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VILLA FASSATI
TRA PASSATO E PRESENTE
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Pro Loco Reggiolo
2021. Villa Fassati in fase ultimativa del restauro dopo il sisma del 2012. Foto: Alessandra Petocchi.
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Ringraziamenti
- Claudio Magnani
- Studio Fotografico Zambroni per le foto moderne
- Alessandra Petocchi
- Zefferina Bedogni
- Franco Canova
- Rossana Taffurelli
- Egidio Calzolari per le foto d’epoca
- Claudio Carra
- Edda Ongarini
- Aldrovandi Ugo
- E un particolare grazie al cav. Erminio Lui, per aver concesso la visione delle sue Memorie di Reggiolo.
2021, sett. Villa Fassati: Interno. Sala principale di Pian terreno, adiacente all’Atrio d’ingresso.
Foto: Alessandra Petocchi.
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PRESENTAZIONE
Franco Canova
Giunti al nono volume quest’anno della Collana “Reggiolo: Città d’arte e di Storia”, mi piace ri-
cordare che stiamo ricostruendo ‘a puntate’ ricorrenti la vita, la storia, le vicende e l’urbaniz-
zazione di Reggiolo. Da quel Razolo-Raçolo dei primi documenti – per me derivato dai filari di
vite nei primi due anni, i ràsoli (nella forma singolare: ràşol)1 – si è passati a etimi variegati: Ra-
giolum, Regiolum, Raggivolo (in mappe antiche), Raggiuolo, Regiolum, indi Reggiolo, ma solo dal
Settecento in poi. E’ tuttavia certo che nel nostro dialetto locale è la pronuncia che fa di un reggio-
lese l’abitante secolare per generazioni qui succedutesi, rispetto alle etnìe e agli ultimi insediamenti
di immigrati: i primi dicono infatti in dialetto Raşeul e non Regiolu come i secondi.
La Villa Fassati, di cui trattiamo in questo volume, è stata ristrutturata fra 2017 e 2020
dall’ingegner Luciano Bellesia, e riportata all’antico splendore dall’impresa Marmiroli.
In precedenza, la villa ospitava fino al sisma del maggio 2012 la Casa Protetta “S. Maria delle Gra-
zie”, aperta da mons. Angelo Melegoni (1914-2013) e dalla società “Coress-Piccolo Principe”, fon-
data dal commendator Giuseppe Ciscato nel 1992, “in grado di accogliere 22 anziani residenti in
una dependance della villa principale.” (Dove tutt’ora sono accolti gli ospiti lì sistemati dopo il ter-
remoto che rese inagibile la Villa). Varie ristrutturazioni vennero fatte prima della apertura.
A ovest del Castello e della Rocca non erano mai stati costruiti fabbricati, in destra e sinistra della
strada d’Argine della Tagliata, causa il divieto del sec. XIII del Comune di Reggio. Nel 1761, mu-
tate ormai le condizioni storiche, Luigi Gerolamo Saverio (1736-1805), figlio di Camilla Vittoria
De Preti, famiglia con vasti possedimenti in Reggiolo, costruì la villa a un centinaio di metri dal
fossato occidentale della Rocca (ora via IV Novembre). Nel 1780, vista la necessità di ospitare in
qualche occasione amici influenti, fece ampliare la villa con due ali laterali a sud, in guisa del pa-
lazzo Riva di Brugneto, dove era nata e vissuta la moglie Caterina, mortagli giovane dopo avergli
dato due figli. Vent’anni dopo la sua morte, il figlio Giuseppe Antonio nel 1825 ampliò la villa an-
che nella parte retrostante, in modo simmetrico, con le altre due ali laterali dando alla costruzione
l’attuale forma esteriore, con alcune modifiche all’interno: l’ampio salone e la cappella.
L’ultima residente in questa villa a Reggiolo, dopo che la famiglia si fu trasferita a Milano, fu la
pronipote di Giuseppe Antonio, donna Livia Eugenia m.sa Fassati, figlia di Giuseppe (di Luigi
Gaetano, figlio di Giuseppe Antonio), la quale fu benemerita per i Reggiolesi, con le numerose do-
nazioni elargite, la scuola di cucito avviata in villa per centinaia di ragazze e la costruzione infine
dell’Asilo Parrocchiale di Brugneto negli anni ’60 del secolo scorso.
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Non mi ha mai convinto la derivazione da *razze (spinai), data dall’Affò, nel Settecento, per indicare in Reggiolo un
luogo di terre incolte alle origini. E mi pare élitaria eccessivamente quella fatta derivare da *radiolo, ossia ‘a raggera’,
quasi fosse l’inurbamento disposto in tal modo, cosa che vedremo non essere stata. Avvicinarlo al Capoluogo, Reggio,
come ‘piccola Reggio’ è altrettanto da respingere, in quanto solo dal Seicento il toponimo ha assunto la sua nuova
radice nel prefisso Reg- , dopo almeno 6 secoli presentatosi in tutti i documenti che conosciamo (e nelle mappe) nella
forma Raz-Rag- , radice che non poteva derivare da Reggio, neanche declinando da Rèz, dialettale, pur essendo stato
Reggiolo parte strategica confinaria del territorio Reggiano dal sec. XI agli inizi del sec. XIV.
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Sindaco e Vice sindaco
In questi anni abbiamo intrapreso un percorso culturale con lo scopo di accompagnare la Rico-
struzione post-sisma di Reggiolo ripercorrendo, per ogni palazzo tutelato, la storia del nostro paese.
Con Villa Fassati si conclude il ciclo della collana “Reggiolo città d’arte e storia” voluta
dall’Amministrazione comunale e dedicata alle ville private soggette alla tutela dei Beni Culturali.
L’edificio settecentesco, significativo esempio architettonico dell’epoca, è stato oggetto di restauro
e oggi ritorna finalmente agibile e abitabile. La villa è stata costruita nelle adiacenze dell’antico Ca-
stello di Reggiolo, ai margini del fossato difensivo attorno alla Rocca Medievale. Le originali im-
magini fotografiche dei primi del Novecento riprendono i lavori di colmatura del fossato (1905-06),
con la rete ferroviaria provvisoria adibita al trasporto di terra proveniente dallo scavo della Bonifica
(1901-1906) e i numerosi braccianti intenti al lavoro: sullo sfondo si nota villa Fassati.
La famiglia Fassati, marchesi di Balzola di origini piemontesi, vanta profonde radici nobiliari a
partire dal XII secolo. Una genealogia di membri importanti, che nel ‘500 appaiono al servizio dei
duchi Gonzaga di Mantova, nel Monferrato e nella città ducale. Nel 1761 Luigi Fassati inizia la co-
struzione della villa, la completa nel 1780 per ospitare la madre Camilla.
I reggiolesi hanno potuto conoscere da vicino la m.sa Livia Eugenia Fassati, che abitò in villa fi-
no al 1982, quando si spense. Ricordiamo che donna Eugenia, classe 1888, durante la 1a Guerra
mondiale si offrì come ausiliaria in un ospedale militare, e favorì il sorgere di un asilo di guerra e
insegnò catechismo. Nel periodo fra le due guerre mondiali organizzò e accolse in villa tante ragaz-
ze e donne di Reggiolo, per insegnare loro l’arte del ricamo, del cucito e del rammendo. Nel 2°
Dopoguerra, da benefattrice, realizzò la Scuola materna di Brugneto. Era una donna minuta, appa-
rentemente gracile ma dotata di forte e deciso carattere. In estate, la “marchesina” come veniva
chiamata affettuosamente dai reggiolesi, ospitava il nipote Luigi Rainero che, volendo intraprendere
gli studi medici, frequentava il nostro piccolo ospedale “don Prospero Verona”, condotto dal com-
pianto prof. Ermete Fontanili. In seguito agli studi, il prof. Fassati si laureò in medicina chirurgica,
fece il primo trapianto di fegato in Italia, fu professore ordinario all’Università Statale di Milano,
Direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale e di Trapianto. Un illustre scienziato che, tra le
numerose pubblicazioni, come appassionato romanziere, vinse il premio Bancarella 1978.
Infine ci preme ricordare due figure più recenti legate a Villa Fassati: Monsignor Angelo Mele-
goni, per oltre 50 anni parroco di Reggiolo, e il Comm. Giuseppe Ciscato, che hanno avuto il meri-
to di pensare e generosamente organizzare la Casa Protetta “Santa Maria delle Grazie” acquistata e
sistemata per ospitare gli anziani del circondario.
Oggi Villa Fassati, ritornata al suo originario splendore, testimonia un esemplare intervento di re-
stauro finanziato dalla Regione Emilia Romagna, progettato dallo studio dell’Ing. Luciano Bellesia
con la supervisione della Soprintendenza di Bologna ed effettuato dall’impresa Cooperativa Cattoli-
ca Costruzioni.
Questo volume, curato come i precedenti dal prof. Franco Canova, racconta la storia secolare
dell’edificio e della nobile famiglia Fassati che lo ha abitato, lasciando agli storici, agli studiosi, agli
appassionati e ai cittadini di Reggiolo una singolare quanto ricca testimonianza di storia locale.
Franco Albinelli Assessore alla ricostruzione e cultura Arch. Roberto Angeli Sindaco
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Ing. Luciano Bellesia
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Fassati prof. Luigi Rainero, marchese di Balzola
E’ stata per me una grande emozione leggere il libro "VILLA FASSATI: Tra passato e futuro.
Storia Degrado Restauro", a cura di Franco Canova, perché la dettagliata descrizione dei luoghi e le
bellissime fotografie mi hanno riportato indietro nel tempo quando, da ragazzo, passavo il mese di
agosto a Reggiolo nella villa Fassati, alla quale sono ancora molto legato affettivamente anche se
non appartiene più alla nostra famiglia da parecchi anni. Andavo ospite dalla mia prozia, la marche-
sina Livia Eugenia Fassati (zia Eugenia per me), aristocratica, benefattrice, terziaria francescana,
che da una trentina d’anni aveva alle sue dipendenze don Angelo, un prete alto, allampanato, con
tonaca nera lunga fino ai piedi, il cui compito era di dire Messa, somministrare la Comunione tutte
le mattine e recitare il Rosario tutte le sere nella cappella privata della villa. Alla zia Eugenia, va il
merito di avere salvato l’intera proprietà dai raggiri di suo fratello Luigi, il mio caro nonno, che, per
mantenere il tenore di vita da marchese, era sempre alla ricerca di soldi e avrebbe dilapidato anche il
patrimonio di sua sorella, come aveva fatto vendendo gran parte del suo, compresi due ritratti di
Moretto da Brescia destinati a mio padre e sostituiti a sua insaputa da copie fatte fare di nascosto.
Quei soggiorni estivi a villa Fassati influirono in modo determinante sulle scelte più importanti
della mia vita. Di fare il medico l’avevo deciso fin dall’età di quattro anni, ma fu proprio durante i
miei soggiorni estivi dalla zia Eugenia che vissi le mie prime esperienze cliniche per merito del dot-
tor Ermete Fontanili, medico e chirurgo condotto di Reggiolo, che mi insegnò a fare i prelievi di
sangue, le iniezioni endovenose, le visite ai malati portandomi con sé in ambulatorio e nelle sperdu-
te cascine di campagna. La sua disponibilità a soccorrere di giorno e di notte chi richiedeva il suo
aiuto, mi fece capire che quello del medico non è un lavoro come gli altri, ma una missione e, per
quanto mi riguarda, la più emozionante ed esaltante del mondo.
La biblioteca era al primo piano della villa in una sala lunga venti metri e larga dieci con undici
librerie e ottomila volumi pubblicati tra il 1500 e il 1800. Fu in questo magico luogo che scoprii
l’intenso e fino ad allora poco conosciuto piacere della lettura che ancora oggi perdura inalterato e
che mi ha successivamente indotto a sviluppare l’altra grande passione della mia vita, la scrittura.
Oltre ai ricordi, questo meraviglioso libro curato dal professor Canova ha anche suscitato in me
una particolare e sentita ammirazione per la competenza e la precisione con cui viene descritta la
storia della mia famiglia le cui origini risalgono al 1191. La villa Fassati, costruita nel 1761, amplia-
ta nel 1825, rimasta poi vuota per quasi un secolo, venne di nuovo abitata dalla mia bisnonna Bea-
trice Busca Arconati Visconti vedova di Giuseppe Fassati e dalla loro figlia Eugenia, mia zia, che
visse lì fino alla sua morte nel 1982. Data l’impossibilità di provvedere alle spese di un restauro ne-
cessario per lo stato di avanzato degrado della villa, la nostra famiglia si trovò obbligata a venderla,
ma il dolore di questa privazione fu mitigato dalla coscienza di aver rispettato ed esaudito la volontà
della zia che più volte aveva manifestato il suo desiderio di destinare la sua proprietà a chi avrebbe
avuto a cuore il bene del paese di Reggiolo da lei tanto amato.
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La villa, comprata dalla Fondazione Santa Maria delle Grazie, fu ristrutturata e trasformata in una
Casa di riposo per Anziani. Purtroppo Il terremoto del 29 maggio 2012 la danneggiò molto grave-
mente rendendola inabitabile, ma una nuova ristrutturazione, ben documentata fin nei minimi parti-
colari in questo straordinario libro, è quasi completata e gli anziani di Reggiolo e dintorni potranno
di nuovo trovare in queste stanze la gioia di trascorrere giornate serene in un ambiente molto con-
fortevole.
A me non resta altro che esprimere il mio più sincero grazie al professor Franco Canova e a tutti
gli altri Collaboratori che con il loro eccezionale impegno e la loro immensa passione hanno dato
vita a quest’opera che manterrà viva per sempre la memoria di Reggiolo, della villa Fassati e la sua
“marchesina” e della nostra famiglia.
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Soprintendenza ai Monumenti di Bologna
Arch. Alessandra Alvisi e Valentina Oliverio
Funzionari architetti, Soprintendenza Archelogica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana
di Bologna e Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Ministero della Cultura.
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Don Francesco Avanzi, Parroco di Reggiolo - Ciscato Marco
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SOMMARIO
I PARTE
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REGGIOLO DIVENTA MANTOVANA …………………………………………………………… p. 133
Domini: dal 1306 al 1328 dominarono i Bonacolsi e poi i Gonzaga (1628-1630). I precedenti ….. p. 133
Primi disegni della Rocca di Reggiolo (1312) negli Statuti reggiani ……………………… p. 134
I Consiglieri della Comunità con a capo il Console. I Vicari dei Signori di Mantova ……………… p. 137
Il secolo XV. Affittuari e proprietari a Reggiolo (dai Libri degli Affitti: 1446-1472) ………………. p. 138
Procura del Vicariato di Reggiolo: i Capifamiglia giurano fedeltà a Federico I Gonzaga (1479) …... p. 140
I Borghi di Reggiolo nel sec. XV ……………………………………………………………. p. 142
I maggiori affittuari (e anche possidenti) nel sec. XV a Reggiolo ……………………………………. p. 143
I secc. XVI-XVII. L’espansione nel territorio comunale …………………………………………….. p. 144
Dai Gonzaga di Mantova ai Gonzaga di Guastalla (1630-32) ……………………………………….. p. 144
Immagini in cartine della Bonifica Bentivoglio (1565-85) ………………………………… p. 145
Le vicende che portarono all’annessione di Reggiolo e Luzzara al ducato di Guastalla ……………. p. 146
Immagini di Corti e palazzi del Reggiolese …………………………………………………. pp. 148-156
Il dominio Guastallese di Reggiolo (1632-1747) ……………………………………………………. p. 157
Quadro prospettico delle proprietà in Reggiolo nel 1629-38 ………………………………………… p. 158
Il Settecento a Reggiolo. Nuovi dominatori dal 1748: i Borboni di Parma ………………………… p. 160
L’Ottocento a Reggiolo ………………………………………………………………………………. p. 161
La duchessa M. Luigia di Parma cede la Rocca al Comune di Reggiolo (1827, 23 giugno) ………… p. 162
1825. Villa Fassati cambia volto: l’ampliamento …………………………………………… p. 163
Dalle Delibere del Consiglio Comunale di Reggiolo: 1831-1860 …………………………………… p. 164
La società reggiolese nella prima metà dell’Ottocento ……………………………………………….. p. 165
Bilanci e attività Comunale ……………………………………………………………………………. p. 166
Sul Teatro Comunale e la ristrutturazione interna …………………………………………………… p. 167
Immagini interne dl Teatro “Giovanni Rinaldi” …………………………………………….. p. 171
Delibere sulle ‘vecchie’ scuole comunali elementari presso il Municipio …………………………... p. 173
Sulla Chiesa Parrocchiale e la necessità del restauro …………………………………………………. p. 174
Bilanci Comunali. Il “Consesso degli Anziani” (Consiglio Comunale) ……………………………. p. 178
La prima età Comunale nell’Italia Unita: 1860-1900 …………………………………………………. p. 179
Il 1° sciopero della Provincia di Reggio Emilia a Reggiolo e Brugneto ……………………………… p. 181
Elezioni Comunali del 1895: i 20 Consiglieri eletti …………………………………………………… p. 187
Il primo Consiglio a maggioranza Socialista (sindaco l’ing. Ettore Salamini) ……………………… p. 189
II PARTE
APPENDICE p. 254
La Casa Protetta “Santa Maria delle Grazie” in Villa Fassati ……………………………….. p. 256
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1980. Il fronte sud di Villa Fassati, come si presentava 40 anni fa.
1920. Prospetto del fronte meridionale della Villa Fassati, con parte del giardino prospiciente: un secolo fa.
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Veduta aerea di Reggiolo (2019). La freccia indica Villa Fassati, a ovest del Centro Storico, poco distante dalla Rocca e
dal Castello. Si intravvede la via Matteotti, a serpentina, che era un tempo l’argine sinistro della Tagliata (1218).
1910. Cartolina della Villa un secolo fa: assenti gli alberi secolari che successivamente vennero piantumati per abbellire
il giardino a sud, per renderlo ombreggiante e confortevole nelle giornate estive della villeggiatura dei marchesi Fassati,
che l’abitavano (con la marchesina donna Livia Eugenia) ma risiedevano per la maggior parte a Mantova.
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1821. Particolare del Catasto di Reggiolo.
Villa Fassati ampliata sulle ali laterali a sud e a nord.
Sul retro, le due dépendances per la servitù e il colono.
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1992. Fronte sud della Villa.
1992. Lato orientale della Villa. A destra, la parte in ristrutturazione all’epoca della dependance, che ospita i ricoverati
ancora oggi, lì riuniti a seguito del sisma del maggio 2012, in attesa della ristrutturazione della villa.
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Sopra: Retro della Casa Protetta
S. Maria delle Grazie, che ospita
gli anziani.
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Le foto della pagina sono di Claudio Ma-
gnani, per gentile concessione.
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1973. Interessante documento in cui si
evince come dalle Pradelle prospicenti
la Villa Fassati a sud vi fosse un
fossato di scorrimento delle acque
della Tagliata verso il fossato occi-
dentale della Rocca. Sotto la strada di
via Cantone per Brugneto, infatti,
passava un cavo regolato dalla
Chiavica che consentiva lo scarico
delle acque per alimentare la fossa.
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1935. In posa davanti a Villa Fassati: un folto gruppo di 225 donne,in maggior parte giovani ‘sartine’ apprendiste, cui la
marchesina donna Livia Eugenia, con esperte collaboratrici insegnava l’arte del cucito, del ricamo e del rammendo.
Molte di esse così si facevano la Dote, come in uso al tempo, da portare in casa del marito: lenzuola, trapunte, cuscini,
coperte ricamate, tendine, nonché vestiti e gonne.
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L’ORIGINE DELLA VILLA FASSATI: 1761.
Dai reggiolesi De Preti ai piemontesi Fassati.
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Baldassarre De Preti fu nel 1557 Castellano di Reggiolo (ASMn, AG, b. 2563).
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Ho narrato (Storia di Reggiolo, 2013) le vicende che videro i De Preti in lite per quasi mezzo secolo con i Cattanei, per
l’acqua di cui vennero privati con lo scavo della Fiuma (1565-85), e il conseguente mulino ad acqua ivi costruito dai
conti reggiolesi, possidenti dell’intera Cattanea e del Serraglio di b. 1.700 a sud dell’argine Panzi: Vallone, Bruschina,
Ferrraola-Veniera. La vendita della Gollina fu in parte un buon risarcimento che il duca Vincenzo I Gonzaga riservò lo-
ro, per far cessare i processi e le accuse reciproche. Stessa cosa accadde con i Cattanei: nel 1603 lo stesso duca comprò
da essi il Serraglio, per poi rivenderlo con la Gollina al parente conte di Guastalla, Ferrante II Gonzaga.
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GENEALOGIA DEI DE PRETI
DOMENICO
Donato GUIDO 1430-1500 Donato Luigi* Patrizia Cecilia Gentile Gio-Bened° Luigi Filippa † 1472 Francesco
sp. Bart.° Gorni Camerario del Duca di
GIROLAMO (1470-1530 ca) (che costruì la Gorna) MN, Federico II Gonzaga.
Dionisio Sigis° Alfonso COSTANZO Franc° Baldass. Violante Aurelia Guido Diamante Paola Elis.a Camillo FRANCESCO Eleon.a
(1530-1590 ca.)
Olimpia DIONISIO Sigismondo Costanza Alfonso Girol° Franc° Paola Margh. Viol. e Caterina Federico
(1570-1630)
- sp. A.Vittoria Lupara. Gioacchino
1604. Vende la Gollina al
duca di MN, Vncenzo I Gonzaga
Gio. Franc° (1630-90) Alfonso
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1604, feb. 15. Acquisto della corte Gollina di
Dionisio de Preti, da parte di Vincenzo I
Gonzaga, duca di Mantova e Monferrato.
A lato: parte del documento d’acquisto, con
indicate le altre proprietà dei fratelli De Preti:
1. la Bagna; 2. Valle detta Pritina; 3. Mulino
con tre ruote per la macina, alimentato dal
Canal Molino; 4. La corte Testa.
Sec. XVII. Mappa della zona a sud di Reggiolo, sul confine con Campagnola (all’epoca dei Da Correggio) dove aveva-
no terre da secoli i De Preti: Gollina, Pritina (Battistona), Luca; altri prati, ceduti a Vincenzo I Gonzaga nel 1604.
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Documento dell’acquisto fatto
dal duca di Mantova Vincenzo
Gonzaga della Gollina, del mu-
lino e altre terre dei fratelli De
Preti. Il tutto per dirimere la
decennale vertenza che li con-
trapponeva ai conti Cattanei,
che con il mulino da essi co-
struito sul canale della Linarola
a sud della Fiuma si ponevano
in concorrenza con loro, che
l’avevano in paese (via Dante
Freddi). La Parmesana–Fiuma
aveva interrotto nel 1565 il
percorso del vecchio fiume
Bondeno che passava per Reg-
giolo e veniva a togliere così
l’afflusso di acque in paese.
Il prezzo pagato: scudi 33 e
mezzo, in ragione di lire 6 cia-
scuno di piccoli di Mantova,
per ogni biolca. E in totale per
la somma di scudi 56.950 e
scudi 12.000 per il Mulino,
computando una somma com-
plessiva di sc. 68.950.*
E mentre il duca Vincenzo di
Mantova faceva questo impor-
tante acquisto per pacificare i
De Preti e i Cattanei, suoi fede-
li sudditi, preparò la rivendita
delle terre al cugino Ferrante II
Gonzaga, conte allora di Gua-
stalla (duca dal 1612), con tutte
le altre comprate in quegli anni
dai Cattanei: ma con un sovra-
prezzo, strappando un profitto
non indifferente per l’ambizio-
ne dei suoi parenti guastallesi a
entrare in possesso di Reggiolo.
Nel ‘700, tutto finì nella infeu-
dazione che faceva capo alla
Villa e Corte dell’Aurelia, pas-
sata ai conti Galantini in feudo
gentilizio.
Famiglia De Preti:
Descrizione del loro stemma araldico e
cenni storici.
(Stemmario Mantovano, II, Brescia 1992, p.
232).
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Il costruttore della Villa La Villa Fassati fu dunque costruita nel 1761 dal marchese LUIGI
GEROLAMO SAVERIO FASSATI, figlio di Evasio II Ottaviano e di
Camilla Vittoria De Preti, mantovana di origini reggiolesi4, figlia di
Francesco e Anna Caterina Magni. Tornata Camilla nel 1757 a Man-
tova, dopo la morte del marito, con il figlio Luigi e un nipote, passò
qui i suoi ultimi anni, nella nuova villa costruita dal figlio nel 1761.
4
I De Preti, antichi abitanti di Reggiolo e possidenti nel sec. XV-XVI della corte Gollina, a sud della Fiuma 200 m.
(oggi abbandonata e in forte degrado) e delle terre a ovest della Rocca e del Castello nuovo di Reggiolo. Il nonno di
Camilla, Alfonso Dionisio, fu nominato marchese nel 1670 dai Gonzaga.
5
Cfr. Cesare Correnti nel primo centenario della morte, Brescia 1990, a cura dell’Ateneo di Brescia, pp. 65-69; e
mons. L. Fossati, Il nobile Gaetano Alfonsi dei marchesi Fassati e la sua azione patriottica nel 1848, Brescia 1958.
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1658, 30 giu. Sepolcro del marchese Francesco Antonio Fas-
sati nella Basilica di S. Andrea, Sagrestia dei Cavalieri (Man-
tova). Esponente di un ramo dei Conti di Balzola e Coniolo.
Nel 1662 fu Governatore di Casale Monferrato per conto dei
Gonzaga di Mantova. La linea genealogica lo dice figlio di
Filippo I Fassati, conte di Coniolo, fu Gerardo II). Venne in-
signito del titolo di Marchese da Carlo II Gonzaga-Nevers,
nel 1658, come indica l’iscrizione marmorea a lato. Incerta la
data di morte. *
Motto:
“Per non fallir”.
Stemma araldico
dei marchesi Fas-
sati.
1906-07. Da poco chiusi i fossati (1905), si piantumarono i castagnacci attorno alla Rocca e nella Piazza.
A sinistra, il tendone di un circo nello spiazzo a sud. Sullo sfondo, a destra: il lato orientale della Villa Fassati.
* Pagine interessanti sui Fassati e la genealogia della famiglia, oltre che nei libri citati del Guasco, di Fossati, del de
Conti, e nell’Archivio della Famiglia (Milano), sono in ASMn, Fondo Carlo D’Arco (Sala di Studio); cenni dei Fassati
sono anche in Stemmario Mantovano, a cura di M. Castagna e M. Predari, op. cit., vol. I, pp. 254-57.
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Le parentele nobiliari: De Preti, Fassati, Riva, Alberigi Quaranta.
Mappa del ‘700 con Bondanazzo, corte Ronca e corte Quaranta (con indicati i proprietari). ACReg.
6
In: F. Canova, G. Nosari, Reggiolo: il nome e il come. Storia Cronaca e Legenda, 2013.
7
Si veda il mio: “Reggiolo. La storia”, vol. II, 1980, in cui è riportato integralmente il Catasto del 1804.
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Sec. XVII. ASPr. “Mappe e Fiumi”. Reggiolese e limitrofi. In verde, a destra della Fiuma: terreni dei De Preti, detti Pri-
tina e terre di Felicita Guerrieri-Gonzaga (come pure in sin. del Cavo). Corte Gollina, con villa è segnata da freccia.
Limitrofo è disegnato il Bittifredo, rocca con fossato all’epoca ancora esistente, di controllo del Passo della Fiuma, con
un castellano di guardia. Il Cavo del Molino, scorre a ovest della Gollina e raggiungeva la Tagliata, per alimentare poco
più a avanti il mulino ad acqua dei De Preti. Argine Panzi è ancora stradello d’argine nei pressi del Vallone-Bruschine.
Il Dugale del Bondeno (Bondino) era stato parte dell’antico fiume che passava da Reggiolo (secc. X-XI).
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Costruire dunque una villa poco distante dal fossato occidentale del-
la Rocca, in una zona da secoli impedita a chiunque, doveva riuscire
soltanto a chi poteva esercitare una certa influenza. I documenti del
‘300 ci informano che anche a sud e a est del Castello non si doveva
fare alcuna costruzione, ma restare alquanto distanti dai tre borghi
principali: Argine, Razolo, Tagliata e Ponte della Bastiglia.
Il primo, darà origine alla contrada Maggiore (attuale via Matteotti);
il secondo, si formò tra l’attuale piazza e il vicolo Pasubio (parcheg-
gio presso Conad), con framezzo la via Piave; il terzo venne avanti sui
primi insediamenti fatti intorno al castello vecchio, a sud della Taglia-
ta e verso l’attuale viale Amendola, dove c’era il quarto.
Restava aperta invece l’area che dalle Pradelle di fronte a villa Fas-
sati fino al Cantone Lucchini – una specie di gomito prospiciente la
Corte Nuova (v. mappa), che dava il nome alla contrada verso Bru-
gneto – era rimasta per mezzo millennio deserta. Eccezion fatta per la
vecchia e storica casa in pietra faccia a vista, utilizzata dal Comune
nei secoli scorsi come prigione e come locanda per forestieri.
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1965. La casa che esisteva lungo via Cantone, poi
demolita per far posto ad altre costruzioni moderne.
Era ubicata nel posto indicato come “cantone Luc-
chini”, probabilmente nel sec. XVIII abitazione della
famiglia omonima; poi vi abitarono i Mastini.
Il vecchio pozzo era ancora in funzione. Oggi vi so-
no due costruzioni residenziali, e lo stradello a destra
conduce alla Corte Nuova dei Canova.
Sotto:
2019. Veduta aerea del Centro storico. In alto: zona
delle Pradelle (a sin. areale ex Galeotti, per il nuovo
Parcheggio della Piazza, in fieri); a destra della via
Cantone per Brugneto la Villa Fassati, indicata con
la freccia.
32
La tassa annua-
le pagata in mi-
sura di 1 lira e
½ (= soldi 30)
per biolca, dava
una somma di £
501,18 che al-
l’epoca equiva-
levano ad al-
meno 30.000
euro attuali.
1760-1805. Catasto di Reggiolo (Ducato di Parma-Piacenza). Il primo completo elenco dei Proprietari reggiolesi, esclu-
si gli Enti Religiosi (bb. 2.730 ca.) e le terre feudo imperiale possedute dalla Camera (bb. 2.300 circa, del Conte Galan-
tino e del Patrimonio dello Stato). Sono indicate le terre che dal 1761 possedeva la marchesa Camilla De Preti Fassati,
vedova di Evasio II Fassati, fino alla sua morte, 1769, quando subentrò il figlio m.se Luigi Gerolamo Saverio.
1980. Veduta aerea di Reggiolo: zona con la via Volta (a sin.) e nuova Variante della Circonvallazione ovest. Prima del-
lo sviluppo della Zona Sportiva con il Campo di calcio e le varie strutture realizzate in quegli anni. La freccia indica la
Villa Fassati: a lato, la corte degli affittuari Bonini e il terreno coltivato a est della strada nuova. Le Scuole dell’Infanzia
e la Palestra “I. Magnani” iniziavano ad occupare il podere Fassati, che venne completato negli anni 1980-‘85.
33
1980. Veduta dall’alto dell’antico Castello a nord della Rocca. A destra, indicata dalla freccia, la struttura che ospita at-
tualmente gli anziani della Casa Protetta “S. Maria delle Grazie”. In alto, a sinistra, il Teatro Comunale.
Sotto: 1981. Vista aerea di Villa Fassati e delle dépendances a nord; in quella di destra nel ’92 si ospitarono gli anziani.
34
DAL CATASTO COMUNALE 1760-1805. Reggiolo nel ducato di Parma-Piacenza.
Archivio Comunale di Reggiolo (34 proprietari con oltre 50 biolche, di cui 10 con oltre b. 200):
Si tratta di quasi la metà delle terre del Comune di Reggiolo (b. 13.700 ca.) e dell’ 8% dei possidenti.
Mancano nel Registro le terre della Chiesa di Reggiolo e di Brugneto, altri possessi delle Opere Pie e di Enti
Ecclesiastici – di Mantova, Guastalla, Reggiolo – nonché le terre e corti del conte Francesco Domenico Ga-
lantini di natura enfiteutica e non soggette all’Estimo comunale ma a quello dello Stato parmense.
Si tratta di un rilievo preciso, che introdusse nel ducato di Parma-Piacenza il francese Guillaume du Tillot
(1711-74), dal 1749 chiamato dal duca Filippo di Borbone, l’Infante di Spagna (1720-65) e poi fatto ministro
dell’Economia pubblica. Registrando le terre e applicando un estimo di una lira e mezza per ogni biolca, il
Catasto reggiolese consentì al duca e ai suoi successori di riscuotere in tasse ben 10.600 lire, che all’epoca
equivalevano a circa un milione e mezzo di euro attuali.
35
IGM, 1933. Parte occidentale del Comune di Reggiolo. Sono indicate le principali corti dell’8-‘900.
36
Le due cartine sono la riproduzione dell’IGM. Rilievo del 1933 (aggiornato nel 1955).
Nella pagina accanto: Zona Ovest del territorio comunale di Reggiolo; qui sotto, la zona a est. Le principali Corti reg-
giolesi sono indicate in un centinaio circa.
- Reggiolo: B° Molino, B° Lungo, B° Sabbia, B° Porcara, B° Bondeno “li Caselli”, B° Arduino, B° Gonzaga, B° Gavello.
- Brugneto: B° Margonara, Rizza, Buca Lovara, Sabbioni, Covazza, Barchessone, Pandelice, Cavagnara, Terraro, Bru-
Schine, Vallone, Palazzone.
- Villanova: B° Viazzane, B° Cavriana, Zuccona, Ranarolo, Delfina, Franchine.
- Corti agricole: Corte Nuova, Zuccona (S.Venerio), Bosco, Bolognesa, Vallicella, Gorna, Vella.
37
Catasto 1804. Possidenti e Località, con estensione delle terre.
Una pagina del Catasto di Reggiolo del 1804: sono presenti i marchesi Fassati, i conti Facchini e il conte Galantini.
(Biblioteca Maldotti di Guastalla, fondo Cani). Nella pagina accanto: particolare dei proprietari suddetti.
38
Legenda del documento precedente (particolari):
Località Estensione
Si trattava dei principali possidenti, subentrati nel corso del secolo precedente ad altri
proprietari:
- I Fassati, ebbero in dote da Camilla De Preti i possedimenti di questi ultimi;
- I Facchini ereditarono dall’ultima discendente dei conti Cattanei, Anna Maria, i loro beni;
- Il conte Galantini subentrò nelle terre enfiteutiche ai conti Cattanei, che le avevano vendute
al duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga.
Le località che riscontriamo nel Catasto del 1804 (spesso richiamo di quello precedente del
1761) sono Corti agricole che hanno assunto nomi di antichi e nuovi proprietari (Mazzola,
Panizza, Francescona, Veniera-Venirola, Zuccona, Franchine ecc.) o di zone dalle
caratteristiche geografiche specifiche (Sabbioni, Sabbia, Aquazza, Vallone, Buca Lovara,
Bosco, Gorna, Margonara, ecc.); oppure da specifiche attività (Porcara, Barchessone, Rizza,
Caselli, Molino, ecc.).
Molte di queste corti, un tempo possedimento di grandi proprietari e nobili, negli anni sono
diventate aziende agricole affittate o acquisite anche dagli affittuari per migliorarne la
produttività, incrementando gli allevamenti bovini e suinicoli, con la produzione di carne per
insaccati, latte, formaggio e burro che elevarono le condizioni di vita e salute degli abitanti,
specie in questo 2° Dopoguerra.
Attualmente, diverse di queste aziende sono rimaste vuote, senza allevamenti in corso,
cascine abbandonate al degrado e all’incuria, dove la terra resta ancora un bene di produttività
cerealicola in prevalenza. Il sisma, infine, del 2012, ha dato la botta finale a case padronali,
stalle, fienili, barchesse, case mezzadrili ecc. non sempre ricostruite dagli agricoltori (case
dell’Aurelia, valli, Barchessone, lungo la Veniera, Margonara, Villanova, ecc.). La
trasformazione in terreni per l’Industria e l’artigianato ha modificato ogni assetto.
39
ASPr, Mappe e Carte del Patrimonio dello Stato, sec. XVIII. Stradario di Reggiolo.
40
Legenda della Mappa della pagina accanto.
1. Strada per Fabbrico, verso est. A ovest, stradello che conduceva nelle Valli Reggiolesi (Bagna).
2. Corte Battistona. Antica struttura fortificata, utilizzata dai soldati nelle varie guerre della zona.
3. Mulino ad acqua dei cavalieri Cattanei; nel 1603 lo vendettero al duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga.
4. Cavo della Parmigiana-Moglia (Parmesana o Fiuma nel tratto reggiolese), con ponte in legno.
5. Corte Panizza, dei conti omonimi, ancora esistente.
6. Corte Boschetto, dei Recordati Gonzaga. Un Aurelio, poeta, lasciò il nome alla vicina Villa Aurelia.
7. Chiesetta-oratoro di San Venerio.
8. Villa Bianchi.
9. Ponte in muratura sul Cavo Tagliata.
10. Cavo Tagliata (scavato nel 1218-20, dal Guastallese, nell’alveo dell’antico fiume Gorgo).
11. Contrada Guarini (oggi strada Malagoli-Vallicella).
12. Cappelletta Resani (lungo il Borgo Lungo).
13. Palazzo del B° Lungo (poi Taffurelli; oggi Tagliatori-Morini).
14. Villa Gorna, della famiglia omonima, sull’ultima delle antiche curve lungo la contrada Viazzane.
15. Chiesa Parrocchiale (eretta nel 1543) lungo la via Gonzaga all’epoca.
16. Casa del Comune.
17. Casino di Andrea Giorgi, maggiorente di Reggiolo e consigliere comunale.
18. Staffola, dei Frati Serviti di Guastalla.
19. Casino dei fratelli Bacchi in confine col Mantovano.
20. Villa Fassati, presso la Rocca.
21. Palazzolo Galantini
22. Palazzo Riva.
41
Due immagini della Villa Fassati di un secolo fa, circa. Sopra: ripresa da sud-est; sotto: ripresa da sud-ovest.
42
Le Corti a sud: Battistona e Casalini (antico mulino Cattaneo).
Anni ’70 del secolo scorso. Come si presentavano ancora mezzo secolo fa le due costruzioni a sud della Fiuma verso il
Bettolino:
- La Battistona, in alto, che aveva una struttura a fortilizio, ospitò infatti molte soldatesche nei secoli passati e divenne
durante la pestilenza del 1630-32 ospizio e lazzaretto degli appestati. Altro lazzaretto era a Villanova.
- La Corte, oggi Casalini, in basso, che divenne a fine ‘500 un mulino ad acqua, alimentato dal Canale della Linarola,
che ancora oggi scorre a fianco della strada per Novellara (antico Naviglio reggiano). Le pale di una grande ruota mosse
dalla corrente, tramite un sistema di rosta che ne imbrigliava il corso, consentivano di applicare all’interno con un mec-
canismo idoneo il moto orizzontale che nasceva dalla ruota idraulica nel moto verticale che era necessario per mettere in
movimento le grandi macine in pietra.
43
Tre immagini at-
tuali della Corte
Casalini, già Mo-
lino dei conti
Cattanei e della
strada per il Bet-
tolino-Novellara..
A dx scorre il
Canale Linarola,
che dava acqua
alle pale del mu-
lino (con una de-
viazione).
Vista da sud.
La Linarola, vista
da Nord, che
scorre a lato della
strada per Novel-
lara.
Sulla sinistra:
la striscia delle
terre contese per
decenni dai Cor-
reggesi a Manto-
va, che finirono
incamerate poi in
quello Stato (og-
gi del Comune di
Campagnola).
44
(ASPR, Mappe e Fiumi) Sec. XVII. 1. Terre di Ferrante III Gonzaga.
2. Terre del Barchessone.
3. Terre di Ferrante III Gonzaga.
4. Terre del sig. Gazzini.
5. Terre dei conti Cattanei.
6. Pascoletto del trotto.
7. Il Borziero di S.A.S. (Mantova)
8. Terre di Ercole Gonzaga.
9. Terre di S.A.S. Gonzaga.
10. Cavo della Fiuma.
11. Lucca di S.A.S. ‘apradata’.
12. Prati della Sig.ra Pio (di Carpi).
13. Fenile della fortezza (Battistona).
14. Corte Testa (Fabbrico).
15. Striscia di terra in contesa.
16. Prati di diversi (fratelli De Preti).
17. Mulino dei Cattanei (C.te Casalini).
18. Botte del Borziero.
19. La Gollina dei De Preti.
20. Bittifredo, rocca coi fossati.
21. Corte dei conti Panizza.
22. Boschetto del poeta Aurelio Re-
cordati, da cui l’Aurelia.
23. Corte Vallicelletta.
24. Corte e villa Zuccona;
25. Chiesetta S. Venerio;
26. Villa Bianchi;
27. Mulino dei de Preti nel Borgo.
45
IGM del Comune di Reggiolo (foglio 74). 1933. Sono
indicate le principali Corti ancora presenti nel sec. XX.
46
Sec. XVIII. Mappa che riporta la parte settentrionale di Reggiolo: da sin. (ovest), Fossa Madama-Luzzarese (Margona-
ra), con le terre dei m.si Riva e dei conti Facchini, prospicienti gli Strozzi del Gonzaghese; poi tratto della vecchia stra-
da Cattanea, con le terre dei m.si Zanardi e dei Cattanei-Facchini, presso il Dugale - esistente ancor oggi – a fronte della
Beccaguda (Gonzaga); indi terre dei m.si Fassati fino alla strada Gonzaga sul confine. Proseguono le terre dei Padri di
S. Maurizio e delle monache di S. Paolo di Parma, prospicienti le terre della Villa Agnella dei conti Arrivabeni. Più a
est, il Bondanazzo e infine le terre delle monache della Cantelma. Interessante la lunga Nota “Andamento”.
2018. Vista dall’alto della zona del Bondanazzo, con la Corte Ronca, a nord; il Caseificio e la Corte Quaranta (già dei
conti Alberigi, parenti dei Fassati), al limite nord-orientale, dove inizia la strada Pironda che segna il confine tra Reg-
giolo (Villanova) e Bondeno di Gonzaga - Valle dell’Oca -, che resta più a nord, oltre la borgata del Baccanello.
47
Mappa dell’Ottocento del Centro Storico di Reggiolo. La Villa Fassati appare ormai consolidata nella struttura definiti-
va, dopo l’ultimo intervento del 1825 (ampliamento sulle ali laterali a nord). Si nota il tracciato dei fossati. Il paese si
snoda verso est, lungo il Borgo Argine (ora via Matteotti), mentre a ovest segna un collegamento tra la strada di via
Cantone per Brugneto – denominata Guastalla-Staffola – e la via Volta (già Cattanea). Quest’ultima a sua volta si im-
metteva nella Via della Chiesa – V. Veneto attuale – che era la strada principale da secoli che collegava a Gonzaga.
Mappa del sec. XVII del territorio a nord di Reggio E. (particolare, con i paesi ancora soggetti alla Diocesi reggiana).
48
Notizie intorno alla Genealogia della Famiglia Fassati, originari del Monferrato.
.
Il territorio di Provenienza: Balzola e Coniolo (Alessandria)
Veduta aerea del territorio a est di Torino lungo il Po: presso Casale Monferrato, da cui dista appena 7 chilometri, è Co-
niolo, su entrambe le rive del fiume; quasi a confine Balzola, l’altro territorio di cui i Fassati furono originari, Signori
poi Conti e Marchesi.
49
Monferrato: lo Stato che acquisì in dote Federico II Gonzaga, duca di Mantova, nel 1533.
50
I Fassati nel Monferrato Insediatisi dunque nel Monferrato, in Torcello e Coniolo (oggi Co-
mune alessandrino il 2° e frazione di Casale il 1°, vicinissimi), i Fassa-
ti ne divennero Signori destreggiandosi con altre famiglie di possidenti
influenti. Anche su Tilio (Comune di Ottiglio, un po’ più a sud dei
precedenti) esercitarono signoria. Il corso del Po rendeva importante i
traghetti e chi poteva controllarne la funzione. Erano necessari i diritti
vescovili, nell’Alto Medioevo, oppure degli imperatori.
Nel 901 il conte Gisalberto (mi pare invece fosse il padre, Lanfran-
co, appartenente a una schiatta aristocratica alla quale Rodolfo di Bor-
gogna nel 922 aveva attribuito, affidandolo a Gisalberto, l’incarico
comitale) aveva ottenuto l’infeudazione di Sala, Ozzano e i tre succita-
ti paesi dall’imperatore Ludovico III detto il cieco – in quanto sconfit-
to e accecato da Berengario I, re e imperatore (888-924).
51
Si erano formati dei consigli parlamentari nel Monferrato (poi in
Casale, assoggettata nel 1316); e ai Parlamenti partecipavano i feuda-
tari e le comunità soggette per prendere le decisioni importanti. Solo il
clero era escluso, perché esentato dalla tassazione; nei consessi si di-
scuteva della gestione delle terre, delle tasse e della difesa militare.
Era un modo, utilizzato anche dagli altri marchesi Paleologi successi-
vi, per dominare sulla piccola nobiltà feudale del territorio e legarla a
sé. I Fassati seppero bene adeguarsi alle situazioni politiche che muta-
vano, tanto che nel 1305 troviamo nel parlamento di Trino un loro
esponente, Rainero (Fassati) di Coniolo, celebrare le esequie del mar-
chese Giovanni di Monferrato, nipote per madre del successore Teo-
doro8.
8
Teodoro si avvalse anche di finanziamenti da parte dei suoi vassalli più fedeli (Filippo di Coniolo, fratello di Gerardo I
Fassati, ambasciatore del Monferrato dal papa; Valenzano d’Ottiglio; Ghione de Cocconato, ecc. ) e perfino dei suoi
funzionari, come Bonifacio de Morello. “Teodoro… utilizzò in più occasioni [le sue possessioni] come pegno per ot-
tenere prestiti da uomini a lui fedeli, quali Ghione de Cocconato, Filippo, Valenzano, per la forte somma di 9.000 fiorini
nel 1333.” In: A. Settia, Le famiglie viscontili di Monferrato. Tradizionalismo di titoli e rinnovamento di funzioni
nell’organizzazione di un principato territoriale, in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: marchesi,
conti e Visconti nel Regno Italico (secc. IX-XII), Atti del 1° Convegno di Pisa, maggio 1983, Roma 1988 (Nuovi studi
storici), p. 59.
9
I suoi tre fratelli – dei 5 che erano, figli di Gabriele consigliere imperiale – Giovan Francesco, Fassone II e Gerardo II
svolsero anch’essi importanti ruoli nel marchesato del Monferrato: il primo ottenne l’investitura di Coniolo; il 2° fu giu-
reconsulto e inviato nel 1506 dall’imp. Massimiliano d’Austria; e il 3° fu chiamato nel 1518 ad insegnare al figlio di
Bonifacio III, Guglielmo, che succedette in quell’anno al padre, fu Maestro delle Entrate, consigliere marchionale
(1522) e poi cesareo.
52
Nel sec. XVI, troviamo i discendenti di Giovan Francesco (1460-
1535 ca.), a cominciare da Giovan Battista (1490-1570) e dal nipote
Gabriele II ( 1500-’61). Il primo continuò la linea diretta della Fami-
glia fino ai giorni nostri; il 2° iniziò un ramo collaterale Fassati che si
estinse nel 1638. Il figlio di G.B. Fassati e di Antonia Trucchietti di
Pinerolo, Bonifacio I (1535 ca.-1597), sposò Bona di Giorgio del
Conte, nel 1577, e fu Maestro delle Entrate del Monferrato.
53
ORIGINI DELLA FAMIGLIA FASSATI.
54
Segue:
Gabriele I
(1430-1500)
55
Segue:
Bonifacio II
(1607 – 1657)
56
Segue: Luigi Gerolamo
Saverio (1756-1805)
57
Segue: Luigi (1881 – 1941).
Tav. VII
58
Famiglia FASSATI (di origini piemontesi, in Reggiolo un ramo dal sec. XVIII)
G.Batt. Ales.° Ippolita Maria Fulvia EVASIO I OTTAVIANO Violante Dionigi Antonia M. Baldassarre
Come altri f.lli mg. di 1636-1695. M.se di Balzola e Gov.re di Priore; fu Govern. Priore, fu Colonnello
morì neonato Vinc.° Ferrari Casale per i Gonzaga di Mantova. Sp. Cecilia di Casale e poi Monferrato. del Regg.° “Fassati”
Natta, che fu tutrice del nipote Evasio II Ottaviano. † 1698 a Mantova.
(Bimbe e bimbi Eleonora G.Batt. BONIFACIO III Virginia Camilla Fulvia Vinc.° Gerol.° Dom.a Gaetano
morti neonati) Suora Frate 1660-1709. Governatore Suora Suora - C.te Balliani Frate 1678-97 Suora 1684-1719
di Casale. Sp. Lodovica Miroglio. - Fabr. Gozzani
G.B. Onofrio Franc.° Ignazio LUIGI GEROLAMO SAVERIO Pio Bonifacio M. Crist.a Bonifaco IV
1717-84. Abate 1719-‘47. Paggio di re 1736-1805. Nato a Casale, sposò Caterina Riva*
a Roma, legale. C.Emanuele di Savoia. di Francesco, possid. reggiolese e mantovano, che in
dote portò le terre in Brugneto presso il Palazzo Riva. Ebbe da lei 2 figli.
- 1792. Sp. Ginevra Alberigi dei conti Quaranta, possid. a est del
Bondanazzo di Reggiolo (strada Rame-Dell’Oca) e in Torricella.
1761. Costruì la Villa omonima a ovest della Rocca e del Castello di Reggiolo.
Proprietario in Reggiolo di b. 333 (Mazzola, Fenilazzo, Grossi, Pradelle), b. 448 a Buscoldo, b. 250 a Soave.
*Camilla G.B.* M.Teresa A.Maria GIUSEPPE ANTONIO GAETANO ALFONSO Cristina Franc° Gius.
1788-1833. 1789- mg. Franc.° 1793-1873 Nato a Reggiolo 1800-‘69 Milano. 1802-57. Patriota risorg. e amico di Suora 1798-1816, morì
1818 Sartoretti Ebbe 18 fg.. sp. Antonietta Capece, contessina, Cesare Correnti. Tenne i contatti fra annegato, per una
† 1868 a Reggiolo (di Gaetano ciambellano imperiale); Milano, Torino, Roma, Napoli per disgrazia, nel Mallero.
che morì a Reggiolo (1850). Finanziò la Guerra federalista del 1848.
con il fr.llo Gaetano la Cappella a sud Fuggì da Reggiolo, perseguitato
della Chiesa di Reggiolo. dagli Austriaci.
1825- Ampliò la villa Fassati con le ali
laterali, in guisa del palazzo De Moll.
59
(segue) GIUSEPPE ANTONIO
sp. Antonietta Capece
(4 bimbi morti Gaetano Maria LUIGI 1822-75 Vittoria Bianca Ginevra Bianca
neonati) 1827-‘47 († di tifo) Partecipò a tutte le battaglie del Risorgimento 1828-’94. Sp. il m.se 1841-’64. Sp. il conte
come semplice soldato volontario (era Capitano) Carlo Faussone, la cui Vittorio Radicati di
nell’esercito sardo, dal ’48 al 1866, per la indipendenza nonna era dei Guasco. Marmorito Passirano.
italiana, sempre in Cavalleria. Ebbe due medaglie, una dai Fu musicista e pittrice. Morì dando alla luce
francesi. Riposa nella Cappella di famiglia a Passirano. il terzo figlio.
- sp. Livia Fenaroli, contessina (BS), fg.a di Beatrice Maffei,
famiglia di grandi possidenti bresciani, e morì a 25 anni.
donna Livia Eugenia MI 1888-1982 Reggiolo LUIGI Milano 1881-1941 Passirano GAETANO ?
Nella 1^ Guerra M. fu ausiliaria di un Ospedale militare; Volontario nella 1^ Guerra M. come tenente di Cavalleria,
favorì il sorgere di un Asilo di guerra. Insegnò Catechismo. ebbe riconferma del titolo di marchese nel ’39, e di Nobile
Con i genitori lasciò poi Milano per Argine Po (PV); dei marchesi di Balzola e di Coniolo. Fu Cavaliere della Corona
si stabilì con la madre a Reggiolo, dove visse a lungo. d’Italia e morì a Passirano.
Benefattrice, realizzò a Brugneto la Scuola Materna. – Sp. Giulia (Jula) Crivelli nel 1904, fg.a del m.se di Agliate
e di Beatrice dei Conti Giulini della Porta; abile pittrice su ceramica.
– Sp. Enrica Beruccini nel ’21, già vedova e con una figlia.
Leonardo 1937 LUIGI RAINERO MI 1936 Giulia (Jula) 1940 Sara Livia Ariberto Flavia
Sp. Cecilia dei m.si Medico chirurgo, scrittore, fece il 1° trapianto Lasciò il nome alla Corte 1942 1946 1956
Litta Modignani, che di fegato in Italia. Prof. Ord. del’Univ. Statale di, reggiolese presso la Bonifica, Lavorò Dr. in Scienze Sp. Gustavo
morì nel 2013. Sepolta Milano, Direttore del Dipart. di Chir. Generale e ora f.lli Bertazzoni. all’AIRC. Economiche alla Calcagno
a Passirano. Trapianti. Scrittore di testi scientifici e romanzi. Bocconi, è banchiere Baldini
Prese il Premio Bancarella 1978. e dirige diverse banche italo-
figli a) Sp. Ilaria dei m.si Cerrina Feroni. francesi. Sp. Silvana Braggiotti.
b) Sp. Antonia Bongiorno
60
Famiglia Fassati: Genealogia aggiornata
Fam. di Casale Monferrato, resid. a Milano e a Passirano (Brescia). Signori di Torcello (1164), Co-
niolo, Ozzano, Tilio e Sala Monferrato, Conti di Coniolo (1619), Marchesi di Coniolo e Marchesi di
Balzola (1652). Famiglia iscritta nell’elenco ufficiale della nobiltà Italiana con i titoli di Marchesi,
Nobili dei March. di Balzola e Nob. dei March. e dei Conti di Coniolo (mf), Nob. (mf), D.M. di ri-
conoscimento del 19 ago. 1939. (Per il c.s. vedi vol. VIII 1933-36).
Arma: di rosso, alla banda accostata da due lame di falce, l’inferiore rivolta-
ta, il tutto d’argento. Capo d’oro caricato di un aquila in nero. Cimiero:
l’aquila di nero nascente, tenente col rostro un compasso d’oro e fissante un
sole dello stesso posto a destra. Motto: PER NON FALLIR.
Marchese Luigi Rainero Fassati, Nob. dei March. di Balzola, dei March. e
dei Conti di Coniolo, prof. Ordinario di Chirurgia all’Univ. di Milano, n. il 24
mar. 1936, fg. del March. Giuseppe Ippolito (1906 - † 1998) e di Luisa Maria dei Conti Bonzi (1912
- † 1977), sp. 1° a Fauglia, 30 giu. 1965, Ilaria dei March. Cerrina Feroni (div.) da cui: 1) Ariberto,
prof. Ord. di virologia alla UCL di Londra, n. a Milano il 3 giu. 1966, sp. a La Garde Freinet (Fran-
cia), il 24 giu. 2000, la Nob. Violante Lodolo D’Oria, da cui: Ilaria, n. a Montecarlo, il 17 apr.
2003; 2) Ippolito, architetto, n. a Milano il 22 nov. 1968, sp. a Thiene il 19 giu. 1999 Donna Barba-
ra dei Principi Rocco di Torrepadula, da cui: a) Luigi Filippo, n. a Milano il 24 dic. 2001; b) Gerar-
do, n. a Milano, l’8 mar. 2004; c) Gregorio, n. a Milano l’11 giu. 2008; sp. 2°, a Milano, il 23 dic.
1987 Antonia Bongiorno (div.); sp. 3°, a Milano, il 16 marzo 2019 con Laura Cassotta.
FRATELLI E SORELLE: 1) Leonardo, Nob. dei March. di Balzola, dei March. e dei Co. di Conio-
lo, cav. d’on. e dev. del S.M.O. di Malta, dott. agronomo, n. a Passirano (BS) il 18 ago.1937, sp. a
Cantù 24 magg. 1967 Donna Cecilia Litta Modignani, dei March. di Menzago e Vinago († 10 nov.
2013), da cui: a) Ascanio Giovanni, dott., ing., n. a Milano il 30 nov. 1968, sp. a Torino 23 mag.
2009 Benedetta Severi, da cui: (1) Anna, n. a Milano l’11 mag. 2010; (2) Allegra Cecilia, n. a Mila-
no l’1 apr. 2012; b) Beatrice, dott. Scienze Politiche, n. a Milano il 25 giu. 1971, sp. a Bordignana
(PV) il 19 giu. 2010 Massimo Saccone; c) Luisa, n. a Milano il 1° apr. 1977, sp. a Monterotondo
(BS) il 21 giu. 2003 Alessandro Bosco. 2) Giulia, n. a Milano 28 genn. 1940, sp. alla Tesea di Mon-
terotondo (BS) il 7 ott. 1967 il Nob. Paolo dei Co. Caumont Caimi. 3) Sara, n. a Passirano 28 nov.
1942. 4) Ariberto, Nob. dei March. di Balzola, dei March. e dei Co. di Coniolo, dott. in Economia e
Comm., n. a Milano il 4 ago. 1946, sp. a Saint Jean Cap Ferrat il 6 sett. 1980 Silvana Braggiotti, da
cui: a) Edoardo, dott. in Economia e comm., n. a Milano l’11 dic. 1981, sp. a Portofino 18 giu.
2011 Carolina Carpaneda, da cui: (1) Carlotta, n. a Parigi 9 lug. 2013; (2) Margherita, n. a Dubai
12 gen. 2017; (3) Luigi, n. a Dubai 12 mar. 2019; b) Ludovico, dott. in Economia e comm., n. a Mi-
lano il 22 mar. 1983, sp. 1°) a Forte dei Marmi 14 set. 2013 Martina Zambeletti (div.); sp. 2°) a Mi-
lano il 23 ott. 2019 Carolina Aletti, da cui: Umberto, n. New York 3 apr. 2020; c) † Isabella, n. a
Milano il 19 nov. 1985 e † il 23 dic. 1985; d) Tommaso, dott. in Legge, n. a Milano l’8 giu. 1987; e)
Eugenia, dott. in Economia dei Beni cult., n. a Milano il 21 lug. 1992, sp. ad Argine (PV) il 25 giu.
2016 il dott. Alessandro Besana.
5) Flavia, n. a Milano il 12 magg. 1956, sp. alla Tesea di Monterotondo (BS) il 10 giu. 1978 il dott.
Gustavo Calcagno Baldini.
61
Alcune delle personalità dei Fassati e delle loro consorti:
10
In: “Famiglia Fassati”. Estratto dal Vol. XII delle Tavole Genealogiche di Famiglie nobili Alessandrine e Monferrine dal sec.
IX al XX, a cura di Emilio Guasco, Casale 1945.
11
S. Evasio (... – 362) è stato un vescovo italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, soprattutto ad Asti, ed è il
patrono di Pedrengo e Casale Monferrato. La commemorazione liturgica ricorre il 1º dicembre. Al momento della sua
consacrazione nelle forme romaniche, ad opera di papa Pasquale II, il 4 gennaio 1107, la chiesa di S. Evasio in Casale
aveva già alle spalle una lunga storia, che ne faceva uno dei luoghi più rappresentativi della regione; il motivo stava
forse nella figura stessa del santo cui era dedicata, un santo locale del quale si conservavano già allora le reliquie, una
personalità il cui culto era radicato da secoli nella tradizione del popolo della regione. La particolare importanza e vi-
vacità del culto di sant’Evasio e della comunità cristiana locale è confermata anche dalla presenza di documenti che ri-
guardano la chiesa ben prima del 1000: una donazione di Igone, vescovo di Vercelli, del maggio 974, parla di una
chiesa nella quale è sepolto il corpo veneratissimo dello stesso Evasio confessore; un’ulteriore donazione del 988 testi-
monia che la chiesa è già pieve e ci informa che il luogo ove sorge è detto Casalis S. Evasii.(Da Internet).
62
RAINERO di Coniolo (sec. XIV)
12
Vincenzo de Conti, Notizie storiche della città di Casale del Monferrato, vol. 2, Casale 1838 (Autore cui ci riferiamo
per le altre notizie). Privo di eredi legittimi, Giovanni I designò come suo unico erede il nipote Teodoro, figlio della so-
rella Violante che aveva sposato l’Imperatore bizantino Andronico II Paleologo. Giovanni I fu infatti l'ultimo marchese
del Monferrato appartenente alla dinastia degli Aleramici, aprendo così le porte alla nuova dinastia dei Paleologi di
Monferrato che si esaurì con Margherita, sposatasi con il duca di Mantova Federico II Gonzaga (1531).
13
V. de Conti,op. cit., vol. 4, p. 246.
63
Verso il periodo del dominio dei Gonzaga di Mantova: 1533.
14
V. de Conti, cit., vol. 5 (pp. 18, 63, 69, 126, 145, 154).
64
GIOVANNI BATTISTA I (1510 ca.-1570 testamento)
Fu Capitano di Casale nel 1608 e due anni dopo fece divisioni col
fratello G.B. 2°. Nel 1612 fu inviato con lui in veste di Procuratore dal
duca di Mantova, Ferdinando Gonzaga, per prestare giuramento a no-
me dei monferrini. Conte di Coniolo, fu capitano degli arcieri e gene-
rale delle Caccie nel Monferrato. Sposò Gerolama Taracchia, di Gu-
glielmo maestro della Zecca di Casale, da cui ebbe tre figli e la linea
dei Marchesi di Coniolo: Margherita, suora in Santa Caterina; France-
sco Antonio (v. sotto), e Luigi, poi governatore del Monferrato (1680).
1649. Bonifacio II, Cavaliere del Redentore. BONIFACIO II (1607-1657), Conte di Balzola, priore.
15
Si veda Cronaca (1683-1709) minima di Mantova, a cura di F. Canova, G. Nosari, E.Lui, Reggiolo 2012, pp. 71-72.
16
Si deduce dalla Genealogia del Guasco, Tav. III; ma questa Giulia, figlia del conte di Novellara Francesco Gonzaga
non è lei: il conte ebbe due figli legittimi, Alessandro e Costanza, da Olimpia di Manfredo da Correggio, e uno naturale
da Elena Boccali, di nome Claudio.
67
EVASIO I OTTAVIANO (1636-1695) . Marchese di Banzola e Co-
niolo (1680).
BALDASSARRE (1643-1698)
68
EVASIO II OTTAVIANO (1696-1754)
Nato a Casale, figlio di Bonifacio III, venne educato nel Collegio dei
nobili a Torino, poiché il ducato del Monferrato era passato ai Pie-
montesi. Nel 1725 fu priore di S. Michele; nominato Sindaco della cit-
tà di Casale nel 1729, Provveditore nel ’32 e ’48. Nel 1736 fu investi-
to di Coniolo da Re Carlo Emanuele III, subentrato nel 1708 nel pos-
sesso del Monferrato. Il 30 giugno di quell’anno infatti, Ferdinando
Carlo Gonzaga di Mantova veniva esautorato per “fellonia” dall’im-
peratore, per aver accolto i francesi nel Mantovano; il 7 luglio Giu-
seppe I investì Vittorio Amedeo II del Monferrato. Evasio fu Capitano
e vice comandante della Cittadella di Casale, e membro del Consiglio
riservato. La sorella Angela
Maria divenne suora;
l’altra, Anna Virginia, spo-
sò Federico Gaetano Millo
marchese di Altare e consi-
gnore di Cella, già segreta-
rio d’ambasciata del duca
di Mantova.
17
I dati sono ricavati da documenti dell’ASMn, da Mappe e dall’ACReg.
70
LUIGI GEROLAMO SAVERIO (1736-1805). Costruì la Villa Fassati,
nel 1761; marchese dal 1771.
(Dalla Biografia del Guasco) “Nacque nel 1802 a Mantova nel Pa-
lazzo Fassati [all’angolo di via Principe Amedeo]; e fu battezzato
nell’oratorio della Chiesa delle Quarant’ore.* Fu “anima pura e inte-
merata”, dicono le memorie di famiglia; certo fu di sentimenti profon-
damente cristiani e di una rettitudine ammirabile, e i suoi scritti lo ri-
velano un santo scienziato, profondo conoscitore della gioventù. Fu di
grande ingegno e coltissimo, specialmente in storia, della quale mate-
ria si conservano molti suoi manoscritti. Lavorò indefessamente per
l’indipendenza italiana e, perseguitato dagli austriaci, dovette abban-
donare l’Italia perché ricercato. Fuggì da Reggiolo verso Parma, ove si
nascose per restarvi una notte, e quindi con un falso passaporto attra-
versò gli Appennini e con molti stenti e fatiche, senza però mai essere
riconosciuto, raggiunse Livorno, dove si imbarcò per Marsiglia. Pro-
seguì poi per Parigi, donde tenne corrispondenza con il Regno di Sar-
degna. Andò pure a Napoli, a perorare la causa della 1^ guerra
d’Indipendenza. A Cremona occupò cariche importantissime di Stato.
In sostanza fu uno dei personaggi più illustri di questo ramo della fa-
miglia Fassati. Morì celibe a Milano, il 20 febbraio 1857. Fu sepolto
nel cimitero Monumentale, e in seguito trasportato a Passirano nella
cappella di famiglia.”
Il ‘patriota’, il nobile risorgimentale che pochi ricordano, ebbe vita
dunque molto travagliata, amici importanti, come Cesare Correnti, e
relazioni con sovrani e duchi: fedele al verbo di Gioberti, per una vi-
sione federalista dell’Unità d’Italia, non si risparmiò nei viaggi e nei
rischi che correva. Ambasciatore sì, di belle maniere e parole, latore di
messaggi importanti, tessitore come sarà più tardi Cavour di una rete
di autorevoli e necessari potenti alla causa risorgimentale, ma… pur
sempre un sospettato nemico dell’Austria. “Aperto all’amore di Patria
che sognava una e libera, dovette partecipare al movimento nazionale
clandestino se il 7 agosto 1834 dovette fuggire all’estero e vivere da
esule in Francia” 18 (1834-38). Era sulle liste della polizia? Certo è che
“dopo una notte tempestosa, scortato da un amico, lasciò Reggiolo.” E
sul suo diario scrisse, riportato da Luigi Fossati:
“Dolce ritiro da tanti anni a me sì caro… L’addio fu dolorosissimo, le
lacrime sgorgarono con tanta abbondanza dai miei occhi che non
avrei creduto potesse un uomo mai tanto piangere.”
Arricchì la Biblioteca di Reggiolo – ora in Archivio a Torino – di
molti volumi, anche preziosi. In “carità” spese la maggior parte dei
suoi averi (tratto dal suo Libro-cassa, aggiornato fino all’ultimo).
* La chiesa delle Quarant’ore era un edificio religioso di Mantova, situato nella via omonima (ora via Mazzini) e da
molti decenni scomparso. Era consacrato al culto della Passione di Gesù. Edificata nel Cinquecento, fu inglobata poi nel
palazzo dei Guidi da Bagno; ora è sede della Prefettura e Amministrazione Provinciale di Mantova.
18
In: L. Fossati, Il nobile Gaetano Alfonso Fassati e la sua azione patriottica nel 1848, Brescia 1958, p. 20.
72
1856 s.m. e g.
Lettera della Fabbriceria di Reg-
giolo all’Agente dei marchesi Fas-
sati, Giuseppe Motta. Firma il sa-
grestano Bellelli.
Nella missiva si richiede al Motta
di intercedere presso Gaetano Al-
fonso e suo padre Giuseppe per
un loro intervento in merito alla
consegna di “una quantità di legna
disponibile… da ardere per Forna-
ci”.
Stemma araldico dei marchesi Fassati, con il loro motto (tipico nell’araldica) “Per non fallir”.
73
LUIGI FASSATI (Cremona 1822-1875 Milano)
19
All’epoca, una lira è da equiparare a euro 50-60 attuali; perciò la tassa viaggiava su oltre il miliardo di euro. I Fassati
pagarono circa 2,5 milioni di euro attuali.
20
Cfr. F. Canova, Esattori e finanzieri nel Settecento guastallese: i Sartoretti, in: “Storia, economia e cultura nella
Guastalla del ‘700”, Atti del Convegno di Studi Storici, Guastalla, novembre 1982, Cesena 1985, pp. 53-82.
74
GIUSEPPE FASSATI (Brescia 1854-1926 Milano)
75
Donna LIVIA EUGENIA FASSATI (Milano 1888-1982 Reggiolo)
Figlio di Luigi, si laureò agli inizi degli anni ’30 Dottore in Agraria.
Nel Dopoguerra divenne Presidente dell’Assicurazione “Duomo” di
Milano. La madre Jula ha lasciato il nome alla Corte in Brugneto vici-
no alla Bonifica – ora corte Bertazzoni. Sposò nel 1935 Luisa Maria
Bonzi, figlia del conte Iro da Crema.Il fratello Ariberto nacque nel
1907, mentre nel ’22 nacque la sorella Eugenia. La primogenita, Bea-
trice, nacque morta nel 1904.
“Ho conosciuto personalmente il dottore, alla fine degli anni ’70, quando
venne convocato dalla nostra Amministrazione – che allora presiedevo in
veste di Sindaco (1975-1982) – in qualità di delegato di sua zia donna Livia
Eugenia per la compravendita del terreno a nord della villa reggiolese. Il
Comune infatti in quegli anni era giunto nella determinazione di attivare e
costruire in quel vasto podere una importante zona di servizi: le Scuole
dell’Infanzia, Nido e Materna, la Palestra, il Campo Sportivo regolamentare
e il Bocciodromo.
Ho apprezzato la sua gentilezza e la capacità di persuasione della zia, che
si affidava a lui per queste incombenze. Andammo anche in delegazione nel-
la sua casa a Milano, dove conobbi anche i suoi figli, in particolare il chirur-
go prof. Luigi Rainero Fassati, che di recente ci ha ospitati, io, il Sindaco
Angeli e il vice Sindaco Albinelli nella sua residenza di Passirano e che è
stato invitato a Reggiolo nel 2019 al Gran Galà del Tortello dai fratelli Ren-
zo e Ferruccio Crema.” [F. Canova]
77
LUIGI RAINERO FASSATI (n. 1936)
Il professor Rainero Fassati in una scuola milanese, in una delle tante sue Conferenze sui danni e
la pericolosità dell’alcol nei giovani. Anche a Reggiolo verrà nel presente anno 2021 a parlare
con i ragazzi delle Scuole Medie e una sera anche con gli abitanti in una Assemblea Pubblica.
78
Attraverso la sua voce, sensibile e appassionata, rivivono le storie di
pazienti curati mezzo secolo fa, comparate a casi clinici recenti, esem-
pi emblematici dell’evoluzione che la scienza medica ha conosciuto in
un tempo brevissimo. Ma se tutto appare mutato, l’importanza della
relazione tra medico e paziente, il bisogno dell’ammalato di ascolto e
umanità restano ancora un punto fermo. Un ‘tempo per guarire’ è uno
straordinario viaggio attraverso cinquant’anni di scienza, un libro che
accompagna quasi per mano nelle pratiche mediche del tempo che ve-
nivano modificandosi, via via che i progressi scientifici e tecnologici
aiutavano i medici nel loro lavoro, in particolare i chirurghi e le loro
pratiche di intervento.
2019, Domenica 20 Ottobre. Al Gran Galà del Tortello del 2 Stelle, Fe-
sta annuale dei fratelli Renzo e Ferruccio Crema, il sindaco Roberto
Angeli presenta il prof. Fassati m.se Luigi Rainero, sul palco del Bingo.
79
Disegno del territorio reggiolese
(sec. XVIII), Bibl. Maldotti,
Fondo Cani.
Sono indicati i Confini di Reg-
giolo con Gonzaga, a sin., e gi-
rando in senso orario: confine a
est con Moglia (parte di Gonza-
ga), poi Rolo, Fabbrico, Ponte
sulla Fiuma, e successivamente
con l’Argine Cornacchino della
Veniera (a sud-ovest) e la strada
omonima che confina con il Gua-
stallese - come ancora oggi - , in-
fine con Luzzara, a ponente.
Sec. XVIII. Mappa che indica il paese di Reggiolo, a sud, fino a Moglia-Bondanello. Reggiolo è disegnato in forma ste-
reotipa ma abbastanza realisticamente, con la Rocca e le torri sporgenti a sud, la Tagliata che sfocia nella Fiuma e alcuni
Canali presenti: Fossetta Re de’ Fossi (a sin.), la chiavica del Borziero, dove inizia la Bonifica, i due Torrioni presso il
Ponte Testa, il Mulino della Testa, il Canal di Novellara-Linarola, il canal di Fabbrico, quello di Rolo, la Fossa di Raso,
il Busatello, il fiume Secchia e il mulino Grillenzoni. E dalla strada verso Reggiolo: la Villa Aurelia, la Zuccona di Vil-
lanova e la Brugnola. La fiuma che passava per il centro di Moglia, per sfociare dopo la chiavica al Bondanello in Sec-
chia.
80
1980. Angolo del terreno Fassati a N-E., verso l’incrocio delle strade via Volta e IV Novembre (vista dall’alto).
Il Caseificio e la Corte Cà Vecchia, di antica origine, al confine. Nell’area vennero costruiti il Bocciodromo con il par-
cheggio e il Palazzetto coperto del tennis. Venne realizzata anche una Piscina scoperta negli anni ’80 (poi chiusa).
Foto aerea (1980) della Corte Gorna, altra antica costruzione della famiglia ferrarese de’ Riboli, che poi assunse il co-
gnome dalla località. Con ‘gorna’ si indicava una pescheria, di cui si ha notizia nei primi decenni del 1000 a Reggiolo.
81
Sec. XVIII (ASPr. Carte del Patrimonio dello Stato). Mappa della Piazza e del Centro storico di Reggiolo, con la Rocca
e il nuovo Palazzo Sartoretti, di cui i proprietari chiedevano modifiche sul fronte settentrionale: l’allineamento cioè del-
la parete che inglobasse i porticati ancora esistenti, con le vecchie case che essi avevano acquistato. Nel quadrato: i due
ampi giardini interni dei Sartoretti.
82
Legenda della Carta precedente.
83
Particolare della Carta precedente, piazza di Reggiolo e Rocca nel ‘700.
Le lettere in Legenda ci confermano che esistevano all’epoca i muri del Recepto a sud (M), che portavano al ‘rivelino’
con ponte levatoio (N) sul fossato meridionale (K). I muri verranno demoliti nel 1835 e le 25.000 pietre vendute per fare
interventi sul Teatro Comunale (ACReg.)
Si evince con chiarezza come i Sartoretti avessero intenzione di ristrutturare le case esistenti a sud della Piazza, co-
struendovi al loro posto il Palazzo che porta il loro nome. La lettera C indica l’esistenza del porticato (indicato dalle due
frecce), che si voleva trasformare in facciata lineare D.
84
UN PO’ DI STORIA REGGIOLESE E DINTORNI.
85
Nel territorio che diventerà verso il Mille d.C. la Curtis di Razolo,
con la sua prima torre, la pescheria e il Porto-traghetto Trifoso, scor-
revano i fiumi Bondeno e Gonzaga. Il primo l’attraversava diagonal-
mente, da sud-ovest verso nord-est, il secondo tracciava i confini della
corte Gonzaga a ovest e a sud (ancora visibile oggi il fossato che fa da
confine tra Reggiolo e Gonzaga, residuo di quel fiume medievale, che
sfociava nel Bondeno nei pressi del Bondanazzo). Il fiume Bondeno
faceva da confine nord della corte e delle 60 biolche acquistate dal
Comune di Reggio nel 1213, che attestano il suo percorso in zona.
La cartina – tratta da V. Colorni, 1959 – e integrata con il corso antico del fiume Oglio e con i Laghi Nasenga e Roma-
no, secondo l’ipotesi Canova-Nosari (Torricella, 2006), illustra la situazione quale doveva essere nell’Alto Medioevo.
Si nota come il fiume Po ancora non avesse il corso attuale, ma scorresse da Luzzara a Suzzara e poi discendesse verso
Palidano e Gonzaga, per risalire verso Pegognaga e S. Benedetto, ma poi una nuova ansa lo spingesse a sud e lo facesse
risalire a nord presso Sustinente, in quello che era chiamato Lirone o Largione e da lì proseguire come Po. Verso il
1014-1021, nei documenti troviamo il Po nel suo nuovo corso (Lirone), occupato dopo il prosciugamento del Lago Na-
senga, causato dallo spostamento dell’Oglio verso N-E nel Lirone. Venendo a mancare nel lago Nasenga l’immissario,
si formò una depressione che favorì in una delle solite piene il nuovo percorso del Po maior, che si ritrovò così la strada
aperta fino all’imbocco dell’Oglio-Lirone, nei pressi dell’attuale Torre d’Oglio. Torricella nel 1014 è detta ancora “in
ripa Larionis”; mentre nel 1021 l’episcopato di Mantova risulta comprendere entrambe le due rive del Po: cosa possibile
solo con il fiume ormai nell’alveo nuovo, in quanto in precedenza era la riva destra di Zara a definire il confine
dell’episcopato. Il Po “vecchio” – come poi venne definito l’abbandono del vecchio alveo – era in precedenza (781-
1014) completamente in territorio reggiano, con Suzzara, Pegognaga, Gonzaga facenti parte dell’episcopato di Reggio.
Cfr. il saggio di F. Canova, Il destra Po sul confine reggiano-mantovano. Il “limes” dell’Episcopato di Reggio (secoli
VIII-XII), in Boll. Storico Reggiano, Anno XLVII, Fasc. 3, N. 157, Nov. 2015, pp. 113-136.
86
Reggiolo emerse dalle paludi a fatica, tanto che ancora nel 1044, nel
documento d’acquisto che ne fece Beatrice, moglie di Bonifacio Ca-
nossa (genitori di Matilde), il 14 maggio, firmando il documento nota-
rile nel castello di Gonzaga, aveva solo 400 iugeri [= Ha 480, pari a
1.530 biolche ca.] di terreno coltivabile - aratorio e vigna - mentre per
oltre 3.900 ettari, era considerato boschivo, incolto e pascolo brullo.
A.Vesc. di Reggio.
Castelli, Corti e Pievi date in enfi-
teusi dalla Chiesa di Reggio a Bo-
nifacio Canossa. L’elenco contem-
pla molte realtà della prima metà
del Mille: torri, castelli (castra),
pievi, decime, terre, pescaie, tra-
ghetti e porti nel territorio reggiano
di pertinenza dell’episcopato reg-
giano, fino alle rive del Po.
87
Nell’Alto Medioevo subentrarono i barbari ai Romani. Si fondano i Monasteri.
Nonantola, S. Giulia, Leno; poi, con i Carolingi, S. Sisto, S. Prospero.
Reggiolo.
88
PO
Carta del Destra Po con indicate le terre (corti Medv.) reggiane di pertinenza del monastero piacentino di S. Sisto (877).
Solo Villole - attuale zona a sud di S. Benedetto, intorno alla chiesetta di S. Maria Valverde, ancora esistente - è detto in
terra mantovana. Da aggiungere, nel 1071, la donazione di Reggiolo, Campagnola e Budrione al monastero di Frassino-
ro sulla montagna modenese21; e nel 1099, la donazione di Matilde al mon. di S. Genesio di Brescello delle pescaie di
Reggiolo e degli abitati in quell’area. L’isola di S. Benedetto con l’isola di Gorgo furono acquisite da Atto Adalberto
(bisavolo di Matilde, nel 961) permutando suoi beni con le chiese di Reggio e di Mantova che si dividevano quel territo-
rio. Il conte di Canossa acquistò Gonzaga, dal monastero di Leno, nel 967, e Ronco Rolando (a N-W di Pegognaga), nel
976. Il monastero reggiano di S. Prospero aveva beni a est di Gonzaga e nel mogliese, citati nel doc. gonzaghese.
21
P Torelli, Regesto Mantovano, doc. 91, p. 64, Frassinoro, 1071, ago. 29.
89
1044, maggio 14, in Gonzaga. Pergamena di Beatrice di Lorena, moglie di Bonifacio (‘lui presente e consenziente’),
con le 6 Corti acquistate - tra cui Razolo - da certo Gotifredo del Contado di Neuklingen (Rep. Ceca di Sud-Ovest, oggi
S. Osvaldo). V. le righe sottolineate e la trascrizione alla pagina successiva.
90
Traduzione delle parti relative a Razolo del documento del 1044, maggio 14, di Beatrice di Lorena.
1. Razolo [Reggiolo] con la tomba [dosso, area sopraelevata] e la torre, con la cappella [chiesetta non battesimale] con-
sacrata a san Venerio e con tutte le case sia dominicate [padronali] sia massaricie [dei coltivatori] e con ogni bene del
territorio e le pescaie alla stessa Corte e cappella pertinenti integralmente.
2. La quarta (corte) in verità di nome Razolo, è un’area sopraelevata, con una torre e una chiesetta e le case disposte in-
torno alla circa [intorno alla fortificazione], signorili e dei coloni, sedimini e aree dove ci sono vitigni, con prati, e terre
aratorie, con gerbido [prati] e boschi con le loro estensioni di iugeri 400 (circa 1.500 biolche = ha 460).
IGM aggiornato al 1973. Sono evidenziati con vari colori e numeri i corsi d’acqua del territorio reggiolese attuale:
da ovest, entra la Fossa Madama (verde, 2), che sfocia in Bonifica; Fosso Bovino (rosso, 8); Tagliata (azzurro, 1) pro-
veniente dal Guastallese, ovest; la Fiuma (bordeaux, 9); Bonifica Mantovana-Reggiana (blu scuro, 3); l’antico fiume
Bondeno, che ora si chiama Bondeno Nuovo e proviene dal Novellarese, dopo la Botte Borziero è il Canal vecchio (già
del Molino), e verso nord-est, prosegue come Canal Rottazzo e si immette nel Tragatto (gonzaghese, viola, 5); Fosso
Fasolo (nero, 7); Scolo Rame (Villanova, nero); Redefossi Canal delle Tullie (fiancheggia la Fiuma alla riva sinistra,
11); Scolo Terrarolo (Brugneto, nero); la fossa Linarola (giallo) sbocca in Fiuma al Ponte Testa.
- Le terre della Gollina e della Battistona (Alta e Bassa) a S-W di Reggiolo e a ovest della Rocca erano dei De Preti.
- Le terre a Villanova N-E erano dei Rami (da Remedello); quelle a N-W, le Franchine, erano della famiglia omonima
dei Laffranchini; a Sud, e Sud-Est le possessioni andavano dai Guerrieri Gonzaga (Aurelia) ai Bolognesi, ai Fantozzi.
- San Venerio (già del Comune), le terre intorno, del Gavello, del Barchessone di Brugneto, erano dei Bianchi: famiglia
di origini antiche, discendenti di Rodolfo da Casola-Canossa, vassallo dei Canossa, poi insediatisi a Rubiera.
- I Cattanei: con possessi a Brugneto - Serraglio, Bruschina e Vallone - e dalla Margonara fino a Reggiolo (zona che da
essi prese il nome, Cattanea), furono anch’essi vassalli dei Canossa (da Capitanei-Cattanei).
- I Gonzaga di Mantova avevano terre un po’ dovunque nel territorio reggiolese: acquistarono spesso anche poderi e
corti rurali da privati e discendenti dei più antichi signori (Vallicella, Serraglio dei Cattanei, Aurelia dei Guerrieri Gon-
zaga, Boschetto dei Recordati, Ranaro, ecc.).
91
PEUTINGERIANA
(sec. III d.C., riedizione. XII)
92
L’origine di Reggiolo nei Documenti.
Le famose curve della Gorna. Zona della Pescaia del sec. XI (piscariam de Razolo...)
93
Età Romana: Reggiolo (o come si chiamava) nel sec. V d.C.
1984, ottobre. Scavo della cantina del negozio di via Roma-D. Freddi. Emergono le fondazioni della prima torre di Ra-
zolo nel Castrum vetus (1215-1223) indicate dalla freccia; il punto bianco invece segna il livello dove fu trovata l’urna
cineraria con resti umani e fibule d’età romana (datate al sec. V ca. d.C. dalla d.ssa Bermond della Soprintendenza di
Bologna). In questa stessa zona, detta Bastilia Pontis nei documenti, vennero alla luce nel 1374 mezzo milione di pietre
accumulatesi dopo la distruzione di Reggiolo e del suo primo castello ad opera dei Mantovani (1223). Furono utilizzate
per alzare di alcuni metri le cortine della Rocca e le torri laterali (come si vede nella foto alle pp. seguenti, di diversa co-
lorazione e di età precedente).
Particolare a colori delle fondazioni.
Nelle lettere dell’ASMn (AG, b 2381) si può leggere:
(1374) … ‘vengono alla luce centinaia di migliaia di
pietre nell’orto del mulino… Dalle fondazioni misura-
te, si tratta di braccia 12 di profondità, braccia 24 di
lato, un quadrato, e un’altezza che poteva raggiungere
le 90 braccia’. Si calcoli ora un braccio cm. 55-60 ca.
Ritroviamo quasi perfettamente la torre mastio della
Rocca attuale: m. 11 alla base, di lato, m. 34 di altez-
za. E da scavi effettuati all’interno, fino a 4 m. si ve-
devano altri corsi di pietre che scendevano (forse pro-
rio come nella torre del 1223) fino ai 6-7 metri).
22
A. Aleotti, Storia della città e Provincia di Reggio nell’Emilia, Reggio E. 1916, p. 32.
94
Sopra: 1984. Il noto “caslìn dla fam” prima dell’abbattimento. Era così detto per aver negli anni ospitato poverissime
persone nei suoi locali. Sotto: Demolizione del fabbricato avvenuta. Le frecce indicano dove furono scavate le cantine e
recuperate le fondazioni dell’antica torre del castello vecchio. Quella di sin. segna dove si recuperò la tomba.
95
1905. Foto della Rocca da est (la piazza. Si intravvedono a destra ancora i carrelli con la terra di riporto dello scavo del-
la Bonifica mentre colmano i fossati esistenti a nord e intorno al Castello. Le mura di sovralzo della Rocca si vede chia-
ramente che sono di epoca diversa da quelle del 1242-46 ma recuperate nel 1374 e parte della torre esistente nel 1223
demolita dai Mantovani. Tale torre era stata alzata nell’orto del Mulino dei Minari (Molinari) e poi dei De Preti.
96
1848. Planimetria della zona a sud della Tagliata,
con la via della Battistona (già del Bittifredo, ora
via D. Freddi) che passava per il mezzo del Castel-
lo Vecchio. Proposta di raddrizzamento “in rettifi-
lo” come è la via Roma attuale. La stella indica il
ritrovamento dell’urna cinerea, con fibule e parti di
ossa umane datate dalla Soprintendenza di Bolo-
gna al sec. V d.C. (età tardo romana). Il triangolo
segna il punto delle fondazioni venute alla luce nel
1184 dell’antica torre di Razolo,
97
1876. Il N è in basso. Mappa che raf-
figura il paese di Reggiolo dalla
Rocca fino alla strada della Chiesa
(via Vittorio Veneto). E’ assente il
fossato orientale, per consentire
l’ampliamento della Piazza che sarà
dedicata a re Umberto I. E’ in rosa
sotto il progetto dell’ing. Francesco
Piazzalunga delle Scuole Elementari,
che saranno realizzate negli anni
successivi. Le acque del fossato a
nord (in basso) scolavano verso il
vicino canale Rottazzo, sottopassan-
do la strada Ortalli (oggi non più
esistente ma che giungeva presso il
Cimitero, dove oggi è il Parcheggio).
Sotto: Particolare. La freccia indica
il tratteggio del canale che portava
acque dalla Tagliata delle Pradelle al
fossato occidentale. In fregio alla
strada via Roma-incrocio con via
Cantone per Guastalla era ancora
presente la Boidòra, (X), edificio in
cui i Sartoretti praticavano la di-
stillazione a vapore dell’acquavite.
98
Strada dell’Aurelia
(ASPr) .Sec. XVII. La Mappa (particolare) evidenzia un agglomerato urbano vicino alla realtà del tempo, anche se in
modo confuso e stereotipo. Il Castello e la Rocca sono al centro, in basso, circondati dai fossati; il Borgo Argine è a
sinistra (est), dove si svilupperanno via Matteotti, B° Trieste, vicolo Piave, via V. Veneto; il Borgo Sabbia è in
basso (nord); e a destra (ovest), appaiono case e v i l l e che non esistevano all’epoca (ora Asili e Zona Sportiva).
Nel rettangolo azzurro: villa Fassati, case dei coloni e salariati, casa dell’affittuario ecc.. La piazza non si intravve-
de, anche se uno spiazzo al centro del Borgo Argine è possibile fungesse da area di mercato e di incontro. I docu-
menti del sec. XVII ci informano che si prediligeva la parte a ridosso dei fossati orientale e meridionale, quale zo-
na di scambio dei prodotti agricoli. Per secoli prevalse il Mercato settimanale all’interno del Castello, dove lo spiaz-
zo seppur ristretto consentiva una qualche distribuzione dei prodotti.
La casa nel cerchio rosso, a latere della contrada Cantone, è quella antica costruita dal Comune di Reggiolo ad uso prigione,
in un primo tempo e poi Locanda per i pellegrini. Dentro vi stavano occasionalmente anche spie dei Gonzaga, attente a co-
gliere informazioni circa i forestieri di passaggio, chi li mandava, quali intenzioni avessero ecc.
2021, sett.
Lavori in corso
nelle Pradelle
(da est): la siste-
mazione preve-
derà l’antico
spazio rimodel-
lato con il verde
attrezzato.
La curva dell’ar-
co rialzato ri-
chiama quella ad
anfiteatro davan-
ti alla Rocca.
99
2019. Via Malagoli già Vallicella (e un tempo contrada Guarini, famiglia con possedimenti in zona), da est. Il Parcheg-
gio nuovo in realizzazione, che sarà predisposto per la Piazza anfiteatro del Centro Storico (f. campo, a destra).
Via Malagoli attuale. A dx: parte del Parcheggio in fase avanzata dei lavori.
Inizio della Via Malagoli (dedicata nel Dopoguerra al giovane reggiolese ucciso da un cecchino fascista lungo la strada
di Pegognaga-Moglia). Vista da est, a dx una parte del Parcheggio in fase di ultimazione.
100
Analisi dei primi due documenti che citano Razolo nella prima metà del Mille.
1
Ne attesta l’alto livello di ricchezza quanto ne scrive Donizone per il suo matrimonio con la duchessa Beatrice di Lo-
rena: a Marengo, più settimane di sponsali e pranzi, feste e balli che rimasero nella memoria collettiva. (Vita Mathildis,
I, vv. 821-832: tre mesi di convivio, vino da cisterne che fluivano in un pozzo da cui lo si estraeva con secchie d’oro e
argento, cavalli che a turno conducevano carriaggi di cibarie e frutta ai commensali.
2
B. Carboni, A Migliarina: terre, vassalli, badesse, monache e notai di Santa Giulia (secc. XI-XIII), in “Brixia Sacra”,
2004, p. 89. La biolca reggiana: m2 2.992,25.
101
Confini della Corte Razolo nel sec. XI.
1
ASMn, AG, b 134, Affari dei Confini, varie buste, faldoni e cartelle (secc. XVI-XVII).
2
Si veda in F. Canova, M. Fontanili, C. Santi, G. Formizzi, Documenti e lettere di Matilde di Canossa, testo latino e
traduzione italiana, Bologna 2015, doc. 70, p. 235, anno 1102, giugno 4. “(Guastalla) confina con la corte di Luzzara
per tutto il corso del fiume Gorgo e i suoi sbocchi nel Bondeno.” E’ ancora oggi il corso della Tagliata, da Villa Ta-
gliata a Brugneto-Reggiolo.
102
Sui confini successivi di Reggiolo e come si determinarono.
Nel corso dei secoli il territorio della Corte Razolo venne precisando
i propri confini, delimitati da corsi d’acqua ivi presenti da tempo
immemorabile, da tracciati di possessioni signorili nonché da limiti
presenti nelle corti adiacenti: Luzzara a ovest; Gonzaga a nord;
Moglia a est; Rolo, Fabbrico e Campagnola a sud; Novellara a sud-
ovest: Guastalla a ovest.
Via via che l’antico Bondeno di Ròncore si andava riducendo, a
spese dell’altro Bondeno di Gonzaga che arrivò sino alla strada (oggi
detta della Contessa) che delimita la corte Bondanazzo a nord, fu
assorbito il territorio di Villanova dai Da Palude. La parte che si
prolungava verso est, fino a Brazzolo (Poggio Rusco), fu divisa dai
nuovi paesi che si andavano formando: San Giacomo delle Segnate,
Quistello e Moglia.
A nord, delimitava il confine il vecchio corso del fiume
Gonzaga, che dava il nome alla località (citato nel 966-
67, quale limite a ovest della Corte Gonzaga),
circoscrivendo la Staffola, con il corso della Fossa
Madama-Luzzarese (o Margonara), più a ovest. A quel
punto, il confine era dato dal Fosso dei Buoi o Bovino,
che scendeva dalla Tagliata – un tempo fiume Gorgo – e
bonificava le terre del basso Gonzaghese. Proseguiva
verso sud il fossato proveniente dalle Valli reggiolesi-
guastallesi a margine della strada Veniera, detto
Soardino, fino all’argine antico dei Panzi.
Confine di Reggiolo-Gonzaga, corso attuale del
fiume antico Gonzaga sulla Variante Ovest.
Un documento del sec. ‘500 così ci viene chiarendo il confine fra
Reggiolo e Guastalla nella località a sud-ovest di Brugneto:
103
1888. Piano d’Unione del Catasto di Reggiolo. Sono indicati i Comuni confinanti, e le principali corti agricole del sec.
XIX. Brugneto Superiore: Pandelici, Margonara, Palazzo Riva, Rizza, Gemella; Brugneto Inferiore: Barchessone,
Buca Laura, Bruschina, Veniera e Ferrarola, Casella, Bruciati, Berna, Quazza; Reggiolo Superiore: Cattanea, Cataniet-
ta, Staffola, Porcara, Caselli, Pironda, Gorna; Reggiolo Inferiore: Vallicella, Quaglina, Colombarola, Boschetto, Aure-
lia, Panizza, Boschi, Bolognesa, Bolognesina, Battistona; Villanova Superiore: Bondanazzo, Franchine, Arquesti, Ca-
vriana; Villanova Inferiore: Ranaro, Zuccona, Fantozza, Gentile, Brugnola.
Una quarantina di antiche corti del Comune (delle 120 esistenti ancora nel secolo scorso), formatesi nei secoli XIV-XV,
in epoca Gonzaghesca. Nei documenti infatti troviamo la preminenza di possidenti Mantovani rispetto ai pochi reggia-
ni-reggiolesi qui residenti dalle origini e nei primi secoli nei due Castelli e nei vari Borghi intorno: Bianchi, Minari,
Laffranchini, Fasoli, Sessi, Da Palude, Cattanei, Tenca, Alberti, Dainesi, Manfredini, Ferrari, Montanari, Guastalla, Bo-
si, Morini, Tirabola ecc. , diversi dei quali diedero nome a zone, contrade e corti reggiolesi.
1891. Quadro d’Unione della Mappa conservata dalla Bonifica dell’Agro Mantovano-Reggiano.
Gonzaga
Luzzara
E’ chiara la distri-
buzione degli abi-
tati ‘a croce’, lun-
go le direttive delle
due strade SW-NE,
(vie S. Venerio-R.
Margherita) e W-
E. (vie Guastalla-
Moglia). Con Mo-
glia, un fossato di
circa 350 m. divide
i due paesi a Villa-
nova Est.
Rolo
In nero: strada ar-
gine Panzi, molto
antico, che proteg-
geva dalle acque
Novellara N delle Valli a sud.
104
1683. (Rovesciata per ‘raddrizzare’ l’orientamento a Nord). Carta che bene illustra i confini reggiolesi, le Valli a Sud-
Ovest fra Guastalla e Novellara, e la Corte Testa, a sud, che un tempo era di pertinenza del reggiolese ma venne incor-
porata abusivamente dai Correggesi nel sec. XVII (poi passata sotto il comune di Campagnola).
(ASPR, Mappe e Fiumi, 43/42). Fine sec. XVI. Reggiolo è indicato come Ragiollo, con i fossati e il Borgo Lungo sulla
strada per Moglia. Un orologio spicca sul Mastio: meridiana o forse congegno ‘meccanico’ come quello installato anni
prima a Mantova, in Piazza Erbe, nella Torre dell’Orologio, accanto alla Rotonda di S. Lorenzo e adiacente al Palazzo
della Ragione. La corte Testa è detta di Camillo, conte di Correggio (1533-1605), che volle incamerarla nella sua Con-
tea pur essendo di pertinenza di Reggiolo.
105
(ASPr, Mappe e Fiumi). Sec.XVIII. Tratto della Parmigiana-Moglia (Fiuma) detta anche “Botte Bentivoglio” presso il
Ponte che l’attraversa nel reggiolese. I due torrioni sulle rive opposte del Canale, si fronteggiavano: Stato del Ducato
Guastallese, a nord, e del Principato di Correggio, a sud. In seguito furono trasformati in case di abitazione.
106
1764, agosto.
Disegno di mappa del Rolese,
con il confine con Reggiolo:
la Parmigiana (Fiuma) e il
tratto puntinato verso la Ta-
gliata (aggiunto, con il Cavo).
Da tempo immemorabile ver-
so est Reggiolo giungeva al
Mogliese; il confine divenne
l’attuale dopo la Bonifica
Bentivoglio (1565-85).
Mappa di fine sec. XVII. Parte seguente del disegno che rappresentava la situazione precedente; qui è indicata la serie
di cavi, fiumi, corsi d’acqua, canali che da sud si immettevano nel Po - il fiume Crostolo, tramite l’antica Fossa di Ron-
caglio – nello stesso Crostolo (Canal di S. Sisto, Canal di Poviglio, Fossa marza, il Traversagno tramite il Cavetto, il
Cava), o nella Parmigiana (Fiuma) in cui sfocia il Canal del Marchese Bentivoglio: da ovest, la Bersana, il Bondeno, la
Bacchiocca, la Linarola, Fossa Meria (?), Canal d’Epra, il Naviglio, la Fossa di Raso e il Tresinaro.
107
Le chiese di Reggiolo e Bondeno di Ròncore: San Venerio, San Benedetto, San Prospero.
2000. San Genesio-Rocca Falcona, quanto rimasto del Castello dei Da Palude: i fossati e la Chiesetta. La freccia indica
la chiesetta di San Genesio. Del castello non sono rimaste che le probabili fondazioni, sotto il terreno.
108
Carta del Correggese (sec. XVIII). Località di S. Genesio di Fabbrico. 1. Argine della Fiuma, confine di Reggiolo-
Fabbrico, all’epoca sotto Correggio; 2. Corte Testa; 3. San Genesio; 4. Corte Andreasi; 5. Torrazzo vecchio di Campa-
gnola; 6. Fabbrico; 7. Casino Mantovani.
Mappa del ‘700: Bondanazzo (il N è in basso). Il possesso era dei Monaci di S. Benedetto in Polirone. Indicata dalla
freccia rossa, è la Corte Quaranta presso la biforcazione dello stradello vicinale della Pironda (a dx) con l’altra strada
oggi detta Valle dell’Oca, verso i possessi delle monache della Cantelma (Mantova) e la Corte Albareda dei Sartoretti.
La freccia gialla indica il Fosso Fasolo, di Villanova, che più avanti entrava nel fossato Tragatto del Bondeno gonza-
ghese. La freccia azzurra indica il Bondanazzo (Bondenacy), l’antico Bondeno di Ròncore.
109
fiume Gonzaga (oggi canale di confine) fiume Bondeno (ora canal Rottazzo)
110
Matilde e papa Gregorio VII a Reggiolo: 11 febbraio 1077.
Bolla papale che da Bondanazzo il papa spedì all’abate Benedetto.
1
Arduino da Palude (1050-1135) era pronipote dell’omonimo Da Palude che Bonifacio, padre di Matilde, aveva benefi-
ciato mezzo secolo prima della Corte di Ronco Episcopi, sitata nei pressi del Bondeno di Ròncore. Da lì, esercitò la sua
autorità di fido capitano della Contessa sul territorio circostante che il fiume Bondeno attraversava, da Reggiolo a Bon-
danello più a est, proseguendo per il Burana ferrarese.
111
La presenza nelle vicinanze, forse proprio nel castello fortificato del
Bondeno, del fido Arduino Da Palude e dei suoi armati di per sé ga-
rantiva la sicurezza alla comitiva. E’ naturale che papa Gregorio VII
avesse con sé la sua cancelleria, tanto da poter una volta a Mantova,
dove era previsto l’incontro con il re e i vassalli – laici e vescovi conti
– stendere su pergamena gli eventuali accordi. Pure la contessa non si
muoveva senza il suo seguito, per incontri importanti come la Dieta
cui li aveva invitati Enrico IV: almeno una quindicina di persone era-
no sempre con lei, le sue guardie del corpo, un gruppo di vassalli reg-
giani (e qualche artista, musico o pittore1).
1
Nel 1088, a Mantova (14 novembre) certo Romano è detto pittore ed è al seguito della contessa Matilde: cfr. F. Cano-
va et alii, “Documenti e lettere di Matilde di Canossa”, cit., doc. 41, p. 155.
2
Pare si potesse trattare del fido Arduino della Palude, capitano della vassalleria matildica e che a Bondeno di Ròncore
aveva sede nel castello ivi esistente.
3
Donizone, Vita Mathildis, Libro II, vv. 129-145 (trad. U. Bellocchi, G. Marzi, Modena 19973).
4
G. Bucciardi, Montefiorino e le Terre della badia di Frassinoro. Notizie e ricerche storiche, vol. I (1071-1173), Mo-
dena 1926, pp. 25-30. Era dedicato a Santa Maria e a San Claudio.
112
re uno spergiuro e lei, sua vassalla, come lo era della Chiesa, doveva
scegliere da che parte stare: e scelse la Chiesa, il papa Gregorio VII.
113
Quando Beatrice donò la corte Reggiolo, nel 1071, al Mon.° erigen-
do di Frassinoro sulle montagne modenesi, insieme a Campagnola e a
Budrione, nella pianura, oltre a 9 altre corti dell’Appennino, cambiò la
vita degli abitanti. Essi non erano più soggetti alla signora di Lorena,
sempre distante, mentre loro venivano governati da gastaldi di sua fi-
ducia o dagli stessi Da Palude (da Rocca Falcona, Fabbri-
co, o dal Bondeno di Arduino) e financo dai Sessi della
vicina Ariolum (Rolo)1. Da quel momento, la sorveglianza
venne svolta dai monaci e dagli abati del cenobio benedet-
tino modenese, che non di rado venivano a Reggiolo lun-
go le vie d’acqua che agevolavano il loro cammino.
1
E’ plausibile il riscontro in documenti successivi (sec. XIII), quando troveremo beni dei Palude in Reggiolo, nel 1213,
e ben 625 biolche possedute dai Da Palude e dai Sessi, che il Comune di Reggio acquistò nel decennio 1247-57.
2
“LX bobulcis terre ubi est ordinatum castrum Razoli… (in: Liber Grossus Antiquus Comunis Regii, vol II, a cura di
F.S. Gatta, Reggio E. 1950, doc. CLXII, p. 7): ‘sessanta biolche di terra lì dove è predisposto il castello di Reggiolo.’
3
A. Zagni, “Storia d Reggiolo”, Reggiolo 1983. Qualora fosse stata lì, occorre ubicare più a sud il Castrum vetus.
114
1205, lug. 28. Documento sul Bondeno di Ròncore: le pertinenze di terre e decime (sui prodot-
ti, generi e animali da consegnare al 10%) contese fra Polirone, Quistello e la Pieve di S. Pro-
spero di Bondeno di Ròncore e il suo arciprete.
Documento importantissimo: chiarisce - o tenta di farlo - i ‘confini’ e i limiti del Bondeno di Ròncore con le terre di
Quistello, S. Giovanni del Dosso, Gabbiana e Villole. L’estensione ancora a quest’epoca della Corte Bondeno di Ròn-
core verso est - fino a Brazzolo di Quistello - è confermata e definita, nel rispetto dei confini con le altre corti: a nord, la
corte Gabbiana e Quistello (corte del monastero di S. Benedetto in Polirone); a nord-est, la corte Villole; a sud, Gardi-
gnacola (S. Giovanni del Dosso) e il lago Plautanello (già detto Romano). Il fiume Bondignolo (Bondeno in esaurimen-
to?) attraversa tutto il territorio in questione, diretto oltre Bondanello - non impedito dal fiume Secchia che aveva anco-
ra un corso più a sud - al Bondeno-Burana del ferrarese.
115
I primi secoli di vita a Reggiolo: 1044-1213.
La Regona e l’amministrazione in comune di Reggio e Mantova: 1184-1286.
Reggiolo dunque nel sec. XIII e dopo 142 anni di possesso dei mo-
naci di Frassinoro, vedeva un importante intervento del Comune di
Reggio, che iniziava a interessarsi del paese presso il confine con il
territorio mantovano e la terra detta Regona Padi (di Po).
Carta di Domenico Vandelli (1743-48): corografia della diocesi di Nonantola, disegnata a corredo dell'opera
storica di G. Tiraboschi, “Dizion. Storico-Topograf. degli Stati Estensi”, II (1825). Il tratteggio indica la esten-
sione della Corte di Bondeno di Ròncore, che comprendeva i territori fino a Brazzolo, a ovest di Poggio Rusco.
f. Gorgo
Carta ricostruita su quella di M. Calzolari (1996), con i corsi d’acqua e i porti dei secc. X-XIII. I nn. 17-18-19
indicano la probabile ubicazione del Porto reggiolese Trifoso (19) e di quello di Gorgo (17 o 18). Io credo in-
vece che il porto di Gorgo fosse presso il Bondeno di Ròncore, dove passava il fiume Bondeno.
116
Marzeneta, Campitello, Carù: Ma prima della Fase chiamata della Regona Padi, o Regona di Po
Culto di San Venerio (anche Regula Padi: 1184-1286) è necessario spendere due parole.
Reggiolo, amministrato da Frassinoro, era formato da una comunità in
buona parte religiosa e legata al santo patrono Venerio. Il culto di que-
sto santo - portato a Reggio nel sec. IX dalla località ligure dell’isola
del Tino, dove era vissuto e divenne abate del monastero ivi eretto – si
era diffuso anche nella pianura, sia reggiana che mantovana.
A sud di Quistello, infatti, presso Gabbiana, nella località di Marze-
neta (oggi scomparsa), si cita il culto per San Venerio esistente fin dal
1105. Nell’elenco dei beni che papa Pasquale II conferma al monaste-
ro di Polirone si cita: “ecclesia Sancti Venerii de Marceneto cum
medietate castri” (P. Torelli, Regesto Manovano, 1914, doc. 132, pp.
97-98, Roma, 20 marzo 1105).
2010, 13 Settembre.
Da sin.: Salvatore Mesoraca,
Giuseppina Affaticato, reggiole-
si, la Presidente della Provincia
di Reggio Emilia, Sonia Masini,
il Sindaco di Reggiolo all’epoca
Barbara Bernardelli (2014-19) e
Lorenzo Forcieri, presidente
dell’autorità portuale di La Spe-
zia.
117
Un altro paese mantovano ha visto per qualche tempo una comunità
legata al santo Venerio: in San Venerio di Campitello “iuxta ripam
oley” [presso la riva dell’Oglio], dove si tenne un’adunanza di molti
cittadini autorevoli (34, tra cui il podestà di Cremona e un Bonacolsi
de Riva) per trattare le modalità della Pace fra Cremonesi e Mantova-
ni (Reg. Mant., docc. 671-72, anno 1200, agosto 2, in pp. 424-25).
FRASSINORO 1071-1213
1
C. Santi, S. Venerio Patrono di Reggiolo e il suo culto nell’Appennino, in “Matilde e Gregorio VII a Reggiolo” (a cura
di F. Canova), E. LUI, Reggiolo 2015, pp. 119-127; P. Golinelli, Culto dei santi e vita cittadina a Reggio Emilia, 1980.
2
G. Bucciardi, Montefiorino e le terre…, cit.
3
F. Canova et alii, “Documenti e Lettere di Matilde…”, op. cit., pp.191-200, copia autenticata il 16 marzo 1319.
118
Regona Padi (1184-1286): ossia il territorio ai margini di Reggiolo, comprendente la corte con castello del Bondeno di
Ròncore (Bondanazzo, Villanova), la finitima del Bondeno Arduino (B. di Gonzaga), e le due grandi corti incastellate di
Gonzaga e di Pegognaga,
A lato:
Particolare della Mappa del 1533 (in cui sono evi-
denziati i confini tra Prepositura di Polirone e il
Monastero di S. Benedetto Po).
Razolo-Reggiolo è raffigurato incastellato quasi
verosimilmente, più che in forme stereotipe tipiche
di questi disegni: con porta d’accesso fortificata da
torre laterali (Rocca), l’alto mastio centrale della
Rocca e la punta del campanile della Chiesa del
castello all’epoca, poco prima che si costruisse
l’attuale parrocchiale a Est.
120
Le guerre, le tregue e le paci del sec. XIII: 1205, 1218, 1225-1257.
Bondanazzo dall’alto (2017), in fase di ristrutturazione. Il Nord è a sin. e la parte scoperchiata è la stalla col fienile. La casa
padronale, a ovest (qui in basso), presenta un tetto a 4 falde e dei bassi servizi in adiacenza. Il complesso residenziale era ben
più vasto (Bondeno di Ròncore) e comprendeva altri caseggiati, un duplice fossato difensivo e una struttura castellata (v.
1821, il Catasto di Reggiolo, più avanti).
1
Discendeva dalla nobile famiglia che aveva visto in Arduino il maggiore e più famoso condottiero, Maestro d’armi di
Matilde di Canossa, che era bisavolo di Artemisio, padre di Jacopo della Palude, prefetto di Reggiolo all’epoca.
121
LA REGULA PADI o REGONA DI PO (1184 – 1286).
Nel 1257, dopo la Tregua del 1225, si ripresero i contatti fra le due
città di Reggio e Mantova, e in una serie di atti fissarono i nuovi ac-
cordi tra loro, sulla Regona e con i paesi confinanti, tra cui Reggiolo e
Suzzara, rimasti in precedenza estranei alla gestione della Regula3.
Reggiolo così rientrava di nuovo in gioco, per la strategia sul confine
settentrionale che Reggio stava disponendo e rafforzando.
1
P. Torelli, R.M., doc. 148, 1110, p. 108; F. Canova, M. Fontanili, C. Santi et alii, Documenti e Lettere di Matilde…
cit., doc. 123, anno 1110, sett. 24, p. 371; V. Colorni 1959, pp. 116-120; A. Castagnetti 1982, p. 70). Per la collocazio-
ne di questa area: cfr. G. Sissa 1979 e 1983; O. Rombaldi 1979 (in Reggiolo Medievale), F. Canova 1978-80, 2000 e
2013. Il termine era anche indicato più spesso come Regona Padi, a indicare terre recuperate dai fiumi.
2
A. Zagni, Matilde di Canossa a Bondeno di Ròncore (Bondanazzo di Reggiolo), Reggiolo 1977; F. Canova (a cura di),
in Matilde di Canossa e Gregorio VII a Reggiolo (1077, 11 febbraio), Reggiolo 2015.
3
Liber Grossus, II, docc. vari; e F. Canova, Gli Statuti di Reggiolo nel sec. XIII, 2000, pp. 190-202.
122
Le due Teutoniche del Me-
dioevo.
1153. A. L. Muratori riporta la prima citazione della Strada Teutonica nel doc. di papa Anastasio IV di conferma dei
beni al Monastero di S. Genesio in Brescello (Antiq. Italicae Medii Aevi, Tomo XIV, col. 600). Sopra a lato: Inizio della
Bolla papale di Anastasio IV, in cui conferma i privilegi a S. Genesio di Brescello, tra cui la Strada Teutonica.
1755. Mappa che riguarda il Po da Guastalla a Brescello, passando da Gualtieri e Boretto, con la Teutonica sull’Argine.
Si ringrazia Giovanni Santelli di Brescello, studioso, per i dati e la cartina, editi di recente in Internet-Google: ad vocem
Brescello-Santelli (storia).
123
Gli abitanti noti di Reggiolo: dal 1215 al 1252. I due Castelli, Vetus e Novum.
1
F. Canova, G. Nosari, Reggiolo. Il nome e il come. Storia Cronaca e Legenda, Reggiolo 2013.
2
P. Torelli, Le Carte degli Archivi reggiani (1051-1060), Reggio E. 1938, doc. IX, p. 15, dopo il 1052.
3
“Vi sono 250.000 pietre dell’antica torre esistente nell’orto del mulino oltre la Tagliata; altre 100.000 sono presso San
Venerio; … altre 50.000 vennero recuperate prima.”, scrive il vicario Leonardo di Gazolo. (ASMN, AG, b 2381, 1374,
genn. 14).
124
Disegno della 2^ metà dell’Ottocento. Tracciato del Castrum Vetus (Castello vecchio, punti azzurri) come si ricava dal-
le lettere dei Vicari di Reggiolo dirette a Mantova, cui il paese divenne soggetto dal 1306. Le due stelle rosse indicano i
due ingressi del fortilizio, a Nord – presso la Rocca, si dice – e a Sud, in vicinanza di San Venerio. Dalle precise indica-
zioni, fornite da lettera del 1374, marzo 6, citata, si evince che la torre esistente, abbattuta alle fondamenta dai Manto-
vani nel 1223, che era posta nell’orto del mulino – quello dei De Preti, che dava nome all’intero areale oggi compreso
da via D. Freddi-S. Giovanni a via B° Trieste – era collocata dove è posto il cerchio giallo. E la strada via D. Freddi at-
tuale era detta in molte mappe “strata que vadit per medium castrum.” (strada che percorre il centro del castello) e an-
che del Bittifredo. Il tratteggio bianco indica il Castrum Novum (Castello nuovo: 1242-1252), con l’adiacente Borgo
Argine e il vicino Borgo Razolo (inizio di via Matteotti e vicolo Piave, rispettivamente).
125
Il Centro Storico di Reggiolo, visto
dall’alto (2019).
1. Villa Fassati, 2. la Rocca e la
Piazza nuova; verso
Nord il Castello
nuovo (3) di un
tempo.
Castrum Novum N
126
L’assetto urbano dunque iniziò a configurarsi nella nuova strategia
che il Comune di Reggio ideò per Reggiolo1: farne un baluardo difen-
sivo e abitativo di consistente portata, da arginare le mire dei Manto-
vani che premevano ormai a ridosso del territorio reggiano settentrio-
nale, e specialmente nella zona di Reggiolo, Luzzara, Suzzara, che da
secoli rientravano nell’orbita dei vescovi reggiani, prima, e del Comu-
ne successivamente.
Il Destra Po: l’ampio areale che venne definito “Regona Padi” e “Regola di Po”, nel 1184, occupava le
corti di Pegognaga, Gonzaga e dei due Bondeni, di Ròncore e di Arduino. Fu una vera e propria colonizza-
zione agricola del territorio, che sui loro confini sia Reggio che Mantova decisero di comune accordo. Vi
insediarono abitanti, vi alzarono torri e recinti, distribuirono sementi, favorirono la giustizia con Notai e
Podestà, misero in guardia da ladri, malfattori e banditi, consentirono l’uso di pesca e transito nei laghi, bu-
gni, corsi d’acqua presenti (Bondeno, Tagliata, in primis, oltre ai navigli e canali realizzati).
La strada dei Teutonici la riaprirono e riassettarono, per avvicinare le due città e stabilire rapporti mi-
gliori. In un primo tempo, fu Reggio a prevalere (1184-1204); poi sopravvennero i dissidi e le scaramucce,
che portarono a scontri (1205), che videro i Reggiani imporre ai Mantovani la distruzione del Castello di
Carlaxario in Sailetto, perché costruito su terra reggiana in un luogo strategico. Nel 1223 invece fu la volta
dei Mantovani di ritenere un pericolo la Tagliata e il castello di Reggiolo che andava formando Reggio; la
nuova battaglia favorì i Mantovani, che nottetempo assalirono Reggiolo e ne sgominarono le guardie, gui-
date dal prefetto Jacopo da Palude, che rimase ucciso negli scontri.
Reggiolo venne distrutto alle fondamenta, rovinata a terra la torre e bruciate le capanne intorno del ca-
stello vecchio. La Tregua che subentrò nel 1225 portò di nuovo i due comuni cittadini a cercare un accordo
e si divise l’area in zone di influenza: Gonzaga passava sotto i Mantovani e Bondeno di Arduino ai Reggia-
ni, mentre Pegognaga e Bondeno di Ròncore restavano in amministrazione comune ancora.
1
Liber Grossus, cit. (d’ora in avanti: LG. e i voll. relativi), II, docc. diversi, pp. 21-42; e 79-86: anni 1244-1252.
127
Dal 1184 al 1223 si susseguirono così due generazioni, con 48 capi-
famiglia indicati con i loro nomi e in oltre la metà anche i cognomi,
parte dei quali ritroveremo in Reggiolo nei secoli successivi (v. asteri-
sco): Chierici*, Oddoni, Tagliaconti, Sassoli*, Guatani, Lusceti [Lu-
setti*], Malatassa, Lipaldi, Spadari*, Mansi, Canevari*, Malconvento,
Uberti Lattoro, Ugitoni, Bosi*, Guidotti*, Nascinguerra, Oddolini,
Guntardi, Carne, Donini*, Gambarari, Guastalla*, Ferrari*, Stefani*,
Rebufati, Mainardi1.
Nel 1213-15, fra gli abitanti incoraggiati da Reggio a venire a Reg-
giolo nel ‘vecchio’ castello – in parte costruito da Frassinoro, termina-
to poi dal comune reggiano – troviamo: Giovanni Tirabola e Lanfran-
co Ferrari* (provenienti da Fabbrico); Guido Morini* (da Campagno-
la); Marchesino Tuccimanni e Buontalento di Dominedei (da Guastal-
la); Ariberto di Giovanni Malgarruti; Bartolomeo Veruti, Lombardo
Selvolo, Musone e Mutalbergo di Reggiolo.
Altre famiglie presenti nei dintorni del Castello, insediate da tempo
e confinanti con le terre costruibili concesse ai primi: Corrado, Marco,
Morino Corrigi, Ianello Puti (Pozzi*), Rodolfino (Rodolfi*), Giovanni
Palmieri, Bono Martini*, Ugolino Isabelle, Rainero Cosse, Alberto Si-
cheri, Giacomo ‘pescatore’, Valvesneri, Giliolo da Palude, Giliolo fg.
di Rolando Enguelfredi, Bellenzoni, Raymondino, Bonardo.
1
L.G., II, doc. CCV, p. 156, anno 1197, novembre 1-5.
128
Castrum vetus (castello vecchio): da strada Gavello al palazzo Sartoretti (secc. XI-XIII).
Castrum novum(castello nuovo): dalla Rocca al Teatro, con inizio da via Matteotti attuale.
129
1975. Le Pradelle viste da Est. Il filare dei platani secolari era ancora esistente; il terreno coltivato dagli affittuari Bonini
dei marchesi Fassati, a grano, mais, foraggio ecc. da sempre. Nessuna costruzione era stata prevista per secoli in
quest’area a ridosso della Tagliata, né al di là della strada Cantone-Fornace che da Reggiolo porta a Brugneto.
Il Castello nuovo di Reggiolo: ricostruzione (E. Schiavina, 1994, Convegno di Studi Storici reggiolesi, nel 950° anni-
versario della documentazione di Reggiolo: 1044-1994). A sud della Rocca, un rezeto protettivo con rivelino e ponte le-
vatoio sul fossato difendeva l’ingresso; altro ponticello sul fossato di mezzo collegava la Rocca al castello. La cinta di
mura circondava l’abitato, cui si accedeva tramite ponte sul fossato orientale che immetteva nel Borgo Razolo.
130
CONSOLI, BORGHI, TERRE, CASE, DIMENSIONI E STRUTTURE DEI CASAMENTI.
GLI STATUTI DEL 1244 (forse settembre).
1
Per Gonzaga: Alberto di Ugo Pettoni, Valeriano Goberto Coto, Gerardo Sigifredi; Pegognaga: Armerio, Bono Cozi,
Gerardo Bosi; Bondeno Arduino: Arduino Alberti di Bondeno, Enrichetto Flodrato, Leonardo di Bondeno; Bondeno di
Ròncore: Bernardo Montanari, Enrichetto sig. Scive, Tenca, Palemrio Alberti.
2
G. Fasoli, Ricerche sui Borghi Franchi dell'alta Italia, Estr. dalla Riv. di Storia del Diritto Italiano, A. XV, vol. XV,
Fasc. II, Bologna1942, p. 4; a p. 58 la citazione di Reggiolo, borgo franco e dotato di immunità per 25 anni.
131
REGGIOLO TERRA DEI DUE CASTELLI: VECCHIO E NUOVO (sec. XIII).
Invero si trattò a otto anni di distanza dai primi Statuti di una rico-
gnizione-accertamento di quanto era avvenuto. Furono nominati 10
Castellani che presero il posto dei 3 Consoli (di loro poco o nulla si sa
e perché vennero sostituiti). Cambiava l’amministrazione del governo
locale, perché Reggio intendeva rendere più compartecipi gli abitanti
reggiolesi delle vicende che erano intercorse.
Queste furono le novità, ‘per incrementare di uomini e ricchezze la
terra di Reggiolo’:
- 184 gli abitanti residenti, fra cui ben 76 ferraresi (nuclei famigliari).
- 123 le case costruite, di cui 60 occupate da ferraresi e da altri mai in-
vestiti in precedenza1.
- 78 casamenti, di cui 65 all’esterno del castello, con l’orto, e 13 nel
castello (dei quali 7 erano vuoti o abbandonati).
- 10 coloni lavoravano anche le terre di quelli che le avevano abban-
donate (tra essi: Arduino da Correggio e Bartolomeo Sessi, i principali
occupanti dei poderi dismessi e abbandonati).
- Le nuove zone urbane: Borgo Argine, Borgo Razolo, Borgo Taglia-
ta, Borgo Bastiglia del ponte.
- La dislocazione delle case: dalla porta del castello alla Tagliata; a est
di questa strada; a ovest della strada (detta Guarini, l’attuale Malagoli-
Vallicella); nel borgo esterno oltre le mura fra la Tagliata e l’Argine
(B° Argine, via Matteotti); case e orti fra la Tagliata e l’argine destro;
poste sul terrapieno del vecchio castello (Borgo Molino, oggi vie Dan-
te Freddi, S. Giovanni XXIII).
Nelle settimane successive – da marzo ad aprile – continuarono i ca-
stellani di Reggiolo a registrare quanto avvenuto:
- Affitto ai 97 ferraresi sistematisi nelle 51 case trovate vuote.
- Affitti vari di case, orti e casamenti a seconda delle Zone urbane fis-
sate in precedenza con diversi canoni di fitto: si tratta di 139 case, 36
casamenti (8 ancora vuoti) e 68 orti.
- Si affittano altre 17 case, di cui 8 affittate per metà, con sanatorie di
abitanti insolventi e di nuovi inquilini non registrati; alcune case con
due porticati.
Gli oneri dei fitti variavano secondo le zone più vicine ai due castelli
e anche l’estensione delle case variava: da i 15-40 metri le più piccole
ai 120-160 le più grandi. E un denaro la tavola (m2 31,38) era l’affitto
praticato nelle case del vecchio castello.
1
Divenne in quegli anni appetibile immigrare a Reggiolo, anche se parecchi degli investiti estratti a sorte dal comune di
Reggio poi non vennero qui ad abitarvi o non vi restarono a lungo (alcuni morirono, anche; e uno intraprese il pellegri-
naggio per S. Giacomo di Compostela). Reggiolo fu ospitale per molti ferraresi, pare esiliati dal signore di Ferrara, Az-
zo VII d’Este, che aveva cacciato nel 1240 Salinguerra Torello e i ghibellini suoi sostenitori dalla città e dal contado.
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