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DOSSIERCASTELLO

CastrumLab2010

Castrum Kalaris
Dalla conoscenza alla costruzione di scenari per la pianificazione e per il progetto di recupero

La raccolta e l’elaborazione dei materiali per il dossier


è stata curata dal gruppo Urbs
della Facoltà di Architettura di Cagliari

coordinamento scientifico:
Emanuela Abis e Anna Maria Colavitti

gruppo Urbs:
Emanuela Abis, Anna Maria Colavitti, Chiara Garau,
Milena Lecca, Ivan Onnis, Valentina Maria Pavan,
Stefano Pili, Stefania Sini

facoltàdiarchitettura
universitàdicagliari
Città e territorio *

L’area urbana di Cagliari è costituita da un sistema inse- certare, del Piano Strategico Comunale attualmente in
diativo policentrico nel cui ambito il capoluogo ha indotto fase di elaborazione.
legami di gravitazione funzionale orientati in senso gerar- A partire dagli anni ’60 la crescita demografica indotta
chico che hanno contribuito alla saldatura dello spazio da fattori esogeni ha caratterizzato con forte intensità i
urbanizzato. La città non ha concesso nessun tipo di de- processi insediativi nei comuni della conurbazione dotati
lega per il decentramento di ruoli e funzioni necessari per di strumenti urbanistici obsoleti ed elementari. Nel loro
una equa redistribuzione della qualità urbana relegando territorio risultava pertanto possibile non soltanto dare
i centri contermini al ruolo di frazioni amministrative di- risposta alla domanda di alloggi ma realizzarli con costi
sponibili a trasformarsi in dense periferie residenziali inferiori di costruzione. La conseguente espansione di
periurbane. Non essendo manifesta una volontà politica nuove zone residenziali in breve tempo ha prodotto, nelle
favorevole a definire un piano intercomunale, o modali- zone interstiziali e di frangia, la saldatura dei tessuti in-
tà di gestione utili a condividere una visione strategica sediativi compromettendo la conservazione delle impor-
d’insieme, non veniva quindi proiettata alcuna funzione tanti risorse naturalistiche e ambientali che costituivano
di rango nel territorio d’area vasta. Il disegno dell’orga- gli elementi salienti del paesaggio.
nizzazione territoriale esprime in tal modo gli esiti di una La conurbazione cagliaritana, circa 257 Kmq di invilup-
pianificazione locale frammentata che ha indotto, in for- po territoriale, comprende i comuni di Cagliari, Quartu
me additiva, l’accrescimento residenziale. S. Elena, Quartucciu, Monserrato, Selargius ed Elmas.
Su una dimensione di 79,1 Kmq, riferita al territorio co- La forma di questo sistema insediativo, ed i conseguen-
munale di Cagliari, risultano urbanizzati circa 25 Kmq. La ti paesaggi urbani, rappresenta sostanzialmente il ri-
città storica e l’accrescimento ottocentesco, caratterizza- sultato della gestione di strumenti urbanistici di prima
ti dall’omogeneità dei tessuti compatti e radiocentrici, generazione, rimasti in vigore per decenni, che avendo
rappresentano circa il 10% dell’intera forma urbana. La sovrastimato la crescita demografica hanno prodotto ri-
città contemporanea, prevalentemente costituita da pe- levanti fenomeni di consumo di territorio. L’esuberanza
riferie residenziali, prevalentemente pubbliche, rappre- dell’offerta abitativa rese possibile infatti significativi fe-
senta circa il 40% del territorio urbanizzato. Il rimanente nomeni d’inurbamento e la popolazione residente passò
50% dell’insediamento, a conferma del ruolo di città me- dai 163.000 abitanti residenti nel 1951 ai 306.000 del
tropolitana, è costituito da un articolato tessuto di com- 1991.
plessi produttivi, commerciali e di servizio e da vuoti ur- Da questo momento processi redistributivi degli abitanti
bani (prevalentemente aree industriali dismesse e zone nell’area vasta inducono una flessione della popolazione
militari). Il mosaico del tessuto insediativo si integra con che si attesta sui 300.000 abitanti nel 2001. Nell’ulti-
il sistema dei parchi naturali e delle zone umide, oltre mo decennio intercensuario è possibile rilevare un de-
il 50% del territorio comunale, che rappresenta ancora cremento medio nell’area pari al -4% (superiore al tasso
oggi una fondamentale risorsa ambientale sulla quale regionale -3% ed a quello provinciale -1,8%) che si mani-
potranno incardinarsi le ipotesi di assetto complessivo festa con una vistosa diminuzione della popolazione nel
dell’area urbana coerenti con le scelte, ancora da con- capoluogo -16% ed un aumento consistente nei comuni Evoluzione della forma urbana (elaborazione: G. Deplano)

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della zona orientale dell’area urbana (+18% Selargius , formano la seconda corona e si collocano a nord della
+10% Quartu S. Elena). città ai limiti della pianura del Campidano. I processi di
Il capoluogo con le sue frazioni registra indici di inurba- territorializzazione in atto rendono non procrastinabile
mento positivi fino a metà degli anni ’70 (223.000 abi- lo studio di un piano di coordinamento d’area vasta che
tanti residenti al 1971) ma in seguito processi centrifughi Cagliari, pur avendone la possibilità e la forza politica,
spontanei espellono popolazione ed attività economiche non promosse negli anni passati. Un disegno strategi-
dalla città determinandone il significativo calo demo- co unitario al contrario risultava tra gli obiettivi del PRG
grafico. Nei decenni successivi l’evoluzione dei processi (1962) ma il lungo tempo intercorso tra l’ideazione e la
insediativi favorisce il progressivo fenomeno di deurba- realizzazione delle infrastrutture cinematiche territoriali
nizzazione della città che restituisce autonomia ammini- (1992) non ha impedito la saldatura insediativa tra la cit-
strativa a tutte le sue frazioni, al di fuori di Pirri, delegan- tà, le sue frazioni ed i comuni contermini determinando
do ad esse, ed agli altri comuni contermini, il compito di in tal modo un assetto urbanistico giustificato dalla sola
dare risposta alla domanda residenziale ancora in atto tensione abitativa. Gli esiti spaziali di questo processo
prevalentemente dovuta a spostamenti interni all’area. pervasivo, evidenti nella progressiva saturazione delle
In riferimento a questa sua nuova dimensione ammini- aree di margine e dei vuoti urbani, non hanno tuttavia
strativa territoriale la popolazione residente di Cagliari compromesso in modo irreversibile la conservazione dei
(195.000 unità nel 1971, 164.000 nel 2001 e 160.000 caratteri naturali e morfologici di rilevanti parti di territo-
nel 2006) viene persa quasi unicamente da Cagliari Cen- rio che possono ancora costituire invarianti ambientali
tro (130.000 abitanti al censimento 2001 che aumenta- su cui fondare un possibile disegno di riqualificazione
no di circa 1.500 unità alla verifica intermedia del 2006). della struttura insediativa.
Questo processo di deurbanizzazione, secondo le regole
note della formazione delle aree metropolitane, incenti- * i paragrafi Città e territorio e Evoluzione dello spazio
va un’ulteriore produzione di abitazioni nei centri della insediativo sono tratti da G. Deplano, Cagliari dalla città
conurbazione che, in sintonia con l’offerta di un mercato murata alla città dei piani, in Il nuovo manuale di urbani-
immobiliare più competitivo, dà forma ai paesaggi inse- stica (a cura di E. Piroddi e L. Benevolo), Roma, Gruppo
diativi di una periferia pervasiva di scarsa qualità. Mancosu Editore 2009
Piani e progetti per Cagliari non hanno finora contribuito
Pianta di Cagliari prima del XX secolo
alla definizione di strategie e politiche territoriali favorevo-
(da L. Piloni, Cagliari nelle sue stampe)
li alla costruzione di identità della “regione urbana” e, in
assenza di un disegno di assetto condiviso di area vasta,
la città ha accentuato il suo ruolo di capoluogo di regio-
ne, enfatizzando il carattere terziario delle sue funzioni di
rango ed ignorando sostanzialmente i problemi dei centri
contermini. I fenomeni di crescita demografica e di nuova
urbanizzazione iniziano ad interessare i centri urbani che

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L’evoluzione dello spazio insediativo

I luoghi su cui sorge la città rappresentano gli ambiti mor- continuità d’uso attraverso il tempo le principali attività ne dell’ordito insediativo. La città spagnola si struttura urbano che andava configurando, la presenza di un di-
fologici di un sito policollinare circondato da zone umide economiche, di scambio e di servizio mentre attorno a intorno al porto ed al Castello ove viene rafforzata la cin- segno urbanistico proiettato nel futuro. La descrizione
dove con continuità millenaria si sono radicati popoli e quelle orientate da meridione a settentrione si articolano ta muraria pisana. Cagliari nel Cinquecento si identifica ed interpretazione degli esiti spaziali, che esemplificano
culture mediterranee che nel tempo, in conseguenza dei le trame della diffusione residenziale. con il suo porto, ma la vocazione marittima si cristallizza nei vari periodi la costruzione della città nuova, consen-
loro interessi commerciali e politici, hanno dato forma La città giudicale di Santa Igia edificata alla confluenza in funzioni passive di prelievo dei prodotti locali e non di tono di comprendere il senso delle volontà politiche e
e funzioni ad una città caratterizzata da manifestazioni dei più importanti fiumi del Campidano, confermando intrapresa mercantile o marinara. I consueti meccanismi del pensiero culturale che hanno dato forma, attraverso
insediative plurali che si sono realizzate inizialmente in scelte insediative provenienti dal passato (fenicio puni- aggregativi e trasformativi dell’edilizia di base caratte- espressioni progettuali particolarmente significative, al
prossimità degli approdi lagunari e successivamente a che, romane, bizantine) si attesta e si sviluppa in prossi- rizzano l’evoluzione dei caratteri tipologici presenti nei suo spazio economico, sociale e di relazione.
ridosso del porto costruito sulla costa prospiciente il colle mità della laguna di Santa Gilla, compendio naturale di quartieri storici. Tessuti lineari con lotti a doppio affaccio, In un primo momento il consumo di territorio è contenuto
che in seguito verrà chiamato mons de castro. rilevante interesse strategico e produttivo per le risorse compresi tra strade ad andamento parallelo, si svilup- e vengono interessate le aree immediatamente limitrofe
Tracce di insediamenti fenicio punici testimoniano l’in- presenti (approdi, estrazione del sale, valli da pesca). La pano nei quartieri storici. Il percorso centrale si intasa al tracciato delle mura. Nell’ambito dei progetti più signi-
teresse per questi luoghi a partire dal IV secolo a.c. La città roccaforte, a seguito di accordi politici, fu donata progressivamente con tessuti a doppia schiera e lotti a ficativi, si ricordano la costruzione dell’ospedale civile
città preromana risponde a criteri urbanistici di selezione nel 1217 dalla Giudicessa Benedetta ai dominatori pisa- semplice affaccio sui percorsi laterali con il confine di ad opera di Gaetano Cima, la realizzazione della piazza
dello spazio in funzione delle necessità di sussistenza ni che avendo già individuato nel colle del Castello il sito proprietà in comune al centro della profondità dell’iso- Carlo Alberto e del Largo Carlo Felice con i mercati, le
e sviluppo economico. Gli scali commerciali che si atte- più idoneo per dare forma ad un munitissimum castrum lato. La diffusione di questa soluzione tipologica omolo- sistemazioni della piazza del Carmine, la costruzione
stano lungo il bordo orientale della laguna di Santa Gilla procedettero alla sua “cancellazione” per ricostruirla sul ga un organismo edilizio caratterizzato dalla presenza di della stazione delle Reali Ferrovie, del teatro e del palaz-
consolidano il rapporto tra la costa e l’entroterra agricolo colle di Castello. uno spazio centrale e dall’affaccio lungo la strada deter- zo civico, la riconfigurazione della piazza Costituzione e
che induce i processi di sedimentazione insediativa di L’urbanizzazione medievale, che privilegia questo sito, minando la serialità del tessuto insediativo. La modula- della piazza della Darsena, la rete dei servizi tecnologici
Karales. In epoca romana con una scelta politica molto rappresenta un caso rilevante di permanenza con conti- rità dei tipi edilizi di base, che si riflette anche nell’orga- (acquedotto, impianti di raccolta dei reflui rete di distri-
forte che condizionerà i percorsi, gli spazi e le funzioni nuità d’uso delle funzioni di rango in uno spazio limitato nizzazione morfologica dell’edilizia non abitativa (edifici buzione del gas).
urbane della città viene proposto un assetto alternativo che rimarrà per circa cinque secoli il centro politico, so- religiosi con le pertinenze conventuali e palazzi pubblici), Sostenuta da questi progetti all’inizio del secolo prende
all’impianto fenicio-punico. ciale ed amministrativo del territorio. La città urbanizzata subisce i primi tentativi di evoluzione tipologica che si compiutamente forma la “città nuova” distintamente ri-
L’aspetto innovativo proposto nella fase di consolidamen- dai Pisani nel XIII secolo ha preso forma assecondando affermeranno in tempi successivi nell’accorpamento di conoscibile dal disegno urbano che si ispira, anche se a
to della città romana consiste nell’ideazione ed applica- i principi dell’incastellamento di uno spazio morfologica- più cellule. Su questo palinsesto, caratterizzato da una scala ridotta, agli interventi tipici della cultura urbanistica
zione di un piano programmatico di organizzazione delle mente idoneo a racchiudere e trasformare in luogo di- sostanziale durata nell’interscambiabilità dei linguaggi europea. In questo periodo l’espansione urbana procede
funzioni urbane, risalente alla tarda età repubblicana, fendibile un’area non compresa nella pianificazione della architettonici, la città condizionata dalla sua forma limi- rapidamente e interessa ampie superfici di territorio co-
che si attesta nella zona di Stampace basso (piazza del città costiera di epoca romana. tata è sostanzialmente interessata al consolidamento munale. La “libertà edificatoria” concessa è testimoniata
Carmine, via Malta). Questo spazio, ove si realizzano il A partire dal 1326, i dominatori aragonesi presero pos- della tipologia multipiano del palazzo signorile che rende in particolare dagli interventi di edilizia pubblica edificati
foro ed un tempio teatro, diventa l’elemento strutturante sesso del Castello estendendo nel tempo il limite della inizialmente possibile, con l’accrescimento volumetrico, all’inizio del ‘900 nell’area di Campo Carreras, l’attuale
e generatore delle principali direttrici viarie della città e città alle “appendici” di Marina, Stampace e Villanova l’insediamento di nuovi abitanti. Piazza Galilei, ove venne realizzato il primo “quartiere di
rappresenta l’elemento di cerniera che collega il circo- che si caratterizzavano come borghi ad autonomia am- La nascita della città moderna può identificarsi con la di- edilizia popolare”. Vennero nell’occasione sperimentate
stante tessuto insediativo alla viabilità extraurbana ed ministrativa limitata con differenti ruoli e specializzazioni smissione delle fortificazioni murarie. A partire dal 1860, soluzioni urbanistiche e architettoniche coordinate in un
al mare. Le strade che si sviluppano in senso est-ovest funzionali. Il tessuto urbano, fortemente parcellizzato, si venute meno le ragioni militari e culturali dell’incastel- disegno organico di organizzazione dello spazio sociale
conservano pressoché inalterato nel tempo il ruolo stra- consolida con edifici costituiti da una cellula elementare, lamento, la città si apre al territorio rendendo palese, che successivamente si estesero con pregevoli soluzioni
tegico e relazionale e su di esse si attestano infatti con ordinati a schiera, che rappresentano gli elementi cardi- con i differenti caratteri delle architetture e dello spazio architettoniche agli edifici nella zona adiacente le Piazze

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Ricerca Miur 40%, Atlante dello spazio urbano in Italia. Evolu-
zione dello spazio insediativo, resp. nazionale Elio Piroddi; resp.
locale G. Deplano.

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S. Benedetto e Garibaldi. della città avendo ben presenti i problemi strutturali e coordinamento che, a partire dai quartieri storici, hanno
Sottratte le funzioni di rango e attenuati gli interessi edi- la forte domanda di alloggi di cui si deve far carico. Per progressivamente saturato il territorio della città. Il sin-
lizi, si avvia per la città storica il progressivo declino reso consentire l’incremento della popolazione vengono adot- golare ed unico condizionamento posto alla costruzio-
sempre più evidente dalla obsolescenza edilizia e dalla tate soluzioni di ampliamento del territorio urbanizzato ne dello spazio urbano è rappresentato dalla presenza
perdita di popolazione. Negli anni seguenti si consolida- che, in una visione anticipatrice degli standards urbani- delle zone umide e dai colli ancora “tutelati” dal vincolo
no i processi di formazione della città borghese caratte- stici, dispongono contestualmente al dimensionamento militare. Lo strumento urbanistico formulato nel 1962,
rizzata da soluzioni urbanistiche che conservano, nella dei comparti edificatori le dotazioni dei servizi sociali per con una sola variante sostanziale del 1983 (Piano dei
costruzione dello spazio e delle architetture, un rapporto i nuovi quartieri residenziali. Nei luoghi centrali, condi- servizi), ha consentito per quarant’anni di gestire, con
equilibrato tra tipologie edilizie e scelte localizzative fun- zionati dalla concentrazione delle attività direzionali, luci ed ombre, gli usi e le trasformazioni della città nella
zionali allo sviluppo. Il progressivo aumento del numero commerciali e di servizio si prevede la saturazione delle contemporaneità.
degli abitanti e la concentrazione di attività e funzioni aree libere. In due ambiti urbani in posizione strategica,
pubbliche suggerì nel 1929 alla municipalità le condizio- costituiti prevalentemente da aree produttive industriali
ni da porre nel bando per il concorso per la redazione di in dismissione, si attribuiscono innovative destinazioni Il sistema dell’area vasta di Cagliari (elaborazione G. Deplano)
un piano regolatore che fosse in grado di indirizzare e d’uso per realizzare “i centri direzionali di sud est e di
disciplinare i fenomeni di inurbamento in atto. Intermina- sud ovest”.
bili tempi per l’approvazione si protrassero fino agli anni A fronte di visioni strategiche e anticipatrici il piano, con
Quaranta rendendo inattuale lo sfondo su cui si erano una interpretazione rigida del funzionalismo, determi-
costruite visioni e intese. Cagliari subì nel frattempo l’on- na la separazione tra le zone di nuova urbanizzazione
ta dei bombardamenti aerei del secondo conflitto mon- inducendo una forte dipendenza delle periferie dai luo-
diale. Interrotto il sogno della città borghese a partire dal ghi centrali. I nuovi quartieri, anche in termini di qualità
dopoguerra si costruì “la città delle periferie”. La ricostru- dell’abitare, risultano lontani dal centro come appare
zione del patrimonio edilizio, che poteva rappresentare la evidente anche nella percezione del risultante paesaggio
rinascita della città in quanto veniva offerta la possibilità urbano. Forma e immagine della città contemporanea
di sperimentare un laboratorio di idee e progetti per dise- sarebbero probabilmente diverse se si fossero realizzate
gnare il futuro assetto ed i nuovi paesaggi della contem- in quella visione organica di assetto che si doveva attua-
poraneità, diventa un’occasione mancata. re attraverso i piani particolareggiati (centro storico, cen-
In forme spontanee e prive di qualità il tessuto edilizio si tri direzionali, zone di riqualificazione) individuati con una
consolida lungo gli assi strutturanti esterni che si dipar- chiara strategia d’insieme dal PRG di Mandolesi.
tono dal centro verso le nuove zone di espansione e si La disciplina degli usi e delle trasformazioni delle poche
diffondono nei territori di transizione tra l’urbanizzato e aree libere si stratifica nella quotidianità delle istanze
le zone agricole. All’inizio degli anni Sessanta gli esiti di progettuali per ben trentacinque anni con varianti di
vent’anni di “ricostruzione”, i forti processi di inurbamen- poca sostanza e deroghe frequenti. I risultati degli in-
to ancora in atto ed i nuovi scenari strategici di svilup- terventi attuati in questo tempo sono testimoniati da un
po economico dell’area vasta impongono di fare ordine. mosaico di interventi urbanistici non inquadrati in una
Il Piano Regolatore, adottato nel 1962 , si prende cura visione strategica d’insieme e da interventi edilizi privi di

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Osservazioni sull’iconografia della città

Il ruolo svolto dalla città nell’ambito del bacino mediter- La veduta è corredata da una precisa legenda che illu- di funzioni urbane e il tempo, si possono individuare tre
raneo contribuì a fare delle fortificazioni l’elemento più stra i principali edifici della città. Arquer raffigura il Ca- momenti.
rappresentativo della forma urbana di Cagliari. In epoca stello e le tre appendici di Cagliari (Marina, Stampace Il primo corrisponde ad una velocità contenuta del con-
pisana, la cinta- che sfrutta la verticalità delle pareti del e Villanova) prima della costruzione della grande cinta sumo di territorio. La cittadinanza e i progettisti sono
grande masso calcareo- è composta da invalicabili cor- bastionata che trasformerà, in parte, il volto della città. impegnati nell’organizzazione della crescita urbana se-
tine murarie interessate da radi accessi ubicati dove si Si possono riconoscere le grandi torri del periodo pisano condo le aree immediatamente limitrofe rispetto all’an-
attenua lo scoscendimento del terreno, ed è difesa da un (Elefante, San Pancrazio, l’Aquila) il Bastione del Balice, tica disposizione delle mura. Nell’ambito dei progetti
perfezionatissimo sistema imperniato su tre torri princi- la cattedrale ed il Palazzo Viceregio. La struttura del por- più notevoli, si ricordano le sistemazioni della piazza del
pali. In epoca spagnola il passaggio dalle strutture mura- to è molto elementare: la darsena è circondata da una Carmine, iniziati nel 1886, la sistemazione della nuova
te alle fortificazioni bastionate a causa della diffusione palizzata di legno a semicerchio che racchiude un picco- stazione delle Ferrovie Reali, inaugurate nel 1879, la ri-
delle armi da fuoco, comporta un ulteriore ispessimento lo molo. All’altezza dell’approdo, nella cinta muraria, si qualificazione della piazza Costituzione del 1892, alcuni
del perimetro fortificato e l’inglobamento organico del apre una porta che conduce all’appendice della Marina, progetti di palazzi corrispondenti alla piazza Darsena, re-
quartiere della Marina. Queste nuove strutture iniziate o Liapola, ed a i magazzini portuali. La veduta dell’Arquer alizzati nel 1898.
intorno al 1552, opera degli ingegneri militari Rocco Cap- sarà ripubblicata con alcune varianti da tutti gli Atlanti di Il secondo, corrispondente al periodo tra il 1920 e il
pellino e Iacopo Palearo, rappresentano sotto il profilo città posteriori che circolarono in Europa intensamente 1950, vede la nascita ed evoluzione delle parti di Cagliari
formale un’espressione di alta qualità di manierismo ri- diffondendo l’archetipo originario con varie correzioni. che possono denominarsi “periferia storica”. Fanno parte
nascimentale e segnano, nel loro rigoroso funzionalismo Una vera e propria topografia urbana si sviluppò in Sarde- di questa i quartieri di San Benedetto, di San Michele, di
militare, l’immagine della città in modo inconfondibile e gna soltanto nel XVIII e XIX secolo. Risalgono al Settecento Bonaria, di Sant’Avendrace, del Poetto. La progettazione
definitivo. le prime dettagliate topografie delle piazzeforti di Alghero che caratterizza i quartieri è nel complesso varia. Sono
Il trapasso alla dominazione piemontese non modifica e Cagliari che, a differenza di quelle cinque-seicentesche, individuabili, infatti, parti di città per le quali è distinta-
per tutto il XVIII secolo i termini generali della situazione, che delineavano solo il sistema delle fortificazioni, si sof- mente riconoscibile un disegno urbano che riprende, an-
tuttavia in questo periodo si determina il declassamento fermano sul reticolo viario e sulle peculiarità urbane. Par- che se a scala ridotta, interventi tipici delle new town e
della piazzaforte dal suo rango di nodo strategico chiave ticolarmente interessante appare la carta dell’ingegnere le logiche degli sventramenti hausmanniani, come per il
del Mediterraneo. Messo in crisi il ruolo strategico militare piemontese Giuseppe Cominotti del 1832. Essa si in- caso della piazza San Benedetto e della piazza Galilei.
complessivo, la rocca, da perno dell’assetto e dell’identi- serisce in un più ampio disegno del governo sabaudo di Ma si possono segnalare anche situazioni in cui la qualità
tà stessa spaziale e funzionale della città, diventerà un intervento sul territorio e coincide con la costruzione, dal del progetto urbano è decisamente inferiore e il disegno
ostacolo sempre più ingombrante alla libera circolazione 1822 al 1829, della strada reale che collegava le due più urbano appare dettato dalle logiche degli interventi per
ed ala flusso degli scambi della città borghese1. importanti città dell’isola, la Carlo Felice2. l’edilizia economica e popolare, affatto privi di un idea
La prima fonte iconografica della città di Cagliari è il di- A seguito di tali vicende, l’iconografia urbana ruota in- complessiva sull’assetto delle corrispondenti parti di cit-
segno di Sigismondo Arquer inserito nella Cosmographia torno alla dismissione delle fortificazioni murarie intorno tà, come nel caso di San Michele e di Sant’Avendrace.
Universalis di Sebastian Munster, edita a Basilea nel al 1860. Venuti meno definitivamente i motivi militari e In questo periodo l’espansione procede con una velocità
1550. L’importanza di questa rappresentazione deriva culturali a base dell’incastellamento, la città presenta maggiore del periodo precedente e interessa una super-
sia dalla ricchezza di informazioni, sia per essere stata i caratteri di un’espansione che segue un andamento ficie notevolmente più ampia. Questo fenomeno è dovuto
per due secoli e mezzo l’unica iconografia di Cagliari ri- grosso modo esponenziale. Infatti se si considera la re- agli effetti dello stato di urgenza per la residenza deter-
Disegno di Cagliari nel ‘500 (G. Reitano)
presa più volte negli Atlanti e nelle raccolte successive. lazione funzionale tra utilizzo del suolo per l’occupazione minatosi nel periodo della ricostruzione e all’incipiente Cagliari nel 1572 (dal tipo dell’Arquer)

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introduzione dei procedimenti industriali in edilizia. 1. Si veda AA.VV., Cagliari storia e immagine di una forma Disegno delle fortificazioni di Cagliari di Giorgio Palearo Fratino
Il terzo periodo, che si può collocare tra la fine degli anni urbana. Catalogo della mostra alla Galleria Comunale di
cinquanta e i giorni odierni, corrisponde all’espansione Cagliari, maggio-ottobre 1983, a cura di E. Milesi, F. Se-
a volte tumultuosa di quella che si può chiamare “nuo- gni Pulvirenti, Cagliari, Pisano srl 1983, p. 40.
va periferia” della città. Si tratta dei quartieri di Monte
Mixi, del Quartiere del Sole, de La Plaia, di Sant’Elia, di 2. Cfr. A. Mattone, La città. Forme urbane e territorio, in
Mulinu Becciu, di Barracca Manna. Le condizioni urbane AA.VV., Imago Sardiniae. Cartografia storica di un’isola
rispecchiano due situazioni principali: la progettazione mediterranea, Consiglio Regionale della Sardegna, Sie-
moderna dell’espansione, secondo canoni stabiliti dalla na, Laris 1999, pp. 213-223.
legge (D.M. 2 aprile 1968, n. 1444 e D.A. 2266/83/u,
detto anche “decreto Floris”), e l’insediamento sponta-
neo. Soprattutto in questo ultimo periodo, ma in parte Cagliari nel XVII secolo (dal Tipo dell’Arquer)
anche nel secondo, una interpretazione a volte troppo
rigida del funzionalismo urbanistico conduce ad una
separazione troppo netta tra funzioni. Ne deriva il pro-
getto di quartieri caratterizzati da isolamento, in quanto
prevale un poco originale trasferimento delle prescrizioni
quantitative degli standard urbanistici, che nella maggior
parte dei casi non offre occasioni di aggregazione sociale
e di integrazione per un nuovo senso di città. Ne deriva
spesso una dipendenza esasperata dei quartieri satelliti
dalle zone centrali della città e, soprattutto, dalle aree
che presentano maggiore specializzazione funzionale,
attestata maggiormente lungo l’asse viario via Roma-
viale Bonaria-viale Diaz.
L’attuale configurazione urbana costituisce, dunque, il ri-
sultato di un processo di trasformazione non lineare nel
quale hanno giocato un ruolo essenziale, dal punto di
vista della forma, le fasi di transizione legate alla dismis-
sione della città piazzaforte, con l’assurgere della funzio-
ne determinante delle classi borghesi durante la prima
metà dell’Ottocento. La nuova borghesia ha indirizzato gli
interessi alle prime esperienze industriali ed ai fenomeni
di accrescimento collegati all’espansione edilizia di fine
secolo.

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La morfologia insediativa ed il tessuto urbano*

La morfologia del territorio sul quale è stata pianificata la antiche saline, poi parco ferroviario, e la zona fieristica suitico con San Michele ed il convento di Jesus. lineari con lotti a doppio affaccio compresi tra strade ad
città sin dalle sue origini consente alcune riflessioni che alla foce del canale di San Bartolomeo. La lettura dell’organismo urbano si completa con le andamento parallelo si sviluppano nel quartiere pisano
stanno alla base del modello di “strutturazione antropi- I principali assi di impianto urbano risultano coincidere espansioni extra-moenia sette-ottocentesche e l’indivi- di Castello, in cui progressivamente si intasa il percorso
ca” peculiare impressa nel corso del tempo3 . L’ambito con i percorsi formativi della struttura territoriale, così duazione degli assi portanti delle successive addizioni centrale con tessuti a doppia schiera e lotti a semplice
cagliaritano risulta fortemente connotato da un asse di come i principali spazi e funzioni urbane si localizzano in novecentesche. Una prima fase vede l’espansione line- affaccio sui percorsi laterali con il confine in comune al
impianto territoriale, cioè da un percorso di attraversa- corrispondenza di quelli che erano riconosciuti come poli are lungo i principali assi che si dipartono dalle porte centro della profondità dell’isolato. La razionalizzazione
mento che segue l’andamento dei crinali e si sviluppa della struttura territoriale stessa. In particolare, si confer- urbane; una seconda vede la saturazione del tessuto po- di tale sistema conduce alla definizione dell’unità modu-
lungo un crinale secondario4 che culmina nella collina ma il ruolo fondamentale di alcuni percorsi di crinale a steriore all’abbattimento delle cinte murarie e la conse- lare, cioè un organismo edilizio costituito da uno spazio
di Castello, e da percorsi minori che scendono sino alla scala locale che danno luogo a spazi urbani significativi guente ricomposizione del centro urbano lungo il nuovo centrale, l’asse viario, su cui si fronteggiano due fasce di
costa ed alle antiche saline, verso la Darsena e verso quali Largo Carlo Felice e viale Regina Margherita. asse fronte-mare di via Roma e la progressiva urbanizza- lotti contrapposte a due margini laterali, coincidenti con
Bonaria. Il principale nodo delle percorrenze di crinale è Il sistema degli spazi urbani della città storica si affaccia zione dei due prolungamenti ad est ad ovest della strada. i confini posteriori dei lotti.
individuabile nell’attuale Cittadella dei Musei, all’estre- quasi interamente sul tratto centrale del porto in prossi- Un’ultima fase vede il completamento storico del tessuto Tale unità modulare ripetuta in serie determina la con-
mità settentrionale del quartiere di Castello. Il sistema mità della via Roma sulla quale convergono e si addensa- urbano in prossimità di viale Trieste, nel settore occiden- formazione della maggior parte del tessuto urbano dei
dei percorsi di crinale secondario è intersecato da una no le localizzazioni di tutta una serie di relazioni urbane tale, di via Sonnino e via Dante in quello orientale. quattro quartieri storici della città.
maglia di percorsi di mezzacosta5, i maggiori dei quali complesse conseguenza del rapporto, spesso contrad- Il tessuto urbano dei quartieri storici è costituito da ag- Le successive fasi di espansione si fondano su modu-
convergono verso l’estremità meridionale di Castello, ai dittorio, tra la città e la sua area portuale. gregazioni di sistemi corrispondenti a diversi tessuti edi- li progressivamente più dilatati con una continuità del
piedi dell’attuale bastione di Saint Remy ponendo in re- Il percorso di crinale secondario che culmina nel colle lizi che hanno progressivamente saturato il territorio. Lo processo evolutivo basata sul mantenimento del modulo
lazione il nucleo urbano fortificato con i principali centri di Castello determina lo sviluppo dell’edificato sull’altura studio dei vari tessuti ne rivela la diretta relazione con base e dello stesso meccanismo di crescita additiva dei
che gli fanno corona: Quartu Sant’Elena, Pirri, Monserra- che si configura come insediamento pianificato a partire gli assi viari, rispetto ai quali si configurano come fasce tessuti più antichi. La modularità del tessuto e dei tipi
to, Selargius, Elmas. dall’età pisana (XIII secolo). Su di esso si attestano gli di pertinenza edificate; in secondo luogo esso consente edilizi di base si riflette anche nell’organizzazione degli
Il Castello costituisce il centro dell’intero sistema terri- edifici più rappresentativi della città come la Cattedra- di leggere i tessuti come elementi ripetitivi a partire da edifici specialistici come gli edifici religiosi, di pertinen-
toriale, da sempre considerato polarità principale della le, l’Episcopio ed il palazzo regio, mentre l’asse parallelo nuclei elementari ed a confermare ed integrare la gerar- za conventuale, le chiese ed alcuni palazzi. Molti di essi
città medievale, in posizione emergente e dominante ri- che congiunge le porte di San Pancrazio e dei Leoni si chia degli assi viari. Il riconoscimento e la delimitazione sono inseriti all’interno degli stessi tessuti e riutilizzano
spetto alla costa e baricentrica rispetto agli altri quartieri identifica nell’asse di scorrimento principale del tessuto dei sistemi che costituiscono il tessuto storico di Marina strutture preesistenti come ad esempio nel quartiere di
storici. abitativo, cioè via Lamarmora. Analogo ruolo hanno le di- consente di ipotizzare la formazione di un nucleo origi- Villanova in cui la serialità scandita dalla conformazione
Il sistema dei percorsi di crinale secondario si conclude, ramazioni secondarie rispetto all’edificato per quanto ri- nario che ha un suo polo culminante nel rilievo sul quale a fuso particolarmente rigida risulta essere ben accen-
all’intersezione con il percorso litoraneo, in una serie di guarda il quartiere di Stampace e quello di Marina, men- sorgerà la chiesa di Sant’Eulalia. tuata rispetto ad altri spazi urbani ugualmente connotati
polarità minori, destinate nel corso della storia della città tre percorsi a mezzacosta determinano la formazione e A tale nucleo centrale vengono poi ad addossarsi i tessu- da tale impianto (Oratorio del Cristo ed Oratorio delle Ani-
ad assumere un ruolo sempre più rilevante di cui le più sviluppo del quartiere di origine medievale di Villanova. ti edilizi lineari che si sviluppano lungo gli assi ortogonali me Purganti, chiesa di San Cesello).
significative risultano essere la piazza del Carmine, piaz- Gli edifici religiosi più significativi sorgono anche in corri- di via Barcellona e via Lepanto con ulteriori sviluppi lun- Su questo sostrato caratterizzato da una sostanziale du-
za Yenne, piazza Matteotti e piazza Paolo VI. A tali nodi spondenza di nodi strategici dell’impianto viario rivelando go le vie Baylle e Porcile racchiudenti poi il percorso del- rata nell’interscambiabilità ed irrequietezza dei linguaggi
dell’impianto viario, che si qualificano anche come centri la loro parziale attitudine di presidio del territorio stesso le mura cinquecentesche del quartiere. I consueti mec- architettonici la città moderna è interessata sostanzial-
di aggregazione e di interscambio, se ne affiancano altri particolarmente importante nelle vicende storico-urbani- canismi aggregativi e trasformativi dell’edilizia di base mente dal consolidamento del tipo del palazzo e dall’in-
che si strutturano nel corso del tempo come localizzazio- stiche della città, in particolare gli ordini mendicanti con hanno caratterizzato l’evoluzione storica dei caratteri troduzione della casa popolare.
ne di funzioni di carattere specialistico come l’area delle San Francesco di Stampace e San Giacomo, l’ordine ge- tipologici presenti negli altri quartieri cagliaritani. Tessuti

9
* Tratto da A.M. Colavitti, N. Usai, Cagliari. Tracce di archi-
tettura, Firenze, Alinea 2007

3. Cfr. G. Caniggia, G.L. Maffei, Composizione architetto-


nica e tipologia edilizia, 1. Lettura dell’edilizia di base,
Venezia, Marsilio, 1979, p. 257; inoltre id., Le strutture
dello spazio antropico, Firenze, Uniedit, 1976
4. Nel territorio di Cagliari si strutturano vari percorsi di
crinale che assumono importanza diversa a seconda del-
la valenza strategica attribuita al sistema insediativo, da
qui la differenza tra primari e secondari.
5. Il percorso di mezzacosta è un tracciato di percorren-
za a metà tra un monte e un fondovalle.

Tipologie dei tessuti insediativi (Ricerca MIUR 40%, Atlante


dello spazio urbano - Italia; resp. nazionale Elio Piroddi; resp.
locale G. Deplano)

10
Piani e progetti per la città.
L’Ottocento borghese*

Nel corso dell’Ottocento la città di Cagliari assume la for- teressi che vengono sacrificati dalle scelte di piano senza
ma consolidata della città attuale e rappresenta la sua alcuna compensazione. Le trasformazioni urbane sono
immagine attraverso alcuni canali preferenziali identifi- continuamente il frutto di un confronto tra interessi in-
cabili nei piani e nei progetti, in parte realizzati tra fine dividuali e tra interessi individuali e interessi collettivi. Il
secolo e Novecento, in parte incompiuti o da realizzare rischio di questo confronto è di degenerare in un conflitto
ma che costituiscono una significativa base di partenza che può paralizzare i processi di trasformazione. Sin dall’
per la comprensione della storia urbanistica della città Ottocento è chiaro che per un buon sfruttamento delle
borghese. Tali canali indirizzano lo sviluppo urbano se- proprietà e per mantenere l’ordine sociale è necessario
gnando un percorso di rinnovamento che dall’ambito dare una regolazione alla crescita urbana. Poiché gli in-
urbanistico spazia nella sfera delle pratiche progettuali- teressi non sono in grado di raggiungere un accordo in
costruttive e degli stilemi decorativi. modo autonomo, si affida allo Stato il ruolo di mediare
Il Piano costruito per Cagliari dall’architetto Gaetano e risolvere i conflitti definendo, con i piani urbanistici, le
Cima è un piano modello. Gaetano Cima architetto di for- modalità d’ uso del suolo.
mazione politecnica lavora a Cagliari per circa un quaran-
tennio. Firma il Piano Regolatore della città di Cagliari nel * I paragrafi Piani e progetti per la città. L’Ottocento Bor-
1858 in cui prospetta un modello urbano caratterizzato ghese, L’inizio della città moderna, L’opera di Gaetano
dalla volontà di farne una città capitale, ambiziosamente Cima e la città, Piano Costa, sono tratti da A.M. Colavitti,
allineata alle tendenze ed alle mode più ricorrenti delle N. Usai, Cagliari. Tracce di architettura, Firenze, Alinea
altre città italiane e di quelle europee6. Il senso di que- 2007
sti cambiamenti viene espresso prima di tutto nel ruolo
peculiare che il Cima vuole conferire alla storia urbana 6. Nel primo trentennio dell’Ottocento una carta reale
pregressa quale matrice culturale ed elemento di forza regolava la città prima dei Piani. Tale carta ebbe validità
delle strategie evolutive della città nuova; in secondo luo- sino al 1771 e fu ripristinata con il Pregone del 1808. I
go negli elementi dinamici del disegno progettuale che provvedimenti in oggetto riguardavano il Castello in quali-
intende costruire una nuova urbanità e decentralizzare, tà di città distinta dal resto. Il Pregone del 1769 è in: ASC,
al di fuori delle mura, le funzioni politiche e giurisdizio- Atti governativi, carta reale del 30 gennaio 1769 pubbli-
nali chiave, appannaggio riservato alla riottosa nobiltà di cata nel Pregone contenente diverse provvidenze per la
estrazione prima spagnola e poi sabauda. riedificazione delle case distrutte, o dirotte nel Castello di
La regolazione degli aspetti urbani era delegata al Consi- Cagliari, e per il dovuto riparo di quelle, che minacciano
glio degli Edili che gestivano il Piano di abbellimento im- rovina, come pure per mantenere la pulizia in tutta la cit-
postato su criteri di ordine e regole certe, legato ai piani tà e né borghi della medesima. In data di 2 marzo 1769.
messi in atto nelle città europee in epoca napoleonica
e nella capitale Torino. Uno dei problemi più urgenti di
cui si dovette tener conto e che interessò l’urbanistica
dell’Ottocento, inizio Novecento, è la questione degli in-

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L’opera di Gaetano Cima e la città

Una figura di spicco che influenzò profondamente l’ur- Nel 1858 Gaetano Cima redige un piano regolatore per (disoccupati, manodopera non qualificata ma bisognosa all’altro, e dai grossi ruotabili a mano ed a cavalli per uso
banistica e l’architettura realizzata della città è quella i quartieri di Marina e Castello, più simile ad un piano di sostentamento soprattutto in tempi di scarsa vivaci- del commercio interno della Città”. La Relazione certifica,
di Gaetano Cima (1805-1878), primo architetto caglia- regolatore edilizio piuttosto che urbanistico. Il piano pre- tà economica), ne richiamava l’urgenza e consentiva di in pratica, la fine del quartiere arroccato di Castello quale
ritano e sardo che studiò a Torino e a Roma. Egli ebbe vedeva, secondi i canoni urbanistici dell’epoca, la rettifi- qualificare tali trasformazioni come operazioni di pubbli- centro di governo della città e della cosa pubblica. Anche
il merito non solo di operare in qualità di progettista a cazione degli isolati e delle strade, la regolarizzazione dei ca necessità, salute e igiene. se la Relazione non ebbe seguito in quanto mancante di
Cagliari ed in molti altri luoghi dell’isola, ma anche di profili degli edifici attraverso sventramenti, abbattimenti, uno studio serio calibrato sulle necessità urbane, essa
creare una scuola di architettura e di formare molti al- tagli e aperture secondo modelli haussmanniani di ab- mostra lo spostamento del centro dell’attenzione urbana
lievi attraverso il suo ruolo di professore di architettura bellimento e di decoro urbano, ma non l’abbattimento di La dismissione della città piazzaforte da Castello verso le zone prospicienti il mare.
e disegno all’Università della città, incarico svolto tra il tutte le fortificazioni perché, oltre a non essere tutte di Si può anche dire che una volta scesi da Castello, lo spo-
1840 e il 1876. L’opera più importante del Cima fu senza proprietà comunale, non erano d’impaccio per la realiz- L’abbattimento post-unitario delle mura, sebbene parzia- stamento delle attività di rango non prese direttrici ester-
dubbio l’ospedale civile S. Giovanni di Dio, progettato nel zazione del piano. Il Cima mostrava di non essere avulso le e disomogeneo, sancì la definitiva alterazione di seco- ne all’area immediatamente sottostante al quartiere alto.
1841 e realizzato negli anni Cinquanta dell’Ottocento, da trasformazioni urbane che riguardavano le principali lari equilibri tra le varie parti della città, ed in particolare I cambiamenti che si posero in atto a Cagliari riguardava-
nelle vicinanze della valle di Palabanda. L’inconfondibile città europee proprio in quegli stessi anni. tra i quattro storici quartieri di Cagliari. Esso produsse lo no sempre le medesime aree che attraverso una serie
pianta a ventaglio, improntata a moderni criteri razionali Ma il suo piano ebbe poca fortuna perché approvato nel sfaldamento del rapporto tra il quartiere di Castello, sede di sovrapposizioni di usi venivano destinate di volta in
e l’imponente facciata con colonnato dorico, ancorché 1861, come uno dei primi atti ufficiali dell’appena costi- degli uffici governativi e delle strutture militari, nonché volta a funzioni diverse, con una notevole proliferazione
improntata al purismo del gusto neoclassico del Cima, tuito Regno d’Italia, non sarà mai applicato. Infatti Caglia- luogo deputato di residenza delle principali famiglie ari- di progetti, in gran parte rimasti sulla carta. Si aggiunga
ne fanno ancora adesso una delle principali strutture sa- ri, con il Regio Decreto 30 dicembre 1866 n°3467, fu stocratiche, e il quartiere di Marina sede delle attività ar- poi che tra il 1855 e il 1867 furono promulgati una serie
nitarie dell’isola ed un punto di riferimento urbano, oltre cancellata dall’elenco delle piazzeforti militari del Regno, tigiane e di botteghe funzionali allo svolgimento della vita di provvedimenti legislativi, prima come Regno di Sarde-
che l’edificio che segnò l’apertura della città oltre i confi- e si autorizzava in pratica l’abbattimento delle mura di- del quartiere nobile. Ciò fece guardare con più attenzio- gna e poi come Regno d’Italia, contro gli ordini religiosi
ni imposti dalle mura difensive che all’epoca della costru- fensive e delle fortificazioni attive che la caratterizzava- ne alle parti pianeggianti site in prossimità dei versanti e le loro proprietà che consentirono il passaggio ai beni
zione ancora ne osteggiavano lo sviluppo. Suo fu anche no. Tale atto ufficiale segna quasi l’atto di nascita della occidentali ed orientali rispetto al colle di Castello, come demaniali di numerosi immobili siti in zone centrali della
il progetto del Teatro Civico (1836) in Castello ricavato da Cagliari attuale. La demolizione delle mura fu avviata in luoghi di possibile espansione della città. Su tali porzioni città. Tali provvedimenti consentirono a Cagliari al pari di
profondi cambiamenti del Palazzo Zapata, a partire dalla maniera non ordinata e soprattutto diradata nel tempo. di territorio infatti si svilupparono gli assetti futuri della altre città italiane di veder messi a disposizione pregevoli
cappella, e addossato sul Palazzo Boyl (palazzo di pro- Le motivazioni fondamentali sembrarono ispirate non città, a cominciare dalla riorganizzazione delle strade di immobili che, sebbene non sempre adatti alla funzione,
prietà di Carlo Boyl, militare e architetto cui si deve anche già ad un disegno unitario ed organico di adeguamento comunicazione (ad esempio il Viale Regina Elena, il Lar- poterono essere utilizzati per soddisfare le esigenze non
il progetto della Porta Cristina che ancora oggi consente della città ai moderni canoni urbani (ispirati ad esempio go Carlo Felice e la via Roma) tra i quartieri più vitali quali più rimandabili di opportuni spazi da dedicare a caser-
l’acceso alla Piazza Arsenale e da qui all’intero quartie- dagli sventramenti haussmanniani a Parigi, ma soprat- Stampace e Villanova, situati da parte opposta rispetto al me, scuole, carceri con il non trascurabile vantaggio del
re di Castello). Il teatro aveva 84 palchetti suddivisi in tutto ai piani di embellissment di origine francese), ma blocco murato dei quartieri Castello e Marina. La Relazio- contenimento dei costi.
quattro ordini più il loggione per un totale di mille posti. quanto, visto il carattere discontinuo ed episodico di tali ne sulla Viabilità Interna della Città di Cagliari, presenta- Il convento di S. Francesco di Stampace nel 1862 diviene
Fino a poco tempo fa erano ben visibili a distanza di oltre operazioni, concepite come risposta, da una parte, alle ta in consiglio comunale il 1° febbraio 1873, pone come sede della Legione dei Carabinieri, ma viste le precarie
sessant’anni i segni dei bombardamenti alleati del 1943 crescenti pressioni esercitate a livello politico dai gruppi prioritaria la volontà di costruire “una grande via o corso condizioni strutturali l’edificio fu abbandonato ed una
che lo sventrarono. Dopo un concorso di idee bandito al- di potere che intendevano speculare sulle rendite urba- che, mantenendosi a livello, od a piccolissime pendenze parte subì un crollo nel 1875. Per la nuova e più appro-
cuni anni fa è ora in atto un recupero provvisorio per la ne, dall’altro perché un certo aumento demografico unito del 2 o 3%, attraversi in lungo i rioni più piani e più attivi priata sede del comando generale dei Carabinieri per la
sua trasformazione in centro culturale e teatro all’aperto alla necessità di dare lavoro, diremmo oggi “lavoro so- della città, (cioè Stampace, Marina, Villanova) in modo Sardegna bisognerà attendere il 1933 quando essa fu
che sarà inaugurato entro il 2006. cialmente utile”, a quella che era chiamata “poveraglia” da essere percorsi facilmente dagli omnibus da un capo costruita su progetto dell’ingegner Angelo Binaghi nella

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Via Sonnino, un’arteria cittadina moderna che collega la cropoli romana e ad un livello superiore i resti delle forti-
piazza Garibaldi con la via Roma. ficazioni del quartiere della Marina.
Chi volesse visitare ciò che resta del convento sarà co- Nella seconda metà dell’Ottocento “Cagliari tenta dun-
stretto ad entrare in due differenti ed adiacenti luoghi: il que di passare da città racchiusa in un perimetro angu-
primo è un’enoteca-ristorante; il secondo un pub-locale sto al rango di città moderna, con un balzo che dovrebbe
notturno. Pur con le dovute differenze i risanamenti ope- farle superare decenni di divario, anche rispetto ad altre
rati consentono di ripercorrere e di immaginare gli spazi città italiane di media grandezza, che avevano però il
conventuali. Ciò che rimaneva delle strutture ormai pres- vantaggio di una situazione meno precaria e meno pro-
soché distrutte, anche a seguito dei bombardamenti del- blematica negli stati preunitari.
la seconda guerra mondiale, fu poi utilizzato per soprae-
levare e costruire residenze.
Il convento di S. Rosalia nella via Torino diviene sede nel
Tratto da C. Zoppi, P. Malavasi; Processo di evoluzione urba-
1867 del Comando di Presidio militare ed ancora oggi ha
nistica della città di Cagliari dall’Ottocento agli anni Novanta,
ivi sede il Comando Militare Autonomo della Sardegna. Cagliari 1989
Alcune proprietà del demanio, in uso ai militari, sono ac-
quisite da privati, come il bastione di Monserrato, unico
baluardo di fortificazione di Marina ancora presente.
Esso fu noto anche come bastione dei Morti perché nel
1850 fu dato alla compagnia di artiglieria della guardia
nazionale per esercitarsi nei pezzi da piazza. Parzialmen-
te abbattuto e opportunamente adattato fu inaugurato
nel 1869 da un imprenditore, il Cerruti, come stabilimen-
to di bagni di acqua dolce e fu poi completato nel 1877
da un albergo, La Scala di Ferro, chiamato pure Castello
Setti dal nome del successivo proprietario e a causa del-
le due torrette merlate costruite per gli alloggi.
La Scala di Ferro divenne poi famosa per aver ospitato
molti illustri personaggi in visita a Cagliari ed in partico-
lare David Herbert Lawrence nel 1921. Egli scrisse pure
un saggio sul suo viaggio in Sardegna. Dopo un lungo
periodo di abbandono nel 1991 la Scala di Ferro fu ac-
quisita da un imprenditore privato che l’ha ristrutturata e
ampliata con la costruzione di altri fabbricati prospicienti
la via Torino. E’ oggi la sede di uffici della prefettura.
Nel corso dei lavori sono stati scoperti i resti di una ne-

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Piano Costa del 1890

Il piano di Giuseppe Costa, ingegnere capo del Comune di lustri. Ma un’accelerazione la diede anche il X Congresso Immagini storiche del Bastione di Santa Croce

Cagliari, fu redatto nel 1890 ed era il primo che guardava Nazionale degli Ingegneri e Architetti organizzato dall’at-
alla città nel suo complesso, non solo ai quattro quartieri tivissimo ingegnere Filippo Vivanet nel 1902 a Cagliari. I
storici, anche se il sobborgo di S. Avendrace non venne congressisti approvarono alcune conclusioni poi recepite
incluso poiché considerato non appartenente all’urbano. alcuni mesi dopo dalla Legge 31 maggio 1903 n°254,
Rivolgeva le sue attenzioni più che al ridisegno delle parti detta Luzzatti. La legge prevedeva rapporti creditizi di
antiche, del resto ormai consolidate nei secoli, alla defi- favore ed agevolazioni fiscali per cooperative, società di
nizione delle zone esterne ai quartieri storici ed in par- mutuo soccorso, istituti autonomi, ma offriva incentivi
ticolare al disegno delle future strade e alla possibilità anche ai privati e la possibilità di avere in cessione dal
del loro prolungamento su ambo i versanti della città: da comune aree fabbricabili a titolo gratuito.
una parte il viale Trieste e dall’altra la via Sonnino e la via Nel 1908 nasceva l’Istituto Case Popolari. Le prime case
San Benedetto. Inoltre tentava di proporre un disegno a popolari comunali furono costruite nel Campo Carreras
quella che si avviava a diventare periferia della città. In nella zona compresa tra le attuali via Bacaredda e via
effetti si delineavano due differenti polarità urbane. Sul Paoli, un terreno che il comune acquistò dalla marchesa
versante occidentale di Viale Trieste e Viale S.Avendrace Zapata già nel 1876. Le prime costruzioni iniziarono nel
parallelo al tracciato delle ferrovie reali e alla laguna di 1911 e nel 1913 furono completati 51 appartamenti.
Santa Gilla, si andava formando un nucleo di piccole e
medie industrie, mentre sul versante orientale verso la
circonvallazione andavano localizzandosi alcuni servizi
urbani. La circonvallazione, ovvero la futura via Sonnino
che costituiva il limite della città, già prima dell’assegna-
zione del suo definitivo tracciato aveva iniziato ad ospita-
re una serie di importanti servizi. Il macello o mattatoio
costruito nel 1846 e progettato da Domenico Barabino;
il gasogeno del 1868, l’officina elettrica ed anche le fer-
rovie secondarie della Sardegna. A questi si aggiunsero
poi negli anni Venti e Trenta del 1900 il palazzo dell’Ar-
chivio di Stato (1927), la caserma dei vigili del fuoco
(1922-1929), il palazzo della Legione dei Carabinieri
(1933), il Parco delle Rimembranze (1926-1935).
Anche a Cagliari come per altre città italiane e europee,
il processo di inurbamento e la necessità di dare allog-
gio alle classi sociali più disagiate poneva come priorità
la costruzione di case economiche popolari. Il dibattito
sulle case economiche e popolari durava già da alcuni

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Il Concorso per il Piano del 1929*

La forma urbana che si consolida a partire dal 1885 con- pubbliche come l’ospedale ed il mercato, prosegue con Progetto vincitore 7PR- del concorso per il Piano del 1929 (Rie-
ulteriori iniziative. Nel 1877 venne bandito un concorso laborazione grafica di F. Fiori e D. Mallus)
ferma le intenzioni di un disegno di sviluppo che apre il
territorio della città verso le nuove frontiere dello spazio nazionale per il progetto del nuovo palazzo comunale,
regionale. Si caratterizzano, a partire da questo periodo, nel 1893 si inaugurò la Tramvia del Campidano (quel-
destinazioni d’uso che rappresentano, ante litteram, le la del Poetto incomincerà a funzionare nel 1913) e nel
costanti insediative alle quali ancora oggi si ispirano gli 1896 si completarono le reti tecnologiche di distribuzio-
scenari di assetto e di sviluppo della città contempora- ne dell’energia elettrica e del gas e gli impianti del siste-
nea: la zona industriale e le abitazioni popolari nel setto- ma idrico fognario. La fine dell’Ottocento segna dunque
re ovest, le zone residenziali della città nuova ad est, la il periodo di completamento della costruzione della città
zona commerciale, direzionale e dei servizi sul percorso nuova. I nuovi processi in atto nella società fanno assu-
del fronte mare da Viale Trieste a Viale Bonaria e sulle mere alla città, che correla il processo di espansione del
innervature dei tracciati della Marina. centro urbano alla redistribuzione di funzioni centrali nei
I segni di queste intenzioni sono chiari e manifesti nel- quartieri periferici ed è in grado di garantire la qualità ur-
la proposizione di un progetto di accrescimento che, at- bana coerentemente al nuovo rango acquisito, una forte
testandosi sulle tradizionali direttrici viarie verso ovest connotazione borghese.
(Corso Vittorio Emanuele e Viale sant’Avendrace) e a sud Negli anni successivi, anche a seguito dei processi di
(lungo Viale Diaz, Viale Bonaria) diventa l’ordito infrastrut- inurbamento in atto, risultò necessario indirizzare l’orga-
turale della città nuova. In seguito l’interesse insediativo nizzazione dello spazio urbano e disciplinare le crescenti
venne indirizzato verso la parte orientale della città (Via istanze di espansione residenziale. Con una lungimirante
Bacaredda, Piazza Galilei, Piazza San Benedetto). Il con- e condivisa decisione politica la municipalità riconobbe la
solidamento di funzioni urbane plurali in questa zona necessità di dotare la città di uno strumento urbanistico
risultò particolarmente significativo non soltanto perché regolatore. Il concorso del 1929 venne quindi impostato
diede l’avvio al più consistente sviluppo edilizio residen- sulla base di precisi intendimenti contenuti nel bando: la
ziale della città ma perché si affermarono le condizioni riorganizzazione del porto, la sistemazione del terminale
che avrebbero determinato la successiva saldatura della delle Ferrovie dello Stato, lo spostamento dell’officina del
città con i centri minori della prima corona dell’area urba- gas e del mattatoio, l’individuazione di aree destinate a
na. Le impedenze allo sviluppo radiocentrico compatto servizi pubblici, la caratterizzazione degli interventi resi-
risultarono unicamente di tipo morfologico. denziali. La nuova idea di città che viene preconizzata
La fine del secolo rappresentò per la comunità locale un nel bando esalta i caratteri ambientali del contesto. Nei
momento di grande fervore culturale che, sostenuto da parchi urbani e nel verde di sistema si intravede un’oc-
un significativo sviluppo dell’economia, consentì di crea- casione per fornire qualità allo sviluppo insediativo e in
re attraverso la proposizione di progetti alla scala urba- tal senso si individuano gli ambiti spaziali che dovranno
na le condizioni portanti del nuovo assetto urbanistico essere oggetto delle proposte urbanistiche progettuali.
della città. Il fervore di rinnovamento, testimoniato dalla In particolare i suggerimenti per la creazione di spazi ver-
realizzazione negli anni precedenti di significative opere di individuano come principali punti di forza la sistemazio-

15
ne a parco urbano del Monte Urpinu e dell’Orto Botanico, autorevoli rappresentanti del mondo della cultura loca-
la riqualificazione del colle di Tuvixeddu, la realizzazione le, che si erano formati fuori dalla Sardegna, ebbe una
di una passeggiata a mare sul colle di Bonaria, l’allesti- notevole influenza nel suggerire l’insieme dei contenuti
mento dei percorsi nel verde del Terrapieno prospiciente che il piano urbanistico avrebbe dovuto possedere. Il rife-
Villanova e di Buoncammino in uscita dal Castello verso rimento al pensiero di Camillo Sitte, ben noto ai compo-
la Piazza d’Armi. nenti della giuria, caratterizzò l’approccio al tema della
Risultò vincitore il progetto denominato ‘7 P.R (Cancellot- città storica intesa, nella univocità del contesto urbano,
ti, Lenzi, Montuori, Piccinato, Scalpelli, Fuselli, Lavagni- come parte vitale a cui viene riconosciuto un ruolo pro-
no, Nicolosi, Valle). La giuria presentò la sua relazione pulsivo nei confronti del piano di ampliamento. Questo
nel 1931 mettendo in evidenza la validità della proposta aspetto risulta con chiarezza nel bando in cui si chiede-
di piano. Tra i punti di forza si segnalava il riordino della va che il progetto comprendesse, unitamente al progetto
trama degli isolati esistenti che venivano integrati con regolatore per l’ampliamento della città, il piano per la
servizi e funzioni non residenziali. Il disegno di assetto sistemazione del centro antico esistente e delle frazioni
indirizzava, confermandola, l’espansione residenziale amministrative. Per ciò che riguarda gli aspetti percettivi
secondo le due direttrici di sud ovest (via Roma -viale (estetico visivi) ed ambientali (beni storico artistici) veni-
Bonaria - viale Diaz - lungomare Poetto) e sud nord (Via va richiesta la definizione di un sistema di vincoli a tutela
Sonnino - Via Dante) organizzando lo spazio con zone del patrimonio culturale nazionale.
attrezzate di verde pubblico a supporto degli episodi in- Le soluzioni avanzate dai vari gruppi, si conformarono
sediativi. L’espressione architettonico urbanistica della alle tendenze culturali del tempo proponendo “la conser-
“città immaginata”, resa palese dal disegno dell’ornato vazione delle caratteristiche storiche artistiche ed am-
degli isolati, dei tracciati viari e degli edifici al quale rife- bientali della città con particolare riguardo alle visuali pa-
rirsi, rappresentava un forte condizionamento metapro- noramiche e lo sventramento o riadattamento delle zone
gettuale alla composizione urbana. Le zone destinate a vecchie della città laddove ragioni igieniche o di traffico
verde urbano risultavano circa un terzo dell’area totale lo impongano”. Se la prima affermazione appare antici-
del territorio urbanizzato, in quantità superiore a quanto patrice di comportamenti propizi alla conservazione dei
prescritto dall’attuale normativa urbanistica. I Giardini valori della comunità locale, la seconda è fuorviante per-
Pubblici, che nascevano in una zona di rilevante pregio ché induce azioni che tendono a sostituire i tessuti per
paesaggistico sul sedìme del giardino della Polveriera ac- dare spazio al “nuovo” adducendo la tesi inquietante del-
quisito dalla municipalità nel 1840, costituirono il primo la necessità di una corretta gestione delle problematiche
intervento realizzato con un forte valore simbolico. di igiene urbana.
In tutte le proposte elaborate in occasione del concor-
so del 1931 si può intravedere un tentativo di inserire * Tratto da G. Deplano, Cagliari dalla città murata alla
l’aspetto estetico generale nel dispositivo complessivo città dei piani, in Il nuovo manuale di urbanistica (a cura
del progetto di piano, come peraltro era prescritto nel di E. Piroddi e L. Benevolo), Roma, Gruppo Mancosu Edi-
testo del Bando di Concorso. La giuria, composta da tore 2009

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Il Piano di ricostruzione del 1947*

Lo stesso piano del 1931, approvato nel 1938 e nel 1941 largamento della via Santa Margherita e della via San
e mai applicato, costituì il documento di base per l’elabo- Giorgio. Fu mantenuta la previsione, poi inattuata, di una
razione del cosiddetto piano di ricostruzione. Predisposto galleria di collegamento est-ovest sotto il colle di Castello
nel 1944 ed approvato nel 1947 esso segna il ritorno alla tra la via San Giorgio (la fossa di San Guglielmo, dove è
vita normale dopo il duro periodo bellico. Infatti con nota stata costruita la clinica Aresu) e la via Ozieri. Fu ribadi-
5 febbraio 1943 il Ministero dei Lavori Pubblici restituiva to, secondo quanto fu previsto con il piano concorso del
l’elaborato al Comune perché venisse rivisto alla luce di 1931, che le future linee di espansione della città futura
quanto prescritto dalla nuova legge nazionale urbanisti- si indirizzavano al consolidamento del quartiere di San
ca 17 agosto 1942, n° 1150 attualmente in vigore in Benedetto e a partire dalla via Alghero verso il colle di
Italia. Con una successiva nota datata 14 marzo 1944, Monte Urpinu, alle spalle del palazzo di giustizia.
n° 2515 lo stesso Ministero esprimeva l’opportunità di Il piano di ricostruzione rimase valido esplicitando i suoi
una valutazione preventiva del piano rispetto alle esigen- effetti sino al 1965 quando fu approvato il nuovo piano
ze createsi a causa dei danneggiamenti procurati dagli regolatore generale della città.
eventi bellici.
Fu fatto il censimento degli edifici distrutti e danneggiati: * Tratto da A.M. Colavitti, N. Usai, Cagliari. Tracce di archi-
risultarono 862 distrutti, 574 gravemente danneggiati, tettura, Firenze, Alinea 2007
1073 lievemente danneggiati. Dunque 2509 edifici su-
birono danni pesanti dai bombardamenti. Il numero to-
tale di edifici della Cagliari dell’epoca ammontava a circa
7000; se ne deduce che percentualmente quasi il 36%
del patrimonio abitativo consolidato fu compromesso. Si
stimarono inoltre provvisoriamente mancanti 4000 allog-
gi.
Il piano dovette essere adeguato alla nuova legge 1150,
ma nella pratica il piano di ricostruzione postbellico pre-
vedeva delle semplificazioni delle procedure che rende-
vano più elastiche le possibilità di costruzione e ricostru-
zione in relazione al particolare periodo di emergenza
che si viveva.
Le maggiori trasformazioni urbane che si possono impu-
tare al piano di ricostruzione sono per quanto riguarda il
centro urbano, l’apertura della via S. Salvatore da Horta
che collega la via Torino con il viale Regina Margherita;
il prolungamento della via Mameli oltre la via Sassari e
la via Angioy, sino al Largo Carlo Felice; l’apertura e l’al- Planimetria con i danni bombardamenti del 1943

17
Piano di ricostruzione: rielaborazioni grafiche progetti previsti
per Castello (F. Fiori e D. Mallus)

18
Il Piano Mandolesi del 1965*

Adottato dal Consiglio Comunale nel luglio del 1962 il PRG interconnettevano la città con la zona industriale, il porto nifica” che, se realizzate, avrebbero indotto irreversibili
concluse il lungo iter amministrativo nel 1965 con l’ap- canale e l’aeroporto. La necessità di risolvere i problemi trasformazioni del compendio naturale e del paesaggio.
provazione del Presidente della Giunta Regionale Sarda. di mobilità presenti e futuri, non soltanto all’interno della
Lo strumento urbanistico si trovò a dover fare i conti con città ma anche a livello della conurbazione, la distribu- * Il Piano Mandolesi, il Piano Quadro per il recupero del
realtà territoriali ed urbane complesse condizionate dai zione delle zone di espansione residenziale e l’ipotesi Centro storico, il Piano Urbanistico Comunale ed il Piano
processi economici e sociali in atto che inducevano sce- localizzativa del nuovo porto industriale nella laguna di Regolatore portuale sono tratti da G. Deplano, Cagliari
nari insediativi fortemente dinamici. Significativi processi S. Gilla costituirono quindi lo scenario sul quale mediare dalla città murata alla città dei piani, in Il nuovo manuale
di inurbamento avevano inoltre determinato la saldatu- decisioni e scelte di piano. Non sempre però, nell’assun- di urbanistica (a cura di E. Piroddi e L. Benevolo), Roma,
ra della città con le sue frazioni ed i comuni contermini zione delle soluzioni localizzative più rilevanti, emerse la Gruppo Mancosu Editore 2009
che si attestavano a nord est attorno alla zona umida di consapevolezza di dover suggerire soluzioni in grado di
Molentargius. Nella città la concentrazione di attività di garantire la salvaguardia delle risorse ambientali e del
servizio ed uffici (pubblica amministrazione di livello pro- paesaggio naturale che caratterizzavano con la loro pre-
vinciale e regionale, sanità, istruzione superiore, Univer- senza i luoghi e la forma dell’insediamento.
sità) oltre alla diffusione delle attività commerciali della Sono in tal senso indicativi tre casi di piano di rilevante
“città emporio” richiamava elevati flussi di traffico (oltre impatto: il porto canale, il quartiere di S.Elia sul lungo-
150.000 autoveicoli privati in ingresso al giorno). La pre- mare, la zona umida di Molentargius. Nel primo caso la
senza sempre più elevata di city users, aumentando i già fattibilità dell’opera venne affrontata, in termini di scelta
rilevanti problemi alla circolazione privata e dei mezzi strategica di natura sociale ed economica. Sul progetto
pubblici di trasporto, imponeva di provvedere a scelte del nuovo porto industriale di Cagliari si fondava infatti
forti in grado di risolvere i problemi della mobilità e di di- il futuro dell’Area di Sviluppo Industriale più importante
sciplinare i fenomeni di saturazione dello spazio urbano della Sardegna e a questa iniziativa fu affidata la ripresa
conseguenti all’aumento inarrestabile della popolazione economica dell’area vasta di Cagliari particolarmente se-
che all’inizio degli anni sessanta superava i 200.000 abi- gnata da pesanti fenomeni di inurbamento conseguenti
tanti. Queste situazioni, oltremodo enfatizzate da feno- ai processi di trasformazione dell’economia e della socie-
meni di concentrazione di popolazione ed attività attorno tà negli anni a ridosso della ricostruzione del dopoguerra.
al capoluogo che indicavano la formazione di un sistema Nel secondo si proponeva una soluzione di rilevante peso
urbano compatto con caratteri di città metropolitana, insediativo per attenuare la tensione abitativa con con-
rappresentavano le principali condizioni di criticità da sistenti interventi di edilizia pubblica. In entrambi i casi
risolvere con il progetto del Piano Regolatore. Per la solu- per la definizione dei progetti e la loro realizzazione non
zione di questi problemi, con forte capacità decisionale e venne presa in nessuna considerazione la compatibilità
lungimiranza, il piano individuò il sistema degli assi urba- degli interventi con il contesto ambientale in cui si collo-
ni e la viabilità territoriale di circonvallazione che rende- cavano. In merito alla zona umida di Molentargius solo il
vano possibile la localizzazione strategica delle attrezza- caso ha consentito di non modificarne gli assetti nono-
ture di valenza urbana e regionale (gli ospedali, la nuova stante la previsione di destinazioni d’uso incongrue che
cittadella universitaria, lo stadio e i centri direzionali) ed ipotizzavano la possibilità di realizzare interventi di “bo-

19
Piano Mandolesi: zonizzazione

20
Il Piano Quadro per il recupero del Centro Storico
del 1997

Il Piano Quadro è stato adottato dal Consiglio Comunale dattiche e di servizio; miglioramento diffuso della qualità servizi comunali ma anche idoneo a supportare processi
nel febbraio del 1999. Approvato dalla Regione Sarde- ambientale e dell’accessibilità ai luoghi della memoria di verifica della coerenza degli interventi (anche nell’in-
gna nell’agosto del 2000 costituisce parte integrante del (arredo urbano, percorsi verdi, percorsi meccanizzati, terfaccia con il Piano Paesaggistico Regionale) e monito-
Piano Urbanistico Comunale (PUC). parcheggi); radicamento dei flussi turistici residenziali in rare i loro esiti sotto il profilo economico e sociale.
Il piano, studiato per indurre nella città storica condizioni sinergia con il recupero del fronte mare; coordinamento
favorevoli al recupero e riuso del patrimonio edilizio ed delle iniziative di marketing urbano (centri commerciali
alla riappropriazione degli spazi di relazione, definisce le naturali, progetti di comunicazione) finalizzato alla fru-
condizioni e i presupposti strategici e normativi necessa- ibilità delle cospicue risorse culturali e ambientali e di
ri per promuovere e gestire le azioni pubbliche e suppor- servizio presenti.
tare gli interventi privati per il recupero del patrimonio In concreto l’approccio metodologico affida alla cono-
edilizio esistente. scenza di contesto il compito di riconoscere i “valori” cui
L’approccio metodologico individua nella definizione di riferire i gradi di compatibilità delle istanze progettuali. Il
compatibilità degli usi e trasformazioni il riferimento eti- riconoscimento e la conservazione della specificità del
co, culturale e operativo della sostenibilità degli interven- tessuto insediativo, con particolare attenzione alle condi-
ti. La conoscenza del contesto e la definizione dei “valori zioni di trasformabilità suggerite dalla conoscenza delle
e dei caratteri da conservare” costituisce in tal modo il differenti tipomorfologie edilizie e delle espressioni nel
riferimento cui riferire la verifica di coerenza della propo- tempo dei vari linguaggi architettonici, costituiscono il ri-
sizione degli interventi di recupero e riuso. L’analisi dia- ferimento della normativa d’attuazione. Nel caso di situa-
cronica dei tessuti insediativi e delle espressioni architet- zioni di particolare complessità o di valenza strategica,
toniche e tipologiche ha consentito di porre in evidenza come i più importanti vuoti urbani e gli edifici complessi
le relazioni che ancora intercorrono tra le tipomorfologie prevalentemente di proprietà pubblica in dismissione
edilizie ed il contesto inteso come sfondo delle azioni e (ospedali, caserme, scuole carceri) è necessario operare
manifestazione dello spazio sociale e abitativo modella- attraverso piani di recupero proposti dalle istituzioni pub-
to dalle tecniche costruttive del passato e dai materia- bliche o dai privati portatori di interessi.
li locali da costruzione. Gli obiettivi, enunciati tenendo La verifica di compatibilità degli interventi privati e la so-
conto delle specificità e dei differenti ruoli dei quattro stenibilità di quelli pubblici viene affidata al Laboratorio
quartieri storici, possono riassumersi nei seguenti punti: Comunale per il Recupero del Centro Storico che, riferen-
permanenza della residenza attuale in condizioni di una dosi al sistema dei valori e delle regole definite dal piano,
migliore qualità della vita ed incremento programmato dovrà svolgere con continuità funzioni di supporto per la
secondo la valutazione delle soglie di ammissibilità e dei progettazione e la valutazione. Per la gestione della co-
gradi di trasformabilità dello spazio urbano consolidato; noscenza e la promozione degli interventi di recupero e
acquisizione e recupero ad uso strategico e polivalente riuso è stato predisposto un sistema informativo dedica-
degli edifici pubblici in dismissione; interazione con l’am- to ed un GIS, interfacciabile con le banche dati e gli altri
ministrazione universitaria per favorire la residenzialità sistemi informativi della pubblica amministrazione, indi-
degli studenti e la localizzazione delle infrastrutture di- spensabile non soltanto per le procedure di gestione dei

21
Tavola di sintesi del PQ. Unità storico-ambientali, zone destina-
te a servizi e beni vincolati dalla L.1089/39.

22
Il Piano Urbanistico Comunale del 2003 Il Piano Regolatore Portuale

Il Piano Urbanistico Comunale (PUC), approvato definiti- I criteri enunciati nella stesura del PUC confermano inol- monio edilizio esistente, storico e recente, e sulla centra- Il Piano Regolatore Portuale, studiato in adempimento
vamente nel Dicembre 2003, è stato redatto in adegua- tre l’interesse a interconnettere ed interpretare i processi lizzazione delle periferie. alla Legge 84/94, è stato approvato dal Comitato Por-
mento al Piano Territoriale Paesistico - PTP e in attuazio- in atto nella conurbazione in modo da cogliere il senso L’interfaccia del piano urbanistico con la direzionalità, il tuale nel giugno 2007. Rappresenta lo strumento di
ne della Legge Urbanistica Regionale n.45/1989. dei processi insediativi che interagiscono con la città e commercio ed il turismo è di tipo normativo per quan- pianificazione attraverso il quale si potrà procedere alla
La Giunta Regionale aveva infatti individuato come cri- conseguentemente individuare le modalità di gestione to attiene la regolamentazione delle destinazioni d’uso riorganizzazione dell’area demaniale del porto vecchio,
terio metodologico e operativo l’adeguamento del nuovo delle problematiche territoriali di “area vasta”. La defi- mentre per gli aspetti localizzativi, che incidono in modo come stabilito dal DM 6/11/1994, alla riqualificazio-
piano urbanistico comunale al Piano Paesistico (studiato nizione di macroregioni-geografiche, che costituiscono rilevante sull’organizzazione dello spazio urbano e sul- ne del fronte mare della città ed alle opere di comple-
in conformità alla Legge 431/1985) con l’intento dichia- l’ordito delle relazioni uomo - territorio nell’area metropo- lo sviluppo delle attività economiche, verifica gli aspetti tamento del porto industriale. Questo piano di settore
rato di promuovere una nuova generazione di strumenti litana, e la successiva classificazione alla scala urbana funzionali e l’impatto sulla qualità abitativa. I temi del determina inoltre gli assetti del sistema portuale che
urbanistici comunali “con valenza paesistica”. A tal fine delle differenti articolazioni del sistema insediativo (la turismo e della cultura vengono affrontati in termini di si dispiega con differenti specializzazioni da Cagliari, al
l’adeguamento dei piani rendeva necessario costruire, città compatta, la città lineare, la città diffusa, la città reciprocità: la migliore qualità dello spazio urbano e la Porto Canale, a Sarroch. Attraverso l’interfaccia con gli
con elevata qualità scientifica e tecnologica, la conoscen- dispersa, la città industriale) sono orientate ad individua- fruibilità del patrimonio storico culturale sono individuate altri strumenti di pianificazione e governo del territorio
za di contesto per definire valori paesistico-ambientali e re programmi operativi mirati alla “ricomposizione” della come le principali risorse per sviluppare nuove opportu- sarà possibile integrare processi insediativi concorrenti
storico culturali cui riferire il progetto urbanistico e sui forma della città a partire dalle parti storiche. Il punto di nità occupazionali. Un aspetto singolare delle regole è nella definizione dell’assetto infrastrutturale e delle atti-
quali fondare durevoli e condivise prospettive di sviluppo partenza nello studio dello strumento urbanistico è rap- rappresentato da un quadro normativo incentivante le vità produttive dell’area vasta con visioni propizie al suo
delle comunità d’ambito. presentato dalla costruzione della conoscenza di sfondo azioni concertate per realizzare i servizi pubblici. Le zone sviluppo economico complessivo. In riferimento alla città,
In riferimento all’impianto metodologico il Piano Urba- cui riferire le azioni progettuali. Le procedure di “rappre- per i servizi sociali vengono infatti immesse nella sfera gli interventi di trasformazione urbana del fronte mare,
nistico Comunale di Cagliari si riferisce in tal senso alla sentazione” della città e del territorio, basate sull’artico- degli interessi economici privati, attribuendo loro “con- peraltro prefigurati ed attesi da tempo dalla comunità,
“natura della nuova pianificazione con valenza paesisti- lazione per “sistemi morfologici” definiti reciprocamente trollate” possibilità edificatorie. Ciò ha però in definitiva saranno resi possibili dal trasferimento di tutte le attività
ca” dando particolare rilievo agli interventi di riqualifi- come unità di analisi e di progetto, mettono in evidenza significato collegare l’incremento dell’edificazione priva- commerciali e industriali al Porto Canale. Il “porto vec-
cazione, proponendo quindi concretamente il problema la molteplicità delle “problematiche progettuali” che da- ta in cambio della realizzazione della struttura dei servizi chio”, che manterrà incrementandole significativamente
della qualità urbana. Tra gli assunti metodologici affer- ranno in seguito attuazione al disegno di piano. sociali. Anche se l’obiettivo dichiarato risulta quello di le funzioni relative al movimento passeggeri, al turismo
ma inoltre la propria funzione di promozione e coordina- Gli indirizzi programmatici posti alla base del documento elevare la quota di investimento privato nella costruzio- crocieristico, alla nautica da diporto ed alle attività della
mento delle trasformazioni secondo la sequenza: piano di indirizzo evidenziano la necessità di limitare la crescita ne della città pubblica si sono aperte inquietanti mani- pesca, sarà riorganizzato per rendere possibile, in termi-
direttore-dispositivi normativi-sistema di progetti. Per le residenziale facendo ricorso alla riqualificazione diffusa festazioni di interesse speculativo soprattutto sulle aree ni di funzionalità e qualità, l’integrazione dei suoi spazi
varie parti della città sono pertanto individuati program- del patrimonio esistente dando pertanto priorità al pro- destinate a verde. con quelli della città.
mi di intervento predeterminati sui quali far convergere getto per “la città pubblica” (il cui peso rilevante supera il
interessi pubblici e risorse finanziarie dell’imprenditoria 70% del patrimonio abitativo totale) e di subordinare gli
privata che dovrebbero essere valutati con specifiche attrattori di traffico alla capacità delle infrastrutture per
procedure. la mobilità e per la sosta di rispondere alla domanda in-
Il piano si propone come “quadro di unione e di coordi- dotta. Per quanto attiene le politiche “abitative” partico-
namento del sistema di progetti” che operativamente fa lare attenzione è rivolta alla valutazione della domanda
ricorso a procedure valutative di coerenza e sostenibilità sociale pregressa ed ai problemi di localizzazione degli
(economica e ambientale) in grado di verificare i limiti di incrementi residenziali dando priorità ad una visione che
negoziabilità degli interventi. si basa sostanzialmente sul recupero di qualità del patri-

23
Il Piano particolareggiato per il centro storico*

Il centro storico rappresenta ancora oggi, nell’immagina- mazione della cultura e degli interessi della “polis”. Essi ita sui valori dell’identità, della cultura, della tradizione e i residenti ma anche con la Analisi del paesaggio urba-
rio collettivo, la città di Cagliari. andranno reinterpretati non soltanto da un punto di vista dell’ambiente, intesi come requisiti di qualità urbana per no: Cagliari ed il suo centro storico diffusione di una rete
Il Piano Urbanistico Comunale, confermando le visioni simbolico, ma anche avendo presente la necessità con- i cittadini residenti, e come opportunità per il turismo e qualificata di servizi ed attività che possa assumere una
strategiche e gestionali del Piano Quadro per il Recupero creta di mantenere alto l’interesse per i cittadini residen- strumenti di competitività nel contesto nazionale ed in- funzione insostituibile per l’intera città riattivando quel
del Centro Storico ha messo in evidenza non solo la ne- ti, per i city users e per i turisti, al fine di evitare l’abban- ternazionale. tessuto produttivo che storicamente caratterizzava il cen-
cessità della tutela e del riuso della città storica, ma ha dono della città storica ad un destino di obsolescenza, Dal ruolo che Cagliari sarà in grado di ritagliarsi all’inter- tro storico.
segnalato anche l’esigenza di una reinterpretazione del degrado e ricambio inadeguato di interessi insediativi. no del sistema socioeconomico mediterraneo dipenderà Le azioni strategiche, suggerite dalla composizione
suo ruolo e della valorizzazione dei rilevanti aspetti di na- Il riuso ed il recupero del rango della città storica, oltre a anche la possibilità di avviare efficaci politiche di svilup- dell’assetto insediativo e dalla distribuzione di funzioni
tura ambientale, artistica e storico monumentale in essa dare significato e senso allo stesso fenomeno evolutivo po del sistema portuale e di recuperare e rivitalizzare, urbane ancora in essere o colpevolmente sopite, prefigu-
depositati cui riferirsi per garantire condizioni sostenibili della forma urbana, consente di riattribuirle ruoli urbani in un’ottica di attrazione di flussi turistici, il fronte mare rano progetti di iniziativa prevalentemente pubblica, rese
per lo sviluppo complessivo della città. strategici per proiettare sul territorio metropolitano le sue ed il centro storico nel suo complesso. È possibile indi- possibili dalla dimensione cospicua di un patrimonio di
In questa ottica, le politiche e le azioni del Piano partico- intrinseche potenzialità, simboliche e funzionali, essen- viduare nel recupero del patrimonio edilizio esistente a spazi e di edifici pubblici che caratterizzano nel loro in-
lareggiato del centro storico, in sintonia con i contenuti ziali per consolidare il ruolo di capitale regionale. fini residenziali plurimi (cittadini, turisti, studenti) e nel sieme la possibilità di indirizzare, in una visione organi-
presenti nelle “Dichiarazioni Programmatiche del Sinda- La valorizzazione delle risorse culturali e la tutela dei sostegno all’insediamento di attività di tipo artigianale e ca complessiva, l’organizzazione di funzioni innovative
co”, dovranno essere orientate non soltanto alla tutela valori paesaggistico-ambientali non devono esaurirsi uni- produttivo gli strumenti attraverso cui dare avvio ad un in grado di riattribuire un determinante ruolo di vitalità
ed al recupero del patrimonio edilizio ma anche ad una camente nella conservazione e valorizzazione delle ec- processo durevole di recupero e riuso che consenta la ri- alla città storica rendendola competitiva nei confronti
realistica possibilità di riqualificazione urbana e sociale cellenze e delle identità del territorio storico, ma devono nascita dei quartieri storici, soprattutto Marina e Castello dell’intero sistema urbano territoriale. Le offerte dei Beni
da realizzarsi attraverso interventi compatibili con il con- costituire la premessa su cui fondare i nuovi processi di direttamente coinvolti nella riconversione del fronte mare Culturali e del Campus Universitario rappresentano, con
testo sui quali far convergere diverse forme di interessi, sviluppo e la realizzazione di una città di qualità, in cui i della città. Si tratta quindi della conferma delle visioni il sistema del verde connettivo, che costituisce parte in-
pubblici e privati, sostenibili e durevoli nel tempo. residenti riconoscano le proprie ricchezze ambientali e proposte su queste tematiche dal Piano Quadro del Cen- tegrante del sistema insediativo storico, le occasioni per
La principale funzione del piano è rappresentata dalla del patrimonio culturale e possano usufruirne. tro Storico e dal PUC, nei quali veniva posto in evidenza azioni integrate pubblico - privato finalizzate al recupero
convergenza tra obiettivi, etici, culturali, sociali ed eco- Dalle analisi effettuate è emerso un rilevante interesse come il lungomare da Giorgino al Poetto rappresentasse e riuso del patrimonio abitativo e degli edifici pubblici in
nomici ai quali riferire le motivazioni del recupero e riuso per le problematiche convergenti sullo sviluppo turistico, l’occasione di maggiore rilevanza per la riqualificazione via di dismissione.
del centro storico. Le proposizioni di intervento devono ambientale e culturale della città. Uno dei punti di for- urbana ed architettonica della città. Notevole interesse è inoltre rappresentato dalla possibi-
quindi rendere consapevoli i cittadini della necessità di za del territorio della città di Cagliari, in relazione al suo Questi strumenti di programmazione e governo del terri- lità di intervenire su alcuni spazi residuali e vuoti urbani
conservare e promuovere processi che possano garanti- sviluppo, è rappresentato dalla sua funzione di capitale torio hanno individuato alcune pre-condizioni strutturali con progetti ed iniziative rispettose non soltanto della
re una nuova e durevole vitalità economica e produttiva culturale politica ed economica del territorio regionale e ed operative, in relazione alla necessità di ridefinire i rap- memoria storica dei luoghi ma consapevoli della loro
del centro storico attraverso la loro interrelazione con le dal ruolo che sarà in grado di conquistarsi in una visione porti tra il fronte mare e la città storica, e hanno suggeri- particolare funzione strategica quali elementi spaziali di
forti dinamiche di sviluppo e di assetto, in atto e program- articolata dello spazio mediterraneo. to possibili connessioni con i sistemi morfologici ed am- interconnessione di funzioni e di interscambio tra la città
mate, nella città e nel territorio dell’area vasta. Diviene In quest’ottica, che genera forti interazioni tra il territorio bientali dello spazio insediativo senza limitarsi all’esigua vecchia e la città nuova che consentano in alcuni casi la
dunque indispensabile comprendere quali siano i segnali della città, l’area vasta e lo spazio economico regionale, dimensione della fascia costiera. conservazione dei valori paesaggistici e di identità stori-
di vitalità e di permanenza dei ruoli pregressi e di quelli devono quindi essere messe in atto politiche e strategie È evidenziata inoltre la possibilità per il centro storico di ca che si ritiene debbano essere garantiti alla comunità.
innovativi, e definire linee guida per la conservazione di coerenti con azioni mirate per la competizione interna- proporsi, in alcuni suoi ambiti, come “quartiere artigiano Gli ambiti spaziali, gli oggetti edilizi e le reciproche inte-
quel ruolo fondamentale che ancora oggi viene attribui- zionale, e progetti per realizzare le scelte strategiche per e centro commerciale naturale”, ossia come luoghi or- razioni funzionali, visti nella loro complessità relazionale
to a questi luoghi della memoria, che hanno visto la for- la città in un’ottica di competitività mediterranea costru- ganizzati non soltanto con le attività indispensabili per urbana, verranno esplicitati attraverso singole schede

24
progetto che costituiranno, in termini urbanistici, le con-
dizioni di prefattibilità.
Comune di Cagliari
Assessorato all'Ambiente e Urbanistica
Assessore Prof Arch. Giovanni Maria Campus

PIANO PARTICOLAREGGIATO
In sintesi, la metodologia operativa proposta per il recu- DEL CENTRO STORICO

pero ed il riuso del centro storico di Cagliari, si articola


Università degli Studi di Cagliari

in:
Dipartimento di Ingegneria del Territorio
Urbanistica

COORDINAMENTO SCIENTIFICO
PROF. GIANCARLO DEPLANO

1. fase della costruzione della conoscenza (Sistema In-


DOTT.SSA ANNA MARIA COLAVITTI
ING. ALESSIA FIGUS
ING. CHIARA GARAU
ING. YURI IANNUZZI

a ING. MILENA LECCA


ING. VALENTINA PAVAN
ING. MATTEO SIMBULA

formativo Territoriale) interoperabile tra Pubblica Ammi- COORDINAMENTO OPERATIVO

PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO


DOTT. ING. MICHELE CASULA

nistrazione ed i privati; AREA GESTIONE DEL TERRITORIO


DOTT. ING. PAOLO ZOCCHEDDU

2. definizione degli abachi architettonici e della qualità 5


EDILIZIA PRIVATA
DOTT. ING. MARIO MOSSA

2
dello spazio urbano; TAVOLA

9
3. definizione di un sistema normativo a “due velocità”:
PROPOSTE INTERVENTO:
AMBITI DI DIFFUSIONE DEI PROCESSI
DI RIUSO E RIQUALIFICAZIONE

1 Ottobre 2008

la dimensione di medio ambito dell’isolato, con la quale e


f
verranno suggeriti e disciplinati gli interventi significativi
per la riqualificazione urbana, la dimensione delle unità
edilizie che consentirà di disciplinare la quotidianità del
D Limite del Centro Storico
recupero e del riuso. c Elementi spaziali di interconnessione
Servizi Generali
L’idea di realizzare le precondizioni per un durevole svi- Parcheggi
Verde e Servizi

luppo economico e sociale della città storica è fondata


sull’organizzazione: A B
3
• dei Beni Storico - Culturali; d USI ATTUALI IPOTESI DI RIUSO
LUOGHI DELL’IDENTITÀ

• del sistema dei servizi integrati pubblici e privati; A) Piazza della Cattedrale A) Ricomposizione morfologica
B) Piazza San Domenico B) Ricomposizione morfologica

• del campus universitario diffuso; C) Piazza San Giacomo


D) Fossa di San Guglielmo
C) Ricomposizione morfologica
D) Ricomposizione morfologica

• del sistema di mobilità e accessibilità, secondo condi-


EDIFICI IN DISMISSIONE

4
a) Carcere di Buoncammino a) Struttura per il tempo libero
C
zioni d’uso intertemporali
b) Manifattura Tabacchi b) Spazi polivalenti per la comunicazione
c) Ospedale Civile c) Facoltà di Architettura
d) Ospedale Militare d) Strutture Museali
e) Panificio Militare e) Strutture Museali
f) Caserme f) Strutture turistico ricettive

* Tratto da (a cura di G. Deplano), AA.VV., Analisi del pa-


VUOTI URBANI

1) Via San Saturnino, via Tristani 1) Verde attrezzato

esaggio urbano: Cagliari ed il suo centro storico, Monfal-


2) Via Giardini, Via San Giovanni 2) Verde attrezzato
3) Via Fara Francesco, Via S. Margherita 3) Verde e parcheggi
4) Via Mameli Goffredo 4) Recupero chiostro San Francesco
5) Viale Buoncammino,Via Sant'Ignazio, 5) Recupero dell’impianto storico del

cone, Edicom 2009 Viale Merello verde

0 100 200 m

25
POLO SCIENTIFICO
Comune di Cagliari
Assessorato all'Ambiente e Urbanistica
Assessore Prof Arch. Giovanni Maria Campus

POLO UMANISTICO PIANO PARTICOLAREGGIATO


DEL CENTRO STORICO

Università degli Studi di Cagliari


S2 Dipartimento di Ingegneria del Territorio
Urbanistica

COORDINAMENTO SCIENTIFICO
PROF. GIANCARLO DEPLANO
DOTT.SSA ANNA MARIA COLAVITTI
ING. ALESSIA FIGUS

G1 S1
ING. CHIARA GARAU
ING. YURI IANNUZZI
ING. MILENA LECCA
ING. VALENTINA PAVAN

G1 ING. MATTEO SIMBULA

COORDINAMENTO OPERATIVO

S3 S1 PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO


S3 DOTT. ING. MICHELE CASULA

AREA GESTIONE DEL TERRITORIO


S2 DOTT. ING. PAOLO ZOCCHEDDU
S3
EDILIZIA PRIVATA
DOTT. ING. MARIO MOSSA
S3 S3
POLO GIURIDICO ECONOMICO
S2 TAVOLA
S2

G1
S1
PROPOSTE INTERVENTO:
IL CAMPUS UNIVERSITARIO 8
S3
Ottobre 2008

S2
G1
FACOLTA' DI SCIENZE G1
MM. FF. NN.
S3
G1 S2
S3
S3 Limite del Cento Storico
G1 CITTADELLA DEI MUSEI
S2 Zone G
S3 S2
S1 S1
G1 S3
S3
S2
G1
OSPEDALE CIVILE S1 G1 S3
S2
Parcheggi
G1 S2
S3
S2 S1 Il Campus Universitario
S2 S3
S2 FACOLTA' DI ARCHITETTURA
S2 S1 Polo Giuridico Economico
S1
S2 Polo Umanistico
S2
S3
S2 S1
S3 Polo Scientifico
OSPEDALE MILITARE S3 S3
S2 S3 G1
S3
S1 Servizi Universitari
S2
S2
S2 S2 Percorsi di connessione
S2 S2
S2
Integrazione prevista

S3S2 S3
S2
S2 S3
S3
G1
S2
G1 G1 UFFICI RETTORATO
S1
S2

S3

CASA DELLO STUDENTE G1


S1 S2
CASA DELLO STUDENTE S1
S2
S2
S1
S3
S2 S3
G1
S1 S2
S3
S1
S3
S2 S2
S2

G1 EX MANIFATTURA TABACCHI
S2 G1
S2
G1

0 100 200 m

26
27
28
29
La città e il suo colle: gli studi e la storia
del quartiere*

Lo studio delle fantomatiche origini del Castello non può slocazione ha indotto alcuni a ritenere probabile (peraltro murari, alla rete viaria, ai contesti abitativi e l’obiettiva tante sull’area di un’antica fullonica romana, dotato di
sicuramente prescindere dall’analisi morfogenetica dello in una situazione di mancanza di riscontri materiali) la impossibilità della definizione di un modello insediativo imponenti mura e di una sorta di piccola torretta. Scavi
spazio urbano che lo comprende ed alimenta all’interno presenza, in quest’area orientale del Cagliaritano, di un urbano applicabile ai territoria gravitanti nell’orbita di Bi- più recenti condotti nella stessa via XX Settembre e nelle
del proprio liquido amniotico. Le origini del popolamen- generico insediamento a se stante e privo di qualunque sanzio. La città post classica cambia assetto nell’ambito adiacenze della chiesa di S. Agostino Nuovo avrebbero
to di Karales non possono essere propriamente indivi- rapporto con la laguna. di un dinamico “particolarismo” dettato dalle situazioni rilevato elementi strutturali cronologicamente relaziona-
duate nell’ambito di una vera e propria “fondazione”, né Durante la fase romana, intorno alla prima metà del II contingenti, storiche e politiche e dalla stessa iniziativa bili alle ristrutturazioni altomedievali degli edifici d’epoca
attribuirsi singolarmente a questo o a quel popolo. Esse secolo a. C., si concretizzò la “prima grossa soluzione di privata , secondo una “nuova qualificazione dei luoghi romana rinvenuti negli anni ’50 durante i lavori ricostru-
costituiscono un lungo e complesso processo che ebbe continuità nel territorio di Cagliari”, con la scelta topogra- in virtù delle mutate esigenze interne ed esterne della zione della Banca d’Italia e della Banca Nazionale del
le sue premesse topografiche negli stanziamenti tribali fica di un settore preciso dislocato nel cuore del Golfo de- città stessa” . Mancano i dati sull’abbandono ed il riuso Lavoro, nel Largo Carlo Felice . Nel contiguo quartiere di
dell’epoca eneolitica presso il colle di S. Elia. gli Angeli ed in un’area centro - orientale rispetto alla città degli edifici pubblici, sull’eventuale contrazione dell’area Stampace, presso via Caprera, sono invece emerse nel
Le prime fasi si attestano nel quadro pre-protostorico punica. Le recenti acquisizioni topografiche documenta- abitativa, sull’espansione delle zone ad uso agricolo ai 1982 possenti murature che, in associazione con i ma-
contraddistinto dal traffico dell’ossidiana prima e succes- no la definizione di un “piano programmato all’interno margini della città e sulla consistenza dei cosiddetti “im- teriali rinvenuti negli strati di fondazione, si ascrivono al
sivamente dei metalli, che guadagnarono alla Sardegna dell’intero assetto urbano”. La strutturazione terrazzata mondezzai” accumulati intra ed extra muros. Si ignora se VI secolo. Ulteriori tratti della cinta urbica si rinvennero
un posto primario nel contesto europeo dal neolitico an- del pendio dell’odierna via Malta pertinente all’impianto il centro politico–amministrativo d’età bizantina perma- infine fra piazza Yenne e via Azuni e nel corso Vittorio
tico (V - IV millennio a. C.) fino a tutta l’età storica. I dati urbanistico tardo - repubblicano mostra una programma- nesse nel medesimo sito della Karales romana. Emanuele . Sulla base delle scoperte effettuate, è pro-
delle indagini archeologiche svolte dalla Soprintendenza zione conforme ai suggerimenti morfologici del territorio, Successivamente alla lunga pace è testimoniata la pre- babile che tutta quest’area dove in età romana sorgeva
per le Province di Cagliari e Oristano all’inizio degli anni che si estende alle aree limitrofe alla via ed alla piazza occupazione, diffusa nei territori conquistati da Giusti- il Foro ed in cui verosimilmente dovette sorgere anche
’90 in una porzione del territorio cagliaritano prospicien- del Carmine, per includere l’ampia fascia a ridosso della niano, di ristrutturare le mura, ovvero costruirle ex novo la sede del praeses bizantino, fosse stata adeguatamen-
te la laguna di S. Gilla, presso via Brenta, documentano linea costiera compresa dall’attuale quartiere di Marina in caso di deficienza o di una variazione topografica te fortificata nell’altomedioevo, in virtù dell’importanza
la presenza nel VI secolo a. C., se non prima, di una co- . Nel fulcro della città romana erano concentrati il Forum dell’insediamento da difendere. Le fortificazioni rivesto- strategica che ancora rivestiva nell’ambito cittadino.
munità fenicia con caratteristiche stanziali attestate da (localizzato in piazza del Carmine), il Capitolium (tra via no un’importanza fondamentale nella determinazione Altri recenti scavi condotti al di sotto della chiesa di S. Eu-
tracce di cultura materiale riferibili alla fine del VII secolo. Sassari e via Malta), l’Aedes Apollinis, l’Augusteum ed della consistenza dell’abitato, costituendone i limites or- lalia e di cui si attende la pubblicazione dei dati, sembra-
Nella stessa zona gli scavi condotti da Donatella Salvi infine tutte le strutture politico - amministrative del go- dinari. La loro esistenza è attestata a Cagliari dall’epoca no ricalcare elementi di continuità con l’area in questio-
hanno rilevato una serie di pozzi e cisterne datata, sulla vernatore provinciale, quali il Praetorium, il Tribunal ed il vandalica, se non già imperiale, da Procopio, il quale rife- ne, attestando una frequentazione in età tardo–antica
base dei materiali recuperati e delle tecniche di realizza- Tabularium . risce di mura cittadine poste a ferro e fuoco dai Bizantini ed altomedievale.
zione, all’età punica (entro un arco di tempo compreso I cambiamenti più dirompenti nell’assetto urbano riguar- nel 552, nell’ambito della breve occupazione gota . Nel Complessivamente nel nucleo urbano centrale e nel set-
tra il V ed il III secolo a. C.). Dalle aree contermini (via darono l’inserimento, in età imperiale, di edifici pubblici 599 invece, è Gregorio Magno ad intimare al vescovo di tore occidentale si assiste ad una ristrutturazione radi-
Garigliano, via S. Avendrace, via S. Paolo, Via Po) proven- monumentali, quali terme ed anfiteatro, in un tessuto già Cagliari Gianuario di ristrutturare le mura in vista di even- cale attestata nel IV secolo fino a tutto il VI, che mostra
gono inoltre elementi che documenterebbero, durante la edificato. tuali attacchi longobardi. A parte queste preziose fonti peraltro notevole soluzione di continuità rispetto alla
fase punica, uno schema di pianificazione urbana in con- Notevoli difficoltà incontra lo studio della topografia di scritte sono stati diversi i ritrovamenti di strutture difen- compattezza urbanistica della città imperiale. Gli scavi
tinuità e coerente con il quadro insediativo fenicio . Alle Karales durante le fasi tardo - antica ed altomedievale. sive interessanti i quartieri di Marina e Stampace. Negli documentano negli stessi siti e nel limite orientale di Ka-
spalle di questo abitato la necropoli ipogea di Tuvixeddu Agli ostacoli frapposti alla realizzazione di campagne di anni ’40 Lilliu scavò i resti di tre “camicie (cinte) murarie rales tracce di incendio e distruzione risalenti al VII se-
mostra un’utilizzazione perpetuata dal V al III secolo a. scavo urbano si unisce l’incredibile lacunosità dei dati parallele” nella via XX settembre . Sotto il palazzo dell’IN- colo. Alcune importanti variazioni topografiche della città
C., mentre un altro nucleo di necropoli ad essa coevo è riferibili alle pur rare indagini archeologiche, cui si ag- PS Gennaro Pesce individuò nel 1956 un complesso e dell’immediato suburbio appaiono connesse alla diffu-
ubicato sul colle orientale di Bonaria. Questa duplice di- giunge la precarietà delle informazioni relative ai circuiti pluristratificato ascrivibile all’epoca altomedievale, gravi- sione della religione cristiana. Sono attestati diversi poli

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cimiteriali costituiti attorno ad edifici cultuali che funsero pendono nel spiegare il fenomeno dell’inurbamento di stri, la cui fondazione non poteva dunque imputarsi a Be- dopo averlo ottenuto (il colle), i Pisani costruirono per se
da fattori poleogenetici. Nel limite orientale della città si aree precedentemente a destinazione funeraria con l’in- nedetta, che avrebbe invece donato nel 1217 il colle con stessi il munitissimum castrum. Se il verbo edificaverunt
distingue il complesso martiriale di S. Saturno, utilizzato nesto della sede vescovile (sia che la si individui presso il castello di S. Michele. non significa “ricostruire”, quanto invece “costruire ex
dal V fino al VII - VIII secolo, congiuntamente a lembi di la chiesa di S. Maria di Cluso, sia che la si ubichi, più L’ipotesi è smentita da un documento dell’anno 1218 sti- novo”, il pronome riflessivo confermerebbe l’assenza sul
territorio urbano contermini che precedentemente as- probabilmente, nel complesso di S. Cecilia). le pisano (1217 stile moderno), relativo alla cessione di colle della città con il suo castello, mentre la successiva
solvevano a funzioni funerarie, come il colle di Bonaria Dunque S. Gilla non sarebbe città giudicale fondata, ma un casalino sito nel nuovo castello che si dice costruito espressione “ut fundatum est” ribadisce l’idea della rea-
.Sulla collina occidentale di Tuvixeddu faceva da pendant piuttosto fortificazione di una civitas nata e sviluppata sul colle sovrastante Bagnaria . Sulla stessa lunghezza lizzazione di un’opera nuova. Non esiste del resto alcuna
un’altra necropoli, il cui uso fu perpetuato nell’altome- intorno ad un fulcro poleogenetico cultuale cristiano: la d’onda del Di Tucci, Loddo Canepa prospettava peraltro fonte narrativa e /o documentale che alluda ad abbatti-
dioevo. Un altro nucleo a carattere cultuale e funerario chiesa di S. Cecilia, divenuta, in virtù dell’acquisita digni- la possibilità di identificare il castrum menzionato nel do- menti e ricostruzioni.
risulta ubicato in viale Trieste, nell’area in cui sorse la tà episcopale, anche centro politico della città che du- cumento del 1202 con la cittadella di S. Igia . Nel 1934 lo E’ reperibile invece una serie di prove documentarie
chiesa romanica di S. Pietro . Ad una distanza di circa m. rante i secoli XII e XIII si dice protetta da fossati e mura e Scano, ritornando sull’argomento, sostenne perentoria- dell’edificazione ex novo nel colle ad opera dei Pisani.
500 anche la chiesa di S. Paolo insisteva probabilmente dotata di palazzo Arcivescovile, palazzo giudicale e forse mente nella sua Forma Karalis l’esistenza di un castrum Il Pontefice Onorio III ordinò loro di demolire il “castrum
su una precedente area funeraria paleocristiana . Mezzo anche un Lazzaretto . romano divenuto nell’altomedioevo roccaforte giudicale. quod in ecclesie romane periudicium erexerunt” . E’
chilometro a nord di S. Paolo sorse un altro polo funera- Si è ipotizzata la creazione, nell’altomedioevo, di nuclei Secondo la sua personale interpretazione dell’atto di ces- evidente che l’ingiunzione, lungi dall’essere riferita alla
rio, ricondotto all’ambito bizantino per la sua dedica a S. fortificati a protezione della città, di cui uno pertinente sione del 1217, la Giudicessa avrebbe consegnato nelle quanto mai fantomatica città giudicale, fosse piuttosto
Avendrace. alla prima fase del castello di S. Michele, sulla collina che mani dei Pisani l’intera città di Cagliari, ovvero il castrum diretta alla roccaforte costruita in violazione dei diritti
Alla fine degli anni ’80 del Novecento, nel settore setten- per la sua altimetria costituiva con tutta probabilità un ed i borghi sottostanti. L’opera dei nuovi dominatori ve- di sovranità della Chiesa. Qualora si fosse trattato del-
trionale al limite dell’insediamento, verso lo stagno di S. efficace presidio a controllo dei fertili Campidani . Quale niva così ad inquadrarsi nell’abbattimento delle vetuste la capitale del Giudicato, non se ne sarebbe ordinata la
Gilla, Letizia Pani Ermini indagò il complesso abitativo connotazione storica e morfologica dovette dunque ave- mura romane e nell’erezione di un nuovo e munitissimo distruzione, invero la restituzione (nel qual caso si sareb-
pluristratificato e fortificato di via Brenta a continuità di re il colle ubicato alle spalle della Marina, nella posizione presidio militare. be dovuto contemplare il verbo “usurpaverunt”, invece
vita dall’età fenicio - punica fino al medioevo . Resti fu- più strategica ai fini della difesa dell’antica città? In seguito alla pubblicazione integrale del documento del di “erexerunt”) in quanto parte del Patrimonium Sancti
nerari e forse cultuali rinvenuti accanto al basamento di Fino ai primi del Novecento nessuno “osava” mettere in 1202, Boscolo si mostrò concorde con la teoria prospet- Petri.
una torre e tracce di frequentazione medievale presso dubbio che il Castello di Cagliari fosse fondato dai Pisani tata da Dionigi Scano. Inoltre, nel tentativo di dirimere la controversia tra Geno-
la contigua via Simeto mostrarono una connessione con sul colle usurpato alla Giudicessa Benedetta nel 1217. Infine, provata la falsità del documento in questione con vesi e Pisani, lo stesso Pontefice intimò a questi ultimi di
il centro suddetto. Pur scartando la suggestiva quanto Solamente Dionigi Scano dissentiva dall’opinione comu- lucido e critico metodo scientifico, lo storico Evandro Put- consegnare il “castrum Kalaritanum quod Pisani noviter
errata (perché formulata sulla base delle false Pergame- ne, convinto che la città dovesse già sorgere sulla sommi- zulu prese ad analizzare il significato letterale delle paro- (cioè ultimamente) construxerunt”.
ne d’Arborea) ipotesi dello Spano, che individuava nella tà del colle di cui “postea” si impadronirono i Pisani . Un le pronunciate e scritte da Benedetta nel fatidico 1217 Nel 1218, infine, furono graziati quei Pisani precedente-
zona i resti dell’antica cittadella giudicale, è documenta- documento del 1202, in seguito risultato falso , indusse . Nel relativo documento si parla della donazione di “un mente scomunicati “pro eo quod castrum Calaritanum a
bile nel complesso uno spostamento della popolazione il Solmi a sostenere che il Castellum Castri fosse “costi- certo colle”, espressione che risulterebbe poco plausi- Pisanis constructum inhabitant”.
verso la laguna di S. Gilla, in un’area compresa tra la sua tuito dagli avanzi delle fortificazioni romane e da qualche bile qualora su di esso fosse veramente esistita (come Considerate le dette fonti e supponendo per assurdo
riva orientale, la località detta Fangario, nei pressi dell’at- abitazione sparsa, ma che soltanto nel 1216 si iniziasse sostenevano Scano e Boscolo) la città con il castello dei come esistente sul colle la città giudicale, una volta con-
tuale cimitero di S. Michele, ed il rione di S. Avendrace. la costruzione del nuovo castello con le regole dell’arte Giudici. La frase “postea edificaverunt sibi munitissi- quistata questa, i Pisani, in virtù di una clausola contem-
Se gli storici imputano migrazione e variazione d’uso militare pisana”. mum castrum”, appare nella sua concisa evidenza poco plata nell’atto di cessione del 1217 , la avrebbero dovuta
esclusivamente alle scorrerie saracene, gli archeologi, Di Tucci avanzò l’ipotesi (priva di qualche attendibilità suscettibile di essere interpretata diversamente dalla evacuare e dell’evacuazione si sarebbe certo avuta gran-
pur senza sottovalutare il loro impatto devastante, pro- storica) dell’esistenza, già nel 1201, del Castellum Ca- versione offerta dal Putzulu. L’avverbio indica che solo dissima eco a livello documentario, dove invece non ri-

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mane traccia, non essendovi evidentemente Cagliaritani una volta conferma secondo lo Scano nella denomina- sintetizzava la formula Montis de Castro, conservando il elementi sufficienti e fondati per dimostrare l’esistenza
da scacciare. zione della città. Mentre “Castrum Kalaris” si riferiva al toponimo del colle. di un insediamento precedente la fase pisana.
Tornando all’atto di cessione rilasciato da Benedetta, nome classico della città, usato nel linguaggio diploma- La convinzione dello Scano che Castri dovesse essere il Una domanda è d’obbligo: perché mai nel Medioevo si
l’espressione ivi contemplata “castellum aliqui alicuo tico, “Castrum Castri” derivava secondo lo studioso dal genitivo del latino Castrum, è poi smentita dal fatto che sarebbe prelevato a valle materiale di reimpiego se in
titulo non donarem” propria dei giuramenti medievali, suo nome dialettale, Casteddu, tradotto dai Pisani in Ca- i Pisani, traducendo in volgare italico, dicevano Castel di loco abbondava la materia prima, ovvero la pietra calca-
suggellava la garanzia del regnante di non cedere alcun strum. Castro, e non Castel di Castello, che non aveva senso. rea, che ben si presta alla lavorazione ai fini della messa
castello ad alcuno, per alcuna ragione. In realtà i Pisani non chiamarono mai il loro Castello in tal L’ubicazione di un castrum, cioè di una roccaforte roma- in opera?
Per lo Scano, invece, il termine “Castellum” era usato modo, ma piuttosto Castrum Novum Montis de Castro e na sul colle, è comunque tecnicamente realistica, data la Scartate le motivazioni pratiche ed economiche che stan-
come sinonimo di Cagliari. Secondo lo studioso la città più tardi Castellum Castri (de Kallaro o Callaris) . presenza di numerose cisterne della capienza di alcune no alla base del riutilizzo, si può pensare alla volontà,
veniva appellata nei documenti ufficiali Karalis, in quelli Supponendo per assurdo Castrum e Castellum quali si- decine di metri cubi d’acqua, scavate nella roccia ed im- tipica dei secoli medievali, di far proprio il patrimonio an-
redatti in volgare Casteddu, equivalente al latino castel- nonomi di Karalis, perché mai i Pisani sarebbero ricorsi permeabilizzate con cocciopesto. tico, simboleggiandone la continuità culturale. Lo stesso
lum, da cui l’infondata equazione onomastica tra Castel- alla pleonastica denominazione “Castrum Castri”, “Ca- La necessità di disporre di una riserva idrica di siffatte Duomo di Pisa, tanto per fare un esempio, reimpiega con
lum, Casteddu e Karalis . strum Karalis” o “Castellum Castri de Kallari”, che alla proporzioni si potrebbe giustificare con la presenza di un disinvoltura materiali decorativi ed epigrafici esibendoli
Circa il termine dialettale con cui oggi s’indica Cagliari, lettera significano “Cagliari di Cagliari”, o peggio ancora insediamento di certa rilevanza. Diversi blocchi di spo- al di là del loro valore oggettivo e della qualità dell’ese-
questi pensava che fosse d’uso corrente col medesimo “Cagliari di Cagliari di Cagliari”?! glio ed epigrafi romane vennero reimpiegati nel Medio- cuzione . Ciò traspare nella volontà di non nascondere
significato anche agli inizi del XIII secolo ed asseriva che Nel linguaggio toscano comunale i vocaboli “castellum” e evo come materiali da costruzione nei paramenti delle la faccia incisa, mantenendola invero intenzionalmente a
nello scrivere “castellum … non donarem”, Benedetta in- “castrum” indicavano entrambi un borgo, generalmente cortine dell’antico Castello. vista sulla muratura.
tendesse “Castellum … non donarem” e quindi “Calarim arroccato e cinto di mura. In questo senso la ripetizione Secondo questa suggestiva ipotesi, la posizione strategi- Varie ed altre ipotesi vennero formulate sulle origini del
… non donarem”. sinonimica non regge. Il Putzulu intravedeva la possibilità ca di Karales nel Mediterrano indusse Roma a costituire Castello. Il suo modello urbano simile alla conformazione
Non occorre un glottologo per dimostrare che Casteddu di un’origine sarda (e non latina) del termine castrum. un presidio in posizione dominante sulla città, a controllo dell’ acropoli di Monte Sirai, le affinità strutturali riscon-
non derivi da Karalis, bensì da Castellum. Con quest’ul- Castru o crastu, frequentissimo nei testi medievali redatti dei punti chiave della vita economica: il porto, il mercato, trate tra le cisterne nostrane e quelle di Cartagine, oltre
timo si intendeva piuttosto un centro nuovo ed altro ri- in volgare, designava un’altura particolare; con la formu- gli accessi dall’entroterra. Luogo deputato per quest’one- che nei blocchi bugnati della base della torre dell’ Elefan-
spetto all’intera città di Cagliari, detto Castellum Castri. la usuale “mont’e castru” o più brevemente “castru”, si re era certo il colle di Castello. Lo Scano pensava che in te - accostati a quelli di una roccaforte cartaginese - spin-
Inoltre il termine dialettale poté assumere il significato denotava un naturale punto di forza, un sito specifico con previsione dello scontro tra Cesare e Pompeo - a seguito sero lo Spano e successivamente Barreca ad ipotizzare
che ancora oggi gli riconosciamo solo in seguito alla co- valore toponimico, non quindi borgo fortificato, castello o del quale la città venne insignita del titolo di Municipium l’ esistenza di un’acropoli punica nell’ area sommitale di
stituzione delle ville di Stampace, Villanova e Marina, che castrum alla latina. - il colle fosse stato adeguatamente fortificato, anche in Castello, tra l’ Arsenale e piazza Palazzo.
concorsero a formare un unico organismo urbano col Ca- Dai documenti pisani dell’epoca il colle risultava appella- vista di un eventuale assedio. Il compianto professore, in particolare, riteneva l’impian-
stello quando - vari secoli dopo la dominazione arago- to in sardo “mont’e crastu”, in latino “mons de castro”. I pochi reperti pertinenti a contesti stratigrafici documen- to stradale concepito con vie di moderata larghezza e a
nese - alla denominazione Castell de Caller fu sostituita Da essi si evince che nella formula Castrum Novum Mon- tati si riducono ad alcuni fittili rinvenuti nella chiesa della fondo naturale (tracciate cioè secondo un adeguamento
quella di Ciuitat de Caller o, semplicemente, Caller. Sola- tis de Castro, i Pisani ricorressero al vocabolo latino ca- Purissima e sono pertinenti al periodo tardo-repubblica- alla configurazione del terreno) come un’intrinseca pre-
mente allora, infatti, Casteddu poté significare Cagliari, strum proprio perché si trattava di un borgo fortificato, no, similmente alla piccola cisterna scavata sotto il pre- rogativa dell’ingegneria fenicio - punica.
tant’è che riferendosi al Castello, i Cagliaritani usavano mentre l’espressione Montis de Castro traduceva la de- sbiterio. In realtà, a ben vedere, appare non casuale l’affinità tra
l’espressione Castedd’e susu. nominazione locale “monte’ e castru”, che indicava il col- Con questi scarni dati non solo risulta particolarmente la rete viaria di Monte Sirai e quella del Castello: ambo
La convinzione che sul colle sorgesse un’antica città o un le su cui edificarono il Castello. Dunque laddove Castel- ardua un’attendibile proposta cronologica circa il presun- i colli presentano una superficie sommitale piana, in cui
borgo precedente l’insediamento pisano trovava ancora lum corrispondeva al precedente Castrum latino, Castri to impianto del castrum, ma non si dispone neppure di la natura ha evidentemente suggerito un impianto a fuso

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conforme alla morfologia del sito. nell’epoca romana dalla presenza di ville sparse in cui si sempre fatto di Cagliari un approdo privilegiato sul croce- alla fusione dei nuclei antropici disposti capillarmente
In secondo luogo, nonostante l’indubbia somiglianza di potesse rusticare senza allontanarsi dalla città e bene- via delle più importanti rotte del mondo occidentale. La a “macchia di leopardo” e differentemente ambientati
alcune cisterne con quelle puniche, le nostre peraltro si ficiare di un’incantevole panorama, se invero proprio le città appare inoltre ubicata all’incrocio di due tra i princi- quanto a posizione, altimetria, distanza dal mare, ca-
ascrivono comunemente, sulla base della loro tipologia, ville non fossero ordinariamente ubicate in pianura. pali flussi territoriali dell’isola: l’asse nord - sud del Cam- ratteristiche dei terreni.La caratteristica morfologica più
a fasi imprecisate dell’età romana. Inoltre la conoscenza Ad ogni modo la penuria di tracce che documentino le pidano, serbatoio della produzione agricola, e la direttrice rappresentativa del territorio è costituita senza dubbio
oggi più puntuale sulle tecniche costruttive fortificatorie fasi punica, romana ed altomedievale, è dovuta in gran est - ovest del Sulcis Iglesiente, fondamentale bacino mi- dai dieci colli (S. Elia, S. Bartolomeo, Monreale - Bonaria,
di tradizione toscana in Sardegna attribuisce la paterni- parte alla stessa morfologia del sito. E’ noto che i ritrova- nerario europeo sin quasi ai nostri giorni. Si comprende Monte Urpinu, Castello, Monte Claro, Is Mirrionis, Tuvi-
tà pisana, o quantomeno toscana, ai discussi bugnati, menti più cospicui di materiale archeologico interessino, quindi il ruolo di cerniera tra le due direttrici territoriali, xeddu, S. Michele, Cuccuru Serra) che si ergono netti con
mostrando evidenti analogie con la parte inferiore della più delle vette rocciose, i piani ed i declivi a mezza costa, di base della struttura politico - militare di turno, di sede profilo trapezoidale su una zona abbastanza pianeggian-
torre di Mariano II ad Oristano, del 1297, e con la base in cui si formano i cosiddetti “immondezzai” per flotta- fisica dello scambio tra le derrate interne ed esterne e te.
della torre maestra del Castello dei Malaspina di Bosa. zione del materiale proveniente dall’alto. E’ da qui che di accumulazione e smistamento delle ricchezze estratte Il nucleo storico del complesso urbano, costituito da un
Solamente rimanendo nel contesto urbano di Cagliari, probabilmente dovrebbe partire l’analisi. dal territorio. insediamento fortificato, occupa la sommità del colle di
l’uso del bugnato risulta attestato con frequenza: sono Poche testimonianze confortano circa la Karales tardo- L’area della città di Cagliari è poi perfettamente coniu- Castello ed i suoi versanti prospicienti la costa. Si tratta
esemplificativi al riguardo il campanile della chiesa di S. romana ed alto-giudicale. gata con condizioni ambientali e caratteristiche geomor- di un sito che presenta facilità di esecuzione delle fon-
Giacomo; la residua struttura muraria del Convento di S. E’ probabile che, passata la Sardegna sotto il governo fologiche ideali per lo sviluppo di insediamenti stanziali. dazioni, disponibilità in loco di pietre da taglio utili per
Francesco di Stampace; il muro con andatura ad angolo di Bisanzio, la città vivesse un momento di transizione, Ubicata al centro del Golfo degli Angeli, essa si allarga a l’edilizia.
sottostante il corpo cupolato di S. Saturno; le basi delle se non proprio di riflusso culturale ... è probabile, fino a ventaglio dal mare verso il Campidano a partire dal pro- Ma é soprattutto il suo originario aspetto, di una rocca
torri nord - ovest e nord - est del Castello di S. Michele. prova contraria. Nessuna fonte poi, dall’XI al XIII secolo, montorio di Capo S. Elia, estendendosi tra lo stagno di S. naturale, in posizione epicentrica e delimitato da pareti
Vari anni orsono Gennaro Pesce prospettò l’ipotesi la nomina; i Giudici risiedevano forse in località viciniori e Gilla ad ovest e quello di Molentargius ad est, fino a costi- verticali a strapiombo, che ne ha fatto un punto privile-
dell’esistenza in Castello di un tempio dedicato ad Iside. per almeno un secolo e mezzo nell’enigmatico villaggio di tuire una fascia pressoché continua.“Tenditur in longum giato per l’insediamento d’altura e l’apprestamento delle
La sua idea che la Cattedrale dovesse insistere sull’area Pluminus . Dov’era finita Cagliari? Ce lo chiediamo anco- Caralis, tenuemque per undas / obvia dimittit fractusum opere difensive. Il colle, alto 97 metri sul livello del mare,
precedentemente interessata da un Iseo si basava sul ra. Non una notizia soccorre sulle magistrature, gli istituti flamina collem. / Efficitur portus medium mare, tutoque era facilmente difendibile da eventuali assalti nemici; il
rinvenimento di alcune sfingi effettuato nel 1883 dallo cittadini, le chiese, i conventi ed i monasteri, e neanche ventis / omnibus ingenti mansuescunt stagna recessu”. I lato più corto è volto a sud, quello più lungo - quasi uno
Ebers nel sottosuolo dirimpetto alla chiesa. sulla Cattedrale prima del suo trasferimento a S. Igia. celeberrimi versi di Claudiano sintetizzano poeticamente strapiombo di una trentina di metri - prospetta ad est,
La proposta fu ripresa dal Barreca, con l’avvallo degli Unica certezza è la creazione, nel 1217, del borgo forti- l’immagine urbanistica, l’unica in effetti, di Cagliari an- su un piano sensibilmente inclinato verso ovest e legger-
exempla di Sulci e Tharros, in cui (secondo una prassi ficato pisano sul colle alle spalle di Marina, inquadrabile tica, con chiara allusione a due distinti porti: l’uno sul mente verso sud.
usuale nel mondo antico, semitico o indoeuropeo) era nell’ambito di un diffuso risveglio economico e demogra- mare e l’altro sullo stagno (di S. Gilla). Il colle di Castello rappresenta, dopo il promontorio di
documentata all’interno dell’acropoli un’area sacra per- fico. La traduzione fornita da Piero Meloni è la seguente: “Si S. Elia, il colle di Monte Urpinu e quello di S. Michele, il
tinente ad un tempio dedicato durante l’Impero ad una L’analisi dei processi che hanno dato forma all’insedia- sviluppa notevolmente nel senso della lunghezza, la cit- sito topograficamente più rilevante di Cagliari. L’origina-
divinità e con tutta probabilità ad Iside, in virtù dell’allora mento del Castello di Cagliari è stata affrontata di volta tà, fondata dai potenti Fenici di Tiro, dirimpetto alla costa ria morfologia, frutto di un travagliato ciclo di erosione
diffusa moda egittizzante. in volta con un approccio settoriale storico, architettonico libica, e si insinua nel mare con un piccolo colle che spez- che interessò - al pari degli altri colli - le rocce in seguito
A conclusione dello status quaestionis delle ipotesi for- e urbanistico che, come risulta dallo studio delle fonti bi- za la violenza dei venti opposti. Così nel mezzo si forma alla loro emersione, risulta sostanzialmente modificata
mulate circa le origini e la presunta frequentazione pre- bliografiche più aggiornate, non appare integrato in una un porto e in un’ampia insenatura, sicure da tutti i venti, dall’attività di cava perpetuata nei secoli all’ interno dei
pisana del Castello, potrebbe apparire realistica la pro- corretta e moderna visione interdisciplinare. riposano le acque”. banchi calcarei. A tale attività si aggiungono i lavori di co-
posta del Vivanet, che immaginava il colle interessato La posizione baricentrica nel bacino mediterraneo ha La città si è venuta gradualmente formando in seguito struzione delle fortificazioni, con l’apertura di fossi, ope-

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re murarie, sbancamenti, gallerie che, uniti all’intensa
urbanizzazione, hanno contribuito non poco a modificare
il primitivo aspetto naturale del sito, rendendo arduo il
riconoscimento delle distribuzioni superficiali delle diffe-
renti rocce.
Dagli scarsi e discontinui lembi affioranti alla sommità,
tra le abitazioni ed in corrispondenza dei tratti perimetra-
li del colle, si percepisce pur tuttavia l’esistenza di una
piastra rocciosa di notevole spessore, costituita dai lito-
tipi carbonatici compatti della pietra forte e, localmente,
da quelli del tramezzario, appartenenti al periodo mioce-
nico dell’era cenozoica (da 25 a 4 milioni di anni). Pres-
so le zone emerse più lentamente dal mare miocenico i
termini superiori della serie sono in gran parte erosi o ri-
coperti da detriti naturali ed artificiali per uno spessore di
circa 10 metri. I bassi versanti della rocca, assestati sui
termini inferiori della serie miocenica, digradano in ma-
niera progressiva. Ad est ed ovest invece, le nette scarpa-
te di faglia con orientamento approssimativo nord - sud,
delimitano il colle dal caratteristico profilo trapezoidale
ed allungato in senso meridiano, la cui sommità è pra-
ticamente piana, e sono responsabili della dislocazione
della serie miocenica che risulta, a seconda dei settori,
ribassata a quote inferiori. Le bancate di tramezzario ap-
paiono evidentemente soprattutto nel versante orientale,
in corrispondenza di un piano di frattura.

* Tratto da C. Deplano, Laboratorio del paesaggio urba-


no. Analisi storico morfologica del quartiere di Castello,
Monfalcone, Edicom, 2008.

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Elementi storico tipologici sull’edilizia abitativa
del quartiere di Castello*

L’edilizia privata dei quartieri storici di Cagliari è docu- colte dal Vico nel 1640, individuano un panorama edi- to molto resistente, tagliato in conci di varia grandezza. presi da un’impresa privata (Impresa Efisio Soro - Fondo:
mentabile a partire dall’età medievale anche se risulta lizio complessivo abbastanza interessante: accanto ad L’uso di questi materiali tradizionali nell’impiego edilizio Genio Civile 321 - Archivio di Stato di Cagliari) presso i
scarsamente testimoniata per il periodo pisano. Le uni- edifici sontuosi, di proprietà di ricche famiglie, è presen- rende caratteristico e riconoscibile l’aspetto esteriore di locali del Balice da trasformare ad uso di Laboratorio Chi-
che notizie riguardano la rielaborazione delle poche fonti te una popolazione povera che alloggia in case basse e molti edifici cagliaritani, sia privati che pubblici, indizian- mico (Sic!) e datato al 15 aprile 1866. Tale documento
disponibili sull’argomento ed indiziano verso una casa mal costruite “che deturpano, piuttosto che abbellire, la do una possibile datazione originaria tanto più utile alla si compone di: data della misura, cioè di lavori, da in-
concepita a più piani, con balconi lignei sporgenti a men- città”. Possiamo quindi ipotizzare una vicenda edilizia di ricostruzione delle fasi urbane, quanto più numerosi si traprendere nell’edificio, indicazione del tipo di lavoro e
sola. case ordinate a schiera, comprendenti un piano terreno rivelano i rappezzamenti murari successivi ed i restauri, delle provviste, cioè l’elenco dei materiali presenti e quel-
Dall’Inventario dell’Opera di Santa Maria di Pisa si ap- ed al massimo un altro piano, entro un tessuto urbano spesso alteranti, che di frequente vanificano i tentativi di li da ripristinare e/o sostituire ex novo. Risultano estre-
prende una caratteristica precipua delle abitazioni del caratterizzato da strade anguste, non selciate e da una recupero dei valori storico-architettonici tradizionali. mamente interessanti le annotazioni riguardanti l’impie-
Castello, laddove si accenna all’esistenza di domus sex situazione igienica deteriore. Nel quadro ricostruttivo della forma insediativa della go del cosiddetto bianco di calce per le pareti di alcune
solariatae et tenent a Ruga Mercatorum usque ad Ru- Nel Settecento, un anonimo forse piemontese, auto- città di Cagliari, accanto alle innumerevoli osservazioni stanze, e dell’intonaco realizzato con polvere di rocca per
gam Marinariorum. Topograficamente tali dimore sono re di una Descrizione dell’Isola di Sardegna, offre una desunte dall’analisi storico-tipologica abitativa possono l’intonacatura esterna del prospetto verso il quartiere di
situabili tra la via Lamarmora e la via Canelles; la loro importante contributo sulle condizioni edilizie di alcune risultare utili alcune osservazioni riguardo alle proble- Stampace. L’impiego del bianco di calce o latte di calce
caratteristica particolare è quella di essere fornite di abitazioni cagliaritane situate nel quartiere. Le definisce matiche del colore e dell’arredo urbano che stanno alla attestato sin dall’età romana (Vitruvio, De Architectura,
ballatoi lignei. Il Privilegium de Ceterum, documento re- “con pochissima architettura”, per la maggior parte con base della percezione estetico visiva degli edifici, intesi Ed. Ferri 7,4,3) è utilizzato nelle pareti di laterizio e sui ri-
datto il 25 agosto del 1327, concesso dal re Giacomo II le scale esterne, senza cortili o pozzi-luce e con i solai ad come parti integranti del progetto di adeguamento della vestimenti in tegole dove l’aderenza alla terracotta dove-
d’Aragona nell’intento di popolare Castello e le sue “ap- incannucciato ricoperto di calce bianca; la cucina risul- struttura urbana. va prevedere un veloce scialbatura sottostante l’intonaco
pendici” favorendo l’ingresso dei Catalani abitanti della ta collocata all’ultimo piano, senza canna fumaria per lo La prima osservazione da sottolineare è l’estrema scar- vero e proprio.
zona di Bonaria, stabilì che l’estensione minima dei ter- smaltimento del fumo di cottura dei cibi. Tale descrizione sità di fonti antiche e d’archivio che evidenzia, in parte,
reni contenenti le abitazioni iberiche a Bonaria dovesse rappresenta la registrazione di uno stato di fatto genera- come i modelli inerenti alla percezione visiva del colore * tratto da A. M. Colavitti, Dallo studio della città antica
essere di tre canne di Montpellier in latitudine e cinque lizzato e riguardante la maggior parte dei quartieri urbani nella città siano delegati alla consuetudine tramandata alla salvaguardia e riqualificazione del centro storico, in
in longitudine (la canna di Montpellier equivale a circa m. di origine medievale, anche in ambito extrainsulare. La molto probabilmente attraverso la pratica dei capimastri AA.VV. Il centro storico di Cagliari. Analisi e tecniche per il
2,107). Si doveva dunque trattare di edifici molto stretti descrizione prosegue con Stampace e Villanova, dove si e dei loro allievi di bottega. recupero. Quaderni di ricerca 15, Dicembre 2000, Dipar-
e presumibilmente privi di cortili, il cui sviluppo doveva evidenzia un livello edilizio ancora diverso. Le case sono E’ difficile ripercorrere l’itinerario storico del colore ur- timento di Ingegneria del Territorio, Cagliari,Valdés
necessariamente svolgersi in altezza. A questo proposi- caratterizzate dalla presenza del solo piano terra ed han- bano, laddove manchino i presupposti stessi di questo
to occorre ricordare che la tassazione sugli immobili era no muri costruiti con mattoni di terra, paglia e letame itinerario. Lo spoglio dei fondi archivistici (Provveditorato
proporzionale, per tutto il Medioevo, all’ampiezza del seccati al sole, i cosiddetti “adobes”. Il tetto è in tegole OO.PP. per la Sardegna 131; Antico Archivio Regio P. 47,
fronte strada; ciò spiegherebbe, in parte, la tendenza del con il solaio di incannucciato. L’unica stanza che ospita P. 49; Genio Civile di Cagliari serie XIII, Fabbricati dal n.
lotto all’approfondimento sul retro dello stesso fronte. Al- la famiglia contiene anche la cucina, con la macina ed il 319 al n. 328, anni 1868-1921; Regio Demanio, Affa-
tre notizie riguardano più genericamente acquisti di im- forno. ri diversi; Segreteria di Stato serie II, vol. 246; Archivio
mobili o concessioni d’affitto di vari fabbricati che nulla I materiali utilizzati risultano essere, oltre ai mattoni, Ballero, con documenti compresi tra il 1621 ed il 1866)
aggiungono alle caratteristiche tipologico-edilizie del pa- realizzati con materie prime come il fango argilloso e la conservati presso l’Archivio di Stato di Cagliari ha evi-
trimonio immobiliare cagliaritano per tale periodo. paglia, impiegati prevalentemente nell’edilizia abitativa denziato una situazione abbastanza desolante: l’unico
Siamo più informati sulle vicende edilizie del Castello tra povera, il tufo bianco a grana fine o giallo-rossiccio, il tra- documento in grado di fornire qualche informazione utile
il Seicento ed il Settecento. Le Prammatiche Regie, rac- mezzario e la cosiddetta pietra forte, un calcare compat- è rappresentato dalle voci di un capitolato di lavori intra-

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Analisi morfologica del tessuto urbano e delle
tipologie edilizie*

La metodologia di lettura dell’edilizia abitativa di Castel- disposizione degli interni. Riassumendo il dato edilizio, si possono evidenziare nel * tratto da A. M. Colavitti, Dallo studio della città antica
lo, attraverso l’analisi degli elementi che caratterizzano Dal secolo XVI, con l’attenuarsi della rigidità delle bar- quartiere quattro tipologie differenti distinte in ordine alla salvaguardia e riqualificazione del centro storico, in
gli organismi edilizi, consente di arrivare all’individuazio- riere politico-economiche che avevano caratterizzato la cronologico: la casa cellula base ordinata nell’isolato a AA.VV. Il centro storico di Cagliari. Analisi e tecniche per il
ne dei tipi base che hanno urbanizzato, in una fase origi- separazione del Castello dalle sue appendici è registrabi- schiera di estrazione pisana, il palazzotto mercantile cin- recupero. Quaderni di ricerca 15, Dicembre 2000, Dipar-
naria, il fuso del quartiere e successivamente di cogliere le un incremento edilizio di una certa consistenza di cui que-secentesco, una morfologia ibrida databile tra XVI e timento di Ingegneria del Territorio, Cagliari,Valdés
i meccanismi di variazione derivati, nella maggioranza compare traccia in alcuni documenti storici. All’organiz- XIX secolo ed il palazzo nobiliare settecentesco, con esiti
dei casi, da tali tipi. Il palazzo gentilizio è il modello ar- zazione comunale pisana si sostituisce la servitù dell’as- successivi.
chitettonico più frequente in Castello. E’ possibile tutta- solutismo aragonese, ma lo sviluppo edilizio si estende
via ritrovare alcune abitazioni facenti parte di isolati a anche fuori dalle mura alle quali, già dal secolo XV, si
schiera di età medievale, come ad esempio, all’inizio di erano addossati molti fabbricati per le subentrate con-
via Canelles, in via Corte d’Appello ed in via S. Croce. Sul cessioni governative. La situazione edilizia del Castello,
modello base della casa a cellula elementare, ipotizzabi- dove dimora la classe feudale e nobiliare che domina an- Planimetria catastale di fine Ottocento
le come la permanenza dell’edilizia abitativa di età pisa- cora la vita economica della città, si snoda entro i corridoi
na, si innesta la tipologia palaziale che nel ‘500 e ’600 stretti e bui che ne formano le strade, non suscettibili di
modifica l’aspetto originario ed originale del Castello. Le ampliamenti o di espansioni, se non in altezza.
rare e disperse fonti storiche ed archivistiche sull’edilizia Nell’ Ottocento e Novecento si assiste a vaste ristruttu-
abitativa di età medievale segnalano la presenza di case razioni che intaccano, solo in minima parte, l’assetto ge-
dotate di ampi magazzini, a più piani, con ballatoi sopra- nerale e lo schema dispositivo interno dei palazzi. Molti
elevati e coperti di loggiati. di essi derivano dalla fusione di più abitazioni, all’interno
Il materiale costruttivo prevalente doveva essere il legno; degli isolati a schiera; tale accorpamento è spesso indivi-
un rapido ma puntuale confronto con l’edilizia fiorenti- duabile con una certa precisione (ad esempio il palazzo
na dello stesso periodo mostra un’analogia con le pic- Sanna Cao in via dei Genovesi), altre volte risente di più
cole unità edilizie ad un solo piano sparse per la città e interventi che hanno inficiato la possibilità di dedurne la
definite nei documenti domus parva, domus derranea, matrice originaria. Il palazzo nobiliare vero e proprio si
domuncola. Occorre anche considerare che gran parte configura in Castello a partire dal 1700, a seguito dell’in-
dello sviluppo edilizio di Castello e delle sue appendici, sediamento del vicerè Savoia il cui intervento determi-
non coincide totalmente con il dominio pisano e dovreb- na una massiccia riqualificazione edilizia del quartiere.
be ipoteticamente poter risalire a periodi precedenti in La soppressione dei feudi decretata nel 1835, attuata
cui la commistione culturale, anche in campo edilizio ed tra 1841 e 1846, favorisce la collazione di un ingente
urbanistico, dell’età giudicale, ha avuto un ruolo deter- patrimonio nelle mani delle maggiori famiglie nobili e
minante anche se sono assenti, in larga misura, prove permette interventi spesso considerevoli sugli edifici di
storiche e documentarie. L’edilizia abitativa pisana codi- loro proprietà (in tale circostanza si inserisce l’attività del
ficata dagli studi del Lupi ebbe comunque notevole in- Cima: palazzo Aymerich distrutto dai bombardamenti del
fluenza negli elementi costitutivi della casa cagliaritana ‘43, palazzo Cugia, palazzo Cao di San Marco, Lostia, De
medievale, sia nella volumetria complessiva che nella Candia).

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Piani e progetti per il quartiere

Nella seconda metà dell’Ottocento, periodo in cui Gae- teriore aggiunta che riguardò una particolare attenzione chitetto sceglie di mantenere la conformazione difensiva numentalizzazione della piazza Yenne, terminale e prin-
tano Cima iniziò a strutturare la sua idea di una nuova ai monumenti, peraltro ribadita anche successivamente della rocca pressoché intatta ma intervenendo all’inter- cipio dell’apertura verso il resto dell’isola.
Cagliari, erano davvero poche le città italiane provviste con l’istituzione degli Uffici regionali per la conservazione no degli spazi pubblici. Significativo, a tal proposito, l’al- Nel corso della seconda metà dell’Ottocento molti pro-
di piano regolatore generale. Il Piano Regolatore redatto dei monumenti, nel 1891. largamento della piazza Carlo Alberto, con la previsione getti iniziarono ad essere portati avanti sul quartiere so-
per Cagliari rappresenta il risultato di circa 18 anni di ri- Il Cima aveva pensato ad un progetto per i due quartieri del raddoppio della scala d’accesso alla piazza Municipio prattutto per quanto riguarda la zona del bastione di San
flessioni molteplici tendenti a produrre un nuovo modello di Castello e di Marina prevedendo, nel primo caso, l’al- ed un taglio netto degli edifici prospettanti il lato setten- Remy. Progetti che prevedono una passeggiata pubblica
di città in linea con le grandi trasformazioni in atto, nello largamento della via dei Genovesi con un progetto redat- trionale. Anche la piazza Indipendenza e quella dell’Ar- ed altri che riguardano l’edificio del Palazzo Comunale e
stesso periodo, in mezza Europa. Queste ultime vedeva- to nel 1857 (rielaborazione di un precedente “Piano e senale spagnolo subiscono un regolarizzazione impo- le discussioni sul suo spostamento nella parete bassa
no la città come un organismo in continuo movimento, profilo della strada detta dei Genovesi nel Real Castello”) nente, mentre il bastione di San Remy è raccordato al della città, che terminò con la vittoria del progetto Caselli
in cui il centro storico si apriva all’idea di urbs ariosa e nel secondo caso, intervenendo in modo più massiccio sottostante quartiere di Villanova con una scala a tena- Rigotti che prevedeva la costruzione del palazzo comuna-
travalicante l’austero ed asfittico confine delle mura. La nel quartiere di Marina con una serie parziale di modifi- glia, l’unico tra i pochi progetti poi realizzati. Per quanto le sulla via Roma.
progettazione del piano per Cagliari riflette dunque l’inte- che e demolizioni delle fortificazioni presenti. riguarda le fortificazioni, è pianificato l’isolamento della Nel 1875 viene elaborato un “Progetto di massima per
resse de progettista a proporre una più moderna organiz- Il “Progetto regolare di allargamento della via dei torre dell’Elefante con la sistemazione a rondò dell’area la costruzione di Case Civili per le classi medie ed operai
zazione delle attrezzature e dei servizi che sono conce- Genovesi”può essere considerato una sorta di prova ge- facente capo alla Porta Cristina. lungo gli spalti del Terrapieno” da parte di Giuseppe Onnis
piti in posizione baricentrica rispetto al cuore della città nerale per i due piani regolatori. Esso prevedeva il pareg- La parte delle mura alla fine della via dei Genovesi fu con il quale si proponeva il taglio ed il ripianamento dei
antica, cioè il Castello, per tentare di risolvere, almeno in giamento della strada con tagli e ricostruzioni che dove- aperto per consentire la comunicazione con la strada bastioni orientali con la sistemazione del viale del Terra-
parte, i problemi comuni a tutte le città del risanamento vano rendere unitari l’aspetto e la larghezza (5 metri). dell’Ospedale Civile, altro importante progetto del Cima, pieno. Inizia così la riflessione su una parte della città che
igienico e della razionalizzazione delle risorse. Il Cima contribuì anche a migliorare, dal punto di vista ma solo con molto ritardo rispetto al resto, cioè nel nel corso del tempo fu oggetto di interessi differenti che
Va detto che il progetto del Cima riguardò solo i quartieri estetico visivo, l’aspetto della via progettando alcuni pa- 1905. tentano di ricomporsi nel tentativo di proporre soluzioni
di Castello e Marina e trovò un suo antecedente signifi- lazzi particolarmente importanti per il quartiere come il Ulteriori modifiche le conosciamo dal successivo Piano per il collegamento tra la parte alta e la parte bassa di
cativo nella “Memoria sulla convenienza che questa ci- palazzo De Candia, Sanna Cao di S. Marco, Cugia Nied- Costa, del 1890, che ribadisce e tenta di attuare alcune Cagliari, un tema molto attuale per una città che ancora
vica Amministrazione avesse un piano geometrico della du e manifestando un interesse rilevante non solo alla scelte già presenti tra i progetti del Cima, come il rettili- oggi attende un disegno organico relativo al problema dei
propria città e sobborghi” proposta nel 1831 dalla Real pianificazione urbana in generale, ma anche al progetto neamento del Bastione di Santa Croce, della via San Giu- collegamenti. Sempre l’Onnis propone il livellamento dei
Segreteria di Stato e di Guerra al Consiglio Civico1. Tale di architettura come era prassi diffusa tra i suoi contem- seppe e della discesa del Monte, il prolungamento della bastioni per la costruzione del palazzo comunale, addu-
proposta non fu mai accolta però rimase, alla base di tut- poranei. via Corte d’Appello e della via Santa Croce, l’allargamen- cendo, come vantaggio per la città, la possibilità di avere
ti i successivi interventi, l’idea che il piano per la città do- Il Piano per Castello fu redatto nel 1858 ed approvato to della discesa Buon Cammino, il rettilineamento lungo nuove passeggiate sul bastione insieme alla costruzione
vesse contenere ampie e comode contrade, piazze rego- da Vittorio Emanuele II con Regio Decreto, nel 1861 sta- il muraglione della caserma Carlo Alberto. di un nuovo palazzo municipale in una zona “..con tutti i
lari, migliorare altresì l’aspetto dei fabbricati, contenendo bilente che “le nuove linee tracciate nei piani regolatori Un altro importante progetto che riguarda il rapporto, per- commodi inerenti a simili edifizi pubblici (sic!)”.
l’abuso del suolo pubblico e di quello privato rinunciando serviranno di norma tanto per l’abbellimento e la rego- cepito dal Cima come fondamentale, tra il Castello e la Il problema dell’isolamento del quartiere del Castello per
“ al pensiero di voler ridurre le contrade ad un perfetto lazione della piazza Carlo Alberto e di quella intorno alla sua appendice portuale di Marina, è quello che prevede alcune funzioni di rango si riflette anche nel pensiero di
rettilineo, e le case ad una perfetta simmetria, od uni- torre dell’Elefante e della piazza di San Pancrazio colla il potenziamento della relazione tra Castello, Largo Carlo Edmondo Sanjust il quale nel 1902 ipotizza una Cagliari
formità, là dove la struttura delle Città, e la condizione nuova apertura della spianata esterna, quanto per l’ab- Felice e piazza Yenne. Qui è prevista una riqualificazione totalmente trasformata “ con una superba marina...ed il
del suolo ove giacciono non lo consentissero senza grave bellimento e le rettificazioni in giro del Castello”. dell’area della porta verso la via Manno, la costruzione castello demolito e ridotto a parco e giardini....con il Buon
dispendio de’ privati e del pubblico”2 . Il piano del Cima In un momento in cui la città riveste ancora il ruolo di del mercato dei commestibili mediante l’abbattimento di Cammino al quale si accederà con una funicolare elettri-
riprese, vent’anni più tardi, gli stessi criteri, con un ul- piazzaforte strategica nel Mediterraneo occidentale, l’ar- tutte le casupole e di tuguri addossati alle mura e la mo- ca, illuminato da grandi lampade ad arco e formante il

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più gradito ritrovo estivo dei cagliaritani”3.
Nel Novecento i segni delle trasformazioni si apprezza-
no attraverso progetti che guardano al superamento dei
nodi cruciali dell’età moderna: le trasformazioni legate
alle infrastrutture e la viabilità ed i servizi per una nume-
ro maggiore di cittadini che popolano le aree ai margini
del centro antico. Bisognerà attendere sino al 1941 per
l’adozione di un nuovo piano regolatore che fu sospeso
con l’avvento della guerra con tutte le conseguenze pre-
vedibili.
Nessuno dei progetti partecipanti al concorso per il piano
presentavano soluzioni significative per il Castello ad ec-
cezione di due di essi che contenevano l’idea dirompente
della costruzione di un tunnel che passando sotto il Ca-
stello collegasse Stampace a Villanova.
Nei vari progetti erano presenti alcune soluzioni parziali
tese a risolvere il problema del collegamenti tra l’anti-
co quartiere ed il resto della città. Il progetto che ebbe
il primo premio (7 P.R. di Piccinato e Montuori) lasciava
intatta la parte antica della città alta, ad eccezione di al-
cune demolizioni di fabbricati sui bastioni di Santa Cro-
ce ritenendo di poter proporre un diradamento edilizio
diffuso congiunto a provvedimenti di polizia sanitaria. Il
vincitore del secondo premio (Karalis VI di Rattu ed al-
tri) prevedeva la “creazione di una nuova arteria lungo
il piede dei bastioni che, partendo dalla piazza Yenne,
dovrebbe giungere sino a piazza Costituzione”.
Altri progetti, come quello di cui fece parte Giovannoni,
considerarono poco felici le demolizioni previste lungo un
fronte della via Università riproponendo un’idea della cit-
tà storica maggiormente aderente alla fase revisionista
di matrice giovannoniana.
In generale, il quartiere fu poco interessato dal piano re-
Progetto di unificazione dei Bastioni di S. Caterina, S. Remy,
golatore proprio per il suo ruolo marginale ormai staccato
della Zecca col bassofianco presso la Porta Villanova (Seconda
dal resto del contesto e la difficoltà pratica di attuazione metà dell’Ottocento)

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delle demolizioni e della cultura del diradamento con- non risolse la questione del degrado del Castello.
sentì il mantenimento complessivo del tessuto.
Tra gli interventi successivi si registra la demolizione, nel 1. Cfr. F. Masala, La cultura urbanistica dell’Ottocento.
1937, della spina di edifici compresa tra le vie Canelles e Dal piano di abbellimento al piano regolatore, in AA.VV.,
Martini. Anche il tunnel sotto il Castello fu cominciato nel Cagliari Quartieri storici. Castello, Cinisello Balsamo, Sil-
fosso di San Guglielmo ma i lavori furono presto abban- vana Editore 1985, p. 137.
donati per una serie di difficoltà. 2. Id., p. 137.
I bombardamenti del 1943 distrussero il Teatro Civico, 3. Cfr. E. Sanjust, Guida di Cagliari, Cagliari , Timon
e parzialmente la chiesa di San Giuseppe, mentre crol- 1902
lò l’arcone del Bastione di San Remy e numerosi danni 4. Cfr. Cfr. F. Masala, La cultura urbanistica del Novecen-
riportarono le piazze Palazzo e Carlo Alberto. Nel 1945, to. Il concorso per il piano regolatore. Il piano di rico-
il piano di ricostruzione, approvato con un decreto solo il struzione , in AA.VV., Cagliari Quartieri storici. Castello,
31 luglio del 1947, si propose di far risorgere la città pro- Cinisello Balsamo, Silvana Editore 1985, p.154.
strata dalle distruzione belliche, all’insegna di un miglio-
ramento funzionale ma anche estetico. In tal modo, per
il Castello si attuarono allargamenti ed ampliamenti (via
Martini e piazza Palazzo). Nell’ottica dell’abbellimento,
invece, viene aperta la piazza in prosecuzione di quella
dell’Indipendenza, allargata il Vico II Genovesi a seguito
della distruzione del portico Vivaldi Pasqua; viene creata
la piazzetta terminale sul Bastione Santa Croce, libera-
to il bastione dell’Università. Il piano di ricostruzione fu
in realtà bloccato dalla sua tradiva adozione e Castello
rimase un quartiere immobile sino al piano regolatore
generale del 1965 (Mandolesi). La perimetrazione del
centro storico imponendo il risanamento come principio
fondante del mantenimento del tessuto antico, dei volu-
mi e delle architetture, rimandava il problema della città
storica ai piani particolareggiati previsti ma mai attuati.
Ugualmente l’adozione del piano del servizi nel 1983

Rielaborazione del Piano Regolatore del Cima

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La sistemazione del palazzo municipale e del Bastione di San
Remy, progetto di fine Ottocento

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Le architetture. Dall’antico al moderno: i segni del
cambiamento*

La necessità di distinguere tra architetture antiche e ar- e spirituali senza tuttavia concedere nulla al fascino del torio Emanuele, il palazzo della Regione in Viale Trento, * Tratto da A.M. Colavitti, N. Usai, Cagliari. Tracce di archi-
chitetture moderne in realtà nasce dall’esigenza di porre capolavoro. il Padiglione B alla Fiera campionaria, le residenze di via tettura, Firenze, Alinea 2007.
in luce alcune aspetti della città poco conosciuti anche In questa città convivono due forme consolidate: da una Milano). Mentre per il dopoguerra fu importante l’attività
se relazionati in tutto e in parte all’anima profonda della parte una elaborazione di materiali assimilati, in modo di Adalberto Libera in Sardegna ed a Cagliari, in partico- 5. Si veda AA.VV., Adalberto Libera nel dopoguerra, a cura
Cagliari città pluristratificata. In realtà, la dicotomia tra originale, dai processi in atto nell’enorme calderone me- lare con il sogno della città giardino e l’esperienza media- di A. Fassio, Cagliari, Carlo Delfino Ed. 2004
antico e moderno non ha grande significato quando si diterraneo che fino alle soglie dell’età moderna fanno di ta del razionalismo europeo (gli edifici di via Pessina e il
cerca di tracciare lo spirito di una architettura che ha essa una urbs vivace, culturalmente produttrice di eventi padiglione Casmez presente alla Fiera Campionaria5).
segnato in maniera, diremmo, anomala il tessuto della e sapientemente modulatrice di spazio (lo spazio della Una realizzazione senz’altro significativa per la città è
città. Anomala poiché non ha contribuito a costruire una città chiusa, murata e lo spazio aperto della città sul stato il progetto della Cittadella dei Musei ad opera degli
identità speciale che potesse rendere merito al trascorso mare si compenetrano in una identità reciproca e mu- architetti Piero Gazzola e Libero Cecchini. Sorta all’inizio
passato di città crocevia piena di modelli e di suggestioni tuante); dall’altra una città di medie aspirazioni, in eter- degli anni Sessanta la cittadella dei Musei collocata sul
europee fino a tutto il Cinquecento, capace di rielabora- no conflitto tra il rinnovamento e la conservazione senza punto più altro della rocca cagliaritana rappresenta un
re idee a livello teorico piuttosto che in pratica conso- spesa, tra il progetto innovativo e la sua realizzazione po’ il cardine del focus culturale della città in rapporto
lidata. L’analisi degli oggetti architettonici non può pre- costosa che potrebbe sovvertire un ordine apparente, in all’intera offerta culturale del comprensorio urbano. Il
scindere da quella del tessuto connettivo che ne rivela realtà casuale, e del tutto estraneo a qualsiasi tipo di pro- progetto, realizzato sul luogo dell’antico arsenale spa-
contraddizioni ed analogie in un quadro generale in cui grammazione. Solo nel corso del Novecento si avranno, gnolo, concentra in sé una pluralità di funzioni culturali
si accumulano progetti, gare, concorsi senza che questi dal punto di vista architettonico, realizzazioni di un certo che , in parte, hanno colmato l’esigenza di conciliare la
possano incidere significativamente sulla strutturazione impegno sia per ciò che riguarda l’edilizia residenziale costruzione di un moderno spazio attrezzato per il tem-
dei luoghi originari. L’età antica individua, all’interno del che l’edilizia pubblica. po libero e la cultura accanto a quella di creazione di un
contesto urbano pluristratificato forme riconoscibili che Le architetture di Cagliari, in questo periodo, rappresen- frammento di socialità. Esso comprende il nuovo museo
rappresentano l’esito fisico di un progetto insediativo che tano due aspetti significativi della storia della città, uno archeologico, la pinacoteca ed alcuni spazi destinati ad
affonda le sue radici nel tempo storico di lunga durata e che riguarda il collegamento diretto con la tradizione più ospitare istituti universitari come il Dipartimento di scien-
di cui le mura urbane identificano il segno più evidente pura della storia architettonica europea riflessa local- ze storiche, archeologiche, artistiche. Il tema progettuale
della forma-città, quella materialità di pietra sopravvis- mente in forme meno evolute, ma non per questo meno che fa da sfondo all’intenzionalità dei progettisti è co-
suta alla destrutturazione pianificata di altri segni forse importanti (lo stile neogotico ne costituisce un esempio), niugare l’antico con il nuovo, riutilizzando, integrando e
meno evidenti ma comunque presenti in essa. l’altro che si rapporta ad un ripensamento fondativo del valorizzando elementi preesistenti secondo un’idea non
Se dovessimo immaginare Cagliari senza la sua rocca, modo di costruire gli edifici, da parte di alcune forze pro- statica del recupero ma dinamica e propositiva del ruolo
il suo Castello, avremmo una città diversa. Non potrem- gressiste che rinnovano, anche se con molta cautela, centrale di questo frammento urbano.
mo nemmeno immaginarla esclusivamente attraverso l’architettura moderna e contemporanea della piccola
la sua espansione ottocentesca e nemmeno attraverso capitale. Appartenenti a quest’ultima fase della storia
le sue periferie poiché in tal modo non avrebbe identità. architettonica, un posto ragguardevole occupano le ar-
La pensiamo invece nella forma immutabile e consolida- chitetture di Ubaldo Badas (Sistemazione del Terrapieno
ta di una fisicità materiale aggrappata alla roccia, di un e del giardino pubblico, il Parco delle Rimembranze e lo
percorso forzato lungo salite impervie fino al cuore della stadio Amsicora, il palazzo del Banco di Roma nel largo
piazza medievale in cui si sincretizzano i poteri materiali Carlo Felice, all’angolo tra la piazza Yenne e il Corso Vit-

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Elementi per l’analisi del paesaggio urbano.
Una visione strategica sui vuoti urbani*

Il recupero dell’insediamento storico costituisce una te- un’opera di riqualificazione urbana più generale» . agli obiettivi del Piano Particolareggiato. no fuochi percettivi unici, frammenti di tessuto urbano
matica importante nella definizione di azioni organiche I vuoti urbani costituiscono un prodotto di esiti di tra- I vuoti urbani, in tal senso, rappresentano per la città connettivo essenziali che rappresentano, nonostante le
di rinnovamento e riqualificazione che prendano in con- sformazione spesso di lunga durata. Ciascuno di essi è storica un’occasione significativa per dare risposte ai bi- manifeste condizioni di abbandono e di oblio, “luoghi di
siderazione i segni identitari ancora evocabili nella città neutralmente utilizzabile per qualsiasi politica urbana, sogni emergenti di una nuova qualità urbana, assegnan- interazione funzionale e di connessione” su cui posso-
storica. In tal senso assumono un ruolo significativo i co- ma può risultare di fondamentale interesse per orientare do all’insediamento storico anche maggior competitività no incardinarsi proposizioni di riuso per funzioni di uso
siddetti “vuoti urbani”, presenti in forma di discontinuità scelte politiche che accelerano o frenano i processi di nella trasformazione del mercato immobiliare, in siner- pubblico.
nel tessuto insediativo, le cui “visioni future” devono e riuso e riqualificazione urbana. È quindi indispensabile gia con i progetti di qualità. I vuoti urbani, con una superficie complessiva di 80.000
dovranno rappresentare suggerimenti per riusare con- determinare con molta attenzione le prospettive di riuso. Il concetto stesso di qualità urbana, in tal modo si inte- mq, rappresentano circa il 5% del centro storico cagliari-
sapevolmente la città storica attribuendo ruoli e funzioni «Scegliere i vuoti, dichiararli tali, [ma soprattutto discu- gra come acquisizione di sostenibili condizioni di trasfor- tano. Per essi qualunque proposizione di riqualificazione
coerenti alla sensibilità del contesto storico culturale ed terne il loro ruolo] (prescindendo dalla densità delle pre- mabilità che possano consentire un insieme di funzioni, e riuso rende opportuna una visione complessiva che si
alle aspettative della comunità. esistenze, dei valori e di memorie di cui essi sono spesso eventi e azioni attrattive in grado di suscitare costante- integri con il progetto della città contemporanea e che sia
I vuoti del centro storico cagliaritano presentano infatti così palesemente pieni) è già far politica», esprimendo in mente nel tempo interesse per la localizzazione di fun- in grado di ricomporre le frammentazioni presenti nello
opportunità e criticità da governare con interventi basati tal senso scelte su un loro potenziale utilizzo. zioni di rango che non siano propriamente residenziali . spazio urbano e nella società.
su precisi indirizzi urbanistici che favoriscano processi di Attraverso l’osservazione dell’assetto originario dello Le analisi interpretative dei processi di costruzione del- Nel quartiere di Castello i vuoti urbani analizzati hanno
integrazione tra parti della città. A tal fine risulterà ne- spazio insediativo, della trama ancora visibile degli edi- la città, riferite alle componenti economiche, sociali, ur- una superficie di 3.554 mq.
cessario considerare i punti di forza e le diverse criticità fici scomparsi, è possibile interpretare forme ed inten- banistiche ed architettoniche, vengono così finalizzate a
presenti di cui si dovrà tenere conto nella proposizione zionalità dell’edificato e della sua natura, ritrovando, comprendere le ragioni e le regole dell’organizzazione Le tre tipologie dei vuoti urbani nel centro storico di
degli interventi di recupero, riqualificazione e riuso che non solo all’interno del vuoto le ragioni di quanto vi è di dello spazio urbano ed i suoi elementi ordinatori. Alla Cagliari
dovranno consentire soluzioni compatibili tra funzionali- permanente e di riconoscibile per ipotizzare credibili pro- conoscenza che da essi scaturisce dovranno riferirsi le Nella tavola relativa ai vuoti sono identificate tre tipologie
tà e rispetto dello spirito del luogo. posizioni di recupero e riuso. Attraverso la conoscenza proposizioni di recupero e riuso perché risultino coeren- di vuoti urbani, con i rispettivi gradi di “sensibilità urba-
I vuoti urbani della città storica sono aree vulnerate, che e l’interpretazione di questi elementi si potrà ricostruire ti con quel particolare contesto nel quale la comunità, na” (i vuoti “trasformabili”, i luoghi della memoria da tra-
oggi rappresentano non soltanto luoghi della memoria, l’immagine di uno spazio strutturato attraverso il tempo, riconoscendo le radici della propria identità, assuma at- sformare a condizione, i vuoti “strategici” da conservare
con evidenti tracce degli avvicendamenti passati, ma an- oppure proporre un ambiente urbano propizio a suscitare teggiamenti consapevoli anche per affermare nuove pro- per l’attuazione dei progetti di rifunzionalizzazione e frui-
che occasioni per attribuire ad essi un ruolo funzionale funzioni collettive sociali e culturali che valorizzino spazi posizioni propizie per un sostenibile modello di sviluppo zione pubblica del Centro Storico).
ed affermare un disegno complessivo di spazi di relazio- ed oggetti edilizi circostanti. locale. Con il concetto di «vuoti urbani “strategici”» il Piano Par-
ne propri della contemporaneità. Il numero, la dimensione e la localizzazione dei vuoti ur- Nel centro storico cagliaritano i vuoti, identificabili come ticolareggiato ha voluto identificare quelle aree la cui
bani cagliaritani, identificati dal Piano Particolareggiato spazi aperti nel tessuto consolidato, rappresentato mi- disponibilità all’uso pubblico potrà consentire l’attua-
I “vuoti urbani” del centro storico di Cagliari del centro storico di Cagliari. hanno una forte valenza croambiti di tessuto ancora privi di edificazione o luoghi zione di “progetti esemplari” incardinati, in una visione
Le operazioni di intervento all’interno dei contesti storici strategica, in relazione alle trasformazioni possibili. che evocano la memoria di eventi bellici ormai lontani nel complessiva di scala urbana, restituendo funzionalità ed
devono non soltanto rispondere a necessità di valorizza- Una politica urbanistica attenta al loro recupero e riuso tempo ma che hanno vulnerato con i loro esiti gli uomini immagine ad alcuni luoghi cospicui del centro storico.
zione suggeriti dall’armatura culturale, ma anche ipotiz- potrà riattribuire alla città storica elementi spaziali che e gli edifici, alterando anche figurativamente lo spazio in- Essi costituiscono le aree con il livello di sensibilità più
zare e realizzare azioni di tutela consapevole, in grado avranno un ruolo chiave nella riqualificazione e nel rin- sediativo. In entrambi i casi essi rappresentano elementi elevato.
di “fertilizzare” il tessuto sociale e di promuovere il rin- novamento urbano. La loro caratterizzazione li rende ele- spaziali di singolare interesse per i quali si rendono ne- «I luoghi della memoria da trasformare a condizione»
novamento sociale ed «economico richiamando […] tutti menti specifici, non ripetibili che dovranno assumere un cessarie riflessioni attente per la proposizione dei futuri sono quegli ambiti che esemplificano e costituiscono il
i soggetti ad un’azione creativa in grado di integrarsi in ruolo ed un significato in una visione unitaria coerente interventi ricostitutivi del tessuto. Essi infatti costituisco- secondo livello di sensibilità. Castello, “quartiere nato da

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un fenomeno di accrescimento urbano, verificatosi en- propizi per la permanenza delle attività ancora presenti, ture fisiche, ma anche nell’interpretazione dell’evoluzio-
tro l’angusto perimetro medioevale delle mura pisane, a ma soprattutto siano in grado di suscitare processi vitali ne del territorio come testimonianza di diversi processi
partire dalla fine del ‘700”, ne presenta una significativa per lo sviluppo economico e culturale della città. e della forma urbana come esito di un palinsesto dove è
concentrazione. I più rappresentativi sono due: il primo Dalla conoscenza procedono in tal modo le regole più ancora possibile riscrivere riconoscendo la grammatica
identificabile tra la via dei Genovesi, Portico Vivaldi Pa- idonee a governare comportamenti compatibili con la e la sintassi morfologica, espressione del rapporto uomo
squa e via Lamarmora (246 mq) ed il secondo in via La- particolare sensibilità del contesto insediativo. ambiente .
marmora, (350 mq). L’area presenta come punto di forza Le modalità di condivisione dei saperi, necessari per “l’at- “Recuperare” quindi nel senso di compiere interventi
un elemento di apertura urbana, considerata la carenza tribuzione di valore” all’ambiente urbano, convergono in- non soltanto atti a rivalutare, con innovative proposizioni
di spazio nelle aree limitrofe, se non in tutto il quartiere fatti sul riconoscimento delle unità storico-ambientali cui di riuso, il patrimonio edilizio ma, soprattutto, mirati a ri-
storico di Castello, che con il suo “tessuto urbano a fuso”, riferire specifiche normative di intervento. comporre storie degli abitanti e funzioni urbane interrotte
è caratterizzato dalla verticalità di importanti elementi Le probabilità di successo degli interventi di recupero, dall’affermarsi di interessi che, rivolti in modo esclusivo
architettonici (alte palazzate, le cupole delle chiese, le soprattutto quello diffuso, dipenderanno pertanto dalla alla città nuova, hanno finito per spegnere i processi vitali
torri, etc..) su strade lunghe e strette di matrice medioe- capacità della pubblica amministrazione e dei tecnici di del centro storico.
vale e che costituiscono veri e propri canali. costruire e condividere la conoscenza di sfondo neces-
L’ultimo livello di sensibilità, «i vuoti urbani “trasformabi- saria ad interpretare il palinsesto storico perché ancora * Il testo di Chiara Garau è elaborato dalle seguenti pub-
li”», rappresenta le aree in cui si potrà consentire l’attua- possa essere scritta la storia urbana. blicazioni: Giancarlo Deplano, Chiara Garau (2009) “Dal-
zione di progetti che costituiscano un recupero consape- Sui quadri conoscitivi si confronteranno infatti le propo- la conoscenza alle regole” in “Antiche ferite e nuovi signi-
vole della presenza di valori identitari. sizioni di tutela e riuso e ciò consentirà alla comunità lo- ficati. Permanenze e trasformazioni nella città storica” a
Nel quartiere di Castello i vuoti ai quali si riconosce cale di attribuire ancora valore ai segni, alle permanenze cura di Caterina Giannattasio, pp.75-86 Roma, Gangemi
quest’ultimo grado di sensibilità sono 2. Il primo identi- ed ai materiali che dovranno costituire il riferimento at- Editore 2009; e Giancarlo Deplano, Chiara Garau (2009)
ficabile tra la via dei Genovesi e la via Lamarmora (664 traverso il quale i progetti di riuso e riqualificazione risul- “La visione strategica. I vuoti urbani” in “Analisi del Pae-
mq) sul quale insiste il palazzo Aymerich; il secondo teranno compatibili con quella particolare “atmosfera” saggio urbano: Cagliari ed il suo centro storico” a cura di
identificabile in via Santa Croce, (1.885 mq), dove at- che ancora esprimono questi singolari ambienti di vita. Giancarlo Deplano pp.31-36 Edicom Edizioni, Monfalco-
tualmente è stato realizzato il Progetto di Recupero per Il progetto di recupero dovrà pertanto riconoscere ed ne (Gorizia), Giugno 2009.
spazi museali (Ghetto degli Ebrei) per cui risulta un “vuo- interpretare le regole (morfologiche, architettoniche e
to urbano” risolto. urbanistiche) che hanno orientato nel tempo la produzio-
ne dello spazio pubblico e dell’edificato riproponendo le
Conclusioni tecnologie tradizionali e i materiali locali da costruzione
La costruzione di forme condivise e partecipate di co- che hanno contribuito a dare, attraverso il tempo, forma
noscenza esperta e comune diviene quindi condizione e carattere unitario al paesaggio urbano senza escludere
necessaria per l’interpretazione della realtà e costituisce a priori proposizioni di innovazioni tecnologiche coerenti
la condizione per la proposizione di progetti, concertati con i manufatti esistenti.
tra la pluralità degli attori del recupero pubblici e privati, La legittimazione del progetto si fonda dunque non sol-
in grado di ripristinare ed innovare relazioni funzionali e tanto nella capacità di far corrispondere alle necessità
rapporti tra luoghi, edifici, abitanti ed attività che siano reali del nostro tempo la permanenza delle vecchie strut-

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Recenti progetti realizzati

RECUPERO E RESTAURO CONSERVATIVO DEL GHETTO DEGLI EBREI


LAVORI RESTAURO DEI BASTIONI DELLE MURA DI CASTELLO DALLA TORRE DELL’ELEFANTE ALLA PORTA DEI LEONI
2° LOTTO - IMPORTO € 694.634
IMPORTO € 3.176.209
L’intervento prevede il completamento dei lavori di recupero del complesso immobiliare denominato “Ghetto degli
L’intervento consentirà di garantire la pubblica e privata incolumità riducendo o
Ebrei”.
eliminando i gradi di rischio nonché di recuperare con interventi di restauro, dal punto
di vista architettonico, le mura di Castello.
CIRCUITO TURISTICO COMPLESSO MUSEO DUOMO E CATTEDRALE
IMPORTO € 628.837
RESTAURO E RECUPERO CONSERVATIVO EX PALAZZO CIVICO
L’intervento si pone l’obiettivo di completare e rendere funzionale e funzionante il Museo del Duomo e della Cattedrale
PIAZZA PALAZZO
di Cagliari, nel quale di recente sono stati effettuati importanti restauri e di cui è stata allestita una parte delle sale
IMPORTO € 3.615.197
L’intervento prevede il consolidamento statico delle strutture, restauro degli elementi di
RESTAURO DEI MONUMENTI MARMOREI ALL’INTERNO DELLA CATTEDRALE
interesse storico artistico dell’ex Palazzo Civico di Piazza Palazzo. Adeguamento alle
IMPORTO € 603.039
normative di superamento delle barriere architettoniche, misure antincendio, risparmio
Il progetto si riferisce ai lavori di restauro dei due monumenti marmorei ubicati sulle testate contrapposte del tran-
energetico, sicurezza e alle norme specifiche di riferimento. L’edificio, inserito nel
setto della Cattedrale di Cagliari. Nella parte Nord l’Altare dedicato a Martino il Giovane e nella parte Sud l’Altare
programma delle Città Regie, verrà recuperato funzionalmente e destinato ad ospitare
dedicato a S. Isidoro
esposizioni, mostre temporanee e servizi turistici

IMPIANTO ILLUMINAZIONE ESTERNA CATTEDRALE EPISCOPIO MURA


LAVORI DI RECUPERO E RICONVERSIONE FUNZIONALE DELLA PASSEGGIATA COPERTA DEL BASTIONE DI SAINT REMY
IMPORTO € 518.846
E MURA DI CASTELLO
Il progetto si pone l’obiettivo di valorizzare l’emergenza architettonica del complesso formato dalla Cattedrale di
IMPORTO € 2.685.576
Cagliari e dagli edifici storici al contorno che con essa formano un insieme organico. Questi ultimi sono costituiti dal
Il progetto propone un recupero dell’edificio sia per quanto riguarda l’aspetto estetico ed architettonico che per la
Palazzo Arcivescovile, dall’Aula Capitolare e Sagrestia dei Beneficiati e dal Museo del Duomo
possibilità di utilizzo. Si è pensato, infatti, che la Passeggiata coperta potrebbe diventare un importante polo dal punto
di vista culturale e turistico, pertanto il lavoro è stato inserito nel progetto “Itinerario delle Città Regie”, che riguarda i
LAVORI DI RESTAURO STRUTTURALE DELLA CATTEDRALE IMPORTO € 1.366.573
Comuni di Cagliari, Sassari, Castelsardo, Alghero, Bosa, Oristano ed Iglesias
L’intervento è consistito nel restauro della Cattedrale, attraverso azioni di conservazione, consolidamento ed adegua-
mento di impianti, operazioni il più possibile non invasive e reversibili , aventi come obiettivo primario la tutela del
LAVORI DI RECUPERO E RIQUALIFICAZIONE DELL’EX TEATRO CIVICO DI VIA UNIVERSITA’
bene
IMPORTO € 2.582.284
L’intervento è consistito nel recupero e la riqualificazione dell’ex Teatro Civico di Via Università al fine di destinarlo a
SISTEMAZIONE BASTIONE SAN REMY - LAVORI DI IMPERMEABILIZZAZIONE E PAVIMENTAZIONE
sala polivalente per manifestazioni culturali con bar caffetteria ed uffici
IMPORTO € 1.032.914
L’intervento è consistito nella sostituzione della pavimentazione attuale con una pavimentazione in lastre di granito,
RECUPERO E RESTAURO SOTTERRANEI CATTEDRALE
rifacimento dell’impermeabilizzazione in corrispondenza della Passeggiata Coperta e degli altri locali sottostanti i
IMPORTO € 831.567
solai, adattamento delle pendenze, rifacimento della rete di smaltimento delle acque meteoriche, rifacimento dell’im-
Il progetto riguarda il recupero, risanamento e valorizzazione dei locali sotterranei che si trovano in parte sotto il se-
pianto di illuminazione, installazione di un servoscala per i portatori di handicap, restauro dei paramenti lapidei del
dime della Cattedrale ed in parte sotto il piano della terrazza che prospetta verso il terrapieno ed è compresa tra la
Bastione di Santa Caterina e del torrino sovrastante la scalinata frontale.
stessa cattedrale ed il complesso edilizio del Museo del Duomo

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LAVORI DI RESTAURO SPAZI INTERNI CHIESA DI SANTA CROCE CONSOLIDAMENTO COSTONI ROCCIOSI - CASTELLO EST
1° LOTTO – IMPORTO € 129.114 IMPORTO € 1.000.000
L’intervento è consistito nel consolidamento delle strutture, restauro dei marmi, della pavimentazione, delle finiture Il deterioramento del costone roccioso calcareo sovrastante il complesso dei Giardini Pubblici cittadini, ha costretto,
e delle decorazioni pittoriche ormai da anni l’Amministrazione a rinunciare all’utilizzo di parte delle aree degli stessi ed a proteggere l’incolumità
dei cittadini con antiestetici ripari in acciaio zincato, del tutto incompatibili con i programmi di valorizzazione turistica
LAVORI DI RESTAURO CHIESA SANTA MARIA DEL MONTE: DESTINAZIONE A MUSEO della città ed in particolare del centro storico. L’intervento porrà rimedio definitivamente a tale situazione, restituendo
2° LOTTO - IMPORTO € 180.760 aree e decoro alla collettività ed ai turisti
L’intervento è consistito nel restauro dell’edificio e sua destinazione a museo

LAVORI DI RESTAURO - CHIESA DELLA PURISSIMA


2° LOTTO - IMPORTO € 154.937
L’intervento è consistito nel restauro delle murature interne, ricostruzione del pavimento del presbiterio, restauro
delle finestre bifore e degli elementi decorativi interni, realizzazione dell’impianto elettrico e del pavimento in pietra
di tutta la chiesa

PARCHEGGIO MULTIPIANO SOTTERRANEO VIALE REGINA ELENA


IMPORTO € 8.000.000
L’intervento ha riguardato la realizzazione, in project financing, di un parcheggio multipiano interrato da 620 posti su
4 livelli, a servizio anche del quartiere Castello, cui è collegato con due ascensori

LAVORI RESTAURO DEI BASTIONI DELLE MURA DI CASTELLO DALLA TORRE DELL’ELEFANTE ALLA PORTA DEI LEONI
IMPORTO € 3.176.209
L’intervento consentirà di garantire la pubblica e privata incolumità riducendo o eliminando i gradi di rischio nonché
di recuperare con interventi di restauro, dal punto di vista architettonico, le mura di Castello.

PERCORSI SOTTO LE MURA VERSANTE EST. RIQUALIFICAZIONE URBANA DELLE AREE CIRCOSTANTI IL QUARTIERE DI
CASTELLO
IMPORTO € 1.807.599
L’intervento consiste nella sistemazione dell’area denominata “Ex vivaio” , compresa tra il viale Regina Elena, la Gal-
leria del bastione di S. Remy e il nuovo parcheggio multipiano. Sono previste le nuove pavimentazioni, l’illuminazione
pubblica, l’arredo urbano, le opere a verde ed un punto di ristoro

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Riferimenti bibliografici su Cagliari

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50
APPUNTI PER IL QUADRO CONOSCITIVO

51
Il territorio dell’area metropolitana cagliaritana*

Nella regione cagliaritana, in cui sono ben leggibili i ca- nire una visione futura della città-territorio che sia l’esito
ratteri di città metropolitana generati dai compresenti condiviso del processo di pianificazione degli enti locali
fenomeni della dispersione e della concentrazione terri- compresi nella conurbazione. Questa esigenza è diventa-
toriale, si riconosce un sistema insediativo articolato: ta particolarmente pressante nel momento in cui l’appro-
in una conurbazione compatta, costituita dai Comuni vazione del Piano Paesaggistico Regionale, avvenuta nel
cosiddetti della prima cintura, Cagliari (158.000 abitan- settembre 2006, ha imposto a tutti i Comuni della Sarde-
ti al 2008), Monserrato, Selargius, Quartucciu e Quartu gna di rendere i propri strumenti urbanistici coerenti con
Sant’Elena, per un totale di 291.000 abitanti al 2008; gli obiettivi e la normativa di tutela paesaggistica sovraor-
in una seconda fascia di gravitazione meno densa, este- dinata. In realtà, ormai da tre anni è stata avviata un’at-
sa su un raggio medio di 20 km all’interno della quale tività di pianificazione che è molto frammentata: ogni
sussistono strette relazioni per motivi di studio, lavoro, comune dell’area opera autonomamente per adeguare
tempo libero, comprendente i Comuni di Elmas, Assemi- il proprio Piano, seguendo modalità tradizionali senza il
ni, Capoterra, Settimo San Pietro, Sinnai e Maracalago- necessario coordinamento e, soprattutto, in assenza di
nis. La popolazione totale dell’area metropolitana è pari uno scenario futuro sufficientemente chiaro e condiviso.
a circa 400.000 unità, circa un quarto di quella dell’in-
tera isola. Il sistema insediativo
L’ambito di studio cagliaritano è stato così delimitato poi- L’attuale assetto insediativo dell’area vasta cagliaritana
ché ben si adatta all’esplorazione di alcuni dei temi di ri- è il risultato di complessi processi evolutivi che hanno
lievo nella pianificazione delle città contemporanee euro- interessato Cagliari e i centri urbani minori disposti a co-
pee. Infatti nel sistema territoriale contribuisce, in modo rona intorno allo stagno di Molentargius. Attorno ai nuclei
spesso conflittuale, un insieme complesso di problema- originari, che il Piano paesaggistico definisce “centri di
tiche e aspettative riferibili alle istanze di conservazione antica e prima formazione” e per i quali prescrive norme
di un patrimonio ambientale di grande valore, che si può di tutela dei caratteri storici, si sono sviluppate le espan-
ritenere unico in Europa, alla crescita della città di Ca- sioni della prima metà del Novecento che si presentano
gliari e dei centri urbani contermini salvaguardando gli nella forma di tessuti urbani compatti e consolidati e,
equilibri ecologici e le identità culturali e paesaggistiche, successivamente, le espansioni dal dopoguerra ad oggi,
al recupero dei nuclei storici dei diversi comuni e in par- che hanno interessato progressivamente gli spazi liberi
ticolare alla riqualificazione del grande centro storico di sia verso l’interno sino ai margini dello stagno e delle sa-
Cagliari, al miglioramento dell’assetto delle infrastrutture line, sia verso l’esterno sino al tracciato della strada di
e dei trasporti, alla ricerca di nuovi spazi e opportunità circonvallazione (SS 554).
per lo sviluppo economico, in particolare nei settori della I fenomeni di diffusione dell’insediamento si sono atte-
cultura, del turismo e del tempo libero. stati anche sui tratti costieri e sui principali assi viari,
Le forti relazioni tra paesaggio e insediamento che ca- formando parti di “città lineare” caratterizzate da media
Rielaborazione della cartografia relativa al peso insediativo del
ratterizzano il sistema metropolitano suggeriscono di densità e da funzioni plurime, ma in molti casi carenti di
capoluogo e dei comuni dell’area metropolitana
seguire un approccio metodologico innovativo per defi- organizzazione e di servizi. (da FuturMac, a cura di E. Abis)

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Cagliari ha avuto una fortissima crescita demografica del terziario avanzato e delle attività collegate al turismo
dal dopoguerra sino all’inizio degli anni ’80, assorbendo e al tempo libero.
molta parte del consistente flusso di inurbamento prove-
niente dalle zone interne dell’isola. Successivamente la Uso del Suolo
domanda di alloggi si rivolge anche verso gli altri centri La carta dell’uso del suolo (UE CORINE Land Cover,
contermini, in particolare verso Quartu Sant’Elena, situa- Elaborazione della Regione Sardegna, 2008) eviden-
to all’estremo opposto della conurbazione, che supera zia un’estesa presenza di aree naturali e semi-naturali
alla fine del 2008 i 71.000 abitanti. Il decremento di po- sui rilievi collinari e, in particolare, sul Promontorio di
polazione del capoluogo è costante (in media 1500 unità Sant’Elia – San Bartolomeo. Le superfici ad uso agricolo
per anno) ed è dovuto principalmente ai prezzi eccessiva- si estendono lungo la parte finale della piana del Cam-
mente alti delle abitazioni e degli affitti, oltre che al saldo pidano, la più fertile dell’intera area metropolitana. Le
naturale negativo conseguente all’invecchiamento della aree residenziali si sono sviluppate a partire dalla città
popolazione. Attualmente si registra un carico demogra- di Cagliari sino a quella di Quartu S. Elena, formando una
fico complessivo totale intorno ai 290.000 abitanti, poco conurbazione a corona senza soluzione di continuità in-
più della metà localizzati a Cagliari e i restanti negli altri torno al Molentargius. L’asse di circonvallazione (SS 554)
comuni del versante orientale. traccia una linea di demarcazione tra il tessuto urbano
La popolazione dell’area subisce processi di invecchia- continuo, le aree agricole e quelle ad uso misto industria-
mento particolarmente accentuati nel capoluogo (indice li e commerciali: si individua una fascia ibrida che pre-
di vecchiaia al 2008 pari al 22,4%) ma che stanno inte- senta caratteri di criticità in cui il problema più pressante
ressando progressivamente anche gli altri Comuni. Negli è il contenimento dello sprawl con la progressiva tenden-
ultimi anni l’incremento della componente migratoria ha za a saturare ogni spazio interstiziale.
attenuato lo spopolamento dovuto alle cause naturali, in Da un confronto della Carta d’uso del suolo del 2003 con
particolare al bassissimo indice di natalità. quella del 2008 si evince che nell’intera area metropo-
L’analisi della struttura economica dell’area metropolita- litana l’incremento della superficie urbanizzata è stato
na mette in evidenza in estrema sintesi come Cagliari e i pari a circa l’8%, a fronte della diminuzione delle superfi-
Comuni della prima cintura della conurbazione abbiano ci ad uso agricolo (–2,2%). di Capo S.Elia, verso la piana del Campidano. La morfo- Uso del suolo, UE CORINE Land Cover,
Elaborazione della Regione Sardegna, 2008
una componente del settore terziario molto più elevata logia è fortemente caratterizzata dai dieci colli che, pur
(valore medio del tasso di occupazione intorno all’80%) Altimetria non essendo molto elevati (in media sui 100 m.s.l.m.) si
di quella dei centri della seconda cintura che presentano Costituita per la maggior parte da terreno pianeggiante stagliano netti su un’area pianeggiante (Barrocu et al.,
ancora, al censimento del 2001, tassi di attività conside- e collinare, l’area metropolitana è delimitata ad est dai 1981), in cui si trovano le due grandi depressioni delle
revoli nei settori primario (quasi il 5%) e secondario (oltre rilievi del massiccio granitico dei Sette Fratelli, catena zone umide di S.Gilla e di Molentargius. Tale struttura
il 26%). L’incremento del tasso di attività nel terziario è montuosa con altezza media intorno agli 800 metri e ad oromorfologica, che ha condizionato nel tempo la for-
dovuto non soltanto alla forte presenza delle funzioni di ovest dai monti di Capoterra, estrema propaggine orien- mazione e l’evoluzione dell’insediamento, costituisce la
scala regionale, amministrative, sanitarie, formative, ma tale del massiccio del Sulcis. Nella parte centrale la città caratterizzazione principale del paesaggio cagliaritano e
anche alla diffusione e al rafforzamento di tutto l’indotto, di Cagliari si estende dal mare, a partire dal promontorio nella pianificazione è assunta come invariante.

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Geologia e idrografia Il sistema delle Aree protette di interesse ambientale
L’area è collocata all’estremità sud-orientale della piana e paesaggistico
del Campidano, un’ampia depressione di origine tettoni- Nei parchi territoriali del Sulcis e dei Sette Fratelli (previ-
ca (Graben) costituita da formazioni carbonatiche ceno- sti dalla L.R. 31/89, ma non ancora dotati di un ente di
zoiche di origine marina ricoperte da sedimenti continen- gestione) sono presenti straordinarie formazioni di lec-
tali recenti. I caratteri idro-geomorfologici e le fluttuazioni cete e sugherete miste a macchia mediterranea,; sono
del livello del mare hanno determinato, nell’area ricaden- state delimitate la Z.P.S. (Direttiva 79/409/CEE “Uccel-
te all’interno del Parco del Molentargius, lo sviluppo di li”) “Foresta di Monte Arcosu” e l’area S.I.C. “Sette Fratelli
un ampia fascia di transizione tra mare e continente, con e Sarrabus” (Direttiva 92/43/CEE “Habitat”).
formazione di estese depressioni stagnali che sono state Al centro dell’area metropolitana sono presenti le aree
utilizzate sin dai tempi remoti per la produzione del sale. umide del Molentargius e S.Gilla sottoposte anch’esse a
La parte terminale della piana è delimitata lateralmente vincolo S.I.C. e Z.P.S.
dai rilevi del Parco del Sulcis, costituiti da una successio- Di particolare complessità sono i regimi di protezione
ne stratigrafica metamorfosata che alterna arenarie di dell’area umida del Molentargius, sito di nidificazione e
origine marina, o continentali, a fenomeni granitici intru- di svernamento di numerose specie di uccelli acquatici di
sivi, e dai monti del Parco dei Sette Fratelli caratterizzati importanza internazionale. Il compendio include, secon-
da metamorfiti scistose e carbonatiche del Paleozoico. do il vincolo della Convenzione di Ramsar (1977), i bacini
Il reticolo idrografico principale, che si ramifica sui depo- di acque dolci del Bellarosa Minore e del Perdalonga, i
siti alluvionali recenti, raccoglie le acque da una fitta rete bacini di acque salate del Bellarosa Maggiore e delle sali-
di canali di ruscellamento dalle portate variabili. Gli unici ne, la spiaggia del Poetto e una piana di origine sabbiosa
corpi idrici che mantengono una portata costante per la denominata Is Arenas. Il Parco Regionale (L.R. n. 5 del
maggior parte dell’anno sono il Flumini Mannu e il Rio 26/02/99) comprende all’incirca le stesse aree del vin-
Cixerri che sfociano nella laguna di S.Gilla. I corsi d’ac- colo Ramsar ad eccezione della spiaggia del Poetto che è
qua che scorrono dai rilievi verso la costa lungo i corridoi stata esclusa per facilitare la gestione di servizi connessi
vallivi hanno un carattere prevalentemente torrentizio e all’utilizzo della spiaggia stessa. La riserva naturale, isti-
taluni sono interessati da fenomeni alluvionali: la variabi- tuita con la L.R. 31/1989, comprende, oltre alle aree del
lità delle portate e la forte energia cinetica generano, in Parco Regionale, il cordone litoraneo sabbioso del Poet-
un suolo fortemente vulnerabile all’erosione per ruscella- to, il promontorio di S.Elia e il colle di monte Urpinu.
mento, esondazioni con una elevata portata solida che,
con sempre maggiore frequenza, sottopongono a eleva- Indirizzi del Piano Paesaggistico Regionale (PPR)
tissimo rischio idraulico le aree produttive ma anche por- Il Piano, entrato in vigore nel 2006, è il primo in Italia
zioni di centri abitati. comprendente tutto il territorio regionale che trova i suoi
riferimenti normativi nel “Codice dei beni culturali e del
Paesaggio” (D.Lgs. 22/2004), emanato a seguito della
sottoscrizione della Convenzione Europea del Paesaggio

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li e di settore, contiene indirizzi e prescrizioni per gli usi ficazione degli spazi vuoti, pensati come potenziali con-
dei suoli e la pianificazione degli interventi all’interno de- nessioni ecologiche.
gli ambiti di paesaggio, che sono individuate quali aree
omogenee in relazione alla tipologia, rilevanza e integrità * Il testo è una parziale rielaborazione del capitolo 2
dei valori paesaggistici riconoscibili. I principi ispiratori scritto da E. Abis, C. Palmas, S. Pili, del volume Steinitz C.,
del PPR sono le linee strategiche definite nello Schema Abis E., von Haaren C., Albert C., Kempa D., Palmas C., Pili
di Sviluppo dello Spazio Europeo (SSSE) quali il perse- S., Vargas Moreno JC., FutureMAC09. Alternative Futures
guimento di un modello di sviluppo policentrico e di città for the Metropolitan Area of Cagliari, Scenari alternati-
compatta che adotti modelli di gestione sostenibili anche vi per l’area metropolitana di Cagliari, Roma Gangemi,
sotto l’aspetto energetico.. 2009. Per una più accurata lettura delle problematiche
Rispetto al passato è rivolta una maggiore attenzione alle dell’area metropolitana si veda il volume FutureMAC09.
aree costiere interessate da fenomeni di urbanizzazione Pianificazione sostenibile:paesaggio, ambiente, energia.
diffusa in seguito alla crescita del turismo a partire da- Il caso di studio dell’area metropolitana di Cagliari, a
gli anni ’60. L’obiettivo è quello di ridurre la pressione
insediativa turistica sulla costa tramite l’introduzione di
misure di conservazione delle zone ancora inedificate,
ma anche quello di migliorare la qualità della vita urba-
na promovendo azioni di recupero dei centri storici e di
riqualificazione delle periferie.

Ambito di paesaggio 1 “Golfo di Cagliari”


L’area di studio è situata nell’Ambito di paesaggio 1 “Gol-
fo di Cagliari”, caratterizzato dalle relazioni tra i sistemi
marino-costieri, le zone umide, il sistema dei colli e la
stratificazione dell’insediamento storico.
L’assunzione delle aree umide, del sistema dei colli e
del sistema idrografico come elementi portanti, intorno
ai quali organizzare l’evoluzione urbana, rappresenta la
chiave di lettura principale del progetto di paesaggio che
interessa questo ambito.
Nel rispetto delle funzioni complesse dei sistemi ambien-
tali, gli indirizzi dell’ambito prevedono la tutela delle aree
protette e la valorizzazione delle zone umide di Molentar-
gius e Santa Gilla, la gestione coordinata dei processi di
trasformazione del territorio attraverso misure di riquali- (da FuturMac, a cura di E. Abis)

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