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sulle regole

Luce

IMPIANTI DI PUBBLICA ILLUMINAZIONE


Aspetti normativi e ruolo del progettista

di Alfredo Corvino

Con la crescente importanza assunta dagli impianti di pubblica illuminazione, ad essi oramai dedicata unampia normativa di legge e tecnica, comprendente anche a livello regionali, che tuttavia ha dato luogo a qualche problema. Tali norme hanno comunque il merito di aver conferito nuovi compiti amministrativi e di controllo agli Enti locali e richiesto particolari requisiti ai progettisti. I progettisti di impianti di pubblica illuminazione hanno assunto un ruolo importante; il progetto, deve essere completo e rispondente alla regola dellarte. Ad essi affidata la autonoma responsabilit delle scelte tecniche e normative, soprattutto riguardanti sicurezza e risparmio energetico. Il quadro normativo Le norme in vigore che si occupano degli impianti di pubblica illuminazione (di seguito riportate) sono in pratica riconducibili a disposizioni legislative e a norme tecniche, UNI e CEI.

Come noto, il rispetto delle norme tecniche porta alla presunzione della rispondenza degli impianti alla regola dellarte, come richiesto dalle leggi in vigore, tuttavia occorre considerare che le norme tecniche non sono obbligatorie ma volontarie, se pur naturalmente molto autorevoli. Ci per non impedire ladozione di soluzioni differenti messe a disposizione dallevoluzione tecnologica, che nellottica di una corretta ingegneria deve consentire di effettuare di volta in volta le scelte tecnico-economiche pi convenienti. Norme di legge - D.M. 5 novembre 2001, n. 6792 Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade. - D.M. 3 giugno 1998 Ulteriore aggiornamento delle istruzioni tecniche per la progettazione, lomologazione e limpiego delle barriere stradali di sicurezza e delle prescrizioni tecniche per le prove ai fini dellomologazione.

- D.M. 15 ottobre 1996 Aggiornamento del D.M. 223/1992, recante istruzioni tecniche per la progettazione, lomologazione e limpiego delle barriere stradali di sicurezza. - D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 Nuovo codice della strada e successive modifiche. - D.M. 18 febbraio 1992, n. 223 Regolamento recante istruzioni tecniche per la progettazione, lomologazione e limpiego delle barriere stradali di sicurezza. - Inoltre: D.M. 21 giugno 2004 e Direttiva Ministeriale 25 agosto 2004, per le barriere di sicurezza e distanziamenti dalla sede stradale; D.M. 14 giugno 1989, n. 236, per le barriere architettoniche; D.M. 14 gennaio 2008 Norme tecniche per le costruzioni, per il calcolo di pali e fondazioni. Norme tecniche Norma UNI 11248 Illuminazione stradale. Selezione delle categorie illuminotecniche. - Norma UNI EN 13201-2 Illuminazione

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stradale. Parte 2: Requisiti prestazionali. - Norma UNI EN 13201-3 Illuminazione stradale. Parte 3: Calcolo delle prestazioni. - Norma UNI EN 13201-4 Illuminazione stradale. Parte 4: metodo di misura delle prestazioni fotometriche. - Norma UNI 10819 Luce e illuminazione. Impianti di illuminazione esterna. Requisiti per la limitazione della dispersione verso lalto del flusso luminoso. - Norma UNI EN 12464-2 Luce e illuminazione. Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 2: Posti di lavoro in esterno. (questa Norma, in particolare, fornisce i parametri illuminotecnici per i parcheggi, insieme alla Norma UNI EN 13201-2) - Norma UNI EN 12193 Luce e illuminazione. Illuminazione di installazioni sportive. - Norma CEI 64-8 Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 100 V in corrente alternata e a 1500 V in corrente continua. - Inoltre: Norme UNI EN 40, sulle caratteristiche meccaniche e calcoli dei pali; - Norma UNI 1317, sulle barriere di sicurezza; Norma CEI 11-4, sulle distanze dalle linee aeree e calcolo di pali e fondazioni; norma CEI 11-47, per i distanziamenti dalla sede stradale. Piano di illuminazione comunale Il PIC (o PRIC) un Piano di programmazione dellilluminazione coordinato con gli altri piani e strumenti urbanistici adottati dai Comuni, teso a regolamentare gli interventi di illuminazione pubblica e privata allaperto, nellintero territorio cittadino.

Il Piano deve essere redatto in conformit alle norme tecniche e alle norme di legge nazionali e regionali, in particolare in Puglia alla L.R. 23 novembre 2005, n. 15 Misure urgenti per il contenimento dellinquinamento luminoso e per il risparmio energetico. Questultima, tra laltro, prevede allarticolo 3 che i Comuni si dotino di un piano di illuminazione che disciplini le nuove installazioni e gli adeguamenti di quelle vecchie in accordo con la presente legge. Il PIC uno strumento urbanistico di programmazione pluriennale sullilluminazione della citt, che detta il quadro di riferimento entro il quale progettisti e gestori degli impianti si devono muovere, ciascuno nellambito delle responsabilit che agli stessi derivano dalle leggi e norme in vigore, per il raggiungimento degli obiettivi che vengono sinteticamente di seguito indicati: sicurezza del traffico e delle persone, attraverso unilluminazione corretta e funzionale di ogni parte della citt; valorizzazione dei luoghi urbani, quali strade, piazze, aree pedonali, aree verdi, piste ciclabili, centri storici, monumenti, opere darte, porticati, ecc; razionalizzazione dei supporti e degli apparecchi dilluminazione, con sostituzione o conservazione, in ambiti storici o tipici della citt; rinnovo programmato degli impianti; orari di funzionamento e risparmio energetico; piano di manutenzione e programmazione economica. Il Piano, quindi, un programma di tipo architettonico e urbanistico e unoccasione di modellazione della

citt, per cui in relazione alle sue specificit consente la riconoscibilit e la fruibilit notturna del tessuto urbano. Esso permette di superare la logica dellilluminazione occasionale, di volta in volta decisa in modo slegato dal contesto dallimpresa o dal tecnico di turno, dando i criteri estetici per consentire luniformit delle future progettazioni. Inoltre, il Piano, attraverso unanalisi economica, indica le modalit del programma di manutenzione e i tempi di intervento, individua le risorse economiche occorrenti, ottimizzandole, garantendo un impianto di illuminazione affidabile. In questo modo, tra laltro, si consente alle Amministrazioni di procedere alla stipula di contratti con le ditte manutentrici basando gli appalti su dati tecnici ed economici certi e convenienti. Dovendo procedere allo studio storico e morfologico delle citt, allindividuazione delle caratteristiche dei luoghi e delle aree omogenee sotto laspetto illuminotecnico, tenendo conto della tipologia degli spazi urbani e della loro destinazione duso, opportuno prevedere uno staff interdisciplinare comprendente anche un architetto e che disponga dei software idonei per le simulazioni necessarie. Caratteristiche principali di un impianto di pubblica illuminazione Per il raggiungimento delle finalit evidenziate, i requisiti prestazionali richiesti allilluminazione stradale e le caratteristiche degli impianti di pubblica illuminazione vengono indicati soprattutto dalle citate norme UNI 11248 (successivamente semplicemente chiamata Norma), anche 13201-2,

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13201-3 e 13201-4. Inoltre, occorre far riferimento alle linee stabilite dal PIC e, ma con le considerazioni successivamente riportate, tenere presenti le prescrizioni date dalle leggi regionali, che per la Puglia sono la citata Legge 15/05 e il relativo Regolamento 13/06. A tale scopo, la procedura da adoperare comprende essenzialmente le seguenti fasi: classificazione delle categorie illuminotecniche; valutazione dei rischi e selezione delle categorie illuminotecniche; prescrizioni ai fini delle misure strumentali finali di collaudo, da effettuare sul posto ad impianti ultimati, secondo quanto previsto dalle citate Norme UNI EN 13201-3 e 13201-4. Classificazione delle categorie illuminotecniche Per assegnare le caratteristiche fotometriche ad un impianto, anche con riferimento al PIC, necessario individuare le categorie illuminotecniche, che identificano le condizioni soddisfacenti i requisiti richiesti dalla strada in esame. Esse vanno considerate come:

di esercizio, che quella (o anche pi


di una), diversa dalla categoria di progetto, prevista dal progettista nelle effettive condizioni operative dellimpianto, quando i parametri di influenza cambiano durante lesercizio, come ad esempio al diminuire della quantit di traffico nelle ore notturne; in questo caso, allo scopo di contenere i consumi energetici e lemissione di flusso luminoso disperso verso lalto, si adottano sistemi di regolazione (diminuzione fino al 50%) del flusso luminoso emesso. Valutazione dei rischi e selezione delle categorie illuminotecniche Il progettista, effettua dei sopralluoghi sulle strade e aree interessate, allo scopo di analizzare i rischi connessi ai parametri dinfluenza. Nel prospetto 3 della Norma sono riportati i parametri pi significativi, ma nei casi pi complessi, ad esempio in presenza di situazioni particolarmente conflittuali come incroci e svincoli, necessario considerare pi accuratamente altri parametri, ricorrendo anche a dati statistici derivanti dallesperienza. Lanalisi preliminare del rischio consente di suddividere le singole strade e aree in una o pi zone di studio, cio zone omogenee relativamente ai parametri dinfluenza considerati, e quindi per ogni zona di studio individuare il tipo di strada e le categorie illuminotecniche. Dallanalisi si passa alla valutazione dei rischi, nel rispetto delle norme e della regola dellarte, indicando le misure da adottare (tipo di impianto e di componenti elettrici ed illuminotecnici, procedure di gestione, ecc.), allo scopo di garantire, tra laltro, la sicurezza delle

persone, il contenimento dei consumi energetici e dei costi di primo impianto e di gestione. In questa fase occorre valutare la scelta delle altezze dei sostegni e della loro interdistanza, tenendo anche conto della presenza di alberi e di ostacoli, e indicare anche gli interventi preliminari per aumentare la sicurezza di strade ed aree, costituiti da provvedimenti integrativi dellilluminazione, come: adozione di segnali stradali, adozione di distanziamenti e barriere dei sostegni, illuminazione di passaggi pedonali, ecc. Per quanto riguarda i distanziamenti e le barriere stradali di sicurezza, occorre far riferimento soprattutto alla Norma CEI 64-8 e ai decreti regolamentari citati allinizio. In sintesi i provvedimenti principali sono riconducibili ai seguenti: per le strade urbane con velocit veicolare inferiore a 70 km/h, distanziare di almeno 0,50 m i pali dal bordo esterno del marciapiede; posizionare i pali in modo da lasciare un passaggio di almeno 0,90 m per i disabili su carrozzella; distanziare i sostegni e gli apparecchi dilluminazione da eventuali linee elettriche aeree esterne, con distanze non inferiori a: - 1 m per linee a tensione nominale 230/400 V, riducibile a 0,5 m nellabitato e comunque per linee in cavo; - (3+0,015 U) m, per le linee di media e alta tensione (con U>1000 V), dove U la tensione nominale della linea in kV, in genere riducibile a (1+ 0,015 U) per linee in cavo; per le strade urbane con velocit non inferiore a 70 km/h e per le strade extraurbane, adottare per i pali i necessari

di riferimento, ottenute considerando


la classificazione della strada di cui al citato D.Lgs. 285/1992, riportata nel prospetto 1 della Norma UNI 11248, nelle condizioni dei cosiddetti parametri dinfluenza riportati dalla Norma (flusso di traffico, complessit del campo visivo, zone di conflitto, ecc);

di progetto, ottenuta dalla precedente


applicando gli effettivi parametri dinfluenza, da individuare attraverso una valutazione dei rischi, come indicato nel prospetto 3 della Norma UNI 11248;

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stanziamenti e le barriere, concordando con il proprietario delle strade i provvedimenti da adottare e da indicare in progetto, per la sicurezza degli utenti contro urti e danneggiamenti; ladozione di barriere pu consentire ladozione di stanziamenti pi ridotti. Per quanto riguarda i requisiti fotometrici, i dati risultanti dai calcoli della progettazione devono rispettare i parametri massimi e minimi riportati nelle Norme. Inoltre, occorre tener conto delle indicazioni normative per le zone contigue (rotatorie, intersezioni, incroci, ecc.) e adiacenti, per le quali i livelli luminosi (intesi come luminanza per le categorie ME e illuminamento per le categorie CE ed S) devono risultare comparabili, come riportato in una apposita tabella della Norma, per evitare bruschi passaggi a cui locchio umano non riesce ad adattarsi in tempo. A tale scopo, per le zone adiacenti occorre evitare una differenza di pi di due categorie illuminotecniche, per le zone contigue ad una strada che costituiscono anche zone di conflitto (ad esempio una rotatoria) il livello luminoso non deve scendere al di sotto del 50%, e in generale per le intersezioni si deve tener conto delle altre specifiche raccomandazioni della Norma. Unanaloga considerazione vale per eventuali superfici verticali da evidenziare, ad esempio in corrispondenza di svincoli, per le quali vengono introdotte delle categorie illuminotecniche addizionali. Requisiti prestazionali derivanti dalle disposizioni legislative regionali La L.R. n. 15/2005 e il R.R. n. 13/2006 della Puglia, in analogia a quanto fatto dalla maggior parte delle regioni ita-

liane, dettano le misure per il contenimento dei consumi energetici e dellemissione del flusso luminoso verso lalto. Il contenimento di questultimo, a parere di molti definito impropriamente inquinamento luminoso, ha lo scopo di evitare lilluminazione non richiesta di luoghi e abitazioni, nelle quali finisce per essere molesta e intrusiva, e di proteggere lambiente naturale, inteso sia come specie animali e vegetali, soprattutto allinterno di oasi e parchi, e sia come cielo notturno, soprattutto in prossimit di osservatori astronomici. Le disposizioni regionali, accanto a qualche prescrizione strettamente connessa alle prestazioni e ai requisiti impiantistici e fotometrici, dettano una serie di norme su adempimenti amministrativi, obblighi e controlli riguardanti: Regione, Comuni, Province, osservatori astronomici, progettisti, ditte installatrici e ditte costruttrici di apparecchi dilluminazione. Inoltre, ai Comuni esse richiedono la redazione dei PIC, fissandone gli obiettivi e le linee guida, indicandone i criteri per applicazioni (strade extraurbane, grandi aree, centri storici e vie commerciali) e impianti specifici (sportivi, proiettori a fasci di luce, monumenti, insegne), e un graduale parziale adeguamento per gli impianti preesistenti allentrata in vigore della L.R. n. 15/2005. Per motivi di sintesi, di tutta la materia trattata vengono di seguito evidenziati unicamente gli aspetti legati ai principali requisiti prestazionali degli impianti. Gli apparecchi dilluminazione devono avere una distribuzione fotometrica tale da evitare emissione di luce

verso lemisfero superiore: consentito per angoli superiori a 90 che lintensit luminosa sia contenuta entro 0,49 cd/klm. Le case costruttrici devono accompagnare gli apparecchi anche con i dati dellintensit dilluminazione anche in forma tabellare, rilasciati da un laboratorio, insieme ad una dichiarazione di conformit alla L.R. n. 15/2005. Le sorgenti luminose comunque coinvolte nella pubblica illuminazione non devono provocare disturbi agli automobilisti n dar luogo a illuminazione intrusiva nelle propriet private (come accade spesso per gli immobili che si affacciano sulle strade). richiesto limpiego di sorgenti luminose ad elevata efficienza, come le lampade al sodio ad alta pressione o a Led, consentendo comunque quelle con efficienza non inferiore a 90 lm/W (e quando necessario anche 80 lm/W) e Ra superiore a 65, come le lampade a ioduri metallici (cio cosiddette a luce bianca, che tra laltro consentono di classificare la strada in una o due categorie inferiori a quella di riferimento, grazie a una maggiore visibilit e luminosit percepita), per monumenti ed edifici di valore sociale, aree di aggregazione e centri storici ad uso pedonale (in pratica, dappertutto). Nella classificazione delle strade, le residenziali devono essere considerate del tipo F, di rete locale, e in particolare quelle urbane di quartiere del tipo E. Nei nuovi impianti, in particolare per le strade ordinarie il progetto deve consentire di realizzare un rapporto tra interdistanza e altezza dei centri luminosi non inferiore a 3,7. Sono tuttavia consentite soluzioni diverse (quindi, anche

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con schermo a coppa), se si dimostra una migliore efficienza energetica complessiva dellimpianto. I valori dei livelli di illuminamento e delle luminanze non devono superare quelli previsti dalle norme tecniche (sulle superfici illuminate luminanza non superiore a 1 cd/m2, ). vietato installare fari che disperdano luce verso lalto e di illuminare monumenti, facciate ed elementi del paesaggio per la proiezione di immagini o fasci luminosi. Tuttavia, se necessario, lilluminazione di monumenti ed edifici deve essere preferibilmente radente dallalto verso il basso, mentre per quelli di interesse storico comunque consentita lilluminazione dal basso verso lalto, ma con il flusso luminoso ricadente quasi interamente (90%) nella sagoma del manufatto. Per i monumenti di valore storico, artistico e turistico consentito derogare dal limite massimo della luminanza di 1 cd/m , che pu raggiungere valori medi di 10 cd/m2 fino a 1500 ore di funzionamento e 7 cd/m fino a 2000 ore di funzionamento. Le insegne luminose dotate allinterno di sorgenti luminose non possono superare un flusso luminoso di 4500 lm, e se non appartengono a servizi di pubblica utilit devono essere spente entro le ore 24 nel periodo di ora legale ed entro le ore 23 o alla chiusura del locale nel periodo di ora solare. La Legge prevede la possibilit di deroga in casi di sorgenti luminose interne (porticati, ecc.) che non diffondono luce verso lalto, piccoli impianti (giardini, ecc), sorgenti luminose di uso breve o temporaneo, segnalazione stradale e di strutture pubbliche, insegne luminose pre2 2

viste dal Codice della strada allarticolo 23 e sorgenti luminose esterne alle vetrine. Luci e ombre delle leggi regionali La Legge e il Regolamento della Regione Puglia, come quelle fatte in materia dalle altre regioni, ha dei meriti ma ha anche introdotto incertezze e qualche inconveniente. Infatti, parere diffuso che accanto a provvedimenti decisamente positivi, quali le procedure pi rigorose, ne ha introdotti altri che, scontando le conseguenze di una eccessiva influenza ideologica degli ambientalisti, finiscono in realt per aumentare i consumi, senza alcun vantaggio per losservazione astronomica e linquinamento luminoso. Per sottolinearne gli aspetti negativi, come si rileva dallelenco precedente, a parte alcune prescrizioni piuttosto singolari o comunque non motivate, occorre considerare soprattutto le questioni della riduzione dellinquinamento luminoso e dei consumi. Della riduzione della dispersione verso lalto del flusso luminoso, per non ostacolare losservazione astronomica, se ne occupa gi la citata Norma UNI 10819, a cui molto opportunamente avrebbero potuto rimandare le leggi regionali. A tal proposito, da ulteriori ricerche sullargomento, anche a causa del fatto che gli apparecchi dilluminazione sono quasi tutti immersi nelle cavit delle strade, risulta che la citt si comporta come una cavea a sorgente luminosa unica, che emette il flusso luminoso complessivo delle sorgenti verso lalto per diffusione, a seguito delle riflessione della luce sulle superfici, come mostrato

nella figura 1. Di tale flusso, come viene evidenziato dai rilievi fotografici e strumentali, la maggiore quantit dovuta alla riflessione delle superfici e del piano stradale (circa il 15%) e non agli apparecchi dilluminazione (circa l1%). Fig. 1. Un impianto di illuminazione in citt emette luce verso lalto per diffusione

Una conseguenza della prescrizione sulla limitazione del flusso verso lalto dellapparecchio luso obbligatorio del vetro piano e il divieto di quello curvo (coppa). Ma, come si vede dai risultati sperimentali, schematicamente rappresentati nella figura 2, le radiazioni luminose pi efficaci per lilluminazione della strada (comprese nellangolo 6080 dalla verticale) col vetro piano subiscono maggiori riflessioni verso linterno dellapparecchio rispetto al vetro curvo, per cui a fronte di una modesta riduzione del flusso luminoso emesso verso lalto si ha un rendimento minore e un accorciamento della vita media della lampada. Ma quel che pi rilevante il fatto che non sfruttando le radiazioni radenti sopra evidenziate, come stato rilevato da misure e calcoli, con limpiego del vetro piano rispetto a quello curvo, a parit di

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potenza e di luminanza (che il parametro pi importante per la circolazione stradale) delle singole lampade, di uniformit dellilluminazione e di altezza dei sostegni, risulta necessario un numero complessivo di sorgenti maggiore. In queste condizioni, quindi, si hanno consumi e anche un flusso disperso verso lalto maggiori, a causa della necessit di un flusso luminoso complessivo emesso dagli apparecchi pi elevato, conseguente ad un livello dilluminamento richiesto pi alto.

della Legge regionale non finisce qua. Infatti, problematico e a volte impossibile appare rispettare e mantenere il limite massimo (di 1 cd/m2) del valore della luminanza sulle superfici, dovendo contemporaneamente ottemperare anche ai valori minimi richiesti dalle norme UNI e tener conto delle ordinarie tolleranze costruttive degli apparecchi dilluminazione e degli impianti e incertezza delle misurazioni. anche il caso di sottolineare linopportunit della prassi attuale che vede le Regioni emanare leggi sullilluminazione urbana ingiustificatamente di-

rezza stradale, anche con riferimento ai criteri individuati dal PIC per il rispetto e la valorizzazione degli ambienti urbani, il progettista deve adottare le soluzioni tecnico-economiche pi convenienti ai fini dei costi iniziali e di gestione, soprattutto nella scelta di componenti elettrici e apparecchi dilluminazione, per la riduzione dei consumi energetici e dei costi di manutenzione. Ruolo del progettista Anche grazie alle leggi regionali, per gli aspetti amministrativi il progettista ha assunto un ruolo molto importante nel processo di ideazione e realizzazione di un impianto di pubblica illuminazione, riconosciuto giustamente come opera di urbanizzazione primaria. Nella situazione normativa presente, che come detto evidenzia aspetti contraddittori, il progettista chiamato ad effettuare scelte che richiedono analisi e conoscenze in varie direzioni. A tale scopo, la L.R. n. 15/2005 prevede che tale compito possa essere svolto soltanto da un professionista iscritto allalbo, con specifica e documentata esperienza o formazione. Attraverso lesame dei luoghi e lindividuazione dei parametri di influenza esistenti, il progettista inizia il suo lavoro effettuando la valutazione dei rischi e individuando le categorie illuminotecniche di riferimento, di progetto e di esercizio. Egli deve altres individuare le griglie di calcolo per le sedi stradali e, in base ai valori limite imposti dalla scelta delle categorie di progetto e di esercizio, eseguire mediante luso di software i calcoli fotometrici nella disposizione dei sostegni e configurazione in-

Fig. 2. Luce emessa e riflessa da apparecchi

verse da un territorio allaltro e che introducono incertezze normative in contrasto con le norme tecniche e quindi con la regola dellarte, in continua evoluzione. Daltra parte doveroso anche sottolineare che in tema di ambiente e sicurezza delle persone la competenza dello Stato (articolo 117

dilluminazione con vetro piano e curvo Pertanto, la soluzione consiste invece nel massimizzare il coefficiente di luminanza q=L/E, ottenendo in tal modo la riduzione del flusso complessivo emesso, compreso quello disperso verso lalto, e dei consumi energetici, attraverso lottimizzazione del rapporto interdistanza-altezza dei sostegni e quindi anche con luso dello schermo a vetro curvo. Questa possibilit in effetti offerta dalla Legge regionale, sia pure come alternativa e in deroga alla prescrizione ingiustificata di un valore 3,7 minimo di tale rapporto, potendo il progettista responsabilmente dimostrare la migliore efficienza complessiva dellimpianto. Ma la difficile applicabilit

della Costituzione), allo scopo, tra laltro, di non dare origine a disparit tra i cittadini. Su queste materie, dunque, le Regioni non dovrebbero legiferare. Lo Stato, molto efficacemente, provvede a disciplinare la materia attraverso le norme tecniche (UNI e CEI), in costante aggiornamento, e raramente attraverso leggi, difficili da cambiare, che finirebbero per ingessare le soluzioni tecnologiche al presente. Il progetto dellimpianto di pubblica illuminazione Il progetto di un impianto di pubblica illuminazione segue le regole adottate normalmente nella corretta ingegneria. Nel rispetto dei requisiti richiesti dalle norme e dalla regola dellarte sulla sicu-

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terdistanza-altezza dei sostegni scelti, fornendo i risultati dei valori della luminanza e/o dellilluminamento, insieme ai valori della loro uniformit. Infine, egli indica le soluzioni impiantistiche e i provvedimenti integrativi (ostacoli, segnalazioni, barriere, ecc.) atti a realizzare le condizioni di sicurezza necessarie. Il progettista, se lo ritiene necessario pu addirittura derogare da alcune indicazioni del PIC e delle leggi regionali, in quanto a lui compete la responsabilit di garantire la sicurezza delle opere. Infine redige il piano di manutenzione, richiesto non solo dalla Norma UNI 11248 ma anche dalle norme di legge in materia di lavori pubblici, tenendo anche conto delle disposizioni contenute nel PIC, che deve tendere a far conservare per la vita attesa tutti i componenti nelle condizioni prestazionali previste dal progetto e dalle norme. Tale piano in genere pu essere costituito dal manuale di uso e di manutenzione e dal programma di manu-tenzione. La redazione del piano di manutenzione consente allAmministrazione comunale di disporre delle linee guida per la gestione del servizio, lasciando al gestore la definizione nei dettagli del tipo di strategia da mettere in campo, di organizzazione e di manutenzione da adottare. Il manuale duso e di manutenzione riporta, tra laltro, in sintesi: le parti pi importanti dellimpianto, con le loro modalit duso e possibili anomalie; le operazioni manutentive e il livello minimo delle prestazioni (specie degli

apparecchi dilluminazione), allegando i libretti e le istruzioni della case costruttrici (specialmente dei dispositivi di regolazione e programmazione, ai quali frequentemente accede il personale di servizio), precisando la periodicit della sostituzione delle lampade, della pulizia degli apparecchi e della riverniciatura dei sostegni; le risorse da impegnare, in termini di mano dopera, dispositivi di protezione, attrezzature e mezzi di lavoro, materiali e ricambi a magazzino; gli schemi dei quadri elettrici e le planimetrie dellimpianto. Il programma di manutenzione riporta, tra laltro, in sintesi: gli interventi manutentivi con la periodicit relativa; i controlli per il mantenimento dei livelli prestazionali, riferiti sia alle verifiche dellimpianto elettrico sia alle misure dei parametri fotometrici in corrispondenza delle griglie stabilite sul piano stradale. Documentazione di progetto La documentazione di progetto di seguito riportata si riferisce agli elaborati che individuano limpianto. Come noto, un incarico di progettazione comporta la predisposizione anche di una parte di documentazione relativa agli aspetti tecnico-amministrativi, che qui non viene considerata, come: capitolato dappalto, elenco prezzi, computo metrico, ecc. Una documentazione adeguata e completa rappresenta, come per tutti gli impianti, un obbligo tecnico e giuridico, con cui possibile esercire in termini di sicurezza un impianto. Essa richiesta

dalla norme CEI ed UNI e in particolare dalla Guida CEI 0-2, come necessit derivante dallosservanza delle norme di buona tecnica e quindi della legge 1 marzo 1968, n. 186. Agli impianti di illuminazione pubblica non si applica il D.M. 22 gennaio 2008, n. 37, sulla sicurezza degli impianti tecnici. Dellobbligatoriet della progettazione, in questo caso a firma di un tecnico abilitato (ingegnere o perito industriale), se ne occupa la citata L.R. n. 15/2005. La documentazione finale, che accompagna limpianto nel suo esercizio, deve corrispondere al progetto esecutivo e alla definitiva installazione ed essere costituita almeno dalle parti di seguito indicate. Relazione tecnica, contenente tutti gli aspetti riportati in precedenza, a partire dal riferimento alle norme e ai Piani considerati e passando allindividuazione delle categorie illuminotecniche, a scelta delle zone di studio di strade ed aree, valutazione del rischio, indicazione dei provvedimenti integrativi, tipologia di impianti e apparecchi dilluminazione scelti, tipologia dei componenti elettrici e sostegni, metodi e programmi di calcolo adoperati, ecc. Per quanto riguarda la parte elettrica, la relazione deve riportare la rispondenza alle condizioni richieste dalle norme CEI e da altre eventuali norme. Allegati alla relazione tecnica, costituiti da: dichiarazione di conformit degli apparecchi dilluminazione alla L.R. n. 15/2005 rilasciata dalle case costruttrici, accompagnata dalla documentazione tecnica contenente le curve fotometriche con i valori dellin-

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tensit dilluminazione anche in forma tabellare, le caratteristiche riguardanti lefficienza luminosa, il flusso luminoso emesso, la temperatura di colore e lindice di resa cromatica della lampada; dichiarazione di conformit dellimpianto alla L.R. n. 15/2005 (che per non sarebbe di sua competenza) e al progetto, rilasciata dallinstallatore; dichiarazione di conformit del progetto alla L.R. n. 15/2005, rilasciata dal progettista. Calcoli: meccanico dei sostegni e di eventuali opere di provvedimenti integrativi, con riferimento a Norme UNI EN 40 e norme tecniche di costruzione; elettrico della rete, con riferimento alle condutture elettriche e ai dispositivi di protezione e loro coordinamento; illuminotecnico, con i valori dei parametri fotometrici limiti richiesti e ottenuti (luminanza, illuminamento, gradi di uniformit, abbagliamento) riferiti alle griglie di progetto, se possibile completo di rendering, nel piano e nello spazio, che rappresenti e visualizzi i futuri scenari della luce. Schemi dei quadri elettrici, contenenti le caratteristiche delle condutture elettriche e dei dispositivi di comando, controllo, segnalazione e protezione. Planimetrie degli impianti, con lubicazione dei sostegni con gli apparecchi dilluminazione, dei quadri elettrici e delle condutture elettriche, complete dei particolari costruttivi necessari, indicanti ad esempio i distanziamenti e le barriere dei pali, i pozzetti, le connessioni, ecc.

Piano di manutenzione, articolato in manuale duso e manutenzione e in programma di manutenzione, completo di schede tecniche, libretti duso e manutenzione degli apparecchi elettrici e dilluminazione.

AA.vv., Progettazione dellilluminazione esterna. Energia, ambiente, sicurezza, Atti dellIncontro tecnico AIDI, Portogruaro 2008.

Alfredo Corvino Membro del SC 64 A e del CT 81 del CEI

Bibliografia M. Carraio, La manutenzione programmata degli impianti, LUCE, 10/1999. A. Corvino, Progetto di un impianto di pubblica illuminazione, Elettrificazione, 6/2000. A Corvino, Impianto di pubblica illuminazione. Piano e programma di manutenzione, 7/2000. P. Iacomussi, G. Rossi, P. Soardo, Norma UNI 10819. Compatibilit ambientale dellilluminazione pubblica, LUCE, 9/2000. P. Soardo, L. Fellin, P. Iacomussi, G. Rossi, Risparmio energetico e flusso luminoso verso lalto, LUCE, 1, 2003. R. Biggi, Inquinamento luminoso: nuove soluzioni per le armature stradali. LUCE, 1/2003. P. Soardo, La luce anche molesta, LUCE, 3/2003. M. Bonomo, Alcune osservazioni per una legge nazionale sul risparmio energetico, LUCE, 5/2003. M. Sss, Il ruolo dei piani comunali di illuminazione pubblica, LUCE, 5/2003. M. Bonomo, Guida alla progettazione dellilluminazione stradale e urbana, Mancosu editore, Roma, 2006. Elettrificazione,

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