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Analisi Ambientale Iniziale POLO INTERCOMUNALE PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI DI CASINE DI OSTRA
GRUPPO DI LAVORO
Zipa Consorzio Zone Imprenditoriali Provincia di Ancona Mario Bucci, direttore ing. Leonardo Leoni, vice direttore arch. Viviana Veschi, collaboratore
Entropia s.n.c. Dott. Leonardo Marotta Dott. Gianmario Deandrea Dott. sa Paola Anniballi Dott. Luciano Vogli
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4 43 44 45 46 48 51 53 59 62 64 65 65 66 66 69 70 70 71 72 73 74 74 76 76 76 77 78 79
2.1.3.4 Clima ed inquinamento acustica 2.1.3.5 Inquinamento elettromagnetico 2.1.4 Verifica degli standard urbanistici 2.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali diretti 2.2.1 Ambiente: misure e metodi 2.2.2 Stato dei geosistemi: suolo e sottosuolo 2.2.3 Atmosfera e qualit dellaria 2.2.4 Ambiente acustico 2.2.5 Campi elettromagnetici 2.2.6 Ambiente idrico, acque di falda 2.2.7 Componenti biotiche flora, fauna, ecosistemi 2.2.7.1 Vegetazione Ambiti e paesaggi antropici 2.2.7.2 Fauna 2.2.7.3 Ecosistemi 2.2.3 Mobilit 2.2.3.1 Strade e vie di comunicazione 2.2.3.3 Percorsi pedonali 2.2.3.4 Studi sulla mobilit attuale 2.2.4 Servizi, settori ed infrastrutture 2.2.4.1 Spazi collettivi 2.2.4.2 Rifiuti 2.2.4.3 Energia 2.2.4.4 Rete acquedottistica 2.2.4.5 Rete fognaria 2.2.4.6 Reti tecnologiche 2.2.4.7 Materie prime 2.3 Conclusioni
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A. Sintesi
A.1 Sintesi non tecnica A.1.1 Suolo e sottosuolo A.1.2 Atmosfera A.1.3 Ambiente acustico 92 92 93
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92
5 93 93 94 96
A.1.4 Campi elettromagnetici A.1.5 Ambiente idrico, acque di falda A 1.6 Valutazione di sintesi A.2 Sintesi divulgativa
SEZIONE 1
INQUADRAMENTO T ERRITORIALE
Introduzione
Il Comune di Ostra, 6.718 abitanti, secondo bilancio demografico mensile ISTAT del 28 febbraio 2009, si trova nellarea collinare del nord della provincia di Ancona. Il territorio comunale si estende per circa 46 km e comprende il capoluogo e le frazioni di Pianello, Casine e Vaccarile. A nord ovest della frazione Casine lungo la Strada Provinciale 18 a circa un km da Passo Ripe frazione di Ripe, tra il fiume Misa e laffluente fiume Nevola, si trova larea industriale ZIPA in esame, (39 ettari circa tra superficie gi assegnata e di progetto). Il consorzio per le Zone Imprenditoriali della Provincia di Ancona (ZIPA) promuove lo sviluppo di aree industriali, attivit imprenditoriali nei settori dell'industria, dell'artigianato, del commercio e dei servizi nel territorio della Provincia di Ancona. Il Consorzio Zipa un Ente pubblico economico a base territoriale, avente compiti di pianificazione urbanistica e di propulsione dello sviluppo globale del territorio e dell'economia mediante l'organizzazione di zone imprenditoriali e infrastrutture. Lespressione area ecologicamente attrezzata stata introdotta nellordinamento legislativo italiano dal D.Lgs. n. 112/98 (Bassanini), che prevede allart. 26 che le Regioni disciplinino, con proprie leggi, le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dellambiente. Lintroduzione di questo nuovo concetto di area produttiva ecologicamente attrezzata(APEA), pensata in chiave ambientale, dotata di requisiti tecnici ed organizzativi finalizzati a minimizzare ed a gestire in modo integrato le pressioni sullambiente, nasce dalla necessit di sostituire il cosiddetto approccio end of pipe (abbattimento dellinquinamento a fine ciclo) con il principio di precauzione e prevenzione dallinquinamento. In particolare non si tratta di agire sulle specifiche dotazioni ambientali delle imprese, come avvenuto fino ad ora, ma di organizzare il sito produttivo in modo da agevolare, sia economicamente sia tecnicamente, le singole imprese insediate a realizzare i loro obiettivi ambientali, siano essi prescrittivi o volontari. I numerosi casi pilota e le diverse esperienze di alcune regioni hanno permesso di delineare indirizzi tecnici per la progettazione e la gestione di aree eco-efficienti ed in particolare lindividuazione delle infrastrutture e dei servizi innovativi, di cui dotare le aree produttive nuove ed esistenti al fine di garantire la tutela della salute, della sicurezza e dellambiente e la definizione di un sistema integrato per lorganizzazione e la gestione ambientale delle aree produttive.
Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Ancona, approvato con DEL. C. P. n. 117 del 28.07.2003 che prevede larea industriale e le varianti stradali delle strade provinciali 18 e 360.
Larea stata oggetto di quattro piani urbanistici predisposti dal Consorzio Zipa a partire dalla seconda met degli anni 90 e i futuri ampliamenti sono anche essi soggetti a PUA. Larea ZIPA risponde in senso stretto agli obiettivi della pianificazione sovraordinata ed coerente in pieno con il PTC della Provincia di Ancona. Livello di pianificazione
PIT PPAR Pianificazione regionale di settore PAI, PEAR, PSR, PRGR
Livello di conformit
Alto: segue le direttive di espansione ed coerente. Alto: non tocca beni e paesaggi tutelati Alto: larea coerente con gli obiettivi. Le gestione dellarea si deve integrare con gli strumenti per la pianificazione energetica e la pianificazione dei rifiuti. Alto Alto
Indicatore quantiativo
100% 100% 80%
PRG PUA
100% 100%
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Bacini industriali della Provincia di Ancona. In Giallo le aree industriali intercomunali. Larea di Ostra la pi a nord (fonte: Provincia di Ancona, PTC).
Figura 1.1a Sopra inquadrato il tema allinterno dellarea vasta (il quadro blu individua larea in oggetto), a destra inquadramento nei bacini industriali provinciali. Sotto vi inquadrata larea nel contesto locale con evidenziati gli elementi di paesaggio.
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Figura 1.1b. linquadramento territoriale su CTR (sopra), compreso delle varianti stradali da PTC della Provincia di Ancona. Larea industriale che comprende la ZIPA evidenziata in rosso. In verde sono rappresentate le fasce di continuit naturalistiche.
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Figura 1.1.c. Viabilit primario territoriale (in rosso), locale principale (in verde e locale secondaria in azzurro e al fianco di uno snodo della viabilit primaria territoriale (cerchio rosso)
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Figura 1.2. Area ZIPA. In alto inquadramento generale, in mezzo definizione delle aree, area gi realizzate e zonizzazione attuale (sotto). Inquadramento in figura 1.1.
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di sostenibilit della provincia di Ancona 2002 Tiezzi, Marchettini et al., Analisi di sostenibilit della provincia di Ancona 2002
17 Comuni
Area km2
abitanti
Densit (ab./km2)
552,05
244.692
443
330,39
69.511
210
317.20
69.917
220
740.52
59.936
81
Agugliano, Ancona, Camerano, Castelfidardo, Chiaravalle, Falconara Marittima, Filottrano, Loreto, Monte San Vito, Montemarciano, Numana, Offagna, Osimo, Polverigi, Sirolo Barbara, Castelcolonna, Castellone di Suasa, Corinaldo, Monterado, Ostra, Ostra Vetere, Ripe, Senigallia, Serra dei Conti Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Jesi, Maiolati Spontini, Monsano, Monte Roberto, Montecarotto, Morro dAlba, Poggio San Marcello, San Marcello, Santa Maria Nuova, San Paolo di Jesi Arcevia, Cerreto dEsi, Cupramontana, Fabriano, Genga, Mergo, Rosora, Sassoferrato, Serra San Quirico, Staffolo
Le analisi del settore economico, condotte nellambito del P.T.C. e del P.I.T. sulla localizzazione delle attivit produttive mostrano come ad una originaria collocazione sui crinali e sui versanti collinari, in prossimit dei centri storici, abbia fatto seguito negli ultimi due decenni una progressiva discesa a valle verso le aree delle pianure alluvionali anche non caratterizzate dalla presenza delle maggiori infrastrutture di trasporto. La fortissima crescita complessiva delle superfici destinate alle attivit produttive e la discesa a valle si accompagnata anche ad una distribuzione tendenzialmente uniforme degli insediamenti industriali, che attraverso le valli maggiori hanno invaso gradualmente lintero territorio, a partire dalla parte montana del sinclinorio fabrianese fino alla costa; anche le valli del Misa e del Nevola, in precedenza meno coinvolte, hanno conosciuto negli ultimi quindici anni significativi incrementi. La distribuzione tendenzialmente uniforme delle attivit produttive ha determinato una realt equilibrata tra fascia costiera, entroterra e aree montane. A Ostra esistono 741 imprese, 786 unit locali, con 1593 addetti (dati del censimento del 2000). Attualmente la situazione cambiata, specialmente dalla crisi del 2008 non ci sono dei dati ufficilai disponibili: in provincia di Ancona: il Sole
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24ore (inserto centro nord) del gennaio 2011 stima una diminuzione del numero di imprese dal 2008 intorno al 30%. Osservando la suddivisione dei lavoratori tra i settori economici dobbiamo osservare che i Comuni a maggiore vocazione agricola sono tutti dellentroterra (Arcevia, Belvedere Ostrense, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Morro dAlba, Poggio San Marcello, San Marcello, San Paolo di Jesi, Staffolo), mentre il settore industriale assorbe oltre la met della manodopera occupata in ben 13 Comuni di cui la maggior parte posti attorno a Larea di Jesi, a Fabriano e a sud di Ancona (Barbara, Camerano, Cerreto dEsi, Ostra Vetere, Ostra, Poggio San Marcello, Ripe, Rosora, Santa Maria Nuova, Sassoferrato, Serra de Conti, Serra San Quirico). Il settore terziario appare pi sviluppato nei comuni maggiormente urbanizzati o posti nelle immediate vicinanze di essi; il terziario assorbe pi del 50% degli occupati ad Agugliano, Ancona, Chiaravalle, Falconara Marittima, Jesi, Montemarciano, Offagna, Senigallia. Analizzando gli indicatori riguardanti il reddito, si nota che i redditi medi pi alti (superiori ai 12 milioni di lire al censimento, attualmente la media di 24.100 euro anno in Provincia al 2010) si hanno nei Comuni maggiormente urbanizzati o ad essi vicini: Ancona, Chiaravalle, Fabriano, Falconara Marittima, Jesi; mentre i pi bassi (inferiori ai 9 milioni di lire al 2000 e a 20.000 euro nel 2010) sono quelli dei Comuni di Arcevia, Belvedere Ostrense, Castel Colonna, Mergo, Ostra Vetere e Staffolo. Il Piano Generale di Sviluppo 2008 - 2012 Approvato con D.C.P. n. 3 del 22.01.09, rappresenta per la Provincia di Ancona uno strumento di pianificazione strategica da riferire all'intero periodo di mandato, il contenitore principale della programmazione pluriennale dell'Ente, finalizzato a definire gli assi portanti e gli obiettivi prioritari delle politiche pubbliche da porre in atto, prendendo a riferimento le linee programmatiche del mandato elettorale e traducendone, a livello strategico, l'indirizzo politico.
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DUERRE DI ROMAGNOLETTI ROSSANA edilizia GALLI SRL verniciature e componenti in legno LA BOTTEGA DELL'ALBERGO SPA forniture alberghiere LA COSMETICA SRL lavorazione e produzione di cosmetici M.I.V. CIOCCOLATA DI SPADONI IVAN & C. alimentare S.N.C. MANCINI ENZO termosanitari PIANELLI NANDO & GIANFRANCO SNC autotrasporto produzione e commercio di buste PLASTICA VALMISA SPA boutique in polietilene e carta impiantistica nel settore elettrico, con PROGECO 2000 DI PESARESI STEFANO magazzino officina e cablaggio, commercio al minuto SALUMIFICIO VALMISA SRL produzione salumi TECNOWOOD SNC di Crognaletti e Arredi giardino Montagna tipolitografia e commercio di TIPOGRAFIA CIMARELLI GIUSEPPE & C SNC cartocancelleria TONELLI SRL forniture acqua TRANQUILLI GRAZIANO lavorazione ferro/produzione forni
Tabella 1.2. Imprese presenti e loro attivit.
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Le Pressioni attuali dellarea sono dovute principalmente al traffico ed al rumore, quindi al carico ambientale sulle strade provinciali SP12, P 18 e SP360, agli abitati di Passo Ripe e Brugnetto a nord e di Santa Maria Apparve, Casine e Pianello a sud. Lagricoltura moderna e meccanizzata ma ancora legata a piccoli appezzamenti e con aree naturali, per cui la sua pressione medio bassa.
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la fase del percorso autorizzativo, con riferimento alla DGR 157/05 ed alla normativa regionale in materia di autorizzazioni urbanistiche ed edilizie; lambito di applicazione (aree nuove/esistenti e manifatturiere/terziarie); lindicatore e lunit di misura di riferimento; Per ogni criterio stata quindi definita una scheda di riferimento, completa di tutte le informazioni necessarie alla valutazione dei requisiti ed allassegnazione del relativo punteggio4. -
I criteri identificati, con riferimento a: - scelta del sito - pianificazione del progetto - disegno urbano e sviluppo del sito (organizzazione degli spazi e dei servizi) - capacit di contenimento dei consumi - capacit di contenimento dei carichi ambientali - capacit di garantire la qualit del servizio alle imprese insediate I criteri presentano sia carattere quantitativo che qualitativo.
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naturalit. In figura 1.4 a sono evidenziate le aree urbane e gli insediamenti industriali nel paesaggio.
Figura 1.4a. Elementi urbani nel paesaggio: i in amaranto le aree urbane, in rosa aree commerciali, artigianali ed industriali. La matrice in verde trasparente agricola. In Azzurro evidenziata larea ZIPA.
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(74/a). fino alla 77/a posizione (Ascoli Piceno). Per affari e lavoro Pesaro Urbino lunica a registrare un miglioramento, attestandosi al 61/o posto mentre Macerata, se pur peggiorata, al 23/o posto, diventando la prima delle marchigiane mentre Ancona al 59/o e Ascoli Piceno all80/o. Ancona si colloca al 21/o posto per servizi-ambiente-salute, seguita da Pesaro Urbino (al 50/o), Macerata, che rimane stazionaria al 58/o e Ascoli Piceno al 60/o. Per la popolazione (natalit, densit demografica, incidenza di anziani, stranieri e matrimoni in crisi), Macerata 10/a (con miglioramento), mentre le altre peggiorano la propria posizione, con Ascoli Piceno al 50/o posto. Nella macroarea dellordine pubblico, tutte le province marchigiane migliorano, da Macerata (14/a) ad Ancona (39/a). Le Marche si collocano nella media alta per la macroarea del tempo libero, con Macerata 10/a (ma in peggioramento), Pesaro Urbino lunica in miglioramento al 17/o posto, Ancona al 24/o e Ascoli Piceno al 63/o.La distribuzione territoriale degli insediamenti a macchia di leopardo e si va addensando sul fondovalle e in prossimit di Senigallia. La mortalit inferiore a quella attesa, il che indica che sono assenti i fattori inquinanti, come dimostra lo studio di ARPAM-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, Dipartimento di Ancona - Servizio di Epidemiologia Ambientale: la qualit dellaria ed il rischio per la salute in alcuni comuni della provincia di Ancona (tabella 1.3). nome dei mortalit comuni osservati
sesso maschile OSTRA 431 RIPE 194 sesso femminile OSTRA 430 RIPE 194
mortalit attesi
453,76 222,58 448,07 178,29
S.M.R.
(o-a)/es
POP. TOT.
Tabella 1.3. Mortalit per tutte le cause. Dati da ARPAM-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, Dipartimento di Ancona - Servizio di Epidemiologia Ambientale.
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Figura 1.4b. Elementi del paesaggio: in rosa aree commerciali, artigianali ed industriali in amaranto le aree urbane, in verde continuo le reti ecologiche principali in verde tratteggiato le rete ecologiche minori. La matrice in verde trasparente agricola
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alluvionale, perforato nella sua totalit in due punti, non appare elevata: al vicino ponte sul fiume Nevola di poco meno di 9 metri, e analogamente, nel sondaggio eseguito dallo Studio Geognostico Lenzi - Cavazzana & Associati di Falconara M. (AN), si rilevato il substrato pliocenico a m.11. La falda freatica, di subalveo del Fiume Nevola e parzialmente (zona Est) del Fiume Misa, presente in genere fra 3 e 4 m. dal piano campagna, ed caratterizzata da una certa artesianit. Numerosi sono i pozzi utilizzati dallagricoltura ad uso irriguo, con portate anche abbondanti. Esistono anche due captazioni tramite pozzo a uso potabile da parte del Comune di Senigallia, che vengono a trovarsi allinterno della lottizzazione industriale. La falda percola in moderata pressione allinterno delle alluvioni di ghiaia molto permeabili (K = 10-1-10-2 cm/s) e raggiunge i livelli sabbiosi soprastanti, caratterizzati da discreta permeabilit (K = 10-3-10-4 cm/s). Lo strato superficiale di argille limose, a bassa permeabilit (K = 10-5-10-7 cm/s), ha quindi uno spessore ridotto, tanto che il contenuto in nitrati derivanti dallattivit agricola risulta spesso nelle acque dei pozzi piuttosto elevato. Si ha quindi una situazione di rischio per quanto riguarda la vulnerabilit della falda che impone necessarie cautele nelluso del territorio.
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Figura 1.5 : campo anemologico Frazione Casine - Comune di Ostra - 11 luglio 08 settembre 2008
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punto B
punto B
punto C
punto E
punto E
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SEZIONE 2
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sviluppare programmi di ricerca e di informazione sui cambiamenti climatici. LItalia, nellambito degli obblighi della UE stabiliti dal Protocollo di Kyoto, si impegna alla riduzione di gas-serra nella misura del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 (corrispondente ad una riduzione effettiva di 100 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica), entro il 2008-2012 sulla base di un programma di riduzioni che sar avviato dal 2002 e sottoposto a verifica annuale da parte della UE. Conferenza di Bonn, luglio 2001 ha confermato lo schema del Protocollo di Kyoto salvo qualche modifica come lintroduzione della forestazione (sinks) come misure per ridurre le emissioni di CO2. Laccordo di Bonn prevede inoltre la possibilit per i Paesi industrializzati di far uso del commercio di permessi di emissione e dei meccanismi di cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo, e di introdurre dei finanziamenti volontari ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad usare le migliori tecnologie. Conferenza di Marrakech, ottobre 2001, ha fissato per le procedure di ratifica del Protocollo di Kyoto, regole aperte al mercato e flessibili ovvero, che tengano conto delle specificit nazionali. Nellambito del sistema delle Nazioni Unite saranno creati organismi di riferimento per organizzare il commercio delle emissioni e realizzare programmi di cooperazione ambientale tra i Paesi firmatari. Con la ratifica del Protocollo di Kyoto da parte della Russia nel 2004, il protocollo con il 2005 inizia ad essere operativo con listituzione dello scambio di quote fra i paesi aderenti.
La legislazione Comunitaria inerente energia, ambiente e conservazione della natura la seguente: - Decisione 93/389/CEE del Consiglio, del 24 giugno 1993 Meccanismo di controllo delle emissioni di CO2 e di altri gas ad effetto serra nella Comunit. - Decisione 94/69/CE del Consiglio del 15 dicembre 1993 Conclusione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. - Direttiva del Consiglio 1996/61/CE del 24 settembre 1996 Direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dellinquinamento (IPPC). - Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 96/92/CE, del 19 dicembre 1996 Norme comuni per il mercato interno dellenergia elettrica. - Direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001 Promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricit. - Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002 Approvazione, a nome della Comunit europea, del protocollo di Kyoto allegato alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'adempimento congiunto dei relativi impegni. - Direttiva 2003/87/CE Tale direttiva istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunit e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio. - Direttiva Uccelli 79/409/CEE Tale direttiva prevede la conservazione di determinate specie animali attraverso listituzione delle Zone di Protezione Speciali (ZPS).
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Direttiva Habitat 92/43/CEE Tale direttiva ha lo scopo di salvaguardia e mantenimento della biodiversit mediante la conservazione degli habitat naturali, nonch della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri. Sono state individuate nella Regione Marche 109 aree (80 SIC e 29 ZPS) di cui 11 localizzate sulla costa, 17 nella fascia collinare e le rimanenti 81 nellarea montana. La superficie complessivamente occupata dalla Rete Natura 2000 nelle Marche, tenuto conto delle superfici condivise da SIC e da ZPS di 136.888 ha. Sono stati censiti 51 Habitat di cui 49 elencati in allegato I alla Direttiva 92/43/CE; la conservazione, per 13 di loro, condizione di massima priorit; sono stati inoltre segnalati allUnione Europea 7 habitat che non sono stati ancora inseriti in elenco malgrado siano di rilevante interesse sia nelle Marche che in ambito europeo. Lart. 6 della Direttiva Habitat richiede agli Stati membri di contribuire alla valorizzazione della biodiversit qualora piani o progetti proposti per un sito, o per una zona ad esso limitrofa, possono determinare unincidenza significativa sul sito, proponendo l attivazione della procedura di Valutazione dIncidenza.
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I Piani Territoriali Paesistici, la cui redazione obbligatoria sia per le regioni che per il Ministero, tenuto ad esercitare i poteri sostitutivi in caso di inerzia delle Regioni. D.P.R. n. 203, 24 maggio 1988 - Attuazione delle direttive CEE nn. 80/779, 82/884 e 85/203 concernenti norma in materia di qualit dellaria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dellart. 15 della L. 16 aprile 1987, n. 183); L. n. 183, 18 maggio 1989 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo. La legge ha lo scopo di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi compresi (art.1 comma1). Per ottenere questi risultati, si avvale del Piano di Bacino, strumento conoscitivo normativo e tecnico operativo, mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme duso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e la diretta utilizzazione delle acque sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato (art. 17, comma 1). Allart. 12 la Legge 138 istituisce le Autorit di bacino per i bacini idrografici di rilievo nazionale; allart. 14 sono individuati i bacini di rilevo nazionale. Larea in oggetto rientra nel bacino di rilievo nazionale del Po che si estende su otto regioni e raccoglie le acque del territorio che va dal Monviso al delta ed sotto la competenza dellAutorit del bacino del fiume Po. Legge n. 394, 6 dicembre 1991: Legge Quadro sulle aree protette. Detta i principi fondamentali per listituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale (art.1). Legge n.447, 26 ottobre 1995: legge quadro sullinquinamento acustico. La presente legge stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela dellambiente esterno dallinquinamento acustico. Secondo lart. 3, lo Stato deve adottare Piani pluriennali per il contenimento delle emissioni sonore prodotte per lo svolgimento dei servizi pubblici quali autostrade e strade. Le regioni, secondo lart. 4, devono definire con legge i criteri in base ai quali i comuni procedono alla classificazione del proprio territorio nelle zone previste dalle vigenti disposizioni pere lapplicazione dei valori di qualit; inoltre, le regioni hanno lobbligo di predisporre un Piano Regionale Triennale di Intervento per la bonifica dellinquinamento acustico. Inoltre lart. 8 stabilisce che i progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale devono essere redatti in conformit alla tutela delle popolazioni interessate; i competenti soggetti titolari dei progetti devono predisporre una documentazione di impatto acustico relativa alla realizzazione di strade extraurbane principali, con una previsione del clima acustico nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e di riposo, nei parchi pubblici, nei nuovi insediamenti residenziali prossimi alle opere. D.P.R n. 357, 8 settembre 1997 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonch della flora e della fauna selvatiche;
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D.Lgs. n112 del 31 marzo 1998 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle regioni ed enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n 59; Legge n.267 del 3 agosto 1998 Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico; Legge n.426 del 9 dicembre 1998 - Nuovi interventi in campo ambientale G.U. n. 291 del 14 dicembre 1998. D.P.C.M. 31 marzo 1999 - Approvazione del nuovo modello unico di dichiarazione ambientale per l'anno 1999. Suppl. alla G.U. n. 86 del 14 aprile 1999. D.Lgs. n. 490 del 29/10/1999 Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'art. 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352; D. Lgs. n. 42, 22 gennaio 2004 - "Codice dei beni culturali e del paesaggio. I vincoli paesaggistici allo stato della legislazione nazionale sono disciplinati dal Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni Culturali e del Paesaggio (il quale allart.2, innovando rispetto alle precedenti normative, ha ricompreso il paesaggio nel Patrimonio culturale nazionale), modificato con D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 157. Il Codice ha seguito nel tempo lemanazione del D. Lgs. n. 490/1999, il quale era meramente compilativo delle disposizioni contenute nella L.N. 1497/1939, nel D.M. 21.9.1984 (decreto Galasso) e nella L.n. 431/1985 (Legge Galasso), norme sostanzialmente differenti nei presupposti. La legge n. 1497/1939 (sulla Protezione delle bellezze naturali e panoramiche) si riferiva a situazioni paesaggistiche di eccellenza, peculiari nel territorio interessato per panoramicit, visuali particolari, belvederi, assetto vegetazionale, assetto costiero. Tali particolarit paesaggistiche per loro natura non costituivano una percentuale prevalente sul territorio e le situazioni da tutelare erano soltanto quelle individuate dai provvedimenti impositivi del vincolo paesaggistico. A ci sono seguiti provvedimenti statali che hanno incrementato in misura significativa la percentuale di territorio soggetta a tutela: il D.M. 21.9.1984 e la L.N. 431/1985. In particolare, dal D.M. 21.9.1984 conseguita lemanazione dei Decreti 24.4.1985 (c.d. Galassini), i quali hanno interessato ampie parti del territorio, versanti, complessi paesaggistici particolari, vallate, ambiti fluviali. Ancora, la L.N. 431/1985 ha assoggettato a tutela ope legis categorie di beni (fascia costiera, fascia fluviale, aree boscate, quote appenniniche ed alpine, aree di interesse archeologico, ed altro), tutelate a prescindere dalla loro ubicazione sul territorio e da precedenti valutazioni di interesse paesaggistico. Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ha inteso comprendere lintero patrimonio paesaggistico nazionale derivante dalle precedenti normative allora vigenti e ancora di attualit nelle specificit di ciascuna. Le disposizioni del Codice che regolamentano i vincoli paesaggistici sono lart. 136 e lart. 142: lart. 136 individua gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico da assoggettare a vincolo paesaggistico con apposito provvedimento amministrativo (lett. a) e b) cose immobili, ville e giardini, parchi, ecc., c.d. bellezze individue, nonch lett. c) e d) complessi di cose immobili, bellezze panoramiche, ecc., c.d. bellezze dinsieme); lart. 142 individua le aree tutelate per legge ed aventi interesse paesaggistico di per s, quali territori costieri marini e
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lacustri, fiumi e corsi dacqua, parchi e riserve naturali, territori coperti da boschi e foreste, rilievi alpini e appenninici. In particolare il Decreto recita: Fino all'approvazione del piano paesaggistico ai sensi dell'articolo 156, sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo per il loro interesse paesaggistico: i territori costieri compresi in una fascia della profondit di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondit di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; i ghiacciai e i circhi glaciali; i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonch i territori di protezione esterna dei parchi; i territori coperti da foreste e da boschi, ancorch percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; le aree assegnate alle universit agrarie e le zone gravate da usi civici; le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; i vulcani; le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice. D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 - pubblicato sulla G.U. n. 88 del 14 aprile 2006 Norme in materia ambientale. Rete Natura 2000 - La Rete Natura 2000 comprende i siti proposti e designati dalla Regione Piemonte con il Ministero dellAmbiente secondo le seguenti norme: Direttiva Uccelli 79/409/CEE, Direttiva del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la salvaguardia degli uccelli selvatici, e Direttiva Habitat 92/43/CEE, Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. La tutela dei Siti della Rete Natura 2000 obbligatoria per legge ai sensi della legislazione vigente (DPR 357/97 e DPR 120/2003); la normativa infatti stabilisce che la pianificazione e la programmazione territoriale devono tenere conto della valenza naturalistico-ambientale di SIC e ZPS e che ogni piano o progetto, interno o esterno ai siti, che possa in qualche modo influire sulla conservazione degli habitat o delle specie per la tutela dei quali sono stati individuati, sottoposto ad un'opportuna valutazione dell'incidenza che pu avere sui siti interessati.
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2.1.3.2 La Legislazione sulla qualit delle acque sotterranee D.Lgs. 11 maggio 1999 n. 152. Le acque sotterranee sono tutelate dal Piano di Tutela delle acque sotterranee e i parametri di legge sono esplicitati nellAllegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06.
2.1.3.3 Qualit dellaria e inquinamento Atmosferico Direttiva Quadro 96/62/CE recepita con D.Lgs. 351/99. Tale direttiva sinteticamente individua i seguenti principi: stabilire gli obiettivi per la qualit dell'aria ambiente al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso valutare la qualit dell'aria ambiente sul territorio regionale (e quindi nazionale) in base a criteri e metodi comuni fornire la base dati conoscitiva al processo regionale di gestione della qualit dell'aria ambiente mantenere la qualit dell'aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi disporre di informazioni adeguate sulla qualit dell'aria ambiente e far s che siano rese pubbliche, con particolare riferimento al superamento delle soglie di allarme Il D.Lgs. 351/99 definisce il valore limite, il valore obiettivo, la soglia di allarme, il margine di tolleranza, la soglia di valutazione superiore e la soglia di valutazione inferiore, i cui valori per ogni inquinante sono stati fissati dal DM 60/025. L'emanazione del Decreto Ministeriale 2 aprile 2002, n.60 di recepimento delle Direttive Europee 1999/30/CE e 2000/69/CE, concernenti i valori limite dei principali inquinanti atmosferici (monossido di carbonio, biossido di azoto, ossidi di azoto, biossido di zolfo, particolato, piombo e benzene), ha sostanzialmente modificato il quadro normativo introducendo nuovi valori limite per la protezione della salute umana e per la protezione
Il processo di valutazione della qualit dell'aria ambiente secondo il D.Lgs. 351/99, indirizzato e finalizzato alla gestione dell'ambiente atmosferico con l'obiettivo di tutela e risanamento in un ottica di sviluppo sostenibile. La misura e quindi la conoscenza dei livelli di concentrazione degli inquinanti dell'aria deve essere condotta con efficienza, efficacia ed economicit. L'allegato X del DM 60/02 prevede una combinazione di tecniche per la valutazione della qualit dell'aria ambiente con livelli crescenti d'incertezza. Oltre alle misurazioni in continuo con stazioni fisse, sono previste misurazioni indicative, l'impiego di modelli di diffusione e stime oggettive. Appare quindi indubbio che sia in atto una evoluzione a livello di strumenti e metodi per conoscere e valutare lo stato dell'ambiente atmosferico. Ci richiede innanzitutto un progetto di armonizzazione e sviluppo delle reti di rilevamento con stazioni fisse in modo da assicurare la rappresentativit e la qualit dei dati, insieme al rispetto delle esigenze di economia. Quest'ultima esigenza conduce alla limitazione del numero di stazioni fisse non finalizzate ed indirizza verso l'impiego di metodi di misura indicativi quali: uso del laboratorio mobile per la valutazione di aree di massima concentrazione; uso della tecnica di campionamento diffusivo. Quando vi l'obbligatoriet della misurazione delle sostanze inquinanti questa deve essere compiuta in siti fissi in maniera continua o per campionamento casuale. Unica condizione che il numero delle misurazioni deve essere sufficiente a determinare in modo significativo i livelli esistenti (raccolta minima di dati del 90%).
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della vegetazione. Con l'entrata in vigore dei nuovi limiti di cui al DM 60/02 i corrispondenti valori stabiliti dall'ordinamento nazionale sono abrogatii6. Il D.M. 60/02 non solo definisce nuovi valori di riferimento per i vari inquinanti, ma prevede l'individuazione delle aree di territorio che presentano il mancato rispetto dei limiti e la definizione di piani finalizzati a ricondurre i livelli di inquinamento atmosferico entro i limiti fissati. La tecnica di monitoraggio pi importante individuata dal DM 60/02 sono le Reti di Rilevamento della Qualit dell'Aria (RRQA). Inoltre riveste un ruolo di notevole importanza lo scambio di informazioni fra gli enti che a diverso livello si occupano di qualit dell'aria e soprattutto la comunicazione delle informazioni al pubblico. inoltre stata emanata la Direttiva 2002/03/CE del 12 febbraio 2002 riguardante l'ozono che deve essere recepita. La Direttiva introduce la soglia di informazione e la soglia di allarme e soprattutto il valore obiettivo per la protezione della vegetazione AOT 40. D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 372 (IPPC) Attuazione della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento Decreto Ministeriale 25 agosto 2000 Aggiornamento dei metodi di campionamento, analisi e valutazione degli inquinanti, ai sensi del DPR 24 maggio 1988 n. 203. Direttiva 2001/80/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2001 Limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati dai grandi impianti di combustione Direttiva 2001/81/CE del Consiglio del 23 ottobre 2001 Limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici D.P.C.M. 08/03/2002 Disciplina delle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell'inquinamento atmosferico, nonch delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione. D.P.C.M. 20.06.2002 Modifica dell'allegato I del DPCM 08.03.2002 D.M. n. 44 del 16.01.2004 Recepimento della direttiva 1999/13/CE relativa alla limitazione delle emissioni di composti organici volatili di talune attivit industriali, ai sensi dell'art.3, comma 2, del D.P.R. 24.05.1988, n. 203
La Normativa Regione Marche la seguente: - Circolare n. 6 del 11 aprile 1989. Nuove procedure relative agli adempimenti amministrativi e alle attivit di controllo dell'inquinamento atmosferico previsti dal DPR 203/88. - Deliberazione n.3913 VP/AMB del 24 ottobre 1994 Determinazione del criterio generale di valutazione per nuovi impianti, modifiche sostanziali e trasferimenti di impianti, ai fini dell'istruttoria e dell'autorizzazione ai sensi del DPR n. 203/88. - Deliberazione n. 3753 VP/AMB del 10 ottobre 1994. Determinazioni in materia di inquinamento atmosferico prodotto dagli impianti industriali: autorizzazioni generali: settore autocarrozzeria, settore calzaturiero e pellettiero, settore produzione mobili e altri oggetti in legno, settore verniciatura legno. - Delibera 840 del 07 aprile 1997, D.P.R. 203/88, D.P.C.M. 21/07/1989, D.P.R. 25/07/1991 Disposizioni in materia di attivit di inquinamento atmosferico poco significativo e ridotto. Annullamento D.G.R. n 5149/91 e D.G.R. 3491/91.
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I vecchi limiti sopravvivono solo fino al termine di conseguimento di nuovi limiti, ma non sono pi motivo di intervento di pianificazione, n di informazione al pubblico.
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Deliberazione della G.R. n.1458 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per attivit a ridotto inquinamento atmosferico: saldature di oggetti e superfici metalliche. Deliberazione della G.R. n.1460 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attivit a ridotto inquinamento atmosferico: utilizzazioni di mastici e colle con consumo di sostanze collanti non superiori a 100 Kg/giorno, in settori diversi da quello calzaturiero e pellettiero. Deliberazione della G.R. n.1461 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attivit di: pulizia di superfici con consumo di solventi non superiore a 10 Kg/giorno e lavaggio in macchine a circuito chiuso. Deliberazione della G.R. n.1462 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attivit a ridotto inquinamento atmosferico: verniciatura di oggetti vari (non in legno) con l'utilizzo di prodotti vernicianti pronti all'uso non superiore a 50 Kg/giorno. Legge Regionale 25 maggio 1999 n. 12 Conferimento alle Province delle funzioni amministrative in materia di inquinamento atmosferico. Deliberazione della G.R. n.1779 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: anodizzazione, galvanotecnica, fosfatazione di superfici metalliche con consumo di prodotti chimici non superiore a 100 Kg/giorno. Deliberazione della G.R. n. 1780 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: tempra di metalli. Deliberazione della G.R. n.1781 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: taglio di manufatti metallici. Deliberazione della G.R. n.1782 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: trattamento meccanico di pulizia superficiale dei metalli. Deliberazione della G.R. n.1783 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: elettroerosione. Deliberazione della G.R. n.1784 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: finitura di superfici metalliche e altre lavorazioni meccaniche. Deliberazione del Consiglio Regionale n. 36 del 30 maggio 2001 Approvazione del Piano Regionale di Tutela e Risanamento della qualit dell'aria ai sensi del DPR 203/88.
2.1.3.4 Clima ed inquinamento acustica Legge Quadro n. 447/95 Il quadro normativo sull'inquinamento acustico stato organicamente sviluppato con l'emanazione della Legge Quadro e con l'emanazione dei principali decreti applicativi, di cui ultimo in ordine di tempo (marzo 2004) il DPR n. 142 sulle infrastrutture stradali. La normativa stabilisce sia i descrittori acustici da utilizzare, sia le modalit di misura, sia i valori numerici assegnati ai vari limiti (limiti di emissione, di immissione, valori di attenzione e di qualit), che risultano diversi e sono determinati in funzione della tipologia della sorgente, del periodo della giornata (diurno o notturno), della destinazione d'uso della specifica zona del territorio comunale, determinata e riconosciuta nell'ambito della classificazione acustica. Il principale descrittore
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utilizzato di tipo energetico ed costituito dal "Livello continuo equivalente ponderato A nel periodo di riferimento"7. Decreto Legislativo n. 194 Recepimento ed attuazione della Direttiva Europea n. 49 del 2002 relativa alla determinazione ed alla gestione del rumore ambientale. Il decreto prevede sostanziali cambiamenti in termini di descrittori e di metodologie di rilevamento, per cui risulter necessaria l'emanazione di nuovi decreti al fine di adeguare ed armonizzare la normativa attualmente vigente.
2.1.3.5 Inquinamento elettromagnetico La normativa attualmente in vigore in Italia e nella Regione Marche costituita da: - Legge n. 36 del 22/02/01 dal titolo "Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", entrata in vigore il 22/03/01. La legge, basandosi su un approccio di tipo precauzionale e cautelativo, introduce a fianco dei limiti di esposizione, che non devono mai essere superati e che tutelano dagli effetti acuti, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualit8. - Legge Regionale n. 25 del 13/11/01 dal titolo "Disciplina regionale in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione". La legge stata emanata in attuazione dei principi della Legge quadro n. 36/2001 (art. 8) e del D.M. 381/98 (artt. 4 e 5) e regolamenta a livello regionale linstallazione di nuovi impianti di teleradiocomunicazione nonch la modifica di impianti preesistenti. - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 08/07/03 dal titolo "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz", emanato in attuazione dellart. 4 della Legge n. 36/2001 e
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Per le infrastrutture dei trasporti sono state previste delle fasce territoriali di pertinenza, diverse per infrastrutture aeroportuali, ferroviarie e stradali, e per queste ultime differenziate in funzione della tipologia della strada. All'interno di tali fasce non si applicano, nei confronti della rumorosit prodotta dall'infrastruttura stessa, i limiti di emissione e di immissione previsti per tutte le altre tipologie di sorgenti, bens quelli definiti dagli specifici decreti. Pertanto, all'interno delle fasce di pertinenza vale un doppio regime di limiti, valido ognuno separatamente: il primo legato alla classificazione acustica applicabile a tutte le sorgenti di rumore ad esclusione delle infrastrutture dei trasporti, il secondo relativo alla sola rumorosit dell'infrastruttura. Di conseguenza, in questi casi il misurato non pu essere confrontato direttamente con i limiti previsti dalla classificazione acustica, ma necessario scorporare dai valori rilevati i contributi dovuti alle infrastrutture stradali e/o ferroviarie. I valori di attenzione vengono introdotti come misura di cautela, ai fini della protezione da possibili effetti a lungo termine, e devono essere applicati negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate. Gli obiettivi di qualit vengono introdotti ai fini della progressiva minimizzazione dellesposizione, intervenendo su caratteristiche tecniche, modalit di funzionamento e criteri di localizzazione delle sorgenti stesse, mediante lutilizzo delle migliori tecnologie ed in modo da produrre i livelli di campo pi bassi possibili.
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pubblicato sulla G.U. n. 199 del 28/08/03. Il DPCM 08/07/03, per quanto riguarda gli impianti di teleradiocomunicazione, stabilisce i valori numerici per i limiti di esposizione, art. 3 comma 1, i valori di attenzione, art. 3 comma 2 e gli obiettivi di qualit, art. 4 commi 1 e 2. I valori di attenzione si applicano allinterno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere e loro pertinenze esterne che siano fruibili come ambienti abitativi, quali balconi terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari. Gli obiettivi di qualit si applicano invece allaperto nelle aree intensamente frequentate, dove per aree intensamente frequentate si intendono anche superfici edificate ovvero attrezzate permanentemente per il soddisfacimento di bisogni sociali, sanitari e ricreativi. La legge stabilisce i valori numerici per i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualit per quanto riguarda gli elettrodotti. I valori di attenzione si applicano a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine nelle aree gioco per linfanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere (art. 3, comma 2 del suddetto DPCM). Gli obiettivi di qualit si applicano invece nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per linfanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimit di linee ed installazioni elettriche gi presenti nel territorio (art. 4, comma 1 del suddetto DPCM). Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 08/07/2003 dal titolo "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50Hz) generati dagli elettrodotti", emanato in attuazione dellart. 4 della Legge n. 36/2001 e pubblicato sulla G.U. n. 200 del 29/08/2003.
2.1.4 Verifica degli standard urbanistici La verifica degli standard (riportata in Allegato 1 del Piano Urbanistico Attuativo) stata effettuata nel rispetto delle previsioni del PRG e del vigente Regolamento Edilizio Comunale considerando nel loro complesso i quattro stralci convenzionati, indicati al punto 2 della presente unitamente al 4 lotto 2 parte come individuato dalla delibera di Consiglio Comunale n. 72 del 30/11/2010. Il quantitativo minimo degli standard urbanistici stato effettuato con riferimento alle norme di Standard per insediamenti produttivi (artt. 12, 30, 41, 42 NTA PRG, art. 62 REC, art. 5 DM 1444/1968) Il Piano Urbanistico Attuativo individua e delimita la dotazione di aree pubbliche da destinare a standard urbanistici nella misura minima di seguito indicata: aree pubbliche da destinare a parcheggi e/o verde (escluse le sedi viarie): minimo 10% delle superficie fondiaria (SF) (secondo art. 12 N.T.A. P.R.G.); aree da destinare a parcheggi pubblici: minimo 5% delle superficie utile lorda (SUL) (artt. 41 e 42 N.T.A. P.R.G.); standard per insediamenti commerciali e direzionali (artt. 13, 30 NTA PRG, art. 62 REC, art. 5 DM 1444/1968)
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Il Piano Urbanistico Attuativo fissa i criteri per la definizione e delimitazione degli standard urbanistici relativi agli insediamenti commerciali e direzionali secondo le prescrizioni dell Art. 17.Standards urbanistici per tipi commerciali e/o direzionali delle NTA. In aggiunta agli standard del precedente punto il Piano Urbanistico Attuativo prevede che dovranno essere reperiti: aree pubbliche da destinare a parcheggi e/o verde (escluse le sedi viarie): minimo 80% delle superficie utile lorda (SUL); aree pubbliche da destinare a parcheggi (escluse le sedi viarie): minimo 40% delle superficie utile lorda (SUL) I parametri oggetto di verifica sono individuati con specifico riferimento a previsioni di legge e di PRG; le verifiche condotte sono riportate nelle tabelle degli Allegati A e B della relazione tecnica del Piano Urbanistico Attuativo. Gli indici ed i parametri edilizi ed urbanistici sono definiti dallart. 13 del Regolamento Edilizio Comunale.
2.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali diretti
Il riconoscimento degli impatti potenziali avviene tramite luso di matrice e di cartografie. Ogni progetto ha degli effetti unici sullambiente, a seconda della sua costruzione, modalit di funzionamento, durata e ubicazione. Questi effetti possono essere locali (p.es. rimozione immediata della vegetazione) oppure ripercuotersi allesterno del sito (p.es. con un incremento della concentrazione di elementi nutritivi che provoca leutrofizzazione). Esistono dei metodi comuni per classificare gli effetti; questi sincentrano sulla natura dellincidenza e la sua significativit probabile. Gli studi di base o di riferimento (baseline studies) definiscono lo stato dellambiente nellarea del progetto prima della sua realizzazione. Essi costituiscono il fondamento della valutazione e richiedono la consultazione di specialisti gi alle prime fasi della proposta di pianificazione. Oltre a fornire le proprie conoscenze, gli specialisti devono comprendere anche le esigenze del proponente del progetto e dellorganismo di valutazione. Tutte le parti coinvolte devono concordare uno schema di massima per la formulazione degli studi e attenersi ad esso. La via che porta al successo passa attraverso consultazioni soddisfacenti e risorse adeguate. Il riconoscimento degli impatti potenziali presentato in tabella 2.1. Per ogni componente ambientale linterazione con il progetto/attivit individua un cambiamento. Questo cambiamento se significativo impatto. Sono considerati i nuovi insediamenti nella loro fase di cantiere (costruzione) e le attivit che avverranno durante la fase di esercizio (funzionamento, mantenimento dellimpianto ed uso delle risorse), in tabella 2.1. Gli aspetti ambientali sono diretti quando lorganizzazione ha il pieno controllo su di essi. La caratteristica generale degli aspetti ambientali indiretti che il controllo esercitabile su di essi ripartito in varia misura maggiore o minore tra lorganizzazione ed altre controparti.
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Tabella 2.1: Impatti e loro definizione, modificato da US Economic Development Administration, 1973, in Canter, 1996.
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Sulla base degli aspetti ambientali identificati sono state effettuate una
campagna di monitoraggio (come descritta nel punto 2.2.1), comprendente tutte le matrici ambientali, una analisi degli ecosistemi e del paesaggio ed infine una sintesi tramite indicatori sintetici, calcolati sulla base di dati rilevati e di letteratura. 2.2.1 Ambiente: misure e metodi
Entropia Snc ha coordinato la campagna di rilievi che stata effettuata tramite analisi chimiche e fisiche dal Gruppo CSA s.p.a. di Rimini e rilievi naturalistici e paesaggistici da Entropia Snc. stata effettuata dal Gruppo CSA s.p.a. una campagna di rilievi e monitoraggi in sito finalizzata alla valutazione dello stato di qualit dellambiente onde valutarne la capacit di carico: qualit dellaria e caratterizzazione meteoclimatica (ATM), terreno (SUO), clima acustico (RUMA, RUMB, RUMC, RUMD, RUME, RUMF) e campi elettromagnetici. Nella figura 2.1a viene fornito un inquadramento dellarea in oggetto tramite uno stralcio tratto dalla planimetria di progetto con lubicazione dei punti di misura. Nella figura 2.1b viene riportato lo stralcio, tratto dal piano di zonizzazione acustica comunale, che fa riferimento allarea in questione. Durante la prima fase di attivit stato eseguito un sopralluogo esplorativo dellarea da monitorare. In seguito sono stati individuati i punti riportati in Tabella 2.2a e sono state pianificate le attivit di monitoraggio e la relativa tempistica. Lindagine stata svolta predisponendo un laboratorio mobile dotato di tutta la strumentazione idonea al controllo di dati meteo, della concentrazione degli inquinanti (NO, NO2, NOx, CO, SO2, O3, Benzene, Nichel, Cadmio, Piombo, Mercurio) e della concentrazione di polveri presenti nellaria (polveri con dimensioni inferiori ai 10 m PM10 e polveri con dimensioni inferiori ai 2,5 m PM2,5). Per la valutazione della qualit dellaria stato realizzato un monitoraggio per 4 giorni nel periodo 26-29/10/2010. Inoltre si provveduto a campionare i terreni (02/11/2010) e lambiente acustico (25-26/10/2010). Tutte le misurazioni sono state condotte dal personale tecnico del Gruppo CSA S.p.A.. Per quanto riguarda la misura dei campi elettromagnetici, considerata limpossibilit di determinare lentit del campo magnetico tramite misurazione diretta, in quanto la linea elettrica ad alta tensione che attraversa larea di progetto risulta attualmente fuori servizio, si proceduto a richiedere formalmente a Terna S.p.A. le informazioni tecniche necessarie per la simulazione dal CEM.
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Figura. 2.1a: Stralcio, tratto dalla planimetria di progetto, con ubicazione dei punti di misura (in rosso). In blu evidenziata larea monitorata Zipa.
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Figura. 2.1b: Stralcio tratto dal piano di zonizzazione acustica comunale di Ostra. Larea interessata dal monitoraggio stata circoscritta in blu.
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Tabella 2.2b: Risultati analitici dei suoli e limiti fissati dal D.Lgs. 152/06 All. 5 Tab.1.
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Tabella 2.4: Valori di riferimento per il solfuro di idrogeno riportati nel DPR n. 322 del 15/04/1971.
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Tabella 2.5: Valori obiettivo e obiettivi a lungo termine per lozono e soglie dinformazione e dallarme
La Temperatura rilevata dalle analisi di monitoraggio varia da 1C a 18C, la pressione barometrica compresa fra 1007 a 1023 mbar e la percentuale di umidit varia da un minimo di 36% a un massimo di 98%. La radiazione solare globale e netta hanno raggiunto rispettivamente un massimo di 443 w/m e di 360 w/m il giorno 27/10 alle ore 13:00. Le precipitazioni sono risultate assenti. La direzione di provenienza prevalente ENE, gli episodi di massima velocit del vento si sono registrati il 27/10/2010 alle ore 13 (6.1 m/s, vento moderato, secondo la scala anemometrica di Beaufort). Per una valutazione qualitativa della qualit dellaria sono state confrontate le concentrazioni minime e massime degli inquinanti gassosi Tabella 2.6: con gli standard fissati dalle normative vigenti (D.Lgs 155/10, D.Lgs 183/04 e DPR 322/71). Per quanto riguarda NO2 e CO non sono mai stati superati i valori limite previsti dal D.Lgs 155 del 13/08/2010 per la protezione della salute umana (rispettivamente valori orari di 200 g m-3 e media massima giornaliera su 8 ore di 10 mg m-3). I valori massimi raggiunti sono 96.0 g m-3 (NO2) e 0.8 mg m-3 (CO), come si osserva in Figura. 2.2. Le concentrazioni di SO2 raggiungono il valore di 6.0 g Nm-3 (notevolmente inferiore al valore orario di 350 g m-3 previsto dal D.Lgs 155 del 13/08/2010). La concentrazione pi elevata di O3 (81 g Nm-3) stata misurata il 27/10 alle ore 16.00 e risulta al di sotto della soglia di informazione per lO3 prevista dal D.Lgs. 155/10 (180 g m-3). Per quanto riguarda i dati giornalieri in Tabella 2.8 i valori rilevati sono piuttosto omogenei e bassi durante lintero periodo monitorato. Le Polveri PM10 e PM2,5 hanno concentrazioni comprese rispettivamente fra 8 e 23 g/m3 e fra 4 e 17 g/m3. Il Piombo ha valori compresi fra <0.004 g/m3 e 0.014 g/m3 e il Cadmio fra <0.1 g/m3 e 0.5 g/m3. Nichel, Mercurio e Benzene sono sempre inferiori ai rispettivi limiti di rilevabilit. Dal confronto con la normativa vigente non si evidenzia alcun superamento. Dai rilievi eseguiti si evince che le concentrazioni degli inquinanti gassosi sono tutte risultate inferiori agli standard fissati dalle normative vigenti. La qualit dell'aria stata precedentemente valutata da ARPAM effettuata con lausilio del Laboratorio Mobile della Provincia di Ancona, e finalizzata alla valutazione della qualit dellaria presso la zona industriale ZIPA situata in frazione Casine del Comune di Ostra. Il Laboratorio Mobile stato utilizzato come stazione fissa per un periodo di 60 giorni nei mesi di luglio settembre 2008 . La valutazione della qualit dellaria stata condotta attraverso gli analizzatori automatici del Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico. I parametri chimici monitorati per definire la qualit dellaria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo stato determinato nel particolato PM10.
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Tra i parametri monitorati nellindagine, il DM 60/02, di recepimento della Direttiva 1999/30/CE e 2000/69/CE, stabilisce il valore limite di qualit dellaria per i seguenti inquinanti: biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, PM10 e piombo. Per il PM2.5 si fatto riferimento alla Direttiva 2008/50/CE. Per lozono a protezione della salute umana si fatto riferimento al DLgs 183/04 che stabilisce una soglia di informazione ed una soglia di allarme su base oraria ed un valore bersaglio sulla media mobile di otto ore. Le considerazioni sopraesposte riguardano i parametri come, biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, ozono e PM10 che sono confrontabili in modo diretto. Per tali inquinanti possibile effettuare una valutazione della qualit dellaria anche su breve periodo, in quanto la normativa prevede oltre al rispetto dei valori limiti annuali per la protezione della salute umana come per il biossido di azoto, PM10, PM2,5, benzene e piombo, anche limiti orari per biossido di azoto, biossido di zolfo e ozono, media mobile su otto ore per monossido di carbonio e ozono e giornalieri per il biossido di zolfo e PM10. Durante il periodo di indagine tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. Anche se evidenziabile che le continue interruzioni di corrente hanno fornito una raccolta dati non soddisfacente per una rigorosa valutazione statistica.
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Tabella 2.6: Valori limite e livelli critici nel D.Lgs 155 del 13/08/2010
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Tabella 2.7. Statistica descrittiva delle concentrazioni orarie e confronto con i limiti normativi vigenti.
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Di seguito in figura 2.4 riportato uno stralcio della zonizzazione acustica del comune di Ostra comprendente larea ZIPA oggetto di studio, classificata come area di classe V (prevalentemente industriale). Nelle Tabelle (tabelle 2.10) seguenti vengono riportate le specifiche dei rilievi effettuati e i risultati ottenuti, espressi come livello equivalente di pressione sonora ponderata A (LAeq), per il rilievo di 24 ore e per i rilievi puntuali, rispettivamente.
Tabella 2.9 Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore: Valori di qualit- Leq in dB(A):
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Tabella 2.10 a Specifiche e risultati di misura relativi al rilievo di 24 ore eseguito presso RUMA. I valori sono arrotondati a 0.5 dB (Decreto 16/03/1998).
Tabella 2.10 b Specifiche e risultati di misura relativi ai rilievi puntuali eseguiti presso RUMB, RUMC, RUMD, RUME, RUMF. I valori sono arrotondati a 0.5 dB (Decreto 16/03/1998).
I rilievi fonometrici sono stati affiancati dallinstallazione di una centralina meteo, tramite la quale sono stati acquisiti tutti i principali parametri meteorologici ed stato possibile appurare che le misure sono state effettuate in condizioni ambientali idonee alla loro esecuzione (assenza di precipitazioni atmosferiche e velocit del vento <5 m/s). Dai rilievi emerso: - un livello equivalente di pressione sonora notturno presso RUMA (pari 47.0 dB(A)) inferiore al valore limite assoluto di immissione notturno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 50 dB(A) Classe III); - livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMA e RUMB (pari a 56.5 dB(A) e 58.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 60 dB(A) Classe III); - livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMC e RUMF (pari a 52.0 dB(A) e 52.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 65 dB(A) Classe VI); - livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMD e RUME (pari a 50.5 dB(A) e 46.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di
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immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 70 dB(A) Classe V). Il clima acustico riscontrato nellarea, presso tutti i ricettori considerati, rispetta pertanto i limiti previsti dal piano di classificazione acustica comunale.
Figura 2.5 Documentazione fotografica dellarea di progetto in cui sono visibili i cavi ad alta tensione dellelettrodotto.
Tale linea risulta attualmente fuori servizio e pi precisamente nello stato di manutenzione straordinaria; situazione dovuta a lavori di ammodernamento della linea (che determineranno il passaggio alla tensione nominale di esercizio di 132 kV) e che si protrarr, come riferito dallente gestore dellelettrodotto (Terna S.p.A.), per 1-2 anni. Considerate le circostanze e limpossibilit di determinare lentit del campo magnetico tramite misurazione diretta, si proceduto a richiedere formalmente a Terna S.p.A. informazioni circa le dimensioni della fascia di rispetto dellelettrodotto.
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Dalla risposta fornita si evince che la distanza di prima approssimazione, che garantisce il rispetto dellobiettivo di qualit di 3 T (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica pari a 21 m dallasse dellelettrodotto (42 m totali). Sulla base delle specifiche tecniche dellelettrodotto stata, inoltre, eseguita una simulazione del campo magnetico in modo da: ottenere un confronto con il dato fornito da Terna S.p.A; avere maggiori informazioni circa la variabilit del campo magnetico in funzione della distanza dallasse dellelettrodotto e della quota rispetto al piano di calpestio. I dati utilizzati per eseguire lattivit di simulazione, riguardanti i dettagli tecnici della linea, sono stati forniti da Terna S.p.A. (Allegato 3 della relazione analitica allegata). La modellazione del campo magnetico con le specifiche dellelettrodotto reperite presso lente gestore stata eseguita tramite il pacchetto software NIR Calcolo ELF (conforme agli standard previsti dalla norma 211-4/1996). In Tabella 2. 11 vengono riportati i risultati del calcolo e, nello specifico, viene riportata, al variare della quota rispetto al piano di calpestio, la distanza dallasse dellelettrodotto alla quale ricade lobiettivo di qualit di 3 T. Per quanto concerne i grafici dellinduzione magnetica B in funzione della distanza dallasse dellelettrodotto alle varie quote si rimanda allAllegato 4 (della relazione analitica allegata). Si specifica che nei grafici il segno pi corrisponde al lato dellelettrodotto ubicato verso la parte dellarea di progetto.
Tabella 2.11 Distanze dallasse dellelettrodotto (D) a cui stato determinato il valore di B di 3 T. Tali distanze sono state calcolate da 1 m a 12 m di altezza (H) rispetto al piano di calpestio (12 m laltezza del conduttore pi alto), con un passo di 1 m, in corrispondenza della met campata (punto in cui i conduttori hanno laltezza minima da terra).
In conclusione, la fascia di rispetto dellelettrodotto, determinata dallente gestore, che garantisce il rispetto dellobiettivo di qualit di 3 T (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica pari a 21 m dallasse dellelettrodotto (42 m totali), e i risultati della modellazione eseguita risultano del tutto in linea con la dimensione della fascia di rispetto calcolata dallente gestore (si tenga, infatti, presente che i 21 m dichiarati da Terna S.p.A costituiscono una
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distanza di prima approssimazione, dellelettrodotto a cui sono rispettati i 3 calpestio). Si conclude, pertanto, che dellelettrodotto lobiettivo di qualit di verticale.
determinata come distanza dallasse T a tutte le quote rispetto al piano di a distanze superiori a 21 m dallasse 3 T risulta rispettato su tutto il piano
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Non sono stati registrati superamenti dei limiti legislativi dellAllegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06 per i parametri analizzati in base a quanto richiesto dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e modifiche), ne sono state evidenziate criticit in merito ai criteri di qualit ambientale stabiliti dal Testo Unico.
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comunit vegetale si presenta piuttosto degradata, pertanto con un mediocre stato di conservazione. Ambiti e paesaggi antropici Sui terrazzi alluvionali e alle pendici delle colline sono presenti ex aree agricole abbandonate perlopi interessate da formazioni ad Arundo plinii, con siepi di acacia (Robinia pseudoacacia) e querce camporili sparse nei campi. Le aree urbane sono perlopi costituite da insediamenti rurali consolidati, attivit commerciali e stabilimenti artigianali/industriali. 2.2.7.2 Fauna Le specie potenzialmente presenti, in base ai rilievi speditivi della fauna, sono riportate di seguito. Anfibi Le caratteristiche dell'area d'intervento determinano condizioni ambientali idonee alla presenza di quattro specie di Anfibi; di queste la Raganella e la Rana italica sono presenti nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula, 1997). Queste specie sono potenzialmente presenti nel fosso alberato ad est e possono frequentare l'area dell'intervento per l'alimentazione e gli spostamenti.
Nome comune Rospo comune Raganella Rana di Berger Rana italica Nome scientifico Bufo bufo Hyla intermedia Rana bergeri Rana italica Lista Rossa Italia* All. II e 92/43/CEE IV IV IV IV Dir.
DD LR
Tabella 2.12 - Specie potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Capula, 1997; LR = a pi basso rischio; DD = dati carenti).
Rettili Cinque specie di rettili, di cui 3 sauri e 2 ofidi, possono potenzialmente frequentare il sito. Esse sono elencate nella Tabella 2.13 con il rispettivo status conservazionistico. Tra le specie potenzialmente presenti nessuna inserita nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula, 1997) e nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, mentre quattro di loro sono elencate nell'allegato IV della suddetta Direttiva.
Nome comune Ramarro occidentale Lucertola muraiola Lucertola campestre Biacco Biscia dal collare Nome scientifico Lacerta bilineata Podarcis muralis Podarcis sicula Coluber viridiflavus Natrix natrix Lista Rossa Italia* All. II e IV Dir. 92/43/CEE IV IV IV IV
Uccelli Nella Tabella 2.14 sono riportate le specie potenzialmente nidificanti nell'area dell'intervento, mentre nella Tab. Tabella 2.15a sono incluse le specie potenzialmente nidificanti nell'area circostante e che possono frequentare l'area
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dell'intervento. Nella Tabella 2.15b, infine, sono elencati i potenziali uccelli svernanti e migratori. Le specie nidificanti nell'area dell'intervento sono quelle tipiche caratteristiche delle aree coltivate. Le specie nidificanti nell'area circostante e che possono frequentare il sito sono principalmente specie di ecotone e delle aree urbanizzate. Delle otto specie potenzialmente nidificanti nell'area dell'intervento solo l'Ortolano elencato in All. I della Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici ed inserito, insieme alla Quaglia, nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti Italiani nella categoria a pi basso rischio (Calvario et al., 1999). Tra le specie nidificanti nell'area circostante il Lodolaio, il Barbagianni e l'Assiolo sono elencate nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti Italiani (Calvario et al., 1999) e l'Averla piccola nell'All. I della Direttiva 79/409/CEE.
Nome comune Quaglia Fagiano comune Allodola Cutrettola Saltimpalo Zigolo nero Ortolano Strillozzo Nome scientifico Coturnix coturnix Phasianus colchicus Alauda arvensis Motacilla flava Saxicola torquata Emberiza cirlus Emberiza hortulana Miliaria calandra Fenologia M, B SB SB, M, W M, B SB, M, W SB, M, W M, B SB, M Lista Rossa Italia* LR All. I Dir. 79/409/CEE
LR
Tabella 2.14 - Specie nidificanti nell'area dell'intervento, fenologia (S = Sedentaria; B = Nidificante; M = Migratore; W = Svernante) e status conservazionistico (*Calvario et al., 1999; LR = a pi basso rischio).
Nome comune Sparviere Poiana Gheppio Lodolaio Tortora dal collare Tortora Cuculo Barbagianni Assiolo Civetta Allocco Gufo comune Rondone Upupa Torcicollo Rondine Balestruccio Ballerina bianca Scricciolo Pettirosso Usignolo Nome scientifico Accipiter nisus Buteo buteo Falco tinnunculus Falco subbuteo Streptopelia decaocto Streptopelia turtur Cuculus canorus Tyto alba Otus scops Athene noctua Strix aluco Asio otus Apus apus Upupa epops Jynx torquilla Hirundo rustica Delichon urbica Motacilla alba Troglodytes troglodytes Erithacus rubecola Luscinia megarhynchos Fenologia SB, M, W SB, M, W SB, M, W M, B SB, M M, B M, B SB, M, W M, B SB, M, W SB SB, M, W M, B M, B M, B M, B M, B SB, M, W SB, M, W SB, M, W M, B Lista Rossa Italia* All. I Dir. 79/409/CEE
VU
LR LR
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Tabella 2.15a - Specie potenzialmente nidificanti nell'area circostante e che potrebbero frequentare il sito (*Calvario et al., 1999; VU = vulnerabile; LR = a pi basso rischio).
Nome comune Falco di palude Albanella minore Falco cuculo Colombaccio Gruccione Picchio rosso maggiore Calandrella Tottavilla Pispola Ballerina gialla Passera scopaiola Codirosso spazzacamino Stiaccino Culbianco Codibugnolo Cincia bigia Cincia mora Picchio muratore Rampichino Ghiandaia Lucarino Fanello Frosone Nome scientifico Circus aeruginosus Circus pygargus Falco vespertinus Columba palumbus Merops apiaster Picoides major Calandrella brachydactyla Lullula arborea Anthus pratensis Motacilla cinerea Prunella modularis Phoenicurus ochrurus Saxicola rubetra Oenanthe oenanthe Aegithalos caudatus Parus palustris Parus ater Sitta europaea Certhia brachydactyla Garrulus glandarius Carduelis spinus Carduelis cannabina Coccothraustes coccothraustes Fenologia M M M M M M M M M, W M M, W M, W M M M M M M M M, W M M M, W Lista Italia* EN VU NE Rossa All. I Dir. 79/409/CEE X X
X X NE
VU LR
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Rossa All. I Dir. 79/409/CEE
Tabella 2.15b Altre specie presenti potenzialmente presenti in migrazione (M) e svernamento (W) (*Calvario et al., 1999; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; LR = a pi basso rischio; NE = non valutata).
Mammiferi Le specie che potrebbero frequentare il sito sono indicate in Tabella 2.16. Tra le specie potenzialmente presenti, l'Istrice e i Chirotteri sono inclusi negli Allegati della Direttiva 92/43/CEE e questi ultimi sono anche elencati nella Lista Rossa dei Vertebrati d'Italia (Angelici, 1997).
Nome comune Riccio europeo occidentale Toporagno comune Mustiolo Crocidura dal ventre bianco Crocidura minore Talpa europea Talpa cieca Ferro di cavallo maggiore Ferro di cavallo minore Vespertilio smarginato Pipistrello albolimbato Pipistrello di savi Pipistrello nano Serotino comune Lepre Arvicola di savi Topo selvatico Topo selvatico dal collo giallo Surmolotto Ratto nero Topolino delle case Istrice Volpe Tasso Faina Donnola Nome scientifico Erinaceus europaeus Sorex antinorii Suncus etruscus Crocidura leucodon Crocidura suaveolens Talpa europaea Talpa caeca Rinolophus ferrumequinum Rinolophus hipposideros Myotis emarginatus Pipistrellus kuhli Hypsugo savii Pipistrellus pipistrellus Eptesicus serotinus Lepus europaeus Microtus (Pitymys) savii Apodemus sylvaticus Apodemus flavicollis Rattus norvegicus Rattus rattus Mus domesticus Hystrix cristata Vulpes vulpes Meles meles Martes foina Mustela nivalis Lista Italia* Rossa All. II e IV 92/43/CEE Dir.
VU EN VU LR LR LR LR
IV
Tabella 2.16 - Mammiferi presenti o potenziali nell'area di studio e status conservazionistico (*Angelici, 1997; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; LR = a pi basso rischio).
Non sono presenti specie di valore conservazionistico. 2.2.7.3 Ecosistemi Larea si trova in una agro ecosistema. Nelle fasi ampliamento come tutte le infrastrutture industriali, presenta diversi aspetti da considerare in relazione allinevitabile impatto durante le fasi di cantiere e di esercizio, sugli elementi vegetazionali, faunistici ed ecologici in genere presenti nellarea.
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Non essendoci una significativa occupazione di suolo limpatto sugli ecosistemi limitato.
2.2.3 Mobilit
2.2.3.1 Strade e vie di comunicazione La viabilit di area vasta formata dalle strade provinciali 11 e 360 che conducono a Senigallia, verso nord, Lingresso definito della zona industriale e quindi della ZIPA sulla strada provinciale 18. previsto un accesso sulla strada provinciale 18 e un ingresso potenziale sulla strada provinciale 11. Allinterno dellarea lasse principale a due correggiate separate, che prevedono la divisione tra mobilit veloce e lenta. Lasse principale ha marciapiedi con accessi per disabili larghi 2 m. Le strade sono nuove ed in ottimo stato. Inoltre tutte le strade hanno un sistema di raccolta delle acque.
Figura 2.8 Superfici destinate a strade e servizi. Sotto linquadramento valido per le figure 2.9 e 2.10.
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La strada attuale non ha pensiline per lo stazionamento di autobus e non sono presenti piste ciclabili. La viabilit di progetto ha le stesse caratteristiche e riteniamo che dovr essere posto il problema di accessi e vie ciclabili e di unarea di sosta con pensiline per il trasporto pubblico, ad oggi assente allinterno dellarea. La viabilit dellAPEA si porr in prosecuzione dellattuale strada di distribuzione interna. Verranno realizzatati marciapiedi della larghezza di m. 2.00 Il sistema stradale dovr essere dimensionato in relazione al traffico atteso. Tutte le sedi viarie saranno dotate di una rete di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche. La viabilit verr integrata dalla segnaletica orizzontale e verticale in conformit al codice della strada. 2.2.3.2 Parcheggi I parcheggi esistenti sono dimensionati per lattuale uso. Per quanto riguarda i parcheggi di progetti saranno realizzati e comprenderanno parcheggi per disabili con adeguate caratteristiche dimensionali tali da consentire il passaggio di una persona su sedia a ruote.
2.2.3.3 Percorsi pedonali Gli spazi pedonali dovranno sempre prevedere almeno un percorso accessibile anche alle persone con ridotta o impedita capacita motoria o sensoriale. I percorsi pedonali in adiacenza a spazi carrabili dovranno avere adeguate caratteristiche per ci che attiene le pavimentazioni e raccordi.
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2.2.3.4 Studi sulla mobilit attuale Gli impatti derivanti dalle attivit commerciali, artigianali ed industriali nellarea ZIPA sono ascrivibili a 2 categorie principali: trasporto e attivit presenti dovuti alle attivit. Gli impatti dovuti al trasporto sono da ritenere piccoli rispetto al flusso veicolare totale presenti nelle strade tra la S.P. N. 360 ARCEVIESE e la S.P. N.12 CORINALDESE. Gli impatti derivanti dalle attivit interne a loro volta si possono suddividere in 2 macrocategorie: impatti derivanti dalla movimentazione delle merci e impatti derivanti dalle lavorazioni. Gli impatti derivanti dai movimenti merci sono da ritenere minimi in quanto nelle attivit interne alle aziende parte dei muletti sono elettrici e la movimentazione in s produce e/o mette in moto una quantit molto piccola di polveri. La movimentazione merci va valutata caso per caso.
Figura 2.10. Rete stradale di interesse per la mobilit stradale. Mancano i percorsi di mobilit lenta parch sono assenti le vie predisposte.
I dati di flusso veicolare utilizzati per limplemento delle simulazioni dello stato attuale e dello stato di progetto, sono stati ricavati dallo studio effettuato dai Tecnici della Provincia di Ancona, per il progetto di rifunzionalizzazione della S.P. N. 360 ARCEVIESE da SERRA De CONTI a SENIGALLIA, ILOTTO: collegamento viario tra la S.P. N. 360 ARCEVIESE e la S.P. N.12 CORINALDESE9. Lo studio,
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Relazione previsionale di impatto acustico ai sensi legge quadro 447/95, d.p.c.m. 14/11/97, d.p.r. 142/04 Legge regionale 14/11/2001 n. 28, D.G.R. Marche 24/6/2003 n.896, Provincia di Ancona, Settore LL.PP. Viabilit.
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partendo dai rilevamenti in sito in 4 sezioni di riferimento, riporta le portate orarie massime per uno scenario futuro al 2012. I flussi rilevati e di previsione sono i seguenti:
Veicoli/ora SP 360 - Sez.1 SP 12 - Sez.2 SP 360 Sez.3 SP 12 Sez.4
1113 1269
1150 1167
1731 2078
1248 1277
Tabella 2.17a veicoli ora sulle strade principali. Il rilievo effettuato in due serie di due giorni (gioved 7 e venerd 8 ottobre 2010; luned 6 e marted 7 dicembre), ha misurato le seguenti portate orarie. I flussi rilevati e di previsione sono i seguenti: Veicoli/ora SP 18
Q max attuale 58 (media di due (20% veicoli giorni ottobre pesanti) 2010) Q max attuale 69 (media di due (20% veicoli giorni pesanti) dicembre 2010) Tabella 2.17b. veicoli, misurati Dallanalisi emergono: larea industriale non provoca attualmente un incremento di traffico che saturi le strade presenti; vi la necessit di un collegamento tramite pista ciclabile, percorso pedonale; vi la necessit di creare un sistema di trasporto pubblico di area una fermata di autobus allingresso della zona industriale.
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2.2.4.1 Spazi collettivi Spazi verdi Attualmente le aree verdi realizzate sono lungo lasse principale. Le aree verdi di progetto sono definite in figura 2.11. Larea verr piantumata in base ad uno specifico progetto con essenze di varia natura eventualmente necessarie per compensare eventuali abbattimenti necessari alle realizzazione delle opere di urbanizzazione. Il verde previsto da PRG di 5.379 m2. Servizi collettivi il piano vigente prevede la presenza di un depuratore come attrezzatura collettiva per una superficie di 3.709 m2. Non sono previste aree commerciali n aree sportive.
2.2.4.2 Rifiuti La pianificazione regionale in accordo con la sopravvenuta legge quadro nazionale (152/2006) guida la gestione e si articola come segue: - D.A.C.R. 15-12-1999 n. 284 Piano regionale per la Gestione dei Rifiuti - legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28, articolo 15. (Pubblicata nel B.U. Marche 25 gennaio 2000, n. 7.). - D.A.C.R. 26-2-2003 n. 87 Integrazione del piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato con Delib.C.R. 15 dicembre 1999, n. 284 - Tramite il programma per la gestione degli apparecchi contenenti PCB ai sensi dell'articolo 4 del D.Lgs. 22 maggio 1999, n. 209 - D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22,
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legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28. (Pubblicata nel B.U. Marche 14 marzo 2003, n. 21). D.A.C.R. 18-10-2004 n. 151 Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 recante attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti. Articolo 5 - Approvazione del programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica. Integrazione al piano regionale di gestione dei rifiuti di cui alla D.A.C.R. 15 dicembre 1999, n. 284. (Pubblicata nel B.U. Marche 4 novembre 2004, n. 116.) D.A.C.R. 06-10-2009 n. 132 Modifiche al piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato con deliberazione consiliare 15 dicembre 1999, n. 284, legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28. (Pubblicata nel B.U. Marche 22 ottobre 2009, n. 99.)
Attualmente la raccolta dei rifiuti effettuata dal Consorzio Intercomunale Vallesina-Misa . IlCIR33 un Consorzio obbligatorio costituito tra i 33 Comuni del Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona in attuazione del Piano provinciale per la gestione dei rifiuti nonch della Legge della Regione Marche 28.10.1999, n. 28 nato con lo scopo di sovrintendere al ciclo integrato dei rifiuti nei territori dei Comuni consorziati attivando il Piano provinciale per la gestione dei rifiuti attraverso il Piano Industriale. Si tratta di un Ente locale, dotato di personalit giuridica di diritto pubblico e soggetto alle normative dettate per gli Enti locali (province e comuni). Il CIR33, costituito con Delibera n. 1 del 26.03.2002 dellAssemblea dei 33 Comuni consorziati, attualmente costituito dai Comuni di Arcevia, Barbara, Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castel Colonna, Castelleone di Suasa, Castelplanio, Cerreto D'Esi, Corinaldo, Cupramontana, Fabriano, Genga, Jesi, Maiolati Spontini, Mergo, Monsano, Montecarotto, Monterado, Monte Roberto, Morro d'Alba, Ostra, Ostra Vetere, Poggio San Marcello, Ripe, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Santa Maria Nuova, Sassoferrato, Senigallia, Serra De' Conti, Serra San Quirico, Staffolo. Le modalit di raccolta e gestione dei rifiuti segue quindi gli obiettivi Il CIR 33 ha lo scopo di: - organizzare, realizzare e gestire, ovvero di affidare ad un unico soggetto, nelle forme previste dal D.lgs 267/2000, lo smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona. - realizzare e gestire, direttamente o tramite terzi, impianti per il recupero di rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona e di rifiuti speciali ovunque prodotti; - effettuare, direttamente o tramite terzi, ogni altra attivit connessa alla gestione dei rifiuti, compresi la raccolta e il trasporto; - coordinare, realizzare e gestire, per conto dei Comuni associati, gli interventi di messa in sicurezza e bonifica nel caso in cui i soggetti responsabili non abbiano provveduto o non siano individuabili; - coordinare gli interventi di recupero ambientale delle aree degradate derivanti da operazioni di smaltimento dei rifiuti di cui sopra. Per i rifiuti urbani ed assimilati agli urbani c la raccolta differenziata. I rifiuti industriali vengono smaltiti individualmente dalle singole aziende. Una analisi
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ulteriore, dovr raccogliere i dati dalle singole aziende in modo da verificare la possibilit di una gestione comune dei rifiuti industriali. 2.2.4.3 Energia Attualmente larea collegata tramite metanodotto. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di distribuzione gas mediante posa in opera di tubi in acciaio per metanodotti di 5^ specie da concordare con lente gestore del servizio nel rispetto sia della bozza di convenzione urbanistica predisposta del comune che della convenzione di concessione del servizio. La cartografia presentata in figura 2.10. Attualmente le aziende sono collegate in bassa tensione e media a tensione, tramite rete di distribuzione realizzata con le opere di urbanizzazione primaria. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di distribuzione di bassa tensione (BT) e di media tensione (MT). I criteri di posa saranno conformi alle norme CEI 11-17 ed. 2^. La profondit minima di posa sia trasversale che longitudinale non potr essere inferiore a 1 m. Tutti i pozzetti dovranno essere convenientemente forati per consentire il corretto deflusso dellacqua. 2.2.4.4 Rete acquedottistica La gestione delle risorse idriche si declina in piani di Ambito territoriale ottimale (ATO). Il Bilancio idrico dellambito ottimale il seguente: - Bilancio idrico: (territorio sub ambito 1, - Bilancio idrico Sub ambito 1, anno 2001 - Volume prelevato totale 37.905.000 - Volume acquistato 203.000 - Volume totale prodotto 38.108.000 - Volume venduto al CIS 2.080.000 - Volume venduto a Castel Colonna 49.000 - Volume venduto a Ostra 132.000 - Volume venduto a Ripe 224.000 - Volume venduto totale 2.485.000 - Volume erogato 26.482.000 - Volume perso 9.141.000 (fonte: autorit di ambito territoriale ottimale n. 2 Marche centro Ancona, 2003. Allegato 2 Piano dAmbito, Cap. 1 - Inquadramento Generale Analisi dello stato attuale del Servizio e delle strutture disponibili) Larea industriale servita da rete acquedottistica distinta in potabile ed industriale (attualmente alimentato con acqua potabile). Lintervento di progetto prevede la realizzazione della rete acquedottistica distinta in potabile ed industriale (questultimo per una futura eventuale alimentazione con acque non adeguate al consumo umano, ma temporaneamente anchesso alimentato con acqua potabile). Tra i servizi presenti vi un depuratore ed previsto un nuovo depuratore per il suo potenziamento.
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2.2.4.5 Rete fognaria Attualmente lacquedotto ha una rete fognaria grigia ed una nera in modo da poter prevedere un riuso ed un trattamento differenziato. Sono presenti pozzi di ispezione. La rete gestita dallazienda multi servizi. Non sono presenti scarichi diretti nei corpi idrici superficiali. Lintervento prevede la realizzazione della rete fognaria bianca e nera a servizio dellintera area. La scelta dei materiali e delle sezioni idrauliche utilizzate in ogni singolo tratto e subordinata a specifici calcoli idraulici che dovranno essere sviluppati in sede di progetto definitivo. Verranno posti pozzetti di ispezione in ogni sezione di confluenza, di allaccio o di deviazione del tracciato e comunque a distanze reciproche non superiori a 35 mt. I pozzetti saranno dotati di chiusini in ghisa sferoidale di adeguata resistenza mentre i pozzetti di allaccio allinterno dei lotti avranno chiusino in calcestruzzo. La rete fognaria delle acque nere dovr essere allacciata alla rete fognaria gi realizzata e gestita dalla Multiservizi e dovr arrivare al depuratore a servizio dellintera Area Industriale. I materiali della rete nonch tutte le caratteristiche tecniche e dimensionali dovranno essere concordate con lente gestore del servizio idrico integrato che, una volta collaudate le opere e trasferite al patrimonio comunale, ne effettuer la gestione. La rete fognaria delle acque meteoriche dovr scaricare nei fossi o corpi idrici superficiali presenti nella zona ritenuti idonei a tale compito o risezionati in modo da poter garantire la sezione di deflusso congrua alle esigenze di portata di progetto derivante dalle analisi idrologiche e dai calcoli idraulici allegati. Dovranno ottenersi tutte le autorizzazioni previste in materia per loccupazione demaniale e per le lavorazioni nei corpi idrici demaniali. Per favorire luso razionale di questa risorsa naturale il Consorzio Zipa ha distribuito (prima della cessione delle aree), una circolare tra le aziende per informarle sulla possibilit di allacciare la rete idrica duale ai pozzi presenti nellarea al fine di utilizzare lacqua presente in zona allinterno dei loro processi produttivi. La domanda non stata per accolta sia perch alcune aziende non necessitavano di particolari quantit di acqua allinterno dei loro processi sia perch i costi di manutenzione e gestione delloperazione, totalmente a carico delle aziende risultavano troppo elevati. Attualmente quindi la rete idrica va esclusivamente al acqua potabile e i pozzi, di propriet comunale, sono in disuso. 2.2.4.6 Reti tecnologiche La una rete di pubblica illuminazione presente composta da corpi illuminanti a vapori di sodio a doppio isolamento ad alta pressione di potenze varie, differenziati per strade, parcheggi e rotatoria. Il progetto per larea da realizzare prevede una rete di distribuzione telefonica, formata da un cavidotto 2 160 2 125 con pozzetti di ispezione e di diramazione ai lotti ed agli armadi stradali. Gli allacci ai lotti verranno realizzati con cavidotti 2 125. I criteri di posa saranno conformi alle norme CEI 11-17 ed. 2a. La profondit minima di posa sia trasversale che longitudinale non potr essere inferiore a 1 m. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di pubblica illuminazione composta da corpi illuminanti a vapori di sodio a doppio isolamento ad alta
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pressione di potenze varie in relazione allilluminamento di progetto differenziati richiesti per strade, parcheggi e rotatoria. Le caratteristiche dovranno essere definite in sede di progetto definitivo. Limpianto verr alimentato da un sistema elettronico di variazione dellintensit luminosa consentendo quindi di garantire durante larco della notte un grado di illuminamento uniforme in tutto il tratto stradale. 2.2.4.7 Materie prime La valutazione del ciclo di materie prime verr fatto in una fase successiva in accordo con le imprese presenti.
Figura 2.12 Reti tecnologiche di area. Rete telefonica In alto a destra, di pubblica illuminazione in alto a sinistra, in basso a sinistra rete del gas. In basso a destra linquadramento.
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2.3 Conclusioni
Lanalisi non ha individuato criticit significative. Vi una necessit di lavoro con le aziende per lindividuazione dei flussi di energia e di materiali. Inoltre elementi chiave non critici ma da tenere conto nella gestione futura e riguardo ai temi di produzione rifiuti, acque reflue e mobilit devono essere monitorati e gestiti con uno scopo di miglioramento continuo.
Attuale area ZIPA Nuova area Stato Criticit Impatto Attuale Area Suolo e sottosuolo Buono esondabile Uso del suolo Incremento di traffico e interazione con Atmosfera Buono Nessuna emissioni industriali Ambiente Buono Nessuna Lieve incremento acustico Campi elettromagnetici Buono Nessuna Lieve incremento Ambiente idrico, Scarichi di acque di acque di falda Buono Nessuna prima pioggia Componenti biotiche flora, fauna, ecosistemi Perdita di funzionalit Vegetazione Sufficiente Nessuna ecologica Perdita di connettivit Fauna Sufficiente Nessuna ecologica Perdita di funzioni e strutture Ecosistemi Sufficiente Nessuna ecologiche
Criticit future possibili Area esondabile in prossimit Inquinamento atmosferico localizzato nello spazio e nel tempo Nessuna se gestito Nessuna Nessuna se gestito
Mobilit
Buono
Nessuna
Incremento traffico
Nessuna
Sufficiente
Servizi
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Rifiuti
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se implementato il del trasporto a basso impatto Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si
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crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Piano energetico APEA darea e/o accordi tra imprese per produzione rinnovabile Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente
Rete acquedottistica
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Rete fognaria
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Reti tecnologiche
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Tabella 2.18. valutazione finale delle criticit. In giallo ci sono le componenti che richiedono uno studio ulteriore con la partecipazione delle ditte. I livelli in arancione indicano criticit crescenti con lintensit di colore.
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SEZIONE 3
ANALISI INTEGRATA
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(fuzzy) 0,63 in area ZIPA (0,59 0,09 nellunit di paesaggio) media valore della soglia 0,59
BTC (MJ/m2 anno) (media) 5,10 (come media 0,08 Peggiore della media dellunit di paesaggio) regionale e in media provinciale. min 0; max 20,5 Ifm (media) 3,80 (come media 0,8 Peggiore della media dellunit di paesaggio) regionale e nella media Provincia min 0; max 8,73
LDI (media) 3,80 (come media 0,5 Nella media regionale e dellunit di paesaggio) peggiore della Provincia min 0; max 8,54
Sono stati valutati gli indici su scala vasta, in particolare gli indici di Btc e percolazione e IFM per far emergere le seguenti considerazioni inerenti gli aspetti negativi paesaggistici indiretti e cumulativi: gli indici mostrano uno stato medio,
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allinterno (o prossimo) della media provinciale. In particolare la percolazione la di sopra della soglia critica ma questo dovuto allarea industriale che impedisce assiem alle strade la connettivit dellunit di paesaggio. La BTC molto pi bassa della regione ma vicina a quella dellarea costiera provinciale ed indica al funzionalit e la resilienza della vegetazione. Un possibile miglioramento si pu realizzare attraverso la realizzazione di una fascia tampone boscata. LLDI mostra che non vi sono impatti sistemici in quanto si trova al di sotto della media dellarea (lindice aumanta con laumentare degli impatti sistemici). Non ci sono impatti sistemici, gli impatti cumulativi e sul paesaggio sono ridotti e gli indici rimangono vicini o al di sotto della media provinciale.
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strettamente connesso alle caratteristiche del paesaggio. Tuttavia, non potendo essere calcolato in maniera esatta per ragioni legate fondamentalmente al lungo iter di ottenimento dello stesso, stato semplicemente riportato un indice di BTC standard per tipo di vegetazione e stadio evolutivo. Per quanto riguarda la scala vasta ed il paesaggio locale, abbiamo calcolato la Btc territoriale per mezzo di un media ponderata legata alla superficie occupata da un ogni specie vegetazionale e allindice di BTC annessa.
Btc = 1/2 (ai + bi) x R [Mcal/(m2anno)] oppure [Mcal m-2anno-1] per ai = (R/PG)i/(R/PG)max e bi = (dS/S)min/(dS/S)i dove: R = respirazione PG = produzione primaria lorda B = biomassa dS/S = R/B = tasso di mantenimento della struttura i = il pedice che indica il tipo di ecosistema, allinterno dei principali ecosistemi della biosfera (Ingegnoli, 1993). Il fattore ai misura il grado di capacit metabolica relativa ai principali ecosistemi, mentre bi misura il grado di mantenimento degli stessi ecosistemi.
dati in [Mcal m-2anno-1], da Ingegnoli, 1993 Figura 3.1. Btc e metodi di calcolo.
3.1.2 Percolazione
Con una serie di tre sopralluoghi e luso di fotogrammetria e sono stati definiti i campi di variabilit delluso del suolo per lidentificazione automatica degli elementi costitutivi della rete ecologica e dei numerosi ostacoli alla continuit ambientale presenti nellarea di studio (Farina, 1998). Il risultato dellapplicazione di questo modello costituito dalla Percolazione dellarea di studio. La funzionalit di questa rete ecologica stata verificata facendo riferimento alla cosiddetta "teoria della percolazione" (Forman, 1995). Per lanalisi la soglia critica del 59,28% di aree percolante, al di sotto del quale il sistema considerato non percolante. Gli elementi di naturalit non sono quindi sufficienti ad assicurare gli spostamenti delle comunit animali allinterno del sistema ambientale. I modelli di percolazione possono essere di due tipi:
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semplificato attraverso luso di modelli neutri, che non considerano un organismo specifico - con il suo ecofield e la sua percezione dellambiente ma solo dei tipi di ecosistema con una certa potenzialit di sopravvivenza per una specie caratteristica di un habitat (figura 3.2); - specie-specifico, che considera i vari tipi di habitat di una specie e la compatibilit e possibilit differente di essere attraversate di ciascuna patch. Qui considereremo un modello semplificato, basato su gli habitat permeabili per una specie animale teorica legata alle aree naturali presenti. -
Figura 3.2: Semplificazione di un paesaggio in patch percolanti e non percolanti. Definizione: la percolazione in ecologia del paesaggio la capacit di una specie di attraversare un mosaico paesistico composto da un gruppo di patch. Alcune patch possono essere attraversate, altre non sono attraversabili.
Nellanalisi sono stati considerati diversi gradi di percolazione, e poi sono stati assegnati a questi dei livelli di soglia che dividono le aree percolanti da quelli non percolanti.
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comunit delle colture erbacee. Lomogeneit dei seminativi e la bassa diversificazione fisionomico-strutturale determinano un valore di IFm basso. Ci evidenzia l'alterazione a cui stata soggetta la vegetazione naturale che un tempo poteva guarnire tali agro-ecosistemi. Le condizioni ecologiche sono talmente artificiali da non offrire alla fauna una dimensione funzionale, limitandone fortemente la capacit e la potenzialit faunistica. Maggiore ricettivit faunistica si potrebbe rilevare nei prati stabili e negli incolti che annoverano stadi delle serie vegetazionali autoctone qualora fossero presenti nellarea con estensioni pi significative. Di grande importanza sono le case rurali o coloniche che caratterizzano un elemento peculiare del paesaggio agrario con un aumento della potenzialit faunistica notevole sottolineata da un valore di IFm da medio amedio basso. comunit delle colture arboree. Il basso valore dellindice dovuto a cenosi caratterizzate comunque da specie relegate alle zone marginali con presenza di vegetazione legnosa e prativa per cui assumono un valore di IFm basso. comunit delle aree urbanizzate. Le caratteristiche di queste zone conferiscono una bassa ricettivit faunistica se non per quelle specie che si sono adattate alla vicinanza delluomo ed a utilizzare le strutture edili come supporto per i loro nidi. Per questi motivi legati anche al forte disturbo le specie sono relativamente limitate con un valore dellindice faunistico cenotico medio decisamente basso. Lesigua estensione delle aree urbanizzate limita gli effetti negativi nei confronti della fauna per cui lindicazione che se ne trae per un valore di IFm basso ma non sensibilmente inferiore a quello stimato per altre categorie di Uso del suolo. comunit degli incolti marginali. La tipologia vegetazionale ascrivibile alle formazioni dominate da specie a carattere nitrofilo-ruderale (tra cui i Robinieti). Sono comunque biocenosi di carattere antropofilo relegate alle zone marginali tra le coltivazioni e lungo i versanti soprattutto stradali. Sono formazioni a struttura arboreo-arbustiva e generalmente assumono una potenzialit intermedia. Nel caso specifico il valore basso di IFm evidenzia una scarsa capacit a livello locale di sostenere comunit diversificate e la necessit di azioni di riqualificazione che potrebbero aumentarne la ricettivit e la capacit faunistica. comunit forestali. Sono sicuramente gli habitat ecologicamente pi complessi anche se a copertura arborea discontinua. In genere la frammentazione dovuta al reticolo viario e soprattutto alle pratiche agricole meccanizzate ne hanno pesantemente limitato la potenzialit. Nel caso specifico sono state inserite in questa categoria di Uso del suolo i margini ecotonali del bosco ripariale e le siepi e le macchie relitte recentemente che non hanno ancora assunto quella complessit strutturale e non posseggono quella estensione in grado di sostenere comunit animali complesse. Per tale ragione si ritiene di dover attribuire a tale tipologia un valore di IFm medioalto. comunit dei cespuglieti. Questa tipologia offre forti potenzialit per la riqualificazione del territorio da considerare in eventuali opere di compensazione nella valorizzazione del paesaggio rurale e nel recupero
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progressivo a breve e medio termine, perch spesso determina la possibilit di creare un rete di connessione tra aree ad elevata potenzialit faunistica. Nellarea di studio, per, le formazioni a arbustive e i cespugli sono praticamente assenti nella matrice agricola diffusa e localizzati in aree marginale e circondate nella pianura da infrastrutture che ne limitano pesantemente la funzionalit. Per questi motivi il valore di IFm, che normalmente risulta medio elevato per questa tipologia, da considerare medio.
-
comunit dei corsi dacqua e dei bacini. Questo raggruppamento raccoglie tutti gli habitat tipici del sistema ambientale ripariale e dei bacini: canneti, letti fluviali, specchi dacqua, ecc. Intorno a bacini o canali dacqua dolce dove sia presente una ricca vegetazione palustre ad elofite, si pu instaurare una comunit varia ed importante, che si differenzia in funzione dellestensione e della forma della vegetazione. Questa serie di ambienti sono sicuramente tra quelli potenzialmente pi ricchi di specie. Nonostante questi ambienti acquatici siano fortemente influenzati dalla pressione antropica, mantengono una capacit di attrazione per la fauna superiore a quella delle altre tipologie considerate. Per tale motivo il valore di IFm per questa tipologia risultato solamente medio-alto.
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Figura 3.3. Valori di LDI e calcolo rispetto al valore di densit emergetica (empower density) non rinnovabile (Brown e Vivas, 2005).
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3.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali indiretti e cumulativi
Le analisi non hanno rilevato stati critici delle componenti aria, acqua e suolo. Gli impatti cumulativi della zona ZIPA avvengono soprattutto sulla componente atmosfera: infatti il traffico indotto ovvero il trasporto e le emissioni derivanti dalle attivit industriali e di riscaldamento, e le emissioni derivanti dal traffico delle due strade provinciali creano impatti sinergici e cumulativi tra loro. Gli aspetti indiretti da cui derivano impatti cumulativi riguardano il paesaggio, dove si perde qualit e connettivit con lincremento di aree industriali come si pu vedere da valori vicini alla media provinciale ma nettamente inferiori alla media regionale. Una possibile progettazione di fasce tampone boscate pu ridurre tutti gli impatti cumulativi, infatti una fascia arboreo-arbustiva di altezza due metri e larghezza di 5 m riduce il rumore del 20% le polveri del 10% e pu recuperare funzionalit della vegetazione e connettivit per la fauna.
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Marche. Per questo sarebbe opportuno creare una banca dati per lAPEA larea ZIPA di Ostra.
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Riferimenti bibliografici
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A. Sintesi
A.1 Sintesi non tecnica
stata effettuata dal Entropia Snc e dal Gruppo CSA s.p.a. di Rimini una campagna di rilievi e monitoraggi in sito finalizzata alla valutazione dello stato di qualit dellambiente onde valutarne la capacit di carico: qualit dellaria e caratterizzazione meteoclimatica, terreno, clima, campi elettromagnetici, geologia, fauna, flora, paesaggio. Lambiente idrico stato esaminato dallArpam. A.1.1 Suolo e sottosuolo Nel punto di monitoraggio scelto stato campionato il terreno alle profondit di 30 cm, 60 cm e 90 cm. Le determinazioni analitiche hanno riguardato i composti inorganici, i composti organici aromatici, gli idrocarburi policiclici aromatici, i composti alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, i composti alifatici alogenati cancerogeni e gli idrocarburi leggeri (C<12) e gli idrocarburi pesanti (C>12). I valori dei parametri determinati per i terreni sono sempre abbondantemente inferiori ai limiti accettabili per le sostanze presenti nel suolo e nel sottosuolo di siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale e a destinazione duso commerciale e industriale previsti dal Decreto Legislativo del 3 aprile 2006. n. 152 Norme in materia ambientale, ad eccezione dello Stagno, lievemente superiore al limite 1 mg/kg s.s., fissato per i siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale, in tutti 3 i campioni di terreno. Si ritiene tuttavia, come documentato anche dalla letteratura di settore, che le concentrazioni di Stagno rilevate in tutti i campioni analizzati siano probabilmente ascrivibili a fondo naturale in quanto il tenore elementare dellelemento, in suoli e litotipi di origine sedimentaria, risulta essere al di sopra del limite stabilito dalla normativa vigente. A.1.2 Atmosfera La qualit dell'aria stata valutata da ARPAM ed effettuata nel 2008. Nel 2010 CSA ha effettuato uno studio finalizzata alla valutazione della qualit dellaria presso la zona industriale ZIPA (frazione Casine del Comune di Ostra). La valutazione della qualit dellaria stata condotta quindi attraverso gli analizzatori automatici del Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico. In base alle attivit effettuate nel sito in oggetto sono stati monitorati i parametri SO2, NOx, CO, O3, PM10, PM2,5, Benzene, Pb, Ni, Cd oltre a: temperatura dellaria, umidit relativa, precipitazioni atmosferiche, radiazione solare netta, radiazione solare globale, pressione atmosferica, velocit del vento, direzione del vento.
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La Temperatura rilevata dalle analisi di monitoraggio varia da 1C a 18C, la pressione barometrica compresa fra 1007 a 1023 mbar e la percentuale di umidit varia da un minimo di 36% a un massimo di 98%. La radiazione solare globale e netta hanno raggiunto rispettivamente un massimo di 443 w/m e di 360 w/m il giorno 27/10 alle ore 13:00. Le precipitazioni sono risultate assenti. La direzione di provenienza prevalente ENE, gli episodi di massima velocit del vento si sono registrati il 27/10/2010 alle ore 13 (6.1 m/s, vento moderato, secondo la scala anemometrica di Beaufort). Le concentrazioni degli inquinanti gassosi sono risultate inferiori agli standard fissati dalle normative vigenti. Anche ARPAM nel 2008 mostra che tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. I parametri chimici monitorati per definire la qualit dellaria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo stato determinato nel particolato PM10. Durante il periodo di indagine di ARPAM e di CSA tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. A.1.3 Ambiente acustico Il monitoraggio stato condotto secondo le disposizioni del Decreto 16/03/1998. Sono stati eseguiti, nel complesso: - 1 rilievo di 24 ore presso il ricettore denominato RICA; - 2 rilievi puntuali di durata > 20 min in corrispondenza di ciascuno dei ricettori RICB, RICC, RICD, RICE, RICF (uno in data 25/10 e laltro in data 26/10). Il clima acustico riscontrato nellarea, presso tutti i ricettori considerati, rispetta i limiti previsti dal piano di classificazione acustica comunale. A.1.4 Campi elettromagnetici Dalle indagini svolte emerso che la fascia di rispetto dellelettrodotto, determinata dallente gestore, che garantisce il rispetto dellobiettivo di qualit di 3 T (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica pari a 21 m dallasse dellelettrodotto (42 m totali), e i risultati della modellazione eseguita risultano del tutto in linea con la dimensione della fascia di rispetto calcolata dallente gestore. Si tenga, infatti, presente che i 21 m dichiarati da Terna S.p.A costituiscono una distanza di prima approssimazione, determinata come distanza dallasse dellelettrodotto a cui sono rispettati i 3 T a tutte le quote rispetto al piano di calpestio. Si conclude, pertanto, che a distanze superiori a 21 m dallasse dellelettrodotto lobiettivo di qualit di 3 T risulta rispettato su tutto il piano verticale. A.1.5 Ambiente idrico, acque di falda Secondo i dati delle indagini ARPAM effettuate dal 1996 al 2009 nel pozzo denominato Casine n.2. non sono stati registrati superamenti dei limiti legislativi dellAllegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06 per i parametri analizzati in base a quanto richiesto dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e
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modifiche), ne sono state evidenziate criticit in merito ai criteri di qualit ambientale stabiliti dal Testo Unico. Allo stato attuale larea non ha impatti significativi misurati sullambiente. Lunica criticit viene dalla vicinanza di unarea esondabile alla confluenza fluviale. Gli impatti potenzialmente significativi sono principalmente sulla qualit dellaria. La qualit dell'aria stata precedentemente valutata da ARPAM e in seguito da CSA ed effettuata con lausilio del Laboratorio Mobile della Provincia di Ancona nel 2008 e di uno di CSA nel 2010, stato finalizzata alla valutazione della qualit dellaria presso la zona industriale ZIPA situata in frazione Casine del Comune di Ostra La valutazione della qualit dellaria stata condotta attraverso gli analizzatori automatici del .Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico. I parametri chimici monitorati per definire la qualit dellaria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo stato determinato nel particolato PM10. Durante il periodo di indagine di ARPAM e di CSA tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. A 1.6 Valutazione di sintesi Gli impatti potenzialmente significativi sono principalmente sulla qualit dellaria, secondariamente sul traffico locale e sul rumore. Sono stati valutati gli indici su scala vasta, in particolare gli indici di Btc e percolazione e IFM per far emergere le seguenti considerazioni inerenti gli aspetti negativi paesaggistici indiretti e cumulativi: gli indici mostrano uno stato medio, allinterno della media regionale e provinciale. LLDI mostra che non vi sono impatti sistemici significativi. Non ci sono impatti sistemici, gli impatti cumulativi e sul paesaggio sono ridotti e gli indici rimangono vicini o al di sotto della media provinciale. Vengono di seguito schematizzate le interrelazioni tra le matrici antropiche coinvolte, ovvero i settori di governo del territorio nel quale si inserisce il progetto e gli impatti. Sulla base delle interazioni cos individuate sono definiti i possibili impatti diretti sullambiente. ATTIVITA COMMERCIALI E TERZIARIO Variazioni nel consumo di acqua; Variazioni sul consumo di suolo; Variazione del rischio idrogeologico ed idraulico; Variazione dellassetto paesaggistico; Effetti sul turismo sostenibile;
ENERGIA Variazione nellemissione di gas climalteranti; Effetti sullutilizzo delle fonti energetiche rinnovabili;
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MOBILITA E INFRASTRUTTURE Effetti sulle condizioni di qualit dellaria; Effetti sulle condizioni di rischio idrogeologico ed idraulico dei suoli; Effetti sul consumo di suolo; Variazioni dellassetto paesaggistico; Effetti sulla conservazione della biodiversit;
TURISMO Interazione con lobiettivo di valorizzazione dellambito fluviale; Interazione con lobiettivo di riqualificare il territorio e di garantire maggiori servizi.
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Il consorzio ZIPA promuove aree industriali con obiettivi volti alla prevenzione dellinquinamento, la promozione nellarea ed allesterno dei principi di gestione sostenibile e delle azioni svolte nellarea industriale. Il programma ambientale volto a creare strutture edilizie ad elevata qualit ambientale (materiali eco compatibili e strutture bioclimatiche) oltre a promuovere la gestione ambientale dimpresa, il risparmio energetico. Nellarea di Jesi la gestione ZIPA offre altri servizi di qualit alle imprese. Larea in esame nel comune di Ostra (AN) si trova in una zona agricola con elementi di valore paesaggistico. La gestione industriale pu creare danni e in ogni caso crea occupazione di suolo agricolo. La progettazione futura e le buone pratiche possono integrare le attivit nel contesto. I valori ambientali e culturali sono medi e larea industriale non interagisce con la qualit ambientale e paesaggistica dellarea vasta. Larea provoca effetto localizzati al suo interno per il rumore e linquinamento atmosferica, ed impatti limitati sul paesaggio visuale. Non vi sono impatti e rischi significativi presenti. Attuale area APEA Stato Attuale Criticit
Suolo e sottosuolo Buono
future in
Atmosfera Ambiente acustico Campi elettromagnetici Ambiente idrico, acque di falda Componenti biotiche flora, fauna, ecosistemi
Area esondabile Uso del suolo Incremento di traffico e interazione con Nessuna emissioni industriali Nessuna Nessuna Nessuna Lieve incremento
esondabile
prossimit
Inquinamento atmosferico localizzato nello spazio e nel tempo Nessuna se gestito
Vegetazione
Sufficiente
Nessuna
Fauna
Sufficiente
Nessuna
Ecosistemi
Sufficiente
Nessuna
Perdita di funzionalit ecologica Perdita di connettivit ecologica Perdita di funzioni e strutture ecologiche
Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente
Mobilit
Buono
Nessuna
Nessuna
Sufficiente
Servizi
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Rete fognaria
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Nessuna se implementato il del trasporto a basso impatto Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Piano energetico APEA e/o accordi tra imprese per produzione rinnovabile Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente
Nessuna
Sufficiente
Reti tecnologiche
Sufficiente
Nessuna
Sufficiente
Valutazione finale delle criticit. In giallo ci sono le componenti che richiedono uno studio ulteriore con la partecipazione delle ditte. I livelli i arancione indicano criticit crescenti con lintensit di colore.
Le maggiori criticit presenti sono unarea di rischio di esondabilit e il rischio dovuto agli impatti futuri potenziali di traffico e consumi energetici sulla qualit dellaria: aspetti che vanno gestiti nella progettazione delle aree di espansione. La valutazione sistemica degli impatti attuali sul paesaggio, e sulla sostenibilit mostrano uno stato medio, migliorabile ma sufficiente.