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Le 

grotte di Castellana sono un complesso di cavità sotterranee di origine carsica di


interesse speleologico e turistico, situato nel comune italiano di Castellana Grotte, in Puglia.
Annesso al complesso vi è un museo speleologico.

Indice

 1Storia
o 1.1La scoperta
o 1.2Ricerche in corso
 2Descrizione
 3Biologia
o 3.1La fauna cavernicola
 4Il Museo speleologico Franco Anelli
o 4.1I laboratori didattici
 5Le grotte di Castellana nella cultura di massa
 6Spettacoli all'interno delle grotte di Castellana
 7Note
 8Bibliografia
 9Voci correlate
 10Altri progetti
 11Collegamenti esterni

Storia[modifica | modifica wikitesto]
La storia della Grave inizia nel Cretaceo superiore (novanta milioni di anni fa), quando la Puglia era
sommersa da un antico mare, nel quale vivevano vaste colonie di molluschi e vegetali marini. Per
milioni di anni, generazioni e generazioni di queste forme di vita si sono succedute le une alle altre e,
morendo, i loro gusci svuotati e le loro carcasse si sono accumulati sul fondo del mare, formando un
gigantesco deposito di fango e di sabbia, che con il suo lento ma continuo accrescimento si è via via
compresso, fino a formare uno strato di calcare dello spessore di diversi chilometri.
A partire da sessantacinque milioni di anni fa, il progressivo innalzamento delle terre ha portato la
regione al suo aspetto attuale e nella massa calcarea emersa, a causa della sua rigidità, si sono
formate estese fratture, che l'hanno fortemente incisa. L'acqua fluviale d'intense precipitazioni,
percolando nel sottosuolo, ha formato un'estesa falda acquifera sotterranea in grado di sciogliere
gradualmente il calcare e di allargare le fratture. Queste fratture hanno finito poi per unirsi le une alle
altre per il crollo della roccia frapposta; formando così piccoli condotti, via via trasformatisi in ambienti
sempre più ampi.
Nei luoghi in cui le fratture s'intersecano in gran numero (fenomeno qui più rilevante che in qualsiasi
altro punto del sistema carsico castellanese) si sono verificati estesi e ripetuti crolli verso l'alto che
hanno ridotto via via lo spessore di roccia che separava la cavità dall'esterno. Tale processo è
continuato finché lo strato residuo, ormai assottigliato, non è crollato, facendo giungere all'interno della
grotta il primo raggio di luce.

La scoperta[modifica | modifica wikitesto]
A memoria d'uomo l'inghiottitoio d'accesso alla Grave è sempre esistito. Un primo tentativo di
esplorazione fu realizzato alla fine del XVIII secolo da alcuni giovani del luogo, che tuttavia si
arrestarono pochi metri dopo il maestoso ingresso. La scoperta dell'intero sistema di voragini e cavità
che compongono il complesso risale al 23 gennaio 1938 ad opera dello speleologo Franco
Anelli nell'ambito di una campagna di ricerche speleologiche condotte nelle Murge sudorientali su invito
dell'ente provinciale per il turismo di Bari.

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