area impegnata dai lavori o, comunque, adottare i diversi accorgimenti
tecnici secondo prescrizioni che saranno impartite dalle unità organizzative competenti; la
comunicazione deve essere corredata dal nulla-osta degli enti esercenti le condutture e i cavi
aerei e sotterranei eventualmente interessati.
6. In ogni caso devono essere adottati provvedimenti atti a salvaguardare l’incolumità pubblica,
ad assicurare il pubblico transito e a evitare la formazione di ristagni d’acqua. Le porte ricavate
nelle recinzioni provvisorie non devono aprirsi verso l’esterno e devono rimanere chiuse
quando i lavori non sono in corso. Qualora sia necessaria l’apertura verso l’esterno per
ottemperare alle norme vigenti in materia di sicurezza, le porte devono essere realizzate in
modo da non costituire intralcio e pericolo per il pubblico transito. Gli angoli sporgenti delle
recinzioni o di altre strutture di cantiere devono essere dipinti per tutta la loroaltezza a strisce
bianche e rosse con vernice riflettente e muniti di segnale illuminato a luce rossa che deve
rimanere acceso dal tramonto al levar del sole.
7. Le recinzioni provvisorie devono avere aspetto decoroso ed essere alte almeno 2 metri.

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8. L’avente titolo, quando le opere di recinzione comportino l’occupazione temporanea di area


pubblica, deve preventivamente richiedere all’Amministrazione Comunale la relativa
concessione; se la recinzione racchiude manufatti che interessino servizi pubblici deve essere
consentito pronto e libero accesso agli addetti a tali servizi.
9. Quando sia necessario prolungare l’occupazione oltre il termine stabilito, l’avente titolo ha
l’obbligo di presentare, almeno quindici giorni prima della scadenza, domanda di rinnovo
della concessione, indicando la presumibile durata dell’ulteriore occupazione.
10. Immediatamente dopo il compimento dei lavori, il costruttore deve provvedere alla rimozione
dei ponti, barriere o recinzioni, posti per il servizio dei medesimi, restituendo alla circolazione
il suolo pubblico, libero da ogni ingombro o impedimento.
11. Le opere esterne sui fabbricati prospettanti su aree pubbliche o aperte al pubblico possono
effettuarsi solo previa realizzazione di recinzione chiusa dei fabbricati medesimi o con
analoghe misure protettive idonee ad assicurare l’incolumità pubblica.
12. Le norme del presente articolo non si applicano in caso di lavori di durata inferiore alla
settimana, purché vengano adeguatamente vigilati e/o segnalati e siano messe in atto idonee
misure protettive per evitare ogni possibile inconveniente.

Art. 26 – Cartelli di cantiere

1. In conformità a quanto previsto all’articolo 20, comma 6, del DPR 380/2001 e s.m.i., gli
estremi del permesso di costruire sono indicati nel cartello esposto presso il cantiere, secondo
le modalità stabilite dal presente regolamento edilizio e fatti salvi ulteriori prescrizioni dettati
dai regolamenti comunali.
2. Per i lavori soggetti a titolo abilitativo, deve essere esposta in posizione ben visibile sul luogo
dei lavori e per tutta la durata degli stessi una tabella avente dimensioni minime di cm
……………. (60x90 o 40x60), recante le seguenti indicazioni:
- estremi della data di presentazione della comunicazione asseverata o della segnalazione
certificata di inizio attività;
- data e numero del permesso di costruire;
- il nome del titolare, del costruttore, del direttore lavori, del progettista, del calcolatore delle
opere strutturali, del coordinatore per la progettazione e del coordinatore per l’esecuzione dei
lavori (D.L. 494/96);
- il nome degli installatori degli impianti e, qualora sia previsto il progetto, il nome dei
progettisti degli impianti (D.P.R. 447/91);
- il nome dell’impresa assuntrice dei lavori e del responsabile del cantiere;
- il nome del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.
3. La tabella e le scritte sono esenti dal pagamento di tasse e di diritti comunali. Nei cantieri edili
devono essere tenuti a disposizione copia dell’eventuale titolo abilitativo e dei relativi
elaborati grafici. L’assuntore dei lavori deve essere presente in cantiere o deve assicurare la
presenza permanente in loco di persona idonea che lo rappresenti, quale responsabile di
cantiere.

Art. 27 – Criteri da osservare per scavi e demolizioni

1. Prima dell’edificazione il terreno deve essere bonificato da eventuali materiali inquinanti.


2. La stabilità degli scavi deve essere assicurata in modo da resistere alla spinta del terreno
circostante e da non compromettere la sicurezza di edifici e impianti posti nelle vicinanze,
nonché delle sedi stradali. A tale scopo dovrà essere richiesta all’Amministrazione la formale
consegna di un’adeguata porzione di sede stradale.

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3. L’installazione di tiranti ricadenti nel sottosuolo pubblico è soggetta a specifica richiesta;


qualora la collocazione dei tiranti inerisca proprietà di terzi questa dovrà essere
precedentemente assentita dalle medesime proprietà.
4. La sicurezza degli edifici e degli impianti circostanti va comunque verificata mediante idonee
operazioni di misura e di monitoraggio, effettuate a cura dell’avente titolo o dell’assuntore dei
lavori. Le misurazioni devono interessare la zona circostante gli scavi e devono comprendere
tutti gli immobili che possano essere interessati in relazione alle caratteristiche degli scavi.
5. Ogni anomalia riscontrata, sia nei valori delle misure di monitoraggio sia riguardante
infiltrazioni d’acqua o eventuali lesioni negli edifici, andrà tempestivamente comunicata
all’autorità comunale, fermo restando l’obbligo dell’avente titolo o dell’assuntore dei lavori
di sospendere ogni operazione di scavo e di effettuare tutti gli interventi necessari a garantire
la sicurezza dei luoghi.
6. Gli scavi non devono impedire o disturbare l’ordinario uso degli spazi pubblici e in specie di
quelli stradali; ove risulti necessaria l’occupazione di tali spazi, deve essere richiesta formale
concessione all’autorità comunale.
7. Sono interventi di demolizione gli interventi volti a rimuovere, in tutto o in parte, manufatti
preesistenti, qualunque sia l’utilizzazione successiva dell’area risultante. Le demolizioni da
eseguire nell’ambito di interventi edilizi sono autorizzate nell’ambito delle procedure
prescritte per gli interventi di cui fanno parte, fermo restando quanto prescritto dalla normativa
vigente.
8. I materiali di risulta dagli scavi, qualora non contaminati, possono essere riutilizzati in sito,
utilizzati in qualità di sottoprodotti o smaltiti come rifiuti, in conformità a quanto previsto
dalla normativa vigente. Il proponente è tenuto a dichiarare le modalità di gestione prescelte
all’atto della presentazione dei titoli edilizi o in variante agli stessi.
9. L’utilizzo dei materiali da scavo in qualità di sottoprodotti, esclusi dalla nozione di rifiuto, è
ammesso nel rispetto di tutti i requisiti, delle modalità e degli adempimenti previsti dalla
normativa vigente che devono essere assolti comunque prima dell’inizio dei lavori di scavo.
Il proponente è tenuto a dare tempestiva informazione al Responsabile del procedimento
urbanistico/edilizio in merito all’assolvimento degli adempimenti richiesti dalle norme
vigenti.
10. I materiali da scavo che il proponente l’intervento non intende escludere dalla nozione di
rifiuto, devono essere gestiti nel rispetto della disciplina normativa dei rifiuti e non
necessitano di alcun atto di assenso preliminare.
11. Restano fermi gli obblighi di comunicazione agli Enti preposti in merito al rinvenimento di
eventuali potenziali contaminazioni ai sensi delle norme vigenti.

Art. 28 –Tolleranze costruttive

Costituiscono tolleranze costruttive quanto prescritto all’art.34 bis del DPR n.380/2001 e ss.
mm.ii..

Art. 29 – Sicurezza e controllo nei cantieri, misure per la prevenzione dei rischi nelle fasi di
realizzazione dell’opera

1. Tutte le strutture provvisionali del cantiere edilizio (ponti di servizio, impalcature, rampe,
scale, parapetti o simili) devono avere requisiti di resistenza e di stabilità ed essere dotate di
protezioni per garantire l’incolumità delle persone e l’integrità delle cose; esse devono altresì
conformarsi alle vigenti disposizioni di legge per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.

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2. Le fronti dei ponti vanno chiuse con stuoie o graticci o altro mezzo idoneo e provviste di
opportune difese di trattenuta nonché di idonei strumenti per lo scarico dei materiali.
3. Le scale aeree, i ponti mobili o gli apparecchi di sollevamento non possono essere posti in
esercizio se non sono muniti di certificato di collaudo rilasciato dalle autorità competenti; ogni
altro macchinario impiegato nei cantieri edili deve rispondere alle norme di legge e alle
prescrizioni degli Enti cui è affidata la vigilanza in materia.
4. In caso di interruzione dei lavori, devono essere eseguite le opere necessarie a garanzia della
sicurezza, a tutela dell’ambiente, dell’igiene e del decoro. In difetto il Dirigente preposto
ingiunge gli opportuni provvedimenti, salva la facoltà di intervento sostitutivo a spese
dell’inadempiente.
5. Nel corso dei lavori devono essere messe in atto tutte le misure idonee a tutelare glieventuali
abitanti di altre unità immobiliari dell’edificio e degli edifici adiacenti.
6. L’Amministrazione può in caso di pericolo, idoneamente accertato, per le unità immobiliari
adiacenti, sospendere l’intervento, prescrivendo al titolare dello stesso o all’assuntore la
realizzazione di interventi di messa in sicurezza e ripristino necessari alla tutela degli immobili
adiacenti. La ripresa dei lavori può essere condizionata all’effettiva realizzazione degli
eventuali interventi di messa in sicurezza e ripristino necessari alla tutela degli immobili
adiacenti.

Art. 30 – Ulteriori disposizioni per la salvaguardia dei ritrovamenti archeologici e per gli
interventi di bonifica e di ritrovamenti di ordigni bellici

1. Rinvenimenti e scoperte. Chiunque compia scoperte di presumibile interesse paleontologico,


storico, artistico, archeologico, di cui al D.Lgs 22 gennaio 2004, n. 42, è onerato di denunciare
immediatamente alla Soprintendenza o alla più vicina stazione dei Carabinieri, il
ritrovamento, e di sospendere i lavori in attesa del sopralluogo della Soprintendenza predetta.
Il titolare del permesso di costruire o di altro titolo abilitativo, il direttore dei lavori e
l’appaltatore sono tenuti a segnalare immediatamente al Comune i ritrovamenti che dovessero
verificarsi nel corso di lavori di qualsiasi genere; analoghe segnalazioni vanno fatte nel caso
di rinvenimento di ossa umane.
2. I soggetti di cui al comma 1 sono tenuti ad osservare e a fare osservare tutti quei provvedimenti
che il Comune ritenga opportuno adottare in conseguenza di tali scoperte e rinvenimenti, in
attesa delle definitive determinazioni delle competenti autorità.
3. I progetti di opere edilizie comportanti i lavori di scavo in aree non vincolate ai sensi del
Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ma comprese nelle zone A o di centro storico come
perimetrate dallo strumento urbanistico comunale, devono essere sottoposti a segnalazione
preventiva alla Soprintendenza competente. Tale segnalazione deve essere inviata almeno 15
giorni prima della presentazione del progetto e copia della stessa deve essere allegata alla
presentazione del titolo edilizio.
Tutte le opere e gli interventi dovranno rispettare pedissequamente le indicazioni e le eventuali
prescrizioni dettate dalla Soprintendenza competente atte ad evitare il danneggiamento del
patrimonio archeologico. Per le opere pubbliche e di interesse pubblico,comprese le opere di
urbanizzazione, la verifica dell’interesse archeologico deve essere anticipata alla fase del
progetto preliminare.
4. Qualora a seguito di una prima verifica di natura storica e bibliografica emergano forti
probabilità circa la presenza di ordigni bellici, preliminarmente ai lavori di scavo dovrà essere
richiesta ed eseguita indagine specifica. Qualora durante le operazioni di indagine venissero
rilevati ordigni bellici o residuati di tali oggetti dovrà esserne data immediata comunicazione
al Responsabile del Procedimento, all’Autorità Militare ed al comando di Polizia Locale
competente per zona. Nel caso in cui l’area debba essere sottoposta a
Regione Siciliana - Assessorato del Territorio e dell’Ambiente - Dipartimento dell’Urbanistica 26
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procedimento di bonifica, la comunicazione deve essere inviata anche all’ufficio comunale


competente per le bonifiche.

Art. 31 – Ripristino del suolo e degli impianti pubblici a fine lavori

1. L’assuntore dei lavori, ove l’esecuzione dei lavori stessi comporti la manomissione
del sottosuolo pubblico o la costruzione di assiti o ponteggi su area pubblica, deve
richiedere preventivamente le opportune prescrizioni all’unità organizzativa competente e,
ove necessario, agli enti di erogazione dei servizi al fine di evitare ogni danno a
manufatti esistenti. L’autorizzazione è subordinata alla stipula di una polizza fideiussoria a
garanzia. Ultimati i lavori, nel corso delle opere di ripristino relative alle aree pubbliche, deve
essere garantita la sicurezza della circolazione pedonale e veicolare.
La riconsegna delle aree ha luogo, in contraddittorio fra le parti, con la redazione di apposito
verbale ovvero a seguito di perizia tecnica asseverata attestante il ripristino a regola d'arte
e corredata da documentazione fotografica “sottoscritta dal tecnico di fiducia della ditta
esecutrice”
Qualora le opere di ripristino non siano state correttamente eseguite, gli uffici competenti
ne ordineranno l’esecuzione con le opportune prescrizioni entro un termine
tecnicamente congruo, dopo di che procederanno all’escussione della polizza fideiussoria
ed all’esecuzione in danno dell’operatore.
2. I progetti che contemplano interrelazioni con opere viarie e/o strutture e spazi annessi (come
svincoli, rotatorie e banchine laterali), nonché quelli di sistemazione delle aree libere da
edificazione e verdi, devono uniformarsi agli standard prestazionali e ai contenuti tecnici delle
prescrizioni tecniche progettuali vigenti, approvate dai diversi Settori per le differenti
tipologie di opere e rese pubbliche sul sito del Comune.
3. La rimozione di alberi con circonferenza del fusto superiore a cm.150 misurata a cm.130 di
altezza presenti negli spazi privati e pubblici è vietata. Ove ciò non possa essere evitato
nell’ambito di interventi edilizi e urbanistici o nella realizzazione di opere pubbliche, la
rimozione deve essere adeguatamente motivata da una relazione progettuale ed agronomica
ed è subordinata all’inserimento nel lotto di intervento, o in un’area vicina, individuata
congiuntamente con il Comune, di un numero di esemplari adulti in relazione alla specie e
all’età della pianta rimossa, secondo una valutazione da richiedere al Settore cui compete la
gestione del Verde. La rimozione dovrà comunque essere precedentemente assentita
nell’ambito del procedimento di riferimento. Gli interventi di sostituzione compensativa, nelle
fasce periurbane o zone agricole, impiegano di preferenza specie arboree appartenenti alla
flora locale, mentre è in ogni caso vietato l’impianto di esemplari arborei o arbustivi
appartenenti a specie alloctone qualora queste esibiscano accertata o notoria attitudine
invasiva. Non potranno essere rimossi gli esemplari e le specie arboree soggetti a particolare
tutela.
Le disposizioni del presente comma non si applicano alle pratiche agricole.

TITOLO III – DISPOSIZIONI PER LA QUALITÀ URBANA,


PRESCRIZIONI COSTRUTTIVE E FUNZIONALI

Capo I - Disciplina dell’oggetto edilizio

Art. 32 – Caratteristiche costruttive e funzionali degli edifici

1 Edificazione sul confine. Ove consentito dalle previsioni dello strumento urbanistico comunale,
è ammessa l’edificazione in corrispondenza con la linea di confine di spazi
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privati di altra proprietà o di spazi pubblici secondo le modalità di cui all’art. 24 del presente
Regolamento, nei casi di:
- nuove costruzioni, conformi a previsioni di strumenti di programmazione negoziata, piani
urbanistici attuativi, progetti edilizi convenzionati per gli aspetti planivolumetrici;
- nuove costruzioni e ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione in aderenza a muri nudi
di fabbricati esistenti nei limiti della loro estensione;
- nuove costruzioni e ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione anche fuori sagoma e
sedime per le quali sia consentita in confine l’apertura di prospetti di locali abitabili e la
realizzazione, anche in aggetto, di fronti architettoniche compiute, a seguito di costituzione di
servitù registrate e trascritte;
-nuove costruzioni e ristrutturazioni con demolizione e ricostruzione, anche di maggiore
estensione sia verticale che orizzontale, in aderenza a muri nudi di fabbricati esistenti, così
da realizzare un corretto inserimento edilizio e ambientale, in conformità all’art 2bis DPR
380/2001 e s.m.i.;
- autorimesse private di un solo piano fuori terra e di altezza non superiore a m. 3
all’estradosso della copertura;
- recinzioni di altezza massima pari a m. 3;
- cabine per impianti tecnologici e similari di altezza massima pari a m. 3 all’estradosso della
copertura;
- locali deposito rifiuti e locali tecnici di altezza massima pari a m. 3 all’estradosso della
copertura.
2. Sono unità immobiliari abitabili quelle in cui si svolge la vita familiare, lavorativa e sociale
degli individui, indipendentemente dalle caratteristiche costruttive che li configurano come
locali permanenti o precari.
3. Le caratteristiche di seguito precisate riguardano gli edifici di nuova edificazione, fermo
restando le norme di settore per le specifiche destinazioni.
4. Nei locali di abitazione devono essere garantite le seguenti misure:
- superficie di almeno mq. 9,00 per i locali abitabili (camere, locali pranzo, studi), il lato
minimo dovrà essere di almeno m. 2,00. I locali destinati a cucina devono avere una superficie
minima di mq 5,00, il posto di cottura e la cucina possono costituire con il soggiorno un unico
vano di almeno mq 16. In caso di ristrutturazione o manutenzione straordinaria di edifici
esistenti, sono ammesse cucine in nicchia, cioè prive di finestra propria, in comunicazione
diretta con altro locale soggiorno di superficie minima pari a mq 14;
- l’alloggio deve avere una superficie minima utile di pavimento, comprensiva dei servizi non
inferiore a mq 38. L’alloggio monostanza, se per una persona, deve avere una superficieutile
abitabile minima, comprensiva di servizi non inferiore a mq 28 e non inferiore a mq 38,se per
due persone;
- oltre i due e fino a quattro abitanti deve essere garantita una superficie abitabile di mq 14,00
per ognuno di essi e di mq 10,00 per ciascuno dei successivi.
Per le attività turistiche ricettive si rimanda alla normativa di settore.
La superficie minima dei locali si misura al netto di murature, pilastri, tramezze, sguinci e
finestre.
Altezze minime:
L'altezza interna degli spazi ad uso abitativo è fissata in un minimo di m. 2,70;
- per i locali accessori, l'altezza è riducibile a m. 2,40, ulteriormente riducibile a m. 2,20 per
i locali di servizio (quali, ad es. depositi, magazzini, garage, ripostigli, w.c. di servizio
secondari, centrali termiche, ecc.) e va computata dall'altezza minima praticabile e pari a m.
1,80. È consentita l’altezza dei locali non inferiore a mt. 2,00 come deposito di merce non
deperibile;

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- in caso di soffitto non orizzontale, il punto più basso utilizzabile nell'ambito di un locale
abitabile o di servizio non deve essere inferiore a m. 1,80. I locali e le parti dei locali con
altezza interna inferiore non possono concorrere a determinare la superficie utile del locale
stesso.
5. Fatto salvo il rispetto di normative speciali o differenti prescrizioni previste dai Comuni, i
locali destinati ad attività ad usi collettivi avranno un'altezza utile minima di m. 3,00 negozi,
uffici pubblici e aperti al pubblico, ristoranti, banche ecc.). Limitatamente ai locali aventi la
sola funzione di deposito, con accesso del solo personale, sono consentite altezze minime di
ml. 2,40.
6. I locali seminterrati costituiscono spazi agibili, quando possiedono tutti i seguenti requisiti:
- altezza media interna maggiore o uguale a m. 2,70;
- vespaio aerato di altezza minima m. 0,50, pavimento unito ed impermeabile, muri protetti
efficacemente contro l’umidità del terreno, resistenza termica conforme alle disposizioni di
legge vigenti in materia, rispetto degli indici di isolamento acustico fissati dalle norme vigenti.
L’altezza può essere ridotta a 25 cm. a condizione che venga maggiorata l’aerazionein modo
proporzionale fino a 1/50 della superficie del vespaio, con le griglie posizionate
orizzontalmente e a 1/100 delle stesse con le griglie posizionate verticalmente;
- scarico regolamentare delle acque mediante valvole antirigurgito, pompe di sollevamento o
mezzi analoghi e idonea ventilazione sfociante oltre il tetto.
Fatte salve le particolari normative vigenti per le specifiche destinazioni, detti locali possono
essere destinati ad usi che comportino permanenza di persone quali: magazzini di vendita,
uffici, mense, cucine per attività di ristorazione o similari, esercizi pubblici, ambulatori,
laboratori artigianali, servizi igienici, fermo restando quanto consentito dalla normativa
vigente.
La destinazione dei locali seminterrati ad attività lavorative è subordinata a specifico atto
autorizzativo dell’autorità sanitaria competente.
Gli stessi possono essere adibiti ad abitazione salvo i requisiti igienico-sanitari vigenti.
Il recupero volumetrico ai fini abitativi dei locali seminterrati esistenti è normato dall’art. 5
della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii..
7. I locali sotterranei possono essere adibiti ad abitazione salvo i requisiti igienico-sanitari
vigenti. Essi costituiscono spazi agibili quando possiedano tutti i requisiti di cui al comma 2
del presente articolo. La destinazione dei locali sotterranei ad attività lavorative è subordinata
a specifico atto autorizzativo dell’autorità sanitaria competente.
Il recupero volumetrico ai fini abitativi dei locali interrati esistenti è normato dall’art. 5 della
legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii..
8. Le scale di uso comune sono disciplinate, quanto a larghezza, dimensioni e chiusure, dalla
normativa nazionale e regionale vigente in materia di barriere architettoniche e di prevenzione
incendi. Deve in ogni caso essere garantita la corretta fruibilità e la possibilità del trasporto di
soccorso delle persone.
Le rampe delle scale possono avere massimo 12 alzate consecutive negli interventi di nuova
costruzione e 14 alzate consecutive negli interventi sul patrimonio edilizio esistente.
All’interno delle singole unità immobiliari è consentita la realizzazione di scale a chiocciola
o di altra tipologia che garantiscano comunque idonee caratteristiche di sicurezza e fruibilità.
Quando tali scale sono l’unico accesso agli altri piani dell’unità immobiliare con presenza di
locali agibili dovranno avere una larghezza della rampa di minimo cm. 80 e comunque deve
essere possibile il passaggio di un barellato.
Le scale interne chiuse che collegano più di due piani, compreso il piano terra, devono essere
aerate e illuminate direttamente dall’esterno mediante finestre di superficie non inferiore a
0,80 mq presenti in ogni piano servito o per mezzo di lucernario con apertura pari

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almeno a 0,30 mq per ogni piano servito. Nei vani scala è fatto assoluto divieto di realizzare
l’apertura di finestre per l’aerazione dei locali contigui.
Sono escluse dalla regolamentazione del presente paragrafo le scale di sicurezza, per le quali
si applicano norme specifiche.
Nel caso di installazione di ascensori nei vani scala comuni degli edifici esistenti privi di
impianti di sollevamento, è consentita la riduzione della larghezza della rampa ad un minimo
di 85 cm, e comunque deve essere possibile il passaggio di un barellato.
Tra la rampa della scala a scendere e gli ingressi nei locali che danno sul pianerottolo di
distribuzione dovrà esserci una distanza minima di m. 0,50 calcolata sulla linea di sviluppo
della rampa. Tra la rampa della scala a scendere e gli ingressi prospicienti dovrà esserci una
distanza minima di m. 1,50.
9. I sottotetti a falde inclinate non vengono computati nel volume consentito se l’altezza massima
al colmo non supera metri 2,30 di altezza misurata tra il colmo del tetto e l’estradosso del
sottostante solaio piano. I sottotetti sono ambienti agibili, possono essere utilizzati quali locali
di sgombero ovvero locali tecnici a servizio dell’unità abitabile. Nel caso in cui il sottotetto
raggiunga l’altezza media interna di metri 2,70 e presenti i requisiti di abitabilità riguardo la
dimensione, l’illuminazione e la ventilazione, può essere abitabile e verrà computato nel
volume consentito. L’aerazione e l’illuminazione dei locali sottotetto può avvenire
esclusivamente mediante lucernari e/o con finestre da sottotetto, ricavate nelle falde del tetto
stesso, nonché da terrazza a tasca. Possono essere accessibile direttamente dall’unità
immobiliare sottostante o dal vano scala condominiale.
Il recupero volumetrico ai fini abitativi dei sottotetti esistenti è normato dall’art. 5 della legge
regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii..
10. I volumi tecnici emergenti dalla copertura possono essere realizzati esclusivamente per
documentate esigenze tecnologiche, funzionali e di sicurezza, non diversamente risolvibili e
devono avere dimensioni strettamente proporzionali all’ingombro delle apparecchiature da
alloggiare o della scala di accesso alla copertura.
Nel caso di installazione di apparati tecnici in copertura, gli stessi non dovranno essere
visibili dalle pubbliche vie oppure essere celati alla vista.
Gli edifici, per potersi considerare agibili, devono poter fruire, in misura adeguata alla loro
destinazione, almeno dei seguenti servizi essenziali:
- riscaldamento;
- distribuzione dell’acqua potabile;
- distribuzione dell’energia elettrica,
- raccolta e smaltimento delle acque meteoriche e delle acque nere;
- locali o spazi per la raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Secondo le specifiche disposizioni di legge o di regolamento, gli edifici oggetto di interventi
edilizi dovranno inoltre essere dotati:
- di sistemi di trasporto verticale delle persone e delle cose, secondo quanto previsto dalla
legislazione vigente in materia di abbattimento delle barriere architettoniche;
- di sistemi di protezione dagli incendi;
- di impianto contro le scariche atmosferiche;
- di impianti di estrazione meccanica dell’aria e/o di condizionamento.

Art. 33 – Requisiti prestazionali degli edifici

1. I requisiti prestazionali degli edifici sono riferiti alla compatibilità ambientale, all’efficienza
energetica e al comfort abitativo, finalizzati al contenimento dei consumi energetici e idrici,

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all’utilizzo di fonti rinnovabili e di materiali ecocompatibili, alla riduzione delle emissioni


inquinanti o clima alteranti, alla riduzione dei rifiuti e del consumo di suolo.
2. In particolare, la qualità dell’aria ed adeguati sistemi di aerazione conferiscono alle unità
immobiliari valori ottimali di comfort.
Fermo restando le disposizioni di cui alla normativa tecnica di settore, per tutte le unità
immobiliari deve essere garantito il riscontro d’aria effettivo, attraverso aperture su pareti
contrapposte o perpendicolari tra loro, anche affaccianti su cortili, patii, o anche con aperture
in copertura. Il riscontro d’aria si intende garantito anche qualora sia presente un sistema di
ventilazione meccanica controllata (V.M.C.)
Le unità immobiliari di superficie utile di pavimento inferiore a 60 mq potranno essere
monoaffaccio anche senza la presenza di un sistema di ventilazione meccanica controllata.
3. In sostituzione dell’aerazione naturale è ammessa l’aerazione attivata con sistemi permanenti
ed adeguati alla destinazione d’uso dei locali, in conformità alla normativa tecnica vigente,
nei seguenti casi:
- locali destinati ad uffici;
- locali aperti al pubblico destinati ad attività commerciali, culturali e ricreative;
- locali destinati ad attività che richiedono particolari condizioni di illuminazione e locali per
spettacoli (quali ad es. cinema, teatri e simili);
- locali bagno.
4. L’aerazione naturale e il riscontro d’aria possono essere conseguiti mediante cortili e
chiostrine, a condizione che gli stessi rispettino i requisiti indicati all’articolo 89 (Corti, cortili
e patii) e all’articolo 90 (Cavedi, pozzi luce e chiostrine) del presente Regolamento.
5. L’illuminazione diurna dei locali con permanenza continua di persone deve essere naturalee
diretta. I serramenti computabili ai fini del calcolo illuminante devono prospettare su spazi
regolamentari liberi quale via/piazza, cortile, patio.
Possono usufruire dell’illuminazione artificiale ed, eventualmente, di dispositivi di
convogliamento e trasporto della luce naturale, tali da garantire condizioni di comfort
adeguate i seguenti ambienti:
- pubblici esercizi, locali aperti al pubblico destinati ad attività commerciali, culturali e
ricreative;
- locali destinati ad attività che richiedono particolari condizioni di illuminazione e locali per
spettacolo (cinema, teatri e simili);
- locali non destinati alla permanenza di persone;
- spazi destinati al disimpegno e alla circolazione orizzontale e verticale all’interno delle
singole unità immobiliari fisicamente e funzionalmente definiti;
- i servizi igienici che dispongono di aerazione attivata;
- le parti comuni delle attività ricettive e delle strutture sanitarie ove non venga svolta
un’attività lavorativa continuativa del singolo addetto e ove l’illuminazione naturale non sia
possibile in relazione all’attività svolta.
Per tutte le attività lavorative l’illuminazione naturale indiretta è consentita previo parere della
competente autorità sanitaria locale.
6. Al fine di assicurare un adeguato isolamento termico ed il contenimento dei consumi
energetici, le caratteristiche costruttive degli edifici dovranno corrispondere ai dettami della
Legge 9 gennaio 1991 n. 10 e ss.mm.ii., ed al relativo regolamento di esecuzione, D.P.R. 26
agosto 1993 n. 412 e ss.mm.ii, che regolamentano i consumi di energia negli edifici pubblici
e privati, qualunque ne sia la destinazione d’uso, nonché, mediante il disposto dell’articolo 31
della legge citata, l’esercizio e la manutenzione degli impianti esistenti.
7. Al fine di garantire la tutela dall’inquinamento acustico e del comfort acustico negli ambienti
abitativi, gli interventi edilizi disciplinati dal presente Regolamento devono garantire
soddisfacenti condizioni di sonno, riposo e lavoro, e non arrecare danno alla salute.
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La prestazione acustica è determinata dal rispetto dei valori di isolamento e dei limiti
ammissibili di cui al D.P.C.M. del 05/12/1997 e ss.mm.ii. fatte salve le disposizioni di cui alla
zonizzazione acustica del territorio comunale vigente.
8. Gli edifici, anche secondo quanto specificato dal presente comma, devono essere progettati,
realizzati e mantenuti in modo da rispettare la legislazione esistente in materia di
ecosostenibilità con riferimento ai consumi energetici, alle emissioni liquide e gassose, alla
tutela delle acque, alla tutela della qualità dei terreni, all’inquinamento acustico, al
conferimento dei rifiuti solidi.
Il Comune, secondo le competenze attribuitegli dalla legge, verifica che in sede di
progettazione, costruzione, manutenzione, cambio di destinazione e gestione degli edifici, sia
garantito il rispetto delle norme in materia di tutela ambientale.
Restano ferme le vigenti disposizioni legislative e regolamentari concernenti la tutela
ambientale in relazione a qualsiasi tipo o fonte di inquinamento, nonché in relazione
all’esistenza o all’insediamento di attività insalubri.
Fermo restando quanto previsto da norme di tutela dei corsi d’acqua, gli interventi di
trasformazione urbanistica ed edilizia su aree ove siano presenti corsi d’acqua dovranno essere
orientati alla loro conservazione e valorizzazione, nonché alla loro integrazione nella rete
ecologica comunale, con interventi quali, ad esempio: la pulizia e il consolidamento delle
sponde, la messa a dimora di filari alberati, il restauro dei manufatti esistenti (chiuse,
ponticelli, ecc.), la realizzazione di percorsi ciclopedonali.
9. I rifiuti solidi urbani di produzione domestica e simili, raccolti all’interno degli edifici e delle
relative aree di pertinenza, devono essere conferiti in modo differenziato, a cura degli abitanti
e/o addetti, in contenitori conformi alle disposizioni vigenti, collocati in appositi locali
deposito o aree allo scopo destinati.
Nelle nuove costruzioni devono essere previsti locali per il deposito dei rifiuti tali da garantire
il decoro dell’edificio e dell’ambiente circostante.
La realizzazione delle canne di caduta è vietata in tutti gli interventi edilizi.
Il locale deposito rifiuti deve essere destinato esclusivamente ad accogliere i contenitori dei
rifiuti solidi urbani, senza la permanenza di persone. L’integrità del contenitore deve essere
garantita sia nel locale deposito che durante il trasporto da questo ai punti di prelievo,
conformemente alle disposizioni vigenti.

Art. 34 – Dispositivi di aggancio orizzontali flessibili sui tetti (c.d. “linee vita”)

1. Le disposizioni del presente articolo si applicano alle nuove costruzioni di qualsiasi


destinazione d’uso (residenziale, commerciale, industriale, agricolo, ecc.), nonché agli
interventi sugli edifici esistenti che comportino il rifacimento di tutta o parte della copertura,
con esclusione degli interventi oggetto di attività edilizia libera di cui all’articolo 3 della legge
regionale n. 16/2016.
2. L’intera opera deve essere progettata ed eseguita in modo che le successive azioni di verifica
e manutenzione possano avvenire in condizioni di sicurezza. A tal fine dovranno essere
osservate le disposizioni di cui alle norme vigenti in materia di sicurezza nonché al Decreto
dell’Assessorato regionale della salute 5 settembre 2012, n. 1754 “Norme sulle misure di
prevenzione e protezione dai rischi di caduta dall’alto da predisporre negli edifici per
l’esecuzione dei lavori di manutenzione sulle coperture in condizioni di sicurezza.”
3. All’atto della progettazione di edifici dotati di ampie superfici finestrate (ad esempio facciate
continue) dovranno essere previste attrezzature fisse per eseguire in sicurezza le opere di
pulizia e manutenzione.

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4. Il fascicolo del fabbricato di cui all’articolo 17 deve contenere le indicazioni circa la presenza
e le modalità di uso e manutenzione dei dispositivi di sicurezza di cui alla normativa di settore
vigente.
5. Nell’affidamento dei lavori di manutenzione, verifica o riparazione, il committente deve
informare l’appaltatore circa i dispositivi di sicurezza di cui alla normativa di settore vigente
esistenti nel fabbricato.
6. Tali notizie devono essere fornite, altresì, laddove non esista la possibilità di accesso alla
copertura, tramite apertura all’interno dell’edificio, e non esistano manufatti fissi per
accedervi.

Art. 35 – Requisiti e parametri prestazionali integrativi degli edifici soggetti a flessibilità


progettuale (prefabbricazione, legno, acciaio, alluminio, vetro)

1. Il DM 17 gennaio 2018 ha aggiornato le “Norme Tecniche per le Costruzioni” di cui al DM


14.1.2008. In analogia alle opere che prevedono l’impiego di materiali da costruzione in
conglomerato cementizio armato o precompresso o rotocompresso, anche le tecniche
costruttive dell’edilizia flessibile che prevedono l’utilizzo di materiali da costruzione quali
legno, acciaio, alluminio, vetro, ecc. devono sottostare alle relative discipline di settore, ed
essere certificate sia in sede di progettazione che di esecuzione.
2. Le istruzioni per l’applicazione dell’aggiornamento di cui al comma 1 del presente articolo
sono state impartite con la Circolare 21 gennaio 2019, n. 7, pubblicata nella GU 11.2.2019,
n. 35 – Suppl. Ord. n. 5.

Art. 36 – Incentivi

1. Particolari disposizioni di legge statali o regionali prevedono, per le opere finalizzate


all’innalzamento della sostenibilità energetico ambientale degli edifici, della qualità e della
sicurezza edilizia, rispetto ai parametri cogenti, il riconoscimento di particolari benefici di tipo
economico o in termini di disponibilità edificatoria, quali riduzioni dei contributi di
costruzione, premi di edificabilità, bonus volumetrici (piano casa), deroghe ai parametri
urbanistico-edilizi, o fiscalità comunale.
2. I Comuni possono inserire ulteriori premialità previste dall’articolo 8 della legge regionale n.
16/2016 (riduzione dei contributi di costruzione, premi di edificabilità, fiscalità comunale)
finalizzati all’innalzamento della sostenibilità energetico ambientale degli edifici, della
qualità e della sicurezza edilizia, fermo restando i parametri ambientali obbligatori per legge,
per l’impiego di materiali più sostenibili o più efficienti sotto il profilo energetico che
rispettano i criteri ambientali minimi (CAM). Gli interventi devono essere attestati da
professionisti che abbiano specifiche competenze con specifica certificazione riconosciuta
Esperto in CAM.
3. Gli incentivi volumetrici non sono cumulabili con altri incentivi volumetrici di qualsiasi tipo,
fatte salve le modalità premiali di calcolo delle volumetrie edilizie consentite per il
perseguimento di maggiori livelli di efficienza energetica.
4. Per interventi sul patrimonio esistente, i Comuni possono riconoscere una riduzione
sull’ammontare degli oneri dovuti al fine di incentivare interventi su edifici esistenti secondo
quanto disposto dall’art.7, comma 13 della legge regionale n. 16/2016 e ss.mm.ii..
5. Per le nuove costruzioni e per interventi sul patrimonio esistente i Comuni possono
riconoscere a titolo di incentivo una riduzione sull’ammontare degli oneri dovuti per
l’impiego di sistemi di fitodepurazione, opportunamente dimensionati con il carico inquinante
e con tipologie di trattamenti igienizzanti conformi alle direttive degli Enti preposti al
controllo.
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Art. 37 – Prescrizioni costruttive per l’adozione di misure di prevenzione del rischio gas radon

1. In attuazione delle disposizioni di legge ed in particolare del D.Lgs. n. 230/95 e s.m.i., ai fini
della prevenzione del rischio radon, nei luoghi di lavoro dove è obbligatoria la effettuazione
delle misurazioni delle concentrazioni di gas radon come previsto dal capo III bis del citato
D.Lgs. 230/95, dovrà essere assicurato per i lavoratori il rispetto dei pertinenti limiti di
esposizione.
2. I “Criteri ambientali minimi per l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova
costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici”, approvati con il DM
11.10.2017 rubricato “Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore
della Pubblica amministrazione”, disciplinano le prescrizioni da attuarsi ai fini della
prevenzione del rischio che può derivare dalla esposizione al gas radioattivo.

Art. 38 – Dotazioni igienico sanitarie dei servizi e dei locali ad uso abitativo e commerciale

1. Fermo restando le disposizioni della normativa tecnica di settore, tutti gli edifici devono
essere, nel loro complesso ed in ogni locale, confortevoli, funzionali, salubri, sicuri. Essi non
devono provocare, inoltre, localmente o altrove, l’inquinamento delle acque, dell’aria, del
suolo.
2. .Le cucine e gli spazi di cottura devono avere le seguenti caratteristiche:
- pavimenti in materiale impermeabile, liscio, lavabile e resistente;
- soffitto rifinito con intonaco e pittura traspirante;
- parete ove sono ubicati il lavello ed il punto di cottura rivestiti in materiale impermeabile,
liscio, lavabile e resistente realizzato anche mediante elementi di arredo.
3. I servizi igienici devono avere le seguenti caratteristiche:
- pavimenti rivestiti in materiale impermeabile, liscio, lavabile e resistente e pareti sino ad
un’altezza di 180 cm rivestite in materiale impermeabile, liscio, lavabile e resistente o
tinteggiate con idropittura traspirante;
- soffitto rifinito con intonaco e pittura traspirante;
- l’ambiente contenente il vaso igienico deve essere delimitato da pareti a tutt’altezza e
serramenti; lo stesso dovrà essere disimpegnato dal locale cucina o da quello contenente
l’angolo cottura mediante disimpegno (antibagno, corridoio/ingresso o altro locale principale-
accessorio-servizio avente le medesime caratteristiche).
Dotazione minima di apparecchi sanitari:
- nel caso di abitazioni devono essere costituiti da lavabo, doccia o vasca, water e bidet, questi
ultimi realizzati anche in unico apparecchio;
- nel caso di unità immobiliari con altra destinazione, sarà previsto almeno un locale bagno
con wc e lavabo sospesi (nel rispetto della normativa in materia di eliminazione delle barriere
architettoniche);
- qualora l’unità immobiliare venga destinata ad un’attività aperta al pubblico (es. pubblici
esercizi, attività di servizio alla persona...) dovrà contestualmente essere dotata di un locale
bagno per disabili con le caratteristiche di cui al punto precedente.
Negli immobili aventi destinazione diversa dalla residenza, quando non regolamentati da
specifiche norme al riguardo, la superficie dei servizi igienici non deve essere inferiore a 2,00
mq e comunque adatta ad ospitare la dotazione minima di apparecchi sanitari necessari
(lavabo, water, eventuale doccia) e, qualora aperti al pubblico, almeno un servizio igienico
compatibile con le esigenze del disabile.
4. Tutte le unità immobiliari attrezzate con Ventilazione Meccanica Controllata (V.M.C.)
possono essere dotate in via esclusiva di servizio igienico cieco con aerazione attivata.
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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

Art. 39 – Strutture sanitarie private

1. Le strutture sanitarie private accreditate con il Servizio sanitario regionale svolgono le attività
diagnostica, di laboratorio, ambulatoriale e clinica presso centri specialistici così identificati
(elenco non esaustivo):
a) ambulatori e consultori familiari
b) laboratori di analisi
c) centri di diagnostica, radiologia e medicina nucleare
d) centri di riabilitazione motoria
e) case di cura private
f) residenze socio sanitarie assistenziali (RSSA)
g) residenze sanitarie per disabili (RSD)
h) ambulatori e cliniche veterinarie.
2. Di norma, le tipologie di strutture di cui alle lettere a) e b) del comma 1 sono localizzate
all’interno di unità immobiliari residenziali; in ogni caso l’apertura di nuove strutture sanitarie
private deve essere prevista nell’ambito della programmazione sanitaria al fine di assicurare
l’equa distribuzione dei servizi sanitari essenziali alla collettività, anche attraverso la
localizzazione di strutture polivalenti.
3. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento
vigenti nonché in conformità con le previsioni degli strumenti urbanistici. Tutte le strutture
sanitarie private devono rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali propri delle analoghe
strutture pubbliche.

Art. 40 – Edilizia privata scolastica e per l’infanzia

1. Le strutture scolastiche private svolgono le attività didattiche e formative corrispondenti alle


istituzioni statali presso centri specialistici così identificati (elenco non esaustivo):
a) istituti scolastici privati (istruzione primaria e secondaria)
b) strutture per la prima infanzia
c) centri doposcuola
d) asili nido.
2. Di norma, le tipologie di strutture di cui alle lettere b) c) e d) del comma 1 sono localizzate
all’interno di unità immobiliari residenziali; in ogni caso l’apertura di nuove strutture
scolastiche private deve essere prevista nell’ambito della programmazione scolastica al fine
di assicurare l’equa distribuzione dei servizi essenziali alla collettività, anche attraverso la
localizzazione di strutture didattiche polivalenti.
3. Le aree destinate dallo strumento urbanistico generale comunale ad attrezzature scolastiche,
se non diversamente disposto, sono gravate da vincolo conformativo e la realizzazione e
gestione delle strutture può essere svolta per iniziativa privata; in tal caso con apposita
convenzione stipulata tra l’Amministrazione comunale ed il soggetto privato vengono stabiliti
criteri e modalità di gestione condivisi, al fine di garantire le finalità sociali che caratterizzano
la struttura scolastica.
4. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento
vigenti nonché in conformità con le previsioni degli strumenti urbanistici. Tutte le strutture
scolastiche private devono rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali propri delle
analoghe strutture pubbliche.

Art. 41 – Strutture ricettive

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

1. Le strutture ricettive sono così identificate (elenco non esaustivo):


a) alberghi e motels
b) albergo diffuso
c) residence turistico-alberghiero
d) villaggi turistici/resort
e) case vacanza
f) pensioni e affittacamere
g) locande
h) Bed & Breakfast
i) strutture agrituristiche
j) Beauty Farm e centri benessere
k) strutture ricettive all’aperto (campeggi e aree di sosta)
l) ostelli per la gioventù
m) stabilimenti balneari ed esercizi similari
n) colonie estive
o) case famiglia (per anziani e/o minori)
p) comunità alloggio per anziani
q) edilizia sociale (social housing)
r) centri di accoglienza:
r.1) Hot Spot/centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA)
r.2) centri di accoglienza (CDA)
r.3) centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA)
r.4) centri di identificazione ed espulsione (CIE)
r.5) sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR)
s) campi nomadi e baraccopoli.
2. Le strutture di cui alle lettere b), e), f), g), h), o), p) e q) del comma 1 possono essere localizzate
all’interno di unità immobiliari residenziali.
3. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento
vigenti nonché in conformità con le previsioni degli strumenti urbanistici. Tutte le strutture
ricettive di cui al presente articolo devono rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali
tipiche di ogni specifica tipologia di intervento.

Art. 42 – Strutture e attrezzature per lo sport e lo svago

1. Le strutture sportive e destinate allo svago di cui al presente articolo, realizzate e gestite da
privati, possono costituire pertinenza (in quanto accessori) di immobili ad uso residenziale,
turistico-ricettivo, scolastico, o di altre strutture, ovvero possono costituire autonome
attrezzature, anche pluridisciplinari, che svolgono attività anche corrispondenti a quelle di
istituzioni pubbliche, presso centri specialistici così identificati:
a) impianti sportivi all’aperto e al chiuso in palazzetti (anche: piste permanenti per corse o
prove automobilistiche e motociclistiche, velodromi e pattinodromi, corse di cani e cavalli,
imp. bocciofili e tiro al bersaglio, piattello e arco, ecc.)
b) palestre sportive e centri di riabilitazione motoria
c) sale biliardo e bowling
d) parchi gioco privati.
2. Di norma, le tipologie di strutture di cui alle lettere a) e d) del comma 1 sono localizzate in
aree espressamente individuate e classificate dallo strumento urbanistico generale comunale
in relazione alle specifiche destinazioni.

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

3. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge, tutte le strutture


private sportive e destinate allo svago devono rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali
propri delle analoghe strutture pubbliche.

Art. 43 – Strutture per la ristorazione e somministrazione

1. Le strutture destinate alla ristorazione ed alla somministrazione di alimenti e bevande sono


così identificate (elenco non esaustivo):
a) bar
b) ristoranti/trattorie/osterie
c) altri locali per la ristorazione (pizzerie, sushi bar)
d) self service e take-way
e) sale per trattenimenti
f) mense aziendali (e cucine)
g) mense sociali
h) chioschi (bar, frutta, gelati, rosticceria).
2. Di norma, la localizzazione ed apertura dei pubblici esercizi di cui al presente articolo, anche
in strutture all’aperto, è compatibile con tutte le destinazioni residenziali e produttive indicate
dallo strumento urbanistico generale comunale.
3. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge, tutti i pubblici
esercizi di cui al presente articolo devono rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali
tipici di ogni specifica tipologia di intervento.
4. I chioschi su suolo pubblico, non costituendo trasformazione definitiva del territorio, sono
soggetti a semplice concessione temporanea e non richiedono permesso di costruire, in
analogia a quanto previsto dall’art. 95 c. 11.
5. 5. I chioschi già autorizzati, regolari per configurazione e consistenza, potranno
permanere, previo rinnovo della concessione allo scadere naturale della validità della
stessa, a condizione che rispettino le disposizioni del Codice della Strada e del Codice dei
Beni Culturali. Nei casi di mancato rispetto dei requisiti di cui sopra il rinnovo dovrà essere
subordinato all’adeguamento entro il termine di sei mesi, trascorso il quale la concessione
decadrà.
6. 6. Le concessioni di suolo pubblico per nuovi chioschi potranno essere emesse solo dopo la
redazione di un piano generale redatto dal Comune. Il presente comma si applica in
analogia anche per le occupazioni di suolo con manufatti quali esemplificativamente:
distributori automatici di qualsiasi prodotto, cabine fotografiche automatiche, rivendite di
fiori o altri generi ed edicole.
7. 7. Le tende solari sui fronti dei chioschi e/o delle edicole, fermo restando quanto previsto
dal comma 10 dell’art. 79 riguardo alle ZTO A nonchè dal Codice della Strada, possono
essere installate a condizione che siano del tipo cassonate a bracci (aggettanti senza
appoggi), con altezza minima di m. 2.60 e massima di m. 3.00, misurate dal piano di
calpestio del suolo alla tenda stessa. La tenda, nel caso che il chiosco/edicola sia collocato
su marciapiede, dovrà avere un arretramento di cm 50 dal filo esterno del medesimo e
comunque non dovrà eccedere i metri 3.00. Nel caso di chioschi o edicole in aree pedonali
la tenda dovrà avere un arretramento di cm 50 rispetto alla corsia di passaggio dei mezzi
soccorso, ferma restando la profondità massima di metri 3.00. Nei chioschi o edicole sotto
portici non possono essere installate tende solari. Non sono consentite chiusure laterali di
alcun genere. Nel caso di più tende da installarsi nello stesso chiosco e/o edicola, le stesse
devono essere tutte della stessa tipologia, colore e altezza. L'occupazione del suolo è
soggetta al pagamento del CUP.

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Art. 44 – Strutture di intrattenimento

1. Le strutture private destinate all’intrattenimento sono così identificate (elenco non


esaustivo):
a) cinema e arene
b) teatri
c) sale da ballo, discoteche e locali notturni
d) circoli culturali privati
e) sale da gioco d’azzardo e casinò.
2. Di norma, le tipologie di strutture di cui alle lettere d) ed e) del comma 1 sono localizzate
all’interno di unità immobiliari residenziali; in ogni caso nell’apertura di nuove strutture
private come quelle indicate dal presente articolo deve essere assicurato il rispetto delle norme
sulla limitazione delle emissioni fonometriche a garanzia del rispetto della quiete pubblica.
4. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento
vigenti. Tutte le strutture di intrattenimento private devono rispondere ai requisiti funzionali
e prestazionali propri delle analoghe strutture pubbliche.

Art. 45 – Strutture per attività produttive agricole, artigianali, commerciali e industriali

1. Le strutture destinate alle attività produttive, agricole, artigianali, commerciali e industriali


sono così classificate (elenco non esaustivo):
a) attività artigianali di servizio alla persona
b) attività artigianali nel settore dell’alimentazione
c) attività artigianali nel settore non alimentare
d) produzione (serre, fungaie, tunnel, ecc), lavorazione e trasformazione prodotti agricoli e
zootecnici [anche stoccaggio (temporaneo) nell’ambito dell’attività o dell’azienda agricola]

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e) allevamenti zootecnici e itticoltura


f) esercizi commerciali di vicinato
g) medie strutture di vendita
h) centri commerciali di grande distribuzione
i) autorimesse, autolavaggi e parcheggi
j) edicole
k) centri di raccolta, stoccaggio e rottamazione
l) depositi carburanti e distributori
m) mercati rionali e itineranti
n) vendita al dettaglio di prodotti agricoli in ambito rurale
o) industrie (settori: alimentare, mineraria, metallurgica e siderurgica, metalmeccanica,
petrolchimica, manifatturiera, delle costruzioni, automobilistica, farmaceutica, tessile,
cartaria, chimica, elettronica, e simili).
2. La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento
vigenti, nonché in conformità con le previsioni degli strumenti urbanistici. Tutte le attività
produttive, agricole, artigianali, commerciali e industriali di cui al presente articolo devono
rispondere ai requisiti funzionali e prestazionali tipici di ogni specifica tipologia di intervento.

Art. 46 - Strutture specializzate per l’agricoltura

1. Ai fini dell'applicazione del presente articolo, per serra si intende un apprestamento di


protezione per la coltivazione di terreno agrario capace di creare un ambiente artificiale
mediante specifiche condizioni di luce, temperatura ed umidità, destinato esclusivamente alla
coltivazione del terreno e allo svolgimento di colture specializzate, per le quali sono necessarie
condizioni microclimatiche non garantibili stagionalmente.
2. Si distinguono:
a) "serra temporanea": la struttura realizzata normalmente con tubolari e coperture a falda o
ad arco di metallo e/o di elementi prefabbricati in c.a. e legno e con copertura in film plastici
leggeri o con reti ombreggianti, non collegata a fondazioni murarie reticolari o lineari,
facilmente smontabile e rimovibile. In essa il film di copertura, superficiale o laterale, è steso
per la durata di una o due stagioni, al termine delle quali viene rimosso o ripiegato o avvolto
lateralmente alla struttura. Non risulta fissata con elementi stabili al suolo dove viene fissata
con ancoraggi rimuovibili. Può essere di tipo prefabbricato o eseguita in opera.
b) "serra permanente": la serra realizzata con materiali quali ferro zincato o alluminio o altro
materiale e copertura a falde o ad arco atto a sopportare pesi considerevoli. Il materiale di
copertura è costituito da film plastici pesanti, doppi teli anche gonfiabili, policarbonato od
altro materiale rigido trasparente. La serra può essere dotata di impianti (condizionamento,
riscaldamento, antigelo, ombreggiamento, illuminazione artificiale, ecc). L'utilizzo della serra
permanente non e' stagionale. La struttura risulta ancorata al suolo con opere fisse permanenti
(cordoli, muretti, ecc.).
c) "tunnel stagionali": strutture che in generale ricoprono solo parte della superficie coltivata
per consentire una adeguata protezione alle coltivazioni e consentono comunque di garantire
condizioni microclimatiche migliori rispetto al pieno campo. Hanno durata stagionale e spesso
vengono rimosse ancora prima della conclusione del ciclo vegetativo delle colture che se ne
avvantaggiano. In genere presentano elementi strutturali in legno o metallo e copertura con fil
plastico di breve durata.
3. Nella fase di progettazione delle serre temporanee e/o permanenti, si rende necessario il
rispetto dei seguenti accorgimenti di sistemazione e progettazione:
a) sistema di raccolta, regimentazione e smaltimento delle acque meteoriche;

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b) sistemi di schermatura orizzontale con filari e/o siepi di specie vegetali autoctone;
c) indice di copertura della superficie coperta da serre sulla superficie del corpo aziendale
non superiore al 70%;
d) Distanze da confini (m. 3,00),
da strade: come previsto da codice stradale
da fabbricati residenziali (ml. 10,00)
da fabbricati non residenziali (ml. 3.00)
4. La fase di progettazione delle serre permanenti dovrà essere preceduta da opportuno studio
geomorfologico di dettaglio finalizzato alla descrizione particolareggiata del deflusso delle
acque superficiali e della circolazione delle acque sotterranee ( ante-opera e post- opera).
5. Nel caso di definitiva dismissione delle colture agricole le serre sia quelle temporanee che
quelle permanenti devono essere completamente rimossi da suolo.
6. I ricoveri per scorte aziendali, sono definiti come strutture assimilabili alle serre temporanee
con copertura in film plastico o telo opaco finalizzate al riparo delle scorte stagionali aziendali
(foraggi, paglie, ecc) al termine della quale la copertura viene rimossa o ripiegata oavvolta
lateralmente alla struttura. Sono prive di impianti. Per questi ricoveri si applicano le stesse
procedure elencate per le serre temporanee.
7. La realizzazione delle serre temporanee e dei tunnel stagionali rientrano tra gli interventi che
non richiedono titoli autorizzativi (interventi edilizia libera), per le serre permanenti si fa
riferimento alle specifiche disposizioni di legge (SCIA subordinata ad eventuali altri pareri e
nulla osta) e a quanto riportato alla precedente lettera c) e d) del comma 3.

Art. 46/bis Dotazioni igienico sanitarie per le strutture specializzate per l'agricoltura.

1. Le strutture specializzate per l'agricoltura (stalle, porcilaie, pollai, fienili, silos, concimaie),
devono rispettare la distanza di ml. 15,00 dalle residenze e dotarsi di tutti gli apprestamenti
utili per il controllo degli insetti e roditori.
2. Con riferimento ai reflui prodotti si richiama la normativa vigente in materia a cui, tali strutture,
devono sottostare ed in particolare, in sede di progettazione, saranno previsti:
a) reflui civili e assimilati: ogni insediamento che presenta questa tipologia di scarichi e che
non può smaltire direttamente nella rete fognaria pubblica dovrà essere dotato di sistema di
accumulo e di smaltimento secondo quanto previsto dal D. Lgs 152/2006 e ss. mm. e ii..Non
sono consentiti pozzi neri a perdere.
b) Reflui zootecnici. tutte le attività zootecniche devono essere dotate di idonee strutture per
la raccolta e lo stoccaggio dei reflui zootecnici (letame, liquame e acque piovane contaminate
dal contatto con letame e liquame) in conformità a quanto previsto dalla normativa di settore
(D. Lgs 152/2006, DDG n. 61/2007, DPR n. 59/2013, DPCM 08/05/2015 e ss. mm. e ii.). Lo
smaltimento degli stessi è disciplinato dalla normativa specifica per l'utilizzazione
agronomica dei reflui zootecnici (Dec. Ass. Territorio e Ambiente, Agricoltura e Sanità
17/01/2007 e ss. mm. e ii.).
c) Reflui della lavorazione e trasformazione. In relazione alla tipologia di attività svolta
dall'insediamento saranno previste le adeguate opere per la raccolta e lo stoccaggio dei reflui
in relazione alle specifiche norme di settore previste per caseifici, oleifici, enopoli,
lavorazione e trasformazione ortofrutta, impianti di produzione di energia da biomasse, ecc.).

Capo II - Disciplina degli spazi aperti, pubblici o di uso pubblico

Art. 47 – Strade e viabilità

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1. Per la disciplina degli accessi dei veicoli dagli spazi pubblici agli spazi privati, e da questi
verso la viabilità esterna, si rinvia a quanto approfonditamente riportato all’articolo 53 del
presente Regolamento.
2. Si rinvia all’articolo 21 del presente Regolamento riguardo alla disciplina dell’occupazione
temporanea del suolo pubblico, così come l’interruzione della viabilità, alla concessione
comunale, alla durata e ripristino delle aree occupate, che formano oggetto del “Regolamento
comunale sull’occupazione del suolo pubblico”.

Art. 48 – Porticati

1. Diversamente da logge e portici ad uso privato esclusivo, i porticati si definiscono, come


indicato nell’Allegato “A” - Quadro delle definizioni uniformi, quali spazi coperti situati al
piano terreno, scandito da colonne o pilastri, aperto su uno o più lati verso i fronti esterni
dell’edificio, o verso spazi pertinenziali interni, e costituente spazio condominiale o di uso
comune, oppure pubblico o asservito ad uso pubblico.
2. Il portico può costituire un sistema di percorsi pedonali coperti, prevalentemente dislocati nel
tessuto storico del centro urbano e, in quanto destinato all’uso pubblico, benché di proprietà
privata, in relazione alle esigenze commerciali, dei pubblici esercizi, agli allestimenti
temporanei, agli accessi carrabili, all’igiene e pulizia, ecc. è soggetto alla disciplina delle
autorizzazioni comunali previste dal presente Regolamento.
3. Pur facendo parte dell’involucro edilizio, il porticato concorre alla determinazione della
sagoma dell’edificio ma non concorre alla determinazione del volume e delle superfici utili.
4. Ai fini della cura e manutenzione dei portici, i proprietari degli edifici, i gestori degli esercizi
commerciali e dei pubblici servizi sottoscrivono con l’Amministrazione comunale una
apposita convenzione che contemperi la gestione privata del bene con le esigenze che derivano
dall’uso pubblico dello stesso.

Art. 49 – Piste ciclabili

1. Il D.M. 30.11.1999, n. 557 rubricato “Regolamento recante norme per la definizione delle
caratteristiche tecniche delle piste ciclabili” ha definito le linee guida per la progettazione
degli itinerari ciclabili (Capo I) enunciandone finalità e criteri e stabilendo specifiche norme
con riguardo ai collegamenti urbani ed extraurbani, alle tipologie di intervento anche rispetto
alla sicurezza che le stesse offrono per l'utenza ciclistica, in particolare, classificando:
a) piste ciclabili in sede propria;
b) piste ciclabili su corsia riservata;
c) percorsi promiscui pedonali e ciclabili;
d) percorsi promiscui ciclabili e veicolari.
2. A detto regolamento si rinvia anche con riguardo agli standards progettuali, alla
localizzazione, alla segnaletica stradale, alle aree di parcheggio dei velocipedi.

Art. 50 – Aree per parcheggio

1. Nella realizzazione di parcheggi pubblici o ad uso pubblico con parcamento a rotazione, ivi
compresi i parcheggi da realizzare in regime di concessione amministrativa, e di parcheggi
privati con più di 30 autovetture, quando l’accesso agli spazi destinati al ricovero dei veicoli
è assicurato tramite rampe, i manufatti devono avere le caratteristiche di cui alla vigente
normativa in materia di sicurezza per la costruzione e l’esercizio di autorimesse e simili.

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2. I parcheggi dovranno sempre prevedere quote di posti a seconda delle destinazioni per:
a) autovetture (stallo minimo metri 5 x 2,50);
b) motorette, motociclette e biciclette (stallo minimo metri 2 x 1,00);
c) autocarri (stallo minimo metri 10 x 3,00).
Nelle aree industriali, magazzini e simili i posti autocarro dovranno essere distribuiti in modo
da consentire la sosta di autotreni.
3. I parcheggi a raso, sia pubblici che privati, devono essere progettati e realizzati con criteri di
riqualificazione ambientale. A tal fine la superficie delle aree a parcheggio deve consentire
l’assorbimento delle acque piovane. Nei parcheggi deve inoltre essere assicurata adeguata
piantumazione, così come prescritta dalle N.T. A. dello strumento urbanistico comunale e/o
del Regolamento del Verde.
4. Nelle aree di parcheggio devono essere previsti, nella misura minima di 1 ogni 50 o frazione
di 50, posti auto di larghezza non inferiore a m 3,20, e riservati gratuitamente ai veicoli al
servizio di persone disabili. Detti posti auto, opportunamente segnalati, devono essere ubicati
in aderenza ai percorsi pedonali e nelle vicinanze dell’accesso dell’edificio o attrezzatura. Al
fine di agevolare la manovra di trasferimento della persona su sedia a ruote in avverse
condizioni atmosferiche detti posti auto riservati sono, preferibilmente, dotati di copertura.
5. Nelle aree di parcheggio pubblico per i posti riservati ai veicoli al servizio di persone disabili,
disposti parallelamente al senso di marcia, la lunghezza deve essere tale da consentire il
passaggio di una persona su sedia a ruote tra un veicolo e l’altro. Il requisito si intende
soddisfatto se la lunghezza del posto auto riservato non eccede quella di un posto auto
ordinario.

Art. 51 – Piazze e aree pedonalizzate

1. L’utilizzazione delle aree pedonali private gravate da servitù di uso pubblico è disciplinata
dall’apposito regolamento comunale relativo all’utilizzo delle superfici ed alla occupazione
delle aree destinate ad uso pubblico di cui all’articolo 21 del presente Regolamento.
2. Le aree private aperte su spazi pubblici e sulla pubblica via, si considerano sottoposte a servitù
di uso pubblico quando le stesse non sono recintate o riservate in via esclusiva al godimento
del soggetto privato che ne ha la disponibilità; in tal caso, l’Amministrazione cura la
manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree dotandole di servizi pubblici quali la
pavimentazione, i sistemi di distribuzione e di raccolta delle acque, la pubblica illuminazione,
la sistemazione a verde, ecc.

Art. 52 – Passaggi pedonali e marciapiedi

1. L’Amministrazione comunale provvede a sistemare i marciapiedi lungo le proprietà poste in


fregio a spazi pubblici comunali con particolare attenzione alla fruibilità da parte di tutti i
cittadini. Tuttavia, in occasione di lavori per l’apertura di passi carrabili, l’Amministrazione
comunale potrà chiedere ai privati la realizzazione degli stessi secondo le indicazioni che, di
volta in volta, verranno impartite dai competenti Uffici comunali e previa costituzione di
apposita polizza fideiussoria a garanzia del suolo pubblico, che sarà svincolata
dall’Amministrazione solo ad avvenuta constatazione della regolare ultimazione dei lavori.
La constatazione sarà eseguita entro 30 giorni dalla richiesta.
2. A cura e spese dei proprietari possono essere predisposti e realizzati progetti che, in armonia
con il contesto urbano circostante, siano finalizzati alla valorizzazione dei marciapiedi e degli
spazi pubblici antistanti agli edifici, favorendo l’uso pubblico dei marciapiedi da parte dei
pedoni, eventualmente mediante la posa di dissuasori della sosta o altri accorgimenti

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similari. Tali progetti dovranno essere concordati e approvati dal Settore competente in
materia di marciapiedi ed arredo urbano.
3. Nel caso di nuova costruzione, ove sia prescritto l’arretramento di almeno 3 mt della linea di
altezza dell’edificio dal confine di proprietà verso lo spazio pubblico, l’area risultante
dall’arretramento deve essere prevalentemente destinata a verde, percorsi pedonali o al
parcheggio di biciclette con esclusione del transito e sosta dei veicoli, fanno eccezione i veicoli
in transito per accedere alla proprietà privata.
4. Nel caso di nuova costruzione, qualora le sedi stradali vengano realizzate a scomputo oneri,
la pavimentazione destinata a stalli di motoveicoli dovrà essere realizzata con materiali idonei
a garantire l’indeformabilità del suolo.
5. Nel caso di spazi privati come logge, portici, gallerie, asserviti all’uso pubblico, il privato è
tenuto, salvo diverse esplicite pattuizioni, a concorrere nella quota del 50% alle spese per il
decoro pubblico.
6. Nel caso di immobili interni che usufruiscono del marciapiede fronteggiante altri edifici, le
spese per la realizzazione dei progetti e degli interventi dei punti precedenti sono a carico di
tutti i proprietari in quote proporzionali.
7. Nel sottosuolo pubblico antistante gli edifici, in sede di marciapiede, possono essere
realizzate, previa richiesta di autorizzazione/concessione al competente Settore
dell’Amministrazione comunale, intercapedini per l’aerazione e illuminazione di locali
interrati a servizio del privato e per la contestuale posa di sottoservizi a rete quali linee
elettriche e di telecomunicazioni e botole di aerazione delle Centrali Termiche.
8. L’installazione di pensiline e passaggi coperti tramite occupazione di suolo pubblico,
necessita di preventivo assenso dell’Amministrazione Comunale ed è soggetta al pagamento
del canone ove dovuto e come richiesto dall’apposito regolamento.

Art. 53 – Passi carrai ed uscite per autorimesse

1. L’accesso/uscita dei veicoli dagli spazi pubblici agli spazi privati e viceversa, o di pertinenza
delle costruzioni è realizzato tramite passi carrabili, provvisti delle caratteristiche
morfologiche e funzionali previste dalla legge, autorizzati dall’Amministrazione Comunalee
individuati con segnali di divieto di sosta con riferimento al Codice della strada.
2. Se la costruzione fronteggia più spazi pubblici, l’accesso è generalmente consentito da quello
di minor traffico.
3. L’accesso ad uno spazio privato tramite più passi carrabili è consentito quando giustificato da
esigenze di viabilità, sia interna sia esterna; l’accesso veicolare alle singole unità immobiliari
deve essere garantito dagli spazi interni comuni, salva comprovata impossibilitàstrutturale per
gli interventi sul patrimonio edilizio esistente.
4. I requisiti necessari per l’apertura di passi carrabili dovranno essere dimostrati dal progettista
nella documentazione tecnica allegata nelle tavole di progetto degli interventi. Un’apposita
tavola del medesimo progetto deve contenere l’evidenziazione dell’accesso allarete viaria,
completa della rappresentazione dello spazio pubblico e delle sue dotazioni di stato di fatto
(alberature, illuminazione pubblica, cartelli stradali, intersezioni stradali ecc.). Tale tavola
dovrà essere utilizzata ai fini del rilascio del numero identificativo dell’autorizzazione per
l’apertura del passo carrabile.
5. Per la realizzazione dei passi carrai non è possibile modificare il marciapiede se non per la
parte relativa alla cordonatura. Eventuali richieste di passo carraio da parte di attività situate
direttamente sul fronte strada, qualora necessario, dovranno comportare l’adeguamento delle
quote interne dei propri locali senza interferire con lo spazio del marciapiede neanche con
pedane mobili. In caso ciò non risulti tecnicamente possibile, non potrà essere concesso il
passo carraio.
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Art. 54 –Dehors su suolo pubblico e privato ad uso pubblico

1. Per dehors si intende l’insieme degli elementi mobili, smontabili e facilmente rimovibili posti
in modo funzionale ed armonico sullo spazio pubblico o privato che costituiscono, delimitano
ed arredano lo spazio, per il ristoro all’aperto, annesso ad un locale di pubblico esercizio di
somministrazione.
2. I dehors sono costituiti dalle seguenti tipologie:
a) Tavoli e sedie.
b) Tavoli, sedie, ombrelloni.
c) Tavoli, sedie, pedane in legno e ombrelloni.
d) Tavoli, sedie, pedane in legno, ombrelloni ed elementi di delimitazioni costituite da
fioriere.
e) Strutture precarie chiuse, realizzate esclusivamente con le seguenti caratteristiche:
1) struttura di sostegno in materiali leggeri (metallo, pvc) con montanti sottili;
2) tamponatura realizzata completamente in vetro o policarbonato trasparente rigido
similvetro, ad esclusione dei montanti a sostegno della struttura. Tali tamponature
dovranno essere completamente apribili, ad anta con apertura verso l’interno o scorrevoli
complanari. Non sono ammesse porzioni della tamponatura cieche;
3) copertura in vetro antisfondamento o policarbonato trasparente rigido similvetro. In
questo caso, ai fini di protezione dall’irraggiamento solare nei periodi estivi è consentita
l’installazione di tende oscuranti retrattili da montare sopra la copertura. La copertura sarà
dotata di idoneo sistema di raccolta e convogliamento dell’acqua piovana. L’altezza
esterna della struttura non può superare i metri 3.50 dalla quota di calpestio esterna.
4) pavimentazione con pedana in legno.

3. La superficie massima dei dehors è pari al 50% della superficie di somministrazione del locale,
per un massimo di 50 mq. E’ consentita, comunque, una superficie minima di 18 mq per ogni
attività di somministrazione. Tutte le superfici sono subordinate al rispetto delle pertinenze,
arretramenti e distacchi del presente articolo.
4. I dehors, previsti all’interno della pertinenza esterna dell’attività, non devono
interferire con caditoie e pozzetti di ispezione di sottoservizi, “salvo che non ne venga
garantita la funzionalità e la costante accessibilità con adeguati accorgimenti,”, e possono
essere collocati nelle seguenti aree di suolo pubblico o privato ad uso pubblico:
a) nei marciapiedi, con larghezze di almeno m. 3.00, possono essere collocati dehors della
tipologia tipo a) di cui al comma 2;
b) nelle aree o strade pedonali, possono essere collocati qualsiasi tipologie di dehors
previste al comma 2;
c) nei porticati pubblici o privati ad uso pubblico, possono essere collocati dehors della
tipologia tipo a) di cui al comma 2;
d) nelle strade di categoria E e F, possono essere collocati dehors della tipologia tipo d) ed
e) di cui al comma 2.

5. I dehors, possono essere collocati all’interno della pertinenza esterna dell’attività, ricavata dalla
proiezione dei muri perimetrali dei locali dell’attività, come di seguito a seconda delle aree:
a) nei marciapiedi e nei portici, le occupazioni possono avvenire esclusivamente in
aderenza al fronte dell’edificio, garantendo la fascia di rispetto di passaggio pedonale;
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b) nelle aree e strade pedonali, nei casi di area priva di marciapiede, l’occupazione può
avvenire aderente al fronte dell’edificio, nei casi di area provvista di marciapiede inferiore
a metri 3, l’occupazione può avvenire aderente al marciapiede con una larghezza ”massima”
pari ad ¼ della larghezza della strada (calcolata escludendo la larghezza dei marciapiedi)
“anche in presenza di occupazioni frontiste”; tali occupazioni dovranno comunque
garantire la fascia di rispetto per il passaggio pedonale e dei mezzi di soccorso di metri
3; questa deve essere prevista nella mezzeria della strada. I Comuni possono in tali aree,
redigere singoli progetti di decoro urbano, individuando specifiche aree per l’occupazione
di suolo pubblico, a seconda della configurazione delle singole aree;
c) nelle strade le occupazioni possono avvenire nel rispetto del Codice della Strada;
d) le collocazioni di dehors, privi di ombrelloni, possono avvenire anche sotto le eventuali
tende solari, collocate o da collocare;
“e) nei soli casi in cui sia dimostrata l’oggettiva impossibilità di utilizzare la diretta pertinenza
come sopra definita o che questa non sia sufficiente rispetto alla superficie consentita, l’ufficio
preposto concede, su espressa e dettagliata richiesta dell’interessato, la concessione per
l’occupazione della superficie restante nelle aree pubbliche comunali di prossima vicinanza, nel
rispetto del Codice della Strada, del Codice dei Beni Culturali, della normativa igienico-sanitaria
per la somministrazione all’esterno e dei diritti dei terzi. In particolare, potranno essere
prioritariamente utilizzati eventuali spazi limitrofi se non vi siano aperture ovvero, qualora ve
ne siano, nel limite del 100% dell’apertura più prossima e a condizione che l’utilizzo non
pregiudichi l’accesso all’unità immobiliare ovvero la visibilità dell’esercizio, la cui superficie
esterna è da intendersi come accordata solo negli orari di chiusura dell’esercizio che ne concede
l’assenso all’uso. L’assenso deve essere concesso per iscritto dai gestori delle attività adiacenti
o, in assenza, dai proprietari degli immobili adiacenti. Nel caso l’assenso dovesse venir meno
attraverso esplicita comunicazione e nel caso in cui i soggetti gestori delle attività adiacenti e/o
proprietari degli immobili adiacenti dovessero mutare, la concessione dello spazio aggiuntivo
deve intendersi decaduta. Sono esclusi gli spazi privati ad uso pubblico.”
f) E’ consentita l’occupazione di suolo pubblico nei marciapiedi con tavoli e sedie nell’area
determinata dalla proiezione della tenda solare che dovrà mantenere una distanza minima di
m.0.50 da eventuali ombrelloni presenti nei dehors. Dovrà essere garantita in ogni caso la fascia
di rispetto per il passaggio pedonale di m.2.00.
g) potrà essere consentita l’installazione di dehors anche in spazi e/o aree pedonali e/o verdi
posti di fronte o nelle adiacenze dell’esercizio, sempre nel rispetto delle norme igienico-sanitarie,
qualora il titolare assuma, per un periodo di tempo almeno pari a quello della concessione,
l’obbligo di provvedere alla manutenzione ordinaria di detti spazi/aree, previo parere dell’Ufficio
gestione verde urbani. Sono esclusi giardini storici e ville storiche

6. Gli arredi dovranno avere le seguenti caratteristiche:


a) sedie e tavoli;
b) ombrelloni, altezza massima da terra 3.50, per una superficie massima di mq 18.00; di
telo ignifugo, senza nessuna chiusura verticale di qualsiasi materiale; sono escluse
pubblicità;
c) delimitazioni con fioriere, aventi altezza massima di 1.30 dal pavimento esterno.
7. Tutte le occupazioni devono garantire una fascia di rispetto per il passaggio pedonale di
metri 2.00, libera da qualsiasi occupazione, il passaggio riservato per i mezzi di soccorso e
di mezzi delle Forze dell’Ordine di metri 3.00, le stesse devono essere distaccate almeno
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2.00 da arredi urbani, alberi, aiuole e comunque rispettare il Codice Civile o regolamenti
comunali.
8. Tutte le occupazioni di suolo pubblico, per garantire il decoro urbano e l’armonico
inserimento urbano dei dehors, ricadenti in ZTO A, ed in tutte le aree assoggettate a tutela
storico ambientale di cui al Codice dei Beni Culturali, dovranno essere sottoposte al parere
della Soprintendenza dei BB.CC.AA salvo specifico accordo fra il Comune e la stessa
Soprintendenza. Le occupazioni che interessano la sede stradale, dovranno rispettare il
Codice della strada e ottenere l’ordinanza per la delimitazione della sede stradale. Le
suddette occupazioni sono sottoposte alla disciplina del Canone Unico Patrimoniale e
relativo regolamento comunale.
9. Per svolgere l’attività di somministrazione nei dehors, dovrà comunque essere acquisito
relativo parere igienico sanitario preventivo di competenza della locale ASL in quanto
estensione di pubblico esercizio, luogo di lavoro e sosta di persone, nonché luogo di
somministrazione di cibi e bevande.
10. Il Comune per ravvisata necessità, può ordinare l’immediato sgombero della struttura
occupante lo spazio pubblico con ordinanza contingibile e urgente.
11. Tali strutture dovranno essere sottoposte a manutenzione periodica ad esclusiva cura e
responsabilità del titolare; qualora vengano meno a seguito di incuria, le caratteristiche tali
a garantire il decoro e la sicurezza degli spazi, il Comune ordinerà l’immediata rimozione
della struttura. La responsabilità civile per danni a terzi all’interno o all’esterno della
struttura direttamente collegati alla sua presenza sono a carico del titolare.
12. Nei dehors, quando chiusi, dovranno essere garantiti i requisiti minimi di salubrità e
benessere ambientale nel periodo estivo ed invernale;
13. Possono essere consentiti l’installazione di impianti di climatizzazione per raffrescamento
e riscaldamento nonché di illuminazioni esclusivamente con sistemi autoalimentati a
batteria, senza alcun impianto tecnologico fisso. I macchinari e sistemi di illuminazione
dovranno essere certificati CEE.
14. Non è ammessa l’affissione di cartelli pubblicitari o volantini o schermature di alcun
genere, fatta salva l’eventuale insegna con il nome del locale, la quale dovrà essere
autorizzata con apposito provvedimento.
15. Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali
regolamenti di Polizia Urbana, oltre al Codice Civile.
16. L’installazione di detti manufatti è in ogni caso limitata al periodo di esercizio dell’attività,
in caso di cessazione dell’attività la struttura andrà pertanto rimossa a carico del titolare
dell’attività.
17. La concessione è rilasciata dall’ufficio competente per l’occupazione del suolo pubblico e
dell’ufficio pubblicità e affissioni su istanza di parte corredata almeno della seguente
documentazione:
a) elaborato progettuale: planimetria 1:200 nella quale siano opportunamente evidenziati
tutti i riferimenti allo stato di fatto dell’area interessata, nonché l’indicazione dell’assetto
viario vigente nell’area su cui il dehors viene ad interferire e l’eventuale presenza di
segnaletica stradale, di fermate di mezzi pubblici, di passaggi pedonali, di chiusini per
sottoservizi e quant’altro possa rilevare;
b) elaborato progettuale in scala 1:50 e relazione tecnica descrittiva, in cui siano indicate le
caratteristiche della struttura nonchè piante, prospetti e sezioni quotati dell’installazione e
della distribuzione degli arredi e con i necessari riferimenti all’edificio per quanto riguarda
aperture, materiali di facciata ed elementi architettonici nonché ai materiali e colori degli
arredi. Gli elaborati devono essere redatti da un tecnico libero professionista iscritto all’Albo;
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d) documentazione fotografica dell’area da occupare e del contesto attorno all’area stessa con
planimetria dei punti di ripresa fotografica.
18. La concessione può avere durata massima di 3 anni ed il rilascio è subordinato al pagamento
del CUP e degli eventuali altri oneri dovuti, oltre che al rispetto delle norme e dei regolamenti
di settore. Le concessioni possono essere rinnovate nei casi in cui sussistano le condizioni di
compatibilità alle norme e ai regolamenti di settore. Il rinnovo, in presenza di perizia tecnica
che asseveri che nulla è mutato rispetto alla concessione originaria, avrà luogo
automaticamente purchè venga presentata la relativa istanza non oltre il sessantesimo giorno
antecedente la data della scadenza e salvo successiva verifica da parte dell’Ufficio
competente.

Art. 55 – Servitù pubbliche di passaggio sui fronti delle costruzioni

1. L’amministrazione comunale ha la facoltà di applicare e mantenere sui fronti degli edificidi


qualunque natura essi siano, a sua cura e spese, previo avviso agli interessati, apparecchi
indicatori, tabelle e altri oggetti di pubblica utilità quali:
a) tabelle indicanti il nome di vie o di altri spazi pubblici;
b) cartelli indicatori relativi al transito, alla viabilità e alla sicurezza pubblica;
c) numeri civici;
d) piastrine e capisaldi per indicazioni altimetriche, di tracciamento e di idranti;
e) mensole, ganci, tubi per gli impianti di illuminazione pubblica, orologi elettrici, sostegni
per i fili conduttori elettrici, avvisatori elettrici e loro accessori;
f) lapidi aventi lo scopo di commemorare personalità celebri ed eventi storici della vita
nazionale e cittadina;
g) quant’altro di pubblica utilità.
2. I proprietari dell’immobile sulla cui fronte sono stati collocati gli oggetti di cui al comma 1
non possono rimuoverli né sottrarli alla pubblica vista. Qualora vengano distrutti o danneggiati
per fatti imputabili ai proprietari stessi, questi sono tenuti a ripristinarli immediatamente a
propria cura e spese.
3. Nel caso in cui l’apposizione di una insegna comporti il ricoprimento di una targa, questa deve
essere spostata a cura e spese del richiedente nel rispetto delle prescrizioni impartite
dall’amministrazione comunale.
4. Il proprietario è inoltre tenuto a riprodurre il numero civico in modo ben visibile e, secondo le
precise note impartite dall’autorità comunale, sulle tabelle o mostre applicate alle porte,
quando queste occupino interamente la parete destinata alla targhetta del numero civico.
5. Nel caso di riattamento o modificazione di edifici ai quali siano appoggiati apparecchi
indicatori, tabelle o altri elementi di cui sopra, l’esecutore dei lavori dovrà dare avviso della
loro esistenza al Sindaco il quale prescriverà i provvedimenti opportuni.
6. In tal caso il proprietario è tenuto a curare la loro perfetta conservazione o ad effettuare il
ripristino, qualora, durante l’esecuzione dei lavori, ne fosse necessaria la rimozione.

Art. 56 – Recinzioni di spazi pubblici

1. Le recinzioni devono essere consone al decoro e al tipo dell’ambiente urbano e tali da


garantire nelle aree extraurbane la tutela del paesaggio.
2. Nelle recinzioni deve comunque prevalere, su ogni altra soluzione progettuale, la utilizzazione
di siepi e piante, al fine di offrire una conveniente schermatura. Le recinzioni a siepe viva di
piante verdi devono assicurare, laddove occorra, la libertà delle visuali.
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3. Per le aree di pertinenza degli edifici, le aree edificabili, ricadenti in zona urbana non ancora
edificate, devono essere recintate, sistemate e mantenute prive da vegetazione spontanea
incontrollata.

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4. I muri dei fabbricati costruiti a filo stradale debbono essere rivestiti di materiale duro e
resistente all’usura e di facile ripulitura per un’altezza non inferiore a mt. 0,30 dal piano del
marciapiede o di mt. 0,50 da quello stradale, se non esiste il marciapiede.
5. Tutti i muri di fabbricati, ciechi e non visibili da spazi pubblici, quando non siano di
costruzione a faccia vista diligentemente eseguita, a taglio netto, o rivestiti in pietra naturale
o con materiale pregiato, devono essere intonacati e colorati nel rispetto dei valori ambientali
urbani.

Art. 57 – Numerazione civica

1. L’Amministrazione comunale assegna il numero civico e i relativi subalterni da apporsi a


spese del proprietario. Gli indicatori numerici vengono posati a cura dell’Amministrazione
comunale; allo scopo di realizzare una nuova numerazione, l’Amministrazione può applicare
indicatori provvisori.
Il numero civico deve essere collocato a fianco della porta di ingresso, a destra di chi la guarda
dallo spazio pubblico, a un’altezza variabile da due metri a tre metri e deve essere mantenuto
nella medesima posizione a cura del proprietario.
Le eventuali variazioni della numerazione civica già assegnata, previa notifica all’interessato,
sono realizzate a spese dell’Amministrazione comunale fatti salvi i casi in cuila richiesta di
variazione viene effettuata direttamente dall’interessato.
In caso di demolizione dell’edificio, di soppressione di porte esterne di accesso pedonale odi
variazione della numerazione civica, il proprietario restituisce all’Amministrazione, nel
termine di quindici giorni, gli indicatori in precedenza assegnatigli.
L’Amministrazione comunale provvede ad apporre la numerazione civica, ai sensi della
normativa vigente, per tutte le unità ecografiche semplici (abitazioni, passi carrabili, esercizi
commerciali e simili) accessibili dalla pubblica via.
L’Amministrazione comunale fornisce altresì i criteri per l’indicazione degli accessi interni
(accessi indiretti all’area di pubblica circolazione).
L’indicatore ecografico interno viene posato a cura del proprietario.
Qualora la numerazione interna non venisse realizzata dal proprietario, vi può provvedere
l’Amministrazione addebitandone le spese al proprietario.
2. Nel rispetto del vigente regolamento comunale in materia di “Pubblicità e affissioni e relative
imposte” per l’imposta comunale sulla pubblicità, gli Amministratori dei condomini sono
tenuti ad apporre nei pressi dell’entrata dell’edificio da loro amministrato idonea targhetta di
dimensioni massime 15 x 20 cm, fissata in modo stabile, contenente i propri dati, recapito e
numero telefonico, nonché a comunicare tali dati per via telematica all’Ufficio
Toponomastica, affinché possano essere contattati nei casi di emergenza. La targhetta può
essere applicata anche all’interno dell’edificio, purché sia immediatamente visibile dalla
strada.
3. Nel rispetto del vigente regolamento per l’imposta comunale sulla pubblicità, all’esterno
dell’edificio, sotto il numero civico, i proprietari possono apporre, a titolo gratuito e senza
necessità di alcuna richiesta, una targa di dimensioni massime 15 x 20 cm, che riporti l’anno
di ultimazione del fabbricato, il nome del progettista e dell’impresa esecutrice.

Capo III - Tutela degli spazi verdi e dell’ambiente

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Così come previsto dall’Intesa del 20 ottobre 2016, sancita ai sensi dell’articolo 8, comma 6 della
legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni e i Comuni, concernente l’adozione dello
schema di regolamento edilizio-tipo di cui all’art. 4, comma 1-sexies del decreto del Presidente della
Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e ss.mm.ii., è prevista la possibilità di rimandare ad apposito
regolamento comunale che tratti la materia del Verde pubblico e privato, un modo specifico e
coordinato con tutte le altre norme vigenti di settore.

Art. 58 – Aree verdi

1. L’Amministrazione Comunale favorisce le iniziative e gli interventi edilizi che nella


progettazione, nella costruzione e nell’uso siano rivolti a migliorare il paesaggio e diminuire
gli impatti sull’ambiente urbano, in termini di utilizzo e vivibilità. Sono perciò incentivati
gli interventi innovativi in termini paesaggistici, architettonici, ambientali e culturali, che
dimostrino particolare attenzione alla qualità della forma costruita intesa come insieme di
manufatti e spazi aperti, gestione delle risorse e riduzione delle superfici impermeabili.
2. Il Comune attraverso agevolazioni favorisce il recupero del patrimonio edilizio, in particolare
delle aree e degli immobili in disuso. Vengono promossi il rifacimento di facciate, la
sistemazione delle aree verdi private, l’inserimento di elementi di arredo urbano, compresi
idonei stalli, manufatti o altri elementi per il parcheggio e il ricovero delle biciclette
(realizzati con materiali idonei a garantire l’indeformabilità del suolo), i manufatti delle
aziende erogatrici di pubblici servizi, l’adeguata integrazione di parcheggi pubblici e privati,
la realizzazione delle reti ecologiche.
3. I progetti che contemplano interrelazioni con opere viabilistiche e/o strutture e spazi annessi
(come svincoli, rotatorie e banchine laterali), nonché quelli di sistemazione delle aree libere
da edificazione e verdi, devono uniformarsi agli standard prestazionali e ai contenuti tecnici
delle prescrizioni tecniche progettuali vigenti, approvate dai diversi Settori per le differenti
tipologie di opere e rese pubbliche sul sito del Comune.
4. La rimozione di alberi con circonferenza del fusto superiore a cm.150 misurata a cm.130 di
altezza presenti negli spazi privati e pubblici è vietata.
5. Ove ciò non possa essere evitato nell’ambito di interventi edilizi e urbanistici o nella
realizzazione di opere pubbliche, la rimozione deve essere adeguatamente motivata da una
relazione progettuale ed agronomica ed è subordinata all’inserimento nel lotto di intervento,
o in un’area vicina, individuata congiuntamente con il Comune, di un numero di esemplari
adulti in relazione alla specie e all’età della pianta rimossa, secondo una valutazione da
richiedere al Settore cui compete la gestione del verde. La rimozione dovrà comunque essere
precedentemente assentita nell’ambito del procedimento di riferimento. Gli interventi di
sostituzione compensativa, nelle fasce periurbane o zone agricole, impiegano di preferenza
specie arboree appartenenti alla flora della zona, mentre è in ogni caso vietato l’impianto di
esemplari arborei o arbustivi appartenenti a specie alloctone qualora queste esibiscano
accertata o notoria attitudine invasiva. Non potranno essere rimossi gli esemplari e le specie
arboree soggetti a particolare tutela.

Art. 59 – Parchi urbani e giardini di interesse storico e documentale

1. Ai parchi e giardini di interesse storico-monumentale ancorché di proprietà privata è


riconosciuto un interesse pubblico conferitogli dalle sue caratteristiche artistiche e/o dalla
rilevanza storica e, in quanto tali, dovranno essere conservati nei loro caratteri originari. Non
è ammessa la riduzione o la suddivisione delle aree.
2. La tutela dei parchi urbani e dei giardini storici deve essere garantita in tutto il territorio
urbano, nel centro storico e nelle aree esterne ad esso, ed è volta alla conservazione ed al
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restauro delle aree perimetrate al fine della valorizzazione delle stesse. Si specifica pertanto
che qualsiasi intervento deve essere finalizzato al recupero e ripristino dei caratteri e degli
elementi salienti che distinguono parchi e giardini di notevole interesse; questo deve
verificarsi sia per quello che riguarda i giardini del centro storico ma deve essere garantito
anche per le aree del territorio urbano ed extraurbano.
3. In relazione ai vincoli discendenti dalle disposizioni di cui al Decreto legislativo n. 42 del
2004 e s.m.i., tutti gli interventi in tali aree sono subordinati alla redazione di un progetto
unitario supportato dal rilievo delle essenze e degli elementi di arredo, da sottoporre al parere
obbligatorio della Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali. Le modifiche e le
introduzioni di nuovi elementi vegetali e/o di arredo dovranno essere congruenti e coerenti
con gli elementi esistenti che devono essere mantenuti. In particolare è prescritta la
conservazione degli elementi ornamentali, delle recinzioni, delle cancellate. Non sono
ammesse superfici in asfalto.

Art. 60 – Orti urbani

1. L’Amministrazione comunale promuove la formazione e l’organizzazione di “orti urbani” e


di “giardini condivisi” quali sistemi ordinati di appezzamenti di terreno coltivabili con scopo
non commerciale e con la finalità di incentivare forme di aggregazione tra cittadini e fornire
occasioni di svago per il tempo libero, oltre che di riqualificare aree verdi cittadine.
2. La classificazione, la realizzazione, l’assegnazione e la manutenzione degli “orti urbani” e dei
“giardini condivisi” è operata dall’apposito regolamento comunale con il quale sono definiti i
criteri di assegnazione e le modalità d’uso, oltre che la gestione amministrativa e la
manutenzione delle singole aree ortive presenti nel proprio territorio.
3. Gli orti ed i giardini sono concessi, mediante pubblicazione di specifici avvisi pubblici per
l’assegnazione, ai cittadini residenti nel Comune che abbiano raggiunto la maggiore età
secondo quanto previsto dal Regolamento del Verde. La disponibilità idrica sarà garantita
dell'Amministrazione utilizzando risorse non concorrenziali con quelle destinate al consumo
umano. Per la concessione dell’orto è previsto il pagamento di un canone annuale e la
corresponsione di una quota forfettaria per l’utilizzo dell’acqua.

Art. 61– Parchi e percorsi in territorio rurale, sentieri

Si fa riferimento a quanto previsto dal Regolamento comunale del Verde, anche alla luce del
recente aggiornamento delle disposizioni attuative dello Studio Agricolo Forestale, approvato con
D.A. n. 119/Gab del 14 luglio 2021, a supporto del Piano Urbanistico Generale comunale TitoloVI
- Capo I della legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e ss.mm.ii..

Art. 62 – Tutela del suolo e del sottosuolo

1. Al fine di garantire la tutela ambientale del territorio devono essere sottoposte ad Indagine
Ambientale Preliminare (IAP) per la verifica dello stato di qualità del suolo e sottosuolo:
a) le aree e gli immobili dove storicamente siano state svolte attività industriali in genere o
inerenti il deposito, il commercio e l’utilizzo di sostanze pericolose (incluse, ad esempio, le
industrie insalubri, di cui all’articolo 216 del testo unico delle leggi sanitarie (Regio decreto
27.7.1934, n. 1265) e s.m.i. e i distributori di carburanti, da convertire a destinazioni d’uso
diverse o da riqualificare, mantenendo la funzione produttiva;
b) le aree e gli immobili con destinazioni produttive, industriali o artigianali da convertire a
usi di tipo residenziale, verde pubblico o assimilabili (nidi, scuole, etc.);

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c) le aree oggetto di piani urbanistici attuativi e strumenti di programmazione negoziata, le


aree assoggettate a permesso di costruire convenzionato ove siano previste cessioni di aree
al Comune, nonché tutte le aree oggetto di cessione a pertinenza indiretta, anche se non
ricorrono le condizioni di cui alle lettere a) e b);
d) le aree già sottoposte a procedimenti di caratterizzazione o bonifica, ove la nuova
destinazione prevista preveda requisiti di qualità più stringenti di quelli accertati.
2. L’Indagine Ambientale Preliminare deve essere realizzata a cura e spese del responsabile della
contaminazione o del soggetto interessato, muniti dell’assenso del proprietario (se non
coincidente), o dal proprietario, restando impregiudicata per quest’ultimo ogni azione di
rivalsa nei confronti del soggetto responsabile della contaminazione. L’esito dell’indagine
deve essere reso in forma di dichiarazione sostitutiva di atto notorio, la relazione illustrativa
deve essere sottoscritta da un tecnico che ne certifica la validità. L’indagine non è necessaria
qualora il proponente possa esibire per l’area in oggetto, per obiettivi coerenti con l’intervento
da realizzare, il certificato di avvenuta bonifica o, in alternativa, il provvedimento di
conclusione positiva del procedimento di bonifica o l’esito di una precedente indagine,
allegando inoltre dichiarazione sostitutiva di atto notorio relativa alla non compromissione
dello stato di qualità delle matrici ambientali nel tempo intercorso dall’emissione degli atti
elencati.
3. Il soggetto che procede alle indagini deve inviarne i risultati allo Sportello Unico per l’Edilizia
del comune che ne invierà copia all’ufficio competente per la pratica edilizia o urbanistica e,
in conformità ai disposti di legge, al Settore comunale competente alle bonifiche, nonché, per
conoscenza, all’ufficio dell’ARPA. Qualora i risultati dell’indagine suddetta evidenzino
potenziali contaminazioni a carico delle matrici ambientali, così come definite dalla normativa
vigente, deve essere dato avvio al procedimento di bonifica nel rispetto delle modalità previste
dalla legge. L’avvio del procedimento di bonifica implica la sospensione dell’intervento, sino
al provvedimento di autorizzazione dell’intervento di bonifica, ma non interrompe l’esame
edilizio del progetto. L’avvio dei lavori edilizi è comunque condizionato alla conclusione del
procedimento di bonifica e al rilascio delle eventuali relative certificazioni, salvo che per le
demolizioni e per le altre opere strettamentepropedeutiche agli interventi di bonifica per le
quali il responsabile del procedimento di bonifica abbia espresso specifico nulla osta.
4. Qualora il progetto di bonifica preveda la suddivisione in specifici lotti – eventualmente tramite
frazionamento catastale – o fasi temporali, le opere edilizie possono essere avviate sulle
porzioni di terreno che non devono essere assoggettate a bonifica, anche in contemporanea
alle opere di bonifica che devono essere realizzate su altre specifiche porzioni.
5. Qualora gli enti competenti, ai quali è trasmesso l’esito dell’indagine, dovessero ravvisare la
necessità di integrazioni e approfondimenti, lo comunicheranno al Responsabile del
Procedimento edilizio o urbanistico, che interrompe il procedimento di rilascio del titolo o di
approvazione del piano o sospende l’efficacia del titolo già rilasciato, sino alla positiva
valutazione delle integrazioni. Se da queste integrazioni dovesse emergere la presenza di
potenziale contaminazione si opererà così come previsto nel precedente comma 3.
6. I risultati dell’indagine suddetta o il certificato di avvenuta bonifica devono essere allegati a
tutte le richieste di titoli edilizi o comunicazioni di effetto analogo, anche in caso di modifica
della destinazione d’uso senza opere, nonché allegati al fascicolo del fabbricato di cui
all’articolo 17 del presente Regolamento.
7. In caso di presenza di serbatoi interrati dismessi o da dismettere di qualsiasi tipologia, gli stessi
devono essere asportati in via preliminare alla suddetta indagine, salvo i casi di comprovata
impossibilità tecnica di rimozione.

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

Capo IV - Infrastrutture e reti tecnologiche

Per tutti gli interventi di cui al presente Capo IV si applicano le leggi di settore vigenti nonché il
regolamento comunale d’igiene e le circolari in materia emanate dalle competenti Autorità sanitarie.

Art. 63 – Approvvigionamento idrico

1. Rifornimento idrico e impianti sollevamento acque.


1.1 Ogni fabbricato deve essere provvisto di acqua potabile proveniente dall’acquedotto
comunale, distribuita in modo proporzionale al numero dei locali abitabili, in modo da
garantire il regolare rifornimento di ogni alloggio.
1.2 Nelle zone prive di acquedotto comunale, l’acqua per uso domestico può essere prelevata dai
pozzi privati, ma, in tal caso, deve risultare potabile dall’analisi dei competenti servizi sanitari
ed il suo uso deve essere consentito dai servizi stessi.
1.3 Gli impianti per la distribuzione dell’acqua potabile internamente all’edificio devono essere
costruiti a regola d’arte e conformemente alle prescrizioni contenute nel regolamento
comunale per il servizio dell’acquedotto.
1.4 Per l’esercizio degli impianti di sollevamento di acqua (autoclave), è necessaria
l’autorizzazione preventiva da parte del comune, che ha facoltà di revocarla in ogni tempo in
relazione alle condizioni del servizio di distribuzione dell’acqua.
2. Pozzi, vasche e cisterne per acqua potabile.
2.1 I pozzi, le vasche e le cisterne e gli altri recipienti destinati ad accogliere acqua potabile
devono essere costruiti a monte di fogne, pozzi neri, concimaie, bottini, fossi di scolo ecc. e
mai comunque, a distanza minore di ml. 10 da questi.
2.2 I pozzi debbono essere costruiti con una buona muratura, rivestiti interamente con uno strato
di cemento dello spessore di almeno cm. 2 o un altro materiale impermeabile in modo da
impedire comunque le infiltrazioni di acqua inquinata, superficiale o profonda, dal suolo
circostante.
2.3 Essi debbono essere sempre chiusi alla bocca mediante apposita torretta in muratura munita
di apposito sportello.
2.4 L’attingimento può farsi solamente a mezzo di pompe.
2.5 Il terreno circostante, almeno per un raggio di ml. 2 dal perimetro della torretta, deve essere
impermeabilizzato per il sollecito allontanamento delle acque meteoriche e di stramazzo.
2.6 I pozzi, volti alla captazione di acque di falde profonde o per uso non domestico, devono
essere autorizzati.
2.7 Per i pozzi tubolari saranno di volta in volta date disposizioni dagli uffici tecnici comunali e
dai servizi dell’unità sanitaria locale.

3. Riduzione consumi individuali acqua potabile.

3.1 Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile si introduce la contabilizzazione
individuale obbligatoria del consumo di acqua potabile, così da garantire che i costi per
l'approvvigionamento di acqua potabile sostenuti dall'immobile vengano ripartiti in base ai
consumi reali effettuati da ogni singolo proprietario o locatario, favorendo comportamenti
corretti ed eventuali interventi di razionalizzazione dei consumi.
3.2 Negli interventi di nuova costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici
esistenti che prevedano il rifacimento della rete di distribuzione dell’acqua potabile è
obbligatorio:
- la contabilizzazione individuale del consumo di acqua potabile;

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- l’installazione di cassette di scarico dei vasi igienici con dispositivi per la regolazione del
flusso di acqua e di “flussi aerati”/riduttori di flusso per rubinetti e docce, fissi o direzionabili;
- negli edifici appartenenti alle categorie energetiche E.2, E.3, E.4, E.5, E.6, E.7 e E.8 elencate
all’articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, è obbligatoria, nei punti d’uso di acqua ed acqua
calda sanitaria (bocchelli lavabo, docce, WC, orinatoi) l’installazione di sistemi di erogazione
con tempi di apertura controllati, quali i sistemi di erogazione con apertura a tempo, o tramite
pedale o simile, o con controlli elettronici, l’adozione di dispositivi per la regolazione del
flusso d’acqua delle cassette di scarico dei gabinetti (dotatedi un dispositivo comandabile
manualmente che consenta la regolazione, prima dello scarico, di almeno due diversi volumi
di acqua: il primo compreso tra 7 e 12 litri e il secondo compreso tra 5 e 7 litri) e l’uso di
“flussi aerati/riduttori di flusso” per rubinetti e docce, fisse o direzionabili. Le prescrizioni del
presente comma si applicano anche ai serviziigienici comuni degli edifici di classe E1(3) di
cui all’art.3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412.
3.3 Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, per gli interventi di nuova
costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici esistenti che prevedano il
rifacimento della rete di distribuzione dell'acqua potabile, appartenenti alle categorie
energetiche E.1.2, E.1.3, E.2, E.3, E.4, E.5, E.6, E.7 e E.8 elencate all’articolo 3 del DPR26
agosto 1993, n. 412, è obbligatorio l’adozione di sistemi che consentano l’alimentazionedelle
cassette di scarico con le acque grigie provenienti dagli scarichi di lavatrice, vasche dabagno
e docce, per la categoria energetica E.1.1 l’adozione di tali sistemi è consigliabile.
Il requisito si intende raggiunto quando sia installato un sistema che consenta l’alimentazione
delle cassette di scarico con le acque grigie provenienti dagli scarichi di lavatrici, vasche da
bagno e docce, opportunamente trattate per impedire:
a. l’intasamento di cassette e tubature;
b. la diffusione di odori e agenti patogeni.
L’eventuale surplus di acqua necessaria per alimentare le cassette di scarico, dovrà essere
prelevata dalla rete di acqua potabile attraverso dispositivi che ne impediscano la
contaminazione. Le tubazioni dei due sistemi dovranno essere contrassegnate in maniera da
escludere ogni possibile errore durante il montaggio e gli interventi di manutenzione.
Per le nuove costruzioni il requisito è soddisfatto se:
a) i sistemi di captazione e di accumulo delle acque grigie assicurano un recupero pari al 70%
delle acque provenienti dagli scarichi di lavabi, docce, vasche da bagno, lavatrici;
b) sono predisposti filtri idonei a garantire caratteristiche igieniche (corrispondenti ai livelli
di qualità dell’acqua concordati con l’ASP) che le rendano atti agli usi compatibili all’interno
dell’edificio o nelle pertinenze esterne;
c) sono previsti per i terminali della rete duale (escluso il wc) idonei accorgimenti per evitare
usi impropri (colore, forma, posizione).
Per interventi riguardanti il sistema di approvvigionamento idrico sul patrimonio edilizio
esistente il requisito è soddisfatto se:
aa) il sistema di accumulo garantisce un recupero pari ad almeno il 50% delle acque grigie per
un uso compatibile esterno (e di conseguenza la rete di adduzione può essere limitata alle
parti esterne dell’organismo edilizio: es. irrigazione verde ornamentale);
bb) si prevedono per i terminali della rete duale esterna idonei accorgimenti per evitarne usi
impropri (colore, forma, posizione).
3.4. Al fine della riduzione del consumo di acqua potabile, si obbliga, fatte salve necessità
specifiche di attività produttive con prescrizioni particolari, l’utilizzo delle acque meteoriche,
raccolte dalle coperture degli edifici, per l’irrigazione del verde pertinenziale, la pulizia dei
cortili e passaggi, usi tecnologici relativi (es. a sistemi di climatizzazione attiva/passiva).

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3.5. Gli edifici di nuova costruzione e gli edifici interessati a interventi di manutenzione
straordinaria e ristrutturazione in cui è previsto il rifacimento dell’impianto idraulico, con
una superficie destinata a verde pertinenziale e/o cortile superiore a 80 mq, devono dotarsi
di una cisterna per la raccolta di acque meteoriche, il cui volume deve essere calcolato in
funzione dei seguenti parametri:
a. consumo annuo totale di acqua per irrigazione;
b. volume di pioggia captabile all’anno determinato a sua volta dalla superficie di raccolta
della copertura, dall’altezza annuale di pioggia, dal coefficiente di deflusso, efficienza del
filtro.
3.6. Il fabbisogno idrico dovrà essere calcolato in funzione del numero di abitanti, del tipo di
apparecchi irrigui utilizzati e di irrigazione prescelta (fabbisogno medio pari al 10% del
consumo totale annuo per persona). Verificato che il fabbisogno idrico sia inferiore alla
quantità di acqua piovana che può essere raccolta, il calcolo della capienza minima della
vasca dovrà essere effettuato tenendo conto del periodo secco medio (numero di giorni
consecutivi durante i quali si ha assenza di precipitazioni): Volume minimo vasca:
fabbisogno annuo x numero di giorni periodo secco/365. La cisterna dovrà essere dotata di
un sistema di filtrazione per l’acqua in entrata, di uno sfioratore sifonato collegato alla
fognatura per gli scarichi su strada per smaltire l’eventuale acqua in eccesso e di un
adeguato sistema di pompaggio per fornire l‟acqua alla pressione necessaria agli usi
suddetti.
3.7. L’impianto idrico così formato non può essere collegato alla rete idrica potabile e le sue
bocchette dovranno essere dotate di dicitura “acqua non potabile‟, secondo la normativa
vigente.

Art. 64 – Depurazione e smaltimento delle acque

1. Per le zone non servite da fognatura comunale, lo smaltimento delle acque reflue deve
avvenire nel rispetto del D.Lgs n.152/2006 e successive modifiche.
2. Le modalità di scarico di acque reflue in Pubblica Fognatura sono definite dal “Regolamento
di Fognatura e Depurazione” approvato con Delibera di Consiglio Comunale.
3. L’ubicazione delle fosse settiche e/o tipo Imhoff deve essere esterna ai fabbricati e distante
almeno 1 metro dai muri di fondazione e non meno di 10 metri da qualunque pozzo, condotta
o serbatoio destinato ad acque potabili.
4. In tutti i manufatti destinati alla depurazione i liquami trattati devono essere esclusivamente
quelli provenienti dall’interno degli edifici con esclusione di immissioni di acque meteoriche.
5. Le acque meteoriche devono essere convogliate e allontanate dall’edificio così da evitare
l’impaludamento o danni, anche alle proprietà circostanti e possono recapitare sul suolo o
negli strati superficiali del sottosuolo. Sempre che non siano le condizioni di riuso come
riportate all’art.63. E’ vietato lo scarico di acque meteoriche in acque sotterranee.
6. I canali di gronda, le condutture verticali di scarico (o «calate») e le condutture interrate per
la raccolta e lo smaltimento delle acque piovane devono essere di materiale resistente ed
impermeabile, avere giunture a perfetta tenuta ad essere di numero ed ampiezza sufficiente
per ricevere e condurre le acque piovane fino alla pubblica fognatura bianca, o in mancanza
di questa, fino alla destinazione approvata dall’ufficio tecnico comunale.
7. Le coperture devono essere munite di canali di gronda lungo tutti i cornicioni, tanto verso le
aree di uso pubblico quanto verso i cortili ed altri spazi scoperti.

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8. Le condutture verticali di scarico devono applicarsi di preferenza esternamente all’edificio


fino a 4,00 mt. dal suolo, nel quale tratto devono essere poste in opera entro cassette
d’isolamento nella muratura, nel caso di facciate fronteggianti spazi pubblici.
9. Idonei pozzetti d’ispezione forniti di chiusura idraulica devono essere installati all’estremità
inferiore di ogni "calata"; pozzetti d’ispezione devono essere installati nei punti delle
condutture interrate in cui si verifichi un cambiamento in direzione o la confluenza con altre
condutture. Un pozzetto finale d’ispezione, posto ai limiti interni della proprietà, deve
precedere l’allacciamento alla pubblica fognatura.
10. I reflui provenienti dalle attività zootecniche, agro-forestali, agrituristiche, itticoltura interna,
nonchè quelle provenienti da attività agro-industriale o di alte tipologie di insediamenti
produttivi ricadenti in aree non servite da rete fognaria pubblica dovranno attenersi alle
disposizioni specifiche previste dal D.Lgs 152/2006 e ss. mm. e ii.

Art. 65 – Raccolta differenziata dei rifiuti urbani e assimilati, aree ecologiche

1. I rifiuti urbani devono essere smaltiti in conformità alle normative vigenti con particolare
riferimento al “Regolamento comunale” che prevede la raccolta porta a porta o il conferimento
a discarica mediante raccolta differenziata.
2. La progettazione delle nuove singole unità immobiliari e dei nuovi edifici dovrà altresì
indicare le modalità e dimensionamento dei contenitori e/o locali atti a consentire
esplicitamente la raccolta differenziata dei rifiuti, costituiti da appositi cassonetti atti a
contenere i recipienti o i sacchetti delle immondizie. Questi dovranno essere dimensionati per
raccogliere rifiuti differenziati almeno di tre giorni, calcolati in base al numero massimo di
utenti previsti nell’edificio, per lt. 1,7/abitante/giorno come indice minimo. Detti cassoni
devono essere sempre agevolmente accessibili dai mezzi di raccolta del servizio pubblico.

Art. 66 – Distribuzione dell’energia elettrica e del gas

1. Negli interventi di nuova costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici


esistenti che prevedano il rifacimento del sistema di illuminazione, nelle parti comuni e nelle
autorimesse di edifici a destinazione residenziale appartenenti alle categorie E.1(1) ed E.1(2)
di edifici definite dal DPR 412/93, art. 3, è obbligatorio:
a. installare interruttori a tempo e/o azionati da sensori di presenza negli ambienti utilizzati
in modo non continuativo, ad esclusione degli apparecchi illuminanti per l’illuminazione di
sicurezza;
b. parzializzare gli impianti con interruttori locali ove funzionale;
c. utilizzare sorgenti luminose di classe A (secondo quanto stabilito dal Regolamento UE
874/2012) o migliore.
2. Negli interventi di nuova costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici
esistenti che prevedono il rifacimento dell’impianto di illuminazione, per gli edifici
appartenenti alle categorie E.1, E.2, E.3, E.4, E.6 e E.7 è obbligatorio:
a. installare interruttori a tempo e/o azionati da sensori di presenza negli ambienti utilizzati
in modo non continuativo;
b. installare sensori di illuminazione naturale per gli ambienti utilizzati in modo
continuativo ove funzionale;
c. utilizzare alimentatori di classe A, lampade di classe A o più efficienti.
3. Negli interventi di nuova costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici
esistenti che prevedono il rifacimento dell’impianto di illuminazione di edifici ad uso
industriale o artigianale (classe E8), installazione di interruttori azionati da sensori di presenza
per l’illuminazione di magazzini e aree interne utilizzate in modo non continuativo.
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4. Negli interventi di nuova costruzione e sostituzione edilizia e negli interventi su edifici


esistenti che ne prevedano il rifacimento, per l’impianto esterno di illuminazione e in tutte le
categorie di edifici dalla E1 alla E8 è obbligatorio:
a. utilizzare interruttori crepuscolari;
b. utilizzare apparecchi illuminanti ad alto rendimento ottico dotati di lampade ad alta
efficienza (quali ad esempio lampade a vapori di sodio ad alta pressione, ioduri metallici,
LED, induzione elettromagnetica), di colore naturale e non giallo, o dispositivi azionati da
sensori di presenza ove funzionale;
c. il rispetto della normativa vigente in tema di inquinamento luminoso.
5. Di norma le cabine ENEL devono essere realizzate all’interno dei nuovi fabbricati. In ogni
caso tali opere devono essere preventivamente autorizzate dal Comune.
6. Con particolare riferimento ai piani di cablaggio della città presentati da operatori autorizzati,
il Comune promuove e incentiva le opere volte ad adeguare gli edifici esistenti in ordine alle
necessarie dotazioni di canalizzazioni interne, di allacciamenti a rete e di infrastrutture per i
servizi di telecomunicazione.
7. Le tubazioni del gas e i cavi elettrici non devono essere posti sulle pareti esterne se non in
appositi incassi, e opportunamente rivestiti, al fine di consentire un idonea soluzione
architettonica nel rispetto delle specifiche norme vigenti.

Art. 67 – Ricarica dei veicoli elettrici

1. Nelle nuove realizzazioni di edifici commerciali, misti, industriali, artigianali o comunque


finalizzati all'utilizzo pubblico, i box o le aree di parcheggio esterne, anche condominiali,
dovranno essere dotati di almeno una presa elettrica ogni cinque posti auto con
contabilizzazione dei consumi per la ricarica delle batterie dei motori dei veicoli elettrici,
fermo restando le norme vigenti in materia.

Art. 68 – Produzione di energie da fonti rinnovabili, da cogenerazione e reti di


teleriscaldamento

1. Ferme restando le norme vigenti in materia e le eventuali disposizioni più restrittive introdotte
a livello nazionale e regionale, il presente articolo promuove misure di sostenibilità
ambientale in edilizia, attraverso la riduzione dell’uso delle risorse non rinnovabili, lo
sviluppo delle fonti rinnovabili di energia e il contenimento dei carichi inquinanti in ambiente
lungo tutto il ciclo di vita delle costruzioni, migliorando al contempo il comfort degli spazi
interni e l’uso degli spazi esterni agli edifici.
2. Le disposizioni riportate nel presente articolo si applicano agli edifici di nuova costruzione e
agli interventi di ampliamento volumetrico, sostituzione edilizia, ristrutturazione riguardanti
l’intero edificio, restauro e risanamento conservativo di edifici esistenti. Esse riguardano tutte
le categorie di edifici definite dal DPR 412/93, art. 3, si raccordano alle leggi regionalie
nazionali vigenti e fanno riferimento ai requisiti in esse contenuti.
3. In tutti i progetti di nuova costruzione e di ristrutturazione rilevante di edifici esistenti, come
definite nel d.lgs. 3 marzo 2001, n.28, in tutte le categorie di edifici dalla E.1 alla E.8 è
obbligatorio prevedere l’installazione di impianti per la produzione di energia da fonti
rinnovabili in misura non inferiore a quanto previsto dalla normativa sovraordinata in materia.
Nel caso di un nuovo sistema di cogenerazione e di relativa rete di distribuzione delcalore (ed
eventualmente del freddo) devono essere rispettati i valori energetico- prestazionali definiti
dal Dlgs 20/2007.

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4. Negli edifici di cui al comma 2, fatto salvo quanto previsto al successivo comma 5, è possibile
installare, sulle coperture a falde inclinate esistenti o sulle coperture piane, pannellisolari,
anche con l'utilizzo di supporti - se esclusivamente finalizzati al raggiungimento
dell'inclinazione ottimale. In caso di realizzazione di nuovo edificio o di rifacimento completo
della struttura di copertura i pannelli dovranno risultare integrati nello spessore della falda e
non oltrepassare, in altezza, la linea di colmo. L'intera struttura dovrà conseguire, in ogni caso,
un idoneo inserimento architettonico e ambientale.
5. Nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico, nella Zona “A” di cui al D.M. n.1444/68 e sugli
edifici di interesse storico individuati dallo strumento urbanistico, fatte salve eventuali norme
di tutela che ne impediscano il posizionamento, parziale o totale, è possibile installarepannelli
solari con le seguenti modalità:
- sulle coperture a falde, pannelli solari termici integrati nello spessore della falda e pannelli
solari fotovoltaici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda, aderenti
totalmente ad essa, senza l'utilizzo di supporti in elevazione.
In caso di realizzazione di nuovo edificio o di rifacimento completo della struttura di copertura
i pannelli, sia termici che fotovoltaici, dovranno risultare integrati nello spessore della falda e
non oltrepassare, in altezza, la linea di colmo; nei cortili e spazi aperti, anche con l'utilizzo di
supporti, se esclusivamente finalizzati al raggiungimento dell'inclinazione ottimale.

Art. 69 – Telecomunicazioni e impianti di ricezione satellitare, antenne a servizio degli edifici

Si applica quanto previsto dalla normativa di settore vigente.

Capo V - Recupero urbano, qualità architettonica e inserimento paesaggistico Art.

70 – Pubblico decoro, manutenzione e sicurezza delle costruzioni e dei luoghi

1. Nelle nuove costruzioni o a seguito di ristrutturazioni rilevanti di qualsiasi tipo, pubbliche o


private, e le aree di pertinenza devono essere progettate e mantenute in ordine ed in buono
stato di conservazione in ogni loro parte, comprese le coperture e la consistenza
arborea/arbustiva, in modo da assicurare e sviluppare il rispetto dei valori estetici ambientali
e di sicurezza. Gli spazi scoperti devono essere sistemati prevalentemente a verde con messa
a dimora di essenze tipiche dei luoghi e nel rispetto della vegetazione naturale esistente. Le
parti non sistemate a verde devono essere pavimentate e provviste di apposita fognatura per
il deflusso delle acque piovane, fermo restando l’applicazione dell’art.3, comma 1, lett. v)
della legge regionale 10 agosto 2016, n.16.
2. Nelle nuove costruzioni, nelle ristrutturazioni nei restauri e risanamenti conservativi, negli
interventi di manutenzione delle costruzioni esistenti, tutte le pareti esterne prospettanti su
spazi pubblici o privati, anche se interni alle costruzioni, e tutte le opere ad esse attinenti (quali
finestre, parapetti) devono essere realizzate con materiali e cura di dettagli tali da garantire la
buona conservazione delle stesse nel tempo e l’armonico inserimento nell’ambiente
circostante.
3. Nelle pareti esterne di edifici di nuova costruzione o a seguito di ristrutturazioni rilevanti è
vietato sistemare tubi di scarico di servizi igienici e degli acquai delle cucine e relative canne
di ventilazione, o canalizzazione in genere eccettuati i casi in cui dette canalizzazioni siano
previste nel progetto architettonico originario e adeguatamente rivestite.
4. Le tubazioni dell’acqua e del gas e i cavi telefonici ed elettrici non devono essere posti sulle
pareti esterne se non in appositi incassi, e opportunamente rivestiti, al fine di consentire un
idonea soluzione architettonica nel rispetto delle specifiche norme vigenti.

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5. Quando le condizioni di cui ai commi precedenti vengono meno, i proprietari debbono


provvedere alle opportune riparazioni ed ai necessari rifacimenti, in un congruo termine
fissato dal Comune, trascorso il quale, quest’ultimo dispone l’esecuzione dei lavori d’ufficio,
a spese degli interessati.
6. Nella rimozione degli abusi, il Comune, oltre all’osservanza delle norme vigenti, dispone
anche gli interventi, i ripristini e le modificazioni necessarie alla salvaguardia del decoro
cittadino e dell’arredo urbano, disponendo, ove necessario, l’esecuzione dei lavori d’ufficio
a spese degli interessati.
7. Le costruzioni a carattere semipermanente o provvisorio, le serrande, le indicazioni
pubblicitarie, turistiche e stradali, le attrezzature tecniche, quali i sostegni e i cavi per l’energia
elettrica, gli apparecchi d’illuminazione stradale, devono essere previsti e realizzatiin modo
da rispondere a requisiti di buon ordine e di decoro.
8. Sono vietate tutte quelle opere o iscrizioni che possono nuocere al decoro dell’ambiente,
alterare elementi architettonici o limitare la visuale di sfondi architettonici e paesistici, la
sicurezza del traffico, il diritto di veduta dei vicini.
9. Inoltre, i proprietari (privati ed enti di gestione e manutenzione) hanno l’obbligo di mantenere
le costruzioni, i lotti e la viabilità privata in condizioni di agibilità, di decoro, di idoneità
igienica e di sicurezza socio-ambientale, assicurando tutti i necessari interventi.
10. È altresì obbligo, nel caso di manufatti contenenti amianto, darne comunicazione al Comune
ai fini del censimento regionale e, qualora ne sussistano i presupposti, porre in essere tutti gli
interventi prescritti dalla normativa nazionale e regionale.
11. L’Amministrazione comunale può far eseguire in ogni momento, previo congruo preavviso,
ispezioni dal personale tecnico e sanitario del Comune o dell’A.S.L., ovvero da altro personale
qualificato, per accertare le condizioni delle costruzioni e determinare gli adeguamenti
necessari da prescrivere ai proprietari degli immobili.
12. Qualora la mancanza delle condizioni di agibilità, decoro, igiene e di sicurezza urbana sia di
portata tale da comportare pericolo per la pubblica incolumità, l’igiene pubblica o la sicurezza
socio ambientale, trovano applicazione tutte le disposizioni vigenti in materia edilizia,
sanitaria e di sicurezza urbana al fine di adottare gli opportuni provvedimenti, anche
contingibili e urgenti.
13. Negli interventi di manutenzione degli edifici o di rifacimento dei tetti o delle facciate - così
come negli stabili di nuova costruzione - devono essere adottati accorgimenti tecnici tali da
impedire la posa e la nidificazione dei piccioni. Tali accorgimenti possono consistere nella
apposizione di griglie o reti a maglie fitte ai fori di aerazione dei sottotetti non abitabili, dei
solai, dei vespai con intercapedine ventilata, agli imbocchi di canne di aspirazione e aerazione
forzata e nell’apposizione di appositi respingitori su cornicioni, tettoie, grondaie, finestre e
simili. E’ invece favorita la conservazione e la creazione di nidi per chirotteri, rondini, rondoni
o altri uccelli protetti.
14. Il recupero urbano, la riqualificazione sociale e funzionale delle aree e/o degli edifici sono
valori di interesse pubblico da tutelare mediante attività a difesa della qualità urbana, del
decoro e dell’incolumità pubblica.
15. I proprietari o i titolari di diritti su tali beni devono provvedere alla custodia, alla manutenzione
e al decoro degli stessi, anche al fine di evitare fenomeni di degrado urbano, occupazioni
abusive, nonché situazioni di pericolo per l’ordine pubblico, l’integrità fisica della
popolazione e la sicurezza urbana. Le aree devono essere adeguatamente recintate e sottoposte
ad interventi periodici di pulizia, cura del verde, e, se necessario, di disinfestazione o di
derattizzazione. In particolari situazioni di rischio dovute alla presenza di amianto, serbatoi,
linee di raccolta e smaltimento delle acque si deve provvedere al mantenimento in efficienza
e sicurezza delle strutture interessate o alla loro bonifica.

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16. L’Amministrazione comunale, qualora accerti che lo stato di abbandono, di degrado urbano
e di incuria delle aree e/o degli edifici determina pericolo per la sicurezza, o per la salubrità
o l’incolumità pubblica, oppure disagio per il decoro e la qualità urbana, diffida i soggetti di
cui al precedente comma ad eseguire interventi di ripristino, pulizia e messa in sicurezza delle
aree, nonché di recupero degli edifici sotto il profilo edilizio, funzionale e ambientale. Ferma
restando ogni ulteriore valutazione, ai fini del presente articolo si presumono abbandonati gli
edifici che non siano manutenuti e utilizzati per più di cinque anni, ove tale non utilizzo
riguardi almeno il 90% delle loro superfici.
17. Entro 90 giorni dalla notificazione della diffida di cui al comma precedente i proprietari o i
titolari di diritti su detti immobili devono presentare progetto preliminare per l’esecuzione
degli interventi edilizi, per la sistemazione e la manutenzione, o per la riconversione
funzionale degli stessi in conformità alle previsioni dello strumento urbanistico generale
comunale, allegando una relazione che espliciti le modalità e i tempi per l’esecuzione degli
interventi di recupero urbano e di riqualificazione sociale e funzionale.
18. Decorso il termine di cui al precedente comma e constatata l’inerzia dei proprietari o dei
titolari di diritti su tali beni, l’Amministrazione comunale, fatte salve le sanzioni penali ed
amministrative previste dalle leggi in vigore, provvede in via sostitutiva all’esecuzione di
interventi di manutenzione e di pulizia degli immobili, nonché a mettere in sicurezza le aree.
Le relative spese sostenute dall’Amministrazione dovranno essere rimborsate dai proprietari
o titolari di diritti su tali beni entro trenta giorni dalla richiesta e, in difetto, tali spese saranno
riscosse coattivamente con la procedura prevista dalla normativa vigente. In caso di
inottemperanza agli ordini impartiti ai sensi del presente e del precedente articolo è prevista
una sanzione commisurata a € ……/mq di consistenza catastale degli immobili.

Art. 71 – Facciate degli edifici ed elementi architettonici di pregio

1. Gli interventi di nuova edificazione e di recupero degli edifici esistenti, ivi compresi i
manufatti delle aziende erogatrici di pubblici servizi, in particolare se prospicienti spazi
pubblici, devono garantire un corretto inserimento paesistico nel contesto urbano.
2. Fermo restando quanto già previsto al precedente articolo 70 gli interventi sulle facciate
devono essere realizzati con materiali di finitura e accorgimenti tecnici resistenti agli agenti
atmosferici.
3. Le sistemazioni esterne ai fabbricati costituiscono parte integrante del progetto edilizio. Il
progetto e la realizzazione delle superfici filtranti ed occupate concorrono al corretto
inserimento dell’intervento nel contesto urbano e alla valorizzazione dello stesso.
4. Il restauro e le coloriture delle fronti dei fabbricati esistenti degli edifici e dei muri formanti
unico complesso architettonico, anche se appartenenti a proprietari diversi, devono essere
eseguiti in modo da non turbare l’unità e l’armonia del complesso stesso. A tale scopo, le
coloriture parziali degli edifici sono vietate.
5. Il Comune può ordinare il rifacimento dell’intonaco o della tinteggiatura di prospetti di
fabbricati e di muri di cinta, ove lo richiedano esigenze ambientali o di decoro pubblico,
mediante intimazione ai proprietari, nella quale sia stabilito il termine per l’esecuzione dei
lavori.
6. Tutto quanto costituisca e completi la decorazione architettonica dei fabbricati, le mostre, i
graffiti e qualsiasi altra opera di carattere ornamentale, storico o che abbia valore estetico e
interesse storico non può essere asportato, spostato o comunque modificato senza la
preventiva autorizzazione del Comune e, se del caso, senza il consenso della competente
Soprintendenza per i beni culturali ed ambientali.
7. Nel caso di demolizione o trasformazione di immobili, il proprietario è tenuto ad assicurare
che gli oggetti di cui al comma 6, siano convenientemente collocati nel nuovo edificio o in
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luoghi prossimi o conservati in raccolte aperte al pubblico, nonché a predisporre tutti i rilievi
e calchi opportuni nell’interesse della tutela dei beni culturali.
8. In ogni caso è vietato collocare ceppi o edicole votive, o realizzare graffiti o murales, senza la
preventiva autorizzazione comunale.

Art. 72 – Elementi aggettanti delle facciate, parapetti e davanzali

1. Il presente articolo è riferito alle nuove costruzioni. I parapetti di ballatoi, terrazze, balconi,
scale, rampe, ecc. devono essere in materiali resistenti a garanzia della sicurezza e devono
avere un’altezza di almeno m 1,00 riferita al piano di calpestio adiacente.
2. Finestre con parapetti di altezza minore devono essere munite di ringhiere o di vetrature
antisfondamento e antiurto in modo da raggiungere un’altezza di almeno m 1,00.
3. La distanza tra le sbarre delle ringhiere, come pure la larghezza delle feritoie, non deve essere
superiore a m 0,10.
4. Ogni piano di calpestio prospiciente spazi situati ad una quota inferiore di almeno m 0,30 dal
piano di calpestio stesso, deve essere dotato di parapetto.
5. Il parapetto per dislivelli non superiori a m 1,00 può essere sostituito da passamano di altezza
non inferiore a m 1,00.
6. L’aggetto di bow windows, balconi, pensiline, insegne e simili è consentito ad altezza non
inferiore a m. 3,50 su marciapiedi e su aree pedonali, fermo restando la distanza minima tra
gli edifici di cui all’art.73, comma 1, del presente Regolamento.
7. Sono fatte salve altezze o caratteristiche diverse previste dalle specifiche disposizioni di legge
per determinate destinazioni d’uso degli ambienti ove questi vengono collocati. (es. locali di
pubblico spettacolo).

Art. 73 – Allineamenti, arretramenti e confrontanza

1. Fermo restando la disciplina delle distanze minime tra edifici, o dalle strade, stabilite dalle
N.T.A. dello strumento urbanistico generale comunale nonché dal Codice della Strada o da
specifiche norme di legge, può essere imposta, in sede di provvedimento amministrativo, una
distanza maggiore al fine di realizzare allineamenti con edifici preesistenti.
2. Per comprovati motivi estetici, funzionali, ambientali e di sicurezza del traffico, può essere
richiesta la costituzione di fronti unitari degli edifici o l’edificazione a confine, al fine di
costituire una cortina edilizia che dia continuità ai fabbricati.
3. L’allineamento con edifici o manufatti preesistenti è riferito alla costruzione più arretrata
rispetto al sedime stradale, all’interno dell’isolato, salvo che, per garantire il rispetto
dell’unitarietà compositiva o il mantenimento di caratteri formali, non risulti più conveniente
allineare la costruzione in progetto con una cortina più avanzata.
4. Le disposizioni di cui ai commi precedenti, valide per le edificazioni a confine sul fronte
pubblico, devono essere estese anche ai fronti interni qualora prospettino su spazi pubblici o
di uso pubblico.
5. Al fine di assicurare la confrontanza, cioè della distanza tra edifici, prima dell’inizio dei lavori
di nuova edificazione il titolare della SCIA o del permesso di costruire deve chiedere
all’Amministrazione comunale la determinazione degli allineamenti e delle quote cui dovrà
esattamente uniformarsi. Tale determinazione sarà effettuata entro trenta giorni dalla domanda
e risulterà dal verbale che sarà allegato agli atti di fabbrica. Trascorsi i trenta giorni senza
l’avvenuta determinazione dei punti fissi, si riterranno validi quelli di progetto.
6. Negli interventi di nuova costruzione e in quelli di ristrutturazione edilizia di cui all’articolo
5, comma 1, lettera c), della legge regionale n.16/2016 e s.m.i., ferma restando la disciplina

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del Codice della Strada e del Codice Civile, vanno osservate le distanze previste dagli
strumenti urbanistici comunali o dai piani attuativi
7. In presenza di allineamenti sul fronte stradale di fabbricati preesistenti, anche per effetto di
previgenti discipline urbanistiche, il Dirigente può imporre o autorizzare su richiesta
documentata dell’avente titolo, con provvedimento motivato, l’edificazione sull’allineamento
precostituito e prevalente dei fabbricati rispetto alla strada.

Art. 74 – Piano del colore

1. Per qualsiasi intervento edilizio devono essere precisati i colori oltre che i materiali, e le
finiture delle facciate, degli infissi e di tutti gli altri elementi architettonici esterni.
2. Il restauro e le coloriture delle fronti dei fabbricati esistenti degli edifici e dei muri formanti
unico complesso architettonico, anche se appartenenti a proprietari diversi, devono essere
eseguiti in modo da non turbare l’unità e l’armonia del complesso stesso.
3. Negli edifici che presentano prospetti intonacati è fatto obbligo di mantenere la finitura ad
intonaco e non è ammesso lasciare le facciate stonacate con finiture in pietrame o mattone
faccia vista; in particolare, non è ammesso lasciare a faccia vista elementi architettonici (archi
di scarico, piattabande, mazzette, ecc.) ovvero altre porzioni qualsiasi di muratura se non
armonizzate con il contesto architettonico della facciata. A tal fine, possono essere lasciati a
vista, al fine di rendere leggibili le varie stratificazioni edilizie, elementi architettonici più
antichi, solo se non alterano la conformazione formale del prospetto nella sua unitarietà
attuale, interventi di ripristino complessivo dell’assetto originario dell’edificio o di parti
consistenti di questo.
4. Tutti i prospetti intonacati devono essere tinteggiati. In ogni caso le superfici che prevedono
il rivestimento con intonaco, comunque visibili dal sedime pubblico, comprese le parti murarie
aggettanti e gli elementi accessori sopratetto (canne fumarie, fronti di comignoli, cartelle
parietali ecc.) dovranno essere intonacate.
5. Non è consentito che qualsiasi superficie intonacata rimanga a vista priva di coloritura e/o
tinteggiatura. Le coloriture parziali degli edifici sono vietate.
6. Per le opere di restauro e modifica dei prospetti esterni dei fabbricati, nella tinteggiatura
dovranno essere seguite le seguenti finalità generali:
- salvaguardia delle qualità dei materiali e dei colori mediante tecniche tradizionali;
- valorizzazione dei caratteri compositivi e di decoro urbano dei singoli edifici e
dell’accostamento degli stessi e riqualificare l’immagine urbana;
- utilizzo di coloriture storicizzate e compatibili con il contesto urbano e ambientale.
7. Il Comune può ordinare il rifacimento dell’intonaco o della tinteggiatura di prospetti di
fabbricati e di muri di cinta, ove lo richiedano esigenze ambientali o di decoro pubblico,
mediante intimazione ai proprietari, nella quale sia stabilito il termine per l’esecuzione dei
lavori.
8. Con apposito regolamento comunale definito “Piano del colore”, riferito agli edifici del centro
storico ed agli ambiti urbani circostanti, e se del caso a tutto l’abitato, sono definite latavola
cromatica dei colori (tavolozza) di riferimento, l’uso dei materiali e le tecniche di esecuzione,
nonché eventuali prescrizioni e sanzioni pecuniarie.
9. Con lo stesso regolamento, vengono altresì disciplinate, con particolare riguardo ai colori ed
al materiale da utilizzare, la collocazione sulle facciate di insegne, targhe, inferriate, bacheche
o vetrinette esposizione, tende frangisole, sistemi di illuminazione privata a servizio di esercizi
commerciali, la conservazione di vetrine coeve agli edifici sottoposti a tutela di cui al D. Lgs.
42/2004 s.m.i. o comunque tipiche di determinati periodi storici.

Art. 75 – Coperture degli edifici, canali di gronda e pluviali


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1. Si definisce copertura la delimitazione superiore di un edificio, o di altro manufatto edilizio


comunque denominato, provvisto o meno di tamponamenti laterali, atta ad assicurare
protezione dagli agenti atmosferici. La copertura è costituita da una struttura portante e da un
manto superficiale esterno e comprende anche gli eventuali strati di coibentazione e di
impermeabilizzazione interposti tra i medesimi.
2. Negli interventi di ristrutturazione edilizia all’interno dei centri storici e dei nuclei di antica
formazione che ne prevedono il rifacimento, la copertura dovrà conservare l’assetto
planivolumetrico delle falde di copertura, essendo consentita solamente l’eliminazione di parti
incongrue di natura superfetativa estranee all’impianto originario.
3. Nei casi di cui al precedente comma 2, il manto di copertura dovrà essere conservato e/o
ripristinato nelle forme tradizionali con riproposizione della tipologia preesistente se
corrispondente a quella tradizionale.
4. Negli interventi di ristrutturazione edilizia delle coperture è consentito inserire finestre a tetto
piane, sporgenti solo per quanto necessario ad impedire l’ingresso delle acque meteoriche,
parallele al manto di copertura; la loro superficie dovrà essere non superiore ad 1/25 della
superficie della falda interessata, e comunque con il limite massimo di mq. 1,5, tale
dimensionamento dovrà tenere conto delle preesistenze, se mantenute in essere. Sono esclusi
da dette limitazioni gli edifici esterni al centro storico ed ai nuclei di antica formazione, per i
quali l’inserimento dovrà essere valutato in ordine al rispetto degli elementi costitutivi ed alle
destinazioni d’uso dei locali sottotetto.
5. Per le finalità di cui al presente articolo, risultano motivate da reali esigenze funzionali gli
abbaini realizzati per l’aerazione ed illuminazione di locali sottotetto abitabili, nonché per
garantire l’aerazione del sottotetto anche relativamente a locali accessori e di sgombero e per
consentire l’agevole ispezione del tetto.
6. Negli interventi di cui al precedente comma 2 non è consentita la realizzazione di nuovi
lucernari o abbaini sui tetti degli edifici, salva la conservazione e recupero degli esistenti.
7. Le coperture devono essere munite di canali di gronda lungo tutti i cornicioni, tanto verso le
aree di uso pubblico quanto verso i cortili ed altri spazi scoperti, idoneamente raccordati a
pozzetti d’ispezione forniti di sifone idraulico.
8. Nei casi di riparazione e sostituzione di canali di gronda e pluviali dovrà essere salvaguardata
la conservazione delle forme utilizzando materiali simili agli originari.
9. In presenza di cornicioni ed in genere di elementi architettonici in rilievo, il pluviale ne
rispetterà la leggibilità e l’integrità, sagomandosi con andamento curvilineo intorno alla
sezione dell’elemento in rilievo.
10. Il posizionamento dei discendenti pluviali dovrà essere generalmente previsto in verticale
verso l’esterno della facciata.
11. Qualora quanto sopra non sia possibile, ovvero risulti insufficiente ai fini del relativo
smaltimento delle acque piovane, potrà essere consentita un collocazione intermedia con
salvaguardia dell’inserimento nel disegno della facciata, senza determinare alterazioni che
rechino pregiudizio e non occludano la vista di particolari architettonici o decorativi.
12. Nei centri storici e nei nuclei di antica formazione è assolutamente vietato:
- l’uso di canali di gronda e di pluviali in materiale plastico, in acciaio;
- l’uso di canali e di pluviali a sezione quadrata o rettangolare;
- la rimozione di tutti gli elementi tradizionali in metallo quali gocciolatoi, sifoni raccordi
ecc…

Art. 76 – Illuminazione pubblica

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1. L’illuminazione pubblica corrente, ad esclusione di quella specifica per i monumenti, deve


essere adatta e proporzionata alla natura e dimensione degli spazi della città.
2. Le strade di dimensione inferiore ai mt. 6 possono essere dotate di luci a mensola realizzate
secondo la tradizione o anche di nuova fornitura comunque non discostantesi dalle forme già
in uso. Le luci a mensola già esistenti, alcune di particolare fattura artigianale e pregio
decorativo, vanno conservate e, se il caso, restaurate.
3. Le piazze ed alcuni slarghi più ampi, nonché le nuove aree attrezzate a verde vanno illuminate
con lampioni a gambo.
4. I proprietari sono tenuti a consentire l’alloggiamento sugli edifici di elementi di illuminazione
pubblica e per opere di interesse collettivo.
5. E’ comunque vietato l’utilizzo in ambito pubblico e privato se visibile da vie pubbliche,
l’utilizzo di lampade di colore superiore a 4000°K, ovvero tutte le gradazioni di luce bianca
fredda.

Art. 77 – Intercapedini e griglie di aerazione

1. Il Comune può concedere strisce di terreno pubblico per la creazione di intercapedini


riservandosi la facoltà di uso per il passaggio di tubazioni, cavi od altro purché dette
intercapedini siano lasciate completamente libere.
2. Le griglie di aerazione eventualmente aperte sul marciapiede devono presentare resistenza alla
ruota di automezzo e devono avere caratteristiche tali da non costituire pericolo per i pedoni.
3. Anche per le intercapedini occorre stipulare con il Comune apposita convenzione per
l’occupazione di suolo pubblico.

Art. 78 – Serramenti esterni degli edifici

1. Gli infissi esterni, nei casi di sostituzione, dovranno mantenere nell’aspetto le forme e i colori
simili a quelli della tipologia originaria dell’unità edilizia.
2. É consentita la posa in opera di doppie finestre solo dove sia possibile realizzarle non a filo
esterno della facciata.
3. Le porte ed i portoni esterni, nei casi di sostituzione, dovranno mantenere nell’aspetto le forme
e i colori simili a quelli della tipologia originaria dell’unità edilizia.
4. Per le aree a destinazione terziaria è consentito l’utilizzo di infissi e vetrine in ferro, o alluminio
verniciato, per specifiche esigenze progettuali, prevedendoli a filo parete interna, se
coordinate e compatibili con l’impianto della facciata dell’unità edilizia.

Art. 79 – Insegne commerciali, mostre, vetrine, tende, targhe

1. L’apposizione anche provvisoria di vetrine, bacheche, insegne, emblemi commerciali e


professionali, cartelli pubblicitari ecc. è subordinata all’autorizzazione del Comune.
l’installazione potrà essere effettuata dal momento della presentazione dell’istanza, corredata
di tutti i documenti necessari al Regolamento sulla pubblicità e delle ricevute di pagamento
del CUP qualora previste, fermo restando l’istruttoria che dovrà essere espletata dall’ufficio
per il rilascio della autorizzazione.
2. L’autorizzazione è rilasciata purché l’opera non danneggi il decoro dell’edificio e
dell’ambiente e non alteri o copra elementi architettonici o visuali e sfondi paesistici. In caso
di riparazioni o modifiche del piano stradale che richiedono la temporanea rimozione di
mostre, vetrine o altri oggetti occupanti il suolo o lo spazio pubblico, i soggetti autorizzati
sono obbligati ad eseguire la rimozione o la ricollocazione in pristino, con le modifiche resesi
necessarie a loro cura e spese.
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3. In caso di mancata ottemperanza il Comune può ordinare la rimozione d’ufficio a loro spese.
4. Le autorizzazioni di cui al presente articolo possono essere revocate per ragioni di pubblica
utilità o di pubblico decoro.
5. Con apposito regolamento comunale sono definite le tipologie di insegne e cartelli pubblicitari
e definite le modalità di collocazione delle stesse.
6. Quando non ostacolino il libero transito o non impediscano la visuale in danno dei vicini, il
Comune può autorizzare dietro pagamento della relativa tassa e con l’osservanza delle
condizioni che riterrà opportune, caso per caso, l’apposizione, al piano terreno, a porte e
finestre di tende aggettanti nello spazio pubblico.
7. Tali tende sono di norma vietate nelle strade prive di marciapiede tranne che non siano di
esclusivo uso pedonale o lo consenta la particolare conformazione della viabilità, nel rispetto
del Codice della Strada.
8. Nelle strade fornite di marciapiede l’aggetto di tali tende deve, di regola, essere inferiore di
50 cm. della larghezza del marciapiede.
9. Le tende, le loro appendici ed i loro meccanismi non possono essere situati ad altezza inferiore
a ml. 2,20 dal suolo.
10. Per immobili soggetti a vincolo di cui al Codice dei beni culturali D.Lgs 42/2004 e ss.mm.ii.
il rilascio dell’autorizzazione è subordinato al nulla-osta della competente Soprintendenza per
i BB.CC.AA.
11. L’autorizzazione ad apporre tende di qualsiasi specie può essere revocata quando queste non
siano mantenute in buono stato e pulite.

Art. 80 – Cartelloni pubblicitari

1. L’installazione su suolo pubblico o privato di cartelloni pubblicitari ed installazioni di ogni


genere è consentita qualora non ostacoli la circolazione e non sia contraria al pubblico decoro;
su suolo pubblico tali installazioni sono autorizzate dal competente ufficio comunale in
conformità a quanto stabilito dalle norme vigenti.
2. Il rilascio dell’autorizzazione è effettuato dietro presentazione della relativa domanda,
corredata da disegni e da fotografie, dimostranti la rispondenza dell’oggetto che si vuole
esporre al carattere ed al decoro dell’area di esposizione.
3. E’ vietata l’applicazione di insegne e oggetti luminosi, di cartelloni pubblicitari, iscrizioni e
pitture sui muri degli edifici pubblici e di quelli dichiarati di interesse storico-monumentale
ed artistico.

Art. 81 – Muri di cinta

1. Per muri di cinta devono genericamente intendersi le opere di recinzione, non suscettibili di
modificare o alterare sostanzialmente la conformazione del terreno, che assumono natura
pertinenziale in quanto hanno esclusivamente la funzione di delimitare, proteggere o
eventualmente abbellire la proprietà.
2. La realizzazione dei muri di cinta, nel rispetto dell’articolo 886 del Codice civile, è
disciplinata dalla legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e ss.mm.ii.
3. Nella realizzazione dei muri di cinta è fatto obbligo di rispettare le prescrizioni imposte da
leggi statali o regionali in materia antisimica e di tutela dal rischio idrogeologico, di sicurezza,
igienico-sanitaria, e di tutela paesaggistica-monumentale e dei parchi, delle riserve e dei
boschi.
4. E’ facoltà del Comune prescrivere che le aree di fabbrica in fregio a spazi pubblici siano chiuse
con muri di cinta di aspetto decoroso. I parchi ed i giardini privati e le zone private, interposte
tra fabbricati e strade o piazze pubbliche e da queste visibili, saranno recintati e mantenuti
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decorosamente secondo le prescrizioni che di volta in volta impartite dall’Amministrazione


comunale.

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5. Il Comune può ordinare il rifacimento dell’intonaco o della tinteggiatura del prospetto dei
muri di cinta, ove lo richiedano esigenze ambientali o di decoro pubblico, mediante
intimazione ai proprietari, nella quale sia stabilito il termine per l’esecuzione dei lavori.

Art. 82 – Beni culturali ed edifici storici

La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento


vigenti nonché in conformità con le previsioni degli strumenti urbanistici.

Art. 83 – Cimiteri monumentali e storici

La materia è disciplinata in conformità alle specifiche disposizioni di legge e di regolamento


vigenti nonché in conformità con le previsioni degli strumenti urbanistici.

Art. 84 – Progettazione dei requisiti di sicurezza per l’accesso e l’esodo dagli edifici

Si applica quanto previsto dalla normativa di settore vigente.

Capo VI - Elementi costruttivi

Art. 85 – Accessibilità, visitabilità e adattabilità degli edifici. Superamento barriere


architettoniche

1. Tutti gli edifici oggetto di intervento devono essere visitabili e adattabili, oltre che accessibili,
secondo le indicazioni normative vigenti. Al fine di migliorare l’accessibilità negli edifici
esistenti in caso di necessità motivate da specifiche disabilità, sono consentite deroghe
all’articolo 32 del presente Regolamento. Nell’esecuzione di opere edilizie devono essere
osservate le prescrizioni delle norme vigenti in materia di superamento delle barriere
architettoniche.
2. In tutti gli interventi edilizi sulle unità immobiliari aperte al pubblico, a partire dagli interventi
qualificabili di manutenzione straordinaria, deve essere garantito il requisito di visitabilità per
gli spazi utilizzati dal pubblico. Gli accessi devono essere garantiti dal piano strada con
arretramento della porta di ingresso rispetto al filo della vetrina e la formazione diun piano
inclinato trattato con materiale antisdrucciolo e segnalato con colore visibile, di lunghezza
adeguata all’arretramento della soglia di ingresso, anche in deroga alle pendenze massime di
legge (con al massimo una pendenza del 15% per uno sviluppo massimo di 2 metri).
3. Qualora non sia possibile realizzare una soluzione per l’ingresso accessibile all’interno della
proprietà per l’eccessivo dislivello esistente o per altre questioni strutturali, è possibile
intervenire con una soluzione che insista sullo spazio antistante all’ingresso su suolo pubblico
con soluzioni di adeguata efficacia (rampe esterne, piattaforme meccaniche, rampe
removibili). A tal fine il progetto - a firma di un tecnico abilitato – dovrà essere presentato
all’Ufficio competente al rilascio delle autorizzazioni all’occupazione del suolo pubblico, e
dovrà individuare la soluzione più adatta, mantenibile a titolo gratuito, nel rispetto degli spazi
di passaggio sul marciapiede, della sicurezza, delle attrezzature/impianti pubblici e della
percezione da parte delle persone con disabilità sensoriale; in questo caso per l’occupazione
di suolo pubblico non sarà previsto alcun onere.

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4. Qualora non sia possibile, per la ridotta larghezza del marciapiede, adottare una soluzione che
insista sullo spazio antistante l’ingresso su suolo pubblico, è possibile adottare la soluzione
provvisoria (scivoli mobili o altre soluzioni) di cui al successivo comma 5.
5. Tutte le attività di tipo commerciale, ricettivo, culturale, sportivo e per lo spettacolo, aperte
al pubblico che non presentino un ingresso accessibile sono tenute, entro 12 mesi dall’entrata
in vigore del presente regolamento, a dotarsi di una soluzione provvisoria, per garantire
l’accesso alle persone con disabilità, con scivoli mobili (o altra soluzione) ecampanello di
chiamata (visitabilità condizionata).
6. I condomini residenziali favoriscono le migliorie per l’accessibilità, privilegiando, ove
possibile, le soluzioni fruibili dal maggior numero di persone. Negli edifici residenziali
l’installazione di montascale (a pedana o seggiolino) non deve ridurre (in posizione di
chiusura) il passaggio della scala a meno di 85 cm.
7. L’installazione di elevatori a cabina per garantire l’accessibilità ai piani è ammessa ancheper
dislivelli superiori ai 4 metri, nel rispetto delle normative specifiche per questi impianti (D.lgs
27 gennaio 2010, n. 17).
8. Ai requisiti di accessibilità, visitabilità e adattabilità sono ammesse le deroghe previste dalla
legislazione vigente ed in particolare quelle relative:
- ai locali tecnici, l’accesso ai quali è riservato ai soli addetti;
- agli edifici residenziali con non più di tre livelli, compresi i piani interrati e porticati, per i
quali è consentita solo la deroga all’installazione di meccanismi per l’accesso ai piani
superiori, purché sia assicurata la possibilità tecnica di installazione in tempi successivi
(preferendo soluzioni che prevedano la futura installazione di elevatori/ascensori rispetto
all’installazione di servoscala); deve essere comunque assicurata l’accessibilità delle parti
comuni al piano terra e ai piani interrati;
- agli edifici, agli spazi ed ai servizi esistenti, per i quali è ammessa deroga in casi di
dimostrata impossibilità tecnica, connessa agli elementi strutturali o impiantistici;
- agli edifici soggetti a vincolo monumentale, solo nei casi in cui le opere di adeguamento
possano costituire pregiudizio ai valori storici ed estetici del bene tutelato. E’ fatta salva la
possibilità di intervenire comunque con opere provvisionali come previsto dalla normativa.
9. Tutti gli interventi edilizi (a partire da quelli di manutenzione straordinaria) devono essere
progettati e realizzati per migliorare il grado di fruibilità degli edifici esistenti, oltre che
secondo i criteri di accessibilità, visitabilità e adattabilità, con soluzioni conformi alla
normativa in materia di superamento ed eliminazione delle barriere architettoniche e secondo
le indicazioni di buone prassi. Gli edifici di nuova costruzione (o completamente ristrutturati)
devono rispettare pienamente la normativa a garantire l’accessibilità.

Art. 86 – Serre bioclimatiche

1. Le serre e i sistemi passivi per la captazione e lo sfruttamento dell’energia solare, realizzati


negli edifici esistenti, non sono computati ai fini volumetrici purché rispettino tutte le seguenti
condizioni:
- essere integrate nell’organismo edilizio;
- avere superficie netta in pianta inferiore o uguale al 15% della superficie utile di ciascuna
unità immobiliare a cui sono collegate;
- garantire una riduzione pari ad almeno il 10% dell’indice di prestazione per la
climatizzazione invernale o il riscaldamento di ciascun subalterno a cui sono collegate; tale
riduzione non è richiesta qualora la loro realizzazione avvenga nell’ambito di un intervento di
ristrutturazione edilizia che coinvolga più del 25% della superficie disperdente dell’intero
edificio a cui sono integrate.

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

2. Nel caso di serre e sistemi passivi per la captazione e lo sfruttamento dell’energia solare
realizzati sulle facciate non orientate in un angolo compreso tra ±45° rispetto alla direzione
sud, dovrà essere allegato, alla presentazione o alla richiesta del titolo, il file digitale (file.xml
o eventuali aggiornamenti) con il dettaglio del calcolo eseguito a dimostrazione della
riduzione del fabbisogno di cui sopra.
3. L’introduzione di impianti di riscaldamento o di raffrescamento comporta l’obbligo
dell’inserimento delle relative superfici nel calcolo della superficie lorda di pavimento.

Art. 87 – Produzione del calore e climatizzazione

1. Negli interventi di nuova costruzione e di sostituzione edilizia, riguardanti edifici appartenenti


alla categoria E1 elencate all’articolo 3 del DPR 26 agosto 1993, n. 412, conpiù di quattro
unità abitative è preferibile l’impiego di impianti di riscaldamento e produzione di acqua calda
sanitaria di tipo centralizzato, anche alimentato da reti di teleriscaldamento.
2. Nel caso di installazione di caldaia a condensazione avente portata termica superiore a 200
kW, l’acqua di condensa raccolta nel generatore di calore e nel sistema di evacuazione dei
prodotti della combustione deve essere inviata ad un neutralizzatore di condensa in grado di
aumentare il PH della condensa fino a neutralizzarla; la tubazione di scarico della condensa,
convogliata alla rete fognaria pubblica delle acque nere, deve essere ispezionabile e deve
consentire il prelievo dell’acqua.
3. E’ da preferire l’utilizzo di materiali e finiture superficiali con un coefficiente di riflettività
tale da garantire un adeguato controllo dei guadagni termici delle strutture opache orizzontali
e/o con inclinazione inferiore a 10° e contribuire alla riduzione dell’effetto isola di calore.
Negli edifici di nuova costruzione e negli interventi di sostituzione edilizia il miglioramento
del microclima deve essere ottenuto anche attraverso uno o più dei seguenti interventi
riguardanti le aree esterne:
- ombreggiamento con elementi vegetali;
- sistemi di pavimentazione ad elementi drenanti e con vegetazione alloggiata all’interno;
- utilizzo per la pavimentazione esterna di materiali di tipo “freddo” (pietra chiara,
legno, prato armato).
4. Negli interventi di nuova costruzione, sostituzione edilizia, ristrutturazione e manutenzione
straordinaria di edifici esistenti devono essere adottati tutti gli accorgimenti necessari per
limitare l’uso della climatizzazione estiva. In caso di ricorso a sistemi di raffrescamento o
condizionamento estivo, le apparecchiature esterne degli impianti non devono recaredisturbo
dal punto di vista acustico e termico e non devono essere visibili dal fronte stradaleo affacciate
su luogo pubblico.
5. Negli interventi di nuova costruzione e sostituzione edilizia che prevedono l’installazione di
sistemi di ventilazione meccanica controllata e negli interventi di sostituzione di impianti di
ventilazione esistenti, con l’esclusione dei sistemi isolati di estrazione dell’aria dai bagni,
devono essere rispettati i requisiti di cui alla vigente normativa di settore.
6. Gli apparecchi di aereazione artificiale, di aria condizionata e/o climatizzazione non devono,
di norma, essere collocati sui punti principali dell’edificio o essere visibili dalla pubblica via,
ma devono possibilmente sfruttare elementi strutturali già presenti nella facciata (terrazzini,
nicchie, ecc.) che consentano di ridurre l’impatto visivo. L’Amministrazione comunale può,
caso per caso, stabilire prescrizioni particolari.

Art. 87 bis - Centrali termiche, forni, canne fumarie e camini

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

1. Ai fini della rispondenza degli impianti termici, oltre alla osservanza delle specifiche norme
di settore, è necessario che ogni centrale termica, focolare, stufa, forno e simili, di qualunque
tipo purché non elettrico, abbia una canna fumaria propria, opportunamente dimensionata per
la eliminazione dei prodotti di combustione costruita con materiale impermeabile atto ad
evitare macchie screpolature o distacchi di intonaco sulla pareteesterna dei muri. Nel caso di
combustibile solido o liquido detta canna fumaria deve essere prolungata di almeno un metro
oltre il punto di uscita dal tetto. In caso di combustibile gassoso per quanto concerne il
dimensionamento ed il posizionamento del comignolo/terminale di scarico si applicano le
prescrizioni della norma UNI7129 valida al momento della realizzazione.
2. Per gli impianti elettrici, di cucina o di riscaldamento è sufficiente un'idonea aspirazione di
vapori anche a parete in maniera da non creare disturbo o disagio ai passanti e al vicinato e
comunque con scarico ad altezza non inferiore ai 2,30 mt. dal piano di calpestio. Quanto sopra
vale anche per i forni elettrici per la cottura della pizza quando, data la struttura dell'immobile,
non sia possibile realizzare la canna fumaria (dimostrabile con idonea documentazione) dopo
adeguata filtrazione.
3. Tutti i punti di cottura devono essere dotati, singolarmente o cumulativamente, di idonei
sistemi di aspirazione di fumi, odori e vapori. Eventuali canalizzazioni in canne fumarie
dovranno avere lo sfiato distante almeno 10 mt. dalle aperture degli edifici circostanti se poste
alla stessa quota o soprastanti.
4. I camini industriali e dei locali nei quali siano collocati forni per pane, pasticceria e simili,
sono soggetti alle norme dettate dalla legislazione in materia.
5. Possono essere equiparati ai suddetti, a giudizio dell'autorità comunale, i camini di forni, canne
fumarie di cucine di ristoranti, pizzerie e laboratori di gastronomia o di apparecchi di
riscaldamento che, per intensità di funzionamento e modalità di esercizio, siano suscettibili
di produrre analoghi effetti di disturbo.
6. Gli impianti termici siti negli edifici costituiti da più unità immobiliari devono essere collegati
ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione,
con sbocco sopra il tetto dell’edificio alla quota prescritta dalla regolamentazione tecnica
vigente, nei seguenti casi:
a) nuove installazioni di impianti termici, anche se al servizio delle singole unità immobiliari
b) ristrutturazioni di impianti termici centralizzati
c) ristrutturazioni della totalità degli impianti termici individuali appartenenti ad uno stesso
edificio, trasformazioni da impianto termico centralizzato ad impianti individuali
d) impianti termici individuali realizzati dai singoli previo distacco dall'impianto
centralizzato
7. Le disposizioni del comma precedente possono non essere applicate in caso di mera
sostituzione dei generatori di calore individuali o qualora si adottino generatori di calore che,
per i valori di emissioni nei prodotti della combustione, appartengano alla classe meno
inquinante prevista dalla norma tecnica UNI EN 297 e comunque nei seguenti casi:
a) singole ristrutturazioni di impianti termici individuali già esistenti, siti in stabili
plurifamiliari, qualora nella versione iniziale non dispongano già di camini, canne fumarie o
sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione con sbocco sopra il tetto dell’edificio,
funzionali ed idonei o comunque adeguabili alla applicazione di apparecchi con combustione
asservita da ventilatore
b) nuove installazioni di impianti termici individuali in edificio assoggettato dalla
legislazione nazionale o regionale vigente a categorie di intervento di tipo conservativo,
precedentemente mai dotato di alcun tipo di impianto termico, a condizione che non esista
camino, canna fumaria o sistema di evacuazione fumi funzionale ed idoneo, o comunque
adeguabile allo scopo

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

c) all’interno del centro storico quanto sopra potrà essere eseguito previo rilascio di parere
della Soprintendenza ai BB.CC.AA..
8. Limitatamente al centro storico, per i locali adibiti a preparazione e/o somministrazione di
alimenti e bevande; nel caso di diniego della Soprintendenza ai BB.CC.AA. o in caso di
comprovata impossibilità tecnica (opportunamente e dettagliatamente documentata), non sia
possibile la realizzazione di canne fumarie che sbocchino al di sopra della copertura, dovrà
essere installato un sistema alternativo il cui progetto, da depositare con la SCIA
amministrativa, dovrà essere asseverato dal tecnico progettista sull'abbattimento di odori e
fumi, in base alla tipologia degli alimenti trattati. In caso di emissioni moleste accertate dagli
enti competenti, l'esercente dovrà adeguare gli impianti e, in caso di mancato adempimento,
potrà essere limitata o inibita l'attività.
9. Gli impianti prospicienti la pubblica via dovranno essere direzionati in modo da non arrecare
molestia ai passanti. Lo scarico in uscita del sistema dovrà essere posizionato a congrua
distanza da finestre e/o affacci di terrazze e, comunque, in posizione tale da non creare
disturbo o disagi al vicinato.
Gli impianti dovranno essere conformi alla vigente normativa sul rumore.
I punti cottura che determinano emissioni di vapori o fumi dovranno essere dotati di idonei
sistemi di aspirazione di fumi e vapori canalizzati in canne fumarie aventi sbocco ad almeno
metri 1,5 sopra il colmo del tetto degli edifici distanti metri 10,00.

Art. 88 – Impianti di illuminazione

Si applica quanto previsto dalla normativa di settore vigente.

Art. 89 – Corti e cortili

1. Si definiscono corti o cortili gli spazi scoperti, interni al corpo di fabbrica, posti anche su
diverse quote, delimitati per almeno i 4/5 del loro perimetro da fabbricati o muri di confine
tra i vari lotti di altezza superiore a m. 3, preordinati alla ventilazione e illuminazione di
ambienti abitabili
2. Nelle corti e nei cortili devono, comunque, essere rispettate le verifiche di cui all’articolo 73
del presente Regolamento relativamente alle distanze per gli interventi ivi previsti.
3. La loro superficie netta non deve essere inferiore ad un ottavo di quella delle pareti che li
delimitano e non possono avere lati inferiori a m. 4.
4. Nei cortili degli edifici esistenti deve essere consentito il parcheggio delle biciclette di chi
abita o lavora negli edifici da esso accessibili.
5. Nei cortili delle nuove costruzioni e degli interventi di sostituzione devono essere individuati
spazi idonei per il parcheggio delle biciclette di chi abita o lavora negli edifici da esso
accessibili nella misura di almeno un posto bicicletta/monopattino ogni unità immobiliare e
2,5 posti biciclette/monopattini ogni 100 mq. di superficie lorda del pavimento. Nel caso di
edifici produttivi tale indice è ridotto a un posto bicicletta/monopattino ogni 300 mq. di
superficie lorda di pavimento.
6. In tutte le corti e i cortili interni ai fabbricati, anche se di uso comune a più edifici, è permesso
l’inserimento di ascensori, al fine di garantire l’accessibilità verticale agli edifici esistenti,
anche in deroga alle prescrizioni vigenti in materia di distanze.
7. Nei cortili esistenti è favorito l’inserimento del verde anche tramite l’abbattimento di muri
di confine di cortili adiacenti; in ogni caso, la progettazione e la realizzazione di tutti gli spazi,
anche attrezzati, deve essere unitaria e in linea con norme che regolano la progettazione delle
aree a verde.
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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
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Art. 90 – Cavedi, pozzi luce e chiostrine

1. I cavedi sono preordinati alla ventilazione e illuminazione di ambienti accessori e di servizio


quali bagno, scale, corridoi, ripostigli e cantine in edifici aventi fino ad un massimo di 10
piani. I cavedi devono garantire, al piano sottostante a quello più basso da ventilare e
illuminare, un collegamento aperto pari almeno a 1/3 della superficie minima, di cui al comma
2, ed inoltre devono proseguire con sezione aperta fino al colmo del tetto.
2. Ai fini di cui al comma 1, i cavedi devono essere così dimensionati:
- per altezze fino a m. 8: lato minimo m. 2,50, superficie minima mq. 6;
- per altezze fino a m. 12: lato minimo m. 3,00, superficie minima mq. 9;
- per altezze fino a m. 18: lato minimo m. 3,50, superficie minima mq. 12;
- per altezze oltre m. 18: lato minimo m. 4,00, superficie minima mq. 16.
3. Per superficie minima si intende quella libera da proiezioni in pianta di parti aggettanti.
L’altezza dei cavedi si computa a partire dal piano del pavimento del vano più basso illuminato
dal cavedio. La base del cavedio deve essere facilmente accessibile onde consentirne la
pulizia. Il cavedio deve essere aperto alla base per consentire il tiraggio naturale.
4. In tutti gli interventi edilizi, ad eccezione di quelli realizzati all’interno dei centri storici o dei
nuclei di antica formazione non è ammessa la creazione di nuovi cavedi di cui al presente
articolo. Negli interventi di recupero del patrimonio edilizio, esclusa la demolizione e
ricostruzione fuori sagoma, è consentito il mantenimento dei cavedio dei pozzi di luce esistenti
senza alterazione in riduzione della situazione di fatto ed è ammesso l’adeguamento alle
dimensioni di cui ai commi precedenti del presente articolo dei cavedi esistenti aventi
dimensioni inferiori.
5. Si definisce pozzo di luce una sorta di cavedio tecnico preordinato al passaggio dei condotti
tecnici verticali dell’impiantistica del manufatto edilizio. I pozzi di luce sono in genere coperti
e sormontati da lucernari. Nessun locale può affacciarsi sui medesimi. Essi devono comunque
contenere strutture fisse di collegamento verticale e piani grigliati per garantire l’accesso
agevole e sicuro al personale tecnico addetto alla manutenzione degli impianti.
6. I cavedi tecnici possono essere adiacenti e aperti sui cavedi di aeroilluminazione, a condizione
che non ne riducano la superficie minima in pianta; inoltre, devono essere dotati di tiraggio
naturale o meccanico dal piede dell’edificio al colmo del tetto.
7. Si intende per “chiostrina” uno spazio interno di superficie minima superiore a 1/15 di quella
delle pareti circostanti e non possono avere lati inferiori a m.3. Nelle chiostrine possono
prospettare esclusivamente ambienti non destinati alla permanenza delle persone (vani scala,
servizi igienici, cantine, magazzini, depositi, locali tecnici e similari). L’accesso deve avvenire
solo dai locali comuni situati a livello del pavimento.
8. Il fondo dei cavedi, dei pozzi di luce e delle chiostrine deve essere impermeabile, munito di
scarico delle acque piovane e realizzato in modo da evitare ristagni d’acqua; è vietato in detto
scarico immettere acque di rifiuto provenienti dalle abitazioni.
9. Nei cavedi, pozzi luce e chiostrine non sono permessi aggetti di alcun tipo.
10. Le intercapedini in adiacenza ai locali interrati o seminterrati devono essere praticabili o
quanto meno ispezionabili e dotate sul fondo di cunetta per il deflusso delle acque.

Art. 91 – Recinzioni private

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

1. La recinzione di aree private deve essere realizzata nel rispetto delle distanza dal ciglio stradale
ove prescritta ed in generale del Codice della Strada e, in ogni caso previa acquisizione del
necessario assenso dell’ente proprietario della strada stessa se diverso dal Comune.
2. In prossimità degli incroci stradali e delle curve cieche, le siepi e le recinzioni debbono essere
realizzate in modo da non ostacolare la visibilità e da non pregiudicare la sicurezza del
traffico; l’Amministrazione comunale può dettare all’occorrenza particolari prescrizioni per
il conseguimento di dette finalità.
3. Nella costruzione e nel rifacimento di recinzioni di pertinenza di edifici esistenti si dovrà
tenere conto degli allineamenti e delle caratteristiche costruttive e tipologiche delle recinzioni
e/o delle siepi ed alberature immediatamente adiacenti e prospicienti, oltreché adattarsi alle
caratteristiche storiche, tipologiche e di finitura del fabbricato di cui costituiscono pertinenza.
4. Nei progetti di nuove costruzioni la recinzione dovrà essere sempre adeguatamente
rappresentata e descritta; in particolare nella progettazione di complessi edilizi coordinati,
quali case a schiera o singole unità immobiliari appartenenti ad unico complesso o
lottizzazione, le recinzioni dovranno armonizzarsi in quanto a tipologia, dimensioni, materiali,
e colori e consistenza arborea ed arbustiva.
5. Le recinzioni esposte in tutto o in parte alla pubblica vista devono rispettare le norme generali
di decoro e di tutela del paesaggio. A tal fine non sono ammesse generalmente le recinzioni
costituite da blocchi di calcestruzzo o in c.a. lasciati a vista, ringhiere metalliche non
verniciate, salve particolari specifiche motivazioni e contesti.
6. Nelle aree a verde agricolo per le recinzioni si utilizzeranno tipologie e materiali tradizionali
(es. muri a secco, e/o, siepi, filari e alberature autoctone)
7. Con le recinzioni deve essere garantito il regolare deflusso delle acque meteoriche ed evitata
l’interruzione di fossi e canali scolo che potrebbe cagionare rischio idraulico.
8. La collocazione di recinzioni è normata dalla legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii.

Art. 92 – Materiali, tecniche costruttive degli edifici

1. Al fine di salvaguardare le tipicità locali, negli interventi sul patrimonio edilizio esistente che
riguardino l’esterno dell’edificio dovranno essere utilizzati materiali e tecniche costruttive
tradizionali, nel rispetto delle caratteristiche locali, e, ancorché realizzati con moderne
tecnologie, materiali da costruzione comunque riproducenti per grana e disegno le manifatture
tipiche della tradizione locale (tufo, roccia calcarea e materiali lapidei del luogo,rivestimenti
in gres porcellanato, campigiane in cotto locale per le pavimentazioni, coppi alla siciliana per
le coperture, ecc.).
2. Gli interventi in aree libere di particolare interesse paesaggistico e storico-culturale anche al
di fuori del tessuto urbano, dovranno prevedere il mantenimento dei muretti a secco, delle
pavimentazioni dei camminamenti, delle strutture in ferro quali recinzioni e cancelli, dei corpi
illuminanti, delle vasche e fontane e di ogni manufatto di vetusta costruzione che potràessere
oggetto di recupero funzionale.
3. Per gli interventi di nuova costruzione in aree non sottoposte a tutela verranno adottate
tecniche costruttive e materiali di moderna concezione, sempre nel rispetto delle norme sul
contenimento energetico e dei requisiti prestazionali di cui al Capo I del Titolo III del presente
Regolamento.

Art. 93 – Disposizioni relative alle aree di pertinenza

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

1. Nella progettazione relativa ad aree di pertinenza di edifici di qualsiasi natura e destinazione


funzionale si dovrà prevedere un’adeguata sistemazione degli spazi di resede, mediante la
realizzazione di aree a verde, da sistemare prevalentemente con specie autoctone e adatte al
regime idrico, termico e climatico dell’area individuando le specie idonee e adatte ed arredi
da giardino che le rendano concretamente utilizzabili: così sistemate dette aree saranno
computate come “aree a verde” ad eccezione di quelle che per l’esigua dimensione e
frammentazione risulteranno di fatto non fruibili.
2. Le piantumazioni da allocarsi nelle aree di resede di pertinenza degli edifici dovranno essere
prevalentemente autoctone e collocate tenendo conto del loro sviluppo e mantenimento nel
tempo anche in considerazione della salvaguardia della staticità degli edifici limitrofi.
3. Nelle aree esterne di pertinenza degli edifici le pavimentazioni dovranno essere il più possibile
permeabili, limitando le superfici impermeabili, come previsto dall’art.3, comma1, lett.v)
della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e ss.mm.ii. ed essere progettate tenendo conto di
una idonea regimentazione delle acque meteoriche.
4. La collocazione di pergolati, pergotende e gazebo è consentita alle seguenti condizioni:
- la struttura dovrà essere del tipo leggero facilmente removibile in legno e/o metallo
verniciato; non sono ammesse strutture murarie stabili né opere edilizie in genere;
- altezza, al colmo se con copertura inclinata, massima di mt. 3,00;
- la copertura potrà essere realizzata esclusivamente mediante l’impiego di teli in tessuto o
plastificati, canniccio o elementi rampicanti; è esclusa la collocazione di tettoie rigide
ancorché di materiale leggero;
- è escluso il tamponamento verticale: unica chiusura laterale consentita è la protezione in
pannelli mobili in teli di nylon trasparente di una sola delle pareti laterali della struttura.
5. Le aree esterne pavimentate possono essere destinate a parcheggio di pertinenza, costituendo
superficie non residenziale soggetta a contributo di costruzione se eccedente l’area a
parcheggio vincolata quale dotazione minima di standard ai sensi del DM n.1444/68.
6. Tutte le aree esterne di pertinenza dell’edificio, sia avente destinazione residenziale che
produttiva o di servizio, devono essere sistemate e curate per assicurare attraverso una
adeguata manutenzione il decoro e l’igiene.
7. L'intervento di sistemazione ad aree verdi delle aree di pertinenza per lotti maggiori di mq
5.000 rappresenta un elaborato tecnico accluso al progetto che prevede, oltre all'analisi dello
stato di fatto, la progettazione, gli impianti e le strutture necessarie (muretti di contenimento
e di regimazione della acque, vasche dedicate che recuperano le acque grigie e/o piovane, ecc)
a firma di professionisti abilitati iscritti agli Ordini/Collegi professionali.

Art. 94 – Piscine

1. La realizzazione di piscine costruite in opera, con elementi prefabbricati o con altre tipologie
costruttive, sia interrate che fuori terra, è regolamentata dalla legge regionale 10 agosto 2016,
n. 16 e s.m.i..
2. Le piscine scoperte dovranno essere posizionate in modo tale da ridurre al minimo i
movimenti di terra e tenendo conto della struttura geomorfologica del suolo, degli allineamenti
esistenti (filari, struttura agraria, muri di recinzione e contenimento) e degli elementi relativi
al corretto inserimento ambientale, di cui si dovrà dare conto.
3. Il progetto per la loro realizzazione dovrà obbligatoriamente prevedere un sistema di
depurazione e ricircolo dell’acqua indicando comunque le fonti di approvvigionamento idrico,
le quantità di acqua prelevata ed il sistema di scarico delle acque reflue. Per ridurre l’impatto
ambientale tali manufatti dovranno avere il vano tecnico completamente interrato.
4. I bordi e la pavimentazione circostante dovranno essere realizzate con materiali antiscivolo.

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

5. Le piscine pertinenziali, se connesse ad edifici o impianti adibiti ad attività sportive, possono


essere realizzate in strutture coperte dotate di:
a) pompe di calore, ove possibile azionate da motore alimentato a gas, progettate per essere
destinate a piscine coperte riscaldate per deumidificazione e per riscaldamento aria- ambiente,
acqua-vasche e acqua-docce;
b) pannelli solari piani per la produzione di acqua calda per usi igienici e sanitari destinata a
docce in impianti sportivi con particolare riferimento ai campi all’aperto;
c) pannelli solari piani per il riscaldamento dell’acqua delle piscine.

Art. 95 – Tettoie, verande ed altri accessori a corredo degli immobili

1. Si intendono tettoie, come specificato nell’Allegato “A” - Quadro delle definizioni uniformi,
gli elementi edilizi di copertura di uno spazio aperto sostenuto da una struttura discontinua,
adibita ad usi accessori oppure alla fruizione protetta di spazi pertinenziali. Le strutture
verticali sono costituite da elementi verticali a sostegno di copertura rigida, ad andamento
orizzontale od obliquo, ricoperta con guaina ardesiata, tegole o laterizio.
2. Tali strutture devono essere autoportanti, fissate al suolo con staffe e viti e aperte su tutti i lati,
oppure fissate in aderenza per un lato alla facciata del fabbricato principale, nel qual caso
devono essere aperte su almeno due lati.
3. Rientrano nella presente classificazione i cosiddetti “Car Port”, destinati al ricovero di
automezzi. Queste strutture non dovranno avere dimensioni superiori a metri quadri 15 ed
un’altezza media di metri 2,70. L’eventuale sporgenza dalla struttura portante non dovrà
essere superiore a cm. 50 (cornice). E’ ammessa l’installazione di una sola struttura per ogni
unità abitativa.
4. Tali installazioni in tutte le aree soggette a vincolo paesaggistico di cui al D.lgs. n 42/2004
sono soggette al parere della Soprintendenza ai BB.CC.e AA..
5. Queste strutture, come anche la chiusura di verande, qualora rientrino nelle caratteristiche
suddette e risultino assentibili ai sensi dell’articolo 20 della legge regionale 16 aprile 2003,
n. 4, non comportano aumento di carico urbanistico; la loro installazione è normata della legge
regionale 10 agosto 2016, n. 16 e ss.mm.ii.
6. Tali opere non dovranno comunque entrare in contrasto con le norme contemplate nei locali
regolamenti comunali e al Codice Civile.
7. Si intendono schermature frangisole quelle strutture verticali rigide destinate esclusivamente
a fungere da riparo dall’irraggiamento solare diretto alle facciate e alle aperture dei fabbricati.
8. Dette strutture devono essere rimovibili e possibilmente regolabili al fine di regolare il
filtraggio della luce solare.
9. Questi manufatti non sono sottoposti alla disciplina sulle distanze di cui all’articolo 13 del
presente Regolamento.
10. Con apposito regolamento comunale sono disciplinate le procedure e le norme tecniche per
l’installazione di strutture precarie su suolo pubblico e la posa in opere su aree private di
manufatti aventi le caratteristica di precarietà di cui al presente articolo.
11. Si intendono verande, come specificato nell’Allegato “A” - Quadro delle definizioni uniformi,
i locali o spazi coperti aventi caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico, chiusi sui
lati da superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente
apribili. Le stesse non determinano aumento del carico urbanistico e non sono computate nel
volume del fabbricato.
12. Si definisce soppalco, come specificato nell’Allegato “A” - Quadro delle definizioni uniformi,
la partizione orizzontale interna praticabile, ottenuta con la parziale interposizione di una
struttura portante orizzontale in uno spazio chiuso. I Comuni, nel rispetto della

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

normativa vigente in materia igienico- sanitaria, può regolamentare la loro realizzazione


secondo le caratteristiche tipologiche degli immobili e la loro appartenenza alle specifiche
Zone Territoriali Omogenee di cui al D.M. n.1444/1968.

TITOLO IV – VIGILANZA E SISTEMI DI CONTROLLO

Art. 96 – Esercizio delle funzioni di vigilanza e controllo delle trasformazioni e usi del
territorio

1. L’Amministrazione Comunale esercita le proprie funzioni di vigilanza sull’attività edilizio-


urbanistica nel territorio comunale, ai sensi dell’art.27 DPR n. 380/2001 e s.m.i., nel rispetto
del principio di responsabilità dei singoli operatori e col fine esclusivo di accertare la
rispondenza dell’attività edilizia al progetto assentito ed alle norme di legge e del presente
Regolamento, alle prescrizioni degli strumenti urbanistici ed alle modalità attuative stabilite
dai titoli abilitativi o consentite per l’esercizio dell’attività edilizia.
2. L’Amministrazione Comunale, per l’esercizio di tale vigilanza, si avvale di funzionari e agenti
comunali e può procedere d’ufficio alla visita dei lavori edili per accertarne il regolare
andamento e verificarne la conformità al progetto approvato.
3. Gli atti o i fatti, anche di carattere procedurale, già acquisiti dal Responsabile del
Procedimento e, più in generale, i presupposti sui quali si è formato il titolo edilizio, non
costituiscono oggetto di accertamento o di valutazione da parte del controllo tecnico.
4. L’Amministrazione Comunale può disporre in ogni momento le verifiche ritenute necessarie,
anche indipendentemente dalla presentazione di progetti di variante. Le unità organizzative
competenti hanno l’obbligo di accertare l’eventuale realizzazione di opere edilizie in assenza
di titolo, in difformità dal medesimo o con variazioni essenziali, ovvero in violazione delle
disposizioni del Regolamento Edilizio, ogni qualvolta vengano a conoscenza di fatti o
comportamenti a ciò finalizzati. Le segnalazioni e le denunce dei soggetti terzi e degli organi
preposti devono in ogni caso prospettare in maniera circostanziata tutti gli elementi che
facciano supporre l’avvenuta realizzazione di opere abusive.
5. Ove il controllo tecnico accertasse l’abusiva realizzazione di opere edilizie, deve essere
immediatamente inoltrato rapporto dettagliato al Dirigente competente che provvede
all’emissione dell’ordinanza di sospensione dei lavori e al contestuale avvio del procedimento
sanzionatorio nei confronti dei responsabili secondo le modalità di cui agli artt. 30, 31, 33,
34bis e 35 del DPR n.380/2001 e ss.mm.ii. recepiti con l’art. 1 della legge regionale 10 agosto
2016, n.16 nonché agli art. 32 e 34 dello stesso DPR n.380/2001 recepiti con modifiche,
rispettivamente con l’art.12 e l’art.13 della stessa legge regionale.
6. Qualora le violazioni riguardino anche le disposizioni del presente Regolamento, sono
sanzionate con l’applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie previste dall’art.7 bis
del D.Lgs 18 agosto 2000, n.267 e s.m.i., per la violazione dei regolamenti comunali, fatte
salve le sanzioni amministrative e penali derivanti dalla violazione delle prescrizioni
contenute nelle norme di legge in materia edilizia ed urbanistica.

Art. 97 – Vigilanza durante l’esecuzione dei lavori

1. In relazione a quanto disposto dal Titolo II “Disciplina della esecuzione dei lavori” del
presente Regolamento, il committente delle opere si impegna a:
- garantire il rispetto della normativa vigente in materia di salute e sicurezza di cui al D.Lgs.
9.4.2008 n. 81 e s.m.i. “Attuazione dell’Articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, verificando l’idoneità

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

tecnico-professionale delle imprese affidatarie, delle imprese esecutrici e dei lavoratori


autonomi;
- garantire il rispetto delle leggi in materia di lavoro subordinato, salute e sicurezza, degli
obblighi relativi alla regolarità contributiva e retributiva e all’idoneità tecnico professionale,
nonché dei Contratti Collettivi di Lavoro stipulati ad ogni livello dalle Organizzazioni
Sindacali maggiormente rappresentative.
- prevenire ogni forma di pericolo per la pubblica incolumità per evitare danni all’ambiente e
per evitare molestie a terzi;
- adottare tutti gli opportuni accorgimenti atti a limitare l’inquinamento acustico e ad evitare
l’inquinamento atmosferico e delle acque, nel rispetto delle norme vigenti in materia.
2. Fatto salvo quanto indicato al comma 1, richiamati i contenuti dei Protocolli sottoscritti tra
Comune, Associazioni delle imprese edili e Organizzazioni Sindacali aventi ad oggetto la
qualità e la tutela del lavoro negli appalti di lavori, servizi e forniture, il committente delle
opere è obbligato ad attenersi a quanto previsto dalle norme di settore in merito all’esecuzione
di opere edili.
3. Al fine di rispettare le norme di prevenzione a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori
del settore edile ed accedere alle agevolazioni previste dalla normativa vigente, l’attività del
committente delle opere deve essere mirata alla diffusione di buone pratiche che incoraggino
comportamenti rispettosi della sicurezza e della regolarità di tutti i soggetti coinvolti
nell’attività produttiva e organizzativa dei cantieri.

Art. 98 – Sanzioni per violazioni delle norme regolamentari

1. Con apposito regolamento comunale sono disciplinate le procedure di acquisizione,


demolizione e/o destinazione degli immobili abusivi. Con lo stesso regolamento è altresì
disciplinata la quantificazione e la destinazione dei proventi delle sanzioni, determinate in
applicazione del DPR n. 380/2001 e s.m.i. e in conformità a specifiche disposizioni di settore.
Nelle more della demolizione d’ufficio, l’immobile abusivo è affidato in custodia giudiziale
temporanea, anche rinnovabile.
2. Il committente delle opere deve adottare le misure necessarie a contrastare la criminalità
organizzata e mafiosa, ai sensi delle disposizioni normative vigenti in materia e in particolare
del D.Lgs. 6.9.2011 n. 159 e s.m.i. “Codice delle leggi antimafia e delle misure di
prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma
degli Articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136”, nonché secondo quanto previsto dai
Protocolli sottoscritti tra il Comune, le Associazioni delle imprese edili e le Organizzazioni
Sindacali riguardanti la sicurezza, la qualità e la tutela del lavoro.
3. Il committente delle opere autocertifica al Comune di avere acquisito per tutte le imprese
esecutrici e i lavoratori autonomi operanti in cantiere il certificato camerale, la comunicazione
antimafia dalle Prefetture qualora la relativa acquisizione sia prevista da apposito protocollo
di legalità e i documenti attestanti la regolarità retributiva e contributiva.
5. Il committente delle opere è tenuto a garantire la tracciabilità dei flussi finanziari di tutti i
soggetti che intervengono nella filiera delle imprese (appaltatori di lavori, prestatori di servizi,
fornitori, subappaltatori, subcontraenti) nonché dei soggetti che intervengono a qualunque
titolo nella filiera dei lavori inerenti il ciclo di realizzazione delle opere (una casistica di filiera
rilevante comprende forniture di calcestruzzo/cemento, forniture di inerti, scavi e movimenti
terra, smaltimento terra e rifiuti).
6. Il Comune acquisisce dagli Organi dello Stato e dagli Enti pubblici competenti l’informazione
antimafia e la documentazione retributiva, contributiva e fiscale, ove previstodalla normativa
o da apposito protocollo di legalità.

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

7. L’inosservanza di quanto stabilito al precedente comma 3 è sanzionata con una penale pari a
5.000 euro per ogni violazione fino ad un massimo di 50.000 euro.

TITOLO V - NORME TRANSITORIE

Art. 99 – Entrata in vigore, e disposizioni transitorie e finali

1. Le disposizioni di cui al presente Regolamento edilizio si applicano ai titoli abilitativi


presentati dopo la data di entrata in vigore dello stesso.
Al fine di quanto previsto nei precedenti punti la domanda/dichiarazione/segnalazione/
comunicazione si intende presentata dalla data in cui perviene al Comune.
2. Le varianti, anche essenziali, apportate ai titoli già validi ed efficaci alla data di entrata in
vigore del presente Regolamento continueranno ad essere disciplinate dal previgente
Regolamento edilizio se non in contrasto con le disposizioni di legge vigenti, fino alla
definitiva conclusione dell’intervento che si avrà con la dichiarazione di fine lavori;
conseguentemente, anche i titoli edilizi presentati e/o richiesti per il completamento degli
interventi assentiti con titoli validi ed efficaci alla data di entrata in vigore del presente
Regolamento continueranno ad essere disciplinati dal Regolamento previgente.
3. L’istruttoria e il successivo rilascio di titoli edilizi relativi a istanze di permesso di costruire
e/o di convenzionamento protocollate in data anteriore all’entrata in vigore del presente
Regolamento avverranno in conformità alle previsioni del previgente Regolamento edilizio,
se non in contrasto con le disposizioni di legge vigenti. Analogamente le varianti, anche
essenziali, a tali titoli continueranno ad essere disciplinate dal previgente Regolamento
edilizio se non in contrasto con le disposizioni di legge vigenti.
4. I Comuni, ai sensi dell’art.29, comma 4, della legge regionale 13 agosto 2020, n.19, sono tenuti
ad adottare il presente Regolamento edilizio tipo unico approvato con decreto del Presidente
della Regione. Gli stessi, nei 120 giorni successivi alla data di pubblicazione del decreto di
approvazione, possono apportare, con apposita deliberazione del consiglio comunale,
integrazioni allo stesso, ai fini di adattare il regolamento edilizio alle specifiche caratteristiche
locali, ai sensi dell’art. 2, comma 2, della legge regionale 10 agosto 2016,
n.16 e ss.mm.ii..
5. Decorso il termine di cui all’art. 2, comma 2, della legge regionale 10 agosto 2016, n.16 e
ss.mm.ii., le disposizioni del presente Regolamento prevalgono sulle norme dei regolamenti
edilizi comunali.
6. L’aggiornamento del regolamento edilizio e la sua revisione finalizzata ad adeguarne i
contenuti a nuove disposizioni di legge intervenute, le quali prevalgono sulle norme
regolamentari di rango inferiore, è atto dovuto. Tali modifiche sono apportate in via definitiva
dal Comune e sottoposte al solo controllo di legittimità. È fatto salvo il potere di
coordinamento della Regione da esplicarsi attraverso direttive ai Comuni.

Art. 100
Prevalenza sui regolamenti in vigore
Il Regolamento Edilizio Tipo, così come integrato con il presente provvedimento, prevale
sulle norme non compatibili dei vigenti regolamenti in materia, che rimangono vigenti per
tutte le norme rimanenti.
Ulteriori integrazioni al predetto Regolamento potranno essere apportate su proposta di
altri Uffici per le materie di relativa pertinenza.

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Art. 101
Testo coordinato del nuovo Regolamento Edilizio Comunale
L’Area dello Sviluppo Economico provvederà, in seguito all’approvazione del presente
provvedimento, alla redazione integrale del testo coordinato del Regolamento Edilizio
Comunale, curandone la pubblicazione nel sito istituzionale e la comunicazione agli Uffici
dell’Amministrazione Comunale, Enti ed Istituzioni competenti.

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ALLEGATO “A”

QUADRO DELLE DEFINIZIONI UNIFORMI


VOCI ACRONIMO DESCRIZIONE

Superficie reale di una porzione di territorio oggetto di intervento di trasformazione


l- Superficie territoriale ST urbanistica. Comprende la superficie fondiaria e le aree per dotazioni territoriali ivi comprese quelle
esistenti.
Superficie reale di una porzione di territorio destinata all'uso edificatorio. E' costituita dalla
2- Superficie fondiaria SF superficie territoriale al netto delle aree per dotazioni territoriali ivi comprese quelle esistenti.
3 -Indice di edificabilità Quantità massima di superficie o di volume edificabile su una determinata superficie
IT territoriale, comprensiva dell'edificato esistente.
territoriale
Quantità massima di superficie o di volume edificabile su una determinata superficie
4 -Indice di edificabilità fondiaria, comprensiva dell'edificato esistente.
IF
fondiaria

Effetto sul territorio degli interventi edilizi che comportano un aumento degli standard definiti nelle
quantità minime dal decreto ministeriale 2 aprile 1968, n.1444, con riferimento alle zone territoriali
omogenee. L'aumento del carico urbanistico si verifica tutte le volte in cui la previsione di nuovi
5- Carico urbanistico cu interventi edilizi o del mutamento di destinazione di uso degli interventi edilizi esistenti rende
necessario un aumento degli tandard di cui al comma 1. (art.24 legge regionale 1o agosto 2016,n.16
e ss.mm..i)

Infrastrutture, servizi, attrezzature, spazi pubblici o di uso pubblico e ogni altra opera di
6- Dotazioni Territoriali DT urbanizzazione e per la sostenibilità (ambientale, paesaggistica, socio-economica e
territoriale) prevista dalla legge o dal piano.
Impronta a terra dell'edificio o del fabbricato, corrispondente alla localizzazione dello stesso sull'area
7- Sedime di pertinenza.
Superficie risultante dalla proiezione sul piano orizzontale del profilo esterno perimetrale della
8- Superficie coperta sc costruzione fuori terra, con esclusione degli aggetti e sporti inferiori a 1,50 m.
Porzione di superficie territoriale o fondiaria priva di pavimentazione o di altri manufatti permanenti,
9- Superficie permeabile SP entro o fuori terra, che impediscano alle acque meteoriche di raggiungere naturalmente la falda
acquifera.
Rapporto tra la superficie permeabile e la superficie territoriale (indice di permeabilità
10- Indice di permeabilità IPT/IPF territoriale) o fondiaria (indice di permeabilità fondiaria).
11- Indice di copertura IC Rapporto tra la superficie coperta e la superficie fondiaria.
Somma delle superfici di tutti i piani fuori terra, seminterrati ed interrati comprese nel profilo
12 -Superficie totale ST
perimetrale esterno dell'edificio.
Somma delle superfici di tutti i piani comprese nel profilo perimetrale esterno dell'edificio escluse le
13 -Superficie lorda SL superfici accessorie.

Superficie di pavimento degli spazi di un edificio misurata al netto della superficie accessoria e di
14- Superficie utile su murature, pilastri, tramezzi, sguinci e vani di porte e finestre.
Superficie di pavimento degli spazi di un edificio aventi carattere di servizio rispetto alla
destinazione d'uso della costruzione medesima, misurata al netto di murature, pilastri,
tramezzi, sguinci, vani di porte e finestre.
La superficie accessoria può ricomprendere, per esempio:
• i portici e le gallerie pedonali;
• i ballatoi, le logge, i balconi e le terrazze;
• le tettoie con profondità superiore a m 1,50; le tettoie aventi profondità inferiore a m. 1,50 sono
escluse dal computo sia della superficie accessoria sia della superficie utile;
• le cantine poste al piano interrato, seminterrato o al primo piano fuori terra e i relativi
corridoi di servizio;
15 - Superfide accessoria SA • i sottotetti accessibili e praticabili per la sola porzione con altezza pari o superiore a m 1,80, ad
esclusione dei sottotetti aventi accesso diretto da una unità immobiliare e che presentino i requisiti
richiesti per i locali abitabili che costituiscono superficie utile;
• i vani scala interni alle unità immobiliari computati in proiezione orizzontale, a terra, una sola volta;
spazi o locali destinati alla sosta e al ricovero degli autoveicoli ad esclusione delle
autorimesse che costituiscono attività imprenditoriale;
• le parti comuni, quali i locali di servizio condominiale in genere, i depositi, gli spazi comuni di
collegamento orizzontale, come ballatoi o corridoi. Gli spazi comuni di collegamento verticale e gli
androni condominiali sono esclusi dal computo sia della superficie accessoria sia della superficie
utile.

16- Superficie Somma della superficie utile e del 60% della superficie accessoria (SC=SU+60% SA).
complessiva
sc
Superficie risultante dalla somma delle superfici utili (SU) e delle superfici accessorie (SA) di
17- Superficie calpestabile
pavimento.
Conformazione planivolumetrica della costruzione fuori terra nel suo perimetro considerato in senso
18 - Sagoma verticale ed orizzontale, ovvero il contorno che viene ad assumere l'edificio, ivi comprese le
strutture perimetrali, nonché gli aggetti e gli sporti superiori a 1,50 m.
Volume della costruzione costituito dalla.somma della superficie totale di ciascun piano per la relativa
19 - Volume totale o altezza lorda.
volumetria-complessiva

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Piano dell'edificio il cui livello di calpestio sia collocato in ogni sua parte ad una quota pari o superiore
a quella del terreno posto in aderenza all'edificio.
20- Piano fuori terra

Piano di un edificio il cui pavimento si trova a una quota inferiore (anche solo in parte) a quella del
terreno posto in aderenza all'edificio e il cui soffitto si trova ad una quota superiore rispetto al terreno
21- Piano seminterrato posto in aderenza all'edificio.

Piano di un edificio il cui soffitto si trova ad una quota inferiore rispetto a quella del terreno posto in
22- Piano interrato aderenza all'edificio.

Spazio compreso tra l'intradosso della copertura dell'edificio e l'estradosso del solaio del piano
23 - Sottotetto sottostante.
Partizione orizzontale interna praticabile, ottenuta con la parziale interposizione di una
24 - Soppalco struttura portante orizzontale in uno spazio chiuso.

E' il numero di tutti i livelli dell'edificio che concorrono, anche parzialmente, al computo della superficie
lorda (SL).
25- Numero dei piani

Differenza fra la quota del pavimento di ciascun piano e la quota del pavimento del piano
sovrastante.
26- Altezza lorda Per l'ultimo piano dell'edificio si misura l'altezza del pavimento fino all'intradosso del soffitto
o della copertura.

L'altezza del fronte o della parete esterna di un edificio è delimitata:


- all'estremità inferiore, dalla quota del terreno posta in aderenza all'edificio prevista dal progetto;
- all'estremità superiore, dalla linea di intersezione tra il muro perimetrale e la linea di
27- Altezza del fronte intradosso del solaio di copertura, per i tetti inclinati, ovvero dalla sommità delle strutture
perimetrali, per le coperture piane.

Altezza massima tra quella dei vari fronti.


28- Altezza dell'edificio
Altezza del vano misurata dal piano di calpestio all'intradosso del solaio sovrastante, senza tener
conto degli elementi strutturali emergenti. Nei locali aventi soffitti inclinati o curvi, l'altezza utile si
29 - Altezza utile determina calcolando l'altezza media ponderata.

Lunghezza del segmento minimo che congiunge l'edificio con il confine di riferimento (di proprietà,
stradale, tra edifici o costruzioni, tra i fronti, di zona o di ambito urbanistico, ecc.), in modo che ogni
30- Distanze
punto della sua sagoma rispetti la distanza prescritta.

Sono volumi tecnici i vani e gli spazi strettamente necessari a contenere ed a consentire l'accesso alle
apparecchiature degli impianti tecnici al servizio dell'edificio (idrico, termico, di condizionamento e di
31- Volume tecnico climatizzazione, di sollevamento, elettrico, di sicurezza, telefonico, ecc.).

Costruzione stabile, dotata di copertura e comunque appoggiata o infissa al suolo, isolata da strade
o da aree libere, oppure separata da altre costruzioni mediante strutture verticali che si elevano
32 - Edificio senza soluzione di continuità dalle fondamenta al tetto, funzionalmente indipendente,
accessibile alle persone e destinata alla soddisfazione di esigenze perduranti nel tempo.

Per edificio unifamiliare si intende quello riferito ad un'unica unità immobiliare urbana di proprietà
33 -Edificio Unifamiliare esclusiva, funzionalmente indipendente, che disponga di uno o più accessi autonomi dall'esterno
e destinato all'abitazione di un singolo nucleo familiare.
Opera edilizia legata da un rapporto di strumentalità e complementarietà rispetto alla costruzione
34 - Pertinenza principale, non utilizzabile autonomamente e di dimensioni modeste o comunque rapportate al
carattere di accessorietà.
Elemento edilizio praticabile e aperto su almeno due lati, a sviluppo orizzontale in aggetto, munito
35 - Balcone di ringhiera o parapetto e direttamente accessibile da uno o più locali interni.

Elemento edilizio praticabile a sviluppo orizzontale, e anche in aggetto, che si sviluppa lungo il
36- Ballatoio perimetro di una muratura con funzione di distribuzione, munito di ringhiera o parapetto.

Elemento edilizio praticabile coperto, non aggettante, aperto su almeno un fronte, munito di ringhiera
37- Loggia/Loggiato o parapetto, direttamente accessibile da uno o più vani interni.

Elemento edilizio di copertura posto in aggetto alle pareti perimetrali esterne di un edificio e priva di
38- Pensilina montanti verticali di sostegno.

Elemento edilizio coperto al piano terreno degli edifici, intervallato da colonne o pilastri aperto su
39 - Portico/Porticato uno o più lati verso i fronti esterni dell'edificio.

Elemento edilizio scoperto e praticabile, realizzato a copertura di parti dell'edificio, munito di ringhiera
40- Terrazza o parapetto, direttamente accessibile da uno o più locali interni.

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Elemento edilizio di copertura di uno spazio aperto sostenuto da una struttura discontinua, adibita
41- Tettoia ad usi accessori oppure alla fruizione protetta di spazi pertinenziali.

Locale o spazio coperto avente le caratteristiche di loggiato, balcone, terrazza o portico, chiuso
42- Veranda sui lati da superfici vetrate o con elementi trasparenti e impermeabili, parzialmente o totalmente
apribili.

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ALLEGATO “B”

Logo Comune

Protocollo n.

Al Comune di del

Via _____ ____ ____ ____ ___ ____ ___ ____

PEC:
______________________________________

__

FdF
FASCICOLO DEL FABBRICATO
(art. 32 della L.R. 23 del 06/08/2021 - immobili esistenti alla data del )

a) OGGETTO (indicare il tipo di fabbricato e la località)

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b) DATI DEL REDATTORE

Cognome e
Nome

codice fiscale

pro
nato a v. stato

nato il

pro
residente in v. stato

n.
indirizzo C.A.P.

pro
con studio in v. stato

n.
indirizzo C.A.P.

Iscritto
all’ordine/coll
egio di al n.

fax.
Telefono cell.

posta
elettronica (Obbl
igatoria)
certificata

Il modello deve essere firmato


cartaceo o digitalmente

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

EMAIL

c) DATI DEL PROPRIETARIO

Cognome e
Nome

codice fiscale

pro
nato a v. _ stato

nato il _

pro
residente in v. stato

n.
indirizzo C.A.P.

PEC

EMAIL

Telefono
fisso /
cellulare

d) DATI DELL’AMMINISTRATORE PROTEMPORE

Cognome e
Nome

codice fiscale

pro
nato a v. _ stato

nato il _

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

pro
residente in v. stato

n.
indirizzo C.A.P.

PEC

EMAIL

Telefono
fisso /
cellulare

e) DATI DELLA DITTA O SOCIETA’ (eventuale)

in qualità di

della ditta /
società

codice
fiscale /
p. IVA

Iscritta alla pro


C.C.I.A.A. di v. n.

pro indirizz
con sede in v. _ o

C.A.P.

PEC
(obbligatoria)

mail posta
elettronica

Telefono
fisso /
cellulare

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f) Aggiornamento n. (Indicare il numero di aggiornamento)

f.1 Aggiornato in data

f.2 Sono stati aggiornati i riquadri (vedi riquadro t)

f.3 L’ultima verifica è stata effettuata il

DICHIARAZIONE PRELIMINARE

Lo scrivente tecnico abilitato, , dichiara che i dati che seguono sono desunti dagli elaborati
consegnati dal/dai proprietario/i/amministratore e/o reperiti nel corso dello svolgimento dell’incarico.

Dichiara altresì che gli accertamenti sono stati svolti sulla base dell’esame documentale e della visione
diretta dei luoghi, laddove possibile.

La presente non costituisce verifica sulla idoneità del manufatto e sulla sua sicurezza.

In fede

Data, Il tecnico

PER PRESA VISIONE DELLA DICHIARAZIONE PRELIMINARE:

L’amministratore/La proprietà

Il sottoscritto, in qualità di tecnico asseverante, consapevole delle penalità previste in caso di


dichiarazioni mendaci o che affermano fatti non conformi al vero, sotto la propria responsabilità

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DICHIARA

g) Caratteristiche del complesso immobiliare

g.1 il fabbricato fa parte di un complesso immobiliare SI NO

Se SI indicare il numero di fabbricati


Destinazione prevalente
Altre destinazioni

g.2 anno di costruzione (effettivo) (presunto)

g.3 tipologia del fabbricato:


isolato a corte a torre a schiera a blocco in linea

g.4 è soggetto a vincoli


NO
SI

Paesaggistico
Storico
Sismico
Ferroviario
idrogeologico Forestale RdL 3267/1923
PAI
Fascia Rispetto Stradale
150 m. dalla battigia (art. 15 lett. a) L.R. 78/76)
altro
altro

g.5 rispetto all’impianto originario del fabbricato:


Sono presenti superfetazioni SI NO Non determinabili Non
riconoscibili

descrizione

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Sono state fatte nel tempo sopraelevazioni SI NO Non determinabili


Non riconoscibili

descrizione

Sono state apportate delle altre modifiche di rilevanza statica SI NO Non


determinabili
Non riconoscibili

g.6 Manufatti contermini


Posizione del fabbricato rispetto a quelli circostanti isolato contiguo
Il fabbricato è staticamente autonomo da altri fabbricati? SI NO Non
determinabile
Non riconoscibile

h) Caratteristiche del fabbricato e dati generali

h.1 Fabbricato
Numero di scale cortile interno Uno Più di Uno Nessuno
Numero piani fuori terra numero piani entro terra numero piani
seminterrati

Superficie coperta mq.

Altezza massima

Volume fisico del fabbricato fuori terra

Volume fisico del fabbricato entro terra

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Pertinenza: Superficie coperta

Note

i) Dati Catastali

i.1 Fabbricato
censito al catasto:

fabbricato foglio n. mappale sub. (da n. a n. )

fabbricato foglio n. mappale sub.

Terreno di pertinenza:

foglio n. mappale

i.2 Coordinate geografiche / link Google Maps

j) Dati identificativi unità immobiliari del fabbricato

Scala Piano interno Foglio/part./sub. Destinazione Variazioni Proprietà (indicare il


riscontrate nome e cognome)

Conformità SI/NO

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

k) Dati Edilizi-Urbanistici e Tecnici Generali

k.1 Abitabilità/Agibilità
Rilasciata/Presentata in data n. Non Rilasciata Non Disponibile

K.1.1 Titolo unico (SUE/SUAP) n. del


(relativo all’intero fabbricato/agli immobili sub.
)

K.1.2 Permesso di costruire /licenza edil. / conc. Edilizia n. del


(relativo all’intero fabbricato/agli immobili sub.
)

K.1.3 Autorizzazione edilizia n. del


(relativa all’intero fabbricato/agli immobili sub.
)

K.1.4 Comunicazione opere interne (ex art. 9 L.R. 37/85)/CIL/CILA


n. del
(relativa all’intero fabbricato/agli immobili sub.
)

K.1.5 Com. ex art. 20 L.R. n. 4/2003 n. del


(relativa all’intero fabbricato/agli immobili sub.
)

K.1.6 Conc. edilizia in Sanatoria n. del

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

(relativa all’intero fabbricato/agli immobili sub.


)

K.1.7 DIA/SCIA alternativa al PdC n. del


(relativa all’intero fabbricato/agli immobili sub.
)

K.1.8 segnalazione certificata


di inizio attività (SCIA) n. del
(relativa all’intero fabbricato/agli immobili sub.
)

K.1.9 altro n. del

K.1.10 primo accatastamento del

L'immobile oggetto della presente, è stato realizzato in data antecedente al


16/10/1942 (data di pubblicazione sulla G.U.R.I. n. 244 della L. 1150 del
17/08/1942) e che da allora alla data odierna, non sono mai stati effettuati
interventi che avrebbero richiesto il rilascio di un titolo abilitativo;

L'immobile oggetto della presente, è stato realizzato in data antecedente al


31/08/1967 (data di pubblicazione sulla G.U.R.I. n. 218 della L. 765 del
06/08/1967) e che da allora alla data odierna, non sono mai stati effettuati
interventi che avrebbero richiesto il rilascio di un titolo abilitativo;

l) Antincendio

che il fabbricato o l’u.i. individuata dal/dai sub.


l.1 non è soggetto alle norme di prevenzione incendi
l.2 è soggetta alle norme tecniche di prevenzione incendi e che:
è in possesso del CPI prot. n. del scadenza

non è in possesso del CPI

m) Impiantistica

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

il fabbricato è dotato di impianto di ascensore/montacarichi


m.1 NO
m.2 SI
è in possesso della matricola SI, n. NO
Altri impianti
fognario con allaccio a pubblica fognatura fognario con smaltimento
nel terreno
idrico - sanitario, adduzione acqua idrico antincendio
acqua calda centralizzata elettrico
protezione scariche atmosferiche messa a terra
telefonico citofonico
videocitofonico telecomunicazione
trasmissione dati sistema di allarme, TVCC,
ecc.
antenna TV centralizzata riscaldamento centralizzato
riscaldamento autonomo condizionamento
centralizzato
condizionamento autonomo gas con allaccio a pubblico servizio

gas con deposito autonomo ascensori


montacarichi scale mobili o montascale

produzione da fonti energetiche alternative altro


Note

Il fabbricato è allacciato alla rete fognaria comunale SI NO


In caso negativo come avviene lo smaltimento:
fossa biologica subirrigazione smaltimento a perdere altro

Esiste un impianto di depurazione? SI NO


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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

Se esiste, è regolarmente dichiarato e autorizzato? SI

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

NO

n) Elaborati disponibili

n.1 progetto architettonico originario/variante: Non Disponibile


Disponibile
Elaborati :

n.2 progetto architettonico strutturale originario/variante: Non Disponibile


Disponibile
Elaborati:

n.3 progetto antincendio originario/variante Non Disponibile


Disponibile
n.4 altro progetto/elaborato :

o) Strutture

A. STRUTTURA VERTICALE Buona Media Cattiva

Legno

Ferro

Pietrame

Laterizio

Blocchetti di calcestruzzo

Muratura mista

Calcestruzzo armato

Calcestruzzo prefabbricato

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

...................................

B. STRUTTURA ORIZZONTALE Buona Media Cattiva

Legno

Legno – laterizio

Ferro – laterizio

Laterocemento

Calcestruzzo armato

Calcestruzzo prefabbricato

Volte

...................................

C. COPERTURA piana inclinata Buona Media Cattiva

Legno

Legno – laterizio

Ferro – laterizio

Laterocemento

Calcestruzzo armato

Calcestruzzo prefabbricato

...................................

D. SCALE Buona Media Cattiva

Legno

Ferro

Pietra

Mattoni

Calcestruzzo armato

Elementi prefabbricati

...................................

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REGOLAMENTO TIPO EDILIZIO UNICO (art. 2, legge regionale 10 agosto 2016, n. 16 e s.m.i.- art.29
legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

p) Stato di conservazione delle Strutture

Collaudo statico SI prot. n. del NO

Note sullo stato di conservazione delle strutture visibili:

q) Stato di conservazione dei prospetti

Note sullo stato di conservazione dei prospetti e degli aggetti:

r) Documentazione fotografica

r1 si allegano n. foto datate .


r2 si allegano n. foto datate .

s) Note varie

t) Riepilogo riquadri aggiornati

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

a), aggiornato il b), aggiornato il c),


aggiornato il
d), aggiornato il d), aggiornato il f),
aggiornato il
g), aggiornato il h), aggiornato il i),
aggiornato il
j), aggiornato il k), aggiornato il l),
aggiornato il
m), aggiornato il n), aggiornato il o),
aggiornato il
q), aggiornato il r), aggiornato il s),
aggiornato il

Luogo lì il Tecnico abilitato

Per presa visione l’amministratore/il proprietario

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legge regionale 13 agosto 2020, n.19 e s.m.i)

SOGGETTI COINVOLTI
1. proprietari (compilare solo in caso di più proprietari)

Cognome e
Nome

codice fiscale

In qualità di della u.i. fg. part. sub.

pro
nato a v. stato

nato il

pro
residente in v. stato

n.
indirizzo C.A.P.

posta
elettronica

posta
elettronica
certificata

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