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RISERVA NATURALE REGIONALE ORIENTATA DEI

LAGHI DI CONVERSANO E GRAVINA DI MONSIGNORE

PIANO TERRITORIALE DELL'AREA PROTETTA


ai sensi dell'art. 20 della L.R. n. 19/1997 e dell'art. 9 della L.R. n. 16/2006

rev
Elaborato 17 NTA 0

NORMATIVA TECNICA DI ATTUAZIONE

Comune interessato Il Sindaco Elaborazione


Conversano (BA) avv. Giuseppe Lovascio Ottobre 2012

Ente di Gestione Il Responsabile del Procedimento


Comune di Conversano ing. Francesco Longo

arch. Antonio Oliviero


coordinamento generale, pianificazione territoriale, VAS e partecipazione

ing. Giancarlo Lagioia


assistenza al RUP

Studio Silva - dott. Leonardo Beccarisi


ecologia e vegetazione
PROGETTAZIONE dott. Cristiano Liuzzi
ecologia e fauna

dott.ssa Brunella Favia


scienze geologiche e idrografia

dott. Andrea Occhilupo


tematiche socio-economiche e produttive

Assistenza Tecnica ing. Giacomo Caristi


elaborazioni grafiche e sistema informativo territoriale
 
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INDICE

PARTE PRIMA: NORME GENERALI ........................................................................................................................ 2
ART.1. Finalità della Riserva Naturale e del Piano territoriale ................................................................... 2
ART.2. Finalità della Riserva Naturale e del Piano territoriale ................................................................... 2
ART.3. Elaborati costituenti il Piano Territoriale ............................................................................................. 3
ART.4. Efficacia del Piano Territoriale .................................................................................................................. 3
ART.5. Finalità di promozione e sviluppo ............................................................................................................ 3

PARTE SECONDA: SUDDIVISIONE IN AREE A DIVERSO REGIME DI TUTELA ..................................... 5
ART.6. Suddivisione in zone ....................................................................................................................................... 5
ART.7. Zona A – Riserva Integrale ........................................................................................................................... 6
ART.8. Zona A – Orientamenti per la fruizione didattica e scientifica ..................................................... 7
ART.9. Zona A – Orientamenti per la fruizione culturale ed escursionistica ........................................ 7
ART.10. Zona B ‐ Riserva Generale Orientata ..................................................................................................... 8
ART.11. Zona B – Disciplina per la conservazione e valorizzazione del patrimonio edilizio ........ 9
ART.12. Zona C – Area di protezione ...................................................................................................................... 9
ART.13. Zona D ‐ Area di Promozione Economica e Sociale ..................................................................... 10
ART.14. Area Annessa ................................................................................................................................................ 10

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PARTE PRIMA: NORME GENERALI



ART.1. FINALITÀ DELLA RISERVA NATURALE E DEL PIANO TERRITORIALE
1. L’area naturale protetta regionale “Riserva naturale orientata dei Laghi di Conversano e
Gravina di Monsignore” (di seguito denominata solo “Riserva”), è istituita dalla L.R. del 13
giugno 2006 n. 16, che ne specifica il perimetro.
2. La Riserva comprende le aree naturali “Lago di Sassano”, “Lago di Agnano”, “Lago di
Castiglione”, “Lago di Chienna”, “Lago di Iavorra”, “Lago di Minuzzi”, “Lago di Padula”, “Lago
di Petrullo”, “Lago di S. Vito”, “Lago di Vignola”, “Gravina di Monsignore”.

ART.2. FINALITÀ DELLA RISERVA NATURALE E DEL PIANO TERRITORIALE
1. L’area della Riserva è sottoposta a uno speciale regime di tutela e di gestione ai sensi della
L.R. 13/2006, allo scopo di perseguire le seguenti finalità:
a) Conservare e recuperare le biocenosi, con particolare riferimento agli habitat e alle
specie animali e vegetali contenuti nelle direttive comunitarie 79/409/CEE del
Consiglio, del 2 aprile 1979, concernente la conservazione degli uccelli selvatici e
92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat
naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatica, e i valori paesaggistici, gli
equilibri ecologici, gli equilibri idraulici e idrogeologici;
b) Salvaguardare i valori e i beni storico‐architettonici, antropologici e le attività agro‐
silvo‐pastorali e tradizionali;
c) Incrementare la superficie e migliorare la funzionalità ecologica degli ambienti umidi e
degli ambienti a vegetazione spontanea;
d) Realizzare corridoi ecologici per la connessione delle singole aree naturali, anche
attraverso interventi di rinaturalizzazione;
e) Promuovere attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, nonché attività
ricreative sostenibili;
f) Allestire infrastrutture per la mobilità lenta e l’accoglienza diffusa;
g) Recuperare e riqualificare il sistema insediativo rurale al fine di favorire lo sviluppo di
una ricettività qualificata nel territorio;
h) Promuovere e riqualificare attività economiche, in particolare nei settori del turismo,
dell’agricoltura, dell’artigianato e dei servizi, compatibili con le finalità di cui alle lettere
a) e b), al fine di migliorare la qualità della vita delle popolazioni residenti.
2. La tutela dei valori naturali e ambientali e storici, culturali, antropologici tradizionali,
affidata all'Ente di Gestione della Riserva, è perseguita attraverso il Piano.
3. Il sistema complessivo degli strumenti di pianificazione e regolamentazione della Riserva è
costituito da:
a) Il Piano Territoriale dell’area naturale protetta, ai sensi dell’art. 20 della Legge Regionale
24 Luglio 1997 n. 19 "Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette
nella Regione Puglia", nonché, della Legge 6 dicembre 1991 n. 394 “Legge Quadro sulle
aree protette”;
b) Il Piano Pluriennale Economico – Sociale, ai sensi dell’art. 21 della L.R. 19/1997, e,
dell’art. 14 della L. 394/1991;

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c) Il Regolamento della Riserva, ai sensi dell’art. 22 della L.R. 19/1997, e, dell’art. 11 della
L. 394/1991.

ART.3. ELABORATI COSTITUENTI IL PIANO TERRITORIALE
1. Il PIANO è costituito dai seguenti elaborati:
CATEGORIA NR COD DENOMINAZIONE SCALA
01 QAC Inquadramento dell’area 1:18.000
02 QAC Carta della Pianificazione Territoriale 1:40.000
QUADRO CONOSCITIVO
03 QAC Aree ad elevato interesse storico – paesaggistico 1:5.000
AMBIENTALE
04 QAC Elementi di discontinuità 1:5.000
05 QAC Relazione del Quadro Ambientale Conoscitivo ‐‐
06 QAI Carta geomorfologica 1:5.000
QUADRO AMBIENTALE 07 QAI Carta dei vincoli idrogeomorfologici 1:5.000
IDROGEOMORFOLOGICO
08 QAI Relazione del Quadro Ambientale Idrogeomorfologico ‐‐ 
09 QAV Carta della vegetazione 1:5.000
QUADRO AMBIENTALE
Relazione del Quadro Ambientale Ecologia e
ECOLOGIA E VEGETAZIONE 10 QAV ‐‐
vegetazione
QUADRO AMBIENTALE
11 QAF Relazione del Quadro Ambientale Ecologia e fauna ‐‐ 
ECOLOGIA E FAUNA
QUADRO AMBIENTALE 12 QAVF Carta degli habitat 1:5.000
ECOLOGIA VEGETAZIONE E
13 QAVF Carta della naturalità 1:5.000 
FAUNA
14A DPT Zonizzazione della Riserva 1:18.000
14B DPT Zonizzazione della Riserva 1:5.000
DISPOSIZIONI DEL PIANO 15 DPT Carta della rete ecologica 1:18.000
TERRITORIALE
16 DPT Relazione Generale ‐‐
17 NTA Normativa Tecnica di Attuazione ‐‐ 
18 PPES Il Piano Pluriennale Economico – Sociale ‐‐ 
PIANO PLURIENNALE
ECONOMICO – SOCIALE Carta degli interventi del Piano Pluriennale
19 PPES 1:5.000 
Economico – Sociale
REGOLAMENTO DELLA
20 REG Regolamento della Riserva ‐‐ 
RISERVA

ART.4. EFFICACIA DEL PIANO TERRITORIALE
1. Il Piano ha l’efficacia prevista dall’art. 12 della L. 394/91.
2. Le previsioni e prescrizioni contenute nel Piano sono norme vincolanti e l’Ente di Gestione
vigila sulla loro attuazione diretta o da conseguire attraverso l’adeguamento degli
strumenti di Governo del Territorio da parte dei Soggetti di pianificazione di cui alle
legislazioni nazionali e Regionali in vigore che ricadono nel territorio della Riserva.
3. Il Piano ha effetto di dichiarazione di pubblico generale interesse e di urgenza e
d’indifferibilità per gli interventi in esso previsti e sostituisce a ogni livello i piani
territoriali o urbanistici.
4. Sono fatte salve le previsioni contenute nei Piani di Assetto Idrogeologico della Regione
Puglia nonché dei Piani Paesistici ove vigenti; gli aggiornamenti dei predetti Piani sono
recepiti e fatti salvi dal Piano a far data dalla relativa entrata in vigore degli stessi.

ART.5. FINALITÀ DI PROMOZIONE E SVILUPPO
1. Coerentemente con le finalità della Legge 394/91, insieme alla tutela del sistema naturale e
culturale, la valorizzazione economica della Riserva è perseguita sia attraverso la
promozione di attività, sia attraverso la realizzazione di opere.

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2. Le attività sono prioritariamente destinate:


 a finalità di studio e osservazione della Natura per lo sviluppo (e il completamento) delle
conoscenze di base del patrimonio naturalistico della Riserva ed il successivo
monitoraggio e intendono essere inquadrate in programmi di attività rilevanti al livello
internazionale;
 alla promozione della cultura dell’ambiente e al godimento di forme compatibili di
fruizione;
 alla valorizzazione dei prodotti del suolo, dell’allevamento e dell’ingegno;
 al miglioramento della qualità della vita, della coesione sociale, della formazione
professionale e della partecipazione della popolazione residente;
3. Le opere sono prioritariamente destinate:
 allo svolgimento delle attività di cui al comma precedente;
 all’adeguamento della dotazione di attrezzature e servizi per le popolazioni;
 alla messa in sicurezza del territorio e delle popolazioni;
 al mantenimento e alla valorizzazione degli elementi costitutivi del paesaggio storico;
 alla creazione, il mantenimento e la valorizzazione della rete dei Sentieri;
 al recupero e alla riqualificazione del patrimonio edilizio e infrastrutturale;
 alla realizzazione di opere indispensabili allo svolgimento delle attività di studio e
osservazione, di attività agricole e zootecniche in atto, alla fornitura di servizi per
l’accoglienza rurale, alla gestione naturalistica di tutte le risorse presenti nel territorio
della Riserva;
 alla valorizzazione delle attività economiche ecocompatibili.


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PARTE SECONDA: SUDDIVISIONE IN AREE A DIVERSO REGIME DI TUTELA



ART.6. SUDDIVISIONE IN ZONE
1. Ai sensi della L. 394/91, il territorio della Riserva, come rappresentato nell’elaborato “14 –
DPT – Zonizzazione della Riserva”, è suddiviso nelle seguenti Zone:
 Zona A: “Riserva Integrale”, sono le aree di massima protezione che comprendono
le aree di spiccato valore naturalistico, ambientale e paesaggistico, in cui prevale
l’esigenza di orientare scientificamente l’evoluzione e la riqualificazione degli ambienti
naturali, nella salvaguardia della biodiversità.
 Zona B: “Riserva Generale Orientata”, si tratta di aree naturali in cui oltre componenti
naturali di pregio vi è la presenza antropica. In questa zona, che comprende le aree
prossime e in rapporto di continuità con la zona “A”, l’ambiente nelle sue manifestazioni
vegetazionali, faunistiche, geomorfologiche e idrogeologiche, è tutelato nell’interesse
dell’equilibrio generale dell’ecosistema. Tali aree sono destinate esclusivamente ad
attività di restauro ambientale e di potenziamento della dotazione di risorse naturali,
forestali e vegetali, nonché di conservazione delle utilizzazioni produttive tradizionali
già presenti. La Zona B è suddivisa nelle seguenti sottozone:
a) Zona B1 – Riserva generale orientata di interesse naturalistico: corrispondente al
bacino idrico delle emergenze naturalistiche della Riserva;
b) Zona B2 – Riserva generale orientata a protezione degli interessi naturalistici:
corrispondente ad una fascia di protezione per la conservazione dell’habitat e della
naturalità della Zona B1.
c) Zona B3 – Riserva generale orientata: corrispondente alle aree della riserva
caratterizzate da un habitat di interesse comunitario, da un’alta naturalità o dalla
presenza di vincoli di carattere architettonico e/o archeologico.
 Zona C: “Area di Protezione”, sono aree di sviluppo intermedio che comprendono alcune
aree insediative strettamente limitrofe alle zone A e B della Riserva. In tali aree
l’obiettivo è di garantire le funzioni abitative, nel rispetto della qualità e della identità
paesistico‐culturale dei luoghi, nonché lo sviluppo di alcune attività socio‐ economiche a
servizio delle attività di fruizione della Riserva e della mobilità lenta, attività favorite
dall’Ente di Gestione.
 Zona D: “Area di Promozione Economica e Sociale”, sono le aree più estesamente
modificate da processi di antropizzazione. Esse sono destinate alla realizzazione di
opere di trasformazione e allo svolgimento di attività compatibili con le finalità istitutive
della Riserva, nonché lo svolgimento di attività finalizzate al miglioramento della vita
socio‐culturale delle collettività locali e al miglior godimento della Riserva da parte dei
visitatori. In tali aree la valorizzazione e la tutela del è affidata prioritariamente alla
pianificazione comunale.
2. Il Piano inoltre individua l’Area Annessa alla Riserva (ai sensi del PUTT/P della Regione
Puglia) all’esterno dell’area posta a tutela, in cui saranno vigenti le norme generali di tutela
del territorio e dell’ambiente rispetto alle Aree Contigue definite dalla L. 394/91.

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ART.7. ZONA A – RISERVA INTEGRALE


1. L’obiettivo della disciplina stabilita dal Piano per questa zona è quello di assicurare la
conservazione degli ecosistemi presenti, prevenendo fenomeni e fattori di compromissione
e degrado e favorendo la naturale evoluzione della vegetazione autoctona, senza escludere
eventuali interventi finalizzati a garantirne la biodiversità. Il Piano si propone altresì di
favorire, in modo compatibile al suddetto obiettivo, la fruizione della Riserva da parte dei
frequentatori per motivi escursionistici, didattici, scientifici e culturali.
2. Nelle aree identificate come Zona A, al fine di conservare l’ambiente naturale nella sua
integrità sono vietate:
a) La realizzazione di nuove opere e interventi. Eventuali deroghe possono essere
autorizzate dall’Ente di Gestione unicamente per motivi legati alla diretta gestione
conservativa delle aree o alla messa in sicurezza delle popolazioni residenti;
b) La gestione forestale attiva;
c) Qualsiasi forma di attività agricola, comprese le attività legate alla zootecnia, salvo i
diritti reali e gli usi civici delle collettività locali, che sono esercitati secondo le
consuetudini locali;
d) l’asportazione di specie vegetali arbustive, erbacee e di funghi spontanei se non per
scopi di ricerca e previa concessione da parte dell’Ente di gestione;
e) l’accensione di fuochi a ridosso o all’interno dell’area;
f) l’utilizzo, per i reimpianti di colture, di strutture che abbiano un impatto negativo sul
paesaggio;
g) qualsiasi tipo di prelievo idrico, per derivazione superficiale, drenaggio, captazione di
sorgente o emungimento da pozzo;
h) l’escavazione, lo scasso, il danneggiamento o l’asportazione di materiale litologico,
fatto salvo quanto strettamente necessario per la manutenzione delle strade forestali e
dei sentieri;
i) qualsiasi attività di modifica, seppure parziale, all'assetto geomorfologico ed
idrogeologico;
j) L'installazione di pali, antenne, cartelloni pubblicitari.
k) Il transito al di fuori dei percorsi individuati e segnati dall’Ente di Gestione, il quale, per
esigenze di tutela e conservazione, può anche stabilire il divieto assoluto di accesso nella
zona in periodi specifici. Deroghe al presente divieto, per finalità naturalistiche e
scientifiche, sono subordinate al Nulla‐Osta da parte dell’Ente di Gestione. Sono inoltre
previste deroghe per le attività connesse al servizio di sorveglianza, al monitoraggio
dell’evoluzione degli ecosistemi e le attività di ricerca condotte direttamente dall’Ente di
Gestione o da questo espressamente autorizzate.
l) l’accumulo di concimi organici;
m) la dispersione di acque bianche provenienti da piazzali e strade;
n) lo spargimento di pesticidi e fertilizzanti;
o) la dispersione, ovvero immissione di reflui, fanghi e liquami;
p) la modifica dei parametri fisico‐chimici delle acque;
q) l’attività di pesca;
r) il prosciugamento di terreni o drenaggio di acque;
s) L’introduzione di animali da compagnia, se non muniti di relativo guinzaglio,

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t) L’asportazione ed il danneggiamento di piante spontanee, funghi, muschi e licheni (per i


funghi si fa riferimento alla legge regionale n.12 del 2003, art.5, comma 1);
u) La raccolta di legna e di frutti del sottobosco;
v) L’asportazione ed il danneggiamento di individui della fauna selvatica e delle strutture
legate alla loro riproduzione (nidi, tane, ecc.);
3. Nella Zona A sono ammessi, previo Nulla‐Osta:
a) gli interventi relativi alla manutenzione della sentieristica o dei manufatti volti alla
prevenzione del dissesto o all’agevolazione dello svolgimento delle pratiche di
emergenza in caso di evento calamitoso e nei periodi del ripristino;
b) le attività finalizzate alla fruizione didattica e scientifica del patrimonio naturalistico;
c) le attività finalizzate alla fruizione culturale ed escursionistica del patrimonio
naturalistico;
4. Nella Zona A non sono soggette a rilascio di Nulla‐Osta da parte dell’Ente di Gestione le
seguenti attività:
a) l’accesso e il transito pedonale nell’area attraverso la sentieristica esistente;
b) l’accesso ed il transito con mezzi non motorizzati attraverso la sentieristica esistente;
c) le attività di tipo escursionistico lungo la sentieristica esistente;
d) le attività di osservazione naturalistica lungo la sentieristica o presso punti di
osservazione predisposti.

ART.8. ZONA A – ORIENTAMENTI PER LA FRUIZIONE DIDATTICA E SCIENTIFICA
1. L’Ente di gestione, in accordo con gli obiettivi del presente Piano, si impegna a garantire
l’accesso e la fruizione didattica e scientifica della zona A, anche promuovendo particolari
eventi o specifiche ricerche.
2. Per scopi legati alla fruizione didattica e scientifica della zona A, è possibile:
a) camminare al di fuori della sentieristica.
b) la raccolta di campioni di acqua, materiale pedologico e litologico.
c) la raccolta di campioni di vegetali e funghi.
d) la raccolta di campioni di microfauna e macrofauna.
3. L’Ente di Gestione può stipulare convenzioni con le scuole, l’università o con centri di
ricerca pubblici e privati, al fine di migliorare le conoscenze scientifiche e di coadiuvare le
attività di educazione ambientale.
4. L’Ente di Gestione favorisce ed orienta le attività di volontariato all’interno del suo
territorio, anche con la collaborazione di associazioni per la protezione dell’ambiente.
5. Per l’organizzazione di escursioni riservate a studiosi (singoli o in gruppo), scolaresche e
comitive è possibile contattare l’Ente di Gestione.
6. L’Ente di Gestione si impegna a diffondere, con i mezzi a sua disposizione, il materiale
scientifico e didattico prodotto nel proprio territorio.

ART.9. ZONA A – ORIENTAMENTI PER LA FRUIZIONE CULTURALE ED ESCURSIONISTICA
1. L’Ente di Gestione, in accordo con gli obiettivi del presente Piano, si impegna a garantire
l’accesso e la fruizione culturale ed escursionistica della zona A.
2. Per consentire l’accesso e la fruizione nel proprio territorio, l’Ente di Gestione predispone
un sistema costituito da: sentieristica, punti informativi e centri visita.

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 La sentieristica assicura la libera circolazione nella Riserva e trova il suo naturale


complemento nella segnaletica. La segnaletica permette di guidare il visitatore
all’interno della Riserva e di evidenziare particolari ambiti naturalistici e storico‐
architettonici.
 I punti informativi rappresentano il collegamento fra la Riserva con le proprie iniziative
ed i cittadini fruitori.
 I centri visita costituiscono il luogo di divulgazione delle peculiarità naturalistiche,
storiche ed architettoniche legate al territorio della Riserva.
3. L’Ente di Gestione si fa promotore di eventi culturali legati ai propri scopi divulgativi.
4. L’Ente di Gestione organizza visite guidate, anche avvalendosi della collaborazione di
soggetti esterni.

ART.10. ZONA B ‐ RISERVA GENERALE ORIENTATA
1. L’obiettivo della disciplina stabilita dal Piano per questa zona è il mantenimento, il
recupero e lo sviluppo delle attività agricole tradizionali o condotte con metodi di
agricoltura biologica, incluse le attività agrituristiche, nonché la qualificazione e
promozione dei prodotti, con l’obiettivo della conservazione del paesaggio agricolo
tradizionale e della remuneratività delle produzioni tipiche della Riserva.
2. Nelle aree identificate come Zona B1 valgono i divieti di cui all’art. 7 comma 2.
3. Nelle aree identificate come Zona B2 e B3, sono vietati:
a) la costruzione di manufatti edilizi ed infrastrutturali di nuovo impianto, la realizzazione
di opere di trasformazione del territorio, salvo quanto prescritto dal presente Piano;
b) I movimenti di terreno e le modifiche morfologiche del suolo, salvo quando finalizzati al
recupero e al risanamento di aree soggette a fenomeni di degrado, di dissesto
idrogeologico od all’esecuzione di altre opere ammesse;
c) l’escavazione, lo scasso, il danneggiamento o l’asportazione di materiale litologico,
fatto salvo quanto strettamente necessario per la manutenzione delle strade forestali e
dei sentieri;
d) qualsiasi attività di modifica, seppure parziale, all'assetto idrogeologico;
e) L'installazione di pali, antenne, cartelloni pubblicitari.
4. Nell’ambito della zona B, previo Nulla‐Osta:
a) sono consentite le infrastrutture strettamente necessarie (preferibilmente con materiali
lapidei compatibili con l'ambiente circostante), nonché gli interventi di gestione delle
risorse naturali a cura dell’Ente Parco;
b) sono ammessi sui manufatti esistenti gli interventi di cui alle lettere a), b) e c) dell’art. 3
del DPR 380/2001 e s.m.i.;
c) sono consentiti ampliamenti volumetrici, alle strutture esistenti, se finalizzati agli
adeguamenti igienico‐sanitari e/o al contenimento dei consumi energetici e/o
all’abbattimento delle barriere architettoniche, nel limite massimo del 10%.
d) è consentita la riqualificazione in senso naturalistico, purché compatibile e conforme
all'ambiente circostante, delle vie di accesso e degli spazi di pertinenza dell’edilizia
esistente.
e) è consentito il mantenimento delle colture e (ove occorra e previo indennizzo) la loro
conversione a colture finalizzate alle esigenze trofiche di specie della fauna selvatica, o

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di mantenimento della biodiversità.


5. Per le aree di pertinenza e accesso ai Beni culturali puntuali ricadenti in zona B, ferme
restando le norme di protezione specifiche previste dalla legislazione nazionale per i BBCC,
saranno preservati i contesti entro cui il bene si colloca, mantenendo la dovuta attenzione
per le esigenza di tutela naturalistica e promuovendo la salvaguardia paesistica;

ART.11. ZONA B – DISCIPLINA PER LA CONSERVAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO
1. L’edilizia esistente in zona B sarà manutenuta, ove necessario, e adeguata a funzioni
finalizzate alla fruizione scientifica della Riserva a forme di fruizione turistica fortemente
regolamentate e contingentate entro misure e modalità tali da non alterare i processi
naturali e le forme del paesaggio.
2. Il sedime dell’immobile e l’area di pertinenza dei manufatti edilizi potranno essere acquisiti
dall'Ente di Gestione che definirà l’oggetto della trasformazione ovvero l’abbandono
dell’immobile e vi provvederà direttamente o promuoverà un bando per la realizzazione
della trasformazione prevista, tendente a promuovere l’iniziativa trasformativa e
gestionale di maggior convenienza per la collettività e per le finalità della Riserva.
3. La concessione sarà sempre soggetta a convenzionamento e polizze fideiussorie per
garantire il rispetto dei vincoli e il perseguimento degli obiettivi della Riserva.

ART.12. ZONA C – AREA DI PROTEZIONE
1. L’obiettivo della disciplina stabilita dal Piano per questa zona è l’adozione di tecniche di
gestione agraria finalizzate alla tutela dei paesaggi caratteristici dei territori, nonché, il
ripristino degli agrosistemi tradizionali, in modo da riqualificarli.
2. Per garantire la sostenibilità del sistema agrario, il Parco promuove, sotto ogni forma,
l’applicazione delle tecniche di agricoltura biologica.
3. Per contribuire alla conservazione e al recupero dei “saperi locali”, il Parco promuove, sotto
ogni forma, il recupero e la valorizzazione del germoplasma di ecotipi locali, nonché, le
tecniche di coltivazioni tradizionali.
4. Nelle zone C sono consentiti, senza previo Nulla‐Osta, gli interventi edilizi di cui alle lettere
a), b) dell’articolo 3 del DPR 380/2001 e s.m.i.
5. Tra le forme di interventi edilizi si prediligono quelli volti al recupero dell’edilizia esistente
finalizzate alla fruizione del parco, alla conduzione dei fondi agricoli e alla fruizione
turistica diffusa e in particolare all’agriturismo e all’agricampeggio.
6. Nelle zone C sono consentiti, previo Nulla‐Osta, gli interventi edilizi di cui alla lettera c) e
d), dell’articolo 3 del DPR 380/2001 e s.m.i. Sono altresì ammessi incrementi volumetrici
funzionali alle attività di fruizione turistica, se conformi alle finalità istitutive dell’Ente di
Gestione, nonché, all’adeguamento igienico sanitario, al rispetto delle misure di
contenimento dei consumi energetici e all’abbattimento delle barriere architettoniche, che
non dovranno comportare apprezzabili variazioni delle sagome e non potranno superare i
seguenti limiti:
a) per gli edifici fino a 500 mc è consentito un incremento massimo del 20% di cubatura;
b) per gli edifici oltre i 1.500 mc è consentito un incremento massimo del 10% di cubatura;
c) per gli edifici tra i 500 mc e i 1500 mc è consentita una percentuale di cubatura
incrementabile desumibile per interpolazione lineare tra i due valori percentuali dal 20

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% al 10 %.
7. Il Parco promuove la riqualificazione in senso naturalistico delle vie di accesso e degli spazi
di pertinenza dell’edilizia nel rispetto delle prescrizioni dell’Ente.
8. Oltre alla destinazione agricola ed alla conferma delle destinazioni d’uso esistenti, per le
finalità di cui al c.1 del presente articolo possono essere previste attrezzature di interesse
pubblico, con le relative strutture di servizio, finalizzate alle seguenti destinazioni d’uso:
a) Per cliclostazioni ed ippostazioni;
b) Per manifestazioni artistico‐culturali;
c) Per scopi di protezione civile;
d) Per il servizio e la gestione del Parco e dell’Ente di Gestione;
e) Per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport.
f) Per parcheggi.

ART.13. ZONA D ‐ AREA DI PROMOZIONE ECONOMICA E SOCIALE
1. L’obiettivo della disciplina stabilita dal Piano per questa zona è ospitare attività e servizi
utili alla fruizione e alla valorizzazione del Parco e allo sviluppo economico e sociale delle
comunità locali, ivi comprese le attività residenziali, artigianali, ricettive, turistiche e
agrituristiche, ricreative e sportive, con le attrezzature e infrastrutture ad esse afferenti.
2. La disciplina degli usi, delle attività e degli interventi nella zona D è stabilita dallo
strumenti urbanistico di livello comunale, sulla base dei seguenti indirizzi:
a) favorire lo sviluppo e la qualificazione dell'assetto urbanistico in modo che esso, oltre a
rispondere ai bisogni e alle attese delle popolazioni locali, migliori la qualità dei servizi e
arricchisca le opportunità di fruizione del Parco;
b) favorire l'integrazione del Parco nel contesto ambientale e territoriale, controllandone
l'accessibilità dalle aree urbane ed assicurando la massima possibile coerenza tra
l'assetto urbanistico e gli spazi naturali, ed il sistema dei beni storici‐culturali;
c) eliminare o mitigare gli impatti negativi paesistici ed ambientali degli sviluppi
urbanistici pregressi e in atto, contrastando in particolare le tendenze insediative
critiche per la leggibilità, l'immagine e la funzionalità del Parco, con interventi per
attrezzature e servizi di interesse del Parco che comportino anche il ridisegno dei
margini, il riordino delle aree di frangia, la ricomposizione dei fronti urbani;
d) evitare o contenere gli sviluppi infrastrutturali, in particolare viabilistici, che possono
generare flussi di traffico o altri effetti indotti negativi per la tutela delle risorse e
dell'immagine del Parco, in particolare negli accessi e ai bordi delle aree a maggiore
concentrazione;
e) indirizzare gli interventi verso il recupero del patrimonio edilizio esistente e la tutela
dell’edificato storico .
3. Nelle zone D sono consentiti, senza previo Nulla‐Osta, gli interventi edilizi di cui alle lettere
a), b) e c) dell’articolo 3 del DPR 380/2001 e s.m.i.
4. Nelle zone D sono consentiti, previo Nulla‐Osta, gli interventi edilizi di cui alle lettere d), e)
e f) dell’articolo 3 del DPR 380/2001 e s.m.i.

ART.14. AREA ANNESSA
1. L’Area Annessa è caratterizzata da un grado elevato di interazione con il sistema naturale

NTA – Normativa Tecnica di Attuazione Pag. 10


 
Comune di Conversano

ed antropico della Riserva.


2. Nell’ambito di questa zona, le disposizioni del Regolamento della Riserva e quelle
contenute nel presente documento, hanno funzione indicativa e d’indirizzo: per la
pianificazione urbanistica e paesistica in generale; per lo strumento urbanistico comunale
in particolare.
3. Gli scopi e le finalità dell’Area Annessa sono:
a) La protezione e salvaguardia del patrimonio boschivo all’interno dei serbatoi di
naturalità;
b) L’agricoltura biologica;
c) Gli interventi tesi a migliorare l’assetto idrogeologico e a difendere il territorio dal
rischio idraulico nei corridoi ecologici e nei connettori;
d) Il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio storico nel sistema antropico;
e) La promozione di attività eco‐compatibili;
f) La realizzazione di strutture di servizio all’area naturale protetta.

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