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© Copyright del Comune di Reggiolo e del Curatore.

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VILLA FASSATI
TRA PASSATO E PRESENTE

Mappa del sec. XVII. Particolare.

Stemma araldico della Famiglia Fassati. Stemma marmoreo Famiglie De Preti-Andreasi

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Pro Loco Reggiolo

2021. Villa Fassati in fase ultimativa del restauro dopo il sisma del 2012. Foto: Alessandra Petocchi.

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Ringraziamenti

- Claudio Magnani
- Studio Fotografico Zambroni per le foto moderne
- Alessandra Petocchi

- Zefferina Bedogni
- Franco Canova
- Rossana Taffurelli
- Egidio Calzolari per le foto d’epoca
- Claudio Carra
- Edda Ongarini
- Aldrovandi Ugo

- E un particolare grazie al cav. Erminio Lui, per aver concesso la visione delle sue Memorie di Reggiolo.

Sigle nel testo:


ACReg. Archivio del Comune di Reggiolo ASPr Archivio di Stato di Parma
ASMn Archivio di Stato di Mantova Boll. St. Regg. Bollettino Storico Reggiano
ASRe Archivio di Stato di Reggio Emilia Reg. St. Reggio Storia
L.G. Liber Grossus (F.S. Gatta) Medv. Medioevo, medievale-i

2021, sett. Villa Fassati: Interno. Sala principale di Pian terreno, adiacente all’Atrio d’ingresso.
Foto: Alessandra Petocchi.

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PRESENTAZIONE

Franco Canova

Giunti al nono volume quest’anno della Collana “Reggiolo: Città d’arte e di Storia”, mi piace ri-
cordare che stiamo ricostruendo ‘a puntate’ ricorrenti la vita, la storia, le vicende e l’urbaniz-
zazione di Reggiolo. Da quel Razolo-Raçolo dei primi documenti – per me derivato dai filari di
vite nei primi due anni, i ràsoli (nella forma singolare: ràşol)1 – si è passati a etimi variegati: Ra-
giolum, Regiolum, Raggivolo (in mappe antiche), Raggiuolo, Regiolum, indi Reggiolo, ma solo dal
Settecento in poi. E’ tuttavia certo che nel nostro dialetto locale è la pronuncia che fa di un reggio-
lese l’abitante secolare per generazioni qui succedutesi, rispetto alle etnìe e agli ultimi insediamenti
di immigrati: i primi dicono infatti in dialetto Raşeul e non Regiolu come i secondi.

La Villa Fassati, di cui trattiamo in questo volume, è stata ristrutturata fra 2017 e 2020
dall’ingegner Luciano Bellesia, e riportata all’antico splendore dall’impresa Marmiroli.
In precedenza, la villa ospitava fino al sisma del maggio 2012 la Casa Protetta “S. Maria delle Gra-
zie”, aperta da mons. Angelo Melegoni (1914-2013) e dalla società “Coress-Piccolo Principe”, fon-
data dal commendator Giuseppe Ciscato nel 1992, “in grado di accogliere 22 anziani residenti in
una dependance della villa principale.” (Dove tutt’ora sono accolti gli ospiti lì sistemati dopo il ter-
remoto che rese inagibile la Villa). Varie ristrutturazioni vennero fatte prima della apertura.
A ovest del Castello e della Rocca non erano mai stati costruiti fabbricati, in destra e sinistra della
strada d’Argine della Tagliata, causa il divieto del sec. XIII del Comune di Reggio. Nel 1761, mu-
tate ormai le condizioni storiche, Luigi Gerolamo Saverio (1736-1805), figlio di Camilla Vittoria
De Preti, famiglia con vasti possedimenti in Reggiolo, costruì la villa a un centinaio di metri dal
fossato occidentale della Rocca (ora via IV Novembre). Nel 1780, vista la necessità di ospitare in
qualche occasione amici influenti, fece ampliare la villa con due ali laterali a sud, in guisa del pa-
lazzo Riva di Brugneto, dove era nata e vissuta la moglie Caterina, mortagli giovane dopo avergli
dato due figli. Vent’anni dopo la sua morte, il figlio Giuseppe Antonio nel 1825 ampliò la villa an-
che nella parte retrostante, in modo simmetrico, con le altre due ali laterali dando alla costruzione
l’attuale forma esteriore, con alcune modifiche all’interno: l’ampio salone e la cappella.
L’ultima residente in questa villa a Reggiolo, dopo che la famiglia si fu trasferita a Milano, fu la
pronipote di Giuseppe Antonio, donna Livia Eugenia m.sa Fassati, figlia di Giuseppe (di Luigi
Gaetano, figlio di Giuseppe Antonio), la quale fu benemerita per i Reggiolesi, con le numerose do-
nazioni elargite, la scuola di cucito avviata in villa per centinaia di ragazze e la costruzione infine
dell’Asilo Parrocchiale di Brugneto negli anni ’60 del secolo scorso.

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Non mi ha mai convinto la derivazione da *razze (spinai), data dall’Affò, nel Settecento, per indicare in Reggiolo un
luogo di terre incolte alle origini. E mi pare élitaria eccessivamente quella fatta derivare da *radiolo, ossia ‘a raggera’,
quasi fosse l’inurbamento disposto in tal modo, cosa che vedremo non essere stata. Avvicinarlo al Capoluogo, Reggio,
come ‘piccola Reggio’ è altrettanto da respingere, in quanto solo dal Seicento il toponimo ha assunto la sua nuova
radice nel prefisso Reg- , dopo almeno 6 secoli presentatosi in tutti i documenti che conosciamo (e nelle mappe) nella
forma Raz-Rag- , radice che non poteva derivare da Reggio, neanche declinando da Rèz, dialettale, pur essendo stato
Reggiolo parte strategica confinaria del territorio Reggiano dal sec. XI agli inizi del sec. XIV.
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Sindaco e Vice sindaco

In questi anni abbiamo intrapreso un percorso culturale con lo scopo di accompagnare la Rico-
struzione post-sisma di Reggiolo ripercorrendo, per ogni palazzo tutelato, la storia del nostro paese.
Con Villa Fassati si conclude il ciclo della collana “Reggiolo città d’arte e storia” voluta
dall’Amministrazione comunale e dedicata alle ville private soggette alla tutela dei Beni Culturali.
L’edificio settecentesco, significativo esempio architettonico dell’epoca, è stato oggetto di restauro
e oggi ritorna finalmente agibile e abitabile. La villa è stata costruita nelle adiacenze dell’antico Ca-
stello di Reggiolo, ai margini del fossato difensivo attorno alla Rocca Medievale. Le originali im-
magini fotografiche dei primi del Novecento riprendono i lavori di colmatura del fossato (1905-06),
con la rete ferroviaria provvisoria adibita al trasporto di terra proveniente dallo scavo della Bonifica
(1901-1906) e i numerosi braccianti intenti al lavoro: sullo sfondo si nota villa Fassati.
La famiglia Fassati, marchesi di Balzola di origini piemontesi, vanta profonde radici nobiliari a
partire dal XII secolo. Una genealogia di membri importanti, che nel ‘500 appaiono al servizio dei
duchi Gonzaga di Mantova, nel Monferrato e nella città ducale. Nel 1761 Luigi Fassati inizia la co-
struzione della villa, la completa nel 1780 per ospitare la madre Camilla.
I reggiolesi hanno potuto conoscere da vicino la m.sa Livia Eugenia Fassati, che abitò in villa fi-
no al 1982, quando si spense. Ricordiamo che donna Eugenia, classe 1888, durante la 1a Guerra
mondiale si offrì come ausiliaria in un ospedale militare, e favorì il sorgere di un asilo di guerra e
insegnò catechismo. Nel periodo fra le due guerre mondiali organizzò e accolse in villa tante ragaz-
ze e donne di Reggiolo, per insegnare loro l’arte del ricamo, del cucito e del rammendo. Nel 2°
Dopoguerra, da benefattrice, realizzò la Scuola materna di Brugneto. Era una donna minuta, appa-
rentemente gracile ma dotata di forte e deciso carattere. In estate, la “marchesina” come veniva
chiamata affettuosamente dai reggiolesi, ospitava il nipote Luigi Rainero che, volendo intraprendere
gli studi medici, frequentava il nostro piccolo ospedale “don Prospero Verona”, condotto dal com-
pianto prof. Ermete Fontanili. In seguito agli studi, il prof. Fassati si laureò in medicina chirurgica,
fece il primo trapianto di fegato in Italia, fu professore ordinario all’Università Statale di Milano,
Direttore del Dipartimento di Chirurgia Generale e di Trapianto. Un illustre scienziato che, tra le
numerose pubblicazioni, come appassionato romanziere, vinse il premio Bancarella 1978.
Infine ci preme ricordare due figure più recenti legate a Villa Fassati: Monsignor Angelo Mele-
goni, per oltre 50 anni parroco di Reggiolo, e il Comm. Giuseppe Ciscato, che hanno avuto il meri-
to di pensare e generosamente organizzare la Casa Protetta “Santa Maria delle Grazie” acquistata e
sistemata per ospitare gli anziani del circondario.
Oggi Villa Fassati, ritornata al suo originario splendore, testimonia un esemplare intervento di re-
stauro finanziato dalla Regione Emilia Romagna, progettato dallo studio dell’Ing. Luciano Bellesia
con la supervisione della Soprintendenza di Bologna ed effettuato dall’impresa Cooperativa Cattoli-
ca Costruzioni.
Questo volume, curato come i precedenti dal prof. Franco Canova, racconta la storia secolare
dell’edificio e della nobile famiglia Fassati che lo ha abitato, lasciando agli storici, agli studiosi, agli
appassionati e ai cittadini di Reggiolo una singolare quanto ricca testimonianza di storia locale.

Reggiolo, settembre 2021

Franco Albinelli Assessore alla ricostruzione e cultura Arch. Roberto Angeli Sindaco
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Ing. Luciano Bellesia

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Fassati prof. Luigi Rainero, marchese di Balzola

E’ stata per me una grande emozione leggere il libro "VILLA FASSATI: Tra passato e futuro.
Storia Degrado Restauro", a cura di Franco Canova, perché la dettagliata descrizione dei luoghi e le
bellissime fotografie mi hanno riportato indietro nel tempo quando, da ragazzo, passavo il mese di
agosto a Reggiolo nella villa Fassati, alla quale sono ancora molto legato affettivamente anche se
non appartiene più alla nostra famiglia da parecchi anni. Andavo ospite dalla mia prozia, la marche-
sina Livia Eugenia Fassati (zia Eugenia per me), aristocratica, benefattrice, terziaria francescana,
che da una trentina d’anni aveva alle sue dipendenze don Angelo, un prete alto, allampanato, con
tonaca nera lunga fino ai piedi, il cui compito era di dire Messa, somministrare la Comunione tutte
le mattine e recitare il Rosario tutte le sere nella cappella privata della villa. Alla zia Eugenia, va il
merito di avere salvato l’intera proprietà dai raggiri di suo fratello Luigi, il mio caro nonno, che, per
mantenere il tenore di vita da marchese, era sempre alla ricerca di soldi e avrebbe dilapidato anche il
patrimonio di sua sorella, come aveva fatto vendendo gran parte del suo, compresi due ritratti di
Moretto da Brescia destinati a mio padre e sostituiti a sua insaputa da copie fatte fare di nascosto.

Quei soggiorni estivi a villa Fassati influirono in modo determinante sulle scelte più importanti
della mia vita. Di fare il medico l’avevo deciso fin dall’età di quattro anni, ma fu proprio durante i
miei soggiorni estivi dalla zia Eugenia che vissi le mie prime esperienze cliniche per merito del dot-
tor Ermete Fontanili, medico e chirurgo condotto di Reggiolo, che mi insegnò a fare i prelievi di
sangue, le iniezioni endovenose, le visite ai malati portandomi con sé in ambulatorio e nelle sperdu-
te cascine di campagna. La sua disponibilità a soccorrere di giorno e di notte chi richiedeva il suo
aiuto, mi fece capire che quello del medico non è un lavoro come gli altri, ma una missione e, per
quanto mi riguarda, la più emozionante ed esaltante del mondo.

La biblioteca era al primo piano della villa in una sala lunga venti metri e larga dieci con undici
librerie e ottomila volumi pubblicati tra il 1500 e il 1800. Fu in questo magico luogo che scoprii
l’intenso e fino ad allora poco conosciuto piacere della lettura che ancora oggi perdura inalterato e
che mi ha successivamente indotto a sviluppare l’altra grande passione della mia vita, la scrittura.

Oltre ai ricordi, questo meraviglioso libro curato dal professor Canova ha anche suscitato in me
una particolare e sentita ammirazione per la competenza e la precisione con cui viene descritta la
storia della mia famiglia le cui origini risalgono al 1191. La villa Fassati, costruita nel 1761, amplia-
ta nel 1825, rimasta poi vuota per quasi un secolo, venne di nuovo abitata dalla mia bisnonna Bea-
trice Busca Arconati Visconti vedova di Giuseppe Fassati e dalla loro figlia Eugenia, mia zia, che
visse lì fino alla sua morte nel 1982. Data l’impossibilità di provvedere alle spese di un restauro ne-
cessario per lo stato di avanzato degrado della villa, la nostra famiglia si trovò obbligata a venderla,
ma il dolore di questa privazione fu mitigato dalla coscienza di aver rispettato ed esaudito la volontà
della zia che più volte aveva manifestato il suo desiderio di destinare la sua proprietà a chi avrebbe
avuto a cuore il bene del paese di Reggiolo da lei tanto amato.

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La villa, comprata dalla Fondazione Santa Maria delle Grazie, fu ristrutturata e trasformata in una
Casa di riposo per Anziani. Purtroppo Il terremoto del 29 maggio 2012 la danneggiò molto grave-
mente rendendola inabitabile, ma una nuova ristrutturazione, ben documentata fin nei minimi parti-
colari in questo straordinario libro, è quasi completata e gli anziani di Reggiolo e dintorni potranno
di nuovo trovare in queste stanze la gioia di trascorrere giornate serene in un ambiente molto con-
fortevole.

A me non resta altro che esprimere il mio più sincero grazie al professor Franco Canova e a tutti
gli altri Collaboratori che con il loro eccezionale impegno e la loro immensa passione hanno dato
vita a quest’opera che manterrà viva per sempre la memoria di Reggiolo, della villa Fassati e la sua
“marchesina” e della nostra famiglia.

Maggio 2021 Prof. Luigi Rainero Fassati, Marchese di Balzola

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Soprintendenza ai Monumenti di Bologna
Arch. Alessandra Alvisi e Valentina Oliverio

Funzionari architetti, Soprintendenza Archelogica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana
di Bologna e Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Ministero della Cultura.

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Don Francesco Avanzi, Parroco di Reggiolo - Ciscato Marco

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SOMMARIO

I PARTE

Presentazione di Franco Canova …………………………………………………………………….. p. 6


Sindaco e Vicesindaco ……………………………………………………………………………… p. 7
Bellesia ing. Luciano ……………………………………………………………………………… p. 8
Fassati prof. Luigi Rainero, marchese di Balzola ……………………………………………….. p. 9
Soprintendenza ai Monumenti di Bologna ………………………………………………………… p. 11
Don Francesco Avanzi - Ciscato Marco ……………………………………………………………. p. 12
Immagini e fotografie della Villa ………………………………………………………… pp. 14-20
L’origine della VILLA FASSATI: 1761. Dai reggiolesi De Preti ai piemontesi Fassati ……………. p. 23
Genealogia dei De Preti ……………………………………………………………………………… p. 24
Luigi Gerolamo Saverio Fassati: costruttore della Villa in Reggiolo ………………………………… p. 27
Le parentele nobiliari: De Preti, Fassati, Riva, Alberigi Quaranta ………………………………… p. 29
Immagini di Reggiolo e della villa Fassati …………………………………………………. pp. 30-34
Catasto Comunale di Reggiolo 1760-1805 …………………………………………………………... p. 35
IGM del Comune di Reggiolo (1933) ……………………………………………………………….. p. 36
Catasto di Reggiolo 1804 …………………………………………………………………………….. p. 38
Mappe e immagini fotografiche ……………………………………………………………. pp. 40-48
Notizie intorno alla Genealogia della Famiglia Fassati, originari del Monferrato …………………… p. 49
Monferrato: Ducato che acquisì in dote Federico II Gonzaga, duca di Mantova (1533) ……………. p. 50
I Fassati nel Monferrato ……………………………………………………………………………… p. 51
Origini della Famiglia Fassati: Genealogia ………………………………………………… pp. 54-61
Personalità eminenti della famiglia Fassati ………………………………………………………….. p. 62
Donna Livia Eugenia marchesa Fassati ……………………………………………………………… p. 76
Luigi Rainero marchese Fassati ……………………………………………………………………… p. 78
Carte e mappe (Piazza di Reggiolo) …………………………………………………………………… p. 80

Un po’ di Storia Reggiolese e dintorni ……………………………………………………………….. p. 85


Mappe e pergamena originale dell’acquisto di Beatrice della Corte Razolo (1044, 14 maggio) …….. p. 90
L’origine di Reggiolo nei documenti ………………………………………………………………… p. 93
Età romana: Reggiolo (o come si chiamava) nel sec. V d. C. ……………………………………….. p. 94
Immagini e mappe ………………………………………………………………………….. p. 95
Analisi dei primi documenti che citano Razolo nella prima metà del Mille …………………………. p. 101
Confini della Corte Razolo nel sec. XI ………………………………………………………………... p. 102
Sui confini successivi di Reggiolo e come si determinarono …………………………………………. p. 103
Carte e mappe …………………………………………………………………………………………. p. 104
Le Chiese di Reggiolo e Bondeno di Ròncore: S. Venerio, S. Benedetto, S. Prospero ………………. p. 108
Matilde di Canossa e papa Gregorio VIII a Reggiolo: 11 febbraio 1077 …………………………….. p. 111
Immagini del Monastero d Frassinoro cui Reggiolo fu ceduto nel 1071 da Beatrice Canossa p. 113
Documento relativo a Bondeno di Ròncore nel 1205: una corte in Villanova ……………… p. 115
I primi secoli di vita a Reggiolo: 1044-1213 …………………………………………………………. p. 116
Immagini delle reliquie di s. Venerio e dell’Isola del Tino ………………………………… p. 117
La Regona e il Bondeno di Ròncore nell’amministrazione comune tra Reggio e Mantova …………. p. 119
Le guerre, le tregue e le paci del sec. XIII: 1205, 1218, 1225-1257 …………………………………. p. 121
La Regula Padi o Regona di Po: 1184-1286 …………………………………………………………. p. 122
Le due Teutoniche del Medioevo …………………………………………………………………….. p. 123
Gli abitanti noti di Reggiolo: dal 1215 al 1252. I due Castelli, Vetus e Novum …………………….. p. 124
1244: la nuova urbanizzazione di Reggiolo. Il nuovo Castello ………………………………………. p. 128
Immagini di Reggiolo. Una ricostruzione del Castello Nuovo (E. Schiavina) ……………… p. 130
Consoli, borghi, terre, case, dimensioni e strutture dei casamenti. STATUTI del 1244 …………….. p. 131
Reggiolo terra dei due Castelli: vecchio e nuovo (sec. XIII) …………………………………………. p. 132

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REGGIOLO DIVENTA MANTOVANA …………………………………………………………… p. 133
Domini: dal 1306 al 1328 dominarono i Bonacolsi e poi i Gonzaga (1628-1630). I precedenti ….. p. 133
Primi disegni della Rocca di Reggiolo (1312) negli Statuti reggiani ……………………… p. 134
I Consiglieri della Comunità con a capo il Console. I Vicari dei Signori di Mantova ……………… p. 137
Il secolo XV. Affittuari e proprietari a Reggiolo (dai Libri degli Affitti: 1446-1472) ………………. p. 138
Procura del Vicariato di Reggiolo: i Capifamiglia giurano fedeltà a Federico I Gonzaga (1479) …... p. 140
I Borghi di Reggiolo nel sec. XV ……………………………………………………………. p. 142
I maggiori affittuari (e anche possidenti) nel sec. XV a Reggiolo ……………………………………. p. 143
I secc. XVI-XVII. L’espansione nel territorio comunale …………………………………………….. p. 144
Dai Gonzaga di Mantova ai Gonzaga di Guastalla (1630-32) ……………………………………….. p. 144
Immagini in cartine della Bonifica Bentivoglio (1565-85) ………………………………… p. 145
Le vicende che portarono all’annessione di Reggiolo e Luzzara al ducato di Guastalla ……………. p. 146
Immagini di Corti e palazzi del Reggiolese …………………………………………………. pp. 148-156
Il dominio Guastallese di Reggiolo (1632-1747) ……………………………………………………. p. 157
Quadro prospettico delle proprietà in Reggiolo nel 1629-38 ………………………………………… p. 158
Il Settecento a Reggiolo. Nuovi dominatori dal 1748: i Borboni di Parma ………………………… p. 160
L’Ottocento a Reggiolo ………………………………………………………………………………. p. 161
La duchessa M. Luigia di Parma cede la Rocca al Comune di Reggiolo (1827, 23 giugno) ………… p. 162
1825. Villa Fassati cambia volto: l’ampliamento …………………………………………… p. 163
Dalle Delibere del Consiglio Comunale di Reggiolo: 1831-1860 …………………………………… p. 164
La società reggiolese nella prima metà dell’Ottocento ……………………………………………….. p. 165
Bilanci e attività Comunale ……………………………………………………………………………. p. 166
Sul Teatro Comunale e la ristrutturazione interna …………………………………………………… p. 167
Immagini interne dl Teatro “Giovanni Rinaldi” …………………………………………….. p. 171
Delibere sulle ‘vecchie’ scuole comunali elementari presso il Municipio …………………………... p. 173
Sulla Chiesa Parrocchiale e la necessità del restauro …………………………………………………. p. 174
Bilanci Comunali. Il “Consesso degli Anziani” (Consiglio Comunale) ……………………………. p. 178
La prima età Comunale nell’Italia Unita: 1860-1900 …………………………………………………. p. 179
Il 1° sciopero della Provincia di Reggio Emilia a Reggiolo e Brugneto ……………………………… p. 181
Elezioni Comunali del 1895: i 20 Consiglieri eletti …………………………………………………… p. 187
Il primo Consiglio a maggioranza Socialista (sindaco l’ing. Ettore Salamini) ……………………… p. 189

II PARTE

RESTAURO E INTERVENTI a cura dell’ing. Luciano Bellesia p. 191


Immagini interne ed esterne degli effetti del terremoto del 12 Maggio 2012 …….. p. 191

INTERVENTI RESTAURO RISTRUTTURAZIONE p. 223


Analisi dello ststo di fatto e descrizione dell’immobile ……………………………………. p. 224
Caratteristiche architettoniche ………………………………………………………………. p. 228
Descrizione dei materiali ……………………………………………………………………. p. 229
Riparazioni dei danni ai vari Piani ………………………………………………………….. p. 232

APPENDICE p. 254
La Casa Protetta “Santa Maria delle Grazie” in Villa Fassati ……………………………….. p. 256

14
1980. Il fronte sud di Villa Fassati, come si presentava 40 anni fa.

1920. Prospetto del fronte meridionale della Villa Fassati, con parte del giardino prospiciente: un secolo fa.
15
Veduta aerea di Reggiolo (2019). La freccia indica Villa Fassati, a ovest del Centro Storico, poco distante dalla Rocca e
dal Castello. Si intravvede la via Matteotti, a serpentina, che era un tempo l’argine sinistro della Tagliata (1218).

1910. Cartolina della Villa un secolo fa: assenti gli alberi secolari che successivamente vennero piantumati per abbellire
il giardino a sud, per renderlo ombreggiante e confortevole nelle giornate estive della villeggiatura dei marchesi Fassati,
che l’abitavano (con la marchesina donna Livia Eugenia) ma risiedevano per la maggior parte a Mantova.

16
1821. Particolare del Catasto di Reggiolo.
Villa Fassati ampliata sulle ali laterali a sud e a nord.
Sul retro, le due dépendances per la servitù e il colono.

1821. Catasto del Comune di Reggiolo. Foglio


2 relativo al Centro Storico, con Rocca, Castel-
lo, inizio della Contrada Maggiore (ora via
Matteotti), con il vicolo Facchini tra Casa del
Comune e villa Manfredini. Vicino il fossato
detto Rottazzo un tempo possibile alveo del
fiume Bondeno che raggiungeva il Bondeno di
Ròncore (Bondanazzo) e proseguiva verso N-E
in quel canale di Bondeno di Gonzaga chiamato
Tragatto.

A lato: Particolare di Mappa ottocentesca del


Centro storico di Reggiolo.

17
1992. Fronte sud della Villa.

1992. Lato orientale della Villa. A destra, la parte in ristrutturazione all’epoca della dependance, che ospita i ricoverati
ancora oggi, lì riuniti a seguito del sisma del maggio 2012, in attesa della ristrutturazione della villa.

18
Sopra: Retro della Casa Protetta
S. Maria delle Grazie, che ospita
gli anziani.

Al centro: Retro di villa Fassati,


nel giugno 2019.

A lato: villa Fassati, 1° Piano del


fronte sud.
Foto: Alessandra Petocchi.

19
Le foto della pagina sono di Claudio Ma-
gnani, per gentile concessione.

(1980) Reggiolo sud-occidentale visto dal


Mastio della Rocca. Le Pradelle e la stra-
da per Guastalla, via Cantone.

Villa Fassati vista dalle Pradelle (anni ’80


del secolo scorso). I platani secolari sono
ancora presenti, prima di ammalarsi ed es-
sere tagliati (1985-‘86).

1986. E’ in pieno svolgimento il taglio definitivo


dei platani delle Pradelle.

Il diametro di quest’albero alla radice, come si ve-


de nella foto, era di cm. 180-200.

Sotto, a sin.: sett. 2021. Lavori alle Pradelle per si-


stemarle secondo progetto della Soprintendenza.
Si notano, nell’angolo a sud-est, i gradoni ad anfi-
teatro che richiamano quelli davanti alla Rocca.
Il verde resterà, attrezzato e pedonale, senza ecces-
sive manomissioni del verde millenario.

20
1973. Interessante documento in cui si
evince come dalle Pradelle prospicenti
la Villa Fassati a sud vi fosse un
fossato di scorrimento delle acque
della Tagliata verso il fossato occi-
dentale della Rocca. Sotto la strada di
via Cantone per Brugneto, infatti,
passava un cavo regolato dalla
Chiavica che consentiva lo scarico
delle acque per alimentare la fossa.

Sorse una lite fra Rovina - preoccu-


pato che nei fossati della Rocca si
formassero d’inverno i ghiacci per la
sua ‘beccheria’ di conservazione delle
carni - e il marchese Fassati, che
aveva chiuso la chiavica che regolava
l’afflusso delle acque della Tagliata.
Sottolineato in rosso: “Il Consiglio si
obliga di riattivare la chiavica” e in
azzurro: “onde il Rovina possa
esercitare il diritto d’introdurre le
acque della Tagliata nella fossa,
limitatamente al bisogno per la for-
mazione del ghiaccio in discorso.”.
ACReg. Faldone anno 1973.

Foto aerea del Centro Storico (2019).

La chiavica che immetteva acqua nella


fossa occidentale della Rocca.

Canale delle acque dalla Tagliata,


aperto fino a fine ‘800.

Fossato occidentale della Rocca e del


Castello, chiuso nel 1906.

1985. Suggestiva foto della Piazza


innevata.

(Fotografia di Claudio Magnani).

21
1935. In posa davanti a Villa Fassati: un folto gruppo di 225 donne,in maggior parte giovani ‘sartine’ apprendiste, cui la
marchesina donna Livia Eugenia, con esperte collaboratrici insegnava l’arte del cucito, del ricamo e del rammendo.
Molte di esse così si facevano la Dote, come in uso al tempo, da portare in casa del marito: lenzuola, trapunte, cuscini,
coperte ricamate, tendine, nonché vestiti e gonne.

22
L’ORIGINE DELLA VILLA FASSATI: 1761.
Dai reggiolesi De Preti ai piemontesi Fassati.

In origine, il luogo dove sorse la residenza estiva settecentesca dei


marchesi Fassati, era terreno agricolo, di proprietà dei De Preti, fami-
glia di possidenti reggiolesi, qui dal ‘400 e arrivati a Reggiolo dalle
città di Imola e Forlì dove erano originari. Dal loro capostipite Dome-
nico de Pretatis, individuato nei documenti (sec. XIII), in 12 genera-
zioni giunsero a Francesco Preti (1665-1726 ca.), barone, che ebbe
da Anna Caterina Magni, sua prima moglie, ereditiera, una figlia, Ca-
milla Vittoria (1697-1779). La giovane sposò nel 1715 il marchese
piemontese Evasio Ottaviano II Fassati (1694-1754), conosciuto
probabilmente in una delle tante feste che il duca Ferdinando Carlo
Gonzaga teneva a palazzo ducale in Mantova.
Dal loro matrimonio nacquero ben 13 figli (alcuni morti neonati),
tra cui Luigi Gerolamo Saverio Fassati (1736-1805) che costruì la
villa a ovest del fossato del Castello nel 1761, ospitandovi anche la
madre Camilla, rimasta vedova nel frattempo.
Francesco de Preti, figlio di Alfonso (fu Francesco), viveva a Reg-
giolo. Dionigi, suo bisavolo (1550-1615 ca., figlio di Costanzo), ven-
dette al duca Vincenzo I Gonzaga di Mantova, nel 1604, la corte Gol-
lina a nord della Fiuma, di b. 100. Costanzo suo padre, con i fratelli
Sigismondo e Baldassarre2, li troviamo col genitore loro Girolamo
(1480-1550 ca.) in Reggiolo, possidenti di questa e di altre terre e ca-
se. Ebbero qui anche un Mulino funzionante ad acqua nella zona che
venne indicata con questo toponimo, Borgo Molino, alimentato dalle
acque dell’antico corso del Bondeno (divenuto nei secoli Canal Moli-
no, appunto, fossato oggi a latere del vicolo Ariosto)3.
L’areale dei loro possessi intorno al Mulino comprendeva le terre
dall’attuale Dante Freddi al viale Amendola e a est fino allo stradello
dei Boschi. Avevano acquisito il mulino dai fratelli Minari, tempo ad-
dietro, il che attesta abbiano portato in Reggiolo molte loro sostanze.
In Mantova, ad es., Donato De Preti (1370-1442) era membro del
Consiglio Maggiore al tempo del Cap.° del Popolo Francesco I Gon-
zaga e di suo figlio Gianfrancesco, marchese. Ebbero beni anche a
Campitello di Mantova (v. Genealogia della Famiglia, pag. segg.).

2
Baldassarre De Preti fu nel 1557 Castellano di Reggiolo (ASMn, AG, b. 2563).
3
Ho narrato (Storia di Reggiolo, 2013) le vicende che videro i De Preti in lite per quasi mezzo secolo con i Cattanei, per
l’acqua di cui vennero privati con lo scavo della Fiuma (1565-85), e il conseguente mulino ad acqua ivi costruito dai
conti reggiolesi, possidenti dell’intera Cattanea e del Serraglio di b. 1.700 a sud dell’argine Panzi: Vallone, Bruschina,
Ferrraola-Veniera. La vendita della Gollina fu in parte un buon risarcimento che il duca Vincenzo I Gonzaga riservò lo-
ro, per far cessare i processi e le accuse reciproche. Stessa cosa accadde con i Cattanei: nel 1603 lo stesso duca comprò
da essi il Serraglio, per poi rivenderlo con la Gollina al parente conte di Guastalla, Ferrante II Gonzaga.
23
GENEALOGIA DEI DE PRETI

Stemmi della Famiglia: in C. D’Arco, Fa-


miglie Illustri Mantovane, p. 231 e segg.

Nel 1° d’oro, aquila in nero, coronata del


campo; nel 2° di rosso, tre teste di preti, po-
ste di profilo, con berretta clericale e con le
spalle vestite dello stesso.

Originari di Imola-Forlì, vennero a stabilirsi


nel Mantovano e un ramo si insediò a Reg-
giolo per secoli.

DOMENICO DE PRETI (secc. XIII)

DOMENEDIO (fine ‘2-inizio ‘300)

Bartolomeo Mario GIACOMO Pietro Domenico

DOMENICO

Beatrice DONATO (1370-† 1442) Giovanna

Gentile GIROLAMO Ricca Beatrice Aurelia GIO. DONATO


1400 ca. 1460 1410-1470 ca.

Donato GUIDO 1430-1500 Donato Luigi* Patrizia Cecilia Gentile Gio-Bened° Luigi Filippa † 1472 Francesco
sp. Bart.° Gorni Camerario del Duca di
GIROLAMO (1470-1530 ca) (che costruì la Gorna) MN, Federico II Gonzaga.

Dionisio Sigis° Alfonso COSTANZO Franc° Baldass. Violante Aurelia Guido Diamante Paola Elis.a Camillo FRANCESCO Eleon.a
(1530-1590 ca.)

Olimpia DIONISIO Sigismondo Costanza Alfonso Girol° Franc° Paola Margh. Viol. e Caterina Federico
(1570-1630)
- sp. A.Vittoria Lupara. Gioacchino
1604. Vende la Gollina al
duca di MN, Vncenzo I Gonzaga
Gio. Franc° (1630-90) Alfonso

Costanzo FRANCESCO (1610-1675) Anna Maria † 1677

ALFONSO (1640-1710 ca.) Dionisio

Anna Caterina FRANCESCO (1670-1730 ca).


† 1738. Moglie a Gius. Maria Chieppio
di Mantova, ne ereditò le sostanze, che lasciò
al pronipote, figlio di Camilla, G.B. Fassati. CAMILLA (1699-1769) In Reggiolo dal 1761, col figlio.
1715- Sp. EVASIO OTTAVIANO FASSATI 1698-1755

LUIGI Gerolamo Saverio FASSATI 1736-1805


Nel 1761 costruì la villa a Reggiolo; nel 1780 l’ampliò sul fronte sud con le ali laterali.

* I figli di Luigi: Angelo, Francesco** e Ludovico.


** I figli di Francesco: Antonio e Benedetto; di Ludovico: Aless° e Luigi.

24
1604, feb. 15. Acquisto della corte Gollina di
Dionisio de Preti, da parte di Vincenzo I
Gonzaga, duca di Mantova e Monferrato.
A lato: parte del documento d’acquisto, con
indicate le altre proprietà dei fratelli De Preti:
1. la Bagna; 2. Valle detta Pritina; 3. Mulino
con tre ruote per la macina, alimentato dal
Canal Molino; 4. La corte Testa.

Sec. XVII. Mappa della zona a sud di Reggiolo, sul confine con Campagnola (all’epoca dei Da Correggio) dove aveva-
no terre da secoli i De Preti: Gollina, Pritina (Battistona), Luca; altri prati, ceduti a Vincenzo I Gonzaga nel 1604.

25
Documento dell’acquisto fatto
dal duca di Mantova Vincenzo
Gonzaga della Gollina, del mu-
lino e altre terre dei fratelli De
Preti. Il tutto per dirimere la
decennale vertenza che li con-
trapponeva ai conti Cattanei,
che con il mulino da essi co-
struito sul canale della Linarola
a sud della Fiuma si ponevano
in concorrenza con loro, che
l’avevano in paese (via Dante
Freddi). La Parmesana–Fiuma
aveva interrotto nel 1565 il
percorso del vecchio fiume
Bondeno che passava per Reg-
giolo e veniva a togliere così
l’afflusso di acque in paese.
Il prezzo pagato: scudi 33 e
mezzo, in ragione di lire 6 cia-
scuno di piccoli di Mantova,
per ogni biolca. E in totale per
la somma di scudi 56.950 e
scudi 12.000 per il Mulino,
computando una somma com-
plessiva di sc. 68.950.*
E mentre il duca Vincenzo di
Mantova faceva questo impor-
tante acquisto per pacificare i
De Preti e i Cattanei, suoi fede-
li sudditi, preparò la rivendita
delle terre al cugino Ferrante II
Gonzaga, conte allora di Gua-
stalla (duca dal 1612), con tutte
le altre comprate in quegli anni
dai Cattanei: ma con un sovra-
prezzo, strappando un profitto
non indifferente per l’ambizio-
ne dei suoi parenti guastallesi a
entrare in possesso di Reggiolo.
Nel ‘700, tutto finì nella infeu-
dazione che faceva capo alla
Villa e Corte dell’Aurelia, pas-
sata ai conti Galantini in feudo
gentilizio.

Famiglia De Preti:
Descrizione del loro stemma araldico e
cenni storici.
(Stemmario Mantovano, II, Brescia 1992, p.
232).

* Uno scudo = euro 300 attuali.

26
Il costruttore della Villa La Villa Fassati fu dunque costruita nel 1761 dal marchese LUIGI
GEROLAMO SAVERIO FASSATI, figlio di Evasio II Ottaviano e di
Camilla Vittoria De Preti, mantovana di origini reggiolesi4, figlia di
Francesco e Anna Caterina Magni. Tornata Camilla nel 1757 a Man-
tova, dopo la morte del marito, con il figlio Luigi e un nipote, passò
qui i suoi ultimi anni, nella nuova villa costruita dal figlio nel 1761.

Luigi G.S. Fassati, nato nel 1736 a Casale di Monferrato (Piemon-


te), era l’ultimogenito di una nidiata cospicua di figli che Camilla De
Preti aveva dato al marito Evasio II. Divenne Cavaliere di Malta nel
1752 e si sposò a Mantova a 51 anni (1787) con Caterina Riva, di 22
anni, figlia del marchese Francesco e di Matilde (contessa figlia di
Bonaventura Gardani), che morì solo tre anni dopo. Si risposò nel
1792 con un’altra contessina, Ginevra Alberigi Quaranta, di Giuseppe
e di Cecilia Palmia dei conti parmensi, di 28 anni. Rimasta vedova nel
1805, Ginevra amministrò il patrimonio dei vari figli (Giuseppe An-
tonio, Gaetano Alfonso, Francesco, M. Teresa, Cristina Maria, Giovan
Battista, nati a Reggiolo fra 1800 e 1805) e ottenne per questo ramo
cadetto dei Fassati, la riconferma della nobiltà con il titolo marchiona-
le per il figlio primogenito: 4 dic. 1818. Morì nel 1839 a Cremona,
dove con i figli si era trasferita per l’eredità lasciata dalla sorella m.sa
Zucchelli. Gli Alberigi avevano terre al confine del Bondanazzo.
Giuseppe Antonio Fassati (1800-1869), nato a Reggiolo e figlio di
Luigi Gerolamo Saverio e di Ginevra Alberigi, nel 1820-25 ampliò la
Villa [le 2 ali laterali, sul fronte retro, simili a quelle a sud]. Partecipò
finanziariamente alla ricostruzione della Chiesa Parrocchiale, con l’e-
rezione della Cappella a sud che portò il nome della famiglia.

Il fratello Gaetano Alfonso (1802-1857), “anima pura e intemera-


ta”, di rettitudine ammirabile, fu di grande ingegno e coltissimo, spe-
cie in Storia. Fu tra gli artefici dell’Indipendenza dell’Italia; patriota
risorgimentale, amico di Cesare Correnti, il quale fece la spola fra Mi-
lano, Torino, il papa di Roma e il re di Napoli per favorire la guerra
federalista giobertiana (1840-1848)5. A causa del suo impegno patriot-
tico, Gaetano dovette fuggire da Reggiolo e riparare presso amici nel
parmense, e starsene nascosto. Poi riuscì a passare gli Appennini e re-
carsi a Livorno, dove si imbarcò per Marsiglia. Proseguì per Parigi,
dove rimase a lungo. Notevole la sua corrispondenza con i vari princi-
pi dell’Italia, per sollecitarne il risveglio patriottico. Morì prima di po-
ter vedere realizzato il sogno della Nazione diventata unita.

4
I De Preti, antichi abitanti di Reggiolo e possidenti nel sec. XV-XVI della corte Gollina, a sud della Fiuma 200 m.
(oggi abbandonata e in forte degrado) e delle terre a ovest della Rocca e del Castello nuovo di Reggiolo. Il nonno di
Camilla, Alfonso Dionisio, fu nominato marchese nel 1670 dai Gonzaga.
5
Cfr. Cesare Correnti nel primo centenario della morte, Brescia 1990, a cura dell’Ateneo di Brescia, pp. 65-69; e
mons. L. Fossati, Il nobile Gaetano Alfonsi dei marchesi Fassati e la sua azione patriottica nel 1848, Brescia 1958.

27
1658, 30 giu. Sepolcro del marchese Francesco Antonio Fas-
sati nella Basilica di S. Andrea, Sagrestia dei Cavalieri (Man-
tova). Esponente di un ramo dei Conti di Balzola e Coniolo.
Nel 1662 fu Governatore di Casale Monferrato per conto dei
Gonzaga di Mantova. La linea genealogica lo dice figlio di
Filippo I Fassati, conte di Coniolo, fu Gerardo II). Venne in-
signito del titolo di Marchese da Carlo II Gonzaga-Nevers,
nel 1658, come indica l’iscrizione marmorea a lato. Incerta la
data di morte. *

Motto:
“Per non fallir”.
Stemma araldico
dei marchesi Fas-
sati.

Nel quadrante su-


periore, aquila im-
periale coronata su
sfondo dorato, e
nell’inferiore, una
striscia bianca o-
bliqua con due mi-
nori triangolari ai
lati.

1906-07. Da poco chiusi i fossati (1905), si piantumarono i castagnacci attorno alla Rocca e nella Piazza.
A sinistra, il tendone di un circo nello spiazzo a sud. Sullo sfondo, a destra: il lato orientale della Villa Fassati.

* Pagine interessanti sui Fassati e la genealogia della famiglia, oltre che nei libri citati del Guasco, di Fossati, del de
Conti, e nell’Archivio della Famiglia (Milano), sono in ASMn, Fondo Carlo D’Arco (Sala di Studio); cenni dei Fassati
sono anche in Stemmario Mantovano, a cura di M. Castagna e M. Predari, op. cit., vol. I, pp. 254-57.

28
Le parentele nobiliari: De Preti, Fassati, Riva, Alberigi Quaranta.

Conti, marchesi, baroni e cavalieri a Reggiolo fra ‘4-‘500.

I nobili, si sa, si sposavano tra membri della stessa classe sociale. In


Reggiolo, grazie alla politica dei Gonzaga di Mantova, signori di Reg-
giolo dal 1328, diversi esponenti della nobiltà mantovana ad essi legati
vennero a comprare terre, costruire ville, corti e palazzi. Parte di essa
mise radici e per diverse generazioni si stabilì anche a Reggiolo: è il
caso dei Bianchi, che figurano la più antica famiglia nota che è giunta
fino a noi; i De Preti, come detto; i Pico, che ebbero terre a sud della
Fiuma; Gorni, già Riboli del ferrarese qui trapiantatisi nel corso del
‘400 nella zona che diede loro il nuovo cognome; i Cattanei, già capi-
tani della contessa Matilde, che lasciarono il nome alla zona a N-W
del reggiolese; i Torello della villa Palazzolo; i Riva, che costruirono il
palazzo in Brugneto; i Guerrieri-Gonzaga, che cedettero l’Aurelia ai
marchesi Gonzaga e furono insigniti del loro cognome; i Recordati-
Gonzaga, che ebbero la corte a ovest dell’Aurelia a fianco della strada
per la Fiuma; i Pirondi, che si insediarono nella zona omonima; i Ra-
mi, che lasciarono il nome alla zona di Villanova; i Crema; i Veneri; e
altri minori, che poi scomparvero, esauritasi la discendenza o trasmi-
grati altrove (Sessi, Da Palude, Nuvoloni, Laffranchini, Guarini, della
Sabbia, Cavallorio, Parmigiani, Codeluppi, ecc.).
La maggior parte delle terre di Reggiolo nel corso del ‘500 era così
suddivisa: b. 3.756 ai Gonzaga di Mantova; b. 6.503 ai nobili e cava-
lieri; b. 507 alla Chiesa (Reggiolo e Brugneto), b. 1.543 ai “rustici”
ossia piccoli e modesti proprietari6. Le mappe ci confermano la distri-
buzione dei possessi, e i docu-
menti ci attestano l’entità per
ciascuna famiglia di proprietari
terrieri. Un inesplorato Catasto
nominale del Comune di Reg-
giolo, del sec. XVIII, riporta i
maggiorenti del territorio co-
munale fra 1761 e 1806. Un al-
tro Catasto, d’epoca napoleoni-
ca o parmense (1804)7 elenca
proprietari, località, estensione
dei terreni e perfino i fittavoli
presenti all’epoca (Bibl. Mal-
dotti, di Guastalla).

Mappa del ‘700 con Bondanazzo, corte Ronca e corte Quaranta (con indicati i proprietari). ACReg.

6
In: F. Canova, G. Nosari, Reggiolo: il nome e il come. Storia Cronaca e Legenda, 2013.
7
Si veda il mio: “Reggiolo. La storia”, vol. II, 1980, in cui è riportato integralmente il Catasto del 1804.
29
Sec. XVII. ASPr. “Mappe e Fiumi”. Reggiolese e limitrofi. In verde, a destra della Fiuma: terreni dei De Preti, detti Pri-
tina e terre di Felicita Guerrieri-Gonzaga (come pure in sin. del Cavo). Corte Gollina, con villa è segnata da freccia.
Limitrofo è disegnato il Bittifredo, rocca con fossato all’epoca ancora esistente, di controllo del Passo della Fiuma, con
un castellano di guardia. Il Cavo del Molino, scorre a ovest della Gollina e raggiungeva la Tagliata, per alimentare poco
più a avanti il mulino ad acqua dei De Preti. Argine Panzi è ancora stradello d’argine nei pressi del Vallone-Bruschine.
Il Dugale del Bondeno (Bondino) era stato parte dell’antico fiume che passava da Reggiolo (secc. X-XI).

Particolare della mappa prece-


dente.

Le frecce indicano la zona det-


ta “in contesa”, a est della stra-
da per Novellara, che in quegli
anni il signore Da Correggio
strappò ai Mantovani, quindi a
Reggiolo, dopo decenni di liti
e processi.

Analoga lite vide di fronte i De


Preti e i Cattanei, che con il lo-
ro mulino (*) presso la Fiuma
avevano dirottato le acque che
servivano al mulino De Preti in
Reggiolo

30
Costruire dunque una villa poco distante dal fossato occidentale del-
la Rocca, in una zona da secoli impedita a chiunque, doveva riuscire
soltanto a chi poteva esercitare una certa influenza. I documenti del
‘300 ci informano che anche a sud e a est del Castello non si doveva
fare alcuna costruzione, ma restare alquanto distanti dai tre borghi
principali: Argine, Razolo, Tagliata e Ponte della Bastiglia.
Il primo, darà origine alla contrada Maggiore (attuale via Matteotti);
il secondo, si formò tra l’attuale piazza e il vicolo Pasubio (parcheg-
gio presso Conad), con framezzo la via Piave; il terzo venne avanti sui
primi insediamenti fatti intorno al castello vecchio, a sud della Taglia-
ta e verso l’attuale viale Amendola, dove c’era il quarto.
Restava aperta invece l’area che dalle Pradelle di fronte a villa Fas-
sati fino al Cantone Lucchini – una specie di gomito prospiciente la
Corte Nuova (v. mappa), che dava il nome alla contrada verso Bru-
gneto – era rimasta per mezzo millennio deserta. Eccezion fatta per la
vecchia e storica casa in pietra faccia a vista, utilizzata dal Comune
nei secoli scorsi come prigione e come locanda per forestieri.

1821. Catasto di Reggiolo, particolare. Il cerchio rosso indica la zona del


Cantone Lucchini. In alto: la continuità del tratto che comprendeva le
Pradelle, pressoché libere da costruzioni all’epoca, fra la strada per
Brugneto e la riva sinistra della Tagliata.

La freccia indica quel “Cantone Lucchini” di cui altre mappe e documenti


ci chiariscono fosse lungo la strada omonima, nel tratto di fronte alla
Corte Nuova. L’etimo era Contrada Cantone Lucchini, e troviamo nei
documenti che il torrione a Sud-Ovest della Rocca era detto “Guarda
Cantone Fornace”.
Le altre tre torri laterali erano chiamate: Guarda Curia (S-E), Guarda
Gonzaga (N-E) e Bellaguarda (N-W).

31
1965. La casa che esisteva lungo via Cantone, poi
demolita per far posto ad altre costruzioni moderne.
Era ubicata nel posto indicato come “cantone Luc-
chini”, probabilmente nel sec. XVIII abitazione della
famiglia omonima; poi vi abitarono i Mastini.
Il vecchio pozzo era ancora in funzione. Oggi vi so-
no due costruzioni residenziali, e lo stradello a destra
conduce alla Corte Nuova dei Canova.

Indica la nicchia con immagine della Madonna.


Le famiglie della località si recavano nello
spiazzo antistante per il Santo Rosario.

Sotto:
2019. Veduta aerea del Centro storico. In alto: zona
delle Pradelle (a sin. areale ex Galeotti, per il nuovo
Parcheggio della Piazza, in fieri); a destra della via
Cantone per Brugneto la Villa Fassati, indicata con
la freccia.

32
La tassa annua-
le pagata in mi-
sura di 1 lira e
½ (= soldi 30)
per biolca, dava
una somma di £
501,18 che al-
l’epoca equiva-
levano ad al-
meno 30.000
euro attuali.

1760-1805. Catasto di Reggiolo (Ducato di Parma-Piacenza). Il primo completo elenco dei Proprietari reggiolesi, esclu-
si gli Enti Religiosi (bb. 2.730 ca.) e le terre feudo imperiale possedute dalla Camera (bb. 2.300 circa, del Conte Galan-
tino e del Patrimonio dello Stato). Sono indicate le terre che dal 1761 possedeva la marchesa Camilla De Preti Fassati,
vedova di Evasio II Fassati, fino alla sua morte, 1769, quando subentrò il figlio m.se Luigi Gerolamo Saverio.

1980. Veduta aerea di Reggiolo: zona con la via Volta (a sin.) e nuova Variante della Circonvallazione ovest. Prima del-
lo sviluppo della Zona Sportiva con il Campo di calcio e le varie strutture realizzate in quegli anni. La freccia indica la
Villa Fassati: a lato, la corte degli affittuari Bonini e il terreno coltivato a est della strada nuova. Le Scuole dell’Infanzia
e la Palestra “I. Magnani” iniziavano ad occupare il podere Fassati, che venne completato negli anni 1980-‘85.
33
1980. Veduta dall’alto dell’antico Castello a nord della Rocca. A destra, indicata dalla freccia, la struttura che ospita at-
tualmente gli anziani della Casa Protetta “S. Maria delle Grazie”. In alto, a sinistra, il Teatro Comunale.

Sotto: 1981. Vista aerea di Villa Fassati e delle dépendances a nord; in quella di destra nel ’92 si ospitarono gli anziani.

34
DAL CATASTO COMUNALE 1760-1805. Reggiolo nel ducato di Parma-Piacenza.

Archivio Comunale di Reggiolo (34 proprietari con oltre 50 biolche, di cui 10 con oltre b. 200):

N° MAGGIORI POSSIDENTI Località Estensione Pag.


Reg.° b. tav.

39. Gabardi Rosa e Anna Cavriana (Villan.) 63,20


53. Riva marchese Ferdinando Borgo Molino 160,47
56. Manfredini eredità BORGO VILLANOVA 330,67 28
58. Veneri Giulio notaio Brugneto 52,70
82. Comp.a del Prez.° Sangue di MN Covazza (Quazza) 174,79
85. Facchini Cattanei conte Annibale CORTE NOVA 689,84 43
86. Malgarini Alessandro e nipoti Borgo Viazzana 64,30
88. Pio Luogo di Misericordia, MN Borgo Fantozza 123,22
119. Preti m.sa Camilla ved. Fassati Fenilazzo, Grande, ecc. 333,44 60
130. Campi capitano Giovanni Bosco 60, 31
162. Bonvicini Gius. e fratelli Gemella 99,36
164. Boccalari Ferdinando Prato della Villa 54,28
165. Bacchi Gius.Ant. e mg. Caterina Borgo Longo e Arduino 50,09
178. Castelletti eredità RANARO 301,96 89
184. Negri dr, don Paolo Santo RIZZA (Brugneto) 64,49
185. Ghisolfi cav. Gius., canonico ZUCCONA 213,99 93
191. Gargioli Malaspina m.sa Isabella Clara GORNA 416,40 96
192. Sordi Beltrami marchesa Giuseppa VALLICELLA 542,75 96
199. Striggi Magni marchesa Camilla PIRONDA 63,48
200. Ortalli Giovanni Cavrianella (Villanova) 62,46
204. Bacchi cap.° Dom° Andrea e mg. Borgo Porcara 72.
210. Gabrielli Angelo RIZZA (Brugneto) 85,96
213. Zanorsi cap.° Antonio Borgo Viazzana 62,70
225. Benintendi Franc.° Saverio Poss. Grande (Brugneto) 162,22
229. Boccalari maestro Ferdinando Prato della Valle 56,25
254. Ippolito m.se Lepido di Gazoldo BRUSCHINE 498,76 127
261. Riva marchese Francesco Palazzone, Margonara,
Francescona 482,99 131
237. Panizza Delfini conte Carlo BARCHESSONE 375,04 161
323. Sartoretti Giovanni e fratelli Delfina e altre terre 111,70
345. Spilimbergo Guerrieri m.sa Delia PANDELICE 116,96 173
356. Luogo Pio Benatti CAVAGNARA 127,55
298. Mondini Giuseppe e fr.llo Luigi BOLOGNESA 54,98
381. Ghisolfi fr.lli Luigi e Giulio ZUCCONA, Ranarolo 171,93
394. Mondini Francesco e fr.llo Tommaso BOSCO 79,30

N° 34 titolari (su 421) Tot. B. 6.382,54 (= 80% delle terre censite)

Si tratta di quasi la metà delle terre del Comune di Reggiolo (b. 13.700 ca.) e dell’ 8% dei possidenti.
Mancano nel Registro le terre della Chiesa di Reggiolo e di Brugneto, altri possessi delle Opere Pie e di Enti
Ecclesiastici – di Mantova, Guastalla, Reggiolo – nonché le terre e corti del conte Francesco Domenico Ga-
lantini di natura enfiteutica e non soggette all’Estimo comunale ma a quello dello Stato parmense.
Si tratta di un rilievo preciso, che introdusse nel ducato di Parma-Piacenza il francese Guillaume du Tillot
(1711-74), dal 1749 chiamato dal duca Filippo di Borbone, l’Infante di Spagna (1720-65) e poi fatto ministro
dell’Economia pubblica. Registrando le terre e applicando un estimo di una lira e mezza per ogni biolca, il
Catasto reggiolese consentì al duca e ai suoi successori di riscuotere in tasse ben 10.600 lire, che all’epoca
equivalevano a circa un milione e mezzo di euro attuali.

35
IGM, 1933. Parte occidentale del Comune di Reggiolo. Sono indicate le principali corti dell’8-‘900.

36
Le due cartine sono la riproduzione dell’IGM. Rilievo del 1933 (aggiornato nel 1955).
Nella pagina accanto: Zona Ovest del territorio comunale di Reggiolo; qui sotto, la zona a est. Le principali Corti reg-
giolesi sono indicate in un centinaio circa.

Le località e i borghi che riscontriamo nei possedimenti riportati nei Catasti:

- Reggiolo: B° Molino, B° Lungo, B° Sabbia, B° Porcara, B° Bondeno “li Caselli”, B° Arduino, B° Gonzaga, B° Gavello.
- Brugneto: B° Margonara, Rizza, Buca Lovara, Sabbioni, Covazza, Barchessone, Pandelice, Cavagnara, Terraro, Bru-
Schine, Vallone, Palazzone.
- Villanova: B° Viazzane, B° Cavriana, Zuccona, Ranarolo, Delfina, Franchine.
- Corti agricole: Corte Nuova, Zuccona (S.Venerio), Bosco, Bolognesa, Vallicella, Gorna, Vella.

37
Catasto 1804. Possidenti e Località, con estensione delle terre.

Una pagina del Catasto di Reggiolo del 1804: sono presenti i marchesi Fassati, i conti Facchini e il conte Galantini.
(Biblioteca Maldotti di Guastalla, fondo Cani). Nella pagina accanto: particolare dei proprietari suddetti.

38
Legenda del documento precedente (particolari):

Località Estensione

Fassati marchese Luigi Pradelle e Loghino b. 4,95


Possessione Grossi b. 108.
Possessione Mazzola b. 109,10 Tot. B. 332,47
Possessione Fenilazzo b. 93.
Possedimento dei Galantini b. 17,42

Facchini Sig. conte Casino b. 0,95


Cortenova b. 180. Tot. B. 689,24
Feniletto b. 103.55
Cattanea b. 404,74

Galantini Sig. conte Aurelia, Panizza, Margonara b. 1.405,45


Battistona
Bruciati b. 602,16
Bagnetta b. 92.
Palaz.lo, Venirola, Bruschina b. 541,61 Tot. B. 3.460,98
Bagna, Margonara b. 420.
Correggiesca b. 73.
Francescona b. 157,50
Venirola b. 39,39
Margonara b. 129,87

Si trattava dei principali possidenti, subentrati nel corso del secolo precedente ad altri
proprietari:
- I Fassati, ebbero in dote da Camilla De Preti i possedimenti di questi ultimi;
- I Facchini ereditarono dall’ultima discendente dei conti Cattanei, Anna Maria, i loro beni;
- Il conte Galantini subentrò nelle terre enfiteutiche ai conti Cattanei, che le avevano vendute
al duca di Mantova, Vincenzo I Gonzaga.
Le località che riscontriamo nel Catasto del 1804 (spesso richiamo di quello precedente del
1761) sono Corti agricole che hanno assunto nomi di antichi e nuovi proprietari (Mazzola,
Panizza, Francescona, Veniera-Venirola, Zuccona, Franchine ecc.) o di zone dalle
caratteristiche geografiche specifiche (Sabbioni, Sabbia, Aquazza, Vallone, Buca Lovara,
Bosco, Gorna, Margonara, ecc.); oppure da specifiche attività (Porcara, Barchessone, Rizza,
Caselli, Molino, ecc.).
Molte di queste corti, un tempo possedimento di grandi proprietari e nobili, negli anni sono
diventate aziende agricole affittate o acquisite anche dagli affittuari per migliorarne la
produttività, incrementando gli allevamenti bovini e suinicoli, con la produzione di carne per
insaccati, latte, formaggio e burro che elevarono le condizioni di vita e salute degli abitanti,
specie in questo 2° Dopoguerra.
Attualmente, diverse di queste aziende sono rimaste vuote, senza allevamenti in corso,
cascine abbandonate al degrado e all’incuria, dove la terra resta ancora un bene di produttività
cerealicola in prevalenza. Il sisma, infine, del 2012, ha dato la botta finale a case padronali,
stalle, fienili, barchesse, case mezzadrili ecc. non sempre ricostruite dagli agricoltori (case
dell’Aurelia, valli, Barchessone, lungo la Veniera, Margonara, Villanova, ecc.). La
trasformazione in terreni per l’Industria e l’artigianato ha modificato ogni assetto.
39
ASPr, Mappe e Carte del Patrimonio dello Stato, sec. XVIII. Stradario di Reggiolo.

40
Legenda della Mappa della pagina accanto.

1. Strada per Fabbrico, verso est. A ovest, stradello che conduceva nelle Valli Reggiolesi (Bagna).
2. Corte Battistona. Antica struttura fortificata, utilizzata dai soldati nelle varie guerre della zona.
3. Mulino ad acqua dei cavalieri Cattanei; nel 1603 lo vendettero al duca di Mantova Vincenzo I Gonzaga.
4. Cavo della Parmigiana-Moglia (Parmesana o Fiuma nel tratto reggiolese), con ponte in legno.
5. Corte Panizza, dei conti omonimi, ancora esistente.
6. Corte Boschetto, dei Recordati Gonzaga. Un Aurelio, poeta, lasciò il nome alla vicina Villa Aurelia.
7. Chiesetta-oratoro di San Venerio.
8. Villa Bianchi.
9. Ponte in muratura sul Cavo Tagliata.
10. Cavo Tagliata (scavato nel 1218-20, dal Guastallese, nell’alveo dell’antico fiume Gorgo).
11. Contrada Guarini (oggi strada Malagoli-Vallicella).
12. Cappelletta Resani (lungo il Borgo Lungo).
13. Palazzo del B° Lungo (poi Taffurelli; oggi Tagliatori-Morini).
14. Villa Gorna, della famiglia omonima, sull’ultima delle antiche curve lungo la contrada Viazzane.
15. Chiesa Parrocchiale (eretta nel 1543) lungo la via Gonzaga all’epoca.
16. Casa del Comune.
17. Casino di Andrea Giorgi, maggiorente di Reggiolo e consigliere comunale.
18. Staffola, dei Frati Serviti di Guastalla.
19. Casino dei fratelli Bacchi in confine col Mantovano.
20. Villa Fassati, presso la Rocca.
21. Palazzolo Galantini
22. Palazzo Riva.

Sec. XVIII. Mappa del Reggiano con i particolari dei


paesi di Fabbrico, Reggiolo e Rolo, confinanti.

41
Due immagini della Villa Fassati di un secolo fa, circa. Sopra: ripresa da sud-est; sotto: ripresa da sud-ovest.

42
Le Corti a sud: Battistona e Casalini (antico mulino Cattaneo).

Anni ’70 del secolo scorso. Come si presentavano ancora mezzo secolo fa le due costruzioni a sud della Fiuma verso il
Bettolino:
- La Battistona, in alto, che aveva una struttura a fortilizio, ospitò infatti molte soldatesche nei secoli passati e divenne
durante la pestilenza del 1630-32 ospizio e lazzaretto degli appestati. Altro lazzaretto era a Villanova.
- La Corte, oggi Casalini, in basso, che divenne a fine ‘500 un mulino ad acqua, alimentato dal Canale della Linarola,
che ancora oggi scorre a fianco della strada per Novellara (antico Naviglio reggiano). Le pale di una grande ruota mosse
dalla corrente, tramite un sistema di rosta che ne imbrigliava il corso, consentivano di applicare all’interno con un mec-
canismo idoneo il moto orizzontale che nasceva dalla ruota idraulica nel moto verticale che era necessario per mettere in
movimento le grandi macine in pietra.

43
Tre immagini at-
tuali della Corte
Casalini, già Mo-
lino dei conti
Cattanei e della
strada per il Bet-
tolino-Novellara..
A dx scorre il
Canale Linarola,
che dava acqua
alle pale del mu-
lino (con una de-
viazione).
Vista da sud.

La Linarola, vista
da Nord, che
scorre a lato della
strada per Novel-
lara.
Sulla sinistra:
la striscia delle
terre contese per
decenni dai Cor-
reggesi a Manto-
va, che finirono
incamerate poi in
quello Stato (og-
gi del Comune di
Campagnola).

44
(ASPR, Mappe e Fiumi) Sec. XVII. 1. Terre di Ferrante III Gonzaga.
2. Terre del Barchessone.
3. Terre di Ferrante III Gonzaga.
4. Terre del sig. Gazzini.
5. Terre dei conti Cattanei.
6. Pascoletto del trotto.
7. Il Borziero di S.A.S. (Mantova)
8. Terre di Ercole Gonzaga.
9. Terre di S.A.S. Gonzaga.
10. Cavo della Fiuma.
11. Lucca di S.A.S. ‘apradata’.
12. Prati della Sig.ra Pio (di Carpi).
13. Fenile della fortezza (Battistona).
14. Corte Testa (Fabbrico).
15. Striscia di terra in contesa.
16. Prati di diversi (fratelli De Preti).
17. Mulino dei Cattanei (C.te Casalini).
18. Botte del Borziero.
19. La Gollina dei De Preti.
20. Bittifredo, rocca coi fossati.
21. Corte dei conti Panizza.
22. Boschetto del poeta Aurelio Re-
cordati, da cui l’Aurelia.
23. Corte Vallicelletta.
24. Corte e villa Zuccona;
25. Chiesetta S. Venerio;
26. Villa Bianchi;
27. Mulino dei de Preti nel Borgo.

45
IGM del Comune di Reggiolo (foglio 74). 1933. Sono
indicate le principali Corti ancora presenti nel sec. XX.

46
Sec. XVIII. Mappa che riporta la parte settentrionale di Reggiolo: da sin. (ovest), Fossa Madama-Luzzarese (Margona-
ra), con le terre dei m.si Riva e dei conti Facchini, prospicienti gli Strozzi del Gonzaghese; poi tratto della vecchia stra-
da Cattanea, con le terre dei m.si Zanardi e dei Cattanei-Facchini, presso il Dugale - esistente ancor oggi – a fronte della
Beccaguda (Gonzaga); indi terre dei m.si Fassati fino alla strada Gonzaga sul confine. Proseguono le terre dei Padri di
S. Maurizio e delle monache di S. Paolo di Parma, prospicienti le terre della Villa Agnella dei conti Arrivabeni. Più a
est, il Bondanazzo e infine le terre delle monache della Cantelma. Interessante la lunga Nota “Andamento”.

2018. Vista dall’alto della zona del Bondanazzo, con la Corte Ronca, a nord; il Caseificio e la Corte Quaranta (già dei
conti Alberigi, parenti dei Fassati), al limite nord-orientale, dove inizia la strada Pironda che segna il confine tra Reg-
giolo (Villanova) e Bondeno di Gonzaga - Valle dell’Oca -, che resta più a nord, oltre la borgata del Baccanello.

47
Mappa dell’Ottocento del Centro Storico di Reggiolo. La Villa Fassati appare ormai consolidata nella struttura definiti-
va, dopo l’ultimo intervento del 1825 (ampliamento sulle ali laterali a nord). Si nota il tracciato dei fossati. Il paese si
snoda verso est, lungo il Borgo Argine (ora via Matteotti), mentre a ovest segna un collegamento tra la strada di via
Cantone per Brugneto – denominata Guastalla-Staffola – e la via Volta (già Cattanea). Quest’ultima a sua volta si im-
metteva nella Via della Chiesa – V. Veneto attuale – che era la strada principale da secoli che collegava a Gonzaga.

Mappa del sec. XVII del territorio a nord di Reggio E. (particolare, con i paesi ancora soggetti alla Diocesi reggiana).

48
Notizie intorno alla Genealogia della Famiglia Fassati, originari del Monferrato.

Dalla Genealogia della Famiglia in:


“Famiglia Fassati. Estratto dal Vol. XII delle Tavole Genealogiche di Famiglie nobili Alessandrine e Monferrine dal sec. IX al
XX, a cura di Emilio Guasco, Casale 1945. Fu il figlio di Francesco Guasco Gallarati, marchese di Bisio e Francavilla in
Alessandria (1847-1926) a dare alle stampe le ricerche e memorie del padre.
Ebbero i Guasco Gallarati sede nel Palazzo omonimo di Bisio, un edificio storico di Alessandria, situato nella omonima
via dei Guasco. La sua storia risale ai primi secoli dalla fondazione della città. L’ala destra del palazzo è, oggi, se-
de di alcune sezioni dell’Amministrazione provinciale di Alessandria (Assessorato alla Cultura e al Turismo).

.
Il territorio di Provenienza: Balzola e Coniolo (Alessandria)

Veduta aerea del territorio a est di Torino lungo il Po: presso Casale Monferrato, da cui dista appena 7 chilometri, è Co-
niolo, su entrambe le rive del fiume; quasi a confine Balzola, l’altro territorio di cui i Fassati furono originari, Signori
poi Conti e Marchesi.

49
Monferrato: lo Stato che acquisì in dote Federico II Gonzaga, duca di Mantova, nel 1533.

Il suo territorio, collinare in prevalenza, è compreso principalmente


all’interno delle province di Alessandria e Asti. Si estende verso sud a
partire dalla destra idrografica del Po sino a giungere ai piedi
dell'Appennino ligure sul confine con la città metropolitana di Geno-
va e la provincia di Savona. Inoltre confina con altre regioni geografi-
che e storiche del Piemonte appartenenti alla provincia di Cuneo, ossia
le Langhe e il Roero, e a nord-est con la regione storica lombarda di
Lomellina. Il territorio infine confluisce ad ovest, senza soluzione di
continuità, nella zona delle Colline Torinesi. Al confine con la Lomel-
lina, erano le terre di Balzola (a sin. del Po) e Coniolo (sulle due rive
del fiume).
Il 15-16 ottobre 2000 il quartiere Oltreponte, situato nella parte nord
della città di Casale, venne completamente sommerso da un’esonda-
zione insieme alle frazioni di Casale Popolo, Coniolo e Terranova;
anche i comuni limitrofi di Balzola, Morano sul Po e Trino vennero
travolti da un'eccezionale piena del Po, subendo notevoli danni.

Carta del Monferrato (sec. XVI).

Dal Vercellese all’Appennino ligu-


re, il Monferrato si presentava co-
me un vero stato cuscinetto (seppur
modesto) fra i due grandi vicini: a
est e a sud, il Ducato di Milano de-
gli Sforza; e a nord-ovest il ducato
dei Savoia. I Gonzaga, una volta
ottenuto in dote dall’ultima Paleo-
loga, lo tennero per oltre 170 anni,
fino alla caduta dell’ultimo duca di
Mantova, Ferdinando Carlo, esau-
torato dall’impero per “fellonia”
nel 1707.

Indica il territorio di Balzola-


Coniolo dei marchesi Fassati.

50
I Fassati nel Monferrato Insediatisi dunque nel Monferrato, in Torcello e Coniolo (oggi Co-
mune alessandrino il 2° e frazione di Casale il 1°, vicinissimi), i Fassa-
ti ne divennero Signori destreggiandosi con altre famiglie di possidenti
influenti. Anche su Tilio (Comune di Ottiglio, un po’ più a sud dei
precedenti) esercitarono signoria. Il corso del Po rendeva importante i
traghetti e chi poteva controllarne la funzione. Erano necessari i diritti
vescovili, nell’Alto Medioevo, oppure degli imperatori.

Nel 901 il conte Gisalberto (mi pare invece fosse il padre, Lanfran-
co, appartenente a una schiatta aristocratica alla quale Rodolfo di Bor-
gogna nel 922 aveva attribuito, affidandolo a Gisalberto, l’incarico
comitale) aveva ottenuto l’infeudazione di Sala, Ozzano e i tre succita-
ti paesi dall’imperatore Ludovico III detto il cieco – in quanto sconfit-
to e accecato da Berengario I, re e imperatore (888-924).

I primi secoli dopo il Mille videro l’emergere di nuovi personaggi


influenti nella regione Piemonte, tra questi Fassato, il capostipite della
famiglia che renderà il cognome Fassati. Dato che nel 1164 venne in-
feudato Guglielmo di Monferrato dall’imp. Federico I Barbarossa nel
marchesato di Torcello e Coniolo, Fassato e i suoi fratelli Uberto e
Alinerio si allearono con Vercelli contro i Casalesi nel 1182; nel 1191
ottennero così dal figlio del Barabarossa, Enrico VI, la investitura dei
due paesi di Torcello e Coniolo. E i tre figli di Fassato, Guglielmo,
Enrico I e Anselmo, con le rispettive discendenze, iniziarono la storia
della famiglia Fassati che però prese questa forma cognominale solo
nel sec. XIV, nel 1364 con Gerardo I Fassati di Coniolo (1300-71),
nella sentenza contro Giovanni di Giacomo, pure detto Fassati.

Il Monferrato, vera regione storica che rappresentava la porta d’in-


gresso dalla Francia all’Italia, ebbe una funzione importantissima nelle
vicende italiane, fino a scuotere le grandi potenze per accaparrarsene il
dominio, il controllo o almeno la neutralità. Poco si sa ancora delle
reali forme di governo del marchesato nella sua esistenza in forme
feudali che permasero anche in età successive, quando si erano già
formati stati regionali. Persisteva nel Monferrato, e in Casale sua capi-
tale, l’intreccio fra la famiglia dominante degli Aleramici delle origini
(e poi dei Paleologhi) con le altre famiglie della zona, vassalli e alleati
nel contempo dei dominanti. Si trattava di un territorio complesso, di-
slocato da nord della Sesia alle Langhe piemontesi ed all’Appennino
ligure a sud, che ancora nel sec. XIV aveva “vassalli, castellani, pode-
stà, consoli dei luoghi e dei comuni”: articolazione complessa che giu-
rò fedeltà nel 1306-10 al marchese Teodoro Paleologo, figlio dell’im-
peratore di Bisanzio (Impero Romano d’Oriente) che sbarcava a Ge-
nova per prendere in moglie Argentina Spinola, figlia del signore della
città, e assumeva l’infeudazione imperiale di Enrico VII (1310).

51
Si erano formati dei consigli parlamentari nel Monferrato (poi in
Casale, assoggettata nel 1316); e ai Parlamenti partecipavano i feuda-
tari e le comunità soggette per prendere le decisioni importanti. Solo il
clero era escluso, perché esentato dalla tassazione; nei consessi si di-
scuteva della gestione delle terre, delle tasse e della difesa militare.
Era un modo, utilizzato anche dagli altri marchesi Paleologi successi-
vi, per dominare sulla piccola nobiltà feudale del territorio e legarla a
sé. I Fassati seppero bene adeguarsi alle situazioni politiche che muta-
vano, tanto che nel 1305 troviamo nel parlamento di Trino un loro
esponente, Rainero (Fassati) di Coniolo, celebrare le esequie del mar-
chese Giovanni di Monferrato, nipote per madre del successore Teo-
doro8.

Nell’arco di pochi decenni, i Fassati ottennero incarichi importantis-


simi nella vita sociale e politica del Monferrato. La loro perspicacia, la
zona a cavallo del fiume Po (Balzola e Coniolo) che essi controllava-
no da secoli li fece preferire ad altre importanti famiglie locali. Fasso-
ne I (1340 ca.-1371) venne inviato ambasciatore all’imperatore Carlo
IV di Lussemburgo a nome del marchese Giovanni II, figlio di Teodo-
ro. Nel secolo successivo, le generazioni Fassati aumentarono il loro
prestigio con i conti che si succedettero: Ottone, Giovanni III, Teodo-
ro II, Giangiacomo, Giovanni IV, Guglielmo VIII, Bonifacio III, Gu-
glielmo IX (1494-1518). Con quest’ultimo, fu gentiluomo di Camera
Giovan Antonio Fassati9 (1460-135 ca.), fratello di Giovan Francesco
della linea diretta, Governatore del castello di Casale Monferrato e Te-
soriere marchionale nel 1500. Una serie di cariche e responsabilità che
avvicinarono i Fassati alla carica di governatori e tesorieri del marche-
sato, le chiavi stesse del potere subordinato solo al marchese di turno.

E le stesse prerogative essi seppero conservare anche dopo l’aggre-


gazione del Monferrato a Mantova, con i Gonzaga che subentrarono ai
Paleologi nel 1533, con il duca Federico II Gonzaga (1500-’40).

In alto: Federico II Gonzaga, ritratto di Tiziano. In basso: Margherita Paleologa, sua


moglie, ritratto di Giulio Romano.

8
Teodoro si avvalse anche di finanziamenti da parte dei suoi vassalli più fedeli (Filippo di Coniolo, fratello di Gerardo I
Fassati, ambasciatore del Monferrato dal papa; Valenzano d’Ottiglio; Ghione de Cocconato, ecc. ) e perfino dei suoi
funzionari, come Bonifacio de Morello. “Teodoro… utilizzò in più occasioni [le sue possessioni] come pegno per ot-
tenere prestiti da uomini a lui fedeli, quali Ghione de Cocconato, Filippo, Valenzano, per la forte somma di 9.000 fiorini
nel 1333.” In: A. Settia, Le famiglie viscontili di Monferrato. Tradizionalismo di titoli e rinnovamento di funzioni
nell’organizzazione di un principato territoriale, in Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: marchesi,
conti e Visconti nel Regno Italico (secc. IX-XII), Atti del 1° Convegno di Pisa, maggio 1983, Roma 1988 (Nuovi studi
storici), p. 59.
9
I suoi tre fratelli – dei 5 che erano, figli di Gabriele consigliere imperiale – Giovan Francesco, Fassone II e Gerardo II
svolsero anch’essi importanti ruoli nel marchesato del Monferrato: il primo ottenne l’investitura di Coniolo; il 2° fu giu-
reconsulto e inviato nel 1506 dall’imp. Massimiliano d’Austria; e il 3° fu chiamato nel 1518 ad insegnare al figlio di
Bonifacio III, Guglielmo, che succedette in quell’anno al padre, fu Maestro delle Entrate, consigliere marchionale
(1522) e poi cesareo.
52
Nel sec. XVI, troviamo i discendenti di Giovan Francesco (1460-
1535 ca.), a cominciare da Giovan Battista (1490-1570) e dal nipote
Gabriele II ( 1500-’61). Il primo continuò la linea diretta della Fami-
glia fino ai giorni nostri; il 2° iniziò un ramo collaterale Fassati che si
estinse nel 1638. Il figlio di G.B. Fassati e di Antonia Trucchietti di
Pinerolo, Bonifacio I (1535 ca.-1597), sposò Bona di Giorgio del
Conte, nel 1577, e fu Maestro delle Entrate del Monferrato.

Mantova riconfermava la fiducia nei Fassati, come l’avevano avuta


per secoli i dominanti nel piccolo stato. E così li troviamo aumentare i
loro averi, grazie ai servigi resi ai Signori Gonzaga e iniziare ad abbel-
lire le loro case e a trasformarle in palazzi, in Casale, la capitale del
feudo. Una sorella di Bonifacio, Leona, sposò Filippo un rampollo
della ricca famiglia Vialardi, consignora di Villanova, governatore di
S. Damiano Macra nel cuneese. L’altra, Lucina, si fece suora in Santa
Caterina monastero di Casale

Nel 1619 arrivò il titolo ambito di “conte” a Giovanni Battista II


(1579-1645), figlio erede di Bonifacio I. Fu procuratore di Casale, con
il fratello Filippo, nel 1612. Superò la pestilenza del 1630-31 che fal-
cidiò anche il Monferrato: per Trino, lo storico Silvino Borla calcola
che nel 1630 morì un terzo della popolazione. Per l’intera Italia si sti-
mano 1,5 milioni di vittime (pare su 10 milioni di abitanti). E’ la peste
resa famosa da Manzoni nei “Promessi sposi”, con la citazione del
'”Maledetto Casale” sotto assedio che non voleva arrendersi “mai” (e a
Casale il lazzaretto era sorto nella attuale area occupata dal Commis-
sariato e dal Sobrero).

I Conti di Balzola e Coniolo.

Il primogenito Giovanni Battista II sposò Ippolita Palmari, figlia di


Monica Milanesio, vedova, di cui restò vedovo e sposò Violante Cane,
vedova di G. Paolo Pico; successivamente in terze nozze sposò la con-
tessina Camilla di Biandrate, figlia del marchese Antonio di Balzola.
Ebbe dalla prima moglie tre femmine e un maschio, Bonifacio II
(1607-1657). Questi sposò Eleonora di Valperga di Rivara, fu conte di
Balzola. Assunse la carica prestigiosa di governatore della Cittadella
fortificata di Casale, nel 1648.

A Mantova, si erano nel frattempo (1632) insediati i Gonzaga-


Névèrs, Carlo I padre e suo figlio Carlo duca di Rethel (m. però nel
1632), della linea d’Oltralpe dei Gonzaga. Essendo francesi, Impero e
Spagna, che non potevano accettare un’intrusione straniera in una città
che consideravano loro fedele, scatenarono dal 1628 una guerra san-
guinosa contro i Francesi che portò con sé la pestilenza in Mantova e
nel Monferrato, oltre che in varie parti d’Italia.

53
ORIGINI DELLA FAMIGLIA FASSATI.

54
Segue:
Gabriele I
(1430-1500)

55
Segue:
Bonifacio II
(1607 – 1657)

56
Segue: Luigi Gerolamo
Saverio (1756-1805)

57
Segue: Luigi (1881 – 1941).
Tav. VII

58
Famiglia FASSATI (di origini piemontesi, in Reggiolo un ramo dal sec. XVIII)

FRANCESCO cit. 1460, di Fassone I, di Gerardo I di Coniolo, discendenti di Fassato


Signore di Torcello (Casale)

GIOVAN ANTONIO I cit. 1460 Francesco

GABRIELE I 1450 è Consigliere imperiale Filippo


sp. Lucia Centori

G. Ant.° G. Giac.° Domen.° GIOVAN FRANCESCO cit. 1530 Fassone Gerardo II


sp. Isodina Sannazzaro

GIO. BATTISTA cit. 1549/1570 Angelica


sp. Antonia Trucchietti, di Tomaso da Pinerolo mg. di Tomaso Vialardi

BONIFACIO cit. 1583 († 1597) Lucina Leona


Sp. Bona di Langosco-S.Giorgio suora a Casale mg. di Filippo Vialardi di Cuneo

Caterina G. BATTISTA II Filippo Francesco Costanza Margh. Barbara Bona


- Ardicino II Faa 1579-1645, conte di Balzola priore sp. Ortensio Faa sp. Gio. Fassati
sp. Ippolita Palearo
sp. Violante Cane
sp. Camilla di Biandrate

Maddalena BONIFACIO II 1607-1657 Virginia Ippolita


Cav. del Redentore (MN) e Generale
del Monferrato. Sp. Eleonora di Valperga (fg. di Giulia Gonzaga,
fg. del conte Francesco Gonzaga di Novellara)

G.Batt. Ales.° Ippolita Maria Fulvia EVASIO I OTTAVIANO Violante Dionigi Antonia M. Baldassarre
Come altri f.lli mg. di 1636-1695. M.se di Balzola e Gov.re di Priore; fu Govern. Priore, fu Colonnello
morì neonato Vinc.° Ferrari Casale per i Gonzaga di Mantova. Sp. Cecilia di Casale e poi Monferrato. del Regg.° “Fassati”
Natta, che fu tutrice del nipote Evasio II Ottaviano. † 1698 a Mantova.

(Bimbe e bimbi Eleonora G.Batt. BONIFACIO III Virginia Camilla Fulvia Vinc.° Gerol.° Dom.a Gaetano
morti neonati) Suora Frate 1660-1709. Governatore Suora Suora - C.te Balliani Frate 1678-97 Suora 1684-1719
di Casale. Sp. Lodovica Miroglio. - Fabr. Gozzani

Angela M. G. Battista EVASIO II OTTAVIANO Anna Virginia Vincenzo


Suora † 1692 1696-1754. Priore, m.se di Coniolo e Balzola sp. Fed. Gaetano Millo, m.se di Altare 1697-98
1716 - Sp. Camilla Vittoria De Preti (di Mantova) e Consignore di Cellamonte; ambasciatore.
1729 – Investito con la mg. di Beni della Cattedrale
Ebbe 13 figli, tra cui: di Mantova.

G.B. Onofrio Franc.° Ignazio LUIGI GEROLAMO SAVERIO Pio Bonifacio M. Crist.a Bonifaco IV
1717-84. Abate 1719-‘47. Paggio di re 1736-1805. Nato a Casale, sposò Caterina Riva*
a Roma, legale. C.Emanuele di Savoia. di Francesco, possid. reggiolese e mantovano, che in
dote portò le terre in Brugneto presso il Palazzo Riva. Ebbe da lei 2 figli.
- 1792. Sp. Ginevra Alberigi dei conti Quaranta, possid. a est del
Bondanazzo di Reggiolo (strada Rame-Dell’Oca) e in Torricella.
1761. Costruì la Villa omonima a ovest della Rocca e del Castello di Reggiolo.
Proprietario in Reggiolo di b. 333 (Mazzola, Fenilazzo, Grossi, Pradelle), b. 448 a Buscoldo, b. 250 a Soave.

*Camilla G.B.* M.Teresa A.Maria GIUSEPPE ANTONIO GAETANO ALFONSO Cristina Franc° Gius.
1788-1833. 1789- mg. Franc.° 1793-1873 Nato a Reggiolo 1800-‘69 Milano. 1802-57. Patriota risorg. e amico di Suora 1798-1816, morì
1818 Sartoretti Ebbe 18 fg.. sp. Antonietta Capece, contessina, Cesare Correnti. Tenne i contatti fra annegato, per una
† 1868 a Reggiolo (di Gaetano ciambellano imperiale); Milano, Torino, Roma, Napoli per disgrazia, nel Mallero.
che morì a Reggiolo (1850). Finanziò la Guerra federalista del 1848.
con il fr.llo Gaetano la Cappella a sud Fuggì da Reggiolo, perseguitato
della Chiesa di Reggiolo. dagli Austriaci.
1825- Ampliò la villa Fassati con le ali
laterali, in guisa del palazzo De Moll.

59
(segue) GIUSEPPE ANTONIO
sp. Antonietta Capece

(4 bimbi morti Gaetano Maria LUIGI 1822-75 Vittoria Bianca Ginevra Bianca
neonati) 1827-‘47 († di tifo) Partecipò a tutte le battaglie del Risorgimento 1828-’94. Sp. il m.se 1841-’64. Sp. il conte
come semplice soldato volontario (era Capitano) Carlo Faussone, la cui Vittorio Radicati di
nell’esercito sardo, dal ’48 al 1866, per la indipendenza nonna era dei Guasco. Marmorito Passirano.
italiana, sempre in Cavalleria. Ebbe due medaglie, una dai Fu musicista e pittrice. Morì dando alla luce
francesi. Riposa nella Cappella di famiglia a Passirano. il terzo figlio.
- sp. Livia Fenaroli, contessina (BS), fg.a di Beatrice Maffei,
famiglia di grandi possidenti bresciani, e morì a 25 anni.

GIUSEPPE Brescia 1854-1926 Milano IPPOLITO MI 1856-1891 Passirano


Ereditò dallo zio Fenaroli il castello di Passirano. Ebbe passione per la caccia e vinse premi in gare venatorie.
Tenne cavalli da corsa, con cui vinse molte gare. Cavaliere della Con il fratello gestì la scuderia equina. Dimorò in Reggiolo e fu
Corona d’Italia, sp. Beatrice Busca Arconati Visconti (1860-1940). nominato Sindaco: 1884-89. Ebbe tra i consiglieri il fratello e i
Fu consigliere comunale a Reggiolo, nel periodo in cui il fratello fu maggiorenti del paese. Morì a soli 35 anni, e venne tumulato in
Sindaco del paese (1884-‘89). La figlia, donna Livia Eugenia, visse Brescia nella tomba dei Conti Fenaroli. L’esperienza amministra-
prevalentemente a Reggiolo, nella villa Fassati, dove ebbe a tiva a Reggiolo avvenne in un periodo di gravi difficoltà della
fianco la madre, che ivi morì lasciandola erede dei suoi beni. popolazione, in prevalenza contadina e bracciantile.

donna Livia Eugenia MI 1888-1982 Reggiolo LUIGI Milano 1881-1941 Passirano GAETANO ?
Nella 1^ Guerra M. fu ausiliaria di un Ospedale militare; Volontario nella 1^ Guerra M. come tenente di Cavalleria,
favorì il sorgere di un Asilo di guerra. Insegnò Catechismo. ebbe riconferma del titolo di marchese nel ’39, e di Nobile
Con i genitori lasciò poi Milano per Argine Po (PV); dei marchesi di Balzola e di Coniolo. Fu Cavaliere della Corona
si stabilì con la madre a Reggiolo, dove visse a lungo. d’Italia e morì a Passirano.
Benefattrice, realizzò a Brugneto la Scuola Materna. – Sp. Giulia (Jula) Crivelli nel 1904, fg.a del m.se di Agliate
e di Beatrice dei Conti Giulini della Porta; abile pittrice su ceramica.
– Sp. Enrica Beruccini nel ’21, già vedova e con una figlia.

Beatrice GIUSEPPE IPPOLITO 1906-1998 ARIBERTO EUGENIA 1922


Nata morta il 1904. Si è laureato in Agraria. Tenne uno studio in Milano. 1907- 1946 Nata a Passirano.
Appassionato di caccia, nel 2° Dopoguerra divenne Presi- Operatore in Borsa a Milano.
dente della Assicurazione Duomo di Milano negli anni ’70.
1935 – Sp. Luisa Maria Bonzi, fg.a del conte Iro da Crema e
di Sara Nathan. Favorì la cessione delle aree per le Scuole
dell’Infanzia e della Zona Sportiva (Palestra, Bocciodromo).
1921- 2° matrim. con Enrica Bennuccini, da cui ebbe Eugenia Beatrice.

Leonardo 1937 LUIGI RAINERO MI 1936 Giulia (Jula) 1940 Sara Livia Ariberto Flavia
Sp. Cecilia dei m.si Medico chirurgo, scrittore, fece il 1° trapianto Lasciò il nome alla Corte 1942 1946 1956
Litta Modignani, che di fegato in Italia. Prof. Ord. del’Univ. Statale di, reggiolese presso la Bonifica, Lavorò Dr. in Scienze Sp. Gustavo
morì nel 2013. Sepolta Milano, Direttore del Dipart. di Chir. Generale e ora f.lli Bertazzoni. all’AIRC. Economiche alla Calcagno
a Passirano. Trapianti. Scrittore di testi scientifici e romanzi. Bocconi, è banchiere Baldini
Prese il Premio Bancarella 1978. e dirige diverse banche italo-
figli a) Sp. Ilaria dei m.si Cerrina Feroni. francesi. Sp. Silvana Braggiotti.
b) Sp. Antonia Bongiorno

Beatrice n. 1971, sp. Massimo Saccone.


Ascanio Giovanni n. 1968, sp. Benedetta Severi. Ludov.° Edoardo Isabella Tom.o Eugenia
Luisa n. 1977, sp. Alessandro Bosco. 1983. 1981. 1985 † 1987. 1992.
a) ARIBERTO a) IPPOLITO Dr. Econ. Dr. Econ. - - Dr. in Legge. Dr.ssa in
1966. Nato a Milano, laurea 1968. Laureato in Archit. e Comm.° e Comm.° Econ. dei
Anna, n. 2010 in Medicina. Ricercatore a Londra Imprenditore, fonda il sito Manager in Manager in Beni cultur.
Cecilia, n. 2013 e N.York. Sp. Violante dei m.si Internet sul Motociclismo. Soc. Indus. Banche.
Lodolo D’Oria. Sp. Barbara dei principi Rocco Sp. Martina Sp. Carolina
di Torrepadula. Zambeletti. Carpaneda.
Ilaria, n. 2003
Gerardo, 2004 L. Filippo ‘01 Gregorio ‘08

60
Famiglia Fassati: Genealogia aggiornata

Fam. di Casale Monferrato, resid. a Milano e a Passirano (Brescia). Signori di Torcello (1164), Co-
niolo, Ozzano, Tilio e Sala Monferrato, Conti di Coniolo (1619), Marchesi di Coniolo e Marchesi di
Balzola (1652). Famiglia iscritta nell’elenco ufficiale della nobiltà Italiana con i titoli di Marchesi,
Nobili dei March. di Balzola e Nob. dei March. e dei Conti di Coniolo (mf), Nob. (mf), D.M. di ri-
conoscimento del 19 ago. 1939. (Per il c.s. vedi vol. VIII 1933-36).
Arma: di rosso, alla banda accostata da due lame di falce, l’inferiore rivolta-
ta, il tutto d’argento. Capo d’oro caricato di un aquila in nero. Cimiero:
l’aquila di nero nascente, tenente col rostro un compasso d’oro e fissante un
sole dello stesso posto a destra. Motto: PER NON FALLIR.

Marchese Luigi Rainero Fassati, Nob. dei March. di Balzola, dei March. e
dei Conti di Coniolo, prof. Ordinario di Chirurgia all’Univ. di Milano, n. il 24
mar. 1936, fg. del March. Giuseppe Ippolito (1906 - † 1998) e di Luisa Maria dei Conti Bonzi (1912
- † 1977), sp. 1° a Fauglia, 30 giu. 1965, Ilaria dei March. Cerrina Feroni (div.) da cui: 1) Ariberto,
prof. Ord. di virologia alla UCL di Londra, n. a Milano il 3 giu. 1966, sp. a La Garde Freinet (Fran-
cia), il 24 giu. 2000, la Nob. Violante Lodolo D’Oria, da cui: Ilaria, n. a Montecarlo, il 17 apr.
2003; 2) Ippolito, architetto, n. a Milano il 22 nov. 1968, sp. a Thiene il 19 giu. 1999 Donna Barba-
ra dei Principi Rocco di Torrepadula, da cui: a) Luigi Filippo, n. a Milano il 24 dic. 2001; b) Gerar-
do, n. a Milano, l’8 mar. 2004; c) Gregorio, n. a Milano l’11 giu. 2008; sp. 2°, a Milano, il 23 dic.
1987 Antonia Bongiorno (div.); sp. 3°, a Milano, il 16 marzo 2019 con Laura Cassotta.

FRATELLI E SORELLE: 1) Leonardo, Nob. dei March. di Balzola, dei March. e dei Co. di Conio-
lo, cav. d’on. e dev. del S.M.O. di Malta, dott. agronomo, n. a Passirano (BS) il 18 ago.1937, sp. a
Cantù 24 magg. 1967 Donna Cecilia Litta Modignani, dei March. di Menzago e Vinago († 10 nov.
2013), da cui: a) Ascanio Giovanni, dott., ing., n. a Milano il 30 nov. 1968, sp. a Torino 23 mag.
2009 Benedetta Severi, da cui: (1) Anna, n. a Milano l’11 mag. 2010; (2) Allegra Cecilia, n. a Mila-
no l’1 apr. 2012; b) Beatrice, dott. Scienze Politiche, n. a Milano il 25 giu. 1971, sp. a Bordignana
(PV) il 19 giu. 2010 Massimo Saccone; c) Luisa, n. a Milano il 1° apr. 1977, sp. a Monterotondo
(BS) il 21 giu. 2003 Alessandro Bosco. 2) Giulia, n. a Milano 28 genn. 1940, sp. alla Tesea di Mon-
terotondo (BS) il 7 ott. 1967 il Nob. Paolo dei Co. Caumont Caimi. 3) Sara, n. a Passirano 28 nov.
1942. 4) Ariberto, Nob. dei March. di Balzola, dei March. e dei Co. di Coniolo, dott. in Economia e
Comm., n. a Milano il 4 ago. 1946, sp. a Saint Jean Cap Ferrat il 6 sett. 1980 Silvana Braggiotti, da
cui: a) Edoardo, dott. in Economia e comm., n. a Milano l’11 dic. 1981, sp. a Portofino 18 giu.
2011 Carolina Carpaneda, da cui: (1) Carlotta, n. a Parigi 9 lug. 2013; (2) Margherita, n. a Dubai
12 gen. 2017; (3) Luigi, n. a Dubai 12 mar. 2019; b) Ludovico, dott. in Economia e comm., n. a Mi-
lano il 22 mar. 1983, sp. 1°) a Forte dei Marmi 14 set. 2013 Martina Zambeletti (div.); sp. 2°) a Mi-
lano il 23 ott. 2019 Carolina Aletti, da cui: Umberto, n. New York 3 apr. 2020; c) † Isabella, n. a
Milano il 19 nov. 1985 e † il 23 dic. 1985; d) Tommaso, dott. in Legge, n. a Milano l’8 giu. 1987; e)
Eugenia, dott. in Economia dei Beni cult., n. a Milano il 21 lug. 1992, sp. ad Argine (PV) il 25 giu.
2016 il dott. Alessandro Besana.
5) Flavia, n. a Milano il 12 magg. 1956, sp. alla Tesea di Monterotondo (BS) il 10 giu. 1978 il dott.
Gustavo Calcagno Baldini.

61
Alcune delle personalità dei Fassati e delle loro consorti:

OTTOBONO (1200-1261 ca.)

Nella Genealogia compare nella 4^ linea discendente da Fassato


(cit. coi fratelli Uberto e Alinerio nel 1182), suo trisavolo. Era fratello
di Enrico I di Coniolo, da cui discese poi la famiglia del ramo princi-
pale (e reggiolese), figli di Alinerio fu Enrico I di Coniolo10. Fu il
primo prevosto dei canonici secolari degli Agostiniani, già regolari di
S. Evasio della chiesa di Casale11. L’edificio di culto venne altresì pro-
tetto dal re longobardo Liutprando, che ivi fece trasportare le spoglie
del santo protettore della cittadina.

Copertina del 1° volume della


Storia di Casale e del Monferra-
to. L’autore ne scrisse 10 voll.
con l’11° Indice dell’Opera.
A lato: Pergamena trascritta
dell’imp. Federico I (1164) in cui
riconferma alla chiesa di S. Eva-
sio di Casale i suoi beni, e le as-
sicura la sua protezione (righe 2-
7: “Ecclesiam S. Evasii cum om-
nibus rebus et possessionibus…
in nostra imperiale tuitione su-
scepimus nostra imperiali auto-
rictate ei confirmantes donum il-
lud quod rex Luitprandus Eccle-
sie S. Evasii, in vita sua, legitur
contulisse, et juste dedisse.”)

10
In: “Famiglia Fassati”. Estratto dal Vol. XII delle Tavole Genealogiche di Famiglie nobili Alessandrine e Monferrine dal sec.
IX al XX, a cura di Emilio Guasco, Casale 1945.
11
S. Evasio (... – 362) è stato un vescovo italiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, soprattutto ad Asti, ed è il
patrono di Pedrengo e Casale Monferrato. La commemorazione liturgica ricorre il 1º dicembre. Al momento della sua
consacrazione nelle forme romaniche, ad opera di papa Pasquale II, il 4 gennaio 1107, la chiesa di S. Evasio in Casale
aveva già alle spalle una lunga storia, che ne faceva uno dei luoghi più rappresentativi della regione; il motivo stava
forse nella figura stessa del santo cui era dedicata, un santo locale del quale si conservavano già allora le reliquie, una
personalità il cui culto era radicato da secoli nella tradizione del popolo della regione. La particolare importanza e vi-
vacità del culto di sant’Evasio e della comunità cristiana locale è confermata anche dalla presenza di documenti che ri-
guardano la chiesa ben prima del 1000: una donazione di Igone, vescovo di Vercelli, del maggio 974, parla di una
chiesa nella quale è sepolto il corpo veneratissimo dello stesso Evasio confessore; un’ulteriore donazione del 988 testi-
monia che la chiesa è già pieve e ci informa che il luogo ove sorge è detto Casalis S. Evasii.(Da Internet).
62
RAINERO di Coniolo (sec. XIV)

Figlio di Uberto e nipote di Ottobono, è citato un suo intervento nel


1305 nel Parlamento di Trino a seguito della morte di Giovanni I degli
Aleramici, marchese del Monferrato, detto il Giusto (1277 circa – 9
gennaio 1305)12, l’ultimo della stirpe, cui subentrarono i Paleologi.

GERARDO I di Coniolo, Fassati (1300 ca- † 1371)

Figlio di Rainero, è citato nel 1364, 30 gen., nella sentenza arbitrale


pronunciata nelle differenze tra lui e Giovanni fu Giacomo pure Fassa-
ti. Sono i primi della Famiglia ad essere cognominati Fassati e a la-
sciare ai discendenti il cognome. Fece testamento nel 1371 a favore
del figlio Fassone Fassati. Ebbe altri 4 figli, con discendenze nei seco-
li successivi di due di loro, Enrico II e Francesco.

FASSONE I di Coniolo (1340 ca. – † 1371)

Figlio di Gerardo, nel 1371 fu ambasciatore del Monferrato


all’Imperatore Carlo IV di Lussemburgo (1346-78). Testò l’11 giugno
dello stesso anno, un mese dopo il padre, lasciando erede il figlio
Francesco ed eventuali altri figli nascituri (lasciò la moglie gravida,
ma figli più non nacquero). Del figlio Francesco si sa solo che è citato
nel 1460, 28 gennaio, in un istrumento di suo figlio Giovan Antonio
(1450).

GABRIELE FASSATI (1420-1500 ca.)

Figlio di Gio. Antonio, sp. Lucia Centori; nel 1450 fu consigliere


imperiale, con il fratello Filippo. Carica importante, che segnava la
fortuna dei Fassati in consolidamento nobiliare. I Fassati di Coniolo
sono infatti citati nel 1473-74 quali famiglie nobili, insieme ai Natta,
proprietari di vari castelli, ai Sannazzari (pavesi di origine spagnola)
di Giarole, e Scarampi di Camino. Nel 1460 erano detti Signori di Co-
niolo. Il fratello nel 1495, improle, lasciò eredi i suoi figli:
Gio.Antonio, G.Giacomo, Giovan Francesco, Fassone II e Gerardo II.
Negli stessi anni, vicario di Casale Monferrato è Giovanni Capelli-
no; podestà Rinaldo d’Este13 (fratello minore del duca Ercole I).

12
Vincenzo de Conti, Notizie storiche della città di Casale del Monferrato, vol. 2, Casale 1838 (Autore cui ci riferiamo
per le altre notizie). Privo di eredi legittimi, Giovanni I designò come suo unico erede il nipote Teodoro, figlio della so-
rella Violante che aveva sposato l’Imperatore bizantino Andronico II Paleologo. Giovanni I fu infatti l'ultimo marchese
del Monferrato appartenente alla dinastia degli Aleramici, aprendo così le porte alla nuova dinastia dei Paleologi di
Monferrato che si esaurì con Margherita, sposatasi con il duca di Mantova Federico II Gonzaga (1531).
13
V. de Conti,op. cit., vol. 4, p. 246.
63
Verso il periodo del dominio dei Gonzaga di Mantova: 1533.

GIOVAN FRANCESCO (1460-1536)

Ebbe 5 fratelli, di cui tre con discendenza: Fassone II e Gerardo II


sono citati per le loro cariche pubbliche. Nel 1530 acquistò la «cascina
grande» dell’arale (in castello) di Balzola [arale castri cum cassina],
con immunità e diritti d’acqua. Diede procura nel 1532 di investitura
in Coniolo ma premorì alla 2a moglie Isodina Sannazzaro. Lasciò ere-
de il figlio maschio, G. Battista; la figlia Angelica sposò Gio. Tomaso
Vialardi, famiglia che il secolo dopo si stabilì in Mantova e Guastalla,
con diversi esponenti nelle cancellerie di Stato.

FASSONE II FASSATI (1470 ca.-1535 testamento)

Fratello di Giovan Francesco, fu giureconsulto14. Nel 1506 venne


mandato dal marchese del Monferrato, Guglielmo IX Paleologo
(1486-1518), all’imp. Massimiliano. Dal 1510 al 1535 fu nominato
Maestro delle Entrate e Tesoriere del Monferrato; proconsole in Casa-
le nel 1519 e nel ’22 senatore e consigliere marchionale. Nel 1530 fu
commissario delle vettovaglie e nel ’32 podestà di Grana. Consigliere
cesareo. Testò l’11 ott. 1535, chiamando erede universale il nipote G.
Battista, in quanto i suoi due figli, avuti da Supplizia del Carretto, uno,
Giov. Francesco divenne Cavaliere gerosolomitano (morì nel 1560); e
l’altro, Francesco Bonifacio da Casale, domenicano, nel 1563 fu in-
quisitore a Casale e morì nel 1563.

GERARDO II FASSATI (1475 ca.-1530)

Fratello anch’egli di G.Francesco e Fassone, lo troviamo nel 1504


gentiluomo di camera del m.se Guglielmo; nel ’18, insegnante di suo
figlio Bonifacio, succeduto al padre in quell’anno a soli 6 anni. Nel
’19 fu il mastro di casa del m.se Bonifacio (“cavaliere di specchiati
costumi”) e ne orientò la vita politica e pubblica. Sposò Argentina di
Gabiano dei Signori di Solonghello. Ebbe tre figli: G.Antonio, G.
Vincenzo e Filippo, che senza prole, nonostante due mogli, vendette ¼
della sua parte di Coniolo al cugino Bonifacio. L’altra quota, la cedet-
tero i suoi nipoti, G. Francesco e Lodovico.

14
V. de Conti, cit., vol. 5 (pp. 18, 63, 69, 126, 145, 154).
64
GIOVANNI BATTISTA I (1510 ca.-1570 testamento)

Figlio di Giov. Francesco, ereditò i beni dello zio Fassone e di sua


moglie, Sulpizia del Carretto. Nel 1549 fu gentiluomo di camera della
marchesa Anna d’Alençon, madre di Maria e Margherita Paleologhe,
reggente dopo la morte del figlio Bonifacio fino al ’33, quando Mar-
gerita sposò il duca di Mantova. Sposò Antonia Trucchietti, nel 1539,
che gli diede tre figli, Bonifacio e due femmine: Lucina e Leona. Nel
1550, ‘53, ’68 fu proconsole di Casale, e con lui si intensificò la rela-
zione dei Fassati con i nuovi dominatori Gonzaga del Monferrato. Fu
scelto per recarsi a Mantova a perorare la causa di sgravio delle spese
del presidio in Casale, Nel 1569 fu uno dei 16 sapienti a Casale, e ge-
nerale della Zecca locale ripristinata da Federico II Gonzaga con la
moglie nel 1536 (coniate la lira e la mezza lira, con Cristo e
sant’Evasio). Fece erede universale Bonifacio I, e lasciò doti alle due
figlie, la monaca Lucina e Leona, andata sposa a Filippo Vialardi (e
morta con il marito lo stesso giorno nel 1570).

BONIFACIO I (1540 ca.-1605 ca.)

Acquistò nel 1583 parte di Coniolo da Filippo Fassati, figlio del 2°


cugino Gerardo (fratello del nonno G.Francesco). Nel decennio 1594-
1604 fu Maestro delle Entrate dello Stato e gentiluomo del maestrato
di Casale. Nel 1603 il governatore di Casale era G. Giacomo d’Arco;
podestà Ottavio Magnocavalli; senatori: Cesare Manenti, G.B Torniel-
li, Francesco Soardi, Gerolamo Natta e altri. Nel 1604 una “grida” di
Vincenzo I Gonzaga diffusa in Monferrato obbligava a registrare le
donne che abbandonavano i bambini (gli esposti) e far giurare loro chi
era il padre o i propri parenti, per gli elevati costi che gravavano
sull’Ospedale di Casale. Ebbe dalla moglie Bona del Conte (consigno-
re di Ticineto a sud-est di Casale), otto figli, di cui tre maschi. G. Bat-
tista II che proseguì la linea centrale dei Fassati, Francesco priore di S.
Michele e Filippo, provveditore del ducal Maestrato in Casale e pro-
curatore in Cantone Lago. Aveva a Coniolo in riva Po un vasto bosco.

GIOVAN BATTISTA II (1579-1645, sepolto a Casale in S. Dome-


nico, presso i suoi antecessori).

Nel 1613 fu Provveditore del ducal Maestrato con Vincenzo Pico.


Venne investito nel 1619 dal duca di Mantova di Coniolo e di Salabue
(fraz. di Ponzano, a S-W di Coniolo), dove sostituirono gli Striggi e
prima di loro i Nuvoloni. Il 24 dicembre 1619 acquistò Balzola, infeu-
dato con il titolo di Conte dalla Camera ducale cui l’avevano devoluto
i Biandrate. Tesoriere nel 1620, consigliere di Stato poi, dal 1632,
65
fu nominato Procuratore di Casale per il giuramento di fedeltà dei
sudditi monferrini dal nuovo duca Carlo di Nevers, subentrato ai Gon-
zaga in Mantova nel 1630-32. Nel 1637 fu Commissario generale de-
gli alloggi; poi Presidente del Consiglio di Stato (‘42). Sposò Ippolita
Palearo; rimasto vedovo, prese Violante Cane; e in terze nozze Camil-
la di Biandrate, figlia del m.se Antonio di Biandrate

FILIPPO (1580-1640 ca.), fratello di G. Battista II

Fu Capitano di Casale nel 1608 e due anni dopo fece divisioni col
fratello G.B. 2°. Nel 1612 fu inviato con lui in veste di Procuratore dal
duca di Mantova, Ferdinando Gonzaga, per prestare giuramento a no-
me dei monferrini. Conte di Coniolo, fu capitano degli arcieri e gene-
rale delle Caccie nel Monferrato. Sposò Gerolama Taracchia, di Gu-
glielmo maestro della Zecca di Casale, da cui ebbe tre figli e la linea
dei Marchesi di Coniolo: Margherita, suora in Santa Caterina; France-
sco Antonio (v. sotto), e Luigi, poi governatore del Monferrato (1680).

Casale di Monferrato: vista aerea


di quel che rimane dell’antica
fortezza, costruita nel 1595 e
demolita dai francesi nel 1695.

FRANCESCO ANTONIO (1600-1663)

Figlio di Filippo e cugino di Bonifacio II (v. sotto) della linea domi-


nante dei Fassati, nel 1638 fu priore di S. Michele. Nel 1652 ebbe in
terzo di infeudazione del Castello e del feudo di Coniolo come mar-
chese, da Carlo II Gonzaga-Nevers duca di Mantova. Nel 1654 fu
Cap.° degli arcieri e dei carabini di S.A. e generale delle Caccie nel
Monferrato. Nel 1659 Cav. dell’Ordine del Redentore; tre anni dopo,
fu nominato Governatore della Cittadella di casale. Sposò Despina Pi-
co, di Ferrante, ved. del conte Fr. Avellani. Nel 1649 si risposò con
Costanza Taracchia, figlia del conte di Villanova. Vedovo di nuovo,
nel 1667 sposò Laura Margherita Miroglio, del conte Pietro Giacomo.
Rimasto vedovo per la terza volta, si consacrò alla chiesa.
66
CARLO FRANCESCO FASSATI (1640 ca.-1702, Mantova)

Figlio di Francesco Antonio, fu marchese di Coniolo. Provveditore e


Presidente del Consiglio di Stato (1684), dal 1687 al ’91 ebbe la carica
di Governatore del Monferrato e di generale delle armi. Creò e co-
mandò il Reggimento “Fassati”. Il 7 nov. 1691, venne sospettato di
tramare a danno del duca di Mantova (filofrancese) per consegnare
Casale agli Alemanni e venne arrestato durante il pranzo e la festa d
ballo cui l’aveva invitato il marchese di Crénaut, governatore francese
della Cittadella. Fu liberato dopo un anno, e nominato colonnello delle
guardie del corpo a cavallo del duca Ferdinando Carlo Gonzaga. Spo-
sò la nobildonna veneta Elisabetta Grandiglia Morra, vedova di Dio-
nigi Fassati (fg. di Bonifacio II, v. sotto). La moglie lo
abbandonò presto e pare fosse l’artefice delle calunnie
contro il marito; e mentre C. Francesco era carcerato,
vendette ogni bene della sua casa, e se ne andò a Parigi,
dove fece vita galante, ottenendo altresì dalla Corte di
Francia un dono di 300 doppie e una pensione. Il mar-
chese si stabilì allora a Mantova, dove morì nell’aprile
1702. Il fratello, padre di S. Carlo, si preoccupò di fargli
le esequie, di cui le cronache narrano che “ (nella cassa)
il povero marchese era vestito come segue: un paro bra-
ghini, in camisa con una scuffia di tela bianca, e haveva
tutto il petto ignudo. Quelli che lo videro restorono e il
signor marchese è stato governatore di Casale!”15.
Lasciò due figli naturali, Francesco Antonio (n. da Fran-
cesca Prata Botta), legittimato dal duca di Mantova post
mortem che divenne abate (m. 1750); e Clara Margherita
che sposò tale Bernardi.

1649. Bonifacio II, Cavaliere del Redentore. BONIFACIO II (1607-1657), Conte di Balzola, priore.

Unico figlio maschio di Gio. Battista II, fu Governatore di Casale dal


1648, riconfermato nel ’54-’57. Era stato Commissario di guerra nel
1627 e affrontò l’assedio di Casale dei Francesi in guerra per strappare
il Monferrato ai Gonzaga di Mantova. Nel ’36 fu tesoriere, nel ’43
Generale della Cavalleria del Monferrato. Nel 1649 è nominato Cava-
liere dell’Ordine del Redentore di Mantova. Sposò Eleonora di Val-
perga di Rivara, figlia del conte Giacomo Antonio, governatore di Ca-
sale (e di Giulia Gonzaga16), che gli diede ben 14 figli.

15
Si veda Cronaca (1683-1709) minima di Mantova, a cura di F. Canova, G. Nosari, E.Lui, Reggiolo 2012, pp. 71-72.
16
Si deduce dalla Genealogia del Guasco, Tav. III; ma questa Giulia, figlia del conte di Novellara Francesco Gonzaga
non è lei: il conte ebbe due figli legittimi, Alessandro e Costanza, da Olimpia di Manfredo da Correggio, e uno naturale
da Elena Boccali, di nome Claudio.
67
EVASIO I OTTAVIANO (1636-1695) . Marchese di Banzola e Co-
niolo (1680).

Figlio di Bonifacio II, fu governatore di Casale nel 1672. Nel 1683


fu nel Consiglio segreto; tesoriere ducale e questore del Maestrato.
Sposò nel ’57 Cecilia Natta (famiglia ragguardevole del Monferrato),
figlia di Vincenzo conte di Baldesco e Fubine, presidente del Senato
di Casale. Un fratello più giovane, Dionigi, fu governatore del castello
di Casale, senatore, ministro di Stato e del Consiglio riservato del du-
ca Ferdinando Carlo. Morì a Mantova, che frequentava spesso. Evasio
ebbe 17 figli, di cui 11 femmine. Giovanni Battista lo troviamo in
Reggiolo, nel 1688, sposare una delle gemelle Venieri di nome Cate-
rina. Lasciò erede del titolo e dei beni il primogenito Bonifacio.

BALDASSARRE (1643-1698)

Fratello di Evasio I e Dionigi, fu colonnello del Reggimento “Fassa-


ti” che prese il nome della loro famiglia. Fu in contrasto con il conte
Sannazzaro e il duca di Mantova lo inviò dal principe di Savoia, men-
tre il corriere Bardone fu spedito al duca di Mantova, “col ragguaglio
del successo della piazza e il ristretto delle capitolazioni.” Fece libera-
re da prigione un parente, Carlo Francesco Fassati del ramo dei mar-
chesi di Coniolo. Concordò nel 1695 venisse demolita la Cittadella di
Casale - un secolo esatto dalla sua costruzione -, che Vittorio Amedeo
II di Savoia e il Re di Francia non volevano cadesse in mano Aleman-
na, i tedeschi,, che ne entrarono in possesso. Il marchese di Leganés e
il marchese di Crénan fecero eseguire la demolizione. Lasciò erede il
nipote Bonifacio III, e venne sepolto a Mantova in Santa Barbara.

BONIFACIO III (1660-1709)

Uomo prudente e caritatevole, marchese di Banzola e Coniolo, nel


1687 fu Provveditore di Casale, e poi Governatore (1692-95). Fu
membro del Consiglio riservato, e Cavaliere del Redentore. Alla mor-
te dello zio Baldassarre, ebbe il comando del suo Reggimento “Fassa-
ti”. Sposò Lodovica Maria Miroglio, figlia del conte Carlo Guglielmo
e di Angela Ardizzo. Venne fatto dimissionare da Governatore, per
dissenso nel 1695 alla demolizione della fortezza di Casale decisa dai
Piemontesi e dal re di Francia. Suo fratello minore, Giovan Battista,
nato nel 1664, lo troviamo in Reggiolo nel 1688, sposato a Caterina
Venieri. Diverse sorelle morirono neonate o pochi anni dopo la nasci-
ta; Maria Domenica, M. Virginia, M. Eleonora e Camilla divennero
monache.

68
EVASIO II OTTAVIANO (1696-1754)

Nato a Casale, figlio di Bonifacio III, venne educato nel Collegio dei
nobili a Torino, poiché il ducato del Monferrato era passato ai Pie-
montesi. Nel 1725 fu priore di S. Michele; nominato Sindaco della cit-
tà di Casale nel 1729, Provveditore nel ’32 e ’48. Nel 1736 fu investi-
to di Coniolo da Re Carlo Emanuele III, subentrato nel 1708 nel pos-
sesso del Monferrato. Il 30 giugno di quell’anno infatti, Ferdinando
Carlo Gonzaga di Mantova veniva esautorato per “fellonia” dall’im-
peratore, per aver accolto i francesi nel Mantovano; il 7 luglio Giu-
seppe I investì Vittorio Amedeo II del Monferrato. Evasio fu Capitano
e vice comandante della Cittadella di Casale, e membro del Consiglio
riservato. La sorella Angela
Maria divenne suora;
l’altra, Anna Virginia, spo-
sò Federico Gaetano Millo
marchese di Altare e consi-
gnore di Cella, già segreta-
rio d’ambasciata del duca
di Mantova.

Sposò nel 1716 la nobil-


donna Vittoria Camilla de
Preti, famiglia di origini
reggiolesi e con molti beni
in Reggiolo e nel Mantova-
no. Era figlia ed erede uni-
ca del marchese Francesco
e di Paolina Cozio dei conti
di Salabue (di Casale M.).
Dimorava dalla contessa
Lodivica Mola-Cozio, zia
materna, ed aveva 16 anni e
5 mesi quando venne chie-
sta in sposa. Alla morte del
marito (9 giu. 1754) e del
figlio primogenito Bonifa-
cio IV (2 ago.) appena due
mesi dopo, si trasferì nel
‘56 a Mantova. Costruita in quegli anni dal figlio Luigi Gerolamo Sa-
verio la villa in Reggiolo che porta il suo nome (1761), Camilla venne
ad abitarla, alternando la residenza con Mantova dove aveva un palaz-
zo in via principe Amedeo; lì morì a 70 anni, nel 1769.
Sopra: una pagina della voluminosa Storia di Casale e del Monferrato di Vincenzo de
Conti (vol. 8, p. 756, n. 17), in cui sono ricordati diversi membri della Famiglia Fassa-
ti: Bonifacio, Evasio, Dionigi, Baldassarre, Bonifacio II ed Evasio II, Filippo, Giacinto.
69
CAMILLA VITTORIA DE PRETI (1699-1769) e la Villa Fassati.

Sposò Evasio II Ottaviano Fassati, nel 1716, giovanissima; era fi-


glia ed erede del marchese Francesco de Preti. Questi era figlio di Al-
fonso Dionisio, il cui nonno Dionigio de Preti, abitante in Reggiolo,
tra sec. XVI e XVII, vendette nel 1604 al duca Vincenzo I Gonzaga,
duca di Mantova, la corte Gollina con casa padronale di biolche 100
(coltivata dai Gollini che le lasciarono il nome, con 4 buoi per
l’aratura). Posto a sud di Reggiolo, il podere raggiungeva l’argine
Panzi e quello della Fiuma. Ricca ereditiera, dunque, Camilla, portò in
dote denaro e vari altri possedimenti: la Battistona alta, a sud della
Fiuma, detta “Pritina”, la possessione Mazzola a ovest della Rocca, e
altre terre più a nord del reggiolese17. Convisse a Casale di Monferrato
con il marito e i suoi 13 figli. Nel 1754, alla sua morte, seguita poco
dopo da quella del figlio primogenito Bonifacio IV, si trasferì a Man-
tova, dove abitava in un palazzo. In seguito, aiutò l’altro maschio,
Luigi Gerolamo Saverio (1736-1805) a costruire la villa presso le
fosse occidentali del Castello di Reggiolo: era il 1761. Si racconta che
Luigi, avendo visto in un battesimo a Brugneto, nel 1765, la piccola
Caterina Riva, figlia del marchese Francesco e della contessina Matil-
de di Bonaventura Gardani, pronunciasse come un desiderio: avrebbe
sposato la bimba una volta grande… e così fu!
A 51 anni, Luigi Fassati si prese in moglie la marchesina reggiolese
Caterina Riva, nel 1587, che gli diede 2 figli prima di cessare di vivere
(morì infatti a soli 25 anni, nel 1790). Camilla morì nel 1769, alter-
nandosi nella vecchiaia fra Reggiolo e la città di Mantova, accudendo
anche ai nipotini figli di Giovan Battista, fratello di Luigi Fassati.

Gli studiosi di Araldica segnalano un’importante lapide marmorea con


stemma della famiglia Preti e Andreasi, posta nella Chiesa di N.S. delle Gra-
zie, alle Grazie, comune di Curtatone nella provincia di Mantova, di cui si
riporta fedelmente il testo latino: "Catharinae amorotae De Andreasiis Ludo-
vici De Pretis uxoris ipsa sic mandante hic ossa conduntur quae obiit anno
MDXXVII ult° Augusti quod autem vetustate collisum Alexander De Pretis
eius Fillius ad perpetuam rei memoriam restaurari fecit MDLXXV"[Di Cate-
rina degli Andreasi, sposa di Ludovico De Preti, quale autrice del trasferi-
mento delle ossa del defunto marito che morì l’anno 1527, al 31 d’Agosto,
poiché corroso dalla vetustà, Alessandro De Preti suo figlio a perpetua me-
moria fece restaurare il 1575].
Altro ramo. Antica famiglia aquilana ed una delle più potenti nel capitanar
le fazioni politiche del secolo XIV. Tolse il nome da un Pretatto vissuto nel
secolo XIII. Francesco Antonio ne è l'uomo più noto. Egli tentò di dar la città
di Aquila in mano al Papa Urbano VI allorchè questi era in disgusto con la
Regina Giovanna Prima, ma fallitogli il colpo, prese il bando, sostenendosi
con le armi dei suoi partigiani e dando inizio alla sua discendenza. .

17
I dati sono ricavati da documenti dell’ASMn, da Mappe e dall’ACReg.
70
LUIGI GEROLAMO SAVERIO (1736-1805). Costruì la Villa Fassati,
nel 1761; marchese dal 1771.

Penultimo dei 13 figli di Evasio II Ottaviano e di Camilla Preti, nac-


que nel 1736 a Casale, ultimo maschio dei sei avuti dalla madre Ca-
milla Preti. Cavaliere di Malta, si sposò nel 1787 a 51 anni con la reg-
giolese Caterina Riva, figlia del conte Francesco, della famiglia che a
Brugneto aveva acquisito terre a seguito della Bonifica Bentivoglio
(1565-85) e là aveva costruito a fine ‘500 la Villa palazzo che porta il
loro nome. Si trasferì quindi a Mantova, mentre il fratello rimase in
Casale. Dalla madre ereditò i beni, nel Reggiolese e Mantovano; in
città ricoprì le cariche di Prefetto della Congregazione municipale e di
amministratore del fondo di religione. Nel 1860 la madre Camilla è ti-
tolare delle 333 biolche di terra possedute in Reggiolo: lì Luigi co-
struì la Villa nel 1761. Venne iscritto nel libro di Araldica Mantovana
come marchese (1771, giu. 12). Essendogli morta la moglie appena
25enne, nel 1790, dandogli due figli, Camilla Vittoria e Giovan Batti-
sta, Luigi si risposò con la contessina Ginevra Alberigi Quaranta,
figlia del conte Giuseppe, anche lei come Caterina di quasi 30 anni più
giovane. La sposa gli diede sette figli, di cui tre femmine: Anna Ma-
ria, che visse a Reggiolo con la sorella Maria Teresa e morì nubile,
sepolta nel cimitero locale nella Cappella dei Sartoretti. M. Teresa
sposò Francesco Sartoretti nel 1812; e Cristina Maria, suora nel
convento delle Salesiane a Modena. Subì anche il carcere napoleoni-
co, nel 1805, per le sue idee religiose e monarchiche. Poche settima-
ne dopo la sua liberazione, si spegneva in Mantova. I conti Alberigi
Quaranta avevano corti in confine con Reggiolo (a est del Bonda-
nazzo) e in Torricella (Motteggiana, Mantova).
Lapide di Francesco Sartoretti,
in Cimitero a Reggiolo, nipote
dell’omonimo marito di Maria GIUSEPPE ANTONIO (Reggiolo 1800-1869 Passirano)
Teresa Fassati.
Figlio 2°genito di Luigi Gerolamo Saverio, nacque a Reggiolo, della
linea principale dei Fassati stabilitasi fra Reggio e Mantova, mentre
l’altra famiglia restava in Casale. Con la madre e i fratelli egli si era
trasferito nel 1815 a Cremona, dove l’eredità della zia materna mar-
chesa Zucchelli, senza eredi propri, aveva lasciato molti beni. Nel ’39
si recarono a Milano, in affitto nel palazzo Resta. Essendo il figlio
Luigi sempre in guerra, fece da padre ai nipoti Giuseppe e Ippolito.
Con il fratello Gaetano nel ’58 contribuì alla costruzione della Cappel-
la nel lato a sud della Chiesa di Reggiolo. Sposò Antonietta Capece,
di Gaetano conte della Somaglia, alla corte di Parma. Fu consigliere e
revisore dei conti (1861) del Comune di Reggiolo, col Sindaco Motta
all’indomani dell’Unità. Alla sua morte fu portato a Passirano, nella
cappella di famiglia. Sua moglie venne tumulata nel cimitero di Reg-
giolo, e poi nella Cappella a lato della Chiesa S. Maria Assunta.
71
GAETANO ALFONSO (Mantova 1802-1857 Milano; riposa a Passirano)

(Dalla Biografia del Guasco) “Nacque nel 1802 a Mantova nel Pa-
lazzo Fassati [all’angolo di via Principe Amedeo]; e fu battezzato
nell’oratorio della Chiesa delle Quarant’ore.* Fu “anima pura e inte-
merata”, dicono le memorie di famiglia; certo fu di sentimenti profon-
damente cristiani e di una rettitudine ammirabile, e i suoi scritti lo ri-
velano un santo scienziato, profondo conoscitore della gioventù. Fu di
grande ingegno e coltissimo, specialmente in storia, della quale mate-
ria si conservano molti suoi manoscritti. Lavorò indefessamente per
l’indipendenza italiana e, perseguitato dagli austriaci, dovette abban-
donare l’Italia perché ricercato. Fuggì da Reggiolo verso Parma, ove si
nascose per restarvi una notte, e quindi con un falso passaporto attra-
versò gli Appennini e con molti stenti e fatiche, senza però mai essere
riconosciuto, raggiunse Livorno, dove si imbarcò per Marsiglia. Pro-
seguì poi per Parigi, donde tenne corrispondenza con il Regno di Sar-
degna. Andò pure a Napoli, a perorare la causa della 1^ guerra
d’Indipendenza. A Cremona occupò cariche importantissime di Stato.
In sostanza fu uno dei personaggi più illustri di questo ramo della fa-
miglia Fassati. Morì celibe a Milano, il 20 febbraio 1857. Fu sepolto
nel cimitero Monumentale, e in seguito trasportato a Passirano nella
cappella di famiglia.”
Il ‘patriota’, il nobile risorgimentale che pochi ricordano, ebbe vita
dunque molto travagliata, amici importanti, come Cesare Correnti, e
relazioni con sovrani e duchi: fedele al verbo di Gioberti, per una vi-
sione federalista dell’Unità d’Italia, non si risparmiò nei viaggi e nei
rischi che correva. Ambasciatore sì, di belle maniere e parole, latore di
messaggi importanti, tessitore come sarà più tardi Cavour di una rete
di autorevoli e necessari potenti alla causa risorgimentale, ma… pur
sempre un sospettato nemico dell’Austria. “Aperto all’amore di Patria
che sognava una e libera, dovette partecipare al movimento nazionale
clandestino se il 7 agosto 1834 dovette fuggire all’estero e vivere da
esule in Francia” 18 (1834-38). Era sulle liste della polizia? Certo è che
“dopo una notte tempestosa, scortato da un amico, lasciò Reggiolo.” E
sul suo diario scrisse, riportato da Luigi Fossati:
“Dolce ritiro da tanti anni a me sì caro… L’addio fu dolorosissimo, le
lacrime sgorgarono con tanta abbondanza dai miei occhi che non
avrei creduto potesse un uomo mai tanto piangere.”
Arricchì la Biblioteca di Reggiolo – ora in Archivio a Torino – di
molti volumi, anche preziosi. In “carità” spese la maggior parte dei
suoi averi (tratto dal suo Libro-cassa, aggiornato fino all’ultimo).

* La chiesa delle Quarant’ore era un edificio religioso di Mantova, situato nella via omonima (ora via Mazzini) e da
molti decenni scomparso. Era consacrato al culto della Passione di Gesù. Edificata nel Cinquecento, fu inglobata poi nel
palazzo dei Guidi da Bagno; ora è sede della Prefettura e Amministrazione Provinciale di Mantova.
18
In: L. Fossati, Il nobile Gaetano Alfonso Fassati e la sua azione patriottica nel 1848, Brescia 1958, p. 20.
72
1856 s.m. e g.
Lettera della Fabbriceria di Reg-
giolo all’Agente dei marchesi Fas-
sati, Giuseppe Motta. Firma il sa-
grestano Bellelli.
Nella missiva si richiede al Motta
di intercedere presso Gaetano Al-
fonso e suo padre Giuseppe per
un loro intervento in merito alla
consegna di “una quantità di legna
disponibile… da ardere per Forna-
ci”.

Stemma araldico dei marchesi Fassati, con il loro motto (tipico nell’araldica) “Per non fallir”.

73
LUIGI FASSATI (Cremona 1822-1875 Milano)

Prese il nome del nonno Gerolamo Saverio, capostipite del ramo


Lombardo e Reggiolese. Primogenito, ebbe quattro sorelline morte
neonate e il fratello Gaetano Maria, che morì a soli 20 anni. Le altre
due sorelle, Vittoria Bianca (musicista e pittrice) sposò il marchese
Carlo Faussone di Clavesana (TO); e Ginevra Bianca, che sposò il
conte Vittorio Radicati di Marmorito Passirano e morì al terzo parto a
soli 23 anni. Luigi si arruolò volontario come soldato semplice – pur
essendo capitano –nell’esercito sabaudo per continuare a combattere
contro gli Austriaci (1848-49). Prese parte a tutte le grandi battaglie
risorgimentali, fino all’Unità d’Italia e ancora nel 1866, a oltre 44 anni
d’età, sempre in reggimenti di Cavalleria. Conseguì due medaglie
d’argento al valore e una d’argento commemorativa francese, con
quattro nastrini. Nel 1868 fu Cavaliere della Corona d’Italia; nel ’52
aveva sposato Livia Fenaroli, figlia del conte imperiale Bartolomeo,
di ricchissima famiglia di possidenti bresciani, che morì in giovane età
nel 1858, nel palazzo Resta, dopo aver dato alla luce due bambini,
Giuseppe nel ’54 e Ippolito nel ‘56. Scrive il Fossati, cit. (p. 44):

L’ 11 novembre 1848 Radetzky, ritornato a Milano vincitore, imponeva una


taglia di venti milioni di lire19, da suddividersi fra 189 contribuenti di cui si
davano i nomi e la somma da versarsi da ciascuno. La somma più alta, di L.
800.000, la dovevano versare la Principessa Cristina Belgioioso, la Marchesa
Busca Duchessa Serbelloni, il Duca Antonio Litta, il Duca Visconti Modro-
ne. Perfino l’ospedale di Milano doveva versare lire 300.000. Nell’elenco si
trovano i nomi del Marchese Giuseppe Antonio Fassati con un contributo
di lire 50.000, e la Fassati-Somaglia marchesa Antonia [madre di Luigi], con
un contributo di lire 20.000.
La situazione si era fatta molto difficile per i lombardi, con l’aumento
del 50% delle tasse ordinarie, e il quadruplicato delle altre contribu-
zioni. “Questo si vuol notare,” aggiunge il Fossati, “per la cosiddetta
amministrazione del governo Austriaco, non diversa dalle scorrette fi-
nanze dei francesi di Napoleone.”
Gaetano, lo zio di Luigi, si era nascosto a Reggiolo, dopo le sconfit-
te di Custoza e Novara in casa del nipote e di altri amici (i Sartoretti20,
che godevano della secolare protezione dell’impero austriaco). Di
Luigi si è scritto che aveva una forza erculea, che nelle tante campa-
gne militari e nelle guerre cui aveva combattuto gli servì per non soc-
combere a scontri cruenti e duelli contro cavalieri avversari. Lo spirito
patriottico non lo abbandonò mai. Lo zio Gaetano era stato il suo idea-
le, la sua bandiera, il suo spirito guida per un’Italia libera e unita.

19
All’epoca, una lira è da equiparare a euro 50-60 attuali; perciò la tassa viaggiava su oltre il miliardo di euro. I Fassati
pagarono circa 2,5 milioni di euro attuali.
20
Cfr. F. Canova, Esattori e finanzieri nel Settecento guastallese: i Sartoretti, in: “Storia, economia e cultura nella
Guastalla del ‘700”, Atti del Convegno di Studi Storici, Guastalla, novembre 1982, Cesena 1985, pp. 53-82.
74
GIUSEPPE FASSATI (Brescia 1854-1926 Milano)

Nacque a Erbusco (BS), nella villa materna, il 14 ottobre 1854 da


Luigi e Livia Fenaroli. Con il fratello Ippolito (1856-1891) visse con il
nonno Giuseppe Antonio, per le vicende belliche risorgimentali in cui
erano impegnati suo padre e il prozio Gaetano. A 15 anni, morendo il
nonno, fu messo in collegio a Ginevra con suo fratello. Nel 1878, la
casa di Brescia, la villa di Milzano, ospitò per tre giorni – 7,8,9, set-
tembre – il re Umberto I. Morto nello stesso anno lo zio materno, Ge-
rolamo Fenaroli, passò in eredità a lui e a Ippolito il castello di Passi-
rano (dal 1909 ereditato per la sua parte dal figlio Luigi). Appassiona-
to di cavalli, fece parte della Direzione della Società per le corse di
cavalli a Milano. Fu Cavaliere della Corona; nel ’22 si stabilì ad Argi-
ne Po, una frazione di Bressana Bottarone (PV), nel Castello di via
Roma, poco a sud di Pavia, proprietà della moglie Beatrice Busca
Arconati Visconti, figlia del marchese Lodovico, sposata nel 1880
(nella Cappella della villa della sorella della sposa, Antonietta).
Dopo la morte del marito, la vedova visse con la figlia donna Livia
Eugenia, marchesina Fassati ad Argine Po, alternando entrambe
lunghi soggiorni in quel di Reggiolo. Nel 1939 Beatrice eresse in Par-
rocchia una Cappellania di famiglia in Val Lomellina, dove aveva
proprietà terriere. Era terziaria francescana; morì a Reggiolo nel 1940,
venne trasportata a Passirano e lì sepolta nella tomba di famiglia.

IPPOLITO FASSATI (Milano 1856-1891 Passirano)

Fratello di Giuseppe, unici figli di Luigi e Livia Fenaroli, anche lui


entrò in collegio a Ginevra, nel 1869 alla morte del nonno Giuseppe
Antonio. Prestò servizio nell’arma della cavalleria e con il fratello ac-
cudì all’allevamento dei cavalli, di cui entrambi avevano grande pas-
sione. Ereditarono insieme il castello di Passirano, dove trascorse le
estati ma si occupò dell’Amministrazione del Comune di Reggiolo,
con il fratello, dove venne eletto Sindaco nel 1884 e aiutò la popola-
zione con azioni caritatevoli, specie dopo le prime agitazioni (sciopero
dei braccianti di Brugneto: 1881) dettate dalla povertà, dalla mancanza
di lavoro e da una scarsa corresponsione di salario per le opere presta-
te in agricoltura, la principale fonte di sussistenza del paese. Non si
sposò e a soli 35 anni, poco dopo aver lasciato la carica di sindaco,
morì a Passirano, lasciando il castello e la villa Fassati di Reggiolo ai
due figli del fratello, i nipoti Luigi e Livia Eugenia (10 anni il primo
e appena 3 lei).

75
Donna LIVIA EUGENIA FASSATI (Milano 1888-1982 Reggiolo)

Nata a Milano nel 1888, visse in prevalenza a Reggiolo e ad Argine Po


(PV). Durante la Grande guerra (1915-18) fu visitatrice di un ospedale
militare e coadiuvò il sorgere di un Asilo di guerra. Dedicatasi fin da
giovane allo studio catechisti-
co, ne ottenne Diploma di in-
segnamento. Nel 1922 lasciò
Milano con i genitori per Ar-
gine Po, nel castello di fami-
glia acquisito dai Visconti di
Modrone. Non di rado fre-
quentava Reggiolo, che finì
per essere la sua residenza
prevalente, specie nel 2° Do-
poguerra. Istituì in casa sua un
apprendistato di sartoria, con
oltre un centinaio di ragazze
frequentanti che si alternava-
no via via, dopo aver appreso
gli elementi della loro attività
domestica.
1888. Mappa Catastale del Centro Storico con la Rocca, la Piazza e la Villa
Fassati con le sue dépendances. Si nota ancora presente il fossato occidentale
che separava il Castello di Reggiolo dalla proprietà Fassati.

In Reggiolo, donna Livia Eugenia (v. a lato) passò la


maggior parte della sua vita ormai anziana, e aiutò la
Comunità in diverse occasioni, facendo costruire a sue
spese l’Asilo Parrocchiale nella frazione di Brugneto e
convincendo il nipote marchese Luigi Ippolito, dele-
gato a gestire le proprietà, a concedere i loro terreni a nord della Villa per
costruirvi sia la zona delle Scuole dell’Infanzia (Nido e Materna) che la
zona Sportiva: Palestra, Bocciodromo, Tennis coperto, Piscina scoperta
(1984-92) e parcheggi di servizio.

Il Castello di Argine Po (frazione di Bressana Bottarone, PV), in via Roma,


rimane poco a sud di Pavia. La sua costruzione risale al XIV – XV secolo e le
sue caratteristiche sono quelle tipiche dei castelli pavesi con pianta quadrata e
torri quadrate agli angoli. Attualmente sono rimaste due torri una ancora oggi
completa di merlature situata sulla destra rispetto all’ingresso principale e l’altra
di dimensioni minori nell’angolo sud-est. Si entra dal lato ovest dove il portone
principale ci introduce nel cortile quadrato circondato da mura parzialmente in-
tonacate. Il ponte levatoio di un tempo ha lasciato il posto ad un ponticello in
muratura ovviamente fisso. Col tempo ha subito vari interventi di manutenzione
e si può affermare che nel complesso è ancora integro. In passato appartenne ai
Visconti di Modrone, ora è di proprietà del Marchese Fassati e la sua destina-
zione d’uso è passata da difesa a residenziale.
76
LUIGI FASSATI (Milano 1881-1944 Passirano)

Figlio di Giuseppe, con la sorella Livia Eugenia, si arruolò volonta-


rio a 34 anni nella Grande guerra, e raggiunse il grado di tenente di
complemento nella Cavalleria. Finita la guerra, alternava la residenza
a Passirano e a Brescia, d’inverno, con qualche fase estiva a Reggiolo
dalla sorella, nella loro villa a margine della Rocca. Sposò nel 1904
Giulia (detta Jula) Crivelli, figlia del marchese Ariberto d’Agliata:
abile pittrice su ceramica, stile Lodivecchio. Morì di sincope nel ’19,
dopo aver dato al marito 4 figli, due maschi e due femmine.
Luigi Fassati si risposò nel 1921 con Enrica Beruccini, vedova e con
una figlia. Fu Cavaliere della Corona d’Italia; nel 1939 gli venne con-
fermata la titolarità nobiliare, trasmissibile di padre in figlio, d’ambo i
sessi, riconoscendogli il marchesato di Balzola e Coniolo. Morì a Pas-
sirano e fu sepolto nella tomba di famiglia.

GIUSEPPE IPPOLITO (Milano 1906-1998)

Figlio di Luigi, si laureò agli inizi degli anni ’30 Dottore in Agraria.
Nel Dopoguerra divenne Presidente dell’Assicurazione “Duomo” di
Milano. La madre Jula ha lasciato il nome alla Corte in Brugneto vici-
no alla Bonifica – ora corte Bertazzoni. Sposò nel 1935 Luisa Maria
Bonzi, figlia del conte Iro da Crema.Il fratello Ariberto nacque nel
1907, mentre nel ’22 nacque la sorella Eugenia. La primogenita, Bea-
trice, nacque morta nel 1904.

“Ho conosciuto personalmente il dottore, alla fine degli anni ’70, quando
venne convocato dalla nostra Amministrazione – che allora presiedevo in
veste di Sindaco (1975-1982) – in qualità di delegato di sua zia donna Livia
Eugenia per la compravendita del terreno a nord della villa reggiolese. Il
Comune infatti in quegli anni era giunto nella determinazione di attivare e
costruire in quel vasto podere una importante zona di servizi: le Scuole
dell’Infanzia, Nido e Materna, la Palestra, il Campo Sportivo regolamentare
e il Bocciodromo.
Ho apprezzato la sua gentilezza e la capacità di persuasione della zia, che
si affidava a lui per queste incombenze. Andammo anche in delegazione nel-
la sua casa a Milano, dove conobbi anche i suoi figli, in particolare il chirur-
go prof. Luigi Rainero Fassati, che di recente ci ha ospitati, io, il Sindaco
Angeli e il vice Sindaco Albinelli nella sua residenza di Passirano e che è
stato invitato a Reggiolo nel 2019 al Gran Galà del Tortello dai fratelli Ren-
zo e Ferruccio Crema.” [F. Canova]

77
LUIGI RAINERO FASSATI (n. 1936)

Figlio di Giuseppe Ippolito, è medico, chirurgo di fama internazionale,


primogenito dei quattro figli avuti dal padre e dalla madre Luisa Maria
Bonzi (Leonardo, Giulia e Sara). Ora in pensione, vive a Milano e
d’estate a Passirano, dove la famiglia Fassati possedeva una villa. E’ sta-
to professore ordinario di Chirurgia generale, direttore della Scuola di
specializzazione in Chirurgia pediatrica dell’Università di Milano e del
Dipartimento di Chirurgia generale e dei trapianti della Fondazione
Ospedale Maggiore. Da molti anni si occupa della lotta all’abuso di alcol
tra i giovanissimi. È autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche,
apparse su riviste nazionali e internazionali. Ha esordito come scrittore
nel 1978 con Avanti un altro, Premio Selezione Bancarella di quell’anno.
A questo volume hanno fatto seguito molti altri libri pubblicati da Lon-
ganesi e Salani. Tra gli ultimi Mal d’alcol e Il testamento del conte Inve-
rardi (sotto lo pseudonimo di Luigi Valloncini Landi).

Il professor Rainero Fassati in una scuola milanese, in una delle tante sue Conferenze sui danni e
la pericolosità dell’alcol nei giovani. Anche a Reggiolo verrà nel presente anno 2021 a parlare
con i ragazzi delle Scuole Medie e una sera anche con gli abitanti in una Assemblea Pubblica.

Sue Opere: Un tempo per guarire (2019).


Nel nuovo millennio la medicina ha subito una vera e propria rivolu-
zione. Bisturi e stetoscopio – simboli classici della professione – hanno
lasciato il posto a strumenti sempre più tecnologici e sofisticati. Molto è
cambiato nella routine ospedaliera del dottore e dei suoi pazienti. A te-
stimoniare la svolta epocale è Luigi Rainero Fassati, medico chirurgo di
grande esperienza, protagonista di molte di queste eccezionali conquiste.

78
Attraverso la sua voce, sensibile e appassionata, rivivono le storie di
pazienti curati mezzo secolo fa, comparate a casi clinici recenti, esem-
pi emblematici dell’evoluzione che la scienza medica ha conosciuto in
un tempo brevissimo. Ma se tutto appare mutato, l’importanza della
relazione tra medico e paziente, il bisogno dell’ammalato di ascolto e
umanità restano ancora un punto fermo. Un ‘tempo per guarire’ è uno
straordinario viaggio attraverso cinquant’anni di scienza, un libro che
accompagna quasi per mano nelle pratiche mediche del tempo che ve-
nivano modificandosi, via via che i progressi scientifici e tecnologici
aiutavano i medici nel loro lavoro, in particolare i chirurghi e le loro
pratiche di intervento.

2019, Domenica 20 Ottobre. Al Gran Galà del Tortello del 2 Stelle, Fe-
sta annuale dei fratelli Renzo e Ferruccio Crema, il sindaco Roberto
Angeli presenta il prof. Fassati m.se Luigi Rainero, sul palco del Bingo.

79
Disegno del territorio reggiolese
(sec. XVIII), Bibl. Maldotti,
Fondo Cani.
Sono indicati i Confini di Reg-
giolo con Gonzaga, a sin., e gi-
rando in senso orario: confine a
est con Moglia (parte di Gonza-
ga), poi Rolo, Fabbrico, Ponte
sulla Fiuma, e successivamente
con l’Argine Cornacchino della
Veniera (a sud-ovest) e la strada
omonima che confina con il Gua-
stallese - come ancora oggi - , in-
fine con Luzzara, a ponente.

Sec. XVIII. Mappa che indica il paese di Reggiolo, a sud, fino a Moglia-Bondanello. Reggiolo è disegnato in forma ste-
reotipa ma abbastanza realisticamente, con la Rocca e le torri sporgenti a sud, la Tagliata che sfocia nella Fiuma e alcuni
Canali presenti: Fossetta Re de’ Fossi (a sin.), la chiavica del Borziero, dove inizia la Bonifica, i due Torrioni presso il
Ponte Testa, il Mulino della Testa, il Canal di Novellara-Linarola, il canal di Fabbrico, quello di Rolo, la Fossa di Raso,
il Busatello, il fiume Secchia e il mulino Grillenzoni. E dalla strada verso Reggiolo: la Villa Aurelia, la Zuccona di Vil-
lanova e la Brugnola. La fiuma che passava per il centro di Moglia, per sfociare dopo la chiavica al Bondanello in Sec-
chia.

80
1980. Angolo del terreno Fassati a N-E., verso l’incrocio delle strade via Volta e IV Novembre (vista dall’alto).
Il Caseificio e la Corte Cà Vecchia, di antica origine, al confine. Nell’area vennero costruiti il Bocciodromo con il par-
cheggio e il Palazzetto coperto del tennis. Venne realizzata anche una Piscina scoperta negli anni ’80 (poi chiusa).

Foto aerea (1980) della Corte Gorna, altra antica costruzione della famiglia ferrarese de’ Riboli, che poi assunse il co-
gnome dalla località. Con ‘gorna’ si indicava una pescheria, di cui si ha notizia nei primi decenni del 1000 a Reggiolo.

81
Sec. XVIII (ASPr. Carte del Patrimonio dello Stato). Mappa della Piazza e del Centro storico di Reggiolo, con la Rocca
e il nuovo Palazzo Sartoretti, di cui i proprietari chiedevano modifiche sul fronte settentrionale: l’allineamento cioè del-
la parete che inglobasse i porticati ancora esistenti, con le vecchie case che essi avevano acquistato. Nel quadrato: i due
ampi giardini interni dei Sartoretti.

82
Legenda della Carta precedente.

A. Casa e parte di Giardino de’ Fratelli Sartoretti.


B. Sgolo pubblico detto la Tagliata.
C. Linea e Portico della Casa Sartoretti.
D. Linea senza Portico come bramerebbesi di fare.
E. Muro esteriore e Portico della R.D. Camera.
F. Muro esteriore del Guberti, e di vari altri.
G. Muro esteriore e Portici del Negri e altri.
H. Muro esteriore e Portico della Comunità di Reggio-
lo.
I. Muro di recinto della Casa Facchini.
K. Fossa che circonda la Rocca e Castello.
L. Ponte d’ingresso nel Castello.
M. Parte di muro esterno della Rocca.
N. Piciolo Ponte d’ingresso alla Rocca.
O. Muri della Rocca in parte diroccati.
P. Porzione di prato di Casa Fassati.
Q. Muro esteriore e Portici della eredità Pirondi.
R. Casotto a uso delle Guardie.
S. Strada che conduce a Novellara.
T. Strada che conduce a Guastalla.
V. Strada del Borgo di Reggiolo.
X. Piciola strada che va a unirsi al Borgo.
Y. Piazza e Strada che conduce a Mantova.

83
Particolare della Carta precedente, piazza di Reggiolo e Rocca nel ‘700.
Le lettere in Legenda ci confermano che esistevano all’epoca i muri del Recepto a sud (M), che portavano al ‘rivelino’
con ponte levatoio (N) sul fossato meridionale (K). I muri verranno demoliti nel 1835 e le 25.000 pietre vendute per fare
interventi sul Teatro Comunale (ACReg.)
Si evince con chiarezza come i Sartoretti avessero intenzione di ristrutturare le case esistenti a sud della Piazza, co-
struendovi al loro posto il Palazzo che porta il loro nome. La lettera C indica l’esistenza del porticato (indicato dalle due
frecce), che si voleva trasformare in facciata lineare D.

84
UN PO’ DI STORIA REGGIOLESE E DINTORNI.

Sappiamo che all’origine del nostro territorio c’erano intorno al fiu-


me Po diversi villaggi, diretta conseguenza delle centuriazioni condot-
te a suo tempo dai Romani nel territorio. Gli ultimi secoli dell’Impero,
infatti, furono caratterizzati dalle deportazioni di ‘barbari’ anche in
questi territori che le acque del grande fiume lasciavano spesso palu-
dose e infide, per bonificarli, arginare i corsi d’acqua e mettere a col-
tura il terreno prosciugato.

Carta che ricostruisce


la situazione del De-
stra Po fino alla Via
Emilia (da: M. Calzo-
lari, 1996).
Si notano nel Reggio-
lese le linee della Cen-
turiazione ancora pre-
sente nelle zone a
ovest e a nord del ter-
ritorio comunale: Bru-
gneto e Caselli-Bon-
danazzo-S. Lorenzo di
Pegognaga. Qui, se-
gnato in rosso, era il
cardo principale della
zona, dove non a caso
troviamo l’incastella-
mento del matildico
Bondeno di Ròncore.

Altre linee: rappresen-


tano ipotesi di strade
che l’Autore Calzolari
pensa fossero presenti
nel M. Evo, su diret-
trici dei cardi e dei de-
cumani in cui erano
racchiuse le centurie
realizzate dai romani.

85
Nel territorio che diventerà verso il Mille d.C. la Curtis di Razolo,
con la sua prima torre, la pescheria e il Porto-traghetto Trifoso, scor-
revano i fiumi Bondeno e Gonzaga. Il primo l’attraversava diagonal-
mente, da sud-ovest verso nord-est, il secondo tracciava i confini della
corte Gonzaga a ovest e a sud (ancora visibile oggi il fossato che fa da
confine tra Reggiolo e Gonzaga, residuo di quel fiume medievale, che
sfociava nel Bondeno nei pressi del Bondanazzo). Il fiume Bondeno
faceva da confine nord della corte e delle 60 biolche acquistate dal
Comune di Reggio nel 1213, che attestano il suo percorso in zona.

La cartina – tratta da V. Colorni, 1959 – e integrata con il corso antico del fiume Oglio e con i Laghi Nasenga e Roma-
no, secondo l’ipotesi Canova-Nosari (Torricella, 2006), illustra la situazione quale doveva essere nell’Alto Medioevo.
Si nota come il fiume Po ancora non avesse il corso attuale, ma scorresse da Luzzara a Suzzara e poi discendesse verso
Palidano e Gonzaga, per risalire verso Pegognaga e S. Benedetto, ma poi una nuova ansa lo spingesse a sud e lo facesse
risalire a nord presso Sustinente, in quello che era chiamato Lirone o Largione e da lì proseguire come Po. Verso il
1014-1021, nei documenti troviamo il Po nel suo nuovo corso (Lirone), occupato dopo il prosciugamento del Lago Na-
senga, causato dallo spostamento dell’Oglio verso N-E nel Lirone. Venendo a mancare nel lago Nasenga l’immissario,
si formò una depressione che favorì in una delle solite piene il nuovo percorso del Po maior, che si ritrovò così la strada
aperta fino all’imbocco dell’Oglio-Lirone, nei pressi dell’attuale Torre d’Oglio. Torricella nel 1014 è detta ancora “in
ripa Larionis”; mentre nel 1021 l’episcopato di Mantova risulta comprendere entrambe le due rive del Po: cosa possibile
solo con il fiume ormai nell’alveo nuovo, in quanto in precedenza era la riva destra di Zara a definire il confine
dell’episcopato. Il Po “vecchio” – come poi venne definito l’abbandono del vecchio alveo – era in precedenza (781-
1014) completamente in territorio reggiano, con Suzzara, Pegognaga, Gonzaga facenti parte dell’episcopato di Reggio.
Cfr. il saggio di F. Canova, Il destra Po sul confine reggiano-mantovano. Il “limes” dell’Episcopato di Reggio (secoli
VIII-XII), in Boll. Storico Reggiano, Anno XLVII, Fasc. 3, N. 157, Nov. 2015, pp. 113-136.
86
Reggiolo emerse dalle paludi a fatica, tanto che ancora nel 1044, nel
documento d’acquisto che ne fece Beatrice, moglie di Bonifacio Ca-
nossa (genitori di Matilde), il 14 maggio, firmando il documento nota-
rile nel castello di Gonzaga, aveva solo 400 iugeri [= Ha 480, pari a
1.530 biolche ca.] di terreno coltivabile - aratorio e vigna - mentre per
oltre 3.900 ettari, era considerato boschivo, incolto e pascolo brullo.

A.Vesc. di Reggio.
Castelli, Corti e Pievi date in enfi-
teusi dalla Chiesa di Reggio a Bo-
nifacio Canossa. L’elenco contem-
pla molte realtà della prima metà
del Mille: torri, castelli (castra),
pievi, decime, terre, pescaie, tra-
ghetti e porti nel territorio reggiano
di pertinenza dell’episcopato reg-
giano, fino alle rive del Po.

Alla riga 15:

“Piscariam de Razolo cum terris


et Porto qui dicitur Trifoso, et in
palude...” [Pescaia di Razolo con
le terre e il porto detto Trifoso, e in
Palude corte di Bondeno]

La pergamena prosegue con la


Corte di Ronco Episcopi (del Ve-
scovo) prossima di quella del Bon-
deno, poste sul confine di Reggiolo
con il Gonzaghese.
Sono citati i Da Palude, beneficiati
da Bonifacio Canossa della corte
Ronco [che donò ad Arduino figlio
di Gandolfo in proprietà], che fu-
rono vassalli dei Canossa. In parti-
colare, Matilde ebbe in Arduino il
suo più fedele capo della vassalle-
ria, formata da una ventina di
grandi feudatari reggiani, tra cui i
Gonzaga, Da Correggio, Sala,
Manfredi (poi Pico e Pio), da Bia-
nello, da Castellarano, da Carpine-
ti.

87
Nell’Alto Medioevo subentrarono i barbari ai Romani. Si fondano i Monasteri.
Nonantola, S. Giulia, Leno; poi, con i Carolingi, S. Sisto, S. Prospero.

Ma prima della fase post mille, qual era la situazione?


Durante l’occupazione longobarda del centro-nord della Penisola
(568-774), erano stati fondati alcuni monasteri che ebbero particolare
influenza per la gestione del territorio loro affidato da re e regine. A
Nonantola, nel modenese, nel 752 fu fondato San Silvestro dal cogna-
to di re Astolfo, abate Anselmo (già duca del Friuli), le cui terre si
spingevano fino al reggiano nord-orientale: Selva Flexo (Pegognaga).
A Brescia, nel 753, venne fondato dalla regina Ansa per conto del
marito re Desiderio il monastero femminile di San Salvatore-S. Giu-
lia, affidato alla figlia Anselperga, aveva ricevuto molti possedimenti,
tra cui Migliarina presso Carpi, che arrivava a confine con Rolo e
Fabbrico. Il monastero di Leno, nella bassa bresciana, fondato sempre
da re Desiderio nel 758, fu dotato di terre e beni: le due Corti di Gon-
zaga e Torricella, vari terreni in Moglia, Luzzara, Carpi e Novi.
San Sisto, vicino a Piacenza, altro monastero femminile, fu arric-
chito dalla regina franca Engelberga, moglie poi vedova di Ludovico
II, con la Corte Nova (Novellara) e Miliaccio (Cambiasso, MO), che
aveva ricevuto in dote nell’851 dal suocero, imperatore Lotario. Le
successive corti Guastalla, Luzzara, Palidano, Pegognaga, Villole di S.
Benedetto furono dalla stessa regina donate nell’877.
Si trattava di quattro presenze abbaziali, con monaci e monache che
si industriavano di far coltivare e produrre le terre affidate in dono, per
sorreggere in caso di bisogno i sovrani. Via via sistemarono con i co-
loni servi della gleba le necessarie canalizzazioni, gli argini, la ronca e
il disboscamento di selve e arbusti ingombranti. Diverse corti Ronca
(Gonzaga, confine con Reggiolo), Bondeno di Ròncore (al Bondanaz-
zo), S. Giacomo Roncole, ed altre corti del Destra Po caratterizzarono
etimologicamente l’opera di dissodamento dell’intera zona.

Cartina che evidenzia le Corti del monastero di


San Sisto (PC), in verde, che la regina Engelber-
ga nell’877 aveva donato per la sua erezione, do-
po essere rimasta vedova dell’imperatore Ludo-
vico II (855-875).
Tra queste (segnate in rosso): Cortenova (Novel-
lara) Migliaccio (Cambiasso), Guastalla, Luzza-
ra, Palidano, Pegognaga, Villole.

Reggiolo.

88
PO

Carta del Destra Po con indicate le terre (corti Medv.) reggiane di pertinenza del monastero piacentino di S. Sisto (877).
Solo Villole - attuale zona a sud di S. Benedetto, intorno alla chiesetta di S. Maria Valverde, ancora esistente - è detto in
terra mantovana. Da aggiungere, nel 1071, la donazione di Reggiolo, Campagnola e Budrione al monastero di Frassino-
ro sulla montagna modenese21; e nel 1099, la donazione di Matilde al mon. di S. Genesio di Brescello delle pescaie di
Reggiolo e degli abitati in quell’area. L’isola di S. Benedetto con l’isola di Gorgo furono acquisite da Atto Adalberto
(bisavolo di Matilde, nel 961) permutando suoi beni con le chiese di Reggio e di Mantova che si dividevano quel territo-
rio. Il conte di Canossa acquistò Gonzaga, dal monastero di Leno, nel 967, e Ronco Rolando (a N-W di Pegognaga), nel
976. Il monastero reggiano di S. Prospero aveva beni a est di Gonzaga e nel mogliese, citati nel doc. gonzaghese.

Cartina che riproduce


la Centuriazione ro-
mana nella Pianura
padana Occidentale in
epoche diverse.
Quadrati di m. 710 di
lato, con suddivisioni
interne di 100 rettan-
goli di m 71 x 35,5.
Tali rettangoli forma-
rono per molti secoli,
fino agli anni ’50 del
‘900, i campi agricoli,
anche a Reggiolo, de-
limitati dalle classiche
‘piantate’ delle viti no-
strane (ancellotta, mer-
lot, lambrusco, uva
d’oro, trebbiano, mo-
scatello).

21
P Torelli, Regesto Mantovano, doc. 91, p. 64, Frassinoro, 1071, ago. 29.
89
1044, maggio 14, in Gonzaga. Pergamena di Beatrice di Lorena, moglie di Bonifacio (‘lui presente e consenziente’),
con le 6 Corti acquistate - tra cui Razolo - da certo Gotifredo del Contado di Neuklingen (Rep. Ceca di Sud-Ovest, oggi
S. Osvaldo). V. le righe sottolineate e la trascrizione alla pagina successiva.

90
Traduzione delle parti relative a Razolo del documento del 1044, maggio 14, di Beatrice di Lorena.

1. Razolo [Reggiolo] con la tomba [dosso, area sopraelevata] e la torre, con la cappella [chiesetta non battesimale] con-
sacrata a san Venerio e con tutte le case sia dominicate [padronali] sia massaricie [dei coltivatori] e con ogni bene del
territorio e le pescaie alla stessa Corte e cappella pertinenti integralmente.

2. La quarta (corte) in verità di nome Razolo, è un’area sopraelevata, con una torre e una chiesetta e le case disposte in-
torno alla circa [intorno alla fortificazione], signorili e dei coloni, sedimini e aree dove ci sono vitigni, con prati, e terre
aratorie, con gerbido [prati] e boschi con le loro estensioni di iugeri 400 (circa 1.500 biolche = ha 460).

IGM aggiornato al 1973. Sono evidenziati con vari colori e numeri i corsi d’acqua del territorio reggiolese attuale:
da ovest, entra la Fossa Madama (verde, 2), che sfocia in Bonifica; Fosso Bovino (rosso, 8); Tagliata (azzurro, 1) pro-
veniente dal Guastallese, ovest; la Fiuma (bordeaux, 9); Bonifica Mantovana-Reggiana (blu scuro, 3); l’antico fiume
Bondeno, che ora si chiama Bondeno Nuovo e proviene dal Novellarese, dopo la Botte Borziero è il Canal vecchio (già
del Molino), e verso nord-est, prosegue come Canal Rottazzo e si immette nel Tragatto (gonzaghese, viola, 5); Fosso
Fasolo (nero, 7); Scolo Rame (Villanova, nero); Redefossi Canal delle Tullie (fiancheggia la Fiuma alla riva sinistra,
11); Scolo Terrarolo (Brugneto, nero); la fossa Linarola (giallo) sbocca in Fiuma al Ponte Testa.

FAMIGLIE E LORO POSSEDIMENTI IN REGGIOLO NEI SECC. XV-XVI.

- Le terre della Gollina e della Battistona (Alta e Bassa) a S-W di Reggiolo e a ovest della Rocca erano dei De Preti.
- Le terre a Villanova N-E erano dei Rami (da Remedello); quelle a N-W, le Franchine, erano della famiglia omonima
dei Laffranchini; a Sud, e Sud-Est le possessioni andavano dai Guerrieri Gonzaga (Aurelia) ai Bolognesi, ai Fantozzi.
- San Venerio (già del Comune), le terre intorno, del Gavello, del Barchessone di Brugneto, erano dei Bianchi: famiglia
di origini antiche, discendenti di Rodolfo da Casola-Canossa, vassallo dei Canossa, poi insediatisi a Rubiera.
- I Cattanei: con possessi a Brugneto - Serraglio, Bruschina e Vallone - e dalla Margonara fino a Reggiolo (zona che da
essi prese il nome, Cattanea), furono anch’essi vassalli dei Canossa (da Capitanei-Cattanei).
- I Gonzaga di Mantova avevano terre un po’ dovunque nel territorio reggiolese: acquistarono spesso anche poderi e
corti rurali da privati e discendenti dei più antichi signori (Vallicella, Serraglio dei Cattanei, Aurelia dei Guerrieri Gon-
zaga, Boschetto dei Recordati, Ranaro, ecc.).

91
PEUTINGERIANA
(sec. III d.C., riedizione. XII)

Ubicazione di Reggiolo, nel


triangolo formato da Lepido-
regio, Mutina e Mantua.

Carta tratta da J. Tirabassi (Siti


del bronzo, 1979).
Inseriti i percorsi del Po dopo il
Mille, di Zara, Po Vecchio e la
Tagliata antica (prima del Cavo
Fiuma). Si notano tutti i rilievi
degli alvei antichi (paleoalvei)
che hanno disegnato il territorio
in Destra Po, dove sono venuti
poi a formarsi i centri demici
che ancora oggi esistono.

Carta dei Paleoalvei: la dire-


zione da S-W verso N-E - pro-
vocata dal dislivello della Pia-
nura verso il Mare Adriatico -
ha per molti secoli condiziona-
to gli alvei dei corsi d’acqua
del Destra Po: dall’Enza al
Crostolo, dal Bondeno al Sec-
chia, prima che venissero diretti
verticalmente in Po nei secoli
più recenti.

92
L’origine di Reggiolo nei Documenti.

Nell’elenco dei castelli e delle pievi infeudati dalla Chiesa di Reggio


a Bonifacio Canossa (tra 1012-52) sappiamo che a Reggiolo c’erano:
- una pescaia;
- un Porto, detto Trifoso;
- terre (da qualcuno intese come torre, ma sono terre);
- una vicina palude.

Ora va intesa questa situazione idrografica e socio-economica che


nel Medioevo possiamo così definire: Razolo-Reggiolo è sorto lungo
le rive del fiume Bondeno - anzi quella di destra - e nei pressi di un
porto-traghetto dove confluivano tre corsi d’acqua (l’idronomo indica-
to lo attesta: ‘trefossi’) che sarebbero da individuare nel Naviglio, at-
tuale Linarola, nella Parmesana (attuale Fiuma) e nel Canale detto
Bresciana, ancor oggi esistente a sud della Fiuma. Era l’unica via
d’accesso e fluviale alla curtis Razolo, dove si giungeva seguendo ap-
punto il Bondeno - poi diventato il Canal del Mulino e infine Canal
vecchio (nelle carte successive) -, che proseguiva oltre verso N-E fino
alla corte incastellata del Bondeno di Ròncore.
La ‘pescaia’ invece, era prospiciente all’attuale Gorna, dove una se-
rie di curve rialzate presenti fino agli anni ’70 del secolo scorso face-
vano da argine allo slargo del corso d’acqua presente, poi occupato
dalla Tagliata nel 1218-20.

Le famose curve della Gorna. Zona della Pescaia del sec. XI (piscariam de Razolo...)

93
Età Romana: Reggiolo (o come si chiamava) nel sec. V d.C.

In epoca tardo romana, Reggiolo dovette ospitare una comunità di


abitanti, forse dei barbari sconfitti e qui deportati dall’imperatore Va-
lente22, ossia i Goti di Fritigèrno (369-80 d.C.) del Centro Europa, cui
venne concesso l’onore delle armi ma con l’impegno di venire a colti-
vare le terre intorno al Po, spesso impaludate e con la malaria diffusa.
Ce lo attesta una tomba ad incinerazione, con resti umani, ossa e fibu-
le di ferro, di valore modesto, raccolti in apposita urna funeraria rin-
venuta nel 1984 durante gli scavi nella zona dell’antico Castello vec-
chio (ora via Dante Freddi).

1984, ottobre. Scavo della cantina del negozio di via Roma-D. Freddi. Emergono le fondazioni della prima torre di Ra-
zolo nel Castrum vetus (1215-1223) indicate dalla freccia; il punto bianco invece segna il livello dove fu trovata l’urna
cineraria con resti umani e fibule d’età romana (datate al sec. V ca. d.C. dalla d.ssa Bermond della Soprintendenza di
Bologna). In questa stessa zona, detta Bastilia Pontis nei documenti, vennero alla luce nel 1374 mezzo milione di pietre
accumulatesi dopo la distruzione di Reggiolo e del suo primo castello ad opera dei Mantovani (1223). Furono utilizzate
per alzare di alcuni metri le cortine della Rocca e le torri laterali (come si vede nella foto alle pp. seguenti, di diversa co-
lorazione e di età precedente).
Particolare a colori delle fondazioni.
Nelle lettere dell’ASMn (AG, b 2381) si può leggere:
(1374) … ‘vengono alla luce centinaia di migliaia di
pietre nell’orto del mulino… Dalle fondazioni misura-
te, si tratta di braccia 12 di profondità, braccia 24 di
lato, un quadrato, e un’altezza che poteva raggiungere
le 90 braccia’. Si calcoli ora un braccio cm. 55-60 ca.
Ritroviamo quasi perfettamente la torre mastio della
Rocca attuale: m. 11 alla base, di lato, m. 34 di altez-
za. E da scavi effettuati all’interno, fino a 4 m. si ve-
devano altri corsi di pietre che scendevano (forse pro-
rio come nella torre del 1223) fino ai 6-7 metri).

22
A. Aleotti, Storia della città e Provincia di Reggio nell’Emilia, Reggio E. 1916, p. 32.
94
Sopra: 1984. Il noto “caslìn dla fam” prima dell’abbattimento. Era così detto per aver negli anni ospitato poverissime
persone nei suoi locali. Sotto: Demolizione del fabbricato avvenuta. Le frecce indicano dove furono scavate le cantine e
recuperate le fondazioni dell’antica torre del castello vecchio. Quella di sin. segna dove si recuperò la tomba.

95
1905. Foto della Rocca da est (la piazza. Si intravvedono a destra ancora i carrelli con la terra di riporto dello scavo del-
la Bonifica mentre colmano i fossati esistenti a nord e intorno al Castello. Le mura di sovralzo della Rocca si vede chia-
ramente che sono di epoca diversa da quelle del 1242-46 ma recuperate nel 1374 e parte della torre esistente nel 1223
demolita dai Mantovani. Tale torre era stata alzata nell’orto del Mulino dei Minari (Molinari) e poi dei De Preti.

1821. Catasto. La zona compresa fra la strada per


Guastalla e la Tagliata, a ovest delle Pradelle: senza
abitazioni.
1. Strada che da Reggiolo porta a Brugneto; 2. Cavo
Tagliata; 3. Due case prospicienti Corte Nuova; 4.
Corte agricola già Galeotti (ora spiazzo per il nuovo
Parcheggio); 5. Pradelle; 6. Fossato sud-ovest della
Rocca.

96
1848. Planimetria della zona a sud della Tagliata,
con la via della Battistona (già del Bittifredo, ora
via D. Freddi) che passava per il mezzo del Castel-
lo Vecchio. Proposta di raddrizzamento “in rettifi-
lo” come è la via Roma attuale. La stella indica il
ritrovamento dell’urna cinerea, con fibule e parti di
ossa umane datate dalla Soprintendenza di Bolo-
gna al sec. V d.C. (età tardo romana). Il triangolo
segna il punto delle fondazioni venute alla luce nel
1184 dell’antica torre di Razolo,

Sec. XVIII. Mappa (particolare, il N è in bas-


so) della zona a sud del Centro Storico antico –
ca- strum vetus (secc. XI-XIII) – con la via ‘di
mezzo del Castello’ (D. Freddi). Mancava il tratto
di via Roma attuale, realizzato nel 1848.
Sono presenti le case quattrocentesche a lato della
strada San Venerio-via Roma attuale e il fossato
Canal del Mulino (già fiume Bondeno).
Si sono inserite la strada Vallicella, già contrada
Guarini, il corso della Tagliata e l’argine sini-
stro su cui venne realizzata la strada per Bru-
gneto: la Contrada Croxete (Guastalla-Staffola,
via Cantone.

97
1876. Il N è in basso. Mappa che raf-
figura il paese di Reggiolo dalla
Rocca fino alla strada della Chiesa
(via Vittorio Veneto). E’ assente il
fossato orientale, per consentire
l’ampliamento della Piazza che sarà
dedicata a re Umberto I. E’ in rosa
sotto il progetto dell’ing. Francesco
Piazzalunga delle Scuole Elementari,
che saranno realizzate negli anni
successivi. Le acque del fossato a
nord (in basso) scolavano verso il
vicino canale Rottazzo, sottopassan-
do la strada Ortalli (oggi non più
esistente ma che giungeva presso il
Cimitero, dove oggi è il Parcheggio).
Sotto: Particolare. La freccia indica
il tratteggio del canale che portava
acque dalla Tagliata delle Pradelle al
fossato occidentale. In fregio alla
strada via Roma-incrocio con via
Cantone per Guastalla era ancora
presente la Boidòra, (X), edificio in
cui i Sartoretti praticavano la di-
stillazione a vapore dell’acquavite.

98
Strada dell’Aurelia

(ASPr) .Sec. XVII. La Mappa (particolare) evidenzia un agglomerato urbano vicino alla realtà del tempo, anche se in
modo confuso e stereotipo. Il Castello e la Rocca sono al centro, in basso, circondati dai fossati; il Borgo Argine è a
sinistra (est), dove si svilupperanno via Matteotti, B° Trieste, vicolo Piave, via V. Veneto; il Borgo Sabbia è in
basso (nord); e a destra (ovest), appaiono case e v i l l e che non esistevano all’epoca (ora Asili e Zona Sportiva).
Nel rettangolo azzurro: villa Fassati, case dei coloni e salariati, casa dell’affittuario ecc.. La piazza non si intravve-
de, anche se uno spiazzo al centro del Borgo Argine è possibile fungesse da area di mercato e di incontro. I docu-
menti del sec. XVII ci informano che si prediligeva la parte a ridosso dei fossati orientale e meridionale, quale zo-
na di scambio dei prodotti agricoli. Per secoli prevalse il Mercato settimanale all’interno del Castello, dove lo spiaz-
zo seppur ristretto consentiva una qualche distribuzione dei prodotti.
La casa nel cerchio rosso, a latere della contrada Cantone, è quella antica costruita dal Comune di Reggiolo ad uso prigione,
in un primo tempo e poi Locanda per i pellegrini. Dentro vi stavano occasionalmente anche spie dei Gonzaga, attente a co-
gliere informazioni circa i forestieri di passaggio, chi li mandava, quali intenzioni avessero ecc.

2021, sett.
Lavori in corso
nelle Pradelle
(da est): la siste-
mazione preve-
derà l’antico
spazio rimodel-
lato con il verde
attrezzato.
La curva dell’ar-
co rialzato ri-
chiama quella ad
anfiteatro davan-
ti alla Rocca.

99
2019. Via Malagoli già Vallicella (e un tempo contrada Guarini, famiglia con possedimenti in zona), da est. Il Parcheg-
gio nuovo in realizzazione, che sarà predisposto per la Piazza anfiteatro del Centro Storico (f. campo, a destra).

Via Malagoli attuale. A dx: parte del Parcheggio in fase avanzata dei lavori.

Inizio della Via Malagoli (dedicata nel Dopoguerra al giovane reggiolese ucciso da un cecchino fascista lungo la strada
di Pegognaga-Moglia). Vista da est, a dx una parte del Parcheggio in fase di ultimazione.

100
Analisi dei primi due documenti che citano Razolo nella prima metà del Mille.

Le zone: Pescaia alla Gorna, porto-traghetto sul ponte della Fiu-


ma, castello vecchio fra palazzo Sartoretti e San Venerio, case la
riva destra del fiume Bondeno che passava da Reggiolo.

Se dal primo documento dei beni, corti e castelli affidati a Bonifacio


abbiamo conosciuto la realtà reggiolese agli inizi, che possiamo calco-
lare nel gruppo di un centinaio di abitanti (circa una ventina di nuclei
famigliari, quasi certamente discendenti dei Goti dell’età imperiale e
vari romani); la loro vita era semplice, fatta di pesca e raccolta di frutti
selvatici, con la cattura dell’abbondante selvaggina dei boschi presenti
– conigli, lepri, fagianie altre specie volatili, con un po’ di commercio-
baratto dato dal pesce rivenduto e una modesta attività agricola di au-
tosufficienza, con rari bovini, bestie da soma, pecore e suini.
Con l’altro più chiaro documento di sua moglie Beatrice, che acqui-
stava Razolo insieme ad altre 5 corti – Campagnola e Bianello (Quat-
tro Castella) reggiane; Governolo e Curtatone mantovane; e Landasia
del Piacentino – abbiamo altre notizie che accrescono la nostra cono-
scenza del luogo e dei suoi abitanti. Intanto, va riconosciuto l’interesse
di Bonifacio Canossa per le terre a cavallo del Po, sia sulla sua riva
destra – fino a Campagnola – che su quella sinistra, fino ai laghi di
Mantova, tanto che decise di fondare la nuova capitale del suo domi-
nio in Centro Italia proprio a Mantova, dove fece costruire un palazzo
signorile adeguato alla sua potenza politica ed economica1 (l’attuale
sede del Palazzo della Ragione di Piazza Erbe).
La pescaia alla Gorna e il porto Trifoso sul corso d’acqua del fiume
Bondeno dove oggi scorre la Fiuma, caratterizzavano il luogo intorno
al castello (castrum) acquistato da Beatrice. Le terre coltivate – dette
aratorio – erano circa 1.600 biolche (Ha 480 ca.), nel testo indicate
con 400 iugeri: ogni iugero equivalente a 4 biolche reggiane2, con
campi di vigne, zone a pascolo brado, strati erbosi (gerbido), terreno
predisposto alle costruzioni (sedimenti) nel castello, mentre il resto è
detto boscaglia e incolto.
Delle 13.700 biolche attuali (Ha 4.301), dunque solo poco più del
12% era considerato terreno produttivo, roncato e dissodato in prece-
denza, utile per ricavarne grano per l’alimentazione e foraggio per i
pochi animali da latte presenti. E tuttavia bastava per il nucleo demi-
co, che aumentava progressivamente.

1
Ne attesta l’alto livello di ricchezza quanto ne scrive Donizone per il suo matrimonio con la duchessa Beatrice di Lo-
rena: a Marengo, più settimane di sponsali e pranzi, feste e balli che rimasero nella memoria collettiva. (Vita Mathildis,
I, vv. 821-832: tre mesi di convivio, vino da cisterne che fluivano in un pozzo da cui lo si estraeva con secchie d’oro e
argento, cavalli che a turno conducevano carriaggi di cibarie e frutta ai commensali.
2
B. Carboni, A Migliarina: terre, vassalli, badesse, monache e notai di Santa Giulia (secc. XI-XIII), in “Brixia Sacra”,
2004, p. 89. La biolca reggiana: m2 2.992,25.
101
Confini della Corte Razolo nel sec. XI.

A nord, la corte di Reggiolo confinava con quella di Gonzaga, altro pos-


sesso dei Canossa dal 967, tramite il corso del fiume Gonzaga, che dava no-
me alla località. Un fossato ancora oggi segnala il limite fra i due paesi e le
due regioni, di Lombardia e Emilia Romagna.
A nord-est, si trovava la corte incastellata di Bondeno di Ròncore, docu-
mentata negli stessi anni (1038, 1042), con ampio territorio che da Villanova
raggiungeva Brazzolo al confine ovest della corte di Poggio Rusco.
A sud-est, delimitata dal corso oggi della Fiuma che in antico doveva avere
tratti di alveo presenti, correva il confine con le corti di Fabbrico e di Rolo.
Nella prima, erano insediati i Da Palude, con Arduino il più noto tra i capita-
ni di Matilde, famiglia che si espanse verso nord occupando per un paio di
secoli le terre reggiolesi orientali e bonificandole. A Rolo invece dominava-
no i Sessi, altra potente famiglia che stava emergendo nel territorio della
Bassa, che aveva radici un po’ dovunque nel reggiano e discendeva da per-
sonaggi leggendari d’epoca romana.
A sud-ovest, invece vi erano le valli dove ristagnava il corso del vecchio
Crostolo proveniente dal guastallese. Restavano comunque incolte e paludo-
se le terre nella zona e per secoli anche il confine con Guastalla e Novellara
rimase incerto e motivo anche di liti tra le popolazioni limitrofe. Molte lette-
re sulla pesca nei vari corsi d’acqua ci informano sulle difficoltà a considera-
re di un paese o dell’altro i relativi diritti alla pescagione1.

Corsi d’acqua nei secc. X-XII

A ovest, la zona di Brugneto e della


Rotta erano ancora disabitate, sul con-
fine con la corte di Luzzara ritornata
di pertinenza alla Chiesa di Reggio,
che l’aveva affidata a Bonifacio Ca-
nossa; il Fosso Bovino delimitava il
territorio a est del luzzarese e a ovest
di Brugneto, scorrendo in quella che
fu chiamata Valle Pandelice. Il corso
del fiume Gorgo, che nel 1102 ancora
segnava il confine tra Luzzara e Gua-
stalla2, nel secolo successivo fu am-
pliato da Cremonesi e Reggiani e
chiamato Cavo Tagliata (1218-20).
Raggiungeva Reggiolo e proseguiva
verso Moglia, per gettarsi a foce libera
nel corso d’acqua di un antico ramo
del Po che lambiva Quistello (dove il
secolo successivo entrerà il Secchia,
1332-36).

1
ASMn, AG, b 134, Affari dei Confini, varie buste, faldoni e cartelle (secc. XVI-XVII).
2
Si veda in F. Canova, M. Fontanili, C. Santi, G. Formizzi, Documenti e lettere di Matilde di Canossa, testo latino e
traduzione italiana, Bologna 2015, doc. 70, p. 235, anno 1102, giugno 4. “(Guastalla) confina con la corte di Luzzara
per tutto il corso del fiume Gorgo e i suoi sbocchi nel Bondeno.” E’ ancora oggi il corso della Tagliata, da Villa Ta-
gliata a Brugneto-Reggiolo.
102
Sui confini successivi di Reggiolo e come si determinarono.

Nel corso dei secoli il territorio della Corte Razolo venne precisando
i propri confini, delimitati da corsi d’acqua ivi presenti da tempo
immemorabile, da tracciati di possessioni signorili nonché da limiti
presenti nelle corti adiacenti: Luzzara a ovest; Gonzaga a nord;
Moglia a est; Rolo, Fabbrico e Campagnola a sud; Novellara a sud-
ovest: Guastalla a ovest.
Via via che l’antico Bondeno di Ròncore si andava riducendo, a
spese dell’altro Bondeno di Gonzaga che arrivò sino alla strada (oggi
detta della Contessa) che delimita la corte Bondanazzo a nord, fu
assorbito il territorio di Villanova dai Da Palude. La parte che si
prolungava verso est, fino a Brazzolo (Poggio Rusco), fu divisa dai
nuovi paesi che si andavano formando: San Giacomo delle Segnate,
Quistello e Moglia.
A nord, delimitava il confine il vecchio corso del fiume
Gonzaga, che dava il nome alla località (citato nel 966-
67, quale limite a ovest della Corte Gonzaga),
circoscrivendo la Staffola, con il corso della Fossa
Madama-Luzzarese (o Margonara), più a ovest. A quel
punto, il confine era dato dal Fosso dei Buoi o Bovino,
che scendeva dalla Tagliata – un tempo fiume Gorgo – e
bonificava le terre del basso Gonzaghese. Proseguiva
verso sud il fossato proveniente dalle Valli reggiolesi-
guastallesi a margine della strada Veniera, detto
Soardino, fino all’argine antico dei Panzi.
Confine di Reggiolo-Gonzaga, corso attuale del
fiume antico Gonzaga sulla Variante Ovest.
Un documento del sec. ‘500 così ci viene chiarendo il confine fra
Reggiolo e Guastalla nella località a sud-ovest di Brugneto:

“Cominciando al Canal del Bondeno, qual chiamano ‘Canal de Machione’ e


venendo verso el canal del Sovardino se habbi a misurar per la via di Panzi pertiche
150 [m. 420] … et de lì se tiri una linea in mezo fra duj quadrare, che una è suso el
dito Canal del Bondeno, l’altra è chiamata la gradara de Natale, fra le quali sono
circa pertiche 200 [m. 560] et in mezo de quelle se poga l’altro pilastro [pietra di
confine] et el terzo si ponga sul canton del Garzetto verso Guastalla, ove intra nel
canal che lor dicono ‘el Navicatoro’, et esso Navigadoro resti a loco et drieto a
quello vada el Confino fino al pilastro che è l’ultimo fra loro e Nuvolara. […]
Et drieto alla Via di Panzj suso el canal del Sovardino verso Guastalla si pinga
l’altro pilastro dal quale si proceda fino alla Tagliata, drieto alla via, ove si ponga
l’altro se parerìa che sia expediente. Et la Via de Panzi resti a loro et achadendo
reformarla o mantenerla si possierò pigliar la terra ancora dal canto della Valle che
resterà nella parte di Regiolo. Con questo però che per quella via si possano vodar le
Valle che saranno di Regiolo et portar n dicta Valle et Locj, et da dicti Locj verso
Ragiolo o altrove ogni robba senza impedimento o datio quanno sia dal pilastro che
sarà facto alle 150 pertiche come ho dicto fino al Canal del Sovardino.”
(ASMn, AG, b 134, anno 1533, nov. 11, lettera di Gerolamo de Medici al Magistrato
di Mantova. Reggiolo era soggetta ai Gonzaga di Mantova).

103
1888. Piano d’Unione del Catasto di Reggiolo. Sono indicati i Comuni confinanti, e le principali corti agricole del sec.
XIX. Brugneto Superiore: Pandelici, Margonara, Palazzo Riva, Rizza, Gemella; Brugneto Inferiore: Barchessone,
Buca Laura, Bruschina, Veniera e Ferrarola, Casella, Bruciati, Berna, Quazza; Reggiolo Superiore: Cattanea, Cataniet-
ta, Staffola, Porcara, Caselli, Pironda, Gorna; Reggiolo Inferiore: Vallicella, Quaglina, Colombarola, Boschetto, Aure-
lia, Panizza, Boschi, Bolognesa, Bolognesina, Battistona; Villanova Superiore: Bondanazzo, Franchine, Arquesti, Ca-
vriana; Villanova Inferiore: Ranaro, Zuccona, Fantozza, Gentile, Brugnola.
Una quarantina di antiche corti del Comune (delle 120 esistenti ancora nel secolo scorso), formatesi nei secoli XIV-XV,
in epoca Gonzaghesca. Nei documenti infatti troviamo la preminenza di possidenti Mantovani rispetto ai pochi reggia-
ni-reggiolesi qui residenti dalle origini e nei primi secoli nei due Castelli e nei vari Borghi intorno: Bianchi, Minari,
Laffranchini, Fasoli, Sessi, Da Palude, Cattanei, Tenca, Alberti, Dainesi, Manfredini, Ferrari, Montanari, Guastalla, Bo-
si, Morini, Tirabola ecc. , diversi dei quali diedero nome a zone, contrade e corti reggiolesi.

1891. Quadro d’Unione della Mappa conservata dalla Bonifica dell’Agro Mantovano-Reggiano.

Gonzaga

Luzzara

E’ chiara la distri-
buzione degli abi-
tati ‘a croce’, lun-
go le direttive delle
due strade SW-NE,
(vie S. Venerio-R.
Margherita) e W-
E. (vie Guastalla-
Moglia). Con Mo-
glia, un fossato di
circa 350 m. divide
i due paesi a Villa-
nova Est.
Rolo
In nero: strada ar-
gine Panzi, molto
antico, che proteg-
geva dalle acque
Novellara N delle Valli a sud.

104
1683. (Rovesciata per ‘raddrizzare’ l’orientamento a Nord). Carta che bene illustra i confini reggiolesi, le Valli a Sud-
Ovest fra Guastalla e Novellara, e la Corte Testa, a sud, che un tempo era di pertinenza del reggiolese ma venne incor-
porata abusivamente dai Correggesi nel sec. XVII (poi passata sotto il comune di Campagnola).

(ASPR, Mappe e Fiumi, 43/42). Fine sec. XVI. Reggiolo è indicato come Ragiollo, con i fossati e il Borgo Lungo sulla
strada per Moglia. Un orologio spicca sul Mastio: meridiana o forse congegno ‘meccanico’ come quello installato anni
prima a Mantova, in Piazza Erbe, nella Torre dell’Orologio, accanto alla Rotonda di S. Lorenzo e adiacente al Palazzo
della Ragione. La corte Testa è detta di Camillo, conte di Correggio (1533-1605), che volle incamerarla nella sua Con-
tea pur essendo di pertinenza di Reggiolo.

105
(ASPr, Mappe e Fiumi). Sec.XVIII. Tratto della Parmigiana-Moglia (Fiuma) detta anche “Botte Bentivoglio” presso il
Ponte che l’attraversa nel reggiolese. I due torrioni sulle rive opposte del Canale, si fronteggiavano: Stato del Ducato
Guastallese, a nord, e del Principato di Correggio, a sud. In seguito furono trasformati in case di abitazione.

Cartina che riporta i castelli e le roc-


che, le fortificazioni dei Canossa nei
secc. XI-XII, al tempo di Matilde. Nel
Destra Po si vedono quelle di Brescel-
lo, Guastalla, Reggiolo, Bondeno di
Ròncore, Gonzaga, S. Benedetto Po,
Quistello, Revere, Campagnola (man-
cano i due castelli di Pegognaga e
Suzzara).
Il massimo concentramento di rocche
e torri incastellate più o meno si aveva
nelle due zone in destra e sinistra del
Po nonché lungo la Via Emilia e
sull’Appennino Reggiano-Modenese.
Si trattava di una cinquantina di forti-
ficazioni, che fecero il baluardo di
Matilde anche durante la guerra che
l’imperatore Enrico IV aveva scatena-
to contro di lei, che difendeva il papa
nella lotta per le Investiture (1077-
1122).

106
1764, agosto.
Disegno di mappa del Rolese,
con il confine con Reggiolo:
la Parmigiana (Fiuma) e il
tratto puntinato verso la Ta-
gliata (aggiunto, con il Cavo).
Da tempo immemorabile ver-
so est Reggiolo giungeva al
Mogliese; il confine divenne
l’attuale dopo la Bonifica
Bentivoglio (1565-85).

Mappa di fine sec. XVII. Parte seguente del disegno che rappresentava la situazione precedente; qui è indicata la serie
di cavi, fiumi, corsi d’acqua, canali che da sud si immettevano nel Po - il fiume Crostolo, tramite l’antica Fossa di Ron-
caglio – nello stesso Crostolo (Canal di S. Sisto, Canal di Poviglio, Fossa marza, il Traversagno tramite il Cavetto, il
Cava), o nella Parmigiana (Fiuma) in cui sfocia il Canal del Marchese Bentivoglio: da ovest, la Bersana, il Bondeno, la
Bacchiocca, la Linarola, Fossa Meria (?), Canal d’Epra, il Naviglio, la Fossa di Raso e il Tresinaro.

107
Le chiese di Reggiolo e Bondeno di Ròncore: San Venerio, San Benedetto, San Prospero.

2000. Chiesetta di San Genesio in Fabbrico (Rocca Falcona).


Nel primo secolo di esistenza del villaggio
reggiolese, nei due incastellamenti di Ra-
zolo e di Bondeno di Ròncore, vi erano tre
chiese: nel primo, la cappella di San Ve-
nerio, non plebana e perciò impedita nella
somministrazione del Battesimo e di vari
Sacramenti; nel secondo, la chiesa rurale
di San Benedetto e quella plebana di San
Prospero (oltre alla nuova del 1114-15 di
San Giacomo, voluta e fatta edificare da
Matilde di Canossa, che risiedeva in quel-
l’autunno nel castello di Bondeno di Ròn-
core, dove morì il 24 luglio 1115).
Per accedere quindi ai Sacramenti – battesimo, matrimonio, confes-
sione, eucarestia ecc. - si doveva andare alla pieve più vicina: per cui
la popolazione di Reggiolo andava o al Bondeno di Ròncore (in chiesa
di S. Prospero) o a quella di Fabbrico da cui dipendeva (1146, dipl. di
Federico I). Qui è ripreso l’Oratorio di San Genesio di Fabbrico, dove
i Da Palude avevano un castello fortificato, detto Rocca Falcona..

2000. San Genesio-Rocca Falcona, quanto rimasto del Castello dei Da Palude: i fossati e la Chiesetta. La freccia indica
la chiesetta di San Genesio. Del castello non sono rimaste che le probabili fondazioni, sotto il terreno.

108
Carta del Correggese (sec. XVIII). Località di S. Genesio di Fabbrico. 1. Argine della Fiuma, confine di Reggiolo-
Fabbrico, all’epoca sotto Correggio; 2. Corte Testa; 3. San Genesio; 4. Corte Andreasi; 5. Torrazzo vecchio di Campa-
gnola; 6. Fabbrico; 7. Casino Mantovani.

Mappa del ‘700: Bondanazzo (il N è in basso). Il possesso era dei Monaci di S. Benedetto in Polirone. Indicata dalla
freccia rossa, è la Corte Quaranta presso la biforcazione dello stradello vicinale della Pironda (a dx) con l’altra strada
oggi detta Valle dell’Oca, verso i possessi delle monache della Cantelma (Mantova) e la Corte Albareda dei Sartoretti.
La freccia gialla indica il Fosso Fasolo, di Villanova, che più avanti entrava nel fossato Tragatto del Bondeno gonza-
ghese. La freccia azzurra indica il Bondanazzo (Bondenacy), l’antico Bondeno di Ròncore.
109
fiume Gonzaga (oggi canale di confine) fiume Bondeno (ora canal Rottazzo)

fiume Gonzaga fiume Bondeno fiume Po (antico)

110
Matilde e papa Gregorio VII a Reggiolo: 11 febbraio 1077.
Bolla papale che da Bondanazzo il papa spedì all’abate Benedetto.

La Comunità reggiolese delle origini, intesa non solo come semplice


comunità di fede ma aggregato demico di una certa consistenza, non
era considerata come circoscrizione territoriale pievana ma soltanto
una Corte fra tante. Sui suoi confini a nord e a sud aveva a che fare
con due realtà storiche precedenti e consolidate. Dovrà attendere il se-
colo XII per ottenere la sua chiesa plebana (1150-1164), essendo an-
cora nel 1146 dipendente dalla Pieve di Fabbrico.

Il vicino Bondeno-Bondanazzo vide persino la presenza in esso di


papa Gregorio VII: l’11 febbraio 1077, accompagnato da Matilde di
Canossa, stese una Bolla importante da questa località fortificata ri-
guardante la vita nel monastero benedettino di Frassinoro e l’elezione
dell’abate, abbazia fondata nel 1071 da Beatrice, madre di Matilde. I
due personaggi più importanti della Lotta per le Investiture come mai
erano passati da Reggiolo, per fermarsi alcuni giorni con le loro can-
cellerie, vassalli al seguito e paggi in Bondeno di Ròncore? Il fido Ar-
duino da Palude, signore di Fabbrico e del Reggiolese orientale fino al
Bondeno1 (oggi di Gonzaga) che porterà il suo nome – Arduino – do-
vette essere informato dalle sue spie in loco quale agguato sul Po stava
preparando il re Enrico IV. Non erano passate due settimane, dopo
aver ricevuto l’assoluzione dal papa Gregorio VII proprio in Canossa
(29 gennaio 1077), con l’intercessione della cugina Matilde che ospi-
tava il pontefice. Enrico IV, lasciato l’Appennino con l’invito al papa
e a Matilde di incontrarsi a Mantova, e da lì dirigersi in Germania per
una Dieta in cui si sarebbero mostrati non più in disaccordo ai grandi
dell’Impero, pensò bene di attirare in un tranello i due.

E quale miglior posto per far cadere in trappola la contessa e il pa-


pa? La zona rivierasca del Po aveva presso Gonzaga ancora vivo un
ampio meandro del fiume antico. E tutt’intorno selve e boscaglie dove
scorreva il fiume Bondeno che il Gonzaga collegava al Po, proprio dal
Bondeno di Ròncore. Il monaco Donizone, che ci racconta la vicenda
dello scampato pericolo, è chiaro nell’indicare la località del Bondeno
– non certo quello di Ferrara, fuori tragitto da Canossa a Mantova – e
nemmeno quello di Arduino (denominato per la prima volta nel 1110):
resta solo il Bondeno di Ròncore. E come mai questo luogo fortificato
fu preferito ad altri, per tutelare l’incolumità del papa e di Matilde?

1
Arduino da Palude (1050-1135) era pronipote dell’omonimo Da Palude che Bonifacio, padre di Matilde, aveva benefi-
ciato mezzo secolo prima della Corte di Ronco Episcopi, sitata nei pressi del Bondeno di Ròncore. Da lì, esercitò la sua
autorità di fido capitano della Contessa sul territorio circostante che il fiume Bondeno attraversava, da Reggiolo a Bon-
danello più a est, proseguendo per il Burana ferrarese.
111
La presenza nelle vicinanze, forse proprio nel castello fortificato del
Bondeno, del fido Arduino Da Palude e dei suoi armati di per sé ga-
rantiva la sicurezza alla comitiva. E’ naturale che papa Gregorio VII
avesse con sé la sua cancelleria, tanto da poter una volta a Mantova,
dove era previsto l’incontro con il re e i vassalli – laici e vescovi conti
– stendere su pergamena gli eventuali accordi. Pure la contessa non si
muoveva senza il suo seguito, per incontri importanti come la Dieta
cui li aveva invitati Enrico IV: almeno una quindicina di persone era-
no sempre con lei, le sue guardie del corpo, un gruppo di vassalli reg-
giani (e qualche artista, musico o pittore1).

Così descrisse l’avvenimento che poteva risultare fatale al papa e a Matil-


de il biografo di lei, Donizone: “L’astuto re parlò a lungo col papa, espri-
mendogli il desiderio che si tenesse, al di là del fiume Po, una dieta generale;
il papa lodò l’iniziativa, ed anche Matilde la gradì. Ma questi due illustri per-
sonaggi non sapevano quali fossero le mire del re …
In verità il re attraversò per primo le acque del Po, architettando con pochi
la cattura del papa e, possibilmente, anche della contessa: ma invano. Pensa-
va di realizzare questo nefando crimine attraverso una delibera della dieta;
ma Cristo, che tutto vede, impedì che quell’infame progetto si realizzasse. Il
papa - e l’ottima Matilde era con lui - attraversò il Po nella speranza di riu-
scire a concludere un’autentica pace. Ma alla illustre e assai guardinga si-
gnora si presentò un messo2 che le denunciò il segreto proposito del re Enri-
co di catturare il papa. a svelare il segreto di Enrico. Come la prudente con-
tessa ne fu a conoscenza, si mosse subito con i suoi e col papa alla volta dei
suoi monti sicuri.”3

Non ritornarono subito il papa e Matilde al sicuro sull’Appennino, a


Canossa e a Carpineti. Prima ebbero tempo di riparare nel castello del
Bondeno di Ròncore, protetti dagli armati del fido capitano Arduino
da Palude. Lo sappiamo da una importante Bolla papale emessa l’11
febbraio 1077 proprio a Bondeno, in cui si fissavano criteri per la ele-
zione degli abati nel Monastero di Frassinoro, da poco terminato
(1071-76), tramite il consesso dei monaci. Si affidava il Cenobio be-
nedettino direttamente alla Curia vaticana, senza dipendenze dai ve-
scovi di Modena, con una tassa annuale di un’oncia d’oro4. L’atto è
indubbiamente una pietra miliare nelle iniziali vicende matildiche: se
fino a due settimane prima la Contessa si era fidata del cugino re Enri-
co IV, ricevendolo a Canossa e aiutandolo con la mediazione presso il
papa per la sua assoluzione, da quel momento il tradimento rendeva il

1
Nel 1088, a Mantova (14 novembre) certo Romano è detto pittore ed è al seguito della contessa Matilde: cfr. F. Cano-
va et alii, “Documenti e lettere di Matilde di Canossa”, cit., doc. 41, p. 155.
2
Pare si potesse trattare del fido Arduino della Palude, capitano della vassalleria matildica e che a Bondeno di Ròncore
aveva sede nel castello ivi esistente.
3
Donizone, Vita Mathildis, Libro II, vv. 129-145 (trad. U. Bellocchi, G. Marzi, Modena 19973).
4
G. Bucciardi, Montefiorino e le Terre della badia di Frassinoro. Notizie e ricerche storiche, vol. I (1071-1173), Mo-
dena 1926, pp. 25-30. Era dedicato a Santa Maria e a San Claudio.
112
re uno spergiuro e lei, sua vassalla, come lo era della Chiesa, doveva
scegliere da che parte stare: e scelse la Chiesa, il papa Gregorio VII.

Fotoaerea del territorio fra Pianura padana e Ap-


pennino, con indicato Frassinoro. Da Mantova,
Beatrice raggiungeva il Po a Boccadiganda, lo at-
traversava su traghetto per Saviola-Ronco Ro-
lando, Pegognaga, Reggiolo (lungo la strada dei
Teutonici), procedendo verso Reggio e la monta-
gna. Dal monastero di Frassinoro, Beatrice rag-
giungeva poi la Toscana. Altra via era da Scorza-
rolo-Torricella, Teutonica occidentale, che supe-
rava il Po e si dirigeva a Riva-Luzzara-Guastalla
e da lì verso Brescello e la Francigena.

A lato: Carta che evidenzia i principali centri ap-


penninici reggiani e modenesi nelle vicinanze di
Frassinoro (1071-72), entro i 30 km circa dal-
l’antica abbazia benedettina canossana.

Sotto: l’Abbazia matildica di Marola (sec. XI).

L’Abbazia di S. Maria e S. Claudio di Frassinoro, eretta nel


periodo 1072-1075, da Beatrice di Lorena, madre di Matil- L’abbazia di Frassinoro, oggi (quel che ne è rimasto).
de (ricostruzione del complesso monastico antico). Reggiolo dipese dal monastero dal 1071 al 1242, quan-
do Reggio decise di rifondare il castello vecchio distrut-
to nel 1223 dai Mantovani, a dieci anni dalla erezione..

113
Quando Beatrice donò la corte Reggiolo, nel 1071, al Mon.° erigen-
do di Frassinoro sulle montagne modenesi, insieme a Campagnola e a
Budrione, nella pianura, oltre a 9 altre corti dell’Appennino, cambiò la
vita degli abitanti. Essi non erano più soggetti alla signora di Lorena,
sempre distante, mentre loro venivano governati da gastaldi di sua fi-
ducia o dagli stessi Da Palude (da Rocca Falcona, Fabbri-
co, o dal Bondeno di Arduino) e financo dai Sessi della
vicina Ariolum (Rolo)1. Da quel momento, la sorveglianza
venne svolta dai monaci e dagli abati del cenobio benedet-
tino modenese, che non di rado venivano a Reggiolo lun-
go le vie d’acqua che agevolavano il loro cammino.

La casa abbattuta una ventina d’anni fa lungo via Cantone,


rimasta come all’origine, in mattoni faccia a vista di molti seco-
li fa. E’ infatti citata nel documento d’acquisto che il Comune
fece nel 1213 di un appezzamento di terra di 60 biolche, indicandola sui con-
fini a nord – oltre al fiume Bondeno – come la casa dell’abate2.
Il prof. Zagni3, invece, colloca la casa dell’abate presso la chiesetta di San
Venerio e la villa dei Bianchi di Modena (da poco ristrutturata dopo il si-
sma). Era l’abitazione dell’abate di Frassinoro quando veniva a Reggiolo.

Così il documento del 1213, nov. 5:

“Et remanendo domus domini abatis extra


que est iuxta castrum… cuius dicuntur esse
fines: a mane Navilium vetus et via et do-
mini de Palude, a meridie et a sero dictus
dominus abas pro Monasterio, de subto
Bondenus et domini de Palude et dicta
domus domini abatis.”

Trad.: ‘E restando la casa del sig. abate


[Beltramo] fuori dai limiti del castello
[vecchio] … di cui si dicono questi confini:
a mattino [est] il vecchio Naviglio e la
strada e i signori da Palude; a mezzogiorno
e a sera [sud e ovest] il suddetto sig. abate
per il Monastero; a nord, il fiume Bonde-
no e la detta casa del sig. abate.’

Ricostruzione dell’antico Razolo:


i corsi d’acqua presenti, con il Castrum vetus
(solo successivamente si costruì quello nuovo).
Le 60 biolche erano ca. mq 188.000; un rettangolo dai lati di circa m. 200 x m. 900 (v. linea blu).

1
E’ plausibile il riscontro in documenti successivi (sec. XIII), quando troveremo beni dei Palude in Reggiolo, nel 1213,
e ben 625 biolche possedute dai Da Palude e dai Sessi, che il Comune di Reggio acquistò nel decennio 1247-57.
2
“LX bobulcis terre ubi est ordinatum castrum Razoli… (in: Liber Grossus Antiquus Comunis Regii, vol II, a cura di
F.S. Gatta, Reggio E. 1950, doc. CLXII, p. 7): ‘sessanta biolche di terra lì dove è predisposto il castello di Reggiolo.’
3
A. Zagni, “Storia d Reggiolo”, Reggiolo 1983. Qualora fosse stata lì, occorre ubicare più a sud il Castrum vetus.
114
1205, lug. 28. Documento sul Bondeno di Ròncore: le pertinenze di terre e decime (sui prodot-
ti, generi e animali da consegnare al 10%) contese fra Polirone, Quistello e la Pieve di S. Pro-
spero di Bondeno di Ròncore e il suo arciprete.

Documento importantissimo: chiarisce - o tenta di farlo - i ‘confini’ e i limiti del Bondeno di Ròncore con le terre di
Quistello, S. Giovanni del Dosso, Gabbiana e Villole. L’estensione ancora a quest’epoca della Corte Bondeno di Ròn-
core verso est - fino a Brazzolo di Quistello - è confermata e definita, nel rispetto dei confini con le altre corti: a nord, la
corte Gabbiana e Quistello (corte del monastero di S. Benedetto in Polirone); a nord-est, la corte Villole; a sud, Gardi-
gnacola (S. Giovanni del Dosso) e il lago Plautanello (già detto Romano). Il fiume Bondignolo (Bondeno in esaurimen-
to?) attraversa tutto il territorio in questione, diretto oltre Bondanello - non impedito dal fiume Secchia che aveva anco-
ra un corso più a sud - al Bondeno-Burana del ferrarese.

115
I primi secoli di vita a Reggiolo: 1044-1213.
La Regona e l’amministrazione in comune di Reggio e Mantova: 1184-1286.

Reggiolo dunque nel sec. XIII e dopo 142 anni di possesso dei mo-
naci di Frassinoro, vedeva un importante intervento del Comune di
Reggio, che iniziava a interessarsi del paese presso il confine con il
territorio mantovano e la terra detta Regona Padi (di Po).

Carta di Domenico Vandelli (1743-48): corografia della diocesi di Nonantola, disegnata a corredo dell'opera
storica di G. Tiraboschi, “Dizion. Storico-Topograf. degli Stati Estensi”, II (1825). Il tratteggio indica la esten-
sione della Corte di Bondeno di Ròncore, che comprendeva i territori fino a Brazzolo, a ovest di Poggio Rusco.

f. Gorgo

Carta ricostruita su quella di M. Calzolari (1996), con i corsi d’acqua e i porti dei secc. X-XIII. I nn. 17-18-19
indicano la probabile ubicazione del Porto reggiolese Trifoso (19) e di quello di Gorgo (17 o 18). Io credo in-
vece che il porto di Gorgo fosse presso il Bondeno di Ròncore, dove passava il fiume Bondeno.

116
Marzeneta, Campitello, Carù: Ma prima della Fase chiamata della Regona Padi, o Regona di Po
Culto di San Venerio (anche Regula Padi: 1184-1286) è necessario spendere due parole.
Reggiolo, amministrato da Frassinoro, era formato da una comunità in
buona parte religiosa e legata al santo patrono Venerio. Il culto di que-
sto santo - portato a Reggio nel sec. IX dalla località ligure dell’isola
del Tino, dove era vissuto e divenne abate del monastero ivi eretto – si
era diffuso anche nella pianura, sia reggiana che mantovana.
A sud di Quistello, infatti, presso Gabbiana, nella località di Marze-
neta (oggi scomparsa), si cita il culto per San Venerio esistente fin dal
1105. Nell’elenco dei beni che papa Pasquale II conferma al monaste-
ro di Polirone si cita: “ecclesia Sancti Venerii de Marceneto cum
medietate castri” (P. Torelli, Regesto Manovano, 1914, doc. 132, pp.
97-98, Roma, 20 marzo 1105).

Cranio del santo Venerio: la


freccia indica la parte asportata
che il vescovo di Reggio donò al-
la Chiesa di Reggiolo nel 1708.

2010, 13 Settembre.
Da sin.: Salvatore Mesoraca,
Giuseppina Affaticato, reggiole-
si, la Presidente della Provincia
di Reggio Emilia, Sonia Masini,
il Sindaco di Reggiolo all’epoca
Barbara Bernardelli (2014-19) e
Lorenzo Forcieri, presidente
dell’autorità portuale di La Spe-
zia.

117
Un altro paese mantovano ha visto per qualche tempo una comunità
legata al santo Venerio: in San Venerio di Campitello “iuxta ripam
oley” [presso la riva dell’Oglio], dove si tenne un’adunanza di molti
cittadini autorevoli (34, tra cui il podestà di Cremona e un Bonacolsi
de Riva) per trattare le modalità della Pace fra Cremonesi e Mantova-
ni (Reg. Mant., docc. 671-72, anno 1200, agosto 2, in pp. 424-25).

Dunque altri gruppi reggiani – o perfino di liguri (?) – si erano por-


tati appresso il loro santo protettore in Reggiolo, Marzeneta e Campi-
tello. A Carù, inoltre, nell’Appennino reggiano, altra chiesetta dedica-
ta a S. Venerio era nota nel Medioevo1. Cosa accomunasse queste co-
munità non si sa; forse, qui nella Bassa, il Bondeno che passava poco
distante da Marzeneta, soggetta a Polirone, fa pensare che vi fosse sta-
ta una qualche forma di scambio e di frequentazione tra i reggiolesi e i
mantovani di quell’area finitima. Pochi invece i possibili contatti fra i
due paesi di Marzeneta e Reggiolo con Campitello, anche se la località
di San Venerio è detta ‘presso la riva del fiume Oglio’. E’ possibile
che siano stati i vassalli canossani a lasciare il nome alla località a
sud-ovest di Campitello, che dopo la morte di Matilde avevano eserci-
tato il dominio sulle antiche terre del patrimonio canossano.

FRASSINORO 1071-1213

Alle dipendenze dei monaci di Frassinoro, i reggiolesi dovettero vi-


vere con le regole di quel monastero2. Per la pianura reggiano-
modenese, dove i terreni erano ancora coperti da selve, acquitrini e ri-
dotti spazi coltivabili, in Reggiolo, Campagnola e Budrione, si molti-
plicarono gli sforzi per consentire a nuovi coloni di popolare le corti
passate in possesso all’abbazia.
Nel novembre 1099, un atto di Matilde modificò la situazione di
Reggiolo: il 12 di quel mese la Contessa donava al monastero bene-
dettino di Brescello molte corti e terre, beni notevoli compresi le pe-
scaie di Reggiolo, con le case della zona del Dosso, l’uso delle acque
e dei boschi con la terra a vigna intorno3. Non ci risulta che Frassinoro
si lamentasse di questa privazione di Reggiolo; forse non avvenne
come previsto oppure Frassinoro si riprese negli anni successivi Reg-
giolo e le sue pescaie, vigne e terre coltivabili, risarcendo in qualche
modo il monastero di Brescello. Fatto sta che le attività in Reggiolo
rimasero soggette al monastero modenese, fino all’inizio del sec. XIII,
quando per ottenere l’acquisto di una sessantina di biolche di terra
(180.000 mq) il comune di Reggio fece un contratto di permuta tra al-
cuni suoi beni e la terra reggiolese: 5 novembre 1213.

1
C. Santi, S. Venerio Patrono di Reggiolo e il suo culto nell’Appennino, in “Matilde e Gregorio VII a Reggiolo” (a cura
di F. Canova), E. LUI, Reggiolo 2015, pp. 119-127; P. Golinelli, Culto dei santi e vita cittadina a Reggio Emilia, 1980.
2
G. Bucciardi, Montefiorino e le terre…, cit.
3
F. Canova et alii, “Documenti e Lettere di Matilde…”, op. cit., pp.191-200, copia autenticata il 16 marzo 1319.
118
Regona Padi (1184-1286): ossia il territorio ai margini di Reggiolo, comprendente la corte con castello del Bondeno di
Ròncore (Bondanazzo, Villanova), la finitima del Bondeno Arduino (B. di Gonzaga), e le due grandi corti incastellate di
Gonzaga e di Pegognaga,

L’intervento di Reggio in Reggiolo rispondeva alle pressioni manto-


vane sulla Regona di Po. Nella Destra del fiume, a partire dal suo af-
fluente Zara che segnava il confine fra i due distretti di Reggio e di
Mantova, la città di Virgilio aveva avanzato le sue mire sulle terre fer-
tili di Suzzara, San Benedetto Po, Pegognaga e perfino Gonzaga.
Si trattava di territori da secoli appartenenti al Vescovado reggiano,
dal 781, e dalla metà del sec. XII al nascente comune di Reggio. I si-
gnori dell’areale in Destra Po – Da Palude, da Gonzaga, Riva, Ippoliti,
da Saviola, Cattanei – già parte della vassalleria dei Canossa e di Ma-
tilde, stentavano a fronteggiare le nuove forze economiche strette in-
torno ai due comuni che si fronteggiavano nella Regona. Per i primi
due decenni, l’alleanza funzionò (1184-1204); poi i rapporti si incrina-
rono e una svolta ebbero con l’abbattimento del castello di Sailetto
(Suzzara) di Carlaxario, nel 1205, ai reggiani inviso perché costruito
su territorio suzzarese di loro pertinenza. Suzzara era rimasta esclusa
dalla Regona, comprendente Gonzaga, Pegognaga e i due Bondeni di
Ròncore e di Arduino.
119
Sopra: Cartina che mostra i tracciati delle due stra-
de medievali dette ‘dei Teutonici’. La Occidentale
è nominata in un documento vescovile del 1153,
relativo alla conferma di papa Anastasio IV dei
beni in Brescello. La Orientale è citata in un do-
cumento del 1184, del 31 dicembre, a proposito
della Regona Padi.

A lato:
Particolare della Mappa del 1533 (in cui sono evi-
denziati i confini tra Prepositura di Polirone e il
Monastero di S. Benedetto Po).
Razolo-Reggiolo è raffigurato incastellato quasi
verosimilmente, più che in forme stereotipe tipiche
di questi disegni: con porta d’accesso fortificata da
torre laterali (Rocca), l’alto mastio centrale della
Rocca e la punta del campanile della Chiesa del
castello all’epoca, poco prima che si costruisse
l’attuale parrocchiale a Est.

120
Le guerre, le tregue e le paci del sec. XIII: 1205, 1218, 1225-1257.

Mantova però non desistette: continuò le sue mire espansionistiche


anche dopo la battuta d’arresto. Allorché Reggiani e Cremonesi alleati
scavarono in pochi anni (1218-20) la Tagliata, da Guastalla a Bonda-
nello, nel vecchio corso dell’antico fiume Gorgo – citato nel 1102 in
documenti matildici – e che sfociava nel Bondeno reggiolese, pensa-
rono bene che non potevano sopportare un’azione simile. Il lavoro di
scavo di quel nuovo alveo infatti consentiva alle due città di Cremona
e Reggio alleate di scendere lungo il Po nella Tagliata dal Guastallese
– tenuto dai Cremonesi – per raggiungere in tal modo l’antico corso
del Po a Sustinente, evitando i dazi dei transiti posti dai Mantovani.

La sconfitta di Carlaxario bruciava ancora ai Mantovani e la Tagliata


acuiva il senso di sottomissione nella Regona, sui confini meridionali
del loro distretto. Fatto sta che ripresero le ostilità e Mantova portò a
casa una vittoria strabiliante proprio in Reggiolo, sorpreso nottetempo
nel 1223, con navi e barche risalenti il corso della Tagliata. Assalita
la guarnigione del castello vecchio, la dispersero e ne uccisero il capi-
tano, Jacopo da Palude1. Catturati gli abitanti e tradotti prigionieri a
Mantova, incendiarono il paese conquistato e ne abbatterono la torre
difensiva del castrum vetus. Reggiolo rimase desolatamente vuoto per
una ventina d’anni. Solo poche famiglie vi ritornarono, e probabil-
mente vi restarono quelle residenti nel Bondeno di
Ròncore, incastellato. Due anni dopo, nel 1225, il 10
di aprile, gli ambasciatori delle due città si incontra-
rono e nel castello di San Benedetto in Gonzaga fir-
marono una Tregua di 25 anni, ratificata poi a Manto-
va cinque giorni dopo. Venivano fissati i punti
dell’accordo: divisione dei paesi, per cui Gonzaga
passava alle dirette dipendenze di Mantova, mentre
Bondeno Arduino era detto di pertinenza di Reggio;
su Pegognaga e Bondeno di Ròncore si sarebbe eser-
citata potestà comune.
Permase la tregua fino al 1257, quando si trasformò
in Pace duratura e le vicende reggiolesi ebbero un
nuovo destino, a cominciare dal 1244, con la introdu-
zione dei nuovi Statuti urbanistici.

Bondanazzo dall’alto (2017), in fase di ristrutturazione. Il Nord è a sin. e la parte scoperchiata è la stalla col fienile. La casa
padronale, a ovest (qui in basso), presenta un tetto a 4 falde e dei bassi servizi in adiacenza. Il complesso residenziale era ben
più vasto (Bondeno di Ròncore) e comprendeva altri caseggiati, un duplice fossato difensivo e una struttura castellata (v.
1821, il Catasto di Reggiolo, più avanti).

1
Discendeva dalla nobile famiglia che aveva visto in Arduino il maggiore e più famoso condottiero, Maestro d’armi di
Matilde di Canossa, che era bisavolo di Artemisio, padre di Jacopo della Palude, prefetto di Reggiolo all’epoca.
121
LA REGULA PADI o REGONA DI PO (1184 – 1286).

La Regula Padi è un toponimo-idronimo che nei documenti medie-


vali indicava un territorio piuttosto ampio1 compreso tra il Bondeno, a
sud-est e lo Zara-Po Vecchio a nord, dove esistevano le corti di Gon-
zaga, Pegognaga, Bondeno Arduino e Bondeno di Ròncore. Il termine
compare per la prima volta nei documenti reggiani di età comunale
(LIBER GROSSUS, II, CXCV, p. 129, anno 1184, 31 dic.; CCV, anno
1197, 1-5 nov., p. 156 e altre citazioni successive). Si sottolinea come
una antica forma di autonomia in queste terre era attestata già in una
concessione rilasciata da Matilde di Canossa a favore del monastero di
Polirone, con cui fu permesso all’abate Alberico del cenobio, che ave-
va ricevuto in dono queste terre, di conservare omnes consuetudines et
usantias (tutte le consuetudini e usanze, tradizioni) di questi territori,
definiti dalla contessa di pertinenza allodiale ma con una originale
espressione (locii mei), ad indicare una particolare affezione verso le
terre della Regona, in una delle quali, Bondeno di Ròncore (Bonda-
nazzo di Reggiolo) addirittura decise di permanere gli ultimi 9 mesi
della sua vita, dall’ottobre 1114 al 24 luglio 1115.2

La definizione di “regula” sottintendeva una organizzazione sotto-


posta a precise norme di condotta, stabilite nell’inverno 1184-85 sulla
riva destra di Zara, nella chiesa locale di S. Celestino di Roncorlandi,
l’antica corte acquistata dal bisnonno di Matilde, Atto Adaberto Ca-
nossa nel 976 d.C., una quindicina d’anni dopo aver acquisito con va-
rie permute con le chiese di Reggio e di Mantova l’isola di San Bene-
detto (961-62). L’areale in questione dunque era di natura strategica: a
sud del Po e del fiume Zara (che si traghettavano presso Boccadiganda
e Rupta Asinarii, rispettivamente), nella Regona passava la Strada dei
Teutonici, che attraversava Pegognaga, i due Bondeni e raggiungeva
Reggiolo, per dirigersi poi a Reggio e all’Appennino. (Vedi a lato).

Nel 1257, dopo la Tregua del 1225, si ripresero i contatti fra le due
città di Reggio e Mantova, e in una serie di atti fissarono i nuovi ac-
cordi tra loro, sulla Regona e con i paesi confinanti, tra cui Reggiolo e
Suzzara, rimasti in precedenza estranei alla gestione della Regula3.
Reggiolo così rientrava di nuovo in gioco, per la strategia sul confine
settentrionale che Reggio stava disponendo e rafforzando.

1
P. Torelli, R.M., doc. 148, 1110, p. 108; F. Canova, M. Fontanili, C. Santi et alii, Documenti e Lettere di Matilde…
cit., doc. 123, anno 1110, sett. 24, p. 371; V. Colorni 1959, pp. 116-120; A. Castagnetti 1982, p. 70). Per la collocazio-
ne di questa area: cfr. G. Sissa 1979 e 1983; O. Rombaldi 1979 (in Reggiolo Medievale), F. Canova 1978-80, 2000 e
2013. Il termine era anche indicato più spesso come Regona Padi, a indicare terre recuperate dai fiumi.
2
A. Zagni, Matilde di Canossa a Bondeno di Ròncore (Bondanazzo di Reggiolo), Reggiolo 1977; F. Canova (a cura di),
in Matilde di Canossa e Gregorio VII a Reggiolo (1077, 11 febbraio), Reggiolo 2015.
3
Liber Grossus, II, docc. vari; e F. Canova, Gli Statuti di Reggiolo nel sec. XIII, 2000, pp. 190-202.
122
Le due Teutoniche del Me-
dioevo.

Strada dei Teutonici, cit. nel


1184; si trattava di quella
Orientale, mentre un’altra
Teutonica, detta Occidenta-
le, era da 30 an-
ni citata in Brescello (1153),
dove giungeva dal traghetto
di Po tra Scorzarolo-
Torricella, proseguendo per
Riva di Suzzara, Luzzara,
Guastalla, Gualtieri, Boretto e
Brescello. Da lì raggiungeva
più a ovest la Francigena.

1153. A. L. Muratori riporta la prima citazione della Strada Teutonica nel doc. di papa Anastasio IV di conferma dei
beni al Monastero di S. Genesio in Brescello (Antiq. Italicae Medii Aevi, Tomo XIV, col. 600). Sopra a lato: Inizio della
Bolla papale di Anastasio IV, in cui conferma i privilegi a S. Genesio di Brescello, tra cui la Strada Teutonica.

1755. Mappa che riguarda il Po da Guastalla a Brescello, passando da Gualtieri e Boretto, con la Teutonica sull’Argine.
Si ringrazia Giovanni Santelli di Brescello, studioso, per i dati e la cartina, editi di recente in Internet-Google: ad vocem
Brescello-Santelli (storia).
123
Gli abitanti noti di Reggiolo: dal 1215 al 1252. I due Castelli, Vetus e Novum.

Con il primo incastellamento del 1213-15, formato da Reggio nelle


60 biolche acquistate da Frassinoro, troviamo parecchie famiglie che
risiedevano nei dintorni e poi direttamente nel castello1. Si trattava di
una trentina di nuclei, circa 150 abitanti in quel Razolo che a due
secoli dall’enfiteusi di Bonifacio Canossa dalla Chiesa di Reggio2
aveva aumentato i suoi abitanti. Una decina di famiglie abitarono così
nel 1213 per la prima volta il castello in formazione – a sud della
Tagliata ancora non scavata – e altre 17 si trovavano residenti nei
dintorni del castello e sui confini con i nuovi insediati.

Nel prosieguo degli anni, dopo la distruzione di Reggiolo ad opera


dei Mantovani, dispersi gli abitanti, il castello rimase abbandonato,
tanto che le pietre della torre rasa al suolo furono trovate solo dopo
150 anni, nel 1374. Diverse lettere da Reggiolo ai Gonzaga di
Mantova ce lo attestano3. In una, del 6 marzo 1374, il vicario
Leonardo di Gazolo informa il Capitano del Popolo di Mantova,
Ludovico I Gonzaga, che le misure della torre venuta alla luce in
“castro vetere” (il vecchio castello) ‘hanno nelle fondazioni uno
spessore di 2 metri, la forma quadrata e larga m. 12,5 e l’altezza si
presume fosse di 96 braccia [m. 48-55 ca]. La torre fu bruciata fino
alle fondamenta, che sono profonde 12 braccia [m. 6 e mezzo].’ E
aggiungeva: ‘da San Venerio, dove si dice fosse l’entrata a sud del
castrum vetus, alla Rocca, era venuto allo scoperto un sotterraneo ‘a
volta’, con tracce di fortificazione e l’entrata a nord sempre del
vecchio castello a pochi metri dalla Rocca.

Le tracce di tutto questo vennero alla luce negli scavi succitati


dell’autunno 1984, in zona via Dante Freddi, per ricavare le cantine
del negozio che fa angolo con via Roma. Nella grande buca, a est del
nuovo fabbricato, si intravvidero dei volti in pietra, quelli di un
sotterraneo che aveva direzione N-S, e doveva proseguire fino alla
chiesetta di S. Venerio (e da essa pervenire fino al castrum vetus).
Così il Castello vecchio era ciscoscritto nell’area che dalla chiesetta
originaria di Reggiolo giungeva al mulino dei De Preti – oggi parco a
sud di Palazzo Sartoretti. Vedi mappa nella pagina accanto.

1
F. Canova, G. Nosari, Reggiolo. Il nome e il come. Storia Cronaca e Legenda, Reggiolo 2013.
2
P. Torelli, Le Carte degli Archivi reggiani (1051-1060), Reggio E. 1938, doc. IX, p. 15, dopo il 1052.
3
“Vi sono 250.000 pietre dell’antica torre esistente nell’orto del mulino oltre la Tagliata; altre 100.000 sono presso San
Venerio; … altre 50.000 vennero recuperate prima.”, scrive il vicario Leonardo di Gazolo. (ASMN, AG, b 2381, 1374,
genn. 14).
124
Disegno della 2^ metà dell’Ottocento. Tracciato del Castrum Vetus (Castello vecchio, punti azzurri) come si ricava dal-
le lettere dei Vicari di Reggiolo dirette a Mantova, cui il paese divenne soggetto dal 1306. Le due stelle rosse indicano i
due ingressi del fortilizio, a Nord – presso la Rocca, si dice – e a Sud, in vicinanza di San Venerio. Dalle precise indica-
zioni, fornite da lettera del 1374, marzo 6, citata, si evince che la torre esistente, abbattuta alle fondamenta dai Manto-
vani nel 1223, che era posta nell’orto del mulino – quello dei De Preti, che dava nome all’intero areale oggi compreso
da via D. Freddi-S. Giovanni a via B° Trieste – era collocata dove è posto il cerchio giallo. E la strada via D. Freddi at-
tuale era detta in molte mappe “strata que vadit per medium castrum.” (strada che percorre il centro del castello) e an-
che del Bittifredo. Il tratteggio bianco indica il Castrum Novum (Castello nuovo: 1242-1252), con l’adiacente Borgo
Argine e il vicino Borgo Razolo (inizio di via Matteotti e vicolo Piave, rispettivamente).

125
Il Centro Storico di Reggiolo, visto
dall’alto (2019).
1. Villa Fassati, 2. la Rocca e la
Piazza nuova; verso
Nord il Castello
nuovo (3) di un
tempo.

Castrum Novum N

Rocca Via Matteotti E

Cavo Tagliata Argine sin. Tagliata


Castrum
Vetus S

L’impianto originario, quello dei primi tempi di sviluppo di Reggiolo


(secc. X-XIII), è rimasto pressoché identico alle sue origini. Finita
l’espansione Sud-Nord, lungo l’attuale via Roma, di quello che venne chia-
mato il castrum vetus (Castello vecchio) che la Tagliata chiudeva a nord
(2018-20), si venne sviluppando il nuovo Castello con la Rocca e la parte
abitativa racchiusa dai fossati, che il Bondeno e la stessa Tagliata alimenta-
vano, tramite le Pradelle e la chiavica presso l’argine (ora strada per Brugne-
to: via Cantone, venuta alla luce durante la realizzazione della nuova Piazza,
nel 2018-19).
Nel contempo, dal 1242 al 1252, ci informano i documenti che Reggiolo
iniziò a espandersi lungo l’argine sinistro di Tagliata e così sviluppare una
sorta di impianto urbanistico a T piegata a oriente: v. il disegno sopra, con il
percorso delle vie Roma (S-N) e Matteotti (W-E).

126
L’assetto urbano dunque iniziò a configurarsi nella nuova strategia
che il Comune di Reggio ideò per Reggiolo1: farne un baluardo difen-
sivo e abitativo di consistente portata, da arginare le mire dei Manto-
vani che premevano ormai a ridosso del territorio reggiano settentrio-
nale, e specialmente nella zona di Reggiolo, Luzzara, Suzzara, che da
secoli rientravano nell’orbita dei vescovi reggiani, prima, e del Comu-
ne successivamente.

Il Destra Po: l’ampio areale che venne definito “Regona Padi” e “Regola di Po”, nel 1184, occupava le
corti di Pegognaga, Gonzaga e dei due Bondeni, di Ròncore e di Arduino. Fu una vera e propria colonizza-
zione agricola del territorio, che sui loro confini sia Reggio che Mantova decisero di comune accordo. Vi
insediarono abitanti, vi alzarono torri e recinti, distribuirono sementi, favorirono la giustizia con Notai e
Podestà, misero in guardia da ladri, malfattori e banditi, consentirono l’uso di pesca e transito nei laghi, bu-
gni, corsi d’acqua presenti (Bondeno, Tagliata, in primis, oltre ai navigli e canali realizzati).
La strada dei Teutonici la riaprirono e riassettarono, per avvicinare le due città e stabilire rapporti mi-
gliori. In un primo tempo, fu Reggio a prevalere (1184-1204); poi sopravvennero i dissidi e le scaramucce,
che portarono a scontri (1205), che videro i Reggiani imporre ai Mantovani la distruzione del Castello di
Carlaxario in Sailetto, perché costruito su terra reggiana in un luogo strategico. Nel 1223 invece fu la volta
dei Mantovani di ritenere un pericolo la Tagliata e il castello di Reggiolo che andava formando Reggio; la
nuova battaglia favorì i Mantovani, che nottetempo assalirono Reggiolo e ne sgominarono le guardie, gui-
date dal prefetto Jacopo da Palude, che rimase ucciso negli scontri.
Reggiolo venne distrutto alle fondamenta, rovinata a terra la torre e bruciate le capanne intorno del ca-
stello vecchio. La Tregua che subentrò nel 1225 portò di nuovo i due comuni cittadini a cercare un accordo
e si divise l’area in zone di influenza: Gonzaga passava sotto i Mantovani e Bondeno di Arduino ai Reggia-
ni, mentre Pegognaga e Bondeno di Ròncore restavano in amministrazione comune ancora.

1
Liber Grossus, cit. (d’ora in avanti: LG. e i voll. relativi), II, docc. diversi, pp. 21-42; e 79-86: anni 1244-1252.
127
Dal 1184 al 1223 si susseguirono così due generazioni, con 48 capi-
famiglia indicati con i loro nomi e in oltre la metà anche i cognomi,
parte dei quali ritroveremo in Reggiolo nei secoli successivi (v. asteri-
sco): Chierici*, Oddoni, Tagliaconti, Sassoli*, Guatani, Lusceti [Lu-
setti*], Malatassa, Lipaldi, Spadari*, Mansi, Canevari*, Malconvento,
Uberti Lattoro, Ugitoni, Bosi*, Guidotti*, Nascinguerra, Oddolini,
Guntardi, Carne, Donini*, Gambarari, Guastalla*, Ferrari*, Stefani*,
Rebufati, Mainardi1.
Nel 1213-15, fra gli abitanti incoraggiati da Reggio a venire a Reg-
giolo nel ‘vecchio’ castello – in parte costruito da Frassinoro, termina-
to poi dal comune reggiano – troviamo: Giovanni Tirabola e Lanfran-
co Ferrari* (provenienti da Fabbrico); Guido Morini* (da Campagno-
la); Marchesino Tuccimanni e Buontalento di Dominedei (da Guastal-
la); Ariberto di Giovanni Malgarruti; Bartolomeo Veruti, Lombardo
Selvolo, Musone e Mutalbergo di Reggiolo.
Altre famiglie presenti nei dintorni del Castello, insediate da tempo
e confinanti con le terre costruibili concesse ai primi: Corrado, Marco,
Morino Corrigi, Ianello Puti (Pozzi*), Rodolfino (Rodolfi*), Giovanni
Palmieri, Bono Martini*, Ugolino Isabelle, Rainero Cosse, Alberto Si-
cheri, Giacomo ‘pescatore’, Valvesneri, Giliolo da Palude, Giliolo fg.
di Rolando Enguelfredi, Bellenzoni, Raymondino, Bonardo.

1244: la nuova urbanizzazione di Reggiolo. Il nuovo Castello.

Nel 1242, si eresse il Mastio centrale della costruenda Rocca, le cui


prime mura di cinta sono già presenti nel 1244 e meglio documentate
nel 1265-67. Il comune di Reggio aveva pensato bene di rafforzare
meglio la zona confinaria con Mantova, a scanso di sorprese. Così nel
1244 diede vita a una grandiosa operazione: la realizzazione di un
Borgo franco, un nuovo paese urbanizzato e allestito con risorse dello
stesso comune e ripopolato dopo il disastro della distruzione del 1223
con famiglie provenienti da diverse località del reggiano.
Furono le prime 78 famiglie ad arrivare a Reggiolo, circa 350-400
persone, che vennero scelte con il criterio dell’estrazione a sorte dopo
le loro domande per venire nel nuovo borgo. Furono collocate nel ca-
stello vecchio e in quello nuovo, a nord del precedente: l’attuale zona
del Centro Storico, con la via Matteotti, all’epoca detta Borgo Argine
e Borgo Tagliata (più a ovest, via Cantone).
Si diedero loro in estrazione: 10 biolche di terreno agricolo per cia-
scun nucleo; i terreni edificabili per costruire le loro abitazioni, e i
coppi necessari per coprire i casamenti. Una parte del terreno donato
era da utilizzare come aia, per predisporre l’essicazione dei raccolti. E
si definirono altresì le misure delle case, in altezza, in riva alla strada.

1
L.G., II, doc. CCV, p. 156, anno 1197, novembre 1-5.
128
Castrum vetus (castello vecchio): da strada Gavello al palazzo Sartoretti (secc. XI-XIII).
Castrum novum(castello nuovo): dalla Rocca al Teatro, con inizio da via Matteotti attuale.

129
1975. Le Pradelle viste da Est. Il filare dei platani secolari era ancora esistente; il terreno coltivato dagli affittuari Bonini
dei marchesi Fassati, a grano, mais, foraggio ecc. da sempre. Nessuna costruzione era stata prevista per secoli in
quest’area a ridosso della Tagliata, né al di là della strada Cantone-Fornace che da Reggiolo porta a Brugneto.

Il Castello nuovo di Reggiolo: ricostruzione (E. Schiavina, 1994, Convegno di Studi Storici reggiolesi, nel 950° anni-
versario della documentazione di Reggiolo: 1044-1994). A sud della Rocca, un rezeto protettivo con rivelino e ponte le-
vatoio sul fossato difendeva l’ingresso; altro ponticello sul fossato di mezzo collegava la Rocca al castello. La cinta di
mura circondava l’abitato, cui si accedeva tramite ponte sul fossato orientale che immetteva nel Borgo Razolo.
130
CONSOLI, BORGHI, TERRE, CASE, DIMENSIONI E STRUTTURE DEI CASAMENTI.
GLI STATUTI DEL 1244 (forse settembre).

Nel 1244, oltre all’estrazione dei 78 nuclei famigliari che il comune


di Reggio intendeva trasferire a Reggiolo, si nominarono i primi tre
Consoli per il governo del paese. E come era avvenuto per la Regona
mezzo secolo prima, dove erano stati nominati i consoli per ciascuna
terra dalle due città di Reggio e Mantova1, anche a Reggiolo si elesse-
ro tre Consoli:
- Uberto Sicco di Novi, Alberto Gastaldi da Cortenova (Novellara) e
Omogrande da Quingente (Villa Canolo di Campagnola).
Tre forestieri, dunque, che non sappiamo se fossero eletti dai nuovi
abitanti, dai pochi residenti rimasti a Reggiolo o scelti dai messi del
comune di Reggio e in virtù di chissà quali referenze e competenze.
Tre anni dopo, Reggio acquistò 625 biolche di terra (ha 187 ca.) dai
maggiori possidenti in loco, ossia b. 500 dal consorzio dei potenti Da
Palude e b. 125 dal minore Zilino Sessi, tramite il suo tutore,
l’arciprete di Campiola (Castelnovo ne’ Monti). Erano terreni dislocati
a sud della Tagliata, scavata nel 1218-20, oltre alle 60 biolche acqui-
state in precedenza, nel 1213 per costruire il vecchio castrum.
L’immigrazione favorita da Reggio per ripopolare Reggiolo preve-
deva anche l’assegnazione di:
- un lotto di terra nel castello per costruirvi la casa;
- un orto di 24 tavole (mq. 960) all’esterno;
- un podere di 10 biolche (circa 3 ettari) in luogo idoneo.

Per le famiglie estratte a sorte e ora residenti in Reggiolo si trattò di


una vera e propria elargizione di benefici: un terreno da coltivare e
una casa da costruire, un orto dove seminare le verdure per cibarsi
rappresentavano davvero un dono insperato. Si aggiunga che per le
case dirimpetto alla strada, da costruire in muratura, si consegnavano
anche le tegole per ricoprirle, era una fortuna stabilirsi a Reggiolo.
Il paese diventava così un borgo franco, cioè una sorta di sperimen-
tazione attuata per i più diversi motivi: nel caso di Reggiolo per raf-
forzare le difese sui confini settentrionali del distretto reggiano, di
fronte alla pressione che Mantova stava esercitando sulla Regona e in
Suzzara. “Si ricordano ville, borghi, castelli, le cui origini si perdono
nel tempo e nei quali gli abitanti godono di franchigie che il comune
dominante ha concesso per determinate ragioni in un determinato
momento.”2

1
Per Gonzaga: Alberto di Ugo Pettoni, Valeriano Goberto Coto, Gerardo Sigifredi; Pegognaga: Armerio, Bono Cozi,
Gerardo Bosi; Bondeno Arduino: Arduino Alberti di Bondeno, Enrichetto Flodrato, Leonardo di Bondeno; Bondeno di
Ròncore: Bernardo Montanari, Enrichetto sig. Scive, Tenca, Palemrio Alberti.
2
G. Fasoli, Ricerche sui Borghi Franchi dell'alta Italia, Estr. dalla Riv. di Storia del Diritto Italiano, A. XV, vol. XV,
Fasc. II, Bologna1942, p. 4; a p. 58 la citazione di Reggiolo, borgo franco e dotato di immunità per 25 anni.
131
REGGIOLO TERRA DEI DUE CASTELLI: VECCHIO E NUOVO (sec. XIII).

Gli Statuti del 1252, marzo 5.

Invero si trattò a otto anni di distanza dai primi Statuti di una rico-
gnizione-accertamento di quanto era avvenuto. Furono nominati 10
Castellani che presero il posto dei 3 Consoli (di loro poco o nulla si sa
e perché vennero sostituiti). Cambiava l’amministrazione del governo
locale, perché Reggio intendeva rendere più compartecipi gli abitanti
reggiolesi delle vicende che erano intercorse.
Queste furono le novità, ‘per incrementare di uomini e ricchezze la
terra di Reggiolo’:
- 184 gli abitanti residenti, fra cui ben 76 ferraresi (nuclei famigliari).
- 123 le case costruite, di cui 60 occupate da ferraresi e da altri mai in-
vestiti in precedenza1.
- 78 casamenti, di cui 65 all’esterno del castello, con l’orto, e 13 nel
castello (dei quali 7 erano vuoti o abbandonati).
- 10 coloni lavoravano anche le terre di quelli che le avevano abban-
donate (tra essi: Arduino da Correggio e Bartolomeo Sessi, i principali
occupanti dei poderi dismessi e abbandonati).
- Le nuove zone urbane: Borgo Argine, Borgo Razolo, Borgo Taglia-
ta, Borgo Bastiglia del ponte.
- La dislocazione delle case: dalla porta del castello alla Tagliata; a est
di questa strada; a ovest della strada (detta Guarini, l’attuale Malagoli-
Vallicella); nel borgo esterno oltre le mura fra la Tagliata e l’Argine
(B° Argine, via Matteotti); case e orti fra la Tagliata e l’argine destro;
poste sul terrapieno del vecchio castello (Borgo Molino, oggi vie Dan-
te Freddi, S. Giovanni XXIII).
Nelle settimane successive – da marzo ad aprile – continuarono i ca-
stellani di Reggiolo a registrare quanto avvenuto:
- Affitto ai 97 ferraresi sistematisi nelle 51 case trovate vuote.
- Affitti vari di case, orti e casamenti a seconda delle Zone urbane fis-
sate in precedenza con diversi canoni di fitto: si tratta di 139 case, 36
casamenti (8 ancora vuoti) e 68 orti.
- Si affittano altre 17 case, di cui 8 affittate per metà, con sanatorie di
abitanti insolventi e di nuovi inquilini non registrati; alcune case con
due porticati.
Gli oneri dei fitti variavano secondo le zone più vicine ai due castelli
e anche l’estensione delle case variava: da i 15-40 metri le più piccole
ai 120-160 le più grandi. E un denaro la tavola (m2 31,38) era l’affitto
praticato nelle case del vecchio castello.

1
Divenne in quegli anni appetibile immigrare a Reggiolo, anche se parecchi degli investiti estratti a sorte dal comune di
Reggio poi non vennero qui ad abitarvi o non vi restarono a lungo (alcuni morirono, anche; e uno intraprese il pellegri-
naggio per S. Giacomo di Compostela). Reggiolo fu ospitale per molti ferraresi, pare esiliati dal signore di Ferrara, Az-
zo VII d’Este, che aveva cacciato nel 1240 Salinguerra Torello e i ghibellini suoi sostenitori dalla città e dal contado.
132

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