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 L’ACQUEDOTTO AUGUSTEO
L’opera più importante e visibile del nostro territorio sangiorgese è senza dubbio l’Acquedotto
Augusteo1, di notevole interesse archeologico e di studi da parte dell’Architetto Felice Abate
nel 1840 e nell’ultimo periodo anche di Ingegneri americani. Lungo il nostro territorio si
possono ancora intravedere i resti dell’acquedotto nel tratto S. Croce 2 – Paterno, mentre ai piedi
della Chiesa del SS. Salvatore,
l’Abate ci dice che si trova
cavato in un banco di tufo,
confermato da un pozzo o sfiato
a circa 6 metri di profondita’.
L'Acquedotto Augusteo Serino-
Neapolis-Misenum nasce presso
la sorgente Acquaro-Pelosi di
Serino (AV), fu probabilmente
costruito nel periodo compreso
tra il 33 e il 12 a.C. quando
Marcus Vipsanius Agrippa era
curator aquarum a Roma. Esso
rifornisce la flotta romana di
Misenum; soddisfa la crescente
domanda dell'importante porto commerciale di Puteoli; e rifornisce di acqua potabile le grandi
città come Cumae e Neapolis. La lunghezza dell'intero Complesso Acquedottistico è di 145 km.
L’ acquedotto lungo il tratto citato è vincolato con decreto del 20/8/ 984 e 19/12/1985:
considerato che nel territorio del Comune di Castel San Giorgio in località Casalnuovo e
Vigna, esiste una vasta zona interessata dai resti di un acquedotto romano, che dalle sorgenti
di Serino portava l’acqua a Nola, Atella, neapoli, Puteoli, costruito peraltro da un cunicolo in
opus incertum rivestito di cocciopesto creato in età augustea e ritenuto la più lunga opera
opera di tale tipo in Italia. Considerato che tali resti rivestono importante interessa
archeologico ai sensi della citata legge del 1/6/1939, n. 1089 e si trovano nell’ambito degli
immobili sottoindicati al foglio nr. 8 del Comune. Visto gli art. 1 e 3 della stessa Legge,
Decreta gli immobili sopradescritti, contenenti i resti archeologici sopracitati ed individuati
nell’unita planimetria, che fa parte integrante del presente decreto, sono dichiarati di
importante interesse archeologico ai sensi della citata legge e sono quindi sottoposti a tutte le
disposizioni contenute nella legge stessa.

1
Nel 1840 veniva chiamato Acquedotto Claudio.
2
Nella foto.
2
Il primo a studiare l’acquedotto fu l’Ing. Pietrantonio
Lettieri, per incarico avuto dal Vicerè D. Pietro di
Toledo3.
L’Ingegnere/Architetto Felice Abate4 dedica uno studio
speciale al tratto dell’acquedotto proveniente da Serino in
direzione di Castel San Giorgio. Mette a repentaglio la
propria vita attraverso il suo sequestro per tre giorni da
parte dei briganti sulle montagne di Paterno5, nella sua
relazione indica chiaramente che l’acquedotto prima di
arrivare a San Giorgio per immettersi nella valle di
Paterno, passava innanzi alla Chiesa del SS. Salvatore:
nel qual sito desso trovasi cavato in un banco di tufo
vulcanico6: giunge al casale di Lanzara, quivi
costeggiando la montagna che vi rimane imminente dal
lato destro e mostrandosi in alcuni siti a fior di terra
attraversa un fondo dei signori Calvanese, contiguo al di
costoro palazzo di abitazione ed immergersi nel luogo
stesso sotto terra, per forare un altro monte. Un primo
pozzo essendomi riuscito di scoprire innanzi al palazzo del barone di Paterno il quale era
coverto da una gran lapide e vuoto vi trovai l’acquedotto a m. 8.72 di profondità del quale
tratto anteriore verso il fondo dei signori Calvanese era interamente ostrutto ma il tratto
posteriore verso il monte era
solo per una parte della altezza
di tal che un uomo poteva
camminarvi per entrare a
carpone. L’esplorazione di un
tratto della galleria borbonica:
dié luogo ad una scoperta assai
curiosa, cioè che al fondo di
alcuni de’ cennati pozzi e
nell’acquedotto trovansi una
quantità enorme di rottami di
brocche d’argilla ed alcune brocche sane però mancanti del manico perchè rotto. Questo fatto
sembra dovesse spiegarsi col fatto che all’epoca in cui l’acquedotto portava le acque, gli
abitanti di quel luogo usavano attingere dai pozzi-spiragli col mezzo di brocche che vi
discendevano con corde, di tal che spesso rompendosi il manico o la corda le brocche vi
restavano dentro. Continuando verso l’alto, l’esplorazione diveniva sempre più interessante.
Un’altra curiosità presentavasi cioè alla profondità di 45 metri, trovansi uno scheletro umano e
3
F. ABATE, Studi sull’acquedotto Claudio, Napoli 1864, p.61
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L’architetto nel 1862 fu sequestrato dai briganti nella valle di Paterno durante la sua permanenza nel luogo e
liberato dopo tre giorni a seguito di un riscatto di 1100 ducati.
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Nelle due foto, tratti di acquedotto a Paterno.
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F. ABATE, Studi sull’acquedotto Claudio, Napoli 1864, p.22
3
sotto ad esso molte monete di rame e poche d’argento di Filippo ed altri Re di Spagna dei
principi del ”600.
La più antica misura del volume dell’acqua viene eseguita dall’Ing. Abate nel 1840 e una
seconda nel 1851 dall’Architetto Raffaele Calvanese e Ing. Raffaele Petrilli del Genio Civile 7.

Grafico acquedotto Augusteo dell’Arch. Felice Abate (1862)

Grafico acquedotto Augusteo dell’Arch. Felice Abate (1868)

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F. ABATE, Studi sull’acquedotto Claudio, Napoli 1864, p.14
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