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PREMESSA

Il Manuale del Recupero costituisce il compendio delle prescrizioni e linee di indirizzo


derivate dagli studi - di seguito distinti dalle lettere A, B, C, D - che, unitamente alle
tavole illustrative delle corrispondenti ricerche e delle proposte. costituiscono il Piano di
Recupero del Centro storico di Campobasso. (1)

A - Ripristino e Tutela
della Qualità architettonica: Schedatura delle unità edilizie
Classificazione degli edifici

Manuale del Recupero - Titolo I -

B - Misure per la riduzione


del rischio sismico: Mappa della vulnerabilità

Manuale del Recupero - Titolo II -

C - Piano del Colore: Norme - Linee di indirizzo per i Tecnici -


Scheda tipo

Manuale del Recupero - Titolo III -

D - Programmazione pubblica
degli interventi Titolo IV

(1) L’efficacia del Manuale del Recupero risulterà rafforzata dalla


rappresentazione sistematica degli elementi dell’edilizia tradizionale,
esemplificati nell’elaborato B2 4.4, mediante schede tecniche descrittive
da redigere in futuro, costituenti il Repertorio degli Elementi qualificanti e
ricorrenti del Centro storico di Campobasso.

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TITOLO I : RIPRISTINO E TUTELA DELLA QUALITA’ ARCHITETTONICA

- Art. 1 Disposizioni di carattere generale pag. 5


1.1 Finalità e oggetto del Manuale del Recupero
1.2 Normativa prevalente
1.3 Funzioni e competenze dell‘Amministrazione comunale
- Art. 2 Organismo consultivo - Commissione per la Qualità
Architettonica e il Paesaggio - CQAP - pag. 6
- Art. 3 Progetti sottoposti al parere della CQAP: pag. 6
3.1 Pareri obbligatori
3.2 Pareri non obbligatori
- Art. 4 Oggetti della tutela: pag. 7
4.1 Edifici vincolati
4.2 Elementi qualificanti e ricorrenti
- Art. 5 Unità edilizie-Schede e Normativa: pag. 7
5.1 Unità edilizia: definizione
5.2 Schede: contenuto
- Art. 6 Interventi unitari - Interventi parziali - Interventi vietati: pag. 8
6.1 Ambiti degli interventi - Insiemi di componenti edilizi
interconnessi
6.2 Interventi parziali
6.3 Interventi vietati
- Art. 7 Elementi incongrui pag. 10
- Art. 8 Norme prescrittive di carattere edilizio: pag. 11
8.1 Murature intonacate
8.2 Murature a vista
8.3 Tinteggiature
8.4 Apparati decorativi
8.5 Modifica delle aperture
8.6 Stipiti e soglie
8.7 Serramenti
8.8 Mensole di balconi
8.9 Ringhiere e grate
8.10 Cornicioni
8.11 Zoccolature
8.12 Gradini e soglie
8.13 Strutture lignee

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8.14 Manti di coperture
8.15 Grondaie, pluviali
8.16 Finiture interne parti comuni
8.17 Scale e ballatoi
8.18 Superfetazioni
8.19 Cavi, tubazioni, ecc.
8.20 Aree di pertinenza
- Art. 9 Disciplina degli interventi nelle aree edificate -
Tipologie degli interventi : pag. 17
9.1 Edilizia tradizionale integra/prevalentemente integra
9.2 Edilizia alterata/alterata con danno ambientale
9.3 Edilizia recente
9.4 Casistiche particolari
9.5 Misure straordinarie
- Art.10 Destinazioni d’uso pag. 19
- Art.11 Condizioni di abitabilità pag. 19
- Art.12 Recupero abitativo dei sottotetti e ad uso terziario pag. 20
dei locali seminterrati e interrati
12.1 Interventi ammissibili
12.2 Definizioni
12.3 Collegamenti diretti fra unità immobiliari e sottotetto
12.4 Recupero dei sottotetti ad uso autonomo residenziale
12.5 Disposizioni per illuminazione e ventilazione in copertura
12.6 Utilizzo terziario dei piani seminterrati e interrati

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Art. 1 Disposizioni di carattere generale

1.1) Finalità e oggetto del Manuale del Recupero.


I criteri e le misure che seguono si propongono di riportare per quanto possibile le
pratiche edilizie in atto da parte di privati ed Enti pubblici nell’ambito delle regole
linguistico-formali e dei modi tecnici codificati dall’uso e dalla tradizione associati
alla storia e alla cultura artistica della città di Campobasso di cui è depositario il
patrimonio edilizio della Zona “A” Centro storico.
Farà parte integrante del Manuale del Recupero, il Repertorio fotografico degli
Elementi qualificanti e ricorrenti.

1.2) Normativa prevalente.


Le attività comportanti trasformazioni edilizie sono soggette pertanto alle norme
contenute negli articoli a seguire restando ferme e prevalenti le disposizioni di legge in
materia di tutela paesaggistica con particolare riguardo:
a) il vincolo paesaggistico di cui alla legge 1497/3 9 operante dal 28.7.1977
b) il D.Lgs. 22.1.2004, n.42 : “Codice dei beni culturali e del paesaggio”
c) il D.G.R. n. 243 del 17.3.2005 della Regione Molise
d) le norme tecniche di attuazione del P.R.G.

1.3) Funzioni e competenze.


Il Comune nel rispetto delle leggi e dei principi sopra enunciati esercita le seguenti
funzioni in materia edilizia nella zona “A”:
- emana gli atti a contenuto regolamentare e generale
- vigila sulla conformità delle attività comportanti trasformazioni edilizie nel centro
storico
- esplica attività di monitoraggio e di aggiornamento delle presenti norme anche
avvalendosi di apposito Osservatorio
- garantisce la qualità architettonica degli interventi avvalendosi della Commissione
per la Qualità Architettonica e il Paesaggio di cui al D.Lgs. 27-01-2004 Capo IV
“Controllo e gestione dei beni soggetti a tutela” art.148
- promuove il riuso a norma del patrimonio edilizio sottoutilizzato mediante il
recupero abitativo dei sottotetti e quello non residenziale dei vani terranei e interrati
- assicura la divulgazione della normativa, delle procedure e della modulistica sul
proprio sito Internet
- elabora e promuove l’attività di recupero attraverso programmi di riqualificazione
di edifici e spazi pubblici nonché di bonifica ambientale - meglio definiti nel Titolo
IV delle presenti norme -
- si attiva per la concessione di incentivi e agevolazioni agli interventi pubblici e
privati che si distinguono per elevati standards di qualità sicurezza e risparmio
energetico
- intima la realizzazione di interventi di recupero destinati ad aumentare la sicurezza
e la agibilità delle vie di fuga nonché a rimuovere il danno ambientale - definiti in
dettaglio nell’art.9 comma 5 delle presenti norme.

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Art. 2 Organismo consultivo: Commissione per la Qualità
Architettonica e il Paesaggio – CQAP
D.Lgs. 22.1.2004 n.42 art. 148 e D.G.R. n. 243 del 17.3.

Ai fini della valutazione della qualità dei progetti pubblici e privati che interessano
edifici del Centro storico il Comune si avvale del parere obbligatorio ma non vincolante
della suddetta Commissione i cui componenti saranno prescelti sulla base di
documentata competenza in materia. La Commissione sarà tenuta a redigere all’atto
dell’insediamento una “Dichiarazione di indirizzo”che verrà pubblicata presso lo
Sportello unico e comunicata agli ordini e collegi professionali, relativa ai criteri che
adotterà nelle valutazioni dei progetti. Il parere espresso in merito ai progetti non può
essere disatteso dall’organo comunale competente a rilasciare il provvedimento finale se
non dichiarandone il motivo nello stesso provvedimento.
Il Comune, inoltre, può a sua discrezione istituire l’ufficio comunale dell’Osservatorio
sull’attività edilizia con sede preferibilmente nel Centro storico preposto al
monitoraggio degli interventi, a fornire la interpretazione delle presenti norme, a
prevenire deviazioni nonché ad attivare la consulenza straordinaria della CQAP su casi
specifici. Compete all’Osservatorio anche proporre all’Amministrazione gli
aggiornamenti scaturiti dall’esperienza diretta dell’attività di recupero sia in materia di
normativa del Piano di Recupero che dell’efficacia delle norme antinfortunistiche nei
cantieri nel Centro storico.
In ordine alla CQAP, l’Amministrazione ne rinvia l’istituzione in attesa del
provvedimento regionale che regoli i requisiti e le modalità dell’applicazione dell’art.
146 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, nelle more i progetti ricadenti nella
zona A saranno inviati alla Sezione Beni Ambientali secondo le attuali procedure.

Art. 3 Progetti sottoposti al parere della CQAP


3.1) Pareri obbligatori.
Sono sottoposti al parere della CQAP i progetti privati e pubblici relativi ai seguenti tipi
di intervento
a) Ristrutturazione edilizia
b) Ristrutturazione urbanistica
sono inoltre soggetti al parere della CQAP:
c) la sospensione, l’annullamento o la revoca dei permessi di costruire già
rilasciati
d) tutte le progettazioni di massima per le quali l’Amministrazione comunale o i
privati interessati richiedono un parere preventivo ovvero consulenza dal punto
di vista architettonico - edilizio, dei materiali, dei colori.
Gli interventi di cui ai punti a) e b) sono ulteriormente dettagliati come appresso
indicato.
Nella Ristrutturazione Edilizia s’intendono compresi:
- gli interventi di riqualificazione unitaria riguardanti essenzialmente le unità
edilizie alterate - individuate come tali nella tavola B2 1.2 del Piano di
Recupero a causa della presenza di elementi incongrui individuati nel
successivo art. 7
- interventi di recupero abitativo dei sottotetti che implicano modificazioni delle
coperture nei limiti di cui al successivo art. 12
- interventi che contemplano l’aggregazione di più unità edilizie, anche con
modifiche tipologiche
- la ricostruzione di edifici diruti nella medesima area di sedime e secondo gli

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stessi limiti planovolumetrici
Nella Ristrutturazione urbanistica rientrano:
- gli interventi riguardanti aree di sedime di unità edilizie dirute o da demolire e
relative pertinenze nonché aree inedificate finalizzati alla realizzazione di
programmi pubblici o di interesse pubblico.
3.2) Pareri non obbligatori.
Non è richiesto, salvo casi particolari, il parere della CQAP per gli interventi di
manutenzione ordinaria, di manutenzione straordinaria, di consolidamento statico e di
restauro conservativo che non alterino significativamente l’aspetto esteriore degli
edifici nonché, limitatamente ai singoli componenti originari obsoleti oppure incongrui
delle facciate e delle coperture alterate, le sostituzioni conformi ai dettami del
successivo art. 8.

Art. 4 Oggetti della tutela


4.1) Edifici vincolati.
Sono beni soggetti a regime di vincolo tutti gli edifici ricadenti nel perimetro della zona
“A” indipendentemente sia dal valore storico-architettonico, ambientale o documentario
che gli stessi rivestono, sia dallo stato di conservazione del rispettivo carattere
tradizionale: integro, alterato o alterato con danno ambientale, estraneo al contesto, così
come riportato nella tavola del Piano di Recupero delle “Classificazione degli edifici
per presenza di elementi incongrui”.
4.2) Elementi tradizionali qualificanti
Sono individualmente sotto stretta tutela, indipendentemente dal degrado in cui
versano e/o dalla condizione di integrità dell’edificio in cui ricadono, gli elementi
costruttivi, architettonici e decorativi originari ravvisabili fra quelli rappresentati nella
Tav. B2 4.4 - in quanto hanno assunto prevalente valore di documento della
tradizione costruttiva del luogo.

Art. 5 Unità edilizie - Schede e Normativa


5.1) Unità edilizia: definizione.
Per mettere a punto gli ambiti e la disciplina degli interventi, il tessuto edilizio del
Centro Storico - zona “A” - è stato suddiviso in 25 contesti coincidenti con gli isolati
nell’ambito dei quali sono state individuate le unità edilizie corrispondenti ad organismi
edilizi derivanti da atti costitutivi unitari, sia di nuova edificazione che di accorpamento
di preesistenti unità edilizie, organismi dei quali è ancora possibile la lettura di caratteri
strutturali, morfologici, stilistici e tipologici riferibili ad un disegno costitutivo
originario, nonostante abbiano subito nel tempo modifiche, scorpori e sconfinamenti di
proprietà –
Per ciascuna unità edilizia è stata redatta una scheda che costituisce integrante del
presente Manuale del recupero
5.2) Schede - contenuto
Ogni scheda si compone di due parti.
Nella prima parte si trovano raccolti i risultati della ricognizione sul campo risalente al
1997 nonché la normativa relativa alla prima stesura del Manuale del Recupero. I dati
contenuti in questa parte della scheda hanno prevalente valore storico-conoscitivo
La seconda parte contiene:
- la valutazione degli interventi eventualmente eseguiti dopo il 1997, sotto l’aspetto
della conservazione del carattere tradizionale e alla presenza di elementi incongrui
- i riferimenti, specificatamente individuati per la unità edilizia, alle norme
prescrittive e alle linee di indirizzo del Piano di Recupero e del Manuale del

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Recupero, utili al ripristino tendenziale della qualità originaria, alla riduzione del
rischio sismico e alle coloriture delle facciate a cui rifarsi nel progetto e nella
esecuzione dei futuri interventi

Art. 6 Interventi unitari - Interventi parziali - Interventi vietati


6.1) Ambiti degli interventi. l’unità edilizia - gli insiemi di componenti edilizi
interconnessi
Le prescrizioni specifiche per ogni immobile della zona “A” fanno riferimento alla
suddivisione del tessuto edilizio come innanzi descritta:
conseguentemente le operazioni di recupero devono tendere prioritariamente a porre
come unità minima degli interventi — UMI - l’unità edilizia nella sua interezza
anche se frazionata in proprietà diverse.
Se questa condizione non si verifica, quantomeno le opere che fanno parte di uno degli
insiemi di componenti interconnessi come appresso specificati devono essere realizzate
e completate in modo unitario o comunque tali da risultare uniformi e congruenti
rispetto alle parti che non sono oggetto di intervento.
Sono da considerarsi insiemi di componenti interconnessi:
1) per le facciate, i paramenti murari, gli intonaci, le tinteggiature, le aperture, gli
infissi e i serramenti, le decorazioni, le finiture e gli accessori della medesima
facciate
2) per le coperture, i manti di antichi coppi, i cornicioni e i canali di gronda e gli
altri elementi di copertura della stessa unità edilizia anche in caso di
discontinuità nella articolazione delle falde
3) per l’identità stilistica, gli archi, le volte, le altane, gli androni, le corti e i
corpi-scala tipologicamente continui
4) per il sistema portante, le strutture reciprocamente connesse, gli elementi in
genere rientranti fra le parti comuni degli edifici condominiali.

6.2) Interventi parziali


In caso di interventi sporadici limitati a singoli elementi di unità edilizie già alterate da
uno o più elementi incongrui fra quelli così identificati nel successivo art. 7, gli
elementi originari ancora esistenti non dovranno venire rimossi bensì restaurati
oppure, se obsoleti, ricostruiti in conformità all’esemplare originario, ai dettami di cui al
successivo art. 8
6.3) Interventi vietati
Per l’effetto di grave perdita di qualità che hanno prodotto in passato, gli interventi
elencati di seguito sono da evitare in ogni caso:
- arretramento della posizione “a filo facciata” degli infissi tradizionali anche nel
caso di fronti già parzialmente rimaneggiati;
- alterazioni dimensionali di finestre, ingressi e degli sporti dei balconi;
- introduzione di stipiti, soglie, zoccolature in lastre di marmo
- oscuramento mediante avvolgibili, sportelloni, veneziane, nonché persiane
dove queste non preesistevano
- uso di materiale di dal legno verniciato per la sostituzione di serramenti e di
preesistenti persiane
- sostituzione di portoni, infissi e persiane con altri di disegno non tradizionale
- rifacimento di cornicioni e di mensole di balconi in cemento armato a vista

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- chiusura di vani terranei con saracinesche
- manomissioni di portali
- colori con effetti stridenti
Sono inoltre ritenuti ingiustificati:
- le contaminazioni di gusto “rustico” , “moderno”e simili
- l’introduzione di materiali ritenuti di maggiore pregio rispetto a quelli dello
stato originario
- l’unificazione di materiali e dimensioni dei componenti edilizi rispetto alle
differenziazioni che si rilevano ai vari piani dei fronti originari
- la sporgenza dello spessore dell’intonaco rispetto agli elementi di pietra o
simulanti la pietra
- la riduzione ad elemento decorativo di “romanelle”, in particolare sui lati
inclinati delle coperture.

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Art. 7 Elementi incongrui
Trattasi degli elementi individuati quali fattori materiali che hanno provocato
alterazione del carattere tradizionale degli edifici del Centro Storico e pertanto indicati
nelle presenti norme come incongrui e appresso elencati.

1. SERRAMENTI infissi, controinfissi, persiane, portoni in alluminio


anodizzato o elettrocolorato,legno naturale,plastica

2. STIPITI E SOGLIE DI PORTONE, DI PORTE E in marmo


DI FINESTRE, GRADINI

3. AVVOLGIBILI in qualsiasi materiale

4. ALTERAZIONI DELLE DIMENSIONI DELLE generalmente tutte


APERTURE

5. ALTERAZIONI DEGLI SPORTI DI BALCONI generalmente tutte

6. MENSOLE DI BALCONI in cemento armato oppure in ferro e laterizio

7. “GATTONI” a sostegno di balconi realizzati in putrelle

8. RINGHIERE E GRATE in materiale e disegno non tradizionale

9. CORNICIONI in cemento armato

1O. ZOCCOLATURA in marmo o in pietra a lastre; in intonaco a grana


grossa e colore contrastante

11. INTONACO a grana grossa dei prospetti, pareti di androni e scale

12. STILATURA DEI GIUNTI cementizia di tipo marcato

13. PITTURE al quarzo

14. COLORI dissonanti rispetto alle tonalità tradizionali


prevalenti
15. TAMPONATURA TOTALE O PARZIALE DI casuale, realizzate non a norma
APERTURE

16. MANTI DI COPERTURE senza il riutilizzo del materiale originario

17. CANALI DI GRONDA E PLUVIALI in p.v.c.; in rame non sono considerati tradizionali

18. CONDOTTI DI FUMO e CAVI in fibrocemento, p.v.c.; collocazione casuale di


tubazioni, cavi e sfiati sulle facciate

19. DECORTICAZIONI DI FRONTI, ANGOLI, integrali e/o parziali salvo operazioni mirate al
CORNICI DI FINESTRE ripristino di speciali preesistenze storiche

20. ELEMENTI SPURI SUI FRONTI E SULLE aggiunte di pensiline, vetrocemento, lastrici solari,
COPERTURE terrazze, verande, sopraelevazioni, alterazioni del
disegno originario delle falde

21. SARACINESCHE in lamiera zincata non verniciata di locali terranei e


autorimesse

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Art. 8 Norme prescrittive di carattere edilizio
Le seguenti prescrizioni valgono per tutte le unità edilizie, anche se non espressamente
richiamate nelle singole schede.
8.1 Murature intonacate
Il ripristino dell’intonaco sarà preceduto negli interventi di restauro e di risanamento
conservativo dalla messa a nudo del paramento per approfondire l’analisi strutturale e
per evidenziare eventuali significative stratificazioni; si procederà quindi a definire la
nuova finitura che potrà contemplare l’intonacatura e la tinteggiatura come definite
nelle presenti norme , la ripulitura del paramento murario oppure la compenetrazione di
entrambe le tecniche secondo giustificati criteri progettuali evitando in ogni caso
gratuite esibizioni
Gli intonaci al civile dovranno essere rifatti con arricciatura in malta comune e finitura
formata da una sottile colla di malta a base di calce spenta,sabbia fine ed eventuali
piccole quantità di cemento bianco, lisciata al fratazzo metallico.
Lo spessore dei nuovi intonaci non dovrà superare quello precedente , né ridurre la
sporgenza sulla superficie muraria di comici di pietra lesene e altri elementi decorativi
in rilievo, l’intonaco dovrà, in presenza di murature fuori piombo, essere steso per
piccoli tratti a seguire l’andatura della muratura stessa, senza l’ausilio di fasce di guida,
né attenuare o cancellare sagomature, smussi e sgusci preesistenti adottando raccordi
morbidi fra parte intonacate ed eventuali altre lasciate a vista.
Gli interventi di ripristino degli intonaci di facciata dovranno essere obbligatoriamente
completati dalla tinteggiatura non essendo mai consentito mantenere a vista la parete
intonacata al grezzo.
Non è consentita la decorticazione di prospetti originariamente intonacati senza
provvedere al successivo ripristino fatta eccezione di decisioni assunte in tal senso in
sede di studi riguardanti più unità edilizie in ambiti di particolare significato storico,
come, per esempio, le mura.
Pertanto, è prescritto il ripristino dell’intonaco su edifici iii origine intonacati
impropriamente ridotti a faccia vista. Si potrà fare eccezione nel caso di edifici o alcune
pareti di esso che, a seguito della modifica subita nel passato, abbiano assunto un nuovo
carattere ormai storicizzato e degno di essere mantenuto.
Negli edifici che sono frutto di successive trasformazioni potranno essere lasciati privi
di intonaci, oltre a stemmi e simboli votivi, anche brani di muratura a vista purché si
tratti di elementi compiuti e apprezzabili per quantità e consistenza, scartando invece
tracce poco significative di strutture incompatibili con l’assetto unitario acquisito nel
tempo dal prospetto intonacato.
Particolarmente incongrua , pertanto non consentita, risulta essere la messa a nudo delle
pietre all’angolo dei fabbricati, delle cornici in laterizio di finestre ovali , degli
espedienti di natura tecnica,come gli archi di scarico in coincidenza di aperture nelle
murature, in origine destinati ad essere intonacate. Le pietre angolari a vista , qualora
giustificato dal progetto unitario della finitura della facciata, devono rimanere quanto
meno a filo dell’intonaco.
8.2 Murature a vista
I prospetti in pietra viva, sia quelli espressamente individuati nelle schede sia quelli
motivatamente proposti, vanno liberati, nel prioritario rispetto della patina e delle
testimonianze di antiche trasformazioni, dalle risarciture deturpanti in cemento o
laterizio senza provocare in nessun caso impoverimento per asportazione di scaglie
minute anche di laterizio; successivamente le murature vanno risarcite con sigillature a
raso in malta esclusivamente di calce e sabbia evitando la scarnificazione dei giunti .
Sono ammessi trattamenti protettivi dall’umidità con impregnanti a base di resine
epossidiche e alifatiche.
Il consolidamento, oltre che mediante reintegrazioni a cuci e scuci, può essere realizzato
con perforazioni armate e iniezioni di miscele leganti,con installazione di tiranti

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metallici e relative piastre di ancoraggio, evitando alterazione della faccia vista e
sovrapposizioni a comici e membrature. Non è consentito l’inserimento a vista di
cordoli in c.a. o altri elementi strutturali di grosse dimensioni.
8.3 Tinteggiature
Per la tinteggiatura di intonaci esistenti potranno a seconda del supporto adoperarsi le
seguenti tecniche:
1) pitture ai silicati, particolarmente adatte nel caso di intonaci eventualmente
rappezzati
2) idropitture a base di resine sintetiche su intonaci tinteggiati impropriamente in
epoca recente
3) colletta colorata in pasta nel caso di intonaci cementizi lasciati al grezzo.
Nel caso di completo rifacimento degli intonaci di tipo tradizionale con finitura al
civile, si adotterà preferibilmente la “pittura a calce” formata aggiungendo alla tinta una
piccola quantità di fissativo.
Si raccomanda che le nuove tinteggiature non siano date “a corpo” cioè completamente
piene e coprenti, ma a “velatura” ossia diluite in modo da lasciare trasparire
leggermente la preparazione di fondo, che dovrà essere comunque di colore chiaro.
Altra tecnica è la pittura cosiddetta “a fresco”, formata da una miscela di ossidi e terre
colorate disciolte nel latte di calce , passata sulla colletta dell’intonaco ancora fresca.
Fatte salve le disposizioni del Piano del Colore,le nuove colorazioni dovranno
generalmente essere conformi alla tinteggiatura di tipo tradizionale esistente
nell’edificio sulla base delle tracce meglio conservate oppure a quelle prevalenti nel
contesto in cui è situato l’edificio.
8.4 Apparati decorativi
Gli apparati decorativi in pietra, intonaco, ferro e legno delle facciate su strada e su
corti, nonché delle pareti di atri e scalinate condominiali devono essere accuratamente
ripristinati e in nessun caso alterati, impoveriti o contaminati. Ove necessario, gli
elementi in pietra potranno essere reintegrati a stucco o con materiale della stessa
qualità assimilabile per forma, granulometria, tonalità cromatica e per compatibilità
fisico-chimica.
La pulizia dovrà essere preferibilmente manuale; sistemi abrasivi o corrosivi saranno
limitati ad elementi di materiale duro e compatto in buono stato di conservazione.
Gli elementi in muratura ad imitazione delle pietra o laterizio dovranno essere
ripristinati nel trattamento di colore e superficie affine al materiale imitato, come ad
esempio il “bianco travertino”, il “grigio arenaria”, il “rosso mattone”.
8.5 Modifica delle aperture
Sono ammissibili aperture di nuove finestre o porte limitatamente ai seguenti casi.:
- ripristino di aperture originarie modificate per tamponatura;
- quando non è rilevabile un ordine compositivo originario del fronte, le nuove
aperture devono avere dimensioni non superiori a quelle delle finestre preesistenti
sullo stesso o sugli altri fronti dello stesso edificio;
- su fronti che presentano un ordine compositivo compiuto delle aperture, sono
ammesse in via del tutto eccezionale nuove aperture con valore di semplice
bucatura della muratura di dimensioni molto ridotte rispetto a quelle delle finestre
originarie e soprattutto in posizioni tali da non alterare l’ordine compositivo del
fronte.
Pertanto negli interventi di riqualificazione le aperture pregiudizievoli devono essere
eliminate oppure riportate a norme secondo i suddetti criteri.
Sono ammissibili chiusure di finestre con pannelli murari leggermente arretrati per
segnalare l’impronta della discontinuità su fronti intonacati o da intonacare.

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Il ridimensionamento in altezza delle aperture, solitamente operato in fase di
rifacimento degli infissi per ragioni di economia, al pari dell’ampliamento
rappresentano gravi alterazioni che vanno assolutamente vietate.
In sede di rifacimento della finitura delle facciate, nel caso risulti impraticabile il
ripristino delle dimensioni originarie, va lasciata traccia a testimonianza del disegno
originario delle aperture mediante leggera depressione dell’intonaco o altro espediente
di equivalente efficacia.
Tutti i casi contemplati in questo comma sono subordinati alla esistenza di un progetto
unitario di riqualificazione dei rispettivi fronti da sottoporre al giudizio della CQAP: in
questa sede, infatti, saranno valutate anche le modalità per mettere a norma le
alterazioni dimensionali delle aperture, comprese quelle generalmente anomale delle
autorimesse il cui impatto sfavorevole va quantomeno attenuato con opportuni
espedienti.
8.6 Stipiti e soglie
Per la sostituzione di stipiti e di soglie, in quanto trattasi di elementi particolarmente
influenti sulla qualità dei prospetti, si fa obbligo di fare riferimento allo stato originario
e di mantenerne inalterato il carattere, povero o nobile che sia, conservando, se
preesistente, la originale compresenza di soluzioni diverse sul medesimo fronte. Si cita
quali esempi da preservare in ogni caso: ornie di pietra al piano terra, comici di intonaco
e/o di legno ai piani superiori oppure dimensioni diversificate delle finestre o degli
aggetti dei balconi a secondo dei piani.
Per le soglie e le ornie, si prescrive l’adozione della pietra calcarea con disegno e
proporzioni fedelmente riproducenti quelli tradizionali; sono assolutamente da evitare
sovrapposizioni di soglie nuove su quelle antiche. Negli interventi di riqualificazione di
prospetti alterati è possibile proporre di contornare le aperture di finestre manomesse
mediante fasce di intonaco leggermente rilevato oppure di semplice finitura pittorica, in
alternativa alle ornie realizzate come innanzi indicato.
I portali di pietra impropriamente dipinti vanno liberati dagli strati sovrapposti.
8.7 Serramenti
Gli infissi, se non possono essere opportunamente restaurati, vanno rifatti
esclusivamente secondo le modalità tradizionali in legno verniciato con o senza scuretti
- in posizione:
- su fronti intonacati, a filo facciata
- sui fronti con paramento a vista, in posizione arretrata oppure a filo facciata
con fasce attorno al vano delle aperture realizzate mediante leggeri
ispessimenti d’intonaco
Conseguentemente, gli infissi a filo facciata vanno tassativamente mantenuti in questa
posizione e, se indebitamente arretrati, vanno riportati nella posizione originaria.
Nel caso sia impraticabile il ripristino a filo facciata dell’infisso, esclusivamente
nell’ambito di un progetto unitario di riqualificazione vagliato e approvato dalla CQAP,
si può eccezionalmente proporre, in alternativa al ripristino della posizione a filo
facciata, l’espediente di creare attorno ai vani della finestre impropriamente arretrati
fasce di pittura oppure di intonaco leggermente rilevato risvoltate nello stipite a
simulare una cornice di pietra.
Nel caso di paramenti a vista ed esclusivamente nell’ambito di progetti unitari di
riqualificazione delle facciate sottoposti al giudizio della CQAP, possono essere
ammessi infissi in ferro.
Le persiane sono consentite se non rappresentano una innovazione dei fronti,
quantomeno di quelli appartenenti a edifici di rilevante importanza, subordinandone
comunque l’autorizzazione al giudizio della CQAP.
In ogni caso le persiane devono essere realizzate,al pari degli infissi, in legno verniciato
con finitura esclusivamente di tipo opaco secondo le modalità costruttive e dimensionali
tradizionali.

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E’ escluso nei futuri rifacimenti di infissi e persiane l’uso di alluminio elettrocolore.
Non è ammesso oscuramento di vani mediante sportelloni esterni o avvolgibili che, nel
caso siano esistenti, vanno assolutamente rimossi in occasione di interventi di
riqualificazione delle facciate oppure di sostituzione di infissi.
Per la messa a norma di serramenti in legno naturale si suggerisce di procedere alla
verniciatura, per quelli in alluminio anodizzato si prescrive la sostituzione in occasione
di interventi di riqualificazione delle facciate.
Negli interventi che riguardano le facciate nella loro interezza si dovrà procedere alla
rimozione degli infissi incongrui con nuovi serramenti a norma secondo quanto
prescritto nel presente comma.
I controinfissi in alluminio non sono ammessi in nessun caso e, se esistenti,vanno
rimossi in occasione di interventi di riqualificazione delle facciate.
Portoni e porte di abitazioni originari non vanno sostituiti ma restaurati con tutte le
ferrature accessorie che, nei casi di necessario rifacimento, devono riferirsi ai modelli
originari; nel caso di integrale sostituzione di portoni, si prescrivono tassativamente i
materiali — legno verniciato eventualmente rivestito in lamiera e in seconda istanza in
legno naturale - e il disegno tradizionale con esclusione di motivi decorativi estranei al
contesto, come ad esempio il tipo “all’inglese”, le profilature in ottone, doghe,
bugnature, ecc.
La tipologia tradizionale dei serramenti in legno dei vani terranei con controsportelli di
chiusura, in quanto tipici,va conservata.
Possono essere realizzate chiusure dei vani terranei anche in ferro o ferro e vetro di
disegno lineare e verniciatura in colore “piombaggine” o altro colore
scuro,particolarmente per la sistemazione di attività terziarie.
Non sono ammesse saracinesche metalliche e se esistenti vanno quantomeno verniciate
come specificato al punto precedente.
8.8 Mensole di balconi
Le mensole dei balconi, sia quelle deteriorate che quelle incongrue, vanno ricostituite
nel materiale tradizionale e, se alterate nelle dimensioni, riportate a quelle originarie; i
“gattoni” da sostituire, per degrado o per incongruità, devono essere rifatti nel materiale
e disegno tradizionale con esclusione di putrelle e simili.
8.9 Ringhiere e grate
Le ringhiere e le grate da sostituire, per degrado o per incongruità, devono essere rifatte
esclusivamente in ferro o ghisa, verniciate e di disegno tradizionale.
8.10 Cornicioni
I cornicioni originari, data la preminente connotazione estetica che conferiscono ai
fabbricati, devono essere rigorosamente conservati; l’intervento dovrà tendere pertanto
alla valorizzazione degli esemplari preesistenti e, a seconda della soluzione di finitura
dei fronti, intonacati o lasciati a vista, eventualmente protetti da impregnanti a base di
resine epossidiche. Nel caso dell’applicazione dell’intonaco, sono da evitare il tipo
rustico e la sovrapposizione di spessori che alterino la leggerezza formale dei cornicioni
a “romanella”.
Inoltre, i cornicioni a “romanella” non vanno mai collocati sui lati inclinati delle
coperture, ma semplicemente risvoltati all’angolo dei fronti per un tratto pari circa allo
spessore del muro.
Non sono ammessi in caso di rifacimenti di cornicioni, simulazioni in c.a. di
“romanelle”, travetti di legno, ecc.
Per la messa a norma dei casi di maggiore impatto, si prescrive la sostituzione o, se
questa non è praticabile, la riconfigurazione mediante sovrapposizioni di sagome di
disegno tradizionale e compatibile con quello del fronte su cui insiste la manomissione.
8.11 Zoccolature

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Per il massimo decoro dei fronti, la pittura va preferibilmente prolungata fino a terra
senza interposizioni di nuove zoccolature.
In particolare, le zoccolature a lastre di pietra sono ritenute incongrue in quanto estranee
alla tradizione; accettabile invece l’espediente delle lastre collocate a filo dell’intonaco
in quanto in questo modo si consegue l’effetto simile alle zoccolature tradizionali in
blocchi di pietra squadrati e lavorati in superficie
Per la protezione della base delle facciate si potranno realizzare fasce d’intonaco di
altezza contenuta - preferibilmente pari alla altezza delle basi dei portali eventualmente
presenti - lavorato con il frettazzo fine oppure rifinito con applicazione a regola d’arte di
ghiaietto, di colore in tinta uguale o quanto meno al minimo contrastante con quello
della facciata.
I tratti di paramento murario predisposti dall’origine a vista non vanno mai ricoperti: il
progetto della finitura del fronte risolverà di volta in volta la demarcazione con la parte
intonacata adottando comunque spessori ridotti di intonaco.
E’ da evitare tassativamente qualsiasi tipo di zoccolatura sovrapposta su contrafforti e
pareti inclinate.
8.12 Gradini, soglie ecc.
Gli elementi architettonici originari quali gradini, soglie di ingressi, pavimentazioni di
corti, atri, scalinate in pietra, in cotto, in mattonelle di graniglia di marmo e cemento a
disegno, vanno conservati oppure sostituiti con elementi dello stesso materiale,
dimensione e spessore, per quanto possibile nel rispetto del disegno originario oppure
liberati da sovrapposizioni o contaminazioni improprie.
8.13 Strutture lignee
Non è generalmente consentita, se non in casi di comprovata necessità, la sostituzione
del sistema strutturale originario dei tetti con orditure in legno con altro sistema
strutturale; viene pertanto consigliato il miglioramento sismico delle strutture originarie
delle coperture.
E’ consentito il consolidamento, la sostituzione e il reintegro di parti ammalorate delle
strutture lignee e tavolati esistenti, nonché la sostituzioni eventuale con tecniche
costruttive differenti — acciaio e laterizio - per parti nascoste da controsoffitti.
8.14 Manti di copertura
Non è consentita la modifica della forma , dei materiali e dei caratteri tradizionali delle
coperture tradizionali a falde inclinate con struttura in legno e impalcato in legno o
laterizio, anche se parzialmente manomesse.
Nei casi in cui si debba intervenire su coperture in tutto o in parte manomesse è
tassativamente obbligatorio l’adeguamento del manto di copertura con le modalità
appresso indicate
In caso di rimaneggiamento, è obbligatorio il riutilizzo del materiale smontato,
eventualmente integrato con materiale di recupero dello stesso tipo e tonalità.
In caso di rifacimento del manto è consentito alternativamente:
- usare coppi nuovi inframmezzati a coppi di recupero nella percentuale non inferiore
al 50%
- utilizzare coppi nuovi posati generalmente su elementi sottocoppo del tipo onduline
a cui sovrapporre i coppi di recupero.
Non è generalmente consentito modificare le quote d’imposta , di colmo delle falde e
conseguentemente le pendenze. Casi particolari saranno oggetto della valutazione della
CQPA.
In caso di rifacimento totale del tetto e in mancanza di intercapedini di isolamento è
obbligatorio realizzare coperture del tipo ventilato.

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Sopra le falde dei tetti non è consentita la realizzazione di terrazze o di nuovi volumi
con copertura piana, né l’installazione di pannelli solari, fatta eccezione per i camini, le
antenne di ricezione terrestre e satellitare e i rialzi per i vani extracorsa degli ascensori
I nuovi comignoli potranno essere realizzati in posizione opportunamente distanziata di
almeno un metro dalla linea di gronda, in nessun caso esternamente alle pareti, nelle
forme e materiali tradizionali: è pertanto escluso l’impiego di elementi prefabbricati in
cemento, fibrocemento, plastica o altro materiale non tradizionale.
8.15 Grondaie, pluviali
Le grondaie e i pluviali devono preferibilmente essere realizzati in lamiera di zinco o
zincata eventualmente verniciata; la parte terminale dei pluviali per un’altezza m.1,50
deve essere realizzata in ghisa.
I pluviali saranno posizionati preferibilmente secondo una linea verticale all’estremità
delle facciate e comunque secondo criteri rispettosi dei caratteri architettonici della
facciata stessa.
8.16 Finiture interne parti comuni
Le finiture delle pareti di atri e scalinate, se non preesistono tipi diversi di finitura
originaria, dei quali sarà obbligato il restauro o il fedele rifacimento, saranno in pittura
lavabile o a tempera dove opportuno, con battiscopa o zoccolatura a smalto anche su
ispessimenti d’intonaco.
8. 17 Scale e ballatoi
Vanno rispettate e conservate le scalette esterne con ballatoi di accesso alle abitazioni.
8.18 Superfetazioni
Le superfetazioni di ogni genere, specie quelle segnalate di maggiore impatto nel
Manuale di Recupero, comprese le pensiline, devono al possibile essere eliminate
tramite soluzioni progettuali finalizzate al ripristino della situazione originaria.
Non sono ammesse pensiline di qualsiasi genere in quanto costituiscono notevole
ingombro visivo alle visuali lungo le strade;
parimenti escluse sono le sporgenze di qualsiasi tipo sul suolo pubblico superiore a
cm.20
8.19 Cavi, tubazioni, ecc.
Qualora non sia possibile la collocazione in appositi vani nelle murature, all’interno di
cortili o su fronti secondari, le condutture a vista dovranno preferibilmente essere
installate secondo i seguenti criteri.
I cavi elettrici saranno disposti lungo linee verticali in corrispondenza dei limiti della
facciata o in prossimità dei pluviali, oppure concentrati lungo linee orizzontali in
corrispondenza di marcapiani, sporgenze di balconi e simili.
Le tubazioni di acqua, gas e simili dovranno essere tinteggiate dello stesso colore delle
facciate, oppure protette da carter metallici tinteggiati in armonia con i colori esistenti in
facciata.
Sui prospetti prospicienti strade pubbliche possono essere applicati i terminali di scarico
fumi di cui è dimostrato l’impedimento alla sistemazione in copertura, cavi e condutture
non superiori a mm. 25 di diametro, compresa guaina o altro rivestimento rifinito con lo
stesso colore della facciata.
In caso di intervento di manutenzione o ristrutturazione di intere facciate, sarà
prioritario il riordino dei cavi e delle tubazioni presenti ; dietro parere della CQAP potrà
esserne prescritta l’eliminazione mediante interramento o collocazione sottotraccia
oppure la collocazione in appositi cavedi secondo le indicazioni degli enti gestori dei
servizi tecnologici.
Misuratori e altri apparecchi accessori, se non ne fosse possibile la collocazione
all’interno di spazi comuni, potranno venire sistemati all’esterno in appositi vani chiusi

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da sportelli verniciati dello stesso colore della facciata e fatta salva comunque la
integrità di eventuali elementi decorativi.
Campanelli,citofoni e targhe dovranno essere realizzati in materiali consoni al contesto
storico e saranno preferibilmente collocati al lato dei portoni ,in nessun caso sui
materiali lapidei.
Il collocamento di insegne è consentito all’interno dei vani porta di pertinenza dei locali
commerciali.
Sono escluse insegne apposte sulla facciata e quelle a bandiera.
8.20 Aree di pertinenza
Dovranno essere oggetto di conservazione e restauro le corti e gli atrii comuni, i muri di
cinta, le recinzioni e i cancelli d’epoca, le opere di sostegno e le sistemazioni del terreno
da tempo consolidate.
Non è consentito all’interno di queste aree l’esistenza di superfetazioni, baracche,
ricoveri di animali di allevamento.
8.21 Antenne e parabole televisive
Condizionatori
La centralizzazione è obbligatoria in caso di interventi che prevedano il rifacimento del
tetto o dell’impianto elettrico delle parti comuni, nonché qualora risultino comunque
presenti un numero di antenne individuale uguale o superiore ad un terzo del numero
delle unità immobiliari esistenti.
L’antenna parabolica possiede i seguenti requisiti:
- dimensione massima cm.80 di diametro, colorazione “colore su colore” rispetto al
manto di copertura o eventuale superfici retrostanti con esclusione assoluta di
scritte
- collocazione in copertura ad una distanza dal filo di gronda tale da non renderla
visibile dal piano stradale né sporgente oltre il colmo del tetto
- cavi di collegamento non visibili dall’esterno dell’edificio e se fissati alle pareti
esterne - comunque vietati in caso di centralizzazione - inseriti con modalità
descritte nel precedente comma 8.19.
E’ in ogni caso vietato installare antenne a filo esterno dei paramenti murari
dell’edificio, dei balconi, dei terrazzi che non siano di copertura nonché al dì sopra di
comignoli, torrette, abbaini o simili.
Queste disposizioni si applicano anche alle antenne tradizionali.
La collocazione di unità esterne di impianti di condizionamento sono vietati in
copertura, su pareti e balconi prospicienti spazi pubblici, ammesse invece griglie di
areazione di climatizzatori senza unità esterna.

Art. 9 Disciplina degli interventi nelle aree edificate


Tipologie d’intervento
Ogni unità edilizia è stata classificata rispettivamente come:
a) integra/prevalentemente integra,
b) alterata,
c) alterata con danno ambientale,
d) estranea al contesto
in relazione alla intensità di presenze di elementi incongrui, come definiti nel
precedente art. 7 e segnalati nella relativa scheda di ogni unità edilizia.

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La classificazione è stata rappresentata nella planimetria della “Classificazione degli
edifici per presenza di elementi incongrui” - tavola n.B2 1.2 del Piano di Recupero -
9.1) Edilizia tradizionale integra/prevalentemente integra
Sono consentiti gli interventi di Manutenzione e Restauro dell’art. 31 lettere a), b), c)
della legge 457/78 conformi alla normativa del Manuale del Recupero, tenuto conto
delle indicazioni per ogni unità edilizia riportate nella relativa Scheda:
- nella prima parte,riguardanti l’analisi dello stato di fatto e i suggerimenti
ritenuti più urgenti o rilevanti ai fini della riqualificazione
- nella seconda parte, le prescrizioni e le linee di indirizzo per il carattere
esteriore, la riduzione del rischio sismico, il colore delle facciate.
Per tutti gli edifici ricadenti in questa classificazione, gli elementi qualificanti,
esemplificati come Tav. B2 4.4, dovranno essere oggetto di ripristino o di rifacimento in
conformità all’originaria fattura mentre potranno venire sostituiti o modificati parti e
elementi secondari non qualificanti, nonché realizzate opere connesse a nuovi impianti e
consolidamenti strutturali non pregiudizievoli del carattere tradizionale giunto integro
allo stato attuale.
I titoli abilitativi all’intervento sono la Denuncia di inizio attività - DIA - o il
Permesso di costruire
9.2) Edilizia alterata / alterata con danno ambientale
Oltre agli interventi citati nel precedente comma, è consentita la Ristrutturazione
edilizia lettera d) di cui all’art. 31 della legge 457/78 conforme alle norme contenute nel
Manuale del Recupero e tenuto conto delle indicazioni contenute per ogni unità edilizia
riportate nella relativa Scheda:
- nella prima parte,riguardanti l’analisi dello stato di fatto e i suggerimenti di
maggiore rilevanza
- nella seconda parte, riguardanti le prescrizioni e le linee di indirizzo per il
carattere esteriore , la riduzione del rischio, il colore delle facciate.
Tutti gli elementi qualificanti, individuati come tali nella Tav. B2 4.4 ancora presenti
negli edifici ricadenti in questa classificazione non dovranno essere rimossi bensì essere
oggetto di ripristino oppure di rifacimento in conformità all’originaria fattura secondo le
prescrizioni dell’art. 8 della presente normativa.
Potranno venire sostituiti o modificati parti e elementi secondari non qualificanti,
nonché essere eseguiti consolidamenti strutturali non pregiudizievoli del carattere
tradizionale oltre alle opere connesse a nuovi impianti tecnologici.
Il titolo abilitativo all’intervento è il Permesso di costruire
9.3) Edilizia recente - successiva al 1945 -
Potranno essere eseguiti interventi di Manutenzione, Ristrutturazione nonché di
demolizione e ricostruzione nel rispetto degli allineamenti verticali e orizzontali
esistenti. I prospetti dovranno essere intonacati con finitura regolare a grana fine e
colorati in pasta di tonalità non difforme da quella prevalente della strada o nell’ambito
in cui la costruzione ricade.
Nei prospetti del medesimo edificio i serramenti dovranno essere uniformati per
tipologie e colori. I titoli abilitativi all’intervento sono la Denuncia di inizio attività —
DIA — o il Permesso di costruire
9.4) Casistiche particolari
Nell’ambito di interventi finalizzati a mettere a norma gli elementi riconosciuti come
incongrui in base all’art. 7 della presente normativa, possono essere sottoposte al parere
della CQAP soluzioni progettuali mirate a mitigare l’effetto negativo limitatamente
agli elementi incongrui di cui risulti impossibile la rimozione - interventi di
minimizzazione -

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In mancanza di accordo fra condomini a procedere ad interventi di riqualificazione
unitari di edifici classificati come alterati , al fine di far fronte comunque a richieste
singole si prescrive quanto segue:
- per la sostituzione di singoli componenti originari o manomessi, l’osservanza
di quanto riportato nel precedente comma 9.2)
- per interventi interessanti parti consistenti dell’edificio - ad esempio, uno o
più piani - oltre alla osservanza delle indicazioni dell’art.8, è richiesta la
presentazione del progetto preliminare di riqualificazione dei fronti interessati
al fine di dimostrare la congruità dell’intervento parziale rispetto al disegno di
riqualificazione complessivo degli stessi fronti che costituirà il riferimento
obbligatorio per i successivi interventi.
9.5) Misure straordinarie
Il Sindaco, allo scopo di assicurare nel contempo la conservazione del patrimonio
architettonico , la sicurezza e l’agibilità delle vie di fuga in caso di eventi calamitosi,
può intimare ai proprietari la realizzazione di interventi di recupero di edifici
interessati da fenomeni di avanzato degrado.
Gli interventi riguarderanno:
a) il recupero delle facciate di edifici, dei muri di cinta o recinzioni prospicienti
spazi pubblici che presentino un cattivo stato di conservazione
b) la rimozione di strutture precarie in contrasto con le caratteristiche storico-
architettoniche e/o costituenti pericolo per la incolumità pubblica
c) il miglioramento o l’adeguamento sismico degli edifici a media e ad alta
vulnerabilità sismica particolarmente lungo le principali vie di esodo.

Art. 10 Destinazioni d’uso


Nell’edilizia abitativa condominiale sono ammessi i cambi di destinazione
corrispondenti ad uso ricettivo, direzionale, commerciale, artigianale, socio-culturale
nonché di ristoro, svago e intrattenimento nel limite del 50% della superficie utile
complessiva dell’edificio con esclusione di attività nocive, rumorose, comunque
incompatibili con la funzione residenziale. A tutela della funzione residenziale si
richiede prioritariamente di mettere in atto misure di contenimento del rumore, e a
condizione di avere accessi separati e distinti da quelli a servizio delle abitazioni.

Art. 11 Condizioni di abitabilità


Sono generalmente da evitare abitazioni che occupano il solo piano, in modo particolare
le abitazioni con unico fronte libero su strada; sono invece ammesse abitazioni su due o
più livelli, compreso il piano terra.
Gli alloggi dovranno essere forniti di ventilazione trasversale anche attraverso la
creazione di cavedi che sfociano in copertura; in nessun caso sono consentiti ambienti
abitabili non illuminati e areati direttamente.
I servizi igienici e le cucine in nicchia possono essere dotati di ventilazione forzata in
alternativa alla areazione diretta.
Le altezze degli interpiani devono rispettare quelle preesistenti salvo adeguamenti ai
limiti di abitabilità previsti dalla legge.
E’ consentito, limitatamente al rifacimento delle strutture di coperture già manomesse o
interamente sostituite, apportare modifiche purché siano rispettate le seguenti
condizioni:
- le varie falde dovranno essere raccordate fra loro con soluzioni a capanna, a
padiglione o a semi padiglione con inclinazione e aggetto delle gronde verso i
prospetti principali e, se esistenti, sulle corti interne.

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- la pendenza dovrà mantenersi compresa fra il 25% e il 35%.

Art. 12 Recupero abitativo dei sottotetti e ad uso terziario dei locali


seminterrati e interrati
12.1) Interventi ammissibili
Nel rispetto delle caratteristiche tipologiche della zona “A” sottoposta a Piano di
Recupero al fine di conseguire un più efficace utilizzo dei volumi esistenti, limitare
il consumo di suolo e favorire il contenimento dei consumi energetici è consentito ai
sensi dell’art 1 del D. Min. Sanità del 9-6-99 il recupero ai fini abitativi dei sottotetti
esistenti con le deroghe alle altezze minime appresso riportate al successivo comma
12.4.
Sono ammessi:
- i collegamenti diretti fra unità immobiliari e locali sottotetto sovrastanti e/o
contigui finalizzati a migliorare la fruizione ditali locali e contestualmente
integrare le funzioni residenziali delle unità immobiliari situate all’ultimo
piano abitabile
- il recupero dei vani sottotetto finalizzato ad autonomo uso residenziale
E’ inoltre consentito:
- l’utilizzo dei piani interrati e seminterrati per usi terziari, artigianali,
commerciali.
12.2) Definizioni
Sottotetti:
i locali sovrastanti l’ultimo piano degli edifici compresi nella sagoma di copertura
Seminterrati - Interrati:
i locali la cui superficie laterale risulta controterra per una percentuale rispettivamente
inferiore/superiore ai 2/3 della superficie laterale
12.3) Collegamenti diretti tra unità immobiliari e sottotetto
L’intervento è assimilabile ad “opera interna” sottoposto pertanto alla disciplina della
legge 443/2001 e soggetto alla presentazione della D.I.A a firma di un tecnico abilitato
attestanti la realizzazione delle opere necessarie a conseguire il collegamento
(botole,scale,ecc.), il mantenimento della destinazione residenziale e della sagoma
plano-altimetrica , l’assenza di pregiudizio alla stabilità del fabbricato.
Sono inoltre prescritti:
- altezza media ponderale minima di m. 2,00 per i vani abitabili calcolata
dividendo il volume della porzione di sottotetto di altezza maggiore a m. 1,40
per la superficie corrispondente
- rapporto - calcolato relativamente alla porzione di sottotetto di altezza
maggiore di m. l,40 - pari almeno a 1/16 tra superficie degli ambienti di
abitazione e superfici delle aperture esterne se in falda.
E’ consentita, ai fini dell’osservanza dei requisiti di aerazione e di illuminazione dei
sottotetti, la realizzazione di finestre a raso lucernari,abbaini ,terrazze in conformità alle
rispettive tipologie di aperture nelle falde indicate nel successivo comma 12.5).
L’intervento è esentato dalla corresponsione del contributo in base al costo di
costruzione qualora si attesti tramite atto trascritto che le superfici rese abitabili
costituiscono pertinenze dell’unità immobiliare principale.
12.4) Recupero dei sottotetti ad autonomo uso residenziale
Sono altresì consentiti interventi finalizzati ad autonomo uso residenziale dei sottotetti.

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L’intervento è da considerarsi quale “ristrutturazione edilizia”sottoposta alla disciplina
della legge 443/2001 soggetto alla presentazione della DIA a firma di un tecnico
abilitato illustrante la realizzazione delle opere necessarie attestante la destinazione
esclusivamente residenziale che l’intervento non comporta modifica la funzione
residenziale, alterazione della sagoma plano altimetrica né pregiudizio alla stabilità del
fabbricato.
Sono inoltre prescritti:
- altezza media ponderale minima di m. 2,00 per i vani abitabili calcolata
dividendo il volume della porzione di sottotetto di altezza maggiore a m. 1,40
per la superficie corrispondente
- rapporto - calcolato relativamente alla porzione di sottotetto di altezza
maggiore di m. 1,40 - pari almeno a 1/16 tra superficie di pavimento e superfici
delle aperture esterne se in falda
- abbattimento delle barriere architettoniche limitatamente al requisito della
adattabilità
- l’inalterabilità delle quote di colmo e di gronda nonché delle originarie
pendenze delle falde di copertura
- la corresponsione del contributo commisurato al costo di costruzione ai sensi
degli artt. 5 e 6 della legge 10/77 calcolato sulla volumetria resa utilizzabile
secondo le tariffe comunali vigenti per le opere di ristrutturazione.
Le altezze minime possono eccezionalmente essere raggiunte anche mediante
abbassamento del solaio di calpestio.
12.5) Dispositivi per illuminazione e ventilazione in copertura
Per consentire l’illuminazione e la ventilazione dei sottotetti abitabili è consentito
interrompere le falde dei tetti nella misura non superiore al 5% delle rispettive superfici
per realizzare:
- finestre a raso aventi ciascuna superficie massima non superiore a mq.0,80;
- abbaini, nella misura di uno per unità abitativa aventi le seguenti caratteristiche:
presentare prospetto rettangolare di dimensioni strettamente necessarie a contenere
una apertura di dimensioni non superiori a 0,60 ml in altezza x 0,80 ml in
larghezza, altezza complessiva massima non superiore al colmo del tetto, copertura
unica inclinata, possibilmente raccordata alla falda, manto di coppi uguale a quello
del tetto su cui è impostato l’abbaino.
I volumi atti a contenere gli extracorsa degli ascensori non dovranno superare le misure
tecniche richieste dall’impianto, dovranno essere coperti a falda inclinata con
sovrastante manto di coppi uguali a quelli del tetto su cui insistono. Non sono ammessi
torrini per ospitare impianti per ascensori.
Eventuali discostamenti da quanto sopra prescritto saranno valutati caso per caso e
autorizzati dalla Commissione per la Qualità Architettonica e per il Paesaggio previa
dimostrazione di reali esigenze tecnico-funzionali dei sottotetti abitabili e purché
realizzati con forme, tecniche costruttive e materiali tradizionali.
12.6) Utilizzo terziario dei piani seminterrati e interrati
L’utilizzo dei piani seminterrati ed interrati ad uso terziario e/o commerciale è
consentito previa presentazione della relativa DIA purché siano rispettate le seguenti
condizioni:
- altezza interna non inferiore a m. 2,70 per i vani dove è prevista la permanenza di
persone, m. 2,20 per i vani accessori
- aperture per la ventilazione diretta naturale non inferiore a 1/8 della superficie di
pavimento ovvero realizzazione di un impianto di ventilazione meccanica per un
ricambio d’aria almeno pari a quello richiesto per la ventilazione naturale

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- rispetto alla normativa vigente in materia di consumi energetici, sicurezza del
lavoro e impiantistica antincendio
- accessibilità totale garantita anche ai soggetti con ridotta capacità motoria.

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TITOLO II: MISURE PER LA RIDUZIONE DEL RISCHIO SISMICO

Premessa
Il Centro Storico di Campobasso è collocato in un territorio ad elevato rischio sismico.
Tale condizione di rischio deriva sia dall’elevata pericolosità regionale e sia dalla
diffusa scarsa qualità dei manufatti edilizi che, in particolare nel centro storico, soffrono
di mancanza di manutenzione e di manomissioni non controllate dal punto di vista
statico.
La tavola B2.2.l evidenzia i diversi gradi di pericolosità sismica delle singole Unità
Edilizie, contraddistinte dalle classi: molto bassa, bassa, media, alta e molto alta.

Art. 1 Riduzione del rischio sismico


Per tutte le Unità Edilizie dovrà essere assicurata, nel caso di interventi di manutenzione
straordinaria, riattazione con miglioramento sismico e ristrutturazione edilizia, la
riduzione del rischio sismico.
Tale obiettivo sarà conseguito nel rispetto di specifiche limitazioni e prescrizioni in
funzione della classe di vulnerabilità dell’Unità Edilizia.

1) - Classe di vulnerabilità molto bassa o bassa

LIMITAZIONI PRESCRIZIONI
Nessuna limitazione; sono ammessi Progettazione esecutiva degli interventi
cambi di destinazione d’uso nel rispetto di miglioramento sismico idonei alla
dell’art. 10, Titolo I, delle Norme riduzione della vulnerabilità ai sensi delle
Tecniche. vigenti normative.

2) - Classe di vulnerabilità media

LIMITAZIONI PRESCRIZIONI
Nessuna limitazione; sono ammessi Interventi diretti abilitabili soltanto se
cambi di destinazione d’uso nel rispetto supportati dalle indagini geologiche
dell’art. 10, Titolo I, delle Norme richieste dalla vigente normativa e dal
Tecniche. progetto esecutivo del miglioramento
sismico con la comparazione della
vulnerabilità sismica prima e dopo la
realizzazione degli interventi. In caso di
utilizzazione del contributo pubblico tale
miglioramento deve essere pari o
maggiore del 50% di quello richiesto per
l’adeguamento.

3) - Classe di vulnerabilità alta o molto alta

LIMITAZIONI PRESCRIZIONI
Negli edifici a pericolosità sismica Interventi abilitabili nell’ambito della
elevata, sono ammessi tutti gli interventi progettazione del recupero urbanistico-
che non comportino cambio di edilizio (1).
destinazione d’uso e frazionamento.
Sono consentiti cambi di destinazione
d’uso unicamente al piano terra,
seminterrato o interrato per attività
commerciali, artigianali e servizi ed al
piano sottotetto per abitazione.

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(1) La riduzione del rischio sismico dovrà essere perseguita con modalità di
progettazione del recupero urbanistico-edilizio e con modalità di adeguarnento delle
infrastrutture strategiche, rispondenti alle esigenze:
- di riduzione della vulnerabilità sismica diretta dei manufatti (edifici e
infrastrutture) che costituiscono i sistemi di funzioni urbane (es. funzione
abitativa, produttiva, dei servizi, della mobilità veicolare e pedonale, ecc.)
mediante progettazione esecutiva del miglioramento sismico contenente la
comparazione della vulnerabilità sismica prima e dopo la realizzazione degli
interventi;
- di miglioramento, pari o maggiore del 50%, degli standard di prestazioni
offerte dai medesimi sistemi di funzioni urbane;
- di riduzione della vulnerabilità sismica indotta a edifici e infrastrutture da
manufatti particolari (es. torri, campanili, ciminiere, ecc.) danneggia- bili
dall’evento sismico;
- di riduzione dell’influenza, sui medesimi sistemi di funzioni urbane, dei fattori
geologici e geomorfologici che causano amplificazioni locali de gli effetti
sismici;
- di controllo degli incrementi dell’esposizione di persone e di beni al pericolo
sismico.

Art. 2 Indagini preliminari


La riduzione del rischio sismico si ottiene attraverso indagini volte a definire in maniera
quanto più completa possibile le caratteristiche geometriche e meccaniche delle strutture
esistenti, al fine di individuare le carenze strutturali e stabilire le classi di intervento
necessarie al rafforzamento sismico.
Le indagini devono riguardare:
- indagine storica e rilievo;
- indagini geognostiche;
- saggi in fondazione;
- saggi e prove sui muri portanti;
- saggi e prove sui solai;
- saggi e prove su cordoli.

Art. 3 - Interventi di riduzione della vulnerabilità


Sono proposte di seguito le classi di intervento suddivise in base alla tipologia di
carenza strutturale da eliminare:
1) Interventi volti al miglioramento o alla creazione della connessione efficace tra
elementi di incroci e martelli murari
1.1) Interventi consigliati:
- scuci e cuci;
- cerchiatura di aperture poste vicino all’incrocio murario mediante elementi in
acciaio;
- chiusura nicchie interne.
1.2) Interventi da evitare o da eseguire occasionalmente per provate necessità strutturali:
- - perforazioni armate;
- - cerchiatura di aperture poste vicino all’incrocio murario mediante telaio in cls.
2) Interventi volti al miglioramento o alla creazione di un’efficiente connessione tra
solai di piano e di copertura con tutte le pareti murarie di competenza
2.1) Interventi consigliati:

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- cordoli in acciaio con perforazioni armate di collegamento;
- soletta armata su solai lignei o in acciaio con perfori incrociati di collegamento tra
di essa e le murature d’ambito;
- piatti in acciaio di collegamento del tavolato ligneo alle murature d’ambito;
- cordoli in muratura armata;
- inserimento di capichiave collegati alle teste di travi in legno e portati all’esterno
della muratura;
- sostituzione di solai di piano e di copertura con nuovi solai in legno o acciaio non
spingenti adeguatamente collegati alle pareti sottostanti;
- consolidamento di volte con materiali FRP.
2.2) Interventi da evitare o da eseguire occasionalmente per provate necessità strutturali:
- cordoli in c.a. con perfori armati verticali;
- intervento combinato di cappa in cls armato all’estradosso di volte e suo
collegamento a cordolo perimetrale.
3) Interventi volti alla realizzazione, o al miglioramento dell’efficienza funzionale, di
incatenamenti o presidi di pari efficacia che siano in grado di realizzare un buon
collegamento fra pareti murarie
3.1) Interventi consigliati:
- catene in acciaio;
- cordoli in acciaio;
- fasciature realizzate con materiali compositi;
- inserimento di capichiave collegati alle teste di travi in legno e portati all’esterno
della muratura;
- interventi di presidio su archi con materiali FRP;
- inserimento di contrafforti.
3.2) Interventi da evitare o da eseguire occasionalmente per provate necessità strutturali:
- cordoli in c.a.
4) Interventi volti all’aumento di resistenza delle murature nei confronti sia delle azioni
nel piano sia delle azioni fuori dal piano delle murature stesse
4.1) Interventi consigliati:
- scuci e cuci;
- iniezioni di miscele costituite da acqua e leganti inorganici (calci e cementi) o
leganti organici (resine);
- ispessimento delle pareti murarie;
- inserimento di diatoni tra i paramenti della muratura;
- inserimento di tiranti verticali;
- cerchiature di aperture con elementi in acciaio;
- riduzione dei vuoti.
4.2) Interventi da evitare o da eseguire occasionalmente per provate necessità strutturali:
- betoncino armato;
- inserimento di nuove pareti
- cerchiature di aperture con elementi in cls.
5) Interventi volti a risolvere problemi di tipo geometrico delle pareti murarie

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5.1) Interventi consigliati:
- riduzione dei vuoti;
- ispessimento delle pareti murarie;
- regolarizzazione delle aperture;
- cerchiature di aperture con elementi in acciaio.
5.2) Interventi da evitare o da eseguire occasionalmente per provate necessità strutturali:
- cerchiature di aperture con elementi in cls.
6) Interventi volti a ripristinare l’efficienza statica (carichi verticali) degli elementi
strutturali che compongono la Unità Edilizia quali pareti murarie, solai piani e di
copertura
6.1) Interventi consigliati:
- scuci e cuci;
- riduzione dei vuoti;
- iniezioni di miscele leganti;
- ispessimento delle pareti murarie;
- inserimento di diatoni tra i paramenti della muratura;
- scarnitura, rinzaffo profondo e stilatura dei giunti;
- cerchiature di aperture con elementi in acciaio;
- consolidamento di nodi di capriate in legno;
- consolidamento di membrature mediante inserimento di elementi strutturali
ausiliari (legno, acciaio, FRP);
- miglioramento delle condizioni statiche di travature mediante inserimento di
mensole e collegamenti alle teste delle travi.
6.2) Interventi da evitare o da eseguire occasionalmente per provate necessità strutturali:
- betoncino armato;
- inserimento nuove pareti;
- cerchiature di aperture con elementi in cls.
7) Interventi volti a migliorare o ripristinare l’efficienza strutturale/funzionale degli
elementi non strutturali
- miglioramento delle condizioni di vincolo (per esempio tramite tiranti verticali);
- rinforzo degli elementi portanti che sorreggono l’elemento non strutturale;
- individuazione ed eliminazione delle parti in aggetto causa di possibile distacco.
8) Interventi volti ad incrementare la capacità portante delle fondazioni
8.1) Interventi consigliati:
- allargamento della base di fondazione tramite cordoli di fondazione in c.a. su un
lato o su entrambi collegati tramite elementi rigidi trasversali alle murature di
fondazione esistenti;
- approfondimento della muratura entro il terreno mediante sottofondazione muraria;
8.2) Interventi da evitare o da eseguire occasionalmente per provate necessità strutturali:
- collegamento delle murature alla base mediante piastra armata di idonea rigidezza e
ben ancorata ai muri;
- esecuzione di micropali per superare gli strati di terreno cedevoli e raggiungere
quelli aventi idonee caratteristiche geomeccaniche.

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Art. 4 - Modalità d’esecuzione e tecnologia degli interventi
1. Scuci - cuci (chiusura di nicchie, riduzione dei vuoti)
L’intervento di scuci - cuci contempla due diversi casi:
• a tutto Spessore
• a parziale spessore

Descrizione dell’intervento:
• puntellamento di entrambi i lati del muro;
• rimozione degli elementi lesionati della muratura;
• raschiatura e pulitura dei bordi del vano che si ricava nello spessore del muro;
• utilizzo di blocchi portanti appropriati (non a incastro);
• realizzazione di giunti di malta verticali e orizzontali;
• inserimento della nuova muratura utilizzando preferibilmente malta di calce idraulica e
sabbia, cominciando dal basso e lavorando per tratti;
• realizzare ammorsature adeguate alle murature esistenti sia trasversali che paralleli al
piano della muratura.

2. Perforazioni armate
Specifiche:
• iniezioni a base di malta cementizia
• iniezioni a base di resine

Descrizione dell’intervento:
• perforazione della muratura con sonde esclusivamente rotative (Φ foro = 2 Φ barra per
iniezioni a base di malta cementizia, Φ foro = Φ barra+5mm per iniezioni a base di
resine) per l’alloggiamento della barra; i fori possono essere inclinati a 45° oppure
orizzontali;
• lavaggio dei perfori con acqua immessa a modesta pressione fino a saturazione;
• immissione nei fori di barre di acciaio ad aderenza migliorata (Φ = 10/18 mm)
opportunamente inclinate;
• sigillatura delle imperniature con iniezioni a bassa pressione di legante.

3. Cerchiatura di aperture con elementi in acciaio


Sono costituite da telai in acciaio collegati alla muratura adiacente tramite perforazioni
armate.

Descrizione dell‘intervento:
• posa in opera dei montanti metallici e dei traversi a riquadrare le aperture;
• collegamento tra i profili sullo spessore della muratura tramite barre filettate o piatti
metallici saldati;
• irrigidimento dei nodi d’angolo con piatti di rinforzo;
• esecuzione, previa foratura della muratura e dei profili, degli ancoraggi su tutto il
perimetro dell’apertura tramite barre Φ l6 ogni 60 -70 cm con l’estremità filettata,

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inghisate con boiacca cementizia a ritiro compensato o resine nei perfori e dado di
serraggio.

4. Cordoli in acciaio con perforazioni armate di collegamento


Descrizione dell’intervento:
• verificare compatibilità con le caratteristiche delle murature (fattura e spessore).
• posizionamento del profilo lungo la muratura, creando continuità
• esecuzione di perfori di collegamento tra il profilo e la muratura esistente, in numero
adeguato
• realizzare collegamenti tra il profilo e l’orditura principale del solaio
• irrigidimento dell’angolo d’incontro dei profili
• sostegno del solaio durante la fase di consolidamento.

5. Soletta annata con perfori incrociati di collegamento tra di essa e le murature


d’ambito
L’intervento può essere eseguito su diverse tipologie di solai esistenti in legno e acciaio,
o comunque, solaio rasato.

Descrizione dell’intervento:
• messa a nudo del solaio portando in vista le varie orditure
• creazione di collegamenti a mezzo di “connettori” (barre saldate, viti a legno,
tirafondi, greche, pioli...) tra le travi del solaio, lignee o di acciaio, e la soletta da
realizzare
• predisposizione di puntelli al di sotto del solaio
• creazione di perfori Φ 36 incrociati, passo 50 cm sul perimetro del campo di solaio,
armati con barre Φ 16 inghisate a mezzo di boiacca cementizia a ritiro compensato
(spingere le perforazioni in profondità per almeno 2/3 dello spessore del muro
inclinandoli sia in orizzontale che in verticale e, comunque se la tipologia del muro
risulta a doppio paramento, fino ad interessare il paramento esterno)
• apposizione di r.e.s. Φ 5 / 10x10 sul campo di solaio sovrapponendola, ove necessario,
per almeno 2-3 maglie con risvolto “cementato” sul muro per almeno 40-50 cm
• esecuzione del getto di cls per uno spessore di cm 4-5

6. Piatti in acciaio di collegamento del tavolato ligneo alle murature d’ambito


L’intervento riguarda esclusivamente i solai lignei.

Descrizione dell’intervento:
• messa a nudo del solaio portando in vista il tavolato esistente
• apposizione di lame a “v” in profilato piatto fissate al tavolato mediante chiodi
forgiati; il passo delle lame deve essere dell’ordine degli 80-100 cm
• saldare all’estremità delle “v” un tondo con estremità filettata da portare all’esterno del
muro
• disporre un nuovo tavolato incrociato chiodato sia al vecchio tavolato che alle orditure
principali e, se presenti, secondarie del solaio ligneo
• contrastare dall’esterno con capichiave a piastra o a paletto la barra filettata saldata
alle lame collegate al solaio.

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7. Cordoli in muratura annata
Specifiche:
a) Cordolo a “2 Teste”
b) Cordolo a “3 Teste”

Descrizione dell’intervento:
a) Cordolo a “2 Teste”
• posa di due file di mattoni paralleli lasciando lo spazio per il passaggio di una barra Φ
22
• riempire lo spazio tra la barra e le due teste con malta cementizia
• murare a regola d’arte due filari superiori alternando diatoni ed ortostati facendo
passare in senso longitudinale delle spille Φ 8/20” ancorate alla barra inferiore
• eseguire nuovamente due file di mattoni paralleli lasciando lo spazio per il passaggio
di una barra Φ 22 da agganciare sul risvolto superiore della spilla
• riempire lo spazio tra la barra e le due teste con malta cementizia.

b) Cordolo a “3 Teste”
• eseguire un piano di posa in muratura di laterizio a tre teste
• posa di due file di mattoni paralleli lasciando lo spazio per il passaggio delle armature:
4 barre Φ 16 e staffe Φ 6/18”
• riempire lo spazio con malta cementizia
• murare a regola d’arte due filari superiori alternando diatoni ed ortostati ed inserendo i
diatoni all’interno dell’armatura del cordolo
• eseguire nuovamente due file di mattoni paralleli lasciando lo spazio per il “getto”
della malta cementizia di completamento.

8. Inserimento di capichiave collegati alle teste delle travi in legno e portati all’esterno
della muratura
L’intervento riguarda esclusivamente i solai lignei.

Descrizione dell’intervento:
• revisione delle teste delle travi lignee; se ammalorate consolidarle e trattarle in
maniera da preservarle da attacchi di funghi e insetti
• apposizione di piatti in acciaio fissati lateralmente alla trave (meglio se sui due lati)
mediante chiodi forgiati
• saldare all’estremità dei piatti un tondo con estremità filettata da portare all’esterno del
muro
• contrastare dall’esterno con capichiave a piastra o a paletto la barra filettata saldata ai
piatti collegati alle teste delle travi.

9. Sostituzione di solai di piano e di copertura con nuovi solai adeguatamente collegati


alle pareti sottostanti ra le I nuovi solai possono essere realizzati in:
a) legno
b) acciaio

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I solai in latero-cemento sono sconsigliati perché presuppongono l’esecuzione di cordoli
in breccia e comunque perché apportano incrementi di carichi e, conseguentemente, di
masse sismiche di entità maggiore delle altre tipologie summenzionate.

Descrizione dell’intervento:
• realizzazione di collegamenti tra l’orditura principale e le murature mediante zanche
metalliche o simili
• posa in opera della rete elettrosaldata e dell’armatura e suo collegamento alle murature
d’ambito (risvolto rete o perfori) e all’orditura principale
• esecuzione del getto in cls della soletta
• sostegno del solaio durante la fase realizzativa.

Le nuove coperture possono essere realizzate in:


a) legno
b) acciaio
Le coperture in latero-cemento sono sconsigliate perché la massa sismica che ne deriva
è superiore rispetto a quella delle altre tipologie summenzionate e obbliga ad eseguire il
preventivo consolidamento della muratura sottostante se questa non è in grado di
sopportare il mutato regime di carico.

Descrizione dell’intervento:
• realizzazione di collegamenti tra l’orditura principale e le murature mediante zanche
metalliche o simili
• posa in opera della rete elettrosaldata e dell’armatura e suo collegamento all’orditura
principale
• esecuzione del getto in cls della soletta
• sostegno del solaio durante la fase realizzativa.

10. Catene in acciaio


Specifiche:
• ancoraggio con paletto
• ancoraggio con piastra incassata nella muratura
• ancoraggio con piastra esterna
• ancoraggio con perfori.

Descrizione dell’intervento:
• esecuzione dei fori passanti di diametro Φ 25 - 30 mm mediante carotiere a rotazione
• scasso nella muratura per inserimento delle piastre d’ancoraggio, il piano di posa di
queste andrà preparato con malta a ritiro compensato
• rinforzo della muratura retrostante la piastra di ancoraggio dei tiranti
• taglio a preparazione dei tiranti filettati agli estremi
• inserimento delle barre (o dei trefoli) in apposite scanalature effettuate lungo la
muratura
• messa in opera delle piastre dello spessore di circa 15 mm, con opportune nervature o
adeguato rapporto tra larghezza e lunghezza del paletto
• messa in tensione dei tiranti con chiavi dinamometriche

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• sigillatura delle scanalature con malta a ritiro cornpensato.

11. Fasciature realizzate con materiali compositi (fibre rinforzate)

Descrizione dell’intervento:
• pulitura e regolarizzazione della superficie di appoggio delle fibre arrotondamento
degli spigoli
• messa in opera delle fibre con gli opportuni sistemi di incollaggio (resine epossidiche)
e secondo adeguati schemi geometrici
• protezione delle fibre da agenti atmosferici e fonti di calore con un adeguato spessore
di resina.

12. Interventi di presidio su archi


Specifiche:
a) arco con tirante orizzontale
b) arco con perforazioni incrociate.

Descrizione dell’intervento:
a) arco con tirante orizzontale
• esecuzione dei fori passanti di diametro 25 - 30 mm alle reni dell’arco mediante
carotiere a rotazione
• scasso nella muratura per inserimento delle piastre d’ancoraggio. il piano di posa di
queste andrà preparato con malta a ritiro compensato
• rinforzo della muratura retrostante la piastra di ancoraggio dei tiranti
• taglio a preparazione dei tiranti filettati agli estremi
• inserimento delle barre (o dei trefoli) in apposite scanalature effettuate lungo la
muratura
• messa in opera delle piastre dello spessore di circa 15 mm, con opportune nervature o
adeguato rapporto tra larghezza e lunghezza del paletto
• messa in tensione dei tiranti con chiavi dinamometriche
• sigillatura delle scanalature con malta a ritiro compensato.

b) Arco con perforazioni incrociate


• perforazione dell’arco (Φforo = 20-35 mm) con fori a tutto spessore opportunamente
disposti a quinconce e inclinati sia rispetto al piano verticale contenente l’arco sia
rispetto al piano verticale ortogonale al piano dell’arco per l’alloggiamento della barra
(Φbarra = 10-18 mm)
• lavaggio dei perfori con acqua immessa a modesta pressione fino a saturazione
• immissione nei fori di barre di acciaio ad aderenza migliorata (D = 10/18 mm)
• sigillatura delle imperniature con iniezioni a bassa pressione di legante.

13. Consolidamento di volte con materiali FRP


Consolidamento di archi e volte

Descrizione dell’intervento con materiali FRP:


• puntellamento della struttura

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• rimozione del materiale di riempimento avendo particolare cura nel non perturbare la
struttura voltata
• pulitura della superficie estradossale
• regolarizzazione della superficie di appoggio delle fibre
• messa in opera delle fibre con gli opportuni sistemi di incollaggio (resine epossidiche)
e secondo adeguati schemi geometrici
• protezione delle fibre con un adeguato spessore di resina.
• successivo riposizionamento del riempimento eseguito con argilla espansa.

14. Iniezioni di miscele leganti


Specifiche:
a) iniezioni a base di miscele di legante idraulico
b) iniezioni a base di resine.

Descrizione dell’intervento:
• asportazione dell’intonaco e successiva spazzolatura con apposita spazzola metallica
• esecuzione dei fori con trapano a rotazione, così da evitare vibrazioni dannose; i
perfori vanno eseguiti a quinconce in misura di almeno 4 al mq, per una lunghezza di
circa 2/3 della muratura e inclinati verso il basso
• scarnitura profonda dei giunti murari
• lavaggio con acqua iniettata a bassa pressione fino alla saturazione della muratura
• stilatura dei giunti con malta di cemento e sabbia a grana grossa (o comunque con
malta porosa)
• inserimento dei tubetti di iniezione filettati e loro fissaggio
• bagnatura, a più riprese, fino a saturazione
• iniezione della miscela, che deve presentare un’elevata fluidità, una buona resistenza e
un basso ritiro, adeguatamente fluida, eseguita dal basso verso l’alto, onde evitare la
sedimentazione dei componenti. Il materiale da iniettare va miscelato con acqua, e
successivamente messo in un contenitore cilindrico con pale rotanti a bassa velocità, il
flusso deve essere continuo, senza creare vuoti d’aria.

15. Ispessimento delle pareti murarie


Specifiche:
a) su pareti in muratura esistenti con sottostante fondazione
b) su pareti in muratura esistenti senza sottostante fondazione.

Descrizione dell’intervento:
• esecuzione dell’eventuale nuova fondazione in CA. con collegamenti nelle due
direzioni alle fondazioni esistenti
• esecuzione di nuova muratura in laterizio collegata trasversalmente all’esistente
mediante diatoni in ragione di 4/6 al mq.

16. Inserimento di diatoni tra i paramenti della muratura


Specifiche:
a) diatoni artificiali

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b) diatoni naturali
c) iniezioni armate

Descrizione dell’intervento:
a) diatoni artificiali:
• individuazione della disposizione dei perfori; questi avranno diametro Φ = 15 cm e
saranno disposti ad interasse inferiore a lm
• inserimento della gabbia armata con 5 barre Φ = 8 mm e staffa Φ = 5 mm a spirale in
acciaio inox o passivato
• iniezione della malta cementizia moderatamente espansiva con sabbia fine e additivi
fluidificanti
• bonifica della porzione della muratura vicina al diatone con iniezioni di malta.

b) diatoni naturali:
• individuazione della disposizione dei diatoni di collegamento
• realizzazione di un vano per l’attraversamento dell’intero spessore murario
• inserimento delle pietre naturali
• riempimento della cavità con malta mediante iniezioni con malta a ritiro compensato.

c) Iniezioni armate:
• individuazione della disposizione dei perfori
• esecuzione di perfori sul paramento da trattare con Φ = 30-45 mm in ragione di 4 al
mq (inclinati di 45° o orizzontali)
• immissione nei fori di barre di acciaio ad aderenza migliorata (Φ = 16/22 mm)
• sigillatura delle imperniature con iniezioni a bassa pressione di legante.

17. Inserimento di tiranti verticali

Descrizione dell’intervento:
• esecuzione dei fori Φ = 80 mm con carotatrice fino al raggiungimento della
fondazione
• posizionamento barra tipo dividag Φ = 26 mm
• prima iniezione di ancoraggio con miscela cementizia a ritiro compensato per circa 1/3
dell’altezza della parete o elemento da tirantare
• presollecitazione di trazione applicata con opportuno dispositivo per la messa in
trazione della barra
• completamento iniezione introducendo il tubo di iniezione tra le piastre del dispositivo
• miscela di iniezione con cemento antiritiro
• dopo la maturazione, completamento del getto del cordolo di sommità con
annegamento del dispositivo di presollecitazione.

18. Sostituzione di architravi con elementi in acciaio


La normativa ammette l’utilizzo del legno solo come rivestimento dell’architrave.

Descrizione dell’intervento:
• smontaggio dell’architrave esistente

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• rinforzo degli appoggi e/o delle mazzette
• posizionamento del nuovo architrave opportunamente appoggiato alle murature
• collegamento tra gli elementi affiancati.

19. Irrigidimento di impalcati in legno (di piano e di copertura)


Consolidamento di solai in legno

Descrizione dell’intervento:
• puntellamento del solaio
• demolizione ed asportazione del pavimento, e del sottofondo
• messa in opera dei provvedimenti necessari al rinforzo delle travi in legno mediante
nuovi elementi in legno o acciaio
• sostituzione degli elementi non recuperabili del primo tavolato al fine di regolarizzare
la superficie
• disporre un nuovo tavolato incrociato chiodato sia al vecchio tavolato che alle orditure
principali e, se presenti, secondarie del solaio ligneo
• realizzazione di collegamenti tra il solaio e le murature perimetrali mediante lame
metalliche inchiodate al tavolato ed ancorate alla murature mediante cunei o piastre
metalliche.

Consolidamento di coperture in legno


Nel caso di coperture spingenti, vanno previste in progetto opere atte ad eliminare o
almeno ridurre la spinta

Descrizione dell’intervento:
• puntellamento del solaio
• demolizione ed asportazione del manto di copertura
• messa in opera dei provvedimenti necessari al rinforzo delle travi in legno mediante
nuovi elementi in legno o acciaio
• sostituzione degli elementi non recuperabili del primo tavolato al fine di regolarizzare
la superficie
• disporre un nuovo tavolato incrociato chiodato sia al vecchio tavolato che alle orditure
principali e, se presenti, secondarie del solaio ligneo
• realizzazione di collegamenti tra il solaio e le murature perimetrali mediante lame
metalliche inchiodate al tavolato ed ancorate alla murature mediante cunei o piastre
metalliche.

20. Rinzaffo strutturale

Descrizione dell’intervento:
• pulizia della superficie
• scarnitura profonda del paramento esterno
• idoneità della malta rispetto alle caratteristiche del legante esistente.

21. Consolidamento di nodi capriate lignee e delle teste delle travi lignee
Specifiche:

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a) legno
b) barre in vetroresina
c) getto con conglomerato epossidico.

Descrizione dell’intervento:
a) Legno
• puntellare le strutture esistenti
• asportare la parte lignea deteriorata
• sostituirla con una nuova porzione di legno con un grado di umidità simile a quello
dell’esistente
• perforare la parte nuova e l’esistente inserendo, all’interno delle stesse, lamiere di
acciaio di idoneo spessore, rendendole solidali al legno tramite riempimento di resina
epossidica.

b) Barre in Vetroresina
• puntellare le strutture esistenti
• asportare la parte lignea deteriorata
• sostituirla con una nuova porzione di legno con un grado di umidità simile a quello
dell’esistente
• perforare la parte nuova e l’esistente inserendo, all’interno delle stesse, barre in
vetroresina, rendendole solidali al legno tramite riempimento di resina epossidica.

c) Getto con conglomerato epossidico


• puntellare le strutture esistenti
• asportare la parte lignea deteriorata
• realizzare un cassero, per il successivo getto di conglomerato, delle dimensioni della
testa delle capriate
• perforare la parte esistente inserendo, all’interno della stessa, barre in vetroresina
• eseguire il getto di completamento con conglomerato epossidico.

22. Esecuzione di cordoli per l’allargamento della fondazione esistente


I cordoli di sottofondazione possono essere realizzati in diversi modi:
a) su un lato
b) su due lati.

Descrizione dell’intervento:
• esecuzione del getto di spianamento in magrone fino al raggiungimento del piano di
posa più idoneo al trasferimento dei carichi provenienti dalla sovrastruttura
• predisposizione dei casseri e delle armature
• posa in opera delle armature
• rispetto del copriferro di progetto
• realizzazione di collegamenti rigidi alla fondazione esistente mediante nicchie armate
ad interasse non superiorea l.5-2metri
• eseguire sovrapposizioni delle armature in campata e sugli angoli
• chiusura delle staffe

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• esecuzione del getto in cls.

23. Esecuzione di sottofondazione muraria

Descrizione dell’intervento:
• esecuzione per tratti delle aperture al di sotto delle murature precedentemente
bonificate, se necessario): la lunghezza delle aperture deve essere max. 1 - 1.2 m
procedendo simultaneamente dai lati verso il centro del pannello murario interessato
dall’intervento
• posa in opera di puntelli per il sostegno dei solai gravanti sulle murature interessate
dall’intervento
• esecuzione di uno strato di allettamento con cls magro in modo tale da realizzare un
piano di posa efficace per gli elementi lapidei o laterizi utilizzati per l’intervento
• esecuzione delle opere murarie facendo attenzione a far entrare “in forza” i due sistemi
(muratura esistente e nuova muratura) mediante opportuni provvedimenti tecnici (cunei
di acciaio o malte a ritiro compensato all’interfaccia tra i due elementi)

Art. 5 - Raccomandazioni sulla scelta e l’esecuzione degli interventi


1) L’intervento di scuci e cuci è una tecnica volta al miglioramento o alla creazione
della connessione efficace tra ele menti di incroci e martelli murari, da realizzare nei
casi in cui esista una discontinuità netta, realizzando le morse tra in croci murari.
Tale intervento, è consigliabile qualora si abbia una muratura in pietrame di media
qualità, che durante il meccanismo di danno fuori piano si suddivide in più elementi
ancora caratterizzati da un comportamento assimilabile ad un corpo rigido e che presenti
una minima regolarità nella tessitura (presenza di corsi orizzontali, forma degli
elementi); i collegamenti tra pareti confluenti sono affidati ad elementi di forma e
dimensione idonee ad attuare un buon collegamento. (Si consiglia di realizzare tale
intervento utilizzando materiali inerti simili per forma e dimensioni a quelli delle
murature da collegare con malte a ritiro nullo o, meglio ancora, leggermente espansive).
Un criterio importante di valutazione di questo tipo di intervento è che la porzione di
muro di nuovo inserimento non sia troppo dissimile per rigidezza e resistenza rispetto al
materiale originario, in modo da non arrecare un disturbo al comportamento di insieme
della parete.
Controllo dell’efficacia di un cuci-scuci: l’ispezione migliore è quella visiva. Per quanto
detto in precedenza, un buon intervento non dovrebbe lasciare apprezzare una
consistente differenza tra la zona preesistente e quella sostituita.
2) Le perforazioni armate sono indicate quando è necessario effettuare buoni
collegamenti tra murature ed altri elementi strutturali (cordoli e telai in acciaio).
Tale intervento deve prevedere l’utilizzo di miscele leganti con caratteristiche di elevata
aderenza ed antiritiro, per poter contare sulla collaborazione fra armature e muratura.
La tecnica delle perforazioni armate è invasiva, irreversibile e poco efficace dal punto di
vista strutturale quando con essa si vogliono migliorare i collegamenti tra elementi
murari tra loro semplicemente a contatto e comunque in tutti i casi in cui si voglia
realizzare un’idonea ammorsatura tra parti adiacenti o dove l’unitarietà della muratura
risulta compromessa; in particolare in tutti quei casi in cui è necessario collegare muri
che si intersecano a cantonale, a martello o a croce; inoltre, è di difficile valutazione
l’efficacia dell’ancoraggio delle barre nella muratura che comunque dovrebbe essere
fortemente iniettata. Considerate le caratteristiche tipologiche delle murature presenti
nel Centro Storico di Campobasso tale tecnica è da evitare come intervento sistematico
di consolidamento della muratura e comunque da considerare solo in mancanza di
alternative valide da dimostrare con dettagliata specifica tecnica.

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Si sconsiglia di realizzare tale intervento su murature a doppio paramento con sacco
interno, a meno di avere la certezza che le barre di armatura vadano ad ancorarsi agli
elementi lapidei dei paramenti opposti.
3) Le cerchiature di aperture in corrispondenza di incroci murari possono essere
realizzate in acciaio, ma è importante che gli elementi costituenti la cerchiatura stessa
siano debitamente ancorati alle murature su cui si intestano con perforazioni armate.
4) La chiusura di nicchie e/o riduzione dei vuoti, attraverso la tecnica dello scuci e
cuci, dovrà essere attuata ponendo particolare attenzione a realizzare un efficace
collegamento dei nuovi elementi di muratura con quelli esistenti non solo nel piano del
paramento murario ma anche trasversalmente al paramento stesso. Tale intervento è
obbligatorio qualora la nicchia/apertura/vuoto sia posizionata a ridosso dell’incrocio con
muri ortogonali esterni.
5) I cordoli in acciaio con perforazioni armate di collegamento sono consigliati sia
per solai di piano che di copertura.
I cordoli in acciaio rappresentano un efficace sistema di collegamento e un intervento
poco invasivo nei confronti delle murature che vanno ad interessare.
L’eliminazione degli scassi da eseguire sui muri (cordoli in breccia in c.a. !!!) non
vanno ad alterare lo stato pensionale preesistente sulle murature.
I cordoli possono essere eseguiti mediante profili di vario genere (UPN, angolari, travi
IPE o HE o sistemi reticolari dotati di una certa rigidezza).
Gli elementi metallici vanno poi saldamente collegati ai muri tramite perforazioni
armate inghisate con passi dell’ordine di 50”-60” cm.
Gli stessi profili vanno collegati agli elementi di solaio (travi lignee o d’acciaio)
medianti analoghi criteri con un passo pari al passo delle orditure.
L’intervento risulta proponibile su tipologie di solaio quali prevalentemente solai lignei
e solai metallici e su tutti i tipi di muratura.
Particolari precauzioni vanno prese in fase realizzativa su muratura di tipo sacco, in
virtù del fatto che i perfori debbono essere realizzati in modo da interessare una zona di
muratura tale da raggiungere il paramento esterno.
Per le tipologie murarie di buona e discreta qualità la profondità della perforazione
dovrà essere pari almeno a 2/3 dello spessore murario. L’intervento potrà essere
accompagnato da un’opera di bonifica della fascia di muratura interessata mediante la
tecnologia delle iniezioni.
Gli incroci d’angolo delle cordolature metalliche dovranno essere dotati di elementi di
rinforzo per l’irrigidimento dei nodi e in tali zone dovranno essere infittiti i perfori di
collegamento alle murature.
Dove possibile il cordolo metallico deve essere dotato di barra di estremità da portare
all’esterno della muratura ancorandola con capichiave a piastra o a paletto a formare un
tirante.
6) I cordoli in c.a. sono da evitare in tutti i casi.
Se per dimostrate esigenze strutturali è necessario eseguire dei cordoli in c.a. in
copertura occorrerà realizzare degli ancoraggi con perfori armati verticali.
Per migliorare il comportamento “scatolare” dell’edificio “legando” la copertura alle
murature sommitali occorrerà creare un elemento chiuso collegato alla muratura
sottostante con una fitta rete di perfori armati (1 ogni 50”- 60”).
I collegamenti aiutano in maniera sensibile contro l’eventuale espulsione dei pannelli
murari al di sotto dei cordoli offrendo un vincolamento di tipo diffuso.
Particolari precauzioni vanno prese in fase realizzativa su muratura di tipo a sacco, in
virtù del fatto che i perfori debbono essere realizzati in maniera alternata inclinandoli
per interessare entrambi i paramenti murari.

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Il cordolo in cemento armato deve essere eseguito per un’altezza non superiore al
minore tra lo spessore della muratura e 40 cm e deve essere eseguito per tutta la
larghezza della muratura. Prima del getto devono essere posizionati gli elementi
metallici di collegamento cordolo - struttura del coperto. Il cordolo deve continuare
anche a coronamento della muratura del timpano, con la stessa altezza e per tutta la
larghezza del muro.
7) La soletta armata con perfori incrociati di collegamento tra di essa e le murature
d’ambito è un intervento consigliato per i solai di piano in legno ed in acciaio.
La realizzazione della soletta armata rappresenta un classico metodo di intervenire sugli
orizzontamenti per irrigidirli nel proprio piano.
Tuttavia se l’intervento è eseguito a regola d’arte, ovvero collegando in maniera idonea
la soletta sia alle murature d’ambito che agli elementi di solaio, si ottengono molteplici
vantaggi: connessione solaio-muro, connessione muro-muro, irrigidimento nel piano del
solaio, irrigidimento per carichi verticali con realizzazione di una sezione mista (es.
legno-cls, acciaio-cls). Le connessioni della soletta al solaio vanno realizzate medianti
elementi connettori di idonea rigidezza a taglio (pioli, barre sagomate, greche, tirafondi)
saldati, avvitati o inghisati sugli elementi dei solai con passi valutati in funzione del
grado di miglioramento delle caratteristiche statiche da raggiungere.
Le connessioni della soletta alla muratura vanno eseguite tramite perforazioni armate
preferibilmente incrociate a 30°-45° in modo da interessare una fascia di muratura il più
possibile ampia a formare una zona di rigidezza adeguata in grado di offrire un
vincolamento efficace delle murature ai solai e delle murature fra loro.
L’intervento risulta proponibile su tutte le tipologie di solaio, ponendo attenzione al
sistema di collegamento della soletta allo stesso a seconda del tipo di travatura, e su tutti
i tipi di muratura.
Particolari precauzioni vanno prese in fase realizzativa su muratura di tipo sacco, in
virtù del fatto che i perfori debbono essere realizzati in modo da interessare una zona di
muratura tale da raggiungere il paramento esterno.
Per le tipologie murarie di buona e discreta qualità la profondità della perforazione
dovrà essere pari almeno a 2/3 dello spessore murario. L’intervento potrà essere
accompagnato da un’opera di bonifica della fascia di muratura interessata mediante la
tecnologia delle iniezioni.
8) I piatti di collegamento del tavolato ligneo alle murature d’ambito vengono
utilizzati sia per i solai di piano che per quelli di copertura.
Laddove alle esigenze di miglioramento statico si debbano accompagnare caratteristiche
di conservazione storica e architettonica del manufatto interventi di irrigidimento
mediante soletta armata sono sostituiti da irrigidimenti con tavolati lignei incrociati a
quelli esistenti con inclinazioni che possono essere di 45° o 90° rispetto a questi ultimi.
Il doppio tavolato ligneo offre una discreta rigidezza sia nel piano che in direzione
ortogonale al piano.
Il vincolamento alle murature d’ambito deve essere realizzato mediante lame d’acciaio
disposte incrociate ad interasse di 80-100 cm.
Le lame devono essere dotate, per la parte che entra nella muratura, di barra da
inghisare all’interno della stessa o da contrastare dall’esterno con piatti metallici.
Il secondo strato di tavolato deve essere idoneamente connesso al primo con viti a legno
in ragione di 4-6/mq disposte a quinconce ed in corrispondenza delle orditure principali
e secondarie, se presenti, collegato con tirafondi o viti in profondità.
L’intervento risulta proponibile esclusivamente sui solai lignei e su tutti i tipi di
muratura.
Particolari precauzioni vanno prese in fase realizzativa su muratura di tipo sacco, in
virtù del fatto che i perfori debbono essere realizzati in modo da interessare una zona di
muratura tale da raggiungere il paramento esterno.

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Per le tipologie murarie di buona e discreta qualità la profondità della perforazione
dovrà essere pari almeno a 2/3 dello spessore murario. L’intervento potrà essere
accompagnato da un’opera di bonifica della fascia di muratura interessata mediante la
tecnologia delle iniezioni.
9) La realizzazione dei cordoli in muratura armata è consigliata solo in copertura.
I cordoli in muratura armata consentono il collegamento dei solai di copertura alle
murature sommitali, mediante una tecnica che tende a mantenere le caratteristiche delle
tipologie murarie esistenti, senza aggravare la situazione dei carichi e conseguentemente
delle masse ai livelli più alti del fabbricato.
L’intervento è proponibile su tipologie di solaio quali prevalentemente solai lignei e
solai metallici e su tutti i tipi di muratura.
L’intervento potrà essere accompagnato da un’opera di bonifica della fascia di muratura
interessata mediante la tecnologia delle iniezioni.
10) L’inserimento di capichiave collegati alle teste di travi lignee e portati all’esterno
della muratura è consigliato prevalentemente per i solai di piano.
Il collegamento delle travi lignee alle murature, effettuato tramite piatti in acciaio fissati
tramite viti o tirafondi alle teste delle stesse, accompagnato dall’inserimento di un
capochiave di contrasto realizza, oltre al collegamento solaio-muro, anche la
connessione muro-muro in maniera diffusa.
Infatti, vista la buona capacità degli elementi lignei di resistere a trazione, si possono
sfruttare le travi stesse come sistema di tirantatura.
La raccomandazione principale è quella di valutare attentamente le condizioni del
legname ed eventualmente di intervenire mediante opere di consolidamento delle
travature e trattamento contro l’aggressione di insetti.
L’intervento è proponibile esclusivamente sui solai lignei e su tutti i tipi di muratura.
L’intervento potrà essere accompagnato da un’opera di bonifica della fascia di muratura
interessata mediante la tecnologia delle iniezioni.
11) La sostituzione di solai di piano e di copertura impone la realizzazione di una
“cordolatura” perimetrale in grado di collegare gli elementi alle murature e di incatenare
le murature stesse.
L’introduzione di solai in acciaio o in legno è da preferirsi a tutti i livelli dei fabbricato
rispetto all’inserimento di solai in latero-cemento.
Partendo dai solai di piano la tipologia a travetto tralicciato o prefabbricato e pignatta,
con sovrastante getto di completamento, presupporrebbe la realizzazione di cordoli in
c.a. in breccia sulle murature con evidenti problemi legati alla realizzazione degli stessi
(aggravio dello stato tensionale delle murature al di là della “breccia” con impossibilità
di ritorno alla situazione preesistente) e al collegamento con le murature d’ambito
(creazione, per ritiro del cls, di due corpi slegati).
Pertanto è da preferirsi una soluzione con solai “leggeri” in acciaio o in legno irrigiditi
tramite una cappa in cls. alleggerito o, per solai lignei, con un doppio tavolato incrociato
ancorando il pacchetto alle murature perimetrali e dotando il campo di cordolature
metalliche o di tradizionali sistemi di incatenamento.
In copertura, com’è intuitivo comprendere, l’utilizzo di solai lignei o metallici
minimizza le masse strutturali e conseguentemente le forze sismiche di piano, mentre
quelli in latero-cemento tendono ad appesantire il sistema strutturale proprio in
sommità.
Per quanto riguarda le tipologie di cordolatura da inserire, quando si proceda alla
sostituzione integrale di un solaio, si rimanda a quanto detto nelle raccomandazioni
precedenti.
12) L’inserimento di catene in acciaio è consigliato prevalentemente per i solai di piano
ma può essere esteso anche alle coperture.

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La presenza delle catene, realizzate con elementi metallici (barre, piatti, tondi, profili....)
ancorati alle murature mediante capichiave a piastra o a paletto, disposte nelle due
direzioni principali del fabbricato in modo da interessare tutti i campi di solaio favorisce
il comportamento scatolare del fabbricato conferendo allo stesso un elevato grado di
connessione tra le murature ortogonali sia per una ideale ripartizione delle azioni nel
piano della muratura sia per fornire vincoli efficaci contro il ribaltamento e la
pressoflessione dei pannelli murari indotte da azioni ortogonali al piano.
Le raccomandazioni principali riguardano la bonifica della zona della muratura di
contrasto e la “messa in forza” del tirante, legando questo secondo aspetto ad un
dimensionamento curato degli elementi di contrasto (dimensioni e spessori sia delle
piastre che dei paletti e realizzazione di eventuali nervature di irrigidimento).
Una peculiarità dell’intervento è la possibilità di intervenire nel corso della vita della
struttura alla ritesatura delle catene (intervento di Consolidamento Attivo), qualora
queste dispongano di guaine di protezione e manicotti tenditori “visibili”).
L’intervento risulta proponibile su tutti i tipi di muratura. L’intervento deve essere
accompagnato da un’opera di bonifica della fascia di muratura interessata mediante la
tecnologia delle iniezioni.
L’intervento risulta fondamentale per bloccare i meccanismi di ribaltamento degli
edifici di testata delle schiere e per incatenare le porzioni di edificio disassate in
facciata.
E’ sconsigliato utilizzare catene che abbiano lunghezze superiori agli 8-10 m a causa dei
fenomeni di rilassamento degli acciai con conseguente perdita di pretensione; pertanto
risulta conveniente interrompere, per luci superiori, gli elementi segmentandoli fino a
raggiungere luci minori.
13) L’intervento di fasciature realizzate con materiale composito ha principalmente
lo scopo di “chiudere” la scatola muraria e di offrire un efficace collegamento tra
murature ortogonali.
Oltre ad aumentare la “resistenza d’insieme” alle azioni orizzontali aumenta anche la
duttilità del sistema.
La raccomandazione principale riguarda la preparazione del supporto e lo smusso degli
spigoli per evitare concentrazioni di tensioni sulle fibre e taglio delle stesse.
Tali accorgimenti richiedono, per la posa in opera di tali elementi, personale
specializzato.
Dal punto di vista dell’invasività, l’intervento è in ogni caso completamente reversibile
in quanto le fasce sono semplicemente incollate alla superficie e possono essere rimosse
in qualsiasi momento mediante un adeguato trattamento termico. Questo rende
compatibile l’intervento con le esigenze di recupero conservativo. Un limite è costituito
dalla necessità di dover smussare gli angoli in presenza di spigoli vivi. Se la fasciatura
con fibre viene utilizzata per contrastare il collasso della parte alta dei cantonali, è
necessario curare la zona terminale delle fibre risvoltandole, se possibile, attorno a
nicchie ricavate sullo spessore murario, oppure utilizzando piastre di ancoraggio,
vincolate alla muratura.
L’intervento potrà essere accompagnato, nel caso di muratura di scarsa consistenza, da
un’opera di bonifica della fascia di muratura interessata mediante la tecnologia delle
iniezioni.
14) Gli interventi di presidio su archi e piattabande hanno lo scopo di migliorare il
comportamento di tali elementi e di evitare fenomeni di collasso puntuali all’interno
della struttura per effetto delle sollecitazioni esterne.
Gli archi, notoriamente strutture spingenti, se non ben contrastati o incatenati, già per
soli carichi verticali, producono spinte di notevole entità sui muri d’ambito.
Presidi per ridurre o eliminare tali carenze sono realizzati mediante catene metalliche
orizzontali inserite alle reni o contrafforti di adeguate dimensioni in grado di ricentrare

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le spinte all’interno del terzo medio ed evitare fenomeni di parzializzazione delle
sezioni alla base delle murature su cui scaricano gli archi.
Per ciò che concerne gli architravi, qualora fossero ammalorati o insufficienti a
sopportare i carichi su di essi gravanti, la sostituzione deve essere eseguita con elementi
preferibilmente metallici o singoli o accoppiati (legati da bullonature diffuse) in modo
da garantire un’elevata indeformabilità flessionale e la circuitazione delle tensioni nei
pressi delle forature (porte, nicchie, finestre, edicole...) presenti sulle pareti.
Le piattabande ricostruite, per esigenze di natura storica e architettonica, in laterizio
devono essere poste in opera con tiranti metallici all’interno in grado di fornire una
forza di “precompressione” al sistema per sopportare i carichi gravanti.
15) Gli interventi di rinforzo su volte in laterizio o in pietra si rendono necessari
quando tali sistemi di orizzontamento risultano spingenti o ammalorati o in condizioni
di equilibrio precario a causa di fenomeni di dissesto pregressi.
Laddove i sistemi di contrasto delle spinte siano inefficaci risulta necessario inserire
presidi in grado di “chiudere” il circuito tensionale: catene, contrafforti, fasciatura
tramite nastri o bandelle in materiale composito FRP adeguatamente ancorati alle
murature d’ambito.
Tali interventi oltre a ridurre i fenomeni di dissesto di natura statica sono utili sistemi di
risposta all’aggravio delle spinte indotto da un input sismico.
Sono sconsigliati interventi con cappe in cls in quanto, in virtù della loro rigidezza nei
confronti della volta in laterizio o in pietra, potrebbe causare il distacco di alcuni
elementi in fase sismica.
Altresì, intervenendo con i materiali compositi, le operazioni sia di preparazione del
supporto che di incollaggio e ancoraggio delle fibre debbono essere eseguite da
personale specializzato.
16) L’adozione di iniezioni di miscele leganti mira al miglioramento delle
caratteristiche meccaniche della muratura da consolidare.
A tale tecnica, pertanto, non può essere affidato il compito di realizzare efficaci
ammorsature dei muri e quindi di migliorare, se applicata da sola, il primitivo schema
strutturale.
Tale intervento è inutile sulle murature costituite da blocchi squadrati con assenza di
vuoti.
E’ assolutamente sconsigliabile usare questa tecnica di ripristino nelle murature
incoerenti e caotiche senza procedere alla stilatura dei giunti.
In particolare è utile, nel caso di murature fortemente decoese, per la riparazione di stati
fessurativi diffusi o nel caso in cui sia necessario aumentare la rigidezza e la resistenza
meccanica della parete. La presenza di una muratura fortemente degradata, in cui la
malta originaria non sia più in grado di garantire una continuità alla compagine muraria
giustifica, infatti, l’utilizzo di tale intervento evitando la disarticolazione dei conci. Il
riempimento dei vuoti tramite boiacca di malta permette, infatti, di aumentare il numero
dei contatti tra i conci limitando l’insorgere di concentrazioni di stati tensionali di
compressione. L’efficacia è subordinata al fatto che i vuoti siano comunicanti; in tal
caso con un numero limitato di fori è possibile permeare con continuità la muratura.
Tuttavia è importante sottolineare come una presenza eccessiva di cavità all’interno
della muratura (per esempio “murature a sacco”) determina una quantità di materiale
iniettato troppo elevata, aumentando oltre al costo dell’intervento anche il peso del
paramento murario. Tuttavia, anche se tale tecnica appare ammissibile nel restauro,
siccome poco invasiva e coerente nell’apporto dei materiali compatibili, forti critiche
possono essere avanzate nei riguardi della reversibilità in quanto, il nuovo materiale
apportato si confonde totalmente ed irreversibilmente con quello originale. Seppure può
essere banale, è importante ricordare come in una muratura “faccia a vista” i fori
praticati producono in ogni modo un impatto visivo non trascurabile.
Per quanto riguarda la miscela legante, si raccomanda che essa possieda le seguenti
proprietà:

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a) Miscela a base di legante idraulico:
- buona fluidità;
- buona stabilità;
- tempo di presa opportuno;
- adeguata resistenza;
- minimo ritiro.
Tali proprietà sono agevolmente conseguibili con le sospensioni di legante in acqua,
semplici o con sabbie molto fini a granuli arrotondati (di fiume o di spiaggia)
caratterizzate da valori del rapporto acqua-cemento in genere variabili da 0.6 a 1.2 e
migliorate con l’aggiunta di additivi fluidificanti ed espansivi antiritiro.
La scelta della pressione di immissione va fatta con grande attenzione, perché le
dilatazioni trasversali prodotte dal fluido in pressione, a causa delle eventuali
discontinuità della muratura nei piani paralleli ai paramenti, potrebbero modificare
negativamente la configurazione di equilibrio raggiunta dalla costruzione.
In ogni caso le iniezioni devono essere fatte a bassa pressione, eventualmente ricorrendo
a fasi successive con pressioni via via crescenti, e vanno condotte iniziando dal basso e
procedendo con simmetria.
b) Miscele a base di resine organiche:
stante la forte dipendenza, per il buon esito dell’operazione, dal dosaggio dei
componenti base e dalle condizioni di esecuzione, si consiglia l’uso delle iniezioni di
miscele a base di resine organiche (possibilmente epossidiche) ai soli casi in cui risulti
dimostrata la convenienza economica e si possa fare ricorso ad operatori specializzati.
17) Ispessimento delle pareti murarie: nell’esecuzione di tale intervento è
obbligatorio realizzare un efficace collegamento tra l’ispessimento e la parete esistente
non solo trasversalmente al paramento murario ma anche nel piano del paramento
stesso.
Preventivamente all’esecuzione dell’intervento è necessario valutare se lo spessore
finale della muratura è minore o uguale allo spessore della muratura sottostante o alle
dimensioni della fondazione.
18) L’inserimento di diatoni tra paramenti murari è un intervento finalizzato alla
realizzazione di un sistema in grado di collegare efficacemente i paramenti murari e
conferire ad essi un comportamento monolitico per azioni fuori piano.
E’ obbligatorio in presenza di murature con due paramenti non collegati fra loro e
soprattutto nei casi di murature con elevato spessore.
Sia che si tratti di diatoni naturali sia che si tratti di diatoni artificiali, è importante
comunque bonificare la zona di muratura a ridosso del diatono che viene inserito.
19) Si sconsiglia l’inserimento di tiranti verticali in presenza di tipologie murarie a
sacco o, comunque, di scarsa consistenza.
20) La scarnitura, il rinzaffo profondo e la stilatura dei giunti, sono interventi che
migliorano le caratteristiche della muratura quando eseguiti su muri di medio spessore
poiché, se effettuati in profondità su entrambi i lati, “rigenerano” il paramento murario
dotandolo di malta di idonea resistenza. Altresì, se eseguiti su muri di grosso spessore e
con paramenti non idoneamente collegati, da soli non sono sufficienti a garantire un
incremento consistente di resistenza e, pertanto, si consiglia di attuarli congiuntamente
ad altri interventi strutturali come iniezioni di miscele leganti, iniezioni armate, scuci e
cuci ovvero dopo aver risolto il problema del collegamento tra i paramenti murari.
21) Il consolidamento di nodi di capriate e delle teste delle travi lignee deve essere
effettuato valutando prima di tutto se gli elementi lignei sono in un buono stato di
conservazione. Si consiglia realizzare un efficace collegamento tra i nodi estremi della
capriata e/o delle travi con le murature su cui tale capriata si intesta, al fine di conferire
alla capriata e/o alle travi la funzione di ritegno nei confronti di eventuali ribaltamenti

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fuori piano delle pareti collegate. E’ vivamente consigliato l’adozione di provvedimenti
tesi alla protezione delle teste delle capriate inserite all’interno della muratura al fine di
preservarle dall’ammaloramento precoce.
Una volta ripristinato il nodo della capriata va eliminata la causa del dissesto, infatti, la
testa della capriata “marcita” o attaccata da insetti xilofagi deve essere trattata con
idonei prodotti per proteggerla dalle aggressioni esterne.
22) L’esecuzione di cordoli in c.a. per l’allargamento della fondazione deve essere
realizzata in modo tale da far collaborare adeguatamente le fondazioni esistenti con le
nuove. I collegamenti debbono essere realizzati mediante elementi rigidi (travi in c.a.
armati e staffati o traversi in acciaio di idonea rigidezza) in grado di trasferire parte dei
carichi provenienti dalla sovrastruttura ai nuovi elementi.

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TITOLO III: PIANO DEL COLORE
- PREMESSA
- Art. 1 Disposizioni generali
1.1. Struttura del piano
1.2. Piano Orientativo /Piano Operativo

- Art. 2 Principi guida (Piano Orientativo)


2.1. Quadro problematico
2.2. Integrazione / Compatibilità cromatiche
2.3. Integrazione / Compatibilità materiche
2.4. Principi Guida

- Art. 3 Campo di applicazione delle normative


3.1. Ambito degli interventi
3.2. Elementi esclusi

- Art. 4 Tipi di intervento


4.1. Interventi di Manutenzione Ordinaria (M.O.)
4.2. Interventi di Manutenzione Straordinaria e di
livello superiore (M.S.)
4.3 Restauro e Risanamento Conservativo (R.R.C.)
4.4 Ristrutturazione (R.S.T.)

- Art. 5 Caratteri dell’intervento


5.1. Criteri generali di colorazione
5.2. Criteri particolari di colorazione per singoli
elementi

- Art. 6 Procedure
6.1. Modulistica del Piano del Colore

- Art. 7 Adempimenti d obbligo


7.1. Campionature

- Art. 8 Conduzione dei lavori


8.1. Verifiche / Sanzioni

- Art. 9 Moduli Tipo presentazione progetti

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PREMESSA
Il Regolamento di Attuazione e le Norme Guida, contenute nel Piano del colore si
pongono come indicazioni valide in materia di decoro pubblico ad integrazione delle
norme vigenti del Regolamento Edilizio.
In particolare la normativa è cogente al piano di recupero della Zona A “Centro Storico”
per quanto attiene la normativa del decoro esteriore delle facciate, segnatamente
riferibile ai fronti esterni e piani verticali fruibili dal suolo pubblico, il trattamento di
intonaci, elementi architettonici e decorativi, coloriture e tinteggiature.
La normativa è cogente anche per l’attuazione di eventuali bandi Pubblici per
l’assegnazione di contributi per il recupero delle facciate nel Centro Storico.
La validità delle norme contenute nel presente Piano è limitata alla perimetrazione
dell’area di intervento definita Zona Omogenea A “Centro Storico” del vigente PRG.
La presente normativa sulle colorimetrie si integra a quella regolamentata nei precedenti
capitolo del titolo I e II e ne costituisce parte aggiuntiva per quanto attiene le superfici
di facciata.
Le Norme delineano i criteri operativi e le prescrizioni da osservare per quanto concerne
intonaci, elementi architettonici e decorativi di facciata coloriture e tinteggiature, con
interventi di prevenzione e salvaguardia, di valorizzazione (categorie ex Legge 457/78:
manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo).
La presente normativa, integrata al sistema di catalogazione ed indagini conoscitive
effettuate, in conformità alla classificazione operata per “Contesti” ed “Unità Minime di
Intervento” è formata da due distinti ed integrati sistemi di gestione e controllo degli
interventi esplicitati nel successivo articolo normativo.

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TITOLO III
PIANO DEL COLORE

Art. 1 Disposizioni generali


Il piano del colore, per la parte operativa, è stato strutturato in 2 distinti ed integrati
strumenti di gestione e controllo degli interventi, oltre ai “Manuali Tipo” per la
presentazione dei progetti e le “Note esplicative ad uso dei Progettisti” queste ultime
non comprese nell’articolazione normativa delle presenti N.T.A.
1. Principi guida (Piano Orientativo) che illustrano il tipo di approccio seguito
nella redazione delle norme e del Piano del colore;
2. Le Norme di attuazione (Piano Operativo), che definisce le procedure e le
modalità di intervento;
- I “Manuali tipo” costituiscono la base unificata di catalogazione degli interventi
che nel corso degli ultimi anni si andranno ad eseguire e rappresenta il “primo”
contributo organico di informazioni da parte dei tecnici per la formazione di una
“Banca Dati” relativa al tessuto costruito storico del Centro Antico.
- Le Note Esplicative, che hanno valore di indirizzo e scendono in maggiore
dettaglio per fornire una traccia descrittiva per la redazione dei progetti di
intervento.

1.1. Struttura del Piano


Il Piano delle colorimetrie è stato organizzato in due distinti ed integrati strumenti di
gestione e controllo degli Interventi, oltre al fascicolo C.3 relativo alle “Note esplicative
ad uso dei progettisti”

1.2. Piano Orientativo /Piano Operativo


A) Il Piano Orientativo attraverso i “Principi Guida” definisce il tipo di approccio
che il progettista deve seguire nella conoscenza del fabbricato per attuare
modalità di intervento appropriate.
B) Il Piano Operativo stabilisce invece le norme tecniche di attuazione; in
particolare esso indica procedure e modalità di intervento.

Art. 2 Principi Guida


La normativa non è stata strutturata per limitare o vietare determinate azioni o scelte ma
per creare i presupposti perché il progetto d’intervento sia fondato su una conoscenza
dell’edificio la più completa possibile al fine di evitare scelte scorrette.
Tale conoscenza di un edificio storico ma anche di più recente edificazione, deve
riguardare le sue origini, le trasformazioni, i suoi caratteri costruttivi e tipologici, le
tecniche realizzative e i materiali, per poter attuare la progettazione dell’intervento in
modo appropriato. Anche se il Piano distingue le categorie di edifici, non crea, tuttavia,
modalità di intervento rigide: per ogni fabbricato è necessaria un’analisi e conoscenza
specifica per consentire modalità di intervento appropriate.
Le presenti norme richiedono quindi “un’attestazione” di questa conoscenza: che si
esplicita in una relazione tecnica integrata da una relazione storica.
Per non appesantire e rallentare eccessivamente le procedure è stata elaborata una
modulistica che è stata recepita anche da altre Strutture Tecniche di Amministrazioni
pubbliche dove è stata verificata sul campo la bontà di tale approccio.

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Tale modulistica allestita per la presentazione dei progetti, è chiara ed esauriente,
compilabile con semplicità e rapidità. E’ evidente che la funzione che quest’ultima deve
assolvere non è unicamente quella di essere contenitore di dati tecnici; ciò che si vuole
soprattutto ottenere è un approccio più scientifico e consapevole al tema del colore da
parte dei tecnici progettisti, per avviare un processo finalizzato a creare una sempre più
marcata sensibilità al tema medesimo.
Quindi il piano esige, quindi, dai tecnici progettisti una conoscenza sufficiente
dell’oggetto su cui si interviene e del contesto in cui esso si colloca ed inoltre si
impegna a fornire l’intervento dell’assistenza dei tecnici dell’Amministrazione e tutta la
documentazione specifica a disposizione presso l’amministrazione stessa per definire le
più appropriate scelte finali.
Nella definizione dei colori il piano parte perciò da un approccio di ricerca e conoscenza
per poi affrontare l’individuazione di una scelta corretta.
La ricerca del colore originario di un edificio, o dei colori “della tradizione” di una città
possono avere un senso quando sono elementi della conoscenza e non vincoli senza
fondamento; “la città è la stratificazione, è la densità del racconto, tutti i colori le
appartengono e la costituiscono. Tutto il resto è semplificazione” (Stefano della Torre).
Così il Piano si propone di affiancare le analisi che sono state attraverso anche una
schedatura dei colori e la compilazione di una tavolozza, che avrà solo valore
informativo e potrà fornire suggerimenti appropriati per la redazione dei progetti.
La scelta del colore dovrà essere coerente con la storia e le funzioni dell’edificio e con il
contesto in cui quest’ultimo si inserisce. Per poter valutare la coerenza con l’intorno il
Piano definisce un metodo a cui i progettisti dovranno riferirsi. Il progetto dovrà essere
valutato all’interno del Quadro Visivo Prossimo e del Quadro Visivo D‘Insieme.
Il Quadro Visivo Prossimo è ciò che rientra nel campo visivo dell’osservatore in
prossimità dell’edificio, verosimilmente l’edificio stesso, gli edifici adiacenti o di
fronte, eventuali altre emergenze.
Il Quadro Visivo D’Insieme è ciò che rientra in un visione correlata ad uno specifico
contesto urbano e funzionale caratterizzate e necessitante di unitarietà morfologica, ad
esempio una piazza, uno slargo, una strada.
Il progetto delle fronti si confronterà con entrambi nei seguenti termini:

2.2. Integrazione / compatibilità cromatica:


il colore proposto dal progetto è in armonia cromatica con il contesto? (considerando la
tinta stessa, il grado di chiarezza, il grado di saturazione)

2.3 Integrazione / compatibilità materia (texture, trasparenza ...):


il tipo di finitura scelta è coerente con l’edifico stesso e compatibile con gli edifici
dell’intorno? (valutare i materiali scelti, la grana dei materiali, le velature se presenti)
In questo modo il piano vuole garantire la completezza e la chiarezza delle scelte
relative al progetto ed inoltre garantire la possibilità di utilizzare il materiale per
necessità future.
In questo modo si vengono a definire delle modalità precise di presentazione della
domanda d’intervento e della relativa documentazione per consentire una lettura chiara
ed un eventuale confronto dei dati.

2.4 I Principi Guida delle norme sul colore sono sintetizzati come segue:
1. Ricercare la coerenza e compatibilità delle scelte di progetto con le caratteristiche
intrinseche del manufatto (architettoniche, compositive, tipologiche, formali, materiche,
ecc.) tramite la conoscenza del percorso di vita dell’edificio e la conoscenza delle
tecniche e dei materiali di costruzione esistenti e/o di progetto.

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2. Garantire la salvaguardia dell’esistente, ossia dei valori storici e architettonici
peculiari dell’epoca di costruzione, dei valori ambientali, del sapere tecnico.
3. Verificare l’integrazione e compatibilità dell’intervento con il contesto in cui il
manufatto è inserito attraverso:
• l’integrazione nel Quadro Visivo Prossimo;
• l’integrazione nel Quadro Visivo d’Insieme;
4. Promuovere, con la efficace gestibilità dell’intervento, anche la sua utilizzabilità
futura, attraverso la chiarezza procedurale, la possibilità di confronto dell’informazione
(modulistica) e di archiviazione, per la consultazione dei dati in futuro.

Art. 3 Campo di applicazione


Le norme del Piano del Colore si pongono come prescrizioni da applicare in materia di
decoro pubblico, ad integrazione della Normativa disciplinata dal Titolo I e II.
3.1 L’applicazione delle Norme non sono estese a tutto il territorio Comunale ma al
tessuto edilizio riguardante 25 contesti in cui è stata suddivisa la zona A
conformemente ai criteri definiti all’art.5 - 5.1 del titolo I della presente normativa.
Le norme forniscono i criteri da seguire per l’esecuzione della manutenzione
ordinaria e manutenzione straordinaria, risanamento conservativo, ristrutturazione,
ampliamento e sopralzo quando consentita dall’attuale normativa, relativamente ai
fronti degli edifici per quanto attiene ad intonaci e rivestimenti di facciata, elementi
architettonici e decorativi. Nello specifico, gli interventi regolati dalle presenti
norme sono tutti quelli che interessano le finiture esterne degli edifici considerati
nel loro complesso, definendo nel relativo progetto, in modo dettagliato, la qualità e
la caratterizzazione finale dei fronti degli edifici medesimi. Sono quindi compresi
gli interventi di coloritura e tinteggiatura dei prospetti, di conservazione,
esecuzione, sostituzione o eliminazione di intonaci e rivestimenti di facciate e di
elementi architettonici e decorativi diffusi o anche isolati.
3.2. Non sono comprese nella normativa del Piano del Colore, perché disciplinate al
titolo I, gli ulteriori elementi finiturali propri del costruito esistente relativi a:
o coperture (manto di copertura; canne fumarie, comignoli e torrini esalatori;
abbaini e lucernari; antenne televisive; mensole di gronda e gronde, canali di
gronda e pluviali; eventuali pannelli solari e impianti tecnologici in genere);
o elementi di finitura esterna (impianti tecnologici pubblici e privati; cavi
elettrici; fili telefonici; tubazioni del gas e dell’acqua);
o complementi di arredo e corredo (insegne, targhe, tende frangisole, bacheche
informative, espositori pensili, ecc.; segnaletica ed affissioni; targhe
toponomastiche, numeri civici, segnaletica stradale in fregio agli edifici, ecc).
Sono inoltre esclusi dal piano del colore: il suolo pubblico e privato (marciapiedi,
sedimi stradali, superfici pavimentate e non, giardini ecc.) gli elementi di arredo
urbano, (le pensiline, le panchine, le fioriere, le transenne, le pedane, ...)

Art. 4 Tipi di intervento


Gli interventi riguardanti i fronti degli edifici e/o piani verticali, ai fini dell’applicazione
delle presenti nonne, secondo l’articolato in Unità Minime di Intervento e/o Unità
Minime di Decoro, si dividono in due categorie:
A) Gli interventi di Manutenzione Ordinaria;
B) Gli interventi di Manutenzione Straordinaria o di livello superiore
(Risanamento conservativo, ristrutturazione anche con ampliamento e sopralzi
se consentiti).
Nel Piano del Colore e per le operazioni dal medesimo disciplinate, richiamato l’art. 31
della L. 457/78 così come riformato dal DPR 380/01 (Testo Unico) si devono intendere

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quelle categorie richiamate schematicamente per tipologia ammissibile nel presente
Piano come allegato al presente articolo.

4.1 Interventi di Manutenzione Ordinaria (M.O.):


• quelli riguardanti il semplice rinnovo della tinteggiatura già in essere su parti delle
fronti dell’edificio;
• quelli riguardanti la tinteggiatura esterna estesa alle fronti dell’intero edificio, con
tutte le loro componenti edilizie, purché:
1) non comportano modificazione di alcun genere nella compagine architettonica
e nei materiali di finitura, rispetto a granulometrie e tecniche preesistenti
riguardanti i sistemi di trattamento parietale;
2) siano attuati autonomamente (ossia non in concomitanza con altri interventi
edilizi);
3) non interessino immobili sottoposti ai vincoli paesaggistici specifici riguardanti
il territorio comunale;
4) non interessino immobili sottoposti ai vincoli storico architettonici di cui agli
artt. 23, 151 del D.lgs. 490/99;
5) non coinvolgano il rifacimento parziale degli intonaci se non per limitate le
sole condizioni di degrado di sistemi esistenti di tinteggiatura e pitturazione
esistenti;
6) non snaturino l’orientamento e le indicazioni della Tavolozza dei Colori, che
per le tipologie di costruito di categ. I / II sarà di tipo tradizionale e, per quelle
di categ. III / IV / V, sarà con coloriture tradizionali e moderne.

4.2 Interventi di Manutenzione Straordinaria e di livello superiore:


(Risanamento conservativo / Ristrutturazione anche con ampliamento e sopralzi)
(M.S.)
Gli interventi di manutenzione straordinaria sulle superfici di facciata dovranno dare
seguito alle indicazioni del Piano del Colore.
Sono considerati interventi di M.S. quelli che interessano il rifacimento di oltre il 40%
degli intonaci della superficie di facciata e/o il rinnovamento di coloriture (anche in
recupero di cromie precedenti), nonché la modifica degli elementi architettonici,
decorativi e pittorici, di facciata.
Le opere di M.S. dovranno rispettare l’articolazione per “Unità Minime di Intervento”
con trattamento organico dei fronti edilizi e/o piani verticali componenti l’intero
edificio.
Gli interventi di M.S. devono rispettare le seguenti norme:
1) Per gli edifici della cat. I, soggetti ad interventi, le eventuali modifiche
dovranno essere autorizzate dagli Organi istituzionali competenti
2) Negli interventi di rifacimento degli intonaci e dei sistemi di tinteggiatura, per
la salvaguardia delle tecnologie tradizionali, è fatto obbligo del ripristino ditali
metodiche per gli edifici di cui alle cat. I; inoltre in presenza di intonaci a
grassello di calce e sabbia con coloriture a calce l’eventuale sostituzione in
ripristino sarà subordinata alla dimostrazione delle condizioni di
irrecuperabilità delle malte e delle tinteggiature o per preminenti ragioni di
degrado dei leganti, delle cromie e di adesione degli strati di intonaco al
supporto o per ragioni di messa in sicurezza del fabbricato.

4.3. Interventi di restauro e risanamento conservativo (R.R.C.)

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Gli interventi restauro e risanamento conservativo dovranno seguire le indicazioni degli
Organi Istituzionali competenti. Senza espressa autorizzazione degli Organi Istituzionali
competenti e/o dell’Ufficio Comunale le superfici parietali di edifici intonacati non
possono essere lasciate, in tutto o in parte, a faccia vista.
In presenza di umidità potranno impiegarsi intonaci speciali e, conseguentemente,
adeguati sistemi di tinteggiatura con prodotti ad alta traspirabilità.
Gli interventi di risanamento conservativo delle superfici di facciata sono quelli mirati
alla conservazione in situ delle parti omogenee di facciata (intonaci, coloriture e
tinteggiature, elementi architettonici). Gli interventi conservativi comprendono
operazioni di lavaggio, pulitura e rimozione delle sostanze aggiunte, causa di alterazioni
e degradazioni materiche e cromatiche, nonché consolidamento dei materiali degradati
con riadesione al supporto e ricoesione fisico-chimica. Tali interventi possono essere
completati da integrazioni materiche e di colore attraverso trattamento differenziato
delle coloriture (a velatura, a spugnatura, a macchiatura, ecc.) e delle finiture (con
varianti granulometriche o altimetriche dello spessore degli intonaci). Gli interventi di
risanamento conservativo sono sempre previsti per la cat. I mentre per le cat. III, IV
solo quando si è in presenza di elementi materici ed ornamentali di valore testimoniale
di sistemi tecnologici tradizionali e/o moderni, secondo le categorie di decoro
ambientale, architettonico, storico-artistico.

4.4. Interventi di Ristrutturazione (RST)


La realizzazione di nuovi intonaci anche a seguito di ristrutturazione, per le cat. III, IV e
V potrà prevedere anche l’impiego di malta bastarda e/o di intonaci premiscelati, di
mercato, con divieto per gli intonaci o sovraintonaci di tipo plastico (tipo MS/4)
Gli interventi di ripristino e/o rifacimento delle coloriture dovranno essere eseguiti per
le cat. I e II con sistemi di tinteggiatura a calce; per le cat. III, IV e V sono consentiti
interventi con prodotti di mercato di accertata qualità, resistenza e stabilità cromatica di
tipo minerale e/o ai silicati. Il rifacimento delle coloriture con cromie diverse da quelle
preesistenti dovrà essere orientato dalla Tavolozza dei colori, per categorie di decoro
per fronti edilizi e/o piani verticali: cat. I e II coloriture tradizionali; cat. III, IV e V
coloriture tradizionali e moderne.

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Interventi ammissibili e/o di
Categoria Tipologia del costruito esistente decoro compatibili: MO,
MS, RC, RST
Edificio (o parte di edificio) di
rilevante valore ambientale,
Cat. I MO/1, MS/1, RRC/1
architettonico, storico artistico (ex L.
1089/39)
Edificio (o parte di edificio)
tipologicamente definito e/o di
Cat. II MO/2, MS/2, RC/2, RRC/2
interesse urbanistico ambientale e di
pregio artistico
Edificio (o parte di edificio) di semplice
Cat. III valore non alterato escluso dai tipi I e MO/3, MS/3, RST/1
II e di semplice valore
Edificio (o parte di edificio) di semplice
Cat. IV valore escluso dai tipi I e II di costruito MO/4, MS/4, TRS/2
storico recente
Edificio (o parte di edificio) di valore
Cat. V MO/5, MS/5, RST/3
nullo
Cfr:
Porzione di edificio e/o superficie
Categoria di appartenenza
Cat. VI parietale con affaccio su suolo
dell’edificio di appartenenza
pubblico escluso dai tipi I e II
e/o di riferimento

MO = Manutenzione Ordinaria
MS = Manutenzione Straordinaria
RC = Risanamento Conservativo / Ristrutturazione
RST = Ristrutturazione

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Art. 5 Caratteri dell’intervento

5.1. Criteri generali di colorazione


5.1.1. Quale criterio generale in ordine agli interventi di tinteggiatura da attuare
dovrà essere tenuto in considerazione il rapporto tra luminosità naturale (del
sito) e luminosità “artificiale” (della tinta) in relazione al contrasto cromatico
che si intende ottenere.
5.1.2. Gli interventi dovranno tendere a produrre un buon grado di leggibilità delle
valenze cromatiche.
5.1.3. La scelta del/dei colori è proposta all’Ufficio Comunale competente a cura del
progettista e/o del committente, nel rispetto delle presenti norme. Tutti i colori
prescelti vanno indicati nella modulistica del presente Piano del Colore.
5.1.4. La coloritura degli edifici dovrà sempre ten conto del valore cromatico di tutti
gli elementi costituenti e tendere ad ottenere un rapporto armonico tra di essi e
l’aspetto architettonico dell’edificio stesso.
5.1.5. Con l’intervento del colore occorre tendere al giusto equilibrio dei fattori: ad
una scarsa luminosità naturale si oppone scelta cromatica tendente a creare una
buona leggibilità con l’uso dei colori chiari e contrastanti. In situazione inversa
di buona luminosità naturale, il colore dovrà essere meno saturo.
5.1.6 Dovrà ottenersi un giusto rapporto tra la colorazione degli edifici ed
esposizione degli stessi: tutte le situazioni di preminente “controsole” (fronti
esposti a Nord e situazioni analoghe) dovranno avere colorazione chiara in
modo da “controbilanciare” la naturale sottoesposizione del fronte sesso.
5.1.7 Nelle situazioni di fronti di fabbricati contigui ad edifici con finitura a faccia
vista dovranno evitarsi operazioni di mimèsi prevedendo di mantenere la
diversità tra fronte e fronte con l’utilizzo di tinte che siano cromaticamente
distinte dal colore contiguo in modo da consentirne una lettura definita.
5.1.8 In situazioni di edifici con carattere stilistico definito, il colore dovrà rifarsi
possibilmente alle scale cromatiche prevalenti dell’epoca di riferimento e
l’intervento di colorazione dovrà essere considerato nell’ambito più generale
della problematica del recupero conservativo.
5.1.9 Nelle tinteggiature non potranno usarsi colori che non rispettano modalità di
esecuzione, tipo ed indicazioni cromatiche previste nel Piano del Colore e di
cui specificato nei “criteri di colorazione” descritti nelle presenti norme.
5.1.10 Tutti gli edifici e manufatti in genere, per quanto si riferisce ai materiali di
finitura ed alle decorazioni e tinteggiature, debbono essere mantenute allo
scopo di presentare un aspetto decoroso e caratteri estetici appropriati
all’edificio stesso ed all’ambiente circostante.
5.1.11 Tutte le facciate e le pareti esterne comunque visibili dal suolo pubblico, o di
uso pubblico, dovranno essere tinteggiate salvo che siano realizzate o rivestite
con materiali che ne escludano tale tipo di finitura.
5.1.12 Tutte le finiture ed eventuali partiti decorativi in faccia a vista dovranno essere
mantenute scrupolosamente come tali.
5.1.13 Ogni intervento deve essere oggetto di un progetto specifico che si basi sulla
valutazione complessiva di tutti i fattori che contribuiscono a determinare un
risultato appropriato e di valore ai fini della qualità architettonica urbana ed
ambientale.
5.1.14 Il progetto deve tenere in considerazione tutte le informazioni necessarie dai
punti di vista tipologico, storico, tecnologico, delle tecniche costruttive e dei
materiali.

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5.1.15 Sia nei casi di recupero del patrimonio esistente che nei casi di demolizione e
ricostruzione si chiede nello specifico, per le facciate, l’utilizzo di materiali e
finitura di qualità, posti in opera secondo regola d’arte. Si richiede, ove di
particolare interesse e peculiarità, la conservazione degli intonaci o dei
materiali esistenti; in questi casi l’eventuale sostituzione in ripristino è
subordinata ali dimostrazione delle condizioni di irrecuperabilità dei manufatti
con opere di consolidamento o di messa in sicurezza sismica, oppure alla
dimostrazione di incompatibilità tra il rivestimento ed il supporto murario
sottostante; le eventuali integrazioni andranno realizzate con materiali e
tecniche analoghe o compatibili a quelli degli intonaci conservati.
5.1.16 L’intervento su un fronte unitario, appartenente ad un’unica entità tipologica
(per progettazione e/o per costruzione), anche se posseduto da più persone
deve essere eseguito in modo completo e contemporaneo. La coloritura delle
facciate, delle cornici, delle fasce di coronamento, degli affissi ed infissi, delle
ringhiere e di ogni manufatto visibile dall’esterno deve necessariamente
seguire l’ordine architettonico e non la proprietà.
5.1.17 E’ sempre fatto obbligo che gli interventi di coloritura e tinteggiatura siano
realizzati in modo coerente fra loro e su tutti i fronti degli edifici, compresi
quelli laterali ed anche se sormontanti i tetti degli edifici adiacenti.
5.1.18 Nel caso di contrafforti posti a livello sopraelevato rispetto al piano stradale,
tra edifici prospicienti, qualora non sia verificata alcuna unità architettonica
con essi, si dovrà mantenere nel trattamento di finitura e nella tinteggiatura il
carattere di differenziazione dovuto.
5.1.19 In situazioni di vista prospettica e/o veduta d’insieme dove sia rilevabile
soprattutto un valore essenzialmente plastico occorrerà utilizzare, nel
trattamento degli edifici e loro parti, colorazioni sui toni neutro che tendono ad
accentuare l’omogeneità della veduta e a valorizzare l’effetto luce- ombra.
5.1.20 L’intervento sui fronti deve corrispondere allo scansioni tipologiche degli
edifici, differenziando il fabbricato da quelli attigui, favorendo un cromatismo
per unità distinte con una scansione cromatica che ne valorizza il ritmo. Non è
consentito utilizzare la stessa tinteggiatura per edifici distinti adiacenti o anche
molto prossimi,

5.2 Criteri particolari di Colorazione per i singoli elementi


5.2.1 Gli interventi devono sempre investire tutte le finitura e gli elementi di facciata
che contribuiscono a determinare l’immagine complessiva del fabbricato
(elementi decorativi, serramenti, opere in ferro, ecc. ...) e pertanto compresi nel
progetto e/o indicati nella modulistica ad essi correlata.
5.2.2 Deve essere posta cura particolare nel mantenimento ed alla valorizzazione
degli elementi decorativi presenti sul fronte che hanno particolari qualità
architettoniche. Si fa obbligo, invece della rimozione degli elementi di
rivestimento impropri, quali rivestimenti di ceramica, le lastre di pietra di
spessore minimo, i rivestimenti in laterizio a faccia vista.
5.2.3 In presenza di intonaco composto da malta idraulica (a base di cemento) e
finito a grana fine o medio fine senza superiore colletta di calce, è consentito
l’utilizzo di tinte ai silicati applicate su fondo bianco o comunque chiaro,
preventivamente preparato e con tecniche particolari che diano come risultano
finale un effetto di velatura e trasparenza. In presenza di intonaco a base di
malta prevalentemente aerea (a base di grassello di calce) la tinteggiatura dovrà
essere esclusivamente a calce, cosi dicasi per i casi in cui come supporto si
abbia intonaco a cemento ma con superiore finitura a “colletta” di calce.
5.2.4 Negli edifici di particolare valore architettonico l’intervento di rifacimento
dell’intonaco e della tinteggiatura è vincolato all’utilizzo di malte
prevalentemente aeree e di tinte preparate con latte di calce.

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5.2.5 Il colore delle zoccolature presente negli edifici (se realizzati in intonaco
grezzo, spruzzato, “grattonato” o simile) dovrà avere preferibilmente lo stesso
colore del fondo anche se trattano con colorazione più satura, nel caso di
differenziazioni, come in uso nella tradizione locale, questo dovrà avere una
diversa coloritura su base grigia, in quanto il diverso grado di assorbimento
della luce del supporto stesso procura di per sé un valore differenziato dal
fondo. Se la zoccolatura configura un bugnato che simula una pietra, il colore
sarà lo stesso della pietra simulata (travertino, pietra serena o altro) Le mostre,
le cornici di coronamento, i marcapiano realizzati in intonaco saranno trattati
con lo stesso colore del fondo opportunamente schiarito solo quanto basti ad
accentuare le linee d’ombra a semplice rafforzamento dell’effetto plastico.
5.2.6 Nei casi in cui l’edificio lo richieda, tali elementi potranno essere colorati con
tinte che simulino il colore della pietra (es. travertino colore neutro chiaro,
pietra serena grigia, pietra arenaria grigio zolfo). Le mostre, comici in mattoni
e partiti decorativi in faccia vista, se costitutivi del pannello murario e non solo
incollati, dovranno essere semplicemente ripuliti con spazzolatura escludendo
ogni tipo di lucidatura e/o verniciatura; le stuccature da ripristinare dovranno
essere interne alle connessure o a raso di pietra e in tono neutro in modo da non
creare contrasto con i colori naturali del materiale. Solo nei casi in cui ne sia
espressamente rilevabile l’antica presenza, è consentito l’uso di una blanda
velatura di colore cinabro (latte di calce+rosso cinabro) con successiva
spazzolatura del mattone in modo da ottenere una semplice omogeneizzazione
del faccia vista sui toni del rosso.
5.2.7 Specchiature e partiture intonacate di modesta dimensione su superfici con
finiture a faccia vista dovranno essere trattate con intonaco tirato a fine con
sabbia e cemento bianco per ottenere un colore naturale chiaro.
5.2.8 Gli infissi, le ringhiere ed ogni altro manufatto esterno, dovrà essere
completato di tinteggiatura.
5.2.9 Gli infissi esterni dovranno essere sempre tinteggiati a colore coprente
escludendo ogni legno naturale soprattutto chiaro. I portoni che non siano in
legno scuro naturale saranno tinteggiati di scuro con colore opaco in armonia
col colore di fondo del fronte.
5.2.10 Sovraporta e ferrate di porte e finestre in genere saranno trattate
esclusivamente con i colori nero opaco, fumo, antracite e comunque tutta la
gamma dei colori piombaggine.
5.2.11 Sottogronda e sporti in tutti i casi di presenza di intonaco saranno tinteggiati
utilizzando preferibilmente il medesimo colore del fondo e il bianco o colori
assimilati su base grigia previsti nella cartella colori.
5.2.12 Gli zampini o gattoni in cemento rimarranno del colore grigio naturale.
5.2.13 E’ fatto obbligo, procedendo al ripristino/rifacimento del fronte di dare idonea
sistemazione alle canalizzazioni presenti in facciata rimuovendo gli elementi o
le parti non più in uso, comprese mensole o staffe.
5.2.14 E’ fatto divieto di posare lungo il prospetto principale tubazioni di
distribuzione idrica, gas, aerazione o smaltimento fumi, salvo diversa
prescrizioni derivante da normative di sicurezza non altrimenti risolvibili.
5.2.15 Gole, pluviali, opere da lattoniere comunque in vista, qualora siano di
materiale diverso dal rame dovranno essere sempre tinteggiate di colore neutro
ed opaco e di tono grigio, o bruno e comunque in rapporto agli elementi di
facciata soprattutto se risultino particolarmente evidenti.
5.2.16 Al termine dei lavori è richiesta una verifica tramite documentazione
fotografica dell’ intervento concluso. Tale documentazione è necessaria per la
chiusura della pratica e deve essere consegnata entro 30 giorni dalla
conclusione dell’intervento.

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Art. 6 Procedure
La modulistica del Piano del Colore deve essere compilata in modo completo ed
esaustivo nel fornire una descrizione dell’intervento per consentire la verifica della
conformità alle presenti Norme.
Le procedure da seguire sono le seguenti, differenziate a seconda che si tratti di
interventi di tipo A o B.
A) Gli interventi di manutenzione ordinaria e loro varianti possono essere attuati
previa presentazione al Comune di comunicazione corredata della modulistica del
Piano del Colore correttamente compilata, una volta che saranno intervenuti gli
assensi di legge, formali o impliciti per gli interventi stessi.
B) Gli interventi di manutenzione straordinaria o di livello superiore e loro varianti
possono essere autorizzati previa presentazione al Comune di istanza o denuncia di
Inizio attività e della modulistica del Piano del Colore correttamente compilata, una
volta che saranno intervenuti gli assensi di legge, formali o impliciti, per gli
interventi stessi.
C) Gli interventi di restauro conservativo e di ristrutturazione seguiranno le
procedure del Permesso a Costruire e saranno completi della documentazione
prevista dal Piano del Colore

Art. 7 Adempimenti d’obbligo


Preventivamente alla presentazione della comunicazione o dell’istanza per gli interventi
di sola tinteggiatura e prima dell’esecuzione della tinteggiatura stessa in tutti gli altri
casi, il committente dovrà eseguire una o più campionature delle tinte scelte sulla
facciata al fine di consentire la preventiva valutazione da parte dell’Ufficio Tecnico e di
ottenere dal medesimo il nulla-osta o la formale autorizzazione.
Dovrà essere eseguita la campionatura per tutti i colori previsti dal progetto (fondi,
elementi decorativi, altri elementi).
Qualora lo stato di manutenzione delle opere e/o manufatti qui disciplinati sia talmente
carente o comunque in condizioni di offendere l’estetica del decoro civico, in relazione
alle prescrizioni delle presenti norme, il Sindaco ordinerà l’Esecuzione d’Ufficio delle
opere atte al ripristino a spese dei proprietari.
Prima di procedere alla esecuzione d’Ufficio il Sindaco diffida i proprietari, a
provvedervi direttamente assegnandogli un congruo termine. Trascorso il termine
assegnato senza che i lavori siano stati eseguiti, il sindaco procedere ala esecuzione
d’Ufficio dei lavori, con recupero delle spese, con l’osservanza delle norme di legge in
materia.

Art. 8 Conduzione dei lavori, verifiche, sanzioni


Qualora il committente esegua dei lavori in assenza, o parziale o totale difformità,
rispetto al nulla-osta o autorizzazione rilasciati dall’Ufficio tecnico, sarà oggetto di
provvedimenti previsti dalla normativa vigente, che si differenziano come segue:
1) Per gli interventi di tipo A: obbligo di rifacimento della tinteggiatura eseguita e non
conforme al nulla-osta o parere espresso a posteriori dall’Ufficio Tecnico
Comunale, a cura e spese dell’interessato.
2) Per gli interventi di tipo B: valgono i provvedimenti sanzionatori previsti dalla
legislazione vigente per gli interventi sottoposti ad autorizzazione o permesso a
costruire e, nel caso, ad autorizzazione paesaggistica e/o nulla-osta della
Soprintendenza per gli immobili vincolati.
3) Per entrambi i casi in presenza di accertata difformità l’A.C. provvederà ad
escludere l’interessato dall’elenco del Bando con conseguente nullità dei benefici
contributivi.

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4) In caso di inadempienza perdurante l’A.C. prenderà provvedimenti conseguenti alle
disposizioni di legge in materia di abusi edilizi.

Per tutto quanto non previsto dalle presenti norme dovrà ritenersi valido quanto previsto
dal Regolamento Edilizio.

Art. 9 Moduli Tipo Presentazione Progetti

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TITOLO IV
PROGRAMMAZIONE PUBBLICA DEGLI INTERVENTI

L’Amministrazione Comunale promuove il recupero, la valorizzazione e la sicurezza


degli edifici e dei siti ricadenti nel Centro storico anche attraverso l’eliminazione di
opere incongrue e di situazione di estremo degrado.
Al fine di conseguire in via prioritaria i suddetti obbiettivi l’Amministrazione Comunale
si adopera ad attivare canali di finanziamento pubblici,esperire accordi di co-
finanziamento con altri soggetti pubblici o privati e promuovere bandi per la selezione
degli interventi.
Interventi preferenziali
Figurano fra i tipi di interventi coerenti con gli obiettivi espressi innanzi:
piani volti al recupero edilizio ed urbanistico di singoli immobili,complessi edilizi,
isolati o parti del tessuto edilizio del centro storico di particolare interesse
tipologico,morfologico e storico anche attraverso integrazioni funzionali,
incremento della sicurezza rispetto alle azioni sismiche, adeguamento tecnologico

programmi unitari di manutenzione del patrimonio edilizio e dei relativispazi


pubblici volti ad aumentare la sicurezza rispetto alle azioni sismiche

opere di ridisegno degli spazi liberi dirette a ricostituire un rapporto architettonico e


urbanistico con il tessuto edificato circostante, nonché di ripristino naturale e
paesaggistico

progettazione e realizzazione di opere di rilevante interesse urbanistico e


architettonico in quanto presentino caratteri di elevata qualità funzionale, strutturale
e formale

inserimento di opere d’arte plastiche, grafiche, pittoriche, musive e fotografiche - in


infrastrutture, edifici pubblici e relative aree di pertinenza nel corso dei lavori di
recupero degli stessi

acquisto di aree ed edifici d’interesse storico-artistico al fine di incrementare il


patrimonio destinato a funzioni di interesse generale non residenziale; l’acquisto
può interessare anche solo parti di immobili ovvero riguardare diritti diversi dalla
proprietà

studi e ricerche ed altre iniziative a carattere culturale o divulgativo volti alla


conoscenza del patrimonio edilizio del centro storico e delle tecniche edilizie
tradizionali

interventi urgenti su edifici di valore storico, culturale e testimoniale interessati da


fenomeni di dissesto o da degrado delle strutture portanti

eliminazione di opere incongrue secondo le modalità di quanto disposto dal Titolo I


delle presenti norme

la verifica con cadenza periodica della rispondenza delle presenti norme


nell’esperienza concreta dell’attività di recupero, prevedendo eventuali
aggiornamenti e l’integrazione sistematica del Manuale del Recupero in funzione
degli interventi riguardanti in futuro le singole unità edilizie.

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