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Progetto Cultura 2000 The Villa-Society in the Euro-Mediterranean Area: from the Roman time to the Western Modern

Civilization EUROPEAN UNION CODE CLT2006/A1/IT-270

La villa romana
a cura di ROSARIA CIARDIELLO

LORIENTALE EDITRICE

Propriet riservata - LOrientale Editrice s.a.s.


Sede: Largo S. Giovanni Maggiore, 16 - 80134 Napoli - Tel. e Fax 081 5526197 Editor: Corso Vittorio Emanuele, 286 - 80135 Napoli - Tel. e Fax 081 405981 E-mail Lib.EditOrientale@iol.it ISBN 978-88-87466-49-2

Foto del testo contenute nel CD allegato

con la collaborazione di: Anna Lucignano (testi) Ivan Varriale (foto) Universit degli Studi Suor Orsola Benincasa Napoli Universidad de Alicante Universitt Bonn With the support of the Culture 2000 programme of the European Union in copertina: Panoramica della Villa del Magnate J.P. Getty a Malib
realizzata su modello della Villa dei Papiri a Ercolano

Finito di stampare nel mese di luglio 2007 Copyright by LOrientale Editrice s.a.s. - Napoli Stampa Arti Grafiche Pasquale Dragotti - Napoli E-mai: tipidragotti@virgilio.it
vietata la riproduzione, anche parziale o ad uso interno didattico, con qualsiasi mezzo, non autorizzata. Leditore potr concedere a pagamento lautorizzazione a riprodurre una porzione non superiore a un decimo del presente volume. Le richieste di riproduzione vanno inoltrate a: Associazione Italiana per i Diritti di Riproduzione delle Opere dellIngegno (AIDRO), via delle Erbe 2, 20121 Milano.

INDICE PREMESSA (Rosaria Ciardiello)


pag.

pag. 13 INTRODUZIONE INTRODUCTION (Umberto Pappalardo Harald Mielsch - Jos Uroz Sez)

U. PAPPALARDO Le ville romane nel Golfo di Napoli

pag. 17

pag. 49 H. MIELSCH Traditionelle und neue Zge in den Villen des Plinius

A. SALCUNI La decorazione scultorea delle ville romane P. BRACONI La Villa di Plinio a San Giustino J. UROZ SEZ, Dmini e propriet agrarie P. BRACONI - J. UROZ SEZ Il tempio della tenuta di Plinio il Giovane in Tuscis I. VARRIALE La villa imperiale di Pausilypon A. DE SIMONE La Villa dei Papiri ad Ercolano R. CIARDIELLO La Villa di Poppea ad Oplontis: decorazioni dalla Repubblica allImpero

pag. 63 pag. 83 pag. 105 pag. 129

pag. 147 pag. 167 pag. 195

M. GRIMALDI pag. 221 La Villa di Publius Fannius Synistor a Boscoreale


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G. F. DE SIMONE pag. 241 Oltre la costa: il problema delle ville nellentroterra vesuviano M. VALLIFUOCO Le coppe di ossidiana dalla Villa di San Marco a Stabia
pag. 257

C. PEPE pag. 297 Culture alimentari nel Mediterraneo antico

LA VILLA IMPERIALE DI PAUSILYPON


Ivan Varriale

Il nome Pausilypon, luogo che fa cessare le preoccupazioni, oggi passato allintera collina, rende bene lidea dellamenit dei luoghi che in antico ospitavano una delle pi celebri dimore sorte lungo la costa campana. Dellimponente complesso, che copriva unarea di circa nove ettari, estendendosi sulle pendici del colle posto tra la Baia di Trentaremi e le Isole della Gaiola, si conservano numerose testimonianze, oggi in parte inserite in propriet private. Si tratta di uno dei primi esempi di villa costruita adeguando larchitettura alla natura dei luoghi. Altri esempi sono la Villa dellimperatore Adriano a Tivoli e, nel Golfo di Napoli, la Villa di Tiberio a Capri e la Villa di Pollio Felice a Sorrento1. La villa marittima era formata da vari edifici disposti adattandosi al terreno, al fine di sfruttarne le possibilit panoramiche e, nello stesso tempo, di creare scenari di straordinario effetto. Essa si sviluppava su vari terrazzamenti che digradavano verso il mare, sui due lati del vallone della Gaiola, sul fondo del quale passava la strada di accesso. Il complesso giungeva, ad ovest, fino alla cala di Trentaremi, mentre ad est probabile che raggiungesse la zona di Marechiaro, abbracciando, verosimilmente, anche il cosiddetto Palazzo degli Spiriti e le imponenti strutture che si elevano in unarea di propriet comunale alle spalle dellodierno Istituto San Francesco (Figg. 01-03).

1 Per Villa Adriana a Tivoli: Mielsch 1987, p. 181; Adembri 2000; per la villa di Pollio Felice: Pappalardo 2000; per la Villa di Tiberio a Capri: Krause 2003.

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La scoperta Dalla tarda antichit larea rimase pressoch abbandonata fino al XV-XVII secolo, quando, ristabilita la sicurezza delle coste dagli attacchi dei pirati saraceni, la bellezza dei luoghi spinse molti nobiluomini napoletani e stranieri a collocare di nuovo le proprie residenze a Posillipo. Da questo momento in poi i resti antichi cominciarono ad essere osservati e menzionati da alcuni studiosi, come il Pontano e Fabio Giordano. Nella seconda met del XVIII secolo larea viene visitata dal Winckelmann, e alcuni dei ruderi, in particolare quelli visibili dal mare, come la cosiddetta Scuola di Virgilio, sono riprodotti in splendide acqueforti, come quelle del Paoli del 1768 (Fig. 06). Nel 1820 Guglielmo Bechi diede inizio a scavi nella zona; nel 1840, mentre si realizzava una nuova strada presso Posillipo, venne scoperta limboccatura orientale della cosiddetta Grotta di Seiano che venne ripristinata per ordine del re Ferdinando di Borbone. Negli anni successivi monsignor Camillo Di Pietro, arcivescovo di Berito e nunzio apostolico alla corte di Napoli, cominci scavi sistematici nei pressi della propriet del Bechi. Larchitetto Pietro Bersani, incaricato della ricerca, mise in luce alcuni dei pi rilevanti edifici del complesso, come il teatro, lodeon e il cosiddetto Tempio. Inoltre venne recuperata la statua della Nereide su pistrice, ora custodita al Museo Archeologico Nazionale di Napoli2 (Fig. 04). Fondamentale ledizione del Gnther del 1913 che ad oggi rimane la monografia pi completa del complesso3.

2 Museo Archeologico Nazionale di Napoli, inv. 6026. Collezioni del Museo di Napoli, I, 2, p. 108, n 63. 3 Gnther 1913.

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Negli ultimi anni la Soprintendenza Archeologica, in occasione dei restauri per la creazione del parco archeologico, ha effettuato una serie di sondaggi che hanno permesso di avere unidea almeno in parte pi precisa di questa grandiosa villa imperiale marittima. Ad oggi si conosce solo una piccola parte del complesso (circa il 10%), in quanto in gran parte non mai stato scavato o, se pure gi oggetto di esplorazioni, si presenta notevolmente alterato, come nel caso della zona nei pressi della Gaiola, sconvolta da alcune cave di lapillo che il Marchese del Tufo, divenuto proprietario dellarea, fece aprire verso il 1870. I danni causati alle strutture archeologiche sono ben riconoscibili se si confronta unincisione acquerellata del pittore Friedrich Salath, che raffigura le rovine esistenti nellarea prima dellapertura delle dette cave, e la situazione attuale4 (Figg. 05-06). La storia e la figura di Vedio Pollione La costruzione della grandiosa villa di Pausilypon si pu collegare allespansione di Neapolis verso i Campi Flegrei durante la tarda repubblica. Tale fenomeno testimoniato dalla realizzazione di nuove strade, dallapertura di monumentali gallerie come la Crypta Neapolitana e la c.d. Grotta di Seiano e dal rafforzamento delle vie di comunicazione gi esistenti. in questepoca che i maggiorenti romani scelsero il golfo di Napoli per impiantare le proprie grandiose ville sfruttando i suggestivi scorci che la baia, chiamata Crater, offriva5. Il primo proprietario della villa di Pausilypon fu il ricco cavaliere romano Publio Vedio Pollione, importante perso4

Per una storia del monumento pi dettagliata si rimanda a Vecchio 1999. 5 Vecchio 1985, p. 348; Pappalardo 2000.

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naggio politico della corte di Augusto che, come noto dalle fonti, era uno degli uomini pi facoltosi della tarda repubblica. Nonostante le sue origini (i Vedii erano una ricca famiglia di Benevento), raggiunse il rango equestre e, nel periodo di confusione successivo alla battaglia di Azio, bench solo cavaliere, divenne governatore della ricca provincia dAsia6. La sua cattiva fama risale a Cicerone, il quale, dopo un incontro con lui in Cilicia, afferm numquam vidi hominem nequiorem (mai ho visto un uomo pi iniquo). La reputazione negativa fu accresciuta da alcuni episodi scandalosi: allinterno del suo bagaglio, finito in mani sbagliate a causa della morte del liberto cui era stato affidato, furono trovati cinque medaglioni dipinti, con i ritratti di altrettante signore dellalta societ di Roma, che glieli avevano avventatamente donati come pegni damore7. Pollione rimase per tutta la vita fedele ad Augusto, in onore del quale, come aveva fatto gi in Asia, a Tralles, fece costruire a Benevento, sua citt natale, un tempio, il Cesareo. Tuttavia la politica di rinnovamento culturale di Augusto, che propugnava il ritorno agli ideali antichi, fece s che lamicizia di Vedio Pollione, con le sue ricchezze ammucchiate pi o meno lecitamente, con il lusso delle sue dimore, con una fama cos cattiva, divenisse imbarazzante per il princeps. Un episodio avvenuto nella Villa di Pausilypon e riportato da Cassio Dione, Seneca e Plinio diede ad Augusto il pretesto di allontanare da s lo scomodo personaggio: durante una cena il coppiere di Pollione ruppe un pregiato calice murrino e per questo il padrone diede ordine di gettarlo

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Syme 1961. Cic., Att., VI 1, 25.

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in pasto alle murene allevate nelle peschiere della villa. Augusto intervenne salvando la vita allo schiavo e ordinando di infrangere lintera collezione di vetri preziosi sotto gli occhi di Pollione8. La rottura non cancell del tutto la macchia di questo antico legame, che, secondo quanto riporta Tacito, venne rimproverato ad Augusto fino alla morte, sebbene questi avesse continuato a prendere le distanze9. Nel 15 a.C. Vedio Pollione mor lasciando limperatore erede dei suoi immensi beni, con la clausola che gli fosse eretto a spese pubbliche un monumento funerario. Augusto non acconsent su questo punto, anzi fece radere al suolo il magnifico palazzo, che Pollione aveva sullEsquilino e vi costru sopra un edificio pubblico, il Portico di Livia. Anche la Villa di Pausilypon fu lasciata in eredit ad Augusto ed ai suoi successori. Questi la ampliarono, adattandola alle esigenze di una residenza imperiale. Nel II secolo d.C. la villa faceva ancora parte delle propriet dellimperatore, come si evince da una fistula plumbea con il nome dellimperatore Adriano ritrovata nel settore delle cosiddette terme superiori. La decadenza dellimpero segn loblio dellimmenso complesso le cui strutture furono inglobate dalla vegetazione e dal terreno ed in parte furono sommerse dalle acque a causa del bradisismo che, almeno dal VI secolo d.C., provoc il graduale sprofondamento delle strutture poste in prossimit della linea di costa10.

Cass. Dio., Hist. Rom., LIV 23, 5; Sen., Clem., I 18, 2; Sen., Dial., V 40, 1-5; Plin., Nat. Hist., IX, 77. 9 Tac., Ann., I 10, 5. 10 Per la dinamica dei fenomeni bradisismici in questarea si veda Varriale 2004 con bibliografia.

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La c.d. Grotta di Seiano Il complesso del Pausilypon aveva un grandioso e monumentale accesso con la Grotta di Seiano. Tale galleria artificiale trafora la collina di Posillipo congiungendo Coroglio con il vallone della Gaiola. Essa fu chiamata cos da Giovanni Pontano che, nel suo trattato De Magnificentia, immagin che la galleria fosse stata fatta costruire da Seiano, il noto ministro di Tiberio. Il traforo lungo circa 770 metri e presenta una sagoma variabile sia in larghezza ed altezza, mentre landamento planimetrico quasi rettilineo, con una deviazione circa a met percorso. Per quanto riguarda le altimetrie, invece, il percorso si articola in cinque tratti significativi a pendenze costanti (variabili tra lo 0,15% e il 4%), tutti in discesa verso limboccatura di Coroglio (Fig. 07). La sezione media della galleria pressoch quadrata e presenta pareti alte circa 2,20 metri e volte a tutto sesto con raggio pari a 2,20 metri. I tratti vicino alle imboccature aumentano progressivamente sia in larghezza che in altezza (fino a 14 metri) per garantire luce e aerazione. Per lo stesso scopo furono scavati, a sud della galleria, tre cunicoli secondari (lunghi rispettivamente 40, 29 e 129 metri), che si affacciano sulla baia di Trentaremi (Fig. 08). Lo scavo della galleria avvenne probabilmente iniziando in contemporanea sui due fronti di Coroglio e della Gaiola, raccordandosi poi nella parte centrale, ma la diversa compattezza dei tufi che si incontrarono nel traforo ne complic notevolmente lesecuzione. Difatti si dovette procedere con uno scavo a sezione completa che prevedeva la simultanea esecuzione del rivestimento, messo in opera costruendo prima le pareti verticali, che fungevano da piedritti per la volta a sezione circolare (in alcuni settori ogivale), realizzata utilizzando centinature di legno.
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Per questo motivo i lavori avanzavano in maniera relativamente lenta; infatti, osservando i segni di congiunzione tra le murature (le cosiddette riprese di getto), ben visibili nella galleria, si pu dedurre che si procedesse con una media di 5/7 metri per giornata lavorativa11. Le pareti, rivestite in opera reticolata oppure incerta, erano costituite da una muratura interna in pietre di tufo con riempimento a sacco fino alle pareti scavate nel tufo. Allo stesso modo anche le volte furono realizzate nella parte a vista con muratura regolare, impostata su casseforme, mentre la parte superiore era riempita con malta e pietrame che venivano pressati fino ad aderire con le superfici scavate nel tufo. In alcuni tratti si possono distinguere i fori per tenere le travi che reggevano le centine della volta. probabile che tutta la galleria, comprese le parti con il tufo a vista, fosse rivestita come si dedotto sulla base di diverse tracce di intonaco rilevate in alcuni punti (Fig. 09). G. Vecchio ritiene che lo scopo principale della realizzazione della galleria sia stato certamente quello di dare un comodo accesso alla residenza imperiale.12 possibile, tuttavia, ipotizzare che la crypta, edificata probabilmente prima che la villa di Pausilypon divenisse propriet imperiale, servisse tutta una serie di ville poste lungo la costa. La galleria, difatti, era attraversata da una strada, attestata da unepigrafe frammentaria ritrovata allinterno, databile al IV secolo d.C., che menziona il restauro della via publica, che si dipartiva dal promontorio della villa di Posillipo, e che venne restituita alluso pubblico da un personaggio di nome .... ratus, che ricopriva lincarico di consularis Campaniae, ovvero governatore della Campania13. La via,
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Vecchio 1999, p. 12. Vecchio 1999, p. 13. CIL X 1488. Vecchio 1999, p. 14.

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probabilmente si biforcava alluscita dalla galleria a Coroglio, raggiungendo Fuorigrotta ricalcando lattuale via Campegna, e dallaltro lato si allacciava, attraverso Bagnoli e poi Agnano, alla via Puteolis-Neapolim. Dal lato della Gaiola si doveva avere un percorso pi a valle dellattuale via Posillipo14. La villa Dalla Grotta di Seiano si giungeva al Pausilypon attraverso un percorso, realizzato praticando un taglio nel tufo, che scendeva nel vallone sottostante per arrivare poi al mare. Alluscita della galleria vi era una piccola necropoli aperta alla strada attraverso un cancello, di cui sono visibili i cardini. Vi sono alcuni piccoli mausolei che in qualche caso conservano le strutture interne. Tali monumenti erano parzialmente costruiti in opera reticolata e in parte scavati nel banco di tufo e conservano le nicchie in cui venivano poste le urne con le ceneri dei defunti. Si rinvenuta, inoltre, una piccola base di marmo recante uniscrizione funeraria che ricorda un certo ...VDIVS AMARANT..., forse un liberto di origine orientale15. Sul terrazzamento pi alto, in una zona sovrastante la Baia di Trentaremi, era situata la pars publica del complesso residenziale, caratterizzata principalmente da due edifici per spettacoli, un teatro e un odeion16 (Fig. 10). Allarea si

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Oltre a questa, il Vecchio (1999), ipotizza un altro percorso che partiva presso la Crypta Neapolitana, saliva sulla collina di Posillipo nei pressi delle attuali rampe SantAntonio, e si collegava a una direttrice che seguiva la cresta dellaltura, corrispondente pi o meno allattuale via Manzoni. 15 Vecchio 1999. 16 Gnther 1913, pp. 29- 47.

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accedeva attraverso un monumentale edificio definito dal Gnther Tempio o Sacrarium, sistemato ad est del teatro e aperto sul vallone della Gaiola, con un terrazzo con porticato di sei colonne, purtroppo visibile solo in fondazione17. Lambiente quadrato presentava la parete occidentale absidata ed era diviso in tre navate da quattro pilastri. I muri, in opera laterizia con pannelli di opera reticolata, erano abbelliti da semicolonne in laterizio. Il settore nord della terrazza occupato da un grandioso teatro, costruito appoggiandosi al pendio naturale della collina secondo una tecnica costruttiva tipica dei teatri greci, con la cavea aperta verso sud. Ledificio di forma semicircolare con un diametro di circa 47 metri e si eleva al di sopra del livello dellorchestra di circa 13 metri. Lima cavea formata da tredici ordini di sedili, ciascuno di circa 70 centimetri di profondit e 45 di altezza, ed divisa in tre cunei da quattro scale che conducono a un ripiano (praecinctio) largo 120 centimetri. Da qui sette doppie scale portano alla media cavea, costituita da sei ordini di sedili divisi in sette cunei. La sommit del teatro era occupata da una galleria, probabilmente coperta da un portico, cui si accedeva sia tramite due scale situate alla estremit oppure dalla parte posteriore. Allaltezza dellottava fila dei posti, alle due estremit della cavea, vi erano due tribunalia, destinati ad accogliere spettatori privilegiati; sotto di questi vi erano due ambienti coperti con volte a botte e recanti tracce di affreschi di III stile. Si calcolato che ledificio potesse ospitare fino a duemila spettatori18. Lorchestra presenta un diametro di circa 11 metri e doveva avere in antico una ricca pavimentazione in marmo.

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Gnther 1913; Vecchio 1999. Vecchio 1999, p. 16.

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Dal centro di essa verso lodeion venne allestita una grande vasca lunga 26,35 metri e larga 3,80 metri (ovvero 100 piedi x 15). La struttura, realizzata in opera reticolata, caratterizzata dalla presenza sul fondo di quaranta fori rettangolari, posti in doppia fila, che servivano per lincasso di pilastrini atti a reggere un piano. Un cunicolo di adduzione dellacqua corre con andamento curvilineo sul lato sud. La vasca con fontana doveva presentarsi adorna di marmi ed probabile che fosse ricca di sculture. Si pensa infatti che la Nereide su pistrice di cui s detto facesse parte del corredo scultoreo della vasca che era una kolymbetra, cio una piscina destinata a spettacoli coreografici nellacqua, diffusi nel mondo romano soprattutto nel periodo tardo-antico. La piscina poteva in ogni momento essere coperta con un tavolato e trasformata in un grande palcoscenico per gli spettacoli, con una scena costituita da elementi mobili. In base alla ceramica ritrovata inglobata nelle murature, si concordi nel datare la vasca e tutto il teatro tra let tiberiana e quella flavia19 (Fig. 11). Dietro lorchestra, sulla linea del proscenio, alcuni ambienti sotterranei e sei pozzetti, profondi pi di 4 metri, posti ai lati della vasca sulla linea del proscenio, dovevano servire a contenere le attrezzature e i macchinari per sollevare dei pennoni e delle antenne, cui venivano ancorati il sipario e il velario. Subito ad est del teatro stato messo in luce un edificio rettangolare absidato di 3 x 6 metri, con pavimento in opus sectile di marmi colorati, formato da quadrati con linserimento di rombi. Per questo edificio stata ipotizzata una funzione cultuale. Immediatamente a sud, contigua a questo edificio, vi una grande esedra semicircolare con un

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Vecchio 1999.

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sedile rivolto verso la vasca, che delimitava larea del teatro. Si ipotizzato che le stesse strutture si ripetessero in maniera speculare anche sul lato opposto, richiamando la forma ad emiciclo del teatro, a creare un grandioso effetto scenografico20. Sul lato occidentale del teatro, su una terrazza affacciata sul mare alla quota circa della media cavea, sorgono i resti di un edificio a pianta rettangolare con un lato breve arcuato, oggi in parte coperto dalla vegetazione e in parte franato nella sottostante Baia di Trentaremi. Ledificio, comunemente identificato come ninfeo, come ragionevolmente ritiene G. Vecchio, potrebbe essere un piccolo stadio, se si considera la funzione degli altri edifici vicini21. A sud, di fronte al teatro sorge lodeion, un teatro coperto destinato alle rappresentazioni di poesia, di retorica o di musica. Ledificio venne costruito ad livello pi alto di circa 1,50 metri rispetto allarea occupata dal teatro, a picco sulla baia di Trentaremi. Il teatrum tectum presenta un diametro di circa 28 metri, una zona centrale con dieci ordini di sedili con ununica praecinctio, il palco imperiale, la scena, e sui due lati una serie di ambienti simmetrici. Il settore occidentale crollato in mare a causa del distacco della parete tufacea a strapiombo sul mare, mentre la zona orientale ancora da scavare. La cavea posta di fronte a quella del teatro, ma ruotata rispetto a questa di circa otto gradi verso est. Essa si sviluppa con quattro ordini di gradini, pi altri due, interrotti al centro per garantire la vista dello spettacolo dallampio ambiente absidato, munito di podio per una statua sul fondo, identificato come palco imperiale. Sui due lati della cavea vi sono poi altri tre ordini di posti, sistemati

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Vecchio 1999, p. 17. Vecchio 1999, p. 18.

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allestremit dellemiciclo (Fig. 12). Ledificio doveva essere completamente rivestito di marmi preziosi, come testimoniano i frammenti di rosso e giallo antico, pario, pavonazzetto ancora conservati in situ, mentre gli ambienti secondari erano pi semplicemente intonacati e dipinti. La scena costruita in laterizio e presenta sul davanti tre nicchie semicircolari alternate ad altre due rettangolari e, alle estremit, due piccoli ambienti. La parte retrostante, frutto di un intervento successivo, a emiciclo, ornato in origine da sei colonne rudentate in cipollino22. Alle spalle della scena si estendeva una porticus triplex con colonne scanalate costruite in laterizio e ricoperte da intonaco, la quale nascondeva la scena dellodeion, costituendo un eccezionale sfondo scenografico alla vasca del teatro e collegandosi con delle strutture e degli spazi sistemati a giardino, forse creati su livelli diversi, allaltro edificio in modo tale da formare un unico complesso (Figg. 13-14). Ad est dellodeion si trovano una grande sala di rappresentanza ed un triportico, di cui si conservano due bracci. La sala, aperta a nord, presenta pareti costruite in opera reticolata con ammorsature in laterizio e ampie finestre sul lato orientale. La stanza, forse un grande triclinio, era decorata da un ricco pavimento in opus sectile, di cui restano solo le impronte, da un alto zoccolo rivestito con lastre di marmo, testimoniato dai frammenti ancora in situ e da pitture parietali, ormai perdute, che dovevano rivestire il resto della parete e la volta di cui non resta pi nulla (Fig. 15). Il triportico, costruito in opera reticolata, era anchesso impreziosito da una pavimentazione in opus sectile, di cui rimangono le impronte e qualche piastrella che permettono di ipotizzare un disegno costituito da una rete di quadrati

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Vecchio 1999, p. 19.

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alternati in bianco e rosso antico. La decorazione parietale era costituita da uno zoccolo in marmo, di cui resta qualche frammento, e da pitture in III stile, di cui si conserva una porzione della predella a fondo nero nel tratto ovest della parete nord (Fig. 16). Tra il portico e la sala vi un corridoio ad L con un braccio aperto a nord che passava tra i due ambienti di rappresentanza svoltando ad ovest, dove si collegava al portico attraverso una piccola porta e passava dietro la grande sala, dove una rampa conduceva agli ambienti retrostanti, oggi interrati, che probabilmente costituivano i locali di servizio per la servit che lavorava in questo settore della villa. Il corridoio dipinto da semplici pitture con alto zoccolo rosso e zona superiore a fondo bianco. Delle imponenti strutture che si ergevano in tutta larea tra la collina e il mare, restano in alto sul costone, alle spalle della villa ottocentesca, le rovine di un grande edificio termale, che presenta un calidarium, con un singolare sistema di circolazione dellaria calda. Il quartiere termale completamente inglobato dalla vegetazione. La terrazza superiore era munita di una serie di cisterne, come la cosiddetta Casa con cisterna e di sistemi per la captazione delle acque che la villa attingeva principalmente da un braccio dallacquedotto del Serino che correva parallelo alla Grotta di Seiano. Altre vasche e cisterne erano situate sui vari livelli per fare fronte alle necessit di una villa con almeno due impianti termali, vasche, fontane e uno stuolo di servitori e ospiti che la dovevano affollare quotidianamente. Allo stato attuale della ricerca impossibile capire come funzionasse il complesso sistema di approvvigionamento e di scarico delle acque. Nellarea delle isole della Gaiola, che in antico erano collegate alla terraferma, si sviluppa la parte marittima della villa, dove erano numerosi vivai per lallevamento di pe 159

sci, crostacei e molluschi, per i quali la villa era famosa. Vi erano moli, banchine frangiflutti, che permettevano lormeggio delle barche e delle navi in modo che la villa fosse accessibile anche dal mare e potesse sfruttare le risorse marine, vi erano, inoltre, costruzioni avanzate, triclini, ninfei, portici, loggiati, che si estendevano oltre la linea di costa. Nei pressi della Gaiola fu rinvenuta, peraltro, una statua di negro in marmo bianco23 (Fig. 17). Di tutta questa magnificenza si conservano resti sparsi di strutture sul cosiddetto Scoglio di Virgilio ed i resti di quello che doveva essere un grande ninfeo, la cosiddetta Scuola di Virgilio che prende nome dalla leggenda medievale secondo la quale il poeta avrebbe insegnato qui le sue arti magiche. Si tratta di un ninfeo quadrato con abside sul fondo e nicchie sulle pareti laterali24 (Fig. 18). In ogni caso, tutto intorno al promontorio dalla Baia di Trentaremi a Marechiaro, affiorano, semi-sommersi, numerosi resti di edifici che si spingono sotto il livello del mare fino a 3,70 metri, mentre tracce di abrasione marina si rinvengono sui ruderi fino a 2 metri sopra il livello del mare. Da ci si evince che lungo il litorale di Posillipo la linea di costa di epoca romana dovesse correre pi al largo di quella odierna, posizionandosi ad almeno 6 metri di profondit25. Nei pressi della Gaiola, sorge ledificio romano meglio conservato e pi suggestivo della zona, il cosiddetto Palazzo degli Spiriti che si ipotizza fosse un dei tanti corpi separati di cui era composta la villa. Ledificio costituito da tre piani, il cui stato di conservazione permette di osservare

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Museo Archeologico Nazionale di Napoli, inv. 120568; Adamo Muscettola 1985. 24 Gnther 1913, pp. 155-158; Vecchio 1985, p. 350. 25 Pagano 1980; Varriale 2004.

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oltre a intere pareti di opus reticulatum, parti delloriginario intonaco rosso e nero. Linterno visitabile solo in barca perch il primo piano delledificio sommerso per almeno 2,50 metri; sulle pareti della struttura si rilevano tracce di erosione marina fino ad unaltezza di 4,90 metri sopra il livello del mare. La facciata sul mare presenta cinque ambienti due scale simmetriche che, poste sui lati, portano alla terrazza inferiore alle spalle delledificio, costruita su un banco roccioso sul quale dovevano essere tre cortili in origine coperti. Vi sono, inoltre, numerosi segni di restauro e rifacimenti di epoca post-romana (Figg. 19 - 20). Dunque, la grandiosa villa era configurata come un cittadella con la necropoli sulla strada daccesso, la porta monumentale, il teatro, lodeion, le terme, le strutture portuali e produttive e numerosi quartieri residenziali atti ad accogliere il seguito dellimperatore. Tali quartieri erano sistemati non solo con lintento di ottenere spettacolari soluzioni scenografiche, ma anche e soprattutto con un preciso calcolo delle esposizione al sole ed ai venti in modo da assicurare ai fortunati frequentatori il meglio delle piacevolezze offerte dalla baia di Napoli. La villa progetta per soddisfare le necessit della corte imperiale, come s detto, ancora da scoprire e da restituire al pubblico nella sua complessit, che doveva esplicarsi anche nella ricchezza degli apparati decorativi che, pervenuti in quantit esigua a causa dei saccheggi perpetuati in anni di abbandono, restituiscono solo una pallida idea dellabbondanza del corredo statuario, degli arredi e delle decorazioni parietali e musive che dovevano arricchire la sontuosa dimora26. Ci si augura, pertanto, che la futura ricerca possa offrire nuovi dati che permettano di riconsegnare al pubblico un monu-

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Gnther 1913, pp. 210-291.

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mento che rimane ai pi sconosciuto e che si trova in uno dei luoghi pi suggestivi di Napoli, dove, in continuit con il passato, si trovano le ville delle lites cittadine, nonch la residenza napoletana del Presidente della Repubblica Italiana, Villa Rosbery.

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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE
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DIDASCALIE DELLE FIGURE


Fig. 01 - Planimetria generale Fig. 02 - Veduta della baia di Trentaremi e dellisola di Nisida dalla Villa del Pausilypon Fig. 03 - Veduta aerea del complesso Fig. 04 - Statua di Nereide su pistrice Fig. 05 - Incisione acquerellata di F. Salath che raffigura le rovine esistenti nellarea prima dellapertura delle cave di lapillo da parte del Marchese del Tufo (1870) Fig. 06 - Acquerello di autore ignoto del secolo XIX Fig. 07 - Ingresso della cosiddetta Grotta di Seiano Fig. 08 - Sezione longitudinale della cosiddetta Grotta di Seiano Fig. 09 - Interno della cosiddetta Grotta di Seiano; la serie di archi di rinforzo di et borbonica Fig. 10 - Planimetria della terrazza superiore Fig. 11 - Teatro con piscina per gli spettacoli acquatici Fig. 12 - Odeion Fig. 13 - Odeion e portico antistante Fig. 14 - Veduta della terrazza da ovest Fig. 15 - La grande sala Fig. 16 - Resti di decorazione in III stile dal triportico Fig. 17 - Veduta dellIsolotto della Gaiola Fig. 18 - La cosiddetta Scuola di Virgilio vista da mare Fig. 19 - Il cosiddetto Palazzo degli Spiriti Fig. 20 - Il cosiddetto Palazzo degli Spiriti; assonometria

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