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Legislazione dei Beni Culturali

I decreti legislativi sono disciplinati dallarticolo 76 della Costituzione. A differenza del Decreto Legislativo, il Decreto Legge un atto del Governo avente immediata forza di legge emanabile esclusivamente in caso di necessit o emergenza; tuttavia, in caso non venga presentato il giorno stesso alle Camere e queste non lo approvino entro 60 giorni, il decreto perder ogni efficacia. I Decreti Legge sono disciplinati dallarticolo 77 della Costituzione. Si ritiene che il bene culturale sia talmente importante per la societ da meritare il massimo della pena ricorrendo al diritto penale. Origini della legislazione dei beni culturali Gi a partire dallantica Roma vengono introdotte legislazioni in materia di beni culturali. Secondo i Romani il bene culturale era rappresentato da ogni bene che potesse avere utilit pubblica (utilitas). Sotto limpero di Giustiniano vennero emanati degli editti che consentirono a tutti i cittadini di ammirare le bellezze paesaggistiche di Costantinopoli da ogni punto della citt. In epoca moderna il primo Stato italiano preunitario ad intervenire sulla legislazione in tema di beni culturali fu lo Stato Pontificio: nel 1733, ad opera del Cardinale Annibale Albani, fu emanato un editto che sottolineava limportanza del decoro dei monumenti romani e limportanza dei beni pubblici per i liberi privati. Nel 1802, ad opera di Papa Pio VII, vennero emanate alcune norme riguardo il godimento di beni culturali da parte del pubblico e il divieto di estrazione (esportazione) degli stessi. Questultimo rappresenta il primo atto ufficiale che identifica il bene culturale come Patrimonio, cio come qualcosa da custodire e conservare. Nel 1820, infine, leditto presentato da Cardinal Pacca rappresent la prima vera forma di legislazione organica in materia di beni culturali. Tale legislazione venne successivamente presa a modello ed applicata nello Stato di Napoli e nello Stato di Toscana. Nel Lombardo Veneto, tuttavia, le norme sul divieto di esportazione vennero sostituite dal Diritto di Prelazione: in caso di volont da parte del proprietario di vendere un bene, lo Stato ha diritto di priorit di acquisto alle condizioni richieste dal proprietario stesso. In seguito allunit dItalia nel 1861, le prime riforme legislative in tema di beni culturali avvennero sotto il regime fascista; prima fra tutte lintroduzione della Legge n2006 del 1939 riguardante gli Archivi del Regno dItalia. Nel 1939 vennero, inoltre, gettate le basi del Codice Civile che sar completato solo nel 1942. Il Codice Civile introduce alcune normative inerenti ai beni dello Stato, pubblici ed ecclesiastici. Il Demanio Pubblico rappresenta linsieme dei beni dello Stato che non possono essere dati in concessione ed disciplinato dagli articoli 822 e 823 del Codice Civile. LArticolo 823 del Codice Civile intitolato Condizione giuridica del demanio pubblico. Nel concetto del Demanio stanno tutti i beni indicati del Codice Civile che non possono essere dati in concessione. Patrimonio dello Stato, invece, comprende sia i beni demaniali sia i beni disponibili e perci liberamente vendibili. I primi dodici articoli della Costituzione costituiscono i Principi Fondamentali. LArticolo 9 dedicato alla tutela del patrimonio storico e artistico della nazione. Gli Articoli 7 e 8 trattano dei rapporti dello Stato con la Chiesa Cattolica e altri enti ecclesiastici. 1

Primo Comma Articolo 9: la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Secondo Comma Articolo 9: la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Con questo articolo lItalia si propone di essere uno Stato di cultura. Questo articolo impegna la Repubblica come Stato a livello centrale, come regioni, province e comuni a livello particolare. Vincola, inoltre, gli enti non territoriali dello stato. La Corte Costituzionale ha il compito di controllare che una legge sia conforme alla Costituzione. Una sentenza della corte costituzionale ha deciso che il termine di tutela nel secondo comma dellArticolo 9 non deve essere interpretato in modo statico, ma in modo dinamico come impegno a valorizzare il patrimonio artistico perch tutti possano goderne. Il bene culturale patrimonio della nazione, ovvero di propriet di un popolo che, nonostante non sia uguale in tutto, ha tratti comuni che lo uniscono, come la lingua o, in passato, la religione. Lo Stato deve favorire il pluralismo culturale, ovvero lorganizzazione di manifestazioni che fanno capo a ideologie diverse. Lo Stato deve essere perci imparziale e neutrale nello sviluppo della cultura e della ricerca. Il primo comma dellarticolo 33 sostiene che larte e la scienza sono libere e libero il loro insegnamento e lo Stato deve valorizzare qualsiasi espressione artistica. Nel 1964 una legge incaric una particolare commissione parlamentare mista presieduta dallonorevole Francesco Franceschini di fare un censimento del patrimonio artistico e storico italiano. La commissione prepar una relazione di 3 volumi suddivisi in 84 dichiarazioni dal titolo Per la salvezza dei beni culturali in Italia. Per la prima volta appare la definizione di Beni Culturali, tratta da una convenzione internazionale, la Convenzione dellAia, nella quale si stabilirono le norme in materia di beni culturali in caso di conflitto armato. Il termine di Bene Culturale non entr ancora, tuttavia, nella Costituzione. In sintesi il concetto che emerge dalla convenzione dellAia di bene culturale linsieme dei beni di uno Stato che rappresentano un esempio di testimonianza di civilt. Nei beni che sono testimonianza di civilt non comprendiamo solo beni di valore artistico, ma anche storico, antropologico, etnico e tutti quei paesaggi che, al di l del loro valore estetico, sono stati teatro di importanti avvenimenti. Nel 1968 viene creata la cosiddetta commissione Papaldo che viene incaricata di elaborare un progetto di legge in materia di beni culturali. Nel 1975 nasce il primo Ministero per i beni culturali e ambientali, che dedicato interamente ai beni culturali di cui prima si occupava il Ministero dellistruzione pubblica. Nel 1997 la legge Bassanini riforma il Ministero per i beni culturali e ambientali e lo rinomina Ministero per i beni e le attivit culturali, assorbendo le competenze del Ministero dello sport, del turismo e dello spettacolo. Con la Legge 342 del 1997 il Parlamento delega al governo di riassettare la materia concernente i beni culturali e paesaggistici al fine di produrre un decreto legislativo nel quale dovevano confluire tutte le disposizioni vigenti in materia pi le leggi e le riforme necessarie a darle un nuovo assetto. Il risultato fu il Decreto Legislativo 490 del 29 Ottobre 1999, intitolato Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali. La scelta del testo unico rispetto allattuale codice risponde ad una necessit di raccogliere tutte le norme in materia di beni culturali e ambientali senza innovarle particolarmente. Nel 2001 viene promulgata la Legge Costituzionale 3 del 18 Ottobre 2001 con la quale si va a modificare il titolo quinto della parte seconda della Costituzione, che si riferisce alle province, alle regioni e ai comuni, ovvero il cosiddetto Federalismo amministrativo. La Legge del 6 Luglio 2002 numero 137 delega il Governo al riassetto e allintroduzione delle novit necessarie in materia di beni culturali e paesaggistici nel rispetto

della Legge Costituzionale 3 del 2001. Il 22 Gennaio 2004 viene promulgato il Decreto Legislativo 42, dal titolo Codice dei beni culturali e del paesaggio. Il Codice dei beni culturali e del paesaggio dedica i primi nove articoli alle cosiddette Disposizioni generali, cio ai principi della disciplina. La seconda parte dedicata ai Beni Culturali e comprende gli articoli dal 10 al 130. La terza parte si occupa dei Beni Paesaggistici e comprende gli articoli dal 131 al 159. Lultima parte dedicata alle sanzioni amministrative e penali, dallarticolo 160 al 181. Esiste, tuttavia, una quinta parte sulle disposizioni transitorie, valevoli per il periodo necessario a regolare le norme al nuovo codice. Disposizioni Generali Il primo articolo del Codice intitolato Principi e il primo punto indica lo spirito del nuovo codice in quanto prevede che la Repubblica, in attuazione dellarticolo 9 della Costituzione, tuteli e valorizzi il Patrimonio Culturale in coerenza con le attribuzioni di cui allarticolo 117 della Costituzione (riformato nel 2001). La disciplina ruota intorno ai tre concetti di Tutela, Valorizzazione e Patrimonio Culturale. Lidea di patrimonio pu essere ricondotta ad un complesso unitario di beni a formazione progressiva, cio di generazione in generazione questo patrimonio aumenta in consistenza e valore. Questo patrimonio costituito da una serie di beni tra loro omogenei perch sono progressivamente arricchiti allinterno della stessafamiglia, la Nazione. Larticolo 2 del Codice dice che ai fini della definizione di patrimonio culturale, questultimo costituito dai beni culturali e paesaggistici. Larticolo prosegue con le definizioni di bene culturale e bene paesaggistico: i beni culturali sono le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e tutto ci che viene individuato dalla legge come testimonianze aventi valore di civilt. In entrambi i casi c unelencazione che si chiude con tutto ci che ritenuto dalla legge bene culturale o paesaggistico. Larticolo 3 indica il concetto di tutela di patrimonio culturale: la tutela consiste nellesercizio delle funzioni e nella disciplina delle attivit dirette ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale e a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione. Nelle disposizioni generali del codice vengono indicati i principi che informano lintera disciplina sui beni culturali e beni paesaggistici. Nella definizione di patrimonio vengono ricompresi sia i beni culturali sia i beni paesaggistici, in quanto vengono cosiderati entrambi testimonianza di civilt. Laricolo 2 indica proprio il patrimonio culturale come linsieme dei due ordini di beni. Il punto 4 dellarticolo 2 stabilisce che i beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione dellintera collettivit, viene cio inteso come patrimonio comune. Tale fruizione deve essere compatibile con le esigenze di uso istituzionale, ovvero parte dei beni di appartenenza pubblica sono a volte utilizzati per uso istituzionale e amministrativo (ad esempio i palazzi del governo). La fruizione, quindi, incontra il limite dellamministrazione pubblica solo per quanto riguarda i beni di appartenenza pubblica. La Costituzione, alla luce della riforma del titolo Quinto, ha ridistribuito le competenze dei vari enti statali. Secondo larticolo 9 la tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico affidato alla Repubblica. Nel termine Repubblica vanno ricompresi tutti gli enti che costituiscono lo Stato, ovvero lo Stato come amministrazione centrale, gli enti pubblici territoriali e gli enti pubblici non territoriali, come ad esempio le universit. Gli enti pubblici interagiscono con i cittadini come personalit giuridiche. Allinterno del concetto di Repubblica, per, bisogna distinguere Stato ed enti pubblici, in quanto la Costituzione distribuisce diverse competenze legislative ed amministrative in materia di beni culturali. Subito dopo la 3

Costituzione, come abbiamo detto, ha forza la Legge Ordinaria; al pari della legge ordinaria stanno anche le leggi regionali. Le leggi regionali devono essere emanate sempre nel rispetto di principi generali dettati dallo Stato, in quanto in caso contrario salterebbe il principio di uguaglianza dellarticolo 3 della Costituzione. Sulla base dellarticolo 9, le competenze legislative e amministrative sono state ridistribuite tra Stato e Regioni. Le competenze amministrative vengono ridistribuite tra Stato inteso come Ministero e Regioni come enti territoriali. Ogni materia, dal punto di vista legislativo, viene regolamentata prima dalla Legge statale (Governo statale), poi nello specifico dalla Legge regionale (Governo regionale). La riforma del titolo Quinto (Le regioni, le province, i comuni) ha modificato in particolare gli articoli 114, 117 e 118 sulla base della legge costituzionale 3 del 2001. Articolo 114 La Repubblica costituita dai comuni, dalle province, dalle citt metropolitane, dalle regioni e dallo Stato. I soggetti che costituiscono la Repubblica, quindi, sono in primo luogo lo Stato, poi enti autonomi con un proprio statuto, ovvero comuni, province, regioni, citt metropolitane. Le Citt metropolitane rappresentano enti amministrativi introdotti con una legge del 1990, ma non furono mai realmente disciplinati. Lintento fu quello di aggregare sotto ununica amministrazione un grande centro urbano e tutti i comuni satelliti (ad esempio Milano). Articolo 117 Larticolo 117 disciplina la potest amministrativa dello Stato e delle Regioni. Indica, cio, le materie in cui lo Stato ha legislazione esclusiva e le materie in cui le regioni hanno legislazione concorrente. La legislazione esclusiva esclude qualsiasi altro soggetto da determinate materie. Per legislazione concorrente si intende la collaborazione tra Stato e Regione. Lo Stato discipliner i principi generali di una determinata materia e sulla base di questi la Regione potr emanare le proprie leggi conformemente alla realt regionale. La premessa che la potest legislativa esercitata dallo Stato e dalle regioni. Lo Stato ha potest legislativa esclusiva, per esempio, in politica estera, in tema di forze armate o in tema di immigrazione. In queste materie, infatti, fondamentale che ci sia una regolamentazione unitaria. A fronte di questo, nella riforma del 2001 si ritenuto che sia competenza esclusiva della legislazione statale la tutela dei beni dellecosistema e dei beni culturali. Larticolo 117 prevede, inoltre, che ci siano materie di legislazione concorrente delle regioni, come il governo del territorio o le reti di trasporto regionale e soprattutto la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e la promozione e lorganizzazione di attivit culturali. Tale riforma attribuibile in primo luogo alla necessit di informare la nostra Costituzione al principio di sussidiariet. Articolo 118 Le funzioni amministrative sono attribuite ai comuni, salvo che per assicurarne lesercizio unitario siano conferite a province, regioni, citt metropolitane e Stato, sulla base dei principi di sussidiariet, differenzazione e adeguatezza. Il principio di sussidiariet prevede che le funzioni amministrative vengano attribuite dando priorit agli enti pi vicini ai cittadini; nel caso un ente non riesca a gestire tali funzioni amministrative, queste passino sotto la giurisdizione dellente superiore (da comune a provincia, da provincia a regione ecc.). Il principio di adeguatezza impone che lente pubblico debba avere unorganizzazione idonea per garantire leffettivo esercizio di tale potest. Il principio di differenzazione prevede lassegnazione di una potest 4

amministrativa considerando le caratteristiche dellente che si assume tale potest. La potest amministrativa, quindi, pu essere assegnata solo ad enti che si possono assumere tale responsabilit. I concetti contenuti nei primi 9 articoli dellattuale codice, quindi, tengono conto della riforma del titolo quinto della Costituzione, che fissa principi in ordine allorganizzazione territoriale del nostro ordinamento e fissa principi in ordine alla potest legislativa dello Stato rispetto a quella delle Regioni, tenendo conto della necessit di informare tutte le funzioni amministrative al principio di sussidiariet, differenzazione e adeguatezza. Il patrimonio culturale composto, per definizione del codice, dai beni culturali e paesaggistici. Il legislatore del codice ha deciso che fosse lo stesso codice a disciplinare i beni culturali insieme a quelli paesaggistici, in quanto entrambi testimonianza di civilt. Vari interventi legislativi hanno ricompreso dal 1939 nel concetto di bene culturale anche i beni archivistici, documentari e librari. Dal codice si pu ricavare una classificazione dei beni culturali in tre aree. Prima Area Prevista e descritta dal primo punto dellarticolo 10 del codice. Si stabilisce che sono beni culturali le cose mobili e immobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, che appartengono allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali e alle persone giuridiche private senza fine di lucro. Le societ senza scopo di lucro sono quelle societ il cui scopo non il profitto, come ad esempio le fondazioni o le associazioni Onlus. Seconda Area Il legislatore indica beni culturali i beni dello Stato o di qualsiasi altro ente pubblico che hanno un interesse culturale ritenuto sussistere per il semplice fatto che fanno parte delle seguenti categorie: Raccolte di musei Pinacoteche Gallerie Altri luoghi espositivi Archivi

Sono inoltre beni culturali le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato e di qualsiasi altro ente pubblico. Terza Area Articolo 10, punto 3. Si tratta di beni di propriet di privati per i quali deve essere previsto laccertamento della sussistenza dellinteresse culturale. La terza e la prima area richiedono una procedura di verifica dellinteresse culturale. Se questo procedimento dovesse risultare negativo, il bene cambia collocazione allinterno del patrimonio dello Stato.

Nonostante non vengano citati nel codice, anche i beni culturali di propriet privata godono della tutela offerta dallo Stato. Infatti i beni culturali si dividono proprio in due macrocategorie: i beni appartenenti allo Stato e agli altri enti pubblici e quelli appartenenti a privati. Sempre dallarticolo 10 si ricava che il legislatore fornisce una gradazione dellinteresse culturale. Nel primo punto dellarticolo 10 (prima area) si dispone che i beni presentano semplicemente interesse. Nel secondo punto (seconda area) non si individua alcuna gradazione di interesse, nel senso che si indicano direttamente i beni di musei, pinacoteche ecc. che hanno un interesse. Il terzo punto (terza area) parla di un eccezionale interesse, cio che per essere definito bene culturale la propriet di un privato deve avere un particolare interesse. Ai beni paesaggistici il codice dedica la parte terza; nelle disposizioni generali, allarticolo 2 punto 3, viene data la definizione di beni paesaggistici come quelle aree che costituiscono espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. Allarticolo 131 del codice si dispone che per paesaggio si intende il territorio espressivo di identit, il cui carattere deriva dallazione di fattori naturali, umani e dalla loro interrelazione. Per paesaggio espressivo di identit si intende un territorio portatore di qualcosa di unico ed irripetibile. LItalia, prima della stesura del codice, si conformata alla Convenzione internazionale del paesaggio del 20 Gennaio 2000, alla quale hanno aderito tutti gli stati dellUnione Europea. La ratificazione (lapplicazione sul territorio nazionale e la trasformazione in legge) da parte dellItalia a questa convenzione avviene con la Legge 14 del 2006. La convenzione introduce importanti definizioni in termini di paesaggio adottate anche dal nostro ordinamento, tra le quali quella di politica del paesaggio: principi, strategie ed orientamenti dei pubblici poteri tesi a salvaguardare, gestire e pianificare il paesaggio. Lobbiettivo di qualit paesaggistica rappresenta la considerazione da parte delle autorit delle aspirazioni delle popolazioni per quanto riguarda il miglioramento del paesaggio e della qualit di vita in quel contesto paesaggistico. Altro obbiettivo la salvaguardia del paesaggio, cio tutte le azioni di coservazione e di mantenimento del paesaggio. Infine sono presenti la gestione dei paesaggi, ovvero il controllo sullevoluzione del paesaggio in una prospettiva dinamica e non statica, e la pianificazione dei paesaggi, ovvero un invito a valorizzare e tenere presente che si possono creare nel tempo nuovi paesaggi. La disciplina del paesaggio non deve essere assolutamente confusa con lUrbanistica o lEdilizia. LUrbanistica quella disciplina che si concretizza nellattivit di programmazione e pianificazione del territorio. LEdilizia la programmazione di ci che viene costruito sul territorio. Nel momento in cui un bene viene riconosciuto come patrimonio artistico e assume funzione pubblica, lo Stato non tiene conto della sua propriet. La funzione del legislatore proprio di mettere questi beni al servizio del pubblico. Il patrimonio pubblico appartiene, pertanto, allo Stato e agli altri enti pubblici. Il criterio soggettivo identifica un determinato bene come pubblico solo se di propriet dello Stato o di un altro ente pubblico. Il criterio oggettivo, invece, considera beni pubblici tutti quelli atti a svolgere funzione pubblica, indipendentemente dalla loro propriet. Beni Demaniali I beni demaniali, disciplinati dallarticolo 822 del Codice Civile, rappresentano tutti i beni immobili che appartengono necessariamente ad un ente pubblico territoriale. Sulla base di queste caratteristiche, pertanto, si parler di demanio statale, demanio regionale, demanio provinciale e demanio comunale.

Beni Patrimoniali Indisponibili I beni patrimoniali indisponibili, disciplinati dallarticolo 826 del Codice Civile, sono beni che possono appartenere a qualsiasi ente pubblico e sono sia mobili che immobili destinati ad una pubblica utilit. I beni patrimoniali indisponibili possono essere sottratti dalla loro funzione pubblica solo nelle modalit previste dalla Legge. Patrimonio Disponibile Il patrimonio disponibile costituisce tutti i beni sottoposti alla stessa disciplina giuridica dei beni di propriet privata. Questi beni sono inalienabili, ovvero viene vietata la loro vendita, e non possono essere soggetti a usucapione. Larticolo 56 del codice offre un elenco dei beni inalienabili: sono inalienabili beni immobili e aree di interesse archeologico, i monumenti nazionali indicati secondo la legge del tempo, le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e biblioteche, gli archivi e le cose mobili che siano opera dautore vivente o che la sua esecuzione non risalga ad oltre 50 anni. Sono, inoltre, inalienabili le cose mobili e immobili indicate nellarticolo 10 comma 1. Il codice prevede che questi beni siano sottoposti alla disciplina di tutela e conservazione nel momento in cui vengono riconosciuti come patrimonio dello Stato. Larticolo 12 del codice prevede un procedimento di verifica dellinteresse culturale: lo Stato e gli enti pubblici sono chiamati a verificare linteresse culturale dei beni che si trovano nel proprio patrimonio. Questo procedimento si pu attuare dufficio o su richiesta del proprietario. La verifica costituita da una valutazione e da un giudizio influenzato, tuttavia, da un notevole grado di soggettivit. Nel caso la verifica dia esito positivo il bene assumer il valore di bene culturale. Nel caso, invece, di esito negativo o di mancata verifica entro 120 giorni dalla richiesta il bene perder ogni diritto di tutela e conservazione. La disciplina della tutela in ordine di beni culturali ha la caratteristica di attuarsi immediatamente. Il codice prevede, per, un procedimento di verifica dellinteresse culturale. Nel momento in cui la verifica dovesse dare esito negativo il bene rientra semplicemente nella categoria del patrimonio disponibile. Il privato non pu sapere se possiede un bene che acquister la caratteristica di bene culturale, in quanto una volta riconosciuto come bene culturale la sua propriet e tutela passa immediatamente al Ministero. Il Ministero dei beni e delle attivit culturali viene istituito nel 1998 con il decreto legislativo 368. Prima della sua istituzione le competenze in materie erano dellistruzione pubblica. Esiste un organo dipendente dal Ministero, ovvero il Segretariato Generale. Questorgano assicura il mantenimento dellunit dellazione amministrativi coordinando gli uffici e le attivit del Ministero. Il Ministro si avvale di organi consultivi, i quali entrano tecnicamente nelle materie, ovvero il Consiglio superiore dei beni culturali e paesaggistici e la Consulta per lo spettacolo. Il Ministero poi suddiviso in varie direzioni generali: la Direzione generale per lorganizzazione, linnovazione, la formazione e la qualificazione professionale e le relazioni sindacali; la Direzione generale per i beni archeologici; la Direzione generale dei beni architettonici storico artistici ed etnoantropologici; la Direzione generale per la qualit e la tutela del paesaggio; la Direzione generale per gli archivi; la Direzione generale per i beni librari, gli istituti culturali e il diritto dautore; la Direzione generale per il cinema; la Direzione generale per lo spettacolo dal vivo; le Direzioni regionali per i beni culturali e paesaggistici. Queste Direzioni generali regionali si articolano in sovrintendenze. A livello amministrativo il Ministero si organizzato secondo la suddivisione regionale sulla base del principio della vicinanza alla realt territoriale. Le sovrintendenze hanno ambito territoriale in materia a livello regionale, escludendo le grandi citt artistiche come ad esempio Roma o Firenze. Esistono le sovrintendenze per i beni archeologici, 7

sovrintendenze per i beni architettonici e paesaggistici, sovrintendenze per i beni storici artistici ed etnoantropologici, sovrintendenze per gli archivi ed archivi di Stato, sovrintendenze per le biblioteche statali e infine le sovrintendenze per i musei. Il Ministero esercita in primo luogo le funzioni di tutela articolate in questo modo; dipende dal Ministero in questo settore il Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, evitando quei reati connessi proprio con il patrimonio culturale. Il codice attuale, in ordine al patrimonio privato, non innova rispetto al testo unico del 1999, perch rispetto a questultimo lattuale codice introduce la procedura di verifica solo per i beni di propriet statale. Per la disciplina dei privati rimane invariata lapposizione del vincolo, ovvero quel bene incatenato ad una determinata disciplina in quanto riconosciuto come bene culturale, operando una funzione pubblica in senso oggettivo nonostante la sua propriet non sia dello Stato. La gradazione dellinteresse culturale viene data solo per i beni appartenenti ai privati. Non esiste una differenza di interesse per i beni statali. Sulla base dellinteresse culturale, il privato pu essere obbligato a rendere quel bene fruibile dal pubblico. Per verificare che un bene privato abbia un interesse culturale esiste un procedimento di dichiarazione disciplinato dallarticolo 14 del codice. Questo procedimento pu essere attivato dufficio oppure su richiesta della Regione o di ogni altro ente territoriale interessato. Attivare dufficio significa che un organo pu avviare questo precedimento senza la richiesta di nessuno. Lavvio del procedimento di dichiarazione di competenza del sovrintendente e viene comunicato al proprietario del bene oppure al semplice detentore, ovvero lindividuo pi vicino a quel bene come ad esempio un custode. La comunicazione indica gli elementi identificatifi delloggetto di verica e deve avvenire attraverso una notificazione comunale o una raccomandata con avviso di ritorno. La semplice comunicazione comporta lapplicazione a quel bene di tutte le disposizioni in ordine alla tutela e alla conservazione del bene in via cautelare, nonostante non sia ancora definitivamente riconosciuto come bene culturale, per prevenire il danneggiamento o lalienazione del bene. Qualora si tratta di beni sottoposti a registrazione, in particolare quei beni immobili o mobili registrati, lavvio del procedimento di dichiarazione viene trascritto nel registro per tutelare eventuali perdite di acquirenti di quel bene. Il Ministero effettua le sue indagini avvalendosi degli organi consultivi a stretto contatto con il Ministro. Termine del procedimento di dichiarazione pu essere positivo, comportando il vincolo del bene in verifica, o negativo, negando la tutela a quel bene. Contro il provvedimento definitivo della dichiarazione ammissibile ricorso al Ministero, per motivi di legittimit o di merito. Per motivi di legittimit si intende il mancato rispetto delle regole previste dalla legge nel procedimento di dichiarazione (mancata notifica, lopera non viene sottoposta ai dovuti controlli), mentre per motivi di merito si intende un errore di valutazione del bene (ad esempio quando viene erroneamente considerato un dipinto di un determinato autore). Il non accoglimento del ricorso comporta il ritorno del bene alla disciplina di tutela decisa in seguito al procedimento di dichiarazione. Il procedimento si avvale di un ulteriore verifica in caso di ricorso che deve essere avviata entro 90 giorni. Laccoglimento del ricorso, invece, annulla il precedente provvedimento di dichiarazione dellinteresse culturale. La terza categoria di beni costituita dai beni che appartengono a enti e istituzioni ecclesiastiche, che hanno, oltre ad un valore di testimonianza di civilt, anche un valore religioso. Il valore religioso risponde al diritto alla libert religiosa espresso allarticolo 19 della Costituzione. Protezione e conservazione dei beni culturali I beni che appartengono allo Stato o a soggetti diversi che hanno passato la procedura di verifica dellinteresse culturale entrano di diritto nella categoria dei Beni Culturali. La disciplina di tutela si avvia 8

immediatamente una volta che il bene rientra in questa categoria. Le norme del capo terzo del codice sulla protezione e sulla conservazione dei beni culturali si applicano indipendentemente dal soggetto proprietario. Il capo terzo diviso in tre sezioni: la prima dedicata alle misure di protezione (articoli 2028); la seconda sezione dedicata alle misure di conservazione (articoli 29-44); la terza sezione dedicata ad altre forme di protezione (articoli 45-52). Le attivit di conservazione, di protezione e di altre forme di protezione sono tutte attivit che fanno capo al Ministero, nel senso che il Ministero deve allobbligo di vigilare su tutti i beni culturali. Questa attivit di vigilanza viene concretamente effettuata dai sovrintendenti, che hanno la possibilit in ogni momento di compiere delle ispezioni sia sui beni di propriet pubblica sia sui beni di propriet privata. Le misure di protezione consistono innanzitutto in unelencazione di interventi vietati, ovvero la distruzione, il deterioramento, il danneggiamento e il fatto che i beni vengano adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere. Larticolo 20, che indica questi divieti, sembra essere privo di sanzioni, ma in realt sono previste dal codice penale allarticolo 733, che prevede il reato di danneggiamento del patrimonio storico, artistico, archeologico della nazione. E consolidato che il danneggiamento debba ricomprendere tutte le attivit indicate allarticolo 20 del codice dei beni culturali. La sanzione prevede fino ad un anno di reclusione o unammenda non inferiore a 2065 euro. Il codice prevede anche una sanzione per luso illecito dei beni, senza alcun danneggiamento, allarticolo 170, quando i beni non vengono utilizzati in modi compatibili al loro carattere tali da poterne pregiudicare la loro conservazione. La sanzione prevede larresto fino ad un anno o unammenda da 734 fino a 38000 euro. Queste misure di protezione sono integrate da interventi previsti dallarticolo 21 del codice e subordinati allautorizzazione del Ministero. Questi interventi comprendono lo spostamento anche temporaneo di un bene, la rimozione di un bene o la sua demolizione con successiva ricostruzione, il trasferimento di documenti di archivi pubblici. Larticolo 25 del codice intitolato Conferenza di servizi: fu istituita nel 1990 con la legge 241 ed un modulo di un procedimento amministrativo con cui si ottiene il coordinamento di varie amministrazioni e la consensuale valutazione di tutti gli interessi pubblici coinvolti. La conferenza prevista quando un intervento su un bene culturale va a coinvolgere gli interessi di altre amministrazioni e si sostanzia nel prendere una decisione ascoltando e valutando gli interessi di tutte le amministrazioni coinvolte. Larticolo 25 prevede la conferenza di servizi nel caso siano coinvolti interessi di amministrazioni diverse dal Ministero dei beni culturali. Oltre a questa previsione, larticolo 26 prevede la valutazione dellimpatto ambientale, la cosiddetta VIA. In quanto il codice disciplina oltre ai beni culturali anche i beni paesaggistici, tale valutazione indica limpatto di un determinato intervento sullambiente. La VIA nasce con una direttiva della comunit economica europea nel 1985, ripresa nel 1997 e nel 2003 dalla stessa comunit. Ogni attivit inserita nel contesto di beni culturali o paesaggistici deve essere sottoposta alla valutazione dellimpatto ambientale. Ogni progetto che possa eventualmente avere un determinato impatto sullambiente deve essere valutato dalla VIA, coinvolgendo tutte le amministrazioni interessate o le amministrazioni che denunciano un impatto ambientale da parte di un determinato progetto. La VIA serve a prevenire il danno allambiente, favorire la partecipazione di tutti gli attori sociali coinvolti, proteggere e migliorare la qualit della vita, realizzare la sostenibilit verificando per ogni progetto il miglior impatto ambientale. Per determinate opere viene coinvolto lintervento del Ministero dei beni culturali per la Valutazione dellimpatto ambientale. La sezione seconda del capo terzo dedicata alle misure di conservazione. Tali misure sono indicate dallarticolo 29. Il legislatore indica tre azioni progressive: attivit di studio, conseguentemente attivit di prevenzione e infine attivit di manutenzione e restauro. Lo scopo di lasciare come ultima possibilit lintervento fisico (restauro) su un bene culturale o ambientale. Per prevenzione si intende tutte quelle 9

attivit idonee a limitare le situazioni di rischio in cui pu trovarsi un bene culturale. Per manutenzione si intende il complesso delle attivit volte al controllo a al mantenimento dellintegrit del bene culturale. Infine per restauro si intende lintervento, attraverso una complessa serie di attivit, finalizzato allintegralit materiale di un bene o al suo recupero. LItalia fu una delle prime nazioni ad occuparsi del restauro non nel senso tecnico, ma alla sua disciplina allinterno di un codice legislativo. La prima Carta del restauro risale al 1931 e fu realizzata dal Consiglio superiore per le antichit e le belle arti; lo scopo di questa carta fu quello di uniformare le metodologie di restauro e di dare indicazioni operative precise. Il primo principio della Carta indica la necessaria ricerca storica come conoscenza di fronte ad ogni eventuale attivit di restauro. Il secondo principio si richiama alla protezione e manutenzione dei beni. Il terzo principio il ricorso al processo di anastilosi. Quarto principio il riuso coerente con la natura del monumento. Ultimo principio il mantenimento di tutti i lavori di completamento del restauro per evitare un ulteriore intervento in futuro. Le altre forme di protezione si riferiscono alla protezione indiretta, ovvero la necessit di intervenire non solo su un determinato bene, ma anche sul suo contesto. Affinch il bene non venga aggredito, quindi, bisogna proteggere anche tutto ci che circonda quel bene. Larticolo 45 presenta la facolt da parte del Ministero di prescrivere le misure ed ogni altra norma onde evitare che sia messa in pericolo lintegrit dei beni culturali immobili. Per integrit il codice intende che non venga danneggiata la prospettiva e la luce o non siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro; non possibile, per esempio, costruire un edificio che possa coprire la visibilit dellimmobile o alterare la continuit storica e artistica dellarchitettura degli edifici circostanti il bene immobile. Per decoro si intende non alterare il significato storico, artistico e archeologico di un determinato bene. Queste facolt del Ministero vanno ad incidere anche sulla propriet privata. I limiti previsti a fronte della tutela dei beni culturali sono legittimi anche nellottica della propriet privata e della libert di iniziativa economica indicate nellarticolo 42 della Costituzione. La tutela dei beni culturali, quindi, un interesse di pari grado alliniziativa economica e alla propriet privata. Larticolo 45 prescrive, al secondo comma, che liniziativa del Ministero in ordine a prescrizioni di tutela indiretta sia recepita negli strumenti urbanistici dei comuni coinvolti. Questa iniziativa toglie competenza ai comuni nel momento in cui prescrive interventi di tutela indiretta. Lavvio del procedimento spetta al sovrintendente su richiesta delle regioni o degli enti pubblici interessati, dando comunicazione al possessore o al semplice detentore. Qualora non sia possibile comunicare le modalit al possessore, il sovrintendente pu dare avviso ai quotidiani, radio e televisioni o attraverso manifesti. Il capo quarto si occupa della circolazione in ambito nazionale dei beni culturali. Per circolazione si intende il passaggio di propriet o il passaggio di diritto reale da un soggetto ad un altro. Il diritto reale rappresenta un diritto su cose fisiche, come ad esempio la propriet di una cosa fisica. Larticolo 53 sostiene che i beni del demanio culturale sono inalienabili se non nei modi indicati dal presente codice. Larticolo 54 fornisce una lista dei beni inalienabili: sono inalienabili dal demanio culturale gli immobili del patrimonio archeologico, i monumenti nazionali, le raccolte di musei, pinacoteche e biblioteche, gli archivi ed presente un rinvio allarticolo 10 comma terzo. Il secondo punto aggiunge altri beni inalienabili. Il terzo comma prevede uneccezione al fatto che questi beni non possano essere alienati: possibile, infatti, trasferire la propriet di questi beni dallo Stato alle regioni o ad altri enti pubblici. Lultimo comma dellarticolo 54 introduce una norma di salvaguardia: questi beni possono essere usati solo per la loro fruizione e valorizzazione. Del demanio culturale fanno parte altri beni non indicati dallarticolo 54. Questi beni possono essere oggetto di trasferimento, purch questo trasferimento avvenga sotto lautorizzazione del Ministero. Il bene trasferito, inoltre, deve mantenere la sua funzione originale.

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Larticolo 55 prevede unulteriore garanzia ai fini della fruibilit da parte del pubblico del bene. Questa innovazione stata introdotta con un intervento sul codice nel 2008, il decreto legislativo 62 che aggiunge larticolo 55 bis. Le prescrizioni e le condizioni di vendita devono essere riportate nel contratto di compravendita e costituiscono unobbligazione che viene trascritta nel registro immobiliare. Ogni cambio di propriet deve essere aggiornato sul registro immobiliare. Larticolo 55 bis introduce unaltra forma, la Clausola risolutiva espressa: se il compratore non si attiene agli obblighi trascritti nel registro immobiliare il contratto si risolve immediatamente e il bene torna sotto la propriet dello Stato. Circolazione in ambito nazionale dei beni culturali La circolazione il passaggio materiale della cosa. Quando si parla di circolazione di un bene, indipendentemente dal cambio di propriet, semplicemente il bene passa dal contesto di un soggetto al contesto o alla semplice detenzione di un altro individuo. La circolazione disciplina la Prelazione artistica (articoli 60, 61 e 62 del codice). Per diritto di prelazione si intende il diritto in cui, in determinate situazioni, si pu avvalere un soggetto per essere preferito, a pari condizioni, ad altri nella costituzione di un rapporto giuridico. Larticolo 60 del codice introduce la prelazione artistica, che riguarda beni venduti da privati per cui il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici possono esercitare tale diritto. La prelazione artistica si applica anche quando un bene culturale viene conferito come bene in una societ onde evitare la frode. Il codice, infatti, prevede anche lipotesi del conferimento del bene nel capitale sociale di una societ, che risponde ad un trasferimento della propriet o del possesso del bene. La prelazione deve essere esercitata entro 60 giorni dalla data di ricezione della denuncia prevista dallarticolo 59. Larticolo 59 prevede che ogni atto che trasferisce la propriet o la detenzione di beni culturali deve essere denunciato al Ministero. Gli atti che possono trasferire la propriet o la detenzione sono il contratto di compravendita, la locazione (il contratto di affitto), il comodato (contratto a titolo gratuito) e il deposito (contratto in cui si deposita un bene presso una persona che ne deve garantire lintegrit). Questi contratti e ogni situazione di circolazione della propriet o della detenzione di un bene devono sempre essere denunciati al Ministero. La denuncia deve essere inviata alle sovrintendenze pi vicine al bene e deve essere inoltrata entro 30 giorni. Latto deve contenere, inoltre, i dati del compratore, del venditore e del bene che viene trasferito. Tra i trasferimenti presente anche la vendita che comporta il passaggio di propriet; nel caso, quindi, di vendita il Ministero e gli altri enti pubblici possono esercitare il diritto di prelazione entro 60 giorni. Circolazione in ambito internazionale dei beni culturali I principi sulla circolazione in ambito internazionale dei beni culturali sono disciplinati a partire dallarticolo 65 del codice. Innanzitutto necessario distinguere due tipi diversi di circolazione: luscita e lesportazione. Per uscita si intende il trasferimento di un bene oltre i confini nazionali in direzione di uno stato dellUnione Europea. Lesportazione, invece, il trasferimento di un bene in uno stato non facente parte dellUE. Sia luscita che lesportazione possono essere definitive o temporanee. La regola comune alluscita e allesportazione che ogni movimento del bene deve essere prima autorizzato e accompagnato da un certificato di salvacondotto, che obbliga ogni paese attraversato durante il transito a rispettarlo. I beni indicati dallarticolo 10 del codice al comma primo, secondo e terzo sono considerati parte indissolubile del patrimonio nazionale e pertanto non possono uscire o essere esportati definitivamente, ma solo temporaneamente. La ragione principale di uscita di un bene il prestito per lesposizione in mostre o 11

eventi. Il controllo della circolazione internazionale sempre finalizzato al mantenimento dellintegrit del patrimonio culturale, nel rispetto della normativa internazionale a cui lItalia ha aderito. Fra queste convenzioni, di particolare importanza la convenzione Unidroit del 24 Giugno 1995 sui beni culturali rubati o illecitamente esportati; a questa convenzione lItalia ha aderito nel 2000. Anche la Svizzera ha aderito alla convenzione Unidroit, dopo molti anni passati come centro si smistamento dei beni culturali rubati.

Convenzione Unidroit Convenzione internazionale che riguarda i beni culturali rubati o illecitamente trasportati. Una convenzione risulta legge per un paese quando tutti gli stati interessati aderiscono a tale convenzione. Questa convenzione divenuta operativa immediatamente per lurgenza del traffico illecito dei beni culturali. Per lItalia la convenzione Unidroit diventata operativa nel 2000. Viene introdotto nellordinamento svizzero il concetto di bene culturale proprio in seguito a questa convenzione. LUnidroit ha un precedente importante, ovvero la convenzione Unesco del 1970 sulle misure per proibire e prevenire le importazioni e le esportazioni illecite e i trasferimenti di propriet dei beni culturali. Disciplina, inoltre, la restituzione e il ritorno dei beni culturali rubati o illecitamente esportati. Questi beni comprendono anche frutti di scavi abusivi. La convenzione diviene operativa solo se il bene si trova allinterno di un paese che ha sottoscritto tale convenzione. La convenzione si riferisce a tutti i beni rubati o illecitamente trasportati fino a 50 anni dalloperativit della convenzione. LUnesco (Unione delle nazioni per leducazione, lorganizzazione scientifica e culturale) nasce nel 1946; diventa agenzia dellOnu nel 1950. Lazione dellUnesco non ha mai vouto ledere la sovranit in materia dei singoli paesi aderenti. Gli atti dellUnesco si limitano a consigli di raccomandazione fatti ai diversi paesi; spetta agli stati la parte operativa. LUnidroit, invece, ha effettivamente forza di legge in tutti i paesi aderenti. Ritrovamenti e scoperte (Capo 6 del codice) Sono interessati gli articolo dall88 al 94. Un modo dacquisto della propriet linvenzione, ovvero il ritrovamento di un bene. Il ritrovamento pu essere accidentale o volontario, come ad esempio con lorganizzazione di scavi. Il ritrovamento e la scoperta rientrano nellambito della tutela, sotto la giurisdizione, quindi, del ministero. Il ministero pu usare contratti di diritto pubblico per affidare la ricerca a individui o societ esperte nel campo (contratto di concessione). Nel contratto di concessione il soggetto si deve attenere alle indicazioni del ministero. Le scoperte fortuite, invece, devono essere denunciate entro 24 ore alla sovrintendenza o al comune o allautorit di pubblica sicurezza. Se la denuncia non perviene al sovrintendente obbligo delle forze dellordine avvisare prontamente lo stesso. Lo scopritore deve curarsi lintegrit e custodire temporaneamente il bene ritrovato, mobile o immobile. I beni ritrovati appartengono al ministero, facendo immediatamente scattare la tutela, e si prescinde dalla propriet del territorio del ritrovamento. Al proprietario del terreno o allo scopritore spetta un premio che non deve superare un quarto del valore del bene ritrovato. Il premio non viene affidato a coloro che si sono introdotti in una propriet altrui senza il consenso del legittimo propietario. La ricerca o il ritrovamento fortuito si riferisce anche alle acque territoriali, che si estendono per 12 miglia dalla costa. In questo caso si tratta di beni che appartengono immediatamente al demanio statale. Istituto dellespropriazione forzata di Beni Culturali

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Per utilit pubblica lo stato si avvale di uno strumento coattivo per il trasferimento di propriet. Al soggetto privato viene riconosciuto un indennizzo per lespropriazione forzata del bene che si avvicina al prezzo di mercato dello stesso bene. Il codice prevede lespropriazione solo per utilit pubblica (ad esempio per la costruzione di autostrade o ferrovie) e risulta necessaria solo quando migliora la tutela ai fini della fruizione pubblica. Lespropriazione pu avvenire anche per fini strumentali, ovvero si possono espropriare immobili circostanti beni culturali per migliorare la fruizione di tali beni. Larticolo 6 del codice individua i concetti di valorizzazione, che si compone di tutte quelle attivit che permettono la fruizione del patrimonio culturale. La scelta del legislatore di attribuire i compiti di valorizzazione alle regioni, in quanto rappresentano le entit pi vicine ai beni e meglio fornite degli strumenti necessari. Il codice disciplina la valorizzazione nel titolo Secondo; il titolo secondo diviso in tre capi: il capo primo si occupa della fruizione dei beni culturali, il secondo dei principi di valorizzazione , il terzo intitolato la consultabilit dei documenti degli archivi e tutela della riservatezza. Il terzo capo coordina i documenti degli archivi rispettando comunque tutte le norme sulla privacy. Le norme di valorizzazione si devono coordinare con le norme dellUnione Europea. Nel 1954, con la convenzione dellAia, si comincia a parlare di Storia, Lingua e Cultura. Nel 1951 sei stati danno vita alla comunit europea del carbone e dellacciaio, tra cui lItalia. Nel 1957, con il trattato di Roma, nascono la Comunit economica europea e la Comunit europea per lenergia atomica. Nel nostro ordinamento si era gi affacciata lidea che un bene culturale non rappresentasse una merce utilizzabile per il traffico economico. Nel 1967 si fondono queste tre comunit fino alla nascita, nel 1992 con il trattato di Mastrick, dellUnione Europea. Nel 2005 inizia una vera e propria attivit culturale dellUnione Europea con la Convenzione Quadro sul valore del patrimonio culturale per le societ. In questa convenzione si sottolinea la piena sovranit dei singoli stati in ordina alla tutela e alla conservazione dei beni culturali. Da qui nascono i programmi di scambio e conoscenza culturale, dove si cerca di riconoscere tratti europei. Il patrimonio culturale risorsa per lo sviluppo economico e attraverso i programmi di valorizzazione lUnione Europea si impegna a sviluppare laspetto economico. LUnione Europea ha fatto programmi che coinvolgono la valorizzazione e conservazione dei beni culturali attraverso lo sviluppo tecnologico e scientifico. Il titolo secondo seguito immediatamente dal capo primo che indica gli articoli dedicati alla fruizione dei beni culturali. La sezione prima dedicata ai principi generali, in particolare larticolo 101 del codice indica gli istituti e luoghi della cultura, dando definizioni di museo, biblioteca, archivio, parco archeologico e complesso monumentale. Tutti questi luoghi, se appartengono a enti pubblici, sono dedicati alla pubblica fruizione e svolgono un servizio pubblico. Un museo una struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva e ordina beni culturali per finalit e educazione di studio. La biblioteca una struttura permanente che raccoglie, cataloga e conserva un insieme di libri, documenti ed informazioni ed finalizzata a permettere la consultazione pubblica a fini di studio e di ricerca. Gli archivi sono una struttura permanente che conserva documenti originali di valore storico, permettendo la consultazione pubblica a fini di studio e di ricerca. Larea archeologica un sito caratterizzato dalla presenza di reperti fossili o di manufatti di natura preistorica o antica. Il parco archeologico un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e attrezzato come museo allaperto. Infine il codice indica come luoghi e istituti della cultura i complessi monumentali, ovvero un insieme formato da una pluralit di fabbricati edificati anche in epoche diverse che hanno acquisito unautonoma rilevanza storico, artistica o etnoantropologica. Il codice, allarticolo 102, si premura di ribadire che questi luoghi devono essere destinati alla pubblica fruizione. La legislazione regionale disciplina la fruizione dei beni presenti nei luoghi ed istituti di cultura (articolo 102 comma 2) e deve essere compatibile con la destinazione istituzionale di alcuni istituti e luoghi di cultura: alcuni palazzi possono essere adibiti per ragioni istituzionali, come ad 13

esempio il palazzo di Montecitorio. Laccesso agli istituti e luoghi della cultura pu essere gratuito o a pagamento a discrezione del Ministero. Il Ministero si impegna a devolvere i ricavi degli ingressi per la conservazione degli stessi luoghi di cultura. Esistono problemi in ordine alla fruizione dei beni di propriet privata: il legislatore dice che possono essere adibiti alla fruizione i beni di propriet privata che rivestono un interesse eccezionale. Esiste una norma che mette daccordo il diritto di propriet privata con lesigenza pubblica di fruire un bene di interesse culturale dando la priorit a questultima esigenza solo quando possiede un interesse eccezionale. La competenza della verifica di questo grado di interesse il Ministero. In ordine al concetto di valorizzazione stato argomento delicato quello che riguarda i cosiddetti servizi aggiuntivi. Per servizi aggiuntivi si intendono i servizi che migliorano le condizioni di fruizione di un bene culturale, quindi destinati allaccoglienza del pubblico (aree di ristoro allinterno delle zone archeologiche, servizi di vendita di mappe e cartoline ecc.). Questi servizi furono introdotti prima della stesura del testo unico con la Legge Ronchei. Questa legge prevedeva inizialmente due tipi di servizi: uno fornito direttamente dallamministrazione interessata; nel caso, invece, i fondi non permettano la gestione dei servizi direttamente allamministrazione, il servizio viene fornito da privati. Il servizio aggiuntivo parte integrante del processo di valorizzazione e fruizione di un bene. Quasi tutti i servizi aggiuntivi sono gestiti da privati, tuttavia dopo lemanazione dellultimo testo unico venne messo in evidenza che solo otto societ concessionarie gestivano il 90% dei servizi aggiuntivi. Da questo episodio il Ministero ha emanato un decreto nel 2008 intitolato Modalit di affidamento a privati e di gestione integrata di servizi aggiuntivi presso luoghi e istituti della cultura. Loggetto di questo decreto proprio laffidamento dei servizi aggiuntivi ai privati, ovviando alla distorsione del mercato evidenziata in precedenza richiedendo una maggiore trasparenza. Lelenco esemplificativo, ovvero la lista dei servizi, indica anche la giusta collocazione di un determinato servizio consono con la natura del luogo o dellistituto. Lorganizzazione di un servizio aggiuntivo in forma integrata avviene tramite laffidamento in concessione ad un soggetto privato. La concessione del servizio aggiuntivo richiede lindividuazione da parte delle direzioni generali per i beni culturali, sentiti i sovrintendenti e i responsabili degli istituti di cultura (conferenza di servizio), dei soggetti che possono aspirare alla concessione. La durata della concessione stata stabilita a 4 anni e la legge prevede ununica possibilit di rinnovare la concessione per altri 4 anni, al fine di impedire il monopolio dei servizi. Il decreto prevede come norma di chiusura la possibilit per gli istituti e i luoghi di cultura di procedere ad una verifica dei servizi aggiuntivi in qualunque momento; in presenza di problemi rilevati dagli istituti, il Ministero ha facolt di revocare la concessione del servizio alla societ interessata. Beni culturali di propriet di enti ecclesiastici La Costituzione dedica quattro articoli al fenomeno religioso in modo specifico: gli articoli 7 e 8 dei principi fondamentali e gli articoli 19 e 20 collocati nella parte prima. In particolare larticolo 7 dedicato esclusivamente alla Chiesa Cattolica. Larticolo 8 composto da tre commi: il primo si riferisce alle confessioni di tutte le religioni, il secondo e il terzo si riferiscono esplicitamente alle confessioni diverse dalla religione cattolica. Larticolo 19 si riferisce al diritto di libert religiosa di tutte le confessioni. Larticolo 20, infine, si riferisce agli enti ecclesiastici. Nel 1929 furono stabiliti con la Chiesa Cattolica i cosiddetti Patti Lateranensi, con i quali venne istituito lo Stato di Citt del Vaticano e, con il concordato, venne regolamentata la posizione dei cittadini italiani di fede cattolica. Il concordato fu modificato nel 1984, anno nel quale si stipul il cosiddetto Nuovo Concordato, firmato a Villa Madama. Con questa riforma si pens di dare attuazione al terzo comma dellarticolo 8, definendo Intese i rapporti tra confessioni religiose con lo Stato Italiano.

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A partire dal 1984, nellaccordo di Villa Madama si inser un articolo in cui si prevedeva una futura collaborazione tra Stato e Chiesa per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali appartenenti a enti ed istituzioni ecclesiastiche. Larticolo 19 sulla libert religiosa dispone che tutti hanno diritto di professare la propria fede religiosa in qualsiasi forma, esercitandone in privato o in pubblico il culto e facendone propaganda. Quando si parla di libert religiosa decade il principio di reciprocit, in quanto alcuni paesi non permettono la professione di determinate fedi religiose. Lidea del legislatore fu quella di far incontrare lautorit statale e il responsabile religioso, a cui preme che ad un determinato bene culturale di sua propriet non venga tolta la sua originale destinazione di oggetto di culto. La disciplina di coordinamento prevista per la Chiesa Cattolica vale anche per tutte le altre confessioni religiose. La Chiesa Cattolica ha un maggior rilievo in quanto proprietaria di una grande quantit di beni culturali. Il coordinamento indicato allarticolo 9 dispone che per i beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni della Chiesa Cattolica o di altre confessioni religiose, il Ministero e le Regioni provvedono relativamente alle esigenze di culto daccordo con le rispettive autorit. Gli interventi di tutela e valorizzazione sono a carico dello Stato Italiano e la Chiesa viene interpellata solo per le esigenze di culto. Allaccordo del 1984 seguirono due intese tra il Ministero per i beni culturali e la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana (organismo permanente della Chiesa Cattolica italiana composto da tutti i vescovi). Il decreto del Presidente della Repubblica del 2005 prevede la collaborazione tra Stato e Chiesa su tre livelli: a livello massimo fra il Ministero e il Presidente della Conferenza Episcopale, a livello regionale fra i direttori generali e il Presidente della CE regionale, infine a livello periferico fra i sovrintendenti e il vescovo diocesano. Queste intese servono a coinvolgere la Chiesa per far presente allo Stato le esigenze di culto. Il Ministero competente anche in materia di diritti dautore. Il diritto dautore nato recentemente e rappresenta una tutela di beni artistici che trovano una larga diffusione. Linvenzione della stampa porta una diffusione enorme in ordine a libri e di conseguenza alla tutela dei libri e degli stessi autori. Addirittura lautore latino Seneca fornisce una prima testimonianza di diritto dautore, sostenendo che la propriet di unopera di Cicerone fosse sia questultimo sia il libraio Doro. In sostanza il libraio deteneva la propriet materiale dellopera, mentre Cicerone deteneva la propriet immateriale, ovvero era proprietario dei contenuti dellopera. La prima legge italiana sul diritto dautore risale al 1865 e viene tradotta in un testo unico nel 1881. Nel 1941 venne istituita dalla legge 633 ed infine il diritto dautore venne disciplinato dal Codice Civile nel 1942 dallArticolo 2565 allArticolo 2583. Con la nascita della Costituzione Italiana non viene inserito una citazione esplicita sul diritto dautore; tuttavia il diritto dautore trova una tutela costituzionale, in quanto larticolo due si dedica al diritto di espressione della propria personalit, includendone gli aspetti letterari, artistici ecc. LArticolo 4, al secondo comma, esprime il dovere, da parte del cittadino, di svolgere secondo le proprie possibilit e la propria scelta attivit che contribuiscano allo sviluppo materiale o spirituale della societ, anche attraverso le manifestazioni artistiche della persona. Anche lArticolo 9 trova una forma di tutela in ordine di diritto dautore, in quanto lo stesso articolo promuove lo sviluppo culturale e la ricerca, includendo tutti gli aspetti della cultura legati al diritto dautore. Infine lArticolo 33 della Costituzione, al primo comma, impone che larte e la scienza sono libere e libero il loro insegnamento: lo Stato, quindi, non si pone come uno Stato etico e non impone ai cittadini un modo di pensare, di agire e di manifestare la propria personalit. Il diritto dautore viene tutelato dalla Costituzione anche dal punto di vista economico: lArticolo 35 tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni. Indirettamente la tutela patrimoniale del diritto dautore avviene, quindi, attraverso la tutela del lavoro, in questo caso il lavoro dellartista. La legislazione sul diritto dautore si arricchisce dal XIX secolo di moltissime convenzioni internazionali, rese necessarie in quanto alcune nazioni non hanno riconosciuto il diritto dautore, fatto inammissibile. Le varie 15

convenzioni sono state accorpate nella Unione per la protezione delle opere letterarie e artistiche, nota come Convenzione di Berna, sottoscritta nel 1886 e revisionata nel 1971. A queste convenzioni se ne aggiungono altre sulla tutela del diritto dautore. Con lavvento dei computer e, conseguentemente, di Internet lopera viene dematerializzata, privata quindi di un esclusivo supporto materiale. Negli anni ottanta si cominciato a studiare alcune funzioni che portassero alla regolamentazione della circolazione delle opere dellingegno nella cosiddetta societ dellinformazione, tenendo conto dellinteresse degli autori e dellinteresse pubblico al fine di un accrescimento culturale e di una fruizione facilitata (fruizione virtuale). Tra le convenzioni internazionali specifiche si ricordano la Convenzione universale sul diritto dautore, firmata a Ginevra nel 1952, la Convenzione di Roma del 1961 per la protezione degli artisti interpreti ed esecutori, dei produttori di fonogramma e degli organismi di trasmissione. Si ricorda, inoltre, la presenza di dieci direttive comunitarie in materia di diritti dautore, che impongono agli stati comunitari di adeguarsi a determinate norme entro una certa data. Per quanto riguarda la Legge italiana si ricordano, inoltre, la Legge 93 del 1992, intitolata Norme a favore delle imprese fonografiche e compensi per le riproduzioni private senza scopo di lucro e, infine, la Legge 248, intitolata Nuove norme sul diritto dautore. Essere autore significa creare, produrre, ma non tutto ci che prodotto dellintelletto umano suscettibile di tutela. LArticolo 2575 del Codice Civile e lArticolo 1 della Legge sul diritto dautore proteggono le opere dellingegno di carattere creativo, che appartengono alla letteratura, alle scienze, alla musica, alle arti figurative, allarchitettura, al teatro, alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione; inoltre sono protetti i programmi per elaboratore e le banche dati. S tiene altres conto delloriginalit dellespressione. La tutela, ad esempio per la musica, si applica per lautore, lesecutore e per gli eventuali trascrittori. La Legge precisa, allArticolo 2, che sono comprese nella protezione le opere letterarie drammatiche, scientifiche, didattiche, religiose tanto in forma scritta, quanto in forma orale di qualsiasi genere; si precisa che le opere didattiche non sono frutto di idee originali o creative, ma vengono protette per le modalit di organizzazione didattiche dei manuali. Sono protette, inoltre, le opere e le composizioni musicali, dove si intende opere con o senza parole,le opere drammatiche musicali e le variazioni musicali costituenti di per s opera originale. Sono tutelate le opere coreografiche, della pittura, dellarte del disegno, della scultura, delle arti figurative, compresa la scenografia, le opere di architettura, dellarte cinematografica, dellarte della fotografia, i programmi per elaboratori, le banche dati e le opere di disegno industriale. La Legge definisce la creativit come frutto dellingegno umano e stabilisce che il diritto dautore un diritto che acquista a titolo originario, ovvero la propriet deriva direttamente dalla creazione di unopera. Unopera pu essere definita creativa quando caratterizzata da novit e da originalit e solo in questo caso si avvale della tutela sul diritto dautore. LArticolo 1 della Legge 633 dice che sono protette le opere dellingegno di carattere creativo. Questo articolo va coordinato con lArticolo 6, dal quale scaturisce che il titolo originario dellacquisto del diritto dautore costituito dalla creazione dellopera quale particolare espressione del lavoro intellettuale. In entrambi gli articoli viene sottolineata limportanza della creativit. Unopera tutelabile dalla Legge solo quando creativa, cio quando porta novit e originalit. Per originalit si intende la manifestazione di una particolare personalit, quando rivela tratti della personalit dellautore. Per novit si intende la presenza di elementi caratterizzanti non ancora divulgati. Il diritto dautore tutela opere di carattere creativo nel

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momento in cui una determinata idea si concretizza in una forma. Lidea acquista una forma ad esempio quando viene divulgata ad altre persone. Il giurista Kohler ha diviso il diritto dautore in tre forme: FORMA ESTERNA FORMA INTERNA CONTENUTO DELLOPERA

La forma esterna la forma con cui lopera appare nella sua dimensione, ad esempio linsieme di parole e di frasi di unopera letteraria o le note di un brano musicale. La forma interna, invece, la struttura espositiva di unopera. Il contenuto dellopera il messaggio che unopera fornisce ed interpretabile da tutti. Pertanto la tutela applicabile solo sulla forma esterna e sulla forma interna di unopera. Non sono oggetto di tutela n le semplici idee n le opere prive di carattere creativo, quindi tutte le opere che hanno forme espressive elementari. Il diritto non si acquista attraverso le formalit del deposito, della registrazione o di altra formalit. Il Codice Civile, allArticolo 2576, ribadisce il concetto presente nella legge del 1941, cio che il diritto dautore costituito dalla creazione dellopera. Il riconoscimento dellautore avviene tramite la presenza sullopera da nome, cognome o pseudonimo, nome darte, sigla o segno particolare che riconduce direttamente ad un determinato autore. Il diritto dautore si divide in diritto morale e diritto patrimoniale connesso con lo sfruttamento economico dellopera. Il diritto morale consiste in primo luogo nel riconoscimento della paternit dellopera. Lo sfruttamento economico dellopera comporta il diritto di pubblicazione, il diritto di riproduzione, il diritto di rappresentazione o recitazione in pubblico, il diritto di distribuzione, il diritto di noleggio o di prestito e il diritto di modificazione. I diritti connessi allo sfruttamento economico dellopera sono completamente disponibili. Lautore pu disporre liberamente dei diritti economici sulla sua opera, ma occorre la forma scritta per provare lesistenza del contratto. La Legge concede i diritti di utilizzazione economica dellopera per tutta la vita dellautore e sino al termine del settantesimo anno dalla sua morte. Lautore ha e conserva diritti morali, regolamentati dallArticolo 20 allArticolo 24 della Legge sul diritto dautore. Il diritto morale si specifica in: diritto di rivendicare la paternit dellopera e, nel caso di opera anonima, di rivelare la paternit dellopera; il diritto di opporsi a deformazioni o modificazioni dellopera; il diritto di inedito, cio di non pubblicare lopera o di decidere quando pubblicarla; il diritto sul ritiro dellopera dal commercio, ovvero lautore ha il diritto di non ritenere pi la sua opera idonea ad un determinato pubblico e ritirarla dal commercio.

Tutti i trasferimenti dei diritti economici connessi al diritto dautore devono avere forma scritta ed prevista la registrazione nel Registro pubblico generale delle opere protette, tenuto dalla SIAE. La SIAE esercita attivit di intermediazione mediante un mandato; un ente pubblico economico che non pu andare in perdita, ma non pu perseguire un lucro, deve rispettare un sistema economico, il guadagno deve essere ripartito fra gli associati alla SIAE. Ladesione comporta di affidare in via esclusiva la protezione della propria opera in Italia e in tutti i paesi nei quali ha delle rappresentanze o accordi con societ simili. Lopera affidata alla SIAE attraverso un bollettino di dichiarazione, nel quale sono indicati gli estremi di identificazione dellopera e la ripartizione degli aventi diritto allo sfruttamento economico. Lapprezzamento economico di unopera fa s che questa venga posta nella categoria di opera artistica. La novit e loriginalit, secondo alcuni, pu essere autocertificata dallo stesso autore. 17

I limiti alle manifestazioni artistiche sono contenuti nel Codice Penale dallArticolo 527 allArticolo 529, che trattano di atti osceni, pubblicazioni e spettacoli osceni e atti e oggetti osceni. Questi articoli sono contenuti nel Codice Rocco datato 1930, che deriva direttamente dalla legislazione del ventennio fascista. LArticolo 527 sanziona chiunque, in luogo pubblico o aperto o esposto al pubblico compie atti osceni, cio tutto ci che ha la capacit a violare quel senso naturale di doveroso riservo che la media del popolo italiano esige sia mantenuta nellattuale momento storico intorno a manifestazioni e fatti di indole sessuale. Latto osceno, quindi, rappresenta una violazione al senso del pudore, ovvero una reazione di disagio di fronte a determinate manifestazioni che induce o repulsione o un turbamento. LArticolo 528 sanziona chiunque, nel territorio dello Stato, espone, fabbrica, introduce, mette in circolazione scritti, disegni o immagini oscene. Tale pena si applica anche agli spettacoli teatrali, cinematografici e alle recitazioni pubbliche. LArticolo 529, al secondo comma, stabilisce che non si considera oscena lopera darte o della scienza. Alla Mostra di Venezia del 1968 venne presentato il lungometraggio Teorema di Pierpaolo Pasolini, film che fece un enorme scalpore. La vicenda venne portata in tribunale, tuttavia Pasolini venne scagionato in quanto gli atti osceni presenti non vengono considerati fine a s stessi, tali da rientrare nella pornografia.

I beni culturali e il diritto penale


La sanzione penale sempre preceduta da un reato. Un reato riconosciuto come tale solo quando lo Stato prevede una pena in conseguenza ad una determinata azione. I reati si dividono in delitti e contravvenzioni, per cui lo Stato indica diversi tipi di pene. Le pene in caso di delitto sono lergastolo, la reclusione da 15 giorni a 24 anni e la multa da 50 a 50.000 euro, anche se in questo caso possono anche essere pi elevate. Le contravvenzioni prevedono pene quali larresto e lammenda. Precedentemente per i delitti era prevista anche la pena di morte, oggi eliminata sia dallordinamento statale sia da quello militare. Lordinamento penale si basa sul principio di legalit, in base al quale il monopolio legislativo della scelta dei fatti da punire e delle relative sanzioni spetta allo Stato. Le regioni, ad esempio, non potranno mai emanare norme di carattere penale. I reati connessi ai beni culturali sono disciplinati dal Codice dei beni culturali, dal Codice penale e da altri enti legislativi specifici. Il Codice si occupa delle sanzioni penale nella parte quarta e prevede due tipi di reato: reati di tipo contravvenzionale e veri e propri delitti. La distinzione non solo nella pena, ma anche nei benefici, in caso di condotte meno gravi. Il primo reato, di tipo contravvenzionale, trattato allArticolo 169 inerente alle opere illecite. Sono indicati tre tipi di condotte diverse: a) Chiunque senza autorizzazione demolisce, rimuove, modifica, restaura ovvero esegue opere di qualunque genere sui beni culturali indicati nell'articolo 10; b) Chiunque, senza l'autorizzazione del soprintendente, procede al distacco di affreschi, stemmi, graffiti, iscrizioni, tabernacoli ed altri ornamenti di edifici, esposti o non alla pubblica vista, anche se non vi sia stata la dichiarazione prevista dall'articolo 13; c) Chiunque esegue, in casi di assoluta urgenza, lavori provvisori indispensabili per evitare danni notevoli ai beni indicati nell'articolo 10, senza dame immediata comunicazione alla soprintendenza ovvero senza inviare, nel pi breve tempo, i progetti dei lavori definitivi per l'autorizzazione.

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Queste norme sono applicate solo ai beni di appartenenza pubblica e non vengono fatte distinzioni per i diversi tipi di persona in presenza di questo reato. Il semplice fatto di non aver richiesto lautorizzazione per fare un determinato intervento viene sanzionato indipendentemente dalla presenza di un effettivo danno ad un bene culturale, diversamente dalla norma prevista dal Codice Penale allArticolo 733, che sanziona il danneggiamento di beni propri appartenenti al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale, in quanto la pena avviene solo in presenza di un danno materiale. Lultima delle tre condotte indicate allArticolo 169 rappresenta uneccezione, in quanto permette, in caso di urgenza, lintervento su un bene culturale, ma solamente dopo limmediata comunicazione al sovrintendente. E importante, in presenza di un reato, distinguere il dolo e la colpa. Nel dolo si presume che si abbia completa consapevolezza di commettere un reato e si compia nonostante questo; la colpa prevede la mancanza di volont nel compiere un reato. Il legislatore non ha necessit di cercare una colpa in reati di tipo contravvenzionale, per cui in caso di danneggiamento di un bene culturale il reato sempre di tipo doloso. LArticolo 170 presuppone lutilizzo illecito di beni culturali. punito con l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734,50 chiunque destina i beni culturali indicati nell'articolo 10 ad uso incompatibile con il loro carattere storico od artistico o pregiudizievole per la loro conservazione o integrit. LArticolo 171, parallelamente allArticolo 169, punisce con l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734,50 chiunque omette di fissare al luogo di loro destinazione, nel modo indicato dal soprintendente, beni culturali appartenenti ai soggetti di cui all'articolo 10, comma 1. Alla stessa pena soggiace il detentore che omette di dare notizia alla competente soprintendenza dello spostamento di beni culturali, dipendente dal mutamento di dimora, ovvero non osserva le prescrizioni date dalla soprintendenza affinch i beni medesimi non subiscano danno dal trasporto. LArticolo 172, relativo allinosservanza delle prescrizioni di tutela indiretta, punisce con l'arresto da sei mesi ad un anno e con l'ammenda da euro 775 a euro 38.734,50 chiunque non osserva le prescrizioni date dal Ministero ai sensi dell'articolo 45, comma 1.

Articolo 45, Comma 1 Il Ministero ha facolt di prescrivere le distanze, le misure e le altre norme dirette ad evitare che sia messa in pericolo l'integrit dei beni culturali immobili, ne sia danneggiata la prospettiva o la luce o ne siano alterate le condizioni di ambiente e di decoro. A partire dallArticolo 173 sono indicati i reati riconosciuti come delitti in materia di beni culturali. LArticolo 173, inerente alle violazioni in materia di alienazione, punisce con la reclusione fino ad un anno e la multa da euro 1.549,50 a euro 77.469: a) chiunque, senza la prescritta autorizzazione, aliena i beni culturali indicati negli articoli 55 e 56; b) chiunque, essendovi tenuto, non presenta, nel termine indicato all'articolo 59, comma 2, la denuncia degli atti di trasferimento della propriet o della detenzione di beni culturali; c) l'alienante di un bene culturale soggetto a prelazione che effettua la consegna della cosa in pendenza del termine previsto dall'articolo 61, comma 1. 19

LArticolo 174, inerente alluscita o esportazioni illecite, punisce chiunque trasferisce all'estero cose di interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico, nonch quelle indicate all'articolo 11, comma 1, lettere f), g) e h), senza attestato di libera circolazione o licenza di esportazione, con la reclusione da uno a quattro anni o con la multa da euro 258 a euro 5.165. La pena prevista al comma 1 si applica, altres, nei confronti di chiunque non fa rientrare nel territorio nazionale, alla scadenza del termine, beni culturali per i quali sia stata autorizzata l'uscita o l'esportazione temporanee. Il giudice dispone la confisca delle cose, salvo che queste appartengano a persona estranea al reato. La confisca ha luogo in conformit delle nome della legge doganale relative alle cose oggetto di contrabbando. Articolo 11, Comma 1 f) le fotografie, con relativi negativi e matrici, gli esemplari di opere cinematografiche, audiovisive o di sequenze di immagini in movimento, le documentazioni di manifestazioni, sonore o verbali comunque realizzate, la cui produzione risalga ad oltre venticinque ami, a termini dell'articolo 65, comma 3, lettera c) (4); g) i mezzi di trasporto aventi pi di settantacinque anni, a termini degliarticoli 65, comma 3, lettera c) e 67, comma 2 (4); h) i beni e gli strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica aventi pi di cinquanta anni, a termini dell'articolo 65, comma 3, lettera c) (4). LArticolo 175, inerente alle violazioni in materia di ricerche archeologiche, punisce con l'arresto fino ad un anno e l'ammenda da euro 310 a euro 3.099: a) chiunque esegue ricerche archeologiche o, in genere, opere per il ritrovamento di cose indicate all'articolo 10 senza concessione, ovvero non osserva le prescrizioni date dall'amministrazione; b) chiunque, essendovi tenuto, non denuncia nel termine prescritto dall'articolo 90, comma 1, le cose indicate nell'articolo 10 rinvenute fortuitamente o non provvede alla loro conservazione temporanea. LArticolo 176, inerente alle allimpossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, punisce chiunque si impossessa di beni culturali indicati nell'articolo 10 appartenenti allo Stato ai sensi dell'articolo 91 con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 31 a euro 516,50. La pena della reclusione da uno a sei ami e della,multa da euro 103 a euro 1.033 se il fatto commesso da chi abbia ottenuto la concessione di ricerca prevista dall'articolo 89. LArticolo 178, inerente alla contraffazione di opere darte, punisce con la reclusione da tre mesi fino a quattro anni e con la multa da euro 103 a euro 3.099: a) chiunque, al fine di trarne profitto, contraff, altera o riproduce un'opera di pittura, scultura grafica, ovvero un oggetto di antichit o di interesse storico od archeologico; b) chiunque, anche senza aver concorso nella contraffazione, alterazione o riproduzione, pone in commercio, o detiene per fame commercio, o introduce a questo fine nel territorio dello Stato, o comunque pone in circolazione, come autentici, esemplari contraffatti, alterati o riprodotti di opere di pittura, scultura, grafica o di oggetti di antichit, o di oggetti di interesse storico od archeologico;

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c) chiunque, conoscendone la falsit, autentica opere od oggetti, indicati alle lettere a) e b), contraffatti, alterati o riprodotti; d) chiunque mediante altre dichiarazioni, penne, pubblicazioni, apposizione di timbri od etichette o con qualsiasi altro mezzo accredita o contribuisce ad accreditare, conoscendone la falsit, come autentici opere od oggetti indicati alle lettere a) e b) contraffatti, alterati o riprodotti. Se i fatti sono commessi nell'esercizio di un'attivit commerciale la pena aumentata e alla sentenza di condanna consegue l'interdizione a norma dell'articolo 30 del codice penale. La sentenza di condanna per i reati previsti dal comma 1 pubblicata su tre quotidiani con diffusione nazionale designati dal giudice ed editi in tre diverse localit. Si applica l'articolo 36, comma 3, del codice penale. sempre ordinata la confisca degli esemplari contraffatti, alterati o riprodotti delle opere o degli oggetti indicati nel commi 1, salvo che si tratti di cose appartenenti a persone estranee al reato. Delle cose confiscate vietata, senza limiti di tempo, la vendita nelle aste dei corpi di reato. Infine lArticolo 180, inerente allinosservanza dei provvedimenti amministrativi, rappresenta una norma di chiusura e residuale rispetto agli altri reati: salvo che il fatto non costituisca pi grave reato, chiunque non ottempera ad un ordine impartito dall'autorit preposta alla tutela dei beni culturali in conformit del presente Titolo punito con le pene previste dall'articolo 650 del codice penale. Articolo 650 del Codice Penale Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall`Autorit per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica , o d`ordine pubblico o d`igiene, punito, se il fatto non costituisce un pi grave reato, con l`arresto fino a tre mesi o con l`ammenda fino a euro 206,58.

Schemi
Fonti del diritto 1) 2) 3) 4) Costituzione della Repubblica Italiana Legge Ordinaria, Leggi Regionali, Regolamenti dellUnione Europea Regolamenti Statali o Regolamenti Attuativi Consuetudine

Decreto Legislativo: atto del governo avente forza di legge sulla base di una delega del Parlamento al governo per disciplinare una determinata materia. Disciplinato dallArticolo 76 della Costituzione. Decreto Legge: atto del governo avente immediata forza di legge, emanabile solo in caso di necessit o emergenza; deve essere presentato alle Camere e approvato entro 60 giorni. Disciplinato dallArticolo 77 della Costituzione. Storia della legislazione dei Beni Culturali 1733: Lo Stato Pontificio, ad opera del Cardinale Albani, emana sullimportanza dei monumenti e dei beni pubblici per i liberi privati. 1802: Papa Pio VII emana alcune norme sul godimento di beni culturali da parte del pubblico e sul divieto di esportazione degli stessi. 21

1820: viene emanata, ad opera del Cardinal Pacca, la prima vera forma di legislazione organica in materia di beni culturali. 1939: viene introdotta la Legge n.2006 inerente gli Archivi del Regno dItalia sotto il regime fascista. 1954: la Convenzione dellAia definisce per la prima volta il termine di bene culturale come bene di uno Stato che rappresenta testimonianza di civilt. 1964: la commissione parlamentare presieduta dallonorevole Franceschini compie un censimento del patrimonio artistico e storico italiano. La relazione finale prende il titolo di Per la salvezza dei beni culturali in Italia. 1968: la commissione Papaldo viene incaricata di elaborare un progetto di legge in materia di beni culturali. 1975: nasce il primo Ministero per i beni culturali e ambientali. 1997: la Legge Bassanini riforma il Ministero per i beni culturali e ambientali e lo rinomina Ministero per i beni e le attivit culturali, assorbendo le competenze del Ministero dello sport, del turismo e dello spettacolo. 1999: viene introdotto, con il Decreto Legislativo 490, il Testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali. 2004: il 22 Gennaio viene promulgato il Decreto Legislativo n.42 intitolato Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Codice dei beni culturali e del paesaggio Parte Prima: Disposizioni Generali (Articoli 1-9) Parte Seconda: Beni Culturali (Articoli 10-130) Parte Terza: Beni Paesaggistici (Articoli 131-159) Parte Quarta: Sanzioni Amministrative e Penali (Articoli 160-181) Parte Quinta: Disposizioni Transitorie Articolo 1 Principi In attuazione dell'articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all'articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice. Articolo 2 Patrimonio Culturale 1. Il patrimonio culturale costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici. 2. Sono beni culturali le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e11, presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose individuate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civilt.

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3. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all'articolo 134, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dalla legge o in base alla legge. 4. I beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della collettivit, compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino ragioni di tutela.

Articolo 3 Tutela del Patrimonio Culturale La tutela consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attivit dirette, sulla base di un'adeguata attivit conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione.

Articolo 10 Beni Culturali Prima Area Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonch ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico. Seconda Area Sono inoltre beni culturali: a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali nonch di ogni altro ente ed istituto pubblico; b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonch di ogni altro ente ed istituto pubblico; c ) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonch di ogni altro ente e istituto pubblico. Terza Area Questultima area tratta di beni di propriet di privati per i quali necessario laccertamento della sussistenza dellinteresse culturale (interesse eccezionale). Articolo 131 Paesaggio Per paesaggio si intende il territorio espressivo di identit, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali, umani e dalle loro interrelazioni.

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Articolo 12 Verifica dellInteresse Culturale Lo Stato e gli enti pubblici sono chiamati a verificare linteresse culturale dei beni che si trovano nel loro patrimonio. Questo procedimento si pu attuare dufficio o su richiesta del proprietario. La verifica costituita da una valutazione e da un giudizio influenzato, tuttavia, da un notevole grado di soggettivit. Nel caso la verifica dia esito positivo il bene assumer il valore di bene culturale. Nel caso, invece, di esito negativo o di mancata verifica entro 120 giorni dalla richiesta il bene perder ogni diritto di tutela e conservazione.

Articolo 56 Beni Inalienabili Larticolo 56 del codice offre un elenco dei beni inalienabili: sono inalienabili beni immobili e aree di interesse archeologico, i monumenti nazionali indicati secondo la legge del tempo, le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e biblioteche, gli archivi e le cose mobili che siano opera dautore vivente o che la sua esecuzione non risalga ad oltre 50 anni. Sono, inoltre, inalienabili le cose mobili e immobili indicate nellarticolo 10 comma 1. Il codice prevede che questi beni siano sottoposti alla disciplina di tutela e conservazione nel momento in cui vengono riconosciuti come patrimonio dello Stato.

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