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CARPINONE
TRA ARTE, STORIA E ARCHEOLOGIA
A CURA DI GABRIELLA DI ROCCO E TOMMASO EVANGELISTA
INDICE
CARPINONE: APPUNTI DI
TOPOGRAFIA E ARCHEOLOGIA
di Biagio Giuliani e Bruno Sardella pag.6
IL 1860 A CARPINONE
di Gabriele Venditti pag.48
“I COLORI DELL’ARCOBALENO”
IL NOVECENTO MOLISANO A CARPINONE E I CAPOLAVORI DI LEO PAGLIONE
4 5
CARPINONE:
APPUNTI DI
TOPOGRAFIA E
ARCHEOLOGIA
DI BIAGIO GIULIANI* E BRUNO SARDELLA**
*Sapienza - Università di Roma
**archeologo
Fig. 4. Carpinone, loc. San Marco. Materiali da una fattoria d’epoca sannitica: si riconoscono frammenti di ceramica comune, tegole
ed un peso da telaio (foto: B. Giuliani).
none - Frosolone), la Montagnola - Coste Sant’An- e l’ampio pianoro di Boiano. Le propaggini setten-
gelo (Civitanova del Sannio), Pesco la Messa - Colle trionali de il Monte e le propaggini meridionali de
Confalone (Frosolone - Macchiagodena) etc., che le Coste - l’Arnise delimitano un esteso pianoro ad
divide l’alta valle del Trigno a nord dal Piano di Ses- est, in parte palustre, che da stretto e lungo - la Fon-
sano a sud-est. tanella - si allarga ad ovest in un esteso pianoro allu-
Il Piano di Sessano è sbarrato ad ovest da una serie vionale - la Piana - sedimentata dal fiume Carpino
di alture che non superano gli 850 m s.l.m.; le vette che prosegue il suo corso verso le gole orientali del
di Colle Croce - Colle Alto - Colle Dolce formano la plateau calcareo su cui si erge l’abitato di Isernia.
seconda fascia altimetrica delimitata dal tortuoso Questo settore, contraddistinto da un’altimetria
tratto del fiume Carpino. La forra nella quale scor- compresa tra i 600 e i 500 m s.l.m., forma la terza
re, divide i monti sopra citati dallo sperone calcareo fascia orografica del territorio, su cui incombe iso-
su cui insiste l’attuale borgo e l’altura de il Monte, lata la collina del Monte dei Santi (628 m s.l.m.). La
l’unica che in questa fascia raggiunge gli 892 m s.l.m. Piana, di cui solo una parte è compresa entro i con-
Quest’ultimo rilievo si sviluppa in una lunga dorsale fini di Carpinone, ricade nei tenimenti dei conter-
con andamento nord-sud che, in un’ideale linea di mini comuni di Pesche e soprattutto Pettoranello.
cresta, configura con la contigua altura di Coste Ca- Delle tre fasce orografiche descritte, quest’ultima
stello (Castelpetroso) una lunga barriera delimitan- risulta quella maggiormente alterata da attività an-
te due strette e lunghe valli solcate da due assi idro- tropiche. L’assetto idrografico è contraddistinto da
grafici: la sorgente Fonte Pisciarello a ovest, il tor- numerose sorgenti perenni. Già il toponimo - Car-
rente Tura ad est. Entrambe queste vallecole rap- penone/Carpinone - denuncia nell’etimo la deriva-
presentano due direttrici che fungono da naturale zione dall’idronimo Carpino, evidenziando lo stret-
sbocco di collegamento tra la Piana di Carpinone to legame con l’elemento acquatico e nello specifico
che sembrerebbero pertinenti ad un datazione del sito tra il V-IV sec. a.C.
insediamento rurale (fattoria - villa Più problematici risultano i materiali
rustica?), databile tra il IV-III sec. a.C. osservati presso la strada rurale che
Ugualmente riferibili ad un insedia- dalle Masseria Pila si dirige verso Colle
mento rurale sono i materiali raccolti Astore (fig. 5). Il record archeologico è
in località San Marco, a sud della Mas- composto prevalentemente da tegole e
seria Iamurri (fig. 4), che presentano pochi frammenti di vasellame di impa-
caratteristiche che suggeriscono una sto; la presenza di frammenti ossei po-
Se sul versante
settentrionale il corso
del fiume Carpino,
l’idronimo da cui
l’abitato ha assunto il
nome, cinge il borgo di
Carpinone insinuandosi
tortuosamente nella
folta vegetazione, a sud
e ad est le abitazioni si
stringono a ventaglio,
come in un abbraccio,
attorno al possente
castello erto su un
massiccio roccioso.
Fig. 1 I torrioni a lato dell'ingresso in una cartolina degli anni ’30 (archivio M. Pizzuti).
18 Carpinone e il suo castello 19
È noto come tra le disposizioni emanate durante la ri propri di quella che definiamo una residenza for-
dieta di Capua alla fine del 1220 fosse inclusa anche tificata (fig. 2); com’è usuale per i nostri castelli, la
una norma secondo la quale tutti i castelli costruiti struttura che vediamo oggi nei secoli ha subìto mol-
ex novo dopo la morte di Guglielmo II su terre non teplici rimaneggiamenti, alcuni recentissimi, che
demaniali dovessero essere consegnati alla Coro- ne hanno in parte obliterato, quando non stravol-
na per essere distrutti. Tale legge, apparentemen- to, i connotati precedenti. Non sappiamo, e verosi-
te priva di logica, divenne invece uno strumento milmente non sapremo mai, come si presentasse il
essenziale nelle mani dello Svevo che in tal modo primitivo impianto fortificato; sappiamo, però, che
frenava il potere dei baroni del Regno; quale ese- esso dovette essere riedificato in età angioina dalla
cutore di questa disposizione venne nominato quel famiglia d’Evoli, in particolare da Tommaso d’Evoli,
Ruggero di Pescolanciano di cui ci informa Riccardo sui resti della fortezza abbattuta per ordine di Fe-
di San Germano (Sthamer, pp.5-7). derico II; è verosimile ipotizzare, ma siamo sempre
A partire dalla seconda metà del XIII secolo, e per nel campo delle ipotesi, che quest’ultimo edificio,
buona parte del secolo successivo, Carpinone, assie- quello pre-federiciano, rielaborasse secondo le esi-
me ad altri castelli come Monteroduni e Roccaman- genze e le tecniche costruttive di epoca normanna
dolfi, diviene feudo dei d’Evoli, mentre nella prima l’impianto di un rudimentale apprestamento difen-
metà del XV secolo passa alla famiglia Caldora: Ja- sivo longobardo.
copo Caldora e suo figlio Antonio restano signori di L’edificio (fig. 3), che conserva una peculiare pian-
U
In questa pagina: n complesso sistema collinare sedimenti compresi tra il fiume Vol- Carpinone almeno sino al 1442, anno della battaglia ta pentagonale dovuta alla necessità di adattarsi
Fig. 2 Veduta del castello caratterizza questo lembo di turno, il fiume Sesto e la terra di San di Sessano che vide contrapporsi Alfonso d’Aragona alla morfologia del territorio foderando la roccia
(web).
Molise, in particolare sui ver- Vincenzo (Ughelli, col. 396); è questa e Antonio Caldora con la resa di quest’ultimo (Va- sottostante, si imposta direttamente sullo sperone
santi meridionale e nord-occidentale, un’informazione per noi estremamen- lente, ivi); per lo stesso secolo abbiamo notizia di calcareo, caratteristica che - come evidenziato più
mentre ad est un accentuato terrazza- te interessante perché per la prima altri feudatari del luogo, in primis i Pandone, poi i volte in questa e in altre sedi - non è rara in un ter-
mento separa il territorio di Carpino- volta il sito è identificato come un ca- Cicinello. ritorio prevalentemente montuoso e alto collinare
ne da quello di Frosolone. Incuneato strum, quindi come un villaggio dotato Il castello, nella sua attuale veste, presenta i caratte- caratterizzato morfologicamente da picchi e spe-
in posizione defilata rispetto alla viabi- di fortificazioni. A questa fase potreb-
lità principale, il castello controllava il bero essere ricondotti i manufatti ce-
Fig. 3 Pianta primo piano (elaborazione grafica: F. Valente).
passo che conduce alla piana di Sessa- ramici rinvenuti di recente sulle pro-
no aperta verso nord, quindi verso l’al- paggini nord-orientali dello sperone
to Molise (Giuliani, Sardella, ivi). su cui si imposta il castello (Giuliani,
Come la maggior parte dei borghi a.a.2009-2010).
della regione anche Carpinone è at- Nel 1223 Federico II ordina al duca
testato non prima dell’XI secolo, in Ruggero di Pescolanciano di abbattere,
età prenormanna. È infatti dalle fonti tra gli altri, anche il castello di Carpi-
storico-documentarie che riusciamo a none:
ricostruire l’evoluzione, la natura e la
funzione di questo come di altri inse- In Gaieta, Neapoly, Aversa et
diamenti (Di Rocco 2009). Fogia iussu Cesaris, castella fir-
Il 18 ottobre del 1064 Bernardo, con- mantur. Sernie, menia diruun-
te di Isernia, dona all’abate di Mon- tur, cuius civitatis fere medietas
tecassino Desiderio il monastero di igne comburitur, castellum Car-
San Marco di Carpinone in località penonis et alia quam plura de
Aquasonula (Giuliani, Sardella, ivi); novo castra firmata in comitatu
nella Cronaca dell’Abbazia leggiamo in Molisii et per loca alia secun-
proposito: oblatio Bernardi Comitis de dum statuta imperialia dudum
monasterio Sancti Marci in Carpenone Capue edita evertuntur. Pro
(Reg. Petri Diaconi, c. CCIX, n.493). implendis statutis ipsis quidam
Il castrum Carpinonis, con la succitata Roggerius de Pesclolanzano
chiesa di San Marco, compare poi nel executor ab Imperatore dirigi-
privilegio di Lucio III (a. 1182), con tur (Chron. Ryccardi S. Germ.,
cui il pontefice concede in perpetuo al p. 109).
vescovo di Isernia Rainaldo tutti i pos-
In basso:
Fig. 5 Veduta dal lato
nord (foto M. Pizzuti).
roni rocciosi che ben si adattavano a secondo cui il castello angioino, origi- Antistante l’ingresso si trova un avam- In alto:
fornire ottime condizioni di difesa e, al nariamente, dovesse essere cinto da posto, un piccolo bastione con torre Fig. 6 Avamposto con
torre a base ellittica
contempo, anche ottimo e abbondante un fossato asciutto e dotato di un ac- angolare a pianta ellittica (fig. 6) e con (foto: G. Di Rocco).
materiale lapideo da costruzione, la cesso munito di ponte levatoio mobile, cortina collegata al castello, fornita
roccia calcarea, direttamente in loco e trasformato oggi in pietra (Perogalli, p. anch’essa di un accesso, probabilmen-
a costo zero (Di Rocco 2009, Ead. 2012, 81); un bel portale, che conserva il vano te riferibile, assieme ai torrioni della
Ead. 2015). per la saracinesca, immette al cortile cortina muraria del castello, alla rico-
L’ingresso, sul lato meridionale, note- interno, oggi piuttosto degradato, dove struzione trecentesca operata dai d’E-
volmente più corto degli altri, è difeso è possibile riconoscere scolpita rozza- voli.
da due vistosi torrioni cilindrici realiz- mente l’immagine di un cigno, stemma Poco possiamo aggiungere sulla fase
zati in età angioina, oggi in gran parte dei Cicinello (fig. 4). Lungo le corti- caldoresca del castello della prima
frutto di ricostruzioni; essi superano ne murarie restano due torri a pianta metà del XV secolo: strutture vistosa-
l’altezza delle cortine e sono ancorati circolare: una, ben visibile, all’angolo mente post-medievali di adattamento
al banco di roccia sottostante con rac- orientale, l’altra, di cui si conserva il della fortezza a palazzo signorile sono
cordi troncoconici (fig. 1). solo impianto, all’angolo settentriona- ben visibili sia sul lato meridionale
Concordiamo certamente con l’ipotesi le (fig. 5). di accesso, sia sul fronte occidentale
Nell'altra pagina:
Fig. 9 Veduta aerea
dell’impianto urbanistico
di Carpinone (archivio
Ass. Culturale Fara).
N
In questa pagina: el mese di dicembre del 1439, vinse a muoversi in soccorso della città Le cronache raccontano che Antonio, rimprovera- si susseguirono fino a Troia dove Caldora sconfigge-
Veduta aerea del centro subito dopo la morte del pa- di Aversa che era ancora presidiata da to dal re davanti ai comandati, lasciò il luogo della va i suoi nemici.
storico di Carpinone
(archivio F. Valente). dre, Antonio fu chiamato da Santo da Maddaloni. battaglia per dirigersi verso la Terra di Lavoro. I Paolo di Sangro, suo alleato, fu spedito a sollecitare
Renato d’Angiò perché presidiasse la Dopo un passaggio per Lucera tornò a contrasti con il re determinarono atteggiamenti ancora una volta Alfonso per la restituzione delle
città di Aversa, piazza fondamentale chiedere al re denaro per i suoi uomini. diversificati da parte dei suoi soldati. Alcuni lo ab- terre di Puglia. Poiché l’aragonese non rispondeva
per i rifornimenti alla capitale, ma ri- Renato d’Angiò, assistito da Riccio da bandonarono, altri si schierarono apertamente dal- alle richieste, Antonio ritornò nelle sue terre d’A-
fiutò di dare il suo appoggio perché il re Montechiaro, si incontrò con Antonio la sua parte. Con gli uomini che gli rimasero fedeli bruzzo e, postosi di nuovo contro Alfonso, depredò
non era in grado di garantirgli le paghe Caldora a Boiano e si accordò malvo- mise il campo nei pressi di Napoli dove fu attirato i territori di Francesco Pandone conte di Venafro e
per i soldati. lentieri per la difesa di Aversa. in un tranello ordito dal re angioino. Fu invitato dal quello che rimaneva dell’antica abbazia di San Vin-
Renato si rendeva però conto che sen- Nel mese di giugno avvenne un primo re Renato insieme a Lionello Accloccamuro, Ottino cenzo al Volturno. Alfonso tentò di occupargli il ca-
za l’aiuto del Caldora le cose si sarebbe- episodio che mise in evidenza le diffi- Caracciolo e Riccio da Montechiaro ad un banchet- stello di Carpinone con un colpo a sorpresa inviando
ro messe male di fronte all’incalzante coltà che erano insorte tra lui ed il suo to durante il quale fu arrestato dai militi angioini. Il una schiera di cavalieri comandati da Palermo Cen-
pressione di Alfonso d’Aragona che, re. Dopo l’incontro di Boiano l’esercito fatto provocò una reazione imprevedibile per Rena- turione. A costui era stato ordinato di raggiungere il
invece, era poco preoccupato delle pa- era stato diretto verso la valle di Bene- to perché gran parte dei suoi soldati decise di pas- castello di Carpinone per assalirlo e prendere Anto-
ghe per i soldati grazie agli aiuti che gli vento e gli Aragonesi furono facilmen- sare al soldo dell’aragonese di stanza presso Aversa. nio Caldora. Il Palermo giunse a Carpinone di notte
arrivavano con regolarità dalla Spagna. te messi in fuga nei pressi di Tufara. Grazie all’intervento di Raimondo Caldora, fratello e, dopo averla saccheggiata, inutilmente cercò di pe-
Antonio, consapevole delle difficoltà Ma Antonio rinunciò all’inseguimento del padre Jacopo, gli uomini di Antonio si convin- netrare nel castello decidendo di abbandonare l’as-
del re, minacciava di passare in campo sollevando le ire di Renato che riceve- sero a dichiarare fedeltà a Renato. I soldati furono sedio e di tornare da Alfonso che nel frattempo era
contrario e anziché spostarsi a Napoli va come giustificazione che quella fuga convinti soprattutto dal fatto che Raimondo avesse giunto ad Isernia. Alfonso, convinto che il Palermo
pretese che fosse il re a raggiungerlo in egli vedesse il tentativo di tirarli in garantito per conto del re il pagamento delle presta- avesse deciso la ritirata per la paura di battersi con il
Abruzzo. un’imboscata. zioni arretrate e che Antonio sarebbe stato libera- Caldora, lo giudicò colpevole e lo fece arrestare deci-
to con l’incarico di viceré degli Abruzzi. Ma le cose dendo di spostare il campo a Venafro per attendere
1440 [Antonio] venne con lo stocco presero una piega diversa perché ancora una volta la fine dell’inverno. Alfonso, non essendogli riuscita
in mano a comandare a suoi che Antonio cambiava le sue decisioni. Infatti il giorno l’impresa di prendere Carpinone, sollecitò l’Orsini
L’angioino cedette alle pretese del si ritirassero, e, ferendo quelli dopo partì da Napoli con 100 cavalieri, ma invece del Balzo a sottrarre al Caldora altre terre di Puglia.
Caldora e con una sortita notturna la- che non si voleano retirare. Re di dirigersi verso l’Abruzzo andò a porre il campo a Intanto alla metà di novembre Alfonso prendeva
sciò Napoli il 28 gennaio del 1440 per Renato sentendo questo, corse a Poggioreale e poi al ponte della Maddalena, subito Benevento rompendo così definitivamente con il
recarsi con una parte del suo esercito trovarlo, e gli disse Duca che fai? fuori di Napoli. Lì lo raggiunse Riccio di Montechia- papa Eugenio IV per conto del quale Francesco Sfor-
prima a Nola e Benevento, poi a Lucera Non vedi che la vittoria è nostra? ro che lo convinceva a passare nelle file di Alfonso za la teneva occupata. A dicembre del 1440 ancora
e infine, nel mese di marzo, nelle terre Alle quali parole egli rispose, Si- mentre i suoi comandanti dichiaravano di seguirlo una volta Antonio chiedeva che gli venissero resti-
abruzzesi del Caldora. gnore Vostra Maestà non sa il nella decisione. A Pomigliano d’Arco si incontrò con tuite le terre di Bari.
36 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 37
E
In questa pagina: ccettuati i brani pittorici nove- azione persuasiva. Inoltre la statua In questa pagina:
Fig. 2. Angioletto, centeschi, non potrà sfuggire, in legno policromata al naturale era Fig. 3. Sant’Emidio, fine
particolare della Madonna XVIII sec., Chiesa S. Maria
degli Angeli (foto: S. anche al più distratto visita- - e continua ad essere - più vicina alla degli Angeli, di Giuseppe
Spallone). tore, la totale assenza, nelle chiese di sensibilità estetica del popolo in virtù Sarno (?) (foto: M.
Pizzuti).
Carpinone, di pale, affreschi e in gene- della sua tridimensionalità, del suo re-
rale di immagini dipinte raffiguranti alismo, della sua immediatezza comu-
santi e Madonne titolari degli edifici di nicativa. Caratteristiche di ‘veridicità’
culto, rimosse nel corso dei secoli dagli che certo non avevano le più auliche,
altari per far posto ad immagini scul- ma più ‘distanti’ sculture in argento o
toree. Ciò è sintomatico di una ine- marmo o le pale d’altare dipinte.
quivocabile «preferenza per il gruppo La produzione di immagini lignee de-
plastico anziché per l’opera di pittura» stinate alla devozione popolare si in-
(Mortari 1984), fenomeno invero non serisce nella dinamica dei rapporti tra
limitato a Carpinone ma constatabile il centro e le periferie laddove Napoli,
nell’intero territorio dell’antico Con- antica capitale politica ed artistica del
tado di Molise. Regno meridionale, costituiva il fulcro
La predilezione per la statuaria lignea generatore dei prototipi iconografici
non può essere motivata esclusiva- alla moda nonché luogo privilegiato
mente da ragioni economiche; al suo per la formazione degli artisti; molti
successo concorsero cause di caratte- scultori molisani intrapresero la «via
re antropologico, legate alle esigenze di Napoli» per apprendervi le arti e
devozionali della propaganda contro- svolgervi il proprio apprendistato nel-
riformistica che vedeva nelle proces- le più affermate botteghe. Acquisiti
sioni un momento centrale della sua fama e competenze essi generalmente
tornavano nella loro terra d’origine,
attratti dalle «potenzialità della piazza
molisana» nonché consci di poter ivi
«proporre con successo un “prodot-
to” artistico moderno, in linea con il
gusto in voga nella capitale» (Catalano
2009).
Accanto alla direttrice napoletana,
tuttavia, va sottolineata l’importanza
dei tratturi che congiungevano il Mo-
lise alla Capitanata. Lungo le arterie
della transumanza «circolava non sol-
tanto la pastorizia, ma anche un flusso
di artigiani e fornitori di altri servizi»
(Lattuada 1993) dunque artisti, dise-
gni, incisioni, modelli iconografici di
collaudata venerabilità. Il legame con
la Puglia, ricca regione del Regno, dové
essere forte al punto che molta cultura
figurativa napoletana giunse nel San-
nio molisano più su mediazione degli dai feudatari del luogo, i de Riso, fami- letana. Nell’Ottocento la città si dotò
esempi reperibili in Capitanata che glia di origine pugliese. di un nuovo corpus di immagini lignee
per diretta discendenza da quelli os- Percorrendo le vie della transuman- destinate alla devozione popolare.
servati nella capitale e in Campania. E za, una delle prime città pugliesi che i Molte commissioni toccarono ad Ar-
ciò è riscontrabile non solo nel XVIII pastori incontravano lungo il percor- cangelo Testa (1786 ca. -1859), scultore
secolo, ma anche nell’Ottocento. Nel so era San Severo (FG), ricco centro napoletano che, grazie ai recenti studi,
caso di Carpinone, i legami con la Pu- dell’alto Tavoliere, vetrina di impor- si va sempre più nitidamente profilan-
glia doverono essere rinsaldati anche tanti opere artistiche di matrice napo- do quale protagonista dell’arte del le-
38 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 39
Nell'altra pagina: zione e il riallestimento dell’arredo tura a smalto: pessima abitudine che
Fig. 4. Processione liturgico e devozionale delle chiese. Si si spiega con la ripugnanza del popolo
dell’Assunta (anni ‘50)
(foto: archivio V. Ciccone). spiega così la consistenza del corpus nel vedere “invecchiare” l’immagine
statuario ottocentesco. di culto. Di stessa mano sembrano le
In questa pagina: Difficile, allo stato attuale, giungere ad tre statue di S. Lucia, S. Filomena e S.
Fig. 5. Altare della
Madonna di Loreto, 1617, una corretta lettura delle effigi che si Antonio abate, databili entro il terzo
Chiesa S. Maria di Loreto, venerano nella chiesa del Purgatorio quarto del XIX secolo e riferibili ad
di ignoto intagliatore
(foto: M. Pizzuti). perché svilite da più strati di ridipin- un seguace del napoletano Francesco
gno nel XIX secolo (De Nicolo 2016). Maria di Pizzo Calabro (VV) (Solferino 2016). L’ef-
Forse proprio da San Severo il nome di Arcangelo figie della Madonna degli Angeli, databile a nostro
Testa giunse a Carpinone. L’occasione della com- parere agli anni Trenta del XIX secolo, è annual-
missione dové essere il bellissimo simulacro della mente condotta in processione il 2 agosto. La festi-
Madonna degli Angeli che si venera nell’omonima vità mariana apre il ciclo dei festeggiamenti agosta-
chiesa (figg. 1-2). L’immagine rappresenta la Vergi- ni, che prosegue con le feste esterne di S. Donato (7
ne, assisa su nugolo di nuvole, nell’atto di sollevare agosto), dell’Assunta (15 agosto) oltre che con quella
un lembo del suo mantello azzurro, gesto incon- molto sentita del patrono S. Rocco (16 agosto). Tali
sueto per tale titolo mariano, così come è insolita momenti di aggregazione e festa precorrevano la
l’assenza del piccolo Gesù Bambino tra le braccia stagione della transumanza e servivano a propiziare
della Madre: Maria non è semplice mediatrice pres- il lavoro pastorale autunnale.
so Dio, ma è vera dispensatrice di grazie. Quattro Nella chiesa di S. Maria degli Angeli sono venerate
angioletti attorniano, con pose di composto giubilo, altre due immagini inedite. La statua di S. Nicola è
la Regina angelorum; restaurata una prima volta nel un’effigie ottocentesca accostabile alla produzione
1865, la statua conserva quasi integralmente la sua dell’oratinese Crescenzo Ranallo (1816-1892), in
originaria bellezza e la delicata policromia. Le pecu- virtù delle analogie fisionomiche e stilistiche col S.
liarità stilistiche, compositive e decorative non la- Giovanni battista di Toro (CB) e col S. Luigi Gonza-
sciano dubbi sull’attribuzione dell’effigie ad Arcan- ga di Pietracatella (CB) (Gentile Lorusso 2010). Di
gelo Testa. Stringenti, infatti, appaiono i confronti maggiore qualità è il S. Emidio (fig. 3), ascrivibile
con altre opere certe del maestro, a partire dalla S. alla produzione di una bottega napoletana della
Filomena (1830) in deposito presso la chiesa di S. seconda metà del XVIII secolo, forse quella di Giu-
Sebastiano a San Severo, accostabile per la qualità seppe Sarno (not. 1764-1820) in virtù del confronto
dell’intaglio dei panneggi, per la cintura che trat- con immagini edite dello scultore come il S. Mauro
tiene il vestito sotto i seni, per la decorazione della abate di San Mauro la Bruca (SA). L’attestazione del
veste a racemi dorati e per le fisionomie degli angeli culto per S. Emidio, invocato come protettore con-
(d’Angelo 2001). L’impostazione solenne del simu- tro i terremoti, ci ricorda che siamo in una regione
lacro carpinonese, inoltre, rimanda alle statue te- ad alto rischio sismico. Gli eventi tellurici del 1688 e
stiane della Madonna delle Grazie di Tresilico (RC) del 1805 furono particolarmente intensi provocan-
e soprattutto al gruppo processionale del Nome di do ingenti danni e imponendo, de facto, la ricostru-
40 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 41
Citarelli (1790 ca. - 1871). Poco più an- Nell'altra pagina: corsata bottega di Arcangelo Testa
tica sembra, invece, la Madonna delle Fig. 6. San Michele necessita di un approfondimento per
Arcangelo, XIX sec.,
Grazie sulla quale un giudizio critico Chiesa S. Michele, di il quale si rimanda ad un nostro pros-
potrà essere formulato solo a seguito Pasquale di Capita (qui simo studio. Nella matrice sono anche
attr.) (foto: M. Pizzuti).
di un appropriato restauro. Nella stes- da segnalare il simulacro ‘vestito’ della
sa chiesa, poste all’ingresso a soste- In questa pagina: Madonna del Rosario, raffigurata nel
gno della cantoria, sono presenti due Fig. 7. Immacolata, tipo iconografico di Regina delle Vitto-
XVIII sec., Chiesa
colonne tortili intagliate con motivi a dell’Immacolata, di rie, e il turibolo d’argento, datato 1719,
racemi, buon lavoro di artigiano locale Silverio Giovannitti (qui elegante lavoro a traforo, cesello e fu-
attr.) (foto: S. Spallone).
del XVIII secolo, provenienti verosi- sione, realizzato dal noto argentiere
milmente da un antico altare smem- Andrea de Blasio (Mortari 1984).
brato. Di maestranza locale è anche il Quello che colpisce maggiormente,
Cristo morto condotto in processione entrando nella chiesa di S. Maria di
la sera del Venerdì Santo. Loreto, è il maestoso dossale ligneo
L’altare maggiore della collegiata di dell’altare maggiore (fig. 5). Realizza-
S. Maria Assunta è dominato dallo to nel 1617, il dossale si rifà ai portali
svettante simulacro ligneo della Ver- rinascimentali configurandosi, così,
gine Assunta raffigurata nel suo moto come ‘porta del cielo’ nonché, con la
ascensionale verso le vertigini dell’Al- sua edicola-nicchia centrale timpana-
tissimo. La qualità dell’intaglio e dell’o- ta, quale sorta di grandioso tabernaco-
riginaria policromia, oggi obliterata da
una deturpante ridipintura color ‘puf-
fo’, emerge dalle fotografie d’epoca che
immortalano il simulacro durante la
processione del 15 agosto (fig. 4). Dalle
foto si intuisce l’originaria delicata po-
licromia della veste della Vergine che
era disseminata di rose, ad imitazione
di abiti serici. Attribuita allo scultore
di Carovilli (IS) Emilio Labbate (1825-
1919) nel Catalogo dei Beni culturali
ecclesiastici, la statua va invece resti-
tuita con certezza al già citato Arcan-
gelo Testa per le stringenti analogie
offerte dall’Assunta di Pietrabbondan-
te (IS), dall’Immacolata vestita della
chiesa di S. Maria Maggiore a Lanciano
(CH), dall’Assunta attualmente nella
sacrestia della concattedrale di Polica-
stro (SA) nonché dalla S. Filomena di
Bussi sul Tirino (PE) (De Nicolo 2016),
senza trascurare le significative affini-
tà con la stessa Madonna degli Angeli
di Carpinone.
L’attribuzione ad Emilio Labbate, in
ogni caso, non è del tutto fuori luogo.
Ci sembra, infatti, di ravvisare nelle
opere dello scultore carovillese, che
sappiamo essersi formato a Napoli
(Gentile Lorusso 2010), una palpabile
ascendenza testiana. L’inedita propo-
sta del discepolato del Labbate nell’ac-
42 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 43
lo che custodisce la Vergine lauretana. In questa pagina:
Molto arcaico, per rigidezza dell’inta- Fig. 9. Processione del 16
agosto - La statua di san
glio e simmetria della composizione, Rocco - Anni ‘50 (archivio
il simulacro della Madonna di Loreto, V. Ciccone).
44 A consumo del popolo - La scultura lignea devozionale a Carpinone tra XVII e XIX secolo 45
corso del XIX secolo. Anche la Angeli, da ritenersi una delle sue to cartaceo con l’indirizzo della Marche e in Sardegna. A Napoli, nella In queste pagine:
statua lignea del pellegrino di effigi mariane meglio riuscite. casa-bottega del maestro ubica- basilica di S. Maria della Sanità, è stato Fig. 10. Particolare della Fonti
statua di San Sebastiano,
Montpellier, che per intaglio e Le statue carpinonesi vanno a ta vicino alla chiesa di S. Maria la rinvenuto da chi scrive un vero e pro- anni ‘30 del XIX sec., Biblioteca Provinciale Campobasso,
ieraticità è da considerarsi pro- costituire il primo nucleo moli- Nova a Napoli. prio ciclo inedito di statue da attribuir- Chiesa S. Rocco, di fondo Petrone, u. c. 8, c. 1r.
Arcangelo Testa (qui attr.)
dotto di qualche scultore locale sano di statue di Testa, scultore Il Testa fu, per gran parte del si al Testa composto dai simulacri di S. (foto: F De Nicolo). Bibliografia
dei Sei-Settecento, fu comple- la cui presenza molisana, al di là XIX secolo, uno dei massimi in- Francesco, S. Antonio, S. Margherita da Catalano, D 2007, ‘Scultura lignea in
tamente restaurata nell’Otto- delle attribuzioni qui presenta- terpreti dell’arte del legno; sue Cortona, S. Pasquale Baylon, S. Pietro Molise tra Sei e Settecento: indagini
sulle presenze napoletane (Colombo,
cento con l’aggiunta di elementi te, è confermata dal ritrovamen- opere sono sparse in tutto l’an- d’Alcantara, S. Giovan Giuseppe della Di Nardo, De Mari, D’Amore)’, in L
decorativi meccati. Ogni anno to, nella Biblioteca Provinciale tico Regno delle Due Sicilie con Croce. Ritorneremo sull’argomento in Gaeta (ed), La scultura meridionale in
il simulacro del patrono è con- di Campobasso, di un frammen- significative ‘incursioni’ nelle altra sede. età moderna nei suoi rapporti con la
circolazione mediterranea, vol. II, Atti
dotto in processione per le vie
del Convegno internazionale di Studi
del paese in un fercolo che per (Lecce 9-11 giugno 2004), Congedo,
l’occasione viene completamen- Galatina, pp. 221-232.
te ‘addobbato’ con i tanti ex voto Catalano, D 2009, ‘Sulla via di
d’oro e d’argento offerti nel cor- Napoli e ritorno. I protagonisti
della cultura figurativa molisana
so dei decenni al santo (fig. 9).
del Settecento’, in R De Benedittis
Nella chiesa si venera anche S. (ed), Verso la modernità. Il Molise nel
Sebastiano, da sempre associato Tardo Settecento, Atti del Convegno
a S. Rocco per la speciale prote- (Campobasso 9-10 marzo 2006),
Vereja, Benevento, pp. 333-352.
zione contro la peste, raffigurato
d’Angelo, E 2001, ‘Scultura lignea
in una pregevole inedita statua
dell’Ottocento in San Severo:
lignea che a nostro avviso, anco- Arcangelo Testa’, in Fogli di periferia, a.
ra una volta, è da ritenersi opera XIII n. 1-2, pp. 37-49.
di Arcangelo Testa. La perfetta De Nicolo, F 2016, ‘Arcangelo Testa:
anatomia, la qualità dell’intaglio, le sue opere a Giovinazzo. Importanti
novità sullo scultore napoletano’, in
i connotati del volto del santo La Piazza di Giovinazzo, a. XX n. 12,
aderiscono pienamente alla pla- dicembre, pp. 32-34.
stica devozionale testiana (fig. Di Palo, F c.s., Francesco Verzella “il più
10). Pasticciate da ridipinture, le eccellente scultore de’ nostri tempi”
statue della Vergine e del Cuore e gli “scultori di legnami” nella Napoli
del XIX secolo tra allievi, comprimari ed
di Gesù vanno ascritte alla pro- epigoni, Grenzi, Foggia.
duzione di un seguace di France-
Lattuada, R 1993, ‘Le botteghe di
sco Citarelli, cautamente identi- Oratino nel contesto dei rapporti
ficabile col napoletano Giuseppe artistici tra il Molise, Napoli e la
Catello (1814-1894). Puglia’, in GG Borrelli, D Catalano &
R Lattuada, Oratino: pittori, scultori e
A conclusione di questo contri- botteghe artigiane tra XVII e XIX secolo,
buto va sottolineato che il pa- Arte tipografica, Napoli, pp. 27-40.
trimonio statuario di Carpinone Gentile Lorusso, D 2010,
offre un significativo spaccato Attraversamenti: sulla cultura artistica
della produzione lignea molisa- nell’Ottocento molisano, Regia,
Campobasso.
na e napoletana dei secoli XVIII
e XIX. È stata rilevata, infatti, la Mortari, L 1984, Molise: appunti per una
storia dell’arte, De Luca, Roma.
coesistenza di prodotti artistici
Solferino, G 2016, ‘Arcangelo Testa e
realizzati dai principali scultori il busto di S. Andrea Avellino. Un ex
molisani accanto ad opere im- voto ad reparandum’, in V De Nittis
portate dalla capitale dell’antico (ed), Monasterace. Storia, architettura,
arte e archeologia, Rubbettino, Soveria
Regno meridionale. È risaltata,
Mannelli, pp. 327-345.
in particolar modo, la figura del-
Valcaccia, E 2016, I tesori sacri di
lo scultore partenopeo Arcange- Castellammare di Stabia. La scultura
lo Testa, autore a Carpinone dei del Settecento e dell’Ottocento,
simulacri dell’Assunta, di S. Se- Longobardi, Castellammare di Stabia.
bastiano e della Madonna degli
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IL 1860 A
CARPINONE
DI GABRIELE VENDITTI
Direttore Biblioteca Comunale ‘M. Romano’ - Isernia
«Pettorano, Carpinone, Isernia, meritereste che su voi non venisse più né pioggia né
rugiada, fin che durerà la memoria dei nostri, ingannati e messi in caccia e uccisi pei
vostri campi e pei vostri boschi!». Se dopo l’autunno del 1860 la pioggia ha continuato
– per fortuna – a cadere su Carpinone, lo ha fatto a dispetto della maledizione scagliata
dalla camicia rossa Giuseppe Cesare Abba e affidata al suo memoriale Da Quarto al
Volturno, edito nel 1891.
48 Il 1860 a Carpinone 49
Nell'altra pagina: che truppe borboniche sono in rapido che viene prontamente eseguita, poi-
Briganti e cafoni del avvicinamento a Isernia provenienti ché chi lo segue si impadronisce dei fu-
Sannio (acquerello 1850
ca., web). dalla Terra di Lavoro. Verso mezzo- cili del corpo di guardia. Pasticcio dice
giorno, giunge in paese una carrozza a Fazio che il sindaco, Gabriele Valente,
In questa pagina: proveniente da Maddaloni, dalla quale lo ha fatto chiamare e nelle sue mani di
L’arresto di briganti
(incisione 1860 ca., web). scendono vari galantuomini, ospiti del contadino ha rimesso la carica; conti-
canonico don Giuseppe Iamurri. Per nua dicendo che ha rinunciato anche
strada rimane il calessiere ed è da lui il secondo eletto, Gabriele Venditti;
probabilmente che Giovanni Tamasi, che da quel momento ogni contadino
detto Pasticcio, ha la notizia dei reggi- può andare a suo bell’agio a dividersi la
menti in marcia. Nel pomeriggio, poi, Montagna e la tenuta comunale di Sel-
conferme vengono raccolte da quanti, vapiana. Poi minaccia: corrono tem-
spaventati, hanno lasciato Isernia per pi procellosi ed è brutto mondo, in cui
riparare a Campobasso. A quel punto ognuno può incorrere in un malanno.
«un cupo fremito di popolo incominciò Il 30 non muore nessuno: fin qui è tut-
a serpeggiare per le vie di Carpinone; i to limitato a una carnascialesca, sgua-
liberali presentivano la procella» (Va- iata festa di piazza. Gli atti processuali,
lente 1932). vergati già in inchiostro sabaudo, par-
Quella sera, al quartiere della Guardia lano di orge invereconde e di un mastro
Nazionale – a la Croce, sotto Palazzo Pietro Venditti – mastro perché cia-
Iamurri – è di turno il capo sezione Ga- battino – che in quella sera e nei giorni
F
u grazie a simili sentenze che Carpinone, tano insegne e il tricolore del Governo provvisorio etano Fazio, di professione notaio. Con successivi ne è il cerimoniere, giacché
come altri centri della Reazione, si guadagnò sostituisce i gigli dei Borbone. Ovunque gli ottimati, lui, il secondo, Leonardo Di Giovanni, e
cattiva fama agli occhi dei regnicoli e si creò a salvo le limitate estreme frange di quanti per tempo pochi altri uomini: molti dei mobilitati, innalzato un altare in mezzo
mezzo stampa il mito del cafone – «straccioni, con si sono già apertamente schierati, rimangono at- fiutato il pericolo, non si sono presen- a largo Croce, esponeva alla
sandali di pelle di capra, con feltro a tronco di cono, tendisti, ipocritamente aderenti al nuovo, poiché il tati. Entra, con altri sodali, Giovanni venerazione quell’effigie, alle
messi sossopra da un vescovo per riavere il Borbone nuovo avanza, ma pronti a riabbracciare il vecchio Tamasi – quello stesso del calessiere – quali col turibolo dava l’incen-
e la schiavitù» (Mario 1870) – che uccide a roncola- regime. Così, sotto la cenere di una rivoluzione ra- e, con portamento da gradasso, ordina so; ed onde apparisse chiaro
te al grido di Viva Francesco e viva Maria!, nemico pida e, apparentemente, assimilata, cova pronto il in nome di Francesco II la mobilitazio- il concetto di quei baccanali,
perfetto – come oggi lo jihadista – contro cui river- fuoco dell’insorgenza legittimista. ne generale: tutti devono armarsi per lo stesso cerimoniere erasi
sare l’odio, mastice unificante della nuova nazione C’è un’unica regìa dietro il conflagrare violento della proclamare e festeggiare il ritorno del provveduto di una quantità
italiana. Reazione, a Carpinone come altrove, nella notte del re e fare la pelle ai galantuomini – cosa di budella d’agnello, e quelle
Cosa successe di tanto aberrante, qui da noi, in 30 settembre 1860. La data non è scelta a caso: si è
quell’ottobre del 1860? Esistono momenti in cui la appena prima della grande Battaglia del Volturno,
Storia accelera bruscamente e paesi in cui per de- del 1 di ottobre, che vede per la prima volta l’Eser-
cenni non si è registrato nulla di rilevante vengo- cito duosiciliano in chiave offensiva contro i gari-
no scossi dall’immobilità e si condensano in giorni baldini dell’Esercito meridionale, da troppo tempo
eventi tali da qualificare un secolo intero, straor- fermi sulla linea del fronte e stanchi a dover soste-
dinari nel senso letterale del termine. Nel 1860, a nere il peso di una campagna che si trascina da un
Carpinone come altrove, si combatté una guerra semestre. Questa stasi viene impegnata dagli strate-
civile che esplose rapida, bruciò per pochi giorni e ghi di Francesco II per apprestare e tradurre in atto
lasciò lutti, rancore e miseria – morale e materiale un articolato piano politico-militare che prevede la
– ad aggiungersi alla miseria già conosciuta. Pochi riorganizzazione dell’esercito, l’attacco frontale ai
pagarono per tutti, con la morte o con condanne a garibaldini per riprendere Napoli e – questa la parte
vita ai lavori forzati. Dopo il diluvio, si tornò presto che ci interessa – castigare attraverso l’insorgenza
all’usuale torpore, al lento scorrere dei giorni. popolare i traditori che hanno alzato la bandiera del
Con Garibaldi entrato trionfalmente a Napoli il 7 di governo provvisorio in Irpinia, nel Sannio, in Moli-
settembre 1860 e Francesco II arroccato a Gaeta, le se e Abruzzo. I torbidi vengono, dunque, sollecitati
sorti del Regno delle due Sicilie sono segnate. Anche da Gaeta per distrarre a Garibaldi uomini e mezzi.
in periferia è tutto un adeguarsi al nuovo corso. I li- Ovunque si appiccano fuochi alle spalle delle Cami-
berali di vecchia e nuova data alzano la testa; nelle cie rosse.
province e circondari al di qua del Volturno si mu- A Carpinone, l’abbrivo, il 30 settembre, segue la voce
50 Il 1860 a Carpinone 51
In questa pagina, in alto: mostrando diceva: “A canne si
Frontespizio del quaderno debbono vendere, come queste,
in cui è trascritta
l’opera Il 1860 a Isernia, le budella dei liberali”. E quasi
Pettoranello e Carpinone non bastassero tali eccitamen-
- Notizie storiche di Pietro
Valente (Archivio privato ti vi si aggiungeva la danza, i
Venditti). ribelli vi si atteggiavano a can-
nibali accennando a stragi e
In questa pagina, in basso:
Piazza mercato, luogo di saccheggi (Valente 1932).
svolgimento degli eventi,
in una foto degli anni
Quaranta del ‘900 (web). Per inciso, mastro Pietro Venditti è
l’autore della celebre lettera a France-
Nell'altra pagina: sco II in cui, vantando l’uccisione di un
Uniformi delle armate di
Garibaldi (xilografia da tenente garibaldino, chiede al sovrano,
una rivista del 1860, web). in premio, di aver per sé e progenie la
licenza da rivenditore di sale e tabac-
chi.
Il giorno successivo, primo di ottobre,
i nuovi padroni del paese prelevano di vanni Tamasi viene fatta la requisi- mestici lari i signori Costanzo Petrunti, Saverio De a sedurli, a parole e denaro. Altro grande accusatore
forza l’arciprete Michelangelo Scioli zione di armi nelle case dei galantuo- Blasio, Saverio Antenucci, Domenico Ciccone, i gio- di Fazio è quel Giovanni De Simone, pure lui notaio,
scortandolo fino in chiesa; qui gli im- mini (vengono disarmati, fra gli altri, vani figli di Gennaro Ciccone, Vincenzo e Federico, che abbiamo già incontrato disarmato e derubato
pongono la recita solenne del Te Deum Giovanni De Simone, Emilio Di Blasio, Francesco De Dominicis, Fiorangelo Tamasi e altri» nella notte del 3 ottobre. In una sua querela al Pro-
per Francesco II; ne segue una proces- Nicolangelo Sassi, Giacinto Carnevale, (Valente 1932) – che, a piedi, vengono avviati verso curatore del Re del 26 gennaio 1861 – tra le altre ne-
sione accompagnata dalla banda, come Gabriele Venditti). L’occasione è col- le carceri di Isernia, subendo lungo la via sevizie e fandezze grandi e piccole che riversa sul collega – lo
fosse il 16 di agosto, San Rocco. ta per altro genere di requisizioni – a minacce di morte. La loro prigionia dura poco: il accusa di aver, nella notte del 4 ottobre, spedito
Le cose cominciano a farsi sul serio casa di Gennaro Ciccone, possidente, Governatore di Molise, Nicola De Luca, giunto in
solo successivamente: nella notte tra si involano 2000 ducati e vengono in- città nella notte del 4 di ottobre con i suoi ottocento corrieri in Sessano per chiamare in aiuto i
il 3 e 4 ottobre, arrivata la notizia che, cendiate le carte di famiglia; al notaio militi, libera tutti i detenuti; quando poi, meno di saccheggiatori, gli incendiarii di quel Co-
finalmente, Isernia ha visto l’ingres- De Simone «asportate tutte le carte un giorno dopo, le truppe borboniche e i cafoni di mune, i quali in effetti accorsero organizzati
so della compagnia di gendarmi regi dello studio, la intera libreria del valo- Salzillo, da Venafro, riconquisteranno nuovamente in bande armate, con tamburro, ed uniti ai
comandata dal maggiore De Liguori, re di ducati 1800, tomoli 60 di grano». la città, si uniranno alla fuga scomposta dei liberali Carpinonesi passarono in Isernia ove con-
la Reazione carpinonese dà un nuovo Quella stessa notte, in undici vengono isernini e dei garibaldini di De Luca, lungo la via de- sumarono ogni maniera di misfatto (Valen-
giro di vite: per ordine del noto Gio- arrestati – «furono strappati dai do- gli Abruzzi, per Rionero e Castel di Sangro; chi rima- te 1932).
ne attardato, verrà raggiunto e trucidato: fra questi,
i carpinonesi Saverio De Blasio, suo figlio Gaetano e Si riferisce ai sanguinosi fatti del 5 di ottobre, quan-
Francesco Sassi. do Isernia, come già visto, dopo essere stata presa
In paese, altri liberali, scampati agli arresti 3 otto- dai garibaldini di De Luca (il giorno 4), fu nuova-
bre, provano a sottrarsi con la fuga per i campi, come mente occupata dai lealisti e si giunse ad episodi di
fa l’ottuagenario canonico don Giuseppe Guerra, ma indicibile efferatezza che videro i carpinonesi in pri-
dopo giorni passati ad errare di tugurio in tugurio – ma fila: Stefano Iadopi, nel descrivere, da contuma-
quanto gli permettono l’età e la gotta – viene final- ce, l’incendio del suo palazzo parla di «teschi umani
mente preso il 5 di ottobre e avviato in ceppi prima recisi che erano rotolati per la strada dai carpino-
a Isernia, poi a Gaeta. nensi Antonio Fabrizio, Michele Martella La Vacca,
Fermiamoci un attimo: conosciamo meglio gli attori e molti di Pesche». Sempre De Simone denuncia che
di questa commedia diventata dramma. Richiamia- Fazio
mo in scena quel don Gaetano Fazio che abbiamo
conosciuto come vittima del gradasso Giovanni fuggì da Carpinone quando gli fu scritto dal
Tamasi. Negli atti processuali, così come da Iadopi, fratello che la colonna dei garibaldini, co-
viene indicato come la mente occulta della reazione mandata da Nullo, moveva per Carpinone ed
carpinonese: testimonianze concordanti – Fioran- Isernia, e il popolo allorché lo vide fuggire
gelo Tamasi, Gennaro Ciccone – lo indicano, fin dal- esclamava: “Ci ha eccitati a delinquere ed
la metà di settembre, come sobillatore dei più espo- ora ci lascia abbandonati e senza capo” (Va-
sti Giovanni Tamasi e Felice Valente, Zaccaria: è lui lente 1932).
52 Il 1860 a Carpinone 53
l’avanguardia: quei circa mille uomini organizzati Altri quattro garibaldini, sbandati, si trovano a per-
da Teodoro Salzillo che hanno svolto ruolo deter- correre la Chianella:
minante già nell’affrontare la Colonna De Luca; per
tacere, poi, dei non numerabili villani anarchici e Due di essi furono massacrati a colpi di fu-
feroci di Castelpetroso, Carpinone, Pettorano: uo- cile (tra gli uccisori Gaetano Minchilli, lo
mini e donne pronti a colpire di schioppo come di scarpariello); altri due si rifugiarono in casa
zappa, abili ad abbattere il nemico in livrea rossa di Leonardo Antenucci Tribazio che li tenne
finanche a pietrate. C’è un’efficace immagine – ve- nascosti sotto un grosso tino, ove stettero tre
rosimile più che vera – che Carlo Alianello dà nel suo giorni. Non potendo più rimanervi, furono
celebre La conquista del Sud: uomini e donne che se- costretti ad uscire e, attraverso il giardino
guono il crocifisso e mormorando preghiere scendo- di D. Emilio Petrecca volevano prendere la
no da Carpinone; la loro lenta teoria quasi ipnotizza via della Fontanella. Scovati da Domenico
i soldati di Nullo, così che quando, d’improvviso, si Martella, Cartuccia, e Maria Malerba, Cai-
trasformano in orda sanguinaria che, sguainate le bo, raggiunti, a colpi di scure furono uccisi
ronche, si abbatte sui garibaldini, li trova fermi nella e poiché coi loro movimenti, nei momenti
sorpresa, sterminandoli. ultimi dell’agonia, accennavano ancora ad
La disfatta di Nullo a Pettorano è cosa nota. Meno un fil di vita, la Malerba con un grosso sasso
nota è forse la sorte dei tanti che, cercando di ri- schiacciò loro la testa. La scure operata era
conquistare la via per Boiano, cadono nella notte di Michele Tamasi fu Romualdo, Felicella,
tra il 17 e 18 ottobre, «vittime di quei feroci ribelli il quale la portava ancora intrisa di sangue
che non pugnavano, ma da vili uccidevano uomini sul braccio. Visto dall’arciprete Scioli, per
inermi e sperduti in luoghi ad essi ignoti». In questa spavalderia, disse che aveva fatto il suo. Ciò
caccia al berrettuccio rosso si distinguono partico- gli fruttò 20 anni di lavori forzati, mentre il
larmente i cafoni di Carpinone. I garibaldini ven- Martella e la Malerba, autori dell’uccisione
gono rastrellati nelle campagne e portati in paese; tornarono a casa risalendo la Maruccia, non
qui cambia il mezzo e l’occasione, ma in ventotto furono denunciati e restarono impuniti (Va-
vengono barbaramente uccisi. Sette Camicie rosse, lente 1932).
prese a Macchiagodena, viaggiano sotto scorta ver-
so Isernia. Vestono abiti borghesi e sono disarmati. Altri diciassette – perfido numero – vengono uccisi
Giunti a Largo Croce, vengono fermati dai cannibali al Largo della Croce: «I loro corpi, evirati dalle don-
di Carpinone: «Raffaele Valente, Menestrella, lanciò ne, sanguinanti, maciullati, nudi, furono gettati in
un colpo di pietra che ferì un garibaldino alla bocca una fornace da calce alla contrada Neviera, a valle
perché alla domanda chi Viva? Rispose: Viva Gari- della carrozzabile Aquilonia».
baldi! Dal mucchio si gridò uccidiamoli, uccidia- Un’ultima, inutile orgia di sangue. Due giorni dopo,
moli tutti!» Le Guardie urbane riescono a sottrarre la rotta dei lealisti sul Macerone. Vittorio Emanuele
gli arrestati alla lapidazione. Si riavviano. Vengono entra a Isernia come ora si entra in Aleppo. Il Regno
Non sappiamo quanto di vero ci sia che, in quei giorni, senza dichiarazione In questa pagina: inseguiti e raggiunti nelle vicinanze del cimitero da del Sud diventa Italia.
nella querela; quanto invece sia gon- formale di guerra, hanno superato sul Iscrizione incisa su una Antonio Fabrizio, Socarlo, Michelangelo Venditti, Si è già detto: per Carpinone, dopo il diluvio, si tornò
casa in C.so Aquilonia,
fiato per gelosia di professione. In sede Tronto il confine del Regno delle Due Carpinone (foto: S. Totaro, Leonardo Palladino, Patana, Luigi Cagna, al torpore, al lento scorrere dei giorni.
processuale, Fazio venne, in ogni caso, Sicilie e puntano al Volturno per chiu- Spallone). Zirocco, e uno detto Cialone, e trucidati.
prosciolto da ogni accusa e reintegrato dere la partita. Così il dittatore invia Bibliografia
tra gli ottimati, ora tutti riverginati nel- oltre il Matese una colonna di Camicie Sul luogo del misfatto, arrivò ultimo tra i ca-
Abba, GC 1880, Da Quarto al Volturno, Bologna.
la fede sabauda. rosse comandate da Francesco Nullo; foni Raffaele Mascieri fu Felice, Scelato, che
Alianello, C 1972, La conquista del Sud, Milano.
Torniamo alla cronaca. Riconquistata pochi, in realtà, per l’obiettivo prefissa- per sfregio e spavalderia recise due teste ai
Isernia il 5 di ottobre, l’intero distret- to, ma ha la promessa dei liberali locali corpi già resi cadaveri e sospese pei capelli Anonimo [ma Stefano Iadopi] 1861, La Reazione
avvenuta nel distretto d’Isernia dal 30 settembre al
to è saldamente in mano ai reazionari. che oltre tremila volontari li attendo- alle canne dei fucili, come in trionfo, fra gli
20 ottobre 1860, Napoli.
La città in mano borbonica è una spi- no a Boiano per marciare congiunti su evviva e gli schiamazzi dei compagni le por-
Mario, A 1870, La Camicia Rossa, Torino.
na nel fianco di Garibaldi: da un punto Isernia. Nullo conosce numero e valo- tò in paese, a testimoniare il bieco e feroce
di vista strategico, è necessario poter re dei regolari borbonici presenti nel delitto. Le teste furono poi gittate nella fossa Valente, P 1932, Il 1860 a Isernia, Pettoranello e
Carpinone - Notizie storiche, inedito. Copia in
controllare la consolare che scende distretto; sottostima, invece, la forza comune carnaria della Chiesa della Conce- manoscritto di Erminia Testa, Archivio privato
dall’Abruzzo per il valico del Macero- dei cafoni che s’accompagna all’eserci- zione (Valente 1932). Venditti.
ne, percorso obbligato per i Piemontesi to duosiciliano e spesso ne costituisce
54 Il 1860 a Carpinone 55
LA LINEA FERROVIARIA
CARPINONE-SULMONA
DI CARMINE MASTROPAOLO
I
danni inferti alla rete ferroviaria nazionale in centrale, ha in sé una grande valenza storica per la sotto i 250 metri ne fanno una linea di tanza scientifica, grandi tratturi come
seguito al secondo conflitto mondiale richiede- regione. montagna veloce e battuta da quattro il Celano-Foggia e il Castel di Sangro-
vano ingenti risorse; si diede dunque priorità Negli anni in cui fu realizzata l’opera (1892-1897), potenti locomotive prodotte dalla sviz- Lucera, borghi, aree archeologiche,
al ripristino delle linee in territori strategici e fun- costruire un chilometro di linea ferrata costava zera SLM di Winterthur, le 59 gallerie sentieri montani, eremi, castelli e lo-
zionali alla ripresa. I lunghi tempi di riapertura di mediamente 165 mila lire (Petrocelli 2010); il trat- (le più lunghe: sotto il Monte Totila, calità sciistiche. L’argomento è stato
molte tratte ferroviarie, soprattutto nel centro-sud, to molisano, a causa dei grossi sbancamenti e delle
facevano intuire che l’Italia, uscita dalla guerra, lunghe gallerie naturali come di quelle artificiali re-
puntasse decisamente sul trasporto stradale. alizzate per proteggere i tratti di linea soggetti alle
Negli anni Ottanta del secolo scorso eravamo la frane, costò ben 352 mila lire al chilometro.
nazione che sulla Firenze-Roma inaugurava l’alta Dall’inizio del Novecento la linea vive il suo fulgo-
velocità ma che, allo stesso tempo, evidenziava l’im- re, vi si innestano due linee elettriche e a scarta-
possibilità di coprire i costi delle linee improdutti- mento ridotto, la Agnone-Pescolanciano e la S. Vito
ve, provvedendo negli anni successivi e a cadenza Lanciano-Castel di Sangro. Su questa linea, che co-
regolare ad eliminarne diverse decine. stituiva il collegamento per eccellenza tra Napoli e
Oggi, in virtù di un’economia più ecosostenibile, la Pescara, per circa mezzo secolo circolarono merci,
mobilità su ferro è tornata in auge. posta e persone, stagionalmente si trasportarono
In Molise, tuttavia, si soffre ancora una situazione anche pecore e mucche transumanti e si adibirono
di profondo disagio e non si profilano all’orizzonte tradotte militari.
segnali positivi per il futuro. Con la seconda guerra mondiale la linea subì pe-
Venendo nello specifico alla linea Carpinone-Sul- santi danneggiamenti. Alla fine del conflitto furono
mona, una data segna lo spartiacque: l’11 ottobre del stanziati 113 milioni di lire per la ricostruzione del
2010, giorno in cui viene chiusa la tratta Carpinone- tratto Sulmona-Vairano. In due anni fu possibile
Castel di Sangro. Le implicazioni per il territorio andare in treno da Sulmona a Roccaraso, nel 1948
molisano sono notevoli poiché il nuovo corso dei venne ripristinato il tratto da Carpinone a Isernia,
collegamenti tra Isernia e l’Alta Valle del Sangro ta- mentre per riallacciarsi alla Roma-Napoli bisognò
glia fuori paesi come Carpinone, Sessano, Pescolan- attendere sino al 1953 con la sistemazione del trat-
ciano, Carovilli e S. Pietro Avellana. to Isernia-Vairano. Nel 1955 venne riaperto il tratto
Superfluo aggiungere che questa linea ferroviaria, Roccaraso-Castel di Sangro, nel 1957 tornò in eser-
che si dispiega lungo 120 chilometri sull’Appennino cizio il tratto Carpinone-Carovilli e solo nel 1960
‘I COLORI DELL’ARCOBALENO’
Il Novecento molisano a Carpinone
e i capolavori di Leo Paglione
DI TOMMASO EVANGELISTA
Storico e critico d’arte
Diversa è la parentesi pittorica novecentesca che si cere, oltre che dalla firma, anche da un rapido con-
caratterizza per alcune imprese di indubbio inte- fronto con il medaglione della chiesa di San Nicola
resse le quali mettono a confronto due importan- di S. Giuliano del Sannio raffigurante San Giuseppe
ti personalità artistiche molisane. Il culto di San che regge il bambino, di due anni precedente. Simili
Rocco è molto radicato nel territorio, sicuramente appaiono i lineamenti dei volti dei due santi, come i
sviluppatosi dopo la peste del 1656 e testimoniato panneggi, mentre nell’opera carpinonese si legge un
dalla presenza di una confraternita laicale e di una più raffinato studio sulla composizione – pregevole
cappella antecedente alla fondazione della chiesa. il dialogo/chiasmo delle mani di Rocco e dei carne-
Dalla prima metà del Novecento, con la ricostru- fici – e sull’anatomia (fig. 2). La serie, però, non è del
zione dell’edificio sacro, si registra l’usanza, pre- tutto autografa e subisce un’interruzione tanto che
sente tuttora, di portare in processione insieme alla le restanti scene, di qualità minore, vedono la mano
statua anche sei teleri raffiguranti la vita del santo, di un’aiutante. Sicuramente di Trivisonno sono i
riccamente decorati e accompagnati da vasi fiori- disegni preparatori e l’idea compositiva generale
ti, come attestano immagini d’epoca (fig. 1). Una di e dei singoli pannelli, probabilmente del maestro
queste tele, con l’episodio della cattura di San Rocco anche alcuni brani quali il gruppo degli appestati
a Montpellier, reca la firma di Amedeo Trivisonno nell’episodio romano (sul retro si individua lo schiz-
(1904-1995) e la data 25 VII 1927. Nel 1927 Trivison- zo del volto della donna) o la veduta di Carpinone
no, il massimo pittore molisano del Novecento e tra dalla scena col santo che risana un giovane (fig. 3).
gli artisti italiani d’arte sacra del Ventesimo secolo Il paesaggio in questo caso è estremamente fresco
maggiormente significativi, appena ventitreenne nella composizione per macchie di colore e nella
lavorava agli affreschi della Cattedrale di Isernia delineazione dei volumi urbani, mentre l’episodio,
ed è più che probabile che fosse stato chiamato per certamente non contemplato negli Acta breviora e
una commissione minore. Allo stato attuale l’opera nella Vita s. Rochi di Francesco Diedo, massime fonti
di Carpinone risulta la prima tela di soggetto sacro per l’agiografia del santo, è inserito per rimarcare il
del pittore la cui autografia si può facilmente evin- legame del territorio con il personaggio.
Bibliografia
Carano, C 1992, Sognando il Rinascimento. Amedeo Trivisonno, Editrice Lampo, Campobasso.
Mastropaolo, L 2004, Compagni di scuola. Amedeo Trivisonno e la Scuola di Campobasso, Edizioni Enne, Campobasso.
Paglione. Arte sacra 2003, Campobasso.
Scioli, M 1849, La collegiata e le regole dell’antico capitolo di Carpinone, Napoli.
Venturoli, M & Praitano, M 1999, G. Leo Paglione, Palladino, Campobasso.
IL GRUPPO FOLK
RU MACCATURE
Breve storia dalle origini ai giorni nostri
DI MONICA CASTRILLI
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cature è anche il nome di una danza veniva utilizzato per la pulitura delle
che ancora oggi si esegue a Carpinone olive da abilissime donne che, muo-
nel giorno delle nozze. Si tratta di un vendolo in modo frenetico, trasforma-
intreccio di fazzolettoni colorati con il vano il movimento di lavoro in ritmo
quale gli invitati auguravano una vita di danza. Il ‘Salterello’ era una danza di
coniugale felice ai novelli sposi, strin- corteggiamento tipica dei momenti di
gendoli in un metaforico abbraccio. festa. Danza senza schemi e dal ritmo
La danza si concludeva con una stella sfrenato, era l’occasione per i maschi,
che, simbolicamente, avrebbe dovuto in competizione tra loro, per mettersi
guidare la nuova famiglia. La ‘danza in mostra agli occhi delle ragazze esi-
del Palo’, invece, era un rito propizia- bendo resistenza e bravura nel balla-
torio che consisteva nell’intrecciare re. Queste danze sono inserite in un
dei nastrini intorno ad un palo. Se repertorio molto più vasto, composto
l’intreccio riusciva perfettamente sia anche da diversi canti tra i quali spic-
nell’avvolgimento che nello svolgi- ca C’ vulimm amà. Inserito nel filone
mento sarebbe stato di ottimo auspicio del ‘canto a dispetto’, contrappone-
per un abbondante raccolto, altrimenti va moglie e marito che si prendevano
l’annata sarebbe stata magra. La tipica reciprocamente in giro evidenziando
danza di lavoro, invece, è quella de Ru gli altrui difetti fisici o caratteriali. Il
Pellicce (il crivello). Questo strumento canto si concludeva comunque con la
A
Carpinone la ricerca delle componenti, perlopiù giovanissimi, In alto: A destra:
tradizioni è affidata, ormai si fecero conoscere in tutta la regione Sfilata, anni ’70 (archivio Costumi, anni ‘70
E. Altieri). (archivio E. Altieri).
da decenni, al gruppo folk Ru per poi partecipare ad importanti ma-
Maccature. L’associazione, in quasi nifestazioni a livello nazionale. L’asso-
cinquanta anni di attività, ha raccolto ciazione conosce, ad un certo punto, un
e documentato gli elementi più signifi- breve periodo di inattività che si con-
cativi della storia contadina del paese. clude con la nascita dell’attuale gruppo
Di grande importanza per raggiungere folk Ru Maccature, guidato da Michele
lo scopo sono stati i racconti di chi, al Castrilli. L’attività di ricerca continua
momento della fondazione del gruppo, tuttora, portando sul palco uno spet-
è stato in grado di fornire informazioni tacolo complesso che racconta le fasi
sui canti e sulle danze tipiche del pri- della vita rurale, dalla nascita al matri-
mo dopoguerra. monio, dal lavoro al corteggiamento.
Il gruppo folk nasce con il nome origi- La tradizione carpinonese in partico-
nario di ‘Usignoli della Pentria’ grazie lare, e quella molisana in generale, ca-
al forte impegno di alcune persone che ratterizzano l’attività del gruppo il cui
nel 1971 trasformarono il loro sogno nome deriva dal tipico fazzoletto usato
in una realtà ancora oggi esistente. I come copricapo dalle donne. Ru Mac-
In questa pagina:
Ru Maccature in posa
davanti alla chiesa madre,
anni ‘70 (archivio E.
Altieri).
Ballo de Ru Maccature –
Anni ’70 (foto: archivio E.
Altieri).
di Alessandro Iafrancesco
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dei Beni e delle Attività Culturali e del nenti. Grazie a tale evento le tradizioni
Turismo come Ente di interesse cultu- del paese hanno raggiunto ogni angolo
rale; è inoltre affiliato alla Federazione del globo mentre grazie agli scambi
Italiana Tradizioni Popolari (FITP) al culturali giovani carpinonensi hanno
cui interno ricopre importanti cariche costantemente la possibilità di viag-
istituzionali. Dal 1992 Ru Maccature giare e toccare con mano nuove realtà,
organizza a Carpinone nei giorni 11 e rinnovando la memoria.