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Sommario
Documento strategico
4. Scenari di piano e progetti 4.1. Dispositivi multiscalari e per lintegrazione 4.2. Progetto n.1: reti. Infrastrutture, vuoti, nuove continuit urbane ed ecologiche 4.3. Progetto n.2: centralit. Nuclei storici, edifici pubblici, piastre attrezzate 4.4. Progetto n.3: citt/natura. Trasformazioni e nuove integrazioni 4.5. Progetto n.4: energia e sostenibilit. 5. Scenari e politiche urbane 5.1. La condizione urbana: prospettive 5.2. Una Agenda Urbana per il prossimo futuro 5.3. Quadro di Sostegno Comunitario 2014-2020 5.4. Patto dei Sindaci 5.5. Piano citt e politiche interministeriali 5.6. La programmazione negoziata per una rinnovata competivit territoriale
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APPENDICE
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Premessa
La presente relazione (Relazione illustrativa preliminare) costituisce, insieme alle tavole allegate, il Preliminare di piano del nuovo Puc. E articolata in due sezioni: la Parte prima costituisce il quadro conoscitivo preliminare, la seconda, il documento strategico relativo agli scenari progettuali. Il Preliminare di piano un documento istruttorio costruito per favorire la discussione interna allamministrazione e con la cittadinanza gli enti competenti o anche solo coinvolti (organi istituzionali e non: enti sovraordinati, comuni limitrofi, associazioni, ecc.) sulle possibili strade da intraprendere con il nuovo strumento urbanistico generale. Il coinvolgimento dei soggetti pubblici e privati ha come finalit il rendere noto i contenuti del piano, il reperimento di informazioni anche attraverso la formulazione di proposte, la raccolta di osservazione da recepire eventualmente nel piano e la condivisione delle scelte. Il Preliminare consta in sostanza di una descrizione sommaria delle dinamiche che hanno presieduto alla configurazione attuale dei luoghi e delle relazioni e, con lausilio di un opportuno esame obiettivo, di una prima opinione relativa alle strategie urbanistiche e paesaggistiche da adottare. Il Preliminare accompagnato dallelaborazione del Documento di Scoping della Valutazione Ambientale Strategica (Rapporto ambientale preliminare), attraverso il quale verr avviato liter previsto dagli Indirizzi operativi e procedurali per lo svolgimento della VAS in Regione Campania di cui alla Dgrc 5 marzo 2010 n. 203 e ss.mm.ii. La necessit di redigere un preliminare come fase intermedia che prelude alla Proposta di Puc stata introdotta dal Regolamento regionale n.5 del 4 agosto 2011. Il successivo Manuale operativo prodotto dalla Regione Campania chiarisce che il preliminare di piano specifica come si perseguono finalit e obiettivi contenuti negli art. 1 e 2 del la Lr n.16/2004. Ovvero: a) individuare le competenze dei diversi livelli istituzionali, favorendone la cooperazione secondo il principio di sussidiariet; b) garantire il rispetto dei principi di trasparenza, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa, mediante la semplificazione dei procedimenti di programmazione e pianificazione; c) assicurare la concertazione di tutti i livelli istituzionali con le organizzazioni economiche e sociali e con le associazioni ambientaliste legalmente riconosciute; a) promuovere l'uso razionale e lo sviluppo ordinato del territorio urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo; b) salvaguardare la sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico, sismico e vulcanico; c) tutelare l'integrit fisica e l'identit culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali e storico-culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti e il recupero dei siti compromessi; d) migliorare la salubrit e la vivibilit dei centri abitati; e) favorire lo sviluppo economico locale; f) tutelare e sviluppare il paesaggio agricolo e le attivit produttive connesse; Gli esiti della discussione intorno al Preliminare possono condurre ad una conferma degli indirizzi in esso contenuti, ad una loro correzione o, al limite, anche alla loro sovversione, in rapporto alla maturazione degli auspici della committenza e agli orientamenti che dovessero emergere nei pubblici confronti. Sulla base dei richiamati esiti verr impostato, in una ulteriore fase, il lavoro di concretizzazione degli elaborati del Piano Urbanistico Comunale e del relativo rapporto ambientale.
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1.1.1.
Lungo la variante degli anni Cinquanta alla via Sannitica (Strada statale n.87), oggi declassata a strada locale, si aggregata una parte consistente dellinsediamento moderno di Casoria. Si tratta di una parte urbana - non un quartiere, mancando elementi di contiguit e qualit urbana - che rivela anche nellattualit unorigine periferica (la Sannitica non attraversa il centro compatto (storico) di Casoria ma ne tange il margine occidentale), una topologia discontinua, una notevole variet di usi (cfr. Sezione1). Dapprima matrice per la localizzazione di insediamenti produttivi, difatti, il tracciato stradale stato, a partire dagli anni 60, progressivamente saturato da condomini e palazzine residenziali (la gran parte degli edifici, stata costruita tra il 1956 e il 1978); negli anni pi recenti da iniziative commerciali anche di media/grande distribuzione. Il pi delle volte il margine edifici/strada costituito da un parcheggio pertinenziale recintato a servizio delle attivit commerciali/produttive che occupano i piani terra dei blocchi multipiano. Mancano elementi di continuit visiva (cortine edilizie, alberature); il paesaggio largamente influenzato dalla cartellonistica pubblicitaria e dalle insegne delle attivit commerciali tra le quali fanno capolino i frammenti di vegetazione ornamentale (alberi e siepi) che dove ttero accompagnare linsediamento dei primi recinti produttivi. E considerevole il fenomeno della dismissione e del sottoutilizzo, sia degli edifici che dei residui spazi aperti, in genere non coltivati. Anche lAlenia -Aermacchi, uno degli stabilimenti produttivi sopravvissuti, si avvia a dismettere la produzione e a generare un nuovo spazio di dismissione lungo la via Sannitica. A scala intercomunale linsediamento lungo la Sannitica descrive una sostanziale continuit tra il margine occidentale di Casoria ed i comuni di Casavatore, Arzano, Afragola, Cardito: mentre si indebolita loriginale valenza di connessione con il capoluogo (oggi pi facilmente accessibile dal sistema delle superstrade, vista la congestione della strada storica) si sviluppato un insediamento trasversale localizzato in posizione baricentrica tra pi amministrazioni ma in cui paradossalmente permane il carattere periferico che deriva dal fatto che questa agglomerazione a tuttoggi al bordo di ognuno dei relativi centri urbani di afferenza. Lungo alcune trasversali che descrivono antiche connessioni tra i centri storici (ad esempio lasse via Manzoni-via Rocco, tra lattuale Casavatore, una volta frazione comunale, e il centro di Casoria cfr. Sezione 2) hanno preso consistenza insediamenti pi strutturati e densi connotati da una maglia di isolati pi regolari ed iso-orientati (la matrice su strada, con tipologia a cortina sorta tra il 1936 e la met degli anni cinquanta). Di contro, non di rado, alcuni brandelli insediativi localizzati nel Comune di Casoria
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possono essere intesi come gemmazione di lottizzazioni iniziate in comuni limitrofi come ad esempio accade nella porzione nord-occidentale del territorio comunale, a contatto con Cardito. In questo quadrante (cfr. Sezione 3) si osserva una condizione insediativa di considerevole polverizzazione, con tipologie edilizie pi rade e strutturalmente frammiste ad una campagna periurbana progressivamente e disordinatamente insediata. Il fenomeno urbanizzativo qui pi recente e presenta una certa consistenza anche nellultimo ventennio. A scala geografica lasse via Rocco-Corso Umberto costituisce un segno di notevole rilevanza in quanto descrive una condizione di continuit insediativa (a dispetto di quella funzionale, tranciata dalla ferrovia nell800) che, intersecando il centro di Casoria (Piazza Municipio) giunge sino ad Afragola. Questo tracciato, dalla giacitura est-ovest, costituisce una delle strade anulari pi antiche di connessione tra i centri dellentroterra. Anche questo tragitto stato matrice di urbanizzazione, qui avvenuta con caratteri notevolmente pi urbani e compatti: i condomini pluriplano degli anni 50-60, aggregati a cortina risultano frammisti ai palazzetti otto-novecenteschi; molto ridotti sono gli spazi aperti residuali; estremamente problematico appare il rapporto tra il carico insediativo (residenti, attivit commerciali poste ai piani terra dei palazzi residenziali) e la rete infrastrutturale primaria (strade e parcheggi). Completamente inglobati dagli intensivi moderni sono i mulini che punteggiavano la strada sino alla met del 900 (Mulino De Luca, Mulino Amato, ecc.). Simile per morfologia insediativa la parte urbana moderna localizzata a nord della Casoria storica. Questo quartiere, insediato a partire dal tracciato dellattuale Corso Vittorio Emanuele (lungo il quale si verifica la mutazione dellinsediamento pi denso ed urbano precedentemente trattato) si estende sino alla Via Duca dAosta e al Corso Aldo Moro ad Afragola. E costituito da blocchi edilizi (costruiti essenzialmente tra il 1966 e il 1986) di media altezza aggregati o isolati nel lotto di pertinenza. La caratterizzazione monofunzionale (residenza, tuttal pi officine meccaniche ed altro artigianato di
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servizio), il paesaggio urbano ripetitivo, fatto di strade inadeguate, generalmente prive di marciapiede, palazzine progressivamente sviluppate nel lotto e in altezza (si tratta di un fenomeno di accrescimento legato alle mutate esigenze dei nuclei familiari e/o allopportunit di ricavare redditi integrativi dagli affitti delle abitazioni). Pochi sono i residui non edificati di piccola dimensione (sono rilevabili alcune decine di lotti recintati adibiti a deposito o inutilizzati) mentre alcuni campi agricoli sono ancora rilevabili nei pressi dellIstituto tecnico commerciale e delle altre attrez zature pubbliche dellambito (nei pressi di Via Calore). Questo lacerto inedificato presenta i caratteri tipici di un residuo: delimitato da alti muri di recinzione, attraversato da un elettrodotto su traliccio costituisce un luogo di elevato interesse soprattutto per la differenza di scala che introduce rispetto al contesto. Analogo al contesto descritto il quartiere a sud di via Nazario Sauro, alle spalle della stazione ferroviaria: ancora un insediamento fatto di case mono-bifamiliari a blocco, generalmente aggregate sul fronte strada, dallo sviluppo verticale pi modesto ma dalla notevole densit insediativa. Questo insediamento, strutturalmente connesso con il centro di Afragola (la zona SantAntonio) , presenta unarmatura infrastrutturale molto minuta anche se piuttosto regolare.
Corso Umberto: difficili convivenze tra la cortina storica e i condomini pluriplano della prima espansione.
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Sannitica, sezione 2: congestione urbana ed ibridazione tipologica in corrispondenza dellasse via Manzoni - via Rocco
Il quartiere tra Casoria ed Afragola con in evidenza i vuoti residuali nei pressi di via Calore
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Sannitica, sezione 3: diffusione insediativa nel quadrante nord-ovest del territorio comunale
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La strada degli Americani, outil suburbano: centri commerciali, piastre per il divertimento, vivai per i giardini. Oggi sono evidenti diffusi fenomeno di dismissione e sottoutilizzo
1.1.2.
La porzione meridionale del territorio comunale presenta caratteri insediativi notevolmente differenti da quelli, urbano-periferici, descritti precedentemente. Una fitta rete di infrastrutture di livello superiore (autostrada, tangenziale, superstrade, ferrovie) seziona lambito e caratterizza il paesaggio. La presenza dellaeroporto contribuisce ad accentuare il carattere metropolitano di questa zona, sulla quale passano i tragitti di decollo ed atterraggio degli aerei. Nellambito di questo comune carattere possibile riconoscere diverse condizioni che raggruppiamo nelle seguenti unit insediative: larea degli Americani; la Cittadella; il quartiere Arpino. Il primo insediamento, localizzato a Sud del centro, nasce a partire dalla Circumvallazione esterna, la strada - realizzata tra il 1955 e il 1970 su di un sentiero precedentemente tracciato dai militari della Nato nellimmediato dopoguerra che connette Casoria con il Litoriale Domizio, presso il Lago Patria. Rispetto agli insediamenti pi centrali qui la morfologia pi aperta, aumentano gli spazi tra gli oggetti, diminuisce la relazione funzionale con il centro storico. Sebbene permangano frammenti di aggregazione a cortina (ad esempio lungo via Petrarca) e di lottizzazioni regolari, la tipologia edilizia ricorrente quella delledificio isolato nel lotto. Si tratta di un principio tipologico che attraversa le scale e le destinazioni funzionali. Connota difatti diversi materiali insediativi di base: la grande piastra commerciale (ad esempio lEuromercato, oggi dismesso), gli ex cap annoni industriali che oggi ospitano cinema e commercio (Uci cinemas, Mediaworld, Decathlon, Megawatt, ecc.); ledilizia residenziale, sia nella forma della barra delledificio multipiano del quartiere diniziativa pubblica (via Calvanese), sia le villette con (poco) giardino delle lottizzazioni pi o meno spontanee che si ibridano ai residui vuoti. Non mancano lottizzazioni degli anni 70-80 con edifici pluriplano in ampi
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spazi mineralizzati, distanziati dalla strada da parcheggi che servono le attivit produttive (concessionarie dauto, artigianato di servizio) e la logistica con i relativi depositi. Similare dal punto di vista tipologico anche se maggiormente caratterizzato dalla produzione manifatturiera e da edifici per uffici il quartiere Cittadella, sorto lungo il tracciato di unaltra arteria di collegamento tra Napoli e llentroterra: la Strada delle Puglie (ex Statale). Lassenza del viadotto stradale (realizzato da qualche decennio a duplicazione della Circumvallazione esterna) rende qui i paesaggi pi distesi, maggiormente legati alle emergenze del contesto (ad esempio il cono del Somma-Vesuvio). Anche qui gli spazi aperti sono considerovoli anche se in larghissima parte mineralizzati ed usati a servizio dei capannoni produttivi per parcheggio o per esposizioni. Anche in questo caso si dispongono tra le maglie pi larghe del produttivo alcuni spot residenziali costituiti da edifici multipiano simili a quelli descritti nellambito della Strada degli Americani. Il quartiere Arpino descrive un ambiente insediativo, ancora lungo la Nazionale delle Puglie, strutturalmente e funzionalmente connesso pi allambito nord-occidentale di Napoli che non al centro di Casoria . Sorto a partire dagli anni Sessanta linsediamento si presenta con elevate densit insediative, aggregazioni residenziali a cortina su strada e/o aggregate in parchi residenziali recintati. Linsediamento risulta attraversato da diversi rilevati infrastrutturali (ferroviari e stradali) e punteggiato da capannoni produttivi dismessi o sottoutilizzati.
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Il quartiere Arpino, estrema propaggine meridionale del territorio comunale, presso Napoli-Poggioreale. Si nota la cortina storica con la chiesa del Purgatorio e, alle spalle ledificazione moderna, composta da parchi residenziali e capannoni produttivi, molti dei quali oggi dismessi o sottoutilizzati.
1.1.3.
Il centro lacerato
Non facile rintracciare oggi un paesaggio urbano organicamente riconoscibile come citt storica: la Casoria del passato risulta lacerata dalle linee di tensione degli agglomerati moderni e delle infrastrutture che ne hanno avviluppato negli ultimi cin quantanni la modesta struttura. Certo possibile rintracciare delle tracce, scovare frammenti di qualcosa che fu, intuire a tratti il rapporto tra un androne, un cortile, uno scorcio non pi agricolo. Tratteggiare, mediante queste figure, un identikit indiziario. Planimetricamente possibile ancora trovare un inizio ed una fine per il territorio storico anche se questo limite nei fatti non permane: forse ancor pi delle manomissioni, pesa oggi troppo la vicinanza con glintensivi sorti sui bordi; il fatto che gran parte degli insediamenti urbano -periferici gravino sui tracciati antichi rendendo emblematicamente la piazza centrale (del Municipio) una sorta di rotatoria che disimpegna ai diversi quartieri della Casoria moderna.
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1.2.
Non esiste un anfratto della Piana, a meno che non fosse una palude, che non sia stata misurata e infrastrutturata dai Romani mediante la griglia denominata centuriazione: questa aggeratio soppianta i boschi planiziali boschi ancora presenti intorno allanno 1000, soprattutto nella contrada denominata San Salvatore (larea della Strada degli Americani) rendendo governabile e coltivabile i campi-insulae (di circa un moggio, dai 3000 ai 5000 mq), spianat i e serviti dai canali. E molto difficile ritracciare nel nucleo storico pervenutoci e nellagro (poi urbanizzato) una famiglia di tracce e giaciture prevalenti. Tuttavia, una lettura pi attenta addirittura riconduce la forma stellare, apparentemente casuale del nucleo urbano di impianto medievale, alla sovrapposizione di preesistenti tracce antiche: la centuriatio nota come Ager Campanus I (realizzata nel 131 a.c. con giacitura N-S e modulo di 710 m) e la centuriazione Acerrae -Atella I (risalente allepoca Augustea, con giacitura 26 N-O e modulo di 560 m)1. La gran parte del palinsesto-suolo, lorditura dei campi poi diventata matrice delle lottizzazioni moderne, ascrivibile alla permanenza di questi due sistemi geometrici, al loro intreccio e locale deformazione. Solo nella porzione pi meridionale, nella valle del Lufrano, il suolo rispetta regole diverse, essendo qui prevalente la bonifica ottocentesca con la linea di tensione geografica che segna limpluvio verso la foce del Sebeto e il mare di Napoli -Est. Prevalentemente in questa zona permangono peralt ro tracce dellidrografia superficiale invece sostanzialmente cancellata dallurbanizzazione della parte centrale del territorio comunale:i canali e i drenaggi del suolo, soppiantati da strade urbane, intubati e sottoposti al manto stradale, permangono tuttal pi come allineamenti, geometrie, distanze tra cortine, spazio tra recinti. Le tracce a terra raccontano dunque dello storico ruolo di cerniera di Casoria ma anche della continuit topologica di queste terre con quelle dell ager campanus, i sistemi Atella-Acerra e NolaCalatia di origine ro mana. Fa accezione larea di Arpino-Lufrano che invece, come detto, rivela anche dal punto di vista del suolo, la sua continuit con larea orientale di Napoli. Una lettura delle permanenze edificate aiuta ad arricchire labaco dei ritrovamenti. Con lavvertenza che, anche in questo caso, il pi delle volte questi vanno intesi come permanenze dimpianto, tutto al pi invarianti tipologiche, raramente essendo sopravvissuti al turbine urbanizzativo moderno i caratteri fisici degli elementi e delle parti. Si procede con il metodo dellarcheologia, interpretando foto e carte storiche per sapere dove approfondire i sondaggi. Cos certo possibile rintracciare un perimetro per la Casoria-storica (Carte del 1793, 1840, 1907, 1936): un ritrovamento a cui per non corrisponde oggi un paesaggio quanto piuttosto ancora una stratigrafia, fatta di frammenti figurativi (gli edifici, gli spazi aperti non sostituiti o modificati nel corso degli ultimi cinquantanni) ma soprattutto di rapporti tipo-morfologici tra: -
pieno/vuoto. Ad esempio il principio insediativo della corte, nelle accezioni tipologiche del
palazzo, dove la corte sostanzialmente indivisa, e del cortile dove il principio tipologico acquisisce una declinazione collettiva);
Quasi scomparso invece il rapporto a scala territoriale tra nucleo storico e campagna. Un rapporto che si intuisce essere stato di compenetrazione pi che di netto limite, con la porosit delle corti progressivamente ibridate con giardini e frutteti. Una porosit che permane oggi non come dato
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Chouquer, Clavel-Leveque, Favory, Vallat, Structures agrarie en Italie centro-meridionale , Scuola francese di Roma, 1987; Pesce G., Casoria. Ricostruire la memoria di una citt, Oxiana edizioni
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Centuriazione teorica (tratteggio) e sistema delle persistenze nel quadrante centrale: in nero, edifici al 1936; in grigio scuso, edifici al 1956; in arancio, tracciati di origine antica
morfologico generale ma che tuttavia ancora possibile rintracciare come fenomeno residuale, rivelando unattenta analisi del sistema dei micro vuoti urbani ancora una certa diffusione di giardini ed orti anche nei quadranti urbani pi densi (cfr. paragrafo successivo). Un rapporto significativamente ancora intuibile come dato figurale se visto dallinterno dei grandi recinti dismessi dalla prima industrializzazione, spesso sorti (negli anni 50) proprio al bordo dei preesistenti tessuti urbani. Non dissimile il discorso che va fatto per le masserie, gli storici casali dispersi nellagro ed oggi, salvo rarissime eccezioni, divenute parte del sistema insediativo moderno. Innanzitutto un dato quantitativo: gli edifici rurali storici sono pochi, a dimostrazione di un tipo di conduzione agricola con campo indipendente dalla bitazione, accentrata nel borgo centrale. Evidentemente dunque, sia per posizione che per la vicinanza con gli storici corsi dacqua (in particolare ad Arpino e nella valle del Lufrano) ipotizzabile che questi aggregati rurali fossero in larga parte legati alla molitura, attivit di cui le fonti ci restituiscono, per lagro casoriano, una importante tradizione. Cos come probabile che le aggregazioni lungo le antiche strade extraterritoriali (in particolare la Strada per le Puglie) avessero una caratterizzazione del tipo taberna, con attivit ricettive e di servizio ai viaggiatori diretti a Napoli o verso lIrpinia e la Puglia . Sostanzialmente scomparsi sono i paesaggi agricoli legati allaltra storica vocazione produttiva dellagro: la coltivazione della vite e la lavorazione del vino. Non difficile immaginare che la vite
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maritataelemento tipico dellagro campano, ancora rin tracciabile alcuni chilometri pi a nord (nei comuni dellaversano, ad esempio) fosse anche qui un segno ricorrente, a segnare la partizione tra campi e coniugare colture orticole e viticultura. Un discorso a parte meritano le tracce lasciate sul territorio dalla prima modernit, un tempo in cui Casoria fu uno dei centri industriali pi importanti del Mezzogiorno: certo non si pu non far riferimento alle emergenze paesaggistiche che fanno capolino dai recinti delle aree dismesse (serbatoi, ciminiere, coperture dei capannoni, ecc.); allo stesso modo per interessante sottolineare come lelemento pi rilevante sia forse oggi il respiro che paradossalmente la dismissione - oramai in alcuni casi trentennale - ha generato allinterno della citt: le grandi a ree dismesse, con la loro vegetazione spontanea, lassenza di rumore ed uso, sono oramai un elemento che ha superato nei fatti la discussione sulla loro sorte futura per costituire un dato immanente prevalente ed oggettivo, oramai consolidato nella percezione quotidiana dei casoriani. Con un processo analogo ovvero uno spostamento del punto di vista , limmissione di una prospettiva laterale allinterno di un dibattito forse definitivamente superato dalla mutazione delle condizioni socio-economiche e le prospettive di sviluppo possibile riconoscere unimportanza di traccia anche ai brandelli di urbanizzazione pubblica (edifici pubblici certo ma, ancor di pi alcuni quartieri residenziali) che come dato minoritario accompagnarono in forma assolutamente minoritaria - lurbanizzazione privata iniziata nei Cinquanta. Si tratta di quartieri e parti di citt che presentano modelli insediativi alternativi rispetto allurbanizzazione incrementale e irrazionale del contorno e a partire dai quali, a dispetto della loro storica marginalit dai contesti urbani (una questione che trascende la qualit insediativa e coinvolge piuttosto le politiche pubbliche che accompagnarono in Italia quel modello urbanizzativo, relegato ad un ruolo segregato e di marginalit), forse possibile ripartire alla ricerca di maggiori integrazioni paesaggistiche e sociali e alla razionalizzazione dei sistemi.
Casoria, quadrante centrale al 1957 (fonte Istituto geografico militare). Si notano le prime placche produttive poste a ridosso del nucleo storico. La campagna ancora ricca di canali, mulini e masserie
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Interpretazione dei sistema dei vuoti: in nero i coriandoli; in verde, le placche; in grigio le fasce agricole in uso e inutilizzate
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casoriani. Un discorso che potrebbe innescarsi utilizzando come base i circa 20 ettari di verde pubblico e lincolto pubblico (ulteriori 75 ha) oggi sostanzialmente non utilizzato, soprattutto localizzato nella fasce di rispetto infrastrutturale.
Larea dismessa ex Rhodiatoce, nei pressi della Stazione Rfi. Si nota, allinterno del recinto industriale, la colonizzazione spontanea di una fitta vegetazione
Un discorso rilevante, per il quale si rimanda al Rapporto ambientale quello legato alla caratterizzazione dei suoli dal punto di vista dellinquinamento. Troppo evidente la sottovalutazione che questo fattore ha giocato, dagli anni 80 ad oggi, nel dibattito sulla rigenerazione delle aree dismesse. Un errore da non ripetere: occorre soppesare preliminarmente qualunque ipotesi duso e trasformazione delle aree ex -produttive alla verifica del relativo stato ambientale (Cfr. Studio di fattibilit. 2001). Solo cos si potr scegliere in trasparenza il destino di queste aree, evitando che le ipotesi del piano possano risultare, nella migliore delle ipotesi, velleitarie ed astratte.
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Piemonte) in direzione Nord-Sud e della citata Circonvallazione Provinciale di Napoli Sp1 che lambisce il territorio a Sud: detta strada degli americani o doppio senso, realizzata tra il 1955 ed 1970, di primaria importanza per la citt. A sud di Casoria si registra anche luscita del raccordo per la Tangenziale di Napoli. 1.1.4.
Mobilit su gomma
Procedendo da nord verso sud, il territorio comunale lambito dalla Ex Ss 87 Nc, poi attraversato dalla provinciale Nuova Cantariello e dalla autostrada A1 le quali, mediante articolati sistemi di rampe e bretelle si innestano dapprima sulla Sp1 Circumvallazione Esterna di Napoli, che attraversa il territorio in direzione est-ovest, e quindi, pi a sud, sul Ramo Capodichino dellA1 che conduce alla Tangenziale di Napoli. La trama infrastrutturale urbana, alla scala locale, vede la presenza di dorsali nord-sud che
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sfioccano in corrispondenza del centro, per il nucleo di Casoria (via Principe di Piemonte, via Avellino-via Boccaccio) con gli attraversamenti di Via Rossini - Via Vittorio Emanuele e Via Europa-corso Europa e Via Pio XII- Via Petrarca. Le direttrici Sud riescono con difficolt a collegare il centro con la frazione di Arpino, tagliate dalla Circumvallazione Provinciale e dalla A56 (tangenziale). Via Padula e Viale Michelangelo raggiungono la SP1 e solo Via Pascoli, confluendo nella Vicinale Marrazzo, arriva alla dorsale sovralocale di Via Nazionale delle Puglie che collega Arpino a Napoli ed Acerra. Da queste principali, si dirama la rete minuta tipica delle citt della Piana Campana, con sezioni e servizi annosamente inadeguati al traffico veicolare presente. Alcune linee pubbliche su gomma toccano il territorio urbano e lo collegano al capoluogo ed agli altri centri della cintura nord di Napoli. Attualmente sono due le societ di trasporto pubblico in servizio: CTPN, con le linee Casoria-Napoli Garibaldi, Caivano-Afragola Casoria-Arzano, Afragola Casoria
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Napoli, Caserta-Centri Commerciali-Caivano Casoria Napoli, Acerra Casalnuovo-Afragola- Casoria Napoli e Casoria Sud-Napoli. ANM, con le linee Napoli-Casoria Sud, Acerra-Casalnuovo-Casoria Sud-Napoli, Casoria Citt (linea Centro Casoria-Arpino), Napoli Poggioreale-Casoria Sud.
Da sottolineare che il Piano Territoriale Regionale (cfr. par. 2.1) prevede per il Sistema Territoriale di sviluppo in cui compresa Casoria, le seguenti azioni sulla rete infrastrutturale (su gomma): il completamento della SS 87 di collegamento tra Napoli e Caserta (codice intervento 11); il prolungamento della Circumvallazione Esterna di Napoli (codice intervento 18); un nuovo collegamento stradale tra gli assi autostradali e la zona di Capodichino con ladeguamento della viabilit esistente (codice intervento 96);
1.1.5.
Mobilit su ferro
Per quanto riguarda le linee ferroviarie, Casoria, attraversata dalla linea Napoli-Roma via Caserta Rfi (ex Fs) e da una linea della Circumvesuviana, servita dalla stazione Casoria-Afragola dove fermano solo i treni regionali FS diretti a Caserta e dalla stazione Volla (al confine con il comune omonimo) lungo la linea per Baiano della Circumvesuviana. Lentrata in esercizio della linea Av/Ac Napoli-Roma ha avuto leffetto di liberare tracce sulla linea ordinaria che potr cos svolgere al meglio la funzione di collegamento regionale. Nel piano del Comune di Napoli denominato 100 Stazioni inoltre prevista la realizzazione di una linea metropolitana che collegherebbe piazza Di Vittorio in Napoli alla Stazione Campania della linea Av/Ac in comune di Afragola. La linea attraverserebbe i comuni di Casavatore, Casoria e Afragola con 2 stazioni in territorio di Casoria, luna al confine con Casavatore (Casoria -San Pietro) e laltra in corrispondenza dellattuale stazione FS. Questa proposta stata recepita ed integrata nel Ptcp della Provincia di Napoli. In questo scenario si ritiene praticabil e lobiettivo di ridurre la quota di spostamenti su autovettura privata e perseguire una ripartizione modale con aliquote pi favorevoli al trasporto pubblico sia su gomma che su ferro. Considerando la notevole dotazione di infrastrutture ferroviarie di cui gode Casoria andrebbe verificata la fattibilit di un sistema di servizi metropolitani che porrebbero Casoria al centro di una struttura di collegamenti radiale tra Napoli-Garibaldi e le linee di metropolitane ivi accessibili, la stazione AV/AC di Afragola e i comuni della cintura settentrionale. Lasse portante di questo sistema di collegamenti su ferro sarebbe rappresentato dallattuale linea FS Napoli -Roma via Aversa che attraversa il territorio di Casoria per tutta la sua lunghezza. In tal caso, attraverso una adeguata localizzazione delle fermate e un corretto ridisegno delle linee di adduzione su gomma potrebbero essere avviati a completa soluzione gli annosi problemi di collegamento tra le diverse porzioni di territorio cittadino e potrebbe essere potenziato il sistema dei collegamenti verso lesterno a discapito delluso dei veicoli privato con rilevanti benefici per la collettivit e lambiente. Le linee di Metronapoli lambiscono il territorio di Casoria con la prevista stazione Poggioreale della L inea 1. Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Napoli (cfr. par. 2.2) vede lipotesi di attuare la predetta linea metropolitana del Piano 100 stazioni trasformandola in una linea tramviaria. Il Piano Territoriale Regionale, per la mobilit su ferro, prevede, anche seguendo le indicazioni sopra riportate: il raccordo ferroviario tra la linea Aversa-Napoli e la variante della linea di Cancello (codice intervento 25); - la linea metropolitana Napoli-P.zza Di Vittorio-Casoria (codice intervento 27); - la trasversale ferroviaria Quarto-Giugliano-Staz. Av/Ac di Napoli-Afragola (cd. tangenziale su ferro, codice intervento 28).
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1.1.6.
Osservazioni
Il territorio di Casoria attraversato da un intricato sistema infrastrutturale della mobilit nazionale e regionale, sovrapposto alloriginario sistema viario urbano, che gli assicura una facile accessibilit e di conseguenza una posizione strategica di cer niera tra Napoli e lhinterland metropolitano. Ma tale vantaggio porta con se che strade, raccordi, linee ferrate, aeroporto, lungi dallaver migliorato il sistema della mobilit interna al territorio, hanno costituito su di esso una rete di barriere invalicabili tra le quali restano imprigionate le frazioni , isolate tra loro e dal centro urbano. E pertanto prioritario riqualificare il sistema della mobilit interna al territorio ridisegnando e potenziando le reti esistenti per ristabilire il collegamento delle frazioni con il centro nonch con i servizi e le attrezzature dislocate e da dislocare nelle diverse zone del territorio . In particolare necessario riconnettere la Frazione di Arpino con il centro mediante la ristrutturazione dei percorsi esistenti, con la costruzione di nuovi tratti e nuovi raccordi stradali e di utili piste ciclabili. La congestione prodotta dai notevoli flussi veicolari della mobilit esterna ed interna su di una rete stradale assolutamente sottodimensionata e priva di specifiche aree di parcheggio deve indurre a realizzare un sistema diffuso di parcheggi ai margini del centro storico, ai nodi di interscambio ferrovia / rete stradale, allinterno delle aree industriali periferiche, nei vari ambiti residenziali.
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2.1.1.
Articolazione e strategie
Il Ptr legge il territorio campano attraverso una articolazione che fa capo a cinque Quadri territoriali di riferimento (Qtr), in rapporto ai quali fornisce immagini di cambiamento ed indirizza le azioni di pianificazione. I Quadri territoriali di riferimento forniscono modalit per la cooperazione istituzionale e buone pratiche; ognuno di essi fornisce vision articolate secondo: ambienti insediativi (A i); sistemi territoriali di sviluppo (Sts); reti; campi territoriali complessi (Ctc). Gli ambienti insediativi rappresentano modelli di relazioni - con carattere evolutivo e dinamico - tra ambienti, insediamenti e societ: nuclei identitari nellambito dei grandi quadri morfologico ambientali, omogenei rispetto alle regole di trasformazione nel tempo delle strutture insediative ed ai caratteri sociali ed economici. Per questi assetti territoriali si riconosce la stretta interdipendenza tra sfera locale e globale e tra morfologia insediativa e morfologia sociale. Relativamente al tema relativo agli ambienti insediativi, il Comune di Casoria rientra nellAmbiente insediativo della Piana campana caratterizzato dalla combinazione tra componente rurale e industriale: nonostante la massiccia urbanizzazione vi sono presenti 26 Siti di interesse Comunitario, 6 riserve naturali, 2 parchi regionali e 1 nazionale, strettamente interrelati grazie alla permanenza di territori ad uso agricolo di alto valore economico, paesaggistico ed ecologico. Dalla intensa infrastrutturazione del territorio conseguita una drastica riduzione della risorsa suolo, con crisi occupazionale del settore agricolo, degrado ambientale, vulnerabilit delle risorse idriche fluviali e conurbazioni ad alta densit. Le pressioni maggiori riguardano gli equilibri ecologici, che sono messi a dura prova dallo sfruttamento intensivo del suolo, dalla pressione demografica e dallinquinamento. Essendo questo un ambiente insediativo tra i pi vasti della regione le tipologie di rischio presenti sono numerose. Ai rischi ambientali si aggiungono quelli legati alla pericolosit e allinquinamento degli insediamenti industriali; nel 1990, infatti, le province di Napoli e Caserta furono dichiarate aree ad elevato rischio di crisi ambientale ai sensi della L.349/89. Relativamente al rischio idrogeologico, oltre al gi citato inquinamento delle falde degli acquiferi pi profondi, diffuso lelevato rischio di frana nella fascia pedemontana che delimita la piana. Sono inoltre da segnalare la fratturazione e i crolli parziali di banchi di tufo e il collassamento di cavit sotterranee in esso scavate. Grave la situazione nellarea a nord di Napoli (comuni di Cardito, Afragola, Casoria, Casavatore, Grumo Nevano) e lungo la fascia costiera flegrea dove il dissesto provocato dallerosione. Per far fronte a questi squilibri territoriali il Piano regionale indica strategie mirate alla riorganizzazione policentrica dellambiente insediativo secondo sistemi di sviluppo localmente riconosciuti e fondati.
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I Sistemi territoriali di sviluppo sono contesti socio-economici territorialmente e storicamente definiti (ad esempio gi organizzati in forme di collaborazione ed associazione), di riferimento per la definizione delle strategie del Ptr e per la programmazione degli investimenti: attraverso tali forme di aggregazione, individuate seguendo la geografia dei processi di auto -riconoscimento delle identit locali e di autorganizzazione nello sviluppo (strumenti di programmazione negoziata, distretti industriali, parchi naturali, comunit montane) la dimensione territoriale intesa come fonte di risorse determinanti nella definizione dei processi di sviluppo e di trasformazione locale: la crisi in atto nei tradizionali settori economici ha sviluppato la coscienza che un nuovo modello di sviluppo non pu che avere come fulcro la capacit di sviluppare la biodiversit (topologica, culturale, scientifica, materiale) attivando politiche e strategie di azioni, differenti per ambiti territoriali, capaci di favorire lo sviluppo di sistemi locali eco-compatibili e competitivi imperniati sullintegrazione di risorse endogene ed esogene e sul rapporto equilibrato tra benessere ambientale e benessere economico. Casoria ricompresa nello Sts E2 - Napoli Nord, a dominante urbano-industriale (il sistema territoriale di sviluppo composto dai comuni di Arzano, Casandrino, Casavatore, Casoria, Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Melito di Napoli, Sant Antimo). Si tratta di un sistema territoriale che presenta un andamento demografico in aumento e successiva sostanziale stabilizzazione : la popolazione dellSts difatti aumentata del 12% tra il 1981 e il 1991 (16% nel Comune) e del 3% nel successivo decennio intercensimento. Nel decennio 1991-2001 la popolazione residente nel comune di Casoria inverte il trend: perde il 3% dal 1991 al 2001, un ulteriore 5% nellultimo decennio (la popolaz ione residente a Casoria si attesta a circa 78.647 unit al 31 dicembre 2011 a fronte del picco massimo del 31 dicembre del 2003 quando si era arrivati a pi di 82.500 abitanti). A fronte di questo incremento da segnalarsi laumento, nellarea nord di Napoli, del numero delle abitazioni incrementate del 26% negli anni 80 e del 13% nei 90 (a Casoria lincremento stato rispettivamente del 34% e del 4%): nel 2001 nellintero Sts Napoli nord sono disponibili 88263 case per 280.693 abitanti distribuiti in 81.659 famiglie. Per quanto attiene il sistema economico-produttivo, su un numero di addetti pari a 49.918 unit, si segnala la prevalenza di occupazione nellambito dei servizi sia di tipo istituzionale sia privato (18.215 unit, in aumento esponenzia le dagli anni 80: nel 1981 si era appena a 3731 occupati nel settore dei servizi) seguita da quella in ambito commerciale (10.106 unit) ed industriale (21.597 unit). I dati dellultimo censimento riportano per il comune di Casoria i seguenti dati: - Occupati nel settore agricolo: 443 - Addetti industria: 6445 - Addetti commercio: 3740 - Addetti trasporti e comunicazioni: 1360 - Addetti credito-assicurazioni-servizi: 1398 - Altre attivit (terziario-quaternario): 6265 Per quanto attiene il settore primario si nota che nellambito E2 la superficie agricola coltivata si considerevolmente ridotta, passando da 348 ha del 1990 ai 262 del 2000; a Casoria il trend si presenta analogo: 69 ettari nel 1990, meno di 60 nel 2000. Il dato si presenta pressoch stabile col censimento del 2010 che rileva una Sau complessiva di 59,7 ha. Nessuna delle 56 aziende agricole operanti sul territorio comunale dispone per di una superficie superiore ai 5 ettari. Ben 29 aziende hanno a disposizione meno di un ettaro. Secondo il Ptr lo sviluppo del sistema territoriale da ricercare prevalentemente nei seguenti orientamenti strategici: 1) miglioramento dellaccessibilit (interconnessione); 2) recupero delle aree dismesse; 3) contenimento del rischio sismico e del rischio derivante da attivit estrattive (ad
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esempio: cavit); 4) riqualificazione e messa a norma della citt. In secondo luogo occorrer perseguire: 4) la difesa della biodiversit; 5) la valorizzazione del patrimonio culturale e dei paesaggi; 6) leliminazione del rischio rifiuti; 7) lo sviluppo della attivit produttive di tipo manifatturiero-industriale. Per quanto attiene il punto 4) si sottolinea la necessit che la riqualificazione urbana e la dotazione di servizi vadano programmate a livello di Sistema urbano, pi che di singolo Comune.
Le Reti si articolano in: rete ecologica, rete della interconnessione (mobilit e logistica) e rete del rischio ambientale. Larmonizzazione tra il paesaggio naturale e culturale e le re ti dei trasporti e dei rischi costruita attraverso lintegrazione delle diverse logiche settoriali, regionali e locali - in una Rete ecologica regionale : prevista la realizzazione di un sistema interconnesso di spazi aperti a partire dalla armatura territoriale costituita dal reticolo idrografico superficiale. Con lo schema di Rete ecologica regionale, il Ptr individua i Sistemi territoriali di sviluppo per i quali lanciare progetti di valorizzazione e di miglioramento ambientale, cercando di coniugare gli obiettivi di tutela e conservazione con quelli di sviluppo sostenibile . Allinterno delle Linee guida per il paesaggio, la rete ecologica ulteriormente articolata in 55 unit, distinte sulla base della relazione primaria tra suolo e assetto vegetale e delle loro trasformazioni antropiche. Nello specifico di Casoria: - per quanto attiene le reti ecologiche utile ricordare che la piana campana, a dispetto degli intensi processi di infrastrutturazione che la interessano, conserva ancora notevolissime rilevanze naturali ed ancora possibile costruire un progetto di connessione tra i residui, e perci preziosi, ambienti a naturalit diffusa. La conservazione e il recupero della biodiversit (in senso lato delle diversit territoriali) sono azioni strategiche di notevole importanza. La costruzione di una rete ecologica regionale (Rer) , quindi, indirizzata a coniugare gli obiettivi di tutela e conservazione delle risorse naturali ed antropiche del territorio campano con quelli di sviluppo sostenibile, attraverso una programmazione integrata che individui le aree di intervento e i programmi di azioni in grado di
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attivare modelli di sviluppo locale diffuso e sostenibile. Ci pu avvenire tutelando la permanenza di territori ad uso agricolo di alto valore economico, paesaggistico ed ecologico e di ampi tratti liberi da edificazione sulla costa favorendo i nuovi emergenti modelli di sviluppo che puntano sulla promozione e il sostegno al rilancio del territorio, che prendono le mosse dalle tradizioni e dalle specificit esistenti e che, conseguentemente, sono compatibili con la risorsa ambiente. Nel caso specifica da segnalare la prossimit di Casoria con la dorsale tirrenica inferiore, elemento di struttura della Rer che connette il complesso del Somma-Vesuvio con i Campi Flegrei e il Litorale Domizio. Tale dorsale ecologica utilizza come elemento di connessione il Parco delle colline di Napoli; problematico appare proprio il nodo a nord di Napoli, con la collina di Capodichino (con il previsto Parco cimiteriale di Poggioreale) a costituire elemento di cerniera tra la valle del Sebeto (ove sono in corso le iniziative di riconfigurazione delle aree produttive dismesse) e le propaggini collinari di Napoli il cui avamposto orientale costituito allo stato dal Parco del Bosco di Capodimonte. - per quello che concerne le reti della mobilit il Ptr prevede: Per il sistema stradale, le principali invarianti progettuali sono: completamento SS 87 di collegamento tra Napoli e Caserta; prolungamento Circumvallazione Esterna di Napoli; nuovo collegamento stradale tra gli assi autostradali e la zona di Capodichino con ladeguamento della viabilit esistente. Per il sistema ferroviario le opzioni progettuali sono: raccordo ferroviario tra la linea Aversa-Napoli e la variante della linea di Cancello linea metropolitana Na poli-P.zza Di Vittorio-Casoria trasversale ferroviaria Quarto -Giugliano-stazione Av/Ac di Napoli-Afragola (c.d. tangenziale ferroviaria a Napoli) I Campi territoriali complessi definiscono, infine, spazi dove lintersezione tra i differenti quadri di riferimento e tra le differenti reti mostra particolare criticit: ambiti di operativit intermedia della pianificazione regionale, individuati a partire dalla valutazione degli effetti territoriali delle trasformazioni. Per essi vengono promosse azioni integrate tra quelle destinate al controllo del territorio (monitoraggio, messa in sicurezza, bonifica, ecc.) e quelle mirate alla pianificazione (infrastrutturazione, riqualificazione, cambio di destinazione duso dellarea, ecc.): per realizzare la compatibilit territoriale delle azioni previste o programmate. La definizione di campi territoriali avviene prevalentemente intorno alla presenza dei processi di infrastrutturazione e di rischi ambientali rilevati o supposti: questarticolazione contribuisce ad evidenziare alcuni caratteri strutturanti la trama insediativa ed ambientale, e rimanda alla definizione di scenari alternativi in relazione alla distribuzione degli effetti territoriali della trasformazione, che saranno di competenza dei diversi livelli di pianificazione. Il Comune di Casoria inserito nel Ctc Direttrice Nord Napoli -Caserta. Il campo territoriale complesso in oggetto costituito dalla fascia di territorio compresa tra le due citt capoluogo. Longitudinalmente, caratterizzato dalla presenza del tratto iniziale dell.Autostrada A1, sulla quale si immettono importanti assi trasversali quali (da Nord verso Sud): la A30 Ce-Sa, lAsse di Supporto, lAsse Mediano, la A16 Na-Canosa, la Circumvallazione di Napoli, la Tangenziale di Napoli. Larea urbana delimitata dal campo n.3 rappresenta il core dellarea metropolitana di Napoli ed caratterizzata da una molteplicit di interventi infrastrutturali che ne rappresentano una dorsale costituita da elementi lineari e da polarit attrattive di livello territoriale. Il tema centrale quello della
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interconnessione metropolitana e dellinfluenza che questo sistema di trasporto avr sui modelli di sviluppo insediativo e produttivo dellintera conurbazione. La Strada Statale 87 NC costituisce un asse di scorrimento extraurbano, inteso a collegare Napoli e Caserta tra loro nonch con i comuni dellhinterland attraversato. La stazione Av rappresenta un nodo di intermodalit a grande valenza attrattiva di livello territoriale, come fattore di localizzazione per funzioni e flussi al livello regionale. Il rafforzamento del sistema su ferro costituisce un miglioramento dellinterconnessione tra le linee di trasporto e produce un notevole aumento dellaccessibilit per il bacino di utenza della linea ai servizi ferroviari nazionali. Linterporto di Maddaloni costituisce un centro per il trasporto merci di rilevanza nazionale. Vediamo in dettaglio le principali azioni trasformative in atto/programma: 1) Strada Statale 87 NC: lintervento si sviluppa in direzione Nord -Sud, tra il quartiere napoletano di Capodichino e lAsse di Andata al Lavoro nel comune di Marcianise. Si tratta di una Strada extra-urbana a doppia corsia per verso di marcia e svincoli sfalsati; alcuni tratti del collegamento sono realizzati ed in esercizio; altri tratti sono realizzati ma non in esercizio; altri tratti, infine, sono ancora da realizzare; 2) Stazione di porta della AV/AC di Afragola: la stazione di porta della linea ferroviaria ad alta Velocit/Alta Capacit Roma-Napoli in corso di costruzione nel comune di Afragola, nei pressi dello svincolo tra Asse Mediano ed autostrada A1 nel quadrante Sud-Est definito da tale svincolo; si tratta di una stazione ferroviaria a carattere monumentale, corredata di attivit commerciali e terziarie ed ampie aree di parcheggio. Tuttavia la stazione sorge nel cuore di unarea agricola, allo stato in larga parte dismessa e fortemente sottoposta a pressioni insediative spontanee; 3) Linea ferroviaria a doppio binario a scartamento ordinario: il tracciato in variante aggira labitato di Acerra dalla parte orientale della citt per poi puntare verso la stazione di porta ; un elemento critico della nuova infrastruttura il possibile impatto negativo sul paesaggio; 4) Nodo intermodale per il trasporto delle merci: linterporto Sud Europa situato a cavallo dei comuni di Maddaloni e Marcianise. Vi si accede su strada tramite la SS 265 nei pressi del casello di Caserta Sud dellautostrada A1 ed dotato di un raccordo ferroviario passante che lo collega verso Nord alla linea di Cassino e verso Sud al nodo di Cancello. Realizzazione di ulteriori infrastrutture per la logistica e per linterscambio modale. Realizzazione di nuovi collegamenti con la rete stradale. Un elemento critico della nuova infrastruttura il possibile impatto negativo sul paesaggio. Le azioni previste nel Campo n.3 co mportano effetti rilevanti sullarea metropolitana di Napoli nel suo complesso: in particolare possono essere sintetizzate come il miglioramento della interconnessione nella direttrice tra larea urbana casertana e larea napoletana in una prospettiva policentrica a correzione delle polarizzazioni esistenti o emergenti; la costruzione di una grande polarit di scala territoriale, nodo ferroviario di rilevanza nazionale con elevatissima capacit attrattiva di funzioni e di flussi al livello regionale e locale, costituita dalla nuova stazione Tav; la realizzazione di una grande polarit produttiva dovuta al grande nodo intermodale dellInterporto di Marcianise. Il primo punto da realizzarsi con una nuova linea ferroviaria che sar utilizzata dal servizio della Metropolitana Regionale, come servizio di trasporto integrato tra i vari vettori sulla linea, rappresenta una prospettiva di grande importanza per lintero sistema metropolitano di Napoli, come potenzialit di un nuovo e rapido collegamento per il trasporto collettivo tra Napoli e Caserta; ci comporta la virtuale
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riduzione delle distanze territoriali in termini di tempi percorrenza, ridefinendo le gerarchie territoriali e le potenzialit interconnettive tra il capoluogo e la sua area urbana. Da un lato questo consente di prefigurare nuovi scenari insediativi incentrati sulla ipotesi di potenziali localizzazioni sulla direttrice ferroviaria e in diretto collegamento con i centri urbani, come prospettiva progettuale tesa a ridurre gli effetti diffusivi (collegati ad un alto consumo di suolo) dellurbanizzazione a bassa densit che continua ad espandersi negli spazi interstiziali dei centri urbani e del suolo agricolo, e finalizzata alla riqualificazione del tessuto insediativo esistente in unottica policentrica. Tale potenzialit dovr essere tenuta in conto anche dalle strategie di ri-localizzazione di unit insediative nellarea metropolitana per ospitare la popolazione che vorr abbandonare la zona rossa di maggior rischio vulcanico nella citt vesuviana, come previsto nelle strategie gi in atto nella Regione Campania. Infine la costruzione di nuove stazioni vista come occasione di realizzazione di nuove centralit nel tessuto urbano, di intermodalit e di insediamento di funzioni pubbliche urbane, per la riqualificazione del sistema dello spazio pubblico e collettivo nelle aree marginali e periferiche dellarea metropolitana. La progettazione delle nuove polarit infrastrutturali (Stazione AV e Interporto di Marcianise) assume come obiettivo la mitigazione degli impatti visivi e percettivi, e lintegrazione delle infrastrutture nel paesaggio con filtri di verde, aree di verde attrezzato, architettura bio-compatibile progettata con criteri di sostenibilit.
2.1.2.
Anche se il piano regionale non assume valenza di piano paesaggistico attraverso la rete ecologica esso fornisce indirizzi di coordinamento sia per i piani provinciali che per quelli comunali, rinviando alla scala comunale, in particolare, lindividuazione degli elementi di criticit e vulnerabilit, nonch la specificazione progettuale delle azioni di recupero: attraverso le Linee guida per il paesaggio in Campania la Regione indica alle Province ed ai Comuni un percorso istituzionale ed operativo coerente con i principi dettati dalla Convenzione europea del paesaggio, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dalla Legge urbanistica regionale n.16 del 2004, definendo direttive specifiche, indirizzi e criteri metodologici il cui rispetto cogente ai fini della verifica di coerenza dei piani territoriali di coordinamento provinciali (Ptcp), dei piani urbanistici comunali (Puc) e dei piani di settore, da parte dei rispettivi organi competenti, nonch per la valutazione ambientale strategica prevista dallart 47 della L.r. 16/04. E ancora: i rischi e le minacce che incombono sul patrimonio paesistico richiedono sempre pi un salto di scala, per spostare verso lalto il livello degli apparati di controllo. Ci particolarmente vero nella situazione campana, a causa soprattutto della gravit e della pervasivit dei processi durbanizzazione che si sono manifestati nellarea centrale. In termini ancor pi netti, il Codice dei beni culturali e del paesaggio pone inoltre specifiche esigenze di tutela nei confronti dei beni paesaggistici (termine che, includendo ampie categorie di risorse, quali quelle gi considerate nella L 431/1985, si riferisce a beni che coprono, nel loro insieme, la maggior parte del territorio regionale). Oltre alle misure di protezione riguardanti i singoli beni, il Codice dei beni cultu rali e del paesaggio richiede la definizione di prescrizioni generali ed operative per la tutela e luso del territorio compreso negli ambiti paesaggistici in cui i piani paesaggistici articolano il territorio regionale, individuando le linee di sviluppo urbanistico ed edilizio compatibili (art. 135). Tutto questo conferisce alla Regione responsabilit ineludibili di regolazione, attuabili sia con norme direttamente cogenti nei confronti degli operatori, sia con direttive od indirizzi che debbono trova re
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riscontro nelle disposizioni operative definite dai piani locali o dai piani settoriali. In questo senso, spetta alle Linee guida innescare un processo di progressiva precisazione delle regole di gestione del territorio, coerenti con le strategie delineate e tali da coinvolgere tutti i livelli e i settori della pubblica amministrazione. Secondo le Linee guida per il paesaggio,in particolare, i Piani urbanistici comunali: - assicurano il contenimento dei consumi di suolo prevedendo il soddisfacimento prioritario dei nuovi bisogni insediativi, produttivi, infrastrutturali mediante il riuso di aree gi urbanizzate; - prevedono la localizzazione delle eventuali aree di nuova edificazione in continuit con i nuclei insediativi esistenti, e comunque in posizione marginale rispetto agli spazi rurali ed aperti, al fine di controllare la dispersione insediativa e la frammentazione dello spazio rurale; - identificano gli edifici e gli insediamenti di architettura rurale, realizzati sino al 1955, includendo quindi i manufatti e le opere realizzati con la Bonifica e la Riforma agraria, che rappresentano testimonianze significative della storia delle popolazioni e delle comunit rurali e delle rispettive economie agricole tradizionali e dellevoluz ione del paesaggio, disciplinando le destinazioni compatibili, gli interventi e le tecniche di recupero utilizzabili ai sensi della legge n. 378 del 24 dicembre 2003 (Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dellarchitettura rurale), del decreto 6 ottobre 2005 (Individuazione delle diverse tipologie di architettura rurale presenti sul territorio nazionale e definizione dei criteri tecnico-scientifici per la realizzazione degli interventi), nonch del D. Lgs. 42/2004. Rientrano nelle predette tipologie, costituendone parte integrante, gli spazi e le costruzioni adibite alla residenza ed alle attivit agricole; le testimonianze materiali che concorrono alla definizione delle unit storico - antropologiche riconoscibili, con particolare riferimento al legame tra insediamento e spazio produttivo e, in tale ambito, tra immobili e terreni agrari; le recinzioni degli spazi destinati alla residenza ed al lavoro, le pavimentazioni degli spazi aperti residenziali o produttivi, la viabilit rurale storica, i sistemi di canalizzazione, irrigazione e approvvigionamento idrico, i sistemi di contenimento dei terrazzamenti e ciglionamenti, i ricoveri temporanei anche in strutture vegetali o in grotta, gli elementi e i segni della religiosit locale; - identificano le aree degradate (cave, discariche, aree ruderali, dismesse ecc.), anche con riferimento a quelle individuate nel Piano Regionale di Bonifica dei siti inquinati, e definiscono criteri e gli indirizzi per i piani di bonifica e recupero, tesi ad assicurare la coerenza di questi ultimi con la pianificazione comunale e sovra-ordinata e con gli obiettivi preminenti di riequilibrio ambientale, urbanistico e paesaggistico complessivo, nonch la coerenza degli interventi di recupero con le potenzialit ecologiche e agronomiche dei siti; - sono accompagnati da una procedura di Valutazione ambientale strategica nella quale siano adeguatamente considerati gli effetti sullintegrit strutturale e funzionale del territorio rurale e aperto, sul consumo di suolo e sui processi di frammentazione del territorio rurale, degli ecosistemi e degli habitat naturali e seminaturali, sia direttamente causati dalle azioni di piano che indirettamente indotti da queste, con particolare attenzione agli impatti di tipo cumulativo che le azioni di piano possono generare unitamente a quelle previste dagli altri piani che interessano il medesimo ambito, ed in relazione alle tendenze ed alle dinamiche territoriali di medio e lungo periodo che caratterizzano i territori interessati dal piano.
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Ai Puc inoltre affidato il compito di individuare e salvaguardare i beni storico-culturali come: le aree archeologiche, la rete stradale storica, le centuriazioni, i centri e gli agglomerati storici con relativo ambito paesaggistico di riferimento. Nello specifico, per gli ambiti di pi diretta influenza dei sistemi urbani gli indirizzi del Ptr sono soprattutto volti al contenimento dei fenomeni di frammentazione ambientale, da perseguire sia attraverso politiche residenziali ed agricole che attraverso politiche volte alla costruzione di paesaggi produttivi consapevolmente progettati: con la ri-definizione della forma degli insediamenti, favorendo il mantenimento o lincremento della biodiversit e la conservazione delle pratiche agricole con la integrazione degli stabilimenti e delle infrastrutture nellambiente e nel paesaggio circostanti. In particolare, in questambito, i Puc : - individuano, operando ad una adeguata scala di dettaglio, le diverse tipologie di aree verdi e spazi aperti presenti nei tessuti urbani, siano essi caratterizzati da maggiore estensione, integrit, continuit, ovvero da maggior grado di frammentazione e interclusione: aree a vegetazione spontanea, naturale e semi-naturale; aree agricole con sistemazioni tradizionali di elevato valore conservativo, agronomico, estetico-percettivo e storico-culturale (terrazzamenti, ciglionamenti); spiagge, versanti costieri; aree agricole; incolti; aree a verde ornamentale (parchi, giardini); aree verdi per lo sport ed il tempo libero; aree verdi di pertinenza della rete infrastrutturale e delle attrezzature; aree degradate e ruderali, aree estrattive, discariche; - definiscono misure di salvaguardia, gestione sostenibile e recupero ambientale delle diverse tipologie di aree avanti descritte, che costituiscono nel loro complesso una rete ecologica multifunzionale di spazi aperti in ambito urbano e periurbano, in grado di erogare unampia gamma di prestazioni e servizi indispensabili per il mantenimento di livelli accettabili di qualit urbana: autodepurazione, regolazione del microclima, mantenimento della biodiversit, mantenimento dellagricoltura urbana, fornitura di opportunit per la ricreazione e la vita allaria aperta, miglioramento dei paesaggi urbani, mitigazione del rischio idrogeologico e vulcanico, riequilibrio ambientale ed ecologico degli ambienti urbani; - definiscono misure di salvaguardia per le aree agricole intercluse e di frangia, regolando ledificabilit rurale in accordo con i punti d) e e) degli Indirizzi di carattere generale di salvaguardia del territorio rurale e aperto e favorendo il riuso di manufatti e opere esistenti; - promuovono lesercizio di attivit agricole multifunzionali e interventi di forestazione urbana; definiscono i criteri di recupero ambientale e paesaggistico delle aree degradate; - definiscono norme e criteri per il corretto inserimento ambientale e paesaggistico di nuove opere, attrezzature, impianti tecnologici e corridoi infrastrutturali privilegiando localizzazioni marginali, o comunque in continuit con aree urbanizzate esistenti, al fine di salvaguardare la continuit, multifunzionalit ed accessibilit del sistema di spazi aperti urbani e periurbani. Casoria inserita nellambito di paesaggio delle pianure alluvionali, tra lambito n.47 pianura dei Regi Lagni e lambito n.48 pianura del Sebeto. Il modello campano di urbanizzazione incontrollata delle pianure ha come effetto, oltre che il consumo irreversibile di suoli ad elevata capacit produttiva, la frammentazione dello spazio rurale. In molti settori della pianura si passati, nellarco di quattro decenni, da un assetto a matrice rurale prevalente, con lo schema insediativo ed infrastrutturale accentrato di impianto settecentesco, immerso in un paesaggio rurale ad elevata continuit, ad un assetto di frangia, a matrice urbana
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prevalente, dove lo spazio rurale frammentato in isole e chiazze sempre meno interconnesse, impoverite ed imbruttite, altamente esposte al degrado, alle interferenze ed alle pressioni delle attivit urbane e industriali adiacenti. Una sorta di terra di nessuno, priva di identit, un continuum rurbano non pi campagna, ma non ancora citt. In tale contesto, anche gli ordinamenti produttivi agricoli hanno subito una significativa evoluzione, con la drastica diminuzione delle colture tradizionali promiscue e la notevole diffusione dei seminativi irrigui e delle colture orticole di pieno campo e protette. I processi di urbanizzazione e di intensificazione agricola hanno comportato, in ampi settori della pianura, la degradazione e banalizzazione degli habitat fluviali e ripariali, oltre che un complessivo aggravamento degli squilibri del bilancio idrico, con il degrado significativo della falda idrica sotterranea e della qualit ecologica delle acque superficiali. Il riequilibrio dei paesaggi di pianura richiede una strategia integrata su scala regionale, coerente con gli indirizzi comunitari, che preveda: la tutela negli strumenti di piano ai diversi livelli delle aree rurali e di quelle non urbanizzate; lincen tivazione con i meccanismi di condizionalit previsti dalla nuova politica agricola comunitaria di tecniche di produzione agricola rispettose dellambiente, nonch di misure agroambientali per il rafforzamento della multifunzionalit degli spazi agricoli urbani e periurbani.
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Ptcp: il sistema della mobilit. La linea tratteggiata in rosso indica il percorso della tramvia provinciale
La strategia di riforma declina tale attitudine, in parte sancita dalla provenienza del Distretto Industriale di Grumo Nevano, secondo una innovativa organizzazione urbana, da affidare nel generale quadro di incremento dei servizi di livello superiore, della riqualificazione produttiva e nellintegrazione delle strutture commerciali per la grande distribuzione alla grande centralit intercomunale (il cuore verde costituita dalle ar ee a parco agroforestale lungo lAsse mediano, denominato Parco Nord cfr. paragrafo dedicato) nonch al parco attrezzato proposto intorno alla nuova stazione Av di Afragola (cfr. paragrafo dedicato) e, pi a nord ed est, al sistema agricolo protetto del Parco dei Regi Lagni. Larea Nord di Napoli poi, nello specifico, interessata da diverse Aree programma con valenze operative ai sensi della Lr 16/2004): Ap6. Parco Nord: salvaguardia deli spazi aperti; creazione di servizi ed attrezzature; sviluppo del polo produttivo Frattamaggiore Arzano Casoria; creazione di un polo scientificotecnologico (nei pressi della stazione Av); miglioramento del trasporto pubblico mediante una nuova linea tranviaria (da scambiare con la Metropolitana regionale presso la stazione ferroviaria lungo la linea Napoli-Aversa-Roma). Ap7. Parco tecnologico e dei servizi di Afragola: Attuazione dell'Ambito 1 dello studio urbanistico stazione Alta Velocit: Stazione Campania del l a Linea AV Roma Napoli; parco naturalistico tecnologico e dei servizi; ristrutturazione urbanistica di aree residenziali; realizzazione di standard urbanistici; realizzazione di nuovi insediamenti. AP8. Polo integrato di Casoria: Rafforzamento delle connessioni interne ed esterne; Integrazione delle funzioni commerciali con altre attivit terziarie e residenziali; Configurazione di una rete di spazi urbani; Interventi di riqualificazione ambientale; Miglioramento della qualit edilizia ed urbanistica.
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Vediamo nel seguito in dettaglio le prescrizioni e gli indirizzi dinteresse mediante la descrizione dei diversi assi strategici dintervento su cui si struttura il piano .
2.2.1.
La Conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e paesistico mira al rafforzamento delle identit locali attraverso la valorizzazione del paesaggio: persegue il miglioramento della biodiversit presente ed il rafforzamento dellazione degli enti di gestione delle aree protette per favorire i processi di modernizzazione e diversificazione delle imprese e incentivare la valorizzazione delle aree agricole come segmenti della rete ecologica provinciale (Piano di attuazione del Summit sullo sviluppo Sostenibile di Johannesburg del 2002, VI Programma di Azione per lAmbiente, Conferenza Mondiale delle Aree Protette di Durban del 2003). Attraverso la messa in relazione di archeologia e paesaggio, nellambito del quadro generale costituito dalla rete ecologica provinciale (con lobiettivo specifico di potenziare i corridoi ecologici primari che uniscono i Campi Flegrei con il Somma Vesuvio) il Ptcp indirizza verso: 1) la drastica riduzione del consumo di suolo; 2) il miglioramento delle prestazioni ambientali e paesistiche soprattutto in relazione alle aree coltivate; 3) il risanamento degli agro-sistemi critici dal punto di vista della vulnerabilit ambientale; 4) la valorizzazione delle aree verdi interstiziali dei sistemi urbani. Tali indirizzi danno luogo ad una regolazione urbanistica basata sullindividuazione di: - aree agricole, soprattutto periurbane, con elevata inibizione alle espansione insediativa: nelle quali sono in particolare ammessi, oltre a quelli agricoli, usi delle aree per servizi pubblici, preferibilmente attrezzature non edificate, realizzate su aree dove non sono presenti colture di pregio; - aree urbane e periurbane scoperte prive di destinazione o sottoutilizzate da recuperare e mettere in rete con gli altri spazi pubblici cittadini e con le ragnatele ciclo -pedonali che si diramano nella campagna; - processi di densificazione dei quartieri periferici spesso radi o sfrangiati, mediante operazioni di ristrutturazione urbanistica con conseguenti recuperi di spazi per attrezzature e servizi pubblici; - meccanismi di tutela e valorizzazione dei reperti storici ed archeologici: sia per quanto concerne gli insediamenti di antico impianto che gli edifici e i manufatti isolati. Da mettere in rete in primis mediante la riscoperta e la valorizzazione dei tracciati centuriali, dei percorsi storici e della rete idrografica superficiale - delocalizzazione degli edifici esistenti in forte contrasto con i valori paesaggistici, naturalistici, culturali, disponendo la demolizione degli stessi e la ricomposizione delle aree di sedime (con eventuali incentivi per i privati interessati). Per le aree agricole periurbane, in particolare, si prevede che i Puc debbano: a) tutelare e valorizzare i caratteri consolidati del paesaggio rurale; b) individuare e delimitare le aree idonee a garantire la continuit delle attivit agricole;
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c) individuare le aree da destinare alla realizzazione di attrezzature ricreative e per il tempo libero, prevalentemente non edificate (aree di verde attrezzato, attrezzature per lo sport;), riducendo al minimo indispensabile la sottrazione di aree agricole; d) salvaguardare le aree di maggiore fertilit o utilizzate per colture specializzate o considerate rilevanti dal punto di vista paesaggistico; e) individuare e salvaguardare i corridoi verdi esistenti favorendo la connessione di aree agricole marginali o intercluse anche con utilizzazioni del suolo per funzioni ricreative e del tempo libero. Nei Puc vanno anche individuati gli: aggregati edilizi in contesto agricolo costituiti da insediamenti prevalentemente monofunzionali, in generale di recente formazione, generalmente con un elevato grado di copertura edilizia, carenti di idonei servizi e privi di relazioni dirette con i centri urbani, salvo quelle con ridotti aggregati storici, differenziati per lo schema organizzativo (di forma compatta o lineare lungo la viabilit territoriale e locale), la continuit o meno delledificato, lestensione degli spazi agricoli interclusi. () Per tali aggregati i Puc definiscono i criteri per il recupero urbanistico che tenga conto dei seguenti indirizzi: a) realizzazione di una adeguata urbanizzazione primaria e secondaria e di servizi privati di livello locale; b) rispetto degli aspetti di interesse storico, artistico, archeologico, paesistico, ambientale, idrogeologico eventualmente presenti e comunque miglioramento del quadro ambientale e paesaggistico con lobbligo di messa a verde alberato di almeno il 50% delle aree libere pubbliche o delle pertinenze private; c) integrazione e servizio agli insediamenti agricoli circostanti; d) realizzazione di sedi per attivit economiche funzionali al miglioramento della qualit insediativa; d) esclusione di incre menti delledilizia residenziale.
2.2.2.
La Valorizzazione e nuova articolazione del sistema urbano risponde allobiettivo prioritario indicato gi dal Ptr di riorganizzare in chiave policentrica e reticolare il territorio provinciale: tale obiettivo perseguito in uno con la riqualificazione e salvaguardia ambientale, con la formazione di nuove reti e centralit anche di livello locale. A questo scopo il Ptcp specifica gli ambienti insediativi del Piano territoriale regionale in funzione delle caratteristiche storico/ambientali e della presenza di infrastrutture e attrezzature: ne deriva una partizione in ambienti insediativi locali (Ail) a loro volta articolati in ambiti di paesaggio (Ap). L ambito di paesaggio - Ap n 27, Nord di Napoli - classificato nella categoria Centro immerso in periferia urbanizzata : si presume che nella attuale situazione del Napoletano, in cui il processo urbanizzativo ha rotto quasi ovunque la relazione strutturale tra citt e campagna, il comune senso identitario del paesaggio permanga prevalentemente in frammenti di urbanizzazione storica, residui inedificati, periurbani o anche inseriti in ambito urbano e, anche, tradizioni produttive consolidate. Cos si ipotizza che i tipi di trame paesistiche di base siano per lo pi riconducibili a situazioni date dall'integrazione dell'identit del centro (C) con un altro fattore identitario (in questo caso P, produttivo,). E importante sottolineare che questambito di paesaggio ritenuto congruente con il sistema territoriale di sviluppo STS E2 del Ptr.
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LAil (ambito insediativo locale) coincide con lunione dellAmbito di Paesaggio Nord di Napoli e con quello che va da SantAntimo a Caivano (Ap n. 28). LAil si presenta come una continuazione del tessuto urbano di Napoli, ma con maggiori caratteristiche di dispersione degli insediamenti che sono frammentati da aree frutticole nella parte orientale (11% del totale), aree naturali o ad alta biodiversit nella parte centrale (11%) e da sistemi colturali orticoli nella parte nordorientale (4%), con forte incidenza di serre. Il rapidissimo recente processo di espansione intervenuto su un sistema rurale rinomato, favorito dalla prossimit con Napoli, dalla fertilit dei terreni e da condizioni climatiche, fattori che nell'insieme hanno sostenuto uno storico sviluppo intensivo dellagricoltura (frutteti, vigneti e coltivazioni erbacee). L'intenso utilizzo agricolo ha portato storicamente ad un forte frazionamento delle propriet fondiarie e non ha spinto a significative modifiche dell'assetto tradizionale dei casali nella campagna intorno a nuclei storici importanti, allineati sui tracciati viari est-ovest, corrispondenti ciascuno a due ambiti identitari (da Marano a Frattamaggiore e da Melito ad Afragola). L'assetto tradizionale si completamente trasformato negli anni recenti: le aree agricole residue sono ora destinate prevalentemente a seminativi o a coltivazioni intensive in serra. Ad oggi si riscontrano tracce della struttura insediativa rurale originaria, basata sulla centuriazione romana, con i nuclei storici organizzati su assi ortogonali e con aggregazioni di tipologie edilizie a corte, una viabilit storica di connessione tra i centri che costituisce ancora l'armatura urbana pi importante e alcune superstiti masserie o residui di piccoli nuclei rurali sparsi. La crescita urbanizzativa stata innescata dalla localizzazione di insediamenti di piccola e media industria a cui seguito il primo sviluppo di quartieri residenziali urbani in continuit con i tessuti urbani storici (importanti a Frattamaggiore, Afragola, Giugliano, mentre la fascia nord dipende storicamente da Aversa e quella sud gravita solo su Napoli). Gli insediamenti industriali pi compatti e isolati si sviluppano negli anni 70 con la nuova Asi di Caivano e il potenziamento di quella di Casoria-Arzano-Frattamaggiore, mentre accanto crescono grandi quartieri residenziali isolati. Negli ultimi tre decenni, la pressione rilocalizzativa della popolazione a basso reddito di Napoli ha portato alla completa saldatura delle aree urbanizzate. Si formata una grande periferia a media densit, con grandi insule di quartieri pianificati e spesso isolati e separati dal resto. Ne risulta un edificato disomogeneo, privo di leggibili criteri insediativi, gerarchie spaziali, tessiture, organizzazioni funzionali; laccessibilit insiste sui nodi di servizi dei centri preindustriali (Frattamaggiore, Afragola e in parte Aversa, nel casertano) e su alcuni nuovi centri prevalentemente commerciali sviluppati lungo gli assi infrastrutturali pi recenti. Dal punto di vista geologico e geomorfologico, larea connotata da prodotti piroclastici eterometrici, a luoghi rimaneggiati ed a matrice prevalente compresi in un intervallo altimetrico di 100-600 m (s.l.m.) e caratterizzati da una permeabilit che varia in funzione della granulometria prevalente e dai versanti della Collina dei Camaldoli che si affacciano sulle piane di Soccavo e Pianura. Essi sono costituiti dal Tufo giallo napoletano e da colate laviche ed compreso in un intervallo altimetrico di 250-450 m (s.l.m.). Tale ambito ha una permeabilit medio-alta nelle lave, di norma ridotta nei tufi. Tali versanti sono legati a collasso vulcano-tettonico e costituiscono degli elementi morfologici strutturanti il paesaggio visivo. La vulnerabilit di tale macrozona fenomeni di erosione e di trasporto solido e fenomeni di scorrimento colata nei terreni piroclastici sciolti e da crolli di blocchi tufacei. Vulnerabilit della falda medio-bassa. Questambito presenta il 65% del suo territorio urbanizzato. La tipologia di suolo pi rappresentata ad alta sensibilit ambientale caratterizzata da basso sviluppo pedo-genetico. Si tratta quindi di suoli molto delicati rispetto allambiente in cui essi sono inseriti.
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1) evitare la perdita di leggibilit della traccia storica che pu derivare da spostamenti o alterazioni degli allineamenti originari, lallargamento degli assi stradali, le costruzioni ravvicinate al bordo dei tracciati, lasfaltatura dei percorsi in terra battuta o in selciato, alterazioni nellandamento del sistema delle acque e delle canalizzazioni, di cui va tutelata la funzionalit assicurandone la manutenzione ordinaria. 2) conservare e completare la sottolineatura con filari alberati degli orientamenti degli assi centuriati e delle partizioni storiche dei lotti; 3) mantenere gli impianti delle colture legnose tipiche del paesaggio agrario storico, le siepi e le residue fasce boscate lungo i corsi dacqua, come pure i tabernacoli, le cappelle, le edicole, e gli altri luoghi devozionali testimonianza del sincretismo religioso direttamente collegato alle tradizioni della ruralit romana.
- il riuso di edifici dismessi volto allinserimento, oltre che prioritariamente di attrezzature pubbliche, di attivit terziarie private al fine di incrementare la complessit funzionale dei tessuti urbani carenti; - la localizzazione delle attivit generatrici di flussi consistenti di utenti in prossimit delle stazioni del trasporto su ferro o comunque in aree servite dal trasporto pubblico; - la verifica, per gli impianti produttivi esistenti, della compatibilit con i tessuti residenziali, prevedendo la delocalizzazione degli impianti incompatibili; in tal caso i Comuni dovranno individuare le procedure e le modalit del trasferimento; - la realizzazione e/o lincremento di percorsi e di aree pedonali e di piste ciclabili. Le zone urbane con impianto incompiuto, di cui al precedente punto b), comprendono i tessuti edilizi caratterizzati dalla presenza prevalente di tipologie edilizie mono/bifamiliari e/o da un insoddisfacente rapporto, dimensionale, funzionale e formale, tra spazi privati e spazi pubblici ed in particolare da una diffusa carenza di qualit delledilizia e del tessuto connettivo; generalmente sono connotati da un'accentuata prevalenza della funzione residenziale. La disciplina urbanistica generale per le zone urbane con impianto incompiuto deve disporre: - l'individuazione e la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, architettonico o documentario eventualmente presenti; - la riqualificazione morfologico-spaziale dei tessuti edilizi; - la realizzazione di un equilibrato rapporto tra funzione abitativa, attrezzature pubbliche e attivit terziarie private; - unorganizzazione del sistema degli spaz i pubblici che lo configuri come componente strutturante degli insediamenti urbani e lo qualifichi nei caratteri identitari; - la localizzazione delle attivit generatrici di flussi consistenti di utenti in prossimit delle stazioni del trasporto su ferro o comunque in aree servite dal trasporto pubblico; - la localizzazione dei nuovi insediamenti residenziali in coerenza con larticolazione della rete del trasporto pubblico; - linedificabilit delle aree adiacenti ai canali ed agli alvei per una fascia di m 20 dalla sponda; - leventuale trasformazione delle aree attualmente permeabili solo se nel bilancio complessivo lestensione delle aree inedificate permeabili conseguente agli interventi di ristrutturazione urbanistica non risulti inferiore a quella delle aree inedificate permeabili esistenti e solo se ci non costituisca pregiudizio per lobiettivo di cui alla lettera seguente; - il rispetto, negli interventi di nuova edificazione nellambito della ristrutturazione urbanistica, degli standard ecologici riferiti al rapporto tra superfici permeabili ed impermeabilizzate, non inferiore a quello esistente e con un minimo pari a 0,30 mq/mq; - il riuso di aree ed edifici dismessi volto allinsediamento, oltre che prioritariamente di attrezzature pubbliche, di attivit terziarie private al fine di incrementare la complessit funzionale dei tessuti urbani carenti; - la verifica, per gli impianti produttivi esistenti, della compatibilit con i tessuti residenziali, prevedendo la delocalizzazione degli impianti incompatibili; a tal fine i Comuni dovranno definire idonee procedure e modalit per il trasferimento; - la realizzazione di parcheggi scambiatori; m) la realizzazione o lincremento di parcheggi, di percorsi e di aree pedonali e di percorsi ciclabili, nonch gli interventi sulla rete stradale. Inoltre: Per tali zone, nell'ambito delle disposizioni strutturali dei Puc, pu essere previsto
lincremento dellindice di Utilizzazione territoriale esistente fino al valore massimo di 1,5 mq/mq ma esclusivamente nellambito di una generale azione di riorganizzaz ione urbanistico ambientale volta a realizzare un assetto ordinato e riconoscibile sotto il profilo spaziale e morfologico ed un rapporto
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equilibrato tra funzione abitativa e servizi pubblici e privati, nonch a tutelare e/o recuperare le risorse ambientali presenti, da attuarsi a mezzo di piani urbanistici attuativi estesi ad interi comparti, individuati ai sensi e per le finalit di cui allart.33 della legge regionale 16/2004. Tale incremento ammesso nel solo caso in cui potr essere garantito il soddisfacimento dei fabbisogni di attrezzature pubbliche degli abitanti gi insediati e di quelli insediabili allinterno dellarea interessata .
Le aree di consolidamento urbanistico e di riqualificazione ambientale sono costituite da tessuti urbani di recente formazione caratterizzati da diversi gradi di densit e da differenti morfologie e qualit delle componenti. Presentano in gran parte unorganizzazione frammentata e con parziali e/o labili connessioni con il tessuto urbano preesistente, lotti inedificati e/o spazi agricoli di diversa estensione, uninadeguata organizzazione degli spazi pubblici ed una diffusa carenza di qualit e senso del tessuto connettivo. Sono prevalentemente presenti ai margini degli insediamenti e in alcuni casi includono insediamenti di edilizia residenziale pubblica. Possono comprendere ambiti caratterizzati dalla monofunzionalit, con lesclusiva presenza della funzione residenziale, o con una presenza di attrezzature collettive e/o attivit terziarie private non coerentemente relazionate ai tessuti residenziali e/o dalla commistione disordinata di sedi produttive industriali/artigianali e funzioni residenziali. Per quanto attiene queste aree i Comuni, nellambito dei Puc, finalizzano le trasformazioni al soddisfacimento dei fabbisogni della popolazione residente nonch alla riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica. A tali fini la nuova edificazione, ed in particolare quella residenziale, deve essere prevista allinterno di una strategia di consolidamento dellimpianto urbano e di incremento della dotazione di servizi ed attrezzature, nonch di integrazione sociale, al fine di migliorare le condizioni complessive dellesistente e di rafforzarne le relazioni con il contesto urbano. Tali previsioni devono evitare la dilatazione delle zone edificate puntando prioritariamente alla ricucitura del costruito e programmando le nuove eventuali edificazioni in contiguit con ledificato esistente, definendo altres margini riconoscibili agli insediamenti urbani. Gli interventi di integrazione edilizia devono essere improntati a criteri di sostenibilit ambientale assicurando un equilibrato rapporto tra aree edificate ed aree verdi, aree impermeabili ed aree permeabili (con lapplicazione di parametri massimi, lidoneo trattament o dei suoli scoperti pavimentati ecc.) e incentivando lutilizzo di materiali edilizi ecosostenibili, nonch assumendo la riqualificazione e/o la realizzazione del sistema degli spazi pubblici le attrezzature e la rete di percorsi e piazze come elemento strutturante sotto il profilo spaziale e funzionale. Nellambito di tali interventi la pianificazione comunale, al fine di incentivare la riqualificazione di interi comparti, pu riconoscere ai proprietari di edifici esistenti per i quali prevista la demolizione e la successiva ricostruzione, un incremento del volume realizzabile nella misura massima del 30% di quello demolito. Le aree di integrazione urbanistica e di riqualificazione ambientale sono costituite da zone parzialmente edificate di recente realizzazione caratterizzate in prevalenza da un elevato grado di frammentazione, dallassenza di un impianto urbanistico coerente e riconoscibile, da bassa densit abitativa, dalla presenza di aree agricole anche estese e da una forte carenza di fattori di centralit e di attrezzature e servizi di base da cui deriva lassenza di connota ti urbani e di una soddisfacente qualit edilizia, spaziale e funzionale. Sono collocate in gran parte ai margini degli insediamenti urbani estendendosi con relativa continuit tra gli insediamenti preesistenti. Per queste aree, la pianificazione comunale deve essere finalizzata, fatta salva la tutela degli edifici e dei complessi edilizi di valore storico, architettonico o documentario, eventualmente presenti, alla realizzazione di un nuovo assetto ed al miglioramento del paesaggio edificato attraverso la riqualificazione delle aree edificate ed il completamento insediativo da realizzarsi anche attraverso ristrutturazioni urbanistiche
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volte ad incrementare le volumetrie esist enti. Lincremento residenziale consentibile costituito da quello necessario a soddisfare i fabbisogni della popolazione residente esistente nonch da una quota parte di quello necessario a soddisfare i bisogni localizzativi derivanti dalle esigenze di ricollocazione residenziale, espresse nellambito della strategia delineata dal Ptcp. La predetta quota aggiuntiva non potr eccedere il 15% della popolazione prevista per il decennio di riferimento. Gli interventi di incremento residenziale devono essere improntati al massimo risparmio del consumo di suolo, prevedendo aree di nuova urbanizzazione solo quando lincremento residenziale non sia realizzabile attraverso la riorganizzazione delle aree urbanizzate esistenti ed il riuso delle aree e degli edifici dismessi.
Ptcp: aree di disagio socio-abitativo (rosso: livello elevato; giallo: livello medio)
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del rapporto di 1 alloggio per ciascun nucleo familiare. Il patrimonio edilizio cos dimensionato pu venir incrementato del 20% con unit edilizie (di superficie utile media non superiore a 100 mq) per negozi di prima necessit, esercizi di vicinato, studi professionali e servizi privati. Ai fini del pareggio fra numero di nuclei familiari previsti e alloggi disponibili, del patrimonio abitativo esistente va computata come aliquota di fabbisogno soddisfatta solo la quota corrispondente agli alloggi occupati non malsani irrecuperabili e non sovraffollati. Gli alloggi malsani e non recuperabili e gli alloggi non idonei e/o sovraffollati costituiscono quote specifiche di ulteriore fabbisogno da soddisfare esclusivamente mediante edilizia residenziale sovvenzionata in Peep comunali o intercomunali ex lege 167/62 e ss.mm.ii. a bando chiuso riservato ai nuclei familiari residenti nel/i comune/i in condizione di inquilini di alloggi malsani o di alloggi non idonei e/o sovraffollati. Per gli usi non residenziali il Puc deve dimensionare le nuove aree per le attivit produttive o commerciali o direzionali sulla base dei documenti strategici definiti alla scala degli Sts, come previsto dal Ptr, limitandosi, in assenza di tali previsioni, al completamento di aree esistenti incrementandone la superficie edificata in misura non superiore al 20%. Per le aree per servizi di livello locale, il Puc deve tener conto del fabbisogno pregresso e insoddisfatto rispetto allo standard minimo, e prescrivere la cessione di aree per servizi contestualmente ai nuovi permessi di costruzione, in misura tale da consentire complessivamente la soddisfazione di almeno il 50% del fabbisogno pregresso, in aggiunta a quello prodotto dai nuovi insediamenti. Da segnalare, infine, la presenza di aree dinteresse archeologico individuate ai sensi dellart. 37 del Ptcp nelle quali si impone la necessit di un approfondimento conoscitivo e della tutela, con il concorso della Soprintendenza ai beni archeologici di Napoli: ogni intervento edilizio e infrastrutturale e ogni lavorazione non superficiale , compresi gli interventi di bonifica e per scoli e canali, devono essere autorizzati dalle competenti Soprintendenze, a meno d i interventi in condizioni di emergenza per l incolumit pubblica. Nelle aree suddette, quando poste in contesti urbanizzati, ogni intervento eccedente i limiti di cui sopra, deve essere preceduto da preventivi sondaggi, autorizzati dalle Soprintendenze competenti, al fine di valutare l'ammissibilit degli interventi proposti. Inoltre i Puc devono definire norme e perimetrazioni di salvaguardia, entro le quali gli interventi dovranno essere volti alla conservazione dei caratteri distributivi e strutturali, nonch degli elementi di fini tura e tecnologici, considerando anche il rapporto col contesto eventualmente anche sotto il profilo funzionale, impiantistico e delle sistemazioni esterne.
nel redigendo Piano territoriale provinciale (a tuttoggi non approvato); 2) di regolazione puntuale con la predisposizione di varianti urbanistiche ai Piani regolatori vigenti dei cinque comuni interessati in modo pi diretto dalla nuova linea ferroviaria e relativa stazione di porta (comuni di Acerra, Afragola, Casoria, Casalnuovo di Napoli, Caivano). Gli obiettivi generali del Piano per i cinque comuni sono cos definiti dalla Dgrc 5020 del 5/8/1999: 1) individuazione dellarea circostante la stazione Campania-Afragola con perimetrazione delle frange edificate dei vari Comuni; 2) riassetto della rete stradale; 3) tutela delle (ampie) superfici non edificate o destinate a produzioni agricole; 4) definizione di misure di salvaguardia che impediscano interventi abusivi; 5) definizione di tipologie progettuali che garantiscano un elevato livello di permeabilit delle nuove infrastrutture per limitare leffetto barriera delle linee e della stazione; 6) definizione e localizzazione di funzioni di livello superiore (servizi e attivit terziarie) per colmare il deficit strutturale che caratterizza i Comuni a nord di Napoli. Il Piano per i Cinque comuni interpreta la Stazione dellAlta velocit come unattrezzatura di carattere metropolitano: la stazione, insieme alle aree agricole residuali, sono intese come possibilit per dotare la citt diffusa dellentroterra di un grande parco metropolitano. E necessario che le aree libere poste intorno la nuova stazione siano investite da un progetto di valorizzazione ambientale capace di interpretarle come un grande vuoto urbano: a partire da questo vuoto si procede verso lesterno alla riqualificazione della maglia insediativa. Il progetto interpreta dunque il cuneo verde che da Napoli Est risale verso Caserta come il nuov o centro della citt metropolitana: un centro vuoto capace di strutturarsi come un antipolo per il costruito. Il territorio agricolo da salvaguardare diventa cos una possibilit di trasformazione della periferia urbana a partire da un progetto di recupero che ribalta la logica dellattuale dialettica citt -campagna: il secondo termine del rapporto stato fino ad oggi inteso come luogo in attesa di essere investito da nuova residenza o insediamenti produttivi, senza alcun legame con i valori caratteristici dellarea. La misura del ribaltamento che si prospetta, pu essere colta per analogia con un meccanismo che costante nella costruzione di significato della citt moderna rispetto alle sue parti antiche. La Roma moderna, ad esempio, trova nuove centralit con la riscoperta dei Fori Imperiali, per cui unoperazione archeologica diviene anche una rifondazione: rifondazione di significati per la citt Barocca. Analogamente il recupero e la valorizzazione del paesaggio agrario, ed in particolare della rete idrografica borbonica, sono intese come operazioni di archeologia agricola ed insieme di fondazione della metropoli campana. A partire dalle risorse specifiche di questa piana, in massima parte legate alla ricchezza di aree di interesse archeologico e storico-ambientale (masserie, mulini ed una rete idrografica fortemente caratterizzante il paesaggio), il progetto propone la costituzione del parco agricolo intercomunale: un consorzio dei Comuni interessati, assieme al comune di Napoli, la Regione e la Provincia, potrebbe essere lente gestore del parco. Il Parco perimetra tutte le aree agricole estensive e le aree ad orti arborati della piana tra i cinque comuni, per rispondere a differenti finalit: la valorizzazione del patrimonio storico e paesaggistico; la tutela e il recupero paesistico ed ambientale delle fasce di collegamento tra citt e campagna; la connessione tra aree agricole e verde urbano; la valorizzazione economica, la salvaguardia e lo sviluppo dellattivit agricola, anche con lattribuzione di funzioni integrative e di salvaguardia territoriale in rapporto con le funzioni urbane e con gli assetti ambientali; la fruizione culturale e ricreativa dellambiente da parte dei cittadini; la riqualificazione urbana e dei servizi degli aggregati sparsi e delle frazioni agricole, scongiurando fenomeni di saldatura urbana, possibili a seguito della localizzazione della stazione Av; il risanamento ambientale
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Studio per la Stazione Av: specificazioni per larea della nuova stazione
e la salvaguardia delle risorse del suolo e dellacqua per il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni insediate; il riassetto delle aree a contorno della stazione Av e la creazione di un grande luogo centrale nel sistema metropolitano. Questi obiettivi trovano occasione di intervento proprio a seguito della localizzazione della stazione Av, la quale, investita dal progetto, non pi, o non solo, elemento di turbativa di un precario equilibrio ambientale, infrastruttura di settore a seguito dei cui impatti lo studio urbanistico debba ricercare rimedi, ma, reinterpretata come infrastruttura territoriale, diviene determinante per lo sviluppo dellarea, ed occasione di un processo strategico di azioni v olte alla valorizzazione e al ridisegno dellintero paesaggio della piana. Allinterno delle aree del futuro parco agricolo sono eliminate le previsioni dei piani vigenti inerenti nuove espansioni insediative: in particolare elisa la previsione, derivante dallancora operante Consorzio Asi, di realizzare nel territorio del comune di Afragola, circa 2 km a Nord della futura stazione, un centro direzionale/produttivo dallestensione di circa 200 ettari, con linsediamento di volumi e funzioni in totale con trasto con gli obiettivi di tutela ambientale e salvaguardia dello spazio aperto.
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Allinterno del disegno pi generale del parco agricolo si propone, per larea intorno alla stazione, la costituzione di un Parco naturalistico, tecnologico e dei servizi, nel quale localizzare laboratori ad alta tecnologia, centri per la sperimentazione agricola e tutta una serie di servizi al cittadino (non solo viaggiatore). Le quantit e le funzioni da insediare nel parco attrezzato sono dedotte dallo studio di analoghe esperienze europee ed ammontano a circa 200.000 mq di superficie utile lorda (meno di un quinto di quanto previsto dallelisa previsione del Consorzio ASI). Per lintera area del parco, pari a circa 300 ettari, proposta lacquisizione preventiva alla mano pubblica, in modo da finalizzare linvestimento pubblico in termini di infrastrutture (la linea A v e la Stazione) ad un ritorno in termini di valore fondiario delle aree prossime alla stazione e, soprattutto, impedire che su di esse si scatenassero interessi ed iniziative private pi o meno legittime. Per lo sviluppo futuro del territorio di Casoria, viene individuato il tema delle aree dismesse per le quali si propone una destinazione volta al recupero degli standard urbanistici o per ospitare attrezzature di interesse generale. Ai fini di un rapporto diretto col tessuto urbano circostante e per un migliore collegamento tra queste aree attrezzate ed il parco naturalistico, tecnologico e dei servizi, indicato il tracciato di una nuova strada che, attraverso la zona periurbana del Cantariello (dove sono previste ancora aree a standard), prosegue la giacitura di alcuni percorsi pedonali interni al parco (seguendo il tragitto dellacquedotto).
Progetto pilota per 13 centri storici minori a Nord di Napoli: piano darea
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In ordine a questa previsione peraltro la Provincia ha commissionato nel 2008 uno Studio di fattibilit per la sistemazione urbanistica delle aree. Lipotesi che emerge da questapprofondimento basata sui seguenti capisaldi: 1) la forestazione lineare lungo lAsse Mediano e le altre superstrade dellambito nonch ai margini della linea ferroviaria Napoli-Aversa; 2) la costituzione di alcuni parchi periurbani integrati con aree agricole (sostanzialmente per orti urbani), aree a standard (attrezzature pubbliche e di uso pubblico), e i residui dei vigenti piani urbanistici (zone di completamento residenziale o per gli standard delle aree residenziali e produttive.
costiera, dal rischio vulcanico a quello sismico, dal rischio bradisismo a quello di forme di inquinamento idrico ed ambientale. Il rischio legato a detti fenomeni naturali viene ad essere negativamente influenzato dallalta densit della popolazione residente, dallelevata urbanizzazione, spesso caratterizzata da unalta percentuale di abusivismo, da insedia menti produttivi (agricoli ed industriali). Per la complessit del tema lAutorit di Bacino ha optato, come consentito dalla legislazione vigente, di scindere il piano generale in una serie di Piani Stralcio e/o singole azioni in grado di coprire gli aspetti pi problematici della Difesa del Suolo. Il Piano stralcio per lassetto idrogeologico (Pai) dichiara di perseguire le seguenti finalit: la sistemazione, la conservazione ed il recupero del suolo nei bacini idrografici , con interventi idrogeologici, idraulici, idraulico-forestali, idraulico-agrari compatibili con i criteri di recupero naturalistico; la difesa ed il consolidamento dei versanti e delle aree instabili, nonch la difesa degli abitati e delle infrastrutture contro i movimenti franosi e gli altri fenomeni di dissesto; il riordino del vincolo idrogeologico; la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi dacqua; la moderazione delle piene, anche mediante, vasche di laminazione, casse di espansione, scaricatori, scolmatori, diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti; lo svolgimento funzionale dei servizi di polizia idraulica, di piena e di pronto intervento idraulico, nonch della gestione degli impianti; la manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere e degli impianti nel settore e la conservazione dei beni; la disciplina delle attivit estrattive, al fine di prevenire il dissesto del territorio, inclusi labbassamento e lerosione degli alvei e delle coste; la regolazione dei territori interessati dagli interventi ai fini della loro tutela ambientale, anche mediante la determinazione dei criteri per la salvaguardia e la conservazione delle aree demaniali e la costituzione di parchi e di aree protette; lattivit di prevenzione e di allerta svolta dagli enti periferici operanti sul territorio.
Le richiamate finalit sono perseguite mediante: - la definizione del quadro del rischio idraulico e idrogeologico in relazione ai fenomeni di dissesto evidenziati; - ladeguamento della strumentazione urbanistico -territoriale; - la costituzione di vincoli, di prescrizioni, di incentivi e di destinazioni duso del suolo in relazione al diverso grado di rischio; - lindividuazione di interventi finalizzati al recupero naturalistico ed ambientale, nonch alla tutela e al recupero dei valori monumentali ed ambientali presenti e/o la riqualificazione delle aree degradate; - lindividuazione di interventi su infrastrutture e manufatti di ogni tipo, anche edilizi, che determinino rischi idrogeologici, anche con finalit di delocalizzazione; - la sistemazione dei versanti e delle aree instabili a protezione degli abitati e delle infrastrutture adottando modalit di intervento che privilegiano la conservazione e il recupero delle caratteristiche naturali del terreno; - la difesa e la re golazione dei corsi dacqua, con specifica attenzione alla valorizzazione della naturalit dei bacini idrografici;
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la definizione delle esigenze di manutenzione, completamento ed integrazione dei sistemi di difesa esistenti in funzione del grado di sicurezza compatibile e del loro livello di efficienza ed efficacia; la definizione di nuovi sistemi di difesa, ad integrazione di quelli esistenti, con funzioni di controllo dellevoluzione dei fenomeni di dissesto, in relazione al grado di sicurezza da conseguire; il monitoraggio dello stato dei dissesti.
Le previsioni e le prescrizioni del Piano hanno valore a tempo indeterminato. Esse sono verificate almeno ogni 2 anni in relazione allo stato di realizzazione delle opere programmate e al variare della situazione morfologica, ecologica e territoriale dei luoghi ed allapprofondimento degli studi conoscitivi. Il Piano classifica i territori amministrativi dei comuni e le aree soggette a dissesto, individuati in funzione del rischio, valutato sulla base della pericolosit connessa ai fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico, della vulnerabilit e dei danni attesi. Sono individuate le seguenti classi di rischio idraulico e idrogeologico: R1 moderato, per il quale sono possibili danni sociali ed economici marginali; R2 medio, per il quale sono possibili danni minori agli edifici e alle infrastrutture che non pregiudicano lincolumit delle persone, lagibilit degli edifici e lo svolgimento delle attivit socio- economiche; R3 elevato, per il quale sono possibili problemi per lincolumit delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilit degli stessi e linterruzione delle attivit socio - economiche, danni al patrimonio culturale; R4 molto elevato, per il quale sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al patrimonio culturale, la distruzione di attivit socio - economiche. Il Piano individua inoltre, allinterno dellambito terr itoriale di riferimento, le aree interessate da fenomeni di dissesto idraulico e idrogeologico. Le aree sono distinte in relazione alle seguenti tipologie di fenomeni prevalenti, rispetto ai quali definire i differenti livelli di pericolosit: frane; esondazione e dissesti morfologici di carattere torrentizio lungo le aste dei corsi dacqua. La mitigazione del rischio attuata secondo tre strategie. Riducendo la pericolosit: l'incidenza dei fenomeni franosi o di esondazione in una determinata zona pu essere ridotta in due modi: a) intervenendo sulle cause della fenomeni franosi o di esondazione, per esempio mediante opere di bonifica e di sistemazione idrogeologica del territorio, oppure attraverso la razionalizzazione delle pratiche agricole o di utilizzo del suolo; b) intervenendo direttamente sui fenomeni franosi o di esondazione esistenti al fine di prevenire la loro riattivazione o limitare la loro evoluzione; Riducendo gli elementi a rischio: tale strategia si esplica soprattutto in sede di pianificazione territoriale e di normativa, nell'ambito delle quali possono essere programmate le seguente azioni: evacuazione di aree instabili e trasferimento dei centri abitati soggetti a pericolo; interdizione o limitazione dell'espansione urbanistica in zone pericolose; definizione dell'utilizzo del suolo pi consono per le aree pericolose (es. proto-pascolo, parchi, etc.); Riducendo la vulnerabilit: la vulnerabilit pu essere ridotta mediante interventi di tipo tecnico oppure intervenendo sull'organizzazione sociale del territorio: consolidamento degli edifici, che determina una riduzione della probabilit di danneggiamento dell'elemento interessato dalla frana; installazione di misure d protezione quali reti o strutture paramassi (parapetti, gallerie, rilevati o trincee), in modo da determinare una riduzione della probabilit
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Piano di assetto idrogeologico (Pai) dellAdb Nord-Occidentale della Campania: tavola di sintesi del rischio
che l'elemento a rischio venga interessato dalla frana (senza tuttavia limitare la probabilit di occorrenza di questa). In definitiva, Il Piano Stralcio individua: - le aree a rischio idrogeologico molto elevato, elevato, medio e moderato, ne determina la perimetrazione, stabilisce le relative prescrizioni; - individua i punti e le fasce di possibili crisi idraulica localizzata e/o diffusa ad elevata suscettibilit di allagamento ubicate al piede di valloni, gli alvei strada, le aste montane incise; - delimita le aree di pericolo idrogeologico quali oggetto dazioni organiche per prevenire la formazione e lestensione di condizioni di rischio; - indica gli strumenti per assicurare coerenza tra la pianificazione stralcio di bacino per lassetto idrogeologico e la pianificazione territoriale della Regione Campania, anche a scala provinciale e comunale; - individua le tipologie per la programmazione e la progettazione preliminare degli interventi di mitigazione o eliminazione delle condizioni di rischio e delle relative priorit, a completamento ed integrazione dei sistemi di difesa esistenti. Tra gli indirizzi normativi del Piano di Aggiornamento, sottolineata la necessit che: 1) la pianificazione urbanistica, a tutti i livelli, recepisca i contenuti del Pai; 2) la previsione di azioni finalizzate allabbattimento dei manufatti che non risultino legittimi sotto laspetto edilizio e urbanistico. Nellambito delle attivit di aggiornamento del Pai, stata redatta anche la Carta degli Interventi, a cui allegato il Quaderno delle Opere Tipo, in cui sono illustrate molteplici tipologi e di interventi di cui si auspica la realizzazione nella fase di attuazione del Pai, e sono descritti gli interventi strutturali
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e non strutturali, pi idonei alla soluzione delle varie problematiche presenti nel territorio dellAutorit di Bacino, finalizzate a ridurre il rischio idrogeologico. Le tipologie di opere sono coerenti con le moderne tendenze ad attuare interventi a basso impatto ambientale, pertanto ogni qualvolta possibile sono proposti interventi di ingegneria naturalistica. Tra le opere-tipo sono definiti gli interventi non strutturali, mirati alla prevenzione ed alla mitigazione del danno, attraverso disposizioni normative e attivit di pianificazione territoriale. La regolamentazione normativa degli usi del territorio si attua attraverso vari livelli dintervento, da quelli pi generali a scala di bacino, fino a quelli di carattere specifico e locale; questultimo aspetto determina una diretta correlazione con la pianificazione urbanistica comunale, che nel caso in specie, cio la redazione del Piano Urbanistico del territorio del Comune di Visciano, assume un carattere di particolare importanza, in quanto il recepimento delle previsioni del Pai 2010, oltre ad essere un obbligo normativo, si inserisce nel quadro delle azioni locali possibili per mitigare i rischi idrogeologici. Merita un accenno la portata vincolante delle previsioni del Pai 2010 nellambito del processo di formazione degli strumenti di pianificazione urbanistica locali, in particolare: gli Enti Territoriali, quindi anche i Comuni, sono tenuti ad osservare lobbligo di adeguamento degli strumenti urbanistici vigenti al Pai 2010; ladeguamento dei Puc comporta lobbligo di adozione della conseguente pianificazione di emergenza (Opcm n. 3734 del 16 gennaio 2009 D.Lgs. N. 152/2006 art. 67 commi 5 e 6).
Il territorio del Comune di Casoria inserito in un contesto pianeggiante, generalmente non interessato da condizioni di rischio n pericolo idrogeologico. Tuttavia da segnalarsi, nella parte meridionale del territorio comunale, due emergenze cui prestare attenzione: 1) a ridosso dellaeroporto, segnalata unarea di rischio elevato (R3) e medio (R2) per linnesco di fenomeni franosi; 2) nellarea sud-orientale, presso la frazione Cittadella, in direzione del bacino della Piana del Sebeto, segnalata unarea a rischio moderato (R1) di allagamento per esondazione. Non si pu inoltre ignorare la questione delle micro cavit in centro storico: un fenomeno legato ad una pratica antropica (si tratta di cave di tufo su cui sono sorti gli edifici antichi) e non ad un rischio naturale(idrogeologico) ma che tuttavia genera una condizione di rischio non indifferente (nel solo centro di Casoria sono state censite e rilevate 84 cavit ipogee), in parte documentata nel Censimento e nel Programma di messa in sicurezza redatti dalla Provincia di Napoli tra il 2000 e il 2002 (la documentazione, in corso di acquisizione, sar integrata nel Quadro conoscitivo definitivo).
-una fitta rete di infrastrutture, stradali e ferroviarie, a sostegno di tali aree industriali (poi realizzate anche se con parziali modifiche dei tracciati: Asse Mediano, Asse di Supporto, Asse di Andata al Lavoro, ecc.); alcune aree per la localizzazione di servizi superiori e di rispetto dei nuclei industriali. Tra queste aree si segnala lattuazione del Vulcano Buono di Nola come attrezzatura della contigua area commerciale.
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Il Piano dellAgglomerato di Casoria - Arzano-Frattamaggiore stato oggetto di diverse varianti: la prima fu adottata con Deliberazione n. 144 del 5/4/1977 del Comitato Direttivo del Consorzio Asi di Napoli ed approvata con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 9 del 16/5/1979; la seconda fu adottata con Deliberazione n. 213 del 14/7/1992 del Comitato Direttivo del Consorzio Asi di Napoli ed approvata con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 54/26 del 30/5/1995, mentre lultima, in ordine di tempo, stata adottata con Delibera del Commissario Straordinario n. 343 del 18/7/2001, con controdeduzioni alle osservazioni approvate con Delibera del Commissario Straordinario n. 434 dell1/8/2002 ed adeguamento alle prescrizioni in sede di Conferenza dei Servizi per conclusione procedimento ex 10 L.r. n. 16/1998. Il Piano interessa una piccola porzione del territorio di Casoria a confine con Arzano. Il Ptcp di Napoli prevede di mettere a sistema le previsioni del vecchio Piano Asi, integrando le stesse con le rinnovate esigenze di cautela ambientale e paesaggistica sancite dal Ptr, nonch con la attuale condizione socio-economica e lo stato dei luoghi, profondamente mutati dal 1968 ad oggi.
Vincoli paesistici
Corsi dacqua iscritti negli elenchi: si tratta del canale detto fiume Reale e del canale detto fiume Sebeto che attraversano il territorio comunale nella estrema por zione sud-orientale. Riferimento normativo: art. 142 lett.c del D. Lgs. 42/2004 (ex Regio Decreto 1755/1933 sulle acque pubbliche) Obiettivo: tutela del sistema e paesaggio fluviale, al fine di preservarlo da distruzione o modifiche che possano recare pregiudizio al valore paesaggistico. Effetti: tale vincolo determina lobbligo, ai sensi dellart. 146 del D. Lgs . 42/2004, per il proprietario, possessore, o detentore a qualsiasi titolo dellimmobile ricadente nella zona vincolata, di acquisire lAutorizzazione Paesaggistica in relazione a qualsiasi progetto di opere che possa modificare laspetto esteriore della z ona stessa. Non sono soggetti ad autorizzazione gli interventi descritti allart. 149 del D. Lgs. 42/2004.
2.7.2.
Vincoli storico-monumentali
Chiesa ed oratorio di San Benedetto; Chiesa di San Mauro Abate; Chiesa di Santa Maria delle Grazie; Chiesa del S.Sacramento; Chiesa del Carmine; Palazzo ex Rossi; Palazzo dAnna. Per la descrizione di questi beni vincolati e degli altri beni dinteresse ambientale architettonico si rimanda allo Studio redatto ai sensi della L.r. 26/2002. Riferimento normativo: art. 10 del D. Lgs. 42/2004 Obiettivo: tutela finalizzata alla conservazione del patrimonio storico ed artistico nazionale. La finalit principale del decreto di imposizione del vincolo storico-artistico consiste nellindividuare singoli beni che, pur essendo di propriet privata , rivestono un particolare rilievo in quanto dotati di pregi e caratteri tali da renderli di particolare interesse per lintera collettivit nazionale Effetti: obbligo di conservazione per i beni culturali, i quali non possono essere demoliti, o modificati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico od artistico senza autorizzazione del Ministero. Nello specifico la realizzazione di interventi sottoposti al vincolo storico-artistico sempre subordinata al preventivo rilascio di apposta autorizzazione da parte della competente Soprintendenza territoriale. Il provvedimento di vincolo comporta, a
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carico del proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo del bene, una serie di obblighi: denunzia di trasferimento di propriet /detenzione; esercizio del diritto di prelazione 2.7.3.
Fasce di rispetto
Elettrodotto Riferimento normativo: D.M. 29.05.2008 Obiettivo: salvaguardare la salubrit ligiene e la sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro Effetti: allinterno delle fasce di rispetto, ai fini di prevenzione dallinquinamento elettromagnetico, non consentito alcune destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario ovvero ad uso che comporti una permanenza non inferiore a 4 ore. Per fascia di rispetto si deve intendere lo spazio circostante un elettrodotto che comprende tutti i punti, al di sopra e al di sotto del livello del suolo, caratterizzati d una induzione magnetica di intensit maggiore o uguale allobiettivo di qualit come definito dal D.P.C.M. 8 luglio 2003. per la determinazione delle fasce di rispetto si deve fare riferimento allobiettivo di qualit di cui allart- 4 e d alla portata in corrente in servizio normale dellelettrodotto, come definita dalla norme CEI 11-60 che deve essere dichiarata dal gestore al Ministero dellambiente e della tutela del territorio per gli elettrodotti con tensione superiore a 150 kW e alla Regioni, per gli elettrodotti con tensione non superiore a 150 kW. I gestori provvedono a comunicare per il calcolo e lampiezza delle fasce di rispetto ai fini delle verifiche da parte delle autorit competenti (nel caso in specie, in base ai dati disponibili, la fascia di rispetto pari a 28 m).
Autostrada (strada tipo A del CdS) Riferimento normativo: Codice della strada art. 16 Effetti: fuori dai centri abitati, come delimitati ai sensi dell'articolo 4 del Codice, le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a 60 m per strade di tipo A. Tale distanza dimezzata nei centri abitati o dove prevista edificazione con intervento diretto o Pua approvato. La distanza dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, non pu essere inferiore a 5 m.
Strada di collegamento extraurbano primaria (strada tipo B del CdS) Riferimento normativo: Codice della strada art. 16 Effetti: fuori dai centri abitati, come delimitati ai sensi dell'articolo 4 del Codice, le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a 40 m per strade di tipo B. Tale distanza dimezzata nei centri abitati o dove prevista edificazione con intervento diretto o Pua approvato. La distanza dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, non pu essere inferiore a 5 m. Strada di collegamento extraurbano secondaria (strada tipo C del CdS) Riferimento normativo: Codice della strada art. 16 Effetti: fuori dai centri abitati, come delimitati ai sensi dell'articolo 4 del Codice, le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a 30 m per strade di tipo C. Tale distanza dimezzata nei centri abitati o dove prevista
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edificazione con intervento diretto o Pua approvato. La distanza dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, non pu essere inferiore a 5 m. Strada locale principale (strada tipo F del CdS) Riferimento normativo: Codice della strada art. 16 Effetti: fuori dai centri abitati, come delimitati ai sensi dell'articolo 4 del Codice, le distanze dal confine stradale, da rispettare nelle costruzioni, nelle ricostruzioni conseguenti a demolizioni integrali o negli ampliamenti fronteggianti le strade, non possono essere inferiori a 20 m per strade di tipo F. Tale fascia di rispetto si annulla in presenza di centri abitati o dove prevista edificazione con intervento diretto o Pua approvato.. La distanza dal confine stradale, fuori dai centri abitati, da rispettare nella costruzione o ricostruzione di muri di cinta, di qualsiasi natura e consistenza, lateralmente alle strade, non pu essere inferiore a 3 m. Il regime delle fasce di rispetto delle infrastrutture viarie del territorio comunale stato approvato con la delibera del Commissario ad Acta n. 2 del 31.12.1999 avente ad oggetto: Delimitazione del perimetro urbano Classificazione e declassificazione delle strade comunali e provinciali . D. Lgs. N. 285/1992 e D.P.R. n. 495/1 992. Approvazione. Con il citato atto deliberativo si stabiliva, tra laltro, anche la competenza relativa alla Circumvallazione esterna, che restava i carico alla Provincia di Napoli per i tratti in sopraelevata, mentre per quelli a raso e relative aree di pertinenza stata trasferita al Comune. Tale ultima precisazione potr assumere una particolare valenza nelle previsioni del Piano in relazione alla possibilit di elaborare precisi programmi di riqualificazione nelle aree contigue alla Circumvallazione Esterna. Cimitero Ad oggi nel territorio comunale non si rileva la presenza di una infrastruttura cimiteriale, in quanto il cimitero consortile (Casoria Arzano Casavatore) con le relative aree di rispetto non ricade nel territorio comunale di Casoria. Di recente stato elaborato uno studio di fattibilit finalizzato alla realizzazione di un cimitero nel territorio di Casoria, in quanto il citato cimitero consortile ha ormai esaurito ogni possibilit di espansione, per cui se lAmministrazione Comunale dar seguito, con atti di approvazione, alla previsione di realizzare linfrastruttura cimiteriale, essa sar recepita nel Piano e si attuer il regime che di seguito si illustra. Riferimento normativo: Dpr 285/1990 Obiettivo: Le finalit perseguite dal vincolo cimiteriale sono rivolte a garantire la futura espansione del cimitero,a garantire il decoro di un luogo di culto nonch ad assicurare una cintura sanitaria attorno ai luoghi per loro natura insalubri Effetti: vietato costruire intorno ai cimiteri nuovi edifici entro il raggio di 200 m. dal perimetro dellimpianto cimiteriale, salve le eccezione e le deroghe di seguito indicate: a) riduzione della fascia di rispetto per ampliare il cimitero; b) riduzione della fascia di rispetto per realizzare nuove previsioni; c) interventi sugli edifici esistenti ammessi allinterno della fascia di rispetto: per gli edifici collocati allinterno della fascia di rispetto: lart. 338 del R.D. 1265/1934 consente interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, cambi di destinazione duso, ampliamenti nella percentuale massima del 10%. La fascia di rispetto pu essere ridotta fino a m. 50 Nota: attualmente il cimitero consortile a cui partecipa Casoria posto al di fuori dei confini comunali. Tuttavia si ritiene utile riportare tale categoria di vincolo in rapporto allo Studio di fattibilit per la localizzazione di una nuova area cimiteriale prevista nei confini comunali.
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Tutela assoluta di dei pozzi di approvvigionamento idropotabile Riferimento normativo: D.Lgs. 152/2006 art. 94, comma 3 Obiettivo: protezione delle risorse idriche sotterranee Effetti: le aree ricadenti entro un raggio di 10 m. dalle opere di captazione o derivazione delle acque ad uso potabile costituiscono zona di tutela assoluta adibita esclusivamente a opere di captazione o presa ed infrastrutture di servizio. nella zona di tutela assoluta possono essere insediate esclusivamente lopera di captazione, di presa e le relative infrastrutture di servizio, con esclusione di qualsiasi altra attivit non inerente allutilizzo, manutenzione e tutela della captazione
Fascia di rispetto dei pozzi di approvvigionamento idropotabile Riferimento normativo: D.Lgs. 152/2006 art. 94, comma 1 Obiettivo: protezione delle risorse idriche sotterranee Effetti: le regioni e/o le province, per mantenere e migliorare le caratteristiche qualitative delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, erogate a terzi mediante impianto di acquedotto che riveste carattere di pubblico interesse, nonch per la tutela dello stato delle risorse, individuano le aree di salvaguardia distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto, nonch, all'interno dei bacini imbriferi e delle aree di ricarica della falda, le zone di protezione. In particolare, nella zona di rispetto sono vietati l'insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attivit: a) dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati; b) accumulo di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi; c) spandimento di concimi chimici, fertilizzanti o pesticidi, salvo che l'impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base delle indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilit delle risorse idriche; d) dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche proveniente da piazzali e strade; e) aree cimiteriali; f) apertura di cave che possono essere in connessione con la falda; g) apertura di pozzi ad eccezione di quelli che estraggono acque destinate al consumo umano e di quelli finalizzati alla variazione dell'estrazione ed alla protezione delle caratteristiche quali-quantitative della risorsa idrica; h) gestione di rifiuti; i) stoccaggio di prodotti ovvero sostanze chimiche pericolose e sostanze radioattive; l) centri di raccolta, demolizione e rottamazione di autoveicoli; m) pozzi perdenti; n) pascolo e stabulazione di bestiame che ecceda i 170 chilogrammi per ettaro di azoto presente negli effluenti, al netto delle perdite di stoccaggio e distribuzione. E' comunque vietata la stabulazione di bestiame nella zona di rispetto ristretta. La fascia di rispetto stabilita a seguito di appositi studi dalle province e dalle regioni; in assenza di tali approfondimenti la fascia di rispetto pari a 200 m.
Aeroporto Riferimento normativo: l. 58/1963 Modificazioni al codice della navigazione, D.Lgs. 151/2006 Obiettivo: sicurezza della navigazione e degli abitanti Effetti: La legge n.58 del 1963 emana vincoli di tipo urbanistico, che influiscono solo sulle altezze degli eventuali ostacoli posti nellintorno aeroportuale e prevedono aree ad inedificabilit assoluta nelle direzioni di atterraggio/decollo. Tali limiti, sono individuati allinterno di diverse superfici e precisamente: superficie conica, piano orizzontale, coni di atterraggio/decollo, superfici con pendenze di piano e aree ad inedificabilit assoluta. Nei coni di atterraggio/decollo, per la distanza di 300m dal perimetro aeroportuale (recinzione), non posso no essere costruiti ostacoli di qualsiasi genere. Nelle direzioni di atterraggio degli
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aeroporti civili aperti al traffico strumentale e notturno, come lAeroporto di Capodichino, alla distanza di 300m dal perimetro dellaeroporto, non possono comunque essere costituiti ostacoli di qualsiasi genere, la cui altezza superi i 6m rispetto al livello medio dellaeroporto. Altra superficie rilevante ai fin della vincolistica e data dal Piano orizzontale, superficie che si estende dai 300m fino a 3000m di distanza dal perimetro aeroportuale, nella quale laltezza massima degli ostacoli non pu superare i 45m massimi sul livello medio dellaeroporto. Altro limite e dato dalla Superficie conica che corrisponde alla Superficie di pendenza di piano 1:20. Determina limitazioni per la costituzione di ostacoli sul territorio compreso nelle proiezioni verticali ed e una superficie inclinata verso lalto e lesterno rispetto al Piano orizzontale. La larghezza della proiezione orizzontale di questa superficie e di 2000 m. Ha il bordo inferiore coincidente con il perimetro esterno del Piano orizzontale e si estende in tutte le direzioni dopo i 3000m e fino a 5000m di distanza dal perimetro dellaeroporto. Laltezza massima degli ostacoli in questarea, non pu superare la quota 45m di altezza massima per gli ostacoli, sul livello medio dellaeroporto, previsti del Piano orizzontale, aumentata di 1 metro per ogni 20 metri di distanza. Per laeroporto internazionale di Capodichino, l'Enac individua, ai sensi del vigente codice della navigazione, le zone da sottoporre a vincolo e stabilisce le limitazioni relative agli ostacoli per la navigazione aerea ed ai potenziali pericoli per la stessa, conformemente alla normativa tecnica internazionale. Il Puc recepir la mappa delle servit elaborata dallEnac. Ad oggi in corso la rielaborazione del regime delle aree vincolate, di concerto tra il Comune di Napoli ed il Comune di Casoria. Ferrovia esistente Riferimento normativo: Dpr 753/1980, art. 49 Obiettivo: impedire la realizzazione di costruzioni che pregiudichino la sicurezza e la regolarit
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che con la Variante vengono assimilate alle zone G predette. In pratica la Variante tende ad ampliare le zone destinate ad accogliere gli insediamenti commerciali e di servizi terziari; le zone D1 Industriali per cui non vi pi utilizzo per inattivit o dismissione o per trasferimento delle strutture industriali sono trasformate in zona G Terziario Commerciale; per le restanti zone D industriali si prevede che esse possono essere trasformate in zona G a seguito di specifica richiesta allAmministrazione Comunale; la proposta di un asse viario, di livello comunale di collegamento tra la Circumvallazione Esterna (zona dellEuromercato) e la SS 87 Sannitica.
La Variante viene approvata definitivamente con Decreto Sindacale n. 161/ord del 18 novembre 1987. il Prg e la successiva Variante, in combinato disposto tra loro hanno rappresentato gli unici strumenti urbanistici generali vigenti negli ultimi quarantanni e per tali motivazioni se ne illustreranno in sintesi le caratteristiche e gli aspetti salienti, considerandoli come unico atto e ci anche per la natura di completamento del Prg delle previsioni introdotte dalla Variante citata. Il Prg classifica il nucleo storico come zona B1 vecchio centro, mentre le parti gi edificate di impianto pi recente sono individuate come zona B2 nuovo centro, nelle aree ancora libere poste a corona delle zone B1 e B2 sono individuate le zone H, attrezzature di quartiere. Analoghe previsioni sono elaborate per il centro di Arpino dove la zona B3 delimita il nucleo pi consolidato ed anche per questa parte di edificato, le aree libere a ridosso della zona B sono destinate ad attrezzature. Lungo la via delle Puglie, le aree a sud sono classificate come zona B3, mentre tutta la fascia a nord destinata a zona G terziario-commerciale. In ambiti pi periferici e di pi vasta estensione sono classificate come zone F Attrezzature urbane e territoriali. Lungo la SS 87 Sannitica sono delimitate le zone B per gli ambiti limitrofi al nucleo storico, mentre a nord, ai confini con il comune di Afragola sono delimitate vaste aree a destinazione industriale. Con lapprovazione della Variante al Prg, ambiti di notevole estensione a destinazione industriale, e tra questi anche alcune industrie, o ancora in attivit o dismesse di recente, (AdS, Rodiathoce, ecc.) sono destinate a funzioni di tipo terziario commerciale (zone G); le aree contigue alla Circumvallazione Esterna subiscono analogo trattamento, per cui sono destinate a funzioni commerciali. Una vasta area ubicata nella parte meridionale del territorio comunale, e delimitata dalle infrastrutture viarie di livello territoriale (autostrade tangenziale) denominata zona L Terminal Autostradale, in cui sono possibili attivit di carattere commerciale, turistiche, centri culturali, centri per congressi, impianti per mostre e fiere, centri commerciali e tutte le attivit di supporto al terminal autostradale, lunico indice p revisto in questo caso il rapporto massimo di copertura di 0.25 mq/mq. Il Prg degli anni 70 rispetta e consolida un impianto di sviluppo urbano prevalentemente industriale, mentre con la successiva Variante si assiste ad una mutazione delle previsioni in direzione di un apparato produttivo legato a servizi ed al commercio. In pratica negli anni in cui si assisteva alla dismissione dellindustria chimica che aveva connotato lo sviluppo dei decenni precedenti, si cerca di innescare un processo di riconversione nella direzione della produzione di servizi e commercio, di media e grande distribuzione.
3.1.1.
il Regolamento Edilizio del 1939 anche se formalmente ancora vigente, risulta superato dalle norme vigenti in materia, approvate negli anni successivi (fondamentalmente la Lun n. 1150/1942).
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Grande importanza viene data alla possibilit di realizzare in ambito cittadino di strutture multipiano per la localizzazione di parcheggi. Per il centro storico, gravemente compromesso anche a causa della normativa del Prg del 1980 (che consente interventi fino alla ristruttu razione urbanistica), si propone unazione conservativa ampliata ai tessuti e ai manufatti realizzati fino alla met del 900. La conservazione riferita ai parametri edilizi originari (numero di alloggi, numero di vani, altezze interne ed esterne, volume) ed alle caratteristiche tipologiche planimetriche e di prospetto fino ai materiali e ai colori di finitura. Le ristrutturazioni edilizie sono consentite solo per gli edifici privi di valore testimoniale e di pregio architettonico. Le aree di sedime dei fabbricati ridotti a rudere sono riservate alle attrezzature pubbliche (edifici di interesse generale, parcheggi, verde) di cui si registra una forte carenza. Analogamente, gli edifici industriali dismessi o con attivit incompatibili con la funzione residenziale del centro storico vanno acquisiti e/o riconvertiti agli usi collettivi (teatro, biblioteca, auditorium, ecc.). Il riuso delle aree dismesse di maggiore estensione, esterne al centro storico, inteso soprattutto come occasione per linsediamento di funzioni necessarie per lo sviluppo economico, la dotazione di servizi e di aree verdi. Sulle due grandi aree dismesse a cavallo della stazione ferroviaria (la Rhodiatoce e lA.D.S) si prevede linsediamento di un insieme di attrezzature di livel lo urbano (verde attrezzato, aree per listruzione, parcheggi, ecc.) necessarie per soddisfare la dotazione di standards di uso pubblico, congiuntamente allinsediamento di un polo per listruzione superiore capace di attrarre una platea proveniente dallarea metropolitana. Nel riuso degli opifici dismessi esclusa ogni ulteriore complesso commerciale. Per i quartieri moderni, centrali e periferici il Puc, riconosce una grave carenza di qualit urbana accentuata dallisolamento di ampi settori urbani dal centro, dallassenza di attrezzature e servizi dallassenza di luoghi riconoscibili. La riqualificazione perseguita consentendo interventi di ricucitura capaci di restituire continuit alle parti del tessuto interrotto principalmente attraverso la realizzazione di
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una rete di spazi pubblici. Particolare importanza assegnata alla creazione di un sistema di relazioni tra le due componenti della realt comunale: Casoria capoluogo e la frazione di Arpino realizzabile con un parco centrale di attrezzature e servizi pubblici di primo rango e di livello superiore.
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Il Puc esplicita le proprie strategie mediante una classica zonizzazione urbanistica, elaborata ai sensi della Lun n.1150/1942 come integrata, in particolare, dal Dm 1444/1968: Zona A - Il punto di partenza stato la perimetrazione delle zone A di conservazione che il risultato degli studi e delle indagini eseguite sul tessuto urbanistico ed edilizio del territorio comunale. Le zone A sono state a loro volta suddivise in sottozone: la sottozona A1, corrispondente al centro storico di Casoria, la sottozona A2, corrispondente al centro storico di Arpino, e le masserie. Il Puc prevede in esse il ricorso ai piani attuativi e, in particolare, ai Piani di Recupero in assenza dei quali sono consentiti unicamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo degli edifici esistenti. Lunit minima di intervento dei Piani di Recupero quella corrispondente agli ambiti indicati nella zonizzazione del Puc. Gli interventi possibili previsti sono finalizzati al recupero ed alla valorizzazione dellimmagine storica della citt, alla eliminazione delle superfetazioni e dei volumi incongrui ed alla conservazione delle testimonianze storiche e sono correlati al valore storico-architettonico degli edifici esistenti distinti in: Edifici di pregio storico architettonico, Edifici di valore testimoniale, Edifici di valore testimoniale alterato, Edifici con nessun pregio storico architettonico. Zona B - Le zone B sono state individuate tendendo conto dellart. 2 del Dm 1444/1968, ovvero come le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A): si considerano parzialmente edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densit territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq. Allinterno di questo tessuto si sono poi distinte diverse sottozone definite da diversi fattori: la natura abusiva o meno degli insediamenti (la soglia mediante la quale si sono individuati i tessuti da sottoporre a Pdr ai sensi della L.47/1985 stata individuata nel 20% di volume abusivo rispetto al complessivo esistente); la presenza di cautele di tipo archeologico (cfr. art. 37 del Ptcp); la presenza di acque pubbliche e della relativa fascia di 150 m per lato dalle relative sponde o dai piedi degli argini tutelate per legge, ai sensi dellart. 142, comma 1, punto c del D. Lgs 42/2004; la destinazione prevalente (residenziale o meno); la densit territoriale superiore a 4 mc/mq (fattore che ha definito la sottozona satura). Dallincrocio di questi fattori (esclusivamente legate alla funzione e alla genesi, abusiva o meno degli insediamenti) derivata unarticolazione di quattro zone omogenee: sottozona B1, satura per quantit di volume edificato, sottozona B2, soggetta a Piano di Recupero dellabusivismo edilizio ai sensi della Legge n. 47/1985 per eccesso di abusivismo edilizio non conforme al vigente P.R.G., sottozona B3, satura per tutela delle zone vincolate e/o di interesse ai sensi del D.L. 22 gennaio 2004, n.42, recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, e s.m.i., in cui leventuale sanatoria degli abusi edilizi soggetta a valutazione del danno ambientale; sottozona B4, completabile entro il limite di 2 mc/mq a livello territoriale, attraverso lintervento edilizio diretto (Permessi di Costruire). In questo caso la redazione di Piani di Recupero e demandata alla discrezionalit dellAmministrazione Comunale. Zona C - Non vengono individuate zone C di espansione residenziale; tuttavia individuata una zona in cui incentivato il trasferimento delle superfetazioni e dei volumi incongrui dal centro storico dal centro storico. In questa zona atterrano i volumi suddetti incrementati del 50%. Mediante una stima (nella quale da segnalare un errore sostanziale di calcolo perch la volumetria da trasferire raddoppiata e non incrementata del solo 50%) si definisce lindice d i fabbricabilit territoriale pari a 1,65 mc/mq. La nuova zona C corrisponde ad una parte sostanziale dellarea industriale attiva IMI Sud nei pressi della Stazione ferroviaria. Tale previsione stata eliminata in sede di adozione dal Consiglio Comunale, con laccoglimento
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dellosservazione proposta dalla societ IMI Sud, che chiedeva di conservare la destinazione industriale. Zona D La zona produttiva tiene conto sia delle strutture esistenti non ricomprese in zona A o B sia delle aree per linsediamento di nuove strutture produttive, sia di tipo industriale che terziariocommerciale. In particolare: la sottozona D1 comprende larea dismessa dalla ex Resia, nella quale risulta adottato un Pip redatto ai sensi della L. 865/1971 ed adottato dalla Commissione straordinaria con Del. n. 110 del 18 marzo 2007 ed una serie di zone semi-urbanizzate caratterizzate da un indice di fabbricazione territoriale superiore a 1 mc/mq e il volume a destinazione industriale risulta superiore ad alcune soglie prefissate; la sottozona D2 recepisce un insieme piuttosto numeroso di piani di lottizzazione in itinere tutti di tipo terziario-commerciale ed una serie di zone semi-urbanizzate caratterizzate da un indice di fabbricazione territoriale superiore a 1 mc/mq e il volume a destinazione commerciale risulta superiore ad alcune soglie prefissate; la sottozona D3 individuata invece per le strutture ricettive ed alberghiere esistenti e le relative aree di pertinenza; la sottozona D4 individua le aree attualmente interessate da attivit produttive e commerciali in zona vincolata nelle quali viene consentita la sola manutenzione ordinaria e straordinaria dellesistente in vista di una possibile riconversione in aree a sevizio dellarea a parco urbano e territoriale a valenza agri cola. Zona F - Per quanto concerne le attrezzature pubbliche di interesse generale vengono individuati spazi per: 1) le scuole secondarie superiori; 2) le attrezzature sanitarie ed ospedaliere; 3) i parchi pubblici urbani e territoriali. In particolare: un parco a valenza agricola nella fascia di rispetto delle acque pubbliche del canale detto fiume Sebeto e del canale detto fiume Reale; un parco, anchesso a valenza agricola, allintorno di una delle masserie storiche che conserva ancora un rapporto, anche paesaggistico, con il territorio agricolo circostante; un parco nei pressi dello svincolo a quadrifoglio della Circumvallazione esterna nella fascia di rispetto aereoportuale; un parco a valenza agricola a tutela di una delle aree di attenzione evidenziate dal Ptcp. Nel complesso risultano destinati a parco 1.010.508 mq. La superficie totale della zona F risulta per nel complesso non adeguata allo standard legislativo, registrando un deficit di ben 186.334 mq, pari al 13,3% della dotazione minima richiesta. Aree per servizi di quartiere (standard ex Dm 1444/1968) Gli standard urbanistici (verde pubblico di quartiere, attrezzature e servizi, scuole materne e dellobbligo, parcheggi pubblici), sono reperiti sul territorio mediante il tentativo di razionalizzarne i raggi dinfluenza in rapporto alla distribuzione della popolazione. Gli standard localizzati risultano leggermente maggiori di quelli strettamente occorrenti, 48816 mq in pi pari al 2,9% del fabbisogno minimo richiesto dalla Lr 14/1982. Aree a servizio delle reti e per impianti tecnologici Si tratta delle aree a servizio delle reti, viaria e ferroviaria, assunte come porzioni di territorio rurale e le aree utilizzate dai servizi tecnologici). Viene, inoltre, individuato un sito temporaneo di trasferenza dei rifiuti solidi urbani, prodotti nel territorio comunale, di circa 59000 mq, in parte in un area attualmente gi interessata da un deposito temporaneo di rifiuti. Verde e servizi privati Vengono individuate alcune aree, normalmente allinterno di aree a parco di quartiere o a parco urbano e territoriale o limitrofe alle aree gi urbanizzate da destinare ad attrezzature private costituite da pubblici esercizi (bar, ristoranti, ecc.), con relativo parcheggio, al loro servizio riutilizzando in parte le cubature gi presenti al loro interno.
Il Puc, predisposto dalla Commissione straordinaria con delibera n. 144/2008, pubblicato ed osservato, stato adottato, insieme alla relazione di controdeduzione, con Delibera di Consiglio comunale n. 16, del 31.05.2012. Il lungo periodo intercorso tra la predisposizione e ladozione (dovuto
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in larga parte al rilascio dei pareri da parte degli enti preposti) insieme al vulnus normativo dovuto alla legge regionale, per cui le norme di salvaguardia entravano in vigore solo nel momento successivo alla adozione del Piano, ha determinato il rilascio nel periodo intercorso tra la predisposizione e ladozione - di un consistente numero di Permessi di Costruire anche in contrasto con le disposizione contenute nel nuovo piano. Proprio per introdurre le misure di salvaguardia, anche se il Puc del 2008 presentava gi con una certa chiarezza linadeguatezza sia al mutato quadro legislativo, sia alla modificazione del territorio e delle condizioni socio-economiche congiunturali, il Consiglio comunale ha dunque proceduto alladozione del nuovo strumento urbanistico generale, non ostante una gi completa consapevolezza della necessit di adeguarne la struttura ed alcuni contenuti. Il Consiglio Comunale, con la sopra citata deliberazione, oltre ad adottare lo strumento urbanistico, si anche determinato rispetto alle osservazioni pervenute nel periodo di pubblicazione. Le richieste e le problematiche evidenziate dalle osservazioni al Piano Urbanistico Comunale, sono affrontate puntualmente nelle Controdeduzioni alle Osservazioni al P.U.C. del 01.10.2009 redatte dallATP Genius Loci, e nella Relazione di Controdeduzioni alle Osservazioni redatta dal Settore Pianificazione e Controllo del Territorio, in questultima vengono svolte alcune riflessioni e controdeduzioni rispetto ad un numero limitato delle osservazioni presentate, in particolare si approfondiscono le argomentazioni per le quali la citata ATP ha proposto laccoglimento, ed altre di esse di carattere generale o che riguardano specifiche problematiche, ed infine anche alcune per cui lATP propone il non accoglimento, per le quali sono state svolte considerazioni che hanno condotto a proporre laccoglimento parziale o totale, come ad esempio il caso emblematico dellarea Ex ADS, di cui si sopra accennato. Dalla lettura delle osservazioni pervenute nel periodo di pubblicazione del P.U.C., emerge in modo chiaro ed incontrovertibile che il vulnus normativo inserito nella L.R. n. 16/2004, sopra riportato, ha determinato il rilascio di un consistente numero di Permessi di Costruire, dopo che il P.U.C. era stato redatto e predisposto, che autorizzavano ledificazione conforme al PRG vigente, che il nuovo P.U.C. ha riformato radicalmente. Naturalmente, i soggetti che avevano realizzato edifici sulla base del rilascio di titoli abilitativi, o che avevano in corso le opere hanno proposto delle osservazioni, che per sono state rigettate dal Consiglio Comunale, sulla base delle seguenti considerazioni: a) tutti i Permessi di Costruire rilasciati prevedono degli obblighi convenzionali in relazione alla cessione di aree a standard, pertanto la maggiore estensione dei lotti non era in contrasto con le previsioni del PUC; b) stata ritenuto di perseguire la coerenza con le strategie di lungo termine del Piano, infatti la presenza di edifici su parte delle aree non inficiava affatto la destinazione, in molti casi ad attrezzature pubbliche. Le previsioni di Piano, nella quasi totalit dei casi, individuano un regime immobiliare diverso da quello esistente al momento della redazione dello strumento urbanistico, e dettano anche dispositivi e procedimenti per giungere ad attuare il previsto regime immobiliare. Nelle attivit propedeutiche alla elaborazione del nuovo PUC, sono stati esaminati i Permessi di Costruire e redatte apposite schede per tutti i titoli abilitativi rilasciati nel periodo sopra indicato, in modo da cercare il miglior assetto possibile e per individuare le forme pi efficaci per lamministrazione pubblica in relazione alle aree oggetto di convenzione, si pu sin dora anticipare che si cercheranno, laddove non possibile un reale uso pubblico delle aree, modalit per acquisire lequivalente del valore in termini finanziari, da parte dellente comunale, in modo da consentire la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria e secondaria negli ambiti dove maggiore si registra lesigenza di spazi pubblici e condivisi.
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3.1.2.
Di recente stato redatto da alcuni settori comunali (Pianificazione Lavori Pubblici Ragioneria e Finanze) per la realizzazione di un parco cimiteriale comunale, resosi necessario a seguito dellesaurimento delle possibilit di ampliamento del cimitero consortile di Casoria Arzano Casavatore. Lo studio, ad oggi allattenzione dellAmministrazione Comunale e no n risulta ancora approvato. Lo studio individua, per la realizzazione dellinfrastruttura cimiteriale, una vasta area ad est del territorio comunale ubicata ai confini con il comune di Afragola, indicata negli allegati grafici alla presente relazione. Nel caso in cui lAmministrazione Comunale proceda con lespressione di volont della realizzazione del parco cimiteriale, esso sar inserito nella versione definitiva del Piano Urbanistico Comunale.
3.1.3.
Il Comune di Casoria ha sottoscritto con la Regione Campania, il 10.02.2009 il Protocollo dIntesa per lattuazione del Programma Integrato Urbano PIU Europa finalizzato alla riqualificazione, attraverso la
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realizzazione di servizi di livello superiore, delle citt medie della regione (superiori a 50.000 abitanti) ed il 18 giugno 2012 ha sottoscritto lAccordo di Programma per avviare la fase realizzativa. Le aree interessate dagli interventi citati sono individuate nella planimetria del Quadro Conoscitivo Preliminare allegato alla presente relazione. Alcuni degli interventi previsti, tra i quali il pi importante, il Parco delle Arti, sia per le risorse finanziarie impegnate, che per le funzioni previste, non risultano conformi alla strumentazione urbanistica ad oggi vigente. Per il citato Parco delle Arti stata di recente adottata unapposita Variante ai sensi dellart. 3 del Reg. n. 5/2011, con delibera di Giunta
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Comunale. La redazione del Piano Urbanistico Comunale rappresenta un importante mezzo per la messa in coerenza dellintero Programma con la strumentazione urbanistica comunale, e ci anche al fine di semplificare i procedimenti realizzativi e quindi di rispettare i tempi dettati dallAccordo citato. Nella versione definitiva del PUC saranno puntualmente recepiti gli interventi previsti nel programma insieme agli altri progetti che saranno inseriti nel Piano Triennale delle Opere Pubbliche, in corso di definizione da parte del settore Lavori Pubblici.
Riqualificazione e valorizzazione dellarea centrale storica ; Riqualificazione e valorizzazione degli spazi pubblici esistenti; Incremento degli spazi e dei luoghi pubblici; Individuazione di nuove centralit pubbliche negli ambiti periferici; Lo sviluppo e lintegrazione delle espressioni delle culture contemporanee.
2. LA CITTA DELLA TRASFORMAZIONE E DEL RINNOVAMENTO Individuazione di ambiti di trasformazione urbana le cui modalit e strategie attuative dovranno determinare un incremento delle aree libere da destinare alla citt pubblica; Gli ambiti di trasformazione urbana per eccellenza sono le grandi aree dismesse e per esse si dovranno indicare ed individuare gli strumenti pi efficaci per avviare i processi di riqualificazione, prevedere lincremento di aree e spazi a destinazione pubblica e lintegrazione funzionale, finalizzata a stimolare lavvio di iniziative che ab biano positive ricadute economiche. 3. LA CITTA DELLA RIQUALIFICAZIONE Recupero e riqualificazione dei quartieri di origine abusiva; Previsione di utilizzo per la collettivit delle aree libere marginali tendendo alla costruzione di un sistema di giardini pubblici che innervi lintero territorio comunale; 4. LA CITTA DELLA MODERNIZZAZIONE Ripensare il sistema della mobilit locale attraverso la ricerca di coerenza del tessuto viario esistente, in molti casi incompleto e frutto di interventi occasionali e non sistematici; Individuazione e riqualificazione delle aree produttive esistenti, caratterizzate da una polverizzazione territoriale, prevedendo strumenti di sostegno alle attivit, anche attraverso forme specializzate di gestione; Individuazione di aree destinate alle attivit produttive con peculiarit specialistiche, tendenti ad accogliere funzioni produttive compatibili con il tessuto urbano preesistente. 5. LA CITTA DELLA VALORIZZAZIONE Riconoscimento delle risorse locali e nel processo di riconoscimento elaborare le strategie di valorizzazione; Previsione di un sistema di valorizzazione dello spazio fisico naturale, attraverso la tutela delle aree ancora libere e destinate alle attivit agricole e la rinaturalizzazione di aree abbandonate. In conclusione si sottolinea la necessit di un lavoro paziente e di lunga durata: alla stratificazione delle criticit si deve rispondere ipotizzando soluzioni e scenari da perseguire, nella consapevolezza che ad ogni passo si dovr essere pronti a rivedere le ipotesi e le soluzioni, un affinamento continuo per trovare le strategie pi efficaci. In una citt, in cui la programmazione territoriale in pratica assente da pi di trentanni, va innanzitutto rafforzata la consapevolezza della necessit di governare levolversi delle attivit che si esplicano sul territorio, innescando processi di sviluppo e miglioramento rispetto allattuale gravissima situazione. I processi in atto a Casoria, ma pi in generale nelle aree periferiche delle metropoli del mondo occidentale, se interpretati secondo una concezione della politica del territorio come servizio alla cittadinanza, determinano uno spostamento su nuovi termini, anche dellurbanistica: in pratica si tratta di abbandonare la concezione della regolamentazione dei diritti edificatori e della ricerca delle efficienze funzionali, comunque mai raggiunti nei nostri territori, per perseguire il disegno della citt creando occasioni per una socialit pi ricca e densa, una maggiore fiducia nel futuro, che solo essa potr fornire le energie per costruire e vivere i luoghi pubblici, per creare lo spazio delle opportunit per tutti.
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PARTE SECONDA
Documento strategico
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riverbera sulla qualit della vita: da tempo non pi rurale, da qualche decennio non industriale, recentemente neanche pi commerciale-terziaria). Tuttavia proprio dalle infrastrutture, dai margini dimenticati ed abbandonati sui loro bordi, si prover a ripartire per pensare ad una nuova, inedita, struttura della citt: nuove continuit di uso pubblico, ecologiche e funzionali, sono possibili. Occorre solo abbandonare le troppo facili convinzioni e le aspettative che appartenevano ad un tempo recente ma probabilmente da considerarsi definitivamente passato. La finalit generale quella di creare i presupposti urbanistici per un generale miglioramento della qualit della vita. Gli obiettivi specifici mediante i quali tale finalit sar perseguita, in attuazione degli Indirizzi amministrativi e nel rispetto di quanto disposto dalla Lr 16/2004, art. 2, sono: la tutela, la valorizzazione e, ove possibile, il restauro dei paesaggi storici residuali; la razionalizzazione delle risorse in sinergia con gli altri comuni del comprensorio; la massimizzazione dellaccessibilit, soprattutto mediante trasporto pubblic o, del comune ai centri contermini e al capoluogo e, nellambito della scala comunale, tra i diversi quartieri; lo sviluppo di un tessuto di spazi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale, paesaggistico e sociale; la riforma del sistema insediativo moderno, anche volta alla minimizzazione dei gradi di rischio del sistema (ad esempio mediante ladeguamento sismico degli edifici), basata su: 1) la sostituzione edilizia atta a garantire nuovi livelli prestazionali dal punto di vista energetico degli immobili;2) la riforma anche complessiva della struttura urbanistica moderna, spesso irrazionale e congestionata: 3) il recupero di spazi aperti duso pubblico e sulla messa in rete delle loro opportunit di connessione; 4) il tentativo di recuperare spazio non urbanizzato nell'ambito delle trasformazioni urbane consentite: contenimento e, al limite, diminuzione del consumo di suolo; il recupero dei siti compromessi e la messa in esercizio di una rete ecologica comunale connessa strutturalmente a quelle di livello superiore; la messa in atto di politiche regolative di tipo perequativo e/o di compensazione tra privati e tra operatori privati e soggetti pubblici.
I suddetti obiettivi ad esclusione della messa in forma dellultimo punto la cui declinazione sar definita specificamente dal livello operativo del Puc sono declinati dal Preliminare mediante la proposizione di quattro progetti-guida aventi ad oggetto rispettivamente: le reti, le centralit, il rapporto tra citt e natura, la razionalizzazione energetica e la sostenibilit ambientale. Questi progetti definiscono campi complessi di interventi che operano contemporaneamente su diversi sistemi (mobilit, ecologia, usi del suolo, ecc.) e a diverse scale: ognuno di essi d luogo difatti a proposizioni strategiche sia alla scala intercomunale, delle relazioni da rafforzare di volta in volta con uno o pi comuni del comprensorio (in attuazione delle politiche del Ptr e del Ptcp), sia alla scala comunale (nellottica anche di una razionalizzazione degli investimenti pubblici), sia ancora a scala del quartiere, della singola parte urbana individuata co me strategica per linnesco di una determinata concatenazione propositiva. La multi-scalarit e la mescolanza funzionale degli enunciati, sono ulteriormente complicate dalla dimensione temporale che ognuno di questi progetti sottende: pi che allo strumento del disegno tali proposizioni portano alla definizione di veri e propri dispositivi, agenti in un tempo medio -lungo (con riferimento alla parte strutturale del piano) ma capaci di conseguire sin dallimmediato concrete anticipazioni, anche di modesta scala ma non episodiche. Affinch tale dispositivo funzioni auspicabile unazione amministrativa, pianificatoria e progettuale, continua, capace di adattare le soluzioni alla congiuntura socio-economica, agli indirizzi delle amministrazioni, alle opportunit di finanziamento pubblici e/o di disponibilit dinvestimenti
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Casoria alla scala metropolitana: nuove centralit e struttura delle reti ecologiche
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privati. Un obiettivo di flessibilit operativa che si pu per declinare solo allinterno di un sistema chiaro e stabile di regole generali, invarianti e non negoziabili. Verso un coordinamento che integri le diverse politiche pubbliche (dalle infrastrutture, allarredo urbano, alle politiche sociali) verso concreti e condivisi obiettivi di rigenerazione.
4.2. Progetto n.1: reti. Infrastrutture, vuoti, nuove continuit urbane ed ecologiche.
Le reti, congruentemente ai sistemi del Ptr, si distinguono in: rete e cologica; rete dellaccessibilit (mobilit e logistica); rete del rischio ambientale. Questi tre temi danno luogo ad una sovrapposizione di tragitti in cui si sviluppano i flussi della biodiversit e delluso pubblico. La rete ecologica assume come asse la connessione Est-Ovest che attraversa la parte meridionale del territorio comunale in quanto parte della dorsale tirrenica inferiore, di connessione tra i l complesso Somma-Vesuvio (Parco nazionale) e il Parco delle Colline di Napoli (Parco metropolitano). Questa dorsale interessa lintera fascia ambientale inferiore definita al paragrafo 1.3 e introduce una direzione prevalente lungo la quale sviluppare il sistema di nuove connessioni e flussi: dal Vesuvio al mare del Litorale Domizio (una connessione duplicata, nell'ambito della Rete ecologica regionale, attraverso la direttrice dei Regi Lagni). La dorsale geografica alla scala locale diventa articolazione capillare, rete isotropa senza direzioni prevalenti n gerarchia di percorsi; assume la maglia interpoderale, le tracce dei canali e del palinsesto storico (centuriazione, bonifiche ottocentesche) come armatura. Si concretizza in azioni di forestazione lineare, realizzazione di bypass (sottopassi, sovrappassi) alle barriere infrastrutturali, sviluppo dellagricoltura anche con usi sociali (orti urbani), individuazione di percorsi ed aree duso pubblico per la fruizione del verde. Si tratta di una struttura senza centro n periferia che ha come tratto caratteristico lessere in continua espansione verso ogni direzione. Questa caratteristica tende ad aggrappare e connettere il nuovo sistema di spazi pubblici naturali (le cd. strade bianche) con quelli urbani dei quartieri sui margini e, utilizzare i residui vuoti, anche di minore dimensione per incunearsi negli insediamenti. In particolare, nel caso in esame, assume le infrastrutture (la ferrovia, le superstrade) come matrice per una riconnessione tra le aree verdi meridionali e quelle posto a settentrione del territorio Comunale, verso il Parco Nord proposto del Piano di Coordinamento provinciale. A scala locale lurbanizzazione apparentemente continua, come in un cretto, trova nuove discontinuit naturali: dai nuclei verdi principali si diramano, come radici, nuovi sistemi di verde che colonizzano vecchie e nuove porosit del sistema insediativo (le placche oggi mineralizzate ma anche i coriandoli descritti al capitolo 1). Assumendo come traccia lacquedotto questo sistema, traguardando il Parco regionale del Partenio (Collina di Cancello), si riconnette agevolmente e in modo diretto alla Stazione dellAlta Velocit e alle relative aree a parco attrezzato. Questa rete, ecologica e duso pubblico, individua implicitamente un sistema di mobilit dolce, ciclo pedonale e podistico, che riscopre il suolo e le tracce storiche come matrice ma che anche pu assumere i viali urbani, nuovamente alberati, in parte resi permeabili ed attrezzati con spazi dedicati, dove recuperare la pedonalit e la bicicletta come mezzi privilegiati del trasporto individuale. In tal senso questa rete, oltre che orientata ad una ecologia della biodiversit, anche direttamente agente sulla ecologia delle relazioni sociali, contribuendo a massimizzare le possibilit di accesso tra i diversi settori urbani e rendendo adatti i vuoti non edificati (di diverse scale) allincontro e allo scambio.
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La rete ecologica in larga parte appoggiata sui tracciati delle infrastrutture stradali di livello superiore e sulle ferrovie che solcano il territorio, spesso su rilevato, in trincea o su pilotis. Il progetto rete dellaccessibilit , di contro, poco utilizza la fitta rete di superstrade e ferrovie che, con effetto tubo, attraversa senza interferire con i contesti in cui transita. Il Piano territoriale regionale individua la necessit di un completamento dellasse veloce che dallAsse mediano, parallelamente alla vecchia Sannitica, dovrebbe condurre press o Secondigliano. Il Ptcp non recepisce questo indirizzo, preferendo invece puntare al miglioramento del trasporto
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pubblico su ferro mediante una linea tramviaria di interconnessione tra i centri dellarea Nord, la nuova stazione Av di Afragola, e le stazioni settentrionali della Linea metropolitana 1 di Napoli (Metropolitana collinare). Il Preliminare di Puc aderisce alla linea strategica avanzata dal Ptcp, assumendo come strutturale la previsione di linea tranviaria e, al contempo promuovendo un insieme di azioni di riforma territoriale volte al miglioramento della rete stradale locale, oggi molto congestionata dal traffico veicolare, connotata da notevole irrazionalit dei tracciati e locale inadeguatezza al carico insediativo. Le azioni di riforma proposte non si concretizzano tuttavia in un disegno rigido di completamenti stradali, da affidare ad una fase ulteriore di approfondimento ed inserire di volta in volta in concreti progetti di trasformazione urbana, perequazione tra privati e compensazioni pubblico/privato. I nuovi tratti stradali locali non si concretizzano nel Preliminare n saranno disegnati nel Piano strutturale della Proposta di Puc in cui invece saranno contenute, in attuazione del Regolamento 5/2011, le linee strategiche e gli obiettivi che la modificazione della citt esistente dovr conseguire dal punto di vista delle reti infrastrutturali locali. E possibile sin dora enunciare alcun e di queste proposizioni: 1) occorre che il nucleo storico della citt sia liberato gradualmente dal traffico di attraversamento carrabile, fino a tornare ad essere sostanzialmente una zona di transito ciclopedonale; 2) auspicabile una gerarchizzazione dei percorsi locali (con un procedimento inverso a quello costitutivo della rete di strade bianche che invece, come abbiamo visto, assumono geometria capillare ed isotropa), abbandonando il modello della rigida scacchiera e proponendo la naturalizzazione e luso ciclopedonale di alcuni tragitti anche alla scala del quartiere; 3) c bisogno di aumentare la resilienza generale del sistema viabilistico locale immettendo, dove occorre, nuova viabilit, integrata nel paesaggio ed integrata agli altri sistemi di reti. In particolare la trasformazione dei tessuti moderni dovrebbe contribuire a realizzare un anello stradale interno atto a disimpegnare i percorsi di distribuzione tra i diversi quartieri dai transiti in centro storico. La rete del rischio ambientale attiene in larga parte al sistema insediativo e ai residui dellindustrializzazione (aree dismesse potenzialmente inquinate): non sono rilevate estese condizioni di rischio idrogeologico dovute alla morfologia naturale o al sistema idrografico (sulle zone interessate da rischio frana o idraulico, non di elevata estensione, interverranno le politiche di rimboschimento unitamente ad opportune iniziative di messa in sicurezza dei versanti e degli argini, con riferimento ad un contesto pi ampio del contesto comunale, esteso allintera piana del Lufrano ). Viceversa nelle fondazioni degli edifici storici (micro-cavit) e nella struttura di quelli moderni (edifici in calcestruzzo spesso non adeguati alla severa normativa antisismica), nonch nei suoli una volta utilizzati dalle fabbriche (prodotti chimici, acciaio, ecc.) o dal ciclo dei rifiuti che i fattori di rischio pi elevato si possono manifestare. Per questa moltitudine di punti di (possibile) crisi si propone di agire con logica coordinata favorendo leffetto volano di ogni intervento sul contesto e facendo convergere le politiche di mitigazione del rischio verso i pi generali obiettivi di riqualificazione urbanistica e del paesaggio (ad esempio: utilizzando le reti verdi, i sistemi di fitodepurazione, per la bonifica delle aree; riconnettendo parti di citt separate dalle infrastrutturebarriere per mitigare il rischio sociale delle aree di emergenza abitativa; legando rigenerazione del nucleo storico e messa in sicurezza delle micro cavit, ecc.). I paesaggi delle reti sono molteplici, in oscillazione tra compiuto effetto urbano (il viale alberato, con piste ciclabili e tram), irruzioni di natura naturans (i boschi che mediante le nuove forestazioni segnano il tracciato delle principali infrastrutture lineari), diffusione di nuove/antiche ruralit urbane
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(nellambito delle quali recupe rare la trama di filari e siepi tra campi), produttive ma con valenze sociali, didattiche, duso pubblico. Le politiche sulle reti verdi costituiscono un innovativo campo di sperimentazione della L. n. 10 del 14.01.2013, Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani con particolare riferimento a: la creazione di cinture verdi intorno alle conurbazioni; la previsione di grandi aree verdi pubbliche; (art. 6, comma 1); lalberatura con filari delle strade (art. 3, comma 2).
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4.3. Progetto n.2: centralit. Nuclei storici, edifici pubblici, piastre attrezzate
Anche il sistema delle (nuove) centralit declinato a diverse scale. Alla scala intercomunale le nuove centralit sono costituite da: - il Parco Nord, con funzione ricreativa, di produzione agricola e riequilibrio ambientale (Comuni a Nord-Ovest); - il Parco tecnologico e dei servizi della Stazione Alta velocit di Afragola, con funzione ricreativa, di produzione agricola, ricerca tecnologica, riequilibrio ambientale e servizi di livello superiore; - larea di Napoli-Est , in particolare: la trasformazione dell Ambito 13 del Prg di Napoli (ex Raffinerie) con la costituzione del Parco pubblico denominato Parco del Sebeto, con funzioni ricreative e sociali; la riqualificazione dellAmbito 43 del Prg di Napoli (ex Magazzini di Approvvigionamento FS), con la riconnessione tra la via Nazionale delle Puglie, nei pressi della Frazione Arpino, e la Circumvesuviana di Via Botteghelle; la costituzione dl porto turistico con relativo scalo del metro del mare e limmissione di funzioni pregiate (Universit, centri di ricerca e luoghi di aggregazione) sul lungomare di San Giovanni a Teduccio (ambito 14 del Prg di Napoli). Queste tre nuove polarit a scala metropolitana e regionale costituiscono dei nodi che per limportanza e la vicinanza allabitato di Casoria avranno su di esso notevoli conseguenze: estremamente positive se il Comune sapr ad esse relazionarsi in chiave sistemica; negative se subite, senza istaurare con i comuni limitrofi intese collaborative e relazioni. E per questo che il sistema di connessioni reticolari illustrato nellambito del Progetto n.1 trova pr oprio nei citati tre nodi metropolitani i suoi punti di strutturale connessione. E per questo che alcuni Pian i operativi del Puc potranno essere vantaggiosamente sviluppati a scala intercomunale, rafforzando la sinergia con i comuni contermini e con la Provincia-Area Metropolitana. Alla scala comunale le centralit di costituire o rafforzare sono principalmente individuate nei seguenti elementi: - il nucleo storico, da rigenerare, mettere in sicurezza e connotare come spazio pubblico prevalente, elemento identitario, sede di attivit culturali ed istituzionali, possibile centro commerciale naturale; - il recupero delle masserie, alcune delle quali allo stato di rudere, come elementi di sostegno alla rete di spazi verdi e possibilit di fruizione didattica, ricettiva e ricreativa; o anche come sede di possibili consorzi ed associazioni volte alla coltivazione e al mantenimento delle aree rurali e degli orti urbani; per la costituzione di farmer market e fiere dei prodotti locali; - limmissione di nuove centralit di rilevanza pubblica nelle principali aree dismesse o da dismettere dalle attivit industriali e/o commerciali, nellambito di una politica di diminuzione del consumo di suolo (parziale rinaturalizzazione) e delle procedure di verifica preliminare dei gradi dellinquinamento dei suoli (come gi chiaramente dettato dallo Studio di Fattibilit per il Recupero delle Aree dismesse del 2001); tali nuove centralit costituiscono dei poli del sistema urbano e vanno in sinergia con attrezzature e servizi preesistenti; - la configurazione dei nodi intermodali e di contatto tra le diverse reti del Progetto 1 infrastrutturali, ecologici ed insediativi: alcuni nodi, in particolare, possono diventare scambiatori tra biciclette e trasporto pubblico. Un nodo rilevante gi in questa fase identificabile presso larea della Stazione Rfi, di snodo tra bosco lineare, green way acquedotto e futura rete tramviaria provinciale;
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la riqualificazione in cluster attrezzati delle aggregazioni commerciali di livello superiore, mediante la valorizzazione degli spazi pubblici aperti e la riconnessione di questi poli al sistema del trasporto pubblico o delle strade bianche. la realizzazione di nuovi poli produttivi ecologicamente attrezzati (secondo il modello Apea, descritto nel successivo progetto ), sia mediante sostituzione dellurbanizzato (ristrutturazione urbanistica), sia mediante razionalizzazione e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente;
Alla scala del quartiere, infine, le nuove centralit diventano minuta concatenazione di piazze, campi (da gioco, per lo sport), servizi ed attrezzature principalmente per listruzione. Queste centralit locali scaturiscono sia dalla messa a sistema e dalla rigenerazione degli spazi aperti esistenti (con particolare riferimento ai vuoti non utilizzati o sottoutilizzati dei quartieri di edilizia pubblica e/o ai coriandoli delle corti storiche e dei giardini) , sia dalla orientata trasformazione urbanistica ed edilizia di cui al successivo progetto. Assumono continuit con la griglia di strade bianche (non asfaltate, per luso ciclopedonale) e con i cunei verdi della rete naturale che si dispiega dalle dorsali eco-pubbliche principali (lungo le bretelle autostradali, le superstrade, la ferrovia, ecc.).
In entrambi i casi: utilizzando logiche di perequazione tra privati e di compensazione tra interesse privato alliniziativa e vantaggio pubblico derivante (cessione di aree, maggiore permeabilit dei suoli, nuove piantumazioni, realizzazione di opere di urbanizzazione). mediante il rispetto delle indicazioni morfologiche atte a garantire le migliori prestazioni energetiche degli edifici mediante, ad esempio, la promozione di coperture a verde e il rinverdimento degli edifici di cui allart. 6 della L. n. 10/2013 e degli obiettivi di sostenibilit specificati dal Progetto n.4.
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La specificazione progettuale/regolativa di questa riconfigurazione, da attuarsi nel rispetto delle macrozone contenute nelle tavole P6 e P7 del Ptcp, sar vincolata ad alcuni principi morfologici invarianti (da inserire nel Piano strutturale, come ad esempio lambizione a nuove continuit vuote sul liminare dellinsediamento storico) e a una specificazione operativa volta a favorire la modificazione dellesistente. In particolare tali precisazioni costituiranno una declinazione progettuale delle deroghe introdotte dai c.d. Piano Casa (Lr 19/2009 e s.m.i.) e Decreto Sviluppo (n. 83/2012), al fine di convogliare le opportunit concesse da questi provvedimenti nellambito di una strategia di riforma complessiva, di lunga durata e di respiro urbano (cos ogni intervento privato potr contribuire al miglioramento della condizione generale della citt, senza generare ma anzi contribuendo a diminuire la congestione attuale). Una considerazione particolare merita il tema della delocalizzazione degli edifici moderni in ambito storico: si ritiene condivisibile il tentativo del Puc2008 di incentivare la delocalizzazione di questi
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edifici e la loro ricostruzione, con incentivi, in altra zona. Tuttavia le modalit di questo trasferimento vanno, rispetto al Puc adottato nel 2012, meglio precisate tenendo conto di quanto segue: 1) il Ptcp prevede che quest'operazione possa essere effettuata esclusivamente mediante urbanizzazione pubblica, ad esempio utilizzando la L.167/1962 (va da s che questo assolutamente da preferire nel caso in cui la zona di atterraggio sia concentrata in un unico ambito, come nel Puc2008): 2) limpostazione del Ptcp potrebbe essere accompagnata da una possibilit di delocalizzazione con incentivo anche su base privata per ampliando in modo sostanziale le aree di atterraggio delle delocalizzazioni, prevedendo la perequazione dei vantaggi tra i privati coinvolti s ia nel decollo che nello atterraggio delle volumetrie. Questopportunit, da non limitare al solo perimetro del nucleo storico ma ampliare lungo i suoi margini (dove maggiore il carattere parassitario dellurbanizzazione moderna) potrebbe portare nel medio-lungo periodo (maturandosi progressivamente i cicli di vita delledilizia degli anni 50 e 60) alla rigenerazione paesaggistica del centro citt. In sostanza ad un restauro urbanistico del nucleo storico. Una rigenerazione che per pu partire subito, mediante il recupero corretto de gli edifici del netto storico, cio gli edifici storici sopravvissuti alle manomissioni tipologiche e alle sostituzioni edilizie. Per essi il Puc dettaglier una disciplina particolareggiata dintervento su base ti pologica, articolata per singola unit edilizia, in modo da chiarire, caso per caso gli interventi ammessi e le modalit stesse mediante i quali metterle in opera (rispetto tipologico, uso di tecniche tradizionali, disciplina dei materiali e dei colori, ecc.). Per quanto riguarda la riconfigurazione degli insediamenti produttivi si propone una riorganizzazione secondo un modello distrettuale fatto di cluster produttivi specializzati (manifatturieri, per la logistica, per il commercio ed i servizi) in cui favorire sinergie tra attivit economiche (presenti e future), aumentare il grado di competitivit (aumentando la dimensione, mediante associazione, dei poli oggi dispersi in modo random). Nellambito di attivit con compatibilit ambientali con il contesto densamente urbanizzato si prospetta dunque ladozione delle caratteristiche proprie delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (Apea). Si tratta di un concetto di area produttiva come luogo ambientale (oltre che di sviluppo economico e urbanistico) che si sta rapidamente affermando in Italia, come testimoniato dalle pi recenti azioni regionali e provinciali che si propongono di sviluppare le sintetiche indicazioni normative del Decreto Bassanini (art. 26 D. Lgs. 112/98) sul tema. Le Apea rappresentano un modello innovativo di area produttiva, il cui obiettivo strategico ridurre al minimo limpatto ambientale ed il consumo di risorse, tendendo cio al modello della chiusura dei cicli e basandosi sui principi propri dellEcologia Industriale: rispetto allidea classica del controllo dellinquinamento a valle dei processi produttivi (tecnologie end of pipe di depurazione degli scarichi e di valorizzazione e riciclaggio dei rifiuti) lEcologia del Paesaggio insiste su di un ragionamento eco-sistemico in termini spaziali. Viene enfatizzata la necessit di unevoluzione rispetto al punto di vista strettamente ingegneristico (volto allindividuazione di percorsi ottimali di scambi di materia ed energie tra imprese), attraverso lintegrazione dellanalisi del sistema industriale con quella dei modelli di paesaggio, dei processi ecologici e dei cambiamenti ambientali. LEcologia del Paesaggio suggerisce come complemento allanalisi dei flussi interni di materia ed energia quella dei flussi orizzontali, che prende in considerazione anche le aree esterne e circostanti, amplificando la comprensione delle relazioni tra il comparto produttivo e lambiente naturale. La qualifica di Apea pertanto uno strumento di valorizzazione ecologico-ambientale del territorio, ma al tempo stesso unopzione strategica per la crescita di competitivit del sistema produttivo. Le Apea, infatti, rappresentano per le imprese unopportunit dinsediamento di eccellenza in quanto offrono: economie di scala, infrastrutture e servizi comuni, una gestione ambientale condivisa e partecipata, una riduzione dei costi per lapprovvigionamento idrico ed energetico. Al fine di realizzare
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linsediamento i promotori si impegnano a individuare un Soggetto Gestore dellintero ambito (parti esistenti, nuovi ampliamenti, edifici ed aree dismesse da riusare), individuando la forma giuridicamente e tecnicamente pi opportuna e coinvolgendo direttamente le imprese insediate e tutti gli stakeholder presenti (associazioni di categoria, enti pubblici e privati, etc.).
La necessit di integrare i propri strumenti di pianificazione urbanistica con un piano relativo alluso delle fonti rinnovabili di energia pu rappresentare per un Comune lopportunit di rispondere efficacemente ad alcuni obiettivi di contenimento e riduzione di emissioni inquinanti e climalteranti cos come previsto dai numerosi accordi internazionali e comunitari, che hanno visto il nostro Paese tra i principali e pi convinti fautori. Tra questi vanno menzionate la Risoluzione di Lussemburgo del 29/10/1990, in cui lUE si posta lobiettivo della stabilizzazione entro il 2000 delle emissioni di CO2 ai livelli del 1990 ed in particolare la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (1994), che lItalia ha sottoscritto, insieme ad altri 165 Paesi, e recepito con la Legge 15 gennaio 1994, n. 65, e che, tuttavia, anche se entrata in vigore come atto di diritto internazionale, non vincola realmente i Paesi industrializzati a ridurre o contenere le emissioni di CO2, ma si limita ad auspicarne la stabilizzazione per prevenire gravi ed irreversibili mutamenti climatici. Tale Convenzione, assieme alla Dichiarazione di Rio ed allAgenda XXI, sono s tate recepite nel Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile in attuazione dellAgenda XXI con Deliberazione 28/12/1993 da parte del CIPE. In detto Piano, oltre a richiamare gli obiettivi dellAgenda XXI, si riprendono gli obiettivi del Piano Energetico Nazionale (Pen) del 1988, della Legge n. 9 del 1991, della Legge 10 del 1991 e del provvedimento CIP 6/92, regolarmente utilizzato fino al 1997 ed ancora valido per quanto concerne i criteri di assimilabilit alle fonti rinnovabili. Nel dicembre 2008 lUE ha varato una vasta riforma della politica energetica europea mettendo a punto un pacchetto di misure volte ad ottenere, entro il 2020, un abbattimento delle emissioni di gas serra pari al 20% e il potenziamento della rete energetica in vista del passaggio a fonti di energia rinnovabili. Sono state inoltre programmate riforme infrastrutturali volte a rendere lUE sempre pi autonoma dai Paesi fornitori di energia. Tra queste figura, in particolare, la creazione di un corridoio che, partendo dal Mar Caspio e passando attraverso la Turchia, trasporti il gas fino allEuropa. Oltre ad aver adottato un rinnovato approccio al tema dellenergia, nel 2009 lUE ha lanciato un programma per finanziare progetti di supporto alla nuova politica. Il regolamento 663 del 2009 istituisce, infatti, un Programma Energetico Europeo per la Ripresa (European Energy Programme for Recovery - Eepr) che, con un budget complessivo di 3980 milioni di euro, finanzia progetti in tre settori principali: infrastrutture per il gas e lener gia elettrica, energia eolica in mare, cattura e stoccaggio del carbonio. Per valutare lo stato di attuazione dellEepr, nellaprile 2010 la Commissione europea ha pubblicato una relazione che mette in evidenza il buon esito delliniziativa. Nonostante la crisi finanziaria, si infatti raggiunto lobiettivo di finanziare in poco tempo numerosi progetti di qualit, accelerando nel contempo gli investimenti nelle infrastrutture.
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Da ultimo, la Commissione europea ha adottato una comunicazione sul futuro della politica energetica che definisce le priorit per il prossimo decennio. In occasione della presentazione della nuova strategia, che prende il nome di Energia 2020. I cinque obiettivi strategici individuati nella comunicazione sono: risparmio energetico nei due settori con maggiori potenzialit: trasporti ed edilizia; completamento, entro il 2015, del mercato interno dellenergia ; coordinamento della politica energetica nei confronti dei Paesi terzi; progetti per lo sviluppo di nuove tecnologie; energia sicura e a basso prezzo.
4.5.2.
Allinterno di questo quadro, il principale strumento normativo nazionale per lattuazione di una politica volta al contenimento dei consumi energetici rappresentato dalla L. 10 del 9/01/91 recante Norme per lattuazione del nuovo piano energetico nazionale in materia di uso razionale dellenergia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. Questa legge dispone che i piani regolatori generali [....] prevedano uno specifico piano a livello comunale relativo alluso delle fonti rinnovabili di energia. Con il Piano Energetico Comunale viene elaborato uno strumento che introduce il fattore efficienza energetica come indicatore di qualit sia delle scelte strategiche di sviluppo territoriale ed urbanistico sia di quelle gestionali ed amministrative soprattutto sul patrimonio edilizio di propriet pubblica. Nel 2005 recependo la direttiva 2002/91/CE stato emanato il DLgs, n. 192/05 che pone limiti al valore del fabbisogno di energia primaria, espresso in kWh/m2anno. Tale decreto rende ancora pi rigida la redazione delle relazione tecnica da depositare in comune prevista dalla legge 10/91 poich i calcoli si dovranno fare anche per il periodo estivo; con questa legge comincia a nascere l'idea di edificio certificato sotto il profilo energetico. A partire dal 2 febbraio 2007 entrato in vigore il DLgs n. 311/06 contenente disposizioni correttive ed integrative al DLgs n. 192/05. Il legislatore col DPR n. 59/09 da attuazione ad alcuni dei punti previsti dallarticolo 4 del DLgs 192/05, introducendo, in particolare, un nuovo quadro di disposizioni obbligatorie entrate in vigore il 25 Giugno 2009, che sostituiscono le indicazioni transitorie dellAllegato I del DLgs 311/06. il DLgs 115/08, in vigore dal 30 maggio 2008, recepisce la direttiva 2006/32/CE e introduce novit soprattutto in materia di bonus volumetrici, normativa tecnica e abilitazione alla certificazione energetica. Dal 31 Maggio 2012 entrato ufficialmente in vigore lobbligo di integrazione delle fonti rinnovabili negli edifici nuovi o in edifici sottoposti a ristrutturazioni rilevanti, secondo quanto stabilito dallarticolo 11 e dallallegato 3 del Dlgs n. 28/2011. In base al Dlgs n. 28/2011 per il riscaldamento e raffreddamento i consumi di energia termica devono provenire da fonti rinnovabili che siano in grado di soddisfare almeno il 20% del fabbisogno. Questo valore sar innalzato al 35% dallinizio del 2014 per arrivare al 50% nel 2017.
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In coerenza con la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, la Regione Campania ha recentemente pubblicato una nuova disposizione legislativa, la Legge regionale n. 1 del 18 Febbraio 2013, entrata in vigore il 26 Febbraio 2013 per la cultura e diffusione dellenergia solare in Campania, rendendo obbligatorio per tutti i comuni lapprovazione di un nuovo strumento urbanistico, il Piano Energetico Comunale Solare (Pesc).
4.5.3.
Larticolo 5 della Legge 10/91, al comma 5, stabilisce che i Piani Regolatori Generali dei Comuni con popolazione superiore a 50 mila abitanti debbano prevedere uno specifico piano a livello comunale relativo alluso delle fonti rinnovabili di energia, oss ia un Piano Energetico Comunale (Pec). Il Piano Energetico Comunale uno strumento pianificatorio che si affianca al Piano Regolatore Generale e che comporta la misura dei consumi di energia della citt, suddivisi per settori, lanalisi di questi dati e lindividuazione degli interventi di risparmio di combustibili tradizionali (petrolio, benzine, carbone, metano) e la promozione dellutilizzo delle fonti rinnovabili. Il Piano Energetico rappresenta, senza dubbio alcuno, uno strumento di collegamento tra le strategie di pianificazione locale e le azioni di sviluppo sostenibile, in quanto traduce operativamente gli indirizzi dell'Amministrazione in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili, sensibilizzazione degli utenti all'uso razionale dell'energia, informazione degli stessi strumenti di governo del territorio ai principi del consumo razionale e sostenibile delle risorse energetiche. I principali obiettivi che si pone il Pec riguardano da un lato il miglioramento della qualit ambientale della citt e d allaltro il contributo agli impegni nazionali per la riduzione delle emissioni di CO2. I campi di applicazione nei quali finalizzare le politiche di risparmio analizzate sono i seguenti: il settore residenziale e produttivo; la mobilit; lilluminazione; Il ciclo ambientale dei rifiuti; la corretta informazione dei consumatori. Il Piano differenzia le aree secondo la diversa Pressione energetica, per favorire azioni sempre pi capillari di politica energetica che tengano conto delle specificit di ogni area. Ci consente una migliore integrazione tra tecnologie tradizionali ed uso delle risorse rinnovabili e quindi una pi sostenibile pianificazione dello sviluppo e della trasformazione della citt.
4.5.4.
Con la Legge n. 1 del 18 Febbraio 2013, la Regione Campania prevede di soddisfare entro il 2021 il 60% dellattuale fabbisogno di energia mediante la produzione di energia termica ed elettrica da fonte solare. Le principali misure riguardano: la progressiva sostituzione, a partire dal 2013, degli impianti termoelettrici e quelli da fonte fossile con impianti solari; lapplicazione in sede regionale delle norme dettate dall'articolo 11 del decreto legislativo 28/2011 in materia di promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili per tutti i nuovi insediamenti e le nuove costruzioni civili e produttive per uso pubblico o privato; lobbligo per tutti gli edifici adibiti a pubblico servizio di raggiungere lautosufficienza energetica da fonte solare entro il 2015;
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lobbligo per ogni Comune di predisporre, entro 120 giorni dalla data di entr ata in vigore della legge, ovvero entro il 26 Giugno 2013, un proprio Piano Energetico Solare Comunale (Pesc).
Questo nuovo strumento urbanistico, in particolare, finalizzato alla programmazione e la gestione di obiettivi e strategie energetiche su scala locale, individuando le aree in cui installare impianti solari, anche in variante ai vigenti strumenti urbanistici generali. 4.5.5.
In considerazione degli adempimenti richiesti dalla normativa vigente in materia, ma soprattutto, delle opportunit di riqualificazione urbana ed edilizia che possono derivare dallo sviluppo di specifiche iniziative in ambito energetico, si riportano di seguito alcune possibili azioni per la formazione di unagenda locale destinata allo sviluppo sostenibile. Azione n 1: Azione n 2: definizione di livelli prestazionali minimi ed auspicabili per la programmazione e la valutazione di interventi di trasformazione urbana sostenibili. revisione del Regolamento Urbanistico Edilizio Comunale (Ruec) al fine di introdurre criteri per il contenimento dei consumi energetici nei processi di programmazione e progettazione urbanistica ed edilizia. incentivazione della bioedilizia agevolando limpiego di incentivi economici per la realizzazione di edifici ecocompatibili. promozione della micro cogenerazione attraverso lindividuazione allinterno del territorio comunale di edifici o comparti adatti allinstallazione di impianti di cogenerazione di piccola taglia, in grado, possibilmente di alimentare specifiche reti di teleriscaldamento. riduzione delle dispersioni termiche negli edifici di propriet comunale per il contenimento del fabbisogno di energia primaria per il riscaldamento e promozione della certificazione energetica degli stessi attraverso un metodo condiviso. razionalizzazione dellilluminazione pubblica e semaforica attraverso la classificazione delle strade, per individuare tratte stradali con possibile riduzione dellIlluminazione attraverso dispositivi remoti. diffusione di sistemi per una mobilit sostenibile attraverso la razionalizzazione delle aree di sosta e lintegrazione con servizi di trasporto collettivo a basso impatto ambientale come Il car pooling, il taxi collettivo, Il park and ride. promozione negli ambiti agricoli urbani di colture vegetali non alimentari da destinare alla produzione di biomasse, biocarburanti o materiali innovativi. diffusione dei centri di raccolta Raee incentivando la formazione di filiere specializzate nella raccolta, recupero e riciclo delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, batterie al piombo, grandi e piccoli elettrodomestici, lampade al neon, pannelli fotovoltaici solari. sostegno ad accordi volontari tra scuole ed amministrazione comunale per rilanciare la cultura del risparmio energetico e della sostenibilit in ambito scolastico attraverso campagne informative di educazione ambientale.
Azione n 3: Azione n 4:
Azione n 5:
Azione n 6:
Azione n 7:
Azione n 8: Azione n 9:
Azione n 10:
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Linnovazione (nuova conoscenza) il fattore primario di sviluppo, assieme di crescita e inclusione sociale. Un territorio deve puntare alla propria crescita economica attraverso la piena e sostenibile valorizzazione delle proprie potenzialit e prendendo in considerazione i bisogni di tutti i cittadini a cui, con riferimento a molteplici aspetti della propria vita (oltre e prima del reddito, la salute, il senso di sicurezza, listruzione, la qualit delle relazioni con gli altri, la qualit dellambiente, ecc.), deve esser garantito il raggiungimento e il superamento dei livelli socialmente accettabili e sostenibili sotto laspetto ambientale. Il problema diventa declinare tale modello in una citt dove prevale la rendita urbana nemica dellinnovazione. Ha prevalso per molti anni, determinando in larga parte lattuale assetto urbano. In tale contesto, il disegno finora praticato di governance urbana appare inadeguato. Se si assume, per Casoria, il modello di meta -citt o citt diffusa, si generalizzano continua urbanizzati sostanzialmente non governati, lontani dal luogo della decisione, il comune, entit geografica ormai quasi indistinguibile nelle conurbazioni fisiche e funzionali affermate ( ovvero lintreccio tra luoghi e flussi). Il distacco tra centri di decisione e scala dei problemi ha favorito la conservazione di nicchie di rendita (quando non di vero e proprio privilegio politico-amministrativo), nelle quali ha prosperato una classe dirigente, inadeguata ad affrontare le criticit che si creano nei nuovi contesti urbanizzati di area vasta, laddove il territorio ha subito danni violenti, talora irreparabili, ed caratterizzato da una concentrazione, spesso senza sviluppo, intorno al centro urbano, svuotato fisicamente e di senso. Occorre quindi immaginare una nuova strategia attenta ad una societ caratterizzata dalla scarsa mobilit di capitale, lavoro, culture per favorire, con il Piano, il passaggio auspicato ad una strategia contrassegnata dalla fluidit di ruoli, mobilit geografica e velocit delle comunicazioni (societ dei flussi), che realizzi interconnessioni di economie e di culture. Una tale societ, tenendo presente che i flussi interconnettono anche e soprattutto luoghi, richiede qualit urbana. 5.2. Una Agenda Urbana per il prossimo futuro La qualit urbana individuabile nellorganizzazione dello spazio costruito e dei vuoti, della partecipazione sociale e della identificazione dei cittadini con i luoghi di appartenenza, tutti elementi di una crescita della consapevolezza partecipativa come nuova forma di cittadinanza. Essa rappresenta un campo di intervento vasto, che necessita di un approccio integrato che tenga conto dei molteplici aspetti che la caratterizzano quali lambiente, la societ, leconomia. Qualit urbana (in una logica inizialmente di rottamazione e riabilitazione dei tessuti urbani) pu rappresentare, dunque, la chiave interpretativa di una politica della e per la citt. Lobiettivo dovrebbe essere lorganizzazione di una governance in grado di operare una regia della evoluzione urbana in grado di intercettare flussi finanziari ed operare attivit di partnership (pubblico/pubblico e pubblico/privato) inserendoli in un quadro generale coerente ed orientato. In tal modo, predisponendo una agenda largamente condivisa di azioni utili a perseguire una strategia, si potr usufruire in maniera ordinata delle occasioni future messe a disposizione dal maggior numero di soggetti, enti o istituzioni. Di seguito verranno elencati i principali motori dello sviluppo urbano nei prossimi anni, nei confronti delle cui politiche sarebbe oltremodo utile prevedere un allineamento delle strategie che consenta di trovarsi pronti ai blocchi di partenza nel momento in cui questi libereranno le risorse necessarie ad attuare tali politiche, in maniera da farle confluire nella vision dellAmministrazione comunale di Casoria.
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1. Quadro di Sostegno Comunitario 2014-2020 Il bilancio europeo 2014-2020, se approvato a inizio 2013 lungo le linee contenute nellultima proposta della Presidenza dellUnione Europea nel novembre 2012, assegner allItalia finanziamenti cospicui per la coesione economica, sociale e territoriale in tutte le aree del Paese. Queste risorse insieme a quelle del cofinanziamento nazionale, e, in generale, le risorse per lo sviluppo e coesione che vi si aggiungeranno, dovranno essere utilizzate in modo pi tempestivo ed efficace di quanto avvenuto per il bilancio europeo 2007-2013. Ci reso indispensabile dallurgenza di rilanciare sviluppo e coesione del Paese e, segnatamente, dalla necessit di contribuire, con un riscatto della qualit dellazione pubblica , sia alla ripresa della produttivit in tutti i territori, sia a un salto di qualit dei servizi essenziali nel Mezzogiorno dove grave la violazione di elementari diritti di cittadinanza. Linnovazione metodologica principale consiste nel fatto che per aspirare a trasformare la realt attraverso lazione pubblica necessario che i risultati cui si intende pervenire siano definiti in modo circostanziato e immediatamente percepibile, sia da coloro che sono responsabili dellattuazione, sia da coloro che ne dovrebbero beneficiare al fine di dare vita a una vera e propria valutazione pubblica aperta. Lindividuazione dei risultati desiderati de ve essere effettuata prima di scegliere quali azioni finanziare e mettere in pratica. Nellambito del Regolamento (CE) recante disposizioni comuni sui fondi del Quadro Strategico Comune 2014-2020 (approvando), lUnione Europea dispone le 11 aree tematiche rappresentanti un raggruppamento possibile delle azioni da realizzare. In molti casi, il conseguimento di obiettivi di sviluppo di dati territori richieder la contemporanea realizzazione di azioni provenienti da molteplici aree tematiche. Per rendere ev idente questa considerazione, il documento individua quattro missioni/obiettivi in cui possibile tradurre lo slogan europeo per il 2020 di uno sviluppo sostenibile, inclusivo e intelligente : 1) Lavoro, competitivit dei sistemi produttivi e innovazione; 2) Valorizzazione, gestione e tutela dellambiente; 3) Qualit della vita e inclusione sociale; 4) Istruzione, formazione e competenze. Nella tavola che segue, per ognuna di queste missioni vengono individuate provvisoriamente le aree tematiche che possono essere serventi della missione. E evidente che la stessa area tematica pu essere servente di pi di una missione. Missioni Aree tematiche comunitarie rilevanti per le singole missioni
1 Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione. 2 Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonch l'impiego e la qualit delle medesime. 3 Promuovere la competitivit delle piccole e medie imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dellacquacoltura. 4 Sostenere la transizione verso uneconomia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori. 5 Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e la gestione dei rischi. 6 Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse. 7 Promuovere sistemi di trasporto sostenibili e eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete. 8 Promuovere loccupazione e sostenere la mobilit dei lavoratori. 9 Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povert. 10 Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente. 2 Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonch l'impiego e la qualit delle medesime. 4 Sostenere la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio in tutti i settori. 5 Promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, prevenzione e la gestione dei rischi. 6 Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse. 7 Promuovere sistemi di trasporto sostenibili e eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di
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rete. 2 Migliorare laccesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonch limpiego e la qualit delle medesime. 6 Tutelare l'ambiente e promuovere l'uso efficiente delle risorse. 7 Promuovere sistemi di trasporto sostenibili e eliminare le strozzature nelle principali infrastrutture di rete. 8 Promuovere loccupazione e sostenere la mobilit dei lavoratori. 9 Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povert. 10 Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente. 1 Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione. 2 Migliorare l'accesso alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonch l'impiego e la qualit delle medesime. 9 Promuovere l'inclusione sociale e combattere la povert. 10 Investire nelle competenze, nell'istruzione e nell'apprendimento permanente.
Ministro per la Coesione Territoriale, dintesa con i Ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali e delle Politiche Agrico le, Alimentari e Forestali. M etodi e obiettivi per un uso efficace dei fondi com unitari 2014 20 TAV OLA1 , Roma 27/12/2012
Risulta evidente la necessit, per poter attingere alle cospicue risorse che saranno comunque destinate alle regioni meno sviluppate anche in questo QSC , che lazione dellamministrazione sia non solo coerente con tali presupposti tematici ma anche pronta ad una risposta rapida alle Call for proposals che vedranno in questo Quadro un rapporto diretto tra le Aree Urbane e lamministrazione centrale europea. 2. Patto dei Sindaci Un modello di creazione di una massa critica urbana (in pratica, una cospicua porzione di territorio e popolazione che rappresenti, agli occhi delle istituzioni pubbliche in primis la Comunit Europea e private un interlocutore privilegiato) in grado di dialogare direttamente con le istituzioni europee senzaltro rappresentato dal Patto dei Sindaci Dopo ladozione del Pacchetto europeo su clima ed energia nel 2008, la Commissione europea ha lanciato il Patto dei Sindaci per avallare e sostenere gli sforzi compiuti dagli enti locali nellattuazione delle politiche nel campo dellenergia sostenibile. I governi locali, infatti, svolgono un ruolo decisivo nella mitigazione degli effetti conseguenti al cambiamento climatico, soprattutto se si considera che l80% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 associato alle attivit urbane. Per le sue singolari caratteristiche - essendo lunico movimento di questo genere a mobilizzare gli attori locali e regionali ai fini del perseguimento degli obiettivi europei - il Patto dei Sindaci considerato dallUnione Europea come un eccezionale modello di governance multilivello. Al fine di tradurre il loro impegno politico in misure e progetti concreti, i firmatari del Patto si impegnano a preparare un Inventario di Base delle Emissioni e a presentare, entro la nno successivo alla firma, un Piano dazione per lenergia sostenibile in cui sono delineate le azioni principali che essi intendono avviare. Al di l del risparmio energetico, i risultati delle azioni dei firmatari sono molteplici: la creazione di posti di lavoro stabili e qualificati non subordinati alla delocalizzazione; un ambiente e una qualit della vita pi sani; unaccresciuta competitivit economica e una maggiore indipendenza energetica. Queste azioni vogliono essere esemplari per gli altri, in modo particolare con riferimento agli "Esempi di eccellenza", una banca dati di buone prassi creata dai firmatari del Patto. Il Catalogo dei Piani dazione per lenergia sostenibile unaltra eccezionale fonte dispirazione, in quanto mostra a colpo docchio gli ambiziosi obiettivi fissati dagli altri firmatari e le misure chiave che questi hanno identificato per il loro raggiungimento. Bench un numero sempre crescente di comuni stia dimostrando la propria volont politica di aderire al Patto, non sempre questi dispongono delle risorse finanziarie e tecniche per tener fede agli
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impegni. Per questo motivo allinterno del Patto stato attribuito un ruolo specifico alle amministrazioni pubbliche e alle reti in grado di assistere i firmatari nel perseguimento dei loro ambiziosi obiettivi. I Coordinatori del Patto, comprese le province, le regioni e le autorit nazionali, offrono ai firmatari consulenza strategica nonch assistenza tecnico-finanziaria. Una rete di enti locali, nota come i Sostenitori del Patto, impegnata ad amplificare al massimo limpatto delliniziativa con attivit promozionali, collegamenti tra i membri e piattaforme di condivisione delle esperienze. LUfficio del Patto dei Sindaci (CoMO), gestito da un consorzio di reti rappresentanti le autorit locali e regionali, offre ai firmatari e ai facilitatori del Patto assistenza a carattere amministrativo, tecnico e promozionale su base giornaliera. In collaborazione con ilCoMO, il Centro Comune di Ricerca della Commissione europea assiste i firmatari su questioni tecnico-scientifiche, per lo pi concernenti gli inventari delle emissioni e i piani dazione. I firmatari sono guidati attraverso il processo da una serie di strumenti e di metodologie sviluppati in collaborazione con il CoMO. I firmatari beneficiano del totale sostegno delle istituzioni, non soltanto della Commissione europea, ma anche del Comitato delle Regioni che ha offerto, sin dai suoi esordi, il proprio supporto alliniziativa; del Parlamento europeo, che ha ospitato le prime due c erimonie della firma e della Banca Europea per gli Investimenti, che assiste gli enti locali a sbloccare il proprio potenziale di investimento. 3. Piano citt e politiche interministeriali Con il decreto 83/2012, allart. 12, viene predisposto un Piano Nazio nale per le Citt ovvero un piano dedicato alla riqualificazione di aree urbane con particolare riferimento a quelle degradate e viene istituita, al contempo, una cabina di regia a cui i comuni interessati inviano proposte di contratti di valorizzazione urbana ovvero i propri piani citt. Tali proposte devono essere costituite da un insieme coordinato di interventi con riferimento ad aree urbane degradate indicando la descrizione, le caratteristiche e l'ambito urbano oggetto di trasformazione e valorizzazione; gli investimenti ed i finanziamenti necessari, sia pubblici che privati, comprensivi dell'eventuale cofinanziamento del comune proponente; i soggetti interessati; le eventuali premialit; il programma temporale degli interventi da attivare e la fattibilit tecnico-amministrativa. La cabina di regia seleziona le proposte sulla base di criteri definiti quali limmediata cantierabilit degli interventi; la capacit e modalit di coinvolgimento di soggetti e finanziamenti pubblici e privati e di attivazione di un effetto moltiplicatore del finanziamento pubblico nei confronti degli investimenti privati; la riduzione di fenomeni di tensione abitativa, di marginalizzazione e degrado sociale; il miglioramento della dotazione infrastrutturale anche con riferimento al perfezionamento dei sistemi del trasporto urbano ed il miglioramento della qualit urbana, del tessuto sociale ed ambientale. Con decreto del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti del 3 agosto 2012 viene istituita la Cabina di regia per lattuazione del Piano nazionale per le Citt, stabilendo la data del 5 ottobre di ogni anno quale data limite entro cui le proposte dei Comuni devono essere trasmesse. Dopo l'esperimento della Cabina di Regia per il Piano citt, gestita dal vice-ministro delle Infrastrutture, Mario Ciaccia, e dal suo capo dipartimento, Domenico Croceo, il ministro Fabrizio Barca ha convocato tra gennaio e marzo le prime riunioni del Cipu (Comitato interministeriale per le politiche urbane), istituito dal DI 83/2012, e ha elaborato un documento con l'obiettivo di rilanciare e rafforzare le politiche urbane. La Cabina di regia, che ha messo insieme rappresentanti dei Ministeri, di Cassa depositi, di Regioni e Comuni, non ha raggiunto gli obiettivi sperati di far convergere subito sui progetti presentati dalle citt copiose risorse di altri programmi ministeriali, quali edilizia scolastica e per sedi di polizia, bonifiche e dissesto idrogeologico, social housing, edilizia ospedaliera. Ma l'esperimento ha
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permesso di testare un modello di collaborazione interistituzionale che non potr che essere preso in considerazione ai fini di elaborare quelle politiche urbane unitarie a cui i regolamenti europei chiedono di destinare almeno il 5% dei fondi strutturali nel 2014-2017. E anche in termini pratici qualche risultato c' stato: ai 224 milioni di euro iniziali si sono sommati i 94 delle zone franche urbane (gi gestiti dal Mit nel Pon Reti e Mobilit), cui dovrebbero aggiungersi fondi del ministero dell'Ambiente per circa 30 milioni per 23 progetti non inclusi nei 28 comuni finanziati nel 2013 (la selezione ha operato privilegiando le proposte capaci di generare un maggior volume di investimenti per interventi velocemente cantierabili). E anche il fondo FIA (Fondo Investimenti per lAbitare di CDP) per il social housing, seppure con i tempi lunghi che caratterizzano Cassa depositi e prestiti sta lavorando per costruire progetti insieme agli enti locali a partire dalle proposte del Piano citt. 4. La programmazione negoziata per una rinnovata competitivit territoriale In questo quadro le politiche pubbliche sono sempre pi determinate dalle forme di partnership pubblico-privato e dalle reti di governance di volta in volta in campo nellattivare programmi di azione, come avviene nella programmazione negoziata. Per programmazione negoziata si intendono diverse modalit di accordo che possono essere utilizzate per lattuazione di interventi concertati tra Stato ed enti territoriali pubblici e privati per limplementazione di progetti di sviluppo e sostegno allimprenditoria, anche con lallocazione di risorse pubbliche di provenienza nazionale o europea. Si tratta di interventi che coinvolgono una molteplicit di soggetti pubblici e privati ed implicano decisioni istituzionali e risorse finanziarie a carico delle amministrazioni statali, regionali e delle province autonome nonch degli enti locali. Casoria una realt urbana di medio livello, con tutte le caratteristiche che sono state illustrate. Gli agglomerati consimili rappresentano in teoria, anche grazie alla favorevole localizzazione, un buon attrattore di investimenti, e la storia industriale del passato (la Sesto San Giovanni del Sud) li a dimostrarlo. Far convergere su un territorio risorse finanziarie esogene quasi sempre un problema di livello sovralocale: dalla capacit nazionale di intraprendere le attivit di scouting e di attrazione degli investimenti attraverso incentivi e servizi nella fase iniziale di attrazione ( stato istituto di recente un gruppo di lavoro interministeriale con la partecipazione dellex IC E, Invitalia, Confindustria e CDS, in materia), a quella regionale nellidentificare le opportunit di sviluppo (inclusi gli incentivi) e predisporre le politiche in grado di fornire un territorio infrastrutturato con la presenza della manodopera qualificata e le opportunit di ricerca in grado di affiancare un nuovo investitore, alla Provincia (o Citt Metropolitana), con la responsabilit di produrre piani strategici in grado di indicare le zone di espansione e le vocazioni del territorio per diverse attivit produttive. La realt comunale deve per farsi carico di sviluppare un modello regolatore generale, come quello presente, che preveda la possibilit di operare rapidamente (semplificazione burocratica) ed con efficacia (qualificazione e competenza di una struttura di Piano permanente) scelte che favoriscano lattrattivit del territorio, anche e soprattutto in sinergia con larea vasta in cui inserita rafforzando una rete relazionale come quella creata per il Piano dei Cinque Comuni interessati dalla TAV. Considerando le problematiche emerse nel presente documento e le opportunit di sviluppo che la Citt di Casoria offre nel contesto metropolitano, i numerosi strumenti attuativi disponibili e le risorse attivabili potrebbero convergere verso la definizione di tre dimensioni rilevanti per unagenda locale di sviluppo. La prima questione quella ambientale ed energetica, che chiama la citt, anche attraverso la mobilitazione di nuove risorse tecnologiche, a farsi carico della costruzione di un nuovo e meno
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dissipativo modello di sviluppo urbano attivando strumenti volti al riuso selettivo delle aree dismesse e degradate, capaci di risparmiare suolo urbanizzato. La seconda questione quella sociale e dei servizi, che richiede politiche efficaci per contrastare la crescita delle disuguaglianze allinterno della stessa formazione urbana; disuguaglianze di genere, etniche, generazionali, tra ceti e gruppi sociali. E il grande tema posto a livello continentale dalle pi recenti politiche della Unione Europea tra coesione sociale e coesione territoriale. La terza questione quella abitativa, non solo nei termini tradizionali dellofferta di nuove abitazioni, ma nellottica di un rinnovato modello abitativo improntato ad un pi elevato livello di qualit, in termini di dotazioni di verde, servizi, social housing, requisiti estetici e funzionali dei manufatti edilizi, risanamento e ricomposizione di brani di citt, ma anche di inf ittimento dei rapporti sociali e di un controllo sociale per una citt pi sicura. Occorre ribadire anche la necessit che queste iniziative, attivabili come si detto con una politica di confluenza delle scelte strategiche locali in un quadro di coerenze pi ampio, siano accompagnate da una gestione delle risorse ordinarie che vada anchessa a converger e verso la direzione richiamata, attraverso un coordinamento della programmazione locale svolto con Il Piano Programma delle Opere Pubbliche.
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Il complesso degli elaborati del Ps avr quindi per oggetto: Sistema delle relazioni a scala intercomunale; Unit Territoriali Elementari e Invarianti territoriali; Strategie, azioni di piano ed indirizzi. La componente programmatico-operativa conterr invece lulteriore specificazione delle componenti di cui sopra, indicando anche: la d estinazione duso; la specificazione degli indici fondiari e territoriali; la specificazione dei parametri edilizi e urbanistici; la localizzazione degli standard urbanistici; la localizzazione delle attrezzature e dei servizi.
Il Piano operativo pu essere elaborato anche per porzioni di territorio comunale, legando la programmazione delle risorse alle priorit attuative legate ad un preciso arco temporale di riferimento. Tale programmazione sar specificata dagli Atti di programmazione degli interventi (Api). Gli Atti di programmazione degli interventi sono stati introdotti dallart. 25 della Lur n. 16/2004: con delibera di consiglio comunale sar adottata, la disciplina degli interventi di tutela, valorizzazione, trasformazione e riqualificazione del t erritorio comunale da realizzare nellarco temporale di tre anni. in conformit alle previsioni del Puc e senza modificarne i contenuti. In rapporto alla programmazione urbanistica saranno dunque coordinate le risorse pubbliche e private, alla ricerca di una logica dintegrazione volta a rendere operante il Piano urbanistico comunale, in particolare nella sua componente programmatico-operativa. Gli Api sanciranno, in relazione agli interventi di riqualificazione e di nuova edificazione: a) le destinazioni duso e gli indici edilizi; b) le forme di esecuzione e le modalit degli interventi di trasformazione e conservazione dellassetto urbanistico; c) la determinazione delle opere di urbanizzazione da realizzare o recuperare, nonch degli interventi di reintegrazione territoriale e paesaggistica; d) la quantificazione degli oneri finanziari a carico del comune e di altri soggetti pubblici per la realizzazione delle opere previste, indicandone le fonti di finanziamento. Per le opere pubbliche o di interesse pubblico la delibera di approvazione degli Api comporta la dichiarazione di pubblica utilit, di indifferibilit e urgenza dei lavori previsti negli stessi, nel rispetto degli strumenti di partecipazione procedimentale stabiliti dalla normativa vigente. Tale atto stabilir inoltre lordine di priorit degli interventi cui dare attuazione. Il momento della definitiva redazione degli Atti di programmazione degli interventi quello dellapprovazione del Piano urbanistico comunale (non a caso i due atti sono di competenza del Consiglio comunale), tuttavia, si ritiene interessante proporre che gi nella fase delladozione della Proposta di piano possa essere opportuno evidenziare un insieme di indicazioni prioritarie. Questa anticipazione avrebbe molteplici vantaggi: sottoporre anche la costruzione di tale atto alla partecipazione pubblica e al conseguimento dei pareri, mediante la procedura di pubblicazione ed osservazione del piano. evitare che la programmazione delle risorse pubbliche, nel periodo che intercorrer tra la adozione e lapprovazione del Puc, possa divergere rispetto alle strategie pi rilevanti del piano urbanistico;
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concorrere, sin dallimmediato , alla procedure aperte di finanziamento (iniziative statali, regionali, comunitarie) sulla base di un insieme organico di strategie nellambito delle quali inserire, di volta in volta, la progettazione richiesta.
1.2. Procedimento
Si riassume nello schema che segue il procedimento di redazione ed approvazione del Puc ai sensi della Lr 16/2004 come modificata dalla Lr 1/2011 e dal Regolamento n.5/2011:
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2. Il Ruec
Il Ruec, in conformit con quanto disposto allart. 28 della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004 Norme sul governo del territorio: 1) individua le modalit esecutive e le tipologie delle trasformazioni; 2) individua lattivit concreta di costruzione, modificazione e conservazione delle strutture edilizie; 3) disciplina gli aspetti igienici aventi rilevanza edilizia, gli elementi architettonici e di ornato, gli spazi verdi e gli arredi urbani; 4) definisce i criteri per la quantificazione dei parametri urbanistici ed edilizi; 5) disciplina gli oneri concessori; 6) specifica i criteri per il rispetto delle norme in materia energetico- ambientale. A differenza del vecchio Regolamento edilizio, dunque, il Ruec, preveder nel pieno rispetto delle specifiche tecniche allegate al bando di gara - normative di tipo ambientale/urbanistico in ordine al recupero edilizio, alle sistemazioni stradali e degli spazi pubblici, alle compatibilit morfologiche e materiche delle soluzioni edilizie che attueranno il Puc. In particolare il Ruec sar articolato come segue: Fondamenti: disposizioni generali; adempimenti amministrativi e tecnici; parametri ed indici edilizi ed urbanistici (definizioni); Disciplina edilizia generale: tipi dintervento; inserimento ambientale e requisiti delle costruzioni; prescrizioni costruttive e funzionali (soppalchi, portici, sottotetti, sporti, ecc.); esecuzione delle opere (disciplina del cantiere e cautele); norme energetico-ambientali (requisiti obbligatori ed incentivati); Disciplina edilizia particolare: manuale del restauro: norme comuni (frazionamenti, accorpamenti, superfetazioni, trattamento delle facciate, salvaguardia degli elementi decorativi, trattamento delle pertinenze, ecc.); norme riferite alle tipologie edilizie del nucleo antico e dei borghi agricoli storici; norme riferite alle tipologie edilizie dei manufatti storici isolati; Disciplina urbanistico-paesaggistica: unit di paesaggio; componenti territoriali strutturanti (norme per le sistemazioni idrauliche storiche, le strade extra-urbane di antico impianto, i sistemi centuriati, ecc.); spazi pubblici e di servizio (decoro degli spazi pubblici, sezioni stradali tipiche, arredo urbano, percorsi pedonali e ciclo-pedonali, chioschi, mezzi pubblicitari e distributori di carburante); Disciplina degli oneri di urbanizzazione, da coordinare con la riforma in corso della legislazione regionale, prevedendo incentivi per le costruzioni energeticamente ed ambientalmente conformi).
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