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Sintesi prontuario Ceccarelli

+ Domande&Risposte Orale
2019 + Riepilogo Norme
principali
Architettura
Università degli Studi di Palermo
96 pag.

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1. URBANISTICA
Definizione: disciplina che studia gli insediamenti sul territorio e ne regolamenta lo sviluppo e le
trasformazioni, approfondendo le parti analitico-interpretative dei processi di accrescimento insediativo, le
proposte di controllo e regolamentazione e la conoscenza dei meccanismi di intervento e dei processi
decisionali. La disciplina urbanistica si attua attraverso uno studio, scientifico e pratico, che ha per oggetto il
miglior utilizzo e la tutela delle risorse naturali e territoriali al fine di garantire una corretta pianificazione
degli insediamenti umani.
STUDIO SCIENTIFICO: studio degli elementi che caratterizzano il più razionale assetto insediativo del
territorio e la forma dell’aggregato edilizio più idoneo alla vita comune. I risultati sono riportati in norme
giuridiche
necessarie a chi opera nella formazione degli strumenti urbanistici.
STUDIO PRATICO: che riguarda la miglior realizzazione concreta di un centro abitato, produttivo o di ogni
altro genere. I risultati servono per la redazione degli strumenti urbanistici che hanno un profilo giuridico e
tecnico. Lo Stato italiano, con la Costituzione del 1948, definisce i propri poteri e promuove una serie di
autonomie locali. Ciò viene specificato nel TITOLO V della Costituzione, modificato dalla legge costituzionale
n.3 del 18 ottobre 2001 art. 117 che definisce 3 tipologie di podestà legislativa:
1. PODESTA’ LEGISLATIVA ESCUSIVA DELLO STATO: Stato ha il compito di governare definendo tutta la
normativa necessaria, sia quella basata sui principi fondamentali che quella relativa alle norme
regolamentari.
2. PODESTA’ LEGISLATIVA CONCORRENTE STATO-REGIONI: stato definisce i principi legislativi fondamentali,
le regioni definiscono gli aspetti regolamentari.
3. PODESTA’ LEGISLATIVA ESCUSIVA DELLE REGIONI: le regioni hanno il compito di governare definendo
tutta la normativa necessaria, sia quella basata sui principi fondamentali che quella relativa alle norme
regolamentari.
1.2 LEGISLAZIONE URBANISTICA ED EDILIZIA
L’urbanistica moderna nasce con la rivoluzione industriale che provoca una rivoluzione territoriale,
concentrando una grande massa di popolazione intorno ai luoghi di lavoro. È proprio dalle pessime
condizioni delle città industriali dell’800 che nascono i primi regolamenti d’igiene ed edilizi. È tra il 1870 e il
1914 che nascono le metropoli occidentali in quella forma urbanistica che ancora oggi viviamo infatti i
centri urbani coincidono ancora oggi con quelli ottocenteschi.
La LG. 2359 del 25/6/1865 è la prima legge italiana che contiene elementi di disciplina urbanistica: prescrive
ai comuni con almeno 10000 ab. di impostare un Piano Regolatore dell’esistente nucleo urbano indicante
linee da osservare in caso di costruzione e ricostruzione e l’obbligo di cedere al Comune i terreni per
pubblica utilità (primi casi di adozione per Firenze capitale 1865, Roma capitale 1873, poi 1889 piano per
Bologna e Milano). Verranno utilizzate fondamentalmente per estendere il territorio urbanizzabile e
modificare quello urbanizzato secondo le regole del meccanismo di sviluppo basato sull’esaltazione della
rendita urbana. A partire dal 1920 vengono approvati una serie di piani basati sullo maggior sfruttamento
possibile delle aree fabbricabili. Tra le due guerre molte città adottano piani regolatori: Bologna 1919,
Catania 1923, Palermo 1925, Ancona 1929, Roma 1931. Inoltre vengono fondate molte altre città come
Latina, Sabaudia, Aprilia, Pomezia, Tresigallo, Carbonia, Arborea. In sostanza il regime fascista unisce
l’esaltazione dei valori immobiliari nelle grandi città ad un programma di città nuove che diano case e terre
da coltivare al proletariato. La cultura urbanistica risulta vicina al razionalismo ereditando da questo il
concetto dello zoning funzionale e le prime nozioni di pianificazione e sviluppo territoriale.
LEGGE 1150 del 17/08/1942 (LEGGE URBANISTICA FONDAMENTALE): in piena guerra viene approvata
questa legge che tutt’oggi regola gran parte della materia urbanistica. Si tratta di una legge che si rifà a
modelli stranieri progressisti. Passeranno 10 anni prima che venga applicata. In Italia solo negli anni 70’ con
le normative sul decentramento regionale si è iniziata a porre l’attenzione alle dinamiche della
trasformazione

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territoriale ad ampia scala con un autonomo approccio disciplinare con la promulgazione di norme
specifiche relative alle procedure di valutazione dell’impatto ambientale (VIA CEE/1985) e di valutazione
ambientale strategica (VAS UE- 2004).
2. ARGOMENTI SPECIFICI – URBANISTICA
TERMINE PIANIFICAZIONE: si intende il governo dell’uso del territorio ad ampia scala (territoriale, regionale,
provinciale), attraverso componenti tecnico-scientifiche e socio-economiche.
ZONE OMOGENEE (dm n.1444/68)
Definizione: Parte del territorio comunale che ha o per la quale si prevede una determinata destinazione
d’uso. Il territorio comunale si divide nelle seguenti zone territoriali omogenee:
A. centri storici e nuclei di interesse storico artistico o ambientale
B. parti di territorio totalmente o parzialmente edificate divise in:
b1. non si prevedono particolari modifiche dello stato di fatto
b2. che richiedono ristrutturazioni urbane o edilizie
b3. che richiedono interventi coordinati per ambiti significativi
C. parti destinate a nuovi complessi insediativi prevalentemente residenziali
D. parti destinate a nuovi insediamenti industriali commerciali e direzionali
E. parti che mantengono destinazione agricola
F. parti per attrezzature pubbliche
STANDARD URBANISTICI E RESIDENZIALI (lg. 765/1967 e dm 1444/68)
Rappresentano i rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e gli spazi pubblici.
Vengono definiti per zone omogenee.
Per gli insediamenti residenziali gli standard indicano 18 mq ad abitante divisi in:
- 4,5 mq aree istruzione
- 2 mq aree interesse comune
- 9 mq aree verdi
- 2,5 mq parcheggi
NB. se l’area è vicina a zone particolari di interesse storico o ambientale la minima quantità di spazio verde
è 15 mq; per i comuni con meno di 10000 ab. si hanno 12 mq ad ab. (verde 3mq). Molte di queste quantità
inoltre possono essere modificate da leggi regionali.
OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA
- strade residenziali
- illuminazione pubblica
- spazi verdi lungo le strade
- spazi di sosta e parcheggi
- reta fognaria
- rete distribuzione servizi
OPERE DI URBANIZZAZIONE SECONDARIA
- scuole dell’obbligo
- mercati
- delegazioni comunali
- edifici religiosi
- impianti sportivi
- centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie
- biblioteche
- parchi attrezzati
TIPI DI EDILIZIA:
EDILIZIA AGEVOLATA: edilizia economica e popolare che gode dell’intervento statale con agevolazioni
finanziarie con mutui a tasso agevolato.

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EDILIZIA CONVENZIONATA: edilizia privata la cui realizzazione è soggetta a norme stabilite in convenzione
con il Comune.
EDILIZIA SOVVENZIONATA: da un punto di vista finanziario è a carico dello stato, costituisce il patrimonio
pubblico assegnato a canoni sociali o politici. È prevalentemente l’edilizia destinate alle nuove costruzioni
dell’istituto autonomo delle case popolari (IACP).

PIANI URBANISTICI
TERMINE TERRITORIO: si intende un’unità geograficamente riconoscibile o amministrativamente delimitata
risultato di un insieme di eventi naturali ed umani assai complessi.
LEGGE URBANISTICA FONDAMENTALE n. 1150/1942 e successive modificazioni e integrazioni: introduce la
pianificazione a vari livelli.
- Livello territoriale_ambito sovracomunale
- Livello generale_ambito comunale e intercomunale
- Livello attuativo_ambito infracomunale
Analizziamo i vari livelli operativi:
1.PIANO DI INQUADRAMENTO O PIANI QUADRO (livello territoriale): elaborato che tende a fissare obiettivi
e linee programmatiche senza imporre obblighi precisi. È un programma economico –urbanistico di
sviluppo a vasta
scala che riguarda la mobilità, le destinazioni d’uso, i criteri di dimensionamento proporzionamento e
normazione dei piani a livello inferiore, direttive di politica urbanistica per la corretta gestione del territorio.
Si realizzano attraverso programmi organici di intervento e attraverso piani di livello inferiore ai quali
delegano l’imposizione di vincoli. Hanno durata illimitata e sono divisi in:
- Piano territoriale di coordinamento regionale
- Piano territoriale di coordinamento provinciale
- Piano territoriale paesistico
- Piano di comunità montane
- Piano di area di sviluppo industriale
- Piano territoriale di area metropolitana
2.PIANO GENERALE (livello generale): fissa le modalità vincolanti di uso del suolo sulla base di indirizzi
provenienti anche da
strumentazioni di livello superiore. Si tratta solitamente di uno strumento di area media (livello comunale o
intercomunale) che fissa vincoli più o meno rigidi sull’uso delle aree sulla base di elaborati grafici e norme
tecniche molto precise.
3.PIANO ESECUTIVO (livello attuativo): strumento di attuazione di un piano generale, ne esistono vari tipi e
stabiliscono dettagliatamente gli obblighi formali funzionali e normativi per l’uso delle aree.

PIANI QUADRO
Elaborato urbanistico che fissa obiettivi e linee programmatiche per l’assetto del territorio senza imporre
obblighi precisi. Hanno durata illimitata e sono così suddivisi:
1 - PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO REGIONALE PTR
2 - PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE
3 - PIANO TERRITORIALE PAESISTICO
4 – PIANO DI COMUNITA’ MONTANE
5 – PIANO DI AREA DI SVILUPPO INDUSTRIALE
6 – PIANO TERRITORIALE DI AREA METROPOLITANA

1 - PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO REGIONALE (PTR) Ha lo scopo di definire gli indirizzi per la

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pianificazione provinciale e comunale. Mette in luce le caratteristiche del territorio, organizza la tutela dei
beni storici e ambientali (definisce indirizzi e vincoli) e predispone sistema delle comunicazioni a livello
regionale. Può avere valenza paesistica ai sensi della legge Galasso lg.n.431/85.
Contenuti:
1.RELAZIONE che, sulla base degli allegati tecnici e statistici atti a documentare lo stato di fatto:
- indica obiettivi, criteri e priorità per l’attuazione degli interventi previsti
- definisce aree da sottoporre a particolare disciplina o da assoggettare a piani territoriali per cui fornire
particolari direttive
- contiene lo studio di impatto ambientale di nuovi interventi relativi a zone per attività produttive, per
speciali impianti e attrezzature e infrastrutture.
2. ELABORATI GRAFICI E CARTOGRAFICI da cui risultino
- aree da sottoporre a particolare disciplina
- aree destinate a parchi o riserve naturali
- zone di interesse storico paesaggistico
- zone sismiche e quelle sottoposte a vincolo idrogeologico o forestale
- zone per attività produttive
- sedi per speciali impianti a attrezzature
- sistemi di infrastrutture
3. NORME DI ATTUAZIONE DEL PIANO con riferimento a:
- tutela delle funzioni di alcune zone o infrastrutture
- criteri e limiti relativi a parametri dimensionali da osservare nella formazione degli strumenti urbanistici
generali.
Procedura di approvazione:
- P.T.R. adottato con delibera della Giunta regionale
- viene trasmesso al Commissario di Governo per il visto di esecutività
- viene pubblicato per un periodo prefissato presso la segreteria della Regione e viene data pubblica
comunicazione con avvisi affissi presso gli Albi Pretori e su manifesti e giornali. Durante questo periodo si
raccolgono con un protocollo le osservazioni di Provincie e comuni (no privati)
- vengono formulate controdeduzioni con delibera della Giunta Comunale
- il PTR viene approvato con apposita legge dal Consiglio Regionale trasmesso per controlli di competenza al
Ministero dei Lavori Pubblici e depositato in ogni Comune
- viene poi pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione diventando esecutivo.

2 - PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (piano quadro): stabilisce gli indirizzi per lo
sviluppo economico e sociale della provincia e nel rispetto del PTR. Provvede con riferimento esclusivo alla
tutela degli interessi provinciali a:
- individuare zone e beni di interesse provinciale
- disciplinare la difesa del suolo, degli ambienti fisici storici e monumentali e le modalità relative di
intervento
- recepire direttive, prescrizioni e vincoli dei piani di settore di livello regionale per la parte di competenza
- fornire direttive per la redazione coordinata dei piani territoriali di settore di livello regionale per la parte
di competenza
- indicare criteri e indirizzi ai quali i comuni devono attenersi nel valutare i fabbisogni e nel determinare le
quantità e le qualità degli insediamenti residenziali, produttivi e terziari
- indicare sistemi di servizi infrastrutture parchi e le opere pubbliche provinciali
- determinare prescrizioni e vincoli automaticamente prevalenti nei confronti dei piani territoriali di settore
di livello provinciale e inferiore
- definire fasce e zone di tutela relative a fiumi, coste, laghi
- individua zone a prevalente destinazione agricola forestale ed agricoltura specializzata

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- fissa criteri per dimensionamento delle strutture turistiche
Contenuti:
1. RELAZIONE PROGRAMMATICA che indica:
- obiettivi, criteri e priorità per interventi previsti dal piano
- criteri assunti per la determinazione delle zone di tutela
- criteri e indirizzi per interventi residenziali produttivi e terziari, quantità spazi per uso pubblico e per
parchi pubblici
- impianti ed edifici di interesse provinciale
- studio impatto ambientale interventi in zone di tutela
2. CARTOGRAFIA IN SCALA NON INFERIORE A 1:25000 DELLO STATO DI FATTO RILEVANTE:
- caratteristiche geologiche della provincia con evidenziate parti interessate da dissesto idreologico
- stato degli usi del suolo
3. DOCUMENTO DI COORDINAMENTO DEI PIANI DI INTERVENTO PROGRAMMATI PER LA SISTEMAZIONE
IDREOLOGICA E FORESTALE
4. CARTOGRAFIA IN SCALA NON INFERIORE A 1:.25000 DELL’INTERA PROVINCIA CON EVIDENZIATE:
- aree soggette a tutela storico, artistica
- aree destinate a spazi di uso pubblico e parchi
- aree da riservare all’eventuale realizzazione di piani intercomunali per edilizia residenziale pubblica e per
insediamenti
produttivi
- localizzazione impianti, opere ed edifici pubblici
- infrastrutture e servizi intermodali a servizio della mobilità e della distribuzione
5. NORME DI ATTUAZIONE DEL PIANO

3 - PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE


Ex PIANO TERRITORIALE PAESISTICO (piano quadro) Istituito dall’art. 5 della lg. 1497/39, ora con CODICE
DEI
BENI CULTURALI E AMBIENTALI D.LGS N. 42\2004, PIANO PAESAGGISTICO.
Obbligatorio e di soli vincoli. È uno strumento di pianificazione dei vincoli apposti a tutela del territorio per
motivi ambientali. Non ha finalità urbanistica ma solo di tutela. Non si applica nelle zone omogenee A e B,
nelle zone inserite nei PPA e nei centri edificati perimetrali.
La redazione del Piano Territoriale Paesistico prima Statale è passata alle Regioni, ed è OBBLIGATORIA.
Nel caso la Regione non lo rediga dopo 3 anni interviene il Ministero.
Disciplina le finalità e gli aspetti procedurali relative alle “bellezze d’insieme” cioè complessi di cose
immobili
aventi valore estetico e le bellezze panoramiche (definite nella legge del 1939). Rimane praticamente
inattuato
fino alla legge Galasso 431/1985 che amplia le finalità estendendo il vincolo paesaggistico anche a:
- territori costieri e lacustri compresi in fascia di 300m dalla battigia
- fiumi torrenti e corsi d’acqua e relative sponde iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle
- disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici
- montagne per zone sopra 1600m per le Alpi e 1200m per Appennini e isole
- i ghiacciai
- parchi e riserve naturali
- territori coperte da foreste e boschi sottoposti a rimboschimento o percorsi e danneggiati dal fuoco
- aree assegnate a università agrarie e le zone gravate da usi civici
- zone umide incluse nell’elenco di cui al dpr 13/3/76 n. 448
- vulcani
- zone archeologiche

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4 - PIANO DI COMUNITA’ MONTANE (PCM) Introdotto dalla lg. 1102/71 per valorizzare e sviluppare le aree
montane. Limiti spaziali sono i territori di più comuni sopra gli 800m che vengono dette Comunità
Montane.
La lg. 142/90 abrogando alcuni art. della 1102/71 gli lascia SOLO FINALITÀ DI PROPOSTA.

5 - PIANO DI AREA DI SVILUPPO INDUSTRIALE (PASI) LG. 634/57 e dPR 218/78. Disciplina la formazione
delle
aree e dei nuclei di sviluppo industriale in ambito da definire di volta in volta. Con il dPR 616/77 passa da
competenza dello Stato alle REGIONI.

6 - PIANO TERRITORIALE DI AREA METROPOLITANA (PTAM) la lg. 142/90 sulle autonomie locali viene
introduce la “CITTÀ METROPOLITANA” ente territoriale sovracomunale che attraverso il PTAM orienta e
coordina l’assetto territoriale sovracomunale relativamente alle problematiche proprie della metropoli.
Con la LEGGE 56/2014 RIFORMA DELLE PROVINCE E DELLE CITTÀ METROPOLITANE, si modifica la struttura
degli enti locali. La città metropolitana acquisisce le funzioni della Provincia e attua il decentramento,
salvaguardando l’identità delle collettività locali. Alle città metropolitane compete la pianificazione
territoriale dell’intera area con poteri decisionali da esercitare in concerto con i comuni sulla tutela,
l’assetto e la trasformazione del territorio.
Contenuti:
- individuare zone da sottoporre a particolare disciplina recependone vincoli da leggi statali e stabilendo
norme speciali
- recepire direttive e prescrizioni di Piani settoriali regionali
- fornire direttive per redigere i PT settoriali metropolitani e i piani urbanistici comunali
- indicare criteri e indirizzi a cui i comuni devono attenersi nel valutare fabbisogni e determinare quantità
degli insediamenti residenziali produttivi e terziari
- indicare servizi, infrastrutture, parchi e opere pubbliche provinciali
- determinare prescrizioni e vincoli prevalenti nei confronti dei piani settoriali e comunali

Tra i piani territoriali vanno infine inseriti anche:


- PIANO TERRITORIALE DI BACINO lg.183/89
- PIANO PARCO lg. 394/94
- PIANI DI SETTORE trattati in seguito (piano urbano del traffico, piano dei servizi, piano commerciale, piano
dei parcheggi, arredo urbano).

I PIANI REGOLATORI GENERALI


Le analisi urbanistiche preliminari sono l’insieme delle ricerche e degli studi specializzati che esplicitano
un quadro generale delle problematiche del territorio. Non hanno solo intento conoscitivo ma operativo
dando riferimenti ed elementi di applicazione concreti alla pianificazione.
Si dividono in:
- analisi urbanistiche ed edilizie
- analisi della qualità urbana
- analisi ambientali ed ecologiche
- analisi della mobilità
- valutazione del processo di piano
- dati e informazioni statistiche
- sintesi e restituzione delle analisi
Tutte queste analisi vengono restituite in elaborati a diverse scale.

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PIANO REGOLATORE GENERALE (P.R.G.)
È lo strumento urbanistico obbligatorio riguardante la totalità del territorio comunale. Ha lo scopo di
organizzare l’assetto comunale complessivo, con l’obiettivo di un organico sviluppo del territorio. Deve
tener conto degli indirizzi che discendono dal Piano Territoriale di coordinamento e dai vincoli esistenti al
momento della sua formazione. Le previsioni del PRG restano in vigore a tempo indeterminato e si attuano
attraverso i PIANI ATTUATIVI. Alla stesura del PRG possono provvedere progettisti esterni all’Amm.
Comunale, gli uffici tecnici comunali oppure i primi con i secondi insieme.
Disciplinato dalla lg. n. 1150/42 cap. III, da alcuni provvedimenti successivi lg.1187/68, lg.765/67, lg.94/82,
dm 1444/68 e dalle varie legislazioni regionali.
Deve indicare:
- rete delle principali vie di comunicazione
- divisione territorio in zone omogenee con la precisazione delle zone di espansione dell’aggregato urbano
e
con la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona
- le aree da riservare ad edifici pubblici o ad uso pubblico
- vincoli da osservare nelle zone di carattere storico ambientale e paesistico
- le norme di attuazione del piano
Elaborati di progetto:
- elaborati preliminari di analisi e di inquadramento
- elaborati progettuali grafici
- elaborati progettuali normativi (NTA) sono contenuti in apposite NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE (NTA)
che riguardano tutte le indicazioni necessarie all’attuazione del PRG. Le NTA devono in particolare fornire
per ogni zona territoriale omogenea le modalità di utilizzazione e ogni altra indicazione necessaria.
- relazione tecnica generale
Procedura di approvazione:
1. PRG viene adottato con delibera del Consiglio Comunale
2. depositato presso la segreteria comunale con avviso affisso all’albo pretorio per 30 gg
3. nei 30 gg di deposito e nei 30 gg successivi vengono raccolte le osservazioni
4. osservazioni vengono esaminate e sottoposte a controdeduzioni da parte del consiglio comunale
5. PRG e controdeduzioni inoltrati alla REGIONE (o alla Provincia di competenza)
6. gli uffici regionali istruiscono l’esame del PRG e formulano un parere consultivo obbligatorio
7. la regione approva o respinge i PRG ed ha anche la possibilità di chiedere delle modifiche
8. il provvedimento di approvazione del PRG viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale o sul Bollettino
Ufficiale della Regione e dal giorno successivo entra in vigore
NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE: accompagnano obbligatoriamente il PRG e sono costituite da un
insieme di disposizioni o regole che hanno valore di vincoli parziali o totali che il Comune fissa con lo scopo
di disciplinare l’attuazione del piano urbanistico. Le NTA sono contemplate dalla lg. 1150/42 integrata dalla
lg.1187/68 (leggeTampone). Sono in genere divise in 3 parti:
- DISPOSIZIONI GENERALI (parametri urbanistici ed edilizi)
- PRESCRIZIONI DI ATTUAZIONE (tutela ambiente, standard urbanistici)
- PREVISIONI E PRESCRIZIONI CIRCA L’AZZONAMENTO DEL TERRITORIO
PROGRAMMA PLURIENNALE DI ATTUAZIONE (PPA) del PRG riguarda le parti del territorio che saranno
oggetto di trasformazione urbanistica ed edilizia in un periodo di tempo tra i 3 e i 5 anni e deve indicare:
1. il perimetro delle zone territoriali omogenee o porzioni di queste di cui si prevede l’utilizzazione e la
relativa urbanizzazione
2. il perimetro e la specifica destinazione delle aree per spazi pubblici di cui si prevede la realizzazione
3. per i Comuni obbligati alla formazione del Piano per l’edilizia economica e popolare il perimetro delle
aree destinate

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4. le aree in cui il rilascio del permesso di costruire o Dia onerosa è subordinato alla preventiva di uno
strumento urbanistico attuativo
5. il periodo di validità del programma pluriennale di attuazione
6. termini in cui dovranno essere approvati gli strumenti urbanistici attuativi di iniziativa pubblica
7. preventivo spese per opere di urbanizzazione generale, per espropriazione aree e per la progettazione di
Piani Particolareggiati
8. quadro generale delle risorse per l’attuazione delle opere previste nel programma pluriennale.

VARIANTI AL PIANO REGOLATORE GENERALE


Possono essere:
- di tipo totale, estendendosi a tutto il territorio, praticamente un nuovo PRG
- di tipo parziale se riguardano opere pubbliche o di interesse pubblico o per nuove esigenze non previste
dal
PRG.
Le varianti totali o parziali devono indicare nella relazione tecnica gli obiettivi da perseguire e contenere
l’aggiornamento dello stato di fatto, la verifica dei rapporti e i limiti di dimensione e lo stato di attuazione
del
piano. Le varianti parziali non possono interessare le aree circostanti edifici vincolati e aree parco. La
variante
approvata acquista efficacia dopo la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione. Le varianti parziali
non possono incidere sulle caratteristiche essenziali del PRG ne essere in contrasto con la pianificazione di
livello superiore.
Con la lg. 142 del 8/6/90 e il successivo TESTO UNICO ENTI LOCALI decreto 267/2000 viene introdotta la
CONFERENZA DI SERVIZI e il successivo ACCORDO DI PROGRAMMA che può essere considerato una
variante
urbanistica con procedura semplificata. Viene utilizzata nei casi di variante allo strumento generale per
l’approvazione dei PROGRAMMI COMPLESSI.

PIANO REGOLATORE GENERALE INTERCOMUNALE (PRGI): strumento regolatore generale di pianificazione


relativo a più nuclei urbani contigui. È uno strumento urbanistico facoltativo salvo che la regione non ne
stabilisca l’obbligo per alcuni Comuni. Ha gli stessi contenuti del PRG e resta in vigore fino all’approvazione
del successivo.

PROGRAMMA DI FABBRICAZIONE (PF): è uno strumento urbanistico generale semplificato per piccoli
comuni allegato al regolamento edilizio. Contiene l’azzonamento del territorio e la definizione delle
tipologie edilizie. Non è praticamente più utilizzato.

PIANI ESECUTIVI O ATTUATIVI


Piani che in accordo con il PRG precisano gli interventi sul territorio e ne organizzano l’attuazione.
Riguardano ambiti spaziali molto limitata. Operano a livello delle singole proprietà e rendono possibile
l’intervento pubblico o privato anche con acquisizione forzosa dei suoli. Hanno durata limitata.

PIANO PARTICOLAREGGIATO
È lo strumento più importante dal punto di vista attuativo perché concretizza le previsioni del PRG
specificandone e integrandone le prescrizioni. È di iniziativa pubblica
(comune) con obbligo successivo di attuazione dei privati (consorzio).
Si attua attraverso la formazione di comparti edificatori, formati dai Comuni o dai proprietari riuniti in
consorzio. I comparti edificatori sono un istituto volto all’attuazione del PP mediante la suddivisione dei
terreni in unità fabbricabili da trasformare secondo speciali prescrizioni.

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Elaborati
- stralcio del PRG a scala 1:500
- norme tecniche attuazione del PRG
- planimetria stato attuale
- progetto PP in scala 1:15000 o 1:1000 redatto su planimetria catastale
- tavola lottizzazioni aree edificabili scala 1:500 con relativi indici
- norme tecniche di attuazione del PP
- tipologie edilizie e profili regolatori scala 1:500 o 1:200
- elenchi catastali proprietà da espropriare
- piano finanziario con stima delle opere da eseguire comprensiva di esproprio e
- copertura finanziaria del Comune
- relazione illustrativa con descrizione delle metodologie progettuali dell’intervento
- verifica standard urbanistici ed edilizie
Procedura di approvazione:
- piano adottato con delibera del Consiglio Comunale
- PP depositato presso la segreteria comunale con avviso affisso all’albo pretorio per 30 gg
- nei 30 gg di deposito e nei 30 gg successivi vengono raccolte le osservazioni
- osservazioni vengono esaminate e sottoposte a controdeduzioni
ma
- SE il PP è chiaramente conseguente alle previsioni del PRG NON ha bisogno dell’approvazione Regionale o
provinciale e risulta approvato con delibera comunale.
- SE modifica previsioni PRG viene inoltrato alla regione e segue lo stesso iter del PRG
- VALIDITA’: 10 anni

PIANO DI LOTTIZZAZIONE
È il più importante strumento attuativo di iniziativa privata. Si attua, dopo l’approvazione, attraverso un
contratto chiamato CONVENZIONE (legge 765/1967 e successive modificazioni) stipulato tra un privato e un
ente pubblico (di solito comune).
Contenuti uguali al P.P., ma:
- mancano elenchi proprietà da espropriare perché non si espropria nulla
- manca previsione spesa perché alla collettività non interessa quanto spende il privato
Caratteristiche:
- attuazione delle previsioni del PRG
- regolamentazione dell’attività edificatoria sull’area interessata da parte dei privati
- realizzazione di opere di urbanizzazione in anticipo rispetto agli interventi
VALIDITA’: 10 anni
SCHEMA DI CONVENZIONE TRA COMUNE E LOTTIZZANTE. È un contratto stipulato tra un privato e un ente
pubblico mediante il quale ciascuna parte si obbliga a reciproci impegni, in relaziona all’uso dell’area, alla
destinazione d’uso o all’utilizzazione di un edificio, alla predisposizione ed all’uso di opere di
urbanizzazione,
all’istituzione di servitù etc. LE CONVENZIONI sono previste per attuar i seguenti PIANI ESECUTIVI (dopo
approvazione): PIANI DI LOTTIZZAZIONE RESIDENZIALE, PIANI DI ZONA, PIANI DI RECUPERO DEL
PATRIMONIO
EDILIZIO, EDILIZIA CONVENZIONATA.
Contiene:
1. impegno lottizzante di realizzare gli interventi entro 10 anni
2. garanzia finanziaria lottizzante
3. impegno lottizzante di sollevare la collettività dagli oneri connessi alle opere di lottizzazione
4. impegno lottizzante a cedere gratuitamente aree per servizi primari e secondari

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5. impegno lottizzante di realizzare a proprie spese servizi di primaria necessità
Procedura di approvazione:
Uguale a quella del PP solo che nasce da iniziativa privata; è il privato che inoltra la richiesta di adozione e
approvazione al Comune allegando il progetto del PL e lo schema di convenzione. Stipula convenzione
avviene dopo approvazione PL.

PIANO PER GLI INSEDIAMENTI PRODUTTIVI (art.27 lg.865/71)


Piano di iniziativa pubblica, validità 10 anni
Obiettivi: realizzazione e completamento di impianti produttivi di carattere industriale artigianale
commerciale e turistico mediante la cessione di proprietà o la concessione del diritto di superficie per le
aree
precedentemente espropriate.
Contenuti:
- schema di convenzione tipo per la cessione in diritto di superficie dei lotti edificabili
- aree da cedere in proprietà e parametri del prezzo di cessione
- opere ed impianti antinquinamento con relative procedure di gestione

Elaborati
- inquadramento aree nel PRG
- elaborati grafici con zonizzazione, planimetria, profili regolatori, elenchi catastali proprietà da espropriare,
sezioni stradali, parchi, rete di servizi
- NTA
- relazione illustrativa con criteri di spese
Procedura di approvazione
- autorizzazione del Comune
- adozione del Comune
- pubblicazione per 10 gg
- osservazioni per 20 gg
- approvazione comunale con deliberazione consigliare relativa alle controdeduzioni, alle opposizioni e
osservazioni
Procedura per l’attuazione
- esproprio delle aree
- opere urbanizzazione del comune
- suddivisione in singoli lotti
- cessazione (max. 50% al diritto di proprietà, min. 50% al diritto di superficie)

PIANO DI RECUPERO (L.457/78)


Previsto dove esistono particolari esigenze di recupero edilizio o urbanistico. Di iniziativa pubblica o privata
(consorzio), validità 10 anni. Presume analisi molto accurata dei singoli edifici e dell’area distinguendo tra
parti recuperabili e non da sottoporre a ristrutturazione urbanistica.
Le delimitazioni del Piano alle relative disposizioni per l’attuazione vengono deliberate attraverso il PPA o
con provvedimento del Consiglio comunale.
L’area interessata può essere divisa in comparti edilizi e, a seguito delle verifiche di consistenza ed entità
dei
servizi esistenti, si reperiranno spazi da integrare a quelli esistenti affinché si rispettino standard urbanistici
e ai vincoli storici, paesistici, ambientali, idrogeologici.
Le nuove costruzioni dovranno rispettare tipologie e caratteristiche dell’esistente.
SIA IL PR CHE LE CONCESSIONI DEVONO AVERE PARERE PREVENTIVI DELLA SOPRINTENDENZA

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La legge 457/1978 ha introdotto le categorie di intervento sul patrimonio esistente. Definite e aggiornate
nel
TESTO UNICO EDILIZIA
- MANUTENZIONE ORDINARIA
- MANUTENZIONE STRAORDINARIA
- RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO
- RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA
- RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA
(a cui si aggiungono gli interventi di nuova costruzione non interessati dai piani di recupero)
Contenuti:
- previsione di urbanizzazione secondaria che tenga conto di servizi e attrezzature pubbliche esistenti
- rete stradale arredo urbano e sistemazione esterna edifici
- edifici destinati a demolizione ricostruzione nuove costruzioni e aree libere
- destinazioni d’uso dei suoli, tipologie edilizie e relativi parametri
- determinazioni spazi per opere pubbliche
- salvaguardia edifici di carattere storico artistico ecc.
- formazioni elenchi catastali degli edifici da espropriare e vincolare
- valutazione di massima delle spese
- determinazione articolazione spaziale degli edifici e relativi caratteri architettonici
- determinazione reti tecnologiche e viarie
- individuazione eventuali comparti edificatori
- redazione planivolumetrico
Limiti spaziali
Da PRG Nella classificazione di recupero rientrano le zone con:
-degrado edilizio
-degrado urbanistico
-degrado socio-economico
Per gli interventi alla sola scala edilizia basta una richiesta al comune altrimenti ci vuole PR
Elaborati
. uguali al PP se iniziativa pubblica
. uguali al PL se iniziativa privata (No Espropri né stime di spesa)
Procedura per entrata in vigore
- iniziativa pubblica:
1. individuazione zona di recupero
2. adozione del PR
3. pubblicazione 30 gg
4. osservazioni 30 gg
5. approvazione consiglio comunale
- iniziativa privata:
1. richiesta autorizzazione al Comune (condizione di degrado proprietà minimo ¾ del valore catastale)
2. adozione del PR
3. pubblicazione 30 gg
4. osservazioni 30 gg
5. approvazione consiglio comunale

PIANO DI ZONA PER L’EDILIZIA ECONOMICA E POPOLARE (PEEP L. 167/62)


Di iniziativa pubblica è un Piano esecutivo finalizzato all’acquisizione di aree per edificare complessi di
edilizia

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economica di carattere pubblico (sovvenzionata e agevolata), regolamenta l’attività edificatoria dell’area
con
funzioni di dettaglio e consente l’esproprio delle aree interessate. Ha una validità di 18 anni prorogabile di
2.
OBBLIGO DI COSTITUZIONE del PIANO DI ZONA per i Comuni
- con più di 50000 ab.
- capoluoghi di provincia
- con elevato indice di affollamento, abitazioni malsane, incremento demografico
Limiti spaziali
- lg. 866/71 dice che generico dimensionamento non può essere superiore al 60% del fabbisogno abitativo
complessivo.
- Lg. 10/77 stabilisce quota minima non inferiore al 40% e non più del 70%
Contenuti ed elaborati: uguali a quelli del PP e del PL
Procedura di approvazione:
Uguale al PP TRANNE CHE PER I TEMPI
-In deposito solo 10 gg, osservazioni 20 gg approvazione sempre consiglio comunale
- Tutela delle MISURE DI SALVAGUARDIA avviene per 3 anni dalla data di adozione. Misure atte a non
compromettere il territorio nel periodo tra l'adozione di uno strumento urbanistico da parte del comune e
la sua approvazione. Consistono nella sospensione di ogni determinazione sulle domande di permesso di
costruire in contrasto con il piano adottato, sia esso strumento urbanistico con finalità di assetto che con
finalità esecutive
Attuazione
1. FASE DI ESPROPRIO: essendo di iniziativa pubblica vanno espropriate aree
2. FASE DI REALIZZAZIONE DI OPERE DI URBANIZZAZIONE: strade, parcheggi, verde
3. FASE DI LOTTIZZAZIONE: Comune cede lotti di terreno che non vuole edificare a terzi perché le edifichino
4. FASE DI CESSAZIONE O CESSIONE: Comune può vendere solo tra 20 e 40% della volumetria diritto di
proprietà. Mentre la parte compresa tra il 60 e l’80% della volumetria deve cedere il diritto di superficie.
Procedure e vincoli per la cessazione
Per la cessione in diritto di superficie si realizza una convenzione tra il comune e il concessionario che
specifica:
- costo della cessione
- caratteristiche terreno
- termini per inizio e conclusione dei lavori
- criteri per definizione canone locazione e vendita alloggi
- criteri per la definizione del corrispettivo in caso di rinnovo della concessione
Per la cessione in diritto di proprietà contratto di vendita e convenzione con i seguenti punti:
- costo: prezzo dell’indennità dell’esproprio + costo opere urbanizzazione realizzate dal comune
- impegno a mantenere caratteristiche terreno
- impegno a rispettare i tempi di realizzazione e inalienabilità (per 10 anni non può vendere alloggi che ha
comprato dal comune), inalienabilità condizionata (nei successivi 10 può venderli solo a determinati
soggetti es residenti a basso reddito) e dopo 20 anni dalla cessione gli alloggi possono essere venduti
liberamente.

I PROGRAMMI COMPLESSI
A partire dagli anni 80’ vaste porzioni del territorio, interessate da insediamenti di vario genere perdono la
loro funzione e restano inutilizzate e abbondonate al degrado. Gli interventi di riqualificazione di queste
aree non sono remunerativi e il cambio di destinazione d’uso obbliga a variazioni del PRG lunghe e
complesse. Il PRG nato dalle esigenze di ricostruzione del dopoguerra era basato sulla volontà di un
ordinato sviluppo del

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territorio Ma non essendo in grado di prevedere lo sviluppo si è creato un allontanamento tra prescrizione
urbanistica e reali aspettative economiche e sociali.
Il decennio 1980-90 vede l’Italia ancorata ad una concezione tradizionale della disciplina urbanistica
costituita
dalle regole del divieto, per nulla consone al risanamento della città.
Poi gli anni 90’ vedono la “crescita della città nella città” come la soluzione più idonea per rispondere alla
domanda sia di qualità abitativa e urbana che alle esigenze del mercato edilizio.
Questo cambiamento richiede però notevoli risorse finanziare a cui non è possibile far fronte con i fondi
pubblici, c’è quindi bisogno dell’investimento privato.
Nascono così strumenti, poi definiti PROGRAMMI COMPLESSI, che si collocano a metà strada tra il piano
urbanistico tradizionale e il progetto edilizio. Questi rappresentano un tentativo di risposta alla crisi degli
strumenti urbanistici tradizionali ed hanno operato una rottura piuttosto decisa rispetto alla consueta
separazione tra previsione urbanistica e attuazione edilizia.
Caratteristiche che accomunano tutti gli strumenti complessi sono:
- partecipazione contestuale di operatori pubblici e privati
- aree già urbanizzate ma con esigenze di riqualificazione
- esclusione dell’esproprio
- consentono concertazione tra operatori locali e enti pubblici attraverso previsioni progettuali.
- consentono di operare in variante al PRG
Sono:
- PII PROGRAMMI INTEGRATI DI INTERVENTO
- PRU PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO
- PRIU PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA
- CDQ CONTRATTI DI QUARTIERE
- STU SOCIETA’ DI TRASFORMAZIONE URBANA
- PRUSST PROGRAMMI DI RIQUALIFICAZIONE URBANA E DI SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO
- PIANO CITTA’

PROGRAMMI INTEGRATI DI INTERVENTO (PII), disciplinati da L.179\92 materia di indirizzo REGIONALE


finalità della riqualificazione urbana, consente di intervenire anche su aree libere e per interventi di nuova
edificazione, prevedono la realizzazione anche delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria e le
infrastrutture.

PROGRAMMA DI RECUPERO URBANO (PRU), solo aree di edilizia residenziale


Promulgato con la lg.493/93 per 3 motivi:
1. riconoscimento della scarsa qualità dei servizi e della pessima condizione di manutenzione degli
insediamenti dell’edilizia popolare
2. necessità di collegare questi insediamenti con l’aggregato urbano preesistente
3. impossibilità di realizzare questi interventi senza il concorso dei privati
Il PRU opera in variante urbanistica rispetto al PRG, è uno strumento attuativo ma riunisce la fase generale
e
quella attuativa.
AMBITI TERRITORIALI DEL PRU: quartieri con edifici popolari e aree urbane e assi adiacenti
SOGGETTI INTERESSATI DAL PRU: enti pubblici e soggetti privati. Il Comune assume un ruolo di regia che
stabilisce come si esplica l’intervento dei privati. L’ente pubblico e il privato si accordano per risolvere il
problema delle aree dismesse, avviene tramite uno strumento introdotto con la lg.142/90: l’ACCORDO DI
PROGRAMMA. I rappresentanti pubblici e privati si riuniscono in una riunione verbalizzata in cui i
partecipanti stabiliscono come variare il PRG. I limiti del PRU sono confinati alla sola edilizia residenziale.

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PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA (PRIU)
Strumento di programmazione e attuazione di interventi di riqualificazione nelle grandi aree urbane.
AMBITI TERRITORIALI DEL PRIU: periferie indifferenziate e aree dismesse, insediamenti di edilizia
residenziale
pubblica
A FINANZIAMENTO DEL PRIU: i comuni con più di 300000 ab. e i comuni confinanti, i capoluoghi di
provincia,
comuni con vaste aree industriali dismesse
SOGGETTI INTERESSATI DAL PRIU: soggetti pubblici e privati anche associati tra loro
RAPPORTI TRA PRIU E PRG: il PRIU opera in deroga al PRG mediante a stesura di accordi di programma sulla
base della lg.142/90.

CONTRATTI DI QUARTIERE (CdQ)


Introdotti con lg. 499/97 per 3 motivi:
1. riconoscimento che i processi di crescita urbana impetuosi hanno portato alla realizzazione di
insediamenti di scarsa qualità
2. disagio sociale conseguente alle pessime condizioni urbanistiche
3. concreta difficoltà ad operare interventi di riqualificazione senza intervento dei privati
Per concorrere al finanziamento pubblico il CdQ deve essere composto da 2 elaborati:
1. piano di recupero dell’area
2. proposta di contratto di quartiere:
- descrizione dell’area
- descrizione dell’intervento
- elenco soggetti interessati
- piano finanziario
NON HA FACOLTÀ DI VARIARE IL PRG

PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA E DI SVILUPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO (PRUSST)


Risalente al 1998, interviene su ambiti territoriali molto vasti.
FINALITA’ DEL PRUSST
- realizzazione di attrezzature collettive puntuali o a rete a sostegno dello sviluppo sostenibile del territorio
- riqualificazione di aree centrali e periferiche interessate da fenomeni di degrado
SOGGETTI CHE REDIGONO IL PRUSST: comuni ed enti territoriali pubblici con soggetti privati
Il PRUSST può operare in deroga rispetto al PRG a mezzo di accordi di programma.

SOCIETA’ DI TRASFORMAZIONE URBANA (STU)


Istituita dalla lg. 127/97. Società miste pubblico-privato create per la realizzazione di interventi di
trasformazione urbana in attuazione delle previsioni urbanistiche. Non hanno
facoltà di deroga rispetto al PRG
Sono strumenti ordinari di intervento che il legislatore ha messo a disposizione degli enti locali per
intervenire
nelle aree urbane consolidate, in attuazione degli strumenti urbanistici vigenti

PIANO CITTA’
L. n. 134\2012 dal ministero delle infrastrutture. si attua in due fasi sigla del contratto di valorizzazione e il
contratto con l’impegno di spesa che è stato normato da convenzione.

CONFERENZA DEI SERVIZI (L. 241/90) E ACCORDO DI PROGRAMMA (d.lgs. 267\2000)


L’accordo di programma è previsto per la definizione e l’attuazione di opere interventi o programmi di

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intervento di interesse pubblico che richiedono per la loro completa realizzazione l’azione integrata e
coordinata di comuni provincie amministrazione regionale e statale e altri soggetti pubblici e privati.
Per verificare la possibilità di concordare l’accordo di programma il presidente della Giunta regionale o
della
Provincia o il Sindaco convoca una CONFERENZA DEI SERVIZI tra tutti i rappresentanti delle amministrazioni
interessate. L’accordo determina le eventuali variazioni degli strumenti urbanistici. Vanno allegati gli
elaborati grafici dell’eventuale variazione del PRG oltre a:
1. relazione illustrativa con obiettivi contenuti previsione spese e i tempi previsti
2. rappresentazioni grafiche
3. norme di attuazione dell’opera
4. elenchi catastali degli edifici e delle aree da espropriare per l’esecuzione dell’opera
Se all’accordo partecipano i proprietari delle aree interessate:
- cessione gratuita delle aree per urbanizzazione primaria e secondaria
- termini entro cui deve essere ultimata l’opera e le garanzie finanziarie

LA RIFORMA URBANISTICA DELL’INU


Le ragioni che limitano l’efficacia del PRG sono:
- la trasformazione della città oggi improntata non sull’espansione ma sulla trasformazione di aree gia’
urbanizzate
- l’estrema rigidità
- le modalità di attuazione del PRG: l’ESPROPRIO per pubblica utilità riferito a standard urbanistici edilizia
pubblica insediamenti produttivi.
Conseguenza dell’esproprio è il DOPPIO REGIME DEI SUOLI incostituzionale (disparità per cittadini
proprietari):
- suoli da espropriare regime pubblico
- suoli per nuove espansioni regime privato
A partire dal 1995 l’ISTITUTO NAZIONALE DELL’URBANISTICA (INU) elabora un’ipotesi di riforma per
sostituire
la 1150\42 (legge dei PRG) non approvata a livello nazionale solo input per regioni.
PROPOSTA: sdoppiamento dello strumento urbanistico comunale generale in DUE COMPONENTI:
1. PIANO STRUTTURALE dura tra i 10 e i 15 anni, per gli obiettivi generali ovvero per l’assetto urbanistico
futuro della città. Semplifica i dettagli del vecchio PRG organizzando l’articolazione del progetto di piano per
sistemi:
- sistema ambientale
- sistema infrastrutturale
- sistema insediativo.
Non pone vincoli propri, ma solo vincoli ambientali e di tutela da leggi statali. Si fonda su un modello
attuativo, perequativo e compensativo: trasferimento dei diritti in area edificabile. Infatti non ponendo
vincoli e non facendo distinzione tra i suoli pubblici e privati grazie all’introduzione dei DIRITTI EDIFICATORI,
si pone fine al doppio regime dei suoli introdotto dalla L.1150/1942.
2. PIANO OPERATIVO dura 5 anni e corrisponde al mandato amministrativo del Sindaco. Riguarda tutte le
trasformazioni urbanistiche e le opere pubbliche che il Sindaco intende realizzare. Si definiscono modalità
di intervento e verranno elaborati progetti urbanistici tenendo conto degli operatori e delle risorse
disponibili.

PIANI DI SETTORE
- PIANO URBANO DEL TRAFFICO: insieme coordinato di interventi per migliorare la circolazione stradale
nell’area urbana, per maggior sicurezza stradale e per riduzione dell’inquinamento.

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- PIANO DEI SERVIZI: programma operativo che alcuni comuni utilizzano per evidenziare i particolari servizi
sia puntuali che a rete esistenti o previsti. Discende direttamente dal PRG.
- PIANO COMMERCIALE: disciplina le attività commerciali allo scopo di favorire la razionalizzazione
territoriale dell’organizzazione distributiva. Documenta le caratteristiche della rete distributiva, contiene
norme precise divise per settori di vendita e indicazioni sulla localizzazione dei servizi commerciali
- PIANO DEI PARCHEGGI: trae origine dalla lg. Tognoli 122/89. In caso di difformità con il PRG costituisce
automaticamente variante senza obblighi precisi di procedura.
- ARREDO URBANO: indicazioni progettuale per migliorare qualità pavimentazioni,
segnaletica, attrezzature per la mobilità e il verde, l’illuminazione.

3. NORMATIVE EDILIZIE COMUNALI


Attività edilizia in Italia disciplinata da leggi nazionali e regionali -> fissano un quadro di riferimenti. Ogni
Comune fissa i propri regolamenti:
- NTA norme tecniche di attuazione del PRG (norme urbanistiche)
- R.E. regolamento edilizio (norme edilizie)
- R.I. regolamento di igiene (norme igienico-sanitarie)
NTA -> fanno parte della documentazione del PRG e indirizzano la trasformazione della città, indicando la
cornice all’interno della quale si inserisce ogni intervento, definendo, zona per zona, misure, altezze e
destinazioni d’uso.
R.E. -> disciplina l’attività edilizia a livello procedurale (e contiene già le norme sanitarie). Nei Comuni dotati
di PdF il RE contiene anche le norme urbanistiche. Nei Comuni dotati di PRG, il RE ha il solo scopo di
regolare l’attività edilizia a livello procedurale e igienico-sanitario. Dal 2014 il RE è diventato uno strumento
unico per tutti i Comuni che poi lo adatteranno agli strumenti urbanistici vigenti.

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- princìpi generali: parametri urbanistici ed edilizi, interventi edilizi, destinazioni d’uso, procedure per titoli
abilitativi;
- disposizioni regolamentari comunali: procedure interne, norme sulla sostenibilità, semplificazione, igiene
pubblica, estetica.
R.I. -> le prescrizioni sono volte a mantenere la salubrità degli ambienti d’abitazione e lavoro. Avendo il RE
già in sé le norme sanitarie, in presenza di difformità tra i due strumenti, valgono le norme più recenti.

INTERVENTI EDILIZI L. 457/1978 “norme per l’edilizia residenziale”: introduce il piano di recupero per
incoraggiare il ripristino del patrimonio edilizio esistente. Definisce quindi le categorie di intervento,
disciplinate dai titoli abilitativi (che vedremo essere diversi prima e dopo l’entrata in vigore del Testo Unico
dell’Edilizia).
Le categorie di intervento sono:
- MANUTENZIONE ORDINARIA: riparazione, rinnovamento, sostituzione di finiture degli edifici,
integrare/mantenere in efficienza impianti tecnologici esistenti;
- MANUTENZIONE STRAORDINARIA: opere e modifiche necessarie a rinnovare e sostituire parti
anche strutturali, integrare o realizzare servizi igienico-sanitari e tecnologici (no cambio volume e
destinazione d’uso), frazionamento o accorpamento unità immobiliari;
- RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO: consolidamento, ripristino e rinnovo degli elementi
costitutivi dell’edificio, inserimento elementi accessori e impianti, eliminazione elementi estranei
all’organismo edilizio;
- RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA: insieme sistematico di interventi che portano ad un organismo in
tutto o in parte diverso dal precedente;
- NUOVA COSTRUZIONE: costruzione manufatti edilizi fuori terra o interrati, opere di urbanizzazione
primaria e secondaria realizzata da soggetti diversi dal Comune, torri e tralicci per impianti radio-
ricetrasmittenti, installazione manufatti leggeri;
- RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA: sostituzione di esistente tessuto urbanistico-edilizio con altro
diverso.

PROCEDURE EDILIZIE (TITOLI ABILITATIVI)


Da distinguere in PRIMA e DOPO l’entrata in vigore del TESTO UNICO DELL’EDILIZIA dPR 380/2001
PRIMA DEL TESTO UNICO:
- LICENZA EDILIZIA GRATUITA L.U. 1150/42: veniva concessa liberamente per tutti i tipi di intervento
in aree dotate di opere di urb. primaria (o dove il Comune le prevedesse entro il successivo
triennio). Avvio lavori entro 1 anno dal rilascio.
- CONCESSIONE EDILIZIA ONEROSA – RIDOTTA – GRATUITA L. 10/1977 (LEGGE BUCALOSSI):
distinzione tra diritto di proprietà (jus habendi) e diritto di edificare (jus aedificandi). Il proprietario
di un lotto è autorizzato ad edificarvi solo previa richiesta e pagamento degli oneri di
urbanizzazione primaria e secondaria, sgravando, per la prima volta, la PA delle spese di
urbanizzazione. Inizio lavori entro 1 anno e fine entro 3 anni dal rilascio.
- AUTORIZZAZIONE EDILIZIA L.457/1978 – L. 94/1982 [SOPPRESSA DAL T.U.]: rilasciata con silenzio-
assenso al termine di 90 gg.
- LEGGE 47/85, art. 26 OPERE INTERNE [SOPPRESSA DAL T.U.]: definisce le tipologie di abuso e le
relative sanzioni. Regolamenta, quindi, tutte quelle opere realizzate non in conformità (senza titolo
abilitativo), permettendo di aggiornare i dati catastali. Introduce una semplificazione
nell’ordinamento abitativo.
 Accertamento di conformità: no titolo abilitativo, ma conforme alle normative urb, al RE e al RI
 Varianti in corso d’opera
 Opere interne e relazione asseverata: non sono necessarie concessioni o autorizzazioni per
opere interne che non modifichino esteriormente o staticamente la struttura.

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- DENUNCIA INIZIO ATTIVITA’ GRATUITA (DIA gratuita), L. 241/1990 + L. 493/93: presentazione DIA
entro 20 gg. Dall’inizio dei lavori con grafici di progetto + relazione asseverata da un tecnico. Per
manutenzione straordinaria, restauro, recupero, eliminazione barriere architettoniche, recinzioni,
revisione/installazione impianti, parcheggi di pertinenza del sottosuolo…
- DIA ONEROSA per Toscana e Lombardia

TESTO UNICO DELL’EDILIZIA DPR 380/2001


Frutto del governo Amato, il decreto conferisce sistematicità ed ordine alla materia edilizia, creando una
semplificazione legislativa fortemente necessaria per snellire il procedimento, reso lento dalla moltitudine
di leggi. AL decreto sono stati aggiunti due decreti legislativi che vanno a modificare e precisare alcune
procedure relative agli obblighi autorizzativi:
- SCIA 1 – DLGS 127/2016
- SCIA 2 – DLGS 222/2016
Il decreto SCIA2 riduce i titoli abilitativi a QUATTRO PROCEDURE PRINCIPALI:
- ATTIVITA’ EDILIZIA LIBERA
- COMUNICAZIONE INIZIO LAVORI ASSEVERATA (CILA)
- SEGNALAZIONE CERTIFICATA INIZIO ATTIVITA’ (SCIA)
- PERMESSO DI COSTRUIRE
+ decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti di concerto con il Ministero delegato per la
semplificazione e la PA contenente l’elenco delle 105 principali opere edilizie.
Le amministrazioni dovranno fornire gratuitamente la necessaria attività di consulenza funzionale alle
attività in elenco. Sono inoltre previsti moduli unificati e standardizzati; snellita anche le procedure per la
richiesta di agibilità: presentare entro 15 gg dalla fine dei lavori una segnalazione certificata con i
documenti già richiesti in passato.
Altra importantissima novità introdotta dal TU è lo SPORTELLO UNICO DELL’EDILIZIA, con il compito di:
- Snellimento burocratico
- Maggiori contatti tra PA e cittadini
Tale ufficio cura i rapporti tra il privato, le PA e dalle altre amministrazioni tenute a pronunciarsi in merito
alla richiesta di titolo abilitativo (conferenza dei servizi). Funge inoltre da sportello di informazione sulle
materie relative ai processi edilizi. È l’unico tramite tra PA e privati.
PROCEDURE E TITOLI ABILITATIVI POST T.U.
EDILIZIA LIBERA
- senza obblighi procedurali per manutenzione ordinaria, eliminazione barriere architettoniche, movimenti
terra per attività agricole, serre mobili stagionali, pavimentazione spazi esterni…
- con CIL (comunicazione inizio lavori) per opere dirette a soddisfare esigenze contingenti e temporanee, da
rimuovere al cessare delle necessità e comunque entro 90 gg
- con CILA (comunicazione inizio lavori asseverata) per interventi di manutenzione straordinaria o restauro
e risanamento conservativo che non riguardando le parti strutturali dell’edificio.
La mancata comunicazione di CIL e CILA comporta sanzione pecuniaria di 1.000 €. Se opere con CILA
richiedono particolari permessi, il titolare del titolo abilitativo può chiedere allo sportello unico di
provvedere all’acquisizione. Se non avviene entro 60 gg, il responsabile indice la conferenza di servizi.
Ovviamente i lavori possono iniziare solo all’avvenuta acquisizione degli atti di assenso.

SCIA GRATUITA (segnalazione certificata inizio attività)


Per interventi di manutenzione straordinaria e restauro e risanamento conservativo con interventi sulla
struttura, ristrutturazione edilizia con aumento di volume/slp, ristrutturazione edilizia con cambio di
destinazione d’uso (tranne zona A), ristrutturazione con modifica sagoma.
Iter: i lavori possono essere iniziati con silenzio-assenso immediato, salvo necessità di autorizzazioni
particolari. In quel caso si può fare richiesta allo sportello unico e i lavori iniziano non appena lo sportello

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comunica di aver ricevuto esito positivo. Per le zone A: i lavori non possono avere inizio prima che siano
trascorsi 30 gg dalla presentazione della segnalazione.

SCIA ONEROSA
Per interventi di ristrutturazione che portino ad un organismo in tutto o in parte diverso dal precedente,
nuova costruzione o ristrutturazione urbanistica disciplinati da piani attuativi, nuova costruzione in
esecuzione di piani urbanistici con precise indicazioni plano-volumetriche.
Iter (almeno 30 gg prima dell’effettivo inizio dei lavori):
- Relazione osservante la conformità dell’intervento con gli strumenti urb vigenti
- Elaborati progettuali
- Attestazioni/asseverazioni/certificazioni relative alla sussistenza dei requisiti e presupposti previsti
dalla legge.
Il tutto firmato da un progettista abilitato ed iscritto all’Ordine. La SCIA può essere presentata per posta
raccomandata o via telematica. Entro 30 gg il responsabile deve comunicare il diniego. Se invece entro 30
gg non ci sono comunicazioni, si possono iniziare i lavori.
Nel caso di vincoli di competenza
 Del Comune: 30 gg dall’esito
 Altri: 30 gg dall’esito della conferenza
La SCIA è valida per 3 anni dalla data di inizio lavori. La fine lavori deve essere corredata da:
- Certificato regolare esecuzione da parte del direttore dei lavori
- Copia variazione catastale

REGIME SANZIONATORIO SCIA


- In assenza o difformità della SCIA presentata: sanzione pari al doppio dell’incremento del valore
venale conseguito dall’immobile, non inferiore a 516€
- Interventi di restauro e risanamento conservativo imm vincolati: ripristino stato di fatto ad opera e
spese del responsabile + pagamento sanzione tra 516€ e 10.329€
- Restauro e risanamento conservativo imm in zona A: il responsabile dell’ufficio richiedente
interroga Ministero per il ripristino stato di fatto o sanzione pecuniaria. Se parere non emesso
entro 60 gg., il resp provvede autonomamente.
- Intervento realizzato conforme alla disciplina vigente > sanatoria (ottenibile tramite accertamento
di conformità) > versamento compreso tra 5.164€ e 516€
- Se la SCIA viene presentata spontaneamente in caso di esecuzione > pagamento 516€ come
sanzione.

PERMESSO DI COSTRUIRE
GRATUITO: per interventi di manutenzione straordinaria e restauro e risanamento conservativo con
interventi sulla struttura, ristr edilizia con aumento di volume (tranne zona A), ristr con modifica sagoma.
ONEROSO: per interventi di ristrutturazione che portino ad un organismo in tutto o in parte diverso dal
precedente, interventi di nuova costruzione, interventi di ristrutturazione urbanistica-
Inizio lavori entro 1 anno, fine lavori entro 3 anni. Se vi sono parti non ultimate entro 3 anni queste sono
soggette a nuovo permesso o SCIA. Alla fine dei lavori, entro 15 gg, va presentato il certificato di agibilità.

 ONERI RELATIVI AL PERMESSO DI COSTRUIRE ONEROSO


ONERI DI URBANIZZAZIONE: da corrispondersi all’atto del rilascio del permesso, oppure realizzabili
dal titolare del permesso. L’incidenza degli oneri viene stabilita con delibera del Consiglio
Comunale.
ONERI DI COSTRUZIONE: da corrispondersi entro e non oltre 60 gg dal rilascio del permesso.
- Per nuovi edifici: determinato dalla Regione in base ai costi max ammissibili per l’edilizia agevolata

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- Patrimonio edilizio esistente: inferiori ai costi per le nuove costruzioni
- Edilizia convenzionata: solo oneri di urbanizzazione previa convenzione del Comune
- Gratuito: interventi in zone agricole, per attuazione di piani urbanistici, a seguito di calamità
naturali
Iter: presentare la domanda presso lo sportello unico. La domanda deve contenere: attestazione titolo di
legittimazione, elaborati progettuali, dichiarazione del progettista che assevera la conformità del progetto.
Entro 10 gg viene nominato il responsabile, entro 60 gg viene indetta l’istruttoria e la proposta di
provvedimento:
- Richiesta modifiche di modesta entità al progetto: tempo 15 gg per apportarle
- Richiesta istruttoria (ulteriori documenti): 30 gg per integrate (doppio tempo per progetti
complessi)
- Induzione conferenza di servizi (nel caso di ulteriori atti di assenso): entro 30 gg responso (75 gg per
permesso gratuito): o silenzio-assenso = inizio lavori, oppure diniego.

REGIME SANZIONATORIO PERMESSO


Quattro casi:
1 – OPERE IN ASSENZA O TOTALE DIFFORMITA’ DI TITOLO EDILIZIO O CON VARIAZIONI ESSENZIALI
Le opere devono essere demolite dal proprietario. Se ciò non avviene, il bene passa al Comune che
provvede a demolirlo a carico del proprietario + sanzione tra 2000€ e 20.000€
2 – RISTR. EDILIZIA IN ASSENZA O TOTALE DIFFORMITA’ DI TITOLO EDILIZIO
L’intervento va rimosso o demolito. Se è impossibile > sanzione pari al doppio dell’incremento di valore
conseguito dall’immobile
3 – OPERE REALIZZATE IN PARZIALE DIFFORMITA’
Le opere devono essere demolite dal responsabile entro un termine fissato sull’ordinanza di demolizione.
Se non è possibile, sanzione differente a seconda che si tratti di ed abitativo o no.
4 – PERMESSO IN SANATORIA tramite ACCERTAMENTO DI CONFORMITA’: sanzione pari al doppio del costo
di costruzione.

CERTIFICATO DI AGIBILITA’ (d.lgs. 222/2016)


Da presentarsi entro 15 gg dalla fine dei lavori tramite SCIA. Deve contenere:
- Attestazione comprovante la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità, risparmio
energetico
- Collaudo statico
- Conformità accessibilità e superamento barriere architettoniche
- Aggiornamento catastale
- Conformità impianti installati
Sanzione mancata presentazione: da 77€ a 464€.

4. REGIME VINCOLISTICO

Vincolo: speciale limitazione alla quale sono sottoposti determinati beni a causa della loro rilevanza per
pubblico interesse. Il vincolo, pur non incidendo sull’essenza del diritto di proprietà, pone limiti a tale
diritto.
Nella pianificazione urbanistica i vincoli sono:
A. RICOGNITIVI: discendono dalla ricognizione di caratteri fisico e sono intrinseci al territorio o alle
costruzioni che su di esso insistono; non pongono problemi di indennizzo.
- di interesse storico artistico (Codice Beni Cult.)
- vincoli paesistici sulla protezione delle bellezze ambientali (Codice Beni Cult.)
- vincoli idrogeologici per la tutela dei terreni sottoposti a fenomeni di erosione, denudazione, perdita di

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stabilità, boschi e foreste (R.D. 30/12/1923 n.3267)
B. CONFORMATIVI: esigenza di salvaguardia che nasce nei confronti di particolari oggetti di pubblico
interesse e gravano sulle fasce di terreno determinate dall’applicazione delle distanze di rispetto da
impianti e luoghi pubblici; rispetto a strade e autostrade, ferrovie elettrodotti, aeroporti, corsi d’acqua, ecc.
C. URBANISTICO-EDILIZI
1. URBANISTICI:
- azzonamento, cioè la classificazione delle parti di territorio in base alle funzioni e ai caratteri morfologici
significativi
- destinazione d’uso del territorio
- classificazione dei tipi di intervento sugli edifici e sulle aree libere
- standard di legge che regolano il dimensionamento delle attrezzature pubbliche e servizi sociali.
2. EDILIZI: parametri, indici e prescrizioni che regolano l’edificazione nelle diverse parti del territorio
(rapporto di copertura, altezze massime, IF, IT, DT…)
3. di PROCEDURA: ad esempio l’obbligo di formare uno strumento urbanistico esecutivo prima di richiedere
il permesso di costruire.

5. NORMATIVE SPECIFICHE

LEGGI AMBIENTALI
La tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e storico della nazione è stata per lungo tempo affidata
alle
seguenti leggi:
- DR 30/01/1913 n. 363: Antichità e belle arti per immobili di notevole interesse occorre la LICENZA DELLA
SOVRINTENDENZA DEI MONUMENTI
LE DUE LEGGI CONFLUITE NEL T.U. DEL 1999 SOSTITUITO POI DAL D.LGS. 22 GENNAIO 2004, N.42

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CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO:
- Lg. n 1089 1/06/1939: è la legge sulla protezione delle cose d’interesse artistico e storico e disciplina:
- la conservazione e l’alienazione delle proprietà sottoposte a vincolo
- le scoperte archeologiche
- la riproduzione delle opere d’arte di proprietà dello stato o di enti pubblici
Inoltre cataloga i beni mobili e immobili.
- Lg n.1497 29/6/1939 Tutela le bellezze naturali e panoramiche, intese come quadri naturali, soggette a
protezione per notevole interesse pubblico. All’art. 5 introduce i PIANI PAESISTICI. Oggetto sono tutti gli
elementi naturali in genere, Le bellezze panoramiche (bellezze d’insieme).
- Lg. n 431 8/8/1985 LEGGE GALASSO: introduce disposizioni per la tutela di zone di interesse ambientale
introducendo particolari obblighi alle regioni, cioè la redazione di piani paesistici rientranti nei piani quadro
con obblighi di inedificabilità assoluta in alcune aree (Alpi sopra i 1600m, Appennini sopra 1200m, ecc.)
Ristabilisce gli usi civici, diritti reali di natura civica che risalivano al Medioevo.
- Lg. n. 348 8/7/1986: istituisce il Ministero dell’ambiente e detta una disciplina specifica in materia di
risarcimento del danno ambientale
- Legge quadro n.183 18/5/1989 introduce una normativa organica per il riassetto organizzativo e
funzionale
della difesa del suolo attraverso 3 settori di intervento: direzione della difesa del suolo, servizi tecnici
nazionali, regolamentazione degli usi del suolo e delle acque. Gli interventi vengono programmati
attraverso Piani di Bacino.
- Legge quadro n.396 6/12/1991 in materia di tutela ambientale Le aree protette sono disciplinate nei
contenuti e nelle procedure di formazione dal Piano territoriale del parco secondo il modello della
zonizzazione
- Lg n.344 8/10/1997: disposizioni per lo sviluppo e la qualificazione degli interventi e dell’occupazione in
campo ambientale
- Lg. n. 426 9/12/1998 nuovi interventi in campo ambientale
- Dlgs n.490 29/10/1999 Testo unico dei beni culturali e ambientali (abrogato dal d.lgs. 42/2004)
- Decreto 3 aprile 2000 elenco siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciali individuati ai
sensi
delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE.

CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO (D.Lgs. n.42 22/1/2004)


Con questo decreto del Ministero dei beni culturali, lo Stato ha dato inizio alla procedura di verifica della
sussistenza dell’interesse culturale e del relativo vincolo sui beni immobili di proprietà pubblica.
Il nuovo codice dei beni culturali riprende in gran parte il TU (Dlgs n.490 29/10/1999) aggiungendo alcuni
elementi innovativi: tutela e valorizzazione.
Tutela: esercizio delle funzioni dirette ad individuare i beni del patrimonio culturale ed a garantirne la
PROTEZIONE E CONSERVAZIONE per la pubblica fruizione.
Valorizzazione: esercizio delle funzioni dirette a PROMUOVERE LA CONOSCENZA del patrimonio culturale e
ad ASSICURARE LA FRUIZIONE PUBBLICA. In riferimento al paesaggio la valorizzazione comprende la
riqualificazione degli immobili e delle aree e la realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed
integrati.
Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali (da legge 1089\39) e dai beni paesaggistici (da legge
1497\39 e legge Galasso). Il codice è diviso in 5 parti:
1. disposizioni generali
2. beni culturali (tutela, fruizione e valorizzazione) ART.10-11
3. beni paesaggistici ART. 134
4. sanzioni
5. disposizioni transitorie abrogazione ed entrata in vigore.

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TUTELA DEI BENI IMMOBILI
Diverso regime giuridico a seconda che appartengano a:
- Stato, regioni, enti pubblici: sono sottoposte a tutela tutte le cose immobili se l’autore non è più vivente
o la loro esecuzione risale ad oltre 70 anni (o 50 anni per cose mobili), finché non sottoposto a verifica di
interesse pubblico
- privati: sono soggetti a tutela solo se è intervenuta la dichiarazione di interesse culturale da parte del
ministero con procedura avviata dal sovrintendente su richiesta dell’ente territoriale interessato.

PROCEDURA PER L’OTTENIMENTO DEL NULLAOSTA DA ALLEGARE A TITOLO EDILIZIO IN CASO DI OPERE
EDILI
Tutti gli immobili pubblici e privati vincolati come bene culturale in caso di intervento edilizio devono avere
preventiva APPROVAZIONE DELLA SOVRINTENDENZA. La richiesta deve indicare:
- domanda firmata dal proprietario
- 3 copie del progetto definitivo con stato di fatto progetto e raffronti (giallo/rosso)
- Computo metrico estimativo delle singole opere
- relazione storico artistica con indicati i precedenti interventi
- relazione tecnica degli interventi
- documentazione di eventuali indagini conoscitive o diagnostiche finalizzate all’intervento e
preventivamente
autorizzate dalla sovrintendenza
- documentazione fotografica
Il tutto a firma di un architetto abilitato, iscritto all’ordine sezione A, architettura. Il rilascio avviene in 120gg
dalla data di presentazione. sospeso 1 volta per richiesta di documentazione integrativa.

DICHIARAZIONE DI INTERESSE CULTURALE


Il Soprintendente avvia la procedura su richiesta dell’ente territoriale interessato, comunicandolo al
Comune e al proprietario. Questa prima comunicazione identifica e valuta il bene secondo le prime indagini
effettuate.
Si hanno 30 gg per osservazioni, durante i quali il bene è posto sotto vincolo cautelare (come fosse un bene
vincolato. Se accolto, viene notificata la DICHIARAZIONE (impugnabile), ed il bene viene iscritto negli
elenchi ministeriali.

TUTELA DEI BENI PAESAGGISTICI


Esistono 3 categorie di beni paesaggistici:
- Immobili e aree specifiche individuate e definite dal Codice (Centri storici, Parchi, Ville…)
- Aree tutelate per legge per le loro caratteristiche omogenee (importate dalla Legge Galasso:
fiumi, torrenti, boschi, aree archeologiche…)
- Immobili e aree ulteriori individuati dalla Dichiarazione di Notevole Interesse Pubblico o dai Piani
Paesaggistici

DICHIARAZIONE DI NOTEVOLE INTERESSE PUBBLICO


Le Commissioni Regionali avviano la procedura su richiesta dell’Ente Territoriale interessato per valutarne
la
sussistenza in 60 gg dal ricevimento della richiesta. Se non c’è risposta, nei successivi 30 gg l’ente può
rivolgersi direttamente alla Regione. Se la richiesta è accolta, la dichiarazione è pubblicata per 90 gg
sull’albo + affissa nelle bacheche comunali e notificato ai proprietari nell’area. Si hanno 30 gg per
raccogliere osservazioni.

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PIANO PAESAGGISTICO (materia regionale, spesso delegata ai Comuni)
Attraverso i piani paesaggistici devono essere individuate e salvaguardate:
- aree ed immobili con cospicui caratteri di bellezze naturali
- aree afferenti i territori costieri, o contigue a laghi fiumi torrenti e corsi d’acqua oltre alle zone di interesse
artistico, storico, architettonico e paesaggistico.
Le regioni sottopongono il territorio a normativa d’uso attraverso i piani paesaggistici che suddividono il
territorio in ambiti omogenei: da elevato pregio a degradati\compromessi. A ciascun ambito un obiettivo di
qualità:
-mantenimento delle caratteristiche
-riqualificazione
-salvaguardia
-linee di sviluppo urbanistico ed edilizio
Vengono quindi effettuate:
-ricognizioni di beni e aree
- individuazione di nuovi beni e contesti
- analisi dinamiche di trasformazione del territorio (es: rischi e vulnerabilità)
- individuazione degli interventi
I vincoli su proprietà privata non sono indennizzabili e sono prevalenti su PRG.

Gli interventi edilizi nelle aree sottoposte a vincolo di tutela paesaggistica sono subordinati ad
AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA: con PROCEDURA ORDINARIA o con PROCEDURA SEMPLIFICATA.
Non serve autorizzazione paesaggistica per: manutenzione ordinaria, straordinaria che no alteri esterno,
consolidamento statico, restauro conservativo, attività agro-silvo-pastorali, bonifica e antincendio.
PROCEDURA ORDINARIA
Di competenza regionale, spesso delegata per sussidiarietà ai Comuni. Dal 2008, i comuni devono avere un
soggetto specializzato in materia paesaggistica per poter avviare la procedura.
Durata max procedimento 105 gg. Validità 5 anni.
1. Presentazione della domanda di autorizzazione paesaggistica con Documentazione:
-relazione paesaggistica
-stato attuale
-elementi di valore paesaggistico e culturale
-impatti sul paesaggio della trasformazione proposta
-elementi di compensazione
-compatibilità con piani territoriali
2. L’amministrazione verifica la completezza e se necessario richiede integrazioni
3. Dopo la verifica della richiesta autorizzazione, entro 40 gg l’amministrazione trasmette la
documentazione alla soprintendenza, comunicando all’interessato l’avvio del procedimento.
4. la Soprintendenza entro 45 gg emana parere. (Se non esprime parere l’amministrazione deve provvedere
entro 60gg o al rilascio o diniego autorizzazione)
5. entro 20 gg l’amministrazione rilascia l’autorizzazione o emana preavviso di diniego con motivazioni
6. Se decorrono 20 gg l’interessato può richiedere autorizzazione alla Regione con commissario entro 60 gg.
In alcuni casi la regione non delega gli enti al rilascio autorizzazione quindi si fa richiesta autorizzazione
direttamente alla Regione o alla Soprintendenza.

PROCEDURA SEMPLIFICATA
Per i lavori di lieve entità d.P.R. 139\2010. Durata max 60 gg. Validità 5 anni. Il DPR 31/2017 ha ampliato le
categorie di interventi a 42. Alcuni esempi di categorie di lavori di lieve entità:
- Incrementi di volume non oltre il 10% originario (e non oltre i 100mq)

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- Finiture esterne che modificano le precedenti
- Realizzazione, modifica, demolizione o chiusura di balconi e terrazze
- Realizzazione, modifica, demolizione o chiusura di elementi in facciata (cornicioni, ringhiere…)
- Interventi di adeguamento anti-sismico, consumo energetico, eliminazione barriere architettoniche che
modificano tipologia o aspetto del pre esistente.
- Autorimesse, tettoie, cancelli, muri di cinta…
Si ha un’agevolazione documentale; Unicamente relazione paesaggistica con:
- fonti normative
- stato attuale
- conformità progetto a prescrizioni paesaggistiche e alla disciplina urbanistica ed edilizia
Procedura: ove possibile per via telematica oppure sportello unico.
1. L’amministrazione riceve la domanda di autorizzazione e verifica:
-esonero dall’autorizzazione paesaggistica
-se vi è l’obbligo di procedura ordinaria
-correttezza procedura semplificata
2. Se procedimento corretto l’amm. Comunica avvio del procedimento e dove necessario richiede
chiarimenti da inviare entro 15 gg.
3. Entro 30 gg verifica conformità progetto a discipl. Urbanistica ed edilizia e successivamente verifica
compatibilità con piano paesaggistico.
Poi 2 ITER
- se conformità al piano paesaggistico NEGATIVA: comunicazione entro 10 gg all’interessato che può fare
osservazioni e nei successivi 10 gg l’amm decide se l’amministrazione rigetta domanda entro 20 gg
l’interessato può chiedere al Soprintendente che decide entro 30 gg.
- se conformità al piano paesaggistico POSITIVA: Soprintendente entro 25 gg esprime parere vincolante.
SILENZIO ASSENSO -> rilascio dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione
PARERE NEGATIVO -> comunicazione diniego da Soprintendenza all’interessato con spiegazioni
Categorie escluse dall’autorizzazione:
- Opere interne (anche cambi di destinazione)
- Interventi su prospetti o coperture che non alterino aspetto o materiali esistenti, o rispettino i piani di
colore
- Consolidamento statico e miglioramento antisismico che non alterino l’aspetto o tipologia del fabbricato
- Pannelli solari e fotovoltaici per uso proprio dell’edificio
- Opere di urbanizzazione primaria previste
- Opere effettuate nel sottosuolo
- Opere di manutenzione ordinaria

AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA IN SANATORIA


L’autorizzazione paesaggistica anche nei casi di parziale realizzazione interventi NON può essere rilasciata in
sanatoria.
SOLO SE: lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria che non creino sup. utili o volumi.
L’autorità competente e la soprintendenza si pronuncia entro 180 gg e sanzione pecuniaria stimata. In caso
di rigetto autorizzazione vi è l’obbligo di demolizione e ripristino del bene originario.

CODICE DELL’AMBIENTE (d.lgs. 3/4/2006 modificato dal decreto legislativo n.4 del 16/1/2008 e n. 128
29/6/2010 che introduce disciplina dell’AIA)
6 capitoli:
1. disposizioni comuni e principi generali

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2. VAS 2001, VIA 1985, AIA 2008
3. difesa del suolo, lotta alla desertificazione tutela delle acque dall’inquinamento, gestione delle risorse
idriche
4. gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati
5. tutela dell’aria e riduzione delle emissioni in atmosfera
6. tutela risarcitoria contro i danni all’ambiente
Le norme presenti nel Codice dell’ambiente, recepita da direttive europee, individuano le modalità di
valutazione ambientale di PIANI, PROGRAMMI, PROGETTI con finalità di assicurare che l’attività antropica
sia
compatibile con lo sviluppo sostenibile:
- capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse
- salvaguardia della biodiversità
- un’equa distribuzione dei vantaggi economici.

VALUTAZIONE D’IMPATTO AMBIENTALE (VIA), 1985


Per ogni singolo progetto. Consiste in uno studio preventivo delle probabili ripercussioni che la
realizzazione di un intervento urbanistico, edilizio o di altro genere potranno avere sull’ambiente fisico.
In Italia:
- VIA NAZIONALE: progetti ad alto rischio. Raffinerie centrali termiche e impianti di combustione, impianti
nucleari e/o destinati allo stoccaggio delle scorie, impianti chimici, acciaierie, infrastrutture di grande
portata
- VIA REGIONALE: progetti a rischio relativo. Impianti eolici, impianti termici, porti turistici stoccaggio
Fasi:
- VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’, SCREENING: preliminare limitatamente alle ipotesi previste.
se verifica positiva -> no ulteriore procedura
se verifica negativa -> ulteriore procedura
- STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE (SIA): descrizione dei possibili impatti, descrizione del progetto,
descrizione misure previste per ridurre impatti negativi
- DEFINIZIONE DEI CONTENUTI (SCOPING): è un dialogo tra proponente ed ente di competenza per definire
i contenuti dello SIA.
Procedura: 150 gg fino a 330 gg per proroghe
- presentazione della domanda al MINISTERO DELL’AMBIENTE (progetto definitivo, SIA, nullaosta, avviso
pubblico a spese proponente) con:
- notizia di avvenuto deposito su stampa e web
- trasmissione dell’istanza e degli allegati a tutti i soggetti competenti al rilascio di nullaosta, autorizzazioni e
pareri
- entro 30gg il ministero dell’ambiente verifica la completezza della documentazione
- entro 60gg dalla pubblicazione chiunque può fornire osservazioni
- entro 60gg le amministrazioni esprimono il proprio parere oppure nell’ambito della conferenza di servizi
- entro 30gg il proponente può modificare progetto sulla base delle osservazioni con nuovo termine di
45gg per invio nuova documentazione
- Nuova pubblicazione con osservazioni entro 60 gg
- La procedura si conclude con Giudizio di compatibilità. Se decorre il termine si attiva il consiglio dei
ministri che provvede entro 60gg.
I progetti soggetti a VIA devono essere realizzati entro 5 anni dalla pubblicazione
Per le VIA regionali le modalità sono disciplinate dalle legislazioni regionali
Per grandi opere infrastrutturali individuate nel programma di infrastrutture strategiche approvato dal CIPE
(Comitato interministeriale per la programmazione economica).
VIA SPECIALE disciplinata dal codice appalti.

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VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS), 2001.
Per piani e programmi, redatta prima dell’adozione. È la valutazione delle conseguenze ambientali di piani e
programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. L’applicazione della VAS è finalizzata ad integrare
nel processo di programmazione le considerazioni di CARATTERE SOCIALE ED ECONOMICO con un adeguata
considerazione del possibile degrado ambientale.
Nasce a completamento e integrazione della VIA dato che quest’ultima si mette in atto solo per singoli
progetti, mentre la VAS ha come oggetto interi programmi consentendo di valutare tutte le possibili
alternative di realizzazione delle singole opere.
Procedura:
- verifica preventiva per determinare la necessità di sottoporre o no a valutazione ambientale il piano o
il programma
- definizione dei contenuti (scoping) e redazione del rapporto ambientale (impatti e diverse alternative
di progetto)
- consultazione dei soggetti competenti: le autorità pubblicano il piano\progetto per osservazioni entro
60gg
- valutazione della compatibilità ambientale del piano o programma e delle osservazioni entro 90 gg
- Decisione e informazione sul processo decisionale e sui suoi risultati
- monitoraggio per verificare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati.
NB. le procedure di VAS per gli strumenti attuativi non in variante dei piani generali è esclusa se questi sono
già stati soggetti a VAS.

AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (AIA), 2008


Sostituisce nullaosta, autorizzazioni. Provvedimento che autorizza l’esercizio di un impianto o di una parte
di esso a determinate condizioni che devono garantire la conformità ai requisiti sulla prevenzione e la
riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC). IPPC: Integrated pollution prevention and control è una
strategia europea per aumentare le prestazioni ambientali dei complessi industriali soggetti ad
autorizzazione.
Il TU ambiente disciplina il rilascio il rinnovo e il riesame dell’AIA che di fatto sostituisce ogni altro nulla
osta,
parere o autorizzazione in materia ambientale.

BONIFICHE AMBIENTALI
Normativa di riferimento: TESTO UNICO AMBIENTE. Con il termine BONIFICA AMBIENTALE viene quindi
definita una riqualificazione o un risanamento di siti inquinati come insed. Industriali dismessi, discariche o
aree soggette ad altro genere di inquinamento.
Procedura:
- presentazione della richiesta di autorizzazione, documenti: piano di caratterizzazione, risultati analisi
di rischio, progetto operativo degli interventi di bonifica o messa in sicurezza.
- convocazione della conferenza di servizi, convocata da amministrazione
- espressione parere conferenza
- stesura dell’autorizzazione
- richiesta ed accettazione delle garanzie finanziarie
- notifica del provvedimento autorizzativo
Inizio lavori max 1 anno da approvazione e fine 3 anni
Fasi del risanamento ambientale:
1. caratterizzazione dei siti inquinati indagine preliminare, raccolta e valutazione dei dati ambientali
specifici
2. raccolta campioni per analisi chimiche

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3. decontaminazione da oli combustibili vegetali diatermici che hanno contaminato piazzali, caldaie,
tubazioni
4. progettazione ed esecuzione delle bonifiche svolte:
- in situ con distribuzione con pozzi di iniezione di sostanze reagenti nel sottosuolo che reagiscono
rendendo i contaminanti composti meno pericolosi
- ex situ con la rimozione del terreno inquinato e nel trattamento in un impianto mobile, semimobile o
trasportabile nelle vicinanze del sito contaminato (on-site) o in un impianto fisso in altra località (off-site)
5. bonifica dei siti mediante escavazione degli inquinanti e conferimento dei rifiuti prodotti presso
discariche
6. interventi di trattamento delle risulte con lavorazioni in sito e recupero delle frazioni riutilizzabili.

ESPROPRIO
ESPROPRIO PER PUBBLICA UTILITÀ: L’esproprio è un istituto di diritto pubblico in base al quale un soggetto,
previo il pagamento di una giusta indennità, viene privato di uno o più beni immobili di sua proprietà, per
una causa di pubblico interesse (legalmente dichiarata). Attraverso tale atto, una pubbl.amm. acquisisce il
diritto di proprietà su un bene pvt. L’indennizzo deve corrispondere ad un giusto risarcimento, equivalente
al massimo contributo che la p.a. può corrispondere al sogg. espropriato.

PROFILO STORICO-NORMATIVO
Varie leggi, a partire da L. 25/6/1865 n.2359 (quella che introduce il PRG), passando per L. Tampone
(1187/68), L. Bucalossi (10/77), per la L. Amato (359/92), fino al T.U. DELL’ESPROPRIO con il D.P.R. 8/6/2001
n.327 (e s.m.i.).

SOGGETTI DEL RAPPORTO ESPROPRIATIVO:


- ESPROPRIATO: soggetto titolare del diritto espr.
- AUTORITÀ ESPROPRIANTE: autorità amm.va titolare del potere di espropriare e che cura il
procedimento/sogg.privato al quale sia stato attribuito questo potere.
- BENEFICIARIO DELL’ESPROPR.: soggetto pubbl/pvt in cui favore è emesso il decreto di espr.
- PROMOTORE DELL’ESPR.: soggetto pubbl/pvt che chiede l’espr.
VINCOLI DERIVANTI DA PIANI URB.: un bene è sottoposto a vincolo espropriativo quando diventa efficace
l’atto di approvazione del piano urb. generale (o una sua variante) di un’opera pubbl. Durata del vincolo: 5
anni. Comportano la non edificabilità.

LA PARTECIPAZIONE DEGLI INTERESSATI: al proprietario del bene viene inviato un avviso dell’avvio del
procedimento almeno 20 giorni prima della delibera del C.C. Quando il numero dei destinatari è > 50, la
comunicazione avviene mediante pubblico avviso. Gli interessati formulano le osservazioni entro 30 gg, le
quali vengono poi valutate.

GLI ATTI CHE COMPORTANO LA DICHIARAZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ: la d.d.p.u. è disposta quando
l’autorità
espropr. approva il progetto definitivo dell’opera pubbl. o quando sono approvati il p. partic., il p. lott., ecc.
Il provvedimento che dispone la p.u. dell’opera può essere emanato entro il termine di 5 anni, cioè fino a
quando non sia decaduto il vincolo preordinato all’esproprio. È possibile fare una proroga di 2 anni per
giuste ragioni.

LA DETERMINAZ. PROVVISORIA DELL’INDENNITÀ DI ESPROPRIAZIONE


Divenuto efficace l’atto che dichiara la p.u., entro 30 gg, il promotore dell’esproprio compila l’elenco di:

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- beni da espropriare
- relativi proprietari
- somme che offre per le loro espropriazione
- questo elenco va notificato a ciascun proprietario, il quale, nei successivi 30 gg, può presentare le
osservazioni. L’autorità espropriante può invitare le parti (colui che possiede la proprietà e colui che ne
beneficerà) a precisare, entro 20 gg, quale sia il valore da attribuire all’area, ai fini di definire l’indennità di
esproprio;
- vengono valutate le osservazioni;
- l’autorità espr. accerta il valore dell’area, e relativa provvisoria indennità, comunicandola al proprietario;
- il proprietario, nei 30 gg success., deve comunicare l’accettazione di tale somma → viene versato un
acconto
dell’80% del totale;
- in caso di non accettazione, entro 30 gg dalla notifica, la determinazione di indennità di espropriaz. si
intende non concordata → l’autorità espr. versa la somma presso la Cassa depositi e prestiti entro 30 gg.
- l’autorità espr. emette ed esegue il decreto d’espr.

DETERMINAZ. DEFINITIVA DELL’INDENNITÀ DI ESPROPRIAZ. IN CASO DI MANCATA ACCETTAZIONE: l’autor.


espr. forma l’elenco dei proprietari che non hanno concordato la determinazione e li invita a comunicare,
entro 20 gg, se intendano avvalersi del procedimento previsto dalla legge e, in caso positivo, designare un
tecnico di fiducia. Nel caso di accettazione, viene nominato un tecnico che, insieme a quello di cui sopra e a
quello nominato dal tribunale civile, entro 90 gg, viene presentata una relazione con la stima del bene;
questa viene depositata e ne viene data notizia ai proprietari (raccomandata), avvertendo anche che è
visionabile per i succ. 30 gg.
Se viene accettata l’indennità, viene fatto il pagamento; in caso contrario, entro 30 gg, l’autorità espr. versa
la somma presso la Cassa depositi e prestiti.
Se il proprietario non comunica la nomina del tecnico, si chiede la determinazione alla commissione
provinciale, la quale indica l’indennità entro 90 gg. La commissione, istituita dalla Regione in ogni Provincia
è
composta da varie figure:
- Presid. della Prov.
- Ing. Capo dell’uff. tecnico erariale
- Ing. Capo del Genio Civile
- Presid. dell’Ist. Autonomo case popolari della Prov.
- 2 esperti in materia urb. edil.
- 3 esperti in materia di agricoltura e foreste

In sintesi: la procedura varia a seconda che l’indennità sia accettata o non accettata.
In caso di accettazione:
- Pagamento
- Emanazione decreto di esproprio
- Esecuzione del decreto

In caso di non accettazione:


- Versamento nella Cassa depositi
- Emanazione decreto di esproprio
- Esecuzione del decreto
- Definizione indennità tramite 3 tecnici/commissari Prov.

DETERMINAZIONE DEL VALORE DEL BENE:

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- Se l’espr. è finalizzata alla realizz. di opere pvt di pubbl. utilità (no edilizia resid.
pubbl./convenz./agevolata), l’indennità è determinata nella misura corrispondente al valore venale del
bene.
- Determinazione dell’indennità nel caso di espr. di un’area edificabile.
L’indennità è determinata nella misura pari al valore venale del bene. Se l’intervento è di forma
economica-sociale, l’indennità è ridotta del 25%. Se l’area è di tipo agricolo, al proprietario spetta
anche una indennità pari al valore agricolo medio corrispondente al tipo di coltura praticato.
- Determinazione dell’indennità nel caso di espr. di un’area legittimamente edificata.
L’indennità è determinata alla misura pari al valore venale del bene.
- Indennità dovuta in caso di incidenza di previsioni urb. su particolari aree in zone edificabili.
Indennità commisurata all’entità del danno prodotto.
- Determinazione dell’indennità nel caso di espr. di un’area NON edificabile.
Indennità determinata in base al criterio del valore agricolo: al proprietario spetta anche una
indennità pari al valore agricolo medio corrispondente al tipo di coltura praticato.
In sintesi: si utilizza il VALORE DI MERCATO (venale) del bene, maggiorato del valore agricolo se coltivato.

LA CESSIONE VOLONTARIA: il proprietario stipula con in soggetto beneficiario l’atto di cessione volontaria. Il
corrispettivo:
- Se riguarda un’area edificabile → valore venale + 10% del tot.
- Se riguarda una costruzione legittimamente edificata → valore venale
- Se riguarda un’area non edificabile → valore agricolo medio + 50% del tot.
- Se riguarda un’area non edificabile, coltivata direttamente dal proprietario → valore agricolo medio * 3
volte il tot.

LA RETROCESSIONE: Se l’opera pubblica non è stata realizzata o cominciata entro 10 anni dal decreto,
l’espropriato può richiedere che sia accertata la decadenza di pubblica utilità e che sia disposta la
restituzione
del bene e il pagamento di una somma a titolo di indennità; se questa non è concordata, è determinata
dall’ufficio tecnico erariale o dalla commissione provinciale.

L’OCCUPAZIONE TEMPORANEA DI AREE NON SOGGETTE AD ESPROPRIO: questo avviene in caso sia
necessario per la corretta esecuzione dei lavori; al proprietario viene comunicato tramite un avviso. Al
momento dell’immissione viene redatto un verbale. Questa disposizione si applica in caso di frane,
alluvioni, ecc. Nel caso di occupazione temporanea, al propr. è dovuta un’indennità per ogni anno, pari ad
1/12 di quanto sarebbe dovuto in caso di espr. e, per ogni mese, una indennità pari ad 1/12 di quella
annua.

Alternative all’Esproprio:
COMPENSAZIONE URBANISTICA: per aree edificabili. Ridistribuzione fra i proprietari delle aree interessate e
di DIRITTI EDIFICATORI, maggiorati a seconda dell’importo incassabile, ovvero di un corrispettivo misurato
in volumetria edificabile o aree di
permuta. Questi diritti sono da attuarsi altrove. (Es. Il parco di Tor Marancia è stato creato per
compensazione. I diritti edificatori dei proprietari, maggiorati di molta più volumetria edificabile, sono stati
spostati in aree più esterne, dove poi sono sorte Infernetto, Spinaceto).
PEREQUAZIONE URBANISTICA: i diritti edificatori dei proprietari riuniti in consorzi o associati vengono
esercitati nella realizzazione della pianificazione urbana generale, ai fini dell’interesse comune.

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PREVENZIONE INCENDI
DM 16/2/82 CATEGORIE OBBLIGATE AL RILASCIO DEL CERTIFICATO PREVENZIONE INCENDI
Indicava 97 categorie di attività per le quali era obbligatorio il certificato redatto dal Comando dei Vigili del
fuoco.
DPR 1/8/2011 n. 151 le categorie sono diventate 80 e ha modificato gli obblighi per il rilascio del certificato.

DM 30/11/83 TERMINI, DEFINIZIONI GENERALI E SIMBOLI GRAFICI DI PREVENZIONE INCENDI


CARICO DI INCENDIO: potenza termica della totalità dei materiali che risultano essere combustibili e
calcolati in kg di legno equivalenti (Kcal x kg legno equivalente)
REI:
R=resistenza meccanica di un materiale al fuoco
E=tenuta al fumo, gas, vapori
I=isolamento termico
Il numero che accompagna tale sigla indica i minuti indicano quelli per i quali le caratteristiche della
struttura rimangono inalterate in presenza di un incendio.
COMPARTIMENTO: area dell’edificio isolata e protetta
FILTRO: ambiente areato naturalmente tramite un’apertura di almeno 1mq o attraverso sistemi di
areazione,
delimitato da strutture REI e porte tagliafuoco; una in comunicazione con l’edificio, l’altra con la scala di
sicurezza o via di fuga
LUOGO SICURO: luogo all’aperto in diretto contatto con l’esterno comunque protetto dal fuoco con
strutture
REI adatto a contenere un numero predeterminato di persone
SCALA PROTETTA: delimitata da muri REI e porte tagliafuoco
SCALA A PROVA DI FUMO: delimitata da muri REI e disimpegnata da una zona filtro
VIE DI FUGA: percorsi individuati e opportunamente segnalati

L. 7/12/84 n.818 DISPOSIZIONI IN ORDINE AL RILASCIO DEL NULLA OSTA PROVVISORIO PER LE ATTIVITA’
SOGGETTE AI CONTROLLI DI PREVENZIONE INCENDI: tutte le attività a rischio incendi devono essere
denunciate ai titolari dei Vigili del Fuoco che provvederanno a rilasciare un nulla osta provvisorio (NOP) a
seguito della revisione dei progetti.

Caratteristiche generali di sicurezza degli edifici: L. 818/84 e modificate, in parte, da leggi successive, in
relazione alla tipologia di attività. Gli edifici devono essere dotati di:
- Scala di sicurezza esterna a servizio di max ml 25 di corridoio
- Vie di fuga di max ml 25 con uscita a cielo aperto
- Segnaletica delle vie di fuga
- Corridoi con larghezza ≥ ml 1,2
- Porte RE o REI 120/180 con modulo cm 60+60/90+30, con maniglione antipanico
- Naspo, lancia, estintore, ascia
- Determinazione del carico d’incendio e compartimentazione dell’edificio.
- Almeno una uscita di sicurezza ogni 100 persone

D.M. 16/5/87 n. 246 NORME DI SICUREZZA PER GLI EDIFICI DI CIVILE ABITAZIONE
D.M. 9/4/94 Regola tecnica di prevenzione incendi per attrezzature turistico-ricettive
DPR 12/1/98 n. 37
DPR 1/8/2011 n. 151, Regolamento per la semplificazione di procedimenti in materia di prevenzione
incendi

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Le attività da sottoporre a controlli di prevenzione incendi vengono suddivise in categorie (A, B, C) sulla
base:
- Delle percentuali di rischio di incendio
- Della dimensione dell’impresa
- Del settore di attività
- Dell’esistenza di specifiche regole tecniche
- Delle esigenze di tutela della pubblica incolumità

Categoria A (es.): alberghi fino a 50 posti, scuole fino a 150 persone


Non serve il controllo preventivo, basta una comunicazione ai Vigili del Fuoco (via SUAV)
Categoria B (es.): alberghi con 50-100 posti, scuole con 150-300 persone, strutture sanitarie max 100
persone. Serve il parere di conformità dei Vigili del Fuoco (entro 30 gg dalla richiesta)
Categoria C (es.): edifici protetti (Codice Beni Cult.), teatri con oltre 200 persone, alberghi con oltre 100
posti.
Serve il parere di conformità dei Vigili del Fuoco, e verranno effettuati controlli preventivi antincendio
obbligatori durante l’utilizzo della struttura.

D.M. 5/8/2011 Nuove regole per l’iscrizione agli elenchi della L. 818/84
D.M. 20/12/2012 Impianti di protezione attività contro l’incendio
D.M. 3/8/2015 Norme tecniche di prevenzione incendi (art. 15 d.lgs. 8/3/2006 n. 139)

CONTENIMENTO ENERGETICO
QUADRO STORICO-NORMATIVO
- L. 373/76 norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici degli edifici
- L. 30/4/76 n. 373 norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici degli edifici
pubbl. e pvt.
- L. 9/1/91 n. 10 nuove norme in materia di risp. energ.
- DLGS 19/8/2005 n. 192, modificato e integrato da DLGS 311/2006, disciplina del rendimento
energetico in edilizia in attuazione alla direttiva europea 2002/91
- Decreti 26/6/2015 adeguamento linee guida nazionali per la certificaz. energ. degli edif.

CERTIFICAZIONE ENERGETICA
Il consiglio dei Ministri ha approvato 2 regolamenti per uniformare la normativa alla direttiva europea sul
rendimento energetico in edilizia (12 febb 2013).
I requisiti certificatori: i tecnici devono essere iscritti ad Ordini o Collegi professionali e abilitati alla
progettazione di edifici e impianti. L’attestato assume valenza di atto pubblico con responsabilità del
tecnico.
Sono previsti controlli da parte di Regione e Provincia, orientati alle classi energetiche più efficienti e
comprendono:
- L’accertamento degli attestati di prestazione energetica (APE)
- Le valutazioni di congruità e coerenza dei dati di progetto
- Le ispezioni delle opere
Adeguamento normativo alla direttiva 2010/31/UE e le novità sull’APE introdotte nel 2015-16:
- Decreto “Linee guida per la certificazione energetica degli edifici” 2015
Nuova disciplina per l’attestazione della prestazione energetica degli edifici. Il nuovo APE, uguale per
tutto Italia, dovrà garantire maggiori info riguardo l’efficienza dell’edificio e degli impianti, cercando di
orientare il mercato verso edifici con migliore qualità energetica. Le classi energetiche sono ora 10: A4

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(migliore)-G (peggiore). Il certificatore che redige l’APE dovrà effettuare almeno 1 sopralluogo presso
l’edificio oggetto di attestazione. Infine, viene istituito il SIAPE = database nazionale dei certificati
energetici.
- Decreto “Metodologia di calcolo delle prestazioni e requisiti minimi”
Punta ad una futura applicazione delle norme omogenea in tutte le Regioni per superare la presente
frammentazione; aumenta gli standard energetici minimi per gli edifici al fine di avere “edifici a
Energia Quasi Zero” (dirett. 2010/31/UE).
- Decreto “Schemi per la relazione tecnica di progetto”
Gli schemi sono predisposti in funzione delle diverse tipologie di opere: nuove costruzioni,
ristrutturazioni importanti, riqualificazioni energetiche. Ulteriori cambiamenti all’APE sono introdotti
da luglio 2016 in seguito a prescrizioni UNI.

AQE (2005): ATTESTAZIONE DI QUALIFICAZIONE ENERGETICA


Da consegnare coi lavori a fine collaudo. Attestazione delle caratteristiche energetiche dell’edificio con una
proposta di classe energetica. Va consegnato alla regione tramite sportello.

ISOLAMENTO ACUSTICO
Insieme di trattamenti tramite elementi costruttivi e particolari materiali isolanti, che permette di ridurre la
trasmissione del suono tra due spazi chiusi adiacenti o tra interno ed esterno, al fine di migliorare il comfort
acustico.

NORMATIVA NAZIONALE
- L. n.447 del 26/5/95 LEGGE QUADRO SULL’INQUINAMENTO ACUSTICO: Definisce i principi fondamenti di
tutela dell’ambiente abitativo ed esterno dall’inquinamento acustico.
Prevede l’obbligo di redigere valutazioni di impatto acustico in caso di realizzazione di opere
potenzialmente
rumorose per stimare il livello di rumore nell’area in cui viene realizzata l’opera per effettuarne misurazioni
e verificarne l’adeguatezza secondo i limiti imposti dalla normativa.
- DPCM 14/11/1997 DETERMINAZIONE DEI VALORI LIMITE DELLE SORGENTI SONORE: Legge attuativa
della
precedente fissa i limiti di rumore generato dalle sorgenti sonore.
- DPCM 5/12/1997 DETERMINAZIONE DEI REQUISITI ACUSTICI PASSIVI DEGLI EDIFICI: Documento di
riferimento per l’acustica in edilizia; definisce i valori minimi o massimi di rumore all’interno degli edifici
riguardanti:
- rumori tra diverse unità immobiliari
- rumore esterno
- rumore da calpestio
- rumore di impianti a funzionamento continuo e discontinuo
All’elenco vanno aggiunti i dispositivi legislativi regionali, oltre a norme UNI.

ULTIM’ORA
24/11/2016 il Consiglio dei Ministri ha approvato 2 decreti.
Infrastrutture e inquinamento acustico: uno dei 2 decreti riordina gli attuali provvedimenti in materia di
tutela dell’ambiente abitativo; stabilirà regole per la mappatura acustica e stilerà piani di azione per il
contenimento del rumore di aeroporti e assi viari; introdurrà una disciplina dedicata agli impianti eolici,
traffico marittimo, ecc.

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Requisiti acustici passivi e certificazione acustica edifici : semplificare le procedure di autorizzazione in
materia di requisiti acustici passivi.

BARRIERE ARCHITETTONICHE
Per barriere architettoniche si intendono:
- gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per chiunque e in particolare per coloro che hanno capacità
motorie ridotte
- gli ostacoli che limitano la comoda e sicura utilizzazione di spazi attrezzature e componenti
- la mancanza di accorgimenti che permettano l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti
di pericolo in particolari per sordi, non vedenti, ecc.

La normativa si prefigge di abbattere le barriere architettoniche in modo tale da consentire la fruibilità dei
luoghi secondo tre modalità differenziate in base all’entità degli interventi eseguiti:
- ACCESSIBILITA’: possibilità di accesso all’edificio e fruizione degli spazi comuni e delle unità
immobiliari. È obbligatoria per gli spazi esterni, le parti comuni dell’edificio, ambienti destinati ad
attività sociale, luoghi di lavoro ed edifici pubblici
- VISITABILITA’: possibilità di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico. E’
obbligatorio per: residenze sale riunioni e spettacoli locali per ristorazione strutture ricettive luoghi di
culto
- ADATTABILITA’: possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, eliminazione
anche temporanea degli ostacoli.
N.B. in caso di edilizia residenziale sovvenzionata almeno il 5% degli alloggi deve essere per disabili.

QUADRO STORICO-NORMATIVO:
- L. n.118 30/3/1971 NORME IN FAVORE DI MUTILATI ED INVALIDI CIVILI con regolamento di attuazione
DPR n. 384 27/4/78
- L. n.13 9/1/89 DISPOSIZIONI PER FAVORIRE IL SUPERAMENTO E L’ELIMINAZIONE DELLE BARIERE
ARCHITETTONICHE
- D.M. n. 236 146/89 REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL’ART.1 DELLA LG. 13/89 Prescrizioni tecniche
necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visibilità negli edifici privati e di edilizia
sovvenzionata e agevolata
- L. n.105 5/2/92 LEGGE QUADRO PER L’ASSISTENZA L’INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI DELLE
PERSONE HANDICAPPATE
- DPR n.503 24/7/96 REGOLAMENTO RECANTE NORME PER L’ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE
ARCHITETTONICHE NEGLI EDIFICI SPAZI E SERVIZI PUBBLICI. Abroga il DPR n. 384 27/4/78 detto Roncini e
riconduce al DM n. 236 146/89 per le disposizioni operative di abbattimento delle barriere architettoniche
anche negli edifici e spazi pubblici.

CAMPO DI APPLICAZIONE
- DPR n.503 24/7/96 nuove costruzioni e ristrutturazioni per edifici pubblici
- L. n.13 9/1/89 + DM n. 236 146/89 nuove costruzioni per edifici privati residenziali e non compresi quelli
di
edilizia convenzionata, spazi esterni di pertinenza di detti edifici ristrutturazioni per edifici privati
preesistenti
all’entrata in vigore del decreto e spazi di pertinenza.

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In edifici residenziali plurifamiliari con più di 3 livelli f.t. è richiesto che siano soddisfatti i requisiti di
visitabilità, adattabilità e, per le parti comuni, di accessibilità; negli edifici resid. unifam., singoli o aggregati,
è sufficiente che siano soddisfatti i requisiti di visitabilità e adattabilità.
La verifica di conformità del progetto viene compiuta dall’ufficio tecnico del comune prima del rilascio della
autorizzazione edilizia. Il sindaco, nel rilasciare il certificato di agibilità, deve accertare che le opere siano
conformi alla normativa e può richiedere dichiarazione redatta da un tecnico abilitato.
Negli edifici vincolati si può derogare dalla normativa solo quando le opere previste creino grave pregiudizio
certificato dalla soprintendenza, possono essere usate in caso strutture provvisorie o removibili.

PREDIMENSIONAMENTO STRUTTURALE
La natura e l’entità dei carichi che agiscono su una struttura, variano in funzione della sua configurazione,
materiali, ubicazione, destinazione d’uso. I carichi si dividono in 2 classi:
- Permanenti strutturali e non strutturali (non variabili nel tempo)
Determinati dal peso proprio della struttura e dai carichi che su di essa gravano (tamponature, solai,
ecc); calcolati conoscendo le dimensioni e il peso specifico.
- Accidentali (variabili nel tempo)
Legati alle destinazioni d’uso previste (persone, attrezzi, ecc.)
Infine, va calcolato il carico neve e l’azione del vento; le regioni italiane sono divise in 3 zone a cui
corrispondono, per le diverse altezze a livello del mare, i relativi pesi a mq da considerare nel calcolo.
Le sollecitazioni fondamentali sono:
- Compressione
- Trazione
- Taglio
- Flessione

Vincoli
Un corpo rigido, nel piano, ha 3 gradi di libertà (3 movimenti): spostamento orizzontale, verticale e
rotazione
attorno a un’asse. Per mettere in equilibrio un corpo rigido si devono bloccare questi movimenti tramite dei
vincoli i quali applicano delle reazioni.
Vincoli:
- Incastro_blocca tutti e 3 gli spostamenti e fornisce 3 r.v.
- Cerniera_blocca sp. verticale e orizzontale e fornisce 2 r.v.
- Carrello_blocca solo sp. verticale e fornisce 1 r.v.

Le strutture si possono dividere in 3 categorie a seconda del grado e dell’efficacia dei vincoli:
- Labili
- Isostatiche
- Iperstatiche
Strutture isostatiche: il grado di vincolo è=numero dei gradi di libertà e i vincoli sono “ben disposti”.
Trave appoggiata-appoggiata (con un carrello da una parte e una cerniera dall’altra).
Trave incastrata-incastrata: solo carico uniformemente distribuito verticale (2 incastri); è una volta
iperstatica.
Trave su 3 appoggi: una volta iperstatica (una cerniera e 2 carrelli).

METODO STATI LIMITE E TENSIONI AMMISSIBILI

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Entrare in vigore le N.T. per le costruzioni il 14/1/08, il metodo semiprobabilistico è divenuto il metodo
principale; quello delle tensioni ammissibili si usa solio n alcuni casi.

Campo elastico e campo plastico nell’ACCIAIO


Acciaio: materiale omogeneo, isotropo, ugualmente resistente a trazione e compressione → il più semplice
da modellare.
Il comportamento dei materiali si rappresenta con diagrammi tensione-deformazione; l’acciaio, sotto
sforzo,
attraversa 3 fasi: elastica, plastica e di incrudimento.
- Tratto elastico: rettilineo fino a raggiungere l’allungamento che provoca snervamento. f=E*ε (legge di
Hooke). E=cost. di propr., cioè la pendenza della retta, detta MODULO ELASTICO di resistenza.
- Tratto dalle forti deformazioni: l’allungamento prosegue finché si arriva alla rottura del provino.
Diagramma ideale “elastico perfettamente plastico” risulta composto da 2 rami: uno lineare e uno costante
(in orizzontale). Tabella: valori caratteristici della resistenza per i tipi di acciaio (resistenza caratteristica e di
calcolo).

Diagramma ideale e di calcolo


Diagramma ideale è quello sopra descritto e quello di calcolo è quello che viene progettato. Si assegna alla
resistenza di progetto fyd valori minori di quelli caratteristici fyk, aumentando così la probabilità che tale
resistenza non venga superata. ϒm è il coefficiente di sicurezza.m è il coefficiente di sicurezza.
fyd=fyk/ ϒm è il coefficiente di sicurezza.m
Se si procede con il metodo MTA (tensioni ammissibili), che applica alle resistenze coeff. Di sicurezza più alti
(ϒm è il coefficiente di sicurezza.m=1,5), il diagramma comprende solo una porzione del tratto elastico; al di sopra della tensione
ammissibile rimane da sfruttare un’ampia porzione di campo elastico e anche tutto il campo plastico.
La plasticità del materiale può avere effetti positivi. Le tensioni crescono in modo dirett. proporz. alle
deformazioni. A ogni valore della deformazione, corrisponde un solo valore della tensione (vicev.). si può
ipotizzare, quindi, anche proporzionalità diretta tra forza e sollecitazione F → N, V, M. e tra sollecitazione e
tensione N, V, M → sigma e tau.
Nel campo elastico vale anche il principio della sovrapposizione degli effetti delle singole forze: se
sottoponiamo una parte di trave a un momento, le fibre superiori si tendono e quelle inferiori si accorciano;
se la sezione della trave è simmetrica risp. all’asse neutro, allora si avrà il tipico andamento a farfalla.
Per l’equilibrio della sezione, il Momento esterno deve essere = Momento della coppia interna.
M=1/2*f*(b*h/2)*(2*h/3) = f* (b*h2/6) = f*W dove W=modulo elastico di resistenza della sezione.
(seguono varie formule e grafici che conviene vedere dal libro perché già schematiche).

QUADRO STORICO-NORMATIVO
1- L. 5/11/71 n. 1086 Norme per la disciplina delle opere di cls normale e precompresso e a struttura
metallica
2- Norme tecniche di attuazione D.M. 9/1/96

Normativa antisismica:
- L. 2/2/74 n. 64 ← L. 1684/62 Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone
sismiche
- Ordinanza 20/3/2003 n. 3274 Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica
del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica.
- Ordinanza 10/5/2005 n. 3431
- D.M. 14/9/2005 Testo unitario per la normativa tecnica sulle costruzioni.
- Testo unico delle costruzioni D.M. 14/1/2008 (NUOVO TESTO UNICO NEL 2018)

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Le NTC 2008 racchiudono, per la prima volta, i criteri di verifica della sicurezza per tutte le tecnologie
costruttive, unificando criteri di valutazione, livelli di sicurezza, modalità di progettazione, certificazione dei
materiali, collaudi, norme per gli edifici esistenti.

Temi:
- Principi fondamentali
- Azioni sulle costruzioni
- Costruzioni civili e industriali
- Progettazione geotecnica
- Progettazione antisismica
- Costruzioni esistenti
- Collaudo statico
- Redazione dei progetti strutturali esecutivi
- Materiali e prodotti per uso strutturale

Novità:
- Definizione dei parametri sismici in funzione delle coordinate geografiche del sito e della classe d’uso
della costruzione
- Leggere variazioni nell’impostazione dei fattori di combinazione delle azioni
- Ridefinizione dei parametri relativi alla verifica della capacità portante delle fondazioni
- Ridefinizione delle modalità di verifica a taglio degli elementi in c.a.
- Definizione delle regole pratiche di progettazione (gerarchia delle resistenze)
- Variazioni nelle espressioni del fattore di struttura e pushover (metodo per la verifica di sicurezza delle
costruzioni soggette a sisma)
Tabelle:
- Tipi di costruzione e relativa Vita Nominale
- Suddivisione in classi d’uso delle costruzioni

Con le nuove NTC c’è l’obbligo di verifica sismica per tutto il territorio nazionale e di fare i calcoli con il
metodo
sei probabilistico agli stati limite, basato sugli Eurocodici; inoltre, lo studio dell’edificio non va più fatto per
parti.

STATO LIMITE: una condizione, raggiunta la quale, la struttura non assolve più la funzione per cui è stata
progettata; si hanno stato limite ultimo e stato limite di esercizio (fessurazione cls, deformazioni,
vibrazioni).
Obiettivo del progetto: assicurare che la struttura abbia una probabilità accettabile di raggiungere lo stato
limite.
Esempi di s.l.:
- Perdita equilibrio
- Rottura delle membrature
- Rottura dei collegamenti
- Collasso del terreno
Classificazione delle azioni:
- Permanenti G
- Variabili Q
- Eccezionali A
- Sismiche E

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PRESCRIZIONI PER EDIFICI IN ZONA SISMICA
La nuova classificazione considera tutto il territorio nazionale a rischio sismico, distinguendo 4 classi di
sismicità (1 elevato - 4 relativo). Tabella con valori di accelerazione di picco orizzontale del suolo in
relazione alla zona sismica.
Normativa OPCM 3274 20/3/2003 “gli edifici devono avere quanto più possibile caratteristiche di
semplicità,
simmetria, iperstaticità e regolarità”
- Semplicità strutturale
- Uniformità e simmetria
- Iperstaticità
- Resistenza e rigidezza flessionale secondo 2 direzioni ortogonali
- Resistenza e rigidezza dei solai nel piano
- Fondazioni adeguata

DM 14/1/2008: Forme strutturali


- Telai resistenti a momento
- Telai con controventi o eccentrici
- Sistemi a parete singola o accoppiate
- Sistemi telaio parete
- Sistemi a nucleo

Regolarità strutturale, planimetrica e altimetrica.

Conclusioni: per le costruzioni antisismiche, si deve tenere conto:


- Altezza max edifici, proporzionata al sistema costruttivo
- Distanze minime tra edif. e modalità di giunzione
- Azioni sismiche orizzontali e verticali
- Dimensionamento e verifica delle parti della costruzione
- Tipologie costruttive per strutture di fondazione e in elevazione

Principali norme tecniche specifiche per:


- Fondazioni
- Setti in c.a.
- Telai in c.a.
- Struttura in muratura ordinaria
- Struttura in muratura armata
- Riparazione di edifici danneggiati da evento sismico
- Valutazione e progettazione di interventi su costruzioni esistenti in muratura in presenza di azioni
sismiche
- Criteri e tipi di intervento
- Tipi di dissesto negli edifici in muratura e analisi
- Interventi di consolidamento e adeguamento sismico degli edifici in muratura
- Materiali moderni: FRP = fiber reinforced polymer con fibre di carbonio, vetro, basalto e metalli ad
altissima resistenza meccanica.

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6. OPERE PUBBLICHE

IL NUOVO CODICE APPALTI


NUOVO CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI (D. Lgs. N. 50/2016) e conseguenti Decreto correttivo D. Lgs. N.
56/2017 + Linee Guida ANAC (Associazione Nazionale Anti-Corruzione) vincolanti e non vincolanti (ma con
adeguata motivazione).
Antecedenti: Il Codice dei contratti relativi a lavori, servizi e finiture è una conseguenza del dl 12 04 2006
n 163 relativo alle normative CE 17 e 18 del 2004. Sostituiva la legge Merloni n109 del 1994 e relativo
regolamento attuativo mantenendo lo stesso impianto ma accogliendo al suo interno principi di
derivazione comunitaria soprattutto in relazione alle figure professionali, alle caratteristiche degli elaborati
progettuali, ai requisiti delle figure e delle imprese coinvolte nella progettazione ed esecuzione dei lavori e
alle modalità di controllo.
Il nuovo Codice introduce una netta separazione tra progettazione ed esecuzione dei lavori, per un maggior
impatto sul tema della legalità. Per gli appalti sopra la soglia di un milione di euro, si prevede l’obbligo
dell’affidamento dei lavori sulla base del progetto esecutivo e per l’aggiudicazione l’applicazione del criterio
dell’offerta economicamente più vantaggiosa.
Si articola in 5 parti:
- PARTE 1_4 Titoli_Disposizioni comuni, ambito di applicazione, principi ed esclusioni
- PARTE 2_6 Titoli_Contratti pubblici relativi a lavori, servizi e finiture
- PARTE 3_ 1 Titolo_ Contratti di concessione
-PARTE 4_3 Titoli_Paternariato pubblico, privato e contraente generale, e altre modalità di affidamento
- PARTE 5_Infrastrutture e insediamenti prioritari
- PARTE 6_Disposizioni finali (Contenzioso, disposizioni di coordinamento, transitorie e abrogazioni)

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LE FIGURE PROFESSIONALI
Due delle figure professionali più importanti oltre il progettista, il direttore dei lavori, il collaudatore per la
sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione e il collaudatore sono:
COORDINATORE UNICO (dirigente responsabile), coordina le attività dei diversi responsabili del
procedimento, e in particolare, è responsabile della formazione dei programmi annuali e triennali e
dell'attuazione degli interventi programmati.
RUP è un tecnico, è in possesso titolo di studio, esperienza e formazione professionale commisurati alla
tipologia e all'entità dei lavori, con non meno di 5 anni di esperienza. Può essere progettista o direttore dei
lavori solo per opere di importo inferiore a 1. 500 000 euro (o per servizi e forniture sotto i 500 000). Nelle
procedure sotto la soglia di 150.000 il RUP deve avere minimo tre anni di esperienza e un diploma.
I suoi compiti essenziali sono:
1. Redigere il DPP (documento preliminare di progettazione) un documento che contiene tutte le
informazioni relative all'opera da realizzare, necessario per dare avvio alla progettazione e per verificarne il
corretto sviluppo.
2. Vigilare sullo svolgimento delle fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione di ogni singolo
intervento
3. Provvedere a creare le condizioni affinché il processo realizzativo risulti:
- unitario (tempi, costi preventivati, qualità richiesta, manutenzione programmata, sicurezza e salute dei
lavoratori)
- conforme a qualsiasi altra disposizione di legge in materia.

LE FASI DI UN’OPERA PUBBLICA


Le macrofasi di un'opera pubblica sono sei: programmazione, finanziamento, progettazione, approvazione,
affidamento ed esecuzione. Queste 5 fasi portano poi alla gara d’appalto e all’esecuzione.

PROGRAMMAZIONE
attribuzione del Codice Unico di Progetto E del DPP (Documento preliminare di progettazione) basati sulla
domanda pubblica e sui programmi urbanistici.
- Documento preliminare di progettazione DPP, redatto dall’Amministrazione, contenente
indicazioni tecniche e procedurali. Le prime relative allo stato di fatto, agli obiettivi da perseguire,
alle norme tecniche e ai vincoli da rispettare, all'impatto dell'opera sull'ambiente, ai livelli di
progettazione da sviluppare e relativi elaborati da redigere e ai limiti finanziari da rispettare, quindi
stima dei costi e possibili fonti di finanziamento. Le seconde relative alla tipologia di contratto, alla
procedura d'appalto (aperta, ristretta o negoziata), alle modalità di esecuzione dei servizi e
all’affidamento esterno o espletamento interno di essi, ai criteri di giudizio adottati ossia il prezzo
più basso o l'offerta economicamente più vantaggiosa.
- Quadro tecnico-economico, relativo a tutte le spese tecniche della progettazione, direzione lavori e
coordinamento alla sicurezza nonché imprevisti ed eventuali espropri. Il documento riporta una
distinzione delle voci di spesa con i relativi importi, ed è indispensabile, specie per gli enti pubblici,
per ottenere il finanziamento.
Una volta completata l’elaborazione del DPP, la progettazione dell’opera dovrebbe essere inserita nel
Programma biennale dei servizi e delle forniture, sottoposto al sistema di monitoraggio, rendicontazione e
trasparenza dell’azione amministrativa.
La realizzazione di un'opera pubblica si svolge sulla base di due tipi di programmi con aggiornamenti
annuali da parte dell’Amministrazione, che devono essere pubblicati sul profilo del committente, sul sito
informatico del MIT e dell'Osservatorio sui contratti pubblici:
- Il programma biennale degli acquisti di forniture e servizi di importo unitario stimato non inferiore a
40.000€

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- Il programma triennale dei lavori pubblici di importo stimato non inferiore a 100.000 euro, in cui devono
essere obbligatoriamente incluse le opere pubbliche incompiute.
Le Amm. individuano come in precedenza un ordine di priorità degli interventi, tenendo comunque conto
dei lavori necessari alla realizzazione delle opere non completate e già avviate sulla base della
programmazione triennale precedente, dei progetti esecutivi già approvati e dei lavori di manutenzione e
recupero del patrimonio esistente.

FINANZIAMENTO
Il nuovo quadro normativo determina una progressività dei livelli di approfondimento degli atti tecnico
amministrativi, che corrispondono ad una progressività degli impegni di spesa, garantendo
all’Amministrazione la possibilità di meglio modulare la disponibilità delle risorse stanziate, in particolare
per la fase realizzativa, la più onerosa.
La novità principale è rappresentata dalla separazione del finanziamento della progettazione da quello
dell’opera, che ha determinato l’introduzione del Programma biennale dei servizi e delle forniture, al cui
interno trovano collocazione anche i servizi di architettura e ingegneria. C’è l’obbligo del riferimento al
decreto parametri per calcolare i compensi dei professionisti: le tabelle di calcolo degli importi a base
delle gare di progettazione dovranno essere utilizzate dalle stazioni appaltanti nella definizione dei
compensi a base di gara. Il quadro economico va tenuto aggiornato per tutta la durata del progetto
secondo varianti e adeguamenti.

PROGETTAZIONE
L’approvazione del Programma biennale dei servizi e delle forniture consente il finanziamento dei servizi di
ingegneria e di architettura per il progetto, a iniziare dalle indagini pre-progettuali (geologiche e
archeologiche) per poi passare alle procedure concorsuali per l’affidamento dei servizi di ingegneria e
architettura, dal progetto di fattibilità tecnico economica ai successivi livelli di progettazione.
Il progetto di fattibilità tecnica ed economica, definitivo ed esecutivo individuano i tre livelli di definizione
dell'intervento. Uno o entrambi i primi due livelli possono essere omessi se il livello successivo
contiene tutti gli elementi previsti per il livello omesso.
L’accorpamento di studio di fattibilità e progetto preliminare in progetto di fattibilità tecnica ed economica
ha rafforzato l’esigenza di anticipare le attività di indagine (geologiche e archeologiche) rispetto allo stesso
primo livello della progettazione.

INDAGINI PRELIMINARI
Il fine ultimo della prima fase di progettazione è la realizzazione di un'opera qualitativamente,
tecnicamente ed economicamente valida, per tal motivo prima della redazione di qualsiasi tipo di progetto
sono necessari degli studi preliminari.
Fra le attività pre-progettuali vengono comunque definite per adesso: (decreto in corso di formulazione)
- Indagini geologiche e geo-gnostiche
- Verifica preventiva archeologica.

PROGETTO DI FATTIBILITA’ TECNICA ED ECONOMICA


La nuova forma di progetto di fattibilità rafforza la qualità tecnica ed economica del progetto. La
progettazione deve assicurare il soddisfacimento dei fabbisogni della collettività, la qualità architettonica e
tecnico-funzionale dell’opera, un limitato consumo del suolo, il rispetto dei vincoli idrogeologici sismici e
forestali e l’efficientamento energetico. Il nuovo progetto di fattibilità sarà redatto sulla base di indagini
geologiche e geognostiche, di verifiche preventive dell’assetto archeologico, fermo restando che deve
individuare il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività.
Può essere redatto in un’unica fase di elaborazione o in due fasi successive. Nel caso di elaborazione in due
fasi successive, nella prima fase il progettista individua ed analizza tutte le possibili soluzioni progettuali

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alternative e redige il documento di fattibilità delle alternative progettuali in termini ambientali, tecnico ed
economico, e propone l’alternativa progettuale che presenta il miglior rapporto tra costi e benefici per la
collettività, in relazione alle specifiche esigenze da soddisfare e prestazioni da fornire. L’amministrazione, ai
fini della verifica del soddisfacimento delle esigenze della collettività, può sottoporre il documento di
fattibilità delle alternative progettuali al dibattito pubblico ai sensi dell’articolo 22, comma 2 del codice; in
tal caso ne trasmette gli esiti al progettista. L’amministrazione più richiedere chiarimenti ed integrazioni in
merito alle alternative progettuali esaminate e alla soluzione progettuale proposta; all’esito di tale
istruttoria il progettista procede alla elaborazione della seconda fase progettuale.
Nel caso di elaborazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica in un’unica fase, si analizzano le
alternative nel progetto stesso e viene valutata la soluzione che presenta il miglior rapporto tra costi e
benefici per la collettività.

Elaborati:
- Documento di fattibilità delle alternative progettuali:
evidenzia il miglior rapporto tra costi e benefici per la collettività definendo diverse alternative
progettuali. È a livelli di approfondimento differenziati a seconda dell’entità dell’opera e consiste
nella redazione di una relazione tecnico-illustrativa che contiene: obiettivi dell’opera, l'analisi dello
stato di fatto, inquadramento e strumenti urbanistici vigenti, alternative progettuali per locazione e
tipologia di intervento, descrizione delle caratteristiche funzionali, tecniche, gestionali ed
economiche dell'opera da realizzare, tempi e procedure di realizzazione, analisi DOMANDAOFFERTA
economica dell’area e analisi dei COSTI (desunti da interventi confrontabili). Per grandi
opere, è prevista l’analisi degli impatti ambientali, socio- economici.
- Documento di fattibilità tecnica ed economica
È a livelli di approfondimento differenziati a seconda dell’entità dell’opera e consiste in:
- RELAZIONE GENERALE: Analisi di fattibilità o i loro esiti, procedure che hanno portato all’individuazione
della soluzione progettuale prescelta fra le alternative. Esigenze, obiettivi, caratteristiche funzionali,
tecniche, gestionali ed economico-finanziarie della soluzione progettuale proposta, normative di
riferimento, aspetti economici e finanziari del progetto.
- RELAZIONE TECNICA: Descrive le esigenze di intervento e motivazioni, gli esiti degli studi specialistici, il
tipo di approfondimento, le scelte tecniche adottate dal progetto.
- STUDIO PRELIMINARE AMBIENTALE E PAESAGGISTICO: Misura la significatività dei potenziali impatti
ambientali e le condizioni che garantiscano la salvaguardia del contesto territoriale, le misure di mitigazione
e compensazione ambientale. Autorizzazioni degli enti territoriali, verifiche di compatibilità dell’intervento,
studio degli effetti sul contesto.
- STUDIO SPECIALISTICO TERRITORIALE: (indagini storiche, archeologiche, ambientali, urbanistiche,
geologiche, idrogeologiche, idrologiche, idrauliche, geotecniche, sismiche).
- PLANIMETRIA GENERALE ED ELABORATI GRAFICI dell’intervento e dell’esistenza. Carte delle
normative vigenti, planimetrie catastali, carte geologiche, elaborati delle indagini preliminari, opere
da realizzare.
- CALCOLO SOMMARIO DELLA SPESA, PIANO FINANZIARIO, QUADRO ECONOMICO: Costi parametrici
determinati con apposito provvedimento oppure desunti da interventi analoghi, in computo
metrico estimativo. Il Quadro definisce anche gli aspetti di appalto e concessione, gli oneri per le
indagini e per la mitigazione degli effetti sull’ambiente…
- CRONOPROGRAMMA
- CAPITOLATO SPECIALE PRESTAZIONALE: Indicazione delle necessità funzionali poste a base
dell’intervento, dei requisiti e delle specifiche prestazioni che devono essere soddisfatti attraverso
la realizzazione dell’intervento e specifica le opere generali e specializzate. Nei casi di affidamento
dei lavori sulla base del progetto di fattibilità tecnica ed economica stabiliti dal codice, il progetto
deve comprendere tutte le informazioni necessarie per formulare l’offerta. (Schemi di contratto,

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rilievo, capitolato speciale…)
- MISURE DI TUTELA RELATIVE AL CANTIERE dell’ambiente e del patrimonio, per cui: (Dismissione
rifiuti, accessi e percorsi temporanei, conservazione e restauro…)
L’approvazione del progetto di fattibilità consentirà l’inserimento dell’opera nel Programma triennale dei
lavori pubblici e quindi il finanziamento della stessa.

PROGETTO DEFINITIVO
Due degli elaborati più significativi del progetto definitivo sono la relazione generale e le relazioni tecniche
specialistiche. LA RELAZIONE GENERALE illustra la corrispondenza tra progetto e finalità dell'intervento. LE
RELAZIONI TECNICHE SPECIALISTICHE illustrano aspetti specifici del progetto quali analisi geologiche,
idrauliche, strutturali, archeologiche, impiantistiche, di sicurezza e di gestione.
A corredo delle prime due segue lo STUDIO DI IMPATTO E FATTIBILITA' AMBIENTALE (SIA), redatto
secondo
le norme che disciplinano la materia, approfondisce quando già redatto nel progetto preliminare.
Essendo un progetto d'architettura sono ovviamente richiesti degli ELABORATI GRAFICI, redatti in maniera
tale che nella successiva fase di progettazione non ci siano differenze sostanziali di tecniche e costo.
Prevedono:
- stralci di strumenti urbanistici o attuativi con le indicazioni dell'area di intervento
- planimetrie in scala non inferiore ad 1:500 per le indagini geologiche e planimetrie in scala non
inferiore ad 1:200 per le analisi geotecniche e le sezioni del modello del sottosuolo
- planimetrie generali in scala non inferiore a 1:500 e planimetrie e profili del progetto in scala non
inferiore ad 1:200
- piante di tutti i livelli e sezioni quotate in scala non inferiore ad 1:100 con indicazione delle destinazioni
d'uso
- elaborati grafici relativi al sistema strutturale in scala non inferiore ad 1:100
- planimetrie e sezioni in scala non inferiore ad 1:100 con indicazione degli impianti, schema, relativo
dimensionamento degli stessi e individuazione dei volumi tecnici necessari
Infine si prevede la redazione di DISCIPLINARE DESCRITTIVO E PRESTAZIONALE DEGLI ELEMENTI TECNICI
DEL PROGETTO DEFINITIVO. Esso precisa i contenuti prestazionali degli elementi tecnici e descrive da un
punto di vista estetico, formale e dimensionale le caratteristiche dell'intervento.
Infine il progetto definitivo può prevedere parti espropriate e destinate all'intervento in tal caso si redige il
PIANO PARTICELLARE DI ESPROPRIO. Il documento è redatto in base alle mappe catastali aggiornate e
comprende oltre l'esproprio in quanto tale anche tutte quelle operazioni a lui conseguenti come le
deviazioni di strade o corsi d'acqua. Il documento è corredato da l'elenco delle ditte proprietarie
dell'immobile da espropriare con relativo indennizzo di esproprio calcolato in base alle norme vigenti.
Da un punto di vista economico finanziario è richiesta l'elaborazione di un QUADRO ECONOMICO, che
consiste in un computo metrico estimativo redatto applicando alle lavorazioni i prezzi unitari riportati
nell'elenco dei prezzi unitari dedotti dalla camera di commercio. Le voci del computo vanno aggregate per
categoria di appartenenza in modo tale da individuare rapidamente i relativi importi. Per eventuali voci
mancanti il "nuovo prezzo" viene determinato applicando alle quantità di materiali, mano d'opera, noli e
trasporti i rispettivi prezzi elementari dedotti dai listini ufficiali, quindi dai prezzi correnti di mercato. A ciò si
aggiunge un 10% per utile dell'esecutore, e una percentuale variabile tra il 13 e il 17% e seconda della
natura dell'opera per le spese generali.

PROGETTO ESECUTIVO
Due degli elaborati più significativi del progetto definitivo sono la relazione generale e le relazioni
specialistiche. LA RELAZIONE GENERALE costituisce un approfondimento della stessa relazione del progetto
definitivo ampliata con l'illustrazione dei criteri con cui si trasferisce sul piano contrattuale e costruttivo
quanto previsto nel progetto definitivo. LE RELAZIONI SPECIALISTICHE prevedono un approfondimento le

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stesse relazioni del progetto precedente.
Essendo un progetto d'architettura sono ovviamente richiesti degli ELABORATI GRAFICI. Essi sviluppano
nelle scale prescritte quanto stabilito in precedenza con una maggiore attenzione alla scala di dettaglio e
sono corredati da elaborati che definiscono le fasi costruttive assunte per le strutture. Particolare
attenzione è posta ai calcoli degli impianti e delle strutture, in quanto devono consentirne la
determinazione del prezzo. Il progetto esecutivo delle strutture deve comprendere:
-carpenterie, sezioni e profili d'insieme in scala non inferiore al 1:50
- elaborati in scala non inferiore al 1:10 dei nodi di strutture in c.a., c.a.p., strutture metalliche o
lignee e murarie
- analisi dei carichi e dimensionamento delle strutture
- elaborazione particolareggiata dell'impianto e relativa relazione di calcolo
- relazione su caratteristiche funzionali e qualitative dei materiali, dei macchinari e delle
apparecchiature.
I CALCOLI DELLE STRUTTURE DEL PROGETTO ESECUTIVO consentono il dimensionamento e le verifiche delle
prestazioni delle stesse, secondo quanto stabilito dalle vigenti Norme Tecniche per le costruzioni, in ogni
loro aspetto generale e particolare, in modo da escludere la necessità di variazioni in corso di esecuzione.
Il progetto esecutivo è corredato inoltre da un nuovo CRONOPROGRAMMA, da due documenti
complementari un PIANO DI SICUREZZA E COORDINAMENTO E QUADRO DI INCIDENZA DELLA MANO
D'OPERA e un PIANO DI MANUTENZIONE DELL'OPERA E DELLE SUE PARTI.
Il CRONOPROGRAMMA delle lavorazioni si costituisce come un diagramma che rappresenta graficamente
la pianificazione logica temporale ed economica del lavoro.
Il PSC comprende una relazione tecnica, corredata da tavole, che prevede l'individuazione, l'analisi e la
valutazione dei rischi in riferimento all'area e all'organizzazione del cantiere, alle lavorazioni inferenti ed ai
rischi aggiunti delle singole imprese esecutrici dei lavori e dei lavoratori autonomi.
Il QUADRO D'INCIDENZA DELLA MANO D'OPERA è un documento sintetico che indica l'incidenza
percentuale della quantità della mano d'opera per le diverse categorie di cui l'intervento si compone.
Il PIANO DI MANUTENZIONE DELL'OPERA programma l'attività di manutenzione e assume contenuto
differenziato in base alla tipologia di intervento. Prevede la redazione di un manuale d'uso, che permette
all'utente di conoscere le parti più significative del bene e i segnali di deterioramento, un manuale di
manutenzione relativo agli impianti tecnologici e un programma di manutenzione.
Infine da un punto di vista economico finanziario è richiesta l'elaborazione di un QUADRO ECONOMICO, che
si costituisce come un computo metrico estimativo integrato e aggiornato rispetto il precedente. In esso
confluiscono, l'importo degli oneri della sicurezza, l'accantonamento in misura non superiore al 10% per
imprevisti o eventuali lavori in economia, eventuali costi relativi all'esproprio e tutti i costi relativi a spese di
progettazione, IVA, direzione lavori, scurezza ecc. (art.16 R.E.).

APPROVAZIONE
Viene aumentato il rilievo della partecipazione pubblica: per le grandi opere pubbliche che possono avere
impatto ambientale e sociale sui territori è obbligatorio il ricorso alla procedura del dibattito pubblico. I
criteri per l’individuazione delle opere interessate e i termini di svolgimento e conclusione dell’iter,
verranno fissati da un decreto del Presidente del Consiglio.
Il RUP effettua verifiche preventive: dell’interesse archeologico e della progettazione, ovvero la
rispondenza degli elaborati e la loro conformità alla normativa vigente. Inoltre si effettuano le Conferenze
dei Servizi e se necessario, si elaborano le VAS e le VIA.

VARIANTI DI PROGETTO
Le varianti vengono definite come modifiche di contratti durante il periodo di validità, prendendo quindi in
considerazione le modificazioni soggettive del contratto sia le variazioni oggettive al progetto.
A) Lavori supplementari

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Detti lavori non possono superare il 50% dell’importo originario del contratto e sono affidabili allo stesso
soggetto senza una nuova procedura di gara ed a condizione che il cambiamento del contraente risulti
impraticabile per motivi economici o tecnici.
B) Varianti consentite in corso d’opera
Sono sempre possibili se sussistono le seguenti situazioni:
– Le varianti derivano da circostanze impreviste o imprevedibili (si tratta di situazioni che originano a titolo
di esempio da nuove disposizioni legislative o regolamentari o provvedimenti di autorità cd. factum
principis ovvero da sorpresa geologica);
– non sia alterata la natura del contratto;
– non si superi il 50% dell’importo originario del contratto;
C) Varianti per errore progettuale (con responsabilità del progettista)
Sono consentite se:
– le varianti non siano superiori alle soglie comunitarie (fissata all’art. 35 del nuovo codice);
– in ogni caso non superino il 10% per forniture e servizi ed il 15% per lavori dell’importo originario del
contratto;
– la modifica non alteri la natura complessiva del contratto o dell’accordo quadro.
Superate le soglie sopra previste il RUP non può far altro che risolvere il contratto ed indire una nuova
procedura di gara per la stipula di un nuovo contratto.
Obbligo di comunicazione varianti in corso d’opera: Se la variante è superiore al 10% dell’importo originario
del contratto, anche l’insieme di esse, in contratti misti con forniture e servizi e in settori speciali o
d’emergenza in deroga. L’obbligo si ha entro 30 giorni dalla data di perfezionamento della variante in corso
d’opera.

NON SONO CONSIDERATE VARIANTI:


- per aspetti di dettaglio, modifiche non superiori al 10% dell'importo originario
- per lavori di bonifica e messa in sicurezza, modifiche non superiori al 10% dell'importo originario
- per lavori di recupero, ristrutturazione e restauro, modifiche non superiori al 5% dell'importo originario.
PROCEDIMENTO DI VERIFICA PREVENTIVA DEI PROGETTI:
Ogni fase del progetto è sottoposta a verifica, essa deve accertare coerenza e completezza della
progettazione e del quadro economico, l'appaltabilità della soluzione progettuale scelta, la minimizzazione
del rischio relativo a varianti e contenziosi, la possibilità di ultimare i lavori nei tempi previsti, e la sicurezza
delle maestranze e degli esecutori.
Il regolamento disciplina chi opera la verifica dei progetti in base al budget:
- per lavori di importo pari o superiore a 20 milioni di euro la verifica del progetto deve essere effettuata
da organismi di controllo accreditati ai sensi della normativa europea
- per lavori di importo inferiore a 20 milioni di euro la verifica può essere effettuata dalla stazione
appaltante se il progetto è stato redatto da qualcuno di esterno o da uffici tecnici interni alla stazione
appaltante se dotati di un sistema di controllo della qualità
- per lavori da 5 milioni c.a. ad 1 milione, prestatori di servizi di ingegneria e architettura, le società di
professionisti e di ingegneria, che dispongano di un controllo qualità
- per lavori di importo inferiore ad 1 milione di euro dal RUP se non ha svolto il ruolo di progettista o da
uffici tecnici della stazione appaltante anche sprovvisti di un sistema interno di controllo della qualità
Infine: VALIDAZIONE - atto formale a firma del RUP che riporta gli esiti della verifica che deve fare preciso
riferimento al rapporto conclusivo del soggetto preposto alla verifica ed alle controdeduzioni del
progettista.

AFFIDAMENTO
PROCEDURE DI AFFIDAMENTO

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Per l'affidamento dei lavori viene indetta una gara. I bandi di gara sono predisposti dalla stazione
appaltante sulla base di modelli tipo approvati dalle autorità, dal Ministero delle Infrastrutture ed ei
trasporti e sentite le categorie professionali interessate. Avvisi e bandi sono pubblicati su almeno due dei
maggiori giornali a diffusione nazionale e locale e nel luogo dove si eseguono i contratti. La pubblicazione
sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica avviene solo il sesto giorno feriale dopo la ricezione della
documentazione da parte dell'Ufficio Inserzioni dell'istituto Poligrafico della zecca dello Stato.
Casi di esclusione
L’esclusione dalle procedure ordinarie (visto che non ci sono più procedure straordinarie) avviene in casi di
somma urgenza (fino a 200.000€ o di quanto necessario per rimuovere il pregiudizio, per i beni culturali
fino 300.000€ euro) o di protezione civile (nei casi di dichiarazione di stato di emergenza).
Affidamenti a società “in house”
Viene creato un elenco in cui sono iscritti:
1. le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori che hanno intenzione di operare affidamenti
diretti in favore di organismi in house;
2. gli enti di governo, indicando nella domanda gli enti locali partecipanti.

Il Codice non si applica nei casi in cui tra amministrazione appaltante e soggetto appaltatore vi siano
rapporti di controllo.

Partenariato pubblico privato (PPP)


Viene introdotto nel 2017 come disciplina autonoma. È una forma di sinergia tra i poteri pubblici e i privati
per il finanziamento, la realizzazione o la gestione delle infrastrutture o dei servizi pubblici, affinché
l’amministrazione possa disporre di maggiori risorse e acquisire soluzioni innovative. (Partecipazione della
società civile alla cura di aree pubbliche o alla valorizzazione di aree e beni immobili inutilizzati mediante
iniziative culturali, interventi di decoro urbano, di recupero e riuso a scopo pubblico…)

La procedura da seguire per gli affidamenti è diversa a seconda dell'importo dell'incarico:


1. inferiore a 40.000 €: le attività possono essere affidate in via diretta dal RUP;
2. pari o superiore a 40.000 e inferiore a 150.000 €: possono essere affidati con procedura negoziata
con o senza bando, individuando almeno 10 operatori da invitare sulla base di indagini di mercato o
tramite elenchi, da pubblicare con avviso pubblico, nel rispetto dei principi di non discriminazione,
proporzionalità, rotazione e sorteggio;
3. pari o superiore a 150.000 e inferiore a 1.000.000 €: solo con procedura aperta o ristretta con un
ventaglio di minimo 15 operatori economici.
4. superiore al milione: procedure ordinarie previste per gli appalti di lavori, servizi e forniture. (Qui si
può comunque ricorrere al criterio del minor prezzo)

Sia che si tratti di servizi intellettuali sia che si tratti della realizzazione di opere vengono utilizzate
procedure di gara:
- APERTE sono quelle procedure in cui ogni soggetto interessato può presentare un'offerta
- RISTRETTE sono quelle procedure in cui ogni operatore economico può partecipare ma possono
presentare un'offerta solo gli operatori economici invitati dalla stazione appaltante. Solo in due
casi si possono limitare gli inviti: per importi pari o superiori a 40 milioni di euro , nel caso di
aggiudicazione delle concessioni e degli affidamenti a contraente generale. Viene utilizzata solo
quando il criterio di aggiudicazione è quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
- NEGOZIATE sono quelle procedure in cui le stazioni appaltanti consultano e negoziano le condizioni
di appalto con gli operatori di fiducia da loro scelti. Possono essere svolte con o senza
pubblicazione del bando di gara, in entrambi i casi gli invitati non possono essere inferiori a 10,se
l'importo dei lavori è superiore a 150 000 euro non possono essere inferiori a 5. Il criterio di

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aggiudicazione è quello dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
- DIALOGO COMPETITIVO è una procedura che si applica per appalti particolarmente complessi. La
stazione appaltante avvia un dialogo con i candidati ammessi alla procedura per elaborare una o
più soluzioni che soddisfino le proprie necessità e sulla base delle quali i candidati presenteranno le
loro offerte. Sulla base della o delle soluzioni scelte, secondo il criterio dell'offerta più vataggiosa, la
stazione appaltante inserisce l'intervento nella programmazione triennale dei lavori pubblici. Le
offerte finali sono corredate da progetto preliminare e capitolato speciale prestazionale. Il progetto
aggiudicatario è inserito nel programma annuale. In caso di assenza di scelta i concorrenti non
hanno alcun indennizzo.

MODALITA' CONCORSUALI DI AFFIDAMENTO


Il Codice prevede che quando la prestazione riguarda la progettazione di opere rilevanti sotto il profilo
architettonico, ambientale, tecnologico, storico artistico e conservativo la stazioni appaltanti possono
ricorrere alla procedura concorsuale. Non sono previsti requisiti minimi visto che l'obiettivo del concorso è
esaltare la capacità creative e progettuali, solo se si prevede una fase successiva di realizzazione tali
requisiti saranno necessari. Circa la selezione dei concorrenti vige il criterio di trasparenza, economicità,
efficacia, correttezza, tempestività, libera concorrenza, non discriminazione, qualora ci fossero delle
restrizioni il numero dei candidati non potrà mai essere inferiore a 5. Per quel che riguarda le operazioni di
valutazione la commissione opera in autonomia di giudizio con motivazioni espresse.

I concorsi possono essere di progettazione e di idee.


I Concorsi di Progettazione prevedono la presenza di una Commissione giudicatrice e per il progetto
vincitore l'assegnazione di un premio, il passaggio ad una fase successiva della progettazione, un incarico
nelle fasi successive di progettazione. I concorsi sono generalmente regolati da norme comunitarie, per gli
ambiti che esulano dai limiti fissati da tali norme si richiede che nelle procedure siano rispettati i principi di
parità di trattamento, trasparenza e non discriminazione.
I Concorsi di Idee sono una particolare tipologia di concorso di progettazione al quale l'amministrazione
ricorre per acquisire idee tramite progetti preliminari, schizzi e relazioni, ai quali corrisponde dei premi. Gli
unici soggetti non ammessi al concorso sono i dipendenti della stazione appaltante. Le differenze rispetto il
concorso di progettazione è che in questo tipo di concorsi l'amministrazione cerca di ottenere la migliore
risposta alla tema affrontato, una volta trovata e corrisposto il premio, il più delle volte è l'amministrazione
stessa a svilupparla e più raramente è posta a base di un successivo concorso o di un appalto.

SOGGETTI PARTECIPANTI E REQUISITI DI PARTECIPAZIONE ALLA GARE


I requisiti di partecipazione alle gare vengono stabiliti dalla stazione appaltante e prevedono:
- il fatturato globale espletato negli ultimi 5 lavori antecedenti la pubblicazione del bando, per un importo
variabile tra 2 e 4 volte l'importo a base l'asta
- l'espletamento negli ultimi 10 anni relativi a lavori appartenenti ad ognuna delle categorie di lavoro
presenti nel bando, per un importo variabile tra 1 e 2 volte l'importo a base d'asta
- lo svolgimento negli ultimi 10 anni di due servizi attinenti all’architettura o l'ingegneria appartenenti
ad ognuna delle categorie di lavoro presenti nel bando, per un importo variabile tra 0,4 e 0,8 volte
l'importo a base d'asta
- il numero medio annuo di personale tecnico in misura variabile tra 2 e 3 volte le unità stimate per
lo svolgimento dell'incarico

Ciò implica che difficilmente i giovani professionisti possano partecipare a tali gare venendo meno, causa la
poca esperienza, tutti i precedenti requisiti. Sulla base di ciò è intervenuta la determinazione n 4 del 25
febbraio 2015 dell'ANAC. Infatti per i liberi professionisti il limite dell'organico medio annuo potrà essere
raggiunto attraverso la partecipazione in raggruppamento temporaneo con altri liberi professionisti. Per

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quello che riguarda i requisiti legato al fatturato è fissato al doppio dell'importo del bando di gara.
Ulteriore novità è lo stop alle gare al massimo ribasso, con relativa scarsa qualità progettuale e criticità in
fase di realizzazione. Il sistema di riferimento dovrà essere il criterio dell'offerta economicamente più
vantaggiosa.

Quando si tratta dell'affidamento di lavori vengono indette delle gare d'appalto tramite le quali il vincitore
stipula un "contratto d'appalto" per l'esecuzione dei lavori o un "contratto di concessione" per
l'esecuzione dei lavori e lo sfruttamento economico degli stessi.

Gli appalti di lavori pubblici possono prevedere: la sola esecuzione, la progettazione definitiva ed esecutiva
su la base di un progetto dell'amministrazione.
Nel nuovo Codice si opera un taglio deciso sugli Appalti integrati (adesso chiamati Affidamento congiunto
della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, in deroga o in casi elencati dalla rettifica del 2017) per
l’impossibilità di questo affidamento congiunto. I contratti di appalto sono normalmente stipulati a corpo,
cioè il corrispettivo è riferito all'opera nel suo complesso. È facoltà della stazione stipulare contratti a
misura, cioè in cui i corrispettivi sono riferiti ad ogni unità e per tipologia di prestazione, per importi
inferiori a 500.000 euro.
Il contratto definito come "il contratto con il quale una parte si assume il compimento di un'opera o di un
servizio verso un corrispettivo in denaro" contiene:
- capitolato generale
- capitolato speciale
- elaborati grafici progettuali
- elenco dei prezzi unitari
- piano di sicurezza
- cronoprogramma
- polizze di garanzia
- ulteriori documenti richiesti nel bando
I soggetti a cui possono essere affidati i contratti pubblici sono imprenditori individuali, società
commerciali, società cooperative, consorzi fra società, raggruppamenti temporanei o operatori economici
stabili in altri Stati membri in possesso dei certificati SOA o devono operare tramite avvalimento.

I certificati SOA sono rilasciati dalla Società Organismi di Attestazione, privata e autorizzata dalle Autorità.
Vengono rilasciati dopo aver verificato:
- requisiti di ordine generale, tecnico amministrativo o economico finanziario, conformi alle disposizioni
comunitarie in materia di qualificazione
- certificazione di qualità conforme alla normativa nazionale e a quella europea.
Sono esclusi dalla certificazione tutti coloro che si trovano in condizioni di fallimento di qualsiasi ordine e
grado, soggetti interessati da condanne penali o che abbiano commesso gravi infrazioni alle norme di
sicurezza o alle norme in materia di contributi previdenziali, e coloro che hanno commesso violazioni fiscali
o che nell'anno precedente al bando abbiano reso false dichiarazioni sui requisiti per la partecipazione alle
gare.
Inoltre le imprese che partecipano alle gare sono qualificate per categorie di opere generali OG o di opere
specializzate OS. La qualificazione in una categoria abilita l'impresa a partecipare ad una gara e ad eseguire
i lavori nei limiti della propria classifica incrementata di 1/5. Condizione per la partecipazione alle gare è la
qualificazione nella categoria di opere generali che rappresenta la categoria prevalente e che identifica la
categoria dei lavori da appaltare. Per categoria prevalente si intende quella di importo più elevato fra le
categorie costituenti l'intervento.
Inoltre i partecipanti devono ottenere il Documento di gara unico europeo, per consentire un’immediata
apertura della concorrenza europea e autocertificare l’assenza di tutti motivi di esclusione che la stazione

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appaltante verificherà.

CONCESSIONI:
Le concessioni di lavori pubblici possono invece prevedere: l'esecuzione dei lavori pubblici o di pubblica
utilità, la progettazione esecutiva di lavori pubblici o di pubblica utilità, la progettazione definitiva esecutiva
e l'esecuzione dei lavori pubblici o di pubblica utilità. In questo caso la controprestazione è data dal diritto
dell'impresa appaltatrice di gestire il progetto da un punto di vista economico e funzionale.

AVVALIMENTO E CONTENZIOSI:
L'avvalimento fa riferimento alla possibilità da parte di un singolo, consorziato o raggruppato, di avvalersi
dei requisiti o dell'attestazione SOA di un altro soggetto in relazione ad una specifica gara. A tal fine, il
concorrente deve allegare, oltre all'attestazione SOA propria e dell'impresa ausiliaria:
- una dichiarazione sottoscritta dell'impresa ausiliaria attestante il possesso di quest'ultima dei requisiti
generali
- una dichiarazione dell'impresa ausiliaria tramite la quale si obbliga verso il contraente e verso
l'amministrazione a mettere a disposizione per tutta la durata dell'appalto le risorse necessarie di cui è
carente il concorrente
- una dichiarazione dell'impresa ausiliaria che attesta la non partecipazione alla gara
- una copia autenticata del contratto di avvalimento
Il concorrente e l'impresa sono responsabili in solido nei confronti della stazione appaltante. L'impresa
ausiliaria può assistere più concorrenti solo in caso di possesso di attrezzature particolari. Il contratto è
rilasciato all'impresa concorrente e l'impresa ausiliaria riveste solo il ruolo di subappaltatore.
Il contenzioso
Nel 2017 è introdotto un nuovo rito abbreviato per il contenzioso sull’impugnativa dei motivi di reclusione.
Si prevede che i vizi relativi alla composizione della commissione di gara, all’esclusione dalla gara per
carenza dei requisiti soggettivi, economico-finanziari e tecnico professionali sono considerati
immediatamente lesivi e sono ricorribili innanzi al TAR entro trenta giorni dalla pubblicazione della
composizione della commissione o dell’elenco degli esclusi e degli ammessi, altrimenti risulta illegittimo.
Sono introdotte anche alternative al processo giurisdiziale, come l’accordo bonario, l’arbitrato, la
transazione.

OFFERTA ECONOMICAMENTE PIU’ VANTAGGIOSA E PREZZO PIU’ BASSO


Nei contratti pubblici la migliore offerta è selezionata con l'offerta economicamente più vantaggiosa.
Ma NON è vincolante.
Obbligo criterio del miglior rapporto qualità/prezzo, per i seguenti contratti:
a) servizi sociali e di ristorazione ospedaliera, assistenziale e scolastica;
b) servizi ad alta intensità di manodopera (pari almeno al 50 % dell'importo totale);
c) servizi di ingegneria e architettura, e altri servizi di natura tecnica e intellettuale di importo superiore a
40.000 euro.
Il criterio del minor prezzo PUO' essere utilizzato esponendo motivazione e criterio nel bando:
a) per i lavori di importo pari o superiore a 1.000.000 di euro (obbligo procedura di gara sulla base del
progetto esecutivo);
b) per i servizi e le forniture con caratteristiche standardizzate o le cui condizioni sono definite dal mercato
(non modificabili su richiesta della stazione appaltante oppure conformi a determinate norme nazionali,
europee o internazionali);
c) per i servizi e le forniture di importo inferiore alla soglia comunitaria, caratterizzati da elevata ripetitività,
fatta eccezione per quelli di notevole contenuto tecnologico o con un carattere innovativo.
Il prezzo più basso può essere determinato in due modi:
1. prezzo più basso determinato mediante ribasso sull'elenco prezzi o sull'importo dei lavori

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2. prezzo più basso determinato mediante offerta a prezzi unitari. In questo caso, insieme all'invito la
pubblica amministrazione allega una lista delle lavorazioni composta da sette colonne. Le prime 4
corrispondenti a codice della lavorazione, descrizione, unità di misura e quantità, sono compilate
dall'amministrazione, le ultime 3 relative a forniture in cifre e in lettere e i totali sono compilate
dall'offerente. Il prezzo complessivo e il ribasso sono indicati a piè di pagina. Il prezzo più basso è scelto sul
totale.
Quando il contratto è affidato con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, il bando di gara
stabilisce i criteri di valutazione, ad esempio qualità pregio tecnico, caratteristiche estetico funzionali,
caratteristiche ambientali e contenimento energetico. E ad ogni voce è assegnato un punteggio,
globalmente pari a cento. La scelta è determinata da una commissione, nominata dalla stazione appaltante
e presieduta da un suo funzionario e composta da un numero dispari, massimo 5, di componenti che non
devono aver svolto attività in merito al bando di gara.

Criteri di valutazione per offerte anormalmente basse


In questi casi la stazione appaltante richiede giustificazioni all'offerente relativamente alle voci di prezzo o
ai criteri in base ia quali si giudica l'offerta. L'esclusione dalla gara può avvenire solo dopo una verifica in
contraddittorio. Il principio del contraddittorio afferma che per garanzia di giustizia nessuno può subire gli
effetti di una sentenza senza aver avuto la possibilità di difesa, in questo caso di confronto. L'offerente può
giustificare l'offerta con l'economia del processo di costruzione o fabbricazione, con le soluzioni tecniche
adottate o con le condizioni particolarmente favorevoli di cui dispone.

ESECUZIONE
NON PUO’ ESSERE AFFIDATA CONGIUNTAMENTE LA PROGETTAZIONE E L’ESECUZIONE, salvo casi speciali.
L'esecuzione dei lavori può essere affidata sia a tecnici interni che a tecnici esterni.
Nel caso di tecnici interni è prevista, oltre lo stipendio, una somma non superiore al 2% dell'importo a base
di gara utilizzata come incentivo. Il tecnico può essere o meno abilitato ma nel secondo caso può apporre la
firma solo se il progetto non esula dalle sue competenze professionali, il dipendente era al servizio
dell'amministrazione già prima del 18/12/1998, il dipendente è inquadrato in un profilo tecnico
professionale e ha già svolto in collaborazione attività di progettazione. Le amministrazioni possono affidar
lavori a tecnici esterni, siano essi liberi professionisti, organismi di altre amministrazioni, società di
ingegneria o consorzi di professionisti o di società di ingegneria, solo per carenza di personale interno,
difficoltà nel rispettare i tempi della programmazione dei lavori o interventi particolarmente complessi.

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1. ORDINE PROFESSIONALE, NORME DEONTOLOGICHE, CNAPP
- Lg. 1395/1923 Tutela del titolo e della professione dell’architetto
- Lg. 633/1941 L’architettura rientra tra le opere dell’ingegno di carattere creativo da proteggere e dopo 50
anni dalla morte dell’autore i disegni e le opere sono compresi nella protezione
- Lg. 1089/1939 Formano oggetto della professione di architetto le opere di edilizia civile, i rilievi
geometrici e
le operazioni di estimo ad esse relative. Le opere di edilizia civile che presentano carattere artistico per il
restauro ed il ripristino degli edifici contemplati da suddetta legge sono ad esclusiva spettanza
dell’architetto

OPERE DI EDILIZIA CIVILE: si intendono tutti gli interventi in materia edilizia ed urbanistica, dalla
progettazione al collaudo, per i quali la legge non stabilisce diverse e specifiche competenze professionali.
ART.51 del R.D. del 1925 opere che esulano dal campo professionale dell’architetto.

DPR 328/2001 T.U. ha sostanzialmente cambiato la struttura degli ordini professionali. L’ordine degli
architetti ha assunto la denominazione di “ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori”
ed è stato diviso in sezione A e B. Introduce per la sezione A 5 nuove figure professionali (pianificatore,
paesaggista, conservatore, architetto junior e pianificatore junior) che affiancano quella tradizionale
dell’architetto.

COMPETENZE COMUNI CON GLI INGEGNERI

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- costruzioni civili di qualsiasi tipo o dimensione sia nel caso delle nuove costruzioni che degli interventi di
recupero del patrimonio edilizio esistente (ad esclusione degli edifici di valore storico, artistico per i
quali vige la competenza esclusiva degli architetti)
- per le opere di urbanizzazione primaria SOLO quando strettamente connesse agli edifici e necessarie
all’uso degli stessi. Urbanizzazione primaria solo ingegneri
- per le opere di urbanizzazione secondaria
- per le opere di impiantistica civile quando fanno parte integrante delle opere di edilizia civile
espressamente attribuite all’architetto dall’art. 52. del rd 2537/1925 (esulano dalle competenze gli
impianti industriali e simili)
- per le prestazioni attinenti all’urbanistica e la pianificazione territoriale.

COMPETENZE DEGLI ARCHITETTI/PIANIFICATORI TERRITORIALI


. pianificazione del territorio del paesaggio, dell’ambiente e della citta’ svolgimento e coordinamento di
analisi complesse e specialistiche
delle strutture urbane territoriali, paesaggistiche e ambientali, coordinamento e gestione di attività di
valutazione ambientale e di fattibilità
dei piani e dei progetti urbani e territoriali
COMPETENZE DEGLI ARCHITETTI/PAESAGGISTI
. progettazione e direzione relativa giardini e parchi
. redazione di piani paesistici
. restauro di parchi e giardini storici
COMPETENZE DEGLI ARCHITETTI/CONSERVATORI
. diagnosi dei processi di degrado e dissesto dei beni architettonici e ambientali e l’individuazione degli
interventi e delle tecniche miranti
alla loro conservazione

LIMITI PROFESSIONALI DELLA FIGURA DELL’ARCHITETTO


L’architetto iscritto ad un ordine nella sez. A settore architettura ha come oggetto della pratica
professionale i
seguenti campi di attività:
- progettazione architettonica urbanistica e strutturale
- restauro architettonico
- consolidamento statico
- direzione lavori e relativa contabilità
- coordinatore alla sicurezza nei cantieri temporanei e mobili (corso di 120 ore con esame + 1 anno di
esperienza nei
cantieri)
- progettazione antiincendio (dopo 10 anni di iscrizione all’albo o 2 anni se corso presso VVF con esame)
- collaudo statico (dopo 10 anni di iscrizione all’albo)
- collaudo amministrativo per le opere pubbliche (5 anni iscrizione all’albo)
- arredamento e design
- stime e perizie (CTU consulente tecnico d’ufficio, CTP consulente tecnico di parte)
- dipendente pubblica amministrazione con varie mansioni comprese quelle di progettazione direzione o
controllo lavori (RUP)

GLI ORDINI PROFESSIONALI


Ogni provincia sede di corte d’appello puo’ costituire un ordine (min. 25 iscritti). Gli iscritti designano il
consiglio dell’ordine (7 membri se < 100 iscritti, 9 se 101/500 iscritti, 11 membri se 501/1500 iscritti). I
consiglieri designano gli incarichi: presidente, segretario, tesoriere economo.
Il consiglio dell’ordine vigila sulla tutela dell’esercizio professionale e sulla conservazione del decoro
dell’ordine reprimendo gli abusi e le mancanze degli iscritti. Resta in carica 4 anni e viene eletto
dall’assemblee degli iscritti. Le mansioni del consiglio sono rivolte alla determinazione della tassa di

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iscrizione e alle quote annue di mantenimento all’emissione di pareri sulle controversie professionali e
onorari. Le sanzioni comminate dall’ordine agli iscritti possono essere l’avvertimento, la censura, la
sospensione e la cancellazione dall’albo.

LE NUOVE NORME DEONTOLOGICHE 2014


Il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha approvato il nuovo Codice
Deontologico, che è entrato in vigore dal 1° gennaio 2014.
Nell’esercizio della sua professione, quindi, il professionista deve vigilare sull’impatto che le sue opere
avranno sulla società e sull’ambiente.
Ogni professionista ha dunque l’obbligo di curare il continuo e costante aggiornamento della propria
competenza professionale e il mancato rispetto dell’obbligo o l’infedele certificazione del percorso di
aggiornamento seguito, costituisce un illecito disciplinare.
Quando il professionista non esegue personalmente la prestazione, il ricorso a collaboratori deve avvenire
sotto la sua direzione e responsabilità. Ad ogni modo, il professionista non deve attribuirsi la paternità del
lavoro compiuto da altri né fare apparire come esclusivamente propria un’opera progettata in
collaborazione con altri colleghi professionisti, senza indicarne i nominativi.
Nel momento in cui il professionista accetta un incarico, deve definire nel contratto i criteri di calcolo per il
compenso, rendendo noto al committente il grado di complessità dell’incarico, gli oneri ipotizzabili dal
momento del conferimento alla conclusione, i dati e il massimale della polizza assicurativa. La misura del
compenso deve essere adeguato all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni
tutte le voci di costo, comprensive di spese oneri e contributi.
La rinuncia, totale o parziale, al compenso è ammissibile soltanto in casi eccezionali, altrimenti può essere
considerata comportamento anticoncorrenziale e grave infrazione deontologica.
l professionista può pubblicizzare con ogni mezzo la propria attività, le specializzazioni, i titoli posseduti, la
struttura dello studio professionale e i compensi richiesti per le prestazioni.
Dal 2013 è obbligatoria l’Assicurazione Professionale.
Dal 2014 è obbligatoria la Formazione continua.

CONSIGLIO NAZIONALE DEGLI ARCHITETTI PIANIFICATORI PAESAGGISTI CONSERVATORI


(CNAPPC)
Organo rappresentativo autonomo degli architetti è composto da 15 membri eletti ogni 5 anni dagli ordini
provinciali. Fa da tramite fra l’amm. pubblica e i Consigli deli ordini provinciali.
I compiti del consiglio sono:
. esami dei ricorsi avversi le delibere degli ordini provinciali
. pareri sui progetti di legge riguardanti la professione
. rappresentanza della professione a livello nazionale
. coordinamento delle attività degli ordini provinciali

CONSIGLI DI DISCIPLINA
La valutazione degli illeciti disciplinari e delle altre mancanze è esercitata in via preliminare dai Consigli di
disciplina, divisi in Collegi di Disciplina con 3 membri ciascuno, che decidono le sanzioni adeguate e
proporzionate alla violazione delle norme deontologiche. Le sanzioni devono sempre essere omogenee,
adeguate alla gravità dei fatti e tener conto della reiterazione, della condotta e delle circostanze.
A seconda della gravità dell’illecito (dal minimo colposo al massimo doloso), le sanzioni possono essere:
- AVVERTIMENTO VERBALE. Notifica a voce. (Max 10 gg. Di sospensione)
- CENSURA. Avviso formale + sospensione
- SOSPENSIONE TEMPORANEA dall’attività professionale
- CANCELLAZIONE DALL’ALBO
Per gli illeciti di tipo colposo, la sanzione massima è la sospensione temporanea dell’attività professionale
per un max. di 30 gg. Per gli illeciti di tipo doloso, la sanzione massima è la cancellazione dall’albo.

I CREDITI PROFESSIONALI

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Maturati dall’aggiornamento professionale obbligatorio. L’aggiornamento si esegue attraverso la
partecipazione a corsi e attività di sviluppo professionale, master, scuole, dottorati, convegni,
workshop, conferenze, corsi…
Se non vengono maturati abbastanza crediti, si ha tempo per un ravvedimento operoso fino al 31
giugno dell’anno successivo.
Normalmente dovrebbero essere maturati 90 crediti per triennio, minimo 20 annuali (4 annuali per
aggiornamenti deontologici). Ma dalla Riforma degli Ordini Professionali, che ha introdotto la
formazione obbligatoria, aveva previsto un primo triennio formativo di 60 crediti invece che 90.
Il CNAPPC ha rinnovato i 60 crediti per il triennio 2017-2019.
(Di cui min. 12 da aggiornamento deontologico e max 15 da “altre attività” (visite, pubblicazioni…))
Per i nuovi iscritti, l’obbligo di maturare crediti parte dal 1° gennaio successivo all’iscrizione.

TARIFFE PROFESSIONALI _ normative abrogate


Lg. N.143 2/3/1949 e successive modifiche – TU tariffe architetti e ingegneri
Il consiglio nazionale architetti (CNAPPC) ha pubblicato una serie di sussidi alla professione detti
PROTOCOLLI PROFESSIONALI dedicati alla progettazione direzione e collaudo delle opere di edilizia privata
di nuova costruzione. Gli standard prestazionali dei protocolli non hanno valenza deontologica ma un utile
riferimento per la definizione dei rapporti contrattuali tra le parti. Nella determinazione dell’onorario del
professionista deve aversi riguardo in relazione alla sua competenza specifica. Gli onorari pattuiti regolati
da uno specifico disciplinare d’incarico vengono distinti in:
1. ONERARI A PERCENTUALE
Comprendono tutto quanto è dovuto al professionista per l’espletamento dell’incarico restando a suo
carico
tutte le spese di ufficio La percentuale da applicare è definita una volta individuata nell’apposita tabella A la
categoria di intervento interessata e all’interno della categoria la natura del manufatto Questi elementi
indicano una determinata percentuale che applicata al costo d’esecuzione fornisce l’importo dovuto al
professionista. Se il professionista non è incaricato dell’intera opera si quantifica il peso degli incarichi con
gli indici della tabella B. Per l’edilizia privata puo’ esserci maggiorazione del 25%.
2. ONORARI A QUANTITA’
Stabiliti n base all’unità di misura cioè legate alla produzione ripetitiva di beni a livello industriale. Si applica
anche nel design in relazione al numero di pezzi prodotto i o venduti, cioè attraverso royalty
3. ONORARI A VACAZIONE
Si tratta di compensi orari stabiliti per il professionista incaricato in ragione di 57 euro all’ora. Se deve
avvalersi di aiuti avrà il diritto a 38 euro per ogni aiuto iscritto all’Albo e 29 euro per ogni aiuto di concetto
4. ONORARI A DISCREZIONE
Sono stabiliti dal professionista per prestazioni non quantificabili con le altre modalità:
. consulenze
. ricerche commerciali, industriali, economiche
. confronti di sistemi di produzione, costruzione e impianti
. studi di piani di viabilità ed edilizia urbana e di problemi al traffico
. organizzazione razionale del lavoro
. perizie estimative in forma di parere verbale o lettera
. consulenza sui brevetti
. interpretazione di leggi e regolamenti
. pareri
. prestazioni per opere sotto i 130 euro

DECRETO LEGGE BERSANI n. 223 del 4/7/2006


Convertito in lg. N. 248/2006 contiene anche norme che incidono sostanzialmente nella pratica
professionale dell’architetto e del libero professionista:
a. obbligo del professionista a tenere almeno un conto corrente in cui confluiscono obbligatoriamente le
somme riscosse dall’esercizio dell’attività

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b. obbligo di riscossione dei compensi solo con assegni non trasferibili o bonifici per gli importi sopra i 2500
euro
c. possibilità del cliente di negoziare la parcella
d. abolizione per i professionisti del divieto di farsi pubblicità
e. obbligo per i consigli nazionali e gli ordini di modificare i codici deontologico relativamente ai minimi
tariffari e al divieto di pubblicità.

IL CALCOLO DEL COMPENSO


D.M. 140\2012 Parametri per la liquidazione dei compensi. Divieto di menzionare tariffe professionali. Il
compenso viene calcolato dal prodotto di 4 parametri. CP= Σ (V×G×Q×P)
V, dato dal costo delle singole categorie componenti l’opera
G, relativo alla complessità della prestazione, è individuato per ciascuna categoria e destinazione funzionale
sulla base dei criteri di cui alla tavola Z-1. Può aumentare max del 60% rispetto tabella.
Q, relativo alla specificità della prestazione, è individuato per ciascuna categoria d’opera nella tavola Z-2 del
decreto
P, applicato al costo delle singole categorie componenti l’opera, è dato dall’espressione: P = 0,03 + 10/V0,4

Per Appalti pubblici: tabelle del dm 17 giugno 2016 obbligatori


Il nuovo Codice appalti (così come modificato dal dlgs 56/2017- correttivo appalti, pubblicato in Gazzetta)
stabilisce definitivamente l’obbligo di utilizzo delle tabelle del dm 17 giugno 2016 per il calcolo dei
corrispettivi professionali nei lavori pubblici.
Però alcuni criticano: come nel precedente d.m. 143\2013. Il parametro di complessità dell’opera è
soggettivo all’uso e in base a diversa scelta il compenso può variare sensibilmente (a differenza del dm
4\4\2001 delle tariffe professionali che determinava importo univoco).
In particolare, occorre far riferimento alle tabelle per calcolare i corrispettivi per le seguenti attività:
- progettazione (di fattibilità tecnica ed economica, definitiva ed esecutiva)
- coordinamento della sicurezza (in fase di progettazione e in fase di esecuzione)
- direzione dei lavori
- collaudo
- incarichi di supporto tecnico-amministrativo al Rup e al Dirigente

Cosa prevede il nuovo decreto parametri dm 17 giugno 2016


All’art. 1 il nuovo decreto prevede che i corrispettivi definiti secondo i criteri da esso stabiliti sono utilizzati
dalle
stazioni appaltanti quale criterio o base di riferimento ai fini dell’individuazione dell’importo
dell’affidamento. Il
corrispettivo è costituito dal compenso e dalle spese ed oneri accessori.

Come si calcolano i corrispettivi professionali


Il corrispettivo è costituito dal compenso e dalle spese ed oneri accessori. Per la determinazione del
compenso si applicano i seguenti parametri:
V, dato dal costo delle singole categorie componenti l’opera, è individuato sulla base del preventivo di
progetto, o sulla base del consuntivo lordo nelle fasi di direzione esecutiva e collaudo e, ove applicabili,
sulla base dei criteri di cui alla tavola Z-1. Per le prestazioni relative ad opere esistenti tale costo è
corrispondente all’importo complessivo delle opere, esistenti e nuove, oggetto della prestazione.
G, relativo alla complessità della prestazione, è individuato per ciascuna categoria e destinazione funzionale
sulla base dei criteri di cui alla tavola Z-1.
Q, relativo alla specificità della prestazione, è individuato per ciascuna categoria d’opera nella tavola Z-2 del
decreto
P, applicato al costo delle singole categorie componenti l’opera sulla base dei criteri di cui alla Tavola Z-1, è
dato dall’espressione: P = 0,03 + 10/V0,4

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DISCIPLINARE D’INCARICO
Detto anche lettera d’incarico è un contratto stipulato tra il professionista e il committente che disciplina il
rapporto professionale tra le parti.
Se il committente è privato lo stipula il professionista e lo sottopone al cliente
Se committenza pubblica viene proposto all’amministrazione sulla base della normativa
Contenuti: dati committenza e professionista, tipologia incarico, prestazioni compensi e tempistiche

LA PARCELLA o NOTULA PROFESSIONALE


Nella redazione da parte del professionista della notula per onorari e spese si fa riferimento agli accordi
contrattuali disciplinati dalla lettera d’incarico.
Si applicano oltre all’onorario:
- spese
- contributo integrativo del 4% per la Cassa nazionale di previdenza ed assistenza ingegneri ed architetti
- applicazione iva.

INARCASSA.
È la Cassa nazionale di previdenza ed assistenza per ingegneri e architetti liberi professionisti fondata nel
1958 come ente pubblico poi nel 1995 associazione privata. L’Inarcassa costituisce una forma di
previdenza obbligatoria per ingegneri e architetti nel momento in cui si verifichi il possesso dei seguenti
requisiti:
- Si è iscritti all’albo professionale;
- Non si usufruisca di altro tipo di previdenza obbligatoria;
- Si sia in possesso di partita IVA in forma individuale o come componente di associazione o di società di
professionisti costituita secondo forme e modalità dettate dall’articolo 90 del D. Lgs. 163/06.
Nel caso in cui il professionista sia assoggettato ad altra forma previdenziale obbligatoria gestita dall’INPS
(compresa la gestione separata) o da altri enti previdenziali privatizzati (DL. 509/94) o enti previdenziali
privati (L. 103/90) subentra l’esclusione dall’iscrizione a Inarcassa.
L’iscrizione ad Inarcassa prevede sia l’erogazione di pensioni e prestazioni assistenziali che l’erogazione di
servizi mirati (es: polizza RC Professionale) necessari al professionista nella gestione della propria attività.
Inarcassa, come tutte le forme previdenziali, prevede il versamento di contributi obbligatori calcolati in
percentuale sui redditi prodotti ma con contributi minimi fissi, da parte degli iscritti che nel caso specifico
possono essere di quattro tipi:
- Il contributo soggettivo: versamento obbligatorio calcolato in percentuale sul reddito professionale netto
dichiarato ai fini IRPEF per l’anno solare di riferimento. La percentuale da applicare è pari al 14,5% fino a un
valore di 121.600,00 per i redditi 2017 da dichiarare nel 2018. deducibile ai fini fiscali.
È previsto un contributo minimo che va corrisposto indipendentemente dal reddito (l’importo varia in
base all’indice ISTAT), che per i redditi 2017 è pari a € 2.280,00 (salvo lievi adeguamenti ISTAT per il 2018).
A partire dal 01/01/2013 tale contributo è dovuto in misura del 50% anche dagli iscritti pensionati di
vecchiaia, di vecchiaia unificata, di invalidità o di pensione contributiva. Si può derogare per un max di 5
anni. Chi non ha raggiunto i 15.724€ annuali, paga solo il 14,5% del reddito effettivo, ma non deve usufruire
di altre agevolazioni (tipo minori di 35 anni)
- Il contributo soggettivo facoltativo: Nel caso l’iscritto voglia aumentare l’ammontare delle prestazioni
pensionistiche, può effettuare un versamento volontario in aggiunta a quello obbligatorio. Tale
importo può essere versato in misura compresa tra l’1% e l’8,5% del reddito professionale dichiarato
ai fini IRPEF. NOVITA’ DEL REGOLAMENTO GENERALE DI PREVIDENZA.
- Il contributo integrativo: Tale contributo è pari al 4% del volume di affari dichiarato ai fini IVA
dell’anno solare. A partire dal 01/01/2013 viene applicato anche a prestazioni professionali verso ingegneri,
architetti, associazioni o società di ingegneria. Contributo minimo di 675 euro. Deve venir pagato dagli
iscritti all’ordine anche se non iscritti a Inarcassa, obbligatoriamente entro il 31 agosto dell’anno successivo.
- Il contributo di maternità: obbligatorio è stato introdotto a partire dal 99 per finanziare le indennità
corrisposte al professionista in caso di maternità o di eventi ad essa assimilati. È frazionabile e l’importo
annuo viene stabilito tramite delibera del consiglio di amministrazione. Per il 2017 è pari a € 49,00 e
anch’esso è interamente deducibile ai fini fiscali.

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Agevolazioni per i giovani iscritti:
Per chi si iscrive a Inarcassa prima dei 35 anni.
Per 5 anni (e non oltre i 35 anni di età) e con reddito IRPEF inferiore a 45.700€ annuale, hanno una
riduzione del minimo contributivo pari ad 1/3 (ovvero 760€ per il 2017) e una percentuale di contributo
soggettivo pari alla metà (7,25%).
Anche il minimo contributo integrativo è ridotto di 1/3 (ovvero 225€ per il 2017) ma con la percentuale di
contributo invariata, che rimane al 4%.

COMPITI SPECIFICI DELL’ARCHITETTO: LA DIREZIONE DEI LAVORI, IL COLLAUDO STRUTTURALE,


LA SICUREZZA NEI CANTIERI CON COMMITTENTE PUBBLICO E/O PRIVATO

DIREZIONE DEI LAVORI


La figura del direttore dei lavori è il tramite tra la committenza e l’appaltatore in fase esecutiva, il suo
compito è quindi quello di far attuare la regolare e corretta esecuzione del manufatto negli interessi della
committenza, emanando disposizioni e ordini controllando il cantiere con visite periodiche verificando i
quantitativi e le misure delle forniture fornendo assistenza al collaudo ed infine effettuando la liquidazione
dei conti parziali e finali. In concerto con il responsabile alla sicurezza in fase di esecuzione delle norme in
materia di sicurezza in modo tale da poter essere esonerato da qualsiasi responsabilità sul suo operato in
caso di incidenti.
Competenze del direttore dei lavori negli appalti
- VERIFICA DEI DATI TECNICI. Prima di accettare l’incarico, il professionista chiamato alla direzione dei lavori
deve controllare il progetto e verificare i vari nulla osta amministrativi richiesti
- GARA D’APPALTO. Nelle opere private una volta accettato l’incarico in alternativa al progettista il DL può
espletare le funzioni inerenti alla stesura del capitolato speciale d’appalto allo scopo di poter bandire una
gara tra le imprese interessate all’esecuzione dei lavori. Svolta la gara di appalto si passa all’aggiudicazione
dei lavori all’appaltatore e alla stesura del relativo contratto. In caso di opera pubblica le procedure relative
alla gara d’appalto sono svolte a cura del RUP. (Il RUP può essere anche DL negli appalti per lavori
<1.500.000€ se ha le competenze necessarie o per i servizi <500.000€).
Con la consegna dei lavori, atto con il quale l’appaltatore entra in possesso dell’area di cantiere NB. Il DL
deve obbligatoriamente accertarsi che l’impresa vincitrice della gara sia in regola ed in possesso delle
iscrizioni necessarie (iscrizione alla cassa edile, posizione inps, inail, assicurazione contro infortuni,
referenze)
- CONSEGNA DEL CANTIERE O DEI LAVORI. Atto con il quale il committente, rappresentato dal DL mette a
disposizione dell’appaltatore i luoghi dell’opera
- INIZIO LAVORI. Prima dell’inizio dei lavori si provvede a stabilire i confini, le relative recinzioni del cantiere,
il posizionamento dei materiali e dei macchinari a determinare i fili fissi. Il DL quindi comunica alle autorità
competenti l’inizio dei lavori
- DOCUMENTI TECNICI AMMINISTRATIVI ED ECONOMICI DEL DL VERBALE DI CONSEGNA DEL
CANTIERE. Importante perché dalla data riportata decorrono i termini contrattuali per l’esecuzione
dell’opera
- CERTIFICATO DI INIZIO LAVORI. Da inviare al sindaco al fine di certificare l’inizio lavori rispetto alle
decorrenze di legge relative alla validità di procedure e titoli edilizi (obbligo di dare inizio ai lavori entro 1
anno dal rilascio delle autorizzazioni e dare termine dei lavori entro 3 anni)
- CERTIFICATO DI SOSPENSIONE RIPRESA E ULTIMAZIONE LAVORI. Importanti per la determinazione dei
tempi di realizzazione dell’opera in relazione a quanto previsto contrattualmente
- GIORNALE DEI LAVORI. Resoconto di tutti i lavori svolti durante ciascuna giornata è tenuto dal direttore
dei lavori
- ORDINE DI SERVIZIO. Documento del direttore lavori a cui l’appaltatore non può opporre rifiuto emesso
per chiamare alla disciplina l’impresa o per gravi negligenze per rifiutare materiali per varianti o aggiunte
all’esecuzione ecc.

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- VARIANTI. Le varianti in corso d’opera nel caso di committente privato sono disciplinate da quanto
previsto dal contratto e normalmente vengono pattuite attraverso una trattativa tra il DL a nome e per
conto della committenza, e l’appaltatore, ferma restando la rispondenza delle variazioni a quanto previsto
dalla normativa urbanistica edilizia ed igienico sanitaria del comune e alle relative procedure edilizie
- CONTABILITA’ DEI LAVORI. obbligatoria solo per lavori pubblici La parte contabile dell’appalto è regolata
dal capitolato speciale d’appalto. Documenti:
1. giornale dei lavori
2. libretti di misura delle lavorazioni e delle provviste
3. liste settimanali degli operai e delle provviste
4. registro di contabilità
5. sommario del registro di contabilità
6. stato di avanzamento dei lavori (SAL)
7. certificato di pagamento
8. stato finale e conto finale

COLLAUDO
Il collaudo garantisce alla committenza il controllo sull’operato sia dell’appaltatore sia del DL il cui compito
cessa con l’assistenza al collaudo. 3 tipi di collaudo:
1. COLLAUDO STATICO (tutti gli edifici con struttura metallica o in ca)
2. COLLAUDO AMMINISTRATIVO (opere per conto di enti pubblici)
3. CERTIFICATO DI COLLAUDO FINALE PER OPERE SOGGETTE A SCIA
Quando le opere eseguite per un committente privato non superano 200000 euro (500000 euro
committente pubblico) il collaudo è sostituito dal CERTIFICATO DI REGOLARE ESECUZIONE emesso dal DL
L’esito positivo del collaudo svincola le somme accantonale ad ogni SAL (stato avanzamento lavori) a
garanzia e il DL può procedere alla liquidazione degli onorari dell’appaltatore

1.COLLAUDO STATICO
Le procedure per il collaudo statico sono regolate dalla L. n. 1086 5/11/1971 e dal dm n.9161 30/5/1972
Il collaudatore è un professionista iscritto all’albo da almeno 10 anni che non sia rientrato in alcuno dei
processi esecutivi dell’opera.
Nomina del collaudatore
Spetta al committente che ha l’obbligo di comunicarla all’ufficio regionale del Genio civile. Quando il
committente è anche l’impresa esecutrice la scelta del collaudatore viene fatta rispetto ad una terna di
professionisti fornita dall’ordine degli architetti o degli ingegneri. Se a fine lavori non è stato nominato un
collaudatore le prove di carico vengono eseguite dal DL che emette il verbale sottoscritto dal costruttore, il
collaudatore poi può accettarle o rifarle.
Scopo del collaudo statico
Consiste nella verifica della corretta esecuzione delle opere della loro rispondenza ai calcoli e ai disegni di
progetto della buona qualità dei materiali impiegati. Il collaudatore deve ricevere dal DL tutta la
documentazione necessaria quale:
- il progetto esecutivo
- i calcoli strutturali e l’intero incartamento depositato presso il Genio civile
-i certificati delle prove dei materiali impiegati e l’esito delle eventuali prove di carico fatte in corso d’opera
Prove di collaudo
Consistono nel caricare le strutture con pesi tali da trasmettere alla struttura le sollecitazioni massime
previste in progetto. Tutte le prove sono eseguite sotto la responsabilità del DL che redigerà il verbale
firmato da lui, dal collaudatore e dall’appaltatore.
Esito del collaudo
Se è negativo il collaudatore non emette il certificato compromettendo l’utilizzo dell’edificio per il quale
sarà necessario verificare a cosa l’insufficienza statica della struttura sia imputabile (progetto o esecuzione)
Documenti di collaudo
3 documenti:

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- VERBALE DI VISITA firmato anche dal DL e nel caso di opere pubbliche anche dal RUP (dati di progetto e
dei soggetti intervenuti e importi dei costi)
- RELAZIONE sulla effettiva collaudabilità dell’opera
- RELAZIONE SEGRETA Inviata solo al committente il collaudatore espone le proprie opinioni sulle eventuali
domande e riserve avanzate dall’impresa.
Certificato di collaudo
descrizione dell’opera, viene dichiarato il conto da liquidarsi al costruttore e la collaudabilità dell’opera.
Il certificato viene dato al costruttore che entro 20gg può aggiungere le domande Infine il collaudatore deve
restituire tutta la documentazione al DL che provvede alla liquidazione con la restituzione delle cauzioni e
delle ritenute a garanzia operate dal committente sul singolo stato di avanzamento dei lavori.

2. COLLAUDO AMMINISTRATIVO
È obbligatorio per tutti gli edifici a destinazione pubblica e facoltativo per le opere private. Può essere
eseguito da un professionista iscritto all’ordine da 5 anni. Ha lo scopo di verificare che l’opera sia stata
eseguita ad opera d’arte e che siano stati rispettati tutti i requisiti qualitativi e quantitativi stabiliti nel
capitolato speciale d’appalto. I documenti sono gli stessi del collaudo statico.

3. CERTIFICATO DI COLLAUDO FINALE


È l’atto finale redatto dal DL per le opere realizzate in regime SCIA che viene presentato unitamente alla
dichiarazione di fine lavori firmata dal proprietario allo sportello unico per l’edilizia.

L’IMPIANTO DI CANTIERE E LA SUA ORGANIZZAZIONE


Deriva da un vero e proprio progetto di cantiere dove secondo criteri di razionalità economicità e sicurezza
vengono indicate:
- la disposizione dei macchinari
- il raggio d’azione
- la localizzazione dei depositi materiali
- gli spazi di lavorazione
- i servizi logistici e direttivi
- l’accesso e le vie di percorrenza interne

IL COSTO DI COSTRUZIONE DEL MANUFATTO EDILIZIO suddiviso in:


- costo di impianto di cantiere
- costi variabile
- durata dell’edificazione
Il costo di costruzione dell’opera è legato chiaramente alla localizzazione del cantiere rispetto ai centri di
approvvigionamento materiali e alle discariche oltre all’accessibilità dell’impianto di cantiere. I tempi di
esecuzione per ottimizzarli sono state sviluppate tecniche di programmazione.

LE NORME DI SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO


Il dlg. 81/2008 recentemente emanato e modificato dal dlg. 106/2009 riordina quanto previsto dalla
previgente normativa in materia di sicurezza.

Il TESTO UNICO PER LA SICUREZZA [D.Lgs. 81/2008 aggiornato dal 106/2009] è composto da 13 titoli

TITOLO I
Vengono ribaditi i principi generali e le definizioni attinenti tutti i settori delle attività lavorative per la
sicurezza nei luoghi di lavoro. Viene specificato il concetto di valutazione dei rischi con la redazione del
relativo documento (DVR) da realizzarsi per datori di lavoro che costituiscono una nuova impresa entro
90gg dalla data di inizio dell’attività. Obbligo di aggiornamento del DVR in occasione di modifiche del
processo produttivo nel termine di 30gg. Viene disciplinato inoltre il servizio di prevenzione e protezione
svolto da addetti interni e/o esterni incaricati muniti di specifiche capacità e requisiti professionali diretti da

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un distinto responsabile nominato RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE (RSPP) anche il
datore di lavoro può svolgerlo.

TITOLO II
Vengono definiti i luoghi di lavoro e i relativi requisiti di salute e sicurezza gli obblighi del datore di lavoro e
le relative sanzioni.

TITOLO III
Vengono specificate le modalità d’uso alle attrezzature di lavoro e dei relativi dispositivi di protezione
individuale (DPI) Anche in questo caso ci sono obblighi per il datore che deve controllare gli impianti e
informare i lavoratori

MISURE GENERALI PER LA PROTEZIONE DELLA SALUTE E LA SICUREZZA DEI LAVORATORI


- valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza
- eliminazione o riduzione dei rischi
- priorità delle misure di protezione collettiva rispetto a quella individuale
- limitazione al minimo del numero di lavoratori che sono esposti al rischio
- uso limitato di agenti chimici, fisici e biologici
- misure di protezione collettiva e individuale
- misure di emergenza da attivare in caso di pronto soccorso, incendio, pericolo….
- utilizzo di segnali di avvertimento e sicurezza
- regolare manutenzione di ambienti attrezzature macchine e impianti con riguardo ai dispositivi di
sicurezza
- informazione dei lavoratori sulla sicurezza.

OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO


- valuta la scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o preparati chimici impiegati
- allestire in modo consono i luoghi di lavoro
- individuare i rischi per la sicurezza
- istituire un servizio di protezione e prevenzione dai rischi
- elaborare DVR e designa il RSPP e il RLS cioè il rappresentante dei lavori per la sicurezza e il medico

SANZIONI
Gli organi di vigilanza (ministero del lavoro, asl VVF) possono adottare provvedimenti di sospensione in
relazione alla parte dell’attività imprenditoriale interessata alle violazioni.
SISTEMA DI QUALIFICAZIONE DELLE IMPRESE (PATENTE A PUNTI)
Sistema che garantisce la continua verifica dell’idoneità delle imprese Aziende e lavoratori hanno un
punteggio iniziale soggetto a decurtazioni in caso di accertamento delle violazioni. Azzeramento dei punti
impedisce prosecuzione attività.

TITOLO IV DEL TESTO UNICO DELLA SICUREZZA tratta in maniera specifica i cantieri temporanei e mobili (ex
494\96) e definisce i soggetti che ruotano attorno al cantiere e le loro mansioni. Riguardano i seguenti
lavori edili o di ingegneria civile:
a. lavori di costruzione manutenzione demolizione conservazione risanamento di opere fissi, permanenti o
temporanee, in muratura, ca, metalli o legno comprese linee elettriche, opere stradali ferroviarie e
idrauliche
b. scavi, montaggio e smontaggio di elementi prefabbricati utilizzati per lavori edili o rischiosi (esposizione a
agenti chimici, lavori in pozzi con materiale pesante, a rischio di caduta sopra i 2m…)

FIGURE CHE RUOTANO INTORNO ALLA REALIZZAZIONE DI UN’OPERA EDILIZIA


a. COMMITTENTE. Soggetto per conto del quale viene realizzata l’opera. In un’opera pubblica è la figura con
potere decisionale e di spesa relativa alla gestione dell’appalto. Designa coordinatore per la progettazione e
il coordinatore per esecuzione dei lavori (può essere lui stesso). Controlla idoneità delle imprese affidatarie.

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b. RESPONSABILE DEI LAVORI. Soggetto incaricato dalla committenza ai fini della progettazione o
dell’esecuzione o del controllo dell’esecuzione dell’opera nei lavori. Nei lavori pubblici è il RUP in quelli
privati il committente o persona da lui incaricata.
c. PROGETTISTA
d. CALCOLATORE STRUTTURALE
e. DIRETTORE DEI LAVORI
f. ASSISTENTE AI LAVORI. Tecnico delegato dalla direzione lavori a particolari funzioni di sorveglianza
g. DIRETTORE ARTISTICO. Progettista dell’opera che affianca direttore dei lavori
h. APPALTATORE. Soggetto che si è aggiudicato l’appalto per l’esecuzione delle opere
i. ARTIGIANI. Lavoratori autonomi che concorrono alla realizzazione di un’opera senza il vincolo di
subordinazione
j. DIRETTORE DI CANTIERE. Tecnico delegato dall’appaltatore per l’organizzazione del cantiere e dei lavori
k. IMPRESA AFFIDATARIA
l. IMPRESA ESECUTRICE
m. COORDINATORE DELLA SICUREZZA IN FASE DI PROGETTAZIONE. Architetto sez a e b incaricato dal
committente o dal responsabile dei lavori che redige il piano di sicurezza PSC
n. COORDINATORE DELLA SICUREZZA IN FASE DI ESECUZIONE. Architetto sez a e b incaricato dal
committente o dal responsabile dei lavori che redige il piano di sicurezza PSC
o. COLLAUDATORE. professionista iscritto all’albo da almeno 10 anni (per collaudo statico, 5 anni se
collaudo amministrativo) che non sia rientrato in nessuno dei processi ideativi e realizzativi dell’opera
addetto alla procedura di collaudo strutturale
- COORDINATORE DELLA SICUREZZA IN FASE DI PROGETTAZIONE (coordinatore per la progettazione)
Soggetto incaricato dal committente o dal responsabile dei lavori a procedere di concerto con il progettista
durante la progettazione esecutiva dell’opera e comunque prima della presentazione delle offerte a:
- redigere il piano di sicurezza e di coordinamento (PSC)
- predisporre un fascicolo contenente le informazioni utili ai fini della prevenzione e protezione dei rischi
cui poi sono esposti i lavoratori e che deve essere adattato alle caratteristiche dell’opera e della sua futura
manutenzione. Deve aver frequentato un corso in materia di sicurezza di 120 ore. Può anche essere il
committente o responsabile lavori. Per le opere pubbliche è d’obbligo il ccord. Progettazione nei cantieri
dove è prevista la presenza di più imprese anche non contemporanea e non è d’obbligo nelle opere private
di importo inferiore a 100 000 euro e non soggette a permesso di costruire.

- COORDINATORE ALLA SICUREZZA IN FASE DI ESECUZIONE DEI LAVORI


Gli obblighi:
- provvedere all’applicazione delle disposizioni contenute nel piano di sicurezza e di coordinamento (PSC)
- adeguare i piani in relazione all’evoluzione dei lavori e delle eventuali modifiche intervenute
- proporre al committente in caso di gravi inosservanze la sospensione dei lavori, l’allontanamento delle
imprese o dei lavoratori o la risoluzione del contratto
- sospendere in caso di pericolo grave o imminente le singole lavorazioni
- predisporre il piano di sicurezza e coordinamento e il fascicolo quando in caso di varianti sopravvenute nel
corso dei lavori subentri l’obbligo del PSC o nel caso di opere con committente privato quando disciplinate
da SCIA o Comunicazione di inizio attività.

PIANO DI SICUREZZA E DI COORDINAMENTO (PSC) in progettazione – redatto dalla DL


La stesura del piano di sicurezza e di coordinamento deve essere effettuata contestualmente alla
progettazione dell’opera e quindi quando ancora non si conosce l’impresa esecutrice. Il piano di sicurezza e
coordinamento è parte integrante del contratto di appalto e i datori di lavoro delle imprese esecutrici e i
lavoratori autonomi sono tenuti ad attuare quanto previsto nel piano di sicurezza e di coordinamento e nel
piano operativi di sicurezza. I costi della sicurezza sono compresi nell’importo totale dei lavori ed
individuano la parte del costo dell’opera da non assoggettare a ribasso nelle offerte delle imprese esecutrici

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Parte prima. Prescrittiva e di coordinamento delle varie parti per l’organizzazione della sicurezza
1. Premessa sulla specificità del PSC.
2. Contenuti del PSC identificazione e descrizione dell’opera e del sito
3. relazione concernente l’individuazione, l’analisi e la valutazione dei rischi concreti
4. scelte progettuali e organizzative, procedure, misure preventive e protettive
5. prescrizioni operative misure protettive e preventive e DPI in relazione all’interferenza tra le lavorazioni
6. misure di coordinamento relative all’uso comune da parte di piu’ imprese e lavoratori autonomi di
apprestamenti, attrezzature, infrastrutture, mezzi e servizi di protezione collettiva come scelta di
pianificazione dei lavori finalizzata alla sicurezza
7. modalità organizzative della cooperazione e del coordinamento, nonche’ della reciproca informazione fra
datori di lavoro
8. organizzazione relativa al servizio di pronto soccorso, antiincendio ed evacuazione dei lavoratori con
riferimenti telefonici di emergenza
9. entità presunta del cantiere espressa in uomini/giorno con i dati relativi alla durata prevista delle
lavorazioni
10. stima dei costi della sicurezza
11. procedure complementari e di dettaglio al PSC connesse alle scelte autonome dell’impresa esecutrice
da esplicitare nel POS (solo per lavorazioni particolari)

Parte seconda. Insieme delle schede di sicurezza, cronoprogramma, diagramma gannt, computo costi
sicurezza, FASCICOLO DELL’OPERA
- scheda di sicurezza per fasi lavorative
- scheda di sicurezza di macchinari ed attrezzature
- scheda di sicurezza per gruppi omogenei di lavorazioni
- cronoprogramma di esecuzione lavori
- diagramma di gannt
- computo dei costi della sicurezza
- elenco legislazioni di riferimento
- fascicolo con le caratteristiche dell’opera
- bibliografia di riferimento

Fascicolo con le caratteristiche dell’opera


Accompagna l’opera per tutta la sua durata di vita (durante costruzione e per lavori successivi alla
realizzazione). Tre capitoli:
1. descrizione sintetica dell’opera e indicazione dei soggetti coinvolti
2. individuazione dei rischi, delle misure preventive e protettive in dotazione dell’opera e di quelle ausiliarie
per gli interventi successivi prevedibili nell’opera. Le misure preventive e protettive in dotazione dell’opera
sono le misure preventive e protettive incorporate nell’opera o a servizio della stessa per la tutela della
sicurezza e della salute dei lavoratori incaricati di eseguire i lavori successivi sull’opera. Esistono anche
misure ausiliarie e sono quelle da adottare dalle imprese esecutrici/lavoratori autonomi.
3. riferimenti alla documentazione di supporto esistente
Il fascicolo deve essere aggiornato
- in corso di esecuzione a cura del coordinatore per l’esecuzione
- durante la vita d’esercizio dell’opera in base alle eventuali modifiche sulla stessa a cura del committente.
Il gestore dell’opera è il soggetto coinvolto maggiormente nell’utilizzo del fascicolo. Deve essere utilizzato
per informare le imprese di manutenzione sulle modalità di intervento ai fini di sicurezza

Parte terza.
- Elaborati grafici dell’area
- tavola planimetrica con evidenziati recinzioni, varchi di accesso le delimitazioni delle aree praticabili o
interdette in relazione alle varie fasi lavorative la stratigrafia del terreno.

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PIANO OPERATIVO Di SICUREZZA (POS) in esecuzione – redatto dall’Impresa esecutrice
Dati dell’imprese esecutrice ed elenco dei macchinari e attrezzature di cantiere. Redatto obbligatoriamente
a cura di ciascun datore di lavoro delle imprese esecutrici, contiene le informazioni relative al cantiere e le
valutazioni dei rischi a cui sono sottoposti gli addetti dell’impresa.
Il POS oltre ad essere un adempimento amministrativo rappresenta un documento essenziale al fine di
prevenire limitare e ridurre al minimo i rischi ed in grado di fornire un comportamento e indirizzo sulla
sicurezza.
Esso contiene:
- dati identificativi dell’impresa esecutrice
- le specifiche mansioni inerenti la sicurezza svolte in cantiere da ogni figura nominata allo scopo
dall’impresa esecutrice
- la descrizione dell’attività di cantiere delle modalità organizzative e dei turni di lavoro
- elenco ponteggi, ponti su ruote a torre e di altre opere provvisionali di notevole importanza delle
macchine e degli impianti utilizzati nel cantiere
- elenco delle sostanze e dei materiali pericolosi utilizzati nel cantiere con le relative schede di sicurezza
- esito del rapporto di valutazione sul rumore rilasciato dal medico
- individuazione delle misure preventive e protettive integrate rispetto a quelle del PSC
- elenco dei dispositivi di protezione individuale forniti ai lavoratori in cantiere
- documentazione in merito all’informazione e alla formazione fornite ai lavoratori occupati in cantiere.

CENNI SUL CATASTO E SULLA TEORIA ESTIMATIVA


Il catasto è l’inventario dei beni immobili di un territorio. In Italia dal 1865 esistono 2 catasti: rurale(terreni)
e urbano (fabbricati). I documenti si trovano all’ufficio tecnico erariale UTE presente in ogni capoluogo e
dipendente dal ministero delle finanze. I due catasti non forniscono prova giuridica della proprietà (non
probatori).

Il catasto rurale (1:2000) è:


- geometrico perché costituito in base ad un rilievo topografico planimetrico
- particellare in quanto il rilievo è stato fatto per particelle cioè per porzioni continue di terreno aventi la
stessa qualità o classe e appartenenti allo stesso proprietario e allo stesso comune. A ciascuna particella
viene assegnata la qualità della coltura con classe di produttività.
Due redditi legati al terreno: reddito dominicale (proprietario fondo) reddito agrario (conduttore fondo). La
tariffa catastale è reddito catastale unitario.
Documenti del catasto terreni: La tavola censuaria (l’inventario con i relativi estremi catastali di tutte le
particelle), registro partite (ditte catastali), schedario possessori, prontuario numeri di mappa (indice delle
particelle).

Il nuovo catasto edilizio urbano (NCEU) entrato in vigore nel 1962. La base del rilievo catastale è l’unità
immobiliare definita come porzione di fabbricato, intero o insieme di fabbricati che sia di per se utile e
capace di produrre un reddito proprio indipendente. Ogni foglio di mappa urbana in scala 1:500 riporta un
dato numero di particelle edilizie che può a sua volta comprendere una o più unità immobiliari ciascuna
contraddistinta da un numero subalterno della particella. La rendita catastale delle singole unità
immobiliari viene ai fini delle imposte aggiornata annualmente con dei coefficienti moltiplicatori stabiliti dal
ministero delle finanze distintamente per categoria.
Le categorie di unità immobiliari previste, su scala nazionale, sono 44 suddivise in 5 gruppi:
1. unità immobiliari per uso abitativo o assimilabile
2. unità immobiliari per uso di alloggi collettivi
3. unità immobiliari a destinazione commerciale e varia
4. unità immobiliari a destinazione speciale
5. unità immobiliari a destinazione particolare
Per variazione dello stato degli immobili urbani si deve effettuare dichiarazione a carico degli intestatari

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immobile, con presentazione all’agenzia delle entrate di atto di aggiornamento predisposto da
professionista tecnico abilitato.
L. 23\2014 riforma del catasto: revisione del sistema estimativo del catasto dei fabbricati su tutto il
territorio nazionale. 6 punti principali:
- RENDITA CATASTALE (valore annuo) = Il valore annuo mq (con riduzione per spese manutenzione
amministrazione adeguamenti) x superficie
- VALORE PATRIMONIALE DEGLI IMMOBILI (valore per tipologia): al valore per tipologia vengono applicati
Coeff. = anno costr., piano, esposizione, aria, affaccio, ascensore, riscaldamento centralizzato o autonomo,
stato manutenzione. Moltiplicato poi per la superficie.
- FEDERALISMO CATASTALE: i comuni forniscono info all’agenzia delle entrate
- IMMOBILI STORICI: immobili riconosciuti dal codice beni cult. Vengono distinti in base alla suscettibilità o
meno allo sfruttamento commerciale.
- COMMISSIONI CENSUARIE: attribuiscono rendita catastale e valore patrimoniale
- STIME DIRETTE PER UNITA’ A DESTINAZIONE SPECIALE

CENNI SULLA TEORIA ESTIMATIVA

ESTIMO GENERALE
Si procede a stima quando occorre formulare giudizi sul più probabile valore di mercato di un bene o di un
servizio. I beni vengono valutati in relazione a 7 aspetti economici che esprimono tutti i possibili modi con
cui può essere attuata la stima:
1. valore di mercato, è il rapporto tra il bene e la moneta
2. costo di produzione cioè l’insieme degli oneri sostenuti per produrre un bene o un ser
3. valore complementare
4. valore di trasformazione
5. valore di surrogazione
6. valore di capitalizzazione: è dato dal reddito periodico moltiplicato per gli anni di durata del ciclo
produttivo per il saggio di capitalizzazione
7. valore convenzionale

Per la stima il perito sceglie quello più appropriato e il procedimento che può essere
- sintetico
- analitico

Fabbricati civili. Stima per


- confronto diretto (in base alle caratteristiche del bene)
- capitalizzazione del reddito
Aree fabbricabili. Stima per
- confronto diretto (in base alle caratteristiche del bene)
- valore di trasformazione (differenza tra valore di mercato dell’area edificata con fabbricato da prg \ pp e il
costo totale di costruzione dello stesso)

Avviamento commerciale o industriale


- valutato per differenza tra valore di mercato e valore dei singoli elementi dell’immobile
- 8,15% del valore degli elementi immobiliari dell’azienda complessiva

Valutazione a scopo assicurativo. Es incendio


- Valore di ricostruzione con coefficiente di deprezzamento per vetustà

Aziende agrarie
Stima di produzione che tiene conto di
- capitale fondiario
- capitale agrario

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- lavoro

IL COMPUTO METRICO ESTIMATIVO (CME)


È uno degli elaborati di cui si compone il progetto e attraverso il quale si perviene alla stima sommaria (nel
progetto definitivo) e definitiva (nel progetto esecutivo) del valore di costo di costruzione di un’opera (VC).
Il VC viene determinato individuando le quantità delle singole lavorazioni necessarie per eseguire l’opera
(dedotte dagli altri elaborati del progetto definitivo), moltiplicando ciascuna per il suo prezzo unitario e
sommando fra loro tutti i valori di costo così ottenuti. Il VC stimato nel CME confluisce in un quadro
economico (QE) per la determinazione del costo totale d’intervento (CT). Nel CME possono essere previste,
in relazione a specifiche caratteristiche dell’opera, somme da accantonare per eventuali lavorazioni in
economia, da prevedere nel contratto d’appalto (CA) o da inserire nel QE tra quelle a disposizione della
stazione appaltante.
Nel CME le lavorazioni da eseguire per produrre il manufatto devono essere: computate, cioè identificate e
descritte; misurate nelle quantità fisiche; stimate nel costo rispetto al loro prezzo unitario. Le lavorazioni,
da elencare in sequenza cronologica, sono codificate e illustrate nell’esecuzione, identificando materiali,
procedimenti, mezzi e attrezzature, manodopera. Le quantità devono essere calcolate geometricamente in
modo analitico, indicando norme e unità di misura adottate. Specifiche indicazioni su questi aspetti sono
riportate nel capitolato speciale d’appalto. Il prezzo unitario di costo di ciascuna lavorazione, espresso nella
relativa unità di misura, può essere stimato o in modo sintetico, desumendolo da appositi tariffari oppure
da listini ufficiali vigenti nell’area interessata, o in modo analitico, attraverso l’analisi delle quantità e dei
prezzi dei fattori produttivi da impiegare per produrre un’unità di prodotto (analisi prezzi unitari). I prezzi
unitari di costo delle lavorazioni sono elencati in un altro elaborato di progetto: l’elenco prezzi unitari. I
tariffari definiscono prezzi medi con riferimento a condizioni esecutive ordinarie relative a dimensioni,
accessibilità e organizzazione del cantiere.
Viene aggiunta al totale di questi importi una quota percentuale per:
- oneri per la sicurezza (% del totale)
- spese generali dell’impresa (13÷15%)
- utile dell’appaltatore (10%).

RIEPILOGO NORME PRINCIPALI


Lg. 2359/1865: Prima Legge sulla disciplina urbanistica
Introduce i Piani Regolatori Edilizi (comuni con >10.000 abitanti)
Introduce l’Esproprio per pubblica utilità
Lg. 2892/1885 Legge di Risanamento per Napoli
Art.13 - Stabilisce la determinazione dell’indennità di esproprio nella media tra il valore venale del bene da
espropriare e la somma dei fitti riscossi negli ultimi 10 anni (o da imporre catastali se fitti non disponibili)
Lg. 1089/1939: protezione del patrimonio artistico e culturale. Cataloga i beni mobili ed immobili.
Lg. 1497/1939: “Protezione sulle Bellezze Naturali”: introduce il PIANO PAESISTICO
Lg. 1150/1942: LEGGE URBANISTICA FONDAMENTALE – Introduce la pianificazione a vari livelli
Introduce i Piani Territoriali di Coordinamento + Piano Regolatore Generale PRG di durata illimitata (fino ad
adozione nuovo piano)
Art. 13 - Introduce i Piani Particolareggiati per attuare i PRG (10 anni)
Introduce i Piani di Lottizzazione e i Comparti Edificatori per attuare i PP
Titolo di Licenza Edilizia per costruzioni nuove o modifiche
Regolamento Edilizio per comuni, norme per il PRG: H edifici, spazi pubblici, aspetto facciate,

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sporgenze, distacchi…
Esproprio che rimanda alla vecchia legge.
Lg. 167/1962: Introduce i PEEP
Lg. 765/1967: LEGGE PONTE – Adattamento della vecchia legge in vista della creazione di nuovi strumenti
urbanistici
Introduce i limiti degli indici di fabbricabilità per i Comuni sprovvisti di PRG ergo -> obbligo PRG per usufruire di If
più alti, obbligo della Licenza Edilizia
Vincoli preordinati all’esproprio e di inedificabilità assoluta
Piano di Lottizzazione con Pubblico/Privato
Lg. 1444/1968: STANDARD URBANISTICI E RESIDENZIALI
Art.2 - Introduce le Zone Omogenee comunali (A, B, C, D…)
Art.3 - Introduce la dotazione minima inderogabile di 18 mq/abitante (standard urbanistici) destinati a verde o
spazi di interesse pubblico, ad esclusione degli spazi destinati alle sedi viarie (7 mq/ab) per un totale di 25 mq/ab.
Introduce la dotazione di 25 mq/ab (standard residenziali) di superficie lorda + 5mq/ab per servizi strettamente
interconnessi alla residenza, per un totale di 30 mq/ab o 100 mc (vuoto per pieno; 25 mq x 3,20m = 80 mc; 5 mq x
4,00m = 20 mc  100 mc, dove 3,20m e 4,00m sono altezze virtuali)
Art.7 - Limiti di densità edilizia
Art.8 - Limiti di altezza degli edifici
Art.9 - Limiti di distanza tra i fabbricati
Lg. 865/1971: Legge di Riforma sulla Casa
Lg. 756/1973: Legge Tampone
Lg. 10/1977: Legge Bucalossi – Norme per l’edificabilità dei suoli
Introduce la Concessione Edilizia – Prime divisioni fra le tipologie di intervento pesante/leggero
Lg. 457/1978: Introduce i Piani di Recupero
Lg. 431/1985: LEGGE GALASSO – Vincoli paesaggistici tassativi come tentativo di limitare il condono 1985. Prima del D.
Lgs. 42/2004 (Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) rende effettiva l’applicazione dei piani paesistici della L.
1497/1939.
Anni ’90: Programmi Complessi
DPR 327/2001: TESTO UNICO dell’Esproprio
DPR 380/2001: TESTO UNICO per l’Edilizia
Introduce lo Sportello Unico per l’Edilizia
Definisce gli Interventi Edilizi ed i Titoli necessari
D. Lgs. 42/2004: Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Introduce i concetti di TUTELA e VALORIZZAZIONE
D. Lgs. 50/2016 e D. Lgs. 56/2017 + Linee Guida ANAC: Nuovo Codice Contratti Pubblici (Nuovo Codice Appalti)

NORMATIVA URBANISTICA

- L’art. 13 della legge 1150 del 1942 di cosa tratta?


L’art.13 della legge 1150/42 introduce i piani particolareggiati esecutivi, che sono il mezzo di attuazione del
P.R.G. Il PPE concretizza le prescrizioni del PRG, specificandone ed integrandone le previsioni. È di iniziativa
pubblica e si attua per mezzo dei comparti edificatori (suddivisione dei terreni in unità fabbricabili, da
trasformare a seconda delle prescrizioni), formati dai comuni o dai proprietari riuniti in consorzio.
In detti piani devono essere indicati le reti stradali e i principali dati altimetrici di ciascuna zona e debbono
inoltre essere determinati:
 le masse e le altezze delle costruzioni lungo le principali strade e piazze;
 gli spazi riservati ad opere od impianti di interesse pubblico;
 gli edifici destinati a demolizione o ricostruzione, ovvero soggetti a restauro o a bonifica edilizia;
 le suddivisioni degli isolati in lotti fabbricabili secondo la tipologia indicata nel piano;
 gli elenchi catastali delle proprietà da espropriare o da vincolare;

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 la profondità delle zone laterali a opere pubbliche la cui occupazione serva ad integrare le finalità delle
opere stesse ed a soddisfare prevedibili esigenze future.

- Piani decennali della legge 457/1978


Norme per l’edilizia residenziale.
Art.1: contenuti del piano.
A partire dall’anno 1978, viene attuato un piano decennale di edilizia residenziale riguardante:
a) gli interventi di edilizia sovvenzionata diretti alla costruzione di abitazioni e al recupero del patrimonio
edilizio degli enti pubblici;
b) gli interventi di edilizia convenzionata e agevolata diretti alla costruzione di abitazioni e al recupero del
patrimonio edilizio esistente;
c) l’acquisizione e l’urbanizzazione di aree destinate agli insediamenti residenziali.
I finanziamenti per l’edilizia residenziale agevolata e sovvenzionata possono essere destinati ad interventi di
edilizia residenziale pubblica o ad opere ad essi funzionali, da realizzare su aree o immobili demaniali
concessi a comuni o ad altri enti ai sensi della normativa vigente. Tali aree o immobili devono comunque
essere ricompresi in piani di recupero ovvero in programmi integrati di intervento, di riqualificazione
urbana o di recupero urbano.
Il piano indica e quantifica le risorse finanziarie e creditizie da destinare all’edilizia residenziale pubblica e
determina i criteri per la loro gestione coordinata, tenuto conto delle linee generali di intervento nel
settore dell’edilizia residenziale indicate dal C.I.P.E.
Il piano decennale definisce il programma operativo per il primo quadriennio ed è soggetto a revisione ogni
quattro anni. Sulla base del piano nazionale le regioni formulano propri programmi quadriennali e progetti
biennali di intervento. Alla relazione previsionale e programmatica ed alla relazione generale sulla
situazione economica del Paese, è allegata una relazione sull’andamento del settore edilizio e sullo stato di
realizzazione dei programmi di edilizia residenziale.

- A cosa serve la Valutazione Ambientale Strategica?


La VAS è destinata alla valutazione di piani e programmi, redatta prima dell’adozione; è la valutazione delle
conseguenze ambientali di piani e programmi al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile. L’applicazione
della VAS è finalizzata ad integrare nel processo di programmazione le considerazioni di carattere sociale ed
economico,con un adeguata considerazione del possibile degrado ambientale.
Da un punto di vista temporale, il primo strumento utilizzato per mitigare gli effetti dell’opera umana
sull’ambiente è stata la VIA. Queste venne infatti introdotta per la prima volta nel 1985 negli USA, con il
National Environment Policy Act, del 1° gennaio 1970 e, successivamente, in Europa con la direttiva del
Consiglio CEE del 1985.
La VAS nasce nel 2001 a completamento e integrazione della VIA dato che quest’ultima si mette in atto solo
per singoli progetti mentre la VAS ha come oggetto interi programmi consentendo di valutare tutte le
possibili alternative di realizzazione delle singole opere. Essa si inscrive nel macrocontesto delle leggi
ambientali, confluite nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, D. Lgs. 42/2004, al fine di tutelare
l’ambiente nell’ottica dello sviluppo sostenibile (ovvero uno sviluppo economico compatibile con la
salvaguardia dell’ambiente e dei beni liberi per le generazioni future).
Procedura:
- verifica preventiva per determinare la necessità di sottoporre o no a valutazione ambientale il piano o
il programma;
- definizione dei contenuti (scoping) e redazione del rapporto ambientale (impatti e diverse alternative
di progetto);
- consultazione dei soggetti competenti: le autorità pubblicano il piano\progetto per osservazioni entro
60gg;
- valutazione della compatibilità ambientale del piano o programma e delle osservazioni entro 90 gg;

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- decisione e informazione sul processo decisionale e sui suoi risultati;
- monitoraggio per verificare il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità prefissati.
NB. le procedure di VAS per gli strumenti attuativi non in variante dei piani generali è esclusa se questi sono
già stati soggetti a VAS.

- Cosa sono i Piani Paesistici?


I piani paesistici, oggi piani paesaggistici secondo il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (d.lgs.
42/2004), vengono introdotti dalla l. 1497/1939, incentrata sulla protezione delle bellezze naturali.
Praticamente inutilizzati, vengono poi applicati in maniera estensiva grazie all’introduzione della Legge
Galasso n.431/1985, per poi convogliare nel Testo Unico 490/1999, successivamente sostituito dal D.lgs
42/2004.
Attraverso i piani paesaggistici devono essere individuate e salvaguardate:
- aree ed immobili con cospicui caratteri di bellezze naturali;
- aree afferenti i territori costieri, o contigue a laghi fiumi torrenti e corsi d’acqua oltre alle zone di interesse
artistico storico architettonico e paesaggistico;
Le regioni sottopongono il territorio a normativa d’uso attraverso i piani paesaggistici che suddividono il
territorio in ambiti omogenei, da elevato pregio a degradati/compromessi.
Per ciascun ambito viene definito un obiettivo di qualità paesaggistica (rispetto anche a quanto concordato
durante la Convenzione sul Paesaggio, tenutasi a Firenze nel 2000), che prevede:
-mantenimento delle caratteristiche
-riqualificazione
-salvaguardia
-linee di sviluppo urbanistico ed edilizio
Vengono quindi effettuate:
-ricognizioni di beni e aree
- individuazione di nuovi beni e contesti
- analisi dinamiche di trasformazione del territorio (es: rischi e vulnerabilità)
- individuazione degli interventi
I vincoli su proprietà privata non sono indennizzabili e sono prevalenti su PRG.
Gli interventi edilizi nelle aree sottoposte a vincolo di tutela paesaggistica sono subordinati ad
autorizzazione paesaggistica: con procedura ordinaria o con procedura semplificata.
Non serve autorizzazione paesaggistica per: manutenzione ordinaria, straordinaria che no alteri esterno,
consolidamento statico, restauro conservativo, attività agro-silvo-pastorali, bonifica e antincendio.
I piani paesaggistici reintroducono, inoltre, gli usi civici del territorio, già diffusi nel Medioevo. Per uso civico
si intende il diritto di godimento collettivo che si concreta, su beni immobili, in varie forme (attività agro-
silvo-pastorali, caccia) e che spetta ai membri della comunità su terreni di proprietà pubblica o privata
(dove per privata si intendono, per esempio, proprietà nobiliari di origine feudale).

- Quali sono gli strumenti legislativi che regolano l’esproprio?


Testo unico esproprio: D.P.R. 327/2001. Il testo disciplina l’espropriazione, anche a favore di privati, dei
beni immobili o di diritti relativi ad immobili per l’esecuzione di opere pubbliche o di pubblica utilità.
Tenuto conto di:
- art. 42, comma 3 della Costituzione “la proprietà privata può essere, nei casi espressi dalla legge e salvo
indennizzo, espropriata per motivi di interesse generale”;
- art. 834 del Codice Civile “nessuno può essere privato, in tutto o in parte, dei beni di sua proprietà, se non
per causa di pubblico interesse legalmente dichiarata e contro il pagamento di una giusta indennità”.

- Legge 167 del 1962: qual è l’elemento fondamentale?

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Questa legge introduce i Piani di Edilizia Economica Popolare (PEEP). Lo scopo fondamentale è quello di
fornire all’ente pubblico gli strumenti concreti per programmare gli interventi nel settore della casa e per
incidere, tramite questi, sull’assetto del territorio urbano, contrastando la speculazione fondiaria e
indirizzando lo sviluppo edilizio con i piani di zona (di contenuto analogo ai piani particolareggiati) da
realizzare su aree espropriate, all’edilizia economica e popolare.
Per la prima volta l’esproprio è utilizzabile non solo per i terreni destinati a fini pubblici, ma anche per quelli
destinati a residenza, e veniva stabilita un’indennità di esproprio inferiore al valore di mercato, fissata al
valore che le aree avevano sul mercato due anni prima dell’adozione del piano PEEP. Questo doveva
consentire ai Comuni (e agli enti, istituti e cooperative costruttori case popolari, cui potevano essere
assegnati i terreni edificabili) di acquisire ad un costo relativamente contenuto aree più centrali e di dotarle
di tutti i servizi sociali necessari, che dovevano essere previsti nello stesso piano di zona. Si prevedeva,
infine, di innescare un processo di finanziamento a rotazione: i Comuni, ottenendo i terreni a basso prezzo
e rivendendoli (una volta urbanizzati) agli assegnatari pubblici e privati, avrebbero potuto ricavare fondi da
reinvestire in acquisto di altre aree ed in costruzione di servizi.

- Quali sono i contenuti fondamentali della legge 865 del 1971?


Legge di riforma della casa: “Programmi e coordinamento dell’edilizia residenziale pubblica e Norme
sull’espropriazione per pubblica utilità”. La legge stabiliva l’impiego unitario dei fondi stanziati per l’edilizia
economica e popolare, con un coordinamento a livello nazionale tramite il CER (Comitato Edilizia
Residenziale) e l’effettiva distribuzione affidata alle Regioni, in base a piani di localizzazione da esse
approvati. Veniva anche prevista la creazione di Consorzi regionali degli IACP (Istituto Autonomo Case
Popolari), il loro riordinamento e la determinazione dei canoni di affitto e delle quote di riscatto. Gli
elementi fondamentali della legge 865 riguardano i problemi di pianificazione del territorio. Venivano
ampliate le possibilità di intervento dei Comuni, consentendo l’espropriazione delle aree – edificate e non –
per la formazione non solo dei PEEP, ma anche di Piani per gli Insediamenti Produttivi (PIP). Veniva inoltre
stabilito che le aree PEEP potessero coprire fino al 60% del fabbisogno totale di edilizia abitativa per un
decennio. Innovazioni importanti contenute in questa legge sono l’estesa introduzione del diritto di
superficie, con conseguente proprietà del bene edificato, su un terreno che rimane di proprietà altrui.
Queste norme miravano evidentemente ad aumentare lo spazio a disposizione dell’edilizia pubblica,
nell’intento di ridurre il peso della speculazione fondiaria. L’indennità venne riferita non più al valore di
mercato delle aree, ma al loro valore intrinseco. Nelle aree esterne ai centri edificati l’indennizzo veniva
posto pari al valore agricolo medio corrispondente alle colture in atto.

- Programma di Fabbricazione: quale legge lo introduce?


È introdotto dalla legge fondamentale dell’urbanistica, la n°1150/1942. Il programma di fabbricazione è
previsto per i Comuni non obbligati a redigere il P.R.G., ovvero quelli con un numero di abitanti inferiore a
10.000. È definito come un allegato del Regolamento Edilizio e indica solo le zone di espansione dell’abitato
e i tipi edilizi delle aree fabbricabili. NON ha il potere di stabilire l’edificabilità dei suoli.
Con l’art. 34 della L. 1150/42 fu imposto ai comuni privi di PRG l’adozione di un Regolamento Edilizio, quale
strumento di minima disciplina delle trasformazioni, con facoltà di allegarvi a quest’ultimo un apposito
Programma di Fabbricazione (d’ora in avanti PdF), strumento finalizzato ad una minima pianificazione
urbanistica attraverso: la disciplina dei limiti di ciascuna zona del territorio comunale; l’individuazione di
diverse tipologie edilizie di zona e dell’abitato; definizione delle eventuali direttrici di espansione urbane; Il
PdF non concepiva la più ampia accezione della disciplina di sviluppo dell’intero territorio comunale,
focalizzandosi sui centri abitati e zone di espansione. Ciò era la visione del legislatore fascista del 1942, che
aveva cercato di indirizzare le azioni pianificatorie introducendo questa versione surrogata o “light” del
PRG, molto più semplice sul versante procedurale di formazione. Di converso si instaurò la consuetudine,
ancorché contraria alla volontà della giurisprudenza, che il PdF allargasse le competenze tanto da arrivare
ad inglobare gli stessi contenuti del PRG. Tale prassi venne legittimata da una serie di norme come la Legge

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18 Aprile 1962 n. 167 sull’edilizia economica popolare, con cui l’art. 3 dispose che il Programma di
Fabbricazione individuasse le zone entro le quali realizzare determinate opere, individuandone anche i
vincoli corrispondenti preordinati all’esproprio.
Attraverso i relativi elaborati doveva proiettare le norme attuative e circoscriverle in riferimenti spaziali,
attribuendo così agli agglomerati urbani un minimo livello di disciplina edilizia. Nascendo come primo
impianto di razionalizzazione del territorio comunale, il PdF possiede e mantiene una snella procedura di
adozione da parte del consiglio comunale; con l’istituzione formale delle Regioni, a queste veniva trasmesso
e sottoposto alla disamina della giunta, la quale poteva: approvarlo; non approvarlo e ritrasmetterlo con
osservazioni; apportare modifiche sostanziali e non; Il piano entrava in vigore con la pubblicazione sul
Bollettino ufficiale. Le distanze tra PRG e PdF furono accorciate con la “legge ponte” del 1967, la quale
dispose l’equiparazione di quest’ultimi anche sotto l’aspetto degli standard generali, evidenziando come il
Programma non possieda le stesse caratteristiche tecniche e giuridico-procedurali del PRG. Non a caso, il
legislatore ha utilizzato il termine “programma” invece di “piano” con cui sono indicati altri strumenti della
pianificazione territoriale. La legislazione continuò su questa linea applicando l’estensione applicativa anche
ai PdF delle misure di salvaguardia con l’art. 4 della legge n. 291 del 1° giugno 1971 e con l’art. 2 della legge
n. 517 del 5 Luglio 1966. Non solo, anche la proroga dei vincoli urbanistici venne dettata dall’art. 1 della L.
n. 756 del 30 Novembre 1973. In seguito al tal proposito la Corte Costituzionale con sentenza del 20 marzo
del 1978 affermò che il divario tra PdF e PRG era stato ampiamente colmato dalle leggi statali posteriori alla
1150/42, anche se non completamente.
Ad esempio, il PdF non prevedeva obbligo di osservazioni esterne, introdotto espressamente con l’art. 25
della legge 47/1985 con le Regioni furono delegate a legiferare la materia. Col passare del tempo il PdF
inizia a diventare inadeguato per fronteggiare le sempre più complesse problematiche urbanistiche,
considerato che in alcuni comuni continuava ad essere lo strumento principale. Molte Regioni attraverso la
loro legislazione in materia di Pianificazione territoriale hanno disposto normative che non contemplavano
più il PdF, rimarcando la mancanza di senso a considerare il PdF alla stregua di un PRG, dato che con la
Legge Ponte 765/1967 la disciplina edificatoria fu limitata e successivamente revisionata con la Legge
Bucalossi n. 10/1977.

18. Cosa contiene il Regolamento Edilizio?


 In linea generale il contenuto dei regolamenti edilizi è stabilito dall’art.33 della Legge Urbanistica, che
elenca una serie di materie che devono essere precipuamente disciplinate. Ciò significa che ogni
Comune può adottare norme anche in materie diverse da quelle previste nell’articolo predetto, sempre
che riguardino l’attività edilizia. Con l’art.31 il legislatore ha voluto stabilire solo il minimo a cui i
Comuni debbono uniformarsi nei rispettivi regolamenti.
 Il Regolamento Edilizio, nel dettare norme deve distinguerle a seconda che riguardino:
 il nucleo edilizio esistente;
 le zone di ampliamento dell’abitato;
 il restante territorio comunale.
Le norme regolamentari possono dividersi in tre gruppi:
 norme di procedura, riguardanti la composizione, la competenza ed il funzionamento dei vari organi e
uffici cui è attribuita la disciplina urbanistica, la licenza di costruzione, la progettazione, la esecuzione e
la vigilanza dei lavori;
 norme di carattere urbanistico, riguardanti la distanza e l’altezza dei fabbricati, i tracciati stradali, la
tipologia degli edifici secondo le zone di territorio, l’aspetto estetico degli stessi;
 norme di carattere igienico-sanitario, riguardanti le dimensioni delle costruzioni ed i servizi tecnici,
igienici e l’osservanza delle prescrizioni relative ai materiali da costruzione.
La funzione del regolamento edilizio è complementare alla disciplina urbanistica, ma non sostitutiva ad
essa. Le sue disposizioni, anche se in qualche caso contengono prescrizioni tecniche, sono in prevalenza di
ordine giuridico-amministrativo. Le limitazioni imposte dai regolamenti edilizi sulle altezze, sulle distanze,

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sul volume degli edifici, essendo diretti alla tutela degli interessi pubblici, sono inderogabili da parte dei
privati, i quali devono uniformarsi sotto pena di sanzioni che possono giungere all’abbattimento di quanto
costruito contro le prescrizioni. Il regolamento edilizio si applica a tutto il territorio comunale nel momento
stesso in cui entra in vigore.

- Cosa è una zona territoriale omogenea?


La Zona Territoriale Omogenea (ZTO) è un’area omogenea del territorio urbano, omogenea in quanto a
standard urbanistici. La divisione del territorio in zone territoriali omogenee è uno degli strumenti
fondamentali del PRG.
Le zone territoriali omogenee sono 6, denominate con le lettere dalla A alla F:
- zone A: le parti di territorio delimitate come centro storico ed i nuclei di interesse storico, artistico ed
ambientale;
- zone B: le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalla zona A, così classificate:
 B1: le parti del territorio per le quali il PRG non prevede particolari modificazioni dell’attuale stato
di fatto;
 B2: le parti del territorio per le quali si richiedono interventi di ristrutturazione urbana o edilizia;
 B3: le parti del territorio per le quali si richiedono interventi coordinati per ambiti significativi;
- zone C: le parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi prevalentemente residenziali;
- zone D: le parti del territorio destinate a nuovi insediamenti per impianti industriali e ai nuovi
insediamenti di carattere commerciale e direzionale con le relative attrezzature;
- zone E: le parti del territorio nelle quali viene mantenuta l’attività agricola;
- zone F: le aree destinate ad attrezzature pubbliche.

- Di cosa tratta la legge 10 del 1977, detta Bucalossi?


La legge sostituisce la licenza di costruzione gratuita con la concessione edilizia onerosa che viene rilasciata
dal Sindaco al proprietario dell’area. Lo scopo della legge è infatti la separazione del diritto di edificare (ius
aedificandi) dal diritto di proprietà (ius habendi). La licenza non era che un’autorizzazione ad esercitare un
diritto del proprietario, mentre nel momento in cui tale diritto appartiene alla collettività (il Comune), il suo
esercizio è condizionato dalla concessione ad edificare. La concessione, oggi permesso di costruire, è un
atto dovuto, giacché, per il rilascio della stessa, si devono pagare i relativi contributi concessori.
Dal momento del rilascio della concessione si ha tempo un anno per dare inizio ai lavori e tre anni per
ultimarli. La determinazione degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione viene effettuata tramite
delle tabelle parametriche definite dalle Regioni.
Nel caso dell’edilizia sovvenzionata, la concessione è a titolo gratuito.
Nel caso di edilizia agevolata, la concessione è a titolo gratuito se il consorzio si impegna ad applicare prezzi
di vendita e canoni di locazione secondo la stipula di una convenzione con il Comune.
La legge introduce anche i Programmi pluriennali di attuazione (P.P.A.). L’attuazione degli strumenti
urbanistici deve avvenire appunto sulla base di tali programmi che determinano le zone nelle quali devono
realizzarsi, tramite comparti edificatori, le previsioni urbanistiche in un tempo non inferiore a 3 e non
superiore a 5 anni. Nella formulazione dei programmi deve essere osservata la proporzione tra aree
destinate all’edilizia economica e popolare e aree destinate all’attività edilizia privata.

25. Qual è la procedura di applicazione del PRG?


Il PRG è lo strumento urbanistico obbligatorio riguardante la totalità del territorio comunale. Ha lo scopo di
organizzare l’assetto comunale complessivo, con l’obiettivo di un organico sviluppo del territorio.
Deve tener conto degli indirizzi che discendono dal Piano Territoriale di coordinamento e dai vincoli
esistenti al momento della sua formazione. Le previsioni del PRG restano in vigore a tempo indeterminato e
si attuano attraverso i PIANI ATTUATIVI. Alla stesura del PRG possono provvedere progettisti esterni
all’Amm. Comunale, gli uffici tecnici comunali oppure i primi con i secondi insieme.

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Disciplinato dalla lg. n. 1150/42 cap.III, da alcuni provvedimenti successivi lg.1187/68, lg.765/67, lg.94/82,
dm 1444/68 e dalle varie legislazioni regionali.

Deve indicare:
- rete delle principali vie di comunicazione
- divisione territorio in zone omogenee con la precisazione delle zone di espansione dell’aggregato urbano
e con la determinazione dei vincoli e dei caratteri da osservare in ciascuna zona
- le aree da riservare ad edifici pubblici o ad uso pubblico
- vincoli da osservare nelle zone di carattere storico ambientale e paesistico
- le norme di attuazione del piano

Elaborati di progetto:
- elaborati preliminari di analisi e di inquadramento
- elaborati progettuali grafici
- elaborati progettuali normativi (NTA) sono contenuti in apposite NORME TECNICHE DI ATTUAZIONE (NTA)
che riguardano tutte le indicazioni necessarie all’attuazione del PRG. Le NTA devono in particolare fornire
per ogni zona territoriale omogenea le modalità di utilizzazione e ogni altra indicazione necessaria.
- relazione tecnica generale

Procedura di approvazione:
- PRG viene adottato con delibera del Consiglio Comunale;
- depositato presso la segreteria comunale con avviso affisso all’albo pretorio per 30 gg;
- nei 30 gg di deposito e nei 30 gg successivi vengono raccolte le osservazioni;
- osservazioni vengono esaminate e sottoposte a controdeduzioni da parte del consiglio comunale;
- PRG e controdeduzioni inoltrati alla REGIONE (o alla Provincia di competenza);
- gli uffici regionali istruiscono l’esame del PRG e formulano un parere consultivo obbligatorio;
- la regione approva o respinge i PRG ed ha anche la possibilità di chiedere delle modifiche;
- il provvedimento di approvazione del PRG viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale o sul Bollettino Ufficiale
della Regione e dal giorno successivo entra in vigore.

- Come è organizzata la gerarchia delle strade?


Nuovo Codice della strada (D.L. 285/1992) - Art. 2 Definizione e classificazione delle strade
Le strade sono classificate riguardo alle loro caratteristiche costruttive, tecniche e funzionali, nei seguenti
tipi:
1. Autostrade;
2. Strade extraurbane principali;
3. Strade extraurbane secondarie;
4. Strade urbane di scorrimento;
5. Strade urbane di quartiere;
6. Strade locali

- Contenuti del Piano Particolareggiato.


Il piano particolareggiato è il principale strumento di attuazione del P.R.G., introdotto dall’art.13 della legge
1150/1942.
L’obiettivo del PP è di precisare in dettaglio l’assetto definitivo delle sistemazioni delle singole zone,
determinando:
- i limiti ed i vincoli che debbono essere osservati dai privati nelle nuove costruzioni e/o nelle
trasformazioni;

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- la delimitazione delle aree soggette ad esproprio od a vincoli per l’esecuzione delle opere pubbliche, come
effetto della dichiarazione di pubblica utilità insita nell’approvazione del piano.
In detti piani devono essere indicati le reti stradali e i principali dati altimetrici di ciascuna zona e debbono
inoltre essere inclusi:
- stralcio del PRG a scala 1:500;
- norme tecniche di attuazione del PRG;
- planimetria dello stato attuale;
- progetto del PP in scala 1:500 o 1:1000, redatto su planimetria catastale;
- tavola lottizzazioni aree edificabili scala 1:500 con relativi indici;
- norme tecniche di attuazione del PP;
- tipologie edilizie e profili regolatori, scala 1:500 o 1:200;
- elenchi catastali proprietà da espropriare;
- piano finanziario con stima delle opere da eseguire comprensiva di esproprio e copertura finanziaria del
Comune;
- relazione illustrativa con descrizione delle metodologie progettuali dell’intervento;
- verifica standard urbanistici ed edilizi.

- Che cosa prevede e che tipo di strumento è un piano di lottizzazione?


Il PL è un piano attuativo di iniziativa privata. Con il termine lottizzazione, nell'urbanistica, si intende la
frammentazione di un terreno fatta con il fine di ricavarne delle porzioni individuali tra di loro separate,
dette lotti, distinte sia dal punto di vista giuridico che dal punto di vista amministrativo.
L'obiettivo di tale operazione è quello di conferire a una porzione del territorio comunale un nuovo assetto,
utilizzando per la prima volta un'area non ancora urbanizzata con la costruzione di uno o più fabbricati per
un insediamento edilizio, residenziale o produttivo.
Nel corso degli anni passati, la lottizzazione è stata spesso oggetto di abusi e speculazioni immobiliari, tanto
che oggi la stessa può essere fatta solo seguendo le procedure e le prescrizioni degli strumenti urbanistici,
dopo aver presentato un apposito piano di lottizzazione.
In caso contrario, si ha lottizzazione abusiva.
Il piano di lottizzazione è, quindi, uno strumento urbanistico a iniziativa prevalentemente privata, frutto di
scelte concordate tra l'autorità urbanistica, i proprietari e gli imprenditori interessati relative alla divisione
in lotti di una porzione del territorio comunale destinata all'edificazione.
Esso, quindi, costituisce una forma di attuazione della pianificazione urbanistica generale, richiesta
ogniqualvolta si intenda realizzare un intervento edilizio che comporti nuove opere di urbanizzazione o
aggravi la situazione delle opere di urbanizzazione esistenti.
Il piano di lottizzazione trova la sua fonte di disciplina nell'articolo 28 della legge urbanistica numero
1150/1942.
La lottizzazione dei terreni a scopo edilizio è possibile solo dopo l'approvazione da parte del Comune di
riferimento del piano regolatore generale o del programma di fabbricazione.
Quando tali strumenti sono stati emanati, i Comuni, fino a che non è approvato il piano particolareggiato di
esecuzione, possono autorizzare la lottizzazione dopo aver ottenuto il nulla osta del provveditore generale
alle opere pubbliche, sentita la Sezione urbanistica generale e la soprintendenza competente.
L'autorizzazione comunale è inoltre possibile anche quando il Comune che ha adottato il programma di
fabbricazione o il piano regolatore generale non riceva, entro dodici mesi dalla presentazione al Ministero
dei lavori pubblici, alcuna determinazione dalla competente autorità. A tal fine, tuttavia, è necessario che il
piano di lottizzazione sia conforme al piano regolatore generale o al programma di fabbricazione.
L'autorizzazione comunale ai piani di lottizzazione, in ogni caso, richiede la stipula di un'apposita
convenzione, da approvarsi con deliberazione consiliare. In essa vanno previsti:

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- la cessione delle aree necessarie per le opere di urbanizzazione primaria, in via gratuita ed entro
termini prestabiliti e la cessione a titolo gratuito delle aree necessarie per le opere di
urbanizzazione secondaria;
- l'assunzione, da parte del proprietario, degli oneri delle opere di urbanizzazione primaria e di una
quota (determinata in proporzione all'entità e alle caratteristiche degli insediamenti delle
lottizzazioni) degli oneri delle opere di urbanizzazione secondaria o delle opere necessarie per
l'allaccio della zona ai servizi pubblici;
- i termini entro i quali vanno ultimate le predette opere, che non devono eccedere i dieci anni;
- delle congrue garanzie finanziarie per l'adempimento degli obblighi che derivano dalla
convenzione.
La convenzione va trascritta a cura del proprietario.
La legge urbanistica prevede che gli interventi previsti dalle convenzioni stipulate per i piani di lottizzazione
possono essere attuati anche per stralci funzionali o per fasi e tempi distinti.
In tali ipotesi, la convenzione deve quantificare, per ogni stralcio funzionale, gli oneri di urbanizzazione o le
opere di urbanizzazione da realizzare e le relative garanzie. L'attuazione parziale, in ogni caso, deve essere
coerente con l'intera area oggetto di intervento.
In alcuni casi, la presentazione di un piano di lottizzazione può avvenire anche su iniziativa pubblica.
Infatti, i sindaci dei Comuni forniti di programma di fabbricazione e di quelli dotati di piano regolatore
generale, a prescindere dalla formazione di un piano particolareggiato di esecuzione, hanno la facoltà di
invitare i proprietari delle aree fabbricabili che sussistono nelle singole zone a presentare un progetto per la
loro lottizzazione entro un congruo termine. In caso di mancata adesione all'invito, il sindaco provvede alla
compilazione d'ufficio del piano.

- Legge Galasso: principi e vincoli introdotti?


Introduce disposizioni per la tutela di zone di interesse ambientale introducendo particolari obblighi alle
Regioni, cioè la redazione di piani paesistici rientranti nei piani quadro con obblighi di inedificabilità
assoluta in alcune aree. Ristabilisce gli usi civici, diritti reali di natura civica che risalivano al Medioevo.
Rende inoltre efficace il Piano Paesistico (oggi Piano Paesaggistico) introdotto dalla L. 1497 del 1939 relativo
alla “Protezione delle bellezze naturali”, instaurando i seguenti vincoli di inedificabilità assoluta nelle
seguenti porzioni di territorio:
- territori costieri e lacustri compresi in fascia di 300m dalla battigia
- fiumi torrenti e corsi d’acqua e relative sponde iscritti negli elenchi di cui al testo unico delle
- disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici
- montagne per zone sopra 1600m per le Alpi e 1200m per Appennini e isole
- i ghiacciai
- parchi e riserve naturali
- territori coperte da foreste e boschi sottoposti a rimboschimento o percorsi e danneggiati dal fuoco
- aree assegnate a università agrarie e le zone gravate da usi civici
- zone umide incluse nell’elenco di cui al dpr 13/3/76 n. 448
- vulcani
- zone archeologiche.

- Cosa dice la legge Tognoli?


Secondo la legge 765/67 per ogni 20 mc di costruito si prevede 1 mq di parcheggi.
La legge Tognoli n.122/89 incrementa la superficie destinata a parcheggi prevedendone 1 mq per ogni 10
mc. All’art.9, inoltre, stabilisce che i proprietari di immobili possono realizzare nel sottosuolo degli stessi dei
parcheggi di pertinenza delle singole unità immobiliari.

- Definizione di proprietà e diritto di proprietà?

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L’art. 832 del Codice Civile definisce il contenuto del Diritto di proprietà. Il proprietario ha diritto di godere
e disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti
dall’ordinamento giuridico. L’articolo pone quindi un limite alla disposizione e godimento del bene.

- A cosa serve lo zoning?


È uno dei fondamentali e più diffusi strumenti di disciplina dello sviluppo urbano, che consiste,
essenzialmente, nel vincolare l’uso del suolo a destinazioni prefissate (residenza, industria, commercio,
ecc.), specificate nel piano regolatore; insieme alle disposizioni sulla viabilità e sulle attrezzature, esso
costituisce l’ossatura del piano. Sotto l’aspetto tecnico, la zonizzazione è anzitutto intesa al contatto delle
densità urbane e quindi della distribuzione demografica degli insediamenti nel territorio; in secondo luogo
essa mira a costituire la trama strutturale e quindi il sostegno logico della forma urbana.
Questi scopi, tuttavia, sono difficilmente raggiungibili con la zonizzazione, che l’esperienza ha dimostrato
strumento imperfetto. Nonostante la sua larghissima fortuna, essa resta in sé un mezzo che ha il limite di
accettare e radicalizzare la tendenza alla settorializzazione propria della società contemporanea. Per questo
la zonizzazione, anche se tutt’ora largamente impiegata, è ritenuta strumento superato, ove non sia
sorretta da altri accorgimenti.

13. Quali sono le opere di urbanizzazione primaria e secondaria?


Sono opere d’urbanizzazione primaria (art. 4, legge 29 settembre 1964, n. 847):
 le strade a servizio degli insediamenti, compresi gli allacciamenti alla viabilità principale dei lotti
edificabili;
 gli spazi necessari per la sosta e il parcheggio degli autoveicoli, in relazione alle caratteristiche degli
insediamenti;
 i condotti idonei alla raccolta ed allo scarico delle acque luride (nere) ed i relativi allacciamenti alla
rete principale urbana, compresi gli impianti di depurazione;
 la rete idrica, costituita dalle condotte per l’erogazione dell’acqua potabile e relative opere per la
captazione, il sollevamento ed accessorio, nonché dai necessari condotti d’allacciamento alla rete
principale urbana;
 la rete per l’erogazione e la distribuzione dell’energia elettrica per usi domestici e industriali
comprese le cabine secondarie;
 la rete del gas combustibile per uso domestico ed i relativi condotti d’allacciamento;
 la rete telefonica, comprese le centraline telefoniche a servizio degli edifici;
 la pubblica illuminazione comprendente le reti e gli impianti per l’illuminazione delle aree e delle
strade pubbliche e d’uso pubblico;
 gli spazi di verde attrezzato, le aree a servizio dei singoli edifici mantenute a verde con alberature
ed eventuali attrezzature.
Alle opere d’urbanizzazione primaria sono equiparati:
 gli impianti cimiteriali, cioè gli ampliamenti e le costruzioni dei cimiteri, compresi le vie d’accesso, le
zone di parcheggio, gli spazi e i viali destinati al traffico interno e le costruzioni accessorie (art. 26-
bis, D.L. n. 415/1989 convertito dalla legge n. 38/1990);
 i parcheggi realizzati nel sottosuolo o nei locali siti al piano terreno dei fabbricati esistenti (art. 11,
legge n. 122/1989).
Opere di urbanizzazione secondaria. Sono opere d’urbanizzazione secondaria (art. 44, legge n. 865/1971 e
successive modifiche):
 gli asili nido;
 le scuole materne;
 le scuole dell’obbligo;
 i mercati di quartiere;
 le delegazioni comunali;

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 le chiese ed altri edifici religiosi;
 gli impianti sportivi di quartiere;
 i centri sociali e le attrezzature culturali e sanitarie; le aree verdi di quartiere.

- Differenza tra standard urbanistici ed indici edilizi.


I parametri urbanistici sono le “grandezze” di base da considerare per la pianificazione urbanistica e, di
conseguenza, per l’attività edificatoria ed edilizia in genere che deve svolgersi in attuazione con tale
pianificazione. Quando il “parametro” è espresso tramite un rapporto tra grandezze, prende usualmente
il nome di “indice” (es. indice di fabbricazione).
Le norme urbanistiche infatti impongono determinati rapporti tra spazi destinati agli insediamenti
residenziali e produttivi e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, a verde pubblico o a parcheggi,
diversi secondo le “vocazioni” delle “zone urbanistiche”. Si dicono, in particolare, “standard urbanistici”, i
rapporti massimi tra insediamenti e aree destinate a spazi pubblici (aree per l'istruzione, per attrezzature
di interesse comune, per il verde attrezzato, per i parcheggi).
I parametri e gli indici urbanistici ed edili trovano perciò applicazione:
- al momento dell’elaborazione della pianificazione urbanistica che deve assicurare determinati
rapporti tra aree a diversa vocazione;
- al momento della verifica se l’intervento edilizio progetto è in linea con la suddetta pianificazione e
con i paramenti ed indici stessi (se ad esempio rispetta le altezze, i volumi, gli indici di fabbricabilità)
rapporti che devono trovare espressione nella pianificazione approvata;
- al momento dell’autorizzazione d’interventi edilizi di nuova costruzione e ampliamento che sono
subordinati alla presenza di aree destinate alla collettività e a parcheggi sufficienti proporzionate alla
volumetria che si intende realizzare. Laddove non siano reperibili sufficienti aree, il Comune può
accettare di “monetizzarle”, vale a dire percepire una somma di denaro rappresentativa delle aree che
non ha potuto conseguire per destinarle agli usi di cui sopra.
I parametri ed indici in discorso vanno considerati da chi è interessato a eseguire interventi edilizi anche
perché essi (in particolare, la superficie nelle sue varie accezioni e il volume) concorrono per il calcolo di
oneri di urbanizzazione e il costo di costruzione.
Parametri ed indici urbanistici ed edilizi si rinvengono nei Regolamenti edilizi e nelle Norme tecniche di
attuazione degli strumenti urbanistici.
Limiti di densità edilizia, di altezza e di distanza tra fabbricati nonché quantità minime di spazi ed
attrezzature pubbliche e di uso collettivo in rapporto agli insediamenti residenziali e produttivi. Devono
essere osservati nella redazione degli strumenti urbanistici generali ed esecutivi e nella revisione di quelli
esistenti. I limiti attinenti l’attività edilizia (anche detti “standards edilizi”) ineriscono alla densità
edificatoria, all’altezza degli edifici e alla distanza tra i fabbricati a seconda dell’appartenenza del lotto
edificabile ad una delle diverse zone territoriali omogenee (zone A – centro storico; zona B – di
completamento e così via) previste dallo strumento urbanistico generale; gli “standards urbanistici”
comunemente detti attengono, invece, ai rapporti massimi tra spazi edificabili e spazi destinati ad attività
collettive, verde pubblico e parcheggi, nonché al rapporto tra popolazione ed attrezzature sanitarie,
ospedaliere, universitarie, parchi urbani e territoriali.
A differenza degli standards edilizi, che attengono alle quantità e alle modalità dell’edificazione, gli
standards urbanistici si configurano, negli strumenti urbanistici generali, come concreta individuazione di
aree sottratte all’edificazione privata e riservate all’utilizzazione per scopi pubblici e sociali.
Essi presuppongono, nella grande maggioranza delle ipotesi, la successiva espropriazione da parte della
pubblica amministrazione e la realizzazione degli interventi per mano pubblica (per la disamina della
relativa procedura si rinvia alla voce Espropriazione.
Ne consegue che, una volta decorso un quinquennio dall’approvazione del PRG senza che sia stato
approvato il piano particolareggiato di esecuzione, l’individuazione decade e gli immobili riacquistano una –

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limitata – capacità edificatoria, se esterni al perimetro del centro edificatorio, ovvero possono formare
oggetto d’interventi di recupero se situati all’interno del perimetro.

- Come si attua il PRG, con quali procedure?


Attraverso i piani attuativi che non sono altro che i piani di dettaglio con i quali vengono attuati i P.R.G. I
piani di dettaglio quindi sono piani particolareggiati o anche detti PP di iniziativa pubblica e rappresentano
lo strumento attuativo del piano regolatore generale predisposto dal Comune e inerente all’ambito
territoriale stesso.

- Legge 457/1978 Piani di recupero


Di iniziativa pubblica o privata(consorzio) validità 10 anni. Presume analisi molto accurata dei singoli edifici
e dell’area distinguendo tra parti recuperabili e non da sottoporre a ristrutturazione urbanistica.
Le delimitazioni del Piano alle relative disposizioni per l’attuazione vengono deliberate attraverso il PPA o
con provvedimento del Consiglio comunale. L’area interessata puoò essere divisa in comparti edilizi e, a
seguito delle verifiche di consistenza ed entità dei servizi esistenti, si reperiranno spazi da integrare a quelli
esistenti affinché si rispettino standard urbanistici e ai vincoli storico, paesistici, ambientale, idrogeologico.
Le nuove costruzioni dovranno rispettare tipologie e caratteristiche dell’esistente.
SIA IL PR CHE LE CONCESSIONI DEVONO AVERE PARERE PREVENTIVI DELLA SOPRINTENDENZA
La legge 457/1978 ha introdotto le categorie di intervento sul patrimonio esistente. Definite e aggiornate
nel TESTO UNICO EDILIZIA:
- MANUTENZIONE ORDINARIA
- MANUTENZIONE STRAORDINARIA
- RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO
- RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA
- RISTRUTTURAZIONE URBANISTICA
(a cui si aggiungono gli interventi di nuova costruzione non interessati dai piani di recupero)
Contenuti:
. previsione di urbanizzazione secondaria che tenga conto di servizi e attrezzature pubbliche esistenti
. rete stradale arredo urbano e sistemazione esterna edifici
. edifici destinati a demolizione ricostruzione nuove costruzioni e aree libere
. destinazioni d’uso dei suoli, tipologie edilizie erelativi parametri
. determinazioni spazi per opere pubbliche
. salvaguardia edifici di carattere storico artistico ecc.
. formazioni elenchi catastali degli edifici da espropriare e vincolare
. valutazione di massima delle spese
. determinazione articolazione spaziale degli edifici e relativi caratteri architettonici
. determinazione reti tecnologiche e viarie
. individuazione eventuali comparti edificatori
. redazione planivolumetrico
Da PRG Nella classificazione di recupero rientrano le zone con:
-degrado edilizio
-degrado urbanistico
-degrado socio-economico
Per gli interventi alla sola scala edilizia basta una richiesta al comune altrimenti ci vuole PR
Elaborati
. uguali al PP se iniziativa pubblica
. uguali al PL se iniziativa privata (No Espropri né stime di spesa)
Procedura per entrata in vigore
- iniziativa pubblica:

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1. individuazione zona di recupero
2. adozione del PR
3. pubblicazione 30 gg
4. osservazioni 30 gg
5. approvazione consiglio comunale
- iniziativa privata:
1. richiesta autorizzazione al Comune (condizione di degrado proprietà minimo ¾ del valore catastale)
2. adozione del PR
3. pubblicazione 30 gg
4. osservazioni 30 gg
5. approvazione consiglio comunale

- Di cosa tratta la legge n. 2892 del 1885, cosiddetta “legge di Napoli”?


A seguito di una grave epidemia di colera che colpì la città di Napoli nel 1884 fu emanata la legge 2892 per il
risanamento della città. Tra le cause dell’epidemia vi erano l’affollamento abitativo e le pessime condizioni
igieniche sanitarie. Per porre fine all’insalubrità, il piano di risanamento, prevedeva ampie zone di
demolizione e ricostruzione. Per attuarlo venne messo in discussione per la prima volta il diritto di proprietà
a beneficio del fine sociale ed un provvedimento, nato esclusivamente per far fronte a delle esigenze di tipo
igienico e sanitario, rappresentò un momento evolutivo fondamentale per la legislazione urbanistica sul
tema dell’esproprio e del calcolo dell’indennità. Questo calcolo non si basava più sul semplice Valore di
Mercato (Vm) dell’immobile, infatti le proprietà da espropriare erano, in questa particolare situazione,
edifici dei quartieri più poveri e degradati della città, di cui la maggior parte dati in locazione. Era per tanto
necessario tenere conto del calcolo dell’indennizzo, del reddito che i proprietari percepivano con gli affitti.
Per tale ragione l’art. 13 della legge prevedeva che l’indennità dovesse essere calcolata “come media del
valore venale e dei fitti coacervati dell’ultimo decennio, purché essi abbiano data certa, corrispondente di
rispettivo anno di locazione. In difetto dei fitti accertati, l’indennità sarà fissata sull’imponibile netto agli
effetti delle imposte sui terreni e sui fabbricati. I periti non dovranno tenere conto nella stima dei
miglioramenti e delle spese fatte dopo la pubblicazione del Piano”.

- Quali sono le distanze minime tra i fabbricati in corrispondenza della sede stradale?
D.M.1444/1968 Art. 9 - Limiti di distanza tra i fabbricati
Le distanze minime tra fabbricati - tra i quali siano interposte strade destinate al traffico dei veicoli (con
esclusione della viabilità a fondo cieco al servizio di singoli edifici o di insediamenti) - debbono
corrispondere alla larghezza della sede stradale maggiorata di:
- ml. 5,00 per lato, per strade di larghezza inferiore a ml. 7.
- ml. 7,50 per lato, per strade di larghezza compresa tra ml. 7 e ml. 15;
- ml. 10,000 per lato, per strade di larghezza superiore a ml. 15.
Qualora le distanze tra fabbricati, come sopra computate, risultino inferiori all’altezza del fabbricato più
alto, le distanze stesse sono maggiorate fino a raggiungere la misura corrispondente all’altezza stessa. Sono
ammesse distanze inferiori a quelle indicate nei precedenti commi, nel caso di gruppi di edifici che formino
oggetto di piani particolareggiati o lottizzazioni convenzionate con previsioni planivolumetriche.

- In quali provvedimenti si stabiliscono i distacchi e le distanze tra i fabbricati?


In tema di distanza tra edifici (distanze in edilizia), l'art. 9 del DM 1444/1968 comma 2 prescrive l'obbligo di
osservare una distanza minima di 10 metri tra pareti finestrate ed edifici antistanti: servono, quindi, due
pareti contrapposte, di cui almeno una deve essere finestrata.
La distanza di 10 metri va calcolata con riferimento ad ogni punto degli edifici (e non alle sole parti che si
fronteggiano), nonché con riferimento a tutte le parti finestrate (e non solo alla principale), a prescindere
dal fatto che queste siano o non siano parallele tra loro.

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Pr pareti finestrate si intendono non solo le pareti munite di "vedute", ma anche tutte le pareti munite di
apertura di qualsiasi genere verso l'esterno come porti, balconi, finestre di veduta o di luce ed è sufficiente
che sia finestrata anche una sola delle due pareti.
Quindi, le distanze non si misurano in maniera "radiale" come avviene per le distanze rispetto alle vedute,
ma in modo lineare, perpendicolare e ortogonale. Gli sporti, i balconi e gli oggetti di dimensione esigua e
con funzione decorativa esulano dal calcolo delle distanze, poiché sono parti "trascurabili" rispetto agli
interessi tutelati dalla norma.
I 10 metri di limite riguardano esclusivamente gli edifici e le parti di sopraelevazione degli stessi, costruiti
per la prima volta e non i fabbricati preesistenti, anche in caso di totale demolizione e/o mutamento di
destinazione d'uso.
La semplice ristrutturazione deve inoltre comportare modificazioni esclusivamente interne, lasciando
inalterate le componenti essenziali dello stabile (muri, strutture, copertura). In caso diverso, si tratta di
nuova costruzione, poiché l'intervento comporta una variazione rispetto alle originarie dimensioni
dell'edificio e un aumento di volumetria.
In merito alle distanze tra fabbricati in centro storico (zona A), le opere di risanamento conservativo e
ristrutturazione non possono comportare alcuna riduzione delle distanze tra preesistenti volumi edificati.
Non sono previsti arretramenti rispetto ai 10 metri canonici.
Per il Codice Civile, la distanza di un fabbricato dal confine deve essere di 5m.

- Qual è l’elemento fondamentale della legge 765 del 1967?


La Legge n.765 del 1967, nota come Legge Ponte, apporta alla Legge Urbanistica del 1942 una serie di
ampie modifiche, determinanti per razionalizzare il sistema di strumenti e di controlli, dandogli la
configurazione tutt’ora vigente. Le più importanti modifiche si possono raggruppare secondo i tre obiettivi
che la legge si propone:
1. Avviare una estesa applicazione dei piani urbanistici, e garantirne il rispetto. Vengono così
fissati i termini entro i quali il Comune, obbligato a redigere il PRG, viene sostituito dagli organi
statali; si decentra agli uffici regionali del Ministero dei Lavori Pubblici l’approvazione degli
strumenti minori (piani particolareggiati, regolamenti edilizi, programmi di fabbricazione). Inoltre si
rende obbligatorio il regime di “salvaguardia” dei piani già adottati ma non ancora approvati, per
impedire che i piani stessi siano vanificati da licenze edilizie rilasciate in contrasto con le loro
previsioni. Si precisano sanzioni per le violazioni delle prescrizioni.
2. Porre un freno allo sviluppo edilizio incontrollato. Vengono poste drastiche limitazioni all’edificazione in
assenza di strumenti urbanistici e si stabilisce che la licenza edilizia possa essere concessa solo quando le
opere di urbanizzazioni siano già esistenti o siano previste dai piani particolareggiati di iniziativa pubblica o
lottizzazioni private, già approvati nelle zone di espansione.
3. Ottenere la partecipazione dei privati alle spese di urbanizzazione, fino ad allora gravanti
esclusivamente sui Comuni. Viene prescritto che siano a carico dei privati la realizzazione di tutte le opere di
urbanizzazione primaria (compresa la cessione gratuita dell’area occorrente) e il versamento del contributo
corrispondente a una quota dei costi delle opere di urbanizzazione secondaria. Tale obbligo deve essere
sancito da una convenzione tra privato e Comune, necessaria per ottenere l’autorizzazione a lottizzare. La
lottizzazione privata si affiancherebbe così al piano particolareggiato di iniziativa pubblica come strumento
ordinario di attuazione del PRG nelle nuove zone urbane.
La sentenza della Corte Costituzionale n°55 del 29 maggio 1968 vanificava gli effetti della Legge Ponte,
dichiarando illegittimi gli articoli della legge urbanistica che non prevedevano un indennizzo per
l’imposizione di limitazioni operanti immediatamente e a tempo indeterminato nei confronti dei diritti reali,
quando le limitazioni abbiano contenuto espropriativo. In altri termini, rilevando che la legislazione vigente
identificava di fatto il diritto di proprietà di un suolo con il diritto di edificarlo (ius aedificandi), la sentenza
stabiliva che un vincolo di non edificabilità costituisce un danno al proprietario da risarcire con un
indennizzo, e che il diritto all’indennizzo decorre dal momento stesso di adozione del PRG.

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- Standard urbanistici D.M. 1444/68
Decreto sugli Standard: Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza tra i fabbricati e i
rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali, produttivi e spazi pubblici o riservati alle
attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi, da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti
urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell’art.17 della legge 6 agosto 1967 n.765.
Con questo decreto vengono fissati i valori dei limiti introdotti dalla Legge Ponte per quanto riguarda gli
indici e gli standard urbanistici; vengono altresì definite le zone territoriali
omogenee in cui si applicano tali limiti.
Per abitante (insediato o da insediare) verranno considerati 18 mq così ripartiti:
9,00 mq destinati agli spazi pubblici attrezzati
4,50 mq destinati all’istruzione
2,50 mq destinati a parcheggi
2,00 mq destinati alle attrezzature di interesse comune
Queste quantità variano in alcuni casi particolari:
- se il lotto si trova in prossimità di un’area di interesse storico-artistico, i mq pro capite saliranno a 24mq,
con tutte le quantità invariate tranne che per il verde, che sale a 15 mq;
- se il Comune interessato ha meno di 10.000 abitanti, la quantità pro capite sarà pari a 12mq, con tutte le
quantità invariate tranne che per il verde, che scende a 3mq.

- Di cosa tratta la legge n. 2359 del 1865?


Si tratta della prima legge italiana riguardante le disposizioni in materia di Esproprio per Pubblica Utilità,
con lo scopo di introdurre norme per il risanamento e l’ampliamento delle città, viste le precarie condizioni,
soprattutto igieniche di molti aggregati urbani. Furono introdotti due importanti strumenti urbanistici: i
Piani Regolatori Edilizi ed i Piani di Ampliamento. I Piani Regolatori Edilizi, attuabili entro 25 anni, erano
obbligatori soltanto per i Comuni con oltre 10.000 abitanti e, una volta approvati, contenevano
implicitamente, il riconoscimento della dichiarazione di opera di pubblica utilità. Norme simili erano
previste anche per i Piani di Ampliamento, dove si stabiliva l’obbligo di cedere il terreno necessario alla
costruzione di vie pubbliche “senza altra formalità”, ma sempre dietro compenso per l’esproprio. Secondo
quanto stabilito dagli art.39, 40, 41 di tale legge, l’indennità di esproprio era pari al Valore di Mercato (Vm)
del terreno espropriato, dove per Vm si intende il prezzo pagato da un privato per l’acquisto del terreno in
regime di libera contrattazione e senza speculazioni. Si comprende che per l’elevato onere finanziario
dovuto alle indennità di esproprio, questa legge non ebbe applicazione molto estesa, tranne in alcuni casi
eccezionali, per ragioni di grave morbilità, in cui si fece ricorso alla formazione di piani regolatori edilizi o di
veri e propri piani di risanamento. Per la prima volta si offriva ai Comuni la possibilità di fare partecipare
l’iniziativa privata ai costi di realizzazione dei nuovi insediamenti.
- Differenza tra pianificazione ordinaria e specialistica?
La differenziazione tra pianificazione ordinaria e specialistica sta nella tipologia di piano adottato. Come già
il nome indica, la pianificazione ordinaria consiste nella pianificazione generica, che tratta il territorio
indistintamente, senza categorie precise. Si collocano nella pianificazione ordinaria, quindi, strumenti come
il PRG. La pianificazione specialistica, invece, è un tipo di pianificazione che lavora per piani settoriali.
Saranno quindi appartenenti a questo tipo di pianificazione strumenti come i piani di bacino, i piani di
recupero, ecc.

- La legge 1150/42 di cosa tratta?


La legge riordinò la materia relativa agli strumenti di piano, affidandone la principale responsabilità ai
Comuni, anche se fu previsto un sistema gerarchico che avrebbe dovuto garantire un completo e capillare
controllo del territorio.
– A livello più generale venne istituito il Piano Territoriale di Coordinamento, finalizzato ad orientare e

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coordinare l’attività urbanistica di aree vaste e vincolante per i piani subordinati;
– A livello comunale sono invece previsti il Piano Regolatore Generale e i Programmi di Fabbricazione
(quest’ultimi per i Comuni non obbligati a redigere il PRG);
– La legge poi prevede che i PRG siano attuati attraverso i Piani Particolareggiati, redatti dal Comune.
Per ciascuno di questi strumenti di piano sono indicati specificamente i contenuti, le modalità di formazione
e le procedure per l’adozione, la pubblicazione, la presentazione di osservazioni e l’approvazione. È inoltre
definita la loro validità nel tempo: il PRG ha validità a tempo indeterminato, fin quando non venga
modificato da una “variante” o ne venga adottato uno nuovo. I Piani Particolareggiati hanno validità di 10
anni, entro i quali devono essere attuati. La legge disciplinava anche dettagliatamente l’attività privata, con
una serie di norme che introducono le lottizzazioni ed i comparti edificatori (strumenti esecutivi per attuare
i piani particolareggiati), la licenza edilizia per l’edificazione nei centri abitati e nelle zone di espansione, le
sanzioni per chi viola le norme urbanistiche. Per quanto riguarda l’esproprio, infine, la legge si rifaceva alle
norme del 1865.

ESERCIZIO PROFESSIONALE

- Come funziona il Contratto di Appalto?


È il documento che regola i rapporti tra la committenza e l’appaltatore il quale si impegna a seguito di un
corrispettivo in denaro, ad eseguire i lavori con organizzazione di mezzi necessari e a proprio rischio. Si
registra con il contratto l’avvenuto pagamento della cauzione definitiva che il Capitolato Generale fissa pari
al 5% dell’importo contrattuale e il Capitolato Speciale può elevare fino al 10%. Fanno parte del contratto il
Capitolato Speciale ed il progetto esecutivo. È prevista sempre nel contratto la possibilità che l’appaltatore
affidi ad un’altra ditta la realizzazione di una parte dei lavori, pur rimanendo unico responsabile nei
confronti del Committente, oppure la possibilità, per l’Appaltatore di trasferire l’intero contratto ad un’altra
ditta, in tal caso si tratta di cessione d’appalto ed il nuovo appaltatore si sostituisce al cedente in tutti gli
oneri e i diritti nei confronti del committente.

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- Qual è la differenza tra il progetto definitivo ed il progetto esecutivo?
Progetto definitivo. Il progetto definitivo serve a fornire al Committente un’idea di massima dell’opera
che si sta per eseguire e a dargli una prima valutazione del costo di costruzione, permettendogli di calibrare
e di confrontare le proprie esigenze con la proposta del progettista. È formato da una parte grafica
costituita da tutti gli elaborati da presentare al Comune e cioè:
- planimetrie 1:200 e/o 1:500;
- piante in scala 1:100 del piano terra, del piano attico, del piano interrato o seminterrato progettate
- in conformità alle norme igienico-sanitarie, alle prescrizioni del Regolamento Edilizio, alle norme
antincendio e alle norme antisismiche a seconda della zona di intervento;
- prospetti e sezioni in scala 1:100, le sezioni devono tagliare il punto di massimo ingombro
dell’edificio nel lotto per evidenziare i profili e le inclinate richieste dal Regolamento Edilizio;
- una parte descrittiva costituita da una Relazione Tecnica con la descrizione delle caratteristiche
tipologiche dell’edificio, i rapporti volumetrici, i materiali, gli impianti, i pavimenti, gli infissi, ecc. e
- un Preventivo Sommario in cui viene stabilito orientativamente il costo medio dell’opera tramite
- comparazione con un tipo edilizio simile di cui si conoscano i costi.
Progetto esecutivo. Il progetto esecutivo deve contenere tutte le informazioni tecniche, distributive,
formali per la corretta e puntuale realizzazione dell’opera.
Si compone di:
- una relazione generale che descrive le ragioni e i contenuti del progetto;
- una parte grafica: disegni architettonici, strutturali, impiantistico-tecnologici;
- una parte estimativa: comprende il Computo Metrico Estimativo, il costo imprenditoriale (utile più
rischi), il costo complementare (costo dell’area, costo di urbanizzazione e costruzione, costo delle
parcelle professionali, spese generali).

- Cos’è il Fascicolo dell’Opera?


Il fascicolo dell’opera fa parte degli elaborati previsti dalla parte II del Piano di Sicurezza e di
Coordinamento (PSC) in progettazione, redatto dal Direttore dei Lavori. La stesura del piano di sicurezza e di
coordinamento deve essere effettuata contestualmente alla progettazione dell’opera e quindi quando
ancora non si conosce l’impresa esecutrice. Il piano di sicurezza e coordinamento è parte integrante del
contratto di appalto e i datori di lavoro delle imprese esecutrici e i lavoratori autonomi sono tenuti ad
attuare quanto previsto nel piano di sicurezza e di coordinamento e nel piano operativo di sicurezza. I costi
della sicurezza sono compresi nell’importo totale dei lavori ed individuano la parte del costo dell’opera da
non assoggettare a ribasso nelle offerte delle imprese esecutrici.
Il Fascicolo con le caratteristiche dell’opera accompagna l’opera per tutta la sua durata di vita (durante
costruzione e per lavori successivi alla realizzazione).
3 capitoli:
1. descrizione sintetica dell’opera e indicazione dei soggetti coinvolti;
2. individuazione dei rischi, delle misure preventive e protettive in dotazione dell’opera e di quelle ausiliarie
per gli interventi successivi prevedibili nell’opera. Le misure preventive e protettive in dotazione dell’opera
sono le misure preventive e protettive incorporate nell’opera o a servizio della stessa per la tutela della
sicurezza e della salute dei lavoratori incaricati di eseguire i lavori successivi sull’opera. Esistono anche
misure ausiliarie e sono quelle da adottare dalle imprese esecutrici/lavoratori autonomi;
3. riferimenti alla documentazione di supporto esistente.
Il fascicolo deve essere aggiornato:
- in corso di esecuzione a cura del coordinatore per l’esecuzione
- durante la vita d’esercizio dell’opera in base alle eventuali modifiche sulla stessa a cura del committente.
Il gestore dell’opera è il soggetto coinvolto maggiormente nell’utilizzo del fascicolo. Deve essere utilizzato
per informare le imprese di manutenzione sulle modalità di intervento ai fini d sicurezza.

- Cos’è l’Abaco degli Infissi e quali informazioni contiene?


L’Abaco degli Infissi è, per l’appunto, un abaco contenente le informazioni dimensionali relative agli infissi
presenti in un progetto. Ad esempio, se il progetto contiene numerosi infissi delle stesse tipologie, non sarà
necessario rappresentare i particolari di OGNI singolo di essi, ma solo uno per tipologia. Ad ogni tipologia di

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infisso verrà assegnato un codice al quale, nell’abaco, corrisponderà quella determinata tipologia di infisso.
Per ogni tipologia, verranno riportate informazioni grafiche (pianta e prospetto dell’infisso) e dati
dimensionali. Per esempio, tramite l’uso della tecnologia BIM, è possibile in maniera immediata fornire
questo tipo di informazioni.

- Testo Unico sulla Sicurezza – D. Lgs. 9 aprile 2008, n.81 e ss.mm.ii.


Il d.lgs. 81/2008 recentemente emanato e modificato dal dlg. 106/2009 riordina quanto previsto dalla
previgente normativa in materia di sicurezza.
Esso si compone di 13 titoli.

TITOLO I
Vengono ribaditi i principi generali e le definizioni attinenti tutti i settori delle attività lavorative per la
sicurezza nei luoghi di lavoro. Viene specificato il concetto di valutazione dei rischi con la redazione del
relativo documento (DVR) da realizzarsi per datori di lavoro che costituiscono una nuova impresa entro
90gg dalla data di inizio dell’attività. Obbligo di aggiornamento del DVR in occasione di modifiche del
processo produttivo nel termine di 30gg. Viene disciplinato inoltre il servizio di prevenzione e protezione
svolto da addetti interni e/o esterni incaricati muniti di specifiche capacità e requisiti professionali diretti da
un distinto responsabile nominato RESPONSABILE SERVIZIO PREVENZIONE E PROTEZIONE (RSPP) anche il
datore di lavoro può svolgerlo.

TITOLO II
Vengono definiti i luoghi di lavoro e i relativi requisiti di salute e sicurezza gli obblighi del datore di lavoro e
le relative sanzioni.

TITOLO III
Vengono specificate le modalità d’uso alle attrezzature di lavoro e dei relativi dispositivi di protezione
individuale (DPI) Anche in questo caso ci sono obblighi per il datore che deve controllare gli impianti e
informare i lavoratori.

MISURE GENERALI PER LA PROTEZIONE DELLA SALUTE E LA SICUREZZA DEI LAVORATORI


- valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza
- eliminazione o riduzione dei rischi
- priorità delle misure di protezione collettiva rispetto a quella individuale
- limitazione al minimo del numero di lavoratori che sono esposti al rischio
- uso limitato di agenti chimici, fisici e biologici
- misure di protezione collettiva e individuale
- misure di emergenza da attivare in caso di pronto soccorso, incendio, pericolo….
- utilizzo di segnali di avvertimento e sicurezza
- regolare manutenzione di ambienti attrezzature macchine e impianti con riguardo ai dispositivi di
sicurezza
- informazione dei lavoratori sulla sicurezza

OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVORO


- valuta la scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o preparati chimici impiegati
- allestire in modo consono i luoghi di lavoro
- individuare i rischi per la sicurezza
- istituire un servizio di protezione e prevenzione dai rischi
- elaborare DVR e designa il RSPP e il RLS cioè il rappresentante dei lavori per la sicurezza e il medico

SANZIONI
Gli organi di vigilanza (ministero del lavoro, asl VVF) possono adottare provvedimenti di sospensione in
relazione alla parte dell’attività imprenditoriale interessata alle violazioni.

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SISTEMA DI QUALIFICAZIONE DELLE IMPRESE (PATENTE A PUNTI)
Sistema che garantisce la continua verifica dell’idoneità delle imprese Aziende e lavoratori hanno un
punteggio iniziale soggetto a decurtazioni in caso di accertamento delle violazioni. Azzeramento dei punti
impedisce prosecuzione attività.

TITOLO IV
Tratta in maniera specifica i cantieri temporanei e mobili (ex 494\96) e definisce i soggetti che ruotano
attorno al cantiere e le loro mansioni. Riguardano i seguenti lavori edili o di ingegneria civile:
a. lavori di costruzione manutenzione demolizione conservazione risanamento di opere fissi, permanenti o
temporanee, in
muratura, ca, metalli o legno comprese linee elettriche, opere stradali ferroviarie e idrauliche
b. scavi, montaggio e smontaggio di elementi prefabbricati utilizzati per lavori edili o rischiosi (esposizione a
agenti chimici, lavori in pozzi con materiale pesante, a rischio di caduta sopra i 2m…).

- Spazio calmo negli edifici pubblici.


Lo spazio calmo è un luogo sicuro che facilita la gestione delle persone in caso di emergenza. Viene
introdotto nella normativa italiana dal D.M. 9 aprile 1994 ed identificato come “luogo sicuro statico
contiguo e comunicante con una via d’esodo verticale o in essa inserito”.
In pratica questo è un ambiente progettato per permettere alle persone, con esigenze e/o difficoltà
specifiche, di attendere al sicuro l’arrivo dei soccorritori. Ovviamente lo spazio calmo nasce per essere
utilizzato in situazioni di emergenza e qualora si verificasse l’ipotesi di dover evacuare un edificio.
Questo rifugio nasce per chi non può evacuare autonomamente, ma allo stesso tempo può diventare utile a
chiunque, in caso l’esodo verso l’esterno non fosse immediatamente sicuro o possibile.
L’attuale normativa fornisce solo indicazioni generiche in merito e lascia ampio spazio per la sua
progettazione. Ci viene in aiuto però la normativa ISO che suggerisce che lo spazio calmo sia sempre vicino,
e visibile, da una via d’esodo verticale principale. L’area deve essere inoltre protetta dal fumo e garantire
una sicura permanenza alle persone.

CARATTERISTICHE
Le due caratteristiche principali che deve avere lo spazio calmo sono la facile riconoscibilità e la garanzia di
una permanenza confortevole al suo interno.
Inoltre lo spazio calmo deve essere:
- collocato su ogni piano dell’edificio dove sia prevista la presenza di persone con disabilità
- vicino, o inserito, ad ogni scala antincendio
- correttamente illuminato
- indicato da apposita segnaletica
- dimensionato per un numero sufficiente di persone e avere adeguati spazi di manovra per persone in
sedia a rotelle
- dotato di sistema di comunicazione con l’esterno (apparecchiature posizionate in luoghi consoni e
accessibili)
- dimensionato per contenere sedia di evacuazione, naspi, estintori…
- di dimensioni minime 90×140 cm

Lo spazio calmo rappresenta un importantissimo tassello nella gestione dell’emergenza negli spazi pubblici
e di lavoro. Conoscerlo aiuta i tecnici a progettarlo ed inserirlo correttamente negli edifici per garantire
sicurezza e comfort a tutti.

- Quali sono le prestazioni professionali che possono essere richieste ad un architetto?


- progettazione architettonica, urbanistica, strutturale
- restauro architettonico;
- consolidamenti statici;
- stime e perizie;

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- Direzione Lavori;
- Coordinamento per la sicurezza in fase di progettazione o in cantiere dopo corso 494/96 (ora sostituito
da DL 81/2008) di 120 ore e esperienza di cantiere (1 anno);
- progettazione antincendio (10 anni di iscrizione o 2 se si fa il corso presso i VV.FF);
- collaudo statico;
- collaudo amministrativo;
- arredatore;
- designer;
- insegnante;
- dipendente pubblico del ASL, Comune, Provincia, Catasto

- Con quale procedura il Direttore dei Lavori effettua i pagamenti all’impresa?


I pagamenti per i lavori eseguiti vengono versati all’impresa a scadenze prestabilite in sede di contratto o in
base a delle date o in base ad un certo importo raggiunto. Il Direttore dei Lavori riporta la situazione
amministrativa dei lavori eseguiti nel Registro di Contabilità, seguendo l’ordine cronologico delle diverse
fasi lavorative, quando si è raggiunto un certo importo o dopo un certo periodo, come stabilito dal
Capitolato Speciale, deve essere emesso uno “Stato di Avanzamento dei Lavori” (S.A.L.) dove vengono
riportate le quantità e gli importi delle opere eseguite, nonché l’acconto da corrispondere all’impresa.
Approvato lo S.A.L., si emette il Certificato di Pagamento con il quale si autorizza ufficialmente il pagamento
all’impresa.

- Cos’è il Libretto delle Misure?


Contiene la registrazione della quantità dei lavori svolti e la descrizione della qualità degli stessi. Le
misurazioni vengono riportate a corpo e a misura, spesso affiancate da disegni esplicativi. La sua
importanza relativamente alla contabilità dei lavori è essenziale: le misure riportate nel Libretto, infatti,
sono poi fondamentali per la redazione del Registro di Contabilità, che è il quaderno delle misure (prese dal
Libretto) per i prezzi unitari.

- Quali sono i livelli di progettazione previsti dalla vigente normativa per gli appalti pubblici?
Nuovo Codice Appalti (Nuovo Codice dei Contratti Pubblici) D. Lgs. 50/2016 + 57/2017 + Linee Guida ANAC
(Associazione Nazionale Anti-Corruzione).
L’approvazione del Programma Biennale dei Servizi e Forniture consente il finanziamento dei servizi di
ingegneria ed architettura per il progetto, per poi passare alle indagini pre-progettuali e alle procedure
concorsuali per l’affidamento dei servizi di ingegneria e architettura. Secondo il Nuovo Codice Contratti
Pubblici, i livelli di progettazione sono 3:
- progetto di fattibilità tecnica ed economica (risultato dell’accorpamento tra studio di fattibilità e
progetto preliminare);
- progetto definitivo;
- progetto esecutivo
Progetto di fattibilità tecnica ed economica
L’unione del primo livello di progettazione ha come fine ultimo quello di avere la realizzazione di un’opera
qualitativamente, tecnicamente ed economicamente valida. Durante questa fase vengono individuate ed
analizzate tutte le possibili soluzioni progettuali alternative (compresa l’ipotesi zero, ovvero la non
realizzazione del progetto). I due elaborati relativi a questa fase sono il Documento di Fattibilità delle
alternative progettuali e il Documento di fattibilità tecnica ed economica (relazione generale, relazione
tecnica, studio preliminare ambientale e paesaggistico, planimetria generale, ecc.)

Progetto Definitivo
Viene redatto sulla base della fattibilità approvata e da quanto eventualmente espresso in Conferenza dei
Servizi. Contiene tutti gli elementi necessari al rilascio dei titoli abilitativi, inoltre sviluppa gli elaborati e i
calcoli ad un livello di definizione tale che non ci siano significative differenze nella successiva progettazione
esecutiva. I suoi elaborati principali, oltre alla relazione generale e specialistica, sono lo Studio di Impatto

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Ambientale (SIA) ed il Quadro Economico (QE) all’interno del quale viene fatta una stima del Valore di Costo
di Costruzione (VC) dell’opera in oggetto. Inoltre, il PD può prevedere parti espropriate, in tal caso si redige
il Piano Particellare di Esproprio.

Progetto Esecutivo
Costituisce l’ingegnerizzazione di tutte le lavorazioni, definendo in ogni particolare architettonico,
costruttivo e impiantistico gli interventi da realizzare da parte dell’impresa. Parte fondamentale di questo
livello della progettazione, quindi, sono gli elaborati grafici di dettaglio: le piante delle carpenterie, elaborati
in scala non inferiore di 1:10 dei nodi di strutture in c.a., c.a.p., metalliche o lignee e murarie, l’analisi dei
carichi, ecc. A questo livello di progettazione appartengono anche il Computo Metrico Estimativo, il Piano di
Sicurezza e Coordinamento, il Piano di Manutenzione dell’opera, il Calcolo delle Strutture del Progetto
Esecutivo, ecc.

- Quali funzioni e quale ruolo ha l’Ordine degli Architetti?


Ogni provincia sede di corte d’appello può costituire un ordino con un minimo di 25 iscritti.
Gli iscritti designano il consiglio dell’ordine; i consiglieri designano gli incarichi: presidente, segretario,
tesoriere economo.
Il consiglio dell’ordine vigila sulla tutela dell’esercizio professionale e sulla conservazione del decoro
dell’ordine reprimendo gli abusi e le mancanze degli iscritti. Resta in carica 4 anni e viene eletto dalle
assemblee degli iscritti. Le mansioni del consiglio sono rivolte alla determinazione della tassa di iscrizione e
alle quote annue di mantenimento all’emissione di pareri sulle controversie professionali e onorari. Le
sanzioni comminate dall’ordine agli iscritti possono essere l’avvertimento, la censura, la sospensione o la
cancellazione dall’albo.

- Cosa è il Codice Deontologico?


Il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha approvato il nuovo Codice
Deontologico, che è entrato in vigore dal 1° gennaio 2014.
Nell’esercizio della sua professione, quindi, il professionista deve vigilare sull’impatto che le sue opere
avranno sulla società e sull’ambiente.
Ogni professionista ha dunque l’obbligo di curare il continuo e costante aggiornamento della propria
competenza professionale e il mancato rispetto dell’obbligo o l’infedele certificazione del percorso di
aggiornamento seguito, costituisce un illecito disciplinare.
Quando il professionista non esegue personalmente la prestazione, il ricorso a collaboratori deve avvenire
sotto la sua direzione e responsabilità. Ad ogni modo, il professionista non deve attribuirsi la paternità del
lavoro compiuto da altri né fare apparire come esclusivamente propria un’opera progettata in
collaborazione con altri colleghi professionisti, senza indicarne i nominativi.
Nel momento in cui il professionista accetta un incarico, deve definire nel contratto i criteri di calcolo per il
compenso, rendendo noto al committente il grado di complessità dell’incarico, gli oneri ipotizzabili dal
momento del conferimento alla conclusione, i dati e il massimale della polizza assicurativa. La misura del
compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera e va pattuita indicando per le singole prestazioni
tutte le voci di costo, comprensive di spese oneri e contributi.
La rinuncia, totale o parziale, al compenso è ammissibile soltanto in casi eccezionali, altrimenti può essere
considerata comportamento anticoncorrenziale e grave infrazione deontologica.
Il professionista può pubblicizzare con ogni mezzo la propria attività, le specializzazioni, i titoli posseduti, la
struttura dello studio professionale e i compensi richiesti per le prestazioni.
Dal 2013 è obbligatoria l’Assicurazione Professionale.
Dal 2014 è obbligatoria la Formazione continua.

- Quali sono i contenuti minimi di un disciplinare d’incarico per prestazioni professionali?


Detto anche lettera d’incarico, è un contratto stipulato tra il professionista e il committente che disciplina il
rapporto professionale tra le parti.

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Se il committente è privato lo stipula il professionista e lo sottopone al cliente.
Se committenza pubblica viene proposto all’amministrazione sulla base della normativa.
Contenuti: dati committenza e professionista, tipologia incarico, prestazioni compensi e tempistiche.

- Cos’è il Capitolato Speciale di Appalto?


Il Capitolato Speciale è un documento che regola i rapporti tra il Direttore dei Lavori e l’Appaltatore. Deve
essere compilato per ogni lavoro dal progettista dell’opera e viene a costituire parte integrante di tutti gli
elaborati, grafici e non, necessari alla realizzazione dell’opera stessa. Vengono esaminati gli aspetti
fondamentali dei lavori:
- oggetto ed importo;
- descrizione del lavoro;
- importo complessivo;
- incidenza di ogni fase di lavorazione.

- Cosa contiene il Verbale di Consegna dei Lavori?


Il Verbale di Consegna dei Lavori fa parte dei documenti che devono essere compilati dal Direttore dei
Lavori e serve a stabilire ufficialmente la data di inizio dei lavori a partire dalla quale decorrono i tempi di
esecuzione dell’opera in base a quanto stabilito dal Capitolato Speciale allegato al contratto.

- Cos’è l’Elenco Prezzi e come è strutturato?


L’Elenco dei Prezzi Unitari è di fondamentale importanza per la redazione di uno degli elaborati
fondamentali del Progetto Esecutivo, ovvero il CME (Computo Metrico Estimativo). Esso è un documento
facente parte di ogni progetto (sia esso pubblico o privato) nel quale vengono elencate le unità di misura
con le quali si calcoleranno le quantità del CME. In poche parole, una volta individuate le lavorazioni
necessarie, devono individuarsi i prezzi relativi a ciascuna di esse. Questi prezzi unitari relativi sono
contenuti all’interno dell’Elenco Prezzi, il quale può essere della Provincia (si utilizza per i lavori pubblici,
dove infatti i prezzi sono relativamente bassi) e l’elenco prezzi della Camera di Commercio (elaborato dalle
Associazioni di artigiani ed imprenditori).
Un prezzario è un catalogo, cioè un elenco ordinato e sistematico di oggetti della stessa specie o rientranti
nello stesso ambito, che mostra i prezzi di tali oggetti. Ogni capoluogo di provincia ha il proprio prezzario,
che viene stampato dalla camera di commercio locale. Un prezzario, o lista dei prezzi, viene
prevalentemente usato nella pratica estimativa, per effettuare quello che viene chiamato procedimento di
stima, in questo caso si tratta di stima del valore di costo di un'opera edile pubblica. Un prezzario edile
contiene le voci di tutti i procedimenti possibili e immaginabili nella costruzione dell'opera commissionata.
Conterrà quindi non soltanto i prezzi delle singole parti che compongono un edificio, quali fondamenta,
pilastri, murature in cemento armato, in mattoni, vetrocemento ecc., ma anche tutte quelle operazioni che
permettono la messa in opera del cantiere, il trasporto di materiale, lo scavo di fondamenta e noleggio di
macchine e attrezzature, oltre i costi della manodopera di rifinitura dell'immobile. Un prezzario edile,
tuttavia, contiene anche tutte quelle voci inerenti ad un'opera di restauro di un immobile, quali
imbiancatura, stuccatura, falegnameria, incollaggi, pulitura, ecc.
- Quali sono le funzioni di un RUP?
Il RUP (Responsabile Unico del Procedimento) è un tecnico, in possesso di titolo di studio, esperienza e
formazione professionale commisurati alla tipologia e all’entità dei lavori, con non meno di 5 anni di
esperienza. Può essere progettista o Direttore dei Lavori, solo per opere di importo inferiore a 1.500.000
euro (o per servizi e forniture sotto i 500.000). Nelle procedure sotto la soglia di 150.000 euro il RUP deve
avere minimo tre anni di esperienza.
I suoi compiti essenziali sono:
- redigere il DPP (Documento Preliminare di Progettazione), che contiene tutte le informazioni relative
all’opera da realizzare, necessario per dare avvio alla progettazione e per verificarne il corretto sviluppo;
- vigilare sullo svolgimento delle fasi progettazione, affidamento ed esecuzione di ogni singolo intervento;
- provvedere a creare le circostanze affinché il progetto risulti unitario e conforme alle normative di legge.

- Quali sono le competenze della Soprintendenza ai BBCCAA nell’iter progettuale?

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Il regolamento di riorganizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali prevede le seguenti
specifiche competenze delle soprintendenze all'interno delle azioni svolte dal MiBAC:
- unificano e aggiornano le funzioni di catalogo e tutela nell'ambito della regione di competenza, secondo
criteri definiti dalle competenti direzioni centrali;
- autorizzano l'esecuzione di opere e lavori di qualunque genere sui beni culturali;
- dispongono l'occupazione temporanea di immobili per l'esecuzione di ricerche archeologiche o di opere
dirette al ritrovamento di beni culturali;
- provvedono all'acquisto di beni e servizi in economia;
- partecipano ed esprimono pareri, riferiti ai settori e agli ambiti territoriali di competenza, nelle conferenze
di servizi;
- amministrano e controllano beni dati in consegna;
- curano l'istruttoria finalizzata alla stipula di accordi e convenzioni con i proprietari di beni culturali oggetto
di interventi conservativi alla cui spesa ha contribuito il ministero al fine di stabilire le modalità per l'accesso
ai beni medesimi da parte del pubblico;
- istruiscono e propongono i provvedimenti di verifica dell'interesse culturale;
- svolgono le istruttorie e propongono al direttore generale centrale competente i provvedimenti relativi a
beni di proprietà privata;
- esprimono pareri sulle alienazioni, le permute, le costituzioni di ipoteca e di pegno ed ogni altro negozio
giuridico che comporti il trasferimento a titolo oneroso di beni culturali appartenenti a soggetti pubblici
come identificati dal codice;
- istruiscono i procedimenti concernenti le sanzioni ripristinatorie e pecuniarie previste dal codice;
- istruiscono e propongono alla direzione generale centrale competente l'esercizio del diritto di prelazione;
- esercitano i compiti in materia di tutela del paesaggio ad esse affidati in base al codice;
- esercitano ogni altra competenza ad esse affidata in base al codice.

- Cosa attesta l’ex Certificato di Agibilità, oggi S.C.A. (Segnalazione Certificata di Agibilità)?
Attesta la salubrità, l'igiene, la sicurezza e il risparmio energetico. Viene rilasciato dal dirigente o dal
responsabile del competente ufficio comunale per:
- nuove costruzioni
- ricostruzioni o sopraelevazioni totali o parziali
- ampliamenti
- per edifici o porzioni di edifici autonomi collaudati e dotati di urbanizzazione primaria e certificato degli
impianti
- per singole unità immobiliari collaudate e dotate degli impianti
Procedimento:
1. Entro 15 gg ultimazione dei lavori, colui che ha presentato la domanda per il titolo edilizio chiede il
certificato allo sportello unico con allegata: la copia dell'iscrizione in catasto, pena una sanzione
amministrativa e pecuniaria tra i 77 e 464 euro; la dichiarazione di conformità dell'opera rispetto il progetto
approvato e dichiarazione di conformità degli impianti.
2. Lo sportello unico entro 10 gg nomina il responsabile del procedimento.
3. Entro 30 gg viene rilasciato il certificato, verificato il collaudo statico e la conformità delle opere rispetto
la normativa vigente e l'accessibilità. SILENZIO ASSENSO Trascorsi inutilmente i 30 gg la certificazione si
intende attestata nel caso di presenza del parere della ASL. Nel caso di asseverazione del progettista il
termine è invece di 60 giorni.
4. Il termine dei 30 giorni può essere interrotto solo una volta nei primi 15 per richiesta di documentazione
integrativa. In tal caso i 30 giorni ripartono dalla ricezione della documentazione.

4. Chi dà l’incarico al Direttore dei Lavori?


Il Direttore dei Lavori può essere sia un libero professionista che un dipendente di un Ente Pubblico; in
ambedue i casi, viene nominato dalla Committenza, sia essa pubblica o privata. Il suo compito è quello di
garantire al Committente che l’impresa realizzi l’opera correttamente ed in conformità con quanto stabilito
dal Capitolato Speciale di Appalto. Le sue responsabilità consistono essenzialmente nell’imporre
all’Appaltatore e al personale di cantiere l’applicazione delle Norme di Sicurezza e nel seguire lo svolgersi di

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tutte le fasi esecutive e contabili della stessa. Tali responsabilità decadono dopo che è stato eseguito il
collaudo e sia stata rilasciata la Licenza di Abitabilità.
Il Direttore dei Lavori deve tutelare gli interessi della committenza nei confronti dell’impresa e di terzi,
controllando la buona riuscita delle opere in tutte le fasi del loro svolgersi. Le mansioni svolte dal Direttore
dei Lavori riguardano diversi aspetti del processo operativo:
- aspetto tecnico: consiste nella migliore realizzazione delle opere progettate;
- aspetto amministrativo: consiste nella verifica del rispetto delle norme contrattuali e dei capitolati;
- aspetto contabile: consiste nel continuo controllo per la misurazione e valutazione dei lavori da un punto
di vista economico.
Per adempiere ai suoi doveri, il Direttore dei Lavori deve compilare durante lo svolgimento dell’opera
stessa
tutta una serie di documenti tecnici e contabili, a cui si aggiungono i verbali, le disposizioni, le relazioni
aggiuntive, i certificati necessari per far rispettare i termini e le disposizioni contrattuali.
I principali documenti che il D.d.L. deve tenere per conto della Committenza sono:
- Manuale del D.d.L.: agenda in cui sono annotate, in ordine cronologico, le varie circostanze che
possono aver influito sull’andamento tecnico ed economico del lavoro;
- Giornale dei Lavori: contiene la cronistoria del cantiere, l’ordine ed il modo con cui progrediscono i
lavori, il numero di operai, i macchinari usati, le condizioni metereologiche. Normalmente è redatto
dall’Assistente dei Lavori, un tecnico di fiducia del D.d.L.;
- Libretti delle Misure: contiene la registrazione della quantità dei lavori svolti e la descrizione della
qualità degli stessi. Le misurazioni vengono riportate a corpo e a misura, spesso affiancate da
disegni esplicativi;
- Liste settimanali degli operai e delle provviste: vi sono riportate le giornate degli operai, i noli dei
mezzi d’opera, le provviste fornite dall’Appaltatore in base al Capitolato, ecc.;
- Registro di Contabilità: è il quaderno delle misure (prese dal Libretto delle Misure) per i prezzi
unitari. Contiene anche le riserve dell’Appaltatore e deve essere firmato anche da quest’ultimo
oltre che dal D.d.L.; è senz’altro il più importante in assoluto e rappresenta il documento cardine
su cui ruota tutta la contabilità. Il registro di contabilità serve per procedere all’emissione di uno
stato di avanzamento lavori (SAL) e relativo certificato di pagamento. Vi si annotano le riserve
dell’appaltatore.
- Stati di Avanzamento dei Lavori (SAL): fornisce il quadro tecnico-economico dei lavori alla scadenza di
ogni rata d’acconto prevista dal Capitolato Speciale;
- Certificati di Pagamento: è il documento che autorizza i pagamenti all’impresa come da contratto;
- Registro dei Pagamenti: riepilogo di tutti i pagamenti effettuati all’Impresa dall’inizio alla fine. Permette il
confronto tra il prezzo totale del realizzato e la spesa preventivata;
- Conto Finale: non è altro che l’ultimo Stato di Avanzamento Lavori dove viene riportato tutto ciò
che a livello contabile è intervenuto nel processo produttivo.
Verbali
- Consegna dei Lavori;
- Sospensione dei Lavori (e Ripresa dei Lavori);
- Certificato di Ultimazione Lavori;
- Esame delle Riserve formulate dall’Impresa;
- Emissione di Ordini di Servizio per la corretta gestione del cantiere;
- Valutazione della necessità di Varianti al contratto per cui redigere perizie suppletive;
- Valutazione di possibili revisioni dei prezzi contrattuali, ecc.

- Cos’è, a cosa serve e com’è strutturato il Computo Metrico Estimativo (CEM)?


Il CME è uno degli elaborati di cui si compone il progetto e attraverso il quale si perviene alla stima
sommaria (nel progetto definitivo_Preventivo sommario) e definitiva (nel progetto esecutivo_CME) del
Valore di Costo di Costruzione di un’opera (VC). Il VC viene determinato individuando le quantità delle
singole lavorazioni necessarie per eseguire l’opera, moltiplicando ciascuna per il suo prezzo unitario e
sommando fra loro tutti i valori di costo così ottenuti.
Nel CME le lavorazioni da eseguire per produrre il manufatto devono essere:

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- computate, cioè identificate e descritte;
- misurate nelle quantità fisiche;
- stimate nel costo rispetto al loro prezzo unitario.
Le lavorazioni verranno indicate in sequenza cronologica rispetto alla loro realizzazione in cantiere, così da
rendere la consultazione del CME più immediata. Esse vengono codificate ed illustrate nell’esecuzione,
identificando materiali, procedimenti, mezzi e attrezzature, manodopera. Le quantità devono essere
indicate geometricamente in modo analitico, indicando norme e unità di misura adottate. Specifiche
indicazioni su questi aspetti sono riportate nel Capitolato Speciale d’Appalto. Il prezzo unitario di costo di
ciascuna lavorazione, può essere stimato in modo sintetico, desumendolo da appositi tariffari (Regionali o
divulgati dalla Camera di Commercio) o in modo analitico, attraverso l’analisi delle quantità e dei prezzi dei
fattori produttivi da impiegare per produrre un’unità di prodotto. I prezzi unitari di costo delle lavorazioni
sono indicati in un altro elaborato, l’elenco dei prezzi unitari.

- Cos’è l’Analisi Prezzi e com’è strutturata?


L'analisi dei prezzi unitari è un procedimento attraverso il quale è possibile ottenere il costo di un'opera
edile attraverso la definizione dei componenti e delle incidenze necessarie per la realizzazione dell'opera
stessa, quando il costo della lavorazione non è inserito nel prezzario regionale. L'analisi prezzi è una tipica
attività della fase di preventivazione e della fase di controllo dei costi degli interventi.
Essa è generalmente formata dalle seguenti componenti:
- manodopera necessaria per eseguire il lavoro;
- materiali occorrenti;
- noli dei mezzi;
- spese generali;
- utile di impresa.

- Quali sono le competenze del Genio Civile nell’iter progettuale di una costruzione?
Ad oggi, il Genio Civile è un ente che si occupa di verificare e controllare tutti i procedimenti e le funzioni
per quanto riguarda la realizzazione delle opere pubbliche.
Ogni Genio Civile è composto da due uffici distinti:
- Ordinari a servizio generale, compiono le funzioni comuni attribuite al Genio Civile e agiscono a livello
provinciale. Sono presenti in ogni capoluogo di provincia;
- Speciali, non hanno funzione ordinaria, ma sono funzionali a precisi scopi. Gli Uffici Speciali intervengono
unicamente per occuparsi di pratiche che non possono essere gestite dagli Uffici Ordinari, come quelle
relative alle opere di edilizia statale.
Attualmente, le competenze conferite ufficialmente al Genio Civile in Italia sono:
- progettazione dei lavori dello Stato ovvero eseguiti con il suo contributo o concorso; nell'ambito della
propria circoscrizione amministrativa, il genio esercita al riguardo anche la direzione, la sorveglianza e la
contabilizzazione delle opere pubbliche realizzate;
- esecuzione di prestazioni, esercitate in qualità di organo tecnico dello Stato operante nelle province, per
conto di altre amministrazioni o enti pubblici. In quest'ambito, per esempio spesso il genio ha collaborato e
collabora con le prefetture;
- espressione di pareri sull'attività di competenza di uffici di altre amministrazioni, per le quali sia manifesta
l'esigenza di una valutazione tecnica approfondita e circostanziata;
- cura delle pratiche di istruzione dei procedimenti di espropriazione per pubblica utilità, di derivazione ed
utilizzazione di acque pubbliche, di concessione di contributi per danni di guerra e per danni derivanti da
altre calamità come alluvioni o terremoti.

- Quali sono gli obblighi e gli strumenti della Direzione dei Lavori?
Il Direttore dei Lavori deve tutelare gli interessi della Committenza nei confronti dell’impresa e di terzi,
controllando la buona riuscita delle opere in tutte le fasi del loro svolgersi. Le mansioni svolte dal Direttore
dei Lavori riguardano diversi aspetti del processo operativo:
- aspetto tecnico, consiste nella migliore realizzazione delle opere progettate;
- aspetto amministrativo, consiste nella verifica del rispetto delle norme contrattuali e dei capitolati;

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- aspetto contabile, consiste nel continuo controllo per la misurazione e valutazione dei lavori da un
punto di vista economico.
Per adempiere ai suoi doveri, il Direttore dei Lavori deve compilare durante lo svolgimento dell’opera
stessa
tutta una serie di documenti tecnici e contabili, a cui si aggiungono i verbali, le disposizioni, le relazioni
aggiuntive, i certificati necessari per far rispettare i termini e le disposizioni contrattuali.
I principali documenti che il D.d.L. deve tenere per conto della Committenza sono:
- Manuale del D.d.L.: agenda in cui sono annotate, in ordine cronologico, le varie circostanze che
possono aver influito sull’andamento tecnico ed economico del lavoro;
- Giornale dei Lavori: contiene la cronistoria del cantiere, l’ordine ed il modo con cui progrediscono i
lavori, il numero di operai, i macchinari usati, le condizioni metereologiche. Normalmente è redatto
dall’Assistente dei Lavori, un tecnico di fiducia del D.d.L.;
- Libretti delle Misure: contiene la registrazione della quantità dei lavori svolti e la descrizione della
qualità degli stessi. Le misurazioni vengono riportate a corpo e a misura, spesso affiancate da
disegni esplicativi;
- Liste settimanali degli operai e delle provviste: vi sono riportate le giornate degli operai, i noli dei
mezzi d’opera, le provviste fornite dall’Appaltatore in base al Capitolato, ecc.;
- Registro di Contabilità: è il quaderno delle misure (prese dal Libretto delle Misure) per i prezzi
unitari. Contiene anche le riserve dell’Appaltatore e deve essere firmato anche da quest’ultimo
oltre che dal D.d.L.; è senz’altro il più importante in assoluto e rappresenta il documento cardine
su cui ruota tutta la contabilità. Il registro di contabilità serve per procedere all’emissione di uno
stato di avanzamento lavori (SAL) e relativo certificato di pagamento. Vi si annotano le riserve
dell’appaltatore.
- Stati di Avanzamento dei Lavori (SAL): fornisce il quadro tecnico-economico dei lavori alla scadenza di
ogni rata d’acconto prevista dal Capitolato Speciale;
- Certificati di Pagamento: è il documento che autorizza i pagamenti all’impresa come da contratto;
- Registro dei Pagamenti: riepilogo di tutti i pagamenti effettuati all’Impresa dall’inizio alla fine. Permette il
confronto tra il prezzo totale del realizzato e la spesa preventivata;
- Conto Finale: non è altro che l’ultimo Stato di Avanzamento Lavori dove viene riportato tutto ciò
che a livello contabile è intervenuto nel processo produttivo.

Verbali
- Consegna dei Lavori;
- Sospensione dei Lavori (e Ripresa dei Lavori);
- Certificato di Ultimazione Lavori;
- Esame delle Riserve formulate dall’Impresa;
- Emissione di Ordini di Servizio per la corretta gestione del cantiere;
- Valutazione della necessità di Varianti al contratto per cui redigere perizie suppletive;
- Valutazione di possibili revisioni dei prezzi contrattuali, ecc.

- Cos’è il BIM e quali vantaggi offre nella progettazione, esecuzione ed esercizio di un’opera?
BIM è l’acronimo di “Building Information Modeling” ovvero Modello di Informazioni di un Edificio. Il NIBS
(National Institutes of Building Science) definisce il BIM come la “rappresentazione digitale di caratteristiche
fisiche e funzionali di un oggetto”.
Innanzitutto occorre chiarire che il BIM va inteso come una metodologia operativa e non come uno
strumento. Il BIM può essere immaginato come un processo di:
- programmazione
- progettazione
- realizzazione
- manutenzione
di una costruzione che utilizza un modello informativo, ossia un modello che ne contiene tutte le
informazioni che riguardano il suo intero ciclo di vita, dal progetto alla costruzione, fino alla sua
demolizione e dismissione.

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Una premessa di base del BIM è la collaborazione tra le diverse figure interessate nelle diverse fasi del ciclo
di vita di una struttura, al fine di inserire, estrarre, aggiornare o modificare le informazioni nel BIM. Ad
esempio, il progettista architettonico definisce le forme, le geometrie fino ad arrivare al modello 3D; il
progettista strutturale definisce gli elementi della struttura (travi, pilastri, pareti, fondazioni, ecc.), ecc.
Grazie al BIM, dunque, è possibile ricreare un modello virtuale di edificio che non è una semplice
rappresentazione tridimensionale, ma un modello dinamico che contiene una serie di informazioni su:
- geometria
- materiali
- struttura portante
- caratteristiche termiche e prestazioni energetiche
- impianti
- costi
- sicurezza
- manutenzione
- ciclo di vita
- demolizione
- dismissione
- ecc.
Dunque, grazie alla metodologia BIM l’edificio viene “costruito” prima della sua realizzazione fisica,
mediante un modello virtuale, attraverso la collaborazione ed i contributi di tutti gli attori coinvolti nel
progetto (architetti, ingegneri, progettisti consulenti, analisti energetici, ecc.).
Caratteristica principale di tale filosofia è un approccio altamente strategico, che offre la possibilità di
analizzare l’oggetto architettonico e valutare le sue prestazioni già in fase progettuale.
Durante la fase di progettazione architettonica, il progettista che usa il BIM è decisamente avvantaggiato
rispetto al progettista che non lo usa. Il progettista che usa software BIM è in grado di realizzare un modello
virtuale 3D e visualizzare ogni aspetto legato alla progettazione, senza tralasciare nulla. Inoltre, grazie al
BIM, dal semplice disegno di oggetti architettonici parametrici (travi, pilastri, muri, finestre, ecc..) è in grado
di ottenere automaticamente piante, prospetti, sezioni, assonometrie.
Ad ogni variazione del modello virtuale BIM corrisponde una variazione automatica e dinamica di tutti gli
elaborati del progetto!
Ciò si traduce in un amento della produttività, in quanto si annulla completamente la possibilità di
commettere errori o avere disallineamenti tra i vari elaborati progettuali.
Alcuni BIM sono dotati di tecnologia “Real Time Rendering” con cui è possibile ottenere rendering
fotorealistici di architettura in tempo reale, proprio mentre si progetta con il BIM, senza necessità di
lunghissime attese.
Anche in ambito strutturale il BIM dimostra i notevoli vantaggi che incrementano la produttività. In tal caso,
il progettista strutturale evita di modellare nuovamente la struttura, riducendo drasticamente la possibilità
di commettere errori. Grazie all’integrazione BIM con il calcolo strutturale diventa semplice aggiungere le
informazioni di carattere strutturale (pilastri, travi, materiali, armature, ecc.) ed eseguire il calcolo, fino ad
ottenere tutti gli elaborati necessari.
Grazie all’integrazione BIM con l’impiantistica, è possibile arricchire il modello 3D con tutti gli elementi
impiantisti: corrugati, percorsi di cavi, fasci di cavi, scatole porta frutti, cassette di derivazione, quadri
elettrici, ecc. In questo modo diventa agevole avere sotto controllo tutto il progetto dell’impianto e
visualizzare se ci sono possibili conflitti con il progetto architettonico o con la parte strutturale.
Evidentemente, senza l’utilizzo della tecnologia BIM, la progettazione impiantistica resta fine a sé stessa e
non è possibile avere una visione d’insieme.
razie all’integrazione con BIM è possibile ottenere il computo metrico in maniera del tutto automatica. I
vantaggi anche in questo caso sono notevoli: il computo che si ottiene è dinamico, ossia ad ogni variazione
del progetto corrisponde una variazione in tempo reale del computo metrico e degli importi del progetto.
Tutto ciò, ancora una volta, impedisce al tecnico di commettere errori.
L’utilizzo di un BIM consente notevoli vantaggi che si traducono in:
- risparmio di tempo e costi: il progettista non dovrà più disegnare una quantità spropositata di linee,
polilinee e forme geometriche varie (che portano via molto tempo), ma dovrà semplicemente

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inserire oggetti dotati di specifiche proprietà ed informazioni di vario genere (materiali, costi,
capacità termiche, manutenzione, etc.)
- riduzione degli errori: piante, prospetti e sezioni sono semplici viste differenti dello stesso oggetto.
Una qualsiasi modifica al modello BIM si ripercuote su tutte le viste/grafici generati;
- maggiore semplicità: risulta semplice generare modelli anche molto complessi. Il tecnico sarà in
grado di progettare opere che prima neanche avrebbe immaginato utilizzando un CAD.

- Quali sono gli adempimenti del professionista secondo l’art.11 del Codice Deontologico?
- Dotarsi di un indirizzo di Posta Elettronica Certificata (PEC);
- Dotarsi di polizza assicurativa RC;
- Obbligo di aggiornamento professionale, partecipando a conferenze, convegni, workshop, ecc. ed
acquisire CFP (Crediti Formativi Professionale);
- Obbligo di firmare il Disciplinare di Incarico con il committente.

- Cos’è una perizia di variante?


Il Direttore dei Lavori effettua una perizia di variante ogni qual volta si rende necessaria, durante
l’esecuzione dei lavori, una variazione di spesa rispetto a quanto era stato preventivato, dovuta nella
maggior parte dei casi alla necessità di interventi non prevedibili allo stato iniziale dei lavori. Le perizie
vengono poi sottoposte al Committente che deve dare il suo benestare alla variante e alla successiva
continuazione dei lavori.

- A cosa serve lo Sportello Unico Attività Produttive?


Lo Sportello Unico viene introdotto dal DPR 380/2001, Testo Unico dell’Edilizia, che ha portato sistematicità
ed ordine nella materia delle costruzioni, modificando anche le categorie di intervento e i titoli abilitativi
relativi.
Con l’istituzione dello Sportello Unico, l’obiettivo era lo snellimento amministrativo e un più intenso
contatto tra cittadino e pubblica amministrazione, costituendosi come unico tramite. Tale ufficio:
- riceve ogni richiesta o atto di assenso in materia di attività edilizia;
- informa sulle materie di cui riceve richiesta;
- rilascia ogni tipo di permesso o certificazione connessa agli interventi di trasformazione sul territorio.
Nello specifico, al fine del rilascio del titolo abilitativo necessario o del certificato di agibilità, l’ufficio
acquisisce direttamente o tramite conferenza di servizi gli atti di assenso necessari tra cui: il parere dell’ASL,
il parere dei VV. FF., parere di autorità competenti in materia di vincoli o servitù o in generale qualsiasi atto
previsto dalla normativa nazionale e/o locale.

- Quali tipi di collaudo possono effettuarsi su un’opera pubblica?


Il collaudo garantisce alla committenza il controllo sull’operato sia dell’appaltatore sia del DL il cui compito
cessa con l’assistenza al collaudo. 3 tipi di collaudo:
1. COLLAUDO STATICO (tutti gli edifici con struttura metallica o in ca)
2. COLLAUDO AMMINISTRATIVO (opere per conto di enti pubblici)
3. CERTIFICATO DI COLLAUDO FINALE PER OPERE SOGGETTE A SCIA
Quando le opere eseguite per un committente privato non superano 200.000 euro (500.000 euro
committente pubblico) il collaudo è sostituito dal CERTIFICATO DI REGOLARE ESECUZIONE emesso dal DL.
L’esito positivo del collaudo svincola le somme accantonale ad ogni SAL (stato avanzamento lavori) a
garanzia e il DL può procedere alla liquidazione degli onorari dell’appaltatore.

1.COLLAUDO STATICO
Le procedure per il collaudo statico sono regolate dalla L. n. 1086 5/11/1971 e dal dm n.9161 30/5/1972.
Il collaudatore è un professionista iscritto all’albo da almeno 10 anni che non sia rientrato in alcuno dei
processi esecutivi dell’opera.
Nomina del collaudatore
Spetta al committente che ha l’obbligo di comunicarla all’ufficio regionale del Genio civile. Quando il
committente è anche l’impresa esecutrice la scelta del collaudatore viene fatta rispetto ad una terna di

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professionisti fornita dall’ordine degli architetti o degli ingegneri. Se a fine lavori non è stato nominato un
collaudatore le prove di carico vengono eseguite dal DL che emette il verbale sottoscritto dal costruttore, il
collaudatore poi può accettarle o rifarle.
Scopo del collaudo statico
Consiste nella verifica della corretta esecuzione delle opere della loro rispondenza ai calcoli e ai disegni di
progetto della buona qualità dei materiali impiegati
Il collaudatore deve ricevere dal DL tutta la documentazione necessaria quale:
- il progetto esecutivo
- i calcoli strutturali e l’intero incartamento depositato presso il Genio civile
- i certificati delle prove dei materiali impiegati e l’esito delle eventuali prove di carico fatte in corso d’opera
Prove di collaudo
Consistono nel caricare le strutture con pesi tali da trasmettere alla struttura le sollecitazioni massime
previste in progetto. Tutte le prove sono eseguite sotto la responsabilità del DL che redigerà il verbale
firmato da lui, dal collaudatore e dall’appaltatore.
Esito del collaudo
Se è negativo il collaudatore non emette il certificato compromettendo l’utilizzo dell’edificio per il quale
sarà necessario verificare a cosa l’insufficienza statica della struttura sia imputabile (progetto o esecuzione)
Documenti di collaudo
3 documenti:
- VERBALE DI VISITA firmato anche dal DL e nel caso di opere pubbliche anche dal RUP (dati di progetto e
dei
soggetti intervenuti e importi dei costi)
- RELAZIONE sulla effettiva collaudabilità dell’opera
- RELAZIONE SEGRETA Inviata solo al committente il collaudatore espone le proprie opinioni sulle eventuali
domande e riserve avanzate dall’impresa.
Certificato di collaudo
Descrizione dell’opera, viene dichiarato il conto da liquidarsi al costruttore e la collaudabilità dell’opera. Il
certificato viene dato al costruttore che entro 20gg può aggiungere le domande Infine il collaudatore deve
restituire tutta la documentazione al DL che provvede alla liquidazione con la restituzione delle cauzioni e
delle ritenute a garanzia operate dal committente sul singolo stato di avanzamento dei lavori

2. COLLAUDO AMMINISTRATIVO
È obbligatorio per tutti gli edifici a destinazione pubblica e facoltativo per le opere private. Può essere
eseguito da un professionista iscritto all’ordine da 5 anni. Ha lo scopo di verificare che l’opera sia stata
eseguita ad opera d’arte e che siano stati rispettati tutti i requisiti qualitativi e quantitativi stabiliti nel
capitolato speciale d’appalto. I documenti sono gli stessi del collaudo statico.

3. CERTIFICATO DI COLLAUDO FINALE


È l’atto finale redatto dal DL per le opere realizzate in regime SCIA. Viene presentato unitamente alla
dichiarazione di fine lavori firmata dal proprietario allo sportello unico per l’edilizia.
- Quali sono le competenze dell’ASP nell’iter progettuale?
L’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale, ex USL/ASL) svolge il ruolo di esprimere un parere preventivo
all’approvazione dei progetti, così come ha anche il compito di supervisionare un’opera all’atto del
collaudo, verificando che questa rispetti le norme igienico-sanitarie. Gli ambiti di applicazione possono
variare a seconda del tipo di opera (ad esempio, opere ricadenti nel campo della ristorazione).

- Quando è previsto e quando non lo è il contributo del Costo di Costruzione?


Contributo di costruzione: quando è dovuto
Il rilascio del permesso di costruire comporta la corresponsione di un contributo commisurato a:
- incidenza degli oneri di urbanizzazione: la quota di contributo relativa agli oneri di urbanizzazione è
corrisposta al comune all’atto del rilascio del permesso di costruire e, su richiesta dell’interessato,
può essere rateizzata. A scomputo totale o parziale della quota dovuta, il titolare del permesso può
obbligarsi a realizzare direttamente le opere di urbanizzazione, con le modalità e le garanzie

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stabilite dal comune, con conseguente acquisizione delle opere realizzate al patrimonio
indisponibile del comune;
- costo di costruzione: la quota di contributo relativa al costo di costruzione, determinata all’atto del
rilascio, è corrisposta in corso d’opera, con le modalità e le garanzie stabilite dal comune, non oltre
sessanta giorni dalla ultimazione della costruzione.
L’incidenza degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria è stabilita con deliberazione del consiglio
comunale in base alle tabelle parametriche che la regione definisce per classi di comuni in relazione:
all’ampiezza ed all’andamento demografico dei comuni;
- alle caratteristiche geografiche dei comuni;
- alle destinazioni di zona previste negli strumenti urbanistici vigenti;
- ai limiti e rapporti minimi inderogabili fissati in applicazione fissati dalla legge nazionale e dalle leggi
regionali;
- alla differenziazione tra gli interventi al fine di incentivare, in modo particolare nelle aree a
maggiore densità del costruito, quelli di ristrutturazione edilizia, anziché quelli di nuova
costruzione;
- alla valutazione del maggior valore generato da interventi su aree o immobili in variante
urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso. Tale maggior valore, calcolato
dall’amministrazione comunale, è suddiviso in misura non inferiore al 50 per cento tra il comune e
la parte privata ed è erogato da quest’ultima al comune stesso sotto forma di contributo
straordinario, che attesta l’interesse pubblico, in versamento finanziario, vincolato a specifico
centro di costo per la realizzazione di opere pubbliche e servizi da realizzare nel contesto in cui
ricade l’intervento, cessione di aree o immobili da destinare a servizi di pubblica utilità, edilizia
residenziale sociale od opere pubbliche.
Nel caso di mancata definizione delle tabelle parametriche da parte della regione e fino alla definizione
delle tabelle stesse, i comuni provvedono, in via provvisoria, con deliberazione del consiglio comunale.

Cosa sono gli oneri di urbanizzazione


Gli oneri di urbanizzazione sono i contributi alle spese sostenute dal Comune per l’urbanizzazione delle aree
edificate (per esempio realizzazione di strade, scuole e altre infrastrutture). Ogni cinque anni i comuni
provvedono ad aggiornare gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, in conformità alle relative
disposizioni regionali, in relazione ai riscontri e prevedibili costi delle opere di urbanizzazione primaria,
secondaria e generale.
Si distingue tra:
- oneri di urbanizzazione primaria: strade residenziali, spazi di sosta o di parcheggio, fognature, rete
idrica, rete di distribuzione dell’energia elettrica e del gas, pubblica illuminazione, spazi di verde
attrezzato, i cavedi multiservizi e i cavidotti per il passaggio di reti di telecomunicazioni.
- oneri di urbanizzazione secondaria: asili nido e scuole materne, scuole dell’obbligo nonché
strutture e complessi per l’istruzione superiore all’obbligo, mercati di quartiere, delegazioni
comunali, chiese e altri edifici religiosi, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri
sociali e attrezzature culturali e sanitarie. Nelle attrezzature sanitarie sono ricomprese le opere, le
costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti urbani,
speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree inquinate.

Costo di costruzione nuovi edifici


Il costo di costruzione per i nuovi edifici è determinato periodicamente dalle regioni con riferimento ai costi
massimi ammissibili per l’edilizia agevolata.
Sempre le regioni identificano classi di edifici con caratteristiche superiori a quelle considerate nelle vigenti
disposizioni di legge per l’edilizia agevolata, per le quali sono determinate maggiorazioni del detto costo di
costruzione in misura non superiore al 50 per cento.
Il contributo di costruzione comprende una quota di del costo di costruzione dei nuovi edifici, variabile dal 5
per cento al 20 per cento, che viene determinata dalle regioni in funzione delle caratteristiche e delle
tipologie delle costruzioni e della loro destinazione ed ubicazione.

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Al fine di incentivare il recupero del patrimonio edilizio esistente, per gli interventi di ristrutturazione
edilizia, i comuni hanno comunque la facoltà di deliberare che i costi di costruzione ad essi relativi siano
inferiori ai valori determinati per le nuove costruzioni.

Quando il contributo di costruzione è ridotto


Nei casi di edilizia abitativa convenzionata, relativa anche ad edifici esistenti, il contributo afferente al
permesso di costruire è ridotto alla sola quota degli oneri di urbanizzazione, qualora il titolare del permesso
si impegni, a mezzo di una convenzione con il comune, ad applicare i prezzi di vendita e i canoni di
locazione convenzionati.
Il contributo per la realizzazione della prima abitazione è pari a quanto stabilito per la corrispondente
edilizia residenziale pubblica, purché sussistano i requisiti indicati dalla normativa di settore.

Quando il contributo di costruzione non è dovuto


Il contributo di costruzione non è dovuto per:
- gli interventi da realizzare nelle zone agricole, ivi comprese le residenze, in funzione della
conduzione del fondo e delle esigenze dell’imprenditore agricolo a titolo principale;
- per gli interventi di ristrutturazione e di ampliamento, in misura non superiore al 20%, di edifici
unifamiliari;
- gli impianti, le attrezzature, le opere pubbliche o di interesse generale realizzate dagli enti
istituzionalmente competenti nonché per le opere di urbanizzazione, eseguite anche da privati, in
attuazione di strumenti urbanistici;
- gli interventi da realizzare in attuazione di norme o di provvedimenti emanati a seguito di pubbliche
calamità;
- i nuovi impianti, lavori, opere, modifiche, installazioni, relativi alle fonti rinnovabili di energia, alla
conservazione, al risparmio e all’uso razionale dell’energia, nel rispetto delle norme urbanistiche, di
tutela dell’assetto idrogeologico, artistico-storica e ambientale.
Per gli interventi da realizzare su immobili di proprietà dello Stato, il contributo di costruzione è
commisurato alla incidenza delle sole opere di urbanizzazione, purché ne derivi un aumento della superficie
calpestabile. Al fine di agevolare gli interventi di densificazione edilizia, per la ristrutturazione, il recupero e
il riuso degli immobili dismessi o in via di dismissione, il contributo di costruzione è ridotto in misura non
inferiore al venti per cento rispetto a quello previsto per le nuove costruzioni nei casi non interessati da
varianti urbanistiche, deroghe o cambi di destinazione d’uso comportanti maggior valore rispetto alla
destinazione originaria.
I comuni definiscono i criteri e le modalità applicative per l’applicazione della relativa riduzione.

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