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NOTIZIE

ARCHEOLOGICHE
BERGOMENSI

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1994

COMUNE DI BERGAMO
. ASSESSORATO ALLA CULTURA
CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO
L'acqua, le armi e gli uccelli nell'arte rupestre camuna
dell'età del Ferro
Angelo Fossati

L'acqua e le Aquane
Nel corso di uno studio sull'arte rupestre camuna delle fasi attribuibili all'età del Ferro (FOS-
SATI 1991) sono emerse alcune novità riguardanti l'interpretazione di temi figurativi ed elementi
toponomastici.
Si è notata, ad es., l'esistenza di un forte collegamento tra le incisioni rupestri ed il tema
dell'acqua. Molte zone con arte rupestre dell'età del Ferro sono nelle vicinanze di sorgenti anche
termali: la collina di Luine è prospiciente le Terme di Boario, conosciute ed apprezzate anche
nell'antichità per le loro qualità terapeutiche; le rocce istoriate di Foppe di Nadro accompagnano
il corso diun ruscello; la roccia incisa di Seradina-S. Rocco è lambita dal fiume aglio. Lo stesso
fenomeno si verifica anche in altre zone d'Europa e dell'arco alpino: le iscrizioni rupestri retiche
dello Schneidjoch (tra cui vi sono anche figurazioni zoomorfe) sono situate sulla parete di una
grotticella da cui nasce una sorgente l ; nella Penisola Scandinava gran parte delle incisioni rupestri
è in prossimità di fiordi e dell'acqua marina2; sulle rive del fiume Tago, in Portogallo, sono state
ritrovate rocce incise che affiorano solo in periodi di grande siccità3; nell'Alta Moriana, in
Francia, è stata scoperta di recente, sui bordi di un lago e nelle vicinanze di una sorgente, una roc-
cia con la raffigurazione di una scena di caccia4 •
La pratica di un culto delle acque e delle sorgenti nell'antichità è attestata in Valcamonica dal
ritrovamento di alcune epigrafi di età romana dedicate ai fontes divini, oltre ·che dal santuario
della Minerva Ughieia a Bren05 : questo tempio era addossato ad alcune grotte di origine naturale
e gli scavi condotti recentemente dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia hanno
dimostrato che da una di queste grotticelle fuoriusciva un rivolo d'acqua che era convogliato in
una vasca. Il tempio stesso è situato a poche decine di metri dal fiume aglio. E' ipotizzabile che il
santuario romano si sovrapponga ad un'area cultuale di epoca preistorica: è assai probabile che i
culti si svolgessero in prossimità delle grotte e fossero dedicati a qualche divinità che la Minerva
Sanatrice deve aver sostituito6 •
Mancavano però finora indicazioni perché si potesse pensare ad un culto delle acque nelle
zone delle incisioni rupestri. Nel 1989 mi venne segnalata una mappa catastale della Contrada
Aquane7 : questo era il toponimo originario dell'odierna località Naquane, corrispondente alla
zona centrale del Parco Nazionale (fig. 1:1), come il linguista M. Alinei (ALINEI 1984) aveva già
proposto. Alinei non conosceva la mappa catastale ma aveva accostato il toponimo Naquane a

l) E. BURGSTALLER, Felsbilder in Osterreich, Landesin- 6) Si tratta forse della dea Reitia i cui santuari sorgono spesso
stitut fiir Heimatpflege und Volksbildung, Linz, 1972. in prossimità di sorgenti (vedi infra nOta 13).

2) K. HELSKOG, Helleristingene i Alta. Spor etter ritualer 7) La cartina mi è stata fornita dal sig. Battista Ruggeri - oggi
og dagligliv i Finnmarks forhistorie, Alta Museum, Alta, 1988. guardiano, un tempo proprietario di una parte del territorio
costituente il Parco Nazionale di Naquane a Capo di Ponte.
3) A. M. BAPTISTA, A Rocha f-155 e a origem da arte do La famiglia Ruggeri possiede questa mappa già da alcune
Vale do Tejo, Grupo de estudos arqueologicos do Porto, generazioni. Alcuni elementi, quali la misurazione del terreno
Monografias arqueologicas, 1, Porto, 1981. in "piedi", inducono a ritenere la mappa anteriore al 1835
(FOSSATI 1991). Il sig. Ruggeri, da me interpellato non ha
4) A. ARCA', Arte rupestre in Valle di Susa e Alta Mariana: però saputo fornirmi alcuna spiegazione sul significatO del
recenti scoperte e sviluppo delle ricerche, in Survey, Bollettino toponimo, ma ha aggiunto che gli sembrava interessante che
del Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo, 6, l'area prospiciente la roccia 35 del Parco delle Foppe di
1990, pp. 167-175. Nadro venisse popolarmente chiamata" J praà de Naqltane".
Questi prati sono attraversati da un ruscello che ha origine da
5) F. ROSSI, La Valcamonica Romana. Ricerche e studi, una sorgente posta poco più sopra e che scorre accanto a
Brescia, 1987. rocce incise, tra cui la roccia n. 45.

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quello delle Aquane, esseri semidivini ampiamente noti nel folclore delle Alpi centro-orientali
con diversi nomi ed attributi. Ne citiamo alcuni: Aguane, Anguane, Enguane, Eguane, Gane,
Guane, Sagane, Sguane, Aivane e Vivane. Sono conosciuti richiami anche nel mondo classico:
ricordiamo Aganippe, la ninfa e la fonte omonima sull'Elicona in Beozia; la fattucchiera di nome
Sagana citata da Orazio (Sat., 1, 8,25); il latino saga, da sagus, significa maga, profetessa. Naquane
rappresentava, per Alinei, il toponimo più occidentale dell'area alpina centro-orientale. Dopo le
nostre ricerche oggi sappiamo che non è così: vi è un'iscrizione di età romana da Cantù nel coma-
sco, con dedica alle Aquane (CIL V, 5671), e a Soncino (prov. di Cremona) è attestato il toponi-
mo Aguane nei pressi di una sorgente; si tratta del toponimo più a sud, testimonianza di un culto
delle Aquane anche nella pianura padana8 • Secondo R. De Marinis anche il nome degli Euganei,
etnia di cui i Camuni dell'età del Ferro facevano parte, potrebbe non essere del tutto estraneo alle
forme "Eguane" e "Enguane"9.
Ma chi sono le Aquane? Si riassumono qui, con la consapevolezza che il lavoro andrebbe
notevolmente ampliato, le descrizioni raccolte da: Alinei: nei racconti folclorici esse sono ricorda-
te come esseri antropozoomorfi; le leggende più antiche le descrivono come donne che si mutano
in lontre, oppure sirene bellissime "dai capelli d'acqua" e "dai piedi rivolti per indietro", abitatrici
di laghi, grotte o sorgenti. Nelle leggende più recenti hanno acquisito gli attributi di Fauno:
hanno gambe e piedi caprini. Loro prerogativa è conoscere il passato ed il futuro, ma di non sape-
re il presente. Inoltre hanno ogni potere sulle acque presenti sulla terra e sulle piogge. Sono spes-
so definite paurose. A volte però si uniscono in matrimonio con gli uomini, e dopo un certo
tempo spariscono senza più tornare. Sanno cantare nenie misteriose e spesso consigliano i giovani
uomini. Secondo alcune leggende è bene non conoscere il nome personale delle Aquane,·pena il
vederle sparire per sempre 1D •
Alinei cita anche quello che pare un evidente collegamento con l'arte rupestre: in Friuli, presso
Clauzetto, sono menzionate le Clap des Aganes (rocce delle Aquane) che recano orme incise
(probabilmente si tratta di coppelle) attribuite dalla leggenda alle Aquane.
Naquane non è quindi l'unico sito preistorico connesso alle Aquane: anche a Lagole di
Calalzo, nel Cadore, la gente del luogo diceva che le Laganes (Aquane) abitavano le sorgenti
solforose, nei cui pressi doveva trovarsi un santuario paleoveneto, attestato dai numerosi ex voto
rinvenuti (FOGOLARI -PROSDOCIMI 1988).
Vicino a Naquane in Valcamonica sorge una piccola chiesa dedicata alle "Sante" Faustina e
Liberata. Secondo la tradizione le due donne vivevano da eremite in grotticelle e nel Medioevo
avrebbero salvato Capo di Ponte da una frana, bloccando i massi con le proprie mani. Nella crip-
ta della chiesa è infatti conservato un masso con incisioni preistoriche di coppelle e impronte di
mani, che la leggenda vuole siano quelle delle Sante l I. La località è legata anche ad una celebrazio-
ne cristiana che si svolgeva a maggio (l'Ascensione) e che prevedeva una lunga veglia notturna con
abbondante uso di candele. E' assai probabile che ci si trovi di fronte alla sovrapposizione cristia-
na ad un antico rito pagano della primavera, il cosiddetto Maggio, legato ai riti della fecondità. La
festa notturna, che fu abolita dopo la visita di S. Carlo Borromeo in valle perché ritenuta immora-
le, era anche un'occasione per i convenuti di concludere affari riguardanti non tanto il bestiame
domestico, come oggi avviene, quanto i manufatti di ferro che erano fabbricati dalle locali fucine,
tra le più importanti in Valle durante il Medioevo 12 • Si intravvede qui un chiaro nesso tra il rito, il
tema della fecondità e il ferro, metallo con cui venivano realizzate anche le armi.
Secondo gli abitanti dell'area delle Sante, la chiesetta, sino agli anni '50, era meta di pellegrini
che venivano da ogni luogo della valle a porre le proprie mani in quelle incise nel masso per chie-
dere protezione e grazie.

8) M. ROTA, comunicazione personale. 11) F. MURACHELLI, Cemmo. Storia d'una pieve camuna.
Con note storiche intorno alle Parrocchie di Capodiponte e
9) R. DE MARINIS, comunicazione personale. Pescarzo, Esine, 1978.

lO) WOLFF 1987; B. DAL LAGO, Il Regno dei Fanes. 12) F. BONTEMPI, Economia del Ferro. Miniere, Forni e
Racconto Epico delle Dolomiti, Milano, 1989; ALINEI 1984. Fucine in Valcamonica dal XV al XIX secolo, Milano, 1989.

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Fig. 1: 1) Mappa catastale dell'area del Parco Nazionale di Naquane con l'indicazione "Contrada Aquane";
2) Uccelli acquatici in schiera orizzontale e scena di caccia al cervo. Capo di Ponte, loc. Seradina, r.12, fase IV 1.

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A noi pare legittimo l'accostamento Sante-Aquane, non solo per la vicinanza di Naquane alla
zona in questione, ma anche per la prossimità della chiesa e del masso inciso ad un corso d'acqua,
il torrente Re, che scorre a pochi metri di distanza. Inoltre la leggenda descrive le Sante proprio
come le Aquane: vivevano nelle grotte ed avevano la medesima funzione di "aiutanti" che i rac-
conti folclorici spesso attribuiscono alle Aquane. Può inoltre essere interessante annotare che a
Naquane sulla Grande Roccia vi è una figura antropomorfa incisa nell'età del Ferro, ma dai carat-
teri sessuali maschili, che sembra tenere nelle mani le proprie gambe aperte: è questo un tema
assai raro nell'arte rupestre e che trova uno stringente confronto nella vicina Chiesa del
Monastero di S. Salvatore (XI sec.), dove uno dei capitelli riporta il motivo delle sirene che impu-
gnano le proprie gambe pisciformi aperte.
Questa connessione tra divinità acquatiche e la presenza di incisioni rupestri sembra avere un
precedente anche nell'età del Rame a Borno, in loc. "Valzel de Undine", cioè "valletta o ruscello
delle Ondine", dove furono rinvenuti dei massi incisi 1J • Le Ondine sono ninfe acquatiche, sempre
presenti nelle leggende ladine, del tutto simili negli attributi alle Aquane (WOLFF 1987).

1: acqua e gli uccelli


La connessione tra incisioni rupestri e il tema dell'acqua emerge inoltre dalla scelta di alcuni
temi figurativi. Fin dagli inizi dell'arte rupestre camuna dell'età del Ferro sono numerose le imma-
gini di uccelli acquatici. Sono le uniche figure che, malgrado la loro funzione prettamente simboli-
ca e non narrativa, sono immediatamente riconoscibili. E' noto che altre figurazioni con intenti
simbolici, quali la rosa camuna, la paletta o la coppellina, attendono ancora di essere interpretate
in modo esaustivo. Il significato delle figure ornitomorfe può essere evinto dallo studio delle asso-
ciazioni; l'analisi iconografica dei vari stili rivela infatti che sono prevalentemente connesse con le
raffigurazioni di armati.
Nella fase IV 1 (VIII-metà del VII sec a.c.) gli uccelli sono associati ai duellanti o accompa-
gnano le scene di caccia al cervo o al camoscio, ma non sembrano costituire prede. Un aspetto
interessante è il fatto che questi volatili spesso si raggruppino a formare coppie o schiere (fig. 1:2).
Il confronto più vicino può essere istituito con le raffigurazioni presenti sulla situla tipo Kurd
della Prima Tomba di Guerriero di Sesto Calende (fig. 2:1), e non tanto per somiglianza iconogra-
fica quanto per spirito compositivo e tematico (BIONDELLI 1867). E' evidente che in questa
fase del IV periodo gli uccelli devono assumere una funzione simbolica nell'ambito dell'iniziazio-
ne descritta da queste scene. Infatti in alcune di esse, duellanti di piccole dimensioni sono affianca-
ti da guerrieri armati pesantemente (spesso di scudo e lancia da guerra) e di dimensioni notevol-
mente maggiori che sembrano osservarli a mo' di arbitri od istruttori.
Anche nella fase IV 2 (VII-VI sec. a.c.) gli uccelli sono associati alla pratica dell'iniziazione;
una figura incisa sulla Roccia Grande di Naquane è vicina a un gruppo di coppelle cosiddetto "a
modulo otto", un caratteristico segno che pare identificare le scene a carattere iniziatico (FOSSA-
TI 1991). Si trovano ancora uccelli schierati verticalmente, come in una scena sulla Roccia Grande,
o singoli ma sempre avvicinati a guerrieri (fig. 2:2). Spesso queste figure non sono completate,
come è già stato notato in altri casi J4 : poiché ricorre molto frequentemente, deve trattarsi di una
precisa scelta dell'incisore, di cui per il momento non è possibile comprendere il significato.
Nella fase IV 2 finale (fine del VI sec. a.c.) le figure di uccelli, in consonanza con le tendenze
stilistiche del periodo, mostrano caratteri sempre più naturalistici: il corpo non è più eseguito a
contorno e si trovano associazioni diverse, tra cui sono estremamente interessanti quelle con le
asce a lama quadrangolare, con le capanne, e con le impronte di piedi e calzari.

13) Si tratta dei massi Borno l, rinvenuto nel 1953, e Borno 4, 14) Ad es.: gli antropomorfi a busto o a linea di spalle sl?esso
ritrovato nel 1981. A questo proposito si leggano le schede privi di gambe e/o di braccia; le capanne, di cui a volte SI tro-
dei due massi su S. CASINI (a cura di), Le Pietre degli Dei. vano solo le pani basali; gli zoomorfi, tra cui cavalli e cervi,
Menhir e stele dell'età del Rame in Valcamonù:a e Valtellina, spesso delineati senza l'indicazione delle zampe.
Bergamo, 1994.

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Fig. 2: 1) Sviluppo delle decorazioni della sicula tipo Kurd dalla Prima Tomba di Guerriero di Sesto Calende (MI),
(da BIONDELLI 1867); 2) Guerriero e uccelli acquatici in schiera verticale, di cui uno incompleto. Capo di Ponte,
Naquane, r. 1, fase IV 2; 3) Uccello acquatico (gru?) duellanti e labirinto. Capo di Ponte, Naquane, r. 1, fase IV 2.

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Fig. J: l) Barchette con protomi ornitomorfe ed iscrizioni. Capo di Ponte, Naquane, r. 50, fase IV 2 finale;
2) Cernunnos ed orante. Capo di Ponte, Naquane, r. 70, fase IV 2; J) Lo stendardo della stele di Bormio. V sec. a.c.;
4-6) Lamine forse rappresentanti la dea Reitia da Hochbuhel, Sanzeno e da Este
(da Von MERHART 1969 e BALESTRAZZI 1986).

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Fig. 4: l) Le più antiche raffigurazioni di Re.itia nelle decorazioni degli schinieri di Pergine (da SCHAUER 1982);
2) Pendagli antropozoomorfi dalle necropoli villanoviane di Bologna (da KOSSACK 1954); 3) Pendagli dalle anse di una
sicula di Rivoli Veronese. VIII-VII sec. a.c. (da CHIECO BIANCHI 1988).

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La scena forse più interessante di questa fase è quella sulla Roccia Grande di Naquane: un ornito-
morfo è associato ad un labirinto a cui è accostata una coppia di duellanti. I due armati sono legati a
vicenda ad una gamba perché non possano distanziarsi ed hanno una decorazione piumata lungo i
fianchi, forse un gonnellino (fig. 2:3). Il richiamo più immediato è quello dell'oinochoe rinvenuta
nella necropoli della Tragliatella, presso Cerveteri, della fine VII-inizi VI sec. a.c. Qui l'iscrizione
Truia all'interno del labirinto ed un gruppo di cavalieri rimandano al Ludus Troiae che Virgilio
descrive nell'Eneide (En. V), durante i giochi funebri in onore di Anchise15 • Si tratta di una gara in
cui i cavalieri dovevano assalirsi e rincorrersi lungo un percorso difficoltoso e secondo uno schema
prestabilito. Secondo alcuni studiosi il Ludus Troiae avrebbe connotazioni iniziatiche16• Si deve nota-
re che i due cavalieri accanto al labirinto hanno degli scudi rotondi su cui è raffigurato un uccello.
A questa fase dello stile IV 2 devono essere ascritte le quattro raffigurazioni di barchette orni-
tomorfe, che contengono due iscrizioni in alfabeto nord-etrusco (l'alfabeto cosiddetto "camuno"
o di "Sondrio"), identificate durante il rilievo integrale della roccia 50 di Naquane (fig. 3:1).
In Valcamonica queste non sono le uniche raffigurazioni di barche a protome ornitomorfa.
Infatti già il Marro e il Bonafini avevano fotografato e pubblicato una pietra inglobata nel muro di
una casa di Grevo che recava una figura simile con un'iscrizione in cui si può forse leggere la
parola laiz 17•
Anche le barchette ornitomorfe, come gli uccelli acquatici, risultano avere strette connessioni
con il mondo guerriero. L'iconografia della barca solare e delle protomi ornitomorfe si afferma
nell'Europa centrale a partire dal XIII sec. a.c. nella Cultura dei Campi di Urne (KOSSACK
1954) e decora frequentemente armi in lamina bronzea, come scudi, corazze, schinieri. In Italia
settentrionale questo motivo sembra comparire già dalle fasi antiche del Bronzo Finale: ad es.
negli schinieri lavorati a sbalzo, come quelli del ripostiglio della Malpensa, databili al XII sec.
a.c., quelli di Pergine presso Trento (SCHAUER 1982) e quelli della necropoli di Desmontà,
presso Verona, datati al X sec. a.c.
E' possibile che nel corso della prima età del Ferro il motivo della barca solare perda progres-
sivamente il significato originario, diventando un elemento decorativo. Dal V sec. a.c. la barca
solare sembra poi scomparire dal repertorio figurativo dei manufatti.
Riguardo al suo significato, è necessario rifarsi alla mitologia nordica, dove la barca a protomi
ornitomorfe trasporta il sole nel suo viaggio quotidiano attraverso il cielo e l'anima del guerriero
nell'aldilà. Nelle decorazioni dei manufatti riferibili alla cultura dei Campi di Urne il sole viene
trasportato dagli uccelli: secondo l'interpretazione di alcuni studiosi ciò avverrebbe a volo
durante il giorno e a nuoto durante la notte. L'idea nasce evidentemente dall'osservazione di
uccelli, come i cigni, che possono sia volare che nuotare utilizzando le zampe palmate come
remi. Già nella mitologia nordica si possono riscontrare però alcuni elementi sincretici: il carro
di Trundholm, se la sua collocazione cronologica nell'età del Bronzo è corretta, riporta indietro
nel tempo l'idea che il sole sia trasportato non dagli uccelli ma su un carro trainato da cavalli. Un
punto di contatto tra le due tradizioni sembra essere il carretto rituale di Dupljaja, in Serbia, a tre
ruote ma trainato da uccelli acquatici 18 •

15) P. VERGILI MARONIS, Aeneidos, V, recognovit brevi- di), Valtellina e Mondo Alpino nella Preistoria, Modena, 1989,
que adnotatione critica instruxit R.A.B. MYNORS (Oxford pp. 69-71). Riguardo l'iscrizione laiz ricordo l'assonanza con
CJassical Texes), Oxonii, 1969. la terminazione lauz di uelalauz, segnalata dal Mancini a
foppe di Nadro, r. 27 (IDEM, Materiale epigrafico di Foppe
16) G. CAPDEVILLE, Virgile, le Labyrinthe etles Dauphins, di Nadro, in BCCSP, XXI, 1984, pp.85-94), e con laz di
in Latomus, 201, Bruxelles, 1988. alaialaz sulla Roccia delle Iscrizioni di Campanine a
Cimbergo (PROSDOCIMI 1965).
17) La barca ornitomorfa di Grevo non è completa e rappre-
senta solo un frammento di qualche roccia o stele più grande 18) " carretto è comprensibile anche alla luce di un inno di
(fOSSATI 1991). Il frammento potrebbe essere pertinente ad Alceo, di cui ci rimane una parafrasi di Himerio un retore del
una stele più che ad una roccia sulla base del confronto della IV sec. d.C., in cui Zeus regala un carro ad Apollo appena
stele di Tresivio in Valtellina che reca pure una barca a proto- nato: iJ testo dice che "i cigni erano il carro". Si veda a questo
mi ornitomorfe ed un'iscrizione da datare al VI-V sec. a.c. proposito P. GESSING - H. E. DAVIDSON, The Chariot o[
proprio per la presenza del motivo ornitomorfo; diversa the Sun, London, 1969, pp. 119-120. Importante sottolineare
l'opinione del Mancini (A. MANCINI, I dOCl/menti scritti da anche la duplicità dell'essere antropozoomorfo collocato sul
Tresivio e Montagna, in POGGI ANI KELLER R. (a cura carretto di Dupljaja, che ha caraneri sia maschili che femminili.

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L'associazione uccello-guerriero ricorre dunque nell'arte rupestre camuna, nell'arte delle
situle l9 ed evidentemente anche nella decorazione delle armi difensive (schinieri, elmi etc.). Il suo
ricorrere così insistente può essere interpretato con un significato apotropaico, cioè come difesa
del guerriero, oppure psicopompo: l'anima del guerriero, che può essere simboleggiata
dall'uccello stesso, viene trasportata, a guisa di sole, nell'aldilà. Un paragone che non ha forse
solo valenze poetiche si trova nell'Edipo Re di Sofocle (V sec. a.c.) ed anche in Virgilio (VI
libro dell'Eneide): le anime sono assimilate agli uccelli migratori.
Relitti di queste credenze protostoriche sono probabilmente sopravvissute nelle leggende
ladine delle Alpi centro-orientali per le quali gli uccelli svolgono questa funzione: i corvi, ad
esempio, raccolgono le anime dei guerrieri uccisi sui campi di battaglia e le recano, trasformate
in fiori, sui monti (WOLFF 1987). Un'antica superstizione vieta inoltre di utilizzare come deco-
razione la figura dell'uccello 2o •
La figura ornitomorfa ha d'altronde una valenza divina; la rappresentazione del dio
Cernunnos (fase IV 2) sulla roccia 70 di Naquane è associata ad una barchetta a protomi ornito-
morfe (fig. 3:2). In questa figura sembrano uniti gli animali totemici dei Camunni: il cervo e
l'uccello acquatico. Il dio è infatti raffigurato in piedi, vestito di una tunica; sul capo ha un palco
cervino, nella mano destra impugna un coltello e sullo stesso braccio porta un'armilla. Dal busto
fuoriesce una barchetta a protome ornitomorfa, forse un cigno o un'anatra. Accanto a lui vi è un
personaggio in atteggiamento di orante. Di Cernunnos si hanno immagini provenienti dal
mondo celtico: esso compare sull'altare di Parigi (o ve è iscritto il nome), sulle lamine di
Waldalgesheim (Germania), su alcune stele irlandesi e infine sul famoso "calderone" di
Gundestrup (Danimarca). In tutte queste rappresentazioni, che si distribuiscono tra il IV sec.
a.c. e l'età altomedioevale, la divinità, con la testa sorrriontata da un palco cervino, è raffigurata
seduta a gambe incrociate, impugna torques e coltell~ e spesso è associata a serpenti, ad animali
domestici - buoi o tori - o selvatici - lupi, serpenti e cervi. Secondo una recente interpretazione
di R. De Marinis, lo stile (accuratezza di particolari e gigantismo) e la barchetta a protome orni-
tomorfa, per anni interpretata come serpente, forniscono elementi per datare il Cernunnos
camuno tra la seconda metà del VI e gli inizi del V sec. a.c.: esso sarebbe quindi la più antica
figura di Cernunnos conosciuta in ambito europeo. I Celti ne avrebbero adottato il culto in
seguito alloro contatto con le popolazioni alpine, presso le quali il cervo doveva essere impor-
tante non solo da un punto di vista economico ma anche dal punto di vista religioso (DE
MARINIS 1988).
L'associazione tra i cervi e gli uccelli è frequente in ambiente celtico: l'eroe irlandese Cu
Chulainn aveva un carro trainato da cervi ed uccelli. Il dio celtico Vosegus ha come animali
accompagnatori un cervo sul cui dorso sta un uccell0 21 • Nella fase IV 2 in Valcamonica sono
particolarmente significative alcUl'le raffigurazioni di uccelli forniti di corna, a volte associati ad
armi o a labirinti.
Alla fine del V sec. a.c. nell'insegna presente sulla stele di Bormio, nelle appendici cosiddette
"Iuniformi" è da vedere l'estrema stilizzazione di una barca solare a protomi ornitomorfe (fig.
3:3). Anche il pesce che corona la sommità richiama il tema dell'acqua. L. Pauli ritiene che la
stele descriva il culto di una divinità guerriera, il cui santuario era presso le sorgenti di acqua
caldan. A questo proposito va citata la toponomastica: il luogo sovrastante il santuario si chiama
Cresta di Réit, nome che riporta immediatamente alla dea Reitia, i cui santuari paleoveneti erano
spesso in prossimità di corsi d'acqua o sorgenti, anche termali (vedi S. Pietro Montagnon, oggi
Montegrotto Terme).

19) Gli esempi sono numerosi: uccelli accompagnano guerrie- ciando queste rose di piume.
ri sulla situla di Vace, della Cenosa etc.
21) A. ROSS, Pagan Celtic Britain. Studies in lconography
20) Uccelli e piume sono spesso connessi, nelle tradizioni and Tradition, London, 1967.
popolari, con la figura del diavolo o delle streghe. Secondo
queste tradizioni i grumi di piume rinvenuti nei cuscini o nei 22) L. PAULI, Ein latènezeitliches Steinreliel aus Bormio am
materassi (le cosiddette rose) rappresentano il segno evidente Stiller Joch, in Germania, 51,1973, pp. 85-120.
dell'avvenuto malocchio che può essere distrutto solo bru-

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Questa divinità adorata presso sorgenti e fiumi ha diversi nomi: Reitia è il principale, ma tro-
viamo anche Sainate e Pora, che era probabilmente il nome originario. I linguisti hanno propo-
sto una derivazione di Reitia dalla radice ~'rekt, la dea che facilita i parti, o da ~'rei, la dea della
scrittura, o da ;:'reito, fiume. Per Pora si è proposto l'accostamento a paro e a pario, cioè la dea
opifera, puerpera, ma anche dal greco poros, da una radice ~'pre, che indicherebbe la dea del
guado o del passaggio.
Sainate indica chiaramente l'attributo di "sanatrice" della divinità. Il collegamento con
l'acqua e soprattutto con l'idea del guado verso l'aldilà o viceversa (la dea è anche puerpera)
sembra determinante (CHIECO BIANCHI 1988, FOGOLARI-PROSDOCIMI 1988).
Probabilmente coeve alla stele di Bormio, o forse un po' più antiche, sono una serie di lami-
nette di bronzo (fig. 3:4) provenienti da Hochbiihel, in Tirolo che, come nel motivo presente
sulla stele di Bormio, indicano una figura femminile con le braccia aperte a ripetere il motivo
della barca solare a protomi ornitomorfe e in cui alcuni studiosi hanno voluto vedere una raffi-
gurazione della dea Reitia 23 . E' unica invece l'iconografia della divinità presente sulla laminetta
del Tiro a Segno di Este, raffigurata come una donna con ali di uccello (fig. 3:6): evidente con-
nessione tra uccello, acqua, divinità femminile e incisioni rupestri (BALESTRAZZI 1986).
Non sono queste però, a mio avviso, le più antiche raffigurazioni di Reitia: infatti se ben
osserviamo le decorazioni degli schinieri di Pergine, inquadrabili nel X sec. a.c., notiamo la rap-
presentazione di un personaggio femminile che ha le braccia desinenti a protomi ornitomorfe
(fig. 4:1). Questa figura sembra confrontabile da vicino con i pendagli sin qui esaminati e con
l'elemento luniforme dello stendardo raffigurato sulla stele di Bormio: si tratta della figurazione,
anche se molto stilizzata, del medesimo motivo di un personaggio a braccia desinenti a protomi
ornitomorfe.
Legati alle iconografie degli uccelli sono anche alcuni pendagli (fig. 4:2) rinvenuti nei corredi
delle tombe delle necropoli villanoviane bolognesi (Benacci, Benacci-Caprara, San Vitale, etc.)24;
alcuni di questi pendagli mostrano una terminazione a corna ritorte, come quello proveniente
dalla tomba Benacci-Caprara 39, forse da interpretare come le gambe pisciformi della divinità e
per questo forse associabile alle sirene. Probabilmente coevi a questi devono considerarsi i pen-
dagli (fig. 4:3) spesso attaccati alle anse di situle rinvenute nell'area paleoveneta (CHIECO
BIANCHI 1988) e del tutto simili a quelli bolognesi.
Gli ornitomorfi, al pari delle barche solari, sembrano uscire dal repertorio figurativo agli
inizi della fase IV 4 (IV-II sec. a.c.). Essi appariranno ancora, sporadicamente in forme poco
chiare e in composizioni complesse, spesso sostituiti da altre figure che ne assumono, forse, la
valenza simbolica.
Sono soprattutto le figure equine a prendere il posto degli ornitomorfi sia nelle composizioni
incise che nei motivi figurativi dei manufatti. Ad esempio nelle figure di capanne all'apice dei
tetti le protomi ornitomorfe, come sulla roccia 35 di Naquane, sono sostituite con quelle equine,
come sulla roccia 57 di Naquane (fig. 5:1).
Lo sviluppo da un'iconografia ornitomorfa ad una equina si ritrova anche nei coltelli e ci
consente di ribadire un legame tra gli uccelli acquatici e le armi. Sembra evidente la conforma-
zione a uccello dei coltelli tipo Benvenuti e ancor più di quelli incisi sulle rocce di Seradina o di
Pià d'Ort molto simili al tipo Introbio (fig. 5:3 e 4): l'impugnatura del coltello riproduce la testa
dell'animale, il fodero il corpo, ilpuntale ancoriforme la coda. I più tardi coltelli tipo Lovere,
che costituiscono lo sviluppo tipologico di quelli di tipo Introbio, hanno assunto una forma
equina (fig. 5:5): l'impugnatura del coltello si configura a protome di cavallo, il fodero è meno
sinuoso, il salvapunta ancoriforme si contrae a bottone 25 .

23) VON MERHART 1969; R. LUNZ, Urgeschichte des 24) C. MORIGI GOVI-D. VITALI, Il Museo Civico
Raumes Algund-Gratsch- Tirol, Archaologisch-H isrorische Archeologico di Bologna, Bologna, 1988.
Forschungen in Tirol, l, Bolzano, 1976; M. EGG, Die
"Herrin der Pferde" im Alpengebiet, in Arch. Korrbl., 16, 25) A. FOSSATI, Alcune figure di coltelli della Tarda età del
1986. Ferro, in Appunti, 8, 1989, pp. 40-45.

212
3

2 4 5

Fig. 5: l) Capanna con protomi equine nell'apice del tetto. Capo di Ponte, Naquane, r. 57, fase IV 4; 2) Naquane, Coren
del Valento, uccello cavalcato da armato; 3) Coltelli simili al tipo Introbio. Capo di Ponte, Seradina, Baito Gregorini,
fase IV 5; 4) Coltello tipo Introbio (da TIZZONI 1982); 5) Coltello tipo Lovere (da TIZZONI 1984).

213
o

Fig. 6: Evoluzione delle spade falcate spagnole (da TREVINO 1986).

214
Questo processo è particolarmente evidente anche al di fuori della Valcamonica nelle cosid-
dette spade falcate del mondo celtibero che mostrano un'evoluzione simile (fig. 6), passando da
un'impugnatura a testa d'uccello nelle spade più antiche a quella a testa di cavallo nei tipi più
recenti (TREVINO 1986).
E' difficile spiegare il progressivo abbandono dell'iconografia ornitomorfa - che si riscontra
anche, come si è già detto, nella scomparsa del motivo della barca solare con protomi di cigno - a
favore di stilizzazioni equine. E' possibile che vi abbia influito l'accresciuta importanza dell'arte
del cavalcare e della cavalleria come strumento bellico. D'altra parte però la stessa sostituzione
iconografica è documentata nelle laminette della dea Reitia: le rappresentazioni più tarde di que-
sta divinità (IV-III sec. a.c.), costituite da laminette bronzee provenienti dal Tirolo, mostrano
un personaggio femminile, le cui braccia terminano a protome equina e non più ornitomorfa, e
racchiudono frequentemente la figura di un uccello (fig. 3:5). Si tratta dunque di uno sviluppo
che non interessa solo l'ambito guerriero, ma anche la sfera cultuale e forse qui va ricercato il
suo significato.
Su una roccia di Naquane vi è la raffigurazione di un uccello che sembra cavalcato da un
guerriero: l'iconografia è emblematica per capire il passaggio di funzioni dell'uccello al cavallo.
Finora è stato possibile riconoscere alcuni legami che uniscono le incisioni rupestri al tema
dell'acqua (temi figurativi, sopravvivenza di tradizioni, toponomastica, ubicazione delle rocce
incise) e quest'ultimo, anche attraverso le figure ornitomorfe, al mondo degli armati (coltelli
configurati ad uccello, figura della barca solare su armi, divinità guerriera legata al culto delle
acque), che a loro volta predominano nelle incisioni dell'età del Ferro. Si definisce dunque una
fitta trama di significati che indirizzano verso un'interpretazione iniziatica, rituale e cultuale
delle incisioni del IV periodo dell'arte rupestre camuna.

dotto Angelo Fossati


Cooperativa Archeologica"Le Orme dell'Uomo·
Piazzale Donatori di Sangue 1
/-25040 Cerveno, Brescia

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