Sei sulla pagina 1di 12

ALLEGATO E

(documento aggiornato con il metodo semplificato per la determinazione della categoria di rischio).

Pubblicato sul B.U.R.C. n.11 del 10.03.2003

INDIRIZZI TECNICI PER LA REDAZIONE DEGLI STUDI IDRAULICI E


DEGLI STUDI DI COMPATIBILITA' IDRAULICA

0. Premessa:
Il presente documento sostituisce integralmente l’allegato E di cui all’elaborato di Piano Stralcio
“Allegati Tecnici” pubblicato sul B.U.R.C. n.21 del 22.04.2002.

I progetti delle opere di cui all'Allegato C delle norme di attuazione del Piano Stralcio e, in
generale, delle opere consentite nelle aree a rischio idraulico e nelle fasce fluviali, a secondo dei
casi previsti dalle norme di attuazione, sono accompagnati:
- da uno studio di compatibilità idraulica;
- da uno studio idraulico.
Gli studi andranno sviluppati secondo i criteri di seguito indicati, ad una scala di approfondimento
superiore a quello utilizzato per il piano stralcio.
Il presente documento fornisce indicazioni circa la loro elaborazione e predisposizione.

1. Definizioni.

1.1 Studio di Compatibilità idraulica (rif. articolo 40 norme di attuazione).


Lo studio di compatibilità idraulica è lo studio attraverso il quale vengono effettuate valutazioni e
verifiche sulla ammissibilità, la natura e l’importanza qualitativa e quantitativa degli effetti delle
opere previste in progetto sul sistema idraulico presente.
Lo studio non sostituisce le valutazioni di impatto ambientale, gli studi e gli atti istruttori di
qualunque tipo richiesti al soggetto promotore dalla normativa dello Stato e della Regione
Campania.

Lo studio di compatibilità idraulica non viene effettuato nei casi previsti dalle norme di attuazione
per le opere ricadenti nell’ambito della fascia fluviale B:
• qualora la ristrutturazione sia afferente al rifacimento di elementi posti ad una quota di
almeno m 1.20 dal piano di riferimento (nel caso della presenza di livelli diversi il piano i
riferimento deve intendersi quello posizionato alla quota assoluta maggiore desunta sulla
base dei rilievi dell’area);

Lo studio di compatibilità idraulica è predisposto secondo le indicazioni di cui al successivo articolo


2 del presente documento.

1
1.2 Studio Idraulico.
Lo studio idraulico è lo studio attraverso il quale si perviene:
a) all’approfondimento delle perimetrazioni delle fasce fluviali e la conseguente rimodulazione
delle aree a rischio (modellazione estesa);
b) alla suddivisione della fascia B nelle tre sottofasce B1, B2, B3, come definite all’Allegato B,
delle norme di attuazione, essendo prevista nel presente piano una normativa differenziata per
ciascuna delle citate sottofasce (articoli 44, 45 e 46 delle norme di attuazione – modellazione
estesa);
c) alla individuazione della categoria di pericolosità e rischio nel caso di realizzazione di opere
puntuali e che coinvolgono una zona limitata del territorio (modellazione semplificata)

Lo studio idraulico di sui ai precedenti punti a) e b) può essere eseguito solo da Soggetti Pubblici,
quali la Regione, l’Autorità di Bacino, la Provincia, il Comune. La Elaborazione dovrà essere
effettuata esclusivamente mediante l’applicazione di modelli matematici mono e bidimensionali,
secondo le indicazioni contenute al successivo articolo 4 del presente documento.

Lo studio idraulico semplificato di cui alla lettera c) del presente articolo, da effettuarsi, solo nel
caso di opere puntuali, esclusivamente nelle fasce fluviali B per le quali non sia intervenuta la
classificazione nelle sottofasce B1, B2 e B3 e comunque nelle more della classificazione delle
stesse, può essere eseguito anche da soggetti privati al fine di determinare la categoria di
pericolosità e rischio dell’area oggetto di studio, per verificare la realizzabilità dell’intervento nel
rispetto degli articoli 44, 45 e 46, delle norme di attuazione del piano stralcio.

2. Studi di Compatibilità Idraulica:


Lo studio di compatibilità idraulica:
è firmato da un tecnico abilitato iscritto ad albo professionale idoneo;
offre valutazioni adeguate in ordine alla finalità del progetto, al rapporto costi-benefici, agli
effetti ambientali;
verifica la coerenza del progetto con la normativa di salvaguardia stabilita dal Piano, con
particolare riferimento alle garanzie ed alle condizioni richieste per ogni singolo tipo di
intervento;
verifica, secondo le caratteristiche e le necessità relative a ciascuna fattispecie, che nei progetti
degli interventi siano soddisfatte le condizioni generali o specifiche, stabilite dalle presenti
norme di attuazione, relativamente alla loro realizzabilità.
verifica l’entità dei dissesti idraulici attivi o potenziali che interessano le aree a rischio e le aree
di pericolo idraulico perimetrate nel presente Piano Stralcio;
verifica con precisione le interferenze tra i dissesti idraulici presenti o potenziali con le
destinazioni o le trasformazioni d’uso del suolo attuali o progettate;
verifica, in particolare, che non vengano create nuove condizioni di rischio incompatibili con la
soglia di rischio accettabile di cui all’articolo 2.

Esso contiene, almeno, i seguenti elaborati:


a) Relazione tecnica;
b) Corografia in scala 1:25.000;
c) Stralcio planimetrico dello strumento urbanistico e della planimetria catastale con la indicazione
delle aree di interesse e l’ubicazione delle opere;
d) stralcio planimetrico delle perimetrazioni del Piano Stralcio, riportante l’ubicazione dell’area
oggetto di intervento e delle relative opere;
e) stralcio planimetrico, in scala idonea, con indicazione dell’idrografia e delle opere in progetto;
f) sezioni in numero sufficiente ed in scala idonea per definire l’andamento planoaltimetrico
dell’area di interesse e la sua ubicazione relativamente al corso d’acqua interessato;
2
La relazione tecnica, a seconda della tipologia, della categoria e dell’entità dell’intervento, contiene:
la descrizione dell’intervento da realizzare;
la descrizione dello stato dei luoghi ante e post intervento;
l’illustrazione delle ragioni della soluzione prescelta sotto il profilo localizzativo e funzionale,
nonché delle problematiche connesse alla prefattibilità ambientale, allo stato della rete
idrografica interessata ed all’equilibrio idraulico ed idrogeologico delle aree interessate
dall’intervento, in relazione alle caratteristiche ed alle finalità dello stesso, anche con
riferimento ad altre possibilità di localizzazione;
una sintesi delle indagini geologiche, geotecniche, idrologiche, idrauliche e sismiche di prima
approssimazione delle aree interessate;

Nel caso che gli studi preliminari evidenzino criticità tali da richiedere speciali approfondimenti,
dovranno essere predisposte:

g) una relazione geologica e geotecnica finalizzata all’individuazione, per il tratto d’alveo di


influenza, del grado di stabilità attuale dell’alveo e delle sponde, di eventuali dissesti in atto e
potenziali e delle probabili tendenze evolutive degli stessi anche in connessione con la stabilità
dei versanti; la relazione dovrà contenere una valutazione degli effetti che l’intervento produce
sulle condizioni di stabilità attuali per un significativo tratto del corso d’acqua, sia a monte che a
valle dell’intervento;
h) una relazione idrologica ed idraulica finalizzata all’individuazione, per il tratto d’alveo di
influenza, dei parametri idrologici ed idraulici in relazione sia allo stato di fatto che alle
previsioni di progetto, in cui dovranno essere altresì evidenziati gli effetti che l’intervento
produce sulla dinamica fluviale;
i) ove significativa, una relazione che descriva la vegetazione presente nella zona di intervento e
nel territorio circostante, con relativa carta tematica; verranno quindi valutati gli effetti che
l’intervento produce sull’assetto vegetazionale preesistente.

3. Studi idraulici.

3.1 Studio idraulico esteso.


Lo studio idraulico teso all’approfondimento della perimetrazione delle fasce fluviali può essere
effettuato su tutte le aree già individuate a pericolosità e/o a rischio nell’ambito del Piano Stralcio.
Detto approfondimento va effettuato esclusivamente applicando modelli matematici mono e/o
bidimensionali su cartografie in scala non inferiore ad 1:2000 e dai Soggetti di cui al precedente
articolo 1.2 del presente documento.

Lo studio idraulico teso alla sola individuazione delle sottofasce fluviali B1, B2 e B3, va effettuato
esclusivamente:
• in corrispondenza delle fasce fluviali vallive dei tratti in corrispondenza delle quali le portate di
massima piena, corrispondenti ai vari tempi di ritorno, non sono risultate contenute nell’alveo, e
che hanno generato situazioni di rischio connesse alla fascia B, così come definita nel citato
allegato B delle norme di attuazione del Piano Stralcio;
• in corrispondenza delle fasce fluviali montane con una pendenza inferiore al 5 %, in
corrispondenza delle quali le portate di massima piena, corrispondenti ai vari tempi di ritorno,
non sono risultate contenute nell’alveo, e che hanno generato situazioni di rischio connesse alla
fascia B, così come definita nel citato allegato B delle norme di attuazione del Piano Stralcio;
Le fasce fluviali montane con una pendenza superiore al 5 % e ad una distanza dalle sponde o dal
margine esterno degli eventuali argini ivi presenti superiore ai 200 m, sono classificate come
3
sottofascia B3 secondo la definizione di cui all’allegato B alle norme di attuazione del Piano
Stralcio.

Lo studio va condotto per tratti idraulicamente significativi del corso d’acqua, delimitati cioè da
sezioni in cui sia possibile assegnare il valore del livello idrico della corrente e dai Soggetti Pubblici
individuati al precedente articolo 1.2. Anche in questo caso l’elaborazione è effettuata
esclusivamente mediante l’applicazione di modelli matematici così come indicato all’articolo 1.2
del presente documento. Nell’allegato 3 al presente documento è riportato il grafico riportante le
sezioni individuate nell’ambito del Piano Stralcio per la delimitazione dei tratti idraulicamente
omogenei. Nella tabella (Allegato 4), allegata al presente documento, per ogni sezione e per ogni
tratto idraulicamente omogeneo sono indicati tutti i parametri idraulici e geometrici da porre alla
base dello studio di compatibilità idraulica.

3.2 Studio idraulico semplificato.


Lo studio idraulico semplificato di cui all’articolo 1.2, lettera c), del presente documento, è
finalizzato alla determinazione della categoria di pericolosità e rischio nel caso di realizzazione di
opere puntuali, mediante la individuazione del tirante idrico medio presente sull’area interessata
dalla costruzione e la conseguente applicazione delle norme relative alla sottofascia B1, B2 e B3,
corrispondente al citato tirante idraulico.
Il riferimento alle sottofasce B1, B2 e B3 è relativo esclusivamente all’applicazione delle norme di
attuazione e non alla classificazione dell’area oggetto di studio, che rimane classificata, comunque,
come fascia B.
La elaborazione è effettuata applicando i metodi riportati al successivo articolo 3.4 del presente
documento, in considerazione della morfologia del sito e delle caratteristiche dei fenomeni fisici da
considerare.
In particolare, al fine di valutare il grado di pericolosità delle aree inondabili, devono essere
determinati:
• i livelli idrici che vi si realizzano, anche attraverso la suddivisione nelle classi di tiranti idrici
definiti dal Piano Stralcio e riportate nell’allegato B alle norme di attuazione dello stesso Piano
Stralcio;
• le zone a più alta velocità di scorrimento, limitatamente alle aree urbane.

3.3 Metodo di elaborazione per la studio idraulico esteso.


I metodi che possono essere utilizzati per l’approfondimento della perimetrazione delle aree a
rischio e/o per la determinazione delle sottofasce B1, B2 e B3 definite dal Piano Stralcio, sono
quattro, e spaziano da valutazioni molto semplici a modelli molto complessi (modelli
bidimensionali di moto vario).
Essi sono riportati al successivo articolo 4 del presente documento.

3.4 Metodi di elaborazione per la studio idraulico semplificato.

Metodo n.1
Applicabile nei casi in cui la morfologia dell’area adiacente il corso d’acqua e che contiene quella
di interesse dello studio abbia una pendenza positiva maggiore dello 0,5% (Figura n.1).

4
P > 0,5% P > 0,5%

Figura n.1

Nel caso in questione la determinazione della categoria di pericolosità e rischio, in ragione delle
classi dei tiranti idrici così come definiti nell’allegato B, viene effettuata sulla base di
considerazioni legate alla morfologia dell’area interessata, nell’ipotesi che la velocità della piena sia
prossima allo zero.
Sulla base dei punti fiduciari indicati nel grafico di cui agli allegati 1 e 2 al presente documento,
andrà effettuato un rilievo planoaltimetrico celerimetrico di dettaglio dell’area interessata
dall’intervento che, anche in ragione dell’andamento orografico del terreno, dovrà individuare una
maglia quadrata di punti quotati con passo non superiore a m 5.0 x 5.0.
Andrà rilevata, inoltre, la sezione e/o le sezioni dell’alveo in corrispondenza dell’area di interesse.
Si otterrà, in questo modo, il rilievo dell’area georiferita rispetto alla sezione dell’alveo nell’unico
sistema di riferimento dei punti fiduciari fissati. Sulla base del rilievo andranno costruite un numero
significative di sezioni tali da rappresentare l’intero andamento geomorfologico delle aree in
relazione alla sezione dell’alveo.
In corrispondenza di ciascuna delle sezioni elaborate andrà riportata una linea orizzontale
rappresentante il tirante idrico medio, determinato nell’ambito del Piano Stralcio ed individuabile,
ai fine dello studio, dal grafico (Allegato 3) e dalle tabelle allegate (Allegato 4).
L’altezza dal piano di campagna della linea orizzontale che rappresenta il tirante idrico medio va
posizionata rispetto alla quota media della sezione, definita tracciando una “retta di compenso”
passante attraverso i punti che costituiscono la sezione trasversale (v. schema allegato in fig. 2).
La sovrapposizione grafica georiferita della linea del tirante idraulico e delle sezioni topografiche
del terreno consentirà di valutare l’effettivo tirante idrico medio in corrispondenza dell’area di
interesse e, conseguentemente, di applicare la relativa normativa di riferimento delle sottofasce B1,
Be e B3.

Lo studio idraulico contiene almeno i seguenti elaborati:


a) Relazione tecnica;
b) Corografia in scala 1:25.000;
c) Stralcio planimetrico dello strumento urbanistico e della planimetria catastale con la indicazione
delle aree di interesse e con la ubicazione delle opere;
d) stralcio planimetrico delle perimetrazioni del Piano Stralcio con ubicazione dell’area oggetto di
intervento e delle relative opere;
e) stralcio planimetrico in scala idonea con indicazione dell’idrografia, del punto e/o dei punti
fiduciari utilizzati, delle aree inondate di riferimento ricavate dall’allegato (Allegato 1) al
presente documento e dell’ingombro delle opere in progetto;
f) rilievo planoaltimetrico dell’area e dell’alveo per il tratto interessato dall’area di interesse;
g) Sezione e/o sezioni in numero sufficiente a descrivere la morfologia dell’area riportante l’alveo
e l’area di interesse. Il tratto di sezione intercorrente tra l’alveo e l’area di interesse andrà
riportato nella sezione topografica mediante il rilievo di punti significativi;
h) Sezione in scala idonea, relativa alla sovrapposizione del rilievo con il tirante idrico medio e
indicazione del tirante idrico medio sull’area di interesse.

5
i) Planimetria con la indicazione delle sottofasce relativamente alla sola area di interesse
dell’intervento.

quota media
del pelo libero

retta di compenso
delle quote di fondo
della sezione trasversale

Figura n.2

La relazione tecnica secondo la tipologia, la categoria e la entità dell’intervento, contiene:


- la descrizione dell’intervento da realizzare;
- la descrizione dello stato dei luoghi ante e post intervento;
- l’illustrazione delle ragioni della soluzione prescelta sotto il profilo localizzativo e
funzionale, nonché delle problematiche connesse alla prefattibilità ambientale, allo stato
della rete idrografica interessata ed all’equilibrio idraulico ed idrogeologico delle aree
interessate dall’intervento, in relazione alle caratteristiche ed alle finalità dello stesso,
anche con riferimento ad altre possibilità di localizzazione;
- una sintesi delle indagini geologiche, geotecniche, idrologiche, idrauliche e sismiche di
prima approssimazione delle aree interessate;
- la descrizione degli elementi utilizzati e dei dati disponibili posti a base dello studio
desunti dagli allegati al presente documento (punti fiduciari, ecc.);
- la metodologia utilizzata con i relativi dati che hanno giustificato l’utilizzo della stessa;
- i risultati dello studio;
- la compatibilità idraulica dell’intervento con le eventuali condizioni di rischio sulla base
dei risultati dello studio e nel rispetto di quanto stabilito nelle norme di attuazione.

Nel caso che gli studi evidenzino criticità tali da richiedere speciali approfondimenti, dovranno
essere predisposte:

j) una relazione geologica e geotecnica finalizzata all’individuazione, per il tratto d’alveo di


influenza, del grado di stabilità attuale dell’alveo e delle sponde, di eventuali dissesti in atto e
potenziali e delle probabili tendenze evolutive degli stessi anche in connessione con la stabilità
dei versanti; la relazione dovrà contenere una valutazione degli effetti che l’intervento produce
sulle condizioni di stabilità attuali per un significativo tratto del corso d’acqua, sia a monte che a
valle dell’intervento;
k) una relazione idrologica ed idraulica finalizzata all’individuazione, per il tratto d’alveo di
influenza, dei parametri idrologici ed idraulici in relazione sia allo stato di fatto che alle
previsioni di progetto, in cui dovranno essere evidenziati gli effetti che l’intervento produce
sulla dinamica fluviale;
l) ove significativa, una relazione che descriva la vegetazione presente nella zona di intervento e
nel territorio circostante, con relativa carta tematica; verranno quindi valutati gli effetti che
l’intervento produce sull’assetto vegetazionale preesistente.
6
Metodo n.2
Applicabile nei casi in cui la morfologia dell’area adiacente il corso d’acqua e che contiene quella
di interesse dello studio abbia un pendenza compresa tra lo 0.5 % e -1.0 % (Figura n.3).

-1% < P = 0.5 % -1% < P = 0.5 %

Figura n.3

Nel caso in questione la determinazione della categoria di pericolosità e di rischio, in ragione delle
classi dei tiranti idrici così come definiti nell’allegato B, viene effettuata sulla base di
considerazioni legate all’altezza del tirante in funzione del volume, della pendenza e della distanza.
Sulla base dei punti fiduciari indicati nel grafico di cui agli allegati 1 e 2 al presente documento,
andrà effettuato un rilievo planoaltimetrico celerimetrico di dettaglio dell’area interessata
dall’intervento che, anche in ragione dell’andamento orografico del terreno, dovrà individuare una
maglia quadrata di punti quotati con passo non superiore a m 5.0 x 5.0.
Andrà rilevata, inoltre, la sezione e/o le sezioni dell’alveo in corrispondenza dell’area di interesse.
Si otterrà, in questo modo, il rilievo dell’area georiferita rispetto alla sezione dell’alveo nell’unico
sistema di riferimento dei punti fiduciari fissati. Sulla base del rilievo andranno costruite un numero
significative di sezioni tali da rappresentare l’intero andamento morfologico delle aree in relazione
alla sezione dell’alveo.

• Va individuata l’area di esondazione nella quale ricade l’area in oggetto con riferimento
all’allegato 3;
• In riferimento a tale area, è noto il relativo volume di esondazione (cfr. Allegato 4).

Allo scopo di definire l’andamento virtuale del pelo libero nell’area in oggetto, fra l’alveo ed il
limite della fascia B andrà tracciato un piano orizzontale.
Detto piano sarà tracciato in maniera che il volume compreso tra lo stesso ed il piano di campagna
corrisponda a quello esondabile e ricavabile dalla tabella di cui all’allegato 4.

A tale scopo, oltre al rilievo di dettaglio effettuato sull’area di studio, andranno opportunamente
rilevati un numero significativi di punti compresi nell’area di esondazione individuata, sufficienti a
individuare un modello tridimensionale del terreno che consenta di definire, per successivi cicli
iterativi, fissato il tirante, il volume sotteso. Alla fine del processo il volume sotteso dovrà
eguagliare quello di esondazione fissato dal piano stralcio e riportato nell’allegato 4. Il piano
orizzontale che delimita tale volume rappresenta la quota di pelo libero (tirante idraulico) da
prendere a riferimento per le successive elaborazioni.

La sovrapposizione grafica georiferita della linea del tirante idraulico e delle sezioni topografiche
del terreno, consentirà di valutare l’effettivo tirante idrico medio in corrispondenza dell’area di
interesse e, conseguentemente, di applicare la relativa normativa di riferimento delle sottofasce B1,
B2 e B3.
Viene stabilito, comunque, indipendentemente dalla suindicata individuazione semplificata del
tirante idrico medio, che la fascia idraulica compresa tra il limite esterno della fascia A (così come
7
individuata dal Piano Stralcio) e la linea parallela a quest’ultima ad una distanza di m 10 (costruita
come copia della curva che individua il limite della fascia A ad una distanza di m 10), sia sempre
classificata come sottofascia B1, con l’applicazione della relativa normativa di attuazione.

Lo studio idraulico conterrà almeno, i seguenti elaborati:


a) Relazione tecnica;
b) Corografia in scala 1:25.000;
c) Stralcio planimetrico dello strumento urbanistico e della planimetria catastale con la indicazione
delle aree di interesse con la ubicazione delle opere;
d) stralcio planimetrico delle perimetrazioni del Piano Stralcio con ubicazione dell’area oggetto di
intervento e delle relative opere;
e) stralcio planimetrico in scala idonea con indicazione dell’idrografia, del punto e/o dei punti
fiduciari utilizzati, delle aree inondate di riferimento ricavate dall’allegato (Allegato 1) al
presente documento e dell’ingombro delle opere in progetto;
f) rilievo planoaltimetrico dell’area e dell’alveo per il tratto interessato dall’area di interesse;
g) Sezione e/o sezioni in numero sufficiente a descrivere la geomorfologia dell’area riportante
l’alveo e l’area di interesse. Il tratto di sezione intercorrente tra l’alveo e l’area di interesse
andrà riportato nella sezione topografica mediante il rilievo di punti significativi;
h) Sezione in scala idonea, relativa alla sovrapposizione del rilievo con il tirante idrico medio e
indicazione del tirante idrico medio sull’area di interesse.
i) Planimetria con la indicazione delle sottofasce relativamente alla sola area di interesse
dell’intervento.

La relazione tecnica, a seconda della tipologia, della categoria e dell’entità dell’intervento, conterrà:
- la descrizione dell’intervento da realizzare;
- la descrizione dello stato dei luoghi ante e post intervento;
- l’illustrazione delle ragioni della soluzione prescelta sotto il profilo localizzativo e
funzionale, nonché delle problematiche connesse alla prefattibilità ambientale, allo stato
della rete idrografica interessata ed all’equilibrio idraulico ed idrogeologico delle aree
interessate dall’intervento, in relazione alle caratteristiche ed alle finalità dello stesso,
anche con riferimento ad altre possibilità di localizzazione;
- una sintesi delle indagini geologiche, geotecniche, idrologiche, idrauliche e sismiche di
prima approssimazione delle aree interessate;
- la descrizione degli elementi utilizzati e dei dati disponibili posti a base dello studio
desunti dagli allegati al presente documento (punti fiduciari, ecc.);
- la metodologia utilizzata con i relativi dati che hanno giustificato l’utilizzo della stessa;
- i risultati dello studio;
- la compatibilità idraulica dell’intervento, con le eventuali condizioni di rischio sulla base
dei risultati dello studio e nel rispetto di quanto stabilito nelle norme di attuazione.

Nel caso che gli studi evidenzino criticità tali da richiedere speciali approfondimenti, dovranno
essere predisposte:

j) una relazione geologica e geotecnica finalizzata all’individuazione, per il tratto d’alveo di


influenza, del grado di stabilità attuale dell’alveo e delle sponde, di eventuali dissesti in atto e
potenziali e delle probabili tendenze evolutive degli stessi anche in connessione con la stabilità
dei versanti; la relazione dovrà contenere una valutazione degli effetti che l’intervento produce
sulle condizioni di stabilità attuali per un significativo tratto del corso d’acqua, sia a monte che a
valle dell’intervento;

8
k) una relazione idrologica ed idraulica finalizzata all’individuazione, per il tratto d’alveo di
influenza, dei parametri idrologici ed idraulici in relazione sia allo stato di fatto che alle
previsioni di progetto, in cui dovranno essere evidenziati gli effetti che l’intervento produce
sulla dinamica fluviale;
l) ove significativa, una relazione che descriva la vegetazione presente nella zona di intervento e
nel territorio circostante, con relativa carta tematica; verranno quindi valutati gli effetti che
l’intervento produce sull’assetto vegetazionale preesistente.

Metodo n.3
Applicabile nei casi in cui la morfologia dell’area adiacente il corso d’acqua e che contiene quella
di interesse dello studio abbia un pendenza negativa maggiore del 1% (Figura n.4)

P>1% P>1%

Figura n.4

In tale caso si applica la modellazione matematica secondo le modalità di cui al successivo


paragrafo 4.

Nello studio deve essere sinteticamente descritto il modello matematico utilizzato per le verifiche
idrauliche, con l’esplicita indicazione di ogni elemento utile alla interpretazione dei profili di
rigurgito, con particolare riferimento alle scabrezze utilizzate, alle condizioni al contorno assunte, e
a ogni altra ipotesi adottata nel calcolo.

Negli studi finalizzati alla determinazione dei tratti critici e delle aree inondabili particolare
attenzione va posta ai tratti in corrispondenza di opere, per le quali devono essere previste
opportune valutazioni di riduzione di sezione utile per gli effetti di piena (ostruzioni di arcate di
ponti o coperture per eccezionale trasporto solido, etc.).

Nei vari tratti del corso d’acqua si deve determinare, inoltre, il valore della massima portata che può
essere smaltita, allo stato attuale, senza esondazioni.

La planimetria riportante i risultati dello studio dovrà essere in scala non inferiore a 1:2000.

4. Modellazione matematica
La modellazione matematica può essere effettuata secondo diversi tipi di approccio, in relazione
all’analisi delle possibilità di esondazione, corrispondenti a successivi livelli di approssimazione
della realtà fenomenologica via via più spinti. I livelli di approssimazione che possono essere
adottati nelle analisi da eseguire possono essere così riassunti:

9
4.1 Livello 1
Al primo livello di approssimazione, l'approccio è di tipo semplificato e deve essere basato su:
a) suddivisione dei tratti in tronchi pressappoco omogenei caratterizzati da sezioni schematizzate
in modo semplice (trapezoidali o similari) e ottenute da rilievo su cartografia in scala almeno
1:2.000 o da rilievo speditivo effettuato tramite sopralluoghi;
b) individuazione dell’ordine di grandezza dei parametri di conducibilità idraulica da attribuire alle
diverse sezioni;
c) valutazione delle altezze di moto uniforme e di stato critico corrispondenti a portate di differente
periodo di ritorno T.

Il primo livello di analisi si basa dunque, sostanzialmente, sulla semplice valutazione dei tiranti di
moto uniforme, particolarmente utile per individuare, seppure in linea di larga massima e con
approssimazione sufficiente solo ad una certa distanza da manufatti, confluenze o altro che
potrebbero influenzare le condizioni di moto, determinando rigurgiti o richiami, le capacità di
convogliamento dei diversi tronchi prima che avvenga l’esondazione dagli alvei.

4.2 Livello 2
Il secondo livello di approssimazione può essere adottato per tratti d’alveo ad elevata pendenza,
utilizzando un metodo semplificato basato:
a) sul presupposto che le correnti di piena defluiscano, lungo i diversi tronchi, in condizioni
ipercritiche;
b) sulla individuazione, tronco per tronco e sezione per sezione, dei carichi totali in condizioni di
moto uniforme e di stato critico;
c) sul tracciamento della linea inviluppo dei carichi totali valutati per condizioni di moto uniforme;
d) sulla verifica che il carico totale così valutato sia, in ogni punto, superiore al valore minimo
(carico totale relativo a condizioni di stato critico);
e) sulla individuazione dei punti in cui, risultando il carico totale ottenuto mediante interpolazione
minore di quello relativo a condizioni di stato critico, si dovrà necessariamente verificare un
risalto idraulico.

4.3 Livello 3
Il terzo livello di approssimazione, da prendersi a riferimento soprattutto nel caso di tratti d’alveo a
debole pendenza, caratterizzati, di norma, da correnti lente, implica, dunque, la valutazione dei
profili di rigurgito che possono determinarsi, in condizioni di moto permanente, in conseguenza del
deflusso delle diverse portate di piena da esaminare. A tale scopo, si può fare utile riferimento ad
una modellazione matematica unidimensionale, avendo tuttavia cura di portare in debito conto la
effettiva geometria delle sezioni trasversali, così come dedotte dai rilievi topografici eseguiti.
Il modello matematico da utilizzare dovrà essere idoneo a portare in conto non solo l’eventuale
necessità di attribuire, alle differenti zone della sezione, differenti valori dei parametri di resistenza
o di conducibilità utilizzati nella formula di resistenza adottata, ma anche la reale geometria dei
ponti presenti in alveo.

4.4 Livello 4
In specifiche circostanze, quali possono aversi nel caso di verifica delle possibilità di
funzionamento di scolmatori di piena o di vasche di laminazione, sarà opportuno fare riferimento,
piuttosto che a condizioni di moto permanente, a condizioni non stazionarie. A tale proposito,
conviene infatti osservare che l’uso di un modello unidimensionale di moto vario a contorno rigido
può, almeno da un punto di vista concettuale, considerarsi indispensabile solo per analisi idrauliche
alquanto approfondite, in cui gli elementi di non stazionarietà possono giocare un ruolo veramente
10
fondamentale (esondazione da rilevati arginali, accumulo temporaneo di masse liquide nelle aree
golenali, ecc.).
Poiché, tuttavia, per la pratica utilizzazione di tale tipo di approccio occorre conoscere, oltre tutte le
informazioni geometriche relative all’alveo, anche le condizioni al contorno necessarie per la
chiusura del problema fisico-matematico (espresse in termini di idrogrammi di piena e di tiranti e/o
livelli idrici o legami carico/portata o livello/portata) e queste ultime risultano, di norma, solo
vagamente ipotizzabili, soprattutto a causa degli effetti di opere presenti nei tratti a monte, in grado
di ridurre anche cospicuamente le portate in arrivo e di modificare notevolmente la forma degli
idrogrammi in ingresso, può ritenersi che l’approccio unidimensionale di moto vario potrà, di fatto,
essere preso in considerazione solo per tratti di limitata estensione, facendo variare opportunamente
le condizioni al contorno ed iniziali da prendere a riferimento.
Al quarto livello di approssimazione, l’approccio si deve dunque basare su:
a) suddivisione dei tratti in tronchi pressappoco omogenei, caratterizzati da sezioni
schematizzabili in modo semplice (ad esempio, sezioni trapezie, con le due sponde
diversamente inclinate rispetto alla verticale), direttamente rilevate in sito mediante rilievi
topografici, e da pendenze longitudinali costanti;
b) individuazione, mediante idoneo modello di trasformazione Afflussi-Deflussi,
dell’andamento delle portate entranti nel tratto di calcolo;
c) propagazione, mediante modello semplificato di moto vario (quale, ad esempio, il modello
cinematico), delle portate in ingresso.

4.5 Livello 5
Nel caso di esondazioni dall’alveo, sia che queste si sviluppino per insufficiente capacità di
convogliamento che per sormonti e/o rotte arginali, le campagne latistanti i corsi d’acqua vengono
ad essere allagate e il moto si trasforma, da unidimensionale, a bidimensionale. Pertanto, soprattutto
allorquando le acque esondate tendono a defluire su zone molto ampie, poco limitate lateralmente e
disposte a quota poco differente l’una dall’altra, e l’area interessata dal fenomeno alluvionale risulta
caratterizzata dalla presenza di rilevati stradali e/o ferroviari, e/o nell’area sono presenti
abitazioni/edifici pubblici, è necessario effettuare una modellazione di tipo bidimensionale, in grado
di portare in conto condizioni di moto non stazionarie, in conseguenza del più o meno rapido
riempimento dei volumi a disposizione in tali aree e della propagazione dei fronti di allagamento, e
contorni comunque complessi e frastagliati.
Ovviamente, la condizione necessaria affinché tale tipo di modellazione possa avere una qualche
significatività è quella di poter fare riferimento ad un rilievo topografico molto dettagliato della
zona che si suppone possa essere allagata, a scala non inferiore ad 1:500. Parallelamente, dovranno
formularsi ipotesi sufficientemente attendibili sulle condizioni al contorno necessarie per la
chiusura del sistema di equazioni che governano il fenomeno.

4.6 Parametro di scabrezza.


Nella modellazione di moto permanente monodimensionale il parametro di scabrezza rappresenta,
per il tronco fluviale compreso fra due sezioni di calcolo, oltre alla natura e alle condizioni
dell’alveo e delle sponde, macroresistenze dovute alla variabilità longitudinale della geometria o a
possibili variazioni brusche del perimetro bagnato al crescere della portata; ciò assume particolare
rilevanza nei casi in cui il rilievo delle sezioni disponibile non sia fitto lungo il corso d’acqua. In
questi casi, il parametro di scabrezza deve tener conto di molteplici processi di resistenza e
dovrebbe essere assunto inferiore (in termini di Strickler) a quanto detterebbero condizioni solo
locali dell’alveo.
I parametri di scabrezza da utilizzare nel calcolo idraulico devono tenere conto delle reali e
documentabili condizioni di manutenzione del corso d’acqua. Tali valori del parametro di
scabrezza, di norma assunti con riferimento a corsi d’acqua naturali, devono essere desunti da
quelli individuati dalla tabella seguente (per semplicità riportati solo in termini di scabrezza di

11
Gauckler-Strickler), tenendo conto che gli stessi dovrebbero essere considerati valori massimi non
superabili.

Descrizione corso d’acqua Ks di Strickler


(m1/3s-1)
tratti di corsi d’acqua naturali con salti, rocce o vegetazione anche arbustiva- 20-25
arborea in alveo
corsi d’acqua naturali con vegetazione e movimento di materiale sul fondo 25-30
tratti urbanizzati di corsi d’acqua naturali con argini cementati (e/o platee) in buono 35-40
stato
corsi d’acqua con fondo ed argini totalmente cementati in ottimo stato ed assenza di
manufatti (tubi, cavi, ecc.) o discontinuità interferenti con le acque 40-45
tombinature perfettamente lisciate e dotate a monte di dispositivi atti ad assicurare
la trattenuta di trasporto solido di fondo e in sospensione (briglie selettive, vasche
45-55
di sedimentazioni, ecc.)

4.7 Franchi di sicurezza nelle verifiche di opere esistenti.


Tutte le opere esistenti dovrebbero avere franchi adeguati, rispetto al livello di piena previsto per la
portata centennale. Alla loro valutazione devono concorrere considerazioni sia relative all’opera e
alla sua rilevanza, determinata anche dalla vulnerabilità delle zone limitrofe, sia relative alle
caratteristiche cinetiche della corrente, con la distinzione dei casi di correnti lente e di correnti
veloci.
In ogni caso i franchi non dovrebbero essere inferiori al valore maggiore tra:
a) 0.5 volte il carico cinetico della corrente determinabile come U2/2g, dove U è la velocità media
della corrente (m/s) e g è l’accelerazione di gravità (m/s2) (valore particolarmente rilevante per
correnti veloci) ed
b) il valore di cm. 50-100 per argini e difese spondali, ove i valori estremi corrispondono a bacini
poco dissestati con modesto trasporto solido ed a bacini molto dissestati con forte trasporto solido in
caso di piena. Vanno pertanto evidenziate le opere esistenti nel tronco fluviale oggetto di studio che
non garantiscono tali franchi di sicurezza.

Per quanto concerne la progettazione di nuove opere idrauliche si farà riferimento a quanto descritto
con maggiore dettaglio nell’Allegato B.

12

Potrebbero piacerti anche