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APPENDICE B

LINEE GUIDA PER


IMPIANTO DI
COMPOSTAGGIO LOCALE
Marzo 2021

Sommario
1. Premessa........................................................................................................................................................... 2

2. Quadro normativo/autorizzativo ...................................................................................................................... 2

3. Dimensionamento e potenzialità dell’impianto ............................................................................................... 4

4. Tipologia di rifiuti conferibili ............................................................................................................................. 6

5. Approvvigionamento di materiale strutturante ............................................................................................... 7

6. Fasi operative di lavorazione ............................................................................................................................ 8

7. Comunicazione ............................................................................................................................................... 11

8. Caratteristiche impiantistiche per il controllo della fase odorigena .............................................................. 14

9. Caratteristiche impiantistiche per la gestione delle acque reflue .................................................................. 18

10. Fattori di rischio sanitario e sicurezza sul lavoro ........................................................................................ 20

11. Monitoraggio e controllo del processo....................................................................................................... 21

12. Sintesi delle fasi operative .......................................................................................................................... 22

Il presente documento è ispirato alla Relazione Tecnica del progetto definitivo per impianto di compostaggio di comunità redatto dall’Ing.
Beniamino PACILLI approvato dall’amministrazione comunale di Torrebruna (CH) con DGC n.22 del 04/06/2007

1
1. Premessa
La presente appendice, relativa agli interventi di tipologia B, fornisce indicazioni tecniche e gestionali alle
amministrazioni che volessero individuare questo tipo di intervento per l’utilizzo dei contributi della Città
metropolitana di Roma Capitale.
Tali indicazioni derivano dal percorso progettuale intrapreso dal Comune di Torrebruna (CH) della Regione
Abruzzo nel 2006 e poi interrottosi già prima del sopralluogo del 2012 effettuato dal tecnico della Città
Metropolitana di Roma Capitale (allora Provincia di Roma).
Si è trattato di un progetto che prevedeva la realizzazione di un progetto pilota, finalizzato alla messa in
esercizio di un impianto di compostaggio aerobico di piccola scala in un territorio decentrato, nel quale non era
valutato economicamente sostenibile l’invio della frazione organica della raccolta differenziata ad impianti
industriali di compostaggio ai costi di mercato.
Si ritiene opportuno segnalare anche la pubblicazione di ISPRA1 del 2002 che indica i criteri da seguire per un
efficace recupero di diverse tipologie di rifiuto, mediante la produzione di compost di qualità. Lo studio si
completa con l’analisi, nel momento della realizzazione dello studio, dei costi economici, delle caratteristiche
tecniche, dei settori di impiego, della situazione del settore e delle prospettive del mercato del compost.

2. Quadro normativo/autorizzativo
L’impianto di compostaggio di comunità oggetto della presente trattazione (quantitativo annuo trattato
inferiore alle 80 t), in cui il conferitore è individuabile nel soggetto gestore del servizio di igiene urbana, si
colloca nell’ambito del Dlgs 152/2006 Art. 214 comma 7 bis, che prevede nello specifico l’acquisizione di un
parere ARPA.
Per quanto riguarda le caratteristiche delle aree oggetto dell’intervento, esse devono essere adeguate dal
punto di vista urbanistico. Inoltre l’intervento deve essere compatibile con eventuali vincoli presenti.
Pertanto nell’individuazione del sito atto alla realizzazione dell’impianto è opportuno vagliare:
1. vincoli di tipo escludente e vincoli da considerare (da un punto di vista prettamente normativo);
2. alcuni fattori critici (da un punto di vista prettamente funzionale).
Vincoli Escludenti
Costituiscono vincoli escludenti all’ubicazione degli impianti di recupero mediante trattamento biologico
(compostaggio):
 le aree individuate dagli artt. 2 e 3 del D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357;
 le aree collocate nelle zone di rispetto (art. 6, D.P.R. n. 236/88) per un raggio non inferiore a 200 metri dal
punto di approvvigionamento idrico a scopo potabile pubblico, salvo eventuali deroghe da parte delle
autorità competenti supportate da analisi di rischio;
 le aree a distanze dai centri abitati inferiori a 200 m (distanza dal nucleo abitato così come definito dal
codice della strada), derogabile per il compostaggio di scarti verdi;
 le aree soggette a esondazione; per la verifica relativa ad aree in fregio ad aste fluviali deve, al riguardo,
essere presa come riferimento la piena con tempo di ritorno pari a 50 anni (20 anni nel caso di
compostaggio di scarti verdi);

Vincoli da Considerare
Costituiscono vincoli da considerare condizioni locali di accettabilità dell’impianto in relazione a:
 aree collocate entro le fasce di rispetto delle diverse infrastrutture (strade, autostrade, gasdotti, oleodotti,
ferrovie, cimiteri, beni militari, aeroporti, ospedali, case di cura e simili, etc.);
 beni storici, artistici, archeologici, paleontologici ex legge n. 1089/39;

1
http://www.isprambiente.gov.it/contentfiles/00003500/3526-manuali-2002-07.pdf

2
 vincoli paesistici e paesaggistici ex legge n. 1497/39, 431/85 e successive modifiche ed integrazioni (art. 151
decreto legislativo 29 novembre 1999 n. 490);
 aree sottoposte a vincolo idrogeologico ex regio decreto n. 3267/23;
 aree individuate a parco o riserva naturale a livello regionale, provinciale e comunale

Fattori Critici
Costituiscono fattori critici da considerare condizioni locali relativi alla funzionalità dell’impianto stesso e sono
relativi a:
 direzione dei venti prevalenti,
 collegamento alla rete viaria esistente,
 pendenza del terreno,
 linee di corrivazione delle acque meteoriche,
 usi delle aree circumvicine,
 opportuno grado di umidità.
Per questo, al fine di verificare fin dall’inizio tali caratteristiche e semplificare il quadro per l’amministrazione
proponente, nella scheda di progetto da presentare all’ente finanziatore si richiede di riportare le
caratteristiche particellari, urbanistiche e vincolistiche delle aree prescelte, compilando un’apposita tabella.

Localizzazione dal punto di vista catastale, in particolare, le particelle Indicare qui se la


l’intervento sarà afferente alle ___________ sono di proprietà di proprietà dell’area è
particelle ________________ del privati e dovranno essere pubblica o deve essere
foglio _____ del Comune di sottoposte a procedura acquisita
_____________ espropriativa o acquisizione (o
altro titolo)

Conformità l’area dell’intervento è/ non è pertanto, non sarà / sarà Indicare qui eventuale
urbanistica conforme alle seguenti necessario operare in variante al percorso di variante
destinazioni ed agli indici vigente strumento urbanistico urbanistica
urbanistici previsti per i lotti
oggetto dell’intervento:
___________________

Vincoli nell’area dell’intervento non pertanto, non sarà / sarà Indicare qui eventuale
sono/ sono presenti vincoli necessario acquisire specifici titoli percorso autorizzativo
paesaggistici o ambientali, o autorizzativi
fasce di rischio idrogeologico

In questo caso specifico si ritiene opportuno che la relazione descrittiva dell’intervento riporti anche:
 la distanza dal primo nucleo abitativo (località ................), del comune in cui è previsto l’intervento;
 la quota altimetrica approssimativa sl.m.;
 il dislivello rispetto al centro urbano;
 l’eventuale esposizione o meno ai venti dominanti;
 gli usi delle aree circumvicine;
 le caratteristiche rispetto alla percentuale di umidità;
 le caratteristiche del collegamento alla rete viaria principale;
 immagine satellitare e/o cartografica che individuino chiaramente l’ubicazione del sito atto alla
realizzazione dell’Impianto di Compostaggio di Comunità.

Per quanto riguarda i procedimenti autorizzativi legati alla gestione acque meteoriche, dall’Art. 214 comma 7
bis del Dlgs 152/2006 non si rileva la necessità di una procedura autorizzativa, pur rendendosi opportuni presidi

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atti a garantire la corretta gestione delle acque di prima pioggia (analogamente a quanto avviene nel Centro di
raccolta comunale per i rifiuti urbani). Per quanto riguarda invece le emissioni in atmosfera, la questione
attualmente non è univocamente definita dalla normativa. Pertanto si ritiene opportuno affrontare in sede
progettuale il tema dell’emissione in atmosfera (emissione dal biofiltro e durante la vagliatura finale) con
opportuni presidi per la minimizzazione dell’eventuale impatto.

3. Dimensionamento e potenzialità dell’impianto


Il dimensionamento dell’impianto di compostaggio di comunità deve essere eseguito tenendo conto che il
quantitativo annuo trattato non deve superare le 80t/a se si intende usufruire della procedura semplificata
prevista dalla normativa. In base a questo vincolo è possibile determinare il numero minimo dei cumuli e delle
aree di servizio necessarie per un periodo di un anno (tempo necessario alla maturazione del compost).
Nelle linee guida generali sono già stati indicati i quantitativi massimi associati ai due casi di assenza e presenza
di aspirazione per la prima fase di maturazione per non superare il limite massimo di 80 t/a:

Senza aspiraz. Con aspiraz.


% t/anno % t/anno
33% 27 organico 73% 58
67% 53 strutt 27% 22
100 80 100 80

Nella presente trattazione per semplicità si valuterà solamente il caso con aspirazione. In base alla tabella
precedente la valutazione del volume del materiale da avviarsi annualmente a compostaggio può essere
rappresentata dai seguenti quantitativi, in cui si considera un fattore di conversione di 1,75 m3/t sia per
organico che per strutturante triturato:
Rifiuti da trattare: 80 t/anno = 0,22 t/g
Rifiuti Organici: 58 t/anno = 101,5 m3/anno
rifiuti verdi, scarti ligneo/cellulosici: 22 t/anno = 38,50 m3/anno
Computo del volume del materiale nelle piazzole destinate alla fase di compostaggio attivo:
Volume totale del materiale: 101,50 + 38,50 = 140 m3/anno
Determinazione del volume del singolo cumulo:
Volume del singolo cumulo: [(3,00 m x 1,50 m)/2] x 22,00 m = 49,5 m3
Determinazione del numero di cumuli necessari:

,
N= = = 2,8
,

Pertanto per rimanere entro il limite complessivo di 80 t/a è possibile adottare una configurazione con 3
cumuli: 3 con lunghezza di 22,00 m
 Tempo di maturazione: 1 anno
 Lunghezza dei Cumuli: 22,00 m
 Larghezza dei Cumuli: 3,00 m
 Altezza dei Cumuli: 1,50 m
È importante sottolineare che nelle ipotesi finora poste:
 se si considera un quantitativo giornaliero di organico pari a circa 200 grammi/giorno/abitante, il totale di
58 t/anno corrisponde al fabbisogno di conferimento per una popolazione di circa 795 abitanti;
 il quantitativo annuo di 22 t/a di rifiuti verdi, scarti ligneo/cellulosici corrisponde a 38,50 m3/anno (3,2
m3/mese)

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La Potenzialità dell’Impianto è di 0,23 t/g.
La potenzialità giornaliera dell’Impianto può essere valutata considerando la capacità dei cumuli di
maturazione, considerando che essi sono caratterizzati da una sezione triangolare e dalle seguenti dimensioni:
Lunghezza: 3 cumuli da 22,00 m
Larghezza: 3,00 m
Altezza: 1,50 m
Volume = [(3,00 m x 1,50 m)/2] x 22,00 m x 3 = 148,5 m3/anno corrispondente a 84,80 t/anno  0,23 t/giorno

L’intervento dovrebbe prevede le seguenti aree funzionali:


tipologia di utilizzo della superficie Dimensioni m Estensione della superficie m2
Stoccaggio materiale da trattare 6,00 x 5,00 30,00
coperta
triturazione 6,00 x 5,00 30,00
verde tritato 4,00 x 5,00 20,00
verde non tritato 4,00 x 5,00 20,00
stoccaggio sovvalli cassonetti 3,00 x 2,00 6,00
spazio di servizio per biofiltro 3,00 x 3,00 9,00
fossa biologica 3,00 x 5,00 15,00
3 cumuli di maturazione 3,00 x 22,00 x 3 198,00
accesso e viabilità interna - 545,00
Vagliatura compost maturo 5,00 x 5,00 25,00
stoccaggio compost maturo 10,00 x 10,00 100,00
Totale 998,00

La superficie totale dell’intervento è di circa 1000 m2, di cui almeno 30 m2 coperti (salvo opportuna copertura di
ulteriori 100 m2 per area stoccaggio compost maturo e/o 25 m2 area vagliatura finale compost). È opportuno
predisporre una idonea recinzione dell’impianto, videosorveglianza e l’adozione di adeguate piante ornamentali.
Nella seguente immagine si riporta a titolo esemplificativo lo schema funzionale di analogo progetto,
caratterizzato da un maggior numero di cumuli e da una loro maggior lunghezza. Per il resto tale schema
funzionale potrebbe essere considerato adeguato anche alla presente trattazione.

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Schema distributivo del progetto di impianto di compostaggio di comunità.
Fonte: Elaborazione da progetto Comune di Torrebruna (CH)
4. Tipologia di rifiuti conferibili
I rifiuti compostabili sono definiti dalla normativa. In particolare i rifiuti utilizzabili nel processo di compostaggio
di comunità sono definiti dal DM 266/2016, attraverso l’allegato 3, di cui si riporta integralmente l’articolo 4
“Rifiuti e materiali ammissibili nell'apparecchiature di compostaggio di comunità”, elenco che dovrebbe essere
inserito nei vari regolamenti comunali.

TIPOLOGIA CODICE CER NOTE


rifiuti biodegradabili di cucine e mense 20 01 08
rifiuti biodegradabili prodotti da giardini e 20 02 01
parchi
segatura, trucioli, residui di taglio, legno, 03 01 05 sono ammessi solo se non trattati; sono esclusi i
piallacci pannelli di truciolare
scarti di corteccia e legno dalla lavorazione 03 03 01
della carta qualora non addizionati
materiale filtrante derivante dalla 15 02 03
manutenzione periodica del biofiltro a
servizio dell'apparecchiatura
imballaggi in carta e cartone 15 01 01 Sono esclusi i rifiuti di carta e cartone contenti
inchiostro.
Sono ammessi limitatamente alle quantità necessarie
come strutturante e non superano il 20% del totale dei
rifiuti immessi nell'apparecchiatura.
Si suggerisce di ridurre in pezzi
imballaggi in legno 15 01 03 Sono ammessi solo se non trattati; sono esclusi i
pannelli di truciolare.
Sono ammessi limitatamente alle quantità necessarie
come strutturante e non superano il 20% del totale dei
rifiuti immessi nell'apparecchiatura.

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TIPOLOGIA CODICE CER NOTE
Si suggerisce di ridurre in pezzi
carta e cartone 20 01 01 Sono esclusi i rifiuti di carta e cartone contenti
inchiostro.
Sono ammessi limitatamente alle quantità necessarie
come strutturante e non superano il 20% del totale dei
rifiuti immessi nell'apparecchiatura.
Si suggerisce di ridurre in pezzi
composti di legno vergine non inquinato - Sono ammessi limitatamente alle quantità necessarie
quali pellet in legno non trattato, segatura, come strutturante e di pezzatura non superiore ai 2 cm.
trucioli, residui di taglio, legno, piallacci,
scarti di corteccia e legno

Tali matrici organiche costituiscono il substrato principale oggetto di trattamento nell’impianto. Esse devono
essere il risultato di frazioni organiche “di qualità” e biomasse separate a monte dai cittadini stessi tramite
raccolta differenziata.
Vista l’importanza della qualità delle matrici in ingresso, si raccomanda di effettuare un nuovo passaggio di
comunicazione alle utenze per sottolineare e ricordare le modalità operative secondo cui effettuare una
corretta raccolta differenziata della frazione organica e del verde e ricordare di evitare accuratamente di
inserire altre tipologie di rifiuti urbani oggetto di raccolta (indifferenziato, vetro, metalli-lattine, plastica).
Devono essere evitati tutti i materiali costituiti di plastiche biodegradabili e compostabili conformi alla norma
UNI EN 13432 (dai sacchetti monouso, imballaggi o prodotti assorbenti per la persona) in quanto tale standard
è relativo al trattamento di materiali costituiti di plastiche biodegradabili e compostabili nei soli impianti
industriali.
Infatti le matrici da trattare saranno conferite all’impianto direttamente dai mezzi di raccolta.

5. Approvvigionamento di materiale strutturante


L’esigenza di mantenere un adeguato livello di porosità nella massa in trasformazione, garantendo condizioni
aerobiche ed un corretto rapporto C/N, richiede di miscelare ad ogni conferimento gli scarti di cucina con
materiale di supporto ligno cellulosico (rami, foglie, trucioli di legno, paglia ecc.).
Un’adeguata disponibilità di materiale strutturante è uno dei più importanti fattori di successo del
compostaggio, evitando l’insorgere di condizioni anaerobiche che provocano la formazione di sostanze
maleodoranti. Pertanto l’approvvigionamento della componente lignocellulosica (materiale strutturante) è un
aspetto che deve essere affrontato fin dalla fase di progettazione. È quindi necessario che il promotore del
progetto indichi come verrà procurato lo strutturante necessario.
Ad esempio dovrebbe essere consolidato il circuito di raccolta del verde presso le utenze: potrebbe essere istituito
un circuito di raccolta del verde a pagamento, con la possibilità per le utenze di conferire gratuitamente il verde già
triturato o presso il centro di raccolta, o presso lo stesso impianto. A tale scopo potrebbe essere istituito un
servizio comunale di noleggio gratuito di trituratori domestici (rif. Appendice A).
Inoltre potrebbe essere adeguata la modalità di raccolta della frazione organica introducendo l’utilizzo di
sacchetti in carta al posto di quelli in plastica compostabile: in tal modo il sacchetto stesso verrebbe a svolgere
la funzione di strutturante invece che, nell’altro caso, un residuo da eliminare in fase di vagliatura finale.
Laddove il costo dell’approvvigionamento dei sacchetti in carta non fosse sostenibile economicamente per il
proponente, la raccolta dell’organico potrebbe avvenire attraverso secchielli svuotabili, come previsto dalla
normativa.

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6. Fasi operative di lavorazione
L’ attività dell’impianto consisterebbe nello smaltimento e recupero dei rifiuti provenienti dalla raccolta
differenziata di tipo urbana. Il materiale in entrata (FORSU/ scarti lignocellulosici e altro strutturante), dopo una
iniziale frantumazione e miscelazione subirebbe una serie di reazioni biologiche che porterebbero alla
formazione del compost, che prima dello stoccaggio affronterebbe una fase di raffinazione. Nel seguito sono
riportate le principali fasi operative.
La Fase Iniziale è del tipo educativa/informativa e consiste nel ricordare alle utenze come differenziare
correttamente i rifiuti da utilizzare nell’impianto (rif. Sezione successiva).

La Prima Fase riguarda la Ricezione e lo Stoccaggio dei materiali da trattare: la FORSU (frazione organica rifiuti
urbani) e la frazione verde (potature di alberi, scarti lignei ecc..). La frequenza dipende dalle produzioni di
FORSU quindi dal numero degli abitanti e dalla loro partecipazione nella differenziazione degli stessi;
mediamente la raccolta dell’organico avviene ogni due-tre giorni, mentre la raccolta del verde presenta dei
picchi stagionali a inizio primavera e fine estate. Sarebbe opportuno che la seguente fase relativa alla FORSU
avvenisse nello stesso giorno del conferimento.

La Seconda Fase è costituita da un Controllo visivo della FORSU conferita; eventuali sacchi non idonei
dovrebbero essere rimossi a mano dall’operatore, pertanto il soggetto gestore della raccolta, previo
adeguamento del regolamento comunale, potrebbe non raccogliere affatto sacchi non conformi. La FORSU
dovrebbe essere controllata onde evitare che alcuni rifiuti non destinati al compostaggio entrino nelle
lavorazioni. Eventuali rifiuti non compostabili eliminati in questa fase dovrebbero essere avviati a smaltimento
con adeguato codice CER (191212).
La FORSU idonea viene accumulata nell’area di stoccaggio e sarebbe preferibile che venisse triturata per
favorire la successiva omogeneizzazione nella successiva miscelazione. È preferibile impiegare trituratori a
basso numero di giri con apparati laceranti a coclee od uncini/ramponi/coltelli, pertanto sarebbe più opportuno
parlare di “lacerazione” dei tessuti organici. La triturazione a sua volta potrebbe essere preceduta da una
vagliatura (es vagli reticolari di maglia 4x4 cm) per separare gli elementi a grana fine da quelli solidi (per
esempio scarti di caffè non hanno bisogno di essere triturati….). Poiché si tratta di un’operazione utile ma non
indispensabile che aumenta i tempi ed i costi di gestione, è possibile non effettuarla ed eventualmente triturare
tutto.

La Terza Fase riguarda la Triturazione della frazione verde (a parte). L’impianto è dotato di aree per lo
stoccaggio sia della FORSU sia del verde; la triturazione separata di FORSU e del verde (strutturante) deve
avvenire entro pochi giorni dall’ingresso ed è necessaria per poterli miscelare in opportune proporzioni. È
consigliabile adottare trituratori a martelli che garantiscono una buona apertura delle fibre ligniniche e
cellulosiche mantenendo un buon grado di consistenza dimensionale e strutturale.

La Quarta Fase riguarda la Miscelazione della FORSU con la frazione verde (strutturante). La realizzazione della
miscela è una fase rilevante del processo di compostaggio, in quanto deve conferire al substrato ottenuto la
giusta composizione e porosità, caratteristiche che favoriscono l’omogenea ossigenazione della massa e la
migliore ossidazione della sostanza organica. La miscela umido-strutturante, può essere preparata mediante un
carro trito–miscelatore (ad esempio a coclee azionato da un motore elettrico o tramite presa di forza) oppure
tramite una pala gommata.
Il rapporto di miscelazione tra organico e strutturante, è rispettivamente di 2 a 1 in peso. Ovviamente la
percentuale di verde può superare la quantità di 2 a 1 in peso, cioè se nell’impianto sono presenti importanti
quantitativi di verde, questo può essere miscelato anche superando le quantità minime richieste.

8
La Quinta Fase è relativa alla Formazione del primo cumulo: gli elementi miscelati vengono depositati, con una
pala gommata, su un primo cumulo dove può essere presente un opportuno sistema di aspirazione forzata degli
odori ed invio delle arie esauste ad un biofiltro a composto (si veda Sezione 8).
In questa prima fase della durata di circa 1 mese occorre fare dei rivoltamenti periodici, in media 1 ogni 4-5
giorni, nel periodo estivo detti rivoltamenti sono più frequenti e possono arrivare a 1-2 al giorno. I rivoltamenti
sono importanti poiché immettono ossigeno nel cumulo.
Durante il primo mese occorre fare controlli relativi alla temperatura (range 20°- 40°) ed al grado di umidità:
 Nei periodi invernali essendo il processo esotermico, occorre controllare che il cumulo non si raffreddi
rapidamente, in questo caso è possibile coprirlo con un telo traspirante.
 Nei periodi estivi il cumulo perde molta umidità, in questo caso è possibile bagnarlo utilizzando l’acqua di
superficie contenuta nella fossa biologica. Detta fossa ha il compito di accogliere il percolato dei cumuli e
delle aree di servizio, e le acque meteoriche che assolvono alla funzione di far decantare il percolato
lasciando in superficie acqua utilizzabile per l’impianto.

Nella Sesta Fase, nell’impianto dotato di sistema di aspirazione dopo circa un mese termina la “fase attiva” e
può aver inizio la Maturazione: in essa si completano i fenomeni degradativi a carico delle molecole meno
reattive ed intervengono reazioni di trasformazione e polimerizzazione a carico delle stesse (con particolare
riferimento alla lignina) che portano alla “sintesi” delle sostanze umiche.
Viene svuotato il primo cumulo aspirato e riempito l’ultimo. Sul cumulo di maturazione i rivoltamenti sono
meno frequenti (1 ogni 10-15 giorni) occorre però fare attenzione al grado di umidità ed intervenire
all’occorrenza bagnando il cumulo.

Nella Settima Fase, dopo circa 8-10 mesi, il compost è maturo e può essere sottoposto ad una eventuale
Raffinazione con opportuni vagli (es. vagli a maglia intercambiabile 8/10 mm. - 20/25 mm. - eventualmente
40/45 mm, piuttosto che tramite linee multiple di vagliatura) e deposto nell’area di stoccaggio del compost
pronto per essere utilizzato.
Dalla eventuale raffinazione si ottiene un sovvallo che molto spesso è di natura lignea e può quindi essere
riutilizzato come strutturante nella fase di miscelazione, viene cioè riutilizzato nel processo di produzione del
compost. Eventuali residui non compostabili possono essere rimossi in questa fase attraverso separazione
densimetrico-aeraulica ed avviati a smaltimento con opportuno codice CER (190501).
Per i rifiuti che si originano dal processo di vagliatura iniziale e finale (ferro e materiali ferrosi in genere,
materiali plastici e vetro) occorre prevedere lo stoccaggio in appositi cassonetti (contenitori) e il conferimento
periodico a Ditte autorizzate.
Il processo di vagliatura del prodotto finito deve essere effettuato in modo da impedire il verificarsi di fenomeni
di esalazioni maleodoranti dovute a tale operazione. Nello “Schema distributivo aree funzionali” dell’impianto, è
opportuno indicare una specifica area adibita a tale operazione: essa potrebbe essere collocata nella zona
dell’area di stoccaggio del compost maturo.
In definitiva nell’Impianto vengono identificate le seguenti principali fasi operative:
1. Ricezione e Stoccaggio dei Materiali da Trattare
2. Controllo FORSU
3. Stoccaggio e triturazione dello Strutturante
4. Miscelazione Umido/Strutturante
5. Costituzione del Cumulo
5.1. Bio-ossidazione
6. Maturazione
7. Raffinazione e Stoccaggio del Compost

Nel seguito si propone un possibile schema di flusso per le fasi di produzione del compost

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RICEVIMENTO MATERIALI

Lignocellulosici FORSU Sovvallo FORSU 191212

eventuale
Triturazione
Area Stoccaggio

MISCELAZIONE
Area Cumuli

BIO-OSSIDAZIONE Aspirazione Odori


Perdite di processo
Rivoltamenti
Area Cumuli

Perdite di processo MATURAZIONE Rivoltamenti

Area Stoccaggio Compost


Sovvallo ligneocellulosico RAFFINAZIONE E
Sovvallo finale 190502
STOCCAGGIO

UTILIZZO DEL COMPOST


SMALTIMENTO
DI QUALITÀ

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7. Comunicazione
In questa tipologia di intervento le attività di comunicazione alle utenze, oltre a esser rivolte a spiegare le finalità
e le ricadute sui costi di gestione dei rifiuti, dovrebbero comprendere l’illustrazione delle eventuali modifiche del
sistema di raccolta della frazione organica e del verde, funzionali al corretto esercizio dell’impianto locale.
I format grafici di eventuali materiali di visibilità, i contenuti e le immagini utilizzate devono essere in linea con le
indicazioni dell’ente finanziatore. I materiali grafici possono essere personalizzati e integrati, fornendo
preliminarmente all’ente finanziatore una propria proposta, soggetta a ad approvazione o revisione, fermo
restando l’obbligo dell’uso del banner istituzionale e del logo “compostiamo” che rendono riconoscibili la
campagna e gli enti finanziatori.
L’ente finanziatore si riserva comunque di modificare il banner e il logo della campagna, rimanendo proprietaria
dei diritti di utilizzo di tali elementi.
I materiali di visibilità impiegati devono essere inviati per revisione all’ente finanziatore tutti insieme in un’unica
soluzione, in bassa risoluzione e attraverso mezzi di trasferimento telematici. Il materiale approvato verrà infine
trasmesso formalmente all’ente finanziatore attraverso la PEC ambiente@cittametropolitanaroma.gov.it,
comunque in bassa risoluzione.
Al fine di supportare praticamente la realizzazione dei vari strumenti di visibilità previsti dal piano, si fornisce un
kit tipo di riferimento, che il proponente può adattare alle proprie esigenze.

STRUMENTO DESCRIZIONE IMMAGINE

Da utilizzare come
BANNER
INTESTAZIONE su tutti i
ISTITUZIONALE materiali di visibilità.

LOGO Da utilizzare su tutti i materiali


“COMPOSTIAMO” di visibilità.

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STRUMENTO DESCRIZIONE IMMAGINE

Template generale per la


realizzazione di poster di
POSTER “COM-
70x100cm che promuove l’avvio
POSTAGGIO LOCALE” del progetto, da usarsi per
affissioni.

Template generale per la


realizzazione di locandine in
formato A3, stampabili con
LOCANDINE stampanti standard, da usarsi
per la promozione di eventuali
specifiche iniziative della
comunicazione.

Template generale per la


realizzazione di volantini
informativi in formato A4,
TEMPLATE DEL stampabili con stampanti
VOLANTINO standard, da usarsi per la
promozione di eventuali
specifiche iniziative della
comunicazione.
Brochure di 8 pagine formato
chiuso 21x21 cm, stampabile in
BROCHURE 4 colori, che dà informazioni
“COMPOSTAGGIO DI pratiche al pubblico sul progetto
COMUNITÀ” di compostaggio locale e sulle
eventuali modifiche al servizio di
raccolta.
Template generale per la
realizzazione di presentazioni in
PRESENTAZIONE IN power point da usarsi durante
POWER POINT eventuali specifiche iniziative di
comunicazione, con un layout
grafico coerente agli strumenti
precedenti.

Tutti i materiali grafici stampati saranno realizzati su carta riciclata al 100% e ciò sarà indicato sul materiale con
apposito simbolo.
Nei materiali stampati è richiesto l'utilizzo di codici QR, in modo da poter rimandare il lettore, attraverso il

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proprio telefono cellulare, direttamente a una pagina internet sull'iniziativa specifica, costantemente
aggiornata. Nella immagine seguente è riportato un esempio di lettura di codice QR contenente un link,
attraverso telefono cellulare.

Esempio di desktop con materiali informativi


cartacei a richiesta e uso di QR code

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8. Caratteristiche impiantistiche per il controllo della fase odorigena
La formazione ed il rilascio di odori costituisce uno dei punti più critici di qualsiasi stazione di compostaggio. A
questo proposito il progetto deve approfondire le diverse situazioni che possono portare alla generazione di
emissioni maleodoranti in modo da rendere possibili interventi di prevenzione e/o mitigazione sia a livello delle
condizioni di processo, sia sulle caratteristiche delle strutture impiantistiche.
Gli odori possono generarsi in diverse fasi della filiera di compostaggio. La loro formazione è influenzata
sensibilmente dalla natura specifica delle matrici organiche. Ad esempio, materiali come fanghi di depurazione e
residui della lavorazione dei prodotti ittici spesso si rendono responsabili di intense emissioni maleodoranti, sin
dalle prime operazioni legate al ciclo di produzione del compost. Evitando queste matrici si eviteranno i
problemi ad esse correlati.
Il rilascio di odori può costituire un problema già a livello di raccolta e trasporto delle matrici organiche, prima
ancora che queste raggiungano l’impianto di compostaggio. È dunque importante organizzare le operazioni di
asporto e di conferimento dei rifiuti secondo cadenze temporali e con mezzi che limitino al massimo questo
inconveniente: i veicoli impiegati per la raccolta dovranno garantire il contenimento più ermetico possibile dei
materiali asportati.
Le emissioni odorose, espresse in unità olfattometriche (U.O.), possono essere stimate nelle diverse zone
dell’impianto di compostaggio.
La seguente Tabella redatta da W. Bidlingmaier, propone una stima delle emissioni odorose negli impianti di
compostaggio e mostra chiaramente che le maggiori concentrazioni odorigene si verificano nella fase di bio-
ossidazione.

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AREA DELL'IMPIANTO U.O./m

Stoccaggio 470 (media)

Pretrattamenti 142 (media)

Superficie dei cumuli (bio-ossidazione) 2.000-70.000

Superficie dei cumuli (maturazione) 100-500

Vagliatura 118 (media)

Aria in uscita da biofiltro < 300

Pertanto, anche se l’entità dell’impianto è modesta, si suggerisce di utilizzare un sistema aperto a cumuli statici
ad aerazione per aspirazione d'aria.
Uno tra i sistemi di relativa semplicità tecnologica è stato sviluppato in America con il nome di “sistema
Beltsville”, allo scopo di fornire agli agricoltori un sistema semplice di bioconversione, stabilizzazione ed
umificazione delle biomasse di scarto a scopo agronomico. Nelle diverse varianti si configura come un sistema
statico ed aerato, tipicamente aperto: i materiali sono disposti in cumulo su una platea ricoperta da uno strato
di legno sminuzzato, paglia o altro materiale poroso. Sulla superficie del cumulo può essere disposto uno strato
di compost maturo, inteso a fornire un leggero effetto di coibentazione ed a garantire la biofiltrazione degli
effluenti gassosi sfuggiti dalla superficie del cumulo. Dentro al cumulo si crea una depressione per mezzo del
sistema di tubi collegati al ventilatore, che funge da aspiratore. L’aria viene richiamata nel substrato dalla
superficie esterna, passa attraverso il cumulo e viene eliminata dal sistema di tubi posto sul fondo. Regolando la

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quantità di aria aspirata è possibile controllare la temperatura, l’umidità del materiale ed il contenuto
d’ossigeno.
L’aria aspirata viene depurata prima di essere rimessa in atmosfera tramite biofiltri costituiti da cumuli di
compost maturo.
La filosofia ispiratrice dei sistemi statici è la semplificazione operativa; la ridotta frequenza dei rivoltamenti del
cumulo non disturba la biomassa microbica ed evita una massiva diffusione di odori molesti. Necessita, come
sistema tipicamente statico, di un’alta percentuale di materiale strutturale di natura lignocellulosica; l’umidità
della miscela di partenza è un parametro dirimente per la sua applicabilità, ed il sistema si avvale efficacemente
di pre-trattamenti ed omogeneizzazione, già illustrati in precedenza.

Schema del Sistema Beltsville con aspirazione

Inconveniente del sistema:


il richiamo d’aria fredda dall’atmosfera esterna all’interno del cumulo, porta il vapore acqueo a condensarsi
nella sua parte centrale. Si ha, di conseguenza, la formazione di ristagni d’acqua che possono provocare
l’insorgenza di condizioni anaerobiche in ampie zone della matrice.
Detto inconveniente viene risolto prevedendo, nel cumulo e nell’area destinata al biofiltro, una idonea
pendenza (min. 1%) ed un efficiente sistema di raccolta (si veda il paragrafo inerente la gestione delle acque).

Configurazioni innovative
Per ridurre il numero di rivoltamenti che costituiscono sempre un disturbo alla flora microbica, è possibile
utilizzare temporaneamente un’iperventilazione per realizzare una bio-ossidazione accelerata attraverso il
circuito di aspirazione odori. Si tratta di una interessante variante innovativa, in corso di forte diffusione sul
territorio nazionale ed estero. In tal caso l’aerazione avviene per insufflazione forzata di aria da sotto il cumulo,
semplicemente invertendo la rotazione della ventola di aspirazione ed isolando il biofiltro: con un sistema di
chiusure ed aperture verso l’esterno può essere captata aria dall’esterno e convogliata verso il cumulo che lo
ossigenerà. Una prima possibile configurazione prevede di inserire sul tubo in plastica principale, dopo la
ventola, due elementi di chiusura in serie: con entrambe le valvole chiuse vengono aspirati gli odori dal cumulo;
chiudendo la valvola più vicina al biofiltro e aprendo l’altra ed invertendo la ventola viene captata aria
dall’esterno ed insufflata nel cumulo (figura sotto: prima soluzione).
Una seconda possibilità è quella di inserire un unico tubo nel biofiltro (figura sotto: seconda soluzione)
aprendolo ed invertendo la ventola si aspira aria, che viene insufflata nel cumulo. Questa soluzione è più
semplice ma ha il difetto di lasciare aperti in aspirazione tutti i tubi e quindi gli odori precedentemente aspirati
nel biofiltro verrebbero reimmessi nel cumulo insieme all’aria esterna. Inoltre il tubo principale una volta chiuso
per permettere l’aspirazione degli odori potrebbe aprirsi per la pressione dell’aria aspirata; si potrebbe lasciare

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aperto ma in questo caso parte degli odori non verrebbero assorbiti dal biofiltro. Tra le due soluzioni si ritiene
pertanto preferibile la prima in quanto più funzionale.
PRIMA SOLUZIONE

SECONDA SOLUZIONE

Possibili configurazioni della iperventilazione temporanea attraverso il circuito di aspirazione odori.


Fonte: Elaborazione da progetto Comune di Torrebruna (CH)

Inoltre durante la fase di insufflazione forzata di aria sarebbe opportuno coprire il cumulo attraverso appositi
teli o membrane semi-permeabili, con adeguate caratteristiche di traspirabilità per la perdita controllata di
umidità dal sistema. La creazione di un velo liquido nella faccia inferiore dei teli aumenta la ritenzione
complessiva delle molecole odorigene all’interno del sistema, determinandone le condizioni di
metabolizzazione per ossidazione fino a molecole non odorigene; la CO2 prodotta viene invece rilasciata verso
l’esterno, così come il vapore d’acqua, con cinetiche di traspirazione determinate appunto dalla traspirabilità
dei teli. Esistono sul mercato teli a diversa traspirabilità per:
 compostaggio/stabilizzazione (a traspirabilità relativamente bassa, per impedire il disseccamento precoce
della biomassa e l’arresto del metabolismo a carico delle sostanze fermentescibili ancora presenti);
 bioessiccazione (a traspirabilità superiore per favorire l’allontanamento sollecito dell’umidità dal sistema).
Nel caso di elevate capacità operative e/o localizzazioni critiche, è comunque opportuno istituire un ulteriore
livello di presidio onde gestire i potenziali problemi di odori – resi avvertibili in conseguenza delle masse
movimentate - che possono svilupparsi per le operazioni di miscelazione, costruzione e asportazione dei cumuli.

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Il biofiltro
Le emissioni gassose odorigene da trattare vengono fatte passare uniformemente attraverso un mezzo poroso
biologicamente attivo, ovvero in un apposito letto riempito con materiali quali cortecce, legno triturato,
compost maturo, torba, ecc…, mantenuti a condizioni di temperatura e umidità costanti e che vengono
colonizzati da microrganismi aerobi in grado di degradare i composti da trattare presenti nelle emissioni. È
importante ricordare che la colonizzazione e le attività metaboliche avvengono all'interno del biofilm, che è la
pellicola d'acqua che si crea attorno alle particelle della matrice solida di cui il biofiltro è costituito. In pratica, i
microrganismi di un biofiltro non fanno altro che completare la degradazione della sostanza organica di
partenza, di cui i composti odorosi sono intermedi di degradazione.
Alcuni aspetti gestionali sono importanti per il corretto funzionamento di un biofiltro.
I materiali filtranti devono poter fornire un ambiente microbico ottimale (pH, abbondanza di carbonio, nutrienti
inorganici), un’ampia superficie specifica, integrità strutturale nel tempo, elevata umidità e porosità, bassa
densità volumetrica, odore proprio non eccessivo.
Da un punto di vista progettuale si rileva l'importanza di garantire il dimensionamento efficace dei letti di
biofiltrazione. Sotto tale punto di vista, i parametri senz’altro fondamentali per l’impostazione del
dimensionamento sono:
 il tempo di ritenzione: secondi impiegati dal flusso d’aria da trattare per l’attraversamento del letto (30-36
secondi)
 il carico specifico: flusso d’aria nell’ora attraverso l’unità di superficie, o meglio, di volume del letto di
biofiltrazione.
La vasca dovrebbe essere dotata di un sistema di chiusura scorrevole per la rimozione del materiale filtrante.
Dovrebbero inoltre essere previste:
 una chiusura scorrevole da un lato per permettere la sostituzione del materiale filtrante;
 una superficie pavimentata avente una idonea pendenza atta al convoglio dei ristagni d’acqua all’adiacente
fossa biologica;
 una adeguata copertura di tipo leggera contro pioggia e neve, dotata di ampie aperture localizzate adatte al
mantenimento di un’equa distribuzione dell’aria su tutta la superficie.

Dimensionamento del biofiltro


A parità di resa di abbattimento del biofiltro, i carichi specifici di aria da trattare sono variabili in funzione della
concentrazione e della tipologia delle sostanze da rimuovere; un valore di riferimento è valutabile in 100
Nm3/m3*h (100 Nm3 all’ora d’aria trattata per ogni m3 di materiale filtrante).
Nella configurazione proposta nel presente documento, si ritiene sufficiente realizzare la vasca in cemento
armato ordinario delle dimensioni di 3,00 m x 3,00 m ed un’altezza di 2,00 m, per un totale di 18 m3 di
materiale filtrante. Nell’immagine seguente si propone uno schema di funzionamento del biofiltro.

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Possibile configurazione del circuito di aspirazione odori.
Fonte: Elaborazione da progetto Comune di Torrebruna (CH)

Manutenzione del biofiltro


I mezzi di riempimento vengono ovviamente lentamente mineralizzati, subendo una progressiva
compattazione; perciò, un periodico rivoltamento del mezzo per aumentarne la porosità può migliorare il
funzionamento. Dopo un certo periodo è comunque richiesto un ricambio del materiale di riempimento.
Devono essere pertanto eseguiti dei controlli e delle opportune manutenzioni atte al corretto funzionamento
del biofiltro. Le tipologie di controlli da eseguire sono:
a) controllo dell’efficienza dei parametri di funzionamento del sistema di filtraggio (pH, velocità del
flusso, livello di umidità, contento di nutrienti, perdita di carico, temperatura);
b) controllo delle perdite di carico del letto e del suo stato di compattazione ogni tre mesi;
c) rivoltamento del materiale filtrante ogni 6 mesi;
d) sostituzione del materiale filtrante una volta l’anno, preferibilmente nel mese di Maggio, in
relazione alle ottimali condizioni climatiche.
Il materiale filtrante sostituito sarà oggetto di opportune analisi volte alla determinazione di eventuali materiali
inquinanti e recuperato così come prescritto dal D.M. 05/02/1998.

9. Caratteristiche impiantistiche per la gestione delle acque reflue


È opportuno prevedere l’impermeabilizzazione di tutte le zone operative (stoccaggio matrici, pretrattamenti,
fase attiva, maturazione, post-trattamenti e stoccaggio del prodotto finito e scarti di lavorazione).
La gestione delle acque deve essere differenziata a seconda della provenienza delle stesse, una parte sarà
inviata ad un invaso (fossa biologica) della capienza di 45 m3, un’altra al sistema fognario comunale. Le acque
riutilizzate nel processo per umidificare i cumuli saranno sottoposte, prima del riutilizzo, ad analisi preliminari,
una tantum, atte a verificare la composizione delle stesse. Qui di seguito vengono descritte le varie tipologie di
acque.

Acque di processo

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Sono acque derivanti dai processi spontanei di rilascio da parte delle biomasse in fase di stoccaggio iniziale o
durante il processo (acqua di rilascio), vengono inviate alla fossa biologica e riutilizzate per i processi di
reinumidimento delle biomasse stesse. Qualora non vengano riutilizzate, tali acque devono essere trattate nel
rispetto della normativa vigente in materia di scarichi (Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n.152) prima del
loro recapito al sistema fognario o ad acque superficiali. Per le acque provenienti dalle prime fasi di gestione al
chiuso di biomasse ad elevata fermentescibilità va previsto un riutilizzo esclusivamente nella fase attiva (in
strutture chiuse) a causa del carattere fortemente odorigeno delle stesse.

Acque di percolazione dei cumuli di maturazione all’aperto


Sono le acque derivanti dai cumuli di maturazione. Vengono raccolte tramite delle canalizzazioni ed inviate alla
fossa biologica. Anche tali acque saranno riutilizzate per l’umidificazione della biomassa.

Acque meteoriche di prima pioggia


Le acque di prima pioggia da gronde pluviali vengono raccolte ed inviate alla fossa biologica. Anche tali acque
saranno riutilizzate per l’umidificazione della biomassa.

Acque meteoriche delle aree esterne di transito e manovra


Tali acque non possono essere riutilizzate per l’umidificazione della biomassa, saranno quindi destinate allo
scarico nel rispetto delle norme vigenti.

Acque di (eventuale) lavaggio degli automezzi


Tali acque non possono essere riutilizzate per l’umidificazione della biomassa, saranno quindi destinate allo
scarico nel rispetto delle norme vigenti.

Schema di Raccolta delle Acque Reflue.

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Fonte: Elaborazione da progetto Comune di Torrebruna (CH)

10. Fattori di rischio sanitario e sicurezza sul lavoro


Sebbene il compostaggio non costituisca di per sé un’attività intrinsecamente pericolosa, presso gli impianti di
trattamento è necessario adottare alcuni accorgimenti in modo da ridurre al minimo possibili situazioni di
rischio, sia per quanto riguarda sia gli infortuni, sia per collegati alla sicurezza degli operatori.
Il primo aspetto può essere efficacemente contenuto mediante un’opportuna progettazione delle strutture,
degli spazi e delle procedure operative dell’impianto di compostaggio
Gli aspetti igienico-sanitari relativi alla salubrità e alla sicurezza degli operatori includono l’esposizione alle
polveri ed alle endotossine, il contatto con aerosol ed eventuali sostanze chimiche tossiche, i rumori e gli
incidenti connessi con le macchine in uso presso l’impianto.
In entrambi i casi è necessario prevedere un’adeguata formazione del personale, affinchè gli addetti siano
coscienti degli specifici aspetti di rischio legati al funzionamento dell’impianto di compostaggio. Infatti la
consapevolezza dei potenziali rischi consente agli operatori di riconoscere anticipatamente le situazioni di
pericolo, richiamando l’attenzione sulle precauzioni ed i rimedi da adottare prima del verificarsi di condizioni di
criticità.

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11. Monitoraggio e controllo del processo
Occorre prevedere un monitoraggio adeguato a garantire un prodotto in uscita con una sufficiente stabilità
biologica. Pertanto durante la fase attiva del processo è necessario tenere sotto controllo e verificare:
 la temperatura;
 la disponibilità di ossigeno;
 la fase di maturazione;
 la raffinazione.
Per la fase attiva di processo è opportuno adottare adeguate modalità di controllo quali:
 sonde termometriche;
 registrazione del numero dei rivoltamenti che si effettuano, sia nella fase attiva che in quella di
maturazione;
 registrazione delle ore di funzionamento del sistema di aerazione forzata.

Nella fase di maturazione, come già indicato nella descrizione delle fasi, è auspicabile adottare, per il compost
disposto nell’ultimo cumulo, appositi teli o membrane semi-permeabili con adeguate caratteristiche di
traspirabilità per la perdita controllata dell’umidità, in modo da proteggere il materiale dai fenomeni
meteorologici.
Ai fini della tracciabilità, è opportuno prevedere procedure documentate, seppur in forma semplificata, per
l’identificazione dei singoli lotti di produzione del compost, a partire dal conferimento delle matrici organiche e
durante le fasi di produzione e consegna.
Infine sarebbe opportuno eseguire con cadenza almeno annuale i controlli sulla stabilità biologica del compost
maturo nell’area di stoccaggio, con verifiche sull’indice di respirazione dinamico o statico, in relazione al lotto di
produzione.
Per il campionamento ed i controlli analitici del compost maturo occorre far riferimento ai metodi ufficiali.

Nel seguito si propone una possibile tabella riassuntiva dei principali elementi oggetto di monitoraggio e
soggetti a una eventuale successiva divulgazione:

Totale campionamenti Inserire n. di campionamenti


Temperatura Inserire
Range min –max °C
Media: …. ° C
Ph Inserire % dei rilievi in cui si è riscontrato un valore fuori specifica
Indice di respirazione dinamico o statico Inserire % dei rilievi in cui si è riscontrato un valore fuori specifica
Presenza di sovvalli (ingresso e uscita) Inserire % dei rilievi in cui si è verificato
Presenza odori molesti Inserire % dei rilievi in cui si è riscontrato
Presenza percolato Inserire % dei rilievi in cui si è riscontrato
Danneggiamenti, atti di contrasto Inserire % dei rilievi in cui si è verificato
Esempio Elementi oggetto di monitoraggio nelle rilevazioni periodiche.

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12. Sintesi delle fasi operative
Nella redazione del progetto si richiede di inserire uno schema delle principali fasi operative, associato a una
previsione temporale delle varie fasi. Si tratta sostanzialmente di compilare un cronoprogramma, lo strumento
che permette di verificare la coerenza generale del progetto e di tenere sotto controllo l’evoluzione del
progetto.
Nel seguito si fornisce un esempio indicativo.

Periodo
Soggetto
Tipo di attività (in settimane Materiali e strumenti previsti
responsabile
dall’avvio)
1. Progettazione tecnica

Identificazione dei siti, del


bacino di utenza e degli
obiettivi, delle attrezzature
impiegate

Effettuazione delle pratiche


amministrative/autorizzative

Identificazione degli attori, dei


ruoli e delle responsabilità

Informazione generale agli


attori coinvolti (amministratori
locali, soggetto gestore,
abitanti, amministratori di
condominio ecc.)

2. Acquisto ed installazione attrezzature


Procedura di acquisto

Installazione

3. Collaudo e affidamento della gestione


Sottoscrizione protocollo di intesa o accordi volontari
Definizione figure, ruoli e
Individuazione del responsabile della gestione e dei
strumenti
volontari

Formazione degli attori


coinvolti (amministratori locali,
soggetto gestore, eventuali
partner del progetto ecc.)

Strumenti di visibilità ed
informazione sul sito

Monitoraggio e assistenza
tecnica progetto

Effettuazione visite periodiche


sul campo

Elaborazione dati e reporting.

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