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Gli strumenti della disciplina edilizia: il permesso edilizio
Al termine di questa trattazione, ci occupiamo di questultimo aspetto, ovvero di quali strumenti
dispongano le amministrazioni (e in particolare le amministrazioni comunali) per disciplinare la
realizzazione delle opere edilizie, e pi in particolare per:
1. verificare la conformit dei relativi progetti agli strumenti urbanistici esistenti
2. prescrivere modi e tempi per la realizzazione delle opere
3. imporre il pagamento di eventuali oneri
La licenza edilizia
La subordinazione di ogni trasformazione del territorio a un permesso rilasciato dal Comune
relativamente recente: Il suo primo riconoscimento legislativo avvenne nel 1935, con lintroduzione
della licenza edilizia,con il R.D.L. n. 240 sulle zone sismiche.
Ma solo con la legge 1150/42, esso trov una definitiva sistemazione: La licenza era obbligatoria per
tutte le nuove costruzioni da realizzare nellambito dellaggregato urbano
Lestensione alle zone agricole avvenne con la legge 765/67:La licenza divenne obbligatoria
sullintero territorio comunale.
Dalla licenza edilizia alla concessione
Nel 1968 la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 55, sanc la incostituzionalit dellart. 7 della
legge 1150
C.C. n.55/68
Sono incostituzionali i Piani Regolatori quando vincolano come inedificabili dei terreni, determinando
di fatto, a danno dei proprietari, una sorta di esproprio senza indennizzo
I vincoli di inedificabilit possono essere legittimamente posti solo a tempo determinato, essendo
altrimenti necessaria la previsione di un indennizzo
La logica della sentenza n. 55 :
i proprietari hanno il diritto a costruire sul proprio terreno (naturalmente alle condizioni fissate dal
PRG)
questo diritto tutelato dalla Costituzione in quanto facente parte del diritto di propriet
il divieto di edificazione senza termini temporali a mezzo di uno strumento urbanistico diviene una
limitazione del diritto di propriet, e come tale riconosciuto incostituzionale
La sostanza della sentenza n. 55 :
La Corte Costituzionale porta in questo modo al pettine uno dei nodi pi problematici della
pianificazione urbanistica:
P
R
P
P
P
PI
P
PT
PTA
PT
P
P
P
R
P
PR
USS
C
S
contemperare le esigenze della collettivit (in ordine alla disponibilit di scuole, strade, verde,
parcheggi, ) con la necessaria tutela del diritto del singolo, e in particolare con il diritto del
proprietario dei terreni necessari a soddisfare queste esigenze
Le conseguenze della sentenza n. 55 :
La sentenza della C.C. fece epoca e scalpore, determinando scompiglio nelle amministrazioni che
si trovarono con strumenti urbanistici delegittimati
Per tamponare la falla, restituendo validit ai PRG vigenti, venne immediatamente emanata la
legge 1187/68, detta appunto legge tampone
I vincoli di inedificabilit perdono validit se entro 5 anni dalla data di approvazione del PRG non
sono stati approvati i relativi piani attuativi
Leggi successive prorogarono poi ulteriormente tale termine fino al 1977, quando il problema della
legittimit dei PRG venne infine risolto
La soluzione della questione della sentenza n. 55:
La sentenza n. 55/68 suggeriva implicitamente un rimedio, facile ma radicale, alla questione:
separare il diritto di edificare (jus aedificandi) dal diritto di propriet e assegnarlo alla collettivit.
lapposizione di vincoli su terreni che non siano per il proprietario naturalmente edificabili non
comporta la necessit di alcun indennizzo, ogni vincolo alla edificabilit dei suoli non lede pertanto
alcun diritto dei proprietari.
La concessione edilizia
Legge 10/1977
Lo strumento per materializzare la separazione fra diritto di propriet e diritto di edificare la
concessione edilizia, introdotta dalla legge 10/1977 (legge Bucalossi)
il Comune titolare del diritto di edificare (ovvero del diritto di trasformare il territorio mediante
interventi sul patrimonio immobiliare)
Il Comune, qualora ravvisi la conformit delle richieste di un intervento con le previsioni degli
strumenti urbanistici vigenti, concede tale diritto al singolo
Concessione vs licenza
Al di l della affermazione di principio sullo jus aedificandi, alcune caratteristiche distinguono
concretamente la concessione edilizia dalla precedente licenza
non viene necessariamente rilasciata al proprietario dellarea
revocabile a determinate condizioni
ha durata ragionevolmente contenuta
richiesta anche per interventi su edifici esistenti
in genere onerosa
Cogenza
Lart. 1 della legge 10/77 stabilisce che la concessione obbligatoria per ogni attivit comportante
trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comunale
A fronte di tale genericit, appare corretto interpretare la concessione edilizia come obbligatoria
per gli interventi qui elencati:
1. Tutte le nuove costruzioni edilizie
2. La ricostruzione di edifici
3. Gli ampliamenti degli edifici esistenti
4. Le modifiche sostanziali agli edifici esistenti
5. Le opere di urbanizzazione
6. Le modifiche al territorio non urbanizzato
Soggetti
La legge 10/77 stabilisce che la concessione edilizia pu essere richiesta dal proprietario dellarea o
da chi abbia titolo per richiederla
In sostanza, ai fini del rilascio della concessione sufficiente la dimostrazione del godimento della
piena disponibilit dellimmobile, ovvero ad esempio:
1. La qualifica di proprietario
2. La qualifica di promittente acquirente
3. La qualifica di usufruttuario
4. La qualifica di titolare di affitto poliennale
Procedura
Il rilascio della C.E. segue le seguenti fasi:
1. la domanda di C.E. corredata da un progetto esecutivo, che descriva in dettaglio (scala 1:100)
i lavori da effettuare e dalla attestazione del titolo di possesso del bene
2. lU.T.C. esegue listruttoria della pratica, verificando lesattezza delle misure e dei conteggi
contenuti nel progetto e la conformit di questo a norme, strumenti e regolamenti
3. lU.T.C. trasmette alla Commissione Edilizia una relazione
4. il Sindaco raccoglie i pareri obbligatori
della Comm. Edilizia
della A.S.L.
degli enti di tutela
5. il Sindaco rilascia la Concessione, subordinandola al pagamento degli oneri di concessione
Oneri
Il rilascio della concessione subordinato al pagamento di un contributo di concessione, composto
da 2 quote
1. quota di urbanizzazione, proporzionalmente commisurata allincidenza delle opere di
urbanizzazione p. e sec.
La quota di urbanizzazione stabilita dal C.C. sulla base di tabelle parametriche regionali, che
fissano dei minimi inderogabili
2. quota di costruzione, proporzionalmente commisurata al costo dellintervento
La quota di costruzione fissata dalla Regione fra il 5% e il 20% del costo di costruzione del
fabbricato, pari a
quanto stabilito annualmente dal Min. LL.PP. come costo convenzionale, per fabbricati nuovi
quanto risulta dal computo metrico estimativo allegato alla richiesta di concessione e
verificato in sede di istruttoria, per fabbricati esistenti
Edifici per attivit produttive
Per gli edifici industriali e artigianali la quota di costruzione non dovuta, ma sostituita da due
quote:
quota di tutela ecologica, commisurata allincidenza delle opere necessarie allo
smaltimento dei rifiuti
quota di tutela ambientale, commisurata allincidenza delle eventuali opere di risistemazione
dei luoghi
Lammontare di entrambi i contributi stabilito dallamministrazione comunale sulla base di
tabelle parametriche emesse dalla Regione
La concessione edilizia agevolata
La legge 10 specifica vari casi in cui la concessione edilizia agevolata, parzialmente o totalmente,
con la riduzione o lesonero del pagamento degli oneri. Esempi:
Il contributo concessorio non dovuto per gli interventi in zona agricola, finalizzati alla
conduzione del fondo
Il contributo concessorio non dovuto per gli impianti e le opere di interesse generale
Il contributo concessorio non dovuto per gli interventi da realizzare a seguito di pubbliche
calamit
Il contributo concessorio per interventi su immobili di propriet dello Stato limitato alla sola
quota di urbanizzazione
Validit
La legge Bucalossi stabilisce i termini temporali di validit della concessione edilizia:
I lavori dovranno avere inizio entro 1 anno dalla data del rilascio della concessione
Lamministrazione comunale, in relazione a specifiche esigenze, pu adottare diversi termini
temporali
I lavori dovranno avere termine entro 3 anni dalla stessa data
Lamministrazione comunale, su richiesta e in relazione a specifiche motivazioni, pu concedere
deroghe e procrastinare il termine per lultimazione dei lavori
Assenza o difformit
I lavori effettuati senza concessione edilizia, o realizzati con concessione edilizia scaduta, o in
difformit, totale o parziale, da essa, sono considerati abusivi
La esecuzione di interventi edilizi abusivi d luogo a sanzioni penali e amministrative. Fra queste:
La riduzione in pristino delle opere eseguite abusivamente
La demolizione delle opere eseguite abusivamente
La acquisizione delle opere eseguite abusivamente al patrimonio immobiliare pubblico
Un commento
E vero che la concessione rilasciata ai proprietari di aree non vincolate soggetta al pagamento
di oneri, spesso pesanti
Tuttavia, si rileva che tali oneri vengono correntemente trasferiti allacquirente dellalloggio, e non
eliminano le sperequazioni fra proprietari di terreni vincolati e proprietari di aree edificabili
In sostanza, il tanto dibattuto scorporo del diritto di edificare dal diritto di propriet corrisponde in
concreto a poco pi di una affermazione di principio
Lintroduzione dellistituto della concessione si traduca in effetti in un mero cambio nominalistico
In altre parole, la disciplina dellattivit edilizia ancora strutturata, in base alla legge 10, secondo
la logica dellautorizzazione da rilasciare al proprietario: di fatto, pu sostenersi che la concessione
edilizia altro non che una licenzia edilizia onerosa
Dalla concessione alla autorizzazione edilizia
La legge 10/77 imponeva lobbligo della concessione edilizia per tutti gli interventi su edifici esistenti
Nel 1978 la legge 457 alleggerisce questobbligo, introducendo la autorizzazione edilizia per i soli
interventi di manutenzione straordinaria
Rispetto alla concessione, la autorizzazione edilizia presenta essenzialmente le differenze qui di
seguito enumerate:
1. il suo rilascio da parte del Sindaco segue direttamente listruttoria da parte dellU.T.C., senza
lobbligo del parere della Commissione Edilizia
2. lautorizzazione edilizia non soggetta a scadenza temporale, salvo diverse indicazioni comunali
3. il suo rilascio non comporta esborso di contributi (aut. gratuita)
Dalla concessione alla denuncia asseverata
Nel 1985 la legge 47 introdusse per la prima volta in Italia listituto del condono edilizio, consentendo
alle opere abusive esistenti la concessione edilizia in sanatoria
Per limitare la continuazione del ricorso al piccolo abusivismo, fu deciso di alleggerire
(proceduralmente ed economicamente) le pratiche relative alle opere edilizie di modesta entit
La legge 10/77 imponeva infatti lobbligo della concessione edilizia per tutti gli interventi su edifici
esistenti, con leccezione delle sole opere di manutenzione straordinaria
Nel tentativo di rendere pi agevole e snello lintervento sul patrimonio edilizio esistente, una parte
di tali opere venne sottratta con lart. 26 allobbligo della concessione edilizia a vantaggio di uno
strumento pi snello e non oneroso: la denuncia asseverata
La denuncia asseverata
Legge 47/1985
Con lart. 26 della legge 47, le pratiche relative alle opere edilizie di modesta entit vennero
assoggettate alla semplice presentazione, da parte del proprietario, di una denuncia, corredata da
una relazione asseverata firmata da un tecnico.
Con la denuncia asseverata, un progetto di intervento non soggetto ad approvazione da parte
del Comune: il tecnico che, con la propria firma e sotto la sua responsabilit attesta (assevera)
che le opere:
sono conformi alle previsioni degli strumenti urbanistici vigenti
rientrano nelle opere previste come opere di modesta entit
I Termini temporali
Nella originaria stesura della legge, i lavori potevano avere inizio contestualmente alla presentazione
della denuncia asseverata
Successivamente, al fine di consentire un minimo di controllo su possibili abusi, il termine minimo per
linizio dei lavori venne determinato nella misura di 30 giorni a partire dalla presentazione della
denuncia
Condizioni
Rientrano nella fattispecie delle opere ammesse ad utilizzare tale strumento le opere su edifici
esistenti che:
Non comportino aumento di volume
Non comportino aumento di superficie
Non comportino modifiche alla destinazione duso dellimmobile
Non comportino alterazioni alla sagoma delledificio e ai suoi prospetti
Non comportino aumento del numero delle unit immobiliari
Non insistano su un fabbricato che ricade in zona A
Non insistano su un fabbricato che ricade in zona soggetta a particolari vincoli territoriali
Non comportino pregiudizio allassetto statico e strutturale dellimmobile
La denuncia di Inizio Attivit
Legge 493/1993 Legge 662/1996
Con le stesse finalit della legge 47/85, alcuni provvedimenti legislativi degli anni Novanta hanno
ulteriormente snellito lintervento sui fabbricati esistenti, sostituendo alla denuncia con asseverazione
la D.I.A., che al solito una denuncia corredata da una relazione asseverata, ma che si differenzia
dalla prima per due motivi:
1. un motivo di ordine procedurale :
il termine di attesa prima dellavvio dei lavori venne fissato in 20 giorni, con la consueta intesa
del silenzio-assenso
2. un motivo di merito :
sono ammesse a DIA anche le opere che comportano trasformazioni non sostanziali della e
dei prospetti
Il TU del 2001 sulledilizia
DPR 380/2001
Nel 2001 viene emanato con il D.P.R. n. 380 il Testo Unico in materia di edilizia, che, nel raccogliere e
organizzare i provvedimenti normativi vigenti in materia, comporta alcune rilevanti modifiche:
1. La concessione edilizia scompare e viene sostituita dal permesso di costruire
2. Lautorizzazione edilizia viene soppressa
3. Viene introdotta una nuova regolamentazione della DIA : Lattesa minima fra denuncia e inizio
lavori viene portata a 30 giorni
La legge obiettivo e le ultime modifiche al TU
DPR 380/2001 Legge 443/2001 D.Lgs 301/2002
Nel dicembre 2001 viene emanata la cosiddetta legge obiettivo, legge 443/2001, che contiene la
previsione di estensione delle categorie di interventi assoggettati a D.I.A., che il T.U. subordinava a
Permesso di Costruire
In attuazione della legge 443, il D.Lgs. n. 301/2002 modifica in tale senso il Testo Unico sulledilizia,
ancora prima che questo entri in vigore
Viene introdotta la cosiddetta super D.I.A.
Il titolo abitativo allo stato attuale
DPR 380/2001 D.Lgs 301/2002
A seguito della riscrittura del T.U., lo opere edilizie sono cos classificate nei riguardi del titolo abilitativo
necessario per la loro esecuzione:
1. Attivit edilizie libere, non assoggettate ad alcun titolo abilitativo
2. Attivit edilizie assoggettate al Permesso di Costruire
3. Attivit edilizie assoggettate alla D.I.A.
Le attivit edilizie libere
Sono considerate interventi di attivit edilizia libera, eseguibili senza alcun titolo abilitativo, le
seguenti opere:
1. Gli interventi di manutenzione ordinaria
2. Gli interventi volti alla eliminazione delle barriere architettoniche, purch non comportino la
realizzazione di rampe o ascensori che alterino la sagoma dellimmobile
3. Le opere temporanee per attivit di ricerca geognostica nel sottosuolo, allesterno dei centri
abitati
Le attivit soggette a PdC
Sono assoggettate al possesso del Permesso di Costruire, rilasciato dal Sindaco, le seguenti opere:
1. Gli interventi di nuova costruzione
2. Gli interventi di ristrutturazione urbanistica
3. Gli interventi di ristrutturazione edilizia che comportino:
Un aumento del numero delle unit immobiliari
Modifiche al volume o alle superfici del fabbricato
Modifiche alla sagoma o ai prospetti del fabbricato
Modifiche alla destinazione duso, se in zona omogenea A
Le attivit soggette a DIA
Sono assoggettate alla presentazione della Denuncia di Inizio Attivit le seguenti opere:
1. Gli interventi che non rientrano fra le attivit edilizie libere e che non sono soggetti a Permesso di
Costruire
2. Le varianti in corso dopera a progetti muniti di Permesso di Costruire, purch non incidano su
volume, superficie, sagoma, prospetti e destinazione duso
Altre attivit soggette a DIA
Possono essere eseguite a seguito di presentazione di D.I.A., in alternativa al rilascio di Permesso di
Costruire, le seguenti opere:
1. Tutte le opere di ristrutturazione edilizia
2. Gli interventi di nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica, purch disciplinati da Piani
Attuativi vigenti forniti di prescrizioni planivolumetriche di dettaglio
3. In altri termini, occorre che il P.R.G. non rimandi, per le precisazioni di dettaglio delle previsioni,
ad un successivo strumento attuativo
Gli interventi sugli immobili vincolati
Anche gli interventi su immobili soggetti a vincolo di tutela (es. L.1089/39, L.1497/39, L.431/85) sono
assoggettati a D.I.A., purch questa sia corredata da parere di nulla osta da parte dellente
preposto alla tutela
In questo caso, lattesa di 30 giorni decorre dalla data del rilascio di tale parere
Considerazioni
Lampliamento dellelenco delle opere soggetta a D.I.A. ha valso ad essa lattribuzione
dellappellativo di D.I.A. allargata o super D.I.A.
Con lintroduzione della super DIA si consuma la fase della deregulation, con il passaggio da un
regime autorizzativo, nel quale le opere escluse dal permesso comunale costituiscono una
eccezione alla regola, che prescrive ovunque lobbligo della concessione edilizia, ad un regime
asseverativo, nel quale leccezione invece costituita dagli interventi che restano soggetti
allesplicito permesso comunale.
Lezione 20: Gli strumenti della disciplina edilizia: il Regolamento Edilizio
Il Regolamento Edilizio
Generalit
Il Regolamento Edilizio un corpo di norme finalizzate alla regolamentazione di ogni settore
direttamente connesso con lattivit fabbricativa e con lordinato sviluppo urbanistico nellambito
del Comune
Le norme del R.E. sono a-spaziali, prive di riferimento con il territorio: Per essere ancorato al territorio,
il R.E. necessita di un P.R.G. o, in sua assenza, di un P.F.
Il R.E. non contiene previsioni riguardo alla destinazione del territorio, n alla definizione del suo
assetto: Non pertanto uno strumento urbanistico. E uno strumento di disciplina edilizia, e non fa
parte del processo pianificatorio
La disciplina edilizia esistente prima della 1150
Fino dagli ultimi decenni del XIX secolo, i regolamenti igienico-sanitari del Comuni dettavano norme
di natura edilizia finalizzate ad assicurare la salubrit agli aggregati urbani
Nel 1915 il Regolamento Edilizio viene introdotto nella normativa con il Testo Unico sui Comuni e le
Province e con il Codice Civile
Nel 1942 la legge 1150 accoglie il Regolamento Edilizio strutturandolo come il principale strumento
di disciplina edilizia dei Comuni
Legge 1150/1942
Finalit
Erede, da una parte, dei regolamenti igienico-sanitari ottocenteschi e, dallaltra parte, delle
disposizioni civilistiche del primo Novecento, il R.E. ha 2 finalit:
1. assicurare un ordinato sviluppo edilizio dellabitato nei riguardi della funzionalit, dellestetica,
delligiene
2. assicurare il contemperamento degli interessi privati che possono trovarsi in contrasto, mediante
la disciplina dei rapporti di vicinato, che integra in ambito comunale le disposizioni del Codice
Civile
Limiti spaziali, cogenza, validit
Limiti spaziali: Lintero territorio di un Comune
Cogenza: Il Regolamento Edilizio obbligatorio per ogni Comune : I Comuni sprovvisti di P.R.G.
devono anche allegare al R.E. un P.F.
Validit: Il Regolamento Edilizio valido a tempo indeterminato
Contenuti
I contenuti di un Regolamento Edilizio sono determinati dallart. 33 della legge 1150/42
1. la definizione della disciplina dellattivit edilizia, mediante norme igienico-tecniche
estetica dei fabbricati
decoro urbano
2. la definizione delle norme organizzatorie e procedurali
sicurezza degli edifici e degli impianti
salubrit interna degli alloggi
Norme relative al calcolo degli indici edilizi e urbanistici
Norme relative alla procedura per le pratiche edilizie e il rilascio dei permessi
Elaborati
Gli elaborati di un Regolamento Edilizio sono costituiti da un complesso di norme definite in forma
discorsiva, come articoli di un corpus disciplinare
Procedura
1. Adozione da parte del Consiglio Comunale
2. Trasmissione alla Regione
3. Recepimento da parte della G.Regionale
non lo approva, motivando il rigetto
apporta modifiche sostanziali, e lo ritrasmette al Comune per le opportune correzioni
apporta modifiche non sostanziali, e lo approva
lo approva
4. Pubblicazione della delibera della G.R. sul B.U.R. ed entrata in vigore
Questioni
Strumento di derivazione ottocentesca, oggi il R.E. talvolta considerato arcaico e superato.
Nei Comuni italiani si manifestano oggi in linea generale 3 tendenze
1. Lo si abolisce, lasciandolo atrofizzato e inserendo le misure normative in esso tradizionalmente
contenute allinterno delle N.T.A. del P.R.G.
2. Si inseriscono nelle N.T.A. le sole norme tecnico-igieniche, lasciando al R.E. la funzione di
strumento di definizione dellassetto organizzativo e procedurale
3. Si continua ad utilizzarlo nel modo tradizionale
Tecnica Urbanistica: Il Processo Pianificatorio
Lezione 1: I modelli per la pianificazione urbana e territoriale
Cos un sistema:
Si dice sistema un insieme di elementi fra loro interagenti sulla base di una predeterminata
relazione, in cui lintensit di tale interrelazione sia sensibilmente pi forte della interazione del
sistema stesso con lesterno
Si dice metasistema, o ambiente, tutto ci che non trova definizione del sistema, e che ha una
possibile relazione funzionale con esso
Si dice sistema chiuso un sistema che non ha relazioni con il metasistema
Si dice elemento di un sistema la minima parte non scomponibile di un sistema
Si dice variabile di un sistema ogni propriet di un suo elemento o di una sua relazione che muta
nel tempo
Si dice variabile di ingresso, o input, ogni grandezza il cui valore determinato da eventi che si
svolgono nel metasistema
Si dice variabile di uscita, o output, ogni grandezza il cui valore determinato da eventi che si
svolgono nel sistema, in conseguenza dei valori delle variabili di ingresso
Si dice stato di un sistema linsieme dei valori assunti dalle sue variabili in un dato istante; tali
variabili si dicono variabili di stato
La complessit del territorio:
Lanalisi e la pianificazione della citt e del territorio hanno ad oggetto un campo
straordinariamente complesso, che presenta una grande quantit di questioni e al quale afferisce
unampia variet di discipline e di competenze
problematiche morfologiche competenze architettoniche
problematiche sociali competenze sociologiche
problematiche economiche competenze economiche e finanziarie
problematiche geologiche competenze geologiche
problematiche ambientali competenze ingegneria idraulica
problematiche giuridiche competenze giuridiche
problematiche storiche competenze storiche e archeologiche
Il territorio come sistema:
Il territorio, e in particolare il territorio urbano, costituisce un sistema complesso, ovvero un sistema
risultante dalla sovrapposizione e dallintreccio di vari sistemi, afferenti a diversi ambiti disciplinari
Esempio:
Intervento sul sistema morfologico Intervento sul sistema morfologico (sistema economico)
Perch un operatore possa affrontare una tale complessit, si ha la necessit di ricondurre di volta
in volta il fenomeno osservato ad un unico sistema Utilizzazione dei modelli
Cos un modello:
Un modello una rappresentazione di un sistema, consistente in una formulazione semplificata e
generalizzata delle sue caratteristiche poste sotto analisi. Un modello quindi una astrazione della
realt, usata per raggiungere la massima chiarezza concettuale, ovvero per ridurre la complessit
del reale ad un livello che si possa comprendere e specificare. Lutilit di un modello consiste nel
fatto che esso pu essere usato per migliorare la nostra conoscenza del comportamento di un
sistema in circostanze in cui non possibile sperimentare direttamente sulla realt.
Esempio:
REALTA SISTEMA MODELLO
Edificio residenziale Elementi strutturali Schema statico
Edificio residenziale Impianto elettrico Schema linee elettriche
Edificio residenziale Elementi morfologici Piante e prospetti architettonici
Limportanza del modello risiede nel fatto che la sua utilizzazione consente di prevedere e verificare
la funzionalit di una soluzione senza procedere per tentativi, mediante la costruzione diretta
delloggetto.
I modelli: una classificazione strutturale
1. Modelli fisici:
I modelli fisici consistono in riproduzioni semplificate e in scala ridotta della realt in studio. Es.: i
modelli semplificati (senza motore) delle automobili da testare nella galleria del vento. Es.: un
plastico di un progetto architettonico o di un progetto a scala urbanistica.
2. Modelli astratti
I modelli astratti sono invece quelli in cui una situazione reale rappresentata con simboli, anzich
con apparati fisici. Esempio: Una rappresentazione cartografica un modello astratto di una
porzione di territorio. Una particolare tipologia dei modelli astratti rappresentata dai modelli
matematici, nei quali la rappresentazione dei fenomeni indagai avviene a mezzo del linguaggio e
delle espressioni matematiche. Nella pianificazione urbana e territoriale, tali modelli sono in genere
quelli pi utili, in quanto consentono il controllo di variabili diverse dai semplici aspetti fisici, fino a
giungere alle relazioni funzionali fra gli elementi insediati.
I modelli: una classificazione funzionale
1. Modelli descrittivi:
Finalizzati essenzialmente alla rappresentazione di una situazione reale.
2. Modelli previsionali:
Modelli descrittivi riferiti a una situazione non reale, ma assunta come ipotesi; finalizzati alla
simulazione delle ipotetiche situazioni future
3. Modelli normativi (planning):
Modelli previsionali finalizzati a rendere possibile lassunzione di decisioni in relazione a determinati
obiettivi.
I modelli descrittivi: alcuni esempi
1. il plastico di un edificio o di una parte di citt un modello fisico descrittivo
2. una cartografia un modello simbolico descrittivo
3. un algoritmo che riproduce una correlazione fra il tasso di occupazione e il reddito familiare un
modello simbolico matematico descrittivo
I modelli previsionali: alcuni esempi
1. il plastico di un progetto un modello fisico previsionale
2. un metodo per determinare lestensione dei bacini di utenza dei centri commerciali in progetto
un modello matematico previsionale
3. un algoritmo che determini la distribuzione delle correnti di traffico a seguito della realizzazione
di trasformazioni urbane in progetto un modello matematico previsionale
I modelli previsionali: alcuni esempi
1. un fotomontaggio che rappresenti limpatto di una infrastruttura sul paesaggio, finalizzato a
scegliere il progetto meno stravolgente, un modello fisico di planning
2. un metodo per determinare il costo di uno strumento urbanistico, finalizzato a scegliere il piano
pi economico, un modello di planning
3. un algoritmo per determinare lattrattivit delle singole parti della citt, finalizzato alla
localizzazione delle attivit, un modello di planning.
I modelli come black box
La bont di un modello non si esaurisce nella sua capacit di fornire previsioni attendibili e simili al
vero. necessario che lintero processo logico che sta alla base dellalgoritmo del modello sia
comprensibile e credibile sotto il profilo concettuale. Va evitato il rischio del black box, ovvero di
un modello caratterizzato da un meccanismo di calcolo indecifrabile, che recepisce gli input
richiesti e produce i risultati senza fornire una spiegazione delle ragioni concettuali in esso strutturate.
I modelli per la pianificazione urbana e territoriale
Luso di modelli per lanalisi della citt e a supporto della pianificazione urbana presuppone
lassunzione della citt stessa come sistema complesso, formato da singoli elementi, fra loro
interconnessi a mezzo di relazioni interne, che ne costituiscono le leggi di funzionamento. I modelli
appaiono pertanto finalizzati alla comprensione e alla descrizione della geografia interna del
territorio e delle relazioni fra le sue singole parti.
I principi della geografia urbana
I princpi della geografia urbana utilizzano modelli per rispondere alle questioni essenziali della
geografia della citt e del territorio:
Perch esiste la citt?
Dove si collocano le attivit nella citt?
Come interagiscono le attivit nella citt?
Come si evolve la citt?
Come si organizzano fra loro le citt?
Lezione 2: Il principio di agglomerazione
Il principio di agglomerazione:
Il principio di agglomerazione il principio genetico della citt: i metodi e i modelli che vi afferiscono
mirano a rispondere alla questione fondamentale della formazione di un centro abitato. Perch
esiste una citt?
Perch esiste una citt? Le economie di agglomerazione:
Le citt esistono perch gli uomini da sempre hanno trovato conveniente organizzare le proprie
attivit in modo spazialmente concentrato. I vantaggi derivanti a una attivit da una localizzazione
spazialmente concentrata si dicono economie di agglomerazione. Le economie di agglomerazione
sono i fattori essenziali della formazione delle citt.
Per evidenziare limportanza delle economie di agglomerazione si ipotizzi la loro assenza. Le attivit,
in assenza di vantaggi da una localizzazione concentrata, tenderebbero a disporsi sul territorio in
modo perfettamente diffuso. Ogni attivit produrrebbe limitate quantit di beni, al solo servizio del
mercato locale.
Si ipotizzi adesso la comparsa di economie di agglomerazione in un qualsiasi settore (anche
marginale) di attivit. Progressivamente, i vantaggi di una localizzazione concentrata vanno a
interessare tutti i settori di attivit. Tutte le attivit tendono a collocarsi in un unico punto dello spazio,
per beneficiare delle economie di agglomerazione.
Esempio:
Si ipotizzi la comparsa di economie di agglomerazione nellattivit di produzione di stringhe per
scarpe. I produttori di stringhe per scarpe si dispongono in un unico punto dello spazio. I produttori
di scarpe si dispongono in quel punto dello spazio. Gli occupati nelle produzioni di quei settori, con
le loro famiglie, si dispongono in quel punto dello spazio. I negozi di generi alimentari, di vestiti, le
scuole, i servizi, trovano convenienza a disporsi in quel punto dello spazio. Il processo continua in
modo cumulativo, toccando progressivamente attivit sempre pi indirettamente legate alla
produzione delle stringhe per scarpe, fino ad interessare tutte le attivit. Tutte le attivit vanno cos a
collocarsi in un unico punto dello spazio, o nelle sue immediate prossimit, per beneficiare della
presenza delle economie di agglomerazione.
Le diseconomie agglomerative:
Un simile processo determinerebbe la formazione di un unico centro, sede di tutte le attivit. Questo
non avviene, perch il processo cumulativo trova un limite nella formazione di diseconomie di
agglomerazione, ovvero di svantaggi connessi alla localizzazione concentrata di attivit. Le
diseconomie di agglomerazione costituiscono un ostacolo alla concentrazione spaziale delle
attivit, arrestando la crescita urbana ad un livello oltre il quale gli svantaggi localizzativi superano i
benefici.
costi di congestione traffico, inquinamento, stress, criminalit
costi di produzione prezzo del terreno, costo di trasporto.
Economie e diseconomie agglomerative:
Presenza di soli costi di trasporto Produzione perfettamente diffusa, in prossimit della
localizzazione dei singoli individui.
Presenza di sole economie di agglomerazione Produzione di ciascun bene concentrata in un solo
luogo dello spazio.
Copresenza di economie di agglomerazione e di costi di trasporto Presenza di concentrazioni di
attivit intercalate ad aree a bassa densit: diffusione concentrata
Queste porzioni del territorio le chiamiamo citt.
Il costo di trasporto
Il costo di trasporto va qui assunto non come spesa monetaria connessa allo spostamento, ma come
metafora di tutti gli elementi di frizione spaziale
Costo monetario di trasporto
Costo di opportunit del tempo di trasporto
Costo psicologico del viaggio
Difficolt delle comunicazioni a distanza
Rischio di perdita di informazioni essenziali
Scadimento informazione dai canali diretti a canali indiretti
Le economie di agglomerazione
Le economie di agglomerazione sono riconducibili a 3 categorie:
1. Economie di scala :
Economie interne allattivit, dipendenti dalle sue dimensioni
2. Economie di localizzazione
Economie esterne allattivit, ma interne al rispettivo settore
3. Economie di urbanizzazione
Economie esterne allattivit e al rispettivo settore
Le economie di scala
Le economie di scala sono i vantaggi che derivano a una attivit dal raggiungimento di dimensioni
sufficientemente elevate per migliorare lefficienza dei processi produttivi: abbassamento dei costi,
aumento dei profitti. Le attivit non possono essere riprodotte in miniatura (Es.: una fabbrica che
produce 1 automobile lanno, una scuola per 5 studenti non possono esistere) Aumentando le
dimensioni di unattivit, si osserva in genere un aumento pi che proporzionale della sua efficienza.
Le economie di scala e larea di mercato di unattivit
Si ipotizzi un mercato disposto lungo una linea retta, su un territorio lineare omogeneo, e 6 attivit
che producono lo stesso bene, disposte uniformemente
p = prezzo di mercato del bene/servizio
d = distanza
t = costo di trasporto
p* = prezzo franco fabbrica
p = p* + t d
D = ampiezza dellarea di mercato
La curva della domanda spaziale e larea di mercato di unattivit individuale x = x (d) di beni e
servizi
La curva della domanda spaziale complessiva di beni e servizi
p = p* + t d = a - b x x = (a - p*) / b - t/b d
X = 0-dmax [(a - p*) / b - t/b d] dd mercato lineare
X = q [dmax (a-p*) / b dmax /b ]
X = 0-2 0-dmax [(a - p*) / b - t/b d] dd d mercato spaziale
dmax = (a - p*) t
x, X = f (p*, t) La domanda spaziale di beni e servizi dipende solo dalla presenza di economie di
scala (p*) e dai costi di trasporto (t)
Dalla curva spaziale della domanda alla disposizione delle attivit sul territorio
Struttura ad honeycomb (alveare)
Cono di Lsch
Le economie di localizzazione
Sono fattori che determinano lagglomerazione di attivit simili, per beneficiare di vantaggi esterni
alle singole imprese ma interni al loro settore
Linstaurarsi di rapporti di acquisto/vendita fra le imprese Economie di tipo pecuniario
La riduzione dei costi di transazione allinterno dellarea Economie transazionali
La disponibilit di un bacino di manodopera specializzata Economie di apprendimento
La presenza di servizi di valorizzazione della produzione Economie di marketing
La presenza di una cultura industriale diffusa nellarea Economie da industrial atmosphere
Le economie di urbanizzazione
Sono fattori tipici dellambiente urbano: determinano lagglomerazione di attivit che mirano a
beneficiare di vantaggi esterni alle singole imprese e al loro settore, ma derivanti dalle caratteristiche
e dalle funzioni della citt:
Concentrazione dellintervento pubblico nella citt
Natura della citt come vasto mercato
Natura della citt come incubatore di fattori produttivi
Accesso a un mercato di grande dimensione
Presenza di nicchie di specializzazione nel mercato
Accesso a un ampio e diversificato mercato del lavoro
Presenza di capacit manageriali e direttive
Economie di comunicazione/informazione
Economie di scala nella fornitura dei servizi
Presenza di impianti e infrastrutture
Economie e diseconomie urbane dei residenti
Anche gli households, oltre alle attivit, sono sensibili nelle loro scelte localizzative alla presenza di
economie e diseconomie di agglomerazione
Economie di agglomerazione urbana
Presenza di pi efficienti servizi pubblici
Ricchezza di servizi culturali e ricreativi
Maggiori possibilit di scelta (lavoro, shopping, ricreazione)
Diseconomie di agglomerazione urbana
Elevati costi delle abitazioni
Congestione e inquinamento
Le economie di urbanizzazione
Platone (IV secolo a.C.) 7! Abitanti (oltre a bambini, stranieri, schiavi e donne)
R. Owen (1820) 1.200 abitanti
C. Fourier (1825) 1.600 abitanti
E. Howard (1899) 32.000 abitanti
T. Garnier (1910) 35.000 abitanti
Le Corbusier (1925) 3.000.000 abitanti
J. Sert (1955) 80.000 abitanti
Lezione 3: Il principio di accessibilit
Il principio di accessibilit (o della competizione spaziale):
Il principio di accessibilit posto alla base della organizzazione interna dello spazio urbano
I metodi e i modelli che vi afferiscono mirano a rispondere alla questione della localizzazione delle
attivit in un centro abitato
Dove nella citt?
Spazio urbano e accessibilit:
Lorganizzazione dello spazio urbano determinata dalla competizione fra le diverse attivit
economiche per assicurarsi al suo interno la localizzazione pi vantaggiosa. Una localizzazione pi
vantaggiosa significa la collocazione in una parte del territorio avente pi elevata accessibilit.
Cosa si intende per accessibilit?
Della accessibilit:
Laccessibilit, in senso del tutto generale, definibile come il superamento della barriera imposta
dallo spazio al movimento di cose e persone, ovvero il superamento della frizione spaziale. In
concreto, laccessibilit , per esempio:
per una attivit, la presenza di un bacino di mercato raggiungibile senza elevati oneri
per una attivit, la pronta ed economica disponibilit di fattori produttivi
per unazienda, la disponibilit di informazioni strategiche in tempi rapidi rispetto alle attivit
concorrenti
per una persona, la possibilit di visitare musei, portare i bambini a scuola, fare acquisti,
frequentare cinema, ricrearsi nel verde senza sobbarcarsi tempi e costi di spostamento
Laccessibilit quindi una risorsa pregiata, la cui ricerca governa le scelte localizzative, sia a livello
macro- che micro-territoriale
A scala macroterritoriale Storicamente, le citt si sono insediate in luoghi che garantivano i
massimi vantaggi localizzativi: la foce di un fiume, la vicinanza a miniere, la prossimit a nodi di
trasporto, a bacini di mercato, etc.
A scala microterritoriale Le attivit si dispongono in ambito urbano in modo da beneficiare dei
vantaggi della accessibilit: lorganizzazione interna della citt ne risulta determinata
Per disporre in misura massima della accessibilit, risorsa limitata, sulla scena urbana si accende fra
le attivit una competizione, che si traduce in una elevata domanda di aree centrali
In tale competizione, emerge come arbitro lelemento ordinatore delle attivit sul suolo urbano : la
rendita fondiaria
La rendita urbana alloca le diverse porzioni dello spazio urbano alle attivit che pi sono in grado di
pagare per la loro disponibilit
Gli inizi della teoria della localizzazione: il modello di Von Thunen
Nel 1836 Johan Von Thnen studi lottimale localizzazione delle attivit agricole, assumendo le
seguenti ipotesi
Un territorio pianeggiante, omogeneo e isotropo, anche riguardo alle infrastrutture di trasporto
La presenza di un unico centro, sede del mercato dei prodotti
La disponibilit diffusa dei fattori produttivi, che non devono essere trasportati
Una funzione di produzione specifica per ogni prodotto
Il prezzo definito esogenamente, su un mercato pi ampio
Il costo di trasporto costante, variabile linearmente con la distanza
Le notazioni
p - prezzo di vendita unitario del prodotto
c - costo unitario di produzione del prodotto
x - quantit di prodotto ottenibile per unit sup. del terreno
d - distanza dal centro
- costo di trasporto unitario
r - rendita per unit di superficie
La rendita limporto corrisposto al proprietario del terreno al netto dei costi di produzione e del
normale profitto
r (d) = (p - c - d) x
Rendita e uso agricolo del suolo
Ad ogni attivit corrisponde una specifica funzione di produzione
r (d) = (p - c - d) x
Si ipotizzi la presenza di pi (3) usi agricoli alternativi, ciascuno fornito di una propria funzione di
produzione. Ogni porzione di terreno verr allocata alla produzione che consentir lofferta di rendita
pi vantaggiosa. Le produzioni si disporranno secondo cerchi concentrici attorno alla sede del
mercato.
Le conclusioni
Nella competizione per il terreno pi accessibile, ogni porzione attribuita alla produzione in grado
di offrire la rendita pi elevata. Produzioni la cui funzione una retta pi bassa di altre verranno
escluse dalla allocazione delle porzioni di terreno. Le produzioni si disporranno secondo cerchi
concentrici attorno al mercato. I terreni esterni alla circonferenza pi ampia saranno esclusi dalla
coltivazione: qui i costi di produzione superano infatti il ricavo. La rendita fondiaria complessiva
data dallinviluppo delle curve di rendita.
Fin qui si parlato di curve di offerta di rendita. E la domanda di rendita?
Anchessa pari allinviluppo delle curve di offerta di rendita. Il proprietario del terreno, infatti,
ceder ogni sua porzione alla attivit che sar in grado di pagare per la sua disponibilit la rendita
pi elevata, e appunto tale rendita massima, che quindi risulta dalla capacit di spesa del mercato,
sar limporto che egli chieder per la cessione delluso del suolo.
Lestensione del modello di Von Thunen: Le attivit urbane.
Le ipotesi
Una citt localizzata su un territorio pianeggiante, omogeneo e isotropo, anche riguardo alle
infrastrutture di trasporto, perfettamente percorribile in senso radiocentrico.
La presenza di un unico centro, assunto come la localizzazione pi appetibile per tutte le attivit.
La disponibilit diffusa dei fattori produttivi, che non devono essere trasportati.
Il prezzo dei beni prodotti definito esogenamente.
Il costo di trasporto costante, variabile linearmente con la distanza.
Le notazioni
p - prezzo di vendita unitario del prodotto
c - costo unitario di produzione del prodotto
x - quantit di prodotto ottenibile per unit di superficie del suolo
d - distanza dal centro
z - margine di profitto medio
r - rendita per unit di superficie
Rendita e uso del suolo urbano
Lofferta di rendita, cio la rendita che ogni attivit sar in condizioni di offrire per la disponibilit di
una unit di suolo, sar:
r (d) = [p - z - c(d)] x(d)
Se (1) solo una delle due variabili c ed x dipende dalla distanza d, allora la curva di rendita lineare.
La retta inclinata negativamente.
Se sia c che x dipendono da d, la curva assume una forma convessa, con pendenza decrescente
con lallontanarsi dal centro (2)
Si ipotizzi una curva di rendita di tipo lineare (solo una delle variabili c ed x dipende da d)
r (d) = [p - z - c(d)] x(d)
Si ipotizzi la variabilit del profitto z: per ogni attivit si ottiene una famiglie di curve di offerta di
rendita, lineari e fra loro parallele, ciascuna delle quali caratterizzata da un diverso valore del
margine di profitto z
A parit di distanza d (e quindi di c ed x) una attivit pu offrire una rendita pi elevata trattenendo
un profitto pi basso
La localizzazione ottimale dellimpresa pu essere stabilita confrontando la famiglia di curve di
offerta di rendita con la curva della effettiva domanda di rendita fondiaria espressa dal mercato
locale. La localizzazione ottimale della attivit sar in corrispondenza del punto di tangenza della
curva di domanda di rendita con la pi bassa curva di offerta di rendita. Analogamente, una
impresa potr rinunciare a una parte del proprio margine di profitto per ottenere la disponibilit di
suolo in una collocazione pi centrale.
Reddita fondiaria e centralit
Attivit di tipo diverso esprimono famiglie di curve di offerta di rendita con diversa inclinazione
Linclinazione esprime lapprezzamento che lattivit manifesta nei confronti della vicinanza al
centro (accessibilit). Attivit per le quali la centralit offre vantaggi comparativamente pi elevati
presentano curve pi inclinate. Attivit che non hanno particolari benefici dalla vicinanza al centro
hanno curve piatte o comunque quasi orizzontali Sulla base della inclinazione delle curve di offerta
di rendita quindi possibile costruire una sorta di tassonomia delle attivit urbane nei riguardi del
rispettivo livello di centralit.
Una classificazione delle attivit urbane
r (d) = [p - z - c(d)] x(d)
r(d) = [p - z - c(d)] x(d) - c(d) x(d)
c(d) > 0
x(d) = 0
attivit orientate su un mercato urbano centrale o le attivit che usano strutture o fattori di
produzione centrali
Rientrano fra queste gli spedizionieri che utilizzano il trasporto ferroviario, gli avvocati e gli agenti di
borsa e di cambio
c(d) = 0
x(d) >> 0
per queste attivit per le quali la distanza non influisce sui costi, ma la domanda si riduce
rapidamente al crescere della distanza dal centro
attivit ad alto contenuto di interazione, orientate alla densit della domanda: attivit commerciali,
grandi magazzini
c(d) = 0
x(d) < 0
[p - z - c(d)] >> 0
attivit monopolistiche o oligopolistiche, che possono garantire elevati extraprofitti per la natura non
perfettamente concorrenziale del mercato. Rientrano fra queste attivit le attivit politiche e
amministrative, le attivit bancarie e assicurative, il terziario professionale.
c(d) > 0
x(d) < 0
x >> 0
attivit che utilizzano in modo particolarmente efficiente ed intensivo il fattore spazio a parit di
valore del bene prodotto. Rientrano fra queste le attivit di ufficio, le attivit legate allinformatica,
le agenzie di viaggio, i negozi di generi di lusso.
L offerta complessiva di reddita fondiaria
Date le attivit e le relative funzioni di produzione, possibile ricavare il valore dellofferta di rendita
complessiva.
ri (d) = [pi - zi - ci (d)] xi (d)
R (d) = 0-2 0-dmax [p - z - c(d)] x(d) dd d
La localizzazione delle attivit residenziali
La domanda di abitazioni poste in prossimit del centro (assunto come la localizzazione pi
appetibile) determina anche per luso residenziale il consueto andamento della curva di offerta di
rendita. Nel caso delluso residenziale, ogni household possiede per un grado di libert in pi, dato
dalla flessibilit delle dimensioni dellalloggio. A parit di reddito (1) o (2), ogni famiglia pu scegliere
un alloggio centrale di minori dimensioni (A) o periferico ma di dimensioni pi grandi (B).
Preferenze per categorie sociali e per aree geografiche
Alcune categorie di persone (tipicamente i singles, gli artisti, gli young urban professionals)
preferiranno a parit di reddito speso per labitazione residenze centrali (A), sacrificando le
dimensioni dellalloggio alla prossimit ai luoghi di relazione e di svago. Altre categorie (tipicamente
le famiglie) preferiranno invece localizzazioni marginali (B), pagando con una minore accessibilit
la disponibilit di spazio e una minore densit insediativa. Esistono anche tipiche differenziazioni sulla
base della collocazione geografica: mentre in Europa ancora forte la domanda di aree centrali
anche per la destinazione abitativa (A), nel Nord-America tradizionalmente diffusa laspirazione
alla residenza suburbana (B). In epoca recente (a partire dagli anni 80) anche nelle grandi citt
nord-americane cresciuta la domanda di alloggi in posizione centrale, e la conseguente
riqualificazione di aree centrali degradate per la residenza di classi agiate.
Lezione 4: Il principio di interazione spaziale
Il principio di interazione spaziale posto alla base del funzionamento del sistema urbano. I metodi
e i modelli che vi afferiscono mirano a rispondere alla questione dei rapporti che intercorrono fra le
attivit localizzate entro un determinato sistema insediativo. Come nella citt?
Spazio urbano e rapporti tra attivit
Ogni attivit posta in un sistema sviluppa con i suoi elementi una complessa rete di relazioni: relazioni
di attrazione, di repulsione, di cooperazione. Reciprocamente, tutte le attivit del sistema esercitano
su di essa analoghe relazioni, di vario genere. Esempi:
Spostamenti fisici (movimento pedonale o veicolare)
Compravendita di beni o servizi
Scambio di informazioni (telefono, Internet, )
L ipotesi gravitazionale
Questi rapporti sembrano organizzarsi sulla base di campi gravitazionali, la cui intensit appare
sensibile alla dimensione delle attivit e alla loro mutua distanza. Ogni attivit sembra subire (ed
esercitare) da parte delle altre attivit una influenza proporzionale allentit delle grandezze in gioco
e inversamente proporzionale alla distanza che le separa. Una tale evidenza ha suggerito di studiare
tali rapporti mediante modelli costruiti in analogia con le leggi newtoniane sulla fisica dei gravi,
assimilando le attivit a corpi fisici di massa proporzionale alla propria entit.
Utilit dei modelli gravitazionali
I modelli gravitazionali si rivelano particolarmente utili per lo studio dei fenomeni urbani e territoriali.
Di tale modello si prospettano due possibili utilizzazioni, frequentemente praticate:
1. una utilizzazione come modello di flusso, finalizzato a misurare lintensit delle relazioni di
interazione fra attivit insediate
2. una utilizzazione come modello di potenziale, finalizzato a misurare linfluenza determinata da
tutte le attivit insediate in un qualsiasi punto dello spazio
I modelli gravitazionali
Secondo la legge di gravitazione universale, due corpi A e B posti nello spazio si attraggono con una
forza la cui intensit varia in ragione delle loro masse M e in ragione inversa del quadrato della
distanza che li separa. Lestensione di una tale formulazione allo studio dei fenomeni spaziali stata
da decenni sperimentata con successo in vari campi di analisi, come i movimenti pendolari, i
rapporti commerciali, le spese telefoniche.
Tij = K (Pi
Pj
) / d
In tali sperimentazioni, si assunto come valore dellintensit di interazione fra due attivit i e j
insediate, di consistenza (fisica, demografica, economica, etc.) Pi e Pj quello Tij risultante
dallespressione. Dove lesponente esprime il peso della frizione spaziale nel fenomeno in studio,
ovvero il peso della specifica deterrenza che la distanza pone alla interazione nel caso in specie.
Il modello di Reilly
Una delle prime sperimentazioni del principio di interazione gravitazionale risale agli anni 30, quando
William Reilly present la sua law of retail gravitation.
unestensione del modello gravitazionale per lanalisi dei movimenti finalizzati allacquisto di beni
al dettaglio. Secondo tale legge, dati due centri urbani A e B, con popolazione residente
rispettivamente pari a PA e PB, la vendita di beni al dettaglio in A e in B effettuata nei due centri dai
consumatori residenti nei diversi centri intermedi C risulta dalla espressione.
VA / VB = (PA
/PB
) / (dBC
/ dAC
)
1 1,5 - 2,5
Una Applicazione
Una applicazione del modello di Reilly consiste nella individuazione dei limiti delle aree di mercato di
2 centri.
Poich sulla frontiera fra le due aree di mercato le vendite si equivalgono (VA= VB) possibile definire,
ponendo ad es. = 1 e = 2, il punto di frontiera C sul segmento AB.
VA/VB = (PA
/PB
)/(dBC
/dAC
) = 1
(PA/PB )/(dBC/dAC)
2
= 1 (PA/PB )= (dAC /dBC)
(PA/PB )= (dAB- dBC) /dBC (PA/PB )= (dAB /dBC) - 1
dBC = dAB / [1 + (PA/PB )]
I modelli di interazione spaziale
Si consideri un sistema territoriale, in cui siano insediate n attivit
Chiamiamo Tij lintensit della relazione di interazione fra lattivit i-esima e lattivit j-esima
Naturalmente, il flusso totale in uscita dallarea di origine i
Oi = j Tij
Mentre il flusso totale in entrata nellarea di destinazione j
Dj = i Tij
In analogia alla fisica dei gravi, lentit dellinterazione Tij fra lattivit i-esima e lattivit j-esima, fra
loro distanti dij sar proporzionale al flusso totale in uscita da i, al flusso totale in entrata in j e ad una
funzione dellimpedenza spaziale: Tij = k Oi Dj f (dij)
Linterazione fra i e j deve tuttavia tenere conto anche della presenza delle altre attivit concorrenti
nella ripartizione dei flussi, per cui pu dirsi che essa proporzionale alla taglia (o al potere attrattivo)
delle due zone, e inversamente proporzionale alla attrazione esercitata dalle altre zone: Tij = k Oi Dj f
(dij) / k j Dj f (dij)
Tij = Oi Dj f (dij) / j Dj f (dij)
Se nella espressione noi poniamo:
Ai = 1 / j Dj f (dij) Tij = Ai Oi Dj f (dij)
Se poi in essa sostituiamo:
Prij = Ai Dj f (dij) Tij = Oi Prij
Ovvero, linterazione dellorigine Oi con la destinazione Dj pu essere vista come il prodotto del flusso
in uscita Oi per la probabilit che tale flusso sia indirizzato proprio alla destinazione Dj
I modelli di interazione spaziale a vincolo unico
Si dicono a vincolo unico i modelli gravitazionali progettati in modo che i risultati del modello
rispettino una sola delle seguenti condizioni.
j Tij = Oi
i Tij = Dj
I modelli di interazione spaziale a vincolo unico sono finalizzati a ricavare, dato il flusso Oi in uscita,
lentit del flusso in entrata Dj (o viceversa), oltrech lintensit delle interazioni Tij
Un esempio: il modello di Lakshmanan-Hansen
Il modello di Lakshmanan-Hansen, studiato nel 1965 per ottimizzare la localizzazione degli shopping
centers di Baltimora, anche detto: modello di Baltimora
un modello gravitazionale a vincolo unico che assume ad oggetto il flusso per gli acquisti al
dettaglio fra le zone residenziali ed i centri commerciali. Il modello suddivide le residenze del sistema
in n zone e considera la presenza di m centri commerciali. Sar dij la distanza fra la i-esima zona
residenziale ed il j-esimo centro commerciale.
Lipotesi di lavoro che lammontare degli acquisti effettuati dai residenti nella i-esima zona nel j-
esimo shopping center sia:
proporzionale allammontare della spesa complessiva
proporzionale al potere attrattivo dello shopping center
inversamente proporzionale alla distanza fra la residenza e lo shopping center
inversamente proporzionale al potere attrattivo degli altri shopping centers
Si assumono le seguenti notazioni:
Pi - popolazione della i-esima zona residenziale
ci - spesa media pro-capite nella i-esima zona
Fj - taglia del j-esimo shopping center
dij - distanza fra la i-esima zona residenziale e il j-esimo shopping center
Sij - acquisti dei residenti nella i-esima zona nel j-esimo shopping center
Il modello funziona secondo la seguente espressione:
Sij = ciPi Fj f (dij) / j Fj f (dij)
Il modello di Baltimora un modello di interazione spaziale che utilizza come fattore di attrazione,
indicatore della taglia dello shopping center, la sua superficie di vendita Fj
Al solito, tale espressione pu essere scritta in modo conciso
Sij = CiPrij
Ponendo:
ciPi = Ci
Fj f (dij) / j Fj f (dij) = Prij
La sperimentazione del modello su Baltimora venne condotta assumendo la seguente espressione
dellimpedenza spaziale:
f (dij) = dij
-
E forn risultati affidabili ponendo = 1,5-2,5. Ovvero:
Sij = ciPi Fj dij
-2
/ j Fj dij
-2
Sij = ciPi Fj f (dij) / j Fj f (dij)
Finalit del modello determinare lammontare totale degli acquisti effettuati in ogni shopping
center, ovvero:
Sj = i Sij
Eventualmente scartando soluzioni che comportino valori di Sj inferiori a una determinata soglia
assunta come valore minimo per la sopravvivenza dello shopping center.
I modelli di interazione spaziale a vincolo doppio
Si dicono a doppio vincolo i modelli gravitazionali costruiti in modo che i risultati del modello
rispettino entrambe le seguenti condizioni
j Tij = Oi
i Tij = Dj
I modelli a doppio vincolo assumono pertanto come noti sia i valori delle origini Oi che quelli delle
destinazioni Dj, e sono utilizzati per determinare il valore delle interazioni Tij fra le coppie di zone.
Un modello a doppio vincolo, naturalmente, non libero di fornire la localizzazione di arrivo degli
spostamenti, giacch sia le origini Oi che le destinazioni Dj sono vincolate.
Un modello a doppio vincolo cos caratterizzato:
1. Tij = K Oi Dj f (dij)
2. j Tij = Oi
3. i Tij = Dj
Le incognite Tij sono n.
Le equazioni (2) e (3) sono n
Si pu dimostrare che lunico modo per risolvere le (1) nel rispetto delle (2) e delle (3) consiste
nellutilizzare, al posto di K, 2n costanti, che chiameremo Ai e Bj
Tij = AiBjOiDj f (dij)
Sostituendo, otteniamo:
Ai = 1/ jBjDj f (dij)
Bj = 1/ iAiOi f (dij)
Nelle espressioni delle interazioni Tij, notiamo che le costanti Ai contengono le Bj, e le Bj contengono
le Ai. Per tale motivo il calcolo di entrambi i gruppi di costanti deve essere effettuato per via iterativa
Si pone, ad esempio Ai= 1 (i = 1,2, .., n)
Si ricavano i valori Bj, che, sostituiti nelle (4), forniscono nuovi valori di Ai; e cos via fino a convergenza
Il potenziale economico-spaziale
Definizione
Anche il concetto di potenziale economico-spaziale discende dallanalogia con la fisica dei gravi
Dato un insieme di masse Mj, il potenziale gravitazionale da esso indotto in un punto a definito
come:
Ea = k j Mj / daj
Lestensione ai fenomeni territoriali immediata, con lunica differenza nella possibilit di apprezzare
diversamente limpedenza spaziale, in relazione alla effettiva deterrenza allo spostamento relativa
a diversi fenomeni
Ea = k j Pj / daj
Significato
Il potenziale economico-spaziale pu essere definito come una sorta di accessibilit generalizzata
Nel principio di competizione spaziale ad ogni punto dello spazio circostante un determinato
centro viene riconosciuto un certo livello di centralit, funzione dellimpedenza spaziale rispetto a
questo
Allo stesso modo, ogni punto di un sistema formato da attivit interagenti caratterizzato da un
livello di accessibilit generalizzata, il cui valore dipende dallentit delle attivit e dalla frizione
spaziale rispetto ad esse.
In altri termini, la relazione localizzazione/rendita viene qui generalizzata mediante il superamento
dellunitariet del centro e la disaggregazione dello spazio geografico nelle sue componenti
elementari: le attivit insediate.
Utilizzazione
Il concetto di potenziale economico-spaziale utile per spiegare e comprendere:
Una scelta localizzativa (orientata al luogo a pi elevato potenziale)
Linsieme dei flussi diretti verso tale localizzazione e in uscita da essa
Il valore posizionale di tale localizzazione (anche valore economico del suolo)
Lezione 4: Il principio di competitivit
Il principio di competitivit studia le condizioni che sono allorigine dello sviluppo e della crescita
della citt. Come si evolve la citt?
La teoria della base economica
Il principio di competitivit scaturisce dalla necessit di distinguere, allinterno delle funzioni urbane,
fra quelle che si rivolgono ad una domanda esterna e quelle che al contrario si rivolgono a soddisfare
i bisogni della popolazione residente. La citt viene in certo modo interpretata come una grande
macchina per produrre beni e servizi, e il bacino di mercato dei beni prodotti viene individuato
essenzialmente al suo esterno; tuttavia, tale macchina necessita per il suo funzionamento di molte
attivit e funzioni al servizio delle attivit e della popolazione impegnata nella produzione.
Attivit di base: Attivit che producono beni e servizi destinati allesterno del sistema
Attivit di servizio: Attivit destinate al sostentamento della popolazione residente e delle attivit
esistenti
Secondo la cosiddetta teoria della base economica urbana, la forza che determina le condizioni
per lo sviluppo e la crescita di una citt, il motore della dinamica urbana, risiede nelle attivit di
base, mentre le attivit di servizio ne assicurano il semplice sostentamento.
Attivit di base, attivit di servizio e popolazione:
Notazioni
P - popolazione residente
E - occupazione totale
B - popolazione occupata in attivit di base
S - popolazione occupata in attivit di servizio
= 1/ - tasso di occupazione
P = E = (B + S) = B + S
Ad un aumento di una unit dei posti di lavoro corrisponder un aumento della popolazione
residente. Questa dinamica, nella teoria della base economica, innescata dalla creazione di posti
di lavoro in attivit di base, e solo successivamente sostenuta dalle attivit di servizio. Sulla teoria
della base economica sono fondati alcuni modelli territoriali di grande importanza, fra cui una
posizione centrale merita senza dubbio il modello di Lowry.
Il modello di Lowry
Il modello di Lowry venne elaborato nel 1964 da Ira Lowry e presentato allinterno di uno studio
finalizzato alla pianificazione dellarea urbana di Pittsburgh. Soggetto nei decenni successivi ad
alcuni significativi raffinamenti (Garin, Wilson), sicuramente il pi diffuso e utilizzato modello di
analisi dello spazio urbano. La logica operativa del modello consiste nella elegante fusione di due
ipotesi teoriche.
la teoria della base economica urbana, che mette in relazione attivit di base, attivit di servizio
e residenze
il principio di interazione spaziale, che viene utilizzato per allocare la popolazione attorno ai
luoghi di lavoro e le attivit di servizio attorno alle residenze
Input e output
Il modello di Lowry assume come dato di input lentit e la localizzazione delle attivit di base in un
sistema urbano, e fornisce su tale base stime riguardanti.
la dimensione della consistenza totale della popolazione insediata e la sua localizzazione nel
sistema urbano
la dimensione delloccupazione nel settore di servizio e la sua localizzazione nel sistema
la distribuzione della domanda di trasporto a servizio degli spostamenti casa-lavoro
La logica operativa
Loccupazione di base determina, attraverso luso di un tasso di attivit, l a dimensione della
popolazione
Mediante un modello gravitazionale a vincolo unico la popolazione viene allocata alle zone di
residenza
La popolazione insediata determina, attraverso luso di un altro tasso di attivit, loccupazione nei
settori di servizio
Mediante un altro modello a vincolo unico loccupazione di servizio allocata alle zone di
occupazione
Loccupazione di servizio determina una aliquota addizionale di popolazione insediata
E cos via, iterativamente, fintantoch gli incrementi diventano irrisori e trascurabili
Le notazioni
Sia dato un sistema insediativo suddiviso in n zone
Cij - costo di trasporto fra la zona i e la zona j
f(cij) = d
-
- funzione che esprime limpedenza spaziale
Ei - loccupazione di base nella zona i
- inverso del tasso di occupazione, ovvero il numero di persone mantenute da un posto di lavoro
- tasso di servizio, ovvero loccupazione di servizio richiesta da una popolazione data
Si - occupazione di servizio nella zona i
Il problema
Il problema che il modello si pone di risolvere levoluzione di un sistema insediativo in seguito ad
una perturbazione, consistente nellintroduzione di occupazione in attivit di base
In concreto, supponendo una dei cambiamenti nella localizzazione delle attivit di base, il modello
in grado di prevedere
quanta popolazione si insedier nel sistema
dove andr a vivere e a lavorare in relazione alle opportunit di lavoro offerte
La allocazione delle residenze
Si determina la quantit delle interazioni fra la zona i ove sono localizzate le attivit di base e la zona
residenziale j
Tij = Ai Ei Pj dij
dove Ai = 1 / j Pj dij
-
Ovvero, ponendo Prij = Ai Pj dij
-
Tij = Ei Prij
Si ricava cos la quantit totale di popolazione residente in ogni zona j a seguito della localizzazione
delle attivit Ei
Pj = iTij
La allocazione delle attivit di servizio
La popolazione residente Pj esprime una domanda di servizi che produrr una occupazione di
servizio cos definita
Dj = Pj
Questa occupazione viene attribuita alle varie zone i come sommatoria delle interazioni
Tji = BjDj Si dji
-
dove Bj = 1 / i Si dji
-
Ovvero, ponendo Prji = BjSidji
-
Sji = Dj Prji
Cos si ricava Si = jSji
La iterazione del calcolo
La localizzazione della occupazione Si nella zona i determina un incremento di popolazione P che
si redistribuisce fra le zone j, come gi visto nella fase iniziale
Si procede in tale modo fino a quando gli incrementi di popolazione e del numero di occupati in
attivit di servizio diventano di entit trascurabile
Un diagramma di flusso
Lezione 5: Il principio di gerarchia
La citt e le citt
I modelli fin qui esaminati danno ragione dellesistenza della citt, della sua strutturazione interna,
dei rapporti che intercorrono fra le sue parti e del suo sviluppo
Una citt cos strutturata vive per in uno spazio astratto, definito in soli termini dicotomici
Citt non-citt
Citt campagna
spazio della concentrazione spazio della dispersione
Il principio di gerarchia
Il principio di agglomerazione non spiega inoltre perch si sviluppino sul territorio citt con differenti
specializzazioni funzionali. Usciamo quindi adesso dal perimetro dello spazio urbano e
interroghiamoci sui rapporti che intercorrono fra la citt ed il territorio circostante, fra la citt e le
citt ad essa prossime. Come si organizzano fra loro le citt?
La teoria delle localit centrali
La teoria delle localit centrali venne elaborata nel 1933 da Walter Christaller sulla base delle
seguenti ipotesi.
uno spazio omogeneo ed isotropo, sia in termini di densit demografica che di caratteristiche
fisiche e infrastrutturale
la efficienza di una struttura economica caratterizzata da aree di mercato esagonali (struttura ad
honeycomb alla Lsch)
Definizioni e notazioni
localit centrale: il punto centrale di un agglomerato urbano in cui si producono servizi, ovvero il
luogo di produzione di beni centrali. Il concetto di localit centrale non coincide pertanto con quello
di citt, e la sua grandezza non corrisponde alla sua dimensione demografica
bene centrale: il prodotto delle attivit di servizio offerto dalla localit centrale
regione complementare: la zona di influenza della localit centrale, ovvero larea di mercato in
cui lofferta di servizio prodotto da essa soddisfatta
portata (range): la distanza massima a cui pu essere venduto un bene, ovvero la distanza massima
che la popolazione disposta a percorrere per acquistare un bene centrale. Il range strettamente
correlato al costo di trasporto
soglia (threshold): la distanza (ovvero larea) corrispondente alla quantit minima di ciascun bene
producibile in modo efficiente. La threshold strettamente correlata alle economie di scala
Condizioni e ipotesi
Ogni bene prodotto se e solo se la sua portata supera la soglia territoriale minima, ovvero se il
range maggiore della threshold
Ogni bene collocato lungo una scala gerarchica di beni sulla base dellentit del proprio range
Ogni centro produce il bene relativo al suo livello gerarchico e tutti i beni di ordine inferiore
La logica
Per ogni centro di ordine superiore esiste, in cascata, una pluralit di centri di ordine inferiore, fino al
livello pi basso, corrispondente al villaggio, di cui esiste il numero pi elevato, ed in cui si producono
beni di pi limitata portata. Per Christaller esistono tre condizioni che vincolano lassetto localizzativo
delle citt determinandone lottima disposizione. Queste condizioni sono i principi ordinatori.
il vincolo del mercato
il vincolo del traffico
il vincolo della amministrazione politica
Christaller:
il vincolo del mercato
Si consideri una localit centrale C che produce un bene 1 di un determinato ordine r1
La distribuzione delle aree di mercato corrisponder ad una struttura a nido dape, con i centri C ai
vertici
Si consideri la produzione in C del bene 2 di ordine inferiore r2< r1
Ampie porzioni di territorio restano scoperte dallaccesso al bene 2; necessaria la localizzazione di
una nuova localit centrale
E cos via con il bene 3, con il bene 4, etc.
La articolazione gerarchica corrispondente alla struttura spaziale , in base al vincolo del mercato:
La gerarchia dei centri risulta articolata in steps con K = 3
Il numero dei nuovi centri varia nel modo che segue: 1, 2, 6, 18, 54,..
La regione complementare di ogni centro articolata in 3 regioni complementari di ordine
immediatamente inferiore
il vincolo del traffico
Lottimale localizzazione dei centri, rispettando il vincolo del traffico, comporta la localizzazione in
corrispondenza del punto intermedio fra due centri di ordine superiore
La articolazione gerarchica corrispondente alla struttura spaziale , in base al vincolo del mercato:
La gerarchia dei centri risulta articolata in steps con K = 4
Il numero dei nuovi centri varia nel modo che segue: 1, 3, 10, 32,...
il vincolo del amministrazione pubblica
Lottimale localizzazione dei centri, rispettando il vincolo della amministrazione pubblica, comporta
per ogni centro una localizzazione tale che la regione complementare sia interamente compresa
entro quella del centro di ordine superiore
La articolazione gerarchica corrispondente alla struttura spaziale , in base al vincolo della
amministrazione pubblica:
La gerarchia dei centri risulta articolata in steps con K = 6
Il numero dei nuovi centri varia nel modo che segue: 1, 5, 30, 180,...
La central places theory: i Pregi
Christaller verific lattendibilit del suo modello nel contesto territoriale corrispondente alla
Germania meridionale, fra Monaco, Norimberga e Francoforte.
Leleganza del modello di Christaller consiste nel fatto che sulla base di una limitata quantit di
assunzioni esso riesce a dare ragione dei fenomeni indagati.
Assunzioni:
Range (costi di trasporto)
Threshold (economie di scala)
Output:
Ruolo funzionale dei centri urbani
Dimensione dei centri urbani
Distribuzione spaziale dei centri urbani
I Pregi
Tuttora, il modello appare ancora adatto ad interpretare e a descrivere una struttura di centri urbani
basata sulla distribuzione di servizi. In questo caso i costi di trasporto sono infatti sopportati
prevalentemente dai consumatori e incidono in modo notevole sul costo dei servizi stessi.
Nel caso della produzione industriale, invece, i costi di trasporto incidono poco sul prezzo del bene:
ci inficia la verosimiglianza del modello per strutture insediative fondate sul settore secondario. Nel
caso di centri caratterizzati dalla distribuzione dei servizi verosimile anche lipotesi che ogni centro
accolga oltre alla produzione di un bene anche la produzione di tutti i beni di ordine inferiore. Ci
non vale sempre, invece, nei centri industriali, ove si evidenziano fenomeni di elevata
specializzazione funzionale e compartimentazione produttiva. Nei consumi di beni industriali
comune la domanda di variet da parte del consumatore; ci genera la frequente
sovrapposizione delle aree di mercato. Questo fenomeno invece assai pi debole nel caso nella
fornitura di servizi. Il modello concepisce i centri urbani come la sede della produzione di servizi e
della loro distribuzione alla regione allintorno. Non tiene in conto per che una citt anche una
concentrazione di attivit residenziali, un grande mercato del lavoro, un modo di organizzazione
della societ. Questi aspetti non sono presenti nel modello di Christaller, modello che pertanto, agli
occhi dei suoi detrattori, sembra costruire una gerarchia di citt senza citt.
La rank-size rule
Presentata nel 1913 da Felix Auerbach, la rank-size rule una regola empirica riguardante la
distribuzione degli insediamenti urbani, ricavata sperimentalmente, per via induttiva,
dallosservazione della realt. Tale regola, pur priva di basi teoriche, appare significativa per la sua
sorprendente rispondenza alla realt, tanto che, a posteriori, doveroso tentarne una giustificazione
concettuale.
La logica
Si considerino gli insediamenti urbani posti in un ambito territoriale dotato di omogeneit politica e
economica. Si ordinino tali insediamenti nel senso della decrescente consistenza demografica P, e
si attribuisca a ciascuno di essi la posizione (rank) che questo occupa in tale graduatoria. Si osserva
sperimentalmente levidenza della espressione:
P x r = cost. = P1
Ovvero: il prodotto della popolazione delli-esimo centro per la sua rank costante, e pari alla
popolazione del centro pi popoloso, detto centro primate.
La rappresentazione
La rank-size rule si presta ad una efficace rappresentazione grafica
su un diagramma r, P
su un diagramma log r, log P
Una revisitazione
Pi di recente, negli anni 40, la rank-size rule stata oggetto di revisitazione da parte di George Zipf,
che ne ha fornito una versione cos modificata P x r
= cost. = P1
che, in notazione doppio-logaritmica, assume la forma: logP = log P1 - log r
La rank-size rule nella versione di Zipf: rappresentazione
Anche nella versione di Zipf, la rank-size rule si presta ad una efficace rappresentazione grafica,
soprattutto su un diagramma doppio-logaritmico
La distribuzione dei centri abitati: tipiche dissonanze rispetto alla rank-size rule
Non sempre la distribuzione dei centri abitati collima perfettamente con la curva di Zipf
Alcuni tipi di dissonanza rispetto ad essa sono talmente ricorrenti da risultare caratteristici
La distribuzione di tipo antiprimaziale descrive i sistemi di centri abitati organizzati intorno ad una citt
primate sottodimensionata rispetto al resto del sistema. la distribuzione tipica dei sistemi risultanti
dalla confederazione di ambiti territoriali di minori dimensioni: Germania, Svizzera,
La distribuzione di tipo oligarchico descrive i sistemi di centri abitati organizzati intorno ad una citt
primate sovradimensionata rispetto al resto del sistema, sotto alla quale tuttavia presente un
gruppo di citt di dimensioni simili. Esempio tipico il sistema degli insediamenti urbani della Gran
Bretagna
La rank-size rule: utilit
La rank-size rule si presta ad essere utilizzata come strumento di
analisi sincronica: mirata a studiare le specificit dei sistemi di citt che emergono come
dissonanze dalla rank-size rule esempio: il sistema insediativo del Trentino Alto Adige, che si
rivela composto da due sistemi diversi (Trentino e A.Adige), organizzati intorno a 2 citt primati
analisi diacronica: mirata a studiare la dinamica temporale dei sistemi di citt esempio: il
sistema insediativo delle citt italiane, caratterizzato nel 1861 da una distribuzione di tipo
antiprimaziale, e successivamente evoluto verso una distribuzione alla Zipf
Giustificazione concettuale
Anche se la rank-size rule priva di basi teoriche, possibile cercare di comprendere a posteriori
il suo significato
Il coefficiente angolare rappresenta la preponderanza ( >1) o la debolezza ( <1) delle economie
di agglomerazione rispetto alle diseconomie di agglomerazione
Il coefficiente angolare d quindi conto della tendenza a distribuzioni urbane concentrate o diffuse
sul territorio
logP = log P1 - log r