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Achille della Ragione

I MALINCONICO
una dinastia di pittori

Edizioni Napoli arte


Prefazione

La dinastia dei Malinconico è la più lunga nella storia della pittura napoletana.
Parte con Andrea (Napoli 1635 - 1698), ricordato come «fra i più bravi allievi»
della bottega di Stanzione, prosegue con i suoi due figli: Oronzo e Nicola, che,
soprattutto il secondo, entrano in orbita giordanesca, continua con Carlo, figlio
di Nicola, per concludersi con un pro nipote, Pietro, attivo anche nel primo
decennio dell'Ottocento, del quale fino a qualche anno fa si conosceva una sola
opera e che, grazie al sottoscritto, possiede ora un catalogo di affreschi e dipinti,
firmati e datati.

Nel libro una parte importante è occupata da Nicola, ritenuto dalla critica uno
degli allievi più dotati di Luca Giordano, attivo sia nel Seicento che nel
Settecento, abile anche nel ritrarre nature morte e molto richiesto dalla
committenza dell'epoca.

Si conclude in bellezza con 32 tavole a colori, divise in base all'importanza dei


membri della gloriosa dinastia.

Achille della Ragione

Napoli maggio 2021

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Dal V tomo dell'opera "Il secolo d'oro della pittura napoletana" riportiamo
alcune notizie su Andrea Malinconico ed il figlio Oronzo.

Andrea Malinconico (Napoli 1635 - 1698) è ricordato come «fra i più bravi
allievi» della bottega di Stanzione. La sua produzione più conosciuta è quella
degli anni Sessanta e Settanta, che, per la veste cromatica densa di colorismo, ha
fatto parlare di giordanismo della sua pittura, anche se ad una analisi più attenta
il suo stile, per la cura dell’aspetto disegnativo, per i tratti fisionomici ed il
plasticismo delle figure, che spesso sono rappresentate in maniera scultorea,
deve collegarsi all’influsso del De Maria, tenace antagonista di Luca Giordano.
Il Malinconico sposò la sorella di Giacinto De Popoli, con il quale assieme al
Gaetano ed al Sannini fu tra i primi membri della congregazione delle Sante
Anna e Lucia.

Tra i dipinti attribuitigli dal De Dominici l’unico ampio ciclo che gli può essere
assegnato con certezza è quello della chiesa di Santa Maria dei Miracoli, dal
colorito vagamente giordanesco.
Il reperimento di documenti di pagamento ci ha permesso di attribuirgli varie
tele, tra le quali ricordiamo un Ritratto del principe di Torella ed un Ritratto del
principe di Roccafiorita di Palermo nel 1696, una Assunzione della Vergine a
Calvizzano nel 1676 ed infine, realizzate nel 1685 per vari committenti,
una Circoncisione, una Adorazione dei Magi ed una Nascita di Gesù. Il De
Dominici gli assegnava una serie di 12 tele con Storie dell’antico
Testamento nella chiesa di San Francesco delle Monache, la quale fu
pesantemente bombardata durante l’ultimo conflitto e rimase a lungo in dissesto.
Le opere sono da ritenersi perdute, ma tra esse ne era segnalata una raffigurante
l’episodio di Lot e le figlie, che potrebbe riconoscersi in un quadro oggi nei
depositi di Capodimonte.

Al Malinconico il Bologna assegnò nel 1958 una Rebecca al pozzo della


pinacoteca di Bari, cui bisogna affiancare una meno nota Susanna ed i
vecchioni del Museo del Sannio, firmata, la quale per le caratteristiche dei
vecchioni ha indotto il Fiorillo ad attribuire all’artista un gruppo di ottagoni con
mezze figure di filosofi dall’aspetto orientaleggiante, oggi nella stanza del
rettore dell’Università a Napoli.

Il figlio di Andrea, Oronzo Malinconico (1664? - 1709) è ricordato molto


brevemente dal De Dominici, che ne descrive un solo dipinto raffigurante
le Sante Lucia, Apollonia, Barbara e Agata del 1681, sito nella cappella
D’Avalos a Montesarchio, il quale si rifà vagamente alla maniera di Luca
Giordano e ricorda un po’ le tipologie e le fisionomie del Reni.

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Nicola Malinconico:pitture entro il Seicento

Un allievo di Giordano che raggiunge notevole autonomia e che gli studi recenti del Ravelli e
del Pavone hanno messo nella giusta luce è Nicola Malinconico (Napoli 1663-1727), figlio di
Andrea, un modesto stanzionesco e fratello di Oronzo, artista di minore talento.
Nicola fu versato sia nella natura morta(per la quale rinviamo al nostro articolo Nicola
Malinconico pittore di natura morta, consultabile sul web) che come pittore di Istorie, cui si
dedicò maggiormente. Egli seguì il nuovo orientamento giordanesco, tutto giocato sui toni
chiari e si avvalse della sua «freschezza di colore, la onde dipinse opere così vive, e belle che
da taluno fu stimato il suo colorito più vago di quello dello stesso maestro» (De Dominici).
La sua biografia viene presentata nelle «Vite» in maniera confusa sia nell’ambito dei discepoli
dello Stanzione, tra i quali vi era il padre, sia tra i discepoli del Giordano. Il De Dominici non
è tenero con l’artista per via del suo antagonismo con il Solimena ritenuto, giustamente,
pittore di prima riga. In seguito altri biografi ne hanno valorizzato l’opera, come il Dalbono,
che lo isola, assieme al De Matteis, dal seguito giordanesco per porlo in bella prospettiva.
Per il suo percorso di generista sono da ricordare il suo apprendistato presso il Belvedere e la
sua prima fatica di rilievo, la famosa Natura morta con pavone del museo di Vienna, firmata,
(fig. 01)che «nella sua esuberanza compositiva, nell’impasto ricco di colore e soprattutto negli
sfondi con figure appena accennate e orlate di luce, si rifà direttamente ad una sensibilità per
le forme opulente di timbro giordanesco» (Scavizzi).
In seguito la critica, per stringenti affinità stilistiche, gli ha associato altre tele come le due
della Walters Art Gallery di Baltimora ed un Giardino con fiori ed un putto pubblicato dal
Salerno.
Lasciati i frutti, il Malinconico si impegnò nelle grandi composizioni dal respiro giordanesco
e le sue tele più antiche furono eseguite a Montecassino in collaborazione con il Giordano, il
quale ebbe poi una serie di importanti committenze da svolgere nella chiesa di Santa Maria
Maggiore di Bergamo(mostriamo un'Immacolata, un Sogno di San Giuseppe ed un Martirio di
Sant'Alessandro -fig. 02 - 03 - 04), dove, dopo aver spedito da Napoli la grande tela Passaggio
del mar Rosso, non potendo raccogliere l’invito ad eseguire un vasto ciclo di decorazioni,
lasciò tutti i lavori all’allievo prediletto, il quale continuò a lungo anche sulla base di disegni
del maestro.

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Sull’attività del Malinconico a Bergamo hanno portato nuova luce vari documenti, oltre al
rinvenimento di molte lettere, che ci illustrano aspetti precedenti della sua carriera artistica,
come ad esempio una committenza in un monastero napoletano.
Siamo inoltre venuti a conoscenza della precisa data di esecuzione di alcune sue opere: nel
1692 una Madonna con Bambino tra San Felice e San Severo per la distrutta Chiesa di San
Giovanni in Porta; nel 1694 un San Francesco per la chiesa dei Santi Bernardo e Margherita,
mentre è il 1696 l’anno di esecuzione delle decorazioni nella chiesa della Croce di
Lucca(Comunione di San Bernardo - fig. 05), che precedentemente la critica riteneva essere
una delle sue prime opere; infine nel 1699 lavora a Gaeta nella chiesa di Santa Caterina, dove
esegue una Natività ed una Adorazione dei Magi.

A cavallo della fine del secolo egli trasferisce nella sua pittura la maniera chiara del Giordano,
come si evince dai suoi lavori nella chiesa di Donnalbina (Sant'Agnello scaccia i saraceni ed
un'Assunzione - fig. 06 - 07 - 08), dove comincia a lavorare nel 1699 ed esegue le tele del
soffitto e l’affresco sulla facciata interna. Dopo il 1700 il Malinconico si allontanerà dai modi
giordaneschi per aderire allo stile del Solimena e del De Matteis.

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Umberto Fiore ha reperito numerosi documenti di pagamento e riordinato i precedenti per cui
ora è possibile organizzare un percorso più preciso della sua attività artistica, datando gran
parte dei suoi lavori e correggendo molti precedenti errori, tra i quali la data della sua morte,
indicata dal De Dominici al 1721 ed oggi spostata al 1727.
Malinconico lavora a Sorrento negli ultimi due decenni del secolo ed è presente nel Duomo,
dove raffigura i Santi compatrioti della diocesi(fig. 09) e nella chiesa di Santa Maria delle
Grazie, dove dipinge un Sogno di san Giuseppe ed un Sant'Anna, san Gioacchino e la Vergine
bambina(fig. 0010 - 0011).

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Convito di Baldassarre(fig. 0012) del museo Filangieri richiama i modi giordaneschi degli
anni Sessanta con tale abilità da essere scambiato per un autografo del maestro e non lontani
per cronologia vanno collocati il Rinaldo ed Armida(fig. 0013) transitato sul mercato
modenese, il Sansone e Dalila(fig. 0014) di collezione privata napoletana ed il Salomone che
adora gli idoli(fig.0015) di una raccolta di New York, molto simile a dipinti coevi di
Domenico Antonio Vaccaro.

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Infine splendida l'Agar nel deserto(fig. 0016) della collezione Pellegrini di Cosenza, in
precedenza autorevolmente assegnata sia a Giordano che a Solimena e che viceversa
rappresenta un classico prodotto del Malinconico a cavallo dei due secoli e l'Adorazione dei
magi(fig.0017) presentata alla mostra dell'antiquariato di Napoli del 2007 e collegabile alla
tela conservata nel museo diocesano di Salerno.

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Nicola Malinconico, pittore settecentesco

Nei nostri precedenti articoli, ai quali rinviamo, ci siamo interessati prima all’attività di pittore
di natura morta di Nicola Malinconico e poi abbiamo discusso dei suoi dipinti eseguiti entro la
fine del secolo XVII, ma egli prosegue per quasi un trentennio a lavorare con lena e se
nell’ultimo decennio il suo stile ricorda la maniera chiara delle pale del Giordano di Santo
Spirito di Palazzo o del Rosariello, dopo il 1700 l’artista si esprime con uno stile più freddo,
in assonanza ai modi di Solimena e del De Matteis di quegli anni.
In questa nostra carrellata faremo tesoro del lavoro di Umberto Fiore, che ha pubblicato
numerosi documenti di pagamento, in grado di scandire con più precisione il percorso del
Malinconico.
Cominciamo con il correggere la datazione di una delle tele più famose del pittore:il Buon
samaritano(fig. 1) del museo di Prato, che Scavizzi erroneamente colloca al Prado nel capitolo
sul giordanismo incluso nella monumentale monografia su Luca Giordano; mentre la data di
esecuzione, supposta al 1706, va spostata al 1727, in sintonia con un documento che la pone
come un’opera realizzata poco prima della morte.
Tra il 1701 ed il 1703 Malinconico lavora in Santa Maria la Nova, prima completando la parte
decorativa lungo la navata, con una lunga teoria di sante(fig. 2), intrise di una luminosità
neolanfranchiana, per continuare poi con le due tele del transetto: Natività ed Adorazione dei
magi, datate 1703, nelle quali la cromia è più povera e le forme più solenni fanno già
presagire una svolta solimenesca.

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Il pittore acquisisce, come ci riferisce il De Dominici, il titolo di conte e ne abbiamo conferma
in una iscrizione sotto una tela, datata 1706, conservata nella Certosa di Capri, dove, nel
museo Dieffenbach è presente un suo dipinto: i Due santi(fig. 3).

Del 1709 sono le tele della chiesa di San Benedetto a Chiaia, mentre l’anno successivo
realizza degli affreschi(fig. 4) nell’Annunziata di Marcianise.

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Nel 1716 lavora ai Santi Apostoli dove decora i pennacchi della cappella di S. Andrea
Avellino ed un ciclo di affreschi(fig. 5) in quella di San Nicola, la cui esecuzione “potrebbe
essere definita come l’opera di un osservante allievo del Solimena”(Scavizzi).

Nel 1724 lavora nella Certosa di San Martino eseguendo una vasta tela nel refettorio,
raffigurante le Nozze di Cana(fig. 6), che fu molto apprezzata dai monaci ed uno spettacolare
Passaggio del Mar Rosso(fig. 7).

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Nel 1725 tornerà a lavorare alla decorazione della sagrestia dei Ss. Apostoli, dopo che il
Solimena aveva emesso il suo acuto nella controfacciata del Gesù Nuovo con la Cacciata di
Eliodoro dal tempio.
Tra le ultimissime opere documentate con certezza va ricordata l’esecuzione della
decorazione della Cattedrale di Gallipoli del 1727, della quale mostriamo un inedito
bozzetto(fig. 8) in collezione privata a Napoli.

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Pur non potendoli datare con certezza, in attesa di un riscontro documentario, vogliamo
rammentare altri lavori del Malinconico collocabili cronologicamente nel primo decennio del
‘700: una pala d’altare raffigurante la Vergine bambina con S. Anna e San Gioacchino(fig. 9)
nella chiesa di San Giuseppe a Chiaia, le due tele della chiesa della Redenzione dei Captivi,
che rappresentano San Francesco di Paola(fig. 10) e S. Antonio (fig. 11) e la Madonna del
Rosario(fig. 12) di San Gregorio Armeno.

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Probabilmente eseguiti nel secondo decennio gli affreschi con Storie di San Nicola(0013) in
S. Teresa agli studi e le Storie di S. Antonio(0014) in Monteoliveto, oltre alla luminosa S.
Rosalia(0015) della Cattedrale di Palermo.

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Ricordiamo inoltre la sensuale S. Agata(0016) conservata nella pinacoteca di Bari ed infine
tutti inediti: un’Adorazione del vitello d’oro(0017) transitata sul mercato fiorentino, un Mosè
che fa scaturire l’acqua dalla roccia(0018) esitato in un’asta Sotheby’s a Firenze ed
un’Apparizione di Cristo alle pie donne(0019) aggiudicato presso Pandolfini.

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Gli ultimi documenti di pagamento, datati anche dopo la morte dell’artista ci confermano, in
linea con quanto riferito dal De Dominici e ripreso dal Giannone, delle difficoltà economiche
della sua famiglia, che fu costretta a chiedere un prestito di cento ducati nel 1728 e da essi
apprendiamo il suo ultimo domicilio “nella corsea de scarpari”.

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Nicola Malinconico pittore di natura morta
Un valido specialista di figura prestato alla natura morta è Nicola Malinconico (Napoli 1663-
1727), figlio di Andrea e fratello di Oronzo, entrambi pittori.
Educato alla maniera di Luca Giordano, trova affermazione come pittore di istorie e lascia
opere oltre che a Napoli nella chiesa di San Lorenzo, ad Aversa, nel Duomo di Bergamo ed in
San Gaetano a Vicenza. Nel 1706 ottiene il titolo di conte per meriti professionali, segno
tangibile di una solida posizione raggiunta.
Della sua attività di pittore di genere fa cenno il De Dominici, che lo colloca nella bottega di
Andrea Belvedere.

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L’unica sua tela firmata, una Natura morta con pavone, è conservata alla Kunstakademie di
Vienna, un dipinto fastoso e raffinato che rappresenta l’ultima interpretazione del più elegante
ed esteriore barocco d’avvio giordanesco.
I riferimenti culturali del Malinconico specialista sono Brueghel e Belvedere, pur con la
conoscenza di contemporanei francesi come il Monnoyer e Blain de Fontenay.
Alcune tele sono state associate per affinità stilistiche, tra queste due nature morte della
Walters Art Gallery di Baltimora, pubblicate da Federico Zeri, ed un Giardino con fiori e un
putto pubblicata dal Salerno, nella quale alla usuale esuberanza barocca si unisce la
luminosità tipica del Berentz ed una aggregazione di dettagli minuti, già di spirito
decisamente rocaille.
L’attività del Malinconico come generista, secondo Spinosa, si situa negli ultimi anni del
secolo e nei primissimi del Settecento.

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Le conoscenze sull’artista sono progredite negli ultimi anni grazie agli studi del Pavone e del
Ravelli e grazie al passaggio in asta di numerose sue nature morte, alcune di particolare
bellezza, che hanno permesso un incremento del suo catalogo di generista.
In questo breve contributo ne presentiamo una decina in gran parte inedite partendo dalla
famosa tela Frutta e fiori in un vaso metallico(001) conservata nel museo di Capodimonte,
molto simile a l'unica firmata e proseguendo con quella(002) della Pinacoteca provinciale di
Bari.
Una Gloria di San Gennaro(003) di collezione privata napoletana è incastonata in una
ghirlanda di fiori, come nel Ratto d'Europa(004) una cascata di fiori ingentilisce la scena.

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Fastosi e festosi i due pendant(005 - 006) passati in asta da Semenzato alla pari del Vaso di
fiori e frutta(007) esitato presso la Finarte.
E per concludere un Paesaggio con satiri(008) di collezione privata romana, che ho reperito
nella fototeca di Federico Zeri, il quale attribuiva le figure al Malinconico e gli inserti di
natura morta al Brueghel ed un Baccanale(009) dove una procace fanciulla gareggia senza
problemi con i suoi pomi generosamente esposti con quelli giacenti alla base della
composizione: una emozionante gara tra natura palpitante e natura morta

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Una splendida pala d’altare di Nicola Malinconico
nella parrocchiale di Avella

Una importante aggiunta al catalogo di Nicola Malinconico è costituita da una splendida


quanto misconosciuta pala d’altare, firmata, conservata ad Avella nella Colleggiata di San
Giovanni dei fustiganti, raffigurante la Sacra Famiglia in gloria con i santi Giovanni Battista,
Giovanni Evangelista e Sebastiano (fig.1).
Prima di descrivere il dipinto accenniamo brevemente all’attività del pittore, attivo sia sul
finir del Seicento che nel Settecento, rinviando chi volesse approfondire la sua conoscenza ai
nostri scritti(tutti consultabili sul web, digitandone il titolo), partendo da Nicola Malinconico
pitture entro il Seicento, proseguendo poi con Nicola Malinconico un generista da rivalutare,
Nicola Malinconico pittore settecentesco ed infine alle pagine a lui dedicate nel Secolo d’oro
della pittura napoletana: vol. V, pag. 360, vol. VIII, IX, X, pag. 497 – 498 – 499.

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Un allievo di Giordano che raggiunge notevole autonomia e che gli studi recenti del Ravelli e
del Pavone hanno messo nella giusta luce è Nicola Malinconico (Napoli 1663-1727), figlio di
Andrea, un modesto stanzionesco e fratello di Oronzo, artista di minore talento.
Nicola fu versato sia nella natura morta che come pittore di Istorie, cui si dedicò
maggiormente. Egli seguì il nuovo orientamento giordanesco, tutto giocato sui toni chiari e si
avvalse della sua «freschezza di colore, la onde dipinse opere così vive, e belle che da taluno
fu stimato il suo colorito più vago di quello dello stesso maestro» (De Dominici).
La sua biografia viene presentata nelle «Vite» in maniera confusa sia nell’ambito dei discepoli
dello Stanzione, tra i quali vi era il padre, sia tra i discepoli del Giordano. Il De Dominici non
è tenero con l’artista per via del suo antagonismo con il Solimena ritenuto, giustamente,
pittore di prima riga. In seguito altri biografi ne hanno valorizzato l’opera, come il Dalbono,
che lo isola, assieme al De Matteis, dal seguito giordanesco per porlo in bella prospettiva.
Per il suo percorso di generista sono da ricordare il suo apprendistato presso il Belvedere e la
sua prima fatica di rilievo, la famosa Natura morta con pavone del museo di Vienna, firmata,
che «nella sua esuberanza compositiva, nell’impasto ricco di colore e soprattutto negli sfondi
con figure appena accennate e orlate di luce, si rifà direttamente ad una sensibilità per le
forme opulente di timbro giordanesco» (Scavizzi).
In seguito la critica, per stringenti affinità stilistiche, gli ha associato altre tele come le due
della Walters Art Gallery di Baltimora ed un Giardino con fiori ed un putto pubblicato dal
Salerno.
Lasciati i frutti, il Malinconico si impegnò nelle grandi composizioni dal respiro giordanesco
e le sue tele più antiche furono eseguite a Montecassino in collaborazione con il Giordano, il
quale ebbe poi una serie di importanti committenze da svolgere nella chiesa di Santa Maria
Maggiore di Bergamo dove, dopo aver spedito da Napoli la grande tela Passaggio del mar
Rosso, non potendo raccogliere l’invito ad eseguire un vasto ciclo di decorazioni, lasciò tutti i
lavori all’allievo prediletto, il quale continuò a lungo anche sulla base di disegni del maestro.
Dopo la partenza del Giordano per la Spagna, il Malinconico assunse un ruolo fondamentale
non solo nella divulgazione del verbo del maestro, ma anche nella diffusione in ambito
meridionale delle novità emerse dagli esempi del Solimena, con il quale sorse un certo
antagonismo, sia nei lavori nella chiesa di Donnalbina, eseguiti tra il 1699 ed il 1702, sia in
quelli eseguiti in San Benedetto a Chiaia, dove nel 1709 subentra al fratello Orazio da poco
scomparso e realizza una Crocifissione ed una Visione di San Benedetto.
Passiamo ora all’esame della tela della parrocchiale di Avella, nella quale i riferimenti ad altri
lavori dell’artista sono evidenti, per cui l’opera va collocata cronologicamente negli ultimi
anni della sua attività.
Puntuali raffronti con altre opere del Malinconico sono stati evidenziati da uno studioso locale
Carmine Filomeno Accetta, a partire dalla parte superiore della composizione, dove le figure
laterali richiamano a viva voce quelle presenti nella Sacra Famiglia della chiesa di San
Giuseppe a Chiaia, mentre il volto della Vergine è improntato al modello adottato
nell’Adorazione dei pastori conservata in S. Maria la Nova.
La figura del San Giuseppe rimanda a quella del Padre eterno nel Sacrificio di Aronne della
chiesa di S. Maria delle Grazie a Sorrento, mentre la S. Anna ripropone il prototipo adoperato
nel quadro della chiesa di San Giuseppe a Chiaia.
Passando ad esaminare la parte inferiore, possiamo osservare come il profilo del San
Giovanni Battista rinvia a quello del Cristo raffigurato nella Certosa di San Martino, inserito
in un percorso tipologico culminato nella Cacciata dei mercanti dal tempio della cattedrale di
Gallipoli, della quale tempo fa pubblicammo un inedito bozzetto (fig.2) di una collezione
privata.
I santi Giovanni Evangelista e Sebastiano vanno viceversa confrontati con le figure degli
apostoli in ginocchio presenti nell’affresco con l’Assunzione della Vergine conservato nella
sacrestia dei SS. Apostoli, realizzato nel 1726.

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Possiamo concludere sottolineando come la figura principale della pala: la Vergine, risulta
esemplata partendo dai modelli mariani rappresentati nelle tele della chiesa della Croce di
Lucca, successivamente rielaborate in immagini relative all’Immacolata.

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Pietro Malinconico un pittore da conoscere

fig.1 - Pietro Malinconico Crocefissione -firmata e datata 1776-


Napoli chiesa di S. Maria di Gerusalemme

I Malinconico rappresentano una dinastia di pittori napoletani che lavora a partire dalla
seconda metà del Seicento per quasi un secolo e di questa alacre famiglia conosciamo Andrea,
il capostipite (Napoli 1635–1698), i suoi figli Nicola (Napoli 1663-1727) ed Oronzo (Napoli
1664?–1709) ed un nipote, Carlo, figlio di Nicola e nato a Napoli nel 1705, il quale ha
realizzato uno splendido Trionfo dell’Immacolata, firmato e datato 1734, per la chiesa di S.
Donato ad Orta di Atella.
Per avere dettagli sui pittori ora citati basta consultare il mio blog www.dellaragione.eu e
digitare il nome dell’artista di cui si vuole approfondire la conoscenza.

fig.2 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma -


Affresco - firmato e datato 1783 -Frattamaggiore, palazzo Iadicicco

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fig.3 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma -
Affresco - firmato e datato 1783 - (particolare) Frattamaggiore, palazzo Iadicicco
Il pittore che vogliamo presentare ai lettori in questo nostro articolo: Pietro Malinconico è
documentato nel 1776 e nel 1783, per cui potrebbe essere un discendente della nota famiglia,
oppure un semplice caso di omonimia, ma la sua pennellata richiama a viva voce l'imprinting
stilistico dei suoi ipotetici antenati, per cui, in attesa di elementi documentari, lasciamo la
questione in sospeso.

fig. 4 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma Affresco - firmato e datato 1783 - (particolare firma e data)
Frattamaggiore, palazzo Iadicicco

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Se cerchiamo il suo nome nel catalogo della memorabile mostra Civiltà del Settecento non ne
troveremo traccia e lo stesso se consultiamo la Bibbia della pittura del secolo dei lumi,
costituita dai tre volumi pubblicati da Nicola Spinosa. Viceversa sfogliando il ponderoso
volume del Galante sulla Napoli Sacra, rivisitato dagli specialisti della Sovrintendenza nel
1985, troveremo notizie imprecise, confusione con Andrea e notizie di affreschi non più
esistenti. Unica eccezione il terzo fascicolo della serie sulle chiese napoletane, che finalmente
cita un'opera dell'artista (senza riprodurre la foto), conservata nella mitica chiesa di S. Maria
di Gerusalemme più nota come Trentatrè, dal numero delle monache che venivano ammesse.
Cominciamo a colmare questa lacuna mostrando ai lettori la foto (fig.1) dell’affresco, firmato
e datato 1776, recuperata nel nostro archivio di immagini.
Ma la vera chicca la possiamo far ammirare grazie alla cortesia di una nobildonna, Bianca
Iadicicco, che ci ha fornito alcune foto del salone (fig.2) del palazzo della sua famiglia, sito in
Frattamaggiore, una cittadina alle porte di Napoli, nel quale giganteggia un superbo affresco
(fig.3–4) eseguito da Pietro Malinconico nel 1783, mentre sulle pareti laterali sono presenti
altri affreschi (fig.5–6) di qualità eccelsa da attribuire ad un altro pittore da identificare.
Una visione da favola ed un nuovo pittore che si presenta sull’affollato palcoscenico del
Settecento napoletano.

fig. 5 - Dettagli del salone -Frattamaggiore palazzo Iadicicco

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fig. 6 - Affreschi sulle pareti -
Frattamaggiore palazzo Iadicicco

P.S. Un anonimo lettore dell’articolo mi ha comunicato che nella Chiesa di Maria Santissima
Assunta in Cielo, sita a Miano, frazione di Napoli, nella navata di destra un portale
settecentesco, dà accesso alla ex Congrega del SS. Sacramento, la cui costruzione iniziò nel
XVII secolo. Si tratta di un ambiente caratterizzato da delicati stucchi rococò con alle pareti
due affreschi raffiguranti “Gesù nell’orto” e l’ ”Ultima cena” firmati da Pietro Malinconico
nel 1807. Nell'attesa di una documentazione fotografica vogliamo riferire la notizia a studiosi
ed appassionati.
Grazie ad un mio fedele follower: Renato Albert, sono riuscito ad avere le foto dei due
affreschi, (fig7-8), che però non sono firmati e solo il secondo è datato (1807), in numeri arabi
e non romani, come nell'affresco di palazzo Iadicicco a Frattamaggiore. Lo stile dei dipinti
sembra diverso da quello delle opere certe, per cui, in attesa di ulteriori documentazioni,
bisogna tenere sospesa l'attribuzione a Pietro Malinconico.

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fig. 7 - Pietro Malinconico (attribuito) -
Ultima cena

fig. 8 - Pietro Malinconico (attribuito) -


Gesù nell'orto (datato 1807)

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INDICE

001 - Andrea Malinconico - Annunciazione, Napoli. museo civico pag. 33


002 - Andrea Malinconico - S. Andrea - Capri, chiesa di S. Stefano pag. 34
003 - Andrea Malinconico - S. Cecilia - 1681 - Napoli,
chiesa di S. Maria dei Miracoli pag. 35
004 - Andrea Malinconico - Assunzione della Vergine - 1687 –
Napoli, chiesa S. Maria dei Miracoli pag. 36
005 - Andrea Malinconico - Morte della Vergine - 1687 –
Napoli, chiesa S. Maria dei Miracoli pag. 37
006 - Andrea Malinconico - San Giuseppe e il Bambino –
Napoli, Suor Orsola Benincasa, Sala degli Angeli pag. 38
007 - Andrea Malinconico - La Trinità con San Filippo Neri, Sant'Anna
e San Gioacchino - Napoli, Suor Orsola Benincasa, Sala degli Angeli pag, 39
008 - Andrea Malinconico - Madonna della Purità - Napoli,
chiesa del Pio Monte della Misericordia pag. 40
009 - Andrea Malinconico - Maddalena - Italia, mercato antiquariale pag. 41
010 - Andrea Malinconico - Esodo degli Ebrei dall'Egitto –
Napoli, museo di San Martino pag. 42
011 - Oronzo Malinconico - S. Lucia, Apollonia, Barbara e Agata –
Montesarchio, Cappella D'Avalos pag. 43
012 - Oronzo Malinconico - San Nicola da Bari - Napoli, chiesa S. Maria
della Pazienza pag. 44
013 - Oronzo Malinconico - Trionfo di Giuditta - Napoli,
chiesa di San Vitale pag. 45
014 - Oronzo Malinconico - Trionfo di David - Napoli, chiesa di San Vitale pag. 46
015 - Nicola Malinconico - Sogno di San Giuseppe
Bergamo, basilica di S. Maria Maggiore pag. 47
016 -Malinconico - Immacolata - Benevento collezione privata pag. 48
017 - Nicola Malinconico - Sacra Famiglia in gloria con i santi Giovanni
Battista, Giovanni Evangelista e Sebastiano - Avella, parrocchiale pag. 49
018 - Nicola Malinconico - Natura morta - Bari, Pinacoteca metropolitana pag. 50
019 - Nicola Malinconico - Gloria di San Gennaro - Napoli,
collezione privata pag. 51
020 - Gesù caccia i mercanti dal tempio - Napoli collezione privata pag. 52
021 - Nicola Malinconico -Adorazione dei Pastori - 1699 – Gaeta –
chiesa di San Giacomo apostolo pag. 53
022 - Nicola Malinconico - Agar nel deserto - Cosenza, collezione Pellegrini pag. 54
023 - Nicola Malinconico - Cristo porta croce - Europa, mercato antiquario pag. 55
024 - Nicola Malinconico - Il buon samaritano - Prato, palazzo pretorio pag. 56
025 - Nicola Malinconico - Affreschi sul soffito e sulla controfacciata –
Napoli, chiesa Donnalbina pag. 57
026 - Carlo Malinconico - Affresco - Gallipoli, cattedrale pag. 58

31
027 - Pietro Malinconico - Crocefissione - firmata e datata 1776- Napoli
chiesa di S. Maria di Gerusalemme pag. 59
028 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma - Affresco –
firmato e datato 1783 - Frattamaggiore, palazzo Iadicicco pag. 60
029 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma – Affresco –
firmato e datato 1783 Frattamaggiore, palazzo Iadicicco pag. 61
030 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma –
Affresco - firmato e datato 1783 - Frattamaggiore, palazzo Iadicicco pag. 62
031 - Pietro Malinconico (attribuito) - Ultima cena
Miano, chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo pag. 63
032 - Pietro Malinconico(attribuito) - Gesù nell'orto - 1807 -Miano,
chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo pag. 64

32
001 - Andrea Malinconico - Annunciazione, Napoli. museo civico

33
002 - Andrea Malinconico - S. Andrea - Capri, chiesa di S. Stefano

34
003 - Andrea Malinconico - S. Cecilia - 1681 - Napoli, chiesa di S. Maria dei Miracoli

35
004 - Andrea Malinconico - Assunzione della Vergine - 1687 - Napoli, chiesa S. Maria dei
Miracoli

36
005 - Andrea Malinconico - Morte della Vergine - 1687 - Napoli, chiesa S. Maria dei Miracoli

37
006 - Andrea Malinconico - San Giuseppe e il Bambino –
Napoli, Suor Orsola Benincasa, Sala degli Angeli

38
007 - Andrea Malinconico - La Trinità con San Filippo Neri, Sant'Anna e San Gioacchino -
Napoli, Suor Orsola Benincasa, Sala degli Angeli

39
008 - Andrea Malinconico - Madonna della Purità
Napoli, chiesa del Pio Monte della Misericordia

40
009 - Andrea Malinconico - Maddalena - Italia, mercato antiquariale

41
010 - Andrea Malinconico - Esodo degli Ebrei dall'Egitto - Napoli, museo di San Martino

42
011 - Oronzo Malinconico - S. Lucia, Apollonia, Barbara e Agata – Montesarchio, Cappella
D'Avalos

43
0012 - Oronzo Malinconico - San Nicola da Bari - Napoli, chiesa S. Maria della Pazienza

44
0013 - Oronzo Malinconico - Trionfo di Giuditta - Napoli, chiesa di San Vitale

45
0014 - Oronzo Malinconico - Trionfo di David - Napoli, chiesa di San Vitale

46
0015 - Nicola Malinconico - Sogno di San Giuseppe
Bergamo, basilica di S. Maria Maggiore

47
0016 - Nicola Malinconico - Immacolata - Benevento collezione privata

48
0017 - Nicola Malinconico - Sacra Famiglia in gloria con i santi Giovanni Battista, Giovanni
Evangelista e Sebastiano - Avella, parrocchiale

49
0018 - Nicola Malinconico - Natura morta - Bari, Pinacoteca metropolitana

50
0019 - Nicola Malinconico - Gloria di San Gennaro - Napoli, collezione privata

51
0020- Gesù caccia i mercanti dal tempio - Napoli collezione privata

52
0021 - Nicola Malinconico -Adorazione dei Pastori - 1699 – Gaeta –
chiesa di San Giacomo apostolo

53
0022 - Nicola Malinconico - Agar nel deserto - Cosenza, collezione Pellegrini

54
0023 - Nicola Malinconico - Cristo porta croce - Europa, mercato antiquario

55
0024 -Nicola Malinconico - Il buon samaritano - Prato, palazzo pretorio

56
0025 - Nicola Malinconico - Affreschi sul soffito e sulla controfacciata –
Napoli, chiesa Donnalbina

57
0026 - Carlo Malinconico - Affresco - Gallipoli, cattedrale

58
0027 - Pietro Malinconico - Crocefissione - firmata e datata 1776- Napoli chiesa di S. Maria
di Gerusalemme

59
0028 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma - Affresco - firmato e datato
1783 - Frattamaggiore, palazzo Iadicicco

60
0029 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma - Affresco - firmato e datato
1783 - (particolare firma e data) Frattamaggiore, palazzo Iadicicco

61
0030 - Pietro Malinconico - Episodio di vita nell'antica Roma - Affresco - firmato e datato
1783 - (particolare)Frattamaggiore, palazzo Iadicicco

62
0031 - Pietro Malinconico (attribuito) - Ultima cena
Miano, chiesa di Maria Santissima Assunta in Cielo

63
0032 - Pietro Malinconico(attribuito) - Gesù nell'orto - 1807 -Miano, chiesa di Maria
Santissima Assunta in Cielo

64

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