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REGIONE DEL VENETO PROVINCIA DI VENEZIA

COMUNE DI MEOLO

ALLEGATO ALLA VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA DEL


P.A.T. DI MEOLO

ELABORATO N. TITOLO

2.01 Norme idrauliche per l'edificazione


SCALA

CODICE DOCUMENTO

R0201

FILE

0122_R02_01.DO

PROGETTAZIONE

ID&A – ingegneria sostenibile per l’IDraulica & l’Ambiente


via Monte Paularo, 1/12
30173 Favaro Veneto (Venezia) ITALIA
Tel/Fax +39 041 632509
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1 21.11.2008 MODIFICHE DEI TECNICI COMUNE MEOLO ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO

0 18.10.2008 PRIMA EMISSIONE ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO ING. ALESSANDRO PATTARO

REV. DATA MOTIVO REDATTO VERIFICATO APPROVATO


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INDICE
TITOLO I: NORME DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA ________________________________________ 2
ART. 1. DEFINIZIONI E RIFERIMENTO ALLE NTA DEL PAT 2
ART. 2 RILASCIO DEL PERMESSO DI COSTRUIRE 4
ART. 3. SOGLIE DIMENSIONALI PER LA VALUTAZIONE DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA 5
ART. 4. CALCOLO DEL VOLUME DI COMPENSO IDRAULICO 8
ART. 5. CALCOLO DELLA PORTATA DA RECAPITARE AL CORPO IDRICO DI RECAPITO 10
ART. 6. NORME PER GLI INTERVENTI EDILIZI 12
ART. 7. NORME SU STRADE PIAZZALI 13
7.1. PARCHEGGI E MOVIMENTAZIONE VEICOLI 13
7.2. AREA STOCCAGGIO E MOVIMENTAZIONE MATERIALI 14
7.3. STRADE E NUOVE ARTERIE STRADALI 14
ART. 8. PRESCRIZIONI SU INVASI CONCENTRATI A CIELO APERTO 15
ART. 9. PRESCRIZIONI SU INVASI CONCENTRATI SOTTERRANEI 15
ART. 10. PRESCRIZIONI SU INVASI DIFFUSI 15
ART. 11. PRESCRIZIONI LINEA FOGNARIA 16
ART. 12. COLLEGAMENTO CON LA RETE DI SMALTIMENTO 16

TITOLO II: NORME DI POLIZIA IDRAULICA _______________________________________________ 17


ART. 13. DEFINIZIONE DEL RETICOLO IDRICO 17
ART. 14. FASCIA DI TUTELA 17
ART. 15. MANUTENZIONE DEI FOSSATI 18
ART. 16. TOMBINAMENTO DI FOSSATI 18

0122_R02_01.DOC I
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COMUNE DI MEOLO
PIANO DI ASSETTO TERRITORIALE
NORME IDRAULICHE PER L’EDIFICAZIONE

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TITOLO I: NORME DI COMPATIBILITÀ IDRAULICA

ART. 1. Definizioni e riferimento alle NTA del PAT


Le presenti norme idrauliche per l’edificazione costituiscono parte integrante delle Norme Tecniche
di Attuazione del Piano di Assetto Territoriale del Comune di Meolo.

1) superficie totale (Stot): superficie totale territoriale

2) superficie tetti (Stetti): proiezione sul piano orizzontale di tutte le parti edificate fuori
terra dotate di copertura senza nessuna esclusione
3) superficie pavimentata (Spav): superficie resa impermeabile con strade, piazzali, sia
pedonali, sia carrabili
4) superficie semipermeabile (Ssemi): superficie pavimentata con materiale drenante o con terra
battuta, stabilizzato, ecc.
5) superficie a verde (Sver): superficie permeabile per aree a verde
6) superficie impermeabile (Simp): superficie resa totalmente o parzialmente impermeabile.
computata convenzionalmente con i seguenti coefficienti di
deflusso: 0.9 per superficie coperta e pavimentata, 0.6 per
superficie semipermeabile, φver per superficie a verde1
7) superficie coperta (Scop): Superficie coperta con pavimentazioni o coperture computata
convenzionalmente con i seguenti coefficienti di deflusso: 0.9
per superficie coperta e pavimentata, 0.6 per superficie
semipermeabile
8) pioggia di progetto: pioggia derivante dall’equazione di possibilità pluviometrica
con tempo di ritorno pari a 50 anni
h (mm) = 64.36 · t (ore)0.238
9) quota zero o quota di riferimento: è la quota del colmo della pavimentazione stradale più
prossima all’area urbanizzata (nel caso di edifici in zona
agricola o lontana da strada è la quota campagna)

1
Il coefficiente di deflusso dell’area a verde viene definito nell’art. 4 delle presenti Norme idrauliche
per l’edificazione: a Meolo φver si assume pari a 0.3.

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10) franco di sicurezza: differenza tra quota più bassa nell’area di intervento e
massimo livello di invaso: il franco imposto è di 20 cm

11) area residenziale: zona prevista dal PAT di tipo residenziale, comprensiva di
tutti gli standard urbanistici: strade, parcheggi, aree verdi, ...
12) area produttiva o a servizi: tutte le zone previste dal PAT escluse le residenziali
13) coefficiente udometrico coefficiente udometrico dell’area, ovvero la portata specifica
consentito (umax): per unità di superficie di deflusso

14) portata massima di scarico il deflusso massimo consentito al corpo idrico di recapito
(Qmax): Qmax (l/s) = umax · Simp (hm²)
15) volume di compensazione volume specifico di compensazione per
(Vcomp): l’impermeabilizzazione del terreno [m³/hm²]

16) volume di prima pioggia (Vprix): i primi 5 mm di pioggia distribuiti sul bacino elementare di
riferimento precipitati nei primi 15 minuti2

La tavola di riferimento allegata alla presente normativa è la tavola 03 “Carta delle penalità
idrauliche”, in cui viene suddiviso il territorio a seconda del tipo di terreno (permeabile con falda
profonda, permeabile con falda interferente, impermeabile, ecc.) e a seconda del grado di
pericolosità idraulica (basso, moderato, medio ed elevato pericolo idraulico).

2
Per l’esatta definizione del volume delle acque di prima pioggia si faccia riferimento all’art. 39
delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Tutela delle Acque della Regione del Veneto. Il
Piano di Tutela delle Acque è stato adottato con deliberazione della Giunta Regionale n. 4453 del
29/12/2004; dopo un primo aggiornamento, sono state approvate “le norme di salvaguardia”. Entro
il 31/12/2008 verranno approvati il Piano di Tutela delle Acque nella sua interezza e le Norme
Tecniche di Attuazione (le NTA possono già essere richieste alla Regione Veneto, Direzione Tutela
Ambiente, Servizio Tutela Acque).

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ART. 2 Rilascio del Permesso di Costruire


Per il rilascio, da parte dell’Amministrazione Comunale, del Permesso di Costruire (ai sensi del
D.P.R. n. 380 del 06/06/2001) ovvero Denuncia di inizio attività (o, nel caso di opere pubbliche, in
fase di approvazione definitiva), relativo ad ogni opera o urbanizzazione che comporti aggravio al
regime idraulico attuale, il soggetto richiedente dovrà allegare agli altri elaborati progettuali, uno
studio idraulico relativo alla progettazione specifica delle opere idrauliche di compensazione e
mitigazione previste per l’area in esame.
La relazione idraulica dovrà essere redatta conformemente alla D.G.R. n. 1841 del 19 Giugno
2007.

In particolare, dovrà contenere una valutazione quantitativa delle portate di massima piena
effettuate in corrispondenza della sezione di chiusura relativa al bacino sotteso dall’area in esame.
Tale valutazione dovrà essere svolta sia per la condizione attuale della superficie in oggetto, sia per
quella di progetto. Dal confronto tra le due condizioni di calcolo dovrà emergere con chiarezza
l’alterazione nel regime idraulico della rete idrografica locale, per effetto dell’impermeabilizzazione
del suolo (cagionata dalla realizzazione del progetto).
La relazione idraulica dovrà contenere:

• il dimensionamento delle opere idrauliche necessarie per la compensazione dei maggiori


deflussi (dovrà essere garantito il principio dell’invarianza idraulica);

• il dimensionamento delle opere di modulazione delle portate al corpo idrico di recapito.

In ogni caso, nelle aree definite a pericolo idraulico (cfr. Tavola 03 - Carta delle penalità idrauliche),
le progettazioni dovranno esser dotate di una relazione idraulica specifica con il dimensionamento
degli interventi di tipo idraulico proposti.
In particolare per le aree classificate dal PAI del Sile a pericolosità molto media (P2), si dovranno
seguire le indicazioni e le prescrizioni riportate nell’art. 12 delle Norme Tecniche di Attuazione del
PAI del Sile.

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ART. 3. Soglie dimensionali per la valutazione di compatibilità idraulica


La verifica della compatibilità idraulica è obbligatoria per ogni intervento, l’eventuale
approfondimento dipende dall’estensione territoriale dell’area urbanizzata:

CASO A • è sufficiente un’asseverazione con planimetria dell’area di


Stot inferiore a 1000 m² e Scop intervento, il calcolo della superficie coperta Scop e
inferiore a 200 m² l’indicazione della soluzione di mitigazione scelta;

• si realizzi un volume d’invaso di 0.04 m³/m² (di Scop) in area


residenziale, di 0.06 m³/m² in area produttiva o servizi (il
volume d’invaso sia collegato alla rete meteorica di deflusso
dell’area coperta);

CASO B • volume di compenso calcolato con la relazione all’art. 4;


Stot inferiore a 1000 m² e Scop • sezione di chiusura avente dimensioni massime pari ad un
superiore a 200 m² tubo diametro 50 mm;

• planimetria e profilo delle opere di compensazione;

CASO C • verifica di compatibilità idraulica dei parametri di seguito


Stot tra 0.1 e 1 hm² riportati (redatta da un Ingegnere Civile o da un Ingegnere
per l’Ambiente e il Territorio3: se non redatta da un
Ingegnere Civile o da un Ingegnere per l’Ambiente e il
Territorio, si richiede il parere idraulico del Consorzio di
Bonifica);

• volume di compenso calcolato con la relazione all’art. 4;

• portata uscente calcolata con coefficiente udometrico pari a


10 l/s·hm²;

• sezione di chiusura regolabile con dimensione massima pari


ad un tubo di diametro 100 mm e tirante idrico massimo di
1 m;

• planimetria e profilo delle opere di compensazione;

3
Il titolo di laurea può essere anche di 1° livello

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CASO D • Valutazione di compatibilità idraulica4;


Stot tra 1 e 10 hm² • volume di compenso minimo calcolato con la relazione
all’art. 4;

• portata uscente calcolata con coefficiente udometrico pari a


10 l/s·hm²;

• sezione di chiusura regolabile e tiranti idrici derivanti da


apposito calcolo;

• planimetria, profilo e particolari costruttivi della linea


fognaria e delle opere di compensazione;

• simulazione del funzionamento della rete meteorica (facente


parte del progetto) di deflusso per l’evento di piena
corrispondente al tempo di corrivazione con modello
idrodinamico monodimensionale (i.e.: EPA – SWMM o
similare) o 1D – 2D;

CASO E • Valutazione di compatibilità idraulica con studio di dettaglio


Stot superiore a 10 hm² della rete meteorica di deflusso4;

• verifica dei volumi d’invaso con l’applicazione di diversi


metodi o modelli idrologici;

• volume di compenso minimo calcolato con la relazione


all’art. 4;

• portata uscente calcolata con coefficiente udometrico pari a


10 l/s·hm²;

• sezione di chiusura regolabile e tiranti idrici derivanti da


apposito calcolo;

• planimetria, profilo e particolari costruttivi della linea


fognaria e delle opere di compensazione;

• simulazione del funzionamento della rete meteorica (facente

4
La relazione della Valutazione di Compatibilità Idraulica deve essere redatta da un Ingegnere Civile
di indirizzo Idraulico (con laurea di 2° livello) o da un Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio di
indirizzo Suolo e Territorio (con laurea di 2° livello)

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parte del progetto) di deflusso per l’evento di piena


corrispondente al tempo di corrivazione con modello
idrodinamico monodimensionale (i.e.: EPA – SWMM o
similare) o 1D – 2D;

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ART. 4. Calcolo del volume di compenso idraulico


Ogni intervento edilizio deve prevedere la fognatura pluviale, il recapito finale e le opere di
mitigazione e compensazione idraulica. Non sono ammesse fognature miste.
I volumi degli invasi di compensazione idraulica saranno calcolati, in base al coefficiente di deflusso
di progetto ed alla zona di appartenenza di pericolo idraulico, secondo le seguenti formule:

Tabella 1 – volumi di compensazione in base al coefficiente di deflusso di progetto

Pericolo idraulico Formula per il calcolo del volume specifico d’invaso

basso Vcomp=870· φ+149

moderato (meccanico) Vcomp=935· φ+160

moderato Vcomp=1000· φ+171

medio Vcomp=1130· φ+194

Dove:

• Vcomp = volume specifico di compenso [m³/hm²];

• φ = coefficiente di deflusso dell’area totale.

Volume specifico d'invaso

900

800 pericolo medio

pericolo moderato
700
pericolo moderato (sc. meccanico)

600 pericolo basso


volume d'invaso [m³/hm²]

500

400

300

200

100

0
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9
coefficiente di deflusso

Figura 1 – relazione fra coefficiente di deflusso φ e il volume specifico d’invaso dell’area

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Il Volume minimo di compensazione si calcola attraverso il prodotto:


V = Vcomp ·Stot
La superficie impermeabilizzata Simp e il coefficiente di deflusso φ vanno calcolati secondo le
relazioni:

Simp = (O.9·Stetti + O.9·Spav + O.6·Ssemi + φver·Sver)


Scop = (O.9·Stetti + O.9·Spav + O.6·Ssemi)
φ = Simp /Stot

dove:

• φver = coefficiente di deflusso dell’area verde e vale 0.3 per Meolo;

• Simp = superficie impermeabilizzata;

• Scop = superficie coperta;

• Stetti = superficie tetti;

• Stot = superficie totale (uguale a quella territoriale).

Figura 2 – Esempio di bacino di invaso realizzato (fonte: CdB Dese Sile)

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Figura 3 – Esempio di bacino di invaso realizzato (fonte: CdB Dese Sile)

ART. 5. Calcolo della portata da recapitare al corpo idrico di recapito


Ogni intervento di carattere edilizio e urbanistico, che comporti modifica all’assetto idraulico, ivi
compresi gli interventi edilizi diretti e quelli previsti da piani urbanistici attuativi (PUA), deve
prevedere opere per la mitigazione idraulica.

Anche gli interventi di urbanizzazione devono prevedere le opere di mitigazione e di compensazione


idraulica con riferimento all‘area residenziale o produttiva di appartenenza nel contesto del PAT.
In prima approssimazione, alla rete fognaria deve essere recapitata (da tutti i lotti allacciati) solo la
portata corrispondente al coefficiente udometrico di 10 l/s · hm² (così come generalmente prescritto
dal Consorzio di Bonifica Destra Piave). Diverse soluzioni progettuali andranno concordate con
l’ente gestore della rete delle acque superficiali.
Per giustificati motivi le opere di mitigazione e compensazione dei singoli lotti possono trovare
allocazione, anziché all’interno dei lotti stessi, nelle aree pubbliche o ad uso pubblico, previo
dimensionamento idraulico riferito alla superficie dell’intero bacino di deflusso del corpo idrico di
recapito.

A meno di più approfonditi studi realizzati sull’area del PUA o del PI da un Ingegnere Civile di

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indirizzo Idraulico5 (con laurea di 2° livello, con profilo di studi e comprovata esperienza nel settore
dell’idrologia, dell’idraulica e dell’idrodinamica) la portata massima scaturita dal bacino deve essere
stimata attraverso la consultazione del seguente grafico (cfr. Figura 4) in funzione del coefficiente di
deflusso φ della superficie totale.

coefficiente udoemetrico stimato per area urbanizzata

0.4

0.35

pendenza terreno 0.002


0.3
coefficiente udometrico [m³/s·hm²]

pendenza terreno 0.001

0.25

0.2

0.15

0.1

0.05

0
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9
coefficiente di deflusso

Figura 4 – Stima del coefficiente udometrico per le aree studiate a Meolo in relazione al coefficiente di
deflusso della superfcie totale6

I volumi di invaso possono essere realizzati concentrati a cielo aperto o interrati o diffusi, a gravità o
con sollevamento (quest’ultima soluzione è generalmente sconsigliata: si ricorra solo come extrema
ratio) in modo che la somma dei volumi realizzati corrisponda al voIume totale imposto.
La portata massima scaricabile nella rete delle acque superficiali si calcola moltiplicando la

5
Lo studio può essere realizzato anche da un Ingegnere per l’Ambiente e il Territorio di indirizzo
Suolo e Territorio
6
Il valore del coefficiente udometrico al colmo è stato stimato con il modello di Nash,
regolarizzando i valori con una curva di tendenza. Il grafico ha valore indicativo: il progettista
incaricato di redigere la valutazione di compatibilità idraulica dovrà suffragare la stima con un
calcolo tarato sull’intervento di progetto.

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superficie totale per il coefficiente udometrico di 10 l/s·hm².

ART. 6. Norme per gli interventi edilizi


Nelle zone a pericolo idraulico medio, come definite dalla Tavola 03 “Carta delle penalità
idrauliche” allegata alla presente normativa, non sono ammessi piani interrati.
Il piano d’imposta degli edifici, di accesso alle rampe e delle bocche di lupo sarà il seguente in base
al tipo di terreno e alla zona di pericolo idraulico d’appartenenza:

Tabella 2 - quota del piano d’imposta degli edifici

terreno poco permeabile o impermeabile

basso pericolo idraulico: + 30 cm rispetto alla quota di riferimento

moderato pericolo idraulico (sc. meccanico): + 35 cm rispetto alla quota di riferimento

moderato pericolo idraulico: + 40 cm rispetto alla quota di riferimento

medio pericolo idraulico: + 50 cm rispetto alla quota di riferimento

La quota zero o quota di riferimento è definita all’art. 1 delle presenti norme (è la quota del colmo
della pavimentazione stradale più prossima all’area urbanizzata; nel caso di edifici in zona agricola
o lontana da strada è la quota campagna).
Nella costruzione di recinzioni, marciapiedi e in genere nella progettazione stessa dell’intervento
edilizio, devono essere individuate e garantite, con adeguati manufatti, le vie di deflusso naturale
delle acque. Il progettista dovrà verificare con sopralluoghi, constatare presso gli enti di gestione
della rete di smaltimento degli afflussi meteorici e documentare la continuità della rete fognaria e
l’esistenza di un corpo idrico di recapito finale.
All’interno delle fasce di tutela dei corsi d’acqua demaniali della rete idrica minore non possono
essere assentite costruzioni (edifici, muri, recinzioni, cancelli, sbarramenti o altri manufatti) o la
messa a dimora di colture nelle fasce di rispetto, a meno di cinque metri dagli alvei di bonifica e a
meno di dieci metri dagli alvei idraulici e dai corsi navigabili (salvo il ripristino paesaggistico e/o
naturalistico di filari di alberi già esistenti).
Al fine dell’applicazione delle presenti norme, per alveo di bonifica deve intendersi,
preminentemente, quello di una via d'acqua artificiale, ovvero di un canale di bonifica, mentre per

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alveo idraulico deve intendersi, eminentemente, quello di un corso d'acqua naturale, in cui si
distinguono, a monte e a valle, un bacino di raccolta ed un cono di deiezione strettamente connessi
col regime delle acque (fiumi, torrenti, rii).
Per canali privati od alvei minori, vigono le limitazioni del combinato disposto degli art. 893 - 892
del Codice Civile, nonché del disposto dell'articolo 891 dello stesso.
Dove è concesso, gli interrati devono essere ben impermeabilizzati.

ART. 7. Norme su strade piazzali

7.1. Parcheggi e movimentazione veicoli


Il presente articolo si applica sino all’entrata in vigore del Piano di Tutela delle Acque regionale7.
Le acque raccolte su aree di movimentazione e parcheggio veicoli non possono essere disperse nel
sottosuolo.

Se l’area di sosta e movimentazione dei veicoli è uguale o inferiore a 1000 m², l’acqua raccolta
deve essere consegnata alla rete di smaltimento, previo il transito dei deflussi attraverso un pozzetto
di calma: sia pianificata una pulizia periodica del pozzetto.
Se l’area di sosta e movimentazione dei veicoli è superiore a 1000 m², le acque di prima pioggia
devono transitare per un manufatto dissabbiatore e disoleatore opportunamente dimensionato, la
consegna deve sempre avvenire alla rete di smaltimento superficiale. Il volume di acqua di prima
pioggia è inteso come la lama d’acqua di 5 mm uniformemente distribuita su tutta la superficie
pavimentata, i coefficienti di afflusso alla rete si assumono pari a 0.9 per le superfici coperte,
lastricate o impermeabilizzate e a 0.6 per quelle permeabili di qualsiasi tipo, escludendo dal
computo le superfici coltivate o a verde.
Se si intendono adottare dei manufatti di disoleazione in continuo, sarà necessario calcolare il
deflusso scaturito dall’area impermeabilizzata (facendo riferimento alla curva di possibilità
pluviometrica dell’art. 1), tenere in considerazione la portata massima consentita o la potenzialità
del manufatto di disoleazione e calcolare l’eventuale volume di compensazione da disporre a monte.
In questo caso sarà necessario distinguere il volume d’invaso delle acque di prima pioggia (che
andrà adeguatamente impermeabilizzato) e quello di compensazione (acque di seconda pioggia).

7
Entro il 31/12/2008 verranno approvati il Piano di Tutela delle Acque nella sua interezza e le
Norme Tecniche di Attuazione (le NTA possono già essere richieste alla Regione Veneto, Direzione
Tutela Ambiente, Servizio Tutela Acque)

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7.2. Area stoccaggio e movimentazione materiali


Il presente articolo si applica sino all’entrata in vigore del Piano di Tutela delle Acque regionale8.
Le acque raccolte su aree di stoccaggio e movimentazione materiali non possono essere disperse nel
sottosuolo.

Aree di movimentazione e stoccaggio di materiale vanno obbligatoriamente pavimentate e deve


essere predisposta una rete di raccolta delle acque piovane.

Le acque di dilavamento di queste aree vanno condotte ad un impianto di depurazione e/o di pre-
trattamento alla luce delle caratteristiche quantitative e qualitative degli scarichi effettuati e
risultanti da analisi campionarie. Detti scarichi sono considerati di tipo produttivo e saranno soggetti
alle procedure di autorizzazione come da normativa vigente.
Non deve essere pavimentata l’area, ai fini della raccolta delle acque di dilavamento, adibita allo
stoccaggio del materiale qui di seguito elencato:

• vetro non contaminato;

• terre, ghiaie, sabbie, limi, argille;

• ceramiche, mattoni, mattonelle e materiali da costruzioni;

• manufatti di cemento, calce e gesso;

• materiali misti provenienti da costruzioni e demolizioni;

• rivestimenti e refrattari in acciaio.

7.3. Strade e nuove arterie stradali


Si dovrà assicurare la continuità delle vie di deflusso tra monte e valle delle strade di nuova
realizzazione, mediante la creazione di scoline laterali e opportuni manufatti di attraversamento.
In particolare, lungo la nuova viabilità, dovranno essere inseriti fossi di raccolta delle acque
meteoriche, adeguatamente dimensionati, in modo tale da compensare la variazione di permeabilità
causata dalla realizzazione delle infrastrutture al fine da non sovraccaricare i ricettori finali delle
acque.
Si dispone la realizzazione di un volume di compenso minimo per le strade e le arterie stradali di
prioritaria importanza, salvo verifiche di calcolo di maggior dettaglio: si consideri di realizzare,
attraverso fossi o bacini d’invaso, un volume specifico di 1000 m³/hm² di superficie
impermeabilizzata.

8
Ibidem

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In generale, è da evitare lo sbarramento delle vie di deflusso in qualsiasi punto della rete drenante,
per ridurre le zone di ristagno.

ART. 8. Prescrizioni su invasi concentrati a cielo aperto


Il volume complessivo degli invasi deve essere pari a quello dato dalla formula in art. 2 calcolato a
partire dal livello del punto più depresso dell’area di intervento considerando anche il franco di
sicurezza di 20 cm.
Il collegamento tra la rete fognaria e le aree di espansione deve garantire una ritenzione grossolana
dei corpi estranei ed evitare la presenza di rifiuti nell’area.
La vasca dell’invaso deve avere un fondo con una pendenza minima dell’1 ‰ verso Io sbocco, al
fine di garantire il completo svuotamento dell’area.

La linea fognaria deve avere il piano di scorrimento ad una quota uguale o inferiore a quella del
fondo dell’invaso.

ART. 9. Prescrizioni su invasi concentrati sotterranei


Il volume complessivo degli invasi deve essere pari a quello dato dalla formula in art. 2 calcolato a
partire dal livello del punto più depresso dell’area di intervento considerando anche il franco di
sicurezza di 20 cm.
L’invaso deve avere un fondo con una pendenza minima dell’1 ‰ verso Io sbocco o la zona di
pompaggio, al fine di garantire il completo svuotamento del vano.
La stazione di pompaggio deve garantire la presenza di una pompa di riserva di portata pari alla
massima calcolata.
Il vano di compenso deve essere facilmente ispezionabile e di agevole pulizia.

ART. 10. Prescrizioni su invasi diffusi


La rete deve avere un volume di invaso pari a quello dato dalla formula in art. 2 calcolato a partire
dal livello del punto più depresso dell’area di intervento, considerando anche il franco di sicurezza.
In pratica si intende sfruttare il volume d’invaso ottenibile con sovradimensionamento delle rete
fognaria meteorica. Nel calcolo del volume di compenso si considera solo il contributo delle
tubazioni principali e dei i pozzetti, senza considerare le caditoie e i tubi di collegamento.
La linea fognaria deve avere lo scorrimento con una pendenza minima dell’1 ‰ verso la sezione di
chiusura, al fine di garantirne il completo vuotamento. Qualora la posa della linea fognaria adibita
ad invaso diffuso avvenga al di sotto del massimo livello di falda, è necessaria la prova di tenuta

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idraulica della stessa.

ART. 11. Prescrizioni linea fognaria


La linea fognaria deve essere ispezionabile con pozzetti almeno ogni 40 m. I pozzetti devono avere
il fondo posto ad almeno 30 cm al di sotto dello scorrimento della linea fognaria.

ART. 12. Collegamento con la rete di smaltimento


La sezione di chiusura della linea fognaria deve essere munita di un pozzetto di modulazione dei
deflussi, con luce derivata dal coefficiente udometrico massimo consentito di 10 l/s·hm². Questa
sezione deve essere ispezionabile e regolabile.
E’ necessario che il singolo proprietario provveda alla rimozione di qualsiasi ostruzione della luce
tarata. Alla quota di massimo invaso va posta una soglia sfiorante di sicurezza capace di smaltire la
massima portata generata dall’area con la pioggia di progetto.

capacità deflusso da una luce sotto battente di sezione quadrata

60
15x15 cm

12.5x12.5 cm

50 10x10 cm

7.5x7.5 cm

5x5 cm
40
portata [l/s]

30

20

10

0
0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1 1.1 1.2
tirante [m]

Figura 5 – capacità di deflusso di una luce sotto battente di sezione quadrata al variare del tirante e della
dimensione della luce – condizione di deflusso libero

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TITOLO II: NORME DI POLIZIA IDRAULICA

ART. 13. Definizione del reticolo idrico


La seguente normativa si riferisce a tutti i corsi d’acqua, i canali e fossati esistenti nel territorio
comunale di Meolo (con esclusione delle sistemazioni agrarie).
In caso di difformità con norme esistenti, valgono le norme più restrittive.

ART. 14. Fascia di tutela


Per tutte le opere da realizzarsi in fregio ai corsi d’acqua, siano essi Collettori di Bonifica, acque
pubbliche o fossati privati, deve essere richiesto parere idraulico al Consorzio di Bonifica.
In particolare, per le opere in fregio ai collettori di Bonifica o alle acque pubbliche, ai sensi del R.D.
368/1904 e ai sensi del R.D. 523/1904, il Consorzio di Bonifica o il Genio Civile, deve rilasciare
regolari Licenze o Concessioni.
La fascia minima di tutela dei canali di scolo fuori dal centro storico è di 10 m per un corso
naturale e di 5 m per un canale di bonifica, la distanza è da misurare rispetto all’unghia arginale e
va, in ogni caso, concordata con l’ente gestore del corso d’acqua.
In questa fascia non può essere costruito alcunché che possa inibire la possibilità di manutenzione
del corso d’acqua con mezzi meccanici dalle sponde.
La distanza di rispetto dai corsi d’acqua ha valore anche per le coltivazioni e le lavorazioni rurali
secondo le seguenti dimensioni: le piantagioni di alberi e siepi, lo smovimento del terreno dal piede
interno ed esterno degli argini e loro accessori o dal ciglio delle sponde dei canali non muniti di
argini o dalle scarpate delle strade, non potrà essere a distanza minore di metri 3.
Ai proprietari di terreni soggetti a servitù di scolo di fossi o canali è fatto obbligo di mantenere
l’alveo del corso d’acqua sgombro da materiale estraneo o dalla vegetazione spontanea, in modo
che la sezione risulti libera e l’alveo sempre ben definito. Alla stregua dei canali, devono essere
manutentati anche eventuali manufatti, tombini e ponticelli. Il materiale di derivazione dallo spurgo
o dallo sfalcio deve essere prontamente rimosso dall’alveo stesso.
L’utilizzo di sistemi Wellpoint di drenaggio, che scaricano in canali di scolo, deve essere autorizzato
dal Consorzio di Bonifica, che si riserva di imporre le condizioni in funzione dello stato idraulico del
corso d’acqua; in ogni caso le acque di scarico devono essere filtrate.
I fossi di guardia delle strade comunali, vicinali e rurali devono essere manutentati da parte dei
frontisti, dei consorziati e dai proprietari limitrofi. Una volta individuato un alveo demaniale in

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disuso, sarà sempre onere degli stessi frontisti il ripristino alle condizioni originali.

ART. 15. Manutenzione dei fossati


Deve essere garantita la manutenzione dei fossati e delle scoline laterali nei tratti di proprietà,
attraverso lo sfalcio periodico dell’erba (quando la presenza è eccessiva), la rimozione del fogliame
o di altro materiale di deposito, allo scopo di evitare il progressivo interrimento della rete idrica
minore e assicurare il corretto deflusso delle acque.
Alla stregua dei fossati e dei canali devono essere soggetti alla manutenzione anche i manufatti,
ponti, ponticelli e tombini esistenti. Il materiale di derivazione dallo spurgo e dallo sfalcio deve
essere prontamente rimosso dall’alveo. E’ severamente proibito e sia prontamente perseguito a
termini di legge l’uso di diserbanti o il ricorso a liquidi infiammabili per rimuovere la vegetazione
lungo i fossi. La vegetazione riparia non ostacola il deflusso delle acque e costituisce il dominio di
una prima forma di disinquinamento delle acque superficiali.
Le fasce di vegetazione riparia lungo il corso d’acqua svolgono numerose importanti funzioni:

• intercettano le acque di dilavamento prima che raggiungano il fiume, fungendo da filtro


meccanico, trattenendo i sedimenti e restituendo acqua limpida, e da filtro biologico dei
nutrienti;

• consolidano le sponde attraverso il loro apparato radicale, riducendone l’erosione;

• arricchiscono il numero dei microambienti fluviali;

• forniscono cibo agli organismi acquatici, ostacolano il riscaldamento delle acque, riducendo
l’escursione termica diurna e stagionale;

• forniscono cibo e rifugio alla fauna riparia, moltiplicando le interconnessioni ecologiche tra
ambiente acquatico e terrestre e migliorando l’efficienza e la stabilità dell’ecosistema fluviale.

ART. 16. Tombinamento di fossati


E’ vietato il tombinamento9 di fossati e canali e, in ogni caso, si deve garantire la continuità

9
L'articolo 115 del D.Lgs. 152/06, relativo alla tutela delle aree di pertinenza dei corpi idrici,
prescrive specificatamente il divieto di tombinamento (se non per ragioni di difesa della pubblica
incolumità); tale articolo, per altro, sostituisce il precedente art. 41 del D.Lgs. 152/99 abrogato dal
nuovo Codice dell'ambiente.

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idraulica attraverso tombini10 di attraversamento adeguatamente dimensionati, per non


comprometterne la funzionalità. Gli accessi ai fondi privati che necessitino di attraversamenti di
fossi siano realizzati con ponti (e non con tombinamenti) che conservino la sezione idraulica del
fosso. Si consiglia a tal proposito di consultare, in fase di progettazione, gli Enti che operano e
conoscono il territorio e le problematiche idrauliche, in funzione delle competenze territoriali.
In zona agricola e rurale il ponte o ponticello deve avere una lunghezza massima (tratto di fosso a
sezione chiusa) di 6 m.
Nelle zone urbane il ponte o ponticello deve avere una lunghezza massima (tratto di fosso a sezione
chiusa) di 10 m. A monte del tratto tombinato deve essere prevista una griglia grossolana con
sfioratore laterale. Se, per ragioni di difesa della pubblica incolumità, è necessario ricorrere al
tombinamento di un fosso o di una scolina, si deve disporre un tombino di adeguato diametro (non
inferiore a 100 cm).

10
Non si confondano tombini e pozzetti: il tombino è una tubazione. A seconda del rapporto fra
larghezza e lunghezza del manufatto, si distingue fra ponti, ponticelli e tombini.
Concettualmente, il tombino è un ponte “lungo”.

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Figura 6 – Esempi (virtuosi e non) di corpi idrici di recapito privati (fonte: CdB Dese Sile)

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Figura 7 – Esempi di ponti e accessi (virtuosi e non) a fondo privato (fonte: CdB Dese Sile)

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

L. DA DEPPO, C. DATEI, (1997): Fognature. Edizioni Libreria Cortina (Padova)

D.G.R.V. C.R.V. n. 94/2006 (24/07/2007): Piano di Tutela delle Acque. Proposta per il Consiglio
regionale (art. 121 del D.Lgs. n.152/2006; art.19 commi 4 e 5 e art. 28 L.R. 33/1985). Giunta
Regionale del Veneto e Consiglio Regionale del Veneto (Venezia)

D.G.R.V. C.R.V. n. 94/2006 (24/07/2007): Allegato 3: Norme Tecniche di Attuazione del Piano
di Tutela delle Acque. Giunta Regionale del Veneto e Consiglio Regionale del Veneto (Venezia)

D.G.R.V. n. 1841/2007 (19/06/2007): Individuazione e perimetrazione delle aree a rischio


idraulico e idrogeologico. Nuove indicazioni per la formazione degli strumenti urbanistici.
Modifica D.G.R. 1322 del 10 Maggio 2006. Giunta Regionale del Veneto (Venezia)

Delibera n. 4/2007 del Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino Alto Adriatico (2007): Progetto
di Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dei bacini idrografici dei fiumi Isonzo, Tagliamento,
Piave, Brenta – Bacchiglione. Autorità di Bacino Alto Adriatico (Venezia)

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APPENDICE A

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APPENDICE B

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APPENDICE C

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