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Comune di Ostra APEA

Analisi Ambientale Iniziale POLO INTERCOMUNALE PER INSEDIAMENTI PRODUTTIVI DI CASINE DI OSTRA

a cura di Entropia s.n.c

Comune di Ostra Analisi Ambientale Iniziale

ZIPA Consorzio Zone Imprenditoriali Provincia di Ancona

Polo Intercomunale per insediamenti produttivi di Casine di Ostra

GRUPPO DI LAVORO

Comune di Ostra: ing. Fabrizio Libanori, dirigente 3 settore servizi tecnici

Zipa Consorzio Zone Imprenditoriali Provincia di Ancona Mario Bucci, direttore ing. Leonardo Leoni, vice direttore arch. Viviana Veschi, collaboratore

Entropia s.n.c. Dott. Leonardo Marotta Dott. Gianmario Deandrea Dott. sa Paola Anniballi Dott. Luciano Vogli

a cura di Entropia s.n.c., via Corridoni 3, 62019, Recanati

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SEZIONE 1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE


Introduzione 1.1 Strumenti di Pianificazione territoriale 1.1.1 Normativa vigente e livelli di pianificazione 1.2 Inquadramento territoriale 1.2.1 Inquadramento territoriale su CTR 1.2.2 Inquadramento urbanistico area vasta e normativa del PTC 1.2.3 Localizzazione planimetrica 1.2.4 Zonizzazione PRG 1.2.5 Vincoli e tutele 1.3 Sistema socioeconomico 1.3.1 Caratteristiche economiche locali 1.3.2 Caratteristiche delle imprese insediate 1.3.3 Valutazione delle pressioni 1.3.4 Metodologia di analisi 1.3.5 Valutazione dei requisiti prestazionali APEA 1.4 Sistema insediativo 1.4.1 Elementi di studio del PRG 1.4.2 Popolazione e urbanizzazione 1.4.3 Qualit della vita e stato di salute degli abitanti 1.5 Sistema di Paesaggi: naturale, architettonico, archeologico 1.5.1 Descrizione del sito 1.5.2 Aspetti della geologia, geomorfologia, idrogeologia 1.5.3 Cenni sulle forme del dissesto 1.5.4 Caratterizzazione meteo-climatica 1.5.5 Aspetti naturali: emergenze 1.5.6 Aspetti culturali e antropici: beni culturali 1.5.7 Documentazione fotografica 1.5.8 Ambito di studio: aree protette, floristiche, ZPS, SIC 1.5. 9 Caratteristiche fisiche, naturali ed antropiche 9

7 7
8 9 11 12 13 14 15 16 17 17 19 20 21 21 22 22 22 23 25 25 26 27 27 28 28 29 32 32

SEZIONE 2 QUADRO DELLO STATO AMBIENTALE


2.1 Quadro normativo ambientale vigente 2.1.1 Normativa europea 2.1.2 Normativa nazionale 2.1.3 Normativa comunale e relativi piani di settore 2.1.3.1 Legislazione inerente le acque superficiali 2.1.3.2 La Legislazione sulla qualit delle acque sotterranee 2.1.3.3 Qualit dellaria e inquinamento Atmosferico 34 36 40 40 40 41

33 33
34

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4 43 44 45 46 48 51 53 59 62 64 65 65 66 66 69 70 70 71 72 73 74 74 76 76 76 77 78 79

2.1.3.4 Clima ed inquinamento acustica 2.1.3.5 Inquinamento elettromagnetico 2.1.4 Verifica degli standard urbanistici 2.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali diretti 2.2.1 Ambiente: misure e metodi 2.2.2 Stato dei geosistemi: suolo e sottosuolo 2.2.3 Atmosfera e qualit dellaria 2.2.4 Ambiente acustico 2.2.5 Campi elettromagnetici 2.2.6 Ambiente idrico, acque di falda 2.2.7 Componenti biotiche flora, fauna, ecosistemi 2.2.7.1 Vegetazione Ambiti e paesaggi antropici 2.2.7.2 Fauna 2.2.7.3 Ecosistemi 2.2.3 Mobilit 2.2.3.1 Strade e vie di comunicazione 2.2.3.3 Percorsi pedonali 2.2.3.4 Studi sulla mobilit attuale 2.2.4 Servizi, settori ed infrastrutture 2.2.4.1 Spazi collettivi 2.2.4.2 Rifiuti 2.2.4.3 Energia 2.2.4.4 Rete acquedottistica 2.2.4.5 Rete fognaria 2.2.4.6 Reti tecnologiche 2.2.4.7 Materie prime 2.3 Conclusioni

SEZIONE 3 ANALISI INTEGRATA


3.1 Analisi integrata: impatti sistemici 3.1.1 Biopotenzialit territoriale 3.1.2 Percolazione 3.1.3 Modello geostatistico applicato alla valutazione della fauna 3.1.4 Indice Landscape Development Intensity, LDI 3.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali indiretti e cumulativi 3.3 Quadro dei rischi presenti 3.4 Analisi delle necessit informative 83 84 85 87 89

81 81
82

89 89

A. Sintesi
A.1 Sintesi non tecnica A.1.1 Suolo e sottosuolo A.1.2 Atmosfera A.1.3 Ambiente acustico 92 92 93

92
92

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5 93 93 94 96

A.1.4 Campi elettromagnetici A.1.5 Ambiente idrico, acque di falda A 1.6 Valutazione di sintesi A.2 Sintesi divulgativa

Allegato 1 Cartografie presenti


Tav 1 Inquadramento dellarea ZIPA su CTR Tav 2 Estratto PPAR carta della fauna Tav 3 Estratto PPAR carta degli ambiti di tutela Tav 4 Estratto PTC carta delle aree produttive Tav 5 Estratto PTC carta delle mobilit Tav 6 Estratto PRG vigente Tav 7 Estratto piano di lottizzazione ZIPA Tav 8 Carta della geomorfologia Tav 9 Carta delluso del suolo Tav 10 Carta della vegetazione reale Tav 11 Carta del paesaggio Tav 12 Carta della mobilit Tav 13 Carta della connettivit faunistica Tav 14 Carta della BTC indice di biopotenzialit territoriale

Allegato 2 Monitoraggio ambientale

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SEZIONE 1

INQUADRAMENTO T ERRITORIALE

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Introduzione
Il Comune di Ostra, 6.718 abitanti, secondo bilancio demografico mensile ISTAT del 28 febbraio 2009, si trova nellarea collinare del nord della provincia di Ancona. Il territorio comunale si estende per circa 46 km e comprende il capoluogo e le frazioni di Pianello, Casine e Vaccarile. A nord ovest della frazione Casine lungo la Strada Provinciale 18 a circa un km da Passo Ripe frazione di Ripe, tra il fiume Misa e laffluente fiume Nevola, si trova larea industriale ZIPA in esame, (39 ettari circa tra superficie gi assegnata e di progetto). Il consorzio per le Zone Imprenditoriali della Provincia di Ancona (ZIPA) promuove lo sviluppo di aree industriali, attivit imprenditoriali nei settori dell'industria, dell'artigianato, del commercio e dei servizi nel territorio della Provincia di Ancona. Il Consorzio Zipa un Ente pubblico economico a base territoriale, avente compiti di pianificazione urbanistica e di propulsione dello sviluppo globale del territorio e dell'economia mediante l'organizzazione di zone imprenditoriali e infrastrutture. Lespressione area ecologicamente attrezzata stata introdotta nellordinamento legislativo italiano dal D.Lgs. n. 112/98 (Bassanini), che prevede allart. 26 che le Regioni disciplinino, con proprie leggi, le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate, dotate delle infrastrutture e dei sistemi necessari a garantire la tutela della salute, della sicurezza e dellambiente. Lintroduzione di questo nuovo concetto di area produttiva ecologicamente attrezzata(APEA), pensata in chiave ambientale, dotata di requisiti tecnici ed organizzativi finalizzati a minimizzare ed a gestire in modo integrato le pressioni sullambiente, nasce dalla necessit di sostituire il cosiddetto approccio end of pipe (abbattimento dellinquinamento a fine ciclo) con il principio di precauzione e prevenzione dallinquinamento. In particolare non si tratta di agire sulle specifiche dotazioni ambientali delle imprese, come avvenuto fino ad ora, ma di organizzare il sito produttivo in modo da agevolare, sia economicamente sia tecnicamente, le singole imprese insediate a realizzare i loro obiettivi ambientali, siano essi prescrittivi o volontari. I numerosi casi pilota e le diverse esperienze di alcune regioni hanno permesso di delineare indirizzi tecnici per la progettazione e la gestione di aree eco-efficienti ed in particolare lindividuazione delle infrastrutture e dei servizi innovativi, di cui dotare le aree produttive nuove ed esistenti al fine di garantire la tutela della salute, della sicurezza e dellambiente e la definizione di un sistema integrato per lorganizzazione e la gestione ambientale delle aree produttive.

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1.1 Strumenti di Pianificazione territoriale


La valutazione segue la definizione dei requisiti APEA a livello di sistema complessivo assunte a riferimento le linee guida preliminari emanate con la DGR 157/05, riprendendone gli obiettivi ambientali di riferimento stabiliti per le APEA e le indicazioni fornite per il progetto dellarea a livello urbanistico, territoriale ed ambientale. In questa parte si costruisce unanalisi preliminare degli strumenti di programmazione pianificazione del territorio che interessano l'area.

1.1.1 Normativa vigente e livelli di pianificazione


La pianificazione inerente lintervento si articola come segue. Il Piano Paesistico Ambientale Regionale (P.P.A.R), approvato con DACR n. 197 del 3 novembre 1989, individua le categorie costitutive del paesaggio regionale da sottoporre a tutela intesa come conservazione, appropriata utilizzazione, salvaguardia e recupero dellequilibrio formale e funzionale. Il Piano dInquadramento Territoriale (PIT), approvato con DACR n. 295 dell8 febbraio 2000, riconosce i sistemi base per un ruolo strategico per il riassetto del territorio, nellottica dellintegrazione tra strutture produttive e ambientali e quindi della sostenibilit dello sviluppo. Il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, approvato con DACR n. 284 del 15 dicembre 1999 individua le misure per il trattamento dei rifiuti. Il Piano Regionale delle Attivit Estrattive (P.R.A.E), approvato con DACR n. 66 del 9 aprile 2002, prevede direttive specifiche, volte a ridurre limpatto dellattivit estrattiva, che favoriscono gli interventi di recupero e la ricomposizione ambientale delle cave abbandonate e dismesse, ladozione di tecniche di escavazione innovative, la coltivazione razionale, lappropriato uso dei materiali nellesercizio dellattivit estrattiva nelle formazioni boscate e per il recupero e la ricomposizione finale delle cave. Il Piano per lAssetto Idrogeologico (PAI), approvato con DACR n. 116 del 21 gennaio 2004, incide prevalentemente sulla gestione della del territorio e della risorsa idrica. Il Piano Energetico Ambientale (PEAR), approvato con DACR 175/2005,offre le linee guida e le indicazioni per la produzione e la gestione energetica. Il Programma di Sviluppo Rurale (PSR), approvato con DACR n. 50/07 del 17/04/2007, promuove la gestione sostenibile del territorio rurale. In particolare viene sostenuto lutilizzo di tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale, al fine di ridurre limpiego di prodotti chimici di sintesi, viene finanziata lanalisi dellevoluzione dei parametri chimico-fisici e biologici e lidentificazione delle principali funzioni di protezione dal rischio di contaminazione da prodotti fitosanitari, vengono inoltre previsti aiuti allimpianto di specie forestali, autoctone e di antico tradizione di coltivazione.

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Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Ancona, approvato con DEL. C. P. n. 117 del 28.07.2003 che prevede larea industriale e le varianti stradali delle strade provinciali 18 e 360.

Larea stata oggetto di quattro piani urbanistici predisposti dal Consorzio Zipa a partire dalla seconda met degli anni 90 e i futuri ampliamenti sono anche essi soggetti a PUA. Larea ZIPA risponde in senso stretto agli obiettivi della pianificazione sovraordinata ed coerente in pieno con il PTC della Provincia di Ancona. Livello di pianificazione
PIT PPAR Pianificazione regionale di settore PAI, PEAR, PSR, PRGR

Livello di conformit
Alto: segue le direttive di espansione ed coerente. Alto: non tocca beni e paesaggi tutelati Alto: larea coerente con gli obiettivi. Le gestione dellarea si deve integrare con gli strumenti per la pianificazione energetica e la pianificazione dei rifiuti. Alto Alto

Indicatore quantiativo
100% 100% 80%

PRG PUA

100% 100%

Tabella 1.0: analisi di conformit alla normativa dellarea ZIPA di Ostra

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1.2 Inquadramento territoriale


Larea ZIPA si trova nel comune di Ostra, in area pianeggiante alla confluenza tra i fiumi MIsa e Nevola. In particolare larea ZIPA si estende fra la strada provinciale Jesi - Monterado a Sud fino quasi al suo innesto nella S.P. Corinaldese, e lalveo del Fiume Nevola a Nord, in prossimit della sua confluenza col Fiume Misa. Si trova nel bacino industriale pi nord della Provincia di Ancona (figura 1.1 a e 1.1 b).

Bacini industriali della Provincia di Ancona. In Giallo le aree industriali intercomunali. Larea di Ostra la pi a nord (fonte: Provincia di Ancona, PTC).

Figura 1.1a Sopra inquadrato il tema allinterno dellarea vasta (il quadro blu individua larea in oggetto), a destra inquadramento nei bacini industriali provinciali. Sotto vi inquadrata larea nel contesto locale con evidenziati gli elementi di paesaggio.

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1.2.1 Inquadramento territoriale su CTR


Larea ZIPA situata nel Comune di Ostra, collegata allautostrada con lasse autostradale e ferroviario di Senigallia (figura 1.1b).

Figura 1.1b. linquadramento territoriale su CTR (sopra), compreso delle varianti stradali da PTC della Provincia di Ancona. Larea industriale che comprende la ZIPA evidenziata in rosso. In verde sono rappresentate le fasce di continuit naturalistiche.

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1.2.2 Inquadramento urbanistico area vasta e normativa del PTC


Lurbanizzazione del territorio importante con ampie aree agricole intervallate da case sparse, zone industriali ed una fitta rete viaria (vedi carta 1.1, carta della mobilit e carta delluso del suolo). All'interno del P.T.C. della Provincia di Ancona, nel capitolo "Le proposte del P.T.C. per le aree produttive", vengono individuate possibili aree idonee per la realizzazione di aree produttive a carattere sovracomunale, In particolare il P.T.C. propone di individuare sei insiemi di Comuni, o comprensori, corrispondenti a bacini o parti di bacini territoriali-industriali. L'area produttiva ZIPA prevista nel comune di Ostra, rientra in tale elenco, nello specifico nel gruppo F - valli del Misa-Nevola (Comuni di Arcevia, Barbara, Castelcolonna, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Montecarotto, Monterado, Ostra, Ostra Vetere, Ripe, Senigallia, Serra dei Conti), si veda la Tav.II/3 "Gli Insediamenti Produttivi". Dal punto di vista della mobilit larea produttiva servita dalle sp 11, sp 18, e dalla sp 360 che collegano la valle con lautostrada e la ferrovia (stazione di Senigalllia). IL PTC prevede, ed attualmente in fase di completamento il collegamento fra la sp 11 e la sp 18 a ridosso dell'esistente area ZIPA, ad est del sito, come da tav II-2 del P.T.C. "Schema delle Reti per la Mobilit". L'area ZIPA si trova al margine di un area definita come "Fasce della continuit naturalistica", sui lati Nord ed est del sito (si veda la Tav.II/3 del P.T.C. "Gli Insediamenti Produttivi", si veda la figura 1.1b). Larea si trova al centro di una rete di viabilit (figura 1.1c) .

Figura 1.1.c. Viabilit primario territoriale (in rosso), locale principale (in verde e locale secondaria in azzurro e al fianco di uno snodo della viabilit primaria territoriale (cerchio rosso)

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1.2.3 Localizzazione planimetrica


Larea industriale in esame si trova a nord ovest della frazione Casine, lungo la Strada Provinciale 18 a circa un km da Passo Ripe frazione di Ripe, tra il fiume Misa e laffluente fiume Nevola (vedi figura 1.2).

Figura 1.2. Area ZIPA. In alto inquadramento generale, in mezzo definizione delle aree, area gi realizzate e zonizzazione attuale (sotto). Inquadramento in figura 1.1.

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1.2.4 Zonizzazione PRG


Il PRG individua larea come area industriale suddivisa in unarea esistente e unarea di progetto (figura 1.3). in tavola allegata e in figura 1.3 gli estratti mostrano i dettagli. Il Piano Urbanistico Attuativo (PUA) stato presentato come Piano di Lottizzazione ai sensi dellart. 28 della legge n. 1150 del 17/08/1942 e dellart. 4 della L.R. n. 34 del 05/08/1992. Per larea individuata con delibera di Consiglio Comunale del Comune di Ostra n. 72 del 30/11/2009 costituisce il livello di pianificazione urbanistica attuativa rispetto alle previsioni del PRG approvato con delibera del Consiglio Comunale del Comune di Ostra n. 65 del 28/12/2007. Larea, prevista dal PIANO URBANISTICO ATTUATIVO, conforme al PRG ed alle seguenti leggi: - Legge n. 1150 del 17/08/1942 Legge urbanistica - Legge n. 765 del 06/08/1967 Modificazioni ed integrazioni alla legge urbanistica 17 agosto 1942 n. 1150 e s.m.i. - Decreto Ministeriale n. 1444 del 02/04/1968 Limiti inderogabili di densit edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati, e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attivit collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dellart, 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765 - Legge Regione Marche n. 34 del 05/08/1992 Norme in materia urbanistica, paesaggistica e di assetto del territorio, cui il Piano attuativo adeguato. Il piano coerente con gli inoltre gli indirizzi e le norme del Regolamento Edilizio Comunale. Il Piano Urbanistico Attuativo (PUA) stato presentato come Piano di Lottizzazione ai sensi dellart. 28 della legge n. 1150 del 17/08/1942 e dellart. 4 della L.R. n. 34 del 05/08/1992. Di seguito si riportano i principali atti di approvazione e convenzionamento dei precedenti stralci. - Piano Particolareggiato approvato con delibera di Consiglio Comunale del Comune di Ostra n. 131 del 21/03/1990; - Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine 1 lotto (rogito Sopranzetti Giuseppe Rep. 351 del 16/10/1995) di durata decennale, modificata con successivo atto (rogito Macchiarelli Rep. 372 del 23/09/1999); - Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine 2 lotto (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 21.295/4293 del 18/02/2002) di durata decennale con decorrenza a partire dal termine fissato per il 1 lotto; - Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine 3 lotto (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 26.732/5812 del 09/12/2004) di durata quinquennale; - Convenzione relativa al Piano di Lottizzazione del Polo Intercomunale per Insediamenti Produttivi in Ostra, frazione Casine 4 lotto 1^ parte (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 29.885/7016 del 28/12/2006) modificata con successivi atti (rogito Notaio Giuseppe Guarracino Rep. 31.583 del 16/09/2008 e Rep. 32.722 del 10/02/2010) con scadenza il 16/12/2010.

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Figura 1.3. Area ZIPA, PRG. In alto inquadramento, sotto dettagli.

1.2.5 Vincoli e tutele


L'area produttiva ZIPA prevista nel comune di Ostra, non fra le aree produttive ricadenti in aree a rischio (es. Aree esondabili, senza rete di smaltimento acque reflue, sotto vincolo idrogeologico, sotto tutela naturale, o che presenti aspetti critici di altro tipo). La tav_A2 del P.T.C. "Rapporto tra risorse naturali ed insediamenti industriali".Il sistema di vincoli individua unarea esondabile (si veda carta geomorfologica). Non ci sono area di tutela allinterno del sito.

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1.3 Sistema socioeconomico


1.3.1 Caratteristiche economiche locali
La provincia di Ancona la pi piccola come superficie e la pi popolata delle quattro province marchigiane. Secondo le rilevazioni ISTAT al 2008 la popolazione residente viene stimata in 476.016 abitanti, con una densit maggiore di tutte le altre province marchigiane e anche superiore del 20% alla media nazionale. In Provincia di Ancona (al 2001) esistevano 35.167 imprese con 39.139 unit locali e 90.510 addetti. Le imprese appartengono alle seguenti categorie ISTAT: agricoltura, caccia e silvicoltura; pesca, piscicoltura e servizi connessi; estrazione di minerali energetici; estrazione di minerali non energetici; industrie alimentari, delle bevande e del tabacco; industrie tessili e dell'abbigliamento; industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle e similari; industria del legno e dei prodotti in legno; fabbricazione della pasta-carta, della carta e dei prodotti di carta; stampa ed editoria; fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio, trattamento dei combustibili nucleari; fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche e artificiali; fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche; fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali di non metalliferi; produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo; fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici, compresi l'installazione, il montaggio, riparazione e la manutenzione; fabbricazione di macchine elettriche e di apparecchiature elettriche ed ottiche; fabbricazione di mezzi di trasporto; altre industrie manifatturiere; produzione e distribuzione di energia elettrica, gas ed acqua; costruzioni; commercio all'ingrosso e al dettaglio; alberghi e ristoranti; trasporti, magazzinaggio e comunicazioni; intermediazione monetaria e finanziaria; attivit immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altro; istruzione; sanit e altri servizi sociali; altri servizi pubblici e sociali e personali. Il commercio e le attivit manifatturiere sono i settori che hanno avuto il maggior sviluppo allinterno delleconomia provinciale; insieme raccolgono pi del 50% delle unit locali presenti sul territorio ed il 70% degli addetti1. Una dozzina di grandi imprese con risonanza a livello internazionale, un gruppo di aziende medie molto avanzate ed un tessuto di aziende piccole altamente specializzate caratterizzano il sistema produttivo. Il porto del capoluogo completa la rete logistica come connettore e valvola di sfogo verso i mercati italiani, europei e mondiali. Tiezzi e Marchettini, in uno studio per la Provincia di Ancona, suddividono il territorio provinciale in 4 aree, indicate convenzionalmente con il termine bacini di contabilit2, accomunate da realt a vocazione socio-economica simile. Le caratteristiche di questi bacini sono descritte nella tabella seguente (Ostra rientra nel bacino Valle del Misa).3
1Analisi 2

di sostenibilit della provincia di Ancona 2002 Tiezzi, Marchettini et al., Analisi di sostenibilit della provincia di Ancona 2002

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17 Comuni

Sistema geografico subprocinale omogeneo


Ancona-OsimoFalconara

Area km2

abitanti

Densit (ab./km2)

552,05

244.692

443

Valle del Misa

330,39

69.511

210

Media Valle dellEsino

317.20

69.917

220

Comunit montana Alta valle dellEsino

740.52

59.936

81

Agugliano, Ancona, Camerano, Castelfidardo, Chiaravalle, Falconara Marittima, Filottrano, Loreto, Monte San Vito, Montemarciano, Numana, Offagna, Osimo, Polverigi, Sirolo Barbara, Castelcolonna, Castellone di Suasa, Corinaldo, Monterado, Ostra, Ostra Vetere, Ripe, Senigallia, Serra dei Conti Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castelplanio, Jesi, Maiolati Spontini, Monsano, Monte Roberto, Montecarotto, Morro dAlba, Poggio San Marcello, San Marcello, Santa Maria Nuova, San Paolo di Jesi Arcevia, Cerreto dEsi, Cupramontana, Fabriano, Genga, Mergo, Rosora, Sassoferrato, Serra San Quirico, Staffolo

Tabella 1.1: analisi geografica dellarea.

Le analisi del settore economico, condotte nellambito del P.T.C. e del P.I.T. sulla localizzazione delle attivit produttive mostrano come ad una originaria collocazione sui crinali e sui versanti collinari, in prossimit dei centri storici, abbia fatto seguito negli ultimi due decenni una progressiva discesa a valle verso le aree delle pianure alluvionali anche non caratterizzate dalla presenza delle maggiori infrastrutture di trasporto. La fortissima crescita complessiva delle superfici destinate alle attivit produttive e la discesa a valle si accompagnata anche ad una distribuzione tendenzialmente uniforme degli insediamenti industriali, che attraverso le valli maggiori hanno invaso gradualmente lintero territorio, a partire dalla parte montana del sinclinorio fabrianese fino alla costa; anche le valli del Misa e del Nevola, in precedenza meno coinvolte, hanno conosciuto negli ultimi quindici anni significativi incrementi. La distribuzione tendenzialmente uniforme delle attivit produttive ha determinato una realt equilibrata tra fascia costiera, entroterra e aree montane. A Ostra esistono 741 imprese, 786 unit locali, con 1593 addetti (dati del censimento del 2000). Attualmente la situazione cambiata, specialmente dalla crisi del 2008 non ci sono dei dati ufficilai disponibili: in provincia di Ancona: il Sole

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24ore (inserto centro nord) del gennaio 2011 stima una diminuzione del numero di imprese dal 2008 intorno al 30%. Osservando la suddivisione dei lavoratori tra i settori economici dobbiamo osservare che i Comuni a maggiore vocazione agricola sono tutti dellentroterra (Arcevia, Belvedere Ostrense, Castelleone di Suasa, Corinaldo, Morro dAlba, Poggio San Marcello, San Marcello, San Paolo di Jesi, Staffolo), mentre il settore industriale assorbe oltre la met della manodopera occupata in ben 13 Comuni di cui la maggior parte posti attorno a Larea di Jesi, a Fabriano e a sud di Ancona (Barbara, Camerano, Cerreto dEsi, Ostra Vetere, Ostra, Poggio San Marcello, Ripe, Rosora, Santa Maria Nuova, Sassoferrato, Serra de Conti, Serra San Quirico). Il settore terziario appare pi sviluppato nei comuni maggiormente urbanizzati o posti nelle immediate vicinanze di essi; il terziario assorbe pi del 50% degli occupati ad Agugliano, Ancona, Chiaravalle, Falconara Marittima, Jesi, Montemarciano, Offagna, Senigallia. Analizzando gli indicatori riguardanti il reddito, si nota che i redditi medi pi alti (superiori ai 12 milioni di lire al censimento, attualmente la media di 24.100 euro anno in Provincia al 2010) si hanno nei Comuni maggiormente urbanizzati o ad essi vicini: Ancona, Chiaravalle, Fabriano, Falconara Marittima, Jesi; mentre i pi bassi (inferiori ai 9 milioni di lire al 2000 e a 20.000 euro nel 2010) sono quelli dei Comuni di Arcevia, Belvedere Ostrense, Castel Colonna, Mergo, Ostra Vetere e Staffolo. Il Piano Generale di Sviluppo 2008 - 2012 Approvato con D.C.P. n. 3 del 22.01.09, rappresenta per la Provincia di Ancona uno strumento di pianificazione strategica da riferire all'intero periodo di mandato, il contenitore principale della programmazione pluriennale dell'Ente, finalizzato a definire gli assi portanti e gli obiettivi prioritari delle politiche pubbliche da porre in atto, prendendo a riferimento le linee programmatiche del mandato elettorale e traducendone, a livello strategico, l'indirizzo politico.

1.3.2 Caratteristiche delle imprese insediate


Larea ZIPA del Comune di Ostra unarea industriale a uso misto di circa di 39 ettari di terreno (28 ettari di superficie dell'area esistente pi quella di progetto), acquistati tra il 1988 e il 2003, dove attualmente sono insediate 23 aziende (tabella 1.2). AZIENDA ARTIGIANLEGNO di Mazzanti Loris BARTERA MICHELE BOXWOOD di Minucci Gianfranco CAMPOLUCCI TRASPORTI DI CAMPOLUCCI CARLO & C. SNC. CAR & SERVICE SNC CARROZZERIA ELITE CAVALLARI GROUP COLLAMATI GIANFRANCO DEMOCAR SRL ATTIVIT lavorazione legno imbianchino falegnameria autotrasporto carrozzeria e vendita auto carrozzeria raccolta rifiuti officina mecc. attrezzi agric.e commercio ricambi metalli-stampa-carta

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DUERRE DI ROMAGNOLETTI ROSSANA edilizia GALLI SRL verniciature e componenti in legno LA BOTTEGA DELL'ALBERGO SPA forniture alberghiere LA COSMETICA SRL lavorazione e produzione di cosmetici M.I.V. CIOCCOLATA DI SPADONI IVAN & C. alimentare S.N.C. MANCINI ENZO termosanitari PIANELLI NANDO & GIANFRANCO SNC autotrasporto produzione e commercio di buste PLASTICA VALMISA SPA boutique in polietilene e carta impiantistica nel settore elettrico, con PROGECO 2000 DI PESARESI STEFANO magazzino officina e cablaggio, commercio al minuto SALUMIFICIO VALMISA SRL produzione salumi TECNOWOOD SNC di Crognaletti e Arredi giardino Montagna tipolitografia e commercio di TIPOGRAFIA CIMARELLI GIUSEPPE & C SNC cartocancelleria TONELLI SRL forniture acqua TRANQUILLI GRAZIANO lavorazione ferro/produzione forni
Tabella 1.2. Imprese presenti e loro attivit.

1.3.3 Valutazione delle pressioni


Nel 2006, ripetutto nel 2009, stato effettuato un approfondimento dellanalisi della condizione ambientale del territorio regionale marchigiano (Regione Marche, 2009. Geografia delle Pressioni ambientali, http://www.regione.marche.it/Home/Struttureorganizzative/AmbienteePaesaggio /Reportingambientale/tabid/858/Default.aspx). Prendendo in considerazione 23 indicatori di stato e di pressione ambientale, lo studio ha individuato aree omogenee in termini di pressione ambientale. Le tematiche prese in considerazione sono otto di cui quattro attinenti alle componenti ambientali (Aria, Acqua, Suolo e Natura) e quattro alle attivit antropiche (Insediamenti, Industria, Turismo e Rifiuti). Il Comune di Ostra si trova nella fascia medio bassa di pressione (classe 2), ma si nota un peggioramento dal 2007 al 2009. Il comune inoltre si trova al diffusori dei 4 ambiti territoriali di maggiore pressione ambientale individuati dallo studio: ambito di Pesaro - Fano - Urbino (Valle del Foglia); ambito di Ancona - Falconara - Jesi (Valle dellEsino); ambito di Civitanova - Macerata Porto San Giorgio (Valle del Chienti); ambito di Ascoli Piceno - San Benedetto del Tronto (Valle del Tronto). L'incremento del consumo di suolo (2001-2007) di Ostra si trova nella classe di incremento medio, che comprende l'aumento di suolo urbanizzato compreso tra il7,2 ed il 12% (Regione Marche, 2009. III Rapporto sullo stato dell'ambiente, http://www.regione.marche.it/Home/Struttureorganizzative/AmbienteePaesaggio /Reportingambientale/tabid/858/Default.aspx).

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Le Pressioni attuali dellarea sono dovute principalmente al traffico ed al rumore, quindi al carico ambientale sulle strade provinciali SP12, P 18 e SP360, agli abitati di Passo Ripe e Brugnetto a nord e di Santa Maria Apparve, Casine e Pianello a sud. Lagricoltura moderna e meccanizzata ma ancora legata a piccoli appezzamenti e con aree naturali, per cui la sua pressione medio bassa.

1.3.4 Metodologia di analisi


Lanalisi preliminare di tipo sistemico e comprende una valutazione integrata dello stato e degli impatti presenti. Le fasi del percorso di analisi ambientale e di gestione possono essere cos schematizzate: - Definire gli attori del processo; - Analizzare lo stato ambientale di partenza; - Definire gli obiettivi da raggiungere; - Validare e comunicare i risultati.

1.3.5 Valutazione dei requisiti prestazionali APEA


Il modello proposto dalla Regione Marche di APEA si propone di (si vedano Linee guida sperimentali e nelle bozza per le nuove Linee guida (bozze in corso di approvazione della Giunta Regionale) Fase 2 - Requisiti APEA sistema complessivo rev3 disponibili al sito http://www.regione.marche.it): - agevolare le piccole e medie imprese a raggiungere un miglioramento delle proprie performances ambientali, attraverso la dotazione di infrastrutture e di servizi comuni di qualit elevata che non sarebbero in grado di possedere e gestire singolarmente; - consentire il controllo e la riduzione degli impatti cumulativi, generati dallinsieme delle piccole e medie imprese; - consentire alle autorit competenti un pi agevole controllo degli impatti ambientali; - facilitare dal punto di vista tecnico ed economico la certificazione ambientale delle singole imprese, attraverso la gestione ambientale dellarea produttiva; - agevolare od esonerare le imprese nellottenimento delle autorizzazioni ambientali sia in sede di rilascio che di rinnovo; - semplificare le procedure di costituzione ed insediamento delle imprese nellarea produttiva; - applicare i principi di precauzione, prevenzione e riduzione dellinquinamento; - coinvolgere le imprese nel processo di miglioramento continuo delle prestazioni ambientali dellarea produttiva ed in un percorso di responsabilit ambientale. - I requisiti prestazionali devono quindi rispondere a queste caratteristiche. Il modello di gestione prevede le LINEE GUIDA DEFINITIVE e un SISTEMA DI VALUTAZIONE PER LE APEA nella Regione Marche in pi fasi. A livello attuale dovranno essere valutati i requisit i APEA a l ivello di sistema complessivo. In particolare i criteri identificati sono stati articolati in aree di valutazione e categorie secondo lo schema di SB Tool, specificando per ognuno: lobiettivo ambientale di riferimento; la fase di valutazione (con riferimento a SB Tool);

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la fase del percorso autorizzativo, con riferimento alla DGR 157/05 ed alla normativa regionale in materia di autorizzazioni urbanistiche ed edilizie; lambito di applicazione (aree nuove/esistenti e manifatturiere/terziarie); lindicatore e lunit di misura di riferimento; Per ogni criterio stata quindi definita una scheda di riferimento, completa di tutte le informazioni necessarie alla valutazione dei requisiti ed allassegnazione del relativo punteggio4. -

1.4 Sistema insediativo


1.4.1 Elementi di studio del PRG
In data 2 gennaio 2009 stata adottata la 4 variante parziale al P.R.G. di Ostra adeguato al P.P.A.R. pubblicata a partire dal 09/01/2009 definisce larea come industriale e non prevede crescita del sistema insediativo in aree limitrofe, mantenendo il sistema insediativo aggregato alle area urbane esistenti.

1.4.2 Popolazione e urbanizzazione


Nel comune di Ostra sono presenti 6.718 abitanti secondo il bilancio demografico mensile ISTAT del 28 febbraio 2009. La popolazione residente ha una densit bassa nellambito di un km, ovvero dellarea ristretta: circa 6 abitanti per km2. Nel territorio del bacino del Fiume Misa la collocazione fisica degli spazi urbanizzati e agli impatti sulle aree di margine, che definisce le caratteristiche di frammentazione del territorio, in parte legata alla dimensione demografica e alla diffusione di spazi commerciali e artigianali poco legati alla tipologia specializzata dellinsediamento stesso.Questo insediamento filamentoso, linearmente distribuito pur se a bassa densit, configura effetti di frammentazione ambientale lievemente pi marcati di una struttura insediativa molto accorpata. Nel caso dellarea della Zona ZIPA si ha una incidenza delle infrastrutture di collegamento che creano un margine di possibile espansione urbana attorno al Fiume Misa. Gli effetti collaterali di disturbo prolungato dovuto alle consuete attivit umane (rumori, illuminazioni notturne, movimenti) portano ad associare alle strutture insediative un potere di frammentazione elevato sulla continuit ambientale nelle sue linee che si trovano lungo i fiumi e in adiacenza di alcuni elementi vegetali dovuti ad accidenti morfologici che hanno un certo livello di

I criteri identificati, con riferimento a: - scelta del sito - pianificazione del progetto - disegno urbano e sviluppo del sito (organizzazione degli spazi e dei servizi) - capacit di contenimento dei consumi - capacit di contenimento dei carichi ambientali - capacit di garantire la qualit del servizio alle imprese insediate I criteri presentano sia carattere quantitativo che qualitativo.

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naturalit. In figura 1.4 a sono evidenziate le aree urbane e gli insediamenti industriali nel paesaggio.

Figura 1.4a. Elementi urbani nel paesaggio: i in amaranto le aree urbane, in rosa aree commerciali, artigianali ed industriali. La matrice in verde trasparente agricola. In Azzurro evidenziata larea ZIPA.

1.4.3 Qualit della vita e stato di salute degli abitanti


Nello studio annuale del Sole 24 ore Ancona peggiora classificandosi al 30 posto su 103 province italiane, scende di 12 posizioni rispetto al 2009 (http://www.ilsole24ore.com/includes2007/speciali/qualitdellavita/scheda_finale .shtml). Le macroaree prese in considerazione per esplorare la vivibilit delle 107 province sono sei: tenore di vita, affari e lavoro, servizi-ambiente-salute, popolazione, reati e tempo libero, per un totale di 36 indicatori. Lindagine del Sole 24Ore stata affiancata da un sondaggio di Ipr Marketing sulle percezioni dei residenti. Il peggioramento della qualit della vita nella provincia di Ancona segue un trend comune nelle Marche corrispondente ad un peggioramento degli indicatori in declino nella maggior parte delle macroaree: per il tenore di vita si piazzano dalla 50/a posizione (Macerata) passando per Ancona (60/a) e Pesaro Urbino

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(74/a). fino alla 77/a posizione (Ascoli Piceno). Per affari e lavoro Pesaro Urbino lunica a registrare un miglioramento, attestandosi al 61/o posto mentre Macerata, se pur peggiorata, al 23/o posto, diventando la prima delle marchigiane mentre Ancona al 59/o e Ascoli Piceno all80/o. Ancona si colloca al 21/o posto per servizi-ambiente-salute, seguita da Pesaro Urbino (al 50/o), Macerata, che rimane stazionaria al 58/o e Ascoli Piceno al 60/o. Per la popolazione (natalit, densit demografica, incidenza di anziani, stranieri e matrimoni in crisi), Macerata 10/a (con miglioramento), mentre le altre peggiorano la propria posizione, con Ascoli Piceno al 50/o posto. Nella macroarea dellordine pubblico, tutte le province marchigiane migliorano, da Macerata (14/a) ad Ancona (39/a). Le Marche si collocano nella media alta per la macroarea del tempo libero, con Macerata 10/a (ma in peggioramento), Pesaro Urbino lunica in miglioramento al 17/o posto, Ancona al 24/o e Ascoli Piceno al 63/o.La distribuzione territoriale degli insediamenti a macchia di leopardo e si va addensando sul fondovalle e in prossimit di Senigallia. La mortalit inferiore a quella attesa, il che indica che sono assenti i fattori inquinanti, come dimostra lo studio di ARPAM-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, Dipartimento di Ancona - Servizio di Epidemiologia Ambientale: la qualit dellaria ed il rischio per la salute in alcuni comuni della provincia di Ancona (tabella 1.3). nome dei mortalit comuni osservati
sesso maschile OSTRA 431 RIPE 194 sesso femminile OSTRA 430 RIPE 194

mortalit attesi
453,76 222,58 448,07 178,29

S.M.R.

(o-a)/es

POP. TOT.

94,99 87,16 95,97 108,81

-1,07 -1,92 -0,85 1,18

5782 3048 5782 3048

Tabella 1.3. Mortalit per tutte le cause. Dati da ARPAM-Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, Dipartimento di Ancona - Servizio di Epidemiologia Ambientale.

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1.5 Sistema di Paesaggi: naturale, architettonico, archeologico


1.5.1 Descrizione del sito
Larea si trova tra il Fiume Misa e laffluente fiume Nevola i cui margini hanno elementi di media naturalit. Larea di intervento inserita in un agro-ecosistema caratterizzato da vegetazione erbacea, al margine di unarea agricola con presenza di orti e di vegetazione naturale e nei pressi di unarea mista con due aree urbane (Passo Ripe e Casine) con alcune piccole aree artigianali e commerciali, un reticolo viario molto fitto (strade provinciali SP12, Corinaldese, SP 18, SP360 Strada stratale Arceviese) e si trova non lontano ad un distributore di benzina lungo la strada provinciale Corinaldese (SP12). Il sito parte di un tipo paesaggio della campagna marchigiana, frutto di un intenso intervento agro-silvo-pastorale di lungo tempo sulla natura da parte dell'uomo, che ne ha definito le caratteristiche peculiari, formate da linee ordinate, i suoi profili ondulati, piccoli campi con alberi sparsi e qualche filare (vedi figura 1.4 a per gli elementi urbani, la figura 1.4b, elementi del paesaggio e 1.4c foto aerea).

Figura 1.4b. Elementi del paesaggio: in rosa aree commerciali, artigianali ed industriali in amaranto le aree urbane, in verde continuo le reti ecologiche principali in verde tratteggiato le rete ecologiche minori. La matrice in verde trasparente agricola

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I nuclei storici ed i monumenti extraurbana presenti non sono limitrofi allarea.

Figura 1.4c. Area ZIPA, elementi di paesaggio e centri urbani limitrofi.

1.5.2 Aspetti della geologia, geomorfologia, idrogeologia


La zona quasi perfettamente pianeggiante, perch appartenente per lo pi al terrazzo alluvionale di IV ordine del bacino del Misa; solo una piccola porzione di terrazzo appartiene al III Ordine. Questo avviene dove la morfologia mostra un leggero dislivello in corrispondenza della strada provinciale, che corre sul terrazzo di III ordine, separato dal IV da un gradino appena accennato. Numerosi sono i fossetti di scolo delle acque superficiali che separano i campi coltivati. Lungo il Nevola presente unarginatura piuttosto alta (circa m. 2,50), interrotta in alcuni punti da varchi realizzati per il guado di alcune stradine interpoderali. Sempre al di fuori dellarea edificatoria, accanto allargine del Fiume, sono presenti alcuni specchi dacqua, residuo dellescavazione di materiali sabbiosi. In definitiva, per quanto riguarda le aree oggetto di studio, non vi sono problemi di stabilit morfologica. I bacini idrografici del Misa e del suo affluente prendono origine dai rilievi carbonatici della dorsale marchigiana e si sviluppano nelle zone collinari peliticoarenacee del periodo plioplestocenico. Il regime dei due corsi fluviali, che dipende principalmente dalle condizioni climatiche, dal substrato litologico e dalla geomorfologia, di tipo torrentiziofluviale, con magre estive e piene invernali; la portata massima per il Misa stata stimata intorno ai 700 m3/sec, valore tuttavia raggiunto solo in rarissime occasioni in concomitanza con eventi meteorici eccezionali (due o tre volte al secolo); dal punto di vista climatico la valle del Misa e del Nevola rispecchia le caratteristiche del bioclima mediterraneo nella zona costiera e di quello sub-mediterraneo per le aree pi interne. Nellarea di fondovalle affiorano esclusivamente litotipi alluvionali depositati dal Fiume Nevola, e, pi a valle, dal Fiume Misa. Lentit del materasso

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alluvionale, perforato nella sua totalit in due punti, non appare elevata: al vicino ponte sul fiume Nevola di poco meno di 9 metri, e analogamente, nel sondaggio eseguito dallo Studio Geognostico Lenzi - Cavazzana & Associati di Falconara M. (AN), si rilevato il substrato pliocenico a m.11. La falda freatica, di subalveo del Fiume Nevola e parzialmente (zona Est) del Fiume Misa, presente in genere fra 3 e 4 m. dal piano campagna, ed caratterizzata da una certa artesianit. Numerosi sono i pozzi utilizzati dallagricoltura ad uso irriguo, con portate anche abbondanti. Esistono anche due captazioni tramite pozzo a uso potabile da parte del Comune di Senigallia, che vengono a trovarsi allinterno della lottizzazione industriale. La falda percola in moderata pressione allinterno delle alluvioni di ghiaia molto permeabili (K = 10-1-10-2 cm/s) e raggiunge i livelli sabbiosi soprastanti, caratterizzati da discreta permeabilit (K = 10-3-10-4 cm/s). Lo strato superficiale di argille limose, a bassa permeabilit (K = 10-5-10-7 cm/s), ha quindi uno spessore ridotto, tanto che il contenuto in nitrati derivanti dallattivit agricola risulta spesso nelle acque dei pozzi piuttosto elevato. Si ha quindi una situazione di rischio per quanto riguarda la vulnerabilit della falda che impone necessarie cautele nelluso del territorio.

1.5.3 Cenni sulle forme del dissesto


Nellarea si trovano piccole frane e la confluenza fluviale si caratterizza come unarea a potenziale rischio di esondazione. Vi sono frane vicine ma possono interferire e solamente in minima parte solo con la strada provinciale 18. Nella CARTA DELLA GEOMORFOLOGIA sono identificate le frane e le aree esondabili.

1.5.4 Caratterizzazione meteo-climatica


Dal punto di vista climatico il territorio delle colline periadriatiche marchigiane, inquadrabile nella Regione Macroclimatica Temperata e pi precisamente nel Piano Bioclimatico Mesotemperato inferiore. La Regione Temperata contraddistinta da un regime delle precipitazioni ancora di impronta mediterranea con massimi primaverile ed autunnale e con un calo nei mesi estivi che per, grazie anche al verificarsi di temperature meno elevate di quelle della Regione Mediterranea, d origine solo ad un modesto periodo di aridit. Il Bioclima Mesotemperato inferiore interessa quote inferiori ai 450-500 m s.l.m. ed caratterizzato da: temperature medie annue di circa 1214C; precipitazioni medie annue comprese tra 700 e 900 mm/anno; aridit estiva presente per un mese (luglio); stress da freddo invernale molto modesto, tanto che in nessun mese la media delle temperature minime inferiore a 0C. Nel 2008 il Servizio Aria del Dipartimento Provinciale di Ancona dellARPAM ha svolto unindagine sulla qualit dellaria nellarea Zipa. Grazie ai sensori meteorologici di direzione e velocit del vento presenti nel Laboratorio Mobile stato possibile realizzare il campo anemologico del sito: durante il periodo monitorato (11 luglio 08 settembre 2008), i venti prevalenti sono risultati inferiori a 2 m/s. Il regime dei venti stato caratterizzato da due direzioni prevalenti quella N e N-NE che hanno avuto rispettivamente una frequenza del 21.4 % e 8.5 %. (figura 1.5)

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Figura 1.5 : campo anemologico Frazione Casine - Comune di Ostra - 11 luglio 08 settembre 2008

1.5.5 Aspetti naturali: emergenze


Non vi sono emergenze naturali di rilievo a parte la confluenza fluviale. Larea di esondazione un possibile rischio per larea pur essendo questa esterna allarea industriale. In ambito di progettazione di insieme va valutato un modello progettuale che decresca il rischio idraulico.

1.5.6 Aspetti culturali e antropici: beni culturali


Non vi sono emergenze di beni culturali nellarea. La zona ZIPA ricade nel territorio compreso tra le antiche citt romane di Ostra, Suasa e Sena Gallica, con evidente vicinanza al nucleo archeologico di Ostra. Esaminando le possibili interferenze del area con i siti che caratterizzano lassetto archeologico dellarea, quali abitati, ville, necropoli, tombe, persistenze centuriali e altre strutture non determinabili, non si riscontrano impatti considerevoli.

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1.5.7 Documentazione fotografica


Larea da come si vede nelle foto circondata da una matrice rurale con case sparse ed elementi di paesaggio naturale. A una distanza di circa due km si trovano alcuni centri urbani minori.

Figura 1.6. Identificazione fotografica dellarea.

Figura 1.7a. Punti di rilievo dello foto.

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punto B

punto B

punto C

paesaggio rurale dellarea; punto D

punto E

punto E

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Punto C (foto panoramica)

Punto C (foto panoramica)

Punto C foto nella strada adiacente

Punto A (foto panoramica)

Punto A (foto panoramica) Figura 1.7b. foto dellarea.

Punto A (foto panoramica)

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1.5.8 Ambito di studio: aree protette, floristiche, ZPS, SIC


Non esistono in ambito di studio aree tutelate. Nellarea di raggio un km non si trovano SIC, ZPS, aree floristiche ne vincoli ambientali del PPAR (si veda la carta allegata n.3)

1.5. 9 Caratteristiche fisiche, naturali ed antropiche


II paesaggio di pianura circondato da elementi morfologici basso collinari, la vegetazione naturale contraddistinta da caducifoglie termofile e semimesofile (querceti, querco-ostrieti e cerrete) ed riferibile allalleanza Ostryo-Carpinion orientalis, sottoalleanza Lauro-Quercenion pubescentis. Nelle aree planiziali e ripariali invece presente la vegetazione azonale del Salicion albae . Dal 1950 in poi la meccanizzazione dellagricoltura, luso dei prodotti chimici e la diffusione dei cereali ad alto rendimento determinarono un forte aumento della produzione agricola, ma anche grandi trasformazioni del paesaggio agrario, quali leliminazione di parte delle alberature, di fossi e sentieri che ostacolano il lavoro dei mezzi agricoli e la diffusione di modalit oligocolturali. In particolare, il Paesaggio presente che contraddistingue larea ZIPA dalla pu essere suddiviso nelle seguenti quattro categorie. paesaggio naturale composto da vegetazione spontanea legata esclusivamente ad un insieme di fattori naturali che, nonostante il susseguirsi delle vicende storiche, si conservata fino ai giorni nostri; comprende le fitocenosi che si sono originate prima o dopo la comparsa delluomo, ma in questultimo caso, senza nessun intervento favorevole da parte di esso. La vegetazione naturale si distingue, infatti, perch formata da cenosi di origine primaria la cui presenza in un territorio dipendente solo da fattori climatici ed edafici. Nellarea indagata i boschi ripariali ed i nuclei di roverella sono gli elementi del paesaggio naturale (foto punto E, aree sul fondo). paesaggio seminaturale formato dalla vegetazione che si instaura laddove luomo modifica la vegetazione primaria; si tratta di complessi vegetazionali (composti da specie autoctone) che se non pi sottoposti a pressione antropica tendono ad evolvere verso forme vegetazionali primarie mediante una successione di eventi e comunit vegetali definita Serie di Vegetazione; il caso dei campi abbandonati ed invasi dal brachipodio (Brachypodium rupestre) e altre specie nitrofile (foto punto B). paesaggio antropico culturale agricolo quello rappresentato da tutti gli ambienti artificiali in cui luomo esplica le attivit produttive. Laspetto principale di tale paesaggio, dato dai campi coltivati con case sparse, nonch dalle altre componenti degli agro-ecosistemi come le siepi, gli alberi isolati, le strade vicinali e forestali, ecc (foto punto A). paesaggio antropico urbano e semiurbano caratterizzato da nuovi insediamenti e aree industriali-artiginali (foto punto C)

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SEZIONE 2

QUADRO DELLO STATO AMBIENTALE

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2.1 Quadro normativo ambientale vigente


2.1.1 Normativa europea
SI riporta di seguito una analisi della normativa europea di settore di interesse per larea ZIPA di Ostra. Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (Framework Convention on Climate Change, FCCC). La convenzione nata nel 1992 grazie ad una Commissione Intergovernativa (INC) istituita dallONU nel 1990 in seguito alla pubblicazione del primo rapporto dellIPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). E stata presentata a Rio de Janeiro il 5 Giugno 1992 e, con ladesione di 180 Paesi, entrata in vigore il 21/3/94. Da allora i Paesi aderenti si sono riuniti annualmente per stabilire come mettere in pratica gli obiettivi generali della Convenzione, che sono: la stabilizzazione entro il 2000 delle concentrazioni di gas serra nellatmosfera ai livelli del 1990, ritenuti tali da consentire il naturale adattamento degli ecosistemi ai cambiamenti climatici; non compromettere della produzione alimentare; permettere uno sviluppo economico sostenibile. Nel 1995 stata istituita la Conferenza delle Parti (COP) come massima Autorit della Convenzione. La prima sessione, svoltasi a Berlino dal 28 Marzo al 7 Aprile 1995, ha ritenuto insufficienti gli impegni generici previsti dalla Convenzione ed ha avviato i negoziati che, protrattisi anche durante la seconda sessione (8-19 Luglio 1996), hanno poi condotto alladozione del Protocollo di Kyoto (in terza sessione, COP III). Legge n. 124 del 14/02/94 Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla Biodiversit con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 5/06/92 e la Legge n. 65 del 15/01/94. terza Conferenza delle parti della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (1-12 Dicembre 1997) con il relativo Protocollo di Kyoto adottato il 10/12/97 ha impegnato i Paesi firmatari nei seguenti aspetti fondamentali: limitare le emissioni dei principali gas-serra non controllati dal Protocollo di Montreal (CO2, CH4, N2O, HFC, PFC, SF6) attraverso ladozione di strategie quali: la promozione dellefficienza energetica in tutti i settori; lo sviluppo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia e delle tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni; la protezione ed estensione delle foreste per lassorbimento del carbonio; la limitazione e riduzione delle emissioni di metano dalle discariche di rifiuti e dagli altri settori energetici; misure fiscali per disincentivare le emissioni di gas serra. comunicare annualmente gli inventari annuali delle emissioni dei suddetti gas-serra e degli assorbimenti di anidride carbonica da parte della vegetazione;

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sviluppare programmi di ricerca e di informazione sui cambiamenti climatici. LItalia, nellambito degli obblighi della UE stabiliti dal Protocollo di Kyoto, si impegna alla riduzione di gas-serra nella misura del 6,5% rispetto ai livelli del 1990 (corrispondente ad una riduzione effettiva di 100 milioni di tonnellate equivalenti di anidride carbonica), entro il 2008-2012 sulla base di un programma di riduzioni che sar avviato dal 2002 e sottoposto a verifica annuale da parte della UE. Conferenza di Bonn, luglio 2001 ha confermato lo schema del Protocollo di Kyoto salvo qualche modifica come lintroduzione della forestazione (sinks) come misure per ridurre le emissioni di CO2. Laccordo di Bonn prevede inoltre la possibilit per i Paesi industrializzati di far uso del commercio di permessi di emissione e dei meccanismi di cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo, e di introdurre dei finanziamenti volontari ai Paesi in via di sviluppo per aiutarli ad usare le migliori tecnologie. Conferenza di Marrakech, ottobre 2001, ha fissato per le procedure di ratifica del Protocollo di Kyoto, regole aperte al mercato e flessibili ovvero, che tengano conto delle specificit nazionali. Nellambito del sistema delle Nazioni Unite saranno creati organismi di riferimento per organizzare il commercio delle emissioni e realizzare programmi di cooperazione ambientale tra i Paesi firmatari. Con la ratifica del Protocollo di Kyoto da parte della Russia nel 2004, il protocollo con il 2005 inizia ad essere operativo con listituzione dello scambio di quote fra i paesi aderenti.

La legislazione Comunitaria inerente energia, ambiente e conservazione della natura la seguente: - Decisione 93/389/CEE del Consiglio, del 24 giugno 1993 Meccanismo di controllo delle emissioni di CO2 e di altri gas ad effetto serra nella Comunit. - Decisione 94/69/CE del Consiglio del 15 dicembre 1993 Conclusione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. - Direttiva del Consiglio 1996/61/CE del 24 settembre 1996 Direttiva sulla prevenzione e la riduzione integrate dellinquinamento (IPPC). - Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 96/92/CE, del 19 dicembre 1996 Norme comuni per il mercato interno dellenergia elettrica. - Direttiva 2001/77/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 settembre 2001 Promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricit. - Decisione 2002/358/CE del Consiglio, del 25 aprile 2002 Approvazione, a nome della Comunit europea, del protocollo di Kyoto allegato alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e l'adempimento congiunto dei relativi impegni. - Direttiva 2003/87/CE Tale direttiva istituisce un sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella Comunit e che modifica la direttiva 96/61/CE del Consiglio. - Direttiva Uccelli 79/409/CEE Tale direttiva prevede la conservazione di determinate specie animali attraverso listituzione delle Zone di Protezione Speciali (ZPS).

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Direttiva Habitat 92/43/CEE Tale direttiva ha lo scopo di salvaguardia e mantenimento della biodiversit mediante la conservazione degli habitat naturali, nonch della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri. Sono state individuate nella Regione Marche 109 aree (80 SIC e 29 ZPS) di cui 11 localizzate sulla costa, 17 nella fascia collinare e le rimanenti 81 nellarea montana. La superficie complessivamente occupata dalla Rete Natura 2000 nelle Marche, tenuto conto delle superfici condivise da SIC e da ZPS di 136.888 ha. Sono stati censiti 51 Habitat di cui 49 elencati in allegato I alla Direttiva 92/43/CE; la conservazione, per 13 di loro, condizione di massima priorit; sono stati inoltre segnalati allUnione Europea 7 habitat che non sono stati ancora inseriti in elenco malgrado siano di rilevante interesse sia nelle Marche che in ambito europeo. Lart. 6 della Direttiva Habitat richiede agli Stati membri di contribuire alla valorizzazione della biodiversit qualora piani o progetti proposti per un sito, o per una zona ad esso limitrofa, possono determinare unincidenza significativa sul sito, proponendo l attivazione della procedura di Valutazione dIncidenza.

2.1.2 Normativa nazionale


Una breve analisi del quadro normativo ci porta a mettere in evidenza le seguenti norme italiane: - R.D.L. n. 3267 del 30 dicembre 1923 Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani; - Legge n. 1089 del 1 giugno 1939 Tutela delle cose di interesse artistico o storico (abrogata dallart. 166 comma 1 del D.Lgs. 490/99); - Legge n. 1497 del 29 giugno 1939 Protezione delle bellezze naturali (abrogata dallart. 166 comma 1 del D.Lgs. 490/99); - Legge n. 431, 8 agosto 1985 (Galasso). Conversione in legge, con modificazioni, del Decreto Legge 27 giugno 1985, n. 312, recante disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale. Integrazioni dell'art. 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616. Questa legge ha fornito indicazioni positive per lintero patrimonio paesistico-ambientale del Paese. Lo scopo che la legge persegue, infatti, quello di evitare alterazioni morfologiche e strutturali del paesaggio, vietando interventi che arrechino deturpazione o stravolgimento dei luoghi. La tutela deve essere esercitata tenendo presenti tutti gli elementi che conferiscono a ogni localit proprie caratteristiche paesistiche ed ambientali. In questo modo il patrimonio paesistico-ambientale viene integrato con il patrimonio archeologico, architettonico e artistico. Gli strumenti previsti dalla legge Galasso sono: i vincoli paesaggistici, cui sono sottoposti i luoghi indicati ai sensi della legge 1497/39; i vincoli di inedificabilit temporanea (fino alla data di approvazione dei piani paesistici da parte delle regioni) che le regioni stesse possono individuare, sia nelle aree assoggettate a vincolo paesistico sia nelle aree comprese negli elenchi redatti ai sensi della legge 1497/39;

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I Piani Territoriali Paesistici, la cui redazione obbligatoria sia per le regioni che per il Ministero, tenuto ad esercitare i poteri sostitutivi in caso di inerzia delle Regioni. D.P.R. n. 203, 24 maggio 1988 - Attuazione delle direttive CEE nn. 80/779, 82/884 e 85/203 concernenti norma in materia di qualit dellaria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dellart. 15 della L. 16 aprile 1987, n. 183); L. n. 183, 18 maggio 1989 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo. La legge ha lo scopo di assicurare la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione e la gestione del patrimonio idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale, la tutela degli aspetti ambientali ad essi compresi (art.1 comma1). Per ottenere questi risultati, si avvale del Piano di Bacino, strumento conoscitivo normativo e tecnico operativo, mediante il quale sono pianificate e programmate le azioni e le norme duso finalizzate alla conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e la diretta utilizzazione delle acque sulla base delle caratteristiche fisiche ed ambientali del territorio interessato (art. 17, comma 1). Allart. 12 la Legge 138 istituisce le Autorit di bacino per i bacini idrografici di rilievo nazionale; allart. 14 sono individuati i bacini di rilevo nazionale. Larea in oggetto rientra nel bacino di rilievo nazionale del Po che si estende su otto regioni e raccoglie le acque del territorio che va dal Monviso al delta ed sotto la competenza dellAutorit del bacino del fiume Po. Legge n. 394, 6 dicembre 1991: Legge Quadro sulle aree protette. Detta i principi fondamentali per listituzione e la gestione delle aree naturali protette, al fine di garantire e promuovere la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale (art.1). Legge n.447, 26 ottobre 1995: legge quadro sullinquinamento acustico. La presente legge stabilisce i principi fondamentali in materia di tutela dellambiente esterno dallinquinamento acustico. Secondo lart. 3, lo Stato deve adottare Piani pluriennali per il contenimento delle emissioni sonore prodotte per lo svolgimento dei servizi pubblici quali autostrade e strade. Le regioni, secondo lart. 4, devono definire con legge i criteri in base ai quali i comuni procedono alla classificazione del proprio territorio nelle zone previste dalle vigenti disposizioni pere lapplicazione dei valori di qualit; inoltre, le regioni hanno lobbligo di predisporre un Piano Regionale Triennale di Intervento per la bonifica dellinquinamento acustico. Inoltre lart. 8 stabilisce che i progetti sottoposti a valutazione di impatto ambientale devono essere redatti in conformit alla tutela delle popolazioni interessate; i competenti soggetti titolari dei progetti devono predisporre una documentazione di impatto acustico relativa alla realizzazione di strade extraurbane principali, con una previsione del clima acustico nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e di riposo, nei parchi pubblici, nei nuovi insediamenti residenziali prossimi alle opere. D.P.R n. 357, 8 settembre 1997 - Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonch della flora e della fauna selvatiche;

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D.Lgs. n112 del 31 marzo 1998 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello stato alle regioni ed enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n 59; Legge n.267 del 3 agosto 1998 Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico; Legge n.426 del 9 dicembre 1998 - Nuovi interventi in campo ambientale G.U. n. 291 del 14 dicembre 1998. D.P.C.M. 31 marzo 1999 - Approvazione del nuovo modello unico di dichiarazione ambientale per l'anno 1999. Suppl. alla G.U. n. 86 del 14 aprile 1999. D.Lgs. n. 490 del 29/10/1999 Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'art. 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352; D. Lgs. n. 42, 22 gennaio 2004 - "Codice dei beni culturali e del paesaggio. I vincoli paesaggistici allo stato della legislazione nazionale sono disciplinati dal Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, Codice dei beni Culturali e del Paesaggio (il quale allart.2, innovando rispetto alle precedenti normative, ha ricompreso il paesaggio nel Patrimonio culturale nazionale), modificato con D. Lgs. 24 marzo 2006, n. 157. Il Codice ha seguito nel tempo lemanazione del D. Lgs. n. 490/1999, il quale era meramente compilativo delle disposizioni contenute nella L.N. 1497/1939, nel D.M. 21.9.1984 (decreto Galasso) e nella L.n. 431/1985 (Legge Galasso), norme sostanzialmente differenti nei presupposti. La legge n. 1497/1939 (sulla Protezione delle bellezze naturali e panoramiche) si riferiva a situazioni paesaggistiche di eccellenza, peculiari nel territorio interessato per panoramicit, visuali particolari, belvederi, assetto vegetazionale, assetto costiero. Tali particolarit paesaggistiche per loro natura non costituivano una percentuale prevalente sul territorio e le situazioni da tutelare erano soltanto quelle individuate dai provvedimenti impositivi del vincolo paesaggistico. A ci sono seguiti provvedimenti statali che hanno incrementato in misura significativa la percentuale di territorio soggetta a tutela: il D.M. 21.9.1984 e la L.N. 431/1985. In particolare, dal D.M. 21.9.1984 conseguita lemanazione dei Decreti 24.4.1985 (c.d. Galassini), i quali hanno interessato ampie parti del territorio, versanti, complessi paesaggistici particolari, vallate, ambiti fluviali. Ancora, la L.N. 431/1985 ha assoggettato a tutela ope legis categorie di beni (fascia costiera, fascia fluviale, aree boscate, quote appenniniche ed alpine, aree di interesse archeologico, ed altro), tutelate a prescindere dalla loro ubicazione sul territorio e da precedenti valutazioni di interesse paesaggistico. Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ha inteso comprendere lintero patrimonio paesaggistico nazionale derivante dalle precedenti normative allora vigenti e ancora di attualit nelle specificit di ciascuna. Le disposizioni del Codice che regolamentano i vincoli paesaggistici sono lart. 136 e lart. 142: lart. 136 individua gli immobili e le aree di notevole interesse pubblico da assoggettare a vincolo paesaggistico con apposito provvedimento amministrativo (lett. a) e b) cose immobili, ville e giardini, parchi, ecc., c.d. bellezze individue, nonch lett. c) e d) complessi di cose immobili, bellezze panoramiche, ecc., c.d. bellezze dinsieme); lart. 142 individua le aree tutelate per legge ed aventi interesse paesaggistico di per s, quali territori costieri marini e

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lacustri, fiumi e corsi dacqua, parchi e riserve naturali, territori coperti da boschi e foreste, rilievi alpini e appenninici. In particolare il Decreto recita: Fino all'approvazione del piano paesaggistico ai sensi dell'articolo 156, sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo per il loro interesse paesaggistico: i territori costieri compresi in una fascia della profondit di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondit di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; i ghiacciai e i circhi glaciali; i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonch i territori di protezione esterna dei parchi; i territori coperti da foreste e da boschi, ancorch percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; le aree assegnate alle universit agrarie e le zone gravate da usi civici; le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; i vulcani; le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice. D.Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 - pubblicato sulla G.U. n. 88 del 14 aprile 2006 Norme in materia ambientale. Rete Natura 2000 - La Rete Natura 2000 comprende i siti proposti e designati dalla Regione Piemonte con il Ministero dellAmbiente secondo le seguenti norme: Direttiva Uccelli 79/409/CEE, Direttiva del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la salvaguardia degli uccelli selvatici, e Direttiva Habitat 92/43/CEE, Direttiva del Consiglio del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. La tutela dei Siti della Rete Natura 2000 obbligatoria per legge ai sensi della legislazione vigente (DPR 357/97 e DPR 120/2003); la normativa infatti stabilisce che la pianificazione e la programmazione territoriale devono tenere conto della valenza naturalistico-ambientale di SIC e ZPS e che ogni piano o progetto, interno o esterno ai siti, che possa in qualche modo influire sulla conservazione degli habitat o delle specie per la tutela dei quali sono stati individuati, sottoposto ad un'opportuna valutazione dell'incidenza che pu avere sui siti interessati.

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2.1.3 Normativa comunale e relativi piani di settore


2.1.3.1 Legislazione inerente le acque superficiali D.Lgs. 11 maggio 1999 n. 152, rivisto ed integrato con il decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 258 Queste leggi introducono molti aspetti innovativi, tra i quali la definizione di due obiettivi di qualit per i corpi idrici che sono: obiettivo di qualit ambientale, attribuito ai corpi idrici significativi in funzione della capacit di autodepurazione e di mantenimento degli ecosistemi ampi e diversificati; destinazione specifica. L obiettivo di qualit per specifica destinazione individua lo stato dei corpi idrici idoneo a particolari funzioni o destinazioni duso per determinati corpi idrici. Lo stato di qualit ambientale dei corsi dacqua superficiali definito sulla base dello stato ecologico e dello stato chimico, dove per stato ecologico la legge definisce lespressione della complessit degli ecosistemi acquatici, e della natura fisica e chimica delle acque e dei sedimenti, delle caratteristiche del flusso idrico e della struttura fisica del corpo idrico, considerando comunque prioritario lo stato degli elementi biotici dellecosistema. A tale scopo si svolgono determinazioni sulla matrice acquosa e sul biota. Tale determinazioni comprendono parametri definiti macrodescrittori attraverso i quali viene individuato il L.I.M. (Livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori). Limpatto antropico sulle comunit bentoniche dei corsi dacqua viene valutato attraverso lIndice Biotico Esteso (I.B.E.), considerando il valore medio del periodo di misura per la classificazione. Confrontando questo valore con il L.I.M. ed attribuendo alla stazione in esame il risultato peggiore delle due valutazioni si ottiene lo stato ecologico, come mostrato nella tabella seguente, dove la classe 1 la pi pulita e la classe 5 la maggiormente inquinata. La normativa prevedeva inoltre che entro il 30 aprile 2003 le regioni attribuissero ad ogni tratto dei corpi idrici superficiali, ritenuti significativi, lo stato di qualit ambientale corrispondente ad una delle cinque classi di qualit, riassumibili inelevato, buono, sufficiente, scadente, pessimo e questo stato gi fatto dalla regione Marche. Entro il 31 dicembre 2008, poi, ogni tratto sarebbe dovuto rientrare almeno nella classe sufficiente, ed entro il 31 dicembre 2016 deve raggiungere o mantenere lo stato ambientale buono e mantenere, ove gi esistente, lo stato di qualit ambientale elevato. Tra gli obiettivi di qualit per la specifica destinazione rientrano le acque dolci che richiedono protezione e miglioramento per essere idonee alla vita dei pesci salmonicoli e ciprinicoli. La legge riporta un elenco di parametri chimici con le relative concentrazioni che devono essere rispettate affinch ogni tratto dei corsi dacqua possa essere definito: idoneo alla vita dei pesci salmonicoli; idoneo alla vita dei pesci ciprinicoli; non idoneo alla vita dei pesci.

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2.1.3.2 La Legislazione sulla qualit delle acque sotterranee D.Lgs. 11 maggio 1999 n. 152. Le acque sotterranee sono tutelate dal Piano di Tutela delle acque sotterranee e i parametri di legge sono esplicitati nellAllegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06.

2.1.3.3 Qualit dellaria e inquinamento Atmosferico Direttiva Quadro 96/62/CE recepita con D.Lgs. 351/99. Tale direttiva sinteticamente individua i seguenti principi: stabilire gli obiettivi per la qualit dell'aria ambiente al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti dannosi per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso valutare la qualit dell'aria ambiente sul territorio regionale (e quindi nazionale) in base a criteri e metodi comuni fornire la base dati conoscitiva al processo regionale di gestione della qualit dell'aria ambiente mantenere la qualit dell'aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi disporre di informazioni adeguate sulla qualit dell'aria ambiente e far s che siano rese pubbliche, con particolare riferimento al superamento delle soglie di allarme Il D.Lgs. 351/99 definisce il valore limite, il valore obiettivo, la soglia di allarme, il margine di tolleranza, la soglia di valutazione superiore e la soglia di valutazione inferiore, i cui valori per ogni inquinante sono stati fissati dal DM 60/025. L'emanazione del Decreto Ministeriale 2 aprile 2002, n.60 di recepimento delle Direttive Europee 1999/30/CE e 2000/69/CE, concernenti i valori limite dei principali inquinanti atmosferici (monossido di carbonio, biossido di azoto, ossidi di azoto, biossido di zolfo, particolato, piombo e benzene), ha sostanzialmente modificato il quadro normativo introducendo nuovi valori limite per la protezione della salute umana e per la protezione

Il processo di valutazione della qualit dell'aria ambiente secondo il D.Lgs. 351/99, indirizzato e finalizzato alla gestione dell'ambiente atmosferico con l'obiettivo di tutela e risanamento in un ottica di sviluppo sostenibile. La misura e quindi la conoscenza dei livelli di concentrazione degli inquinanti dell'aria deve essere condotta con efficienza, efficacia ed economicit. L'allegato X del DM 60/02 prevede una combinazione di tecniche per la valutazione della qualit dell'aria ambiente con livelli crescenti d'incertezza. Oltre alle misurazioni in continuo con stazioni fisse, sono previste misurazioni indicative, l'impiego di modelli di diffusione e stime oggettive. Appare quindi indubbio che sia in atto una evoluzione a livello di strumenti e metodi per conoscere e valutare lo stato dell'ambiente atmosferico. Ci richiede innanzitutto un progetto di armonizzazione e sviluppo delle reti di rilevamento con stazioni fisse in modo da assicurare la rappresentativit e la qualit dei dati, insieme al rispetto delle esigenze di economia. Quest'ultima esigenza conduce alla limitazione del numero di stazioni fisse non finalizzate ed indirizza verso l'impiego di metodi di misura indicativi quali: uso del laboratorio mobile per la valutazione di aree di massima concentrazione; uso della tecnica di campionamento diffusivo. Quando vi l'obbligatoriet della misurazione delle sostanze inquinanti questa deve essere compiuta in siti fissi in maniera continua o per campionamento casuale. Unica condizione che il numero delle misurazioni deve essere sufficiente a determinare in modo significativo i livelli esistenti (raccolta minima di dati del 90%).

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della vegetazione. Con l'entrata in vigore dei nuovi limiti di cui al DM 60/02 i corrispondenti valori stabiliti dall'ordinamento nazionale sono abrogatii6. Il D.M. 60/02 non solo definisce nuovi valori di riferimento per i vari inquinanti, ma prevede l'individuazione delle aree di territorio che presentano il mancato rispetto dei limiti e la definizione di piani finalizzati a ricondurre i livelli di inquinamento atmosferico entro i limiti fissati. La tecnica di monitoraggio pi importante individuata dal DM 60/02 sono le Reti di Rilevamento della Qualit dell'Aria (RRQA). Inoltre riveste un ruolo di notevole importanza lo scambio di informazioni fra gli enti che a diverso livello si occupano di qualit dell'aria e soprattutto la comunicazione delle informazioni al pubblico. inoltre stata emanata la Direttiva 2002/03/CE del 12 febbraio 2002 riguardante l'ozono che deve essere recepita. La Direttiva introduce la soglia di informazione e la soglia di allarme e soprattutto il valore obiettivo per la protezione della vegetazione AOT 40. D.Lgs. 4 agosto 1999, n. 372 (IPPC) Attuazione della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento Decreto Ministeriale 25 agosto 2000 Aggiornamento dei metodi di campionamento, analisi e valutazione degli inquinanti, ai sensi del DPR 24 maggio 1988 n. 203. Direttiva 2001/80/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 ottobre 2001 Limitazione delle emissioni nell'atmosfera di taluni inquinanti originati dai grandi impianti di combustione Direttiva 2001/81/CE del Consiglio del 23 ottobre 2001 Limiti nazionali di emissione di alcuni inquinanti atmosferici D.P.C.M. 08/03/2002 Disciplina delle caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell'inquinamento atmosferico, nonch delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione. D.P.C.M. 20.06.2002 Modifica dell'allegato I del DPCM 08.03.2002 D.M. n. 44 del 16.01.2004 Recepimento della direttiva 1999/13/CE relativa alla limitazione delle emissioni di composti organici volatili di talune attivit industriali, ai sensi dell'art.3, comma 2, del D.P.R. 24.05.1988, n. 203

La Normativa Regione Marche la seguente: - Circolare n. 6 del 11 aprile 1989. Nuove procedure relative agli adempimenti amministrativi e alle attivit di controllo dell'inquinamento atmosferico previsti dal DPR 203/88. - Deliberazione n.3913 VP/AMB del 24 ottobre 1994 Determinazione del criterio generale di valutazione per nuovi impianti, modifiche sostanziali e trasferimenti di impianti, ai fini dell'istruttoria e dell'autorizzazione ai sensi del DPR n. 203/88. - Deliberazione n. 3753 VP/AMB del 10 ottobre 1994. Determinazioni in materia di inquinamento atmosferico prodotto dagli impianti industriali: autorizzazioni generali: settore autocarrozzeria, settore calzaturiero e pellettiero, settore produzione mobili e altri oggetti in legno, settore verniciatura legno. - Delibera 840 del 07 aprile 1997, D.P.R. 203/88, D.P.C.M. 21/07/1989, D.P.R. 25/07/1991 Disposizioni in materia di attivit di inquinamento atmosferico poco significativo e ridotto. Annullamento D.G.R. n 5149/91 e D.G.R. 3491/91.
6

I vecchi limiti sopravvivono solo fino al termine di conseguimento di nuovi limiti, ma non sono pi motivo di intervento di pianificazione, n di informazione al pubblico.

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Deliberazione della G.R. n.1458 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per attivit a ridotto inquinamento atmosferico: saldature di oggetti e superfici metalliche. Deliberazione della G.R. n.1460 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attivit a ridotto inquinamento atmosferico: utilizzazioni di mastici e colle con consumo di sostanze collanti non superiori a 100 Kg/giorno, in settori diversi da quello calzaturiero e pellettiero. Deliberazione della G.R. n.1461 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attivit di: pulizia di superfici con consumo di solventi non superiore a 10 Kg/giorno e lavaggio in macchine a circuito chiuso. Deliberazione della G.R. n.1462 ME/AMB del 22 giugno 1998 Autorizzazioni generali per l'attivit a ridotto inquinamento atmosferico: verniciatura di oggetti vari (non in legno) con l'utilizzo di prodotti vernicianti pronti all'uso non superiore a 50 Kg/giorno. Legge Regionale 25 maggio 1999 n. 12 Conferimento alle Province delle funzioni amministrative in materia di inquinamento atmosferico. Deliberazione della G.R. n.1779 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: anodizzazione, galvanotecnica, fosfatazione di superfici metalliche con consumo di prodotti chimici non superiore a 100 Kg/giorno. Deliberazione della G.R. n. 1780 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: tempra di metalli. Deliberazione della G.R. n.1781 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: taglio di manufatti metallici. Deliberazione della G.R. n.1782 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: trattamento meccanico di pulizia superficiale dei metalli. Deliberazione della G.R. n.1783 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: elettroerosione. Deliberazione della G.R. n.1784 ME/AMB del 12 luglio 1999 Autorizzazione generale per l'attivit di: finitura di superfici metalliche e altre lavorazioni meccaniche. Deliberazione del Consiglio Regionale n. 36 del 30 maggio 2001 Approvazione del Piano Regionale di Tutela e Risanamento della qualit dell'aria ai sensi del DPR 203/88.

2.1.3.4 Clima ed inquinamento acustica Legge Quadro n. 447/95 Il quadro normativo sull'inquinamento acustico stato organicamente sviluppato con l'emanazione della Legge Quadro e con l'emanazione dei principali decreti applicativi, di cui ultimo in ordine di tempo (marzo 2004) il DPR n. 142 sulle infrastrutture stradali. La normativa stabilisce sia i descrittori acustici da utilizzare, sia le modalit di misura, sia i valori numerici assegnati ai vari limiti (limiti di emissione, di immissione, valori di attenzione e di qualit), che risultano diversi e sono determinati in funzione della tipologia della sorgente, del periodo della giornata (diurno o notturno), della destinazione d'uso della specifica zona del territorio comunale, determinata e riconosciuta nell'ambito della classificazione acustica. Il principale descrittore

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utilizzato di tipo energetico ed costituito dal "Livello continuo equivalente ponderato A nel periodo di riferimento"7. Decreto Legislativo n. 194 Recepimento ed attuazione della Direttiva Europea n. 49 del 2002 relativa alla determinazione ed alla gestione del rumore ambientale. Il decreto prevede sostanziali cambiamenti in termini di descrittori e di metodologie di rilevamento, per cui risulter necessaria l'emanazione di nuovi decreti al fine di adeguare ed armonizzare la normativa attualmente vigente.

2.1.3.5 Inquinamento elettromagnetico La normativa attualmente in vigore in Italia e nella Regione Marche costituita da: - Legge n. 36 del 22/02/01 dal titolo "Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici", entrata in vigore il 22/03/01. La legge, basandosi su un approccio di tipo precauzionale e cautelativo, introduce a fianco dei limiti di esposizione, che non devono mai essere superati e che tutelano dagli effetti acuti, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualit8. - Legge Regionale n. 25 del 13/11/01 dal titolo "Disciplina regionale in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione". La legge stata emanata in attuazione dei principi della Legge quadro n. 36/2001 (art. 8) e del D.M. 381/98 (artt. 4 e 5) e regolamenta a livello regionale linstallazione di nuovi impianti di teleradiocomunicazione nonch la modifica di impianti preesistenti. - Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 08/07/03 dal titolo "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz", emanato in attuazione dellart. 4 della Legge n. 36/2001 e
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Per le infrastrutture dei trasporti sono state previste delle fasce territoriali di pertinenza, diverse per infrastrutture aeroportuali, ferroviarie e stradali, e per queste ultime differenziate in funzione della tipologia della strada. All'interno di tali fasce non si applicano, nei confronti della rumorosit prodotta dall'infrastruttura stessa, i limiti di emissione e di immissione previsti per tutte le altre tipologie di sorgenti, bens quelli definiti dagli specifici decreti. Pertanto, all'interno delle fasce di pertinenza vale un doppio regime di limiti, valido ognuno separatamente: il primo legato alla classificazione acustica applicabile a tutte le sorgenti di rumore ad esclusione delle infrastrutture dei trasporti, il secondo relativo alla sola rumorosit dell'infrastruttura. Di conseguenza, in questi casi il misurato non pu essere confrontato direttamente con i limiti previsti dalla classificazione acustica, ma necessario scorporare dai valori rilevati i contributi dovuti alle infrastrutture stradali e/o ferroviarie. I valori di attenzione vengono introdotti come misura di cautela, ai fini della protezione da possibili effetti a lungo termine, e devono essere applicati negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate. Gli obiettivi di qualit vengono introdotti ai fini della progressiva minimizzazione dellesposizione, intervenendo su caratteristiche tecniche, modalit di funzionamento e criteri di localizzazione delle sorgenti stesse, mediante lutilizzo delle migliori tecnologie ed in modo da produrre i livelli di campo pi bassi possibili.

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pubblicato sulla G.U. n. 199 del 28/08/03. Il DPCM 08/07/03, per quanto riguarda gli impianti di teleradiocomunicazione, stabilisce i valori numerici per i limiti di esposizione, art. 3 comma 1, i valori di attenzione, art. 3 comma 2 e gli obiettivi di qualit, art. 4 commi 1 e 2. I valori di attenzione si applicano allinterno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere e loro pertinenze esterne che siano fruibili come ambienti abitativi, quali balconi terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari. Gli obiettivi di qualit si applicano invece allaperto nelle aree intensamente frequentate, dove per aree intensamente frequentate si intendono anche superfici edificate ovvero attrezzate permanentemente per il soddisfacimento di bisogni sociali, sanitari e ricreativi. La legge stabilisce i valori numerici per i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualit per quanto riguarda gli elettrodotti. I valori di attenzione si applicano a titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine nelle aree gioco per linfanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere (art. 3, comma 2 del suddetto DPCM). Gli obiettivi di qualit si applicano invece nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per linfanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimit di linee ed installazioni elettriche gi presenti nel territorio (art. 4, comma 1 del suddetto DPCM). Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 08/07/2003 dal titolo "Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50Hz) generati dagli elettrodotti", emanato in attuazione dellart. 4 della Legge n. 36/2001 e pubblicato sulla G.U. n. 200 del 29/08/2003.

2.1.4 Verifica degli standard urbanistici La verifica degli standard (riportata in Allegato 1 del Piano Urbanistico Attuativo) stata effettuata nel rispetto delle previsioni del PRG e del vigente Regolamento Edilizio Comunale considerando nel loro complesso i quattro stralci convenzionati, indicati al punto 2 della presente unitamente al 4 lotto 2 parte come individuato dalla delibera di Consiglio Comunale n. 72 del 30/11/2010. Il quantitativo minimo degli standard urbanistici stato effettuato con riferimento alle norme di Standard per insediamenti produttivi (artt. 12, 30, 41, 42 NTA PRG, art. 62 REC, art. 5 DM 1444/1968) Il Piano Urbanistico Attuativo individua e delimita la dotazione di aree pubbliche da destinare a standard urbanistici nella misura minima di seguito indicata: aree pubbliche da destinare a parcheggi e/o verde (escluse le sedi viarie): minimo 10% delle superficie fondiaria (SF) (secondo art. 12 N.T.A. P.R.G.); aree da destinare a parcheggi pubblici: minimo 5% delle superficie utile lorda (SUL) (artt. 41 e 42 N.T.A. P.R.G.); standard per insediamenti commerciali e direzionali (artt. 13, 30 NTA PRG, art. 62 REC, art. 5 DM 1444/1968)

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Il Piano Urbanistico Attuativo fissa i criteri per la definizione e delimitazione degli standard urbanistici relativi agli insediamenti commerciali e direzionali secondo le prescrizioni dell Art. 17.Standards urbanistici per tipi commerciali e/o direzionali delle NTA. In aggiunta agli standard del precedente punto il Piano Urbanistico Attuativo prevede che dovranno essere reperiti: aree pubbliche da destinare a parcheggi e/o verde (escluse le sedi viarie): minimo 80% delle superficie utile lorda (SUL); aree pubbliche da destinare a parcheggi (escluse le sedi viarie): minimo 40% delle superficie utile lorda (SUL) I parametri oggetto di verifica sono individuati con specifico riferimento a previsioni di legge e di PRG; le verifiche condotte sono riportate nelle tabelle degli Allegati A e B della relazione tecnica del Piano Urbanistico Attuativo. Gli indici ed i parametri edilizi ed urbanistici sono definiti dallart. 13 del Regolamento Edilizio Comunale.

2.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali diretti
Il riconoscimento degli impatti potenziali avviene tramite luso di matrice e di cartografie. Ogni progetto ha degli effetti unici sullambiente, a seconda della sua costruzione, modalit di funzionamento, durata e ubicazione. Questi effetti possono essere locali (p.es. rimozione immediata della vegetazione) oppure ripercuotersi allesterno del sito (p.es. con un incremento della concentrazione di elementi nutritivi che provoca leutrofizzazione). Esistono dei metodi comuni per classificare gli effetti; questi sincentrano sulla natura dellincidenza e la sua significativit probabile. Gli studi di base o di riferimento (baseline studies) definiscono lo stato dellambiente nellarea del progetto prima della sua realizzazione. Essi costituiscono il fondamento della valutazione e richiedono la consultazione di specialisti gi alle prime fasi della proposta di pianificazione. Oltre a fornire le proprie conoscenze, gli specialisti devono comprendere anche le esigenze del proponente del progetto e dellorganismo di valutazione. Tutte le parti coinvolte devono concordare uno schema di massima per la formulazione degli studi e attenersi ad esso. La via che porta al successo passa attraverso consultazioni soddisfacenti e risorse adeguate. Il riconoscimento degli impatti potenziali presentato in tabella 2.1. Per ogni componente ambientale linterazione con il progetto/attivit individua un cambiamento. Questo cambiamento se significativo impatto. Sono considerati i nuovi insediamenti nella loro fase di cantiere (costruzione) e le attivit che avverranno durante la fase di esercizio (funzionamento, mantenimento dellimpianto ed uso delle risorse), in tabella 2.1. Gli aspetti ambientali sono diretti quando lorganizzazione ha il pieno controllo su di essi. La caratteristica generale degli aspetti ambientali indiretti che il controllo esercitabile su di essi ripartito in varia misura maggiore o minore tra lorganizzazione ed altre controparti.

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Tabella 2.1: Impatti e loro definizione, modificato da US Economic Development Administration, 1973, in Canter, 1996.

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Sulla base degli aspetti ambientali identificati sono state effettuate una

campagna di monitoraggio (come descritta nel punto 2.2.1), comprendente tutte le matrici ambientali, una analisi degli ecosistemi e del paesaggio ed infine una sintesi tramite indicatori sintetici, calcolati sulla base di dati rilevati e di letteratura. 2.2.1 Ambiente: misure e metodi
Entropia Snc ha coordinato la campagna di rilievi che stata effettuata tramite analisi chimiche e fisiche dal Gruppo CSA s.p.a. di Rimini e rilievi naturalistici e paesaggistici da Entropia Snc. stata effettuata dal Gruppo CSA s.p.a. una campagna di rilievi e monitoraggi in sito finalizzata alla valutazione dello stato di qualit dellambiente onde valutarne la capacit di carico: qualit dellaria e caratterizzazione meteoclimatica (ATM), terreno (SUO), clima acustico (RUMA, RUMB, RUMC, RUMD, RUME, RUMF) e campi elettromagnetici. Nella figura 2.1a viene fornito un inquadramento dellarea in oggetto tramite uno stralcio tratto dalla planimetria di progetto con lubicazione dei punti di misura. Nella figura 2.1b viene riportato lo stralcio, tratto dal piano di zonizzazione acustica comunale, che fa riferimento allarea in questione. Durante la prima fase di attivit stato eseguito un sopralluogo esplorativo dellarea da monitorare. In seguito sono stati individuati i punti riportati in Tabella 2.2a e sono state pianificate le attivit di monitoraggio e la relativa tempistica. Lindagine stata svolta predisponendo un laboratorio mobile dotato di tutta la strumentazione idonea al controllo di dati meteo, della concentrazione degli inquinanti (NO, NO2, NOx, CO, SO2, O3, Benzene, Nichel, Cadmio, Piombo, Mercurio) e della concentrazione di polveri presenti nellaria (polveri con dimensioni inferiori ai 10 m PM10 e polveri con dimensioni inferiori ai 2,5 m PM2,5). Per la valutazione della qualit dellaria stato realizzato un monitoraggio per 4 giorni nel periodo 26-29/10/2010. Inoltre si provveduto a campionare i terreni (02/11/2010) e lambiente acustico (25-26/10/2010). Tutte le misurazioni sono state condotte dal personale tecnico del Gruppo CSA S.p.A.. Per quanto riguarda la misura dei campi elettromagnetici, considerata limpossibilit di determinare lentit del campo magnetico tramite misurazione diretta, in quanto la linea elettrica ad alta tensione che attraversa larea di progetto risulta attualmente fuori servizio, si proceduto a richiedere formalmente a Terna S.p.A. le informazioni tecniche necessarie per la simulazione dal CEM.

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Figura. 2.1a: Stralcio, tratto dalla planimetria di progetto, con ubicazione dei punti di misura (in rosso). In blu evidenziata larea monitorata Zipa.

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Figura. 2.1b: Stralcio tratto dal piano di zonizzazione acustica comunale di Ostra. Larea interessata dal monitoraggio stata circoscritta in blu.

Tabella 2.2a: punti di monitoraggio

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2.2.2 Stato dei geosistemi: suolo e sottosuolo


Sono stati analizzati gli inquinanti nei suoli. Nel punto di monitoraggio scelto, giudicato rappresentativo dellarea di indagine, stato campionato il terreno alle profondit di 30 cm, 60 cm e 90 cm. Le determinazioni analitiche hanno riguardato i composti inorganici, i composti organici aromatici, gli idrocarburi policiclici aromatici, i composti alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, i composti alifatici alogenati cancerogeni e gli idrocarburi leggeri (C<12) e gli idrocarburi pesanti (C>12). I Cromo esavalente, Selenio, Tallio e Cianuri, composti organici aromatici, idrocarburi policiclici aromatici, composti alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, composti alifatici alogenati cancerogeni, idrocarburi leggeri (C<12) e idrocarburi pesanti (C>12) sono risultati inferiori ai rispettivi limiti di rilevabilit in tutti i campioni. Per quanto riguarda le concentrazioni dei composti inorganici si osservano valori omogenei fra tutti i terreni campionati alle profondit di 30 cm e 90 cm. Al fine di fornire una valutazione qualitativa dello stato di contaminazione dei suoli si proceduto con un confronto con le concentrazioni limite accettabili per le sostanze presenti nel suolo e nel sottosuolo di siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale e a destinazione duso commerciale e industriale previsti dal Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale. I valori dei parametri determinati sono sempre abbondantemente inferiori ai limiti pi restrittivi fissati dal D.Lgs. 152/06, ad eccezione dello Stagno, lievemente superiore al limite 1 mg/kg s.s., fissato per i siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale, in tutti 3 i campioni di terreno (tabella 2.2b). Si ritiene comunque che le concentrazioni di Stagno rilevate in tutti i campioni analizzati siano probabilmente ascrivibili a fondo naturale in quanto il tenore elementare, in suoli e litotipi di origine sedimentaria, risulta essere al di sopra del limite stabilito dalla normativa vigente (Camici, 2002). I valori dei parametri determinati per i terreni sono sempre abbondantemente inferiori ai limiti accettabili per le sostanze presenti nel suolo e nel sottosuolo di siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale e a destinazione duso commerciale e industriale previsti dal Decreto Legislativo del 3 aprile 2006. n. 152 Norme in materia ambientale, ad eccezione dello Stagno, lievemente superiore al limite 1 mg/kg s.s., fissato per i siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale, in tutti 3 i campioni di terreno. Si ritiene tuttavia, come documentato anche dalla letteratura di settore, che le concentrazioni di Stagno rilevate in tutti i campioni analizzati siano probabilmente ascrivibili a fondo naturale in quanto il tenore elementare dellelemento, in suoli e litotipi di origine sedimentaria, risulta essere al di sopra del limite stabilito dalla normativa vigente.

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Tabella 2.2b: Risultati analitici dei suoli e limiti fissati dal D.Lgs. 152/06 All. 5 Tab.1.

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2.2.3 Atmosfera e qualit dellaria


In base alle attivit effettuate nel sito in oggetto sono stati monitorati i parametri riassunti nella Tabella 2.3 oltre a temperatura dellaria, umidit relativa, precipitazioni atmosferiche, radiazione solare netta, radiazione solare globale, pressione atmosferica, velocit del vento, direzione del vento. Come normativa di riferimento sono stati utilizzati il D.Lgs. 13 agosto 2010 n 155 - che recepisce la direttiva 2008/50/Ce e sostituisce le disposizioni di attuazione della direttiva 2004/107/CE, istituendo un quadro normativo unitario in materia di valutazione e di gestione della qualit dellaria ambiente - e il D.P.R. 322 del 15/04/1971, in quanto unico riferimento normativo per lacido solfidrico.

Tabella 2.3: elenco dei parametri atmosferici monitorati

Tabella 2.4: Valori di riferimento per il solfuro di idrogeno riportati nel DPR n. 322 del 15/04/1971.

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Tabella 2.5: Valori obiettivo e obiettivi a lungo termine per lozono e soglie dinformazione e dallarme

La Temperatura rilevata dalle analisi di monitoraggio varia da 1C a 18C, la pressione barometrica compresa fra 1007 a 1023 mbar e la percentuale di umidit varia da un minimo di 36% a un massimo di 98%. La radiazione solare globale e netta hanno raggiunto rispettivamente un massimo di 443 w/m e di 360 w/m il giorno 27/10 alle ore 13:00. Le precipitazioni sono risultate assenti. La direzione di provenienza prevalente ENE, gli episodi di massima velocit del vento si sono registrati il 27/10/2010 alle ore 13 (6.1 m/s, vento moderato, secondo la scala anemometrica di Beaufort). Per una valutazione qualitativa della qualit dellaria sono state confrontate le concentrazioni minime e massime degli inquinanti gassosi Tabella 2.6: con gli standard fissati dalle normative vigenti (D.Lgs 155/10, D.Lgs 183/04 e DPR 322/71). Per quanto riguarda NO2 e CO non sono mai stati superati i valori limite previsti dal D.Lgs 155 del 13/08/2010 per la protezione della salute umana (rispettivamente valori orari di 200 g m-3 e media massima giornaliera su 8 ore di 10 mg m-3). I valori massimi raggiunti sono 96.0 g m-3 (NO2) e 0.8 mg m-3 (CO), come si osserva in Figura. 2.2. Le concentrazioni di SO2 raggiungono il valore di 6.0 g Nm-3 (notevolmente inferiore al valore orario di 350 g m-3 previsto dal D.Lgs 155 del 13/08/2010). La concentrazione pi elevata di O3 (81 g Nm-3) stata misurata il 27/10 alle ore 16.00 e risulta al di sotto della soglia di informazione per lO3 prevista dal D.Lgs. 155/10 (180 g m-3). Per quanto riguarda i dati giornalieri in Tabella 2.8 i valori rilevati sono piuttosto omogenei e bassi durante lintero periodo monitorato. Le Polveri PM10 e PM2,5 hanno concentrazioni comprese rispettivamente fra 8 e 23 g/m3 e fra 4 e 17 g/m3. Il Piombo ha valori compresi fra <0.004 g/m3 e 0.014 g/m3 e il Cadmio fra <0.1 g/m3 e 0.5 g/m3. Nichel, Mercurio e Benzene sono sempre inferiori ai rispettivi limiti di rilevabilit. Dal confronto con la normativa vigente non si evidenzia alcun superamento. Dai rilievi eseguiti si evince che le concentrazioni degli inquinanti gassosi sono tutte risultate inferiori agli standard fissati dalle normative vigenti. La qualit dell'aria stata precedentemente valutata da ARPAM effettuata con lausilio del Laboratorio Mobile della Provincia di Ancona, e finalizzata alla valutazione della qualit dellaria presso la zona industriale ZIPA situata in frazione Casine del Comune di Ostra. Il Laboratorio Mobile stato utilizzato come stazione fissa per un periodo di 60 giorni nei mesi di luglio settembre 2008 . La valutazione della qualit dellaria stata condotta attraverso gli analizzatori automatici del Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico. I parametri chimici monitorati per definire la qualit dellaria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo stato determinato nel particolato PM10.

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Tra i parametri monitorati nellindagine, il DM 60/02, di recepimento della Direttiva 1999/30/CE e 2000/69/CE, stabilisce il valore limite di qualit dellaria per i seguenti inquinanti: biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, PM10 e piombo. Per il PM2.5 si fatto riferimento alla Direttiva 2008/50/CE. Per lozono a protezione della salute umana si fatto riferimento al DLgs 183/04 che stabilisce una soglia di informazione ed una soglia di allarme su base oraria ed un valore bersaglio sulla media mobile di otto ore. Le considerazioni sopraesposte riguardano i parametri come, biossido di zolfo, biossido di azoto, monossido di carbonio, ozono e PM10 che sono confrontabili in modo diretto. Per tali inquinanti possibile effettuare una valutazione della qualit dellaria anche su breve periodo, in quanto la normativa prevede oltre al rispetto dei valori limiti annuali per la protezione della salute umana come per il biossido di azoto, PM10, PM2,5, benzene e piombo, anche limiti orari per biossido di azoto, biossido di zolfo e ozono, media mobile su otto ore per monossido di carbonio e ozono e giornalieri per il biossido di zolfo e PM10. Durante il periodo di indagine tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. Anche se evidenziabile che le continue interruzioni di corrente hanno fornito una raccolta dati non soddisfacente per una rigorosa valutazione statistica.

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Tabella 2.6: Valori limite e livelli critici nel D.Lgs 155 del 13/08/2010

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Figura. 2.2: andamento dei parametri meteo climatici (medie orarie)

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Figura. 2.3: Concentrazione degli inquinanti gassosi

Tabella 2.7. Statistica descrittiva delle concentrazioni orarie e confronto con i limiti normativi vigenti.

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Tabella 2.8. Concentrazioni giornaliere e confronto con i limiti normativi vigenti

2.2.4 Ambiente acustico


Il monitoraggio stato condotto secondo le disposizioni del Decreto 16/03/1998. Sono stati eseguiti, nel complesso: 1 rilievo di 24 ore presso il ricettore denominato RICA; 2 rilievi puntuali di durata > 20 min in corrispondenza di ciascuno dei ricettori RICB, RICC, RICD, RICE, RICF (uno in data 25/10 e laltro in data 26/10). Le misurazioni sono state condotte in facciata agli edifici ricettori, sul lato prospiciente allarea di progetto. Il microfono stato posizionato ad una distanza superiore ad 1 m dalla facciata delledificio, ad una quota rispetto al piano di calpestio di: 4 m per il rilievo di 24 ore; 1.5 m per i rilievi puntuali. Come riferimento normativo Il DPCM 01/03/91 rappresenta il primo passo in Italia in materia di tutela della popolazione dallinquinamento acustico e fornisce le indicazioni per la realizzazione della zonizzazione acustica del territorio fissando i limiti massimi ammissibili di rumorosit per le singole aree. La Legge quadro sullinquinamento acustico n. 447 del 26/10/1995 disciplinando tutte le emissioni sonore prodotte da sorgenti fisse e mobili definisce i principi fondamentali in materia di tutela dellambiente esterno e dellambiente abitativo dallinquinamento acustico. Il DPCM 14/11/97, in attuazione dellart. 3, comma 1, lettera a), della Legge 26 ottobre 1995, n. 447, determina i valori limite di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori di attenzione e i valori di qualit definiti dalla Legge 447/95 sopra citata, riferendoli alle classi di destinazione duso del territorio adottate dai comuni. I valori limite assoluti di immissione sono riferiti al rumore immesso nellambiente esterno e si differenziano a seconda della classe di destinazione duso del territorio. Per linterno degli ambienti abitativi sono stabiliti i valori limite differenziali di immissione, ovvero la differenza tra il livello equivalente di rumore allinterno degli ambienti abitativi ed il rumore residuo: tali valori sono 5 dB per il periodo diurno e 3 dB per il periodo notturno. I valori limite di emissione sono relativi alle singole sorgenti fisse e mobili e sono differenziati a seconda della classe di destinazione duso del territorio. In Tabella 2.9 vengono riportati invece i valori di qualit da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla Legge n447.

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Di seguito in figura 2.4 riportato uno stralcio della zonizzazione acustica del comune di Ostra comprendente larea ZIPA oggetto di studio, classificata come area di classe V (prevalentemente industriale). Nelle Tabelle (tabelle 2.10) seguenti vengono riportate le specifiche dei rilievi effettuati e i risultati ottenuti, espressi come livello equivalente di pressione sonora ponderata A (LAeq), per il rilievo di 24 ore e per i rilievi puntuali, rispettivamente.

Tabella 2.9 Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore: Valori di qualit- Leq in dB(A):

Figura 2.4 Classificazione acustica dellarea ZIPA

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Tabella 2.10 a Specifiche e risultati di misura relativi al rilievo di 24 ore eseguito presso RUMA. I valori sono arrotondati a 0.5 dB (Decreto 16/03/1998).

Tabella 2.10 b Specifiche e risultati di misura relativi ai rilievi puntuali eseguiti presso RUMB, RUMC, RUMD, RUME, RUMF. I valori sono arrotondati a 0.5 dB (Decreto 16/03/1998).

I rilievi fonometrici sono stati affiancati dallinstallazione di una centralina meteo, tramite la quale sono stati acquisiti tutti i principali parametri meteorologici ed stato possibile appurare che le misure sono state effettuate in condizioni ambientali idonee alla loro esecuzione (assenza di precipitazioni atmosferiche e velocit del vento <5 m/s). Dai rilievi emerso: - un livello equivalente di pressione sonora notturno presso RUMA (pari 47.0 dB(A)) inferiore al valore limite assoluto di immissione notturno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 50 dB(A) Classe III); - livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMA e RUMB (pari a 56.5 dB(A) e 58.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 60 dB(A) Classe III); - livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMC e RUMF (pari a 52.0 dB(A) e 52.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 65 dB(A) Classe VI); - livelli equivalenti di pressione sonora diurni presso RUMD e RUME (pari a 50.5 dB(A) e 46.5 dB(A), rispettivamente) inferiori al valore limite assoluto di

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immissione diurno proprio della classe acustica di appartenenza (pari a 70 dB(A) Classe V). Il clima acustico riscontrato nellarea, presso tutti i ricettori considerati, rispetta pertanto i limiti previsti dal piano di classificazione acustica comunale.

2.2.5 Campi elettromagnetici


Come normativa di riferimento sono state considerate la Legge n.36 del 22/02/2001 Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici , magnetici ed elettromagnetici, e il D.P.C.M. 08/07/2003 Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualit per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti. Precisiamo quindi che, secondo quanto previsto dallart. 4 del D.P.C.M. sopra citato, nella progettazione di aree gioco per linfanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere in prossimit di linee ed installazioni elettriche gi presenti sul territorio, dovr essere rispettato lobbiettivo di qualit apri a 3 microTesla per il valore di induzione magnetica, rispettando nel contempo le fasce di rispetto di cui allart. 6 del D.P.C.M. in parola. Larea di progetto risulta attraversata dalla linea elettrica 150 KV n.787 (Candia Calunga); nello specifico, dal tratto della suddetta linea compreso fra i tralicci n.71 e n.73 (vedi Figura 2.5).

Figura 2.5 Documentazione fotografica dellarea di progetto in cui sono visibili i cavi ad alta tensione dellelettrodotto.

Tale linea risulta attualmente fuori servizio e pi precisamente nello stato di manutenzione straordinaria; situazione dovuta a lavori di ammodernamento della linea (che determineranno il passaggio alla tensione nominale di esercizio di 132 kV) e che si protrarr, come riferito dallente gestore dellelettrodotto (Terna S.p.A.), per 1-2 anni. Considerate le circostanze e limpossibilit di determinare lentit del campo magnetico tramite misurazione diretta, si proceduto a richiedere formalmente a Terna S.p.A. informazioni circa le dimensioni della fascia di rispetto dellelettrodotto.

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Dalla risposta fornita si evince che la distanza di prima approssimazione, che garantisce il rispetto dellobiettivo di qualit di 3 T (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica pari a 21 m dallasse dellelettrodotto (42 m totali). Sulla base delle specifiche tecniche dellelettrodotto stata, inoltre, eseguita una simulazione del campo magnetico in modo da: ottenere un confronto con il dato fornito da Terna S.p.A; avere maggiori informazioni circa la variabilit del campo magnetico in funzione della distanza dallasse dellelettrodotto e della quota rispetto al piano di calpestio. I dati utilizzati per eseguire lattivit di simulazione, riguardanti i dettagli tecnici della linea, sono stati forniti da Terna S.p.A. (Allegato 3 della relazione analitica allegata). La modellazione del campo magnetico con le specifiche dellelettrodotto reperite presso lente gestore stata eseguita tramite il pacchetto software NIR Calcolo ELF (conforme agli standard previsti dalla norma 211-4/1996). In Tabella 2. 11 vengono riportati i risultati del calcolo e, nello specifico, viene riportata, al variare della quota rispetto al piano di calpestio, la distanza dallasse dellelettrodotto alla quale ricade lobiettivo di qualit di 3 T. Per quanto concerne i grafici dellinduzione magnetica B in funzione della distanza dallasse dellelettrodotto alle varie quote si rimanda allAllegato 4 (della relazione analitica allegata). Si specifica che nei grafici il segno pi corrisponde al lato dellelettrodotto ubicato verso la parte dellarea di progetto.

Tabella 2.11 Distanze dallasse dellelettrodotto (D) a cui stato determinato il valore di B di 3 T. Tali distanze sono state calcolate da 1 m a 12 m di altezza (H) rispetto al piano di calpestio (12 m laltezza del conduttore pi alto), con un passo di 1 m, in corrispondenza della met campata (punto in cui i conduttori hanno laltezza minima da terra).

In conclusione, la fascia di rispetto dellelettrodotto, determinata dallente gestore, che garantisce il rispetto dellobiettivo di qualit di 3 T (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica pari a 21 m dallasse dellelettrodotto (42 m totali), e i risultati della modellazione eseguita risultano del tutto in linea con la dimensione della fascia di rispetto calcolata dallente gestore (si tenga, infatti, presente che i 21 m dichiarati da Terna S.p.A costituiscono una

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distanza di prima approssimazione, dellelettrodotto a cui sono rispettati i 3 calpestio). Si conclude, pertanto, che dellelettrodotto lobiettivo di qualit di verticale.

determinata come distanza dallasse T a tutte le quote rispetto al piano di a distanze superiori a 21 m dallasse 3 T risulta rispettato su tutto il piano

2.2.6 Ambiente idrico, acque di falda


Per le acque riportiamo i dati delle indagini ARPAM effettuate dal 1996 al 2009 nel pozzo denominato Casine n.2 (Figura 2.6) secondo i criteri dettati dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e modifiche).

Figura 2.6: Localit Casine di Ostra, individuazione dei pozzi esistenti

Figura 2.7 analisi del pozzo Casine n.2 in localit Ostra

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Non sono stati registrati superamenti dei limiti legislativi dellAllegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06 per i parametri analizzati in base a quanto richiesto dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e modifiche), ne sono state evidenziate criticit in merito ai criteri di qualit ambientale stabiliti dal Testo Unico.

2.2.7 Componenti biotiche flora, fauna, ecosistemi


La vegetazione presente caratterizzata da specie coltivate, con presenza di alcuni elementi di naturalit nei margini dei campi, lungo le aste fluviali e negli ex- coltivi.. La vegetazione forestale contraddistinta da caducifoglie termofile e semimesofile (querceti, querco-ostrieti e cerrete) ed riferibile allalleanza OstryoCarpinion orientalis, sottoalleanza Lauro-Quercenion pubescentis. Nelle aree planiziali e ripariali invece presente la vegetazione azonale del Salicion albae. La durata del periodo vegetativo di 200-220 giorni. In particolare, il Paesaggio vegetale che contraddistingue larea interessata dallintervento dalla pu essere suddiviso nelle seguenti categorie, gi definite in precedenza. - paesaggio naturale - paesaggio seminaturale - paesaggio antropico culturale agricolo - paesaggio antropico urbano e semiurbano Larea di intervento inserita in un agro-ecosistema caratterizzato da vegetazione erbacea, al margine di unarea urbana compresi in area vasta un distributore di benzina e degli elementi di tipo industriale e artigianale. Sono presenti elementi di vegetazione naturale sotto forma di siepi e filari e di vegetazione ripariale, lungo i fiumi. 2.2.7.1 Vegetazione Vegetazione naturale Di notevole rilevanza naturalistica sono gli aggruppamenti a dominanza di farnia (Quercus robur) e di roverella (Quercus pubescens), i quali presentano un corteggio floristico del sottobosco piuttosto degradato, a seguito di continui rimaneggiamenti antropici. La loro ridotta estensione e lelevato grado di impoverimento floristico non hanno permesso un adeguato inquadramento fitosociologico. A ridosso dellalveo fluviale si sviluppa un bosco a salice bianco (Salix alba) e pioppo nero (Populus nigra) inquadrabile nellassociazione Salicetum albae. Tale fitocenosi si contraddistingue per la presenza di un importante strato arboreo a prevalenza di Salix alba e Populus nigra, da uno strato arbustivo ben sviluppato e caratterizzato da sambuco (Sambucus nigra), acero campestre (Acer campestris) ed olmo comune (Ulmus minor) e fitta vegetazione erbacea composta perlopi da specie nitrofilo-ruderali. Lassociazione, comune in tutta la Penisola, si sviluppa sui terrazzi pi vicini al greto del fiume che spesso sono interessati da piene. Essa predilige i suoli sassosi distribuiti lungo i torrenti e/o i suoli non evoluti delle rive, con basso tenore di humus e composti da depositi alluvionali successivi. Nellarea in questione la

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comunit vegetale si presenta piuttosto degradata, pertanto con un mediocre stato di conservazione. Ambiti e paesaggi antropici Sui terrazzi alluvionali e alle pendici delle colline sono presenti ex aree agricole abbandonate perlopi interessate da formazioni ad Arundo plinii, con siepi di acacia (Robinia pseudoacacia) e querce camporili sparse nei campi. Le aree urbane sono perlopi costituite da insediamenti rurali consolidati, attivit commerciali e stabilimenti artigianali/industriali. 2.2.7.2 Fauna Le specie potenzialmente presenti, in base ai rilievi speditivi della fauna, sono riportate di seguito. Anfibi Le caratteristiche dell'area d'intervento determinano condizioni ambientali idonee alla presenza di quattro specie di Anfibi; di queste la Raganella e la Rana italica sono presenti nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula, 1997). Queste specie sono potenzialmente presenti nel fosso alberato ad est e possono frequentare l'area dell'intervento per l'alimentazione e gli spostamenti.
Nome comune Rospo comune Raganella Rana di Berger Rana italica Nome scientifico Bufo bufo Hyla intermedia Rana bergeri Rana italica Lista Rossa Italia* All. II e 92/43/CEE IV IV IV IV Dir.

DD LR

Tabella 2.12 - Specie potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Capula, 1997; LR = a pi basso rischio; DD = dati carenti).

Rettili Cinque specie di rettili, di cui 3 sauri e 2 ofidi, possono potenzialmente frequentare il sito. Esse sono elencate nella Tabella 2.13 con il rispettivo status conservazionistico. Tra le specie potenzialmente presenti nessuna inserita nella Lista Rossa dei Vertebrati Italiani (Capula, 1997) e nell'Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, mentre quattro di loro sono elencate nell'allegato IV della suddetta Direttiva.
Nome comune Ramarro occidentale Lucertola muraiola Lucertola campestre Biacco Biscia dal collare Nome scientifico Lacerta bilineata Podarcis muralis Podarcis sicula Coluber viridiflavus Natrix natrix Lista Rossa Italia* All. II e IV Dir. 92/43/CEE IV IV IV IV

tabella 2.13 - Specie potenzialmente presenti e status conservazionistico (*Capula, 1997).

Uccelli Nella Tabella 2.14 sono riportate le specie potenzialmente nidificanti nell'area dell'intervento, mentre nella Tab. Tabella 2.15a sono incluse le specie potenzialmente nidificanti nell'area circostante e che possono frequentare l'area

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dell'intervento. Nella Tabella 2.15b, infine, sono elencati i potenziali uccelli svernanti e migratori. Le specie nidificanti nell'area dell'intervento sono quelle tipiche caratteristiche delle aree coltivate. Le specie nidificanti nell'area circostante e che possono frequentare il sito sono principalmente specie di ecotone e delle aree urbanizzate. Delle otto specie potenzialmente nidificanti nell'area dell'intervento solo l'Ortolano elencato in All. I della Direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici ed inserito, insieme alla Quaglia, nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti Italiani nella categoria a pi basso rischio (Calvario et al., 1999). Tra le specie nidificanti nell'area circostante il Lodolaio, il Barbagianni e l'Assiolo sono elencate nella Lista Rossa degli Uccelli Nidificanti Italiani (Calvario et al., 1999) e l'Averla piccola nell'All. I della Direttiva 79/409/CEE.
Nome comune Quaglia Fagiano comune Allodola Cutrettola Saltimpalo Zigolo nero Ortolano Strillozzo Nome scientifico Coturnix coturnix Phasianus colchicus Alauda arvensis Motacilla flava Saxicola torquata Emberiza cirlus Emberiza hortulana Miliaria calandra Fenologia M, B SB SB, M, W M, B SB, M, W SB, M, W M, B SB, M Lista Rossa Italia* LR All. I Dir. 79/409/CEE

LR

Tabella 2.14 - Specie nidificanti nell'area dell'intervento, fenologia (S = Sedentaria; B = Nidificante; M = Migratore; W = Svernante) e status conservazionistico (*Calvario et al., 1999; LR = a pi basso rischio).
Nome comune Sparviere Poiana Gheppio Lodolaio Tortora dal collare Tortora Cuculo Barbagianni Assiolo Civetta Allocco Gufo comune Rondone Upupa Torcicollo Rondine Balestruccio Ballerina bianca Scricciolo Pettirosso Usignolo Nome scientifico Accipiter nisus Buteo buteo Falco tinnunculus Falco subbuteo Streptopelia decaocto Streptopelia turtur Cuculus canorus Tyto alba Otus scops Athene noctua Strix aluco Asio otus Apus apus Upupa epops Jynx torquilla Hirundo rustica Delichon urbica Motacilla alba Troglodytes troglodytes Erithacus rubecola Luscinia megarhynchos Fenologia SB, M, W SB, M, W SB, M, W M, B SB, M M, B M, B SB, M, W M, B SB, M, W SB SB, M, W M, B M, B M, B M, B M, B SB, M, W SB, M, W SB, M, W M, B Lista Rossa Italia* All. I Dir. 79/409/CEE

VU

LR LR

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Nome comune Codirosso Merlo Tordela Usignolo di fiume Sterpazzolina Occhiocotto Sterpazzola Capinera Lu piccolo Pigliamosche Cinciarella Cinciallegra Rigogolo Averla piccola Gazza Taccola Cornacchia grigia Storno Passera dItalia Passera mattugia Fringuello Verzellino Verdone Nome scientifico Phoenicurus phoenicurus Turdus merula Turdus viscivorus Cettia cetti Sylvia cantillans Sylvia melanocephala Sylvia communis Sylvia atricapilla Phylloscopus collybita Muscicapa striata Parus caeruleus Parus major Oriolus oriolus Lanius collurio Pica pica Corvus monedula Corvus corone cornix Sturnus vulgaris Passer italiae Passer montanus Fringilla coelebs Serinus serinus Carduelis chloris Fenologia M, B SB, M, W SB, M, W SB, M, W M, B SB, M, W M, B SB, M, W SB, M, W M, B SB, M, W SB, M, W M, B M, B SB SB, M, W SB, M, W SB, M, W SB, M SB, M, W SB, M, W SB, M, W SB, M, W

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Lista Rossa Italia* All. I Dir. 79/409/CEE

Tabella 2.15a - Specie potenzialmente nidificanti nell'area circostante e che potrebbero frequentare il sito (*Calvario et al., 1999; VU = vulnerabile; LR = a pi basso rischio).
Nome comune Falco di palude Albanella minore Falco cuculo Colombaccio Gruccione Picchio rosso maggiore Calandrella Tottavilla Pispola Ballerina gialla Passera scopaiola Codirosso spazzacamino Stiaccino Culbianco Codibugnolo Cincia bigia Cincia mora Picchio muratore Rampichino Ghiandaia Lucarino Fanello Frosone Nome scientifico Circus aeruginosus Circus pygargus Falco vespertinus Columba palumbus Merops apiaster Picoides major Calandrella brachydactyla Lullula arborea Anthus pratensis Motacilla cinerea Prunella modularis Phoenicurus ochrurus Saxicola rubetra Oenanthe oenanthe Aegithalos caudatus Parus palustris Parus ater Sitta europaea Certhia brachydactyla Garrulus glandarius Carduelis spinus Carduelis cannabina Coccothraustes coccothraustes Fenologia M M M M M M M M M, W M M, W M, W M M M M M M M M, W M M M, W Lista Italia* EN VU NE Rossa All. I Dir. 79/409/CEE X X

X X NE

VU LR

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Nome comune Zigolo giallo Zigolo muciatto Nome scientifico Emberiza citrinella Emberiza cia Fenologia M M Lista Italia*

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Rossa All. I Dir. 79/409/CEE

Tabella 2.15b Altre specie presenti potenzialmente presenti in migrazione (M) e svernamento (W) (*Calvario et al., 1999; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; LR = a pi basso rischio; NE = non valutata).

Mammiferi Le specie che potrebbero frequentare il sito sono indicate in Tabella 2.16. Tra le specie potenzialmente presenti, l'Istrice e i Chirotteri sono inclusi negli Allegati della Direttiva 92/43/CEE e questi ultimi sono anche elencati nella Lista Rossa dei Vertebrati d'Italia (Angelici, 1997).
Nome comune Riccio europeo occidentale Toporagno comune Mustiolo Crocidura dal ventre bianco Crocidura minore Talpa europea Talpa cieca Ferro di cavallo maggiore Ferro di cavallo minore Vespertilio smarginato Pipistrello albolimbato Pipistrello di savi Pipistrello nano Serotino comune Lepre Arvicola di savi Topo selvatico Topo selvatico dal collo giallo Surmolotto Ratto nero Topolino delle case Istrice Volpe Tasso Faina Donnola Nome scientifico Erinaceus europaeus Sorex antinorii Suncus etruscus Crocidura leucodon Crocidura suaveolens Talpa europaea Talpa caeca Rinolophus ferrumequinum Rinolophus hipposideros Myotis emarginatus Pipistrellus kuhli Hypsugo savii Pipistrellus pipistrellus Eptesicus serotinus Lepus europaeus Microtus (Pitymys) savii Apodemus sylvaticus Apodemus flavicollis Rattus norvegicus Rattus rattus Mus domesticus Hystrix cristata Vulpes vulpes Meles meles Martes foina Mustela nivalis Lista Italia* Rossa All. II e IV 92/43/CEE Dir.

VU EN VU LR LR LR LR

II, IV II, IV II, IV IV IV IV IV

IV

Tabella 2.16 - Mammiferi presenti o potenziali nell'area di studio e status conservazionistico (*Angelici, 1997; EN = in pericolo; VU = vulnerabile; LR = a pi basso rischio).

Non sono presenti specie di valore conservazionistico. 2.2.7.3 Ecosistemi Larea si trova in una agro ecosistema. Nelle fasi ampliamento come tutte le infrastrutture industriali, presenta diversi aspetti da considerare in relazione allinevitabile impatto durante le fasi di cantiere e di esercizio, sugli elementi vegetazionali, faunistici ed ecologici in genere presenti nellarea.

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Non essendoci una significativa occupazione di suolo limpatto sugli ecosistemi limitato.

2.2.3 Mobilit
2.2.3.1 Strade e vie di comunicazione La viabilit di area vasta formata dalle strade provinciali 11 e 360 che conducono a Senigallia, verso nord, Lingresso definito della zona industriale e quindi della ZIPA sulla strada provinciale 18. previsto un accesso sulla strada provinciale 18 e un ingresso potenziale sulla strada provinciale 11. Allinterno dellarea lasse principale a due correggiate separate, che prevedono la divisione tra mobilit veloce e lenta. Lasse principale ha marciapiedi con accessi per disabili larghi 2 m. Le strade sono nuove ed in ottimo stato. Inoltre tutte le strade hanno un sistema di raccolta delle acque.

Figura 2.8 Superfici destinate a strade e servizi. Sotto linquadramento valido per le figure 2.9 e 2.10.

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La strada attuale non ha pensiline per lo stazionamento di autobus e non sono presenti piste ciclabili. La viabilit di progetto ha le stesse caratteristiche e riteniamo che dovr essere posto il problema di accessi e vie ciclabili e di unarea di sosta con pensiline per il trasporto pubblico, ad oggi assente allinterno dellarea. La viabilit dellAPEA si porr in prosecuzione dellattuale strada di distribuzione interna. Verranno realizzatati marciapiedi della larghezza di m. 2.00 Il sistema stradale dovr essere dimensionato in relazione al traffico atteso. Tutte le sedi viarie saranno dotate di una rete di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche. La viabilit verr integrata dalla segnaletica orizzontale e verticale in conformit al codice della strada. 2.2.3.2 Parcheggi I parcheggi esistenti sono dimensionati per lattuale uso. Per quanto riguarda i parcheggi di progetti saranno realizzati e comprenderanno parcheggi per disabili con adeguate caratteristiche dimensionali tali da consentire il passaggio di una persona su sedia a ruote.

Figura 2.9 Parcheggi (sopra) In basso linquadramento dellarea.

2.2.3.3 Percorsi pedonali Gli spazi pedonali dovranno sempre prevedere almeno un percorso accessibile anche alle persone con ridotta o impedita capacita motoria o sensoriale. I percorsi pedonali in adiacenza a spazi carrabili dovranno avere adeguate caratteristiche per ci che attiene le pavimentazioni e raccordi.

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2.2.3.4 Studi sulla mobilit attuale Gli impatti derivanti dalle attivit commerciali, artigianali ed industriali nellarea ZIPA sono ascrivibili a 2 categorie principali: trasporto e attivit presenti dovuti alle attivit. Gli impatti dovuti al trasporto sono da ritenere piccoli rispetto al flusso veicolare totale presenti nelle strade tra la S.P. N. 360 ARCEVIESE e la S.P. N.12 CORINALDESE. Gli impatti derivanti dalle attivit interne a loro volta si possono suddividere in 2 macrocategorie: impatti derivanti dalla movimentazione delle merci e impatti derivanti dalle lavorazioni. Gli impatti derivanti dai movimenti merci sono da ritenere minimi in quanto nelle attivit interne alle aziende parte dei muletti sono elettrici e la movimentazione in s produce e/o mette in moto una quantit molto piccola di polveri. La movimentazione merci va valutata caso per caso.

Figura 2.10. Rete stradale di interesse per la mobilit stradale. Mancano i percorsi di mobilit lenta parch sono assenti le vie predisposte.

I dati di flusso veicolare utilizzati per limplemento delle simulazioni dello stato attuale e dello stato di progetto, sono stati ricavati dallo studio effettuato dai Tecnici della Provincia di Ancona, per il progetto di rifunzionalizzazione della S.P. N. 360 ARCEVIESE da SERRA De CONTI a SENIGALLIA, ILOTTO: collegamento viario tra la S.P. N. 360 ARCEVIESE e la S.P. N.12 CORINALDESE9. Lo studio,
9

Relazione previsionale di impatto acustico ai sensi legge quadro 447/95, d.p.c.m. 14/11/97, d.p.r. 142/04 Legge regionale 14/11/2001 n. 28, D.G.R. Marche 24/6/2003 n.896, Provincia di Ancona, Settore LL.PP. Viabilit.

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partendo dai rilevamenti in sito in 4 sezioni di riferimento, riporta le portate orarie massime per uno scenario futuro al 2012. I flussi rilevati e di previsione sono i seguenti:
Veicoli/ora SP 360 - Sez.1 SP 12 - Sez.2 SP 360 Sez.3 SP 12 Sez.4

Q max attuale Q max al 2012

1113 1269

1150 1167

1731 2078

1248 1277

Tabella 2.17a veicoli ora sulle strade principali. Il rilievo effettuato in due serie di due giorni (gioved 7 e venerd 8 ottobre 2010; luned 6 e marted 7 dicembre), ha misurato le seguenti portate orarie. I flussi rilevati e di previsione sono i seguenti: Veicoli/ora SP 18

Q max attuale 58 (media di due (20% veicoli giorni ottobre pesanti) 2010) Q max attuale 69 (media di due (20% veicoli giorni pesanti) dicembre 2010) Tabella 2.17b. veicoli, misurati Dallanalisi emergono: larea industriale non provoca attualmente un incremento di traffico che saturi le strade presenti; vi la necessit di un collegamento tramite pista ciclabile, percorso pedonale; vi la necessit di creare un sistema di trasporto pubblico di area una fermata di autobus allingresso della zona industriale.

2.2.4 Servizi, settori ed infrastrutture


La produzione derivante dalle attivit economiche limitata localmente e sufficientemente piccola da ritenere limpatto locale e in parte reversibile. La movimentazione delle merci trascurabile rispetto al flusso di automezzi pesanti gi presenti nellarea.

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2.2.4.1 Spazi collettivi Spazi verdi Attualmente le aree verdi realizzate sono lungo lasse principale. Le aree verdi di progetto sono definite in figura 2.11. Larea verr piantumata in base ad uno specifico progetto con essenze di varia natura eventualmente necessarie per compensare eventuali abbattimenti necessari alle realizzazione delle opere di urbanizzazione. Il verde previsto da PRG di 5.379 m2. Servizi collettivi il piano vigente prevede la presenza di un depuratore come attrezzatura collettiva per una superficie di 3.709 m2. Non sono previste aree commerciali n aree sportive.

Figura 2.11 superfici verdi

2.2.4.2 Rifiuti La pianificazione regionale in accordo con la sopravvenuta legge quadro nazionale (152/2006) guida la gestione e si articola come segue: - D.A.C.R. 15-12-1999 n. 284 Piano regionale per la Gestione dei Rifiuti - legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28, articolo 15. (Pubblicata nel B.U. Marche 25 gennaio 2000, n. 7.). - D.A.C.R. 26-2-2003 n. 87 Integrazione del piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato con Delib.C.R. 15 dicembre 1999, n. 284 - Tramite il programma per la gestione degli apparecchi contenenti PCB ai sensi dell'articolo 4 del D.Lgs. 22 maggio 1999, n. 209 - D.Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22,

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legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28. (Pubblicata nel B.U. Marche 14 marzo 2003, n. 21). D.A.C.R. 18-10-2004 n. 151 Decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 recante attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti. Articolo 5 - Approvazione del programma per la riduzione dei rifiuti biodegradabili da collocare in discarica. Integrazione al piano regionale di gestione dei rifiuti di cui alla D.A.C.R. 15 dicembre 1999, n. 284. (Pubblicata nel B.U. Marche 4 novembre 2004, n. 116.) D.A.C.R. 06-10-2009 n. 132 Modifiche al piano regionale per la gestione dei rifiuti approvato con deliberazione consiliare 15 dicembre 1999, n. 284, legge regionale 28 ottobre 1999, n. 28. (Pubblicata nel B.U. Marche 22 ottobre 2009, n. 99.)

Attualmente la raccolta dei rifiuti effettuata dal Consorzio Intercomunale Vallesina-Misa . IlCIR33 un Consorzio obbligatorio costituito tra i 33 Comuni del Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona in attuazione del Piano provinciale per la gestione dei rifiuti nonch della Legge della Regione Marche 28.10.1999, n. 28 nato con lo scopo di sovrintendere al ciclo integrato dei rifiuti nei territori dei Comuni consorziati attivando il Piano provinciale per la gestione dei rifiuti attraverso il Piano Industriale. Si tratta di un Ente locale, dotato di personalit giuridica di diritto pubblico e soggetto alle normative dettate per gli Enti locali (province e comuni). Il CIR33, costituito con Delibera n. 1 del 26.03.2002 dellAssemblea dei 33 Comuni consorziati, attualmente costituito dai Comuni di Arcevia, Barbara, Belvedere Ostrense, Castelbellino, Castel Colonna, Castelleone di Suasa, Castelplanio, Cerreto D'Esi, Corinaldo, Cupramontana, Fabriano, Genga, Jesi, Maiolati Spontini, Mergo, Monsano, Montecarotto, Monterado, Monte Roberto, Morro d'Alba, Ostra, Ostra Vetere, Poggio San Marcello, Ripe, Rosora, San Marcello, San Paolo di Jesi, Santa Maria Nuova, Sassoferrato, Senigallia, Serra De' Conti, Serra San Quirico, Staffolo. Le modalit di raccolta e gestione dei rifiuti segue quindi gli obiettivi Il CIR 33 ha lo scopo di: - organizzare, realizzare e gestire, ovvero di affidare ad un unico soggetto, nelle forme previste dal D.lgs 267/2000, lo smaltimento dei rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona. - realizzare e gestire, direttamente o tramite terzi, impianti per il recupero di rifiuti urbani ed assimilati prodotti nel Bacino di recupero e smaltimento n. 2 della Provincia di Ancona e di rifiuti speciali ovunque prodotti; - effettuare, direttamente o tramite terzi, ogni altra attivit connessa alla gestione dei rifiuti, compresi la raccolta e il trasporto; - coordinare, realizzare e gestire, per conto dei Comuni associati, gli interventi di messa in sicurezza e bonifica nel caso in cui i soggetti responsabili non abbiano provveduto o non siano individuabili; - coordinare gli interventi di recupero ambientale delle aree degradate derivanti da operazioni di smaltimento dei rifiuti di cui sopra. Per i rifiuti urbani ed assimilati agli urbani c la raccolta differenziata. I rifiuti industriali vengono smaltiti individualmente dalle singole aziende. Una analisi

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ulteriore, dovr raccogliere i dati dalle singole aziende in modo da verificare la possibilit di una gestione comune dei rifiuti industriali. 2.2.4.3 Energia Attualmente larea collegata tramite metanodotto. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di distribuzione gas mediante posa in opera di tubi in acciaio per metanodotti di 5^ specie da concordare con lente gestore del servizio nel rispetto sia della bozza di convenzione urbanistica predisposta del comune che della convenzione di concessione del servizio. La cartografia presentata in figura 2.10. Attualmente le aziende sono collegate in bassa tensione e media a tensione, tramite rete di distribuzione realizzata con le opere di urbanizzazione primaria. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di distribuzione di bassa tensione (BT) e di media tensione (MT). I criteri di posa saranno conformi alle norme CEI 11-17 ed. 2^. La profondit minima di posa sia trasversale che longitudinale non potr essere inferiore a 1 m. Tutti i pozzetti dovranno essere convenientemente forati per consentire il corretto deflusso dellacqua. 2.2.4.4 Rete acquedottistica La gestione delle risorse idriche si declina in piani di Ambito territoriale ottimale (ATO). Il Bilancio idrico dellambito ottimale il seguente: - Bilancio idrico: (territorio sub ambito 1, - Bilancio idrico Sub ambito 1, anno 2001 - Volume prelevato totale 37.905.000 - Volume acquistato 203.000 - Volume totale prodotto 38.108.000 - Volume venduto al CIS 2.080.000 - Volume venduto a Castel Colonna 49.000 - Volume venduto a Ostra 132.000 - Volume venduto a Ripe 224.000 - Volume venduto totale 2.485.000 - Volume erogato 26.482.000 - Volume perso 9.141.000 (fonte: autorit di ambito territoriale ottimale n. 2 Marche centro Ancona, 2003. Allegato 2 Piano dAmbito, Cap. 1 - Inquadramento Generale Analisi dello stato attuale del Servizio e delle strutture disponibili) Larea industriale servita da rete acquedottistica distinta in potabile ed industriale (attualmente alimentato con acqua potabile). Lintervento di progetto prevede la realizzazione della rete acquedottistica distinta in potabile ed industriale (questultimo per una futura eventuale alimentazione con acque non adeguate al consumo umano, ma temporaneamente anchesso alimentato con acqua potabile). Tra i servizi presenti vi un depuratore ed previsto un nuovo depuratore per il suo potenziamento.

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2.2.4.5 Rete fognaria Attualmente lacquedotto ha una rete fognaria grigia ed una nera in modo da poter prevedere un riuso ed un trattamento differenziato. Sono presenti pozzi di ispezione. La rete gestita dallazienda multi servizi. Non sono presenti scarichi diretti nei corpi idrici superficiali. Lintervento prevede la realizzazione della rete fognaria bianca e nera a servizio dellintera area. La scelta dei materiali e delle sezioni idrauliche utilizzate in ogni singolo tratto e subordinata a specifici calcoli idraulici che dovranno essere sviluppati in sede di progetto definitivo. Verranno posti pozzetti di ispezione in ogni sezione di confluenza, di allaccio o di deviazione del tracciato e comunque a distanze reciproche non superiori a 35 mt. I pozzetti saranno dotati di chiusini in ghisa sferoidale di adeguata resistenza mentre i pozzetti di allaccio allinterno dei lotti avranno chiusino in calcestruzzo. La rete fognaria delle acque nere dovr essere allacciata alla rete fognaria gi realizzata e gestita dalla Multiservizi e dovr arrivare al depuratore a servizio dellintera Area Industriale. I materiali della rete nonch tutte le caratteristiche tecniche e dimensionali dovranno essere concordate con lente gestore del servizio idrico integrato che, una volta collaudate le opere e trasferite al patrimonio comunale, ne effettuer la gestione. La rete fognaria delle acque meteoriche dovr scaricare nei fossi o corpi idrici superficiali presenti nella zona ritenuti idonei a tale compito o risezionati in modo da poter garantire la sezione di deflusso congrua alle esigenze di portata di progetto derivante dalle analisi idrologiche e dai calcoli idraulici allegati. Dovranno ottenersi tutte le autorizzazioni previste in materia per loccupazione demaniale e per le lavorazioni nei corpi idrici demaniali. Per favorire luso razionale di questa risorsa naturale il Consorzio Zipa ha distribuito (prima della cessione delle aree), una circolare tra le aziende per informarle sulla possibilit di allacciare la rete idrica duale ai pozzi presenti nellarea al fine di utilizzare lacqua presente in zona allinterno dei loro processi produttivi. La domanda non stata per accolta sia perch alcune aziende non necessitavano di particolari quantit di acqua allinterno dei loro processi sia perch i costi di manutenzione e gestione delloperazione, totalmente a carico delle aziende risultavano troppo elevati. Attualmente quindi la rete idrica va esclusivamente al acqua potabile e i pozzi, di propriet comunale, sono in disuso. 2.2.4.6 Reti tecnologiche La una rete di pubblica illuminazione presente composta da corpi illuminanti a vapori di sodio a doppio isolamento ad alta pressione di potenze varie, differenziati per strade, parcheggi e rotatoria. Il progetto per larea da realizzare prevede una rete di distribuzione telefonica, formata da un cavidotto 2 160 2 125 con pozzetti di ispezione e di diramazione ai lotti ed agli armadi stradali. Gli allacci ai lotti verranno realizzati con cavidotti 2 125. I criteri di posa saranno conformi alle norme CEI 11-17 ed. 2a. La profondit minima di posa sia trasversale che longitudinale non potr essere inferiore a 1 m. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di pubblica illuminazione composta da corpi illuminanti a vapori di sodio a doppio isolamento ad alta

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pressione di potenze varie in relazione allilluminamento di progetto differenziati richiesti per strade, parcheggi e rotatoria. Le caratteristiche dovranno essere definite in sede di progetto definitivo. Limpianto verr alimentato da un sistema elettronico di variazione dellintensit luminosa consentendo quindi di garantire durante larco della notte un grado di illuminamento uniforme in tutto il tratto stradale. 2.2.4.7 Materie prime La valutazione del ciclo di materie prime verr fatto in una fase successiva in accordo con le imprese presenti.

Figura 2.12 Reti tecnologiche di area. Rete telefonica In alto a destra, di pubblica illuminazione in alto a sinistra, in basso a sinistra rete del gas. In basso a destra linquadramento.

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2.3 Conclusioni
Lanalisi non ha individuato criticit significative. Vi una necessit di lavoro con le aziende per lindividuazione dei flussi di energia e di materiali. Inoltre elementi chiave non critici ma da tenere conto nella gestione futura e riguardo ai temi di produzione rifiuti, acque reflue e mobilit devono essere monitorati e gestiti con uno scopo di miglioramento continuo.
Attuale area ZIPA Nuova area Stato Criticit Impatto Attuale Area Suolo e sottosuolo Buono esondabile Uso del suolo Incremento di traffico e interazione con Atmosfera Buono Nessuna emissioni industriali Ambiente Buono Nessuna Lieve incremento acustico Campi elettromagnetici Buono Nessuna Lieve incremento Ambiente idrico, Scarichi di acque di acque di falda Buono Nessuna prima pioggia Componenti biotiche flora, fauna, ecosistemi Perdita di funzionalit Vegetazione Sufficiente Nessuna ecologica Perdita di connettivit Fauna Sufficiente Nessuna ecologica Perdita di funzioni e strutture Ecosistemi Sufficiente Nessuna ecologiche

Criticit future possibili Area esondabile in prossimit Inquinamento atmosferico localizzato nello spazio e nel tempo Nessuna se gestito Nessuna Nessuna se gestito

Mobilit

Buono

Nessuna

Incremento traffico

Strade e vie di comunicazione Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Servizi

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Rifiuti

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se implementato il del trasporto a basso impatto Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si

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crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Piano energetico APEA darea e/o accordi tra imprese per produzione rinnovabile Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Rete acquedottistica

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Rete fognaria

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Energia Materie prime

Energia rinnovabile Insufficente assente Sufficiente Non valutabile Non valutabile

Spazi aperti (verde pubblico) Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Reti tecnologiche

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Tabella 2.18. valutazione finale delle criticit. In giallo ci sono le componenti che richiedono uno studio ulteriore con la partecipazione delle ditte. I livelli in arancione indicano criticit crescenti con lintensit di colore.

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SEZIONE 3

ANALISI INTEGRATA

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3.1 Analisi integrata: impatti sistemici


Levoluzione del paesaggio nel tempo stata caratterizzata da una progressiva perdita di connettivit accompagnata da cambiamenti delluso del suolo nellarea. Lincremento di infrastrutture ha diversi aspetti da considerare in relazione allinevitabile impatto sugli elementi geomorfologici, vegetazionali, faunistici ed ecologici in genere presenti nellarea. La valutazione complessiva degli indici, descritti in seguito e da noi eseguita ha portato ai seguenti valori: Indice (media) Errore Media della Regione del Marche e della Provincia di Ancona 0,67: Regione 0,53: Provincia (area costiera) 10,97: Regione 5,27: Provincia (area costiera) 5,65: Regione 3,67: Provincia (area costiera) 4,87: Regione 6,25: Provincia (area costiera)

Percolazione (media) Migliore della provinciale.

(fuzzy) 0,63 in area ZIPA (0,59 0,09 nellunit di paesaggio) media valore della soglia 0,59

BTC (MJ/m2 anno) (media) 5,10 (come media 0,08 Peggiore della media dellunit di paesaggio) regionale e in media provinciale. min 0; max 20,5 Ifm (media) 3,80 (come media 0,8 Peggiore della media dellunit di paesaggio) regionale e nella media Provincia min 0; max 8,73

LDI (media) 3,80 (come media 0,5 Nella media regionale e dellunit di paesaggio) peggiore della Provincia min 0; max 8,54

Tabella 3.1 risultati dellanalisi sistemica e di ecologia del paesaggio.

Sono stati valutati gli indici su scala vasta, in particolare gli indici di Btc e percolazione e IFM per far emergere le seguenti considerazioni inerenti gli aspetti negativi paesaggistici indiretti e cumulativi: gli indici mostrano uno stato medio,

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allinterno (o prossimo) della media provinciale. In particolare la percolazione la di sopra della soglia critica ma questo dovuto allarea industriale che impedisce assiem alle strade la connettivit dellunit di paesaggio. La BTC molto pi bassa della regione ma vicina a quella dellarea costiera provinciale ed indica al funzionalit e la resilienza della vegetazione. Un possibile miglioramento si pu realizzare attraverso la realizzazione di una fascia tampone boscata. LLDI mostra che non vi sono impatti sistemici in quanto si trova al di sotto della media dellarea (lindice aumanta con laumentare degli impatti sistemici). Non ci sono impatti sistemici, gli impatti cumulativi e sul paesaggio sono ridotti e gli indici rimangono vicini o al di sotto della media provinciale.

3.1.1 Biopotenzialit territoriale


La Biopotenzialit territoriale (Btc), fornisce una misura delle soglie di metastabilit di un sistema ecologico-paesistico, dove per metastabilit si intende una condizione soddisfacente di equilibrio dinamico tra i processi naturali e le azioni umane a scarso impatto ambientale. Le trasformazioni di larga scala sono difficili da misurare, anche in un paesaggio, ed in molti casi non possibile valutare se il cambiamento sia positivo o meno. Pu tuttavia essere possibile valutare se i cambiamenti in atto stiano, o meno, portando il paesaggio ad un punto di instabilit, controllandone proprio la metastabilit. Raggiungere una determinata soglia di metastabilit significa cambiare tipo di paesaggio. Pertanto la biopotenzialit territoriale quantifica la dinamica del paesaggio nel tempo, valutandone la metastabilit. Per arrivare, infine, ad un dato territoriale complessivo, necessario misurare la metastabilit di ogni elemento paesistico presente, in modo da considerare la complementariet di ognuno rispetto allinsieme. In senso scientifico la Btc basata sui seguenti principi (Ingegnoli, 1993): - il concetto di stabilit resistente (resistance stability); - i principali tipi di ecosistemi della biosfera e loro dati metabolici, che sono: biomassa, produzione primaria lorda, respirazione. I valori indicativi di biopotenzialit sono stati calcolati (figura. 3.1) sulla media degli elementi paesistici tipici dellEuropa centro-meridionale, attraverso sperimentazioni e misurazioni di laboratorio. Lunit di misura della Biopotenzialit territoriale (Btc), una unit energetica, normalmente espressa calorie: Mcal/(m2anno). Noi per motivi di coerenza con altri indici (quale llDI) useremo MJ/(m2anno)10. Lanalisi di struttura e dinamica del paesaggio avviene quindi, a diverse scale spazio-temporali, dalla scala pi grande alla pi piccola. Mettendo in relazione la biomassa con le capacit omeostatiche degli ecosistemi, la Biopotenzialit territoriale contribuisce a misurare il grado di metastabilit degli ecosistemi stessi, ovvero la loro capacit di conservare e massimizzare limpiego di energia (Ingegnoli, 1993; Ingegnoli e Pignatti, 2007). La Btc quindi funzione ecologica cruciale, profondamente connessa alle caratteristiche del paesaggio, e per questo pu essere usata come indice, permettendo una grande serie di analisi sia dirette che indirette. Questo indice stato utilizzato come parametro fondamentale per descrivere lo stato di salute del sistema ecologico in quanto, come citato precedentemente,
10

1 caloria = 4,184 joule.

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strettamente connesso alle caratteristiche del paesaggio. Tuttavia, non potendo essere calcolato in maniera esatta per ragioni legate fondamentalmente al lungo iter di ottenimento dello stesso, stato semplicemente riportato un indice di BTC standard per tipo di vegetazione e stadio evolutivo. Per quanto riguarda la scala vasta ed il paesaggio locale, abbiamo calcolato la Btc territoriale per mezzo di un media ponderata legata alla superficie occupata da un ogni specie vegetazionale e allindice di BTC annessa.
Btc = 1/2 (ai + bi) x R [Mcal/(m2anno)] oppure [Mcal m-2anno-1] per ai = (R/PG)i/(R/PG)max e bi = (dS/S)min/(dS/S)i dove: R = respirazione PG = produzione primaria lorda B = biomassa dS/S = R/B = tasso di mantenimento della struttura i = il pedice che indica il tipo di ecosistema, allinterno dei principali ecosistemi della biosfera (Ingegnoli, 1993). Il fattore ai misura il grado di capacit metabolica relativa ai principali ecosistemi, mentre bi misura il grado di mantenimento degli stessi ecosistemi.

dati in [Mcal m-2anno-1], da Ingegnoli, 1993 Figura 3.1. Btc e metodi di calcolo.

3.1.2 Percolazione
Con una serie di tre sopralluoghi e luso di fotogrammetria e sono stati definiti i campi di variabilit delluso del suolo per lidentificazione automatica degli elementi costitutivi della rete ecologica e dei numerosi ostacoli alla continuit ambientale presenti nellarea di studio (Farina, 1998). Il risultato dellapplicazione di questo modello costituito dalla Percolazione dellarea di studio. La funzionalit di questa rete ecologica stata verificata facendo riferimento alla cosiddetta "teoria della percolazione" (Forman, 1995). Per lanalisi la soglia critica del 59,28% di aree percolante, al di sotto del quale il sistema considerato non percolante. Gli elementi di naturalit non sono quindi sufficienti ad assicurare gli spostamenti delle comunit animali allinterno del sistema ambientale. I modelli di percolazione possono essere di due tipi:

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semplificato attraverso luso di modelli neutri, che non considerano un organismo specifico - con il suo ecofield e la sua percezione dellambiente ma solo dei tipi di ecosistema con una certa potenzialit di sopravvivenza per una specie caratteristica di un habitat (figura 3.2); - specie-specifico, che considera i vari tipi di habitat di una specie e la compatibilit e possibilit differente di essere attraversate di ciascuna patch. Qui considereremo un modello semplificato, basato su gli habitat permeabili per una specie animale teorica legata alle aree naturali presenti. -

Figura 3.2: Semplificazione di un paesaggio in patch percolanti e non percolanti. Definizione: la percolazione in ecologia del paesaggio la capacit di una specie di attraversare un mosaico paesistico composto da un gruppo di patch. Alcune patch possono essere attraversate, altre non sono attraversabili.

Nellanalisi sono stati considerati diversi gradi di percolazione, e poi sono stati assegnati a questi dei livelli di soglia che dividono le aree percolanti da quelli non percolanti.

3.1.3 Modello geostatistico applicato alla valutazione della fauna


La ricerca faunistica ha portato alla individuazione di metodi standardizzati sulluso di indicatori ecologici basati su gruppi funzionali di animali (mammiferi, uccelli, ecc.) o gruppi focali capaci di indicare il grado di complessit degli ecosistemi terrestri (Santolini e Pasini, 2007). Lapplicazione del metodo basato sullIndice Faunistico Cenotico medio (IFm) applicato agli Uccelli, consente di valutare per ciascuna tipologia ambientale presente in relazione al suo stato di conservazione attuale il potenziale grado di ricettivit nei confronti della fauna valutato attraverso lesame della bibliografia esistente e di i rilievi sul campo anche se in periodo non riproduttivo a causa dei tempi ristretti legati allo sviluppo dellincarico. La classe degli Uccelli, infatti, presenta, generalmente e anche nel caso specifico, un elevato numero di specie potenzialmente presenti sul territorio ed considerata un ottimo indicatore in grado di comprendere pressoch tutte le diverse esigenze delle zoocenosi. Dall'analisi faunistica delle tipologie vegetazionali caratterizzanti il paesaggio di questa porzione di territorio marchigiano possiamo esprimere comunque queste considerazioni preliminari complessive, rappresentate schematicamente in carta:

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comunit delle colture erbacee. Lomogeneit dei seminativi e la bassa diversificazione fisionomico-strutturale determinano un valore di IFm basso. Ci evidenzia l'alterazione a cui stata soggetta la vegetazione naturale che un tempo poteva guarnire tali agro-ecosistemi. Le condizioni ecologiche sono talmente artificiali da non offrire alla fauna una dimensione funzionale, limitandone fortemente la capacit e la potenzialit faunistica. Maggiore ricettivit faunistica si potrebbe rilevare nei prati stabili e negli incolti che annoverano stadi delle serie vegetazionali autoctone qualora fossero presenti nellarea con estensioni pi significative. Di grande importanza sono le case rurali o coloniche che caratterizzano un elemento peculiare del paesaggio agrario con un aumento della potenzialit faunistica notevole sottolineata da un valore di IFm da medio amedio basso. comunit delle colture arboree. Il basso valore dellindice dovuto a cenosi caratterizzate comunque da specie relegate alle zone marginali con presenza di vegetazione legnosa e prativa per cui assumono un valore di IFm basso. comunit delle aree urbanizzate. Le caratteristiche di queste zone conferiscono una bassa ricettivit faunistica se non per quelle specie che si sono adattate alla vicinanza delluomo ed a utilizzare le strutture edili come supporto per i loro nidi. Per questi motivi legati anche al forte disturbo le specie sono relativamente limitate con un valore dellindice faunistico cenotico medio decisamente basso. Lesigua estensione delle aree urbanizzate limita gli effetti negativi nei confronti della fauna per cui lindicazione che se ne trae per un valore di IFm basso ma non sensibilmente inferiore a quello stimato per altre categorie di Uso del suolo. comunit degli incolti marginali. La tipologia vegetazionale ascrivibile alle formazioni dominate da specie a carattere nitrofilo-ruderale (tra cui i Robinieti). Sono comunque biocenosi di carattere antropofilo relegate alle zone marginali tra le coltivazioni e lungo i versanti soprattutto stradali. Sono formazioni a struttura arboreo-arbustiva e generalmente assumono una potenzialit intermedia. Nel caso specifico il valore basso di IFm evidenzia una scarsa capacit a livello locale di sostenere comunit diversificate e la necessit di azioni di riqualificazione che potrebbero aumentarne la ricettivit e la capacit faunistica. comunit forestali. Sono sicuramente gli habitat ecologicamente pi complessi anche se a copertura arborea discontinua. In genere la frammentazione dovuta al reticolo viario e soprattutto alle pratiche agricole meccanizzate ne hanno pesantemente limitato la potenzialit. Nel caso specifico sono state inserite in questa categoria di Uso del suolo i margini ecotonali del bosco ripariale e le siepi e le macchie relitte recentemente che non hanno ancora assunto quella complessit strutturale e non posseggono quella estensione in grado di sostenere comunit animali complesse. Per tale ragione si ritiene di dover attribuire a tale tipologia un valore di IFm medioalto. comunit dei cespuglieti. Questa tipologia offre forti potenzialit per la riqualificazione del territorio da considerare in eventuali opere di compensazione nella valorizzazione del paesaggio rurale e nel recupero

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progressivo a breve e medio termine, perch spesso determina la possibilit di creare un rete di connessione tra aree ad elevata potenzialit faunistica. Nellarea di studio, per, le formazioni a arbustive e i cespugli sono praticamente assenti nella matrice agricola diffusa e localizzati in aree marginale e circondate nella pianura da infrastrutture che ne limitano pesantemente la funzionalit. Per questi motivi il valore di IFm, che normalmente risulta medio elevato per questa tipologia, da considerare medio.
-

comunit dei corsi dacqua e dei bacini. Questo raggruppamento raccoglie tutti gli habitat tipici del sistema ambientale ripariale e dei bacini: canneti, letti fluviali, specchi dacqua, ecc. Intorno a bacini o canali dacqua dolce dove sia presente una ricca vegetazione palustre ad elofite, si pu instaurare una comunit varia ed importante, che si differenzia in funzione dellestensione e della forma della vegetazione. Questa serie di ambienti sono sicuramente tra quelli potenzialmente pi ricchi di specie. Nonostante questi ambienti acquatici siano fortemente influenzati dalla pressione antropica, mantengono una capacit di attrazione per la fauna superiore a quella delle altre tipologie considerate. Per tale motivo il valore di IFm per questa tipologia risultato solamente medio-alto.

3.1.4 Indice Landscape Development Intensity, LDI


Il Landscape Development Intensity, LDI (Brown e Vivas, 2005) un indice che deriva dallemergia, che un parametro di sistema definito come la somma, lungo un periodo di tempo, di tutta l'energia (di un solo tipo) necessaria a produrre un flusso di energia di altro tipo. L'emergia un indice utile per stabilire una metrica per una rigorosa e quantitativa valutazione del livello di (in)sostenibilit di un territorio. Il Landscape Development Intensity, LDI deriva dallemergia per area (empower density), in particolare la componente non rinnovabile di questo indice (figura 3.3). Questi valori sono analizzabili nel paesaggio per valutare come la densit emergetica abbia un gradiente nello spazio da aree in cui pi alta ad aree in cui inferiore.

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Figura 3.3. Valori di LDI e calcolo rispetto al valore di densit emergetica (empower density) non rinnovabile (Brown e Vivas, 2005).

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3.2 Analisi per la conoscenza di base: indicazione e valutazione degli aspetti ambientali indiretti e cumulativi
Le analisi non hanno rilevato stati critici delle componenti aria, acqua e suolo. Gli impatti cumulativi della zona ZIPA avvengono soprattutto sulla componente atmosfera: infatti il traffico indotto ovvero il trasporto e le emissioni derivanti dalle attivit industriali e di riscaldamento, e le emissioni derivanti dal traffico delle due strade provinciali creano impatti sinergici e cumulativi tra loro. Gli aspetti indiretti da cui derivano impatti cumulativi riguardano il paesaggio, dove si perde qualit e connettivit con lincremento di aree industriali come si pu vedere da valori vicini alla media provinciale ma nettamente inferiori alla media regionale. Una possibile progettazione di fasce tampone boscate pu ridurre tutti gli impatti cumulativi, infatti una fascia arboreo-arbustiva di altezza due metri e larghezza di 5 m riduce il rumore del 20% le polveri del 10% e pu recuperare funzionalit della vegetazione e connettivit per la fauna.

3.3 Quadro dei rischi presenti


La valutazione degli idei rischi e delle situazioni di emergenza dipende dai rischi specifici per azienda. II rischi presenti sono dovuti a due fattori: - vicinanza dellare sondabile e un basso ma esistente rischio idraulico; - rischio dovuto alle presenza di alcune particolari attivit, tra cui limpianto di trattamento dei rifiuti; in particolare allimpianto del Cavallari Group che tratta rifiuti. Lanalisi di dettaglio fatta per un sistema di gestione - deve trattare i rischi possibili e la loro gestione compresa linterazione delle attivit tra aziende. In fase di implementazione sar possibile luso del documento di Politica Ambientale, delle procedure e del manuale del "Sistema di Gestione Ambientale", del Consorzio ZIPA che valutano e gestiscono i rischi. Inoltre il Consorzio improntato alla responsabilit sociale e alla tutela del lavoratore e si dotato di un Codice Etico che prevede anche una comunicazione che riguarda il Comportamento del Consorzio in riferimento alla norma SA8000 a tutti gli stakeholder. Questo permetter di formare il personale e informare i portatori di interesse. Il programma di gestione ambientale darea, una volta individuati e misurati i rischi derivanti dalle singole aziende e dal loro complesso.

3.4 Analisi delle necessit informative


Linformazione andrebbe organizzata e raccolta in un sistema di monitoraggio continuo, con un data base legato a metadati concordati con la Regione

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Marche. Per questo sarebbe opportuno creare una banca dati per lAPEA larea ZIPA di Ostra.

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Riferimenti bibliografici
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A. Sintesi
A.1 Sintesi non tecnica
stata effettuata dal Entropia Snc e dal Gruppo CSA s.p.a. di Rimini una campagna di rilievi e monitoraggi in sito finalizzata alla valutazione dello stato di qualit dellambiente onde valutarne la capacit di carico: qualit dellaria e caratterizzazione meteoclimatica, terreno, clima, campi elettromagnetici, geologia, fauna, flora, paesaggio. Lambiente idrico stato esaminato dallArpam. A.1.1 Suolo e sottosuolo Nel punto di monitoraggio scelto stato campionato il terreno alle profondit di 30 cm, 60 cm e 90 cm. Le determinazioni analitiche hanno riguardato i composti inorganici, i composti organici aromatici, gli idrocarburi policiclici aromatici, i composti alifatici clorurati cancerogeni e non cancerogeni, i composti alifatici alogenati cancerogeni e gli idrocarburi leggeri (C<12) e gli idrocarburi pesanti (C>12). I valori dei parametri determinati per i terreni sono sempre abbondantemente inferiori ai limiti accettabili per le sostanze presenti nel suolo e nel sottosuolo di siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale e a destinazione duso commerciale e industriale previsti dal Decreto Legislativo del 3 aprile 2006. n. 152 Norme in materia ambientale, ad eccezione dello Stagno, lievemente superiore al limite 1 mg/kg s.s., fissato per i siti a destinazione duso verde pubblico, verde privato e residenziale, in tutti 3 i campioni di terreno. Si ritiene tuttavia, come documentato anche dalla letteratura di settore, che le concentrazioni di Stagno rilevate in tutti i campioni analizzati siano probabilmente ascrivibili a fondo naturale in quanto il tenore elementare dellelemento, in suoli e litotipi di origine sedimentaria, risulta essere al di sopra del limite stabilito dalla normativa vigente. A.1.2 Atmosfera La qualit dell'aria stata valutata da ARPAM ed effettuata nel 2008. Nel 2010 CSA ha effettuato uno studio finalizzata alla valutazione della qualit dellaria presso la zona industriale ZIPA (frazione Casine del Comune di Ostra). La valutazione della qualit dellaria stata condotta quindi attraverso gli analizzatori automatici del Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico. In base alle attivit effettuate nel sito in oggetto sono stati monitorati i parametri SO2, NOx, CO, O3, PM10, PM2,5, Benzene, Pb, Ni, Cd oltre a: temperatura dellaria, umidit relativa, precipitazioni atmosferiche, radiazione solare netta, radiazione solare globale, pressione atmosferica, velocit del vento, direzione del vento.

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La Temperatura rilevata dalle analisi di monitoraggio varia da 1C a 18C, la pressione barometrica compresa fra 1007 a 1023 mbar e la percentuale di umidit varia da un minimo di 36% a un massimo di 98%. La radiazione solare globale e netta hanno raggiunto rispettivamente un massimo di 443 w/m e di 360 w/m il giorno 27/10 alle ore 13:00. Le precipitazioni sono risultate assenti. La direzione di provenienza prevalente ENE, gli episodi di massima velocit del vento si sono registrati il 27/10/2010 alle ore 13 (6.1 m/s, vento moderato, secondo la scala anemometrica di Beaufort). Le concentrazioni degli inquinanti gassosi sono risultate inferiori agli standard fissati dalle normative vigenti. Anche ARPAM nel 2008 mostra che tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. I parametri chimici monitorati per definire la qualit dellaria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo stato determinato nel particolato PM10. Durante il periodo di indagine di ARPAM e di CSA tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. A.1.3 Ambiente acustico Il monitoraggio stato condotto secondo le disposizioni del Decreto 16/03/1998. Sono stati eseguiti, nel complesso: - 1 rilievo di 24 ore presso il ricettore denominato RICA; - 2 rilievi puntuali di durata > 20 min in corrispondenza di ciascuno dei ricettori RICB, RICC, RICD, RICE, RICF (uno in data 25/10 e laltro in data 26/10). Il clima acustico riscontrato nellarea, presso tutti i ricettori considerati, rispetta i limiti previsti dal piano di classificazione acustica comunale. A.1.4 Campi elettromagnetici Dalle indagini svolte emerso che la fascia di rispetto dellelettrodotto, determinata dallente gestore, che garantisce il rispetto dellobiettivo di qualit di 3 T (D.P.C.M. 08/07/2003) per il valore di induzione magnetica pari a 21 m dallasse dellelettrodotto (42 m totali), e i risultati della modellazione eseguita risultano del tutto in linea con la dimensione della fascia di rispetto calcolata dallente gestore. Si tenga, infatti, presente che i 21 m dichiarati da Terna S.p.A costituiscono una distanza di prima approssimazione, determinata come distanza dallasse dellelettrodotto a cui sono rispettati i 3 T a tutte le quote rispetto al piano di calpestio. Si conclude, pertanto, che a distanze superiori a 21 m dallasse dellelettrodotto lobiettivo di qualit di 3 T risulta rispettato su tutto il piano verticale. A.1.5 Ambiente idrico, acque di falda Secondo i dati delle indagini ARPAM effettuate dal 1996 al 2009 nel pozzo denominato Casine n.2. non sono stati registrati superamenti dei limiti legislativi dellAllegato 5, parte IV del D.Lgs 152/06 per i parametri analizzati in base a quanto richiesto dal Piano di Tutela delle acque sotterranee (D.Lgs 152/99 e

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modifiche), ne sono state evidenziate criticit in merito ai criteri di qualit ambientale stabiliti dal Testo Unico. Allo stato attuale larea non ha impatti significativi misurati sullambiente. Lunica criticit viene dalla vicinanza di unarea esondabile alla confluenza fluviale. Gli impatti potenzialmente significativi sono principalmente sulla qualit dellaria. La qualit dell'aria stata precedentemente valutata da ARPAM e in seguito da CSA ed effettuata con lausilio del Laboratorio Mobile della Provincia di Ancona nel 2008 e di uno di CSA nel 2010, stato finalizzata alla valutazione della qualit dellaria presso la zona industriale ZIPA situata in frazione Casine del Comune di Ostra La valutazione della qualit dellaria stata condotta attraverso gli analizzatori automatici del .Laboratorio Mobile e analisi di laboratorio sul particolato atmosferico. I parametri chimici monitorati per definire la qualit dellaria nel sito in questione sono stati: il PM10, PM2.5, monossido di carbonio, biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, benzene, toluene e piombo. Il piombo stato determinato nel particolato PM10. Durante il periodo di indagine di ARPAM e di CSA tutti gli inquinanti monitorati hanno registrato concentrazioni atmosferiche sensibilmente inferiori ai rispettivi valori limite. A 1.6 Valutazione di sintesi Gli impatti potenzialmente significativi sono principalmente sulla qualit dellaria, secondariamente sul traffico locale e sul rumore. Sono stati valutati gli indici su scala vasta, in particolare gli indici di Btc e percolazione e IFM per far emergere le seguenti considerazioni inerenti gli aspetti negativi paesaggistici indiretti e cumulativi: gli indici mostrano uno stato medio, allinterno della media regionale e provinciale. LLDI mostra che non vi sono impatti sistemici significativi. Non ci sono impatti sistemici, gli impatti cumulativi e sul paesaggio sono ridotti e gli indici rimangono vicini o al di sotto della media provinciale. Vengono di seguito schematizzate le interrelazioni tra le matrici antropiche coinvolte, ovvero i settori di governo del territorio nel quale si inserisce il progetto e gli impatti. Sulla base delle interazioni cos individuate sono definiti i possibili impatti diretti sullambiente. ATTIVITA COMMERCIALI E TERZIARIO Variazioni nel consumo di acqua; Variazioni sul consumo di suolo; Variazione del rischio idrogeologico ed idraulico; Variazione dellassetto paesaggistico; Effetti sul turismo sostenibile;

ENERGIA Variazione nellemissione di gas climalteranti; Effetti sullutilizzo delle fonti energetiche rinnovabili;

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MOBILITA E INFRASTRUTTURE Effetti sulle condizioni di qualit dellaria; Effetti sulle condizioni di rischio idrogeologico ed idraulico dei suoli; Effetti sul consumo di suolo; Variazioni dellassetto paesaggistico; Effetti sulla conservazione della biodiversit;

TURISMO Interazione con lobiettivo di valorizzazione dellambito fluviale; Interazione con lobiettivo di riqualificare il territorio e di garantire maggiori servizi.

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A.2 Sintesi divulgativa

Il consorzio ZIPA promuove aree industriali con obiettivi volti alla prevenzione dellinquinamento, la promozione nellarea ed allesterno dei principi di gestione sostenibile e delle azioni svolte nellarea industriale. Il programma ambientale volto a creare strutture edilizie ad elevata qualit ambientale (materiali eco compatibili e strutture bioclimatiche) oltre a promuovere la gestione ambientale dimpresa, il risparmio energetico. Nellarea di Jesi la gestione ZIPA offre altri servizi di qualit alle imprese. Larea in esame nel comune di Ostra (AN) si trova in una zona agricola con elementi di valore paesaggistico. La gestione industriale pu creare danni e in ogni caso crea occupazione di suolo agricolo. La progettazione futura e le buone pratiche possono integrare le attivit nel contesto. I valori ambientali e culturali sono medi e larea industriale non interagisce con la qualit ambientale e paesaggistica dellarea vasta. Larea provoca effetto localizzati al suo interno per il rumore e linquinamento atmosferica, ed impatti limitati sul paesaggio visuale. Non vi sono impatti e rischi significativi presenti. Attuale area APEA Stato Attuale Criticit
Suolo e sottosuolo Buono

Nuova area Impatto Criticit possibili


Area

future in

Atmosfera Ambiente acustico Campi elettromagnetici Ambiente idrico, acque di falda Componenti biotiche flora, fauna, ecosistemi

Buono Buono Buono Buono

Area esondabile Uso del suolo Incremento di traffico e interazione con Nessuna emissioni industriali Nessuna Nessuna Nessuna Lieve incremento

esondabile

prossimit
Inquinamento atmosferico localizzato nello spazio e nel tempo Nessuna se gestito

Lieve incremento Nessuna Scarichi di acque di prima pioggia Nessuna se gestito

Vegetazione

Sufficiente

Nessuna

Fauna

Sufficiente

Nessuna

Ecosistemi

Sufficiente

Nessuna

Perdita di funzionalit ecologica Perdita di connettivit ecologica Perdita di funzioni e strutture ecologiche

Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente

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96 Criticit possibili future

Attuale area APEA Stato Attuale Criticit

Nuova area Impatto


Incremento traffico

Mobilit

Buono

Nessuna

Strade e vie di Sufficiente comunicazione

Nessuna

Sufficiente

Servizi

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Rifiuti Rete acquedottistica

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Rete fognaria

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Energia Materie prime

Energia rinnovabile Insufficente assente Sufficiente Non valutabile Non valutabile

Nessuna se implementato il del trasporto a basso impatto Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente e si crea un modello gestionale di APEA ZIPA darea Piano energetico APEA e/o accordi tra imprese per produzione rinnovabile Nessuna se il progetto tiene conto della componente Nessuna se il progetto tiene conto della componente

Spazi aperti Sufficiente (verde pubblico)

Nessuna

Sufficiente

Reti tecnologiche

Sufficiente

Nessuna

Sufficiente

Valutazione finale delle criticit. In giallo ci sono le componenti che richiedono uno studio ulteriore con la partecipazione delle ditte. I livelli i arancione indicano criticit crescenti con lintensit di colore.

Le maggiori criticit presenti sono unarea di rischio di esondabilit e il rischio dovuto agli impatti futuri potenziali di traffico e consumi energetici sulla qualit dellaria: aspetti che vanno gestiti nella progettazione delle aree di espansione. La valutazione sistemica degli impatti attuali sul paesaggio, e sulla sostenibilit mostrano uno stato medio, migliorabile ma sufficiente.

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