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COMUNE DI MEOLO
ELABORATO N. TITOLO
CODICE DOCUMENTO
R0201
FILE
0122_R02_01.DO
PROGETTAZIONE
1 21.11.2008 MODIFICHE DEI TECNICI COMUNE MEOLO ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO
0 18.10.2008 PRIMA EMISSIONE ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO
INDICE
TITOLO I: NORME DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA ________________________________________ 2
ART. 1. DEFINIZIONI E RIFERIMENTO ALLE NTA DEL PAT 2
ART. 2 RILASCIO DEL PERMESSO DI COSTRUIRE 4
ART. 3. SOGLIE DIMENSIONALI PER LA VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA 5
ART. 4. CALCOLO DEL VOLUME DI COMPENSO IDRAULICO 8
ART. 5. CALCOLO DELLA PORTATA DA RECAPITARE AL CORPO IDRICO DI RECAPITO 10
ART. 6. NORME PER GLI INTERVENTI EDILIZI 12
ART. 7. NORME SU STRADE PIAZZALI 13
7.1. PARCHEGGI E MOVIMENTAZIONE VEICOLI 13
7.2. AREA STOCCAGGIO E MOVIMENTAZIONE MATERIALI 14
7.3. STRADE E NUOVE ARTERIE STRADALI 14
ART. 8. PRESCRIZIONI SU INVASI CONCENTRATI A CIELO APERTO 15
ART. 9. PRESCRIZIONI SU INVASI CONCENTRATI SOTTERRANEI 15
ART. 10. PRESCRIZIONI SU INVASI DIFFUSI 15
ART. 11. PRESCRIZIONI LINEA FOGNARIA 16
ART. 12. COLLEGAMENTO CON LA RETE DI SMALTIMENTO 16
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COMUNE DI MEOLO
PIANO DI ASSETTO TERRITORIALE
NORME IDRAULICHE PER L’EDIFICAZIONE
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2) superficie tetti (Stetti): proiezione sul piano orizzontale di tutte le parti edificate fuori
terra dotate di copertura senza nessuna esclusione
3) superficie pavimentata (Spav): superficie resa impermeabile con strade, piazzali, sia
pedonali, sia carrabili
4) superficie semipermeabile (Ssemi): superficie pavimentata con materiale drenante o con terra
battuta, stabilizzato, ecc.
5) superficie a verde (Sver): superficie permeabile per aree a verde
6) superficie impermeabile (Simp): superficie resa totalmente o parzialmente impermeabile.
computata convenzionalmente con i seguenti coefficienti di
deflusso: 0.9 per superficie coperta e pavimentata, 0.6 per
superficie semipermeabile, φver per superficie a verde1
7) superficie coperta (Scop): Superficie coperta con pavimentazioni o coperture computata
convenzionalmente con i seguenti coefficienti di deflusso: 0.9
per superficie coperta e pavimentata, 0.6 per superficie
semipermeabile
8) pioggia di progetto: pioggia derivante dall’equazione di possibilità pluviometrica
con tempo di ritorno pari a 50 anni
h (mm) = 64.36 · t (ore)0.238
9) quota zero o quota di riferimento: è la quota del colmo della pavimentazione stradale più
prossima all’area urbanizzata (nel caso di edifici in zona
agricola o lontana da strada è la quota campagna)
1
Il coefficiente di deflusso dell’area a verde viene definito nell’art. 4 delle presenti Norme idrauliche
per l’edificazione: a Meolo φver si assume pari a 0.3.
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10) franco di sicurezza: differenza tra quota più bassa nell’area di intervento e
massimo livello di invaso: il franco imposto è di 20 cm
11) area residenziale: zona prevista dal PAT di tipo residenziale, comprensiva di
tutti gli standard urbanistici: strade, parcheggi, aree verdi, ...
12) area produttiva o a servizi: tutte le zone previste dal PAT escluse le residenziali
13) coefficiente udometrico coefficiente udometrico dell’area, ovvero la portata specifica
consentito (umax): per unità di superficie di deflusso
14) portata massima di scarico il deflusso massimo consentito al corpo idrico di recapito
(Qmax): Qmax (l/s) = umax · Simp (hm²)
15) volume di compensazione volume specifico di compensazione per
(Vcomp): l’impermeabilizzazione del terreno [m³/hm²]
16) volume di prima pioggia (Vprix): i primi 5 mm di pioggia distribuiti sul bacino elementare di
riferimento precipitati nei primi 15 minuti2
La tavola di riferimento allegata alla presente normativa è la tavola 03 “Carta delle penalità
idrauliche”, in cui viene suddiviso il territorio a seconda del tipo di terreno (permeabile con falda
profonda, permeabile con falda interferente, impermeabile, ecc.) e a seconda del grado di
pericolosità idraulica (basso, moderato, medio ed elevato pericolo idraulico).
2
Per l’esatta definizione del volume delle acque di prima pioggia si faccia riferimento all’art. 39
delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque della Regione del Veneto. Il
Piano di Tutela delle Acque è stato adottato con deliberazione della Giunta Regionale n. 4453 del
29/12/2004; dopo un primo aggiornamento, sono state approvate “le norme di salvaguardia”. Entro
il 31/12/2008 verranno approvati il Piano di Tutela delle Acque nella sua interezza e le Norme
Tecniche di Attuazione (le NTA possono già essere richieste alla Regione Veneto, Direzione Tutela
Ambiente, Servizio Tutela Acque).
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In particolare, dovrà contenere una valutazione quantitativa delle portate di massima piena
effettuate in corrispondenza della sezione di chiusura relativa al bacino sotteso dall’area in esame.
Tale valutazione dovrà essere svolta sia per la condizione attuale della superficie in oggetto, sia per
quella di progetto. Dal confronto tra le due condizioni di calcolo dovrà emergere con chiarezza
l’alterazione nel regime idraulico della rete idrografica locale, per effetto dell’impermeabilizzazione
del suolo (cagionata dalla realizzazione del progetto).
La relazione idraulica dovrà contenere:
In ogni caso, nelle aree definite a pericolo idraulico (cfr. Tavola 03 - Carta delle penalità idrauliche),
le progettazioni dovranno esser dotate di una relazione idraulica specifica con il dimensionamento
degli interventi di tipo idraulico proposti.
In particolare per le aree classificate dal PAI del Sile a pericolosità molto media (P2), si dovranno
seguire le indicazioni e le prescrizioni riportate nell’art. 12 delle Norme Tecniche di Attuazione del
PAI del Sile.
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Il titolo di laurea può essere anche di 1° livello
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4
La relazione della Valutazione di Compatibilità Idraulica deve essere redatta da un Ingegnere Civile
di indirizzo Idraulico (con laurea di 2° livello) o da un Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio di
indirizzo Suolo e Territorio (con laurea di 2° livello)
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Dove:
900
pericolo moderato
700
pericolo moderato (sc. meccanico)
500
400
300
200
100
0
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9
coefficiente di deflusso
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dove:
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A meno di più approfonditi studi realizzati sull’area del PUA o del PI da un Ingegnere Civile di
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indirizzo Idraulico5 (con laurea di 2° livello, con profilo di studi e comprovata esperienza nel settore
dell’idrologia, dell’idraulica e dell’idrodinamica) la portata massima scaturita dal bacino deve essere
stimata attraverso la consultazione del seguente grafico (cfr. Figura 4) in funzione del coefficiente di
deflusso φ della superficie totale.
0.4
0.35
0.25
0.2
0.15
0.1
0.05
0
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9
coefficiente di deflusso
Figura 4 – Stima del coefficiente udometrico per le aree studiate a Meolo in relazione al coefficiente di
deflusso della superfcie totale6
I volumi di invaso possono essere realizzati concentrati a cielo aperto o interrati o diffusi, a gravità o
con sollevamento (quest’ultima soluzione è generalmente sconsigliata: si ricorra solo come extrema
ratio) in modo che la somma dei volumi realizzati corrisponda al voIume totale imposto.
La portata massima scaricabile nella rete delle acque superficiali si calcola moltiplicando la
5
Lo studio può essere realizzato anche da un Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio di indirizzo
Suolo e Territorio
6
Il valore del coefficiente udometrico al colmo è stato stimato con il modello di Nash,
regolarizzando i valori con una curva di tendenza. Il grafico ha valore indicativo: il progettista
incaricato di redigere la valutazione di compatibilità idraulica dovrà suffragare la stima con un
calcolo tarato sull’intervento di progetto.
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La quota zero o quota di riferimento è definita all’art. 1 delle presenti norme (è la quota del colmo
della pavimentazione stradale più prossima all’area urbanizzata; nel caso di edifici in zona agricola
o lontana da strada è la quota campagna).
Nella costruzione di recinzioni, marciapiedi e in genere nella progettazione stessa dell’intervento
edilizio, devono essere individuate e garantite, con adeguati manufatti, le vie di deflusso naturale
delle acque. Il progettista dovrà verificare con sopralluoghi, constatare presso gli enti di gestione
della rete di smaltimento degli afflussi meteorici e documentare la continuità della rete fognaria e
l’esistenza di un corpo idrico di recapito finale.
All’interno delle fasce di tutela dei corsi d’acqua demaniali della rete idrica minore non possono
essere assentite costruzioni (edifici, muri, recinzioni, cancelli, sbarramenti o altri manufatti) o la
messa a dimora di colture nelle fasce di rispetto, a meno di cinque metri dagli alvei di bonifica e a
meno di dieci metri dagli alvei idraulici e dai corsi navigabili (salvo il ripristino paesaggistico e/o
naturalistico di filari di alberi già esistenti).
Al fine dell’applicazione delle presenti norme, per alveo di bonifica deve intendersi,
preminentemente, quello di una via d'acqua artificiale, ovvero di un canale di bonifica, mentre per
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alveo idraulico deve intendersi, eminentemente, quello di un corso d'acqua naturale, in cui si
distinguono, a monte e a valle, un bacino di raccolta ed un cono di deiezione strettamente connessi
col regime delle acque (fiumi, torrenti, rii).
Per canali privati od alvei minori, vigono le limitazioni del combinato disposto degli art. 893 - 892
del Codice Civile, nonché del disposto dell'articolo 891 dello stesso.
Dove è concesso, gli interrati devono essere ben impermeabilizzati.
Se l’area di sosta e movimentazione dei veicoli è uguale o inferiore a 1000 m², l’acqua raccolta
deve essere consegnata alla rete di smaltimento, previo il transito dei deflussi attraverso un pozzetto
di calma: sia pianificata una pulizia periodica del pozzetto.
Se l’area di sosta e movimentazione dei veicoli è superiore a 1000 m², le acque di prima pioggia
devono transitare per un manufatto dissabbiatore e disoleatore opportunamente dimensionato, la
consegna deve sempre avvenire alla rete di smaltimento superficiale. Il volume di acqua di prima
pioggia è inteso come la lama d’acqua di 5 mm uniformemente distribuita su tutta la superficie
pavimentata, i coefficienti di afflusso alla rete si assumono pari a 0.9 per le superfici coperte,
lastricate o impermeabilizzate e a 0.6 per quelle permeabili di qualsiasi tipo, escludendo dal
computo le superfici coltivate o a verde.
Se si intendono adottare dei manufatti di disoleazione in continuo, sarà necessario calcolare il
deflusso scaturito dall’area impermeabilizzata (facendo riferimento alla curva di possibilità
pluviometrica dell’art. 1), tenere in considerazione la portata massima consentita o la potenzialità
del manufatto di disoleazione e calcolare l’eventuale volume di compensazione da disporre a monte.
In questo caso sarà necessario distinguere il volume d’invaso delle acque di prima pioggia (che
andrà adeguatamente impermeabilizzato) e quello di compensazione (acque di seconda pioggia).
7
Entro il 31/12/2008 verranno approvati il Piano di Tutela delle Acque nella sua interezza e le
Norme Tecniche di Attuazione (le NTA possono già essere richieste alla Regione Veneto, Direzione
Tutela Ambiente, Servizio Tutela Acque)
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Le acque di dilavamento di queste aree vanno condotte ad un impianto di depurazione e/o di pre-
trattamento alla luce delle caratteristiche quantitative e qualitative degli scarichi effettuati e
risultanti da analisi campionarie. Detti scarichi sono considerati di tipo produttivo e saranno soggetti
alle procedure di autorizzazione come da normativa vigente.
Non deve essere pavimentata l’area, ai fini della raccolta delle acque di dilavamento, adibita allo
stoccaggio del materiale qui di seguito elencato:
8
Ibidem
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In generale, è da evitare lo sbarramento delle vie di deflusso in qualsiasi punto della rete drenante,
per ridurre le zone di ristagno.
La linea fognaria deve avere il piano di scorrimento ad una quota uguale o inferiore a quella del
fondo dell’invaso.
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60
15x15 cm
12.5x12.5 cm
50 10x10 cm
7.5x7.5 cm
5x5 cm
40
portata [l/s]
30
20
10
0
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2
tirante [m]
Figura 5 – capacità di deflusso di una luce sotto battente di sezione quadrata al variare del tirante e della
dimensione della luce – condizione di deflusso libero
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disuso, sarà sempre onere degli stessi frontisti il ripristino alle condizioni originali.
• forniscono cibo agli organismi acquatici, ostacolano il riscaldamento delle acque, riducendo
l’escursione termica diurna e stagionale;
• forniscono cibo e rifugio alla fauna riparia, moltiplicando le interconnessioni ecologiche tra
ambiente acquatico e terrestre e migliorando l’efficienza e la stabilità dell’ecosistema fluviale.
9
L'articolo 115 del D.Lgs. 152/06, relativo alla tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici,
prescrive specificatamente il divieto di tombinamento (se non per ragioni di difesa della pubblica
incolumità); tale articolo, per altro, sostituisce il precedente art. 41 del D.Lgs. 152/99 abrogato dal
nuovo Codice dell'ambiente.
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10
Non si confondano tombini e pozzetti: il tombino è una tubazione. A seconda del rapporto fra
larghezza e lunghezza del manufatto, si distingue fra ponti, ponticelli e tombini.
Concettualmente, il tombino è un ponte “lungo”.
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Figura 6 – Esempi (virtuosi e non) di corpi idrici di recapito privati (fonte: CdB Dese Sile)
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Figura 7 – Esempi di ponti e accessi (virtuosi e non) a fondo privato (fonte: CdB Dese Sile)
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
D.G.R.V. C.R.V. n. 94/2006 (24/07/2007): Piano di Tutela delle Acque. Proposta per il Consiglio
regionale (art. 121 del D.Lgs. n.152/2006; art.19 commi 4 e 5 e art. 28 L.R. 33/1985). Giunta
Regionale del Veneto e Consiglio Regionale del Veneto (Venezia)
D.G.R.V. C.R.V. n. 94/2006 (24/07/2007): Allegato 3: Norme Tecniche di Attuazione del Piano
di Tutela delle Acque. Giunta Regionale del Veneto e Consiglio Regionale del Veneto (Venezia)
Delibera n. 4/2007 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino Alto Adriatico (2007): Progetto
di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento,
Piave, Brenta – Bacchiglione. Autorità di Bacino Alto Adriatico (Venezia)
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APPENDICE A
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APPENDICE B
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APPENDICE C
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